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INSEGNAMENTO

3 lezione (2021)
Analizzare le competenze del mediatore e quello che si dice della mediazione nel quadro comune
europeo.
Libro consigliato “Il mondo di italiano” di Barbara Turchetta, in cui viene descritta meglio questa
realtà.
Le competenze. Ci sono delle competenze che il mediatore deve avere, legate alla parte di
interpretariato. Bisogna conoscere la lingua di origine a livelli alti, orale e scritta. Per fortuna la
maggior parte dei migranti, ha tra le L1 a disposizione, l’inglese, il francese, quindi oltre alle varie
lingue materne che hanno. Può capitare invece che ci siano persone che parlino sono l’hindi, il
Wolof, l’arabo. Ma di solito con l’inglese e il francese si riesce ad avere la mediazione. E poi
conoscere la lingua italiana. Questo vale anche per gli stranieri che lavorano come mediatori, in
quel caso devono saper conoscere anche la lingua scritta, deve avere un’ottima padronanza della
lingua. Nella lingua italiana bisogna conoscere anche il linguaggio specialistico, il burocratese. Poi
avere capacità di ascolto, relazionali, di accoglienza. Di saper decodificare i bisogni. Il
decentramento e allontanarsi dalla propria cultura per avvicinarsi alle altre. Riuscire a lavorare in
gruppo. Altre sono le competenze informative e di orientamento, perché devo conoscere come
sono organizzati i servizi, che risorse offrono, che vincoli ci sono, i diritti e i doveri del cittadino, le
norme. Anche aggiornarsi sui gruppi che arrivano, sulle diverse popolazioni, conoscere quali sono
delle consuetudini o pratiche sul settore di intervento del paese di origine.
Su classroom c’è un file sulla mediazione a scuola. È un approfondimento, non è un materiale di
esame. C’è una ricerca che è stata fatta dai CIPIA, Università Roma 3, c’è un gruppo che si chiama
centro di ricerca sperimentazione e sviluppo nel Lazio. C’è un’ottima appendice dove spiega il
sistema educativo d’istruzione dei Paesi principali dai quali provengono i migranti e questo per il
nostro lavoro, visto che a scuola siamo chiamati a creare dei patti formativi individuali, quindi dei
percorsi cuciti addosso allo studente straniero che deve imparare l’italiano. Per noi sapere che in
un Paese, la scuola primaria dura 6 anni, invece di 5, insomma com’è strutturato il sistema, mi aiuta
a orientarlo meglio. Perché spesso si fa la domanda, quanti anni hai studiato nel tuo Paese e non
abbiamo dei riferimenti. Però quello è anche uno strumento utile. È una libreria di possibili
materiali che potrebbero essere utili, se lavorerete nell’ambito della mediazione, con la scuola.
Le competenze di accompagnamento. Sempre legate alla rete dei servizi, l’iter dei percorsi
burocratici, sapersi relazionare agli altri relatori, sapere come esporre i bisogni. Andando sempre
poi a stimolare l’autonomia dell’utente, quindi cercare di farli staccare e andare da soli e dargli
delle nozioni linguistiche li aiuta ad essere più autonomi. L’ultima sono le competenze nelle analisi
dei bisogni, che serve ad orientare degli interventi nella progettazione. Il mediatore è chiamato a
farsi da portavoce per parlare dei bisogni della popolazione immigrata. Quindi è importante
conoscere i servizi, per poter progettare. Poi ci sono delle altre competenze. Qui si riassume un po’
quello che abbiamo detto. Saper ricontestualizzare i messaggi trasmessi dagli interlocutori al fine di
renderli comprensibili all’altro. Saper facilitare la comunicazione tra parlanti di diverse lingue e
culture. Saper impiegare diverse tecniche di facilitazione della comunicazione. Questo si lega molto
all’apprendimento della L2, perché i livelli che ci danno nel quadro comune europeo, noi possiamo
dire la stessa cosa con gradi diversi di difficoltà. quindi anche conoscere quando si insegna, bene il
sillabo. Conoscere per ogni livello linguistico quali sono gli elementi che si insegnano come italiano
L2. Se abbiamo a che fare con persone appena arrivate, bisogna cercare di creare delle frasi brevi,
con verbi al presente. La differenza tra il Teachers talk e il foreigner talk. Chi non ha studiato
glottodidattica, chi non è un esperto di lingue, tende a parlare in modo sgrammaticato con lo
straniero. Sono strategie di semplificazione che non aiutano. Il docente di lingue non deve mai
diventare sgrammaticato, quindi deve cercare di riformulare, puntando a un messaggio efficace.
nella didattica delle lingue, li dobbiamo abituare a comunicare in italiano, perché il rischio è che
vedano nel mediatore colui che li ascolta, li capisce nella loro L1 e poi ci può essere difficoltà a fare
il passaggio dalla L1 alla L2. Il saper agire in eventi comunicative che hanno dietro i valori culturali
di riferimento, norme sociali, per non creare incomprensioni, per non creare dei muri. Perché se
conosco solo la lingua, senza la cultura, posso essere già escluso dalla società. Quindi tutte le
relazioni che influenzano le relazioni stesse tra gli interlocutori.
