COMPETENZA: Ai moderni sistemi scolastici è richiesta di fornire una formazione che contribuisce a formare
cittadini attivi e consapevoli.
Ciò implica che l’intervento formativo deve essere centrato sull’acquisizione di competenze.
PELLEREY: afferma che essa è ‘’ capacità di far fronte ad un compito, o a un insieme di compiti riuscendo s
mettere in moto le proprie risorse interne e a utilizzare quelle esterne, disponibili in modo coerente. Per
risorse interne si intendono quelle motivazionali, socio-emotive, metacognitive. Per le risorse esterne
invece intendiamo sia gli altri soggetti coinvolti, strumenti e mezzi a disposizione.
Quindi tale concetto racchiude in sé le diverse dimensioni dell’apprendimento:
Conoscenze: sono le rappresentazioni del mondo che il soggetto si costruisce attraverso gli stimoli che gli
vengono dall’ambiente esterno e del sapere codificato.
ABILITA’: schemi operativi che permettono al soggetto di agire in forma fisica e mentale.
DISPOSIZIONI AD AGIRE: Attitudini del soggetto a relazionarsi con gli altri e con il contesto d’azione.
Il PROGETTO PISA (project for international student’s assessment), è un ‘indagine internazionale, a cadenza
triennale, promossa dall’OCSE, per valutare le conoscenze e le abilità dei 15 enni dei principali paesi
industrializzati, in 3 ambiti considerati strategici per la formazione di base:
- competenze nella lettura;
- competenze matematiche;
- competenze scientifiche;
In tale progetto, la literacy è intesa come competenza: le abilità acquisite devono essere interiorizzate in
modo tale da essere utilizzate efficacemente non solo a scuola, ma anche nella pratica della vita quotidiana.
La COMPETENZA DI LETTURA (reading literacy) , è intesa come capacità di un individuo di comprendere e
utilizzare testi scritti e di riflettere sui loro contenuti al fine di raggiungere i propri obiettivi e di svolgere un
ruolo attivo nella società.
Non è più considerata come un’abilità che si acquisisce unicamente durante i primi anni di scuola, ma,
piuttosto, come in continua evoluzione che gli individui sviluppano nel corso della loro vita.
La lettura viene intesa come un processo costruttivo ed interattivo tra lettore, testo e contesto di lettura.
A seguito di queste indagini internazionali OCSE sulle competenze, l’UE, nel dicembre del 2006, ha emanato
una raccomandazione per l’individuazione delle competenze chiave per l’apprendimento permanente:
Sono stati definiti 8 ambiti di competenze chiave:
1. Comunicazione nella madrelingua;
2. Comunicazione nella lingua straniera;
3. Competenze matematiche e competenze di base in scienze e tecnologie
4. Competenze digitale;
5. Imparare ad imparare;
6. Competenze sociali e civiche;
7. Spirito di iniziativa e d’imprenditorialità;
8.Consapevolezza ed espressione culturale;
La commissione europea ha adottato il termine competenze chiave, preferendolo a quello di competenze di
base. Per competenza chiave intendiamo quelle competenze di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione
e lo sviluppo personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. Invece, per competenze
di base si riferiscono alla capacità di base nelle letture, scritture e calcolo.
Le competenze chiave si riferiscono a 3 aspetti fondamentali della vita di ciascuno:
- Realizzazione e crescita personale (capitale culturale)
- Cittadinanza attiva e integrazione (capitale sociale)
- Capacità di inserimento professionale (capitale umano).
EMERGENT LITERACY:
In passato, la literacuy (leggere e scrivere) e il linguaggio (parlare e comprendere) erano visti come processi
cognitivi distinti, che si svilupparono in sequenze separate (cioè si pensava che i bambini imparassero a
comprendere, poi a parlare e molto più tardo potessero essere introdotti alla lettura e alla scrittura, ovvero,
a scuola, quando i bambini erano ‘’pronti’’ e veniva data scarsa importanza ai libri per i bambini e alla
lettura a voce alta in ambito familiare.
Attualmente, invece, l’acquisizione delle capacità di leggere e scrivere è vista come un processo che inizia
precocemente nella vita del bambino.
Per questa ragione, è stato coniato il termine di Early o Emergent Literacy, cioè: insieme delle competenze
relative alla lettura e alla scrittura che possono essere precocemente stimolate nei bambini nell’età
prescolare.
