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INTRODUZIONE: PEDAGOGIA DELLA LETTERATURA GIOVANILE

Non sempre tutte le proposte editoriali per l’infanzia e l’adolescenza sono congrue, sia per il
linguaggio utilizzato, sia per i messaggi trasmessi, sia per le emozioni che possono suscitare.
È necessaria una valutazione del testo, non limitandosi all’estetica andando oltre questa ed
analizzare anche quali potrebbero essere le ricadute sul fruitore. (considerando il contesto sociale e
culturale in cui il bambino-lettore è inerito).
Emerge dunque una problematica a livello socio-psico-pedagogico per quanto riguarda il libro per
ragazzi; fondamentale è l’azione di una figura adulta che fa da mediatore e guida.

CAPITOLO 1: LE RAGIONI DELL’APPROCCIO PSICO-PEDAGOGICO

1. LA LETTERATURA GIOVANILE, DISCIPLINA DI CONFINE

La letteratura per l’infanzia è una disciplina che richiede molte competenze tra cui quelle
pedagogico, psicologiche, sociologiche, antropologiche, criminologiche, biblioteconomiche, semiotiche e di
media-education. = di qui la sua vocazione interdisseiplinare e la conseguente
necessità di un approccio integrato ai problemi che si avvalga dell’apporto solidale di più discipline.

Le indicazioni Nazionali in riferimento alla scuola primaria rilevano che i problemi complessi
richiedono per poter essere esplicati che i diversi punti di vista disciplinari dialoghino e che si presti
attenzione alle zone di confine e di cerniera disciplinari.

L’aspetto pedagogico della disciplina tocca genitori, insegnanti, educatori, bibliotecari e ne sollecita
la riflessione, fornisce indicazioni e suggerimenti per una selezione consona della letteratura, a fine
educativo e formativo

2. QUALE PEDAGOGIA

Con approccio pedagogico non si deve pensare ad una disciplina, che detta un’unica riflessione
educativa ma come orientamento generale, attenta alla riflessione sui fini o ideali educativi da
perseguire e i bisogni formativi da privilegiare attraverso le giuste strategie.

L’approccio pedagogico si addentra nel libro per ragazzi rivelando le potenzialità positive o
negative; ne valuta i rischi come le possibili forme di conformazione e condizionamento ideologico
verso un soggetto non ancora formato e sprovvisto di strumenti critici e quindi manipolabile e
suggestionabile. Applicandosi al libro per ragazzi, una pedagogia così precisata accerta la
congruenza delle letture con le finalità educativo/formative dalla stessa individuate e delineate. Tra
le quali sono primariamente da collocare la formazione di una salda coscienza morale e civile,
l’educazione alla legalità e il perseguimento del bene comune, all’accoglienza, alla solidarietà, la
formazione di uno spirito critico e autonomia di giudizio; spirito critico anche per discernere le
cosiddette “fake-news”. Parimente urgente sviluppare capacità riflessive, analitiche sintetche.

3. PEDAGOGIA E LETTERATURA GIOVANILE

La stretta alleanza con la psicologia nelle sue varie articolazioni consente da un lato di verificare i
requisiti di leggibilità del libro in riferimento all’età del lettore e alla sua maturità complessiva ed
inoltre si focalizza sull’incidenza che la lettura può avere sulla sua personalità.
L’approccio pedagogico attiva col giovane interlocutore un dialogo paritario e fecondo aiutandolo a
farsi convintamente protagonista della propria formazione.

4. L’OSTILITA’ AL PEDAGOGICO

Vi è però un’ostilità nei confronti della pedagogia, meramente intesa come: 



1. Moralismo = usando la storia come pretesto per indorare la pillola, nell’intento di modificare il
lettore. Critica non fondata dal momento che la pedagogia correttamente intesa non persegue alcuna
finalità di sleale manipolazione del bambino per condurlo nelle direzioni volute, ma gli fornisce un
aiuto e gli assicura all’occorrenza adeguata tutela. 


2. Insegnamento didascalico. = L’educazione fai da te non ha bisogno della pedagogia che orienta a
esperienze di lunga durata poiché si affida ad emozioni tanto forti nella loro immediatezza quanto
per lo più passeggere; ma senza il processo educativo il piccolo dell’uomo si troverebbe costretto a
ripercorrere interamente il cammino dell’umanità.

Risolvere la critica del libro per ragazzi in una incessante polemica contro il “pedagogico” visto
come conformismo, ha di fatto scisso il termine letteratura da “per l’infanzia” o “giovanile”
orientando la scrittura del libro per ragazzi nella logica “crossover”: non si tiene conto dell’età del
lettore, un libro per tutti.

5. UN MOSTRO SACRO: IL PIACERE DEL TESTO

Per anni, a partire dal post ’68 fino gli inizi del nuovo millennio, mostro sacro e idolo intoccabile è
stato il piacere del testo, l’approccio ludico all’opera narrativa; ogni attenzione o preoccupazione
educativa o anche soltanto psicologica era considerata spuria rispetto a questo obiettivo. Oggi e da
tempo si avverte l’esigenza di un riequilibrio, di una composizione/armonizzazione delle legittime
esigenze del mero intrattenimento e divertimento con quelle educativo/formative, mentre si
riconosce che la lettura di un testo richiede impegno, sforzo e fatica per appropriarsi dei suoi
contenuti.

Un momento si svolta è da collocare nel 2004 col convegno promosso dalla rivista “Liber”. In
quell’occasione Lazzarato dichiarava con una onestà autocritica: “bisognerebbe far presente che la
lettura è anche fatica, è anche solitudine e non solo intrattenimento spicciolo né un’ occasione per
organizzare giochi in biblioteca e trascorrere un piacevole pomeriggio con gli animatori”. “Bisogna
scegliere di proporre, non imporre, libri diversi da quelli continuamente reclamizzati. E’una
questione di scelta: non siamo obbligati ad assecondare sempre e comunque i gusti del lettore ma

abbiamo un ruolo educativo e dobbiamo esercitarlo”.

La pedagogia quindi deve rivestire il suo ruolo educativo, dopo anni di ostracismo: non si devono
ignorare i gusti dei lettori, gli interessi e la libertà di scelta e neppure rimpiangere un rapporto
educativo autoritario e repressivo. È necessario focalizzare l’attenzione sul destinatario della
comunicazione letteraria e sulle possibili ricadute che le letture possono avere sulla personalità in
formazione.

6. TRA LETTERARIO E PEDAGOGICO


Le sole qualità letterarie, testuali di un libro, non sembrano sufficienti a garantire la proponibilità a
un soggetto impegnato nel suo processo di crescita e di progressiva maturazione cognitiva, emotivo-
affettiva…
I requisiti estetici di un libro, quando sono presenti e anche quando liberatori di lucidità, creatività e
pensiero divergente, non esauriscono ogni altra problematica educativo/formativa, né conferiscono
all’albo, racconto, romanzo l’attestato di eccellenza in riferimento al suo particolare pubblico.
Occorre ribadire che accanto ad una approfondita conoscenza del mondo dell’editoria, attrezzarsi di
un bagaglio di conoscenze e competenze inter e multidisciplinari, nel quale la pedagogia e la
psicologia rappresentano presenze irrinunciabili e imprescindibili, proprio in considerazione della
particolarità e peculiarità del soggetto cui le letture si rivolgono.

7. PUNTUALIZZAZIONI, IMPEGNI E AUSPICI

Bisogna incoraggiare la ricerca verso nuove soluzioni sia a livelli di contenuti, stile, linguaggio, sia
a livello grafico e figurativo.

CONCLUDENDO: E’ NECESSARIO ANDARE OLTRE I PREGI ESTETICI DELL’OPERA; SI


RICHIEDE CHE QUESTA RISPONDA ALLE ESIGENZE DELLA NUOVA REALTA’
EDUCATIVA SENZA NEGARE AUTONOMIA, LIBERTA’ E LUDICITA’ MA RISULTANDO
MOLTO ATTENTA AGLI EFFETTI CHE HA SULLO SVILUPPO E LA FORMAZIONE
PSICOLOGICO DEL FANCIULLO.

È INOLTRE NECESSARIO PRENDERE LE DISTANZE DALLA LETTERATURA


DIDASCALICA E MORALEGGIANTE DEL PASSATO.

= VIGILANZA E CONTROLLO QUANTO BASTA, MA ANCHE APERTURA VERSO LE


NUOVE TEMATICHE, NUOVI STILI, NUOVE ICONOGRAFIE E NUOVE GRAFICHE +
NECESSITA’ DI ASCOLTO DEI GUSTI DEL LETTORE E AVENDO SEMPRE PRESENTE IL
BAMBINO LETTORE, I SUOI DIRITTI E LE SUE ESIGENZE.

CAPITOLO 2. INCIDENZA DELLE LETTURE SULLA PERSONALITA’

1. TRA CONSAPEVOLEZZA E NEGAZIONE

Il ruolo della pedagogia si esalta anche alla luce della riconosciuta incidenza delle letture sulla
personalità, non soltanto infantile, testimoniata da tutta una letteratura biografica ed autobiografica.
Un certo Besenghi, chiedendosi quanto delle nostre radici viene dai libri che abbiamo letto risponde
“molto” ribadendo il profondo significato delle letture nella nostra storia personale. Da qui l’esigenza di
un’adeguata attenzione e di vaglio critico da parte dell’educatore.

Una volta il libro era il mezzo per indottrinare, conformare e adeguare a modelli; ora è utilizzato per
portare nuovi insegnamenti e far sì che il giovane lettore elabori proprie tesi personali. 

Tramite il libro, intenzionalmente o no, si forniscono insegnamenti e modelli che vengono
interiorizzati attraverso i processi di immedesimazione e di identificazione, fino ad acquisire alcune
caratteristiche e tratti di personalità. Un pò ciascuno di noi è anche frutto ed esito delle letture che
abbiamo fatto, i personaggi che abbiamo amato e nei quali ci siamo immedesimati. Il libro, la parola
quindi, ha un forte impatto sul ragazzo. 


Altri, però, non sono d’accordo con questa visione e ritengono che un libro non possa influenzare la
vita di una persona.

2. GLI ESITI DI ALCUNE RICERCHE PSICOLOGICHE

Ma le ricerche pedagogiche e psicologiche, (Es pg. 33 e 34) tengono alta e viva l’idea che una
lettura possa portare influenza sui comportamenti e atteggiamenti, essendo l’infanzia un periodo
influenzabile in cui il bambino apprende e si avvicina ai valori, alle norme e agli atteggiamenti della
propria cultura. 

Per questo è necessario fare molta attenzione ai possibili “modelli pericolosi” che vengono
presentanti al ragazzo.

