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ALFABETIZZAZIONE E/O LITERACY:

Alfabetizzazione è il termine italiano non pienamente corrispondente all’inglese LITERACY. Quest’ultimo si


riferisce sia al fatto di:
- POSSEDERE UNA CERTA PADRONANZA DI UN CODICE E DELLE SUE REGOLE;
sia al
- PROCESSO CON CUI BAMBINI E ADULTI SVILUPPANO FAMILIARITA’ CON DIFFERENTI USI DELLA LINGUA;
Processo centrale nell’alfabetizzazione è l’attività di simbolizzazione, che si sviluppa molto precocemente.
Lo sviluppo di tale attività è definita da VYGOTSKIJ ‘’preistoria della lingua scritta’’ .
Inizia con:
1. Comparsa del gesto ostensivo;
2. Si espande nel gioco simbolico
3. Approda, infine, al simbolismo della lingua scritta
Punto 1: il bambino utilizza il segno visivo per segnalare un oggetto su cui vuole far convergere l’attenzione
della madre (referenza comune).
Punto 2: il bambino affina le capacità di creare situazioni immaginarie
Punto 3: attraverso il disegno, il bambino apprende a riferire le esperienze, rappresentandole con dei segni
grafici.
Quando scopre che, oltre alle cose, si possono disegnare anche le parole si avvicina al simbolismo della
scrittura.
Secondo BRUNER non esistono stadi di sviluppo ben delineati, egli distingue tre modalità della
rappresentazione:
1. ESECUTIVA  il bambino si rappresenta il suo mondo prevalentemente attraverso l’azione;
2. ICONICA  il bambino conosce attraverso la vista e classifica gli oggetti a seconda del colore, forma..
3. SIMBOLICA  forma più sofisticata e flessibile di rappresentazione effettuata attraverso codici simbolici
(linguaggio).
Queste tre forme si manifestano in diverse fasi evolutive (bambino- fanciullo- preadolescente) e continuano
a coesistere nello corso dello sviluppo influente della cultura.
Lo sviluppo non è solo la causa ( si apprende perché si cresce), ma anche la funzione dell’apprendimento
(grazie all’apprendimento si cresce).
Poiché i contesti sociali sono molteplici la literacy non può essere considerata un’unica abilità, ma un
insieme di abilità che gli individui applicano nella comprensione e produzione di testi scritti.
Si viene a delineare un’evoluzione del concetto di padronanza della lingua:
1. EARLY LITERACY (O EMERGENT LITERACY): Indice la fase che precede l’insegnamento formalizzato, nel
corso del quale il bambino familiarizza con certi usi della lingua.
2. ALFABETIZZAZIONE FORMALE: Indice le attività formalizzate che conducono alla padronanza del codice e
delle sue regole, attività sviluppate per lo più in ambito scolastico.
Essa, inoltre, è una forma di socializzazione, poiché il bambino, attraverso le interazioni sociali, arricchisce il
proprio repertorio di conoscenze e usi della lingua scritta, analogamente a quanto avviene per la lingua
orale.

COMPETENZA: Ai moderni sistemi scolastici è richiesta di fornire una formazione che contribuisce a formare
cittadini attivi e consapevoli.
Ciò implica che l’intervento formativo deve essere centrato sull’acquisizione di competenze.
PELLEREY: afferma che essa è ‘’ capacità di far fronte ad un compito, o a un insieme di compiti riuscendo s
mettere in moto le proprie risorse interne e a utilizzare quelle esterne, disponibili in modo coerente. Per
risorse interne si intendono quelle motivazionali, socio-emotive, metacognitive. Per le risorse esterne
invece intendiamo sia gli altri soggetti coinvolti, strumenti e mezzi a disposizione.
Quindi tale concetto racchiude in sé le diverse dimensioni dell’apprendimento:
 Conoscenze: sono le rappresentazioni del mondo che il soggetto si costruisce attraverso gli stimoli che gli
vengono dall’ambiente esterno e del sapere codificato.
 ABILITA’: schemi operativi che permettono al soggetto di agire in forma fisica e mentale.
 DISPOSIZIONI AD AGIRE: Attitudini del soggetto a relazionarsi con gli altri e con il contesto d’azione.