La ricerca ha mostrato che, durante l’infanzia i bambini, acquisiscono la lingua scritta parallelamente a
quella orale e che scrittura e oralità sono collegate.
Il testo narrativo possiede la caratteristica di occupare una posizione intermedia tra il codice orale e quello
scritto, perché può essere sia raccontato che scritto, sia ascoltato che letto.
Grazie all’esperienza orale col testo narrativo e con i libri di storie, il bambino incomincia a imparare
termini, regole e caratteristiche della lingua scritta, prima dell’ingresso a scuola.
METODO ALFABETICO:
Primo metodo di insegnamento di cui si abbia traccia nel passato. Nell’epoca greco-romana, si pensava che
il bambino fosse un piccolo uomo, cioè un adulto in miniatura, che usufruisse di un procedimento induttivo,
che va dal semplice al complesso.
Da queste premesse nacque il metodo alfabetico, diffuso da DIONIGI DI ALICARNASSO a partire dal IV
secolo a.C. esso consisteva nel far imparare i nomi dalle lettere dell’alfabeto, per poi procedere alla loro
combinazione.
Nell’antica Grecia e Roma le lettere venivano imparate a memoria in ordine alfabetico. Quando conosceva
tutte le singole lettere il bambino era guidato dal maestro a sintetizzarle in sillabe in tutte le combinazioni,
dalle più semplici alle più complesse, quindi passava dalla sillaba alla parola e da questa alle frasi.
Nel 1600 vengono mosse le prime critiche al metodo alfabetico legato alla difficoltà che il bambino incontra
ad imparare le lettere a causa del diverso valore fonico tra lettera (emme) e scrittura (m).
Dopo circa 19 secoli, furono apportate al metodo alfabetico alcune modifiche: le lettere non bengono più
insegnate col loro nome, ma secondo il valore fonico.
Queste correzioni trasformarono il metodo alfabetico in metodo fonico- sillabico e, con questa
denominazione giunse sino al 1900.
E’ stato il metodo tradizionale più diffuso fino agli anni ’60 : parte dello studio dei segni e dei suoni
elementari del linguaggio e procede alla composizione della lettera, della sillaba, della parola (per ogni
sillaba presente si eseguono alcuni esercizi fino alla composizione della parola, solitamente illustrate con il
disegno) e del sintagma, avviando gradualmente verso l’enunciato, la frase e il periodo.
Tra questi si collocano:
1. METODO DI MARIA MONTESSORI
2. METODO FONOLOGICO DI ALTIERI BIAGI
In essi, agli alunni vengono fatti ripetere gli esercizi, che hanno lo scopo, di far acquisire automatismi.
La comprensione di ciò che viene prodotto viene rinviata a quando la capacità di decifrare nel bambino sarà
consolidata.
METODO MONTESSORI:
Principio basilare: sviluppare nei bambini gli elementi semplici (i sensi), che sono alla base degli atti
complessi.
Lo scopo dell’educazione non è fornire cultura, ma sviluppare gli elementi fondamentali che la
costituiscono, in modo da creare le condizioni e i presupposti per acquisirla.
Secondo la Montessori, bisogna osservare il bambino nelle sue autenticità, condizione che non si crea nella
scuola tradizionale, che reprime il bambino.
EDUCAZIONE = AUTOEDUCAZIONE.
Secondo lei, l’apprendimento è favorito quando il bambino è inserito in un ambiente privo di tutto ciò che
ritardi o impedisca lo sviluppo naturale dell’essere umano.
Perciò, l’ambiente del bambino dovrà essere costruito su misura (sedie, banchi, armadi, servizi igienici
ecc..), viene favorito un approccio senso- motorio all’apprendimento delle scritture e delle letture, unendo
l’immagine visiva e l’attività tattile.
L’educazione, quindi, non è opera della maestra tradizionale, ma del bambino stesso, motivato
dall’ambiente e dal materiale didattico. La maestra tradizionale, è una figura sostituita con quella della
direttrice, la quale applicando il metodo montessori, ha le funzioni di un’educatrice che dirige l’attività del
bambino soltanto.
