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INSEGNAMENTO

4 lezione (2021)
Ambito socioeducativo. L’introduzione ci porta verso l’analisi del QCE. Poi ci concentreremo sulla
parte di glottodidattica. La figura del mediatore spesso viene chiamato nelle scuole che hanno un
alto tasso di studenti immigrati. Avere queste competenze, anche se poi lavorerete non come
mediatori ma come docenti di lingue, servono a sensibilizzare la scuola, i docenti. Ci siano delle
nozioni che dovrebbero essere condivise quando si ha a che fare con questi studenti, per
avvicinarli all’ambiente, a farli sentire accettati.
Le principali attività e competenze del MLC nel contesto educativo. È visto come colui chiamato
anche a lavorare sulla animazione interculturale, quindi valorizzare le diversità, ma sempre in
positivo. Quindi presentare le culture di altri paesi, parlare delle diversità, mettendo in luce la loro
parte di ricchezza. La diversità è una ricchezza. Può rendere possibile o facilitare la comunicazione
tra l’insegnante e il bambino, soprattutto all’inizio quando il bambino non ha una sufficiente
conoscenza della lingua del paese ospitante. La capacità è dare informazioni quindi spiegare come
funziona la scuola italiana, anche per il genitore del ragazzo che viene inserito. Si occupa di fare dei
colloqui con la famiglia, per ricostruire la storia del bambino. Può preparare materiali educativi che
possono essere utili anche alla scuola, per verificare le competenze o iniziare attività pedagogiche
con il bambino neoarrivato. C’è sempre la lettura del bisogno della comunità straniera. Si occupa di
fare accordi con la scuola o con gli enti pubblici, per gestire anche delle attività extra scolastiche,
che vedono coinvolti non solo i bambini stranieri, ma anche quelli italiani. Funge abbastanza da
ponte e crea queste occasioni di incontro, oltre a essere un mediatore sulla parte del colloquio,
linguistica. Ancora, ci sono delle competenze specifiche. Devo avere una conoscenza della lingua
del paese di accoglienza. Di solito con le lingue più particolari si preferisce un mediatore
madrelingua ma poi ci sono spesso delle lingue come l’inglese o il francese che sono comunque
lingue materne. Anche conoscere cos’è l’animazione interculturale, quindi per fare delle attività
rivolte agli allievi. Cercare di facilitare l’inserimento, che è una parte molto delicata, perché c’è una
parte anche psicologica. Anche con gli adolescenti. Forse il bambino ha anche meno paura del
nuovo, gli adolescenti invece lo sentono ancora di più. Anche sotto la base socio antropologica, per
sistematizzare il mondo culturale. Quindi aggiornare gli educatori, fungere anche da ponte, per
sensibilizzare gli insegnanti. Su classroom c’è un report dove si descrive in appendice i Paesi che
vedono la maggior parte degli stranieri in Italia. C’è una descrizione del sistema scolastico di
provenienza. È stata fatta in collaborazione con l’università Roma 3, e ci diceva la professoressa
Brigida Angeloni che se ne è occupata, che non è stato facile, nel senso che a volte non ci sono
tante informazioni sul sistema scolastico di provenienza. È uno strumento valido avere una visione
almeno di insieme di quanti anni si studia nel Paese e poi si riesce anche a dettagliare, ma non è
sempre è di rapida consultazione. Ancora essere capaci di decodificare il grado di apprendimento
scolastico. Intermediare tra la scuola e la famiglia. Stimolare la partecipazione delle famiglie
immigrate nell’ambito scolastico, cercare di creare incontri, feste.
