Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Letteratura
Università Cattolica del Sacro Cuore - Brescia
17 pag.
All’età di sei anni, un bambino ricevette in regalo tre Bumper Annual, grossi volumi disseminati di disegni
tratteggiati in bianco e nero da completare e colorare; lui si limitava a dipingere le immagini con i pastelli a
cera, perchè fino all’età di 9 anni non fu in grado di leggere fluentemente; prima, sapeva leggere le singole
parole, ma non le frasi.
Il giorno del suo decimo compleanno, il bambino prese la scarlattina e fu costretto a rimanere in isolamento
in ospedale per tre settimane. Al suo ritorno, trovò un libro dal titolo Worzel Gummidge, regalato dalla sua
nonna, l’unica lettrice colta della famiglia. Egli iniziò a sfogliare le pagine e la sua attenzione venne catturata
dalle immagini, in particolare da una di esse: un’illustrazione della protagonista, seduta nella cucina della
fattoria mentre mangia qualcosa di misterioso, attingendo direttamente dalla ciotola con un cucchiaio. Il cibo
che aveva mangiato durante il suo ricovero in ospedale era molto insipido e misero, quindi il bambino si sentì
curioso di sapere cosa stesse assaporando Susan direttamente dalla zuppiera, cosa che sua madre trovava di-
sdicevole. C’era un solo modo per scoprire il mistero: leggere la storia. Cosi, nonostante le sue difficoltà con
la lettura, si mise all’opera e fu così che lesse un libro interamente, dall’inizio alla fine senza mai fermarsi.
Dopo essersi trasferito, fece amicizia con Alan, che era un lettore assiduo e costante; i due ragazzini si scam-
biavano libri e discutevano dei brani: fu in questo momento che il protagonista scoprì il piacere della condi-
visione di un testo.
Successivamente Alan gli fece anche conoscere la biblioteca, inducendolo ad iscriversi; da quel momento in
poi, la visita settimanale alla biblioteca divenne un rituale: i due amici si scambiavano i libri presi in prestito
e il protagonista, poco a poco, si avvicinò a diversi generi letterari, in particolare le storie avventurose am-
bientate in campagna o sull’oceano, dato che amava la natura. In questo periodo egli prese appunti sull’am-
biente naturale, con i quali aggiornava il suo “diario della natura”, che aveva iniziato a tenere in seguito ad un
suggerimento radiofonico: questa fu la sua prima scrittura autonoma.
Una svolta significativa nella vita del giovane protagonista ci fu tra 14 e i 16 anni, grazie all’incontro con uno
straordinario insegnante e un particolare libro. L’insegnante era capace di appassionare la classe con la lettura
ad alta voce, recitazione di storie e poesie, i suoi incoraggiamenti; fu lui a spianargli il terreno al Ginnasio (al
cui esame di ammissione fu respinto precedentemente, costringendolo a iscriversi a un istituto secondario per
ragazzi problematici), Jim Osborn (brillante e critico insegnante di inglese, convinto che il cuore dell’educa-
zione fosse rappresentato dalla lettura di letteratura) e alla scoperta dei tascabili Penguin.
Il ragazzo continuò a frequentare la biblioteca e la lista dei suoi autori si andò progressivamente ampliando;
parlava delle sue letture con Jim.
Il protagonista riflette sul fatto che sono state le persone a fare la differenza nella sua vita, ma nessuna di loro
avrebbe avuto un tale peso senza i libri resi disponibili gratuitamente dalla biblioteca pubblica e dalla scuola.
A quindici anni, poi, cominciò ad acquistare libri, utilizzando la paghetta che gli veniva data dal padre.
Ma il Grande Momento Penguin arrivò quando scoprì il libro Figli e amanti della collezione Penguin: egli ne
era così attirato, perché era la prima volta che leggeva un libro che parlava di lui. In quel momento, tutto ciò
che Jim Osborn gli aveva svelato, quadrava perfettamente: la letteratura si occupava di ciò che accadeva a lui,
e ciò che accadeva a lui assumeva un significato diverso quando lo ritrovava sulla pagina stampata.