Qui, l’abilità della scrittura deve precedere quella della lettura e si articola in 3 tempi:
1. Il FONEMA è associato alla lettera con la vista e il tatto: il bambino viene invitato a toccare con le dita le
lettere ritagliate su carta vetrata nel senso della scrittura corsiva, fino ad acquisire in modo sicuro il
movimento necessario a riprodurre le forme delle lettere;
2. Il bambino, utilizzando l’alfabetiere con lettere mobili ritagliata su cartoncino, deve saper riconoscere le
lettere associandole al fonema corrispondente.
3. Il bambino con un processo inverso alla fase precedente, deve saper pronunciare il suono corrispondente
ad ogni lettere.
METODO GLOBALE:
I presupposti teorici di tale metodo derivano dagli studi di due psico-pedagogisti: EDWARD CLAPARÈDE e
OVIDE DECROLY .
CLAPARÈDE (da PIAGET): Muovendo dalle idee di PIAGET , diceva che il bambino giunge, per via
analitica al riconoscimento , che, nella frase di partenza, le parole e le lettere agiscono da componenti.
Secondo lui l’attività educativa deve partire dai bisogni del bambino, per realizzare la formazione completa
dell’individuo. Egli deve essere il centro del sistema educativo. Proprio per questo il ruolo dell’educatore è
quello di stimolare gli interessi degli alunni e di guida del processo educativo.
DECROLY: Secondo lui, la scuola deve avere come fine l’adattamento sociale, naturale, intellettuale e
culturale del maggior numero di persone.
Nella SCUOLA DELL’ERMITAGE: egli ha ideato un nuovo ambiente educativo costituito da:
- NATURA: che circonda l’edificio, dei laboratori, dei giardini, degli spazi di gioco comune.
Qui il bambino può avvicinarsi, con gradualità alle attività sociali e materiali. In questo modo, la scuola può
raggiungere:
L’obiettivo di alfabetizzare l’alunno;
Aiutarlo a diventare uomo
I programmi devono rispondere sia all’esigenza:
Oggettivo-sociale
Soggettivo-psicologico, cioè riguarda i bisogni principali dell’individuo, ai quali devono corrispondere 4
centri d’interesse.
1. Bisogno di nutrirsi
2. Bisogno di lottare contro le intemperie
3. Bisogno di difendersi dai nemici
4. Bisogno di lavorare con gli altri, riposarsi, ricrearsi
Il programma scolastico doveva convergere al centro d’interesse il quale serve al maestro per impostare
correttamente l’esercizio delle attività di osservazione, associazione e di espressione. Punti in cui si
compone l’insegnamento, detto ‘’TRITTICO DECROLYANO’’ ;
OSSERVAZIONE: Del suo esercizio dipende l’apprendimento delle scienze, tramite i sensi e l’osservazione
diretta.
ASSOCIAZIONE: Lezioni in cui bambini associano nello spazio e nel tempo ciò che hanno osservato nella fase
precedente e imparano a intuire legami di causa-effetto.
ESPRESSIONE: Il bambino è in grado di esprimere quanto acquisito attraverso attività concrete come:
- lezioni manuali
- disegno
- giochi
- parole
DECROLY rifiuta l’insegnamento tradizionale e lo sostituisce con un insegnamento basato sugli interessi e
sui bisogni dell’alunno.
Secondo lui, la scuola deve basarsi sul principio dell’unitarietà dell’apprendimento e le attività scolastiche
devono essere organizzate tutte attorno a centri d’interesse, adattati secondo l’età.
In questo modo, si può evitare la frammentarietà delle nozioni.
Connessa a questa teoria, vi è:
LA TEORIA DEL GLOBALISMO:
1. Secondo tale teoria, la conoscenza parte dal concreto (il tutto preso in modo globale e confuso)
2. Attraverso un processo di analisi degli elementi che costituiscono il tutto, si passa all’astratto (le parti del
tutto vengono prese in esame in modo distinto)
3. Infine, con le sintesi si recupera l’intero, ma con una conoscenza profonda delle sue parti.
METODO GLOBALE: Al contrario di quello sintetico, si serve della parola, per poi condurre il bambino
all’analisi del grafema ed è usato, particolarmente, in tutte le lingue in cui non c’è una corrispondenza
biunivoca tra suono e segno (es. francese e inglese).