Scuola. In ambito scolastico si lavora su più livelli. Un livello è quello con il focus sul minore. Se un
mediatore è presente a scuola, assiste il bambino sia nella fase di accoglienza. Il concetto di
biografia, per l’immigrato è un qualcosa di importante, ricostruire, quello che ha fatto fino al
momento del suo arrivo. Sempre in quel report, c’è tutto un percorso di emersione delle
preconoscenze, del proprio vissuto attraverso l’autobiografia guidata. In questo caso con i bambini
si fa una biografia della famiglia, ma anche una storia scolastica precedente. Quindi accompagnare
il passaggio tra una cultura e l’altra, senza far perdere quella radice. Dare prestigio alla cultura, alla
lingua del nuovo arrivato. Quindi anche concordando con i docenti, cercare di dargli questo valore
aggiunto. Farlo vedere come una ricchezza. Una funzione, il contenitore delle ansie, quindi essere
una valvola di sfogo per il bambino che sta muovendo i suoi primi passi in un Paese straniero. Può
essere anche traumatico trovarsi inserito in un ambiente diverso con una lingua che non si parla,
quindi ascoltarli molto. Un secondo punto, nei confronti della famiglia. È uno step importante
quello della scolarizzazione, soprattutto se la famiglia è di recente immigrazione; quindi, è
importante far capire l’importanza di questo passo, della possibilità di mandare i figli a scuola. A
volte è uno dei primi contatti che hanno le famiglie, con le istituzioni. I primi ostacoli sono connessi
alla lingua, quindi alla comprensione, è per questo che li guidiamo. Anche la famiglia va informata
sul sistema scolastico del paese in cui sono, quindi cercare di prevenire i fraintendimenti culturali.
Noi a volte abbiamo le sezioni a scuola. Nei Paese che hanno avuto un tipo di istruzione anglofona,
questo concetto di A e B, già pensano di essere etichettati. Anche con gli adulti è da spiegare, non
vuol dire che chi sta nella B è meno bravo di chi sta nelle A. ce ne accorgiamo vivendole queste
cose. Ma se conosciamo già quali sono le difficoltà, lo andiamo a prevenire. Anche sui livelli
linguistici capita questo. Perché nel QCE abbiamo A – B – C. spesso invece si pensa che il livello B è
più basso di quello A. questo secondo focus del contesto familiare è importante che si passi dalla
famiglia, perché è un aiuto per la famiglia stessa, di venir fuori, quindi non fossilizzarsi sui modelli
tradizionali della trasmissione della cultura e riconoscersi reciprocamente nella comunità. È un
modo di far conoscere le proprie tradizioni e cultura. Poi c’è l’azione verso gli insegnanti e gli
operatori della scuola. Gli inseganti dovrebbero avere una conoscenza generica della cultura del
Paese di provenienza degli allievi e hanno bisogno di inserire queste conoscenze nella didattica.
Anche in questo senso è animare interventi interculturali. Quindi rendere l’allievo partecipe anche
da un po’ emotivo. Ci sono concetti di cui ci parlava Reschen, legati al filtro affettivo, che bisogna
abbassare. Passare dall’emisfero destro del cervello, per produrre poi una parte emotiva che ci
predispone all’acquisizione e all’apprendimento. Negli approcci umanistico affettivo si parla molto
di questo. Così è più facile integrarsi e apprendere. Le difficoltà linguistiche rendono necessaria
questo intervento del mediatore. Però ignorare la sofferenza dell’adulto significa non riconoscere le
dinamiche di fallimento che egli avverte rispetto alla funzione docente. Il docente, quindi parliamo
anche dal po’ di chi insegna, quando queste condizioni per favorire l’apprendimento non vengono
rispettate, è anche una dinamica fallimentare. Ci si chiude. Se non ci sentiamo accettati, se non ci
sentiamo chiamati in causa, alziamo un muro, quindi non lasciamo poi passare anche quello che il
docente vuole trasmetterci. È tutto molto delicato. È importante l’ambiente. In alcune culture c’è
un diverso rapporto tra docente e allievo. In alcune c’è un distacco affettivo, in altre c’è una
prossimità relazionale. In alcune culture dell’est europeo, sono molto inquadrate a livello
scolastico, hanno un’alta considerazione dei docenti. Ma anche nell’est del mondo in generale, si
dà molta importanza. Codici non comuni nella comunicazione, quindi cercare anche di evitare i
fraintendimenti non solo a livello linguistico. Ci sono degli atteggiamenti che a volte possono
essere interpretati in maniera errata. L’insegnante diventa sempre un modello, quindi deve cercare
di essere flessibile, di assumere il po’ dell’altro, rispettare i tempi. Anche negli approcci i tempi di
produzione della lingua sono più lunghi rispetto a quelli di comprensione, si capisce prima di
iniziare a parlare. Non pretendere subito. Poi farsi delle domande, quindi cercare di vedere cosa si
vuole comunicare. L’ultimo punto è anche quello nei confronti degli studenti italiani, quindi qui
ritorna la pedagogia interculturale. Presentare le culture, cercare di far assumere questo punto di
vista diverso, che passa attraverso la presentazione di altre culture ed è anche molto affascinante.
Il mediatore dà prestigio alla cultura del bambino immigrato. Cerca di dargli una luce prestigiosa.
Cerca di far capire che tutte le culture sono importanti, non avere un centralismo solo del paese
ospitante. Anche qui noi possiamo usare degli script culturali, si può giocare imparando alcune
parole dell’altra lingua, oppure lavorare tramite il gioco, che per i bambini è una fonte di relazione.
È una maniera per scoprirsi e accogliersi l’un l’altro. Nell’ambito educativo il mediatore viene visto
come quella figura che si relaziona di solito con i minori nella lingua del paese di origine, facilita
l’approccio con l’organizzazione della scuola. È una figura che dà anche una consulenza agli
insegnanti e quindi ragiona in quest’ottica di didattica dell’intercultura. Quindi non deve
dimostrare che c’è una cultura migliore dell’altra. Quindi dovrebbe realizzare questo scambio
reciproco, andare in entrambe le direzioni, quindi dare sia informazioni su abitudini e
comportamenti scolastici di entrambe le culture. È uno scambio bilaterale. Lo si può anche
estendere alle tradizioni sociali, religiose. Quindi dobbiamo evitare il pregiudizio.
Mansioni del mediatore. Per quanto riguarda gli studi di interpretazione dialogica, questi sono i 4
ruoli del mediatore. Uno da traduttore, uno da chiarificatore, poi quello del mediatore culturale e
poi il mediatore di parte.
La mediazione nel QCER. Questa è l’ultima versione aggiornata del QCER. Nel capitolo 3 c’è una
parte sulla mediazione. Poi c’è uno schema nelle slide, chiarificatore. Ci concentriamo sulle attività
e strategie di mediazione. Come definizione ci parlano di mediazione sia di chi usa, ma anche di chi
apprende la lingua, c’è sempre questo concetto dell’attore sociale. Chi usa, chi la apprende. È un
qualcuno che è legato alla mediazione crea i ponti. Aiuta a trasmettere il significato, sia nella stessa
lingua oppure da una modalità all’altra. C’è anche la lingua dei segni all’interno del QCER. Parla del
ruolo della lingua che crea delle condizioni per comunicare, apprendere, collaborare insieme a
costruire un significato nuovo. Incoraggiare l’altro a costruire, a comprendere, a far passare delle
informazioni. Ci sono vari contesti che si legano anche ai vari domini. Il QCER ha 4 domini, uno
privato, uno pubblico, uno educativo e uno professionale. In questo caso, nella mediazione, il
contesto o dominio è sociale, quindi quello privato emerge di meno. Educativo culturale e poi
linguistico culturale. Quindi le attività di mediazione sono principalmente 3, il mediare a livello
testuale, a livello concettuale e a livello comunicativo. All’interno di queste 3 attività ci sono una
serie di competenze. Quelle testuali che vanno dal trasmettere informazioni a fare un’analisi critica
di testi creativi e letterari. Vedremo nelle griglie che non a tutti i livelli di competenza riusciamo a
usare questi descrittori. Per quanto riguarda il mediare a livello concettuale, si distingue tra il
collaborare in un gruppo e il condurre un gruppo di lavoro. Poi a livello comunicativo, quindi al
facilitare la creazione dello spazio pluriculturale, fino al facilitare la comunicazione in situazioni
anche conflittuali. Le strategie di mediazione si dividono in strategie per spiegare un nuovo
concetto e quelle per semplificare il testo. anche il concetto di testo nel QCER è il perno dell’evento
di comunicazione. Non c’è comunicazione se non c’è un testo. qualsiasi evento comunicativo,
quindi non per forza qualcosa di scritto. Anche un’immagine può essere un testo. quindi si parte
parlando dell’attività di mediazione. Quindi dei diversi aspetti, delle caratteristiche comuni che
hanno le varie attività di mediazione. Vi parla dei bisogni, delle idee, del modo di esprimersi. Però
queste parti, che vengono poi mediate. Quindi quel dominio privato, ci si occupa un po’ di meno di
questo. Chi si occupa della mediazione, viene richiesta una intelligenza emotiva. Gardner parla
dell’intelligenza. C’è un’intelligenza emotiva che è quella che ci permette di sentire i bisogni
dell’altro. o comunque deve avere un’apertura mentale, deve provare empatia verso il po’ e lo
stato emotivo di chi sta partecipando alla situazione comunicativa. Il QCER ricorda che il termine
mediazione descrive anche il processo sociale e culturale che crea le condizioni per comunicare,
per cooperare e quindi anche per affrontare delle situazioni che possono diventare conflittuali.