Ciò che vediamo, in questo caso leggiamo, ci provoca influenza


MODELLAMENTO di
Bandura: dopo esser entrati dentro ad un determinato racconto, avvengono processi di
identificazione per cui il lettore si ritrova a vivere le emozioni dei personaggi come se fossero reali
(vari autori evidenziano poi il ruolo giocato in questi processi dai neuroni specchio).

3. SI LEGITTIMA UNA LETTERATURA ESEMPLARISTICA?

L’iniziativa intelligente e coraggiosa di Gabriella Armando di pubblicare una scelta selezione delle
“vite parallele” di Plutarco (es pg. 36) e altre storie esemplaristiche merita plauso: narrazioni che
nell’appassionare alla lettura attivano i processi di identificazione e additano congrui modelli di
comportamento, senza tacerne altri, negativi, da cui il giovane lettore prenderà istintivamente le
distanze in questo senso sono da preferire modelli tratti dalla cronaca e dalla storia perché reali
e quindi portano il bambino e l’adolescente all’ammirazione e sempre alla ricerca di ideali da
seguire.

Non è sconsigliabile quindi attraverso la letteratura proporre dei modelli congrui e da perseguire,
pur non sapendo definire in toto le caratteristiche fondanti dell’uomo odierno (non si riesce a stabilire un
modello).

4. SULLA PRETESA NEUTRALITÀ DEI CONTENUTI NARRATIVI

Alla luce della dimostrata forza di suggestione e di conformazione delle letture, in positivo come in
negativo, non è sostenibile la teoria della “assoluta neutralità”: trasmette messaggi, positivi o
negativi che siano.
In realtà nessuna comunicazione narrativa è neutra: anche il narratore puro, che racconta con l’unica
preoccupazione dello charme, dell’incanto della storia e della parola, comunica comunque le sue
convinzioni, talora i suoi pregiudizi, la sua visone del mondo e le sue convinzioni.
Il giovane lettore trae immancabilmente dalle sue letture narrative qualche esempio o modello cui
uniformarsi, qualche mia ideale o negativa cui tendere.

5. IL LIBRO, POSSIBILE FONTE DI PREGIUDIZI E STEREOTIPI


Il libro con la sua forte forza di modellamento può essere fonte di pregiudizi e stereotipi ma anche
risorsa per il superamento di questi o almeno per la loro riduzione.

6. STEREOTIPI DI GENERE

Uno degli stereotipi maggiormente presenti nella letteratura classica riguarda la discriminazione nei
confronti della donna e la critica si è particolarmente appuntata sulla fiaba classica, che riflette
inevitabilmente mentalità, pregiudizi, valori e disvalori della cultura che l’ha generata.
In effetti il ruolo di protagonista è svolto da una figura maschile e le femmine sono frequentemente
presentate come dolci, sentimentali, fragili, spesso nel ruolo di madri, vanitose, pettegole,
invidiose…mentre coraggio, audacia, intraprendenza, spirito di iniziativa e amore per l’avventura
sono appannaggio e prerogativa soprattutto dei personaggi maschili.

Oggi però questa visione è andata scemando poiché la donna ha avuto la sua rivincita, i ruoli si sono
equilibrati e vi è la presenza di eroine e personaggi che si ribellano alle convinzioni o alle volontà
familiari (Pippi calzelunghe). È la figura maschile che è spesso marginalizzata, privata delle sue
caratteristiche di virilità.

È da denunciare il pregiudizio misogino quando vi è la presenza di figure femminili negative.

CAPITOLO 3. SCELTA E VALUTAZIONE PER L’ETA’ EVOLUTIVA

1. IL PROBLEMA DELLA SCELTA

Il genitore, educatore, insegnante, si ritrova a dover scegliere la lettura più adatta per il minore; c’è
la necessità quindi che il libro venga esaminato e valutato secondo criteri rigorosi. 

Il mercato editoriale offre prodotti differenti per qualità, per requisiti pedagogici-educativi, per
tematiche, messaggi, contenuti, stile e linguaggio. Detto ciò è indispensabile svolgere una selezione,
fare da filtro e orientamento al ragazzo in base ai suoi bisogni formativi.

2. AIUTI E ORIENTAMENTI ESTERNI

Non sempre le schede di valutazione di determinati testi sono consone poiché colui che ha recensito
potrebbe non avere tutte le competenze multidisciplinare che servono per una giusta anamnesi del
libro per ragazzi. I premi ottenuti sono certamente orientativi, in quanto frutto di una giuria
composita ma anch’essi sono sempre probanti. Più affidabili risultano i premi conferiti da giurie di
ragazzi o a combinazione mista. Solitamente, nel migliore dei casi e delle eventualità, si guarda al
testo, alle sue qualità estetico-letterarie, ai suoi caratteri innovativi, alla sua capacità di coinvolgere
emotivamente il lettore, nulla di più.

Si pone quindi la necessità di individuare, a titolo orientativo per l’educatore e senza pretesa di
esaustività, alcuni oggettivi criteri di scelta e di valutazione delle letture infantili e giovanili, in
riferimento a 4 elementi o componenti essenziali del libro per ragazzi: LINGUAGGIO,

CONTENUTI, APPARATO ICONOGRAFICO, GRAFICA.

3. INDICAZIONI DI MASSIMA
Secondo Corallo, il libro dovrebbe poter contenere qualità estetico letterarie + caratteristiche di
agilità, freschezza e poesia, coniugate con irrinunciabili valenze formativa.
Il libro deve: AFFASCINARE + AIUTARE IL LETTORE NEL PROCESSO DI CRESCITA
PSICOLOGICA, UMANA E SOCIALE, CONOSCENZA CRITICA DELLA REALTA’ E
AMPLIAMENTO DELL’ESPERIENZA.

Caratteristiche del libro per ragazzi il ragazzo ama sia il libro ambientato nel reale, in cui si può
rivedere nei personaggi e nelle loro emozioni, sia i libri fantastici e di avventura con ambientazioni
in mondi paralleli, questo dovuto al suo desiderio di evasione. Libri quindi ricchi di tensione
narrativa, di suspense, di colpi di scena, capaci di attivare processi di immedesimazione e di
identificazione con i personaggi.
Sul piano formale, sono essenziali la limpidezza, la fluidità, l’eleganza di espressione, la proprietà
di linguaggio, l’accurata scelta dei vocaboli e che quando si rivolge ai bambini fino alle soglie della
fanciullezza contenga un numero limitato di personaggi, da nomi facilmente riconoscibili.
Il classico lieto fine non deve essere nè artificioso e nè banale o forzato e tantomeno incongruente
rispetto all’artefatto. Nella narrazione a partire dalla fanciullezza una conclusione positiva non
esclude la sua tragicità, quando da essa discende un bene per la collettività, grazie ad un gesto
eroico. Opportuno in ogni caso che la vicenda non sia cupa né pessimistica e si concluda con un
messaggio di ottimistica speranza.
Nella libreria per ragazzi dovrebbero essere quindi presenti libri che maturino lo spirito critico e
l’autonomia di giudizio, libri che presentino la trasformazione interiore di un personaggio, per
evitare la sedimentazione di pregiudizi e stereotipi; libri-denuncia, che sensibilizzino e informino il giovane
sui drammi presenti nelle altre realtà del mondo e sviluppando sensibilità empatica verso questi; libri a
carattere interculturale per sapersi confrontare con l’alterità; 

Da evitare invece: libri che propongono un universo cupo; libri senza un valore, frivoli; libri in cui
l’intenzionalità educativa prevarica la narrazione e il piacere della lettura. 

Bisogna prestare attenzione all’equilibrio tra testo e immagine e la dissincronia che può presentarsi:
spesso vi sono libri molto sofisticati e impegnativi con apparati iconografici puerili, mentre
viceversa alcuni libri dai contenuti più elementari sono allegati a illustrazioni simboliche e
interpretative.
Il libro inoltre non deve dare erronee informazioni storiche e scientifiche anche quando inserite
all’interno di narrazioni fantastiche per i più piccoli, perché possono trarre in inganno il bambino.


4. I CONTENUTI

Il libro per ragazzi può abbracciare molti temi, personaggi, situazioni, contesti riferite sia al mondo
reale che a quello fantastico. 

Tutti i temi che uniscono mondo esterno con mondo interiore, affetti, sentimenti, modelli sono
materia per il libro per i ragazzi, tuttavia la fiaba e il libro d’avventura rimangono i due prescelti. 

Per quanto riguarda i contenuti, possiamo notare come il libro per ragazzi sia contaminato da
tematiche riguardanti il mondo degli adulti, ciò è dovuto al fatto che nella società odierna i due ruoli
di adulti e ragazzi si mescolano. Nei ragazzi c’è ansia di crescere, di sapere, di entrare a far parte del
mondo “dei grandi”. Certo, il ragazzo non va circoscritto a contenuti puerili ma bisognerebbe
almeno che i tempi dell’infanzia fossero rispettati poichè è questo il momento in cui il bambino
conosce e apprende. 

I ragazzi in questa fase non sono ancora formati per affrontare determinate tematiche, sono ancora
molto vulnerabili. Perchè correre e manipolare forzatamente questa condizione? 

Il discorso si fa ancora più delicato quando si pretende di introdurre argomenti forti come le
violenze sessuali, gli abusi in famiglia, la droga, la pre-stituzione minorile in libri rivolti all’infanzia
o addirittura ricolti alla prima età, sia pure con modi e linguaggi appropriati. Nobile ritiene che,
l’introduzione di queste tematiche “forti” non sia nè utile, ne funzionale poichè queste potranno
essere proposte e discusse in modo proficuo nei tempi dovuti e consoni, senza la possibilità di
arrecare danni emotivi. Non sottraiamo, per quanto sia possibile con la presenza dei bombardamenti
mediatici, l’infante dalla sua infanzia. 

5. IL LINGUAGGIO

Il linguaggio gioca un ruolo rilevante nella funzione formativa del libro per ragazzi. 

Da evitare sono i libri mal scritti, oppure trascurati e sciatti nell’espressione. Oltre a ciò che è
contenuto all’interno delle pagine, dobbiamo far caso anche alla forma del titolo, il quale potrebbe
essere grammaticamente scorretto.
Anche il titolo che compare in copertina non deve essere ne ambiguo ne sviante o divorientante per
il piccolo lettore e neppure riportare espressioni grammaticalmente scorrette.
Al tempo stesso, occorre controllare che i libri non contengano espressioni troppo impegnative o
inaccessibili per esempio le metafore o il linguaggio puramente astratto. Allo stesso modo, è da
evitare il linguaggio iper-semplificato. 

