Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Il piacere
di leggere
Come apprendere
il «gusto» della lettura
ilpepeverde.it
Percorsi di fantasia
Ai miei figli Paolo e Laura
Ermanno Detti
IL PIACERE
DI LEGGERE
Nuova edizione
rivista e aggiornata
Edizione e-book
ilpepeverde.it
I edizione in e-book: settembre 2013
edizioni ilpepeverde.it
© 2013 Ermanno Detti
ilpepeverde.it
13 Premessa
17 I. La lettura sensuale
121 Conclusioni
127 Bibliografia essenziale
Introduzione alla nuova edizione
Sono passati più di 25 anni
3 Per una prima visione generale della storia della lettura si rimanda comun-
que al testo Guglielmo Cavallo, Roger Charter (a cura di), Storia della lettura nel
18 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
mondo occidentale, Laterza, Roma-Bari, 1995, ove autori vari affrontano la que-
stione dall’epoca della Grecia arcaica ai giorni nostri.
4 Tullio De Mauro, Gli ignoranti del terzo tipo, in «L’Espresso» del 23-2-
1986.
5 Raffaele Simone, Quattro ragioni per non leggere, in «Italiano e oltre», n. 2,
marzo aprile 1987.
6 Ibidem.
I. LA LETTURA SENSUALE 19
15 Ibidem, p. 53.
16 Ibidem, pp. 51-52.
I. LA LETTURA SENSUALE 23
19 John Ruskin, Sesame and the Lilies, the treasures of the Kings, citato in M.
Proust, op. cit., p. 133.
I. LA LETTURA SENSUALE 25
nelle loro pagine le dimore e gli stagli che più non esistono»21.
Ci sono due aspetti particolarmente interessanti in questo
brano. Il primo riguarda il fastidio derivante da tutto ciò che
può interrompere o distogliere la lettura; anche le cose più
piacevoli, se interrompono e richiamano alla realtà, divengono
odiose e il lettore non desidera altro che permanere in quel tor-
pore, in quel flusso che lo trattenga nel suo mondo al di fuori
del mondo. Il secondo è la testimonianza di quanto possa essere
incidente l’esperienza di una lettura che coinvolga profonda-
mente: a distanza di anni il libro, le pagine – e non, si badi bene,
i significati profondi di un’opera, il contenuto – ci danno un
dolce ricordo di ciò che «eravamo», e quasi ricerchiamo, attra-
verso quelle pagine stesse, le sensazioni e gli stati d’animo più
belli del nostro tempo passato. Questo coinvolgimento emotivo
– e non, ripetiamo, il contenuto del libro che è importante solo
in quanto è coinvolgente – ha certo influenza sulla formazione
della personalità dell’individuo. Che tipo di influenza?
Una risposta possibile a questa domanda la troviamo in
alcune pagine particolarmente «giocose» del Barone rampante
di Italo Calvino. Ci riferiamo alla storia di Gian dei Brughi,
brigante e assassino, capobanda di malviventi, che si lasciò
andare ad una lettura sfrenata di libri. Lettura fatale, perché gli
costò prima la perdita della ferocia indispensabile alla soprav-
vivenza di un brigante, poi della fiducia dei suoi compagni di
macchia ed infine della testa. La storia ebbe inizio quando, per
sua sventura, Gian dei Brughi incontrò Cosimo, il Barone ram-
pante, che da un albero gli calò un libro. All’inizio lo scopo
della lettura era solo quello di avere qualcosa da leggere durante
la giornata, quando il brigante doveva rimanere nascosto, ma
poi avvenne la catastrofe: preso dal piacere della lettura, Gian
dei Brughi non voleva uscire più dal suo rifugio e non aveva più
voglia di far quelle rapine necessarie a lui e alla sua banda. Ma
ecco come Calvino descrive la lettura del brigante:
«Gian dei Brughi, intanto, sdraiato sul suo giaciglio, gli ispi-
di capelli rossi pieni di foglie secche sulla fronte corrugata, gli
occhi verdi che s’arrossavano nello sforzo della vista, leggeva
leggeva muovendo la mandibola in un compitare furioso, tenen-
do alto un dito umido di saliva per essere pronto a voltare pag-
ina. Alla lettura di Richardson, una disposizione già da tempo
latente nel suo animo lo andava come struggendo: un desiderio
di giornate abitudinarie e casalinghe, di parentele, di sentimen-
ti familiari, di virtù, d’avversione per i malvagi e i viziosi. Tutto
quel che lo circondava non lo interessava più, o lo riempiva di
disgusto. Non usciva più dalla sua tana tranne che per correre
da Cosimo a farsi dare il cambio del volume, specie se era un
romanzo in più tomi ed era rimasto a mezzo della storia. Viveva,
così, isolato, senza rendersi conto della tempesta di risentimen-
ti che covava contro di lui anche tra gli abitanti del bosco un
tempo suoi complici fidati, ma che ora s’erano stancati di avere
tra i piedi un brigante inattivo»22.