Quindi stemperare le tensioni. Vi parla di mediazione interlinguistica, intermodale che implica
questa competenza sociale, culturale, una competenza plurilingue. Ci ricorda che la mediazione
non si può separare, si muovono tutte insieme. Il QCER offre una serie di descrittori. È importante
analizzarli. Abbiamo tre gruppi di scale di mediazione, che sono quelle che troviamo nel quadro, e
si rifanno ai tre gruppi delle attività. Il primo gruppo di scale si rifà al mediare a livello testuale;
quindi, io sto trasmettendo il contenuto di un testo. a chi lo trasmetto? Alle persone che non
riescono ad accedere a quel testo perché hanno una barriera linguistica, culturale, tecnica. Già
nella versione originale del quadro del 2001 si usava il termine mediazione con questo significato.
Quindi abbiamo una serie di scale con descrittori, che sono principalmente interlinguistici, quindi
fondati sull’interpretazione integrata con il programma di lingua. Però in questa nuova versione del
quadro viene sviluppata ulteriormente la nozione di mediazione e quindi si include anche la
mediazione di un testo per sé stessi. Quindi ci sono anche abilità integrate, come prendere
appunti, oppure i testi creativi e letterari. Quindi una crescita anche individuale. Differenza tra
abilità di base e abilità integrate. Le abilità di base sono 4 che possiamo definire colloquialmente
ascolto, lettura, scrittura e parlato. Ma se le chiamiamo con il nome tecnico abbiamo 2 attività di
comprensione: scritta e orale, che sono la lettura e l’ascolto. E 2 abilità di produzione: scritta e
orale, scrittura e parlato di tipo monologico (una presentazione personale). Tutte quelle che sono
invece abilità integrate presuppongono l’uso di due o più abilità di base. Quindi già dialogare è
un’abilità integrata perché per farlo devo capire cosa mi viene detto, quindi uso la comprensione
orale, l’ascolto e poi rispondo, quindi uso la produzione orale. Prendere appunti: devo ascoltare e
scrivere. Le abilità integrate sono sempre più difficili. Secondo gruppo di scale per la mediazione
sono quelle per mediare a livello concettuale. Qui ci riferiamo al processo per facilitare l’accesso al
sapere e ai concetti. Abbiamo persone che non sono in grado di accedervi direttamente e il
mediatore facilita questo accesso. Quindi fa anche dell’esempio, c’è anche il ruolo del genitore, del
mentoring, dell’insegnamento, della formazione e così via. Stiamo parlando di gruppi di lavoro,
quindi presuppone un lavoro collaborativo. In questo caso ci sono due aspetti complementari: da
una parte il costruire e elaborare dei significati e dall’altra facilitare, cioè incentivare condizioni che
favoriscano questo scambio e anche uno sviluppo concettuale. Terzo gruppo di scale è quel del
mediare a livello comunicativo. Dove si mira a facilitare la comprensione, a dare forma a una
comunicazione che sia riuscita tra gli urenti, gli apprendenti, che hanno dei po’ diversi, individuali,
socioculturali e così via. Quindi il mediatore in questo caso cerca di avere un’influenza di tipo
positivo sugli aspetti della relazione. Quindi anche qui stabilisce tra i partecipanti, ma anche
tramite lui. quindi sono dei rapporti che si vengono a creare con il mediatore e tra i partecipanti. In
questo contesto della mediazione di solito, ma non è necessario, si condividono, si mettono
insieme degli obiettivi comuni. Quindi ci sono anche delle capacità di diplomazia, di negoziazione,
di risoluzione dei conflitti. Materiale della Gestalt sulla risoluzione dei conflitti (ce lo può
condividere la prof, se ci interessa). In questo caso nel mediare a livello comunicativo ci stiamo
riferendo principalmente agli incontri di tipo personale.