Dobbiamo far si che il ragazzo fruisca di un linguaggio adeguato alla sua età così che possa
arricchire il suo vocabolario. 


6. APPARATO ICONOGRAFICO

L’illustrazione presente nel testo ha due funzioni: da un lato dare luce, rendere chiaro e dall’altro
lato ornare, decorare. Quindi da un lato può sottolineare un particolare, un’atmosfera surreale
oppure chiarire un significato. Negli albi per i più piccoli, spesso questa svolge una funzione di
GUIDA.
Accertata l’armonica integrazione tra testo verbale e codice iconografico, vanno evitate: le
Illustrazioni chiassose, di cattivo gusto, dalle tinte forti e aggressive; disegni fitti e disordinati;
illustrazioni cupe (potrebbero portare con sé sensazioni di angoscia e paura). 

Ogni illustrazione, con colori e tratti porta con sé un determinato stato d’animo. 

Le illustrazioni non dovrebbero essere cariche di significati allegorici, simbolici o incomprensibili.
Da prediligere invece: immagini nitide; immagini delicate con colori pastello; immagini non
disturbanti; disegni a tutto tondo; disegni dai contorni netti e definiti.
Quanto alla disposizione dell’immagine invece sarebbe preferibile che l’illustrazione, quando
arricchisce un racconto, si trovasse nella medesima pagina che commenta o in quella a fianco. 

Le illustrazioni dovrebbero rimanere un po’ ambigue per non svelare tutto al fruitore così che
quest’ultimo possa mettere in atto esercizi interpretativi. 

Raccomandabili poi per i più piccoli: libri-rebus = una parola è sostituita dall’illustrazione che ne
facilita la comprensione e la lettura; libri-facce = il bambino può ritrovare e imparare a scoprire le
espressioni emotive.

Emozioni e illustrazioni
Maria Nikolajeva afferma che le illustrazioni portano con sè un grande coinvolgimento emotivo, fanno si
che si sviluppino attitudini empatiche. L’illustrazione rende, interpreta, commenta, accentua l’intera gamma
di emozioni, dalla gioia alla sorpresa, dalla rabbia alla delusione, alla paura. La studiosa inoltre puntualizza
come attraverso un processo di neuroni specchio il nostro cervello risponda reatoamente allo stimolo visivo
come se fosse reale e di fatti il cervello del bambino fa poca distinzione tra realtà e finzione.

Pregiudizi: Talvolta l’illustrazione, purtroppo, può portare con sè anche grandi pregiudizi e
stereotipi. (ridicolizzazione della terza età, abbinamento bruttezza malvagità, rappresentazione
malfatta di persone di colore).

Falsi storici e scientifici: Gli illustratori dovrebbero avere cura di non diffondere attraverso il segno
grafico-pittorico informazioni erronee sia di carattere storico che di carattere scientifico come nel
caso in cui rappresentano un cammello con una sola gobba, un ragno con 4 zampe…Inoltre occorre
verificare che le illustrazioni non si facciano veicolo di erronee informazioni storiche come ad es.
abitazioni, oggetti, strumenti, abbigliamento non in uso nell’epoca in cui la narrazione è ambientata.
Illustrazione e fedeltà al testo: Nei testi a carattere descrittivo, divulgativo, in particolare attinenti il
mondo della natura, l’illustrazione ha una funzione dimostrativa e per questo ha necessità di
rimanere fedelissima a ciò che è descritto. Anche nei testi narrativi comunque la congruità tra testo
e immagine è importante poiché facilita la comprensione. 


Pitzorno afferma: “la fedeltà al testo è importantissima. I bambini sono pignoli e hanno necessità di
coerenza” a meno che l’incoerenza non sia voluta e porti con se una carica ironica.

7. FORMATO E GRAFICA

Anche il formato, le dimensioni, la copertina, la grafica di un libro, il materiale da cui è composto, il


frontespizio, la sua impaginazione… hanno un’importantissima valenza motivando il bambino. 

Se i fruitori sono bambini della prima infanzia il libro deve essere adeguato a loro; deve essere
robusto e sicuro, con angoli smussati e arrotondati. I caratteri devono essere di forma e dimensione
consone per la giusta comprensione e per favorire la lettura. 

La nuova moda dell’utilizzo dei diversi font, può destabilizzare il bambino poiché visivamente si
ritrova di fronte tipologie grafiche sempre differenti mentre avrebbe necessità di un testo pulito che
non lo disorienti. Anche un uso esasperato del lettering porta confusione nel lettore, rischiando di
rendere problematico l’approccio al testo. 


8. ESIGENZA DI INDIVIDUALIZZAZIONE E RUOLO DELL’EDUCATORE

Il giovane lettore è soggetto in formazione per tutto l’arco dell’età evolutiva con i suoi gusti,
interessi, curiosità, vissuto, fragilità, immaturità linguistica, cognitiva, i suoi bisogni psicologici e
formativi. 

Tutti questi elementi cambiano da soggetto a soggetto e per questo le letture dovrebbero essere
individualizzate, fatte su misura. 

Una persona con competenze e che conosce sia il soggetto, sia la lettura dovrebbe quindi assumersi
la responsabilità di selezionare per ogni soggetto la sua lettura: in questo modo il lettore potrà
usufruire del piacere della lettura assicurandosi le giuste finalità educative. 

Bisogna quindi distinguere il “lettore empirico” dal “lettore modello”. 

Spetta all’adulto, evitando che il bambino attinga in modo indiscriminato e disordinato, assicurargli
letture ricche e variate, senza tralasciare i requisiti estetici e contenutistici ma proteggendolo da
narrazioni con sfondi non idonei.

CAPITOLO 4: ALCUNE QUESTIONI CRUCIALI



1. COMPRENSIONE

La comprensione del testo chiama in causa la maturità linguistica, cognitiva ed esperienzale del
ricevente. 

Ragione per cui lo scrittore deve necessariamente far riferimento a un reticolo di conoscenze,
linguistiche e cognitive, del potenziale lettore.
Non va poi dimenticata la frequente presenza nel nostro paese di bambini stranieri che hanno,
almeno nei primi tempi del loro inserimento, una conoscenza incerta e approssimativa della lingua
italiana, per cui il linguaggio, termini, costrutti, modi dire e quant’altro devono essere commisurati
alla maturità complessiva del potenziale lettore. 

Il problema non si pone quando vi è l’incomprensione di qualche parola o di qualche espressione
ma quando il testo è talmente ignoto da saltare dei passaggi o presupporre dei significati.

Difficoltà
Possono rivelarsi ostici ai fini della comprensione, a seconda della maturità linguistica e cognitiva
del lettore: L’uso del soggetto sottinteso; La forma passiva; Il ragionamento deduttivo; Le
congiunzioni avversative e concessive; I nessi di causalità; Il linguaggio metaforico; Le parole
astratte; Il flashback.

Esemplificazioni 


Le difficoltà di comprensione interessano i fanciulli, soprattutto fino all’adolescenza quando si


presentano parole o riferimenti culturali ignoti o con un linguaggio troppo forbito. Questi esempi a
pg 81 denunciano quanto sia problematica la comunicazione e quanto troppo frequentemente diamo
per scontato una comprensione che spesso non si è verificata.

Accorgimenti 


Uno dei suggerimenti al fine di aiutare la comprensione del testo o di una parola è quello di
accompagnare la parola ignota con un “sinonimo noto” (“caverna tetra..buia buia”) o anche porre
glossari alla fine del libro. 

Lo scrittore dovrebbe tenere presente l’età del suo interlocutore ed evitare figure retoriche,
allusioni, astrazioni, significati impliciti. Evitare quindi di creare confusione e disorientamento.

Comprensione concettuale 


Il lettore per comprendere il testo, accanto a competenze linguistiche ha bisogno di anche di


conoscenze culturali e di una maturità esponenziale, in relazione ai contenuti proposti.
In effetti alcuni riferimenti culturali possono risultare estranei al bambino perché fuori dalla sua
sfera di conoscenza e di esperienza (infatti con la nuova ripartizione storico-cronologica,
l’insegnamento della storia al termine della scuola primaria è fermo alla caduta dell’impero romano;
ecco quindi il dovere dello scrittore di conoscere e tenersi aggiornato sui cambiamenti normativi
che interessano la scuola).

Ruolo dell’illustrazione nei processi di comprensione 


L’illustrazione spesso può soccorrere la comprensione: l’immagine può spiegare o dare significato
ad un testo, che inizialmente non si era compreso.Inoltre l’immagine può visualizzare un oggetto di
cui il bambino non ha conoscenza (per es. è il caso del kriss di sandocan che era un’arma, pugnale). Infine
l’immagine può essere esplicativa e chiarificatrice (per es. nel caso del libro “papà aspetta un
bimbo).

2. PAURE INFANTILI DI FONTE NARRATIVA

La paura è una emozione umana che non va ne negata, ne evitata e neppure rimossa ma va
affrontata e controllata; non va d’altro canto esasperata con provocazioni eccessive. 

Bisogna considerare che ogni soggetto risponde alla paura in modo differente in base al suo vissuto,
alle sue dinamiche familiari e spesso, le illustrazioni sono uno dei primi terreni in cui il bambino si
imbatte in questo sentimento questo soprattutto quando proposta in modo non corretto o in un
momento delicato e particolarmente ricettivo del suo percorso di crescita.
Le diverse reazioni dipendono quindi non solo dalla labilità del bambino, da quanto è
impressionabile, dal suo vissuto e dalle dinamiche familiari ma anche dalle circostanze in cui si
presenta l’incontro con un determinato testo o illustrazione, se in solitudine o in un contesto di
socializzazione o con una figura adulta di riferimento.
Sarebbe bene non limitarsi alla mera narrazione orrorifica, ma piuttosto inserire dei tratti umoristici,
in cui il personaggio che incute paura è rappresentato nella sua fragilità, timidezza, solitudine, nel
suo bisogno di considerazione condividendo quindi la condizione di minorità del bambino e
favorendo processi di identificazione. È bene liberare il bambino da ansie e paure, considerando che
personaggi, oggetti percepiti come pericoli possono rivelarsi normali.