Anche il consiglio d’Europa ha creato dei tool kit per l’insegnamento delle lingue.
Poi c’è uno schema in cui le competenze del mediatore vengono riferite alle scienze. In questo caso
molte provengono dalle scienze del linguaggio, ma anche della cultura e della società. La scienza
del linguaggio c’è sempre. Poi rientrano anche in quelle delle tecniche di riformulazione, parte
della scienza della comunicazione e nell’ultima appare anche la parte delle scienze psicologiche.
Poi c’è un altro schema che ci fa vedere la mediazione interlinguistica e culturale. La stessa cosa
vista con un grafico diverso.
Le aree di intervento. La prima è quella nella pubblica amministrazione nelle istituzioni scolastiche.
Ci sono anche altre aree, del turismo, che spesso non viene presa in considerazione. Conosco le
lingue, sono preparato la parte della cultura, quindi, possono lavorare anche nei percorsi turistico –
culturali. Un laureato in lingue può lavorare anche nelle imprese turistiche, quindi management dei
flussi turistici. Anche gli accompagnatori, le guide, hanno bisogno di una formazione linguistica e di
questa preparazione sulla problematica del turismo, che qui in Italia dovremmo sfruttare di più. Poi
c’è le are dell’impresa, il mediatore può lavorare come traduttore di linguaggi specialistici o
redattori di pubblicistica o operare nei rapporti commerciali internazionali delle aziende. Una
quarta è anche legata la web, quindi comunicazione – linguistico – informatica, sondaggi,
marketing.
Però per gli ambiti di intervento, parliamo di scuola. Gli ambiti di intervento del mediatore sono
principalmente 3. Ambito sociosanitario. Ambito socioeducativo. Ambito delle politiche attive del
lavoro. Noi ci concentriamo sul secondo. Con la scuola, il migrante che giunge o lo straniero, un
ambasciatore di un paese straniero che viene in Italia e deve portare il figlio a scuola. Abbiamo
necessità, bisogni diversi. Negli ultimi anni la presenza di migranti nella scuola, si sente molto. Ci
sono città in Toscana, dove la presenza cinese è altissima e quindi ci sono classi con tanti stranieri.
Pensiamo che dover accogliere in un’istituzione come la scuola, il cittadino straniero, ci deve essere
un cambio di metodologia. Non tutti i docenti sono preparati. L’insegnante della classe di concorso
A23, nella scuola del mattino non è ancora inserita, ma alcune scuole inseriscono il mediatore
linguistico culturale. Ad ogni modo, in f futuro potremmo anche lavorare come docenti di lingua,
ma conoscere queste nozioni di base sull’accoglienza sono utili, perché avere docenti formati che
possono anche guidare gli altri, soprattutto con docenti di discipline non linguistiche. Avere a che
fare con docenti di altre materie, che non hanno questa sensibilità linguistica, anche il docente può
fungere da ponte.
Un’esperienza della prof. La sua formazione di italiano L2 era pensata per insegnare italiano LS. Poi
ha trovato lavoro in Italia. A Roma ha avuto esperienza sul sostegno, capita a tutti di essere
convocati sul sostegno all’inizio. Cassino organizza il TFA sul sostegno. Però spesso visto che la
figura dell’insegnante di sostegno manca, chiamano. C’era un ragazzo che aveva difficoltà di
apprendimento non gravi. E poi c’era un ragazzo filippino. Era una scuola dei Parioli (ben collegato
con Termini). Questo ragazzo era arrivato in Italia da 3 mesi ed era stato inserito per età. Nelle
scuole ci dovrebbe essere una commissione che decide dove inserire il ragazzo. Spesso questa
commissione non si crea o si crea sulla carta e poi non fa le cose sulla pratica e quindi uno dei
criteri più adottati è l’età. Molti li inseriscono un anno prima. I genitori lavoravano in Italia, la
madre faceva la colf. Il ragazzo non vedeva i genitori da anni. Era vissuto con i nonni. Cambio
culturale, lascia il Paese, lascia gli amici. Conosceva bene l’inglese ma non l’italiano. La prof non
aveva anche lui come alunno da seguire, anche se il sostegno segue tutta la classe. L’ha preso sotto
la sua ala protettrice e ha cercato di dargli delle competenze. È stato inserito in una terza media,
con gli esami. Sarebbe stato meglio inserirlo nella seconda e fare gli esami l’anno dopo. Invece
questa scelta avventata. Molti docenti pensano vabbè non conosce la lingua e gli facciamo ripetere
l’anno. Un piano didattico personalizzato per obiettivi minimi, sono riusciti a guidare il ragazzo per
portarlo al termine della terza media, con una sufficienza. Ha raggiunto le competenze di base
richieste, è migliorato con la lingua e per il suo progetto a lungo termine si sarebbe trovato l’anno
dopo a iniziare un percorso da primo anno di superiore, con un programma nuovo per tutti e
motivante per tutti.

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