Prima di vedere le scale, vorrei rinfrescare i livelli comuni di riferimento, per avere ben chiaro cosa
sappiamo fare a livelli A, elementari (A1 contatto e A2 sopravvivenza) quindi vedere cosa viene
richiesto a livello globale; a livello B intermedio (B1 soglia e B2 progresso) e al livello C avanzato (C1
efficace e C2 padronanza). Nel settembre del 2017 quando viene pubblicato l’aggiornamento del
QCER viene inserito anche il livello per A1 che è sempre un po’ esistito nella pratica, però
finalmente è stato riconosciuto. Tutto quello che c’è prima del raggiungere l’A1 e spesso si applica
anche a chi non ha delle capacità di letto scrittura. (Per fare ciò la prof ci ha preparato un test per
attribuire le scale globali dei livelli e li dobbiamo collegare al livello giusto). I descrittori a volte ci
possono dare qualche dubbio. Quando abbiamo dei dubbi con i livelli della stessa tipologia, nei
livelli intermedi, la differenza tra B1 e B2 c’è la differenza maggiore, il B2 fa un bel salto. Quali sono
le parole chiave che ci guidano sul B2: idee fondamentali (anche se sono testi complessi), astratto
(nei livelli A ci si ferma su argomenti concreti), linguaggio specialistico (il proprio settore di
specializzazione). Quindi ciò che dice che non è un livello C, e idee fondamentali. Poi dice
interazione con scioltezza e spontaneità. Per la produzione si tratta un’ampia gamma di argomenti.
E l’elemento proprio chiave del B2 è esprimere un’opinione su un argomento, esprimendo i pro e i
contro. I livelli B sono quelli del testo argomentativo, quindi dare i pro i contro e la propria idea.
L’A2 è un livello molto importante per gli immigrati qui in Italia, perché è legato all’ottenimento del
permesso di soggiorno. Bisogni concreti. Argomenti di ambito principalmente privato o pubblico. È
il livello del passato prossimo per l’italiano. Il C1 non ci sono informazioni principali, ma si
comprende l’ampia gamma dei testi complessi. Astrazione. I descrittori hanno una prima parta di
comprensione, la seconda parte è legata all’interazione e l’espressione. La complessità è tipica dei
livelli C1. Parole chiave che differenziano A1 da A2, nel primo si comprendono e utilizzano
espressioni familiari; quindi, non si parla tanto di interazione, ma di presentare sé stesso.
Interagisce in modo semplice ma l’interlocutore deve essere disposto a collaborare e parlare
lentamente. La routine è legata invece all’A2. Il C2 comprende tutto, è il livello più vicino a quello
della madrelingua. Un’altra caratteristica tipica dei livelli C è quella di rendere le sfumature di
significato. Il B1 (la prof lo chiama livello del viaggio). Se facciamo un confronto con il B2 c’è un bel
salto.
Ripasso utile, perché quando ci avvicineremo alle scale, avere ben chiaro quello che si richiede da
ogni livello ci aiuta a metterci in situazione.