Il PROGETTO PISA (project for international student’s assessment), è un ‘indagine internazionale, a cadenza
triennale, promossa dall’OCSE, per valutare le conoscenze e le abilità dei 15 enni dei principali paesi
industrializzati, in 3 ambiti considerati strategici per la formazione di base:
- competenze nella lettura;
- competenze matematiche;
- competenze scientifiche;
In tale progetto, la literacy è intesa come competenza: le abilità acquisite devono essere interiorizzate in
modo tale da essere utilizzate efficacemente non solo a scuola, ma anche nella pratica della vita quotidiana.
La COMPETENZA DI LETTURA (reading literacy) , è intesa come capacità di un individuo di comprendere e
utilizzare testi scritti e di riflettere sui loro contenuti al fine di raggiungere i propri obiettivi e di svolgere un
ruolo attivo nella società.
Non è più considerata come un’abilità che si acquisisce unicamente durante i primi anni di scuola, ma,
piuttosto, come in continua evoluzione che gli individui sviluppano nel corso della loro vita.
La lettura viene intesa come un processo costruttivo ed interattivo tra lettore, testo e contesto di lettura.
A seguito di queste indagini internazionali OCSE sulle competenze, l’UE, nel dicembre del 2006, ha emanato
una raccomandazione per l’individuazione delle competenze chiave per l’apprendimento permanente:
Sono stati definiti 8 ambiti di competenze chiave:
1. Comunicazione nella madrelingua;
2. Comunicazione nella lingua straniera;
3. Competenze matematiche e competenze di base in scienze e tecnologie
4. Competenze digitale;
5. Imparare ad imparare;
6. Competenze sociali e civiche;
7. Spirito di iniziativa e d’imprenditorialità;
8.Consapevolezza ed espressione culturale;
La commissione europea ha adottato il termine competenze chiave, preferendolo a quello di competenze di
base. Per competenza chiave intendiamo quelle competenze di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione
e lo sviluppo personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. Invece, per competenze
di base si riferiscono alla capacità di base nelle letture, scritture e calcolo.
Le competenze chiave si riferiscono a 3 aspetti fondamentali della vita di ciascuno:
- Realizzazione e crescita personale (capitale culturale)
- Cittadinanza attiva e integrazione (capitale sociale)
- Capacità di inserimento professionale (capitale umano).

EMERGENT LITERACY:
In passato, la literacuy (leggere e scrivere) e il linguaggio (parlare e comprendere) erano visti come processi
cognitivi distinti, che si svilupparono in sequenze separate (cioè si pensava che i bambini imparassero a
comprendere, poi a parlare e molto più tardo potessero essere introdotti alla lettura e alla scrittura, ovvero,
a scuola, quando i bambini erano ‘’pronti’’ e veniva data scarsa importanza ai libri per i bambini e alla
lettura a voce alta in ambito familiare.
Attualmente, invece, l’acquisizione delle capacità di leggere e scrivere è vista come un processo che inizia
precocemente nella vita del bambino.
Per questa ragione, è stato coniato il termine di Early o Emergent Literacy, cioè: insieme delle competenze
relative alla lettura e alla scrittura che possono essere precocemente stimolate nei bambini nell’età
prescolare.
La ricerca ha mostrato che, durante l’infanzia i bambini, acquisiscono la lingua scritta parallelamente a
quella orale e che scrittura e oralità sono collegate.
Il testo narrativo possiede la caratteristica di occupare una posizione intermedia tra il codice orale e quello
scritto, perché può essere sia raccontato che scritto, sia ascoltato che letto.
Grazie all’esperienza orale col testo narrativo e con i libri di storie, il bambino incomincia a imparare
termini, regole e caratteristiche della lingua scritta, prima dell’ingresso a scuola.

ALFABETIZZAZIONE TRA METODI SINTETICI-ANALITICI E METODI GLOBALI:


L’UNESCO ha diviso i metodi per l’apprendimento della lettura e della scrittura in tre gruppi:
1. Metodi sintetici alfabetici e fonico sillabici
2. Metodi analitici o globali
3. Metodi analitico sintetici
NB; i metodi più antichi risentono di una impostazione deduttiva, metodo definito anche ‘’a priori’’, in cui il
procedimento passa dal generale al particolare da una premessa a una conclusione.
I metodi più moderni hanno un’impostazione induttiva tipico della scienza (Galilei), definito ‘’ a posteriori’’
dal particolare al generale.