DECROLY prevede che l’insegnamento delle letture e della scrittura avvenga partendo da frasi compiute e
non da singole letture.
Il bambino parte a ritroso, ossia, memorizza una frase compiuta, ma comprende il significato, poi la
scompone in sillabe, ed infine, la frammenta in lettere.
CUNDICIO SINE QUA NON: L’INTUITO.
Imparare prima una frase per poi estrapolare da essa le sillabe e le lettere è per molti bambini più facile,
perché a quella frase associano un’immagine chiara, quindi gli resterà più impressa.
METODO DI MIALARET:
Egli elabora un metodo globale, detto fraseologico. Gli enunciati che il bambino deve acquisire sono brevi e
di facile comprensione, legati all’esperienza del bambino. Il metodo si articola in cinque tappe:
1. PREPARAZIONE DELLE ACQUISIZIONI GLOBALI:
Stadio caratterizzato da attività di classe che riguardano l’osservazione e il linguaggio.
L’insegnante scrive frasi che sintetizzano una situazione vissuta dai bambini e che non devono contenere
parole a loro sconosciute.
2. ACQUISIZIONE GLOBALI PROPRIAMENTE DETTE:
L’insegnante presenta una frase scritta associandole ad una situazione vissuta dal bambino. Quest’ultimo la
legge poiché la collega alle situazioni vissute e ricorda il racconto letto dell’insegnante.
E’ PIU’ FACILE PER UN BAMBINO ACQUISIRE UNA FRASE PIUTTOSTO CHE UNA PAROLA.
La frase deve essere riconosciuta e scritta in diverse dimensioni di carattere grafico (grande, medio,
piccola).
Non bisogna far copiare lettere per lettere, ma favorire una scrittura espressiva che si basa sulla memoria
visiva e uditiva.
3. UTILIZZAZIONE DELLE ACQUISIZIONI GLOBALI: I bambini sono in grado di scomporre le frasi e riconoscere
facilmente le parole che le compongono acquisendo, così le capacità di analisi e decifrazione di parole
nuovo.
4. ANALISI E LETTURA DELLE PAROLE NUOVE:
A questo punto, i bambini, sono capaci di leggere sia frasi note che frasi nuove, formate da parole
contenute in frasi note.
MIALARET sostiene che la cosa più importante non è la lettura delle parole, ma il processo attraverso cui il
bambino arriva a decifrarle.
Prima di decifrarle egli compie un lavoro di accostamento e di confronto fra i pezzi di parole uguali.
5.I PRODOTTI DELL’ANALISI:
A questo punto, si devono analizzare non più le parti delle parole ma le lettere che i bambini hanno già
individuato. Un esercizio può essere quello di chiedere al bambino di classificare tutte le parole che
contengono le ‘’S’’ (iniziale, doppie, in mezzo alla parola).
METODO ANALITICO-SINTETICO: (METODO MISTO)
Metodi misti che intendono mediare la posizione dei metodi sintetici e di quelli globali.
Si differenziano da quelli analitici perché il passaggio della prima presentazione globale dalla parola
all’analisi e alla sintesi delle lettere è immediato.
L’insegnamento della lingua viene suddiviso in 3 fasi interdipendenti tra loro:
1. Si ha la lettura globale di un enunciato o frase;
2. Segue l’isolamento delle parole e delle lettere su cui si intende concentrare l’attenzione del bambino;
3. Si ha il ritorno alla globalità delle parole e della frase.
Tutto ciò porta l’alunno a scoprire autonomamente, con osservazioni personali, il ruolo di ciascun elemento
lettere o suono, nella parola.
L’opportunità di seguire un metodo globale o misto dipende dalla struttura della lingua da apprendere. In
generale, più una lingua si allontana dalla scrittura fonetica della sua pronuncia, più difficile è da leggere.
Nella lingua italiana, ad ogni suono corrisponde un segno quindi è più facile accedere all’analisi delle parole.
LE FASI DI LAVORO:
1. Fase in cui l’insegnante prepara insieme ai bambini il materiale (frasi), da utilizzare per l’apprendimento
della letto-scrittura vera e proprio (successive fasi); le frasi che i bambini leggeranno, nelle altre fasi saranno
proprio quelle che , in questa fase, loro stessi avranno formulato (oralmente), cercando tutti insieme le
parole più adatte a raccontare l’esperienza condivisa.
