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Capitolo primo
Le ragioni dell' approccio Psico Pedagogico
2. Quale pedagogia
Pedagogia come orientamento generale su aspetti cruciali dell'educazione: una pedagogia
quindi che orienta, asseconda, suggerisce, accompagna ma non impone orizzonti di senso.
Urge quindi sviluppare capacità riflessive, analitiche e sintetiche, contro l'odierna cultura
della dispersione, della provvisorietà, dell'effimero e del frammento.
4. L'ostilità al “pedagogico”
Senza il processo educativo il piccolo dell'uomo si troverebbe costretto a ripercorrere
interamente il cammino dell'umanità. Necessita quindi di una logica che prescinde dall'
attenzione all'età cronologica (e mentale) del destinatario della comunicazione letteraria, è
aperto la strada alle crescenti tesi o proposte di una letteratura senza aggettivi (vale a dire
senza più le specificazioni di “per l'infanzia” - “giovanile”).
La nuova tendenza vuole che i “piccoli adulti” vogliono leggere i libri dei piccoli: porta ad
un'assenza di guida da parte dei genitori che non sanno distinguere le varie offerte narrative.
Capitolo secondo
Incidenza delle letture sulla personalità
Capitolo terzo
Scelta e valutazione del libro per l'età evolutiva
Essenziale è quindi una vigile azione di cernita, di filtro e di orientamento dell'adulto -
educatore.
Solitamente, nel migliore dei casi e delle eventualità, si guarda al testo, alle sue qualità
estetiche e letterarie, ai suoi caratteri innovativi, alla capacità di coinvolgere emotivamente il
lettore. Più affidabili i premi conferiti da giuria di ragazzi. D'altro canto però non tutto ciò che
piace i ragazzi è conveniente per loro, per cui non è inopportuno un minimo di attenzione e
di filtro.
3. Indicazioni di massima
Il libro, deve prima di tutto affascinare, e al tempo stesso aiutare il lettore nel suo processo di
crescita psicologica, umana e sociale, di conoscenza critica della realtà.
Sempre graditi sono i libri che parlano di “vecchie verità universali” nelle quali sono da
riconoscersi e emozioni e i grandi sentimenti che appartengono all'uomo di tutti i tempi e di
tutte le latitudini.
● È noto il gradimento per vicende ambientate nel mondo in cui vive, che abbiano per
protagonisti coetanei nei quali possa riconoscersi, che abbiano le sue medesime
problematiche.
● Il giovane lettore ama Inoltre i racconti che si liberino sulle libere ali della Fantasia
dell'avventura, con ambientazioni anche in mondi remoti,che assecondino il suo
desiderio di evasione.
● Indispensabile poi che la narrazione adotti uno stile fittamente dialogato, contenga un
numero limitato di personaggi, dai nomi facilmente riconoscibili e memorizzabili.
● Il classico lieto fine non deve essere artificioso né banali o forzato. Comunque una
conclusione positiva non esclude la sua tragicità, grazie ad un gesto eroico, o un
sacrificio sublime o a una rinuncia. (i finali zuccherosi anestetizzano le coscienze).
● Auspicabili i libri - denuncia, che informino e sensibilizzino il giovane lettore, che si
svolgono in ogni parte del mondo, su questioni cruciali che riguardano il pianeta,
accanto a sentimenti di riprovazione per l'ingiustizia, la discriminazione, la violenza e
la guerra.
I libri non devono essere inquinati da scopi di propaganda ideologica di qualsiasi segno
colore e tanto meno asserviti a scopi commerciali.
4. Contenuti
4.1. Anticipazioni tematiche?
La fiaba e l'avventura rimangono terreni narrativi per eccellenza e per vocazione.
Analizzeremo un tema importante: La legittimità della presenza di tematiche adultistiche nel
libro per ragazzi.
Sono però legittimati quando:
La narrazione sia condotta con garbo, gusto e misura, non si soffermi su particolari scabrosi,
in minute descrizioni orrorifiche, ma sia finalizzata al processo di crescita e di maturazione.
Già Lombardo Radice diceva: “Il bambino è spettatore di tutta la vita, anzi forse è più
curioso della vita degli adulti che di quella dei bambini. Nel piccolo dell'uomo c'è l'ansia di
crescere, il desiderio di imitare e emulare”.
5. Linguaggio
La qualità del linguaggio e lo stile narrativo e giocano un ruolo rilevante nell'appartamento
del libro nella sua funzione formativa.
Da evitare quindi:
● Libri mal scritti, dozzinali, trascurati e sciatti nell'espressione, imbevuti di inglesismi e
di espressioni gergali giovanili.
● Anche il titolo non deve essere ambiguo né sviante. I bambini non hanno bisogno di
modelli linguistici negativi, anche se offerti per scherzo o funzionali alla narrazione.
● I libri non devono contenere espressioni linguistiche troppo impegnative e
inaccessibili ai loro destinatari. Da ripudiare quindi, libri dal linguaggio Iper
semplificato lezioso e con abbondanza di diminutivi.
6. Apparato iconografico
6.1. Funzioni dell'illustrazione
Spesso in un albo illustrato l'immagine svolge una funzione di guida narrativa. Negli Albi
figurati per i più piccoli, senza il supporto dell'immagine, la storia rimane carente di qualche
momento o di qualche passaggio non esplicitato dal testo scritto.
7. Formato e grafica
Aspetti fisici del libro rivestono un'importanza maggiore per i bambini che non per gli adulti.
Per il bambino nelle primissime fasi dell'età evolutiva sono preferibili cartonati con sopra
protezione in plastica, con angoli arrotondati e smussati e di dimensioni non troppo ridotte
ne eccessive. L'utilizzo dei caratteri, la loro forma e dimensione possono facilitare o rendere
ostica la lettura.
In libreria, nel settore dei libri per l'infanzia, ci si imbatte in molti Albi Figurati che affidano la
loro pretesa carica innovativa a un uso esasperato del “lettering”, ad una grafica astrusa è
confusa, impaginazione disordinata e caotica.
Spetta quindi all'adulto assicurare al bambino letture ricche e variate; compete all'educatore
individuare il momento in cui in quel determinato soggetto, può essere soddisfatto con
specifiche letture, oltre che con opportune conversazioni.
Spesso però l'intervento dell'adulto si limita i primi anni di vita del bambino per poi farsi
latitante.
Gli adulti a loro volta sembrano spesso appagati di aver ridotto il loro ruolo a quello di
semplici “amici” e compagni di avventura dei rispettivi figli o figlie o allievi. Emblematici il “tu”
tra maestri e alunni, è persino tra professori e studenti, ben oltre la scuola dell'infanzia, è
l'abitudine del bambino di chiamare confidenzialmente per nome il proprio docente; così
come molte genitrici si vantano di non essere madri ma sorelle per le loro figlie.
Capitolo quarto
Alcune questioni cruciali
1. Comprensione
La comprensione chiama in causa la maturità linguistica, cognitiva ed esperienziale del
ricevente: molti termini ed espressioni risulteranno ostici se non incomprensibili al bambino:
Il giovane lettore potrà smarrirsi nel mare di un linguaggio, espressioni, metafore a lui non
accessibili, con il rischio di demotivarsi alla lettura.
Non dobbiamo però essere pedanti: In alcuni casi si può godere un testo anche quando non
lo si comprende fino in fondo. Anzi, il termine sconosciuto può suscitare interesse e curiosità
per il suo autentico significato.
Difficoltà:
● particolarmente impegnativa la comprensione del linguaggio metaforico: Il
giovanissimo tende a rimanere ancorato al loro significato letterale con inevitabile
compromissione del significato.
● Esiti disorientanti può sortire la tecnica del “ Flashback” non infrequente nello stesso
“Fantasy”, lettura piuttosto ostica per un bambino che non sia ancora uscito dall'età
della fanciullezza.