1. I METODI SINTETICI ALFABETICI E FONICO-SILLABICI:


Sono i metodi tradizionali per l’insegnamento della lettura e della scrittura.
Si definiscono sintetici perché partono dall’assunto che l’apprendimento della lingua debba procedere ‘’dal
semplice al complesso’’ . al bambino vengono insegnati prima gli elementi semplici, sprovvisti di significato,
le lettere e poi può apprendere gli elementi più complessi, le parole e le frasi che scaturiscono delle
combinazione degli elementi basilari.
Tali metodi seguono un procedimento he va dal lavoro sul codice alla comprensione del significato, che
vengono affrontati separatamente nel tempo.

METODO ALFABETICO:
Primo metodo di insegnamento di cui si abbia traccia nel passato. Nell’epoca greco-romana, si pensava che
il bambino fosse un piccolo uomo, cioè un adulto in miniatura, che usufruisse di un procedimento induttivo,
che va dal semplice al complesso.
Da queste premesse nacque il metodo alfabetico, diffuso da DIONIGI DI ALICARNASSO a partire dal IV
secolo a.C. esso consisteva nel far imparare i nomi dalle lettere dell’alfabeto, per poi procedere alla loro
combinazione.
Nell’antica Grecia e Roma le lettere venivano imparate a memoria in ordine alfabetico. Quando conosceva
tutte le singole lettere il bambino era guidato dal maestro a sintetizzarle in sillabe in tutte le combinazioni,
dalle più semplici alle più complesse, quindi passava dalla sillaba alla parola e da questa alle frasi.
Nel 1600 vengono mosse le prime critiche al metodo alfabetico legato alla difficoltà che il bambino incontra
ad imparare le lettere a causa del diverso valore fonico tra lettera (emme) e scrittura (m).
Dopo circa 19 secoli, furono apportate al metodo alfabetico alcune modifiche: le lettere non bengono più
insegnate col loro nome, ma secondo il valore fonico.
Queste correzioni trasformarono il metodo alfabetico in metodo fonico- sillabico e, con questa
denominazione giunse sino al 1900.
E’ stato il metodo tradizionale più diffuso fino agli anni ’60 : parte dello studio dei segni e dei suoni
elementari del linguaggio e procede alla composizione della lettera, della sillaba, della parola (per ogni
sillaba presente si eseguono alcuni esercizi fino alla composizione della parola, solitamente illustrate con il
disegno) e del sintagma, avviando gradualmente verso l’enunciato, la frase e il periodo.
Tra questi si collocano:
1. METODO DI MARIA MONTESSORI
2. METODO FONOLOGICO DI ALTIERI BIAGI
In essi, agli alunni vengono fatti ripetere gli esercizi, che hanno lo scopo, di far acquisire automatismi.
La comprensione di ciò che viene prodotto viene rinviata a quando la capacità di decifrare nel bambino sarà
consolidata.

METODO MONTESSORI:
 Principio basilare: sviluppare nei bambini gli elementi semplici (i sensi), che sono alla base degli atti
complessi.
Lo scopo dell’educazione non è fornire cultura, ma sviluppare gli elementi fondamentali che la
costituiscono, in modo da creare le condizioni e i presupposti per acquisirla.
Secondo la Montessori, bisogna osservare il bambino nelle sue autenticità, condizione che non si crea nella
scuola tradizionale, che reprime il bambino.
EDUCAZIONE = AUTOEDUCAZIONE.
Secondo lei, l’apprendimento è favorito quando il bambino è inserito in un ambiente privo di tutto ciò che
ritardi o impedisca lo sviluppo naturale dell’essere umano.
Perciò, l’ambiente del bambino dovrà essere costruito su misura (sedie, banchi, armadi, servizi igienici
ecc..), viene favorito un approccio senso- motorio all’apprendimento delle scritture e delle letture, unendo
l’immagine visiva e l’attività tattile.
L’educazione, quindi, non è opera della maestra tradizionale, ma del bambino stesso, motivato
dall’ambiente e dal materiale didattico. La maestra tradizionale, è una figura sostituita con quella della
direttrice, la quale applicando il metodo montessori, ha le funzioni di un’educatrice che dirige l’attività del
bambino soltanto.
Qui, l’abilità della scrittura deve precedere quella della lettura e si articola in 3 tempi:
1. Il FONEMA è associato alla lettera con la vista e il tatto: il bambino viene invitato a toccare con le dita le
lettere ritagliate su carta vetrata nel senso della scrittura corsiva, fino ad acquisire in modo sicuro il
movimento necessario a riprodurre le forme delle lettere;
2. Il bambino, utilizzando l’alfabetiere con lettere mobili ritagliata su cartoncino, deve saper riconoscere le
lettere associandole al fonema corrispondente.
3. Il bambino con un processo inverso alla fase precedente, deve saper pronunciare il suono corrispondente
ad ogni lettere.

METODO FONOLOGICO DI ALTIERI BIAGI:


La sua strategia didattica, è divisa in 2 fasi:
1. Si ha l’individuazione dei fonemi (prima vocali e poi consonanti), il riconoscimento acustico, visivo e
tattile e l’apprendimento del disegno delle lettere corrispondenti.
2. Dopo il riconoscimento fisico del fonema, il bambino sostituisce un fonema ad un altro, ottenendo nuove
parole con un nuovo significato.
Quindi: si passa alle parole e infine alle fasi.
APPROCCIO LOGICO E STRUTTURALE: Tende a ridurre gli errori ortografici in partenza, grazie al fatto che
fonemi e grafemi vengono riconosciuti per confronto rilevando somiglianze e differenze.

METODO GLOBALE:
I presupposti teorici di tale metodo derivano dagli studi di due psico-pedagogisti: EDWARD CLAPARÈDE e
OVIDE DECROLY .
 CLAPARÈDE (da PIAGET): Muovendo dalle idee di PIAGET , diceva che il bambino giunge, per via
analitica al riconoscimento , che, nella frase di partenza, le parole e le lettere agiscono da componenti.
Secondo lui l’attività educativa deve partire dai bisogni del bambino, per realizzare la formazione completa
dell’individuo. Egli deve essere il centro del sistema educativo. Proprio per questo il ruolo dell’educatore è
quello di stimolare gli interessi degli alunni e di guida del processo educativo.
 DECROLY: Secondo lui, la scuola deve avere come fine l’adattamento sociale, naturale, intellettuale e
culturale del maggior numero di persone.
Nella SCUOLA DELL’ERMITAGE: egli ha ideato un nuovo ambiente educativo costituito da:
- NATURA: che circonda l’edificio, dei laboratori, dei giardini, degli spazi di gioco comune.
Qui il bambino può avvicinarsi, con gradualità alle attività sociali e materiali. In questo modo, la scuola può
raggiungere:
L’obiettivo di alfabetizzare l’alunno;
Aiutarlo a diventare uomo
I programmi devono rispondere sia all’esigenza:
Oggettivo-sociale
Soggettivo-psicologico, cioè riguarda i bisogni principali dell’individuo, ai quali devono corrispondere 4
centri d’interesse.
1. Bisogno di nutrirsi
2. Bisogno di lottare contro le intemperie
3. Bisogno di difendersi dai nemici
4. Bisogno di lavorare con gli altri, riposarsi, ricrearsi

Il programma scolastico doveva convergere al centro d’interesse il quale serve al maestro per impostare
correttamente l’esercizio delle attività di osservazione, associazione e di espressione. Punti in cui si
compone l’insegnamento, detto ‘’TRITTICO DECROLYANO’’ ;
OSSERVAZIONE: Del suo esercizio dipende l’apprendimento delle scienze, tramite i sensi e l’osservazione
diretta.
ASSOCIAZIONE: Lezioni in cui bambini associano nello spazio e nel tempo ciò che hanno osservato nella fase
precedente e imparano a intuire legami di causa-effetto.
ESPRESSIONE: Il bambino è in grado di esprimere quanto acquisito attraverso attività concrete come:
- lezioni manuali
- disegno
- giochi
- parole
DECROLY rifiuta l’insegnamento tradizionale e lo sostituisce con un insegnamento basato sugli interessi e
sui bisogni dell’alunno.
Secondo lui, la scuola deve basarsi sul principio dell’unitarietà dell’apprendimento e le attività scolastiche
devono essere organizzate tutte attorno a centri d’interesse, adattati secondo l’età.
In questo modo, si può evitare la frammentarietà delle nozioni.
Connessa a questa teoria, vi è:
LA TEORIA DEL GLOBALISMO:
1. Secondo tale teoria, la conoscenza parte dal concreto (il tutto preso in modo globale e confuso)
2. Attraverso un processo di analisi degli elementi che costituiscono il tutto, si passa all’astratto (le parti del
tutto vengono prese in esame in modo distinto)
3. Infine, con le sintesi si recupera l’intero, ma con una conoscenza profonda delle sue parti.

METODO GLOBALE: Al contrario di quello sintetico, si serve della parola, per poi condurre il bambino
all’analisi del grafema ed è usato, particolarmente, in tutte le lingue in cui non c’è una corrispondenza
biunivoca tra suono e segno (es. francese e inglese).
DECROLY prevede che l’insegnamento delle letture e della scrittura avvenga partendo da frasi compiute e
non da singole letture.
Il bambino parte a ritroso, ossia, memorizza una frase compiuta, ma comprende il significato, poi la
scompone in sillabe, ed infine, la frammenta in lettere.
CUNDICIO SINE QUA NON: L’INTUITO.
Imparare prima una frase per poi estrapolare da essa le sillabe e le lettere è per molti bambini più facile,
perché a quella frase associano un’immagine chiara, quindi gli resterà più impressa.

METODO DI MIALARET:
Egli elabora un metodo globale, detto fraseologico. Gli enunciati che il bambino deve acquisire sono brevi e
di facile comprensione, legati all’esperienza del bambino. Il metodo si articola in cinque tappe:
1. PREPARAZIONE DELLE ACQUISIZIONI GLOBALI:
Stadio caratterizzato da attività di classe che riguardano l’osservazione e il linguaggio.
L’insegnante scrive frasi che sintetizzano una situazione vissuta dai bambini e che non devono contenere
parole a loro sconosciute.
2. ACQUISIZIONE GLOBALI PROPRIAMENTE DETTE:
L’insegnante presenta una frase scritta associandole ad una situazione vissuta dal bambino. Quest’ultimo la
legge poiché la collega alle situazioni vissute e ricorda il racconto letto dell’insegnante.
E’ PIU’ FACILE PER UN BAMBINO ACQUISIRE UNA FRASE PIUTTOSTO CHE UNA PAROLA.
La frase deve essere riconosciuta e scritta in diverse dimensioni di carattere grafico (grande, medio,
piccola).
Non bisogna far copiare lettere per lettere, ma favorire una scrittura espressiva che si basa sulla memoria
visiva e uditiva.
3. UTILIZZAZIONE DELLE ACQUISIZIONI GLOBALI: I bambini sono in grado di scomporre le frasi e riconoscere
facilmente le parole che le compongono acquisendo, così le capacità di analisi e decifrazione di parole
nuovo.
4. ANALISI E LETTURA DELLE PAROLE NUOVE:
A questo punto, i bambini, sono capaci di leggere sia frasi note che frasi nuove, formate da parole
contenute in frasi note.
MIALARET sostiene che la cosa più importante non è la lettura delle parole, ma il processo attraverso cui il
bambino arriva a decifrarle.
Prima di decifrarle egli compie un lavoro di accostamento e di confronto fra i pezzi di parole uguali.
5.I PRODOTTI DELL’ANALISI:
A questo punto, si devono analizzare non più le parti delle parole ma le lettere che i bambini hanno già
individuato. Un esercizio può essere quello di chiedere al bambino di classificare tutte le parole che
contengono le ‘’S’’ (iniziale, doppie, in mezzo alla parola).
METODO ANALITICO-SINTETICO: (METODO MISTO)
Metodi misti che intendono mediare la posizione dei metodi sintetici e di quelli globali.
Si differenziano da quelli analitici perché il passaggio della prima presentazione globale dalla parola
all’analisi e alla sintesi delle lettere è immediato.
L’insegnamento della lingua viene suddiviso in 3 fasi interdipendenti tra loro:
1. Si ha la lettura globale di un enunciato o frase;
2. Segue l’isolamento delle parole e delle lettere su cui si intende concentrare l’attenzione del bambino;
3. Si ha il ritorno alla globalità delle parole e della frase.
Tutto ciò porta l’alunno a scoprire autonomamente, con osservazioni personali, il ruolo di ciascun elemento
lettere o suono, nella parola.
L’opportunità di seguire un metodo globale o misto dipende dalla struttura della lingua da apprendere. In
generale, più una lingua si allontana dalla scrittura fonetica della sua pronuncia, più difficile è da leggere.
Nella lingua italiana, ad ogni suono corrisponde un segno quindi è più facile accedere all’analisi delle parole.

METODO FONEMATICO DI DEVA:


Appartiene ai metodi misti e fu coniata da FERRUCCIO DEVA. L’apprendimento della scrittura è concepito
come un momento legato all’apprendimento delle letture e successivo a quest’ultimo.
Vengono utilizzate delle schede in modo individuale da ogni alunno, o, attraverso lezioni collettive.
Ogni scheda riproduce un disegno e il relativo nome, scritto sotto in stampato maiuscolo. Sotto il nome vi è
una riga vuota per le scritture dell’alunno. La procedura si articola in tre momenti, ce si svolgono in
successione immediata per ogni parola:
1. Letture globale della parola, quindi si cerca il tagliando su cui è scritta la parola appena pronunciata e
osservata per associarle alle schede;
2. Analisi della parola trovata, tagliando con le forbici le singole lettere, che compongono il vocabolo e si
lavora sul riconoscimento delle stesse, mediante i cartelloni dell’alfabeto, che sono appesi al muro della
classe.
3. Sintesi , si ricostruisce la parola, incollando le singole lettere del tagliando, ricopiando il vocabolo sul
quaderno o sulla scheda iniziale.
Dopo la fase di copiatura, segue quella di scrittura di nuove parole, composta dal bambino stesso.
L’insegnante avrà il compito di stimolare gli alunni a generalizzare la conoscenza di ogni grafema/fonema,
acquisita in modo isolato.
Ad esempio: giochi come cercare altre parole che iniziano con lo stesso fonema considerato, scambaire di
posto i grafemi/fonemi, cercando di formare parole nuove.

METODO FONEMATICO DI GERMANO:


Egli sposta l’attenzione dal piano visivo delle lettere a quello fonico dei suoni. Per l’autore, il vero
apprendimento delle letture e della scrittura deve avvenire sul piano fonico. Nell’attività didattica, il
bambino deve prima percepire l’elemento fonico e poi rimuovere il segno scritto (convenzione).
FASI:
1. L’insegnante presenta al bambino due oggetti concreti dal nome BISILLABO e ne promuove il nome.
2. L’insegnante pronuncia le parole in modo strano, ad esempio staccando i fonemi l’uno dall’altro e
prolungando il suono (P….A….N….E)
3. Sintesi: l’insegnante farà individuare al bambino se dice le parole di prima o se le cambia e il bambino
dovrà pronunciare la parola intera e indicare l’oggetto corrispondente.
Il bambino sarà poi, invitato a pronunciare parole con fonemi staccati.
Quando avrà acquisito tale capacità, sarà pervenuto all’analisi (preludio per la scrittura).
LEGGERE E SCRIVERE IN PRIMA: la scelta del metodo.
Il metodo globale, perché?
Si ritiene che il metodo globale, per l’apprendimento della letto-scrittura sia particolarmente valido, perchè:
1. Parte dall’esperienza del bambino;
2. Pone attenzione alla dimensione emozionale dell’esperienza;
3. Asseconda il naturale piacere che il bambino prova ad apprendere giocando, scoprendo e indovinando;
4. Utilizza il processo di co-costruzione della conoscenza (le esperienze di scrivere e leggere sono,
inizialmente quelle vissute insieme, in classe), perché guida il bambino nella presa di coscienza che è
necessario individuare significati e significanti che permettono di condividere l’esperienza e di comunicarla.

LE FASI DI LAVORO:
1. Fase in cui l’insegnante prepara insieme ai bambini il materiale (frasi), da utilizzare per l’apprendimento
della letto-scrittura vera e proprio (successive fasi); le frasi che i bambini leggeranno, nelle altre fasi saranno
proprio quelle che , in questa fase, loro stessi avranno formulato (oralmente), cercando tutti insieme le
parole più adatte a raccontare l’esperienza condivisa.
1a. L’insegnante avvia la riflessione comune su momenti emotivamente forti dalla vita della classe,
guardando i bambini a prendere coscienza di vissuti, emozioni, pensieri.
1b. Li sollecita a raccontare l’esperienza vissuta con le immagini (produzione di disegni)
1c. Li invita a ricercare le parole, in grado di comunicare il significato dell’esperienza comune (formulazione
di frasi-testo).

