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28 febbraio 2023
Educazione linguistica, L2 (italiano per persone non italofone)
Bilingue: persona che usa due lingue nella sua vita quotidiana
Due volumi: “Lingua italiana ed educazione linguistica. Tra storia, ricerca e didattica”, “Imparare
attraverso le lingue. Il translanguagging come pratica didattica”
Educazione/Apprendimento:
- Insegnanti -> devono essere formati, ognuno ha il suo modo di insegnare
- Alunno -> individualità
- Oggetto di apprendimento -> non c’è un unico risultato generalmente, il codice linguistico si
adatta ai destinatari, al contesto, alle competenze. (abilità fondamentali: parlare, scrivere,
leggere ed ascoltare)
1873, Francesco D’Ovidio conia il concetto di educazione linguistica durante i primi dibattiti su
quale fosse la lingua italiana e come andasse insegnata.
Repertorio linguistico: le varietà linguistiche che ciascuno domina. (inclusi i dialetti)
Giuseppe Lombardo Radice, esperto di pedagogia che a inizio 900 viene chiamato come consulente
dal ministero e che nel 1913 pubblica “Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale” in cui
ci sono tutti i principi di educazione linguistica che ritroviamo nelle Indicazioni Nazionali.
Le sue idee sono accantonate durante il fascismo ma sono riprese negli anni Sessanta.
Idee principali:
1. Il centro del processo non è l’insegnante ma l’apprendente.
2. L’apprendimento è frutto dell’interazione tra creazione individuale e imitazione.
3. L’apprendimento non è innato, componente biologica (bambini lupo) ma ci vuole a
componente sociale.
4. Educare linguisticamente significa educare all’originalità, usando la creatività linguistica.
5. Dobbiamo abituare le persone alle scelte linguistiche he possiamo fare anche in base al
contesto.
6. L’apprendente non è una tavola rasa, dobbiamo valorizzare ciò che è il suo repertorio
linguistico
7. La grammatica non è il punto di partenza, nemmeno il punto di arrivo ma è un supporto.
6 marzo 2023
Su iniziativa di De Mauro viene creato il Giscel: gruppo di intervento e di studio nel campo
dell'educazione linguistica. Si mettono insieme pedagogisti, professori, insegnanti di ogni
grado, per fare ricerca e risolvere eventuali problematiche.
Le tesi
I. La centralità del linguaggio verbale.
Il linguaggio serve a comunicare a "tagliare" la realtà. La lingua è pervasiva quindi,
mi serve per analizzare la realtà, anche a me stessa.
II. Radicamento nella vita biologica, emozionale, intellettuale e sociale.
Lo sviluppo delle capacità linguistiche affonda le sue radici nello sviluppo di
tutt’intero l'essere umano, dall'età infantile all'età adulta, e cioè nelle possibilità di
crescita psicomotoria e di socializzazione, nell'equilibrio dei rapporti affettivi,
nell'accendersi e maturarsi di interessi intellettuali e di partecipazione alla vita di una
cultura e comunità. Lo sviluppo delle capacità linguistiche dipende da un buono
sviluppo organico e, per dirla più chiaramente, da una buona alimentazione. Un
bambino sradicato dall’ambiente nativo, che veda poco o niente genitori e fratelli
maggiori, che sia proiettato in un atteggiamento ostile verso i compagni e la società,
che sia poco e male nutrito, inevitabilmente parla, legge, scrive male.
Cummins
Sotto il livello del mare vi è un unico immenso blocco di
ghiaccio, ma in superficie emergono due o anche più punte.
Queste ultime rappresentano L1 e L2, apparentemente
separate e non connesse l’una con l’altra, mentre il blocco
sotto superficie è simbolo della loro reale connessione, della
loro «fusione». Da qui derivano almeno cinque punti
fondamentali che caratterizzano la teoria bilinguistica di
Cummins:
1. Qualunque sia la lingua usata, il pensiero che accompagna tutte le modalità d’uso di
questa proviene dallo stesso «“motore centrale”»;
2. Plurilinguismo e bilinguismo sono possibili perché i diversi codici linguistici
possono essere immagazzinati nello stesso “centro”;
3. Apprendimento e funzioni cognitive possono svilupparsi in maniera efficace sia
attraverso due lingue che attraverso una sola;
4. Questo può avvenire solo se la lingua è abbastanza sviluppata da poter svolgere le
funzioni richieste;
5. Essere competenti in due lingue aiuta il sistema cognitivo, ma se una delle due lingue
non è sufficientemente sviluppata, allora il sistema cognitivo non funzionerà al
meglio.