Quando arrivò alla fine del romanzo, nel bel mezzo della notte, mentre girava l’ultima pagina, pensò:<<Vorrei
averlo scritto io!>>. E il suo pensiero successivo fu: “E perché non farlo, dunque!”. In quel momento realizzò
consapevolmente di essere – non di voler essere – uno scrittore.
Ma i suoi incontri con la Penguin non furono solo privati; nel corso dell’ultimo biennio di scuola superiore
divenne bibliotecario e creò una sezione dedicata alla Penguin nella biblioteca scolastica.
Lingua e forma
Il concetto chiave di Hoggart secondo il quale la letteratura <<esplora, ri-crea e ricerca i significati dell’espe-
rienza umana>> ci consente di capire quanta importanza essa abbia per i bambini. È difficile trovare una
definizione più appropriata della vocazione fondamentale dell’infanzia, ovvero di una fase della vita in cui
esploriamo, ri-creiamo e ricerchiamo il significato dell’esperienza umana, con un’intensità maggiore che in
ogni altro momento della vita; per questo motivo i bambini sono impegnati ogni giorno a giocare in modo
istintivo.
Una buona educazione formalizza e guida il gioco, nel tentativo di rendere i bambini consapevoli delle proprie
scoperte molto più rapidamente e profondamente; chiaramente la stessa azione educativa dovrebbe accompa-
gnare le persone in un percorso di apprendimento e di ricerca oltre l’infanzia e oltre la scuola, per diventare
centrale nella vita di tutti i giorni.
La letteratura – se accettiamo il punto di vista di Hoggart - ha proprio questa funzione, ma non è l’unica
disciplina ad occuparsene: anche la musica, arti plastiche e grafiche e la ricerca scientifica pura, vanno alla
ricerca di significati. Ciò che però contraddistingue tali forme dalla letteratura, è la peculiarità di quest’ultima,
ovvero la sua <<relazione del tutto unica con la forma con il linguaggio>>.
Il ruolo del linguaggio merita un approfondimento ulteriore, che ci porterà direttamente ad un attento esame
della forma.
Le parole sono simboli che non hanno potere di per sé, ma in relazione all’oggetto a cui rinviano e alle espe-
rienze che sono alla base della loro comprensione. I bambini devono arrivare a questa consapevolezza attra-
verso un processo che tende a fondere nella nostra mente la parola (il significante) con l’oggetto a cui rinvia
(il significato). Una volta acquisita questa capacità, il semplice ascolto della parola farà scattare in noi la stessa
reazione che proviamo davanti all’oggetto cui essa rimanda.
Le parole sono potenti, plasmano e motivano il nostro comportamento, per questo diciamo che il linguaggio
è magico.
La forza del linguaggio è fondamentale per dar voce alle nostre fantasie, ai pensieri, alle emozioni e alle nostre
esperienze passate e future; infatti, finchè non avremo dato forma a queste esperienze attraverso le parole, non
avremo consapevolezza di ciò che pensiamo, proviamo e sappiamo: la maggior parte di noi non riesce a dare
un senso alla propria vita, finchè non ha tradotto in parole la propria esperienza. Se questo vale per gli adulti,
è ancor più vero per i bambini, ogni giorno vivono esperienze nuove e sconosciute, assorbono infiniti stimoli
sensoriali, emozioni e sensazioni. Senza il linguaggio, strumento essenziale, nessuno potrebbe riuscire in que-
sto intento, ci troveremmo nel buio, sopraffatti dalle nostre emozioni.
