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PERCORSI CRITICI SULLA LETTERATURA PER L’INFANZIA

di Sabrina Fava

Introduzione
La letteratura per l’infanzia si classifica oggi come una disciplina problematica e complessa. Ciò non significa
che si debba rinunciare a priori ad interrogarsi criticamente attorno ad essa ma che, al contrario, sia
necessario impegnarsi ad affrontare il tema pluriprospettico e sfaccettato adottando un approccio che
consenta di mettere a fuoco i diversi punti di vista. Oltre a quello letterario, essenziale al fine di
promuovere un discorso critico sulla disciplina, è infatti necessario prendere in considerazione anche quello
pedagogico, che si interroga sulle responsabilità educative attorno alla pedagogia della lettura e si pone
come obbiettivo quello di ricostruire i processi di sviluppo della letteratura per l’infanzia, in relazione ad
opere, autori, sistemi editoriali e lettori.

Il punto da cui partire per approfondire il dibattito critico sulla letteratura per l’infanzia sono le
pubblicazioni di Faeti, Guardare le figure e La letteratura per l’infanzia, poiché in essi si coglie
l’allargamento della prospettiva di studio. Egli ha intessuto il proprio lavoro di ricerca tra gli spazi vuoti
lasciati dal sistema crociano che, facendo coincidere letterarietà ed estetica, nega l’esistenza della
letteratura per l’infanzia, e così facendo ha dato vita ad un allargamento degli studi sulla letteratura per
l’infanzia, determinando una ricaduta anche nella produzione editoriale.

Quale letteratura per quali lettori: verso nuovi spazi di riflessione pedagogica
Il primo asse lungo il quale si è incentrata la riflessione critica sulla letteratura per l’infanzia negli ultimi
decenni riguarda la pedagogia della lettura. A questo proposito si sono distinti gli studi di Anna Maria
Bernardis che ha sistematizzato l’idea di centralità educativa e progettazione identitaria a partire dall’idea
rousseaniana di bambino buono per natura. La Bernardis ha approfondito gli spazi di scelta e di riflessione
autonoma che il giovane lettore può man mano esercitare sul testo letterario. In tal senso ella ha
prospettato non semplicemente il diritto del bambino di fruire di una produzione espressamente pensata
per tale fascia d’età, la libertà giovanile di leggere le proprie letture perché rispondenti o in grado di dare
forma alla propria crescita entro un progetto di vita che pone l’età evolutiva in contiguità con quella adulta.
Si getta dunque un ponte tra bambino ed adulto, che sono entrambi autori: il bambino di un progetto
educativo che si alimenta in un progetto letterario, mentre l’adulto di un progetto letterario che mira a
dialogare con il giovane lettore. Per tale ragione la Bernardis preferisce all’espressione di letteratura per
l’infanzia, quella di letteratura giovanile che sottintende l’idea di una ricerca che il giovane attua in un
cammino dialogico con l’adulto.

Negli stessi anni Pennac pubblica l’opera “Come un romanzo” in cui la riflessione sul tema della lettura si
concentra attorno all’attenzione del lettore giovanile ed ai suoi diritti di libertà nei confronti dell’opera
letteraria. In essa cade la sacralità del libro come santuario intellettuale e, con essa, qualsiasi posizione
reverenziale verso l’opera letteraria. I “dieci diritti del lettore” proposti da Pennac insistono sulla centralità
del soggetto e sulla categoria del piacere come unica possibile nel presiedere un processo positivo di
frequentazione dei libri. In questo orizzonte vengono lasciate da parte sia la dimensione volitiva che quella
critico – razionale ed anche la figura dell’adulto educatore è scolorita. In tempi più recenti Pennac, per
identificare l’adulto, utilizza l’espressione passeur a cui riconosce un modo d’essere “curioso di tutto, legge
di tutto, non si accaparra niente e trasmette il meglio al maggior numero di persone”.

Gli studi di Lollo riprendono invece il tema relazionale del leggere ponendo il testo letterario come
baricentro tra bambino ed adulto. La studiosa enfatizza la convinzione secondo cui una riflessione
sull’educazione alla lettura rappresenta uno strumento attraverso cui creare ponti tra l’adulto ed il
bambino. In questa logica l’adulto non è da vedersi in un ruolo autoritario e di ostacolo all’espressione della
libertà infantile e anche il ruolo di passeur non è sufficiente se non caratterizzato da direzione e
intenzionalità. Questa relazione triadica riconosce ruoli diversi a lettore, adulto e testo letterario e si regge
su un rapporto paritario e asimmetrico. Paritaria poiché si fonda sul rispetto profondo nei confronti del
bambino e asimmetrica poiché l’adulto, sia esso educatore o autore, mette in comune con il giovane la
propria autorevolezza e responsabilità nel proporre opere qualitativamente valide e in grado di
promuovere un percorso di crescita. L’autorevolezza, a differenza di ciò che si potrebbe pensare, sussiste
anche quando lo scarto generazionale si assottiglia poiché, più che dalla differenza di età, essa dipende
dalla capacità dell’autore di far vivere al lettore un’esperienza nuova. Lollo centra l’attenzione attorno al
tema dell’educabilità della persona e della fiducia che l’adulto è chiamato a riporre in essa operando scelte
consapevoli. In tal senso la lettura si qualifica come quell’ “anello che non tiene” di cui parlava Montale
poiché si educa il bambino affinché egli, crescendo, possa fare a meno dell’adulto nella scelta, nella lettura
e nell’interpretazione dei testi. L’educazione alla lettura è dunque orientata a generare legami di libertà e si
qualifica come un processo incessante di conquista culturale e non come in dato naturale. Questa tematica
ha trovato conferma e sviluppo nelle ricerche neuroscientifiche, le quali dimostrano che l’uomo non è
geneticamente programmato per leggere ma che impara a farlo in virtù della plasticità cerebrale. A partire
da tali evidenze scientifiche Wolf scardina l’idea secondo cui leggere sia un piacere dato per natura e, ad
essa, contrappone la convinzione che lettori non si nasce ma si diventa. Per tale ragione solo il lettore
esperto, non dovendo impiegare tutte le sue risorse nella decodifica del testo, può andare oltre esso,
strutturando un pensiero critico e provando passione per la lettura.

A queste ricerche so legano quelle di Chambers che ha elaborato il reading circle, un modello che illustra il
processo circolare della lettura. In esso è, innanzitutto, posto l’accento sulla scelta. Secondo l’autore,
tuttavia, il saper scegliere va coltivato con pazienza e attenzione, mettendo a disposizione opere valide e
non semplicemente lasciando che il lettore inesperto si guidi, altrimenti vi è il rischio che si concentri su
aspetti ininfluenti e, così facendo, vanifichi il tempo della lettura e comprometta anche il terzo momento
del reading circle che è la risposta. Si tratta di un momento di rielaborazione critica di quanto letto, resa
possibile solo se l’esperienza di lettura è stata portata a termine. L’obiettivo del processo di lettura è quindi
quello di formare lettori capaci di riflettere criticamente e di maturare strumenti di scelta per nuove
letture. Il ragionamento di Chambers insiste attorno al nucleo centrale riguardante la qