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PREMESSA
Educazione e intrattenimento dei bambini
Alla dimensione dell’intrattenimento spesso ci si dà poca importanza, perché si ha come l’impressione che
tutto ciò che lo riguarda sia attività di poco o nessun conto, e si ritiene che sia contrapposto all’ insegnare ai
bambini. Nella realtà invece, le attività di intrattenimento hanno sempre una forte incidenza sull’infanzia.
La narrazione, si colloca prima di tutto in questa zona. Attraverso le narrazioni al tempo stesso di
perseguono chiari intenti educativi: si presentano modelli di comportamento, e spesso si trasmette la
tradizione dell’immaginario adulto. Questa dimensione non deve però incrinare quella dell’intrattenimento.
I contesti di interazione
Importante è prendere in considerazione non solo l’interazione della diade madre-bambino, ma anche la
pratica professionale degli insegnanti. Il rapporto tra adulto-bambino è correlato al rapporto tra attività di
lettura A-B. Infatti, la quantità e qualità di lettura di libri è correlata ad un attaccamento sicuro/insicuro
madre bambino. Questo significa che la letteratura non può essere pensata o prescritta a prescindere dalle
condizioni relazionali in cui si esercita. Viene valorizzata la pratica dell’adulto che sollecita il bambino a
reagire in modo libero al libro e alle figure, per lasciarlo libero di esprimersi e di elaborare ciò che
preferisce.
L’interazione aperta e dialogata tra A-B risulta molto più produttiva per le acquisizioni espressivo-
linguistiche. Queste considerazioni valgono sia per l’interazione domestica che per quella scolastica.
Sono stati individuati negli insegnanti 3 stili specifici di gestione della situazione della lettura:
1° Stile descrittivo – nominare gli oggetti e fare domande semplici;
2° Stile comprensivo – esprimere e sollecitare piccoli ragionamenti;
3° Stile orientato alla prestazione – l’adulto invita i bambini a ripetere e riassumere.
Stili diversi sembrano risultare più adeguati a seconda dell’età e delle competenze dei bambini.
o Inferenze lessicali: legate al significato delle parole che conosciamo le commettiamo quando
parliamo usando parole che diamo per scontato es. “Gina è nubile e quindi non ha tanti impegni in
casa”. Per capire la frase devo conoscere il significato della parola “nubile”.
o Inferenze pragmatiche: legate all’esperienza che abbiamo del mondo es. “il dente fu tolto senza
dolore. Il dentista ha usato una nuovo metodo”. Inferenza ponte fra una frase e l’altra.
o Inferenza rielaborativa: basate sulle esperienze legate al mondo senza le quali non potremmo
risolvere le inferenze es. “l’uomo tagliò la torta” con quale attrezzo si taglia una torta?
Più facciamo conoscenze, più creiamo script, più possiamo fare inferenze.
Gli studiosi della comprensione individuano 2 modi principali di strutturazione delle conoscenze
enciclopediche: gli SCRIPT e gli SCHEMI.
Gli SCRIPT
Lo SCRIPT è la conoscenza che noi abbiamo di certi eventi o episodi, nel loro svolgimento ordinario. E’ la
conoscenza organizzata di una serie di azioni ed eventi ricorrenti e stabiliti in una particolare situazione
ovvero sono legati alla dimensione temporale quindi a una sequenza di azioni descritta che si verificano
sempre nello stesso modo. Sono schemi cognitivi. Esempio: script dell’”andare al ristorante” che implica
una serie di azioni che si svolgono in quel dato contesto. Conoscenza organizzata, costruita attraverso la
somma di vari elementi. Gli script rappresentano una delle più semplici strutture concettuali della mente, e
servono ai bambini (già a 2 anni e mezzo sanno riconoscere e argomentare diverse sequenze di azioni) per
orientarsi nella vita e per capire i testi, cioè per decifrare situazioni spesso solo indicate o indiziate.
Gli script per i bambini sono importantissimi perché permettono loro di vivere più serenamente. Es.
Primo schema cognitivo: un oggetto, la palla.
Secondo: l’oggetto viene integrato ad altro, la palla nel prato.
Terzo: azioni che si sviluppano nel tempo, la palla usata dalla bimba tutti i pomeriggi.
Avere a disposizione uno o più script adeguati per la comprensione di un testo è dunque una condizione
basilare per capire. Tuttavia, ciò non può essere sufficiente alla comprensione.
Nell’infanzia gli script sono in formazione e in numero dipendente dalle esperienze del bambino. Essi
rappresentano al tempo stesso la prima e più elementare organizzazione concettuale del bambino. Quindi,
è importante cercare di promuovere anche nell’infanzia esperienze varie e ripetute di ogni tipo per aiutare i
bambini a organizzarle mentalmente e dunque a possedere script.