Le differenti reazioni dipendono dalla labilità e dalla impressionabilità del bambino, dal suo
vissuto, dalle dinamiche familiari nei quali è immerso, ma anche dalle circostanze in cui si
verifica l'incontro col testo verbale o con l'immagine potenzialmente angosciante.
Alcune figure o motivi narrativi generano nei bambini più piccoli angosce: tra l'altro i bambini
oggi sembrerebbero emotivamente più indifesi rispetto ai coetanei delle passate
generazioni. Tanto più questo, quando queste storie si concludono con un finale aperto e
ambiguo, allorché il male, il pericolo indeterminato, l'incubo, che semina serialmente morte
distruzione non è definitivamente sconfitto, ma è minacciosamente pronto a risorgere.
È vero che molte di queste realtà e dinamiche riflettono parzialmente Il volto della società e
della famiglia odierna, ma non è condivisibile sommergere il ragazzo con narrazioni
familiarmente cupe, pessimistiche e angoscianti, chiuse alla speranza, che rischiano di
minare la sua fiducia nelle figure di attaccamento e negli affetti domestici.
4.2. Omosessualità
Il tema dell'omosessualità è crescentemente presente in molti libri: Il tema fa la sua
apparizione fin dalla fine degli anni settanta del secolo scorso: anche se le amicizie
“particolari” sono presenti già nei grandi poemi dell'antichità (Achille e Patroclo, Eurialo e
Niso).
Progressivamente le rappresentazioni dell'omosessualità si sono inserite in una più
civilmente matura logica di comprensione e di accettazione, fino ad un capovolgimento di
prospettive, in cui la famiglia omosessuale, viene presentata come più felice,
armonicamente coesa è desiderabile rispetto a quella eterosessuale.
Importante ricordare però che la buona letteratura non può mettersi al servizio di una tesi o
propagandare un'idea.
6. Deontologia.
6.1. Responsabilità dello scrittore per ragazzi
Quello dello scrittore per ragazzi è un compito arduo e missione impegnativa: a seconda
dell'età cui si rivolge, lo scrittore darà al giovane lettore una risposta non deludente al suo
bisogno di conoscenza, alle sue curiosità, ai suoi bisogni profondi di natura emotiva e
affettiva, o ai suoi interrogativi e magari alla sua ricerca di identità.
Si richiede allo scrittore anche di essere colto, informato è aggiornato sulle materie di suo
più stretto interesse professionale.
Abbiamo bisogno di buoni scrittori, che si sentono investiti, di una sorta di missione: far
innamorare i bambini e i ragazzi alla narrativa, concorrendo al tempo stesso la loro crescita
umana e civile.
Capitolo quinto
Intramontabilità della fiaba
1. Un genere trasmigrante
La fiaba parla ancora oggi un linguaggio perenne universale a bambini e adulti.
Questi antichissimi racconti, continuano a popolare l'immaginario collettivo, implementandosi
sia dell'apporto di fiabe di altre etnie e culture, sia di fiabe moderne, ambientate in un
contesto urbano e tecnologico.
Oggi la fiaba si presenta camaleonticamente mimetizzata all'interno di una pluralità di
formati e di prodotti di intrattenimento e non soltanto cartacei e non esclusivamente
alfabetici: Libro, fumetto, cartoon, film, videogiochi eccetera...
Crossmedialità e transmedialità operano quindi una miscela contestuale di differenti formati
e linguaggi per raccontare, integrare, arricchire, interagire con una medesima storia.... anche
se queste caratteristiche sono più adatti a un pubblico adolescenziale e adulto che non ad
uno infantile.
2. Fiaba infanzia
Le fiabe sono presto diventate geloso patrimonio dell'infanzia, equilibrio di elementi e
ingredienti: La dimensione del meraviglioso, dell’eroico, l'eterno conflitto, estremamente
semplificato, tra il bene e il male, il trionfo della verità e della giustizia nell’immancabile festa
del lieto fine, la possibilità di trepidante partecipazione, attraverso meccanismi di
immedesimazione e di identificazione.
Non sorprende che, pur nella civiltà tecnologica e nella società digitalica, la fiaba non cessi
di affascinare un'infanzia sommersa da una miriade di opportunità di ricreazione e di svago.