Albi figurati e paure infantili: testimonianze 


Da tempo proliferano libri con l’intento di aiutare il bambino a superare le inevitabili paure nel suo
processo di crescita ma in molti casi sono rinvenute illustrazioni che producono ansia o paura
piuttosto che risate.
Spesso quindi, questi albi sembrano non essere adatti a bambini piccolissimi, pur essendo consigliati
dall’editoria per tale fascia; potrebbero essere piuttosto un mezzo di comprensione per
genitori e adulti per rivedere e correggere erronei comportamenti o attuare interventi sulle paure
infantili.
È però da abolire il pressante protezionismo, evitare quindi una censura; piuttosto è bene cercare un
equilibrio pedagogico e psicologico.
In conclusione: il bambino non deve essere lasciato solo di fronte a questa tipologia di narrazioni, è
necessaria la mediazione di una figura significativa. La lettura di questi testi dovrebbe essere
individualizzata, pensata da bambino a bambino, in un clima in cui si conoscono le emozioni che un
determinato soggetto può o non può sostenere, per verificarne l’impatto che la lettura può avere
sulla sua sfera affettiva, per mediare i passaggi più ansiogeni, per precisare ed assicurare. 

Anche quando non si interloquisce più con bambini piccolissimi, è sempre necessario che la
crudezza di un racconto sia presentata con garbo, gusto, misura sia nella scrittura che nelle
illustrazioni.

Alcune rivisitazioni iconografiche di fiabe classiche

I racconti dovrebbero esercitare una sollecitazione emotiva nel lettore ma non provocare ansia o
paura; anche le illustrazioni non dovrebbero arrivare a questo (visto che sono di maggiore impatto).
Spesso l’innovazione porta a caricare le immagini di un certo effetto portando invece proprio a
evocare queste emozioni. Sarebbe bene non utilizzare, il cosiddetto grottesco, o soltanto in testi che
lo giustificano. 

Questo stile può risultare a volte inquietante: ricordiamo ad esempio le illustrazioni di Lacombe
(Cappuccetto rosso tra le fauci del lupo, Biancaneve con occhi chiusi e mani insanguinate con corvo
sul petto o all’interno della cassa toracica; Il bianconiglio di Alice con gli occhi rossi spiritato).
Reiezione parentale e vissuto infantile 

Spesso è il tema della reiezione parentale e dell’abbandono dei bambini, nel bosco o altrove, a
risultare angoscianti e fonte di inquietudine.
Ecco perché fiabe come Hansel e Gretel nelle edizioni per l’infanzia non andrebbero rese con
immagini cupe e tenebrose e sarebbero sempre da leggere con un adulto e la protettiva presenza di
una figura significativa tanto da rassicurare il bambino che questo a lui non può accadere. 

L’adulto dovrebbe preventivamente vagliare i contenuti di ogni libro così da utilizzare di fronte ad
una collettività (anche se la lettura vicariale sarebbe più consona rivolta ad un piccolo gruppo o al
singolo), una lettura piuttosto che un’altra e sarebbe bene conoscesse anche i vissuti, la storia
personale e parentale di ogni singolo. (considerare quindi la possibilità di trovarsi di fronte bambini
di genitori separati o divorziati, per cui bisogna anche far attenzione a proporre storie con queste
tematiche, poiché questi potrebbero sviluppare ansie o ritenersi causa di tale disfacimento.)

3. LA RAPPRESENTAZIONE DELLA FAMIGLIA


Soprattutto a partire dagli anni ’90, la famiglia viene rappresentata nei modi più svariati. Vi è una
pluralità di forme familiari: Famiglia tradizionale; Famiglia nucleare; Famiglia omogenitoriale;
Famiglia omosessuale; Famiglia allargata, ecc.
Se nei libri per la prima infanzia e ancora in quelli per la fanciullezza viene proposta un’immagine
positiva di famiglia con genitori affettuosi e che assumono insieme ai loro piccoli le vesti di animali
simpatici, in molti romanzi per l’adolescenza si è assistito ad una rappresentazione spesso patogena
e conflittuale di questa realtà: famiglia inteso come luogo di incomprensioni, di divisioni…
Non sembra opportuna questa rappresentazione di famiglia, o per lo meno ricondurla ad una forma
ricorrente e all’ordine del giorno”. È vero che spesso i nuclei familiari sono rispondenti a queste
dinamiche, che rispecchiano il volto della società in cui viviamo ma non è da considerarsi come la
regola.
Non è giusto sommergere il ragazzo con descrizioni cupe, angoscianti, chiuse alla speranza le quali
potrebbero minare la sua fiducia o sicurezza nell’ambiente domestico.
La famiglia in negativo, è spesso associata alla figura dell’adulto negativa. 

L’adulto è raffigurato come colui che ha bisogno di aiuto, inadeguato, poco autorevole; contesto
quindi in cui il giovane “si fa da sè”, è artefice della propria educazione attraverso errori e prove.
Tuttavia, questo aspetto, ultimamente, è stato rivisto dalla letteratura per ragazzi: meno frequenti
immagini di figure parentali negative.
Ancora una volta, spetterà all’adulto sapere dosare le pubblicazioni da offrire al fanciullo, quelle
con un messaggio non negativo nè distruttivo, alternando racconti di famiglie tradizionali e “nuove
famiglie”, famiglie con figure parentali positive e negative sia con storie drammatiche sia di quelle
che si avvalgono dell’umorismo.

4. LIBRI SULLA SESSUALITA’

Dalle riflessioni di Crepet, oggi all’accelerazione della crescita biologica e fisiologica che si
accompagna ad un precoce sviluppo sessuale, favorito da una dieta più ricca ed equilibrata e da un
migliorante dell’igiene personale, fa riscontro un ritardo della maturazione individuale concernente
la sfera sentimentale e relazionale. Di conseguenza, si punta maggiormente a istruire e formare i
ragazzi all’affettività, alle emozioni, ai sentimenti piuttosto che all’educazione sessuale, per uno
sviluppo armonico della personalità.
Le tematiche a sfondo sessuale comunque devono essere necessariamente toccate anche nel libro
per ragazzi, data la quantità di informazioni che si ritrovano ad avere attraverso i media; ma devono
essere sempre presentate con una certa misura e considerata l’età dell’interlocutore.
Nella nostra prospettiva pedagogica è bene che certi temi vengano trattati sapientemente e avvicino
il ragazzo alla sfera della sessualità non come mero soddisfacimento di pulsioni ma piuttosto come una parte
della sfera affettiva.

Omosessualità 


Il tema dell’omosessualità e della omogenitorialità è crescente nei libri per bambini. 



Spesso i libri per ragazzi descrivono il disagio e le sofferenze psicologiche che il ragazzo, che
scopre la sua diversità sessuale, prova mostrando come la famiglia o i coetanei possano isolarlo e
come questo si sente solo e incompreso. 

Queste letture possono far si che nascano e si accrescano sentimenti empatici di comprensione e
accettazione dell’alterità. 

A differenza degli anni ’90 in cui l’omosessualità era presentata come una condizione anomala, ora
questo tema si è inserito in una maturata logica di accettazione e comprensione. Spesso però ciò
viene esasperata, fino a mettere in cattiva luce la famiglia tradizionale. 


Ci sono voci contrapposte: 


1. secondo alcuni bombardare di notizie i bambini fin da piccoli a queste realtà diverse significa
farli aprire alle differenze di genere, ai sentimenti empatici, all’accettazione e comprensione,
combattendo pregiudizi e stereotipi sessisti; 


2. secondo altri, è un uso strumentale della narrativa per l’infanzia, poichè argomenti “di moda”, “in
voga” e come strumento per indottrinare, conformare e catturare il consenso.

5. CENSURA

Storicamente la censura nel libro per ragazzi tagliava fuori soprattutto le parti testuali con
riferimenti espliciti alla sfera sessuale e al corpo non risparmiando la stessa fiaba, e si è esercitata
anche sulle illustrazioni (coprendo le parti del corpo…).
Oggi invece diciamo che con la censura si dovrebbe legittimare la tutela psicologica e morale del
minore da quei contenuti troppo violenti, troppo espliciti a livello sessuale, messaggi che incitano
all’odio, al razzismo ecc.
L’adulto, con il suo bagaglio di valori, selezionerà e proporrà al bambino letture adeguate, che
propongono messaggi adatti allo sviluppo e alla sua giusta formazione. 

Ovviamente i valori di ognuno sono soggettivi, ma per questo tipo di selezione bisogna ricorre a
criteri più oggettivi possibili.
La personalità, in fieri, del bambino necessita di tutela e di particolari attenzioni per il suo sviluppo
armonico; la censura è adeguata su determinati contenuti, non bisogna cadere nel moraleggiante, è
uno strumento consono se usato con coerenza.

6. DEONTOLOGIE

Le responsabilità dello scrittore per ragazzi


Il compito dello scrittore per ragazzi è un compito alquanto complesso. I doveri per la stesura di un
buon libro sono: Pulitezza di stile; Eleganza; Proprietà di linguaggio; Scrittura agile e sciolta;
Fluidità di espressione; Periodare accattivante; Svolgimento lucido e coerente; Molti dialoghi;
Coinvolgimento emotivo; Creazione di suspense e attesa. 

A seconda dell’età a cui si rivolge lo scrittore, dovrà rispondere a determinati bisogni di
conoscenza, alle sue curiosità, ampliando il suo mondo di esperienza. 

Dovrà sempre prediligere vicende coinvolgenti, che evochino forti sentimenti, in cui i protagonisti
siano figure positive e lottino per una giusta causa così che lui si possa rispecchiare ed
immedesimare. 

Sarà cura dell’autore unire la sensibilità pedagogica e psicologica ad una corretta disciplina delle
emozioni senza proporre temi come l’abbandono parentale o altri che possono indurre ansie o
sentimenti di paura. 

Oltre ad avere talento per la scrittura, lo scrittore per ragazzi dovrebbe essere sempre ben informato,
colto e aggiornato sulle materie di più stretto interesse, quelle psico-pedagogiche. 

Questo, in Italia, non accade, per la troppa fretta di pubblicazione senza mirare alla stesura di “
buone” storie.
In conclusione: lo scrittore per ragazzo deve rispondere ad un codice deontologico poichè la sua
produzione di rivolge a soggetti che stanno attraversando un processo di crescita e di formazione
umana, psicologica, etica e sociale. 

Deve essere consapevole della forte suggestionabilità che i suoi scritti potrebbero avere sul soggetto
fruitore e per questo adoperarsi per far si che rimangano impresse nel lettore solo elementi positivi.

ONESTA’ MORALE ED INTELLETTUALE, OBIETTIVITA’, CORRETTEZZA, QUALITA’


NARRATIVE, SENSO DI RESPONSABILITA’ EDUCATIVA.

La biblioteca, contenitore di tesori nascosti; Responsabilità del bibliotecario.


Non tutti i testi sono portatori di messaggi positivi, non tutti concorrono in modo positivo al suo
processo di crescita umana, etica, sociale e civile. 

È bene fare una selezione delle pubblicazioni in commercio. 