Il nostro povero brigante non solo cambia sentimenti e aspi-
razioni, impara anche a distinguere secondo i suoi gusti letter-
ari, diviene un lettore esigente insomma.
«Ma Gian dei Brughi aveva i suoi gusti, non gli si poteva dare
un libro a caso, se no l’indomani tornava da Cosimo a farselo
cambiare. Mio fratello era nell’età in cui si comincia a prendere
piacere alle letture più sostanziose, ma era costretto ad andarci
piano, da quando Gian dei Brughi gli portò indietro Le avven-
ture di Telemaco, avvertendolo che se un’altra volta gli dava un
libro così noioso, lui gli segava l’albero di sotto»23.
Certo, i gusti e i modi di Gian dei Brughi possono essere dis-
cutibili. Ma nel complesso questo brigante che un attimo prima
di morire chiede, quasi come ultima grazia, di conoscere come
finisce il romanzo che stava leggendo, diviene una figura
davvero notevole e insieme un esempio di «lettura popolare»,
appassionata e coinvolgente. Ed è un esempio importante, per-
gere stando in arcioni, il libro posato sulla criniera del cavallo, maga-
ri appeso alle orecchie del cavallo con un finimento speciale, ti sem-
bra attraente. Coi piedi nelle staffe si dovrebbe stare molto comodi
per leggere; tenere i piedi sollevati è la prima condizione per godere
della lettura27.
Mi portò via il libro per una settimana. La punizione era dura, perché
si trattava di Dickens, l’autore che la mamma mi aveva dato da legge-
re in quel periodo, e mai prima d’allora io avevo letto uno scrittore
con tanta passione. Cominciò con Oliver Twist e Nicholas Nickleby,
33Ibidem.
34C’è stata finalmente in questi ultimi tempi, dopo molte stroncature degli
anni Sessanta e Settante, un’attenzione più pacata sull’opera di De Amicis. Per
una visione generale sul nuovo dibattito cfr. David Baldini, Animo sentimentale
e passione civile, in «VS Valore Scuola», n. 20, 2001. Scrive tra l’altro Baldini nel
citato studio: «Eppure, nonostante tanti e così vistosi limiti, come mai De Amicis
rimane, con Collodi, non solo uno dei nostri autori più noti, in Italia e fuori, ma
anche uno dei più significativi pilastri della nostra letteratura? Tale sua “fortuna”
dipende, a nostro sommesso giudizio, da una serie di ragioni... Egli è un Autore
che, accettando di misurarsi con i complessi processi dell’attualità, osserva con
occhio attento e partecipe gli effetti legati al processo di industrializzazione, rile-
vandone acutamente le devastanti conseguenze. La formazione economica e
sociale dell’Italia in senso industriale, da poco avviata, doveva ingenerare in molti
intellettuali accenti di pietà per quanti, i più poveri e diseredati, avevano comin-
ciato a pagare di persona (basti pensare agli incipienti fenomeni di emigrazio-
ne)... Se dunque lacrimosità vi fu in De Amicis – ed è indubbio che ve ne fu –,
essa trova pure una sua ragion d’essere: nell’Italia immediatamente postunitaria
c’era sicuramente di che piangere. Se poi il sentimentalismo eccedette la misura,
ciò va in parte ascritto ai costumi e alla sensibilità dei tempi, in parte anche allo
sforzo – tanto disperato quanto generoso – di chi volle contrapporre (così acca-
de, ad esempio, con gli “scapigliati” e con il verista G. Verga) un argine d’uma-
nità, sia pure nelle forme di un eccessivo moralismo, a fenomeni ormai debor-
danti, improntati al più puro cinismo ed egoismo di classe».