Basta ascoltare una conversazione qualsiasi, per renderci conto di quanto le persone siano definite dal lin-
guaggio che parlano, e che tutti noi utilizziamo costantemente il linguaggio narrativo per raccontare agli altri
di noi stessi. Il linguaggio è una caratteristica e una risorsa che ci contraddistingue in quanto esseri umani, più
è sviluppato e complesso maggiore è la sua potenza. Attraverso il linguaggio ci avviciniamo alla consapevo-
lezza; il linguaggio ci crea e ci consente di appropriarci della nostra cultura e della nostra civiltà. Per questo è
fondamentale che durante la crescita tutti noi riusciamo ad acquisire una solida padronanza linguistica, attra-
verso una molteplicità di esperienze.
Nel processo di acquisizione di competenze linguistiche (abilità nel raccontare storie e nel costruirsi un pen-
siero narrativo), sappiamo che i bambini devono potersi accostare ad una vasta gamma di esperienze di lin-
guaggio parlato.
Un’altra ragione, più profonda, per la quale i ragazzi possono rifiutare la letteratura, soprattutto nell’adole-
scenza, risiede nel fatto che spesso non conoscono, perché non sono state loro insegnate, le diverse possibilità
di utilizzo del linguaggio e, di conseguenza le diverse possibilità di lettura:
1) Il LINGUAGGIO SCIENTIFICO Nel linguaggio scientifico – e in tutti gli usi puramente infor-
mativi del linguaggio - tentiamo di utilizzare le parole nel modo più oggettivo e preciso possibile,
perché quando leggiamo questo tipo di comunicazione vogliamo ricevere l’informazione in essa con-
tenuta in modo chiaro e veloce. E quando le parole non si piegano a questo uso, come spesso accade,
gli scienziati tendono ad inventare un nuovo linguaggio composto da simboli definiti.
2) Il LINGUAGGIO LETTERARIO tenta di fondere esperienze difformi in insiemi coerenti: è la
poesia, o la storia o il dramma teatrale, o il romanzo nel suo complesso ad essere rilevante. La lingua
letteraria: è un organismo vivo, mutevole, fluido; è costantemente alla ricerca di nuove combinazioni
che creino nuovi significati. Il linguaggio letterario si avvale di immagini per esprimere una moltepli-
cità di significati; si nutre di ambiguità, ironia, paradossi, rivelando nuove sfumature di senso e rinno-
vando anche i clichè più stereotipati. In questo senso possiamo dire che la lingua letteraria è una lingua
viva, che si ribella a qualsiasi imprigionamento del passato.
È per questo che spesso l’uso letterario della lingua rifiuta qualsiasi definizione, e l’autore utilizza le
parole, le sceglie e le combina, imprimendo un colore del tutto personale, è ciò che chiamiamo stile.
Nell’esercizio di questa arte, l’autore diviene l’amanuense della propria epoca: attraverso la sua opera
entriamo in contatto con l’intera umanità, non solamente con i nostri contemporanei e con noi stessi.
Chiunque si definisca un lettore potrà contare su un certo numero di libri che in un determinato mo-
mento della vita gli ha riaperto gli occhi.
È importante, infine, soffermarsi su altri due aspetti che sottolineano il valore della letteratura: la sua
funzione pacificatoria, che ci conforta nella nostra condivisa umanità, e la sua funzione sovversiva,
che sfida costantemente i nostri pregiudizi, le nostre radicate abitudini.
Sebastian Wren, psicologo cognitivista americano, esperto dei processi di lettura, in un suo articolo osserva
che, mentre noi stiamo leggendo il suo articolo:
- la nostra corteccia occipitale rielabora tutte le informazioni incontrate: parole, lettere, tipologia caratteri;
- il nostro lobo frontale è impegnato ad elaborare il significato del testo e sta lavorando per mettere in relazione
ciò che stiamo leggendo con ciò che già sappiamo
- il nostro lobo temporale è attivo e sta analizzando tutti i suoni associati alla lettura, anche se stiamo leggendo
silenziosamente.