Radice affermava “di una biblioteca scolastica è viva solo la parte che il maestro conosce: i libri che
anche esso ha letto e valutato”: è bene dunque che un bibliotecario conosca i contenuti dei libri che
propone, senza lasciare il ragazzo da solo in balia delle più svariate tematiche. Chi ritiene che il
ragazzo debba fare questa azione di discernimento, senza alcun filtro, non ha pienamente ragione.

IL BIBLIOTECARIO DOVREBBE CONSIGLIARE, SEGUIRE E ORIENTARE.

CAPITOLO 5. INTRAMONTABILITA’ DELLA FIABA

1. UN GENERE TRASMIGRANTE

La FIABA, derivante da pratiche antichissime, parla ancora oggi un linguaggio universale per
bambini ed adulti. Questi antichissimi racconti continuano ad affascinare l’immaginario collettivo.,
implementandosi sia dell’apporto di fiabe di altre etnie e culture, sia di fiabe moderne, ambientate
in un contesto urbano e tecnologico.
Oggi la fiaba si presenta in una pluralità di formati, non solo cartaceo ma anche sotto forma di
videogioco, cartoon, film ecc.
La CROSSMEDIALITA’ e la TRANSMEDIALITA’ operano una miscela contestuale di differenti
formati e linguaggi per raccontare, integrare, arricchire, interagire con una medesima storia ma sotto
varie forme, adatte ad un pubblico infantile e non.

2. FIABA E INFANZIA

Le fiabe sono presto divenute geloso patrimonio dell’infanzia, dove ritroviamo un equilibrio tra
elementi e ingredienti che rispondono alle istanze di una personalità in formazione: La dimensione
del meraviglioso; L’avventuroso eroico; L’eterno conflitto tra bene e male; Il trionfo della verità; Il
lieto fine; La partecipazione attraverso meccanismi di identificazione; Linguaggio semplice ed
adeguato allo stadio dell’età evolutiva (tra i 3 e i 7-8 anni): 

o Semplicità;
o Linearità; 

o No flashback o digressioni; 

o Pochi personaggi;

o Nomi legati ad una caratteristica fisica (biancaneve) o una condizione o a un ruolo familiare o
sociale o ad un mestiere.

Il bambino in questo complesso che lo circonda, ha necessità di sognare, di guardare con ottimistica
fiducia la vita, al futuro e di evadere dalla grigia e costringente quotidianeità e la fiaba, che apre
dimensioni spazio-temporali, riesce a fare tutto questo senza particolari difficoltà di comprensione,
capace anche oltre che emozionare, tramettere anche cultura e nuovi saperi.

3. INSEGNAMENTI IMPLICITI NELLA FIABA

Come osserva Cristoforo, l’ascolto vissuto della fiaba garantisce soprattutto un apprendimento di
norme, valori e regole sociali, permettendo l’attivazione di quel processo di apprendimento che
Bandura chiama “modellamento”, ovvero l’apprendimento per identificazione e imitazione differita
di un modello significativo per la personalità infantile.
Pur essendo la fiaba estranea a qualsiasi proposito moraleggiante, è tuttavia ricca di insegnamenti,
scaturenti direttamente dalla vicenda e quindi tali da non nuocere ama freschezza e alla spontaneità
della narrazione. 

Vengono proposte in modo negativo: la pigrizia, la malvagità, la menzogna, la cupidigia. 

Vengono esaltate: la generosità, il coraggio, l’intraprendenza, l’amore, il rispetto per gli anziani.
Anche le fiabe più datate, trasmettono norme di comportamento e valori universali tutt’ora validi in
una società che è nettamente cambiata.

4. LA CRITICA AL MERAVIGLIOSO FIABESCO: AVVERTENZE E RISERVE

Nella fiaba di tutte le culture sono presenti motivi, temi, situazioni che suggeriscono l’opportunità
di una mediazione adulta nella loro proposizione all’infanzia.
In alcune storie come Pollicino, la lezione conclusiva è comunque inaccettabile e deve essere
filtrata dall’adulto, che attraverso una opportuna conversazione al termine della narrazione potrà
intrattenere il bambino sui concetti di giusto e ingiusto. 

Analoga attenzione va rivolta alle tematiche proposte; è necessario conoscere i vissuti dei bambini
per evitare per esempio di proporre fiabe in cui c’è la presenza della matrigna a bambini, figli di
genitori separati, in cui vi è questa nuova figura di “compagna del papà”. È bene non far focalizzare
al bambino questa nuova figura in modo pregiudizievole e negativo.
Non sempre la problematica socio-psicopedagogica coincide con l’estetica: Cappuccetto Rosso di
Perrault e dei Grimm. 

La versione di Perrault si conclude con la nonna e nipotina divorate, senza lieto fine e ammonimento per chi
si lascia sedurre dal lupo. La versione dei Grimm con l’intervento del
cacciatore che estrae le due dalla pancia del lupo anche se esteticamente meno fine, ha un qualcosa
in più sul piano pedagogico, poichè vincono i buoni.

5. LE ODIERN RISCRITTURE DELLE FIABE CLASSICHE

La fiaba è oggetto di tagli, riscritture, riduzioni, tagli, censure. Queste operazioni rendono la fiaba
irriconoscibile e non sono giustificabili ne da un punto di vista pedagogico-didattico ne estetico.
Sono molti gli scrittori che si cimentano in queste operazioni, proponendo una riscrittura dell’
originale adottando tecniche come quello del capovolgimento dei ruoli o l’insalata di fiabe.

6. LE FIABE FEMMINISTE

Il movimento femministe ha dato vita da tipo a una riscrittura delle fiabe tradizionali con figure
femminili attive, dominanti, con figure maschili sbiadite e non meritevoli delle attenzioni. Questa
riscrittura è un voler travalicare lo stereotipo sessista dell’uomo forte, donna debole in una nuova
chiave progressista. 

Figure che si ribellano alle tradizioni, alle convenzioni, che non sottostanno all’autorità e alla
volontà degli altri.
Ma in realtà, così facendo la situazione si ribalta, poichè c’è il rischio di innescare nuovi pregiudizi
ai danni della figura maschile.
È sì da rimproverare il motivo misogino, quello per cui la donna è presentata come malvagia,
invidiosa ed estremamente curiosa ma non esasperare il tutto.

7. LA RIVISTAZIONE ICONOGRAFICA
Molti illustratori hanno provato a rivedere e rivisitare le illustrazioni delle fiabe classiche: 

Oggi l’opera degli illustratori, spesso, non considera l’età di chi ha di fronte, esprimono la loro
forma artistica a prescindere dal fruitore. 

I bambini del mondo moderno, sono già bombardati di immagini drammatiche, perchè riportare all’
interno del mondo fiabesco, idilliaco e immaginifico, immagini cupe e ansiogene?
Perché aumentare la loro percezione del mondo come minaccioso ed angosciante? Non sembra il caso di
sommergerli di illustrazioni che riportano a pensieri negativi.

CAPITOLO 6. RIVISTAZIONE PEDAGOGICA DI ALCUNI CLASSICI

1. LA LEZIONE DEI CLASSICI

Il “classico” è un libro adatto a tutte le epoche, intramontabile e perenne che parla con un
linguaggio universale e incarna sentimenti, emozioni, sogni, aspirazioni comuni a tutta la società.
Sono libri da riscoprire ad ogni lettura e a differenti livelli di età.
Quarzo e Vivarelli sono dubbiosi del fatto che questo tipo di libri possano ancora affascinare i
ragazzi di oggi, proprio per il cambio di contesto e di linguaggio in cui sono abituati a vivere. 

Se però classico, significa immortale, perenne contemporaneo ecc, il problema della “non fruibilità”
non dovrebbe porsi, o perlomeno l’unico problema che si pone potrebbe essere quello dell’esigenza
di adeguarlo al mondo contemporaneo, a livello di linguaggio e all’occorrenza snellire la narrazione
riducendo alcune pause descrittive meno gradite a un’età evolutiva abituata ad una lettura rapida,
semplificata, incentrata sull’azione e non sempre in possesso di una sicura strumentalità.

2. CHARLES DICKENS E I LETTORI DEL NOSTRO TEMPO

Le ragioni in un successo

Dickens non nasce come scrittore per ragazzi, con intendo educativo, lui si fa portavoce dei drammi
della sua epoca. “Le avventure di Oliver Twist” nasce come romanzo sociale; l’autore ritiene
necessario eliminare gli abusi, ma questo può avvenire solo se le decisioni vengono dall’alto. Fa si
che i suoi personaggi attingano sempre alla ragione, e soprattutto dalla virtù. Presenta descrizioni
psicologiche dei personaggi.

Sul valore artistico e psicopedagogico dell’opera

Tutta la sua produzione risente dell’autobiografia, dell’indole personale e non segue una corrente
ideologica precisa. Bisogna quindi valutare le sue opere criticamente considerando sempre il
contesto in cui sono state scritte (l’epoca vittoriana); d’altro canto, le situazioni e la realtà
rappresentate, in tutte le sue opere, offrono spunti di riflessione anche ai nostri giorni.
I contenuti delle sue opere spaziano dalla storia, all’umorismo, al thriller, al racconto, ai bozzetti di
persone e paesaggio londinesi.
La lettura della sua produzione per fanciulli, impone ovviamente un’oculata selezione, una
intelligente mediazione da parte degli adulti eliminando i passaggi troppo angoscianti e pedanti o
spiegando quelli che contengono i passaggi allegorici troppo complessi e lontani dal mondo
dell’infanzia. Le sue letture presuppongono un certo grado di maturità, per le sue profonde
riflessioni sulle condizioni umana e sulle tematiche sociali.
Sempre eterno e presente è il valore dell’onestà, non solo come valore ma come condizione per
garantire successo. L’autore pensa di costruire l’uomo, servendosi delle proprie doti, della propria
sapienza, della propria competenza psicologica.

Influenza e attualità 

La sua opera ha un eterno valore sociale, dai messaggi semplici e i contenuti profondi. Lascia la
possibilità al lettore di farsi una propria idea, di valutare, condividere o meno, di fare le sue
considerazioni. Ciascun lettore, interiorizzando i messaggi, può così creare una propria coscienza e
farsi una cultura. È un vero e proprio dialogo con il lettore; mediante il quale questo può entrare nel
vivo delle problematiche sociali, comprendere i relativi valori e disvalori su sui i personaggi si
costruiscono.

Il testo narrativo dickensiano resta un prezioso strumento di educazione alla lettura, dall’indiscussa
risonanza emotivo-affettiva, dove la componente psico-pedagogica se riutilizzata ben si presta alle
esigenze di una letteratura sempre più aperta a nuovi orizzonti.