I. LA LETTURA SENSUALE 33
3. La lettura sensuale
35 Tullio De Mauro, “Il gusto della lettura”, in Paolo Manca (a cura di), Le
biblioteche scolastiche: esperienze e prospettive, Roma, La Nuova Italia
Scientifica, 1981, p. 33.
34 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
37 Lionel Bellenger, Saper leggere, Roma, Editori Riuniti, 1980, pp. 23-24.
38 Ibidem.
36 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
44 Cfr. Carlo Pagliarini, Un ragazzo apprende solo per un terzo dalla scuola, in
«Albero a elica», settembre 1985.
42 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
47 Ibidem, p. 30.
48 Ibidem, p. 28.
44 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
«Molti bambini non vedono mai un vero libro nelle loro case e quel-
la dell’incontro coi libri è pure un’esperienza necessaria. Anche in
questo caso dovrà intervenire la scuola organizzando i suoi spazi e le
sue attività, sperando che anche la critica riesca ad organizzare un ser-
vizio di biblioteche adeguato alle esigenze dei cittadini. Nell’aula di
scuola materna è importante che ci sia un angolo… Ci saranno i libri
di sole immagini che faranno capire al bambino come si apre e si sfo-
glia un libro, ci saranno libri con immagini e parole che richiedono
l’aiuto dell’adulto, ma che permettono anche le prime associazioni fra
parola e immagine, ci saranno libri scritti che l’adulto leggerà ai bam-
bini»50.
È sempre più difficile trovare tempo per stare con i figli e ancor più
per leggere loro qualcosa. La televisione ha certo una grande respon-
sabilità per essersi appropriata di tutto il poco tempo che genitori e
figli restano insieme, altre responsabilità le hanno la stanchezza, i
tempi di lavoro, la poca abitudine alla lettura. D’altra parte ascoltare
un adulto che legge, seguire le immagini fantastiche che le sue parole
suscitano, riprendere giorno dopo giorno il filo dell’avventura, dei
luoghi, dei personaggi che quelle pagine contengono e assicurano
(anche alla prossima lettura saranno esattamente gli stessi), è una
esperienza importante e probabilmente fondamentale per tutti i bam-
bini che domani vorranno saper leggere, se per leggere deve signifi-
care necessità e piacere di leggere. Siccome non tutti i bambini hanno
genitori capaci di garantire loro questa esperienza primaria, è neces-
sario che la scuola si faccia carico del problema51.
51 Ibidem.
II. LA LETTURA NELLA PRATICA EDUCATIVA 47
per l’interpretazione della lettura e dei deficit presenti in soggetti dislessici, Latina,
Acta Phoniatrica, 1979, n. 1, 2; Modelli della memoria, Firenze, Giunti, 1978; Le
abilità di lettura. I nodi della ricerca e l’intervento pedagogico, in «Psicologia con-
temporanea», n. 63, maggio-giugno 1984; Comprensione di un testo letterario
con apparato didattico: il punto di vista psicologico, in A. M. Bernardinis (a cura
di), Narrare e leggere nella scuola media, Teramo, Lisciani e Giunti, 1984-85.
II. LA LETTURA NELLA PRATICA EDUCATIVA 51
75 Ibidem, p. 29.
62 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
78 Ibidem, p.30.
79 Plinio Cilento, Chi non gioca muore, in «Albero a elica», n. 5, maggio
1986.
80 Ibidem.
64 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
81
Ibidem.