LE ACQUISIZIONI GLOBALI PROPRIAMENTE DETTE:


2. Questa fase di lavoro ha come obiettivo la lettura e la scrittura delle fasi precedentemente formulate
2a. L’insegnante riporta su un cartellone i disegni di bambini relativi all’esperienza vissuta e scrive, accanto
a ciascun immagine, la relativa frase. Il bambino riconosce la frase scritta e le pronuncia non leggendole, ma
ricordando la situazione.

PRIMA UTILIZZAZIONE DELLE ACQUISIZIONI GLOBALI:


3. L’obiettivo di questa fase è quello di rendere i bambini capaci di leggere e scrivere frasi note e nuove,
composte con parole note, decifrandone il significato, si tratta di condurli a una lettura vera e propria (e
quindi. Non più solo intuitiva).
COME PROCEDERE?
In questa fase, il bambino va esercitato a:
3a. Scomporre frasi note in sintagmi;
3b. Scrivere la frase attraverso dettato muti;
3c. Riconoscere e leggere sintagmi uguali in frase note;
3d. Leggere e scrivere frasi nuove con sintagmi noti;
3e. Scomporre sintagmi in parole;
3f. Riconoscere le parole note come appartenenti ad una o più frasi
3g. Leggere e scrivere frasi nuove con parole note.

LO STADIO DELL’ANALISI E DEL DECIFRAMENTO:


4. L’obiettivo è la lettura di parole nuove e i bambini vanno sostenuti nell’acquisizione di un metodo di
deciframento.
4a. ACCOSTAMENTO E RAFFRONTO: Lavorando sul capitale- frasi i bambini, mediante accostamenti e
raffronti, devono individuare sillabe e segmenti non sillabici ricorrenti nelle parole, per formare famiglie di
parole:
MaeSTRA FineSTRA (STRA)
4b. Usando i pezzi scoperti, i bambini scrivono parole e frasi nuove:
MAestra bambiNO (MANO)

5.ISOLAMENTO E LETTURA DEI SINGOLI GRAFEMI:


5a. I bambini sono guidati ad accostare pezzi simili di parole note, per isolare, al loro interno la lettera che
resta costante nelle forme e nel suono:
ESEMPIO, MA di Mente, di Meno (in questo modo scoprono le consonanti)
5b. Si presentano ai bambini, scritte in tutti caratteri, le frasi-testo su cui hanno finora lavorato.
Si procede con la lettura di tutti i caratteri e la scrittura del solo corsivo.

LE FINALITA’ EDUCATIVE DELLA LINGUA ITALIANA:


Oggi, c’è la necessità di fornire a tutti l’accesso all’istruzione e gli strumenti per un apprendimento efficace
e autonomo, indispensabili per decifrare il mondo nel quale viviamo e per parteciparvi attivamente. Il
processo di costruzione delle conoscenze non è più vista come immagazzinamento, ma quale rete da
arricchire progressivamente.
L’insegnante non è più solo colui che trasmette un sapere dato, ma è regista dei processi di apprendimento.