Dalle considerazioni presentate da Wren, possiamo trarre almeno due certezze:
1) La lettura ad alta voce è essenziale per lo sviluppo della capacità di lettura anche quando il lettore è
già in grado di leggere autonomamente e silenziosamente. Questo perché la zona del cervello che
gestisce i suoni deve poter lavorare in maniera competente tanto quanto le altre due aree, cosa che può
fare solo se ha la familiarità col suono di parole e frasi. Ecco perché è più facile leggere sottovoce un
testo che abbiamo già ascoltato leggere ad alta voce;
2) Dal momento che ogni lettura si basa su quello che il lettore ha già letto in precedenza, maggiore è la
varietà di parole, frasi e testi già in archivio, maggiore sarà la capacità di decodificare un testo nuovo.
In definitiva, possiamo affermare con una certa sicurezza che ascoltare letture ad alta voce, avere una grande
varietà di testi a disposizione e conversare sulle nostre letture, non sono attività secondarie del nostro processo
di crescita. Si tratta di argomentazioni basate su prove empiriche.
1. SELEZIONE Qualsiasi lettura ha come punto di partenza una selezione. Naturalmente si deve disporre
di un’ampia scelta di libri, facilmente accessibili, in modo tale che il lettore possa leggere in qualsiasi luogo e
in qualsiasi momento lo desideri.
2. LETTURA Una volta compiuta la scelta del libro, dobbiamo prenderci del tempo per leggere. Non si
può trarre piacere dalla lettura di un buon libro fino a quando non siamo entrati nella storia, lasciandoci coin-
volgere dagli avvenimenti, dai personaggi, dallo stile e dai significati del testo. I libri per i bambini molto
piccoli sono progettati per immagini e parole, per consentire al giovane lettore, incapace di mantenere una
lunga concentrazione, di “fondersi” immediatamente con la storia.
Il tempo per leggere è un elemento cruciale, apparentemente scontato, per qualsiasi efficace programma di
educazione alla lettura.
Così come abbiamo bisogno di tempo per leggere, abbiamo anche bisogno di spazi in cui leggere: se ricono-
sciamo la giusta importanza alla lettura, allora dobbiamo riconoscerle uno spazio adeguato; dobbiamo cioè
creare un ambiente di lettura che incoraggi questa pratica, piuttosto che ostacolarla.
Per ambiente di lettura si intende un contesto che include tutti gli elementi che concorrono a trasformare i
bambini in lettori appassionati: i l luoghi in cui leggere, gli spazi di esposizione dei libri, la lettura ad alta
voce, le conversazioni sui libri in cui i bambini vengono coinvolti dagli adulti.
3. RISPOSTA Gli studi sul funzionamento della psiche umana dimostrano come sia impossibile leggere
qualunque cosa senza sperimentare una qualche forma di reazione. Ci si può anche annoiare o addormentare,
ma già questi due effetti rappresentano una reazione a ciò che abbiamo letto.
La lettura ci può influenzare in molti modi. La reazione più importante si ha quando il lettore ha talmente
apprezzato un libro da voler riprovare lo stesso piacere; questo effetto può concretizzarsi attraverso il desiderio
di:
- rileggere lo stesso libro
- leggere altri libri dello stesso autore
- leggere libri simili a quelli che abbiamo letto
- leggere ancora per il puro piacere di leggere.
Molti adulti sono bravi ad incoraggiare i bambini a scegliere i libri e dedicano parecchio impegno per stimolare
nei piccoli il desiderio di leggere. Pochi però sono gli adulti che riescono ad aiutare i ragazzi a trovare il tempo,
la motivazione e la concentrazione necessari per leggere ciò che hanno scelto.
Questi sono gli interrogativi che noi educatori dovremmo porci e rappresentano il punto di partenza per qual-
siasi efficace conversazione sui libri con bambini e ragazzi.
2. Il lettore implicito
È necessario sottolineare una questione ovvia: l’autore, mentre scrive, non ha necessariamente in mente un
lettore specifico. È l’opera in sé che definisce il tipo di lettore cui essa è rivolta.