82
Il volume, che contiene anche un interessante prefazione di Valerio Riva,
è di Massimo Di Forti, La società post-erotica. L’eclisse del piacere nell’età con-
temporanea, Roma, Armando Editore, 1986.
II. LA LETTURA NELLA PRATICA EDUCATIVA 65
84 Roberto Denti, Come far leggere i bambini, Roma, Editori Riuniti, 1982, p.
125.
85 Antonio Faeti, Testo e illustrazione: un binomio superato per il lettore delle
scuole medie?, in Anna Maria Bernardinis, Narrare e leggere nella scuola media.
Valutazione e orientamenti, Teramo, Lisciani e Giunti, 1984-85, p.75.
86 A. M. Bernardini, op. cit., p. 16.
II. LA LETTURA NELLA PRATICA EDUCATIVA 67
alla difesa più accanita (c’era chi sosteneva che in fondo il libro
di testo è l’unico libro che entra nelle famiglie italiane).
Una delle tante accuse al libro di testo era proprio quella di
disabituare alla lettura. Il libro di testo, si diceva, unico per tutti
gli scolari di una classe, è pur sempre un manuale e come tale
non stimola la lettura, non forma il gusto di leggere. È certa-
mente meglio avere tanti libri a disposizione, in modo che il
processo di formazione culturale avvenga attraverso un proces-
so di costruzione scaturiente da informazioni diverse reperibili
attraverso tanti libri.
Sull’onda di quel dibattito si giunse, nel 1977, alla legge 517,
attraverso la quale si consentiva agli insegnanti di rifiutare
l’adozione del libro di testo e, con il denaro corrispondente, di
acquistare altri libri.
Da questa convinzione nacquero esperienze anche interes-
santi92. Alcune classi, e in certi casi intere scuole, non adot-
tarono il libro di testo e costituirono, come strumento alternati-
vo, le biblioteche di classe. Nel giro di qualche anno, però, la
stragrande maggioranza di quelle iniziative si esaurì: il libro di
testo tornò al suo posto e le biblioteche di classe scomparvero.
Cos’è che non aveva funzionato? La risposta potrebbe essere
molto articolata e potrebbero essere individuate molteplici
responsabilità. Ma, ridotta all’osso, la risposta può anche
suonare così: il libro di testo è uno strumento indispensabile per
la formazione del ragazzo e la biblioteca di classe non è uno
strumento idoneo per sostituirlo.
C’è però una seconda domanda: perché con il ritorno del
libro di testo le biblioteche di classe scomparvero? Possibile che
un libro-manuale unico per tutti, sia davvero uno strumento
sufficiente? O non è legittimo pensare che l’errore fondamen-
95 Ibidem, p. 5.
74 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
dosso invece: chi l’ha detto che ogni capolavoro sia proponibile
a tutte le età? Veniamo al concreto. Manzoni usa periodi lunghi,
articolati, ricchi di subordinate. L’ipotassi è dominante nelle
sue proposizioni. Frequenti sono anche le allusioni culturali e
l’ironia è in genere molto sofisticata. Al contrario, la narrativa
per ragazzi richiede un periodare breve, sciolto, sbrigliato. La
paratassi è dominante nello stile degli scrittori per ragazzi (basta
leggere Collodi che non ha scritto certo Pinocchio ai giorni nos-
tri) e gli aspetti ironici e allusivi non debbono essere tali da pas-
sare completamente al di sopra della testa dei lettori.
capaci di rileggere – loro per primi – la realtà che vivono e che osser-
vano. Di quegli autori che neppure uno spettacolo straordinario
magnifico (con il mitico anno 2000) di una diversa ma intrigante orga-
nizzazione sociale riesce a rendere più creativi100.
102 Gianna Marrone, Leggere a fumetti, Edizioni Seam, Roma, 1999, pp. 19-
20.
103 G. Marrone, Op. cit., p. 20.
III. SI PUÒ INSEGNARE IL PIACERE DI LEGGERE? 85
Fig. 3. L’immagine svolge una funzione di stimolo alla lettura. Nel feuille-
ton, nel romanzo per ragazzi e nella letteratura popolare l’illustrazione rap-
presenta spesso una situazione difficile, a volte violenta, che invoglia a cer-
care nel testo scritto la soluzione della scena.