I temi e la comprensibilità
Quando scegliamo un libro o una storia da proporre ai bambini dobbiamo considerare l’accessibilità del
TEMA per i bambini. Il tema in un libro di narrativa per bambini è “l’argomento di cui tratta”, ed esso può
rinviare a grandi momenti della vita collettiva (vita, morte, amore, odio) e individuale (sentimenti,
emozioni). Quando cerchiamo il tema della narrazione però tendiamo a farlo coincidere con il riassunto o
con la morale. Per questo sembra difficile definire il tema di una storia. Gli strutturalisti del testo hanno
definito il tema in base al rapporto che lega le azioni dei personaggi tra loro, soprattutto del protagonista, e
degli scopi che si prefiggono. Le tematiche e quindi i temi prevalenti possono essere rintracciati nel
rapporto tra i moventi che spingono i personaggi (motivi che portano il personaggio di una storia a svolgere
determinate azioni).
Per quando riguarda l’accessibilità del tema, essa è strettamente legata alle esperienze dei bambini in
termini di scopi e aspirazioni dei personaggi presenti nella storia.
Quanto più il tema sarà familiare ai bambini, tanto più si potrà presumere la messa in atto di conoscenze e
aspettative pertinenti, anche in presenza di una scrittura poco descrittiva.
Il racconto invece, consiste nell’alterazione del corso ordinario degli eventi. Tuttavia l’impiego dello script
è inevitabile in ogni racconto o storia, perché molte parole rinviano alle nostre conoscenze e a ciascuno di
esse nella mente del bambino corrisponde spesso un copione, una serie di azioni collegate.
La differenza dello script con altri tipi di conoscenza è la sua grande CONCRETEZZA.
Schemi e Integrazioni
Lo SCHEMA è una rete di conoscenze un po’ più astratta di quella dello SCRIPT, che ha invece carattere
altamente “situazionale”. Un tipico schema è quello di “comprare”, che implica concetti tra loro collegati:
che qualcuno venda, che ci sia un oggetto, che esso abbia un certo valore, che implichi uno scambio ecc.
Esempio: “Franco è stato due ore sotto la pioggia senza ombrello” schema: bagnarsi.
È importante che il tema delle storie sia accessibile al bambino per fare in modo che impieghi meno fatica a
riconoscere la situazione e di attivare script e schemi corrispondenti che gli permettano di capire.
È inoltre fondamentale creare collegamenti fra i “pezzi” del testo che solitamente facciamo producendo
inferenze, le inferenze co-testo. Coerenza e coesione sono altresì fondamentali per dare al testo un
discorso connesso, insegnando al bambino la coerenza testuale.
Il piano linguistico: parole difficili ed enunciati ellittici – Le difficoltà più frequentemente segnalate
L
CONCLUSIONE – Ciò che occorre ad un adulto esperto di lettura è intuire dove si annidano le difficoltà,
riconoscerle ed aiutare i bambini ad affrontarle. Bisogna tener presente che nell’infanzia gli schemi di tutti i
tipi sono solo informazione, quindi bisogna garantire al bambino un’esperienza piena e entusiasmante della
lettura e della comprensione di quella storia ed evitare di appesantire la lettura fornendogli conoscenze
inutili o nomenclature sullo schema formale della storia.
1. Racconto e lettura
Il racconto e la lettura sia a scuola che in famiglia si articolano in modi diversi. Nel racconto e nella lettura vi
sono delle differenze:
1. Nel racconto prevale un linguaggio adatto agli ascoltatori, che incanta e affascina, mentre nella
lettura non vi è una totale immedesimazione del testo e del lettore.
2. Il ruolo dell’adulto nel racconto diventa centrale, è lui la fonte della narrazione, il creatore della
storia, mentre nella lettura il lettore è un mediatore-interprete.
3. Un’altra differenza riguarda il contesto, più teatrale nel caso del racconto e più narrativo nel caso
della lettura. Così sono diversi la qualità della comunicazione narrativa e i problemi di
comprensione.
4. Si sottolinea comunque l’importanza della lettura in quanto permette l’accostamento del bambino
alla lingua scritta e diventa una sorta di priorità nell’età evolutiva in quanto prevede una maggiore
complessità semantica e sintattica rispetto al testo orale.
Lettura:
Attività piena di valore e non “copribuco” di altre attività; valore della trasmissione, se l’adulto
tratta bene i libri lo farà anche il bambino.
Se l’adulto collega le esperienze personali con la lettura di un libro permette al bambino di capire
perché si leggono, a cosa servono, oltre che essere un’attività ludica.
Se diversifichiamo le letture a seconda dei libri (narrativo, descrittivo, di sole immagini ecc.) diamo
l’idea che i libri non sono tutti uguali e si usano in modo diverso (aprire finestrelle, leggerli al
contrario, toccarli ecc.)
I problemi lessicali non sono legati alle parole utilizzate ma a capire il significato di esse. In casi di parole
difficili all’interno di testi è bene per le prime letture cambiare le parole e renderle più facili, poi solo dopo
aver capito il significato di quelle parole si possono utilizzare le originali così da ampliare il lessico dei
bambini.