Ciò che conta per la critica letteraria è legittimare l’idea di un lettore implicito nell’opera, perché da una
corretta individuazione del lettore implicito, dipende in una corretta comprensione e valutazione dell’opera.
Finchè non si scoprirà come tener conto del lettore implicito, la richiesta di dare maggior attenzione nei con-
fronti dei ragazzi come lettori e della letteratura per ragazzi rimarrà inascoltata.
In passato l’atteggiamento di rifiuto del concetto di lettore implicito ha negato credibilità a qualsiasi approccio
critico, applicato alla letteratura per ragazzi. Se i critici che si occupano di letteratura per ragazzi vorranno
ottenere pari dignità rispetto ai colleghi che si dedicano alla letteratura tout court, dovranno dimostrare che il
Il concetto di lettore implicito deriva dall’assunto che per comunicare è essenziale essere in due, e suggerisce
l’idea che un autore, attraverso un libro, crei una relazione con il lettore per scoprire il significato del testo.
Secondo Wayne Booth, per ottenere questo risultato, l’autore in modo consapevole o inconscio crea un’im-
magine di se stesso ed una del suo lettore; crea il lettore come crea il suo alter ego, e la lettura più riuscita è
quella in cui le due personalità create – autore e lettore – riescono a trovare un accordo totale.
Al lettore implicito, più o meno intenzionalmente, vengono attribuite determinate caratteristiche e una data
personalità, attraverso tecniche ed espedienti che sono funzionali alla narrazione. E il personaggio che ne
risulta è accompagnato dall’autore verso i significati potenziali del testo.
3. Il lettore-bambino resistente
Il lettore maturo sa perfettamente come riuscire a mettere da parte i propri pregiudizi per assumere il punto di
vista del testo, come entrare nel libro diventandone parte.
Ovviamente, i giovani lettori non hanno ancora appreso questa abilità, non hanno ancora scoperto come pla-
smare la propria personalità per assecondare gli inviti del testo; in questo senso i giovani sono lettori resistenti:
vorrebbero che fosse il testo a plasmarsi su di loro e si aspettano che l’autore li prenda per quello che sono,
piuttosto che essere loro ad accogliere il libro per quello che è.
Una delle potenzialità offerte dal metodo critico che l’autore del testo delinea, consiste nel poter aiutare gli
educatori ad individuare più facilmente quei libri che accettano il giovane lettore così come è, per poi trasci-
narlo dentro al testo.
Lo stile
Con il termine stile intendo il modo particolare in cui lo scrittore utilizza il linguaggio per creare il proprio
alter ego e il proprio lettore implicito e per comunicare il significato del testo. È però riduttivo pensare che si
tratti unicamente di una questione di sintassi e di scelte lessicali, in quanto il termine assume un significato
molto più ampio, fino ad includere l’uso che un autore fa delle immagini, dei riferimenti intenzionali e incon-
sci, delle supposizioni sul livello di comprensione del testo da parte dei lettori. Elementi che ci vengono svelati
attraverso il peculiare modo di scrivere di un autore.
Un esempio che ci consente un raffronto tra i differenti stili utilizzati da uno scrittore in relazione ai propri
destinatari, ci è dato dallo scrittore Roald Dahl, nel racconto Il campione del mondo pubblicato su un periodico
e, successivamente tradotto in romanzo per bambini. Entrambe le versioni, compresa quella originale che non
era pensata appositamente per bambini, non presentano grandi difficoltà dal punto di vista linguistico e tema-
tico.
Data la semplicità linguistica dell’originale, Dahl ha potuto trasferire intere parti nella versione per bambini,
senza alterare il testo in modo significativo, è però intervenuto con alcuni aggiustamenti interessanti. A titolo
esemplificativo confrontiamo la descrizione dell’entrata in scena del nemico di sempre, Victor Hazel, caratte-
rizzato da imperdonabile snobismo ed egoismo, oltre alla smodata passione per la birra.