Le scale nel pdf sono divise per gruppi di livello. In questo caso troveremo i livelli avanzati per
primi. Spesso nel QCER si parla delle scale che andrebbero lette dal basso verso l’alto, però la prof
ha seguito la scansione grafica. Le prime scale sono quelle sulla mediazione in generale. Quindi lo
stesso criterio dei descrittori. Abbiamo ben presente che nel C2 io devo saper fare tutto, devo
saper comprendere tutto e ce le rivediamo qui. (non vedremo tutte le scale, ma dobbiamo
imparare a leggerle). Rivediamo le parole chiave: a un livello C2 della mediazione, troviamo che chi
sa mediare ad un livello C2 ha questo modo efficace e naturale, sa cambiare ruolo in base ai
bisogni e alle situazioni e individuare sottigliezze e sfumature di significato. Quindi sa orientare
anche una discussione problematica. C’è anche lo spiegare in lingua chiara, fluente, ben
strutturata, trasmettendo in modo preciso la maggior parte delle sfumature e anche le implicazioni
socioculturali. Anche l’ironia, il sarcasmo. La mediazione però può essere efficace anche ad un
livello C1, abbiamo una persona che può agire efficacemente come mediatore. L’interazione la
riesce a mantenere in maniera positiva. Interpreta le prospettive, gestisce l’ambiguità, anticipa i
malintesi e interviene con diplomazia per orientare la discussione. Riesce ad ampliare i contributi
incentivando il ragionamento con le domande. È in grado di trasmettere in modo chiaro, fluente e
ben strutturato idee significative di testi lunghi e complessi. Si includono aspetti valutativi e la
maggior parte delle sfumature. Quando andiamo ai livelli B, proprio perché sono molto diversi tra
loro e all’interno di questi livelli possiamo avere un B2+ o (B2.1 o B2.2). il livello si distingue. Ad
esempio, nel B2+ si riesce a istaurare un clima sereno allo scambio di idee, facilitare questioni
delicate, mostrando di apprezzare i punti di vista. Il livello B2 è quello dell’argomentare i punti di
vista. Incoraggiando le persone a manifestare problemi, mostrando sensibilità nel modo di
esprimersi. È in grado di basarsi sulle idee degli altri, suggerendo come procedere. È in grado di
trasmettere il contenuto principale di testi ben strutturati, anche se lunghi e complessi. Mentre nel
C si parla di idee significative. Relativamente a materie inerenti ai suoi ambiti di interesse
professionale, accademico, personale, chiarendo le opinioni e le intenzioni degli interlocutori e dei
segnanti, nel caso in cui si lavori sulla lingua dei segni. Invece con un B2, abbassiamo leggermente,
ci parla di modo collaborativo, persone di diverso background, c’è un’atmosfera positiva con un
diretto supporto, con domande che individuano obiettivi comuni e c’è il confronto tipico dei livelli
B. quindi confrontare le opzioni per raggiungere questi obiettivi, spiegando le proposte e
argomentando. Porta avanti le idee degli altri, pone domande che suscitano reazioni da diversi
punti di vista, proporre una soluzione per le tappe successive ed essere in grado di trasmettere in
modo affidabile di informazioni dettagliate e argomentazioni. Quindi punti salienti di testi
complessi, ben strutturati, con un minimo di ambiguità. Gli ambiti sono sempre professionali,
accademico e personale. Stessa cosa succede con il B1. Abbiamo il B1 +, dove ancora si parla del
collaborare con persone di diverso background, mostrando interesse ed empatia, ponendo e
rispondendo a semplici domande. Formulando e accogliendo proposte, domandando se le persone
sono d’accordo, proponendo approcci alternativi. È in grado di trasmettere i punti principali di testi
lunghi esposti in una lingua non complicata. Quindi c’è un minore linguaggio settoriale. Su
argomenti di interesse personale, a condizione che possa controllare il significato di determinate
espressioni. Quindi qui la competenza è nettamente più bassa. Il B1 presenta persone di diverso