Il bambino ha bisogno di sognare, di guardare con ottimistica fiducia alla vita, al futuro, e al
tempo stesso di evadere dalla quotidianità, da una condizione di minorità e di
incompiutezza, per librarsi in un mondo di fantasia e di sogno.
Particolarmente utilizzata la tecnica del ribaltamento dei ruoli: Biancaneve è una ribelle dalla
pelle nera, il Bello Addormentato è un principe viziato, Pollicino affronta sparizione di
bambini… ne manca una Biancaneve ambientate in un mondo tecnologico.
I personaggi delle nuove fiabe rivisitate or iscritte ex novo rifiutano ruoli stereotipati.
7. Le fiabe femministe.
Si sprecano le principesse che non vogliono né innamorarsi né sposarsi, che si ribellano
consuetudine, tradizioni e convenzioni. Principesse che incarnano ruoli tradizionalmente
assegnati al maschio. C'è da chiedersi se le nuove riscritture fiabesche conservano un
fascino pari a quelle originali.
Capitolo Sesto
Rivisitazione pedagogica di alcuni classici
È un libro contemporaneo a tutte le epoche, che non ha mai finito di dire quel che ha da dire,
ha la capacità di parlare un linguaggio universale di tutti i tempi e di tutte le latitudini, incarna
e interpreta sapientemente sentimenti, ideali, emozioni, sogni, aspirazioni comuni a tutta
l'umanità, mettendo in scena l'eterno conflitto tra bene e male. Sono quei libri da riscoprire
ad ogni rilettura e a differenti livelli di età. Oggi però ci sono dubbi sul fascino e l'interesse
che i grandi classici eserciterebbe lo sui giovani lettori.
Il problema non dovrebbe porsi nel caso del linguaggio che comunque può essere snellito
sia dal punto di vista lessicale che strutturale.
Il testo narrativo di dickens resta un prezioso strumento di educazione alla lettura, dalla
indiscussa risonanza emotiva affettiva, dov'è la componente psicopedagogica si presta alle
esigenze di una letteratura sempre più aperta nuovi orizzonti.
Le opere alcottiane continuano a conservare delle note di attualità perenne, che aiutano a
far riflettere i giovani di ogni epoca. I suoi racconti lasciano intravedere sempre un barlume
di speranza, una forma, seppur faticosa, di liberazione dal male
Nelle sue opere ritroviamo una doppia chiave di lettura, opera di rottura con il mondo reale,
ma anche narrazione dalla quale prendere le distanze in termini comportamentali
Spicca il tema della violenza (fisica o psicologica): l'autrice vuole comunicare la facilità degli
adulti nel giudicare o condannare e allo stesso tempo la difficoltà degli stessi nel
comprendere il significato delle azioni dei bambini. In ogni caso la risposta alla violenza
assume le vesti del fantastico, guidato dall'amore. La violenza degli adulti è inspiegabile
razionalmente e ingiustificabile, ma superabile.
Uso sapiente di uno stile che sa rivolgersi ai bambini e non rinuncia alla leggerezza e
godibilità, al sorriso infantile. Innovativo quindi anche lo stile di linguistico dove si evidenzia
la musicalità della parola ritmata e per i giochi linguistici che diventano unici e originali modi
espressivi.
● Il romanzo di Cipollino 1951: Contenuti rivoluzionari, la lotta contro i prepotenti e la
libertà di un intero Popolo. Tutto il testo è coperto da una piacevolissima ironia spinta
fin quasi alla satira, una satira pulita.
Tuttavia Rodari non è esente da quei limiti che gli stesso evidenzia in una certa letteratura,
ossia i condizionamenti di un accento moraleggiante, la volontà di fare della letteratura uno
strumento educativo. Si tratta di un limite ancorato ad un determinato contesto storico
politico sociale e virgola che comunque non inficia la carica innovativa della scrittura
rodariana.