Sulla base di quanto teorizzato, lo studioso definisce «soglia» il livello di sviluppo a cui
è giunto il bilinguismo del bambino. Infatti, se il piccolo apprendente non ha ben
sviluppato uno dei due sistemi linguistici o entrambi i sistemi, allora avrà difficoltà più o
meno grosse di apprendimento, mentre se entrambe le lingue sono sviluppate e il livello
di competenza in entrambe è relativamente alto, allora per il bambino il bilinguismo
rappresenta veramente una chance, un’opportunità in più, sia in termini linguistici che
cognitivi in generale.
Ipotesi dell’apprendimento L1
Comportamentista (A)
Innatista (B)
Ambiente linguistico > I Filtro > Organizzatore > Monitor I > Esecuzione
Input Intake Output
TEORIE AMBIENTALISTE
13 marzo
1967: “Il significato degli errori dell’apprendente” (Corder) : ha rivoluzionato l’idea
di errore. L’errore non è un peccato ma un indizio, di qualcosa che è in evoluzione,
in via di sviluppo. Gli errori nascono perché io ricreo una certa regola, genero
un’ipotesi e vado a sperimentarla, a volte ci azzecco, a volte no e nasce l’errore.
Questo vale per L1 che per L2. Corder fa anche un’altra distinzione: “mistake” e
“error”. Gli errori NON sono tutti uguali, “mistake”= errori di performance, legati al
momento, perché io quelle cose le so. L’altro errore ho un buco conoscitivo e devo
intervenirci (“error”) errori di competence, sono errori che nascono da strategie di
apprendimento, tentativi di generalizzare una regola, oppure strategie di
semplificazione, come del pronome oppure tralascio l’ausiliare.
1972: ulteriore idea che ha fatto la storia della didattica linguistica degli ultimi 50
anni. Questa idea è di Selinker che elaborò la nozione di interlingua: “inter”= nel
mezzo, ma non dobbiamo considerare qualcosa che sta in mezzo tra L1 e L2. È un
sistema linguistico a sé stante, in relazione con gli altri due ma un sistema autonomo
che è il risultato del tentativo dell’apprendente di ricreare input di L1. Lo possiamo
considerare come un sistema a metà ma se guardiamo all’interlingua di un
apprendente lo possiamo immaginare come una rete con dei nodi che vengono
messe in discussione di continuo, serie di sistemi in evoluzione. È un sistema
dinamico, precario, variabile (ciascuno di noi ha la propria interlingua), individuale e
creativo. Cambia da individuo a individuo e in un certo senso da giorno a giorno, è
soggetto anche a delle regressioni o fossilizzazioni (manifestazione per cui un certo
punto della lingua NON progredisce mai, non evolve mai). Le regressioni se parlo
meno la lingua o faccio poca pratica, torno indietro. È un sistema linguistico a tutti
gli effetti benchè imperfetto.
L’interlingua (Villarini, 2019): tutti i nodi rappresentano una regola, alcune con
pallino più grosso, altre più piccolo. Le regole più esterne sono meno frequenti e si
consolidano molto meno. Più grosso è il nodo più collegamenti ha e più grande è la
mia conoscenza. Rete di elementi lessicali: parole che conosco meglio, che so
collegare meglio per tutta una serie di relazioni, le recupero più facilmente, le trovo
prima rispetto a quelle periferiche. I nodi possono aumentare, creare nuovi
collegamenti, l’interlingua ristrutturata di continuo. Caratteristiche interlingua:
Fossilizzazione;
Transfer linguistico: quando parlo una seconda lingua la mia L1 pesa, influenza
della L1 che io già ho o altre lingue che conosco pesano sulla nuova lingua che
sto imparando;
Transfer di insegnamento.
- Transfer di L1: esistono aree linguistiche dove la mia L1 si sente molto di più,
cioè nella pronuncia quindi nella parte fonetica. Poi nel lessico, ci portiamo
dietro parole dalla L1 che però poi non tornano. Per ultima la morfosintassi,
livello che risente di meno. Nella realtà influsso di L1 si sente molto di più
quando le lingue sono simili rispetto a quelle che sono distanti. Influenza di L1
si sente nelle aree più periferiche. Transfer di L1 dipende molto anche dall’età
di acquisizione, bambini abbattono prima la resistenza rispetto che gli adulti,
dipende però anche dalla personalità e capacità di essere permeabili e dal
livello di competenza.
- Differenze negli individui: alcuni più bravi a discriminare i suoni, altri più inclini
a cogliere le idee grammaticali o connessioni tra parti della lingua. Alcuni
hanno invece bisogno di svilupparle con la scuola.
Motivazione, perché si impara una lingua: se mi serve, utilità. Il problema
dell’inglese a scuola è che viene visto come una materia, non come strumento di
comunicazione. Questo scatto manca ancora.