Nell’istruzione ‘’competenza’’ è ciò che si sa fare sulla base di un sapere, per raggiungere l’obiettivo atteso
a produrre conoscenza.
Le competenze ottengono a più discipline e possono essere ricondotte alle 4 categorie del:
- Saper ascoltare
- Saper leggere
- Saper parlare
- Saper scrivere
Tutte queste appartengono alla 1° competenza generale: SAPER COMUNICARE.
Altre competenze generali sono: saper selezionare, osservare, delimitare il campo d’indagine, scegliere i
dati pertinenti ecc..
SAPER LEGGERE: decodificare, interpretare ecc..
SAPERE GENERALIZZARE: sintetizzare, astrarre cioè andare dal particolare al generale, dall’informazione al
concetto.
SAPER STRUTTURARE: Mettere in rete, confrontare.
Nei vari cicli o indirizzi, non si conseguiranno competenze diverse, bensì gradi differenziati delle medesime,
specificati entro ciascuna disciplina.
I nuclei fondanti non vanno confusi con i contenuti più importanti, ma caratterizzano la struttura delle
discipline. I nuclei fondanti orientano la scelta dei contenuti prioritari dell’insegnamento e
dell’apprendimento.
QUALI SONO LE FINALITA’ EDUCATIVE DELLA LINGUA ITALIANA?
Nelle indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione del 2007 ,
l’apprendimento di competenze linguistiche diventa indispensabile per il raggiungimento di 4 grandi finalità
formative:
- CRESCITA DELLA PERSONA
- ESERCIZIO PIENO DELLA CITTADINANZA
- RAGGIUNGIMENTO DEL SUCCESSO SCOLASTICO IN OGNI SETTORE DI STUDIO
- ACCESSO CRITICO A TUTTI GLI AMBITI CULTURALI
Perché siano raggiunte tutte queste 4 finalità l’apprendimento dell’italiano viene pensato in una
dimensione trasversale e richiede il coinvolgimento di tutti i docenti, che sono, pertanto, invitati a
coordinare le loro attività.
Le Indicazioni danno grande importanza allo sviluppo delle competenze orali (ascolto/parlato) nel 1° ciclo.
Negli ultimi anni, la diffusione dei media e delle nuove tecnologie informatiche tra le nuove generazioni, ha
determinato lo sviluppo di nuovi modelli cognitivi, conformati sulle caratteristiche dei linguaggi non verbali
(quelli iconici televisivi e quelli multimediali). Quindi, le letture e il modello cognitivo sequenziale su cui è
basato, rischiano di essere sempre più emarginati.
Perciò, le Indicazioni richiedono che la lettura sia praticata ‘’su una grande varietà’’ di testi, per scopi diversi
e con strategie funzionali al compito.
Al fine di porre le basi per una pratica della lettura come attività autonoma e personale, le Indicazioni
raccomandano di sviluppare la consuetudine con i libri e si soffermano anche sulle necessità di assicurare le
condizioni (biblioteche scolastiche, accesso ai libri) da cui sorgono bisogni di esplorazione dei testi scritti.
Invece, le Indicazioni pongono come finalità specifica della scrittura del primo ciclo quella di scrivere in
modo chiaro, preciso e semplice, perciò esse prevedono un approccio graduale.
Uno stretto legame unisce la scrittura alla lettura.
RISCHIO: Che le nuove generazioni individuino nei linguaggi non verbali (iconici, sonori) le forme più adatte
alla comunicazione espressiva. Attraverso la fruizione dei testi fantastici e ludici, l’alunno sperimenterà fin
dai primi anni, le potenzialità espressiva della lingua italiana.

EDUCANDO NARRANDO STORIE:


Dare un impianto narrativo al percorso educativo, significa mettere al centro l’ascolto reciproco tra soggetti
narranti, la cui identità è anzitutto una identità narrativa.
Secondo Antonio Nanni, ci sono diverse ragioni per proporre una pedagogia narrativa. Riscoprire
l’importanza di raccontare significa ridare sazio alle proprie interiorità e ciò richiede il recupero delle nostre
capacità di ascolto dell’altro.
L’individuo moderno sente un bisogno sempre più crescente di racconto perché nell’atto del narrare ritrova
lo spazio, il tempo. La narrazione è una pratica educativa e sociale come dice PAUL RICOEUR.
Non esiste popolo senza racconto , in verità, la nascita della cultura stessa equivale alla nascita del
racconto; quest’ultimo è presente in tutti i tempi, luoghi e società. Pertanto, universalità e onnipresenza
sono caratteristiche peculiari della narrazione.
Chi narra ci diventa più familiare, poiché è riuscito a trasmetterci una parte di sé, rendendoci partecipi di un
suo modo di vivere la realtà.
Tutti possiamo parte delle nostre vite a raccontare ciò che pensiamo, ciò che ci succede, accorgendoci che
così facendo diventiamo più consapevoli di ciò che desideriamo. Così, il racconto diventa una via d’accesso
a noi stessi.
BRUNER sostiene che la narrazione è una delle modalità fondamentali di interpretazione della realtà. Egli
mostra che il racconto ha una dimensione protolinguistica, nel senso che il narrare, nell’infanzia, compare
prima del linguaggio : il bambino, con i suoi borbottili, racconta prima di farsi capire con le parole, cosi
compone un testo, che deve essere interpretato dall’adulto.
La capacità narrativa non è il risultato di un atteggiamento istintivo, ma un modo acquisito attraverso un
processo educativo che parte dall’infanzia e accompagna l’uomo per tutta la vita.

Se il pensiero narrativo assolve davvero alla funzione di coesione di una cultura come dalla strutturazione di
una vita individuale, la scuola se vuole diventare una ‘’comunità educante’’ deve farsi: società narrante.

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