Oltre ad introdurre una variazione nel nome del protagonista, Dahl ha semplificato il testo, troncando alcune
frasi lunghe con il punto laddove nella versione per adulti utilizzava la virgola. Ha eliminato le considerazioni
astratte, come la riflessione sul disprezzo di Hazel per i ceti più bassi, derivante dalle sue stesse umili origini.
Probabilmente l’autore pensava che i bambini non fossero in grado di affrontare la complessità stilistica della
prima versione, né di comprendere le motivazioni del comportamento di Hazel. A prescindere dalla propria
opinione a riguardo, questi interventi ci rivelano la visione che l’autore ha del suo lettore implicito.
Ciò che Dahl ha in mente, è un tono di voce chiaro, leggero e non troppo esigente dal punto di vista linguistico,
in grado di costruire una relazione profonda. È, questo, un tono di voce che troviamo spesso nei libri specifi-
catamente scritti per ragazzi: più che un monologo interiore, sembra la voce orale di un narratore adulto ami-
chevole che sa come divertire i bambini, tenendoli allo stesso tempo al loro posto. E anche quando affronta
questioni scottanti sia per gli adulti che per i bambini, il tono si mantiene sul piano di una composta gentilezza.
Il punto di vista
Il tono di un’opera, stabilisce una relazione immediata tra autore e lettore, e crea immediatamente l’immagine
del lettore implicito. Nei libri in cui il lettore implicito è un bambino, gli autori tendono a rafforzare il rapporto
con il lettore, adottando, per il loro alter ego, un punto di vista focalizzato sul giovane protagonista: quindi al
centro della storia è posto un protagonista bambino e tutta la narrazione è filtrata attraverso il suo sguardo e
le sue emozioni.
Questo restringimento di focus, ottenuto assumendo il punto di vista del bambino, aiuta l’alter ego dell’autore
(l’autore-dentro-al-libro) a mantenersi all’interno della prospettiva del proprio lettore-bambino. E il lettore-
bambino, nel momento in cui trova in un libro un autore implicito con quale può entrare in sintonia, poiché
anche lui appartiene alla tribù dell’infanzia, si lascia trascinare dentro al testo facilmente.
Il punto di vista assunto dall’autore all’interno della storia, non solo agisce come espediente per creare una
relazione unica con il proprio lettore, ma incide sull’approccio del bambino alla lettura, vincendo le sue resi-
stenze e riuscendo a trasformarlo nel tipo di lettore richiesto dal testo.
I gap narrativi
Il lettore scopre il significato di un testo man mano che si svolge il racconto. L’autore può imporre la sua
interpretazione, svelando apertamente il senso del proprio testo, oppure può lasciare dei vuoti nella narrazione,
che il lettore dovrà colmare per rendere pieno il significato del testo.
Vi sono due forme di gap narrativi, inseriti intenzionalmente dagli autori per coinvolgere i lettori.
La prima è più superficiale ed è legata a ciò che un autore suppone, consapevolmente o meno, dei propri
lettori. Questi gap referenziali, queste supposizioni di esperienze condivise, sono poco importanti fino a che
non diventano così rilevanti da alienare dal testo i lettori che non partono da quelle stesse esperienze. Questa
alienazione colpisce il bambino tanto quanto l’adulto nel momento in cui le lacune referenziali diventano
significative.
Ben più importante, tuttavia, è un’altra forma di gap narrativo, utilizzato intenzionalmente dall’autore per
coinvolgere il lettore nella creazione del significato del testo. Questa operazione è infatti fondamentale nella
lettura di letteratura.
Naturalmente non tutto dipende dall’autore: egli può avere una brillante abilità narrativa ma, solamente se il
lettore accetterà la sfida, sarà possibile instaurare con lui una relazione per scoprire il significato del testo.