Un altro modo di guardare allo sviluppo delle competenze linguistiche è quello
che ci porta a parlare di varietà di apprendimento: sistemi linguistici in
evoluzione che sembrano in continuum. Lo posso rappresentare partendo da un
punto zero e tracciamo una retta, rappresenta il processo di sviluppo delle
competenze linguistiche. Infondo c’è il massimo a cui io posso arrivare, cioè
Native Speaker (= parlante nativo). In mezzo cosa c’è? Un’ipotesi è quella di
tagliare in parti più o meno uguali e ci mettiamo A1, A2, B1, B2, C1, C2 (che è
molto simile al parlante nativo). Ho fatto questi tagli in modo arbitrario, un punto
di accordo tra chi ha creato i livelli, però nella realtà succede che la maggior parte
delle persone non si colloca nettamente ma in modo arbitrario, le mie abilità
possono non essere tutte del solito livello.
14 marzo
Competenza linguistico-comunicativa:
Competenza linguistico-comunicativa:
- dimensione linguistica: insieme delle conoscenze lessicali, morfosintattiche, abilità e
altre dimensioni della lingua come sistema (centralità della competenza
metalinguistica).
- dimensione sociolinguistica: sensibilità alle convenzioni sociali, alle regole di cortesia,
alle norme che governano le relazioni tra generazioni, gruppi sociali ecc.
- dimensione pragmatica: uso funzionale delle risorse linguistiche nella gestione di
scenari e schemi di scambio interattivi (gestire la testualità: coerenza e inclusione)
BILINGUISMO
Nel 900 veniva sconsiderato come uno svantaggio (periodo dello svantaggio) essere
bilingue, idea nata da studi fatti male.
Periodo degli effetti neutrali: l’idea dello svantaggio viene meno
Periodo del vantaggio, 1962: Lamberg mette in conto la variabile socioeconomica per
riformulare i risultati degli studi fatti male.
Dal 2014, c’è stata la svolta plurilingue, viene riconsiderata la didattica plurilingue a scuola.
I bilingui avranno sempre una competenza linguistica maggiore di una lingua rispetto
all’altra conosciuta.
Definizione persona bilingue: colui che è capace di alternare 2 o più lingue nella sua vita
quotidiana a seconda del contesto.
Tipi di bilinguismo:
- Consecutivo (una viene prima): Consecutivo precoce fino ai 4 e consecutivo tardivo 4-8
anni
Parlante nativo:
- Ha acquisito la L1 da bambino
- Ha intuizioni sulla propria grammatica
- Sa distinguere la propria grammatica da un’altra
- Ha una specifica competenza comunicativa
- Ha una specifica capacità di utilizzare la propria lingua per scopi creativi
- Ha una specifica capacità di tradurre e interpretare nella propria L1
Alunni stranieri inseriti nelle classi italiane: Alunni con background migratorio
Lunedì 20 marzo
Didattica plurilingue: didattica attenta alla diversità linguistica che sta dentro alle classi,
didattica che lavora su più lingue contemporaneamente (faccio x ore nella lingua 1, faccio x
ore nella lingua 2).
Limite: le due lingue rimangono sempre separate, stanno su due piani diversi e non si
incontrano mai.
Oggi l’idea è quella di far entrare in contatto le lingue tra di loro, all’interno della stessa ora
faccio sì che i miei alunni tirino fuori anche le proprie lingue per fare dei confronti, lavorare
insieme sui meccanismi di funzionamento di lingue diverse per stimolare riflessione di tipo
metalinguistico.
Subordinato a 2 ordini di motivi. “Il bambino ha 100 lingue ma gliene rubano 99.” (Loris
Malaguzzi)
Nel momento in cui arriva un bambino a scuola e rifiuto la sua lingua è come se rifiutassi il
bambino stesso.
Il plurilinguismo è anche interno ad una lingua, italiano asse diatopico abbiamo i dialetti,
l’italiano regionale, se consideriamo asse diastratico asse semicolti, formale, aulico,
burocratico (…). Spazio tra una varietà di lingue.
- Scuola primaria: lavorare sulla lingua materna, di scolarizzazione (italiano), almeno una
lingua europea, consapevolezza delle lingue e sensibilità interculturale. Quando
impariamo una lingua la confrontiamo anche in maniera poco strutturata, quindi
partire da riflessione spontanea sulla lingua (riflessione epilinguisitca) per passare
gradualmente a riflessione metalinguistica (strutturata e guidata dall’insegnante, più
matura).
Indicazioni Nazionali e Nuovi Scenari 2018: spunta la questione che l’insegnante deve
essere preparato a gestire la classe plurilingue, NON deve soltanto insegnare italiano ma
anche avere una didattica in prospettiva plurilingue. Sulla stessa onda sono anche alcuni
documenti come Linee Guida per accoglienza alunni stranieri del 2014.