2. La rilettura
Una delle esperienze più diffuse nell’ambito della lettura ai bambini è quella di rileg gere più volte la stessa
storia. Questo comportamento di richiesta da parte del bambino esprime un’esigenza di soddisfacimento
emotivo e una richiesta di provare e riprovare emozioni già provate. Bettelheim, nella sua esperienza
clinica, ha collegato questo piacere in una sorta di test proiettivo delle tensioni psichiche vissute dai bambini
in difficoltà. La fiaba che il bambino richiede più volte rappresenterebbe in modo simbolico il conflitto
principale vissuto dal bambino stesso, in cui la soluzione positiva rappresenta una sorta di sollievo del
disagio del bambino.
La rilettura tocca anche la dimensione cognitiva del bambino, in quanto sono le conoscenze precedenti che
permettono di immagazzinare e ricordare le informazioni nuove, e attraverso di essa gli si dà la possibilità di
apprendere nuove informazioni riallacciandosi a quelle che già conosce della storia. Per questo, le richieste
di spiegazioni complesse tendono a comparire alla seconda o alla terza lettura, suggerendo un
collegamento tra gli eventi e una più piena comprensione della storia.
Le anticipazioni danno il senso di sentirsi capaci di conoscere il testo, di sapere che quello che pensavi si
realizzasse si è realizzato veramente, danno la sicurezza emotiva. Danno anche sicurezza cognitiva perché
conoscendo la storia la si può raccontare agli altri.
La rilettura è però efficace soltanto se è gradita ai bambini e se è richiesta da loro, è una strategia che
stimola gli interrogativi nei bambini e che li pone in atteggiamento attivo nei confronti del testo.
Alla lettura non segue il disegno o un lavoretto. Le risorse emotive sono state impiegate quasi tutte nella
lettura del libro e non si è in grado di andare a riviverle attraverso un disegno o qualcos’altro inerente a
quello che richiede un forte impegno emotivo. Solo dopo che le emozioni si sono placate allora si può
intraprendere un’esperienza collegata alla lettura.
Modelli di rilettura:
Selezioni di parti per approfondire un particolare tratto della storia;
Riguardare solo le immagini facendo raccontare la storia ai bambini, guidare la storia per
ricostruirla;
Ad ogni rilettura mettere a fuoco tratti diversi del libro: personaggi, ambiente, rapporti causa-
effetto;
Lasciare il libro ai bambini per farli sentire liberi di partecipare alla lettura in modo diverso.
Le strategie delle madri poi sono state codificate da alcuni studiosi come:
STRATEGIE ALTE
o Domande
o Valutazioni (Ciò è possibile?)
o Domande causa effetto (perché succede così?)
o Alternative proper (cerca un altro modo)
o Conclusioni (perché finirà così?);
STRATEGIE MEDIE
o Sequencing (per primo fai questo)
o Riproduzioni (fai come me)
o Inferenze di somiglianza e di differenza
o Chiarificazioni dichiarative e di gestione (redigere l’attenzione)
STRATEGIE BASSE
o Etichette verbali, di descrizione e dimostrative
Queste strategie riguardano il trattamento cognitivo del testo iconico e perciò soprattutto la comprensione
delle figure, con il carico di inferenze, implicazioni e connessioni che vanno inevitabilmente fatte per
leggerla adeguatamente.
PARAFRASI – Spesso le parole difficili vengono omesse oppure viene fatta una parafrasi sostitutiva, Es:
“C’era una volta una donna vedova..” sostituito con “C’era una volta una donna a cui era morto il marito…”.
Altre volte invece la comprensione può essere assicurata anche attraverso l’”affiancamento” al termine
ignoto di un’espressione chiarificatrice. Es: “C’era una volta una donna vedova, cioè una donna a cui era
morto il marito…”. Importante questo modo perché il narratore non omette il termine insolito ma ne
garantisce la comprensione ribadendo il significato attraverso un’espressione familiare. Il traguardo da
perseguire è quello di mettere i bambini in grado di affrontare anche le espressioni ostiche e difficili; per
questo è una buona pratica quella di non omettere parti del testo ma di affiancarle con espressioni più
semplici/familiari che illuminino il significato di quelle parole.
Riconoscere le difficoltà del testo - Primo compito dell’adulto = esaminare il testo e cogliere gli elementi
critici per la comprensione e in riferimento agli snodi cruciali della
storia.
- Secondo compito = verificare la comprensione con domande non
abbondanti ma che controllano i passaggi importanti; se ad una
domanda di accertamento essa verifica l’ignoranza dei bambini ad
essa segue una spiegazione.
- Terzo compito = riconoscere le insufficienze esplicative del testo
(soluzione=spiegazione delle lacune) e riconoscere scelte
linguistiche difficili (soluzione=semplificazione di tali difficoltà)
mai omettere parti del testo ↓
Da un lato è cruciale e alfabetizzante consentire precocemente
l’esperienza di interazione con la lingua scritta e le sue potenzialità,
dall’altro tale esperienza (la non omissione e la conseguente
spiegazione/aggiunta di parti) pone specifici problemi di
comprensione.
Soluzione = forme di aggiustamento del testo al piccolo ascoltatore
che salvino la ricchezza testuale e al tempo stesso ne consentano la
piena comprensione.