background, mostrandosi consapevole che alcune questioni possono essere considerate in modo
diverso e invitando le altre persone ad apportare la loro competenza ed esperienza. Quindi si
appoggia molto sugli altri. È in grado di trasmettere informazioni presenti in testi informativi,
chiari, ben strutturati su argomenti noti, personali o di attualità. Anche se talvolta i suoi limiti
lessicali rendono la formulazione difficile. Quindi questa gamma di lessico minore è palese. Poi ci
sono i livelli A. il per A1 non viene proprio preso in considerazione, non è previsto. Nell’A2 abbiamo
un A2 e un A2+. Nell’A2+ è in grado di svolgere un ruolo di supporto nell’interazione, a condizione
che gli altri partecipanti parlino o segnino lentamente e che uno di loro o alcuni lo aiutino a
intervenire e esporre le sue proposte. Quindi ha bisogno del supporto. È in grado di trasmettere
informazioni presenti in testi informativi, ben strutturati, ma brevi, a condizione che contengano
argomenti concreti e familiari che siano formulati in un linguaggio semplice quotidiano. L’A2 è in
grado di utilizzare parole semi semplici per chiedere a qualcuno di spiegare qualcosa. È in grado di
riconoscere difficoltà e indicare in una lingua semplice la natura apparente di un problema. È in
grado di trasmettere il punto o punti principali di brevi e semplici conversazioni o testi su
argomenti di tutti i giorni, di interesse immediato, a condizione che siano esposti in modo chiaro e
in una lingua semplice. Alla fine, si può mediare anche a livello A1, ma si usano segni, parole
semplice. Segnali non verbale per mostrare l’interesse verso un’idea. È in grado di trasmettere
informazioni semplici e prevedibili, di interesse immediato, presenti in semplici e brevi cartelli,
avvisi, manifesti, programmi e così via. È una scala pensata per una mediazione generale, però
ritroviamo gli elementi di base dei livelli. Quindi facciamoci guidare sempre da quello.
Per quanto riguarda la mediazione a livello testuale. Nel QCER abbiamo principalmente delle scale
che lo esplicitano. Abbiamo sempre due lingue quando facciamo mediazione, il QCER le chiama
lingua A e lingua B, che sono lingue differenti. Ma le interpreta anche come varietà o modalità
della stessa lingua oppure di registri differenti e la stessa varietà. O comunque anche una
combinazione di queste opzioni. Ad esempio, con la lingua dei segni io sto lavorando sulla stessa
lingua. Possono essere anche lingue identiche, quindi nel QCER del 2001 si parlava anche della
mediazione che può avvenire anche in una sola lingua. Ma in alternativa, si può riguardare anche
una lingua C o una lingua D. quindi possono essere presenti anche più lingue. Ma il quadro ci dice
che i descrittori sono ugualmente applicabili, o comunque avvenga una mediazione anche sulla
stessa lingua, su due lingue diverse, su più lingue, e utilizziamo gli stessi descrittori. Perché sono
descrittori di competenza, di quello che sa fare. i descrittori nel QCER sono sempre in positivo, ci
dice quello che so fare. quindi chi utilizza può avere la necessità di specificare quali sono le lingue,
le varietà, le modalità ai quali vanno adattati questi descrittori. Per facilità il quadro sceglie di
lavorare sulla dicotomia, sulla lingua A e B. oltretutto ci specifica che i descrittori non sono stati
elaborati pensando agli interpreti o ai traduttori, ma sono descrittori che si focalizzano su
competenze linguistiche, tenendo conto di chi usa o apprende la lingua in situazioni informali e
quotidiane. Quindi competenze, strategie per traduzione e interpretariati, il quadro le mette in un
altro settore. vedremo la descrizione, non vedremo le scale. Vedremo trasmettere informazioni
specifiche. Spiegare dei dati. Elaborare un testo. tradurre un testo scritto. Prendere appunti.