Piano Europeo: l’UE da molti anni spinge al plurilinguismo; ognuno di noi deve conoscere
almeno due lingue straniere oltre la lingua madre. Infatti, dalla prima media si studiano
due lingue straniere.
In merito, il Quadro comune Europeo per il riferimento delle lingue, guida per lo sviluppo
di curricoli orientati al plurilinguismo e al pluriculturalismo.
Quadro di riferimento per gli approcci culturali: 4 metodi di insegnamento che ruotano
intorno all’idea del plurilinguismo, uno è perfetto per scuola infanzia e primaria.
Tutte le nostre lingue, parlate a casa e presenti a scuola, sono ugualmente importanti: a
scuola inglese (lingua straniera), italiano (lingua scolarizzazione), lingue straniere moderne,
lingue d'origine, dialetto o varietà locale, lingue classiche (latino e greco). Nella realtà
possiamo attuare anche prospettiva diversa: la lingua è anche il veicolo per
l'apprendimento didattico. Distinguiamo la lingua come disciplina e la lingua come veicolo
per imparare le discipline. L'idea dell'Unione Europea è che non sono cose separate ma
tutte collaborano allo sviluppo di una competenza plurilingue.
completamento del testo: attivato
% Accessibilita
Considerare l’alunno bilingue con una potenziale ricchezza e non come svantaggiato.
Inizialmente la mancata conoscenza dell’italiano può essere uno svantaggio ma è una cosa
passeggera, può comunque diventare competente in italiano.
Un prerequisito fondamentale per cambiare la percezione delle competenze e per
strutturare al meglio la didattica è conoscere a fondo il repertorio della classe, favorire
l’inclusione e il processo di formazione di un’identità plurima. Non dobbiamo essere un
monoblocco.
Il primo passo per riconoscere che in classe ci sono tante lingue è fare domande in maniera
diretta o indiretta. C'è poi una maniera multimodale: la biografia linguistica: foglio con
sagoma e colorarla con le sue lingue (siluette linguistica). Ogni parte del corpo rappresenta
una lingua. Si può fare in tutte le classi, dalla prima elementare.
Lavorando anche a voce capisco anche la percezione che hanno delle loro lingue, non solo
lavoro sulla competenza.
Protocolli di accoglienza anche per la valutazione della lingua madre.
Competenza L1, percezione linguistica, competenza italiana.
Obiettivi:
- Valorizzare plurilinguismo
- Legittimare le lingue e le culture degli altri
- Mantenere le lingue di origine
- Far acquisire la consapevolezza negli alunni della varietà del mondo
Cummins (iceberg)
Esiste un livello soglia con cui arrivare con L1 perché posso usare le competenze acquisite
anche in L2.
- Se sono bravo in comprensione orale in L1 lo sarò anche in L2.
- Se a casa usi la tua lingua d’origine (L1) in maniera massiccia è un predittore del
successo accademico.
Ophelia Garcia
Approcci plurali: approcci didattici dove sono coinvolte più varietà linguistiche e culturali.
Questi approcci si oppongono all’approccio singolare. Non si sviluppano le stesse
competenze nelle due lingue e non si mira al raggiungimento della stessa soglia.
Meccanismo: Osservo e faccio ipotesi sul funzionamento della lingua sfruttando ciò che già
so.
Vantaggi approccio: la lingua diventa non più solo strumento comunicativo ma oggetto di
riflessione (metaliguistica).
Se uso una lingua di un bambino presente in classe lo valorizzo e lo faccio diventare
esperto.
Intercompresione:
Può essere fatto nel quotidiano.
Traslanguaging:
Trawsieithu (Cen Williams, ‘90) > dual literacy: comprendere un messaggio in una lingua,
dargli un significato e utilizzarlo in un’altra lingua
Ecologia linguistica
Languaging: abilità di usare risorse semiotiche nel creare/manipolare il significato
all’interno dell’interazione elaborando le esperienze del mondo.
Dimensione trasformativa:
Obiettivo è scardinare le gerarchie linguistiche consolidate dal potere linguistico e dalle
istituzioni scolastiche e affermare la propria identità nei contesti di minorizzazione
opponendosi all’egemonia monolingue.
Martedì 21 marzo
RIPRENDI 15 MIN DA GIULIA
Cummins: 2 anni per una competenza comunicativa che mi permetta di approcciare ala
vita quotidiana, più 5 per una vita scolastica
Storytelling: narrazione bilingue, con attività dove sono coinvolti dei genitori (raccontano
una storia nella loro lingua e il bambino traduce)