Conclusione
È importante sottolineare il concetto di lettore implicito, sul quale tanto si sono soffermati i critici letterari, il
quale ci offre un approccio critico centrato non tanto sui contenuti del libro, quanto sulle modalità di comuni-
cazione attraverso le quali il lettore entra in contatto con il mondo presentato dall’autore. È un metodo che
potrebbe aiutarci a capire se un libro può essere considerato per bambini o ragazzi oppure no, che tipo di libro
è e che tipo di lettore richiede.
3. La categoria di Genere
Oggi abbiamo piena consapevolezza del fatto che entrambi i generi sono compresenti in ogni persona, indi-
pendentemente dal sesso, e che il nostro modo di essere è determinato dalla prevalenza di una parte sull’altra.
La necessità di una feconda combinazione tra queste due anime presenti nella natura umana è di fondamentale
importanza per la definizione della nostra personalità. Non si sta suggerendo che l’obiettivo sia un’uniforme
caratterizzazione sessuale; ciò che si intende è una sorta di compiutezza della nostra società e della nostra
personalità. La storia del calarsi nel nostro spazio interiore riguarda soprattutto l’esplorazione di genere, la
conciliazione tra anima e animus: preoccupazione già presente nelle fiabe della tradizione popolare; ad esem-
pio La Bella e la Bestia può essere interpretata come una narrazione sul complesso processo della crescita
personale, dell’integrazione tra un animus eccessivamente dominante e primitivo e una anima più delicata,
che porta alla nascita di una personalità equilibrata che integra i due aspetti. Questo processo è connesso sia
con la natura femminile sia con quella maschile.
Vi è anche l’esplorazione della dimensione esteriore, cioè dei cambiamenti politici, sociali, morali, giuridici
ed economici che accompagnano qualsiasi processo di integrazione di genere sul piano individuale. È impor-
tante sottolineare che non si tratta semplicemente della liberazione della donna, ma di un processo più com-
plesso di integrazione della personalità, che interessa sia il maschile che il femminile.
L’influenza di questo cambiamento è già presente nella letteratura per ragazzi, anche se il termine stesso è
linguisticamente discriminante, con l’appiattimento sul maschile. A prescindere da questa precisazione, si può
4. La Fissione nucleare
La fissione nucleare ha cambiato per sempre la vita umana. Innanzitutto -insieme alla relatività e all’esplora-
zione dello spazio-, ha contribuito ad una nuova consapevolezza sul senso della nostra fine, obbligandoci ad
affrontare il fatto che noi stessi siamo gli artefici della nostra esistenza. Non ci è più possibile affidare il nostro
destino a un qualunque Dio, o ignorare e minimizzare la forza distruttiva di cui dispongono tanti paesi. Nessun
autore può ignorare tutto questo nella propria narrazione.
La fissione nucleare, come immagine, influenza profondamente anche le nostre idee sulla forma, oltre che sul
contenuto. Infatti, il processo non è lineare nel suo modello d’azione, ma circolare, e si attiva in tutte le dire-
zioni contemporaneamente. Una quantità enorme di energia viene rilasciata attraverso il processo di “scissione
dell’atomo”, che attiva una “reazione a catena” senza fine. Provando ad estendere questa immagine alla forma
narrativa: piccoli particolari relativi ai protagonisti o all’azione, che sembrano finiti e compiuti, sono sottoposti
ad un processo di scissione che causa una reazione a catena nella nostra immaginazione e nei nostri pensieri,
sprigionando un’intensa energia che va ad alimentare la nostra vita interiore.
In sintesi, possiamo dire che i grandi mutamenti del XX secolo fin qui analizzati hanno dato vita a tre grandi
temi che in-formano qualsiasi tipo di letteratura appartenente alla nostra epoca:
la lotta che stiamo vivendo, individualmente e collettivamente, per liberarci dai limiti imposti dal no-
stro pianeta, in previsione di un’uscita nello spazio;
l’esplorazione del nostro universo interiore, di cui stiamo acquisendo una conoscenza sempre più pro-
fonda
l’esplorazione dello spazio interiore ed esteriore di genere.