Il principio guida dell'autore e animare, come fanno i bambini, ciò che animato non è: Così il
delirio di onnipotenza di un punto dittatore o la riflessione sul sé di un congiuntivo,
divengono occasioni per divertire i bambini e adulti, un divertimento che tende alla
formazione del lettore.
Tra un gioco linguistico, una rima, una battuta, un sorriso si snoda in dialogo tra la sfera
fantastica e immaginifica e quella logico-razionale, non tra loro In opposizione bensì
complementari nell'offrire possibilità di interpretazione della realtà.
La fiaba lega l'adulto al bambino: ecco quindi le famose “Favole al telefono” del 1962: storie
brevi quanto intense dove la fantasia è soluzione di tutto.
Con “Grammatica della Fantasia” del 1973 gli educatori, sia insegnanti che genitori, possono
entrare nel laboratorio di Rodari ed accedere alla sua modalità di costruire storia,
condividere la sua idea di creatività e la sua idea di immaginazione del bambino.
Le opere rodariane hanno ancora molto da dire: va quindi recuperata una letteratura al
servizio del bambino, l'idea di un libro per l'infanzia non inteso come oggetto di consumo ma
come strumento morale informazioni umana.
4.4. Linguisticamente
Il linguaggio è incisivo è chiaro e non ha timore di parole non capite, di termini nuovi, perché
vuole pungolare il lettore ad andare oltre, alla ricerca, all'elaborazione personale. La non
comprensione di qualche vocabolari non inficia il significato della lettura ma soprattutto non
inficia il piacere della lettura in sé, il piacere di perdersi nella pagina scritta.
Lo stile dell'autrice è costituito da frasi semplici, ma con un lessico ricco. Il ritmo del racconto
è avvincente, pieno di fatti narrati in modo vivace e interessante.
Capitolo ottavo
Uno sguardo all'odierna produzione editoriale per l'infanzia e l'adolescenza
Il binomio fantastico
La parola “agisce” solo quando ne incontra una seconda che la provoca, la costringe a
uscire dai binari dell'abitudine, a scoprirsi nuove capacità di significare. Non c'è vita dove
non c'è lotta.
Ciò dipende dal fatto che l'immaginazione non è una qualche facoltà separata della mente: è
la mente stessa, applicata ad un'attività piuttosto che ad un'altra, che si serve sempre degli
stessi procedimenti. E la mente nasce nella lotta, non nella quiete.
L'errore creativo
Da un lapsus può nascere una storia, non è una novità.
L'errore ortografico può dar luogo a ogni sorta di storie comiche e distruttive.
Molti dei cosiddetti errori dei bambini, poi, sono altra cosa: sono creazioni autonome, di cui
si servono per assimilare una realtà sconosciuta. In ogni errore giace la possibilità di una
storia.
Tra l'altro, ridere degli errori è già un modo di distaccarsene. La parola giusta esiste solo In
opposizione alla parola sbagliata, e con questa opposizione torniamo al “binomio fantastico”.
Sbagliando si impara, è vecchio proverbio. Il nuovo potrebbe dire che sbagliando si inventa.
Vecchi giochi
1. Uno di questi giochi consiste nel ritagliare i titoli dei giornali e mescolarli tra loro, per
ricavare notizie di avvenimenti assurdi, sensazionali o semplicemente divertenti. Si
possono comporre interi poemi, forse senza senso ma non senza fascino.
2. Un altro gioco diffuso in tutto il mondo, è quello dei bigliettini a domanda e risposta.
Si parte da una serie di domande: “chi era virgola dove si trovava, che cosa faceva,
che cosa ha detto, che cosa ha detto la gente, com'è andata a finire?”.
Il primo del gruppo risponde alla prima domanda e piega il foglio, perché nessuno
possa leggere la risposta. Il secondo risponde alla seconda domanda e torna a
piegare il foglio... Così di seguito fino ad esaurimento delle domande. Si leggono poi
le risposte come un racconto.
3. Un famoso gioco surrealista si fa componendo un disegno a più mani. Il primo del
gruppo disegna una figura, il secondo prescinde da quel significato e uso il segno del
primo come elemento di un'altra figura, di diverso significato.