3. LOUISA MAY ALCOTT

La Alcott ben si inserisce in questo contesto storico-ideologico per i suoi romanzi che tramettono
fattori più dinamici di cultura, di responsabilità morale, civile e lavorativa, promotori di una
educazione che punti su questi elementi.
La Alcott è indubbiamente una delle scrittrici più rappresentative del periodo considerato e le sue
opere sono tutt’oggi tra le più amate per la fascia di età compresa tra i 13 e i 15 anni.
Si tratta di una produzione legata all’esperienza personale e familiare di una scrittrice che con un
linguaggio molto semplice presenta problemi e situazioni di una società che è in continua
evoluzione, ma che non può esimersi dal prendere in considerazione i problemi educativi.
I caratteri dominanti e sempre attuali dell’opera
In “Piccole donne”, romanzo più autobiografico della Alcott, l’elemento educativo emerge dai
consigli materni e dalle vicissitudini quotidiane: tutto il metodo educativo materno è diretto al
conseguimento della libertà di ogni ragazza, ma attraverso una prudente attività di discernimento tra
ciò che è giusto e ciò che non lo è, unitamente ad una attenta opera di vigilanza, sempre ispirata
dall’amore. Ogni forma di miglioramento delle ragazze viene delineato dall’autrice come una vera e
propria conquista personale.
Tema importante è quello della libertà dei soggetti guidata dall’amore e dall’autorevolezza
genitoriale. Altri temi sono quelli della generosità, devozione, sacrificio e l’amore per la patria.
Valore dell’opera alcottina nel mondo attuale 

Le opere della Alcott pur presentandosi per fanciulli, hanno spunti anche per il mondo adulto. Non
mancano pagine di estremo romanticismo e ricche di emotività, dirette ad incentivare l’educazione
al sentimento e alla mentalità.
La Alcott ha instaurato un vero e proprio dialogo con i lettore-fanciullo grazie alla capacità
comunicativa della sua narrazione; ella insegna le modalità di conquista della libertà personale, che
passa attraverso l’esperienza diretta oltre che dalla guida amorevole della figura materna.
Possiamo vedere come la scrittrice e i suoi messaggi abbiano rotto le barriere del tempo e dello
spazio, come la sua letteratura diventi universale portatrice di messaggi e valori e come i sui
personaggi ben delineino sul piano educativo il giusto progetto di vita, anche in questa società,
nuova e cambiata: evitando la massificazione e l’omologazione ma sviluppandosi ognuno per le sue
peculiarità con i propri principi e valori.

4. EMILIO SALGARI, IL CAVALIERE DELL’AVVENTURA


Salgari ha rappresentato una lettura avida, appassionata e in qualche caso esclusiva; la sua è una
tipica letteratura di evasione, catturante e coinvolgente, ricca di colpi di scena, rispondendo al
bisogno dell’adolescente di sognare, di lottare per un ideale. Ancora oggi in un mondo globalizzato
come il nostro, il ragazzo ha bisogno di fantasia e la sua lettura non smette di affascinarli.

Salgari narratore

Il fascino della sua scrittura si fonda, oltre che sull’originalità della trama, anche sul meccanismo
dell’attesa, sul come andrà a finire, sui continui colpi di scena, sull’attesa e suspense, tenendo il
lettore con il fiato sospeso. Il lieto fine è sempre presente ma non scontato e banale. Il ritmo
narrativo è incalzante, stringente e fitto di dialoghi con tantissime informazioni su flora, fauna,
paesaggi e storia. Sulla base della lettura di Salgari il ragazzo può ricostruire nella sua mente e nella
sua fantasia, situazioni, scenari, costumi, abbigliamenti e dare fisionomia ai personaggi.
Valori positivi nell’opera salgariana 

Lo schema narrativo di Salgari, riprende molto la fiaba. I suoi personaggi combattono sempre per
una giusta causa, anche se talora spinti da sentimenti primordiali (vendetta, passione…); hanno
comportamenti generosi e cavallereschi e uccidono per necessità, senza odio.
Accanto al gusto per l’avventura, troviamo l’amore per la giustizia, il valore del coraggio, lo
sprezzo per il pericolo, la fedeltà per la patria e l’ammirazione per le azioni nobili e generose. 

C’è apertura alla diversità, la quale non è vista in malo modo ne stigmatizzata, il contenente nero è
presentato come terra ricca di fascino e mistero. Nella sua opera non troviamo la figura femminile
stigmatizzata, fragile, passiva ma pensi figure idealizzate, donne dolci e indifese ma all’occorrenza
interoide e coraggiose, battagliere.

Pregiudizi e stereotipi

Negli ultimi decenni la critica ha scoperto in Salgari, non soltanto il celebratore del coraggio ma
anche il cantore dell’imperialismo dei popoli sfruttati. Tuttavia la visione salgariana di alcuni popoli
e continenti, come quella dell’africa e delle razze che la abitano, risente della mentalità e dei
pregiudizi del tempo e di fatto finisce indirettamente per giustificare e legittimare l’avventura
colonialista.

5. DA KIPLING A VAMBA

Se ci chiedessimo perché un testo di letteratura per l’infanzia diviene un classico, la risposta non
sarebbe difficile: perché si incentra sul dinamismo dell’azione e dell’avventura; perché permette
l’identificazione negli eroi della narrazione; perché illumina il giovanissimo sulla dialettica bene-
male, ossia lo spinge a prendere una posizione etica.
Occorre precisare che un libro piace ai ragazzi se in esso è presente l’avventoa, che è un’azione
aperta e movimentata nella quale il ragazzo possa sentirsi coinvolto in qualche modo e alla quale
quindi possa partecipare fantasticamente. Possiamo strutturare l’avventura in tre momenti
(morfologia dell’avventura):
- situazione iniziale che presenta il rischio;
- La lotta, perché per vincere occorre impegnarsi duramente;
- La catarsi del lieto fine, perché il giovane lettore ha bisogno che la storia si concluda nel migliore
dei modi.
Ora, il classico per ragazzi, contrariamente a quello per adulti, ha un assoluto bisogno della molla
dell’identificazione. L’identificazione è un processo fisiologico fondamentale per lo sviluppo della
personalità; dall’identificazione dipende gran parte l’interiorizzazione di modelli ideali, valori,
atteggiamenti.

5.2 KIPLING: QUANDO SCOCCA L’AVVENTURA


La vita di Kipling fu essa stessa un’avventura.

“I 2 libri della giungla (primo e secondo)” sono un’esaltazione dell’avventura, del mistero della
giungla dove tutto è possibile, di natura incontaminata in cui gli animali sono a proprio agio.
In realtà riguardo agli animali Kipling opera una rivoluzione, all’interno della letteratura per i
ragazzi: non più quelli della favolistica classica in cui vengono rappresentati dei tipi umani travestiti
da animali, naturalmente col fine di divulgare precetti morali, ma finalmente gli animali autentici,
nella loro creaturalità. Lo scrittore ci fa osservare il mondo da parte degli animali. I due libri della
jungla assumono un’importanza educativa presentando il tema dell’animalismo, inoltre esaltano
l’avventura pura. I giovanissimi sono attratti da questa tematica e da questo rapporto di cura.

5.3 VAMBA (pseudonimo di Luigi Bertelli) E IL SUO MODELLO IRREFRENABILE


Vamba, fondò il giornalino della domenica, al quale collaborarono i più famosi scrittori di quegli
anni, da Pascoli a Pirandello. Il giornale era variegato, si andava dalle fiabe ai racconti, dalla storia
all’arte.
Sul giornalino della domenica Vamba pubblicò a puntate il “Il giornalino di Gian Burrasca”,
personaggio ribelle alle convenzioni sociali, ai sistemi educativi; c’era necessità di lanciare
qualcosa di vivo in mezzo ai pedagogismi dell’epoca (nonostante la rivoluzione operata da
Pinocchio diversi anni prima).

La storia è un susseguirsi di scherzi, marachelle, trasgressioni. Il libro venne visto da due posizioni
differenti: da un lato, fu visto come innovazione al mondo educativo del tempo, dall’altro suscitò
posizioni critiche come se questo fosse un invito a trasgredire.
L’esito linguistico di questo libro è un italiano elegante, familiare, brillante tutto presentato con toni
umoristici e ironici. Grande capolavoro, degno di rientrare nella letteratura per i giovani, pieno di
divertimento e di critica verso l’educazione repressiva dell’epoca.

CAPITOLO 7. AUTORI DI “SVOLTA” AL VAGLIO DELLA CRITICA

1. ASTRID LINDGREN, SCRITTRICE DI CONFINE

Astrid Lindgren è una scrittrice per l’infanzia; i suoi racconti sono ambientati in differenti contesti
come per evidenziare le contraddizioni presenti nell’idea di modello educativo novecentesco.
I protagonisti dei suoi racconti sono degli anticonformisti rispetto alla società svedese del tempo.
“Pippi calzelunghe” ad esempio è un racconto ambientato in un paesino della Svezia dove tutti
vivono secondo i dettami della cultura borghese, mentre Pippi è una piccola ribelle. Stravagante.
Ciò che la Lindgren intende richiamare l’attenzione è il diverso atteggiamento, rispettivamente
degli adulti e dei bambini, nei confronti della novità: se ai primi le abitudini di Pippi sembrano
strane, ai secondi invece, le stesse appaiono come una foto di interesse.
Il testo sembra rivolto a quel lettore-fanciullo che nella lettura ricerca non l’aspetto prettamente
culturale, bensì la compartecipazione di quelle esperienze ed emozioni, narrate nel testo, a lui più
vicine e compatibili con il vissuto infantile della fascia d’eta di appartenenza. Non è detto che
giudichi i comportamenti insoliti di Pippi come modelli da seguire, ma ne comprende comunque la
frattura con le consuetudini del mondo degli adulti che il lettore in qualche maniera conosce.

Narrativa lindgreiana

L’autrice propone una narrativa di confine, introducendo temi nuovi e vecchi tra cui le problematiche
sociali, familiari, ecologiche, individuali e psicologiche. 