III. SI PUÒ INSEGNARE IL PIACERE DI LEGGERE? 91
4. La letteratura popolare
106 Calamity Jane, Lettere alla figlia 1877-1902, Feltrinelli, Milano, 1981, p.
6. L’opera fu tradotta per la prima volta in Italia nel 1979 dalle Edizioni delle
donne.
104 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
4. 2. Le pubblicazioni a dispense
112 Fra le varie opere ricordiamo Pino Boero, L’illusione impossibile, Le serie
B: autori contemporanei di letteratura giovanile, Genova, La Quercia Edizioni,
1980 (si segnala in particolare il capitolo “Annamaria Feretti: il fascino indiscre-
to della borghesia”) e il libro di Antonio Faeti, Dacci questo veleno!, Milano,
emme Edizioni, 1980, sull’influenza che una storia ha sul lettore cfr. Ermanno
Detti, Il fumetto fra cultura e scuola, Firenze, La Nuova Italia, 1984, pp. 63-78.
110 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
6. 1. I risultati di un’indagine
113 Questo intervento di Rodari, Nove modi per far odiare la lettura ai bam-
bini, è stato pubblicato nel «Giornale dei genitori», n. 10, 1966 e ristampato nel
n. 58-59, 1980, della stessa rivista.
114 I risultati dell’indagine sono riferiti da Pierangelo Peri, Dentro la lettura:
perché e come si legge, in Marino Livolsi, op.cit., pp. 50-63.
115 Ibidem, p. 51.
116 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
6.2. Testimonianze
116 Enzo Golino, Poi lessi Freud, in «Riforma della Scuola», n. 7-8, 1986.
117 Franco Frabboni, I miei eroi di carta e di celluloide, ibidem.
118 Mario Alighiero Manacorda, Boccaccio mi chiarì le idee, ibidem.
118 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
121 Sulle attività che possono essere svolte a scuola senza «didatticizzare»
ovvero senza rovinare con schede e questionari il gusto della lettura, rimandia-
mo anche al più recente studio di Paola Zannoner, Come si costruisce un percor-
so di lettura, Mondadori, Milano, 2000.
Conclusioni
Manuela Salvi, Scrivere libri per ragazzi, Dino Audino Editore, Roma,
2011.
Carla Ida Salviati (a cura di), Biblioteche scolastiche. Rassegna di temi,
informazioni, documenti, Bibliografica Milano, 2001.
Miria Savioli, “La lettura prima di essere lettori”, in «Il Pepeverde»,
n. 43, gennaio/marzo 2010.
Raffaele Simone (a cura di), Un mondo da leggere, La Nuova Italia,
Firenze, 1990.
Beatrice Solinas Donghi, La fiaba come racconto, Mondadori, Milano,
1993.
Rita Valentino Merletti, Raccontar storie, Mondadori, Milano, 1998.
Giuseppe Zaccaria (a cura di), Il romanzo d’appendice. Aspetti della
narrativa popolare nei secoli XIX E XX, Paravia, Torino, 1977.
Paola Zannoner, Come si costruisce un percorso di lettura, Mondadori,
Milano, 2000.
Zipes Jack, Inventare e raccontare storie. Scrittura, inventare e raccon-
tare storie. Scrittura e drammatizzazione, Centro Studi Erickson,
1996
Zipes Jack, Oltre il giardino. L’inquietante successo della letteratura
per l’infanzia da Pinocchio a Harry Potter, Mondadori, Milano,
2002.
Jack Zipes, Chi ha paura dei Fratelli Grimm?, Mondadori, Milano,
2006.
Jack Zipes, Saggezza e follia del narrare. Teoria e pratica del contasto-
rie, Edizioni Conoscenza, Roma, 2008.
134 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE
TESTATINA 135
136 ERMANNO DETTI - IL PIACERE DI LEGGERE