1a. L’insegnante avvia la riflessione comune su momenti emotivamente forti dalla vita della classe,
guardando i bambini a prendere coscienza di vissuti, emozioni, pensieri.
1b. Li sollecita a raccontare l’esperienza vissuta con le immagini (produzione di disegni)
1c. Li invita a ricercare le parole, in grado di comunicare il significato dell’esperienza comune (formulazione
di frasi-testo).
Nell’istruzione ‘’competenza’’ è ciò che si sa fare sulla base di un sapere, per raggiungere l’obiettivo atteso
a produrre conoscenza.
Le competenze ottengono a più discipline e possono essere ricondotte alle 4 categorie del:
- Saper ascoltare
- Saper leggere
- Saper parlare
- Saper scrivere
Tutte queste appartengono alla 1° competenza generale: SAPER COMUNICARE.
Altre competenze generali sono: saper selezionare, osservare, delimitare il campo d’indagine, scegliere i
dati pertinenti ecc..
SAPER LEGGERE: decodificare, interpretare ecc..
SAPERE GENERALIZZARE: sintetizzare, astrarre cioè andare dal particolare al generale, dall’informazione al
concetto.
SAPER STRUTTURARE: Mettere in rete, confrontare.
Nei vari cicli o indirizzi, non si conseguiranno competenze diverse, bensì gradi differenziati delle medesime,
specificati entro ciascuna disciplina.
I nuclei fondanti non vanno confusi con i contenuti più importanti, ma caratterizzano la struttura delle
discipline. I nuclei fondanti orientano la scelta dei contenuti prioritari dell’insegnamento e
dell’apprendimento.
QUALI SONO LE FINALITA’ EDUCATIVE DELLA LINGUA ITALIANA?
Nelle indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione del 2007 ,
l’apprendimento di competenze linguistiche diventa indispensabile per il raggiungimento di 4 grandi finalità
formative:
- CRESCITA DELLA PERSONA
- ESERCIZIO PIENO DELLA CITTADINANZA
- RAGGIUNGIMENTO DEL SUCCESSO SCOLASTICO IN OGNI SETTORE DI STUDIO
- ACCESSO CRITICO A TUTTI GLI AMBITI CULTURALI
Perché siano raggiunte tutte queste 4 finalità l’apprendimento dell’italiano viene pensato in una
dimensione trasversale e richiede il coinvolgimento di tutti i docenti, che sono, pertanto, invitati a
coordinare le loro attività.
Le Indicazioni danno grande importanza allo sviluppo delle competenze orali (ascolto/parlato) nel 1° ciclo.
Negli ultimi anni, la diffusione dei media e delle nuove tecnologie informatiche tra le nuove generazioni, ha
determinato lo sviluppo di nuovi modelli cognitivi, conformati sulle caratteristiche dei linguaggi non verbali
(quelli iconici televisivi e quelli multimediali). Quindi, le letture e il modello cognitivo sequenziale su cui è
basato, rischiano di essere sempre più emarginati.
Perciò, le Indicazioni richiedono che la lettura sia praticata ‘’su una grande varietà’’ di testi, per scopi diversi
e con strategie funzionali al compito.
Al fine di porre le basi per una pratica della lettura come attività autonoma e personale, le Indicazioni
raccomandano di sviluppare la consuetudine con i libri e si soffermano anche sulle necessità di assicurare le
condizioni (biblioteche scolastiche, accesso ai libri) da cui sorgono bisogni di esplorazione dei testi scritti.
Invece, le Indicazioni pongono come finalità specifica della scrittura del primo ciclo quella di scrivere in
modo chiaro, preciso e semplice, perciò esse prevedono un approccio graduale.
Uno stretto legame unisce la scrittura alla lettura.
RISCHIO: Che le nuove generazioni individuino nei linguaggi non verbali (iconici, sonori) le forme più adatte
alla comunicazione espressiva. Attraverso la fruizione dei testi fantastici e ludici, l’alunno sperimenterà fin
dai primi anni, le potenzialità espressiva della lingua italiana.
Se il pensiero narrativo assolve davvero alla funzione di coesione di una cultura come dalla strutturazione di
una vita individuale, la scuola se vuole diventare una ‘’comunità educante’’ deve farsi: società narrante.