Si supera la narrativa prettamente istruttiva ed educativa, ma si tengono in considerazione i gusti del
lettore. C’è una riscoperta psico-pedagogica del bambino.
Spicca tra l’altro il tema della violenza (fisica o psicologica), contro la quale l’autrice si è
apertamente schierata (il bambino Emili si rifugia nel fienile per sfuggire all’ira del padre
dimostrando la difficoltà che un genitore incontra nel relazionasti col figlio al punto di impartire
una punizione corporea se occorre). In tutti i casi, la risposta alla violenza assume le vesti del
fantastico, guidato dall’amore. La violenza degli adulti è inspiegabile razionalmente e
ingiustificabile, ma utopisticamente superabile mediante un’educazione ispirata all’amore, inteso
come l’ideale educativo più appropriato per il miglioramento della società.
Oltre all’amore emerge anche il tema del dialogo, della libertà di parola e di espressione del
bambino, della tutela come bene prezioso e il rispetto.
I suoi personaggi anticonvenzionali invitano anche ad un’accurata riflessione sull’impossibilità di
ricondursi al confronto generazionale sulla base dei modelli comportamentali esistenti, soprattutto
in merito ai contesti culturali, familiarissimi e più in generale ideologici che caratterizzano ogni
periodo storico.
La sua è un’opera ancora attuale, con uno stile sottile, allusivo e ricco di significati.

2. GIANNI RODARI: FANTASIA, GIOCO E CREATIVITÀ PER IL CAMBIAMENTO

Rivoluzionario sin dal suo esordio con tematiche contraddistinte da un forte impegno sociale e
politico che guarda alle differenze di classe, allo sfruttamento del lavoro, alla solidarietà per coloro
che non sono i primi, per gli oppressi. I protagonisti sono tratti dalla quotidianità, anche dura, triste
nella sua ingiustizia di fondo, tuttavia mai gravata da drammaticità grazie all’uso sapiente di uno
stile che sa di rivolgersi ai bambini e non rinuncia alla leggerezza e godibilità, al sorriso infantile da
cui trae nutrimento creativo.
Usa uno stile quindi innovativo, leggero e godibile da parte dei bambini. Ricordiamo “Il romanzo di
cipollino” il quale lotta contro i prepotenti e le ingiustizie. “Gelsomino nel paese dei bugiardi”
contrapposizione tra buoni e potenti.
Rodari non è esente dallo spirito didascalico e moraleggiante, dal fare educazione con la letteratura,
conformarsi a determinati valori sociali condivisi. È un limite che si porta dietro in modo implicito
dovuto al contesto storico-politico-sociale. Ciò non intacca comunque la grande innovazione
artistica e letteraria di questo autore.

Una grande innovazione

Nel 1960 esce la prima edizione di “Filastrocche in cielo e in terra” che diventa un classico. Rodari
non si rivolge più ai bambini di una classe sociale particolare ma a tutti i bambini ed è questa
totalità di destinatari che rende le filastrocche un classico. Cento e uno filastrocche raggruppate per
tema e quindi suddivise in sette sezioni. Il principio guida è animare, come fanno i bambini, ciò che
animato non è e così entrare nelle logiche di comprensione ed interpretazione del reale proprio dei
più piccoli che fanno del gioco la loro modalità di lettura a tutto tondo.

C’è l’insistenza di giungere ad un cambiamento sociale, con impegno sia individuale che collettivo
assumendosi la responsabilità per un futuro migliore.
Nelle “Le favole al rovescio” troviamo personaggi di fiabe tradizionali che aprono riflessioni
inaspettate: basti ricordare la filastrocca ispirata alla classica favola della cicala e della formica
giudicata avara bensì la generosa cicala che dona a tutti la leggerezza e soavità del più bel canto.
“Favole al telefono”: grandi insegnamenti che alimentano la riflessione del lettore. Storie brevi
quanto intense, legate al mondo dei bambini che animano e danno epressività ad ogni cosa, sia già
per natura animata o meno e la cui fantasia concede come vera e possibile ogni soluzione.
“Grammatica della fantasia”: gli insegnanti, gli educatori e i genitori possono costruire storie,
condividere la sua idea di creatività.
L’istanza pedagogica: una grande idea di infanzia
La rivoluzione tematico e stilistica di Rodari, scaturisce e ruota attorno ad una idea precisa di
bambino. Rodari considera il bambino un grande trasformatore sociale al quale affida la possibilità
di un futuro più giusto ed umano ma per essere tale deve essere fornito di strumenti adeguati. 

Contro qualsiasi forma di addestramento, Rodari coglie la necessità di mettere il giovane lettore
nelle condizioni di comprendere il mondo. una comprensione che avviene non lungo i binari di
un’imposizione culturale ma partendo dalla realtà del bambino, dal suo quotidiano.
Rodari per questo è cosciente del valore formativo del libro ma questa educazione deve essere
libertaria e progressiva con un rapporto paritario e dialogante. E proprio perché ricerca il dialogo
paritario con il lettore, si fa educatore attraverso la scrittura riconoscendo principalmente nel ritmo
giocato tra assonanze e dissonanze delle parole la modalità ludica dell’infanzia e mantenere vivo e
autentico il gioco dialogante avviato con i bambini.

ESIGENZA DIDATTICA + CARICA POETICA + INTENTO PEDAGOGICO.


Il libro per l’infanzia, contribuisce alla crescita del lettore, promuovendo percorsi di formazione
personali, rispettosi del singolo. Rodari non omologa, non ha un’ idea pre-costituita di uomo. 

Il libro così visto non ha solo una valenza di consumo ma ha un impegno, una alta moralità e fonte
di grande formazione umana.
Questo grande autore ha operato una svolta, educativa: ha elevato il bambino a interprete della
realtà, gli ha affidato la possibilità di miglioramento, lo ha valorizzato nella sua autonomia.

3. ROALD DAHL: STREGHE, ORCI E MAGICHE POZIONI PER AMARE LA LETTERATURA

Dahl (autore della “fabbrica di cioccolato”) si rivolge ai bambini per insegnare loro qualcosa ma
con la voglia di divertirli e impadronirsi del gusto della lettura. Presenta le storie con una buona
dose di magia, situazioni sorprendenti e fantasia in cui c’è la rivincita dei più deboli. Propone una
scrittura sarcastica e provocante partendo da scenari di quotidianità. Le opere di Dahl risiedono tra
realtà e fantasia diventando le realistiche interpretazioni delle fantasie dei bambini, dando voce ai
loro sguardi.
Il bambino nel mondo di Dahl è un bambino reale che lotta fino alla vittoria contro l’incomprensibile o non
facile decifrabile realtà; riconosce i legami profondi dell’amicizia. È un bambino un pò diffidente ma pronto
a riconoscere i legami più profondi e amorevoli, quelli che
contraddistinguono l’adulto salvifico. Il modello è quello di un bambino buono, gentile ma che si
spazientisce che non approva tutto ciò che gli viene chiesto e che talvolta finisce per progettare
indicibili vendette che però, a differenza di ciò che accade nel mondo dei grandi, non sono dettate
mai da una grande malvagità.

La letteratura che propone Dahl è composta da fiabe contemporanee dove l’elemento magico e
fanatico irrompe nel racconto, nella normalità. È un immaginario vivace, impetuoso, tale da
permettere una critica che si spinge sino ai confini della vera accusa, il tutto però circoscritto i una
dimensione che rimane contraddistinta comunque e sempre dalla lucidità. Il suo è un parlare
schietto, un processo ludico che diventa liberatorio. Un racconto veloce con uno stile frizzante. La
leggibilità è rapida poichè la sequenza narrativa è veloce e chiara così da non mettere in difficoltà il
giovane lettore.
Dahl porta il lettore alla scoperta del mondo, a comprendere anche ciò di cui non si ha comprensione,
facilitando il processo di arricchimento della propria visione del mondo. 

I racconti permettono di confrontarsi con i propri pensieri, le proprie emozioni. 


In merito al valore educativo

Il valore educativo di queste opere sta prima di tutto nell’accrescere il piacere della narrazione e il
piacere di leggere. Dahl fa si che il lettore dia voce ai suoi pensieri, mettendo in discussione la
figura dell’adulto e il proprio ruolo. Scrittura incalzante che suscita curiosità; Godimento anche nel
caso di situazioni tristi dovuta appunto allo stile; Stimola ad essere coraggiosi e non lasciare
sopraffarsi dalle circostanze; Possibilità di non soccombere, di cambiare.

Si presenta anche il contenuto morale ma evitando precettismi e imposizioni. 



I racconti di Dahl offrono insegnamenti profondi più di qualsiasi altra opera istruttivo-educativa ma
catturano il lettore, lo coinvolgono nella trama, lo appassionano e lo portano a leggere ancora.
Gioco e divertimento diventano i canali privilegiati per sdrammatizzare, per privare di ogni
tragicità. Ritagli di quotidiana normalità all’interno dei quali i protagonisti bambini vivono in
condizioni di difficoltà. Privati dei legami affettivi positivi, o perché organi o perché privi di una
guida genitoriale amorevole, non si lasciano mai imbrigliare in sentimenti di lacrimevole
commiserazione. Questa situazione di critici li rende al contro protagonisti curiosi, reattivi,
meditativi, capaci alla fine di ribaltare la situazione. Si tratta quindi del trionfo della giustizia, del
bene sul male. A questa salvezza finale contribuisce l’elemento magico che fai dei racconti di Dahl
delle fiabe contemporanee con il lieto fine opposto al quadro iniziale.

4. BIANCA PITZORNO: DALLA PARTE DELLE BAMBINE

Lontana da qualsiasi forma letteraria che contenga una intenzionalità educativa, la Pitzorno dà voce
non a modelli ideali ma alle esperienze, alle passioni, ai desideri dei bambini, con charme, incanto
della storia e della parola.
Le sue trattazioni saziano dal fantascientifico, non manchevole di un certo tono umoristico,
all’ecologico (“Clorofilla dal cielo blu”), al romanzo storico. Porta avanti con delicatezza e senza
mai calcare troppo la mano la polemica contro le convenzioni, le ipocrite dichiarazioni di uguaglianza, la
difesa per l’originalità e l’unicità del singolo offrendo così al lettore una vera
anticipazione della narrativa contro gli stereotipi di genere in un momento storico in cui tale
problematica non era così evidente.

La rottura e il trasgressivo

Alla Pitzorno viene riconosciuta l’importanza di essere la produttrice della cosiddetta seconda
rottura, dopo la prima rodariana, degli anni settanta. Innesca un nuovo cambiamento
nell’evoluzione della narrativa per l’infanzia. La scrittura deve risponde alle esigenze e ai bisogni
dei giovani lettori dando corpo ad una letteratura capace di adattarsi alla loro psicologia, ai loro
interessi, alle loro emozioni e curiosità.

Eliminati gli echi moraleggianti, la letteratura è posta nelle mani dei lettori, affidata alla loro
capacità di leggere ed interpretare il mondo, di qui il necessario venir meno di falsi pietismi, di
edulcorazioni ingannevoli, sostituiti dall’apertura ad un dialogo liberatorio tra lettore e scrittore che
riconosce ai bambini lettori il ruolo di interpreti del reale.