Il prodotto finito importa meno del gioco, della lotta che si crea per dominare le forme
altrui e imporre le proprie, delle sorprese e delle scoperte che avvengono ad ogni
passo. Alla fine però, le figure possono contenere una storia: Il movimento è di nuovo
dal non senso al senso.
Costruzione di un indovinello
La costruzione di un indovinello è un esercizio di logica o di immaginazione? Alla base della
definizione aritmetica c'è un processo di “straniamento” dell'oggetto, che viene separato dal
suo significato e dal suo contesto abituale è descritto semplicemente come un oggetto
qualunque.
L'analisi ci offre dunque questa sequenza: “straniamento - associazione - metafora”. Sono i
tre passaggi obbligati per arrivare a formulare l'indovinello.
1. Prima operazione: Straniamento. Dobbiamo definire l'oggetto come se lo vedessimo
per la prima volta.
2. Seconda operazione: Associazione e comparazione. Dobbiamo sapere che cosa fa
questo oggetto, a cosa serve nella realtà.
3. Terza operazione: La metafora finale.
4. Quarta operazione: Si tratta di dare una certa forma attraente alla definizione
misteriosa.
Il falso indovinello
Falso Indovinello è quello che contiene già, in un modo o nell'altro, la sua risposta.
Non si tratta quindi di indovinare, ma di stare attenti ai suoni che si odono, per poterli
“ricombinare” in altro modo.
A sbagliare le storie
I bambini quanto a storie, sono abbastanza conservatori. Le vogliono riascoltare con le
stesse parole della prima volta, per il piacere di riconoscerle, di impararle da cima a fondo
nella giusta sequenza, di riprovare le emozioni del primo incontro, nello stesso ordine.
Può dunque darsi che sulle prime il gioco di sbagliare le storie li irriti, perché li fa sentire in
pericolo.
Comunque il gioco avrà una sua efficacia terapeutica: serve al bambino per sbloccarti da
certe fissazioni. Il gioco sdrammatizza il lupo, svillaneggia l'orco, ridicolizza la strega, delinea
un più netto confine tra il mondo delle cose vere e quello delle cose immaginarie.
Storie in tavola
Storie per i piccolissimi si possono inventare animando gli oggetti che si trovano sulla tavola
o sul seggiolone quando devono mangiare: un esempio può essere il cucchiaio, il piattino, lo
zucchero.
Marionette e burattini
Quali storie possiamo inventare per le marionette e burattini?
Le fiabe popolari offrono un repertorio praticamente inesauribile. Con una avvertenza:
Introduzione di un personaggio comico È quasi obbligatoria e si rivela sempre produttiva.
Due burattini scelti a caso sono un “binomio fantastico”.
Due esempi:
1. 1. Il primo consiste nello sfruttare i materiali offerti dalla televisione.
2. Il secondo consiste nell'attribuzione di ruoli nascosti a determinati personaggi.
Non c'è trasmissione televisiva che non possa essere usata per una
rappresentazione del teatrino: diventerà una contro-trasmissione dove marionette o
burattini avranno la capacità di riduzione dell'assurdo, di ridicolizzare il personaggio
del presentatore tronfio, del concorrente al telequiz.
Bisogna tener presente che le marionette si prestano a identificazioni permanenti: Il re è
fondamentalmente il padre, la regina e la madre, il principe é lui, il bambino. La fata è la
cosa bella, la magia buona, il soddisfacimento e il futuro. Il diavolo è tutte le paure, i mostri
in agguato, ogni possibile nemico.
Storie tabù.
È tabù tutte le cose di cui “non sta bene parlare”. Niente come il riso lo può aiutare a
sdrammatizzare, a equilibrare le sue relazioni con l'argomento grazie alle rime e alle canzoni
sull'argomento stesso.
“credo che solo dopo il 2000 avremo autori abbastanza coraggiosi per farlo...”
Dopo aver riso di queste storie fino ad avere il mal di pancia, nessuno ne farà più allusione.
La storia ha adempiuto alla sua funzione.