Esprimere un’opinione, un commento personale rispetto a testi creativi e letterati. Il fare l’analisi
critica di testi creativi e letterari. Quindi la prima è quella di trasmettere informazioni specifiche. Si
riferisce al modo in cui le informazioni rilevanti sono estratte da un testo fonte e vengono
trasmesse a un’altra persona. Quindi questa è l’attività di mediazione: prendo le informazioni da un
testo, le estraggo e le trasmetto a un altro. quindi abbiamo un focus sul contenuto più che sulle
argomentazioni, perché stiamo trasmettendo informazioni specifiche. La mette in relazione anche
con il leggere per orientarsi. Il testo può essere anche un testo orale, quindi potrebbe essere un
annuncio pubblico, una serie di istruzioni. Non pensiamo semplicemente al testo scritto. Cerca in
questo testo di partenza l’informazione necessaria e la trasmette al destinatario. Ci sono dei
concetti chiavi che vengono esplicitati nelle due scale. Le scale vengono divise nel macrogruppo
trasmettere informazioni specifiche, ma abbiamo trasmettere informazioni specifiche in forma
orale, abbinata anche alla lingua dei segni e trasmettere informazioni specifiche in forma scritta. I
descrittori non sono nemmeno in tutti i livelli. Vediamo i concetti chiave: un primo concetto è
trasmettere ad esempio informazioni sugli orari, i luoghi, i prezzi, che sono presenti in annunci o in
documenti. Quindi già qui capiamo perché in alcuni livelli non c’è, perché si presuppone che ad
esempio ad un livello C o B2, io sia autonomo nel riuscire a capire l’informazione su un orario, un
luogo o un prezzo. Sono ambiti di immediata necessità. Trasmettere delle serie di indicazioni o di
istruzioni. E trasmettere informazioni specifiche e pertinenti presenti in testi informativi come
guide, opuscoli, corrispondenze o testi più lunghi e complessi come articoli, relazioni ecc. poi ci
sono delle spiegazioni che ci parlano di una progressione verso l’alto. Si parte dai livelli più bassi e
le spiega un po’. Dice che ai livelli molto bassi che trasmettere informazioni come orari, luoghi e
prezzi è tipico dei livelli per A1, A1. Mentre in teoria già il livello A2 si inizia a destreggiare con testi
semplici come le istruzioni. Dal B1 si inizia a scegliere già trasmettere informazioni specifiche
presenti in annunci, testi come volantini, opuscoli, lettere, ecc. Mentre nel B2 c’è un modo molto
affidabile di informazioni anche dettagliata da una corrispondenza o testi più lunghi. Ci spiega per
la scala scambio di informazioni non sono stati dati i descrittori per i livelli C perché sono compiti
essenzialmente informativi e non richiedono un livello C di competenza, che è più legato alle
sfumature di significato. Vi ricorda che le due lingue possono essere differenti o varietà della stessa
lingua. Vediamo la prima. Per trasmettere informazioni specifiche in forma orale, il primo
descrittore che troviamo è sul C1; quindi, è in grado di spiegare in lingua B (lingua target) la
pertinenza di informazioni specifiche che si trovano in una sezione particolare di un testo lungo e
complesso in lingua A. quindi appaiano queste due lingue e nel C1 ci dà non tanto la parte delle
informazioni, che rimangono specifiche, ma legato a un testo lungo e complesso. Anche la
lunghezza dei testi è differente nei livelli. I testi più lunghi sono di livello C. Nel B2, quello che sta
più in alto è un B2+, quindi andiamo verso il livello C. troviamo sia l’oralità che il testo scritto.
Abbiamo fatto giusto una chiave di lettura. Vediamo che dove è più evidente sono i livelli A, anche
qui abbiamo un A2+ e un A2. Vediamo il pre-A1, è in grado di trasmettere in lingua B semplici
istruzioni su luoghi e orari a condizione che siano ripetute molto lentamente e chiaramente (qui
siamo sulla parte orale). Oppure informazioni molto elementari (quindi c’è anche la parte delle
informazioni e delle istruzioni), ad esempio numeri o prezzi presenti in testi brevi, semplici e
illustrati. Per quanto riguarda lo scritto è in grado di enumerare in lingua B nomi, numeri, prezzi e
informazioni semplicissime da testi scritti in lingua A, di interesse immediato, scritti in una lingua
molto semplice, corredata da illustrazioni. Quindi addirittura nel pre-A1 c’è questa illustrazione che
ci aiuta.

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