Linguisticamente

Il linguaggio è incisivo, chiaro, sensibilmente legato all’apprezzamento estetico del testo. La


Pitzorno non ha timore di parole non capite o di termini nuovi perché vuol prolungare il lettore ad
andare oltre, alla ricerca, all’elaborazione personale.
Uso di descrizioni veloci, incisive che semplificano la comprensione e l’appropriazione della
dimensione estetica della lettura. Frasi semplice e lessico ricco. Il ritmo è avvincente.

Vi è una predilezione per il mondo femminile che però ha poco a che fare con la cultura del
femminismo. La Pitzorno preferisce il femminile perché è il mondo delle sue frequentazioni, è
quello che conosce meglio, quello che ha vissuto nell’infanzia.

5. ROWLING E LA SAGA DI HARRY POTTER


L’autrice è conscia che il destinatario del suo testo non sia una tabula rasa ma una persona con
conoscenze, esperienze, desideri e bisogni che devono trovare una corrispondente soddisfazione in
risposte coerenti ad ogni fase della crescita, affinché le esigenze individuali non siano distanti dai
dati reali.
L’autrice riesce a rappresentare magistralmente un parallelismo di mondi differenti dando alla
scuola dei maghi una connotazione semi reale e fornendo un’accurata descrizione di luoghi
verosimili. Così il lettore, seppure nelle differenze, può compenetrarsi nella storia e nei personaggi
senza perdere di vista la diversità tra mondo reale e mondo dell’altrove, aprendo la propria mente a
spunti di riflessione di ampio respiro.
La scuola diviene il primo luogo di divisioni, tensioni e fazioni, come nella realtà; in questa
dimensione si colloca il tema, ricorrente, in tutta la saga dell’amicizia tra pari che si fronteggiano o
si ignorano.
Contrariamente ai protagonisti delle storie di Tolkien o Lewis, Harry Potter ha una visione del
dolore profondamente intimista. I primi intendono questo sentimento come una delle tante
manifestazioni del male, causa di felicità senza via di scampo; nella Rowling invece il male è visto
come elemento privato, frutto delle vicissitudini del singolo protagonista della storia narrata che non
ama condividere con altri il proprio dolore, se non nei momenti più significativi, per motivare
all’azione e alla lotta, ma anche per rielaborare il lutto.

Influenza sul lettore

Il successo e l’incisività della saga di Harry Potter hanno ragioni varie e molteplici; non è
l’originalità dell’argomento o lo stile a renderlo un best seller, ma un giusto mix tra immaginario e
reale, richiesto da una generazione abituata a fondere il reale con il virtuale.
In questo impianto letterario ben si inseriscono i racconti di vita scolastica in “veste magica” e tutti
gli episodi che richiamano il vissuto adolescenziale del protagonista. La magia non fornisce una
risposta alle questioni esistenziali ma pone nella condizione di saper riflettere sulle conseguenze
delle azioni.

CAPITOLO 8. UNO SGUARDI ALL’ODIERNA PRODUZIONE EDITORIALE PER

L’INFANZIA E L’ ADOLESCENZA

La nuova editoria per l’età evolutiva è ricca, dinamica e allo stesso tempo sollecita una riflessione
pedagogica e psicologica. La letteratura per ragazzi è uno scrigno, che racchiude libri buoni e libri
cattivi. La produzione per ragazzi abbraccia i temi più disparati e presenta una realtà composita.
Sul piano delle modalità stilistiche, l’odierna scrittura per l’età evolutiva, fortemente condizionata
dai modi della comunicazione massmediatica e audio visibile, si caratterizza per la velocizzazione
dei ritmi della narrazione, per la ridotta presenza di pause descrittive, per la fittezza dei dialoghi e
per lo stile tendenzialmente parapetto. Frequenti le pause brevi e il ricorso al punto fermo.
Sul piano tematico, sono contemplate tutte le materie e gli argomenti che possono rientrare nella
sfera degli interessi dei potenziali lettori, dal fantastico al realistico, dalle problematiche
adolescenziali all’attualità, inserendosi all’interno di tutti i possibili generi narrativi.
Vi è minore spinta da parte dell’editoria, su tematiche “calde” dato che il giovane può fruire di
internet per soddisfare queste argomentazioni. Crescente attenzione è dedicata alle persone di
differente orientamento sessuale, né mancano i libri impegnati a familiarizzare i bambini con le
varie tipologie di famiglie oggi presenti nel nostro tessuto sociale.
Genere narrativo trionfante ed emergente è il fantasy che risponde al bisogno di evasione. È un
genere alquanto complesso, la trama è molto intrecciata, vi è un’ampia gamma di personaggi con
nomi spesso latini o anglosassoni. Questo fa si che il bambino troppo piccolo non riesca a fruire di
questo genere di lettura.

Come nel fantasy, in molti romanzi di successo, a differenza di molta letteratura avventurosa del
passato, che aveva per protagonisti eroi adulti, bambini e ragazzi sono sempre più posti al centro
della narrazione il che favorisce i processi di identificazione, di immedesimazione e di compartecipazione
emotiva, attestando al tempo stesso il credito che infanzia e adolescenza hanno
acquistato a livello di considerazione adulta.
Altri romanzi in testa alle preferenze giovanili sono quelli che raccontano le vicende di ragazzi
problematici, fragili, timidi, inadeguati rispetto alle richieste di una società efficientista e
competitiva ma ricchi di qualità umane, anche per creare quei sentimenti di solidarietà ed empatia. 

È valorizzata la diversità, combattendo tutti quei fenomeni anti-sociali come il bullismo.
Ancora proposti in modo massiccio, i classici per la gioventù con rinnovato apparato iconografico
come il Piccolo Principe, non prettamente un libro per ragazzi ma questi l’hanno fatto proprio. È un
libro in cui si presentano ricchi significati allegorici, metaforici, un romanzo filosofico-esistenziale.
In negativo, si deve segnalare l’esasperata commercializzazione che contrassegna il settore e la
tendenza alla servilità, che si attiva sulla scia di qualche libro di successo e che viene ad affinacare e
a contendere spazio ai molti libri di originale invenzione e di qualità prodotti da una generazione di
giovani e meno giovani autori che onorano la scrittura per ragazzi.

2. TENDENZE E CARATTERI SALIENTI

L’omogeneizzazione

L’editoria moderna propone, spesso, libri piatti, uniformi, seriali, piatti, banali ed ipersemplificati
nel linguaggio, che non regalano grandi emozioni. L’editoria in quest’ottica ragiona solo su una
logica, quella commerciale e della vendita, prodotti destinati a durare il tempo di una moda.
Si coglie il fenomeno di una “serialità” sulla scia di un libro o di un filone di successo; ciò che
attualmente avviene con il fantasy. 

Non tutti i libri seriali però possono essere visti con sguardo negativo. Ad esempio, la serie
Geronimo Stilton pur non eccellendo come proposta letteraria, appassiona i bambini; la costante
presenza del medesimo personaggio è un elemento rassicurante per il più piccolo.

Ibridazione

La letteratura è spesso soggetta al fenomeno dell’ibridazione tra generi narrativi: contaminazioni,


incroci, che si avvalgono di tutti i codici e di linguaggi della comunicazione.
Per la verità la contaminazione dei generi non è un fenomeno nuovo nella narrativa per i ragazzi, e
ha interessato vari classici della letteratura per la gioventù, a cominciare da Pinocchio, ad un tempo
fiaba, favola, avventura, racconto realistico e rappresentazione scenica; tuttavia oggi il fenomeno si presenta
fortemente accentuato, condizionato e implementato degli stili della comunicazione
massmediatica e specialmente cinematografica.

Crossmedialità 


Un prodotto di successo, può essere contemporaneamente libro, fumetto, magazine, cartoon e può
transitare da un formato all’altro avvalendosi di più linguaggi di comunicazione sia letterari, sia
iconico-visivi. Se in passato era ricorrerte il saccheggio dei testi letterari, tradotti in narrazioni
filmiche o cartoonistiche, ora sono più spesso i cartoon, i film e fumetti che forniscono materia e
spunto per narrazioni su supporto cartaceo (es. pappa pig).

Logica crossover

All’interno dell’attuale produzione editoriale per l’età evolutiva si riscontra un’ulteriore tendenza
riconducibile alle logiche commerciali che presiedono questo settore che annullano la distinzione
tra le varie età della vita provocando quella che viene definita come “scomparsa dell’infanzia” e che
viene a scompaginare il concetto freudiano di stadio di latenza (6-11 anni), il quarto periodo dello
sviluppo psicosessuale del bambino, nel quale si acquieterebbero le pulsioni istintualità e l’interesse
per la sessualità.
Si annullano le distinzioni tra le varie età e si crea il fenomeno del crossover: un medesimo prodotto
narrativo si rivolge contemporaneamente a un pubblico indifferenziato, senza dare peso all’età. Di
conseguenza la fascia di fruitore per un dato libro, si amplia. Ma ciò comporta una precocizzazione
e un annullamento delle diverse fasce di età. Si contamina la vita del bambino con quella dell’adulto
e viceversa; si propongono le stesse argomentazioni a soggetti con maturazione intellettivo-
cognitiva molto differenti senza alcuno scrupolo psicopedagogico. Alcuni, invece ritengono che ciò
sia apprezzabile poichè si determina una maturazione della letteratura per l’infanzia e l’adolescenza.
È UNA ADULTIZZAZIONE DELLA SCRITTURA PER L’INFANZIA E UNA
INFANTILIZZAZIONE DELLA SCRITTURA PER GLI ADULTI = OMOLOGAZIONE E
APPIATTIMENTO DI GUSTI ED INTERESSI.

Questi romanzi, caratterizzati da logica Crossover hanno spesso un linguaggio e uno stile difficili,
trame intrecciate e complicate, flashback, molti personaggi, nomi e sul piano dei contenuti spesso
insistono su temi non adatti all’infanzia (Simpson, South Park, i Griffin).
E’ pure vero che esistono varie opere e capolavori che possono essere fruite e gustate a differenti
livelli di lettura, come i viaggi di Gulliver che nella caduta dal mondo adulto a quello infantile si
spogliano degli originari significati ironici, sarcastici, polemici, critici della società inglese del
tempo per configurarsi come racconto che si libra sulle ali della fantasia e dell’avventura.

CAPITOLO 9. LIBRI ALLO SPECCHIO: BREVI SCHEDE CRITICHE

Verranno presentate qui di seguito alcune brevi schede critiche, riflessive in un’ottica socio-psico-
pedagogica su vari libri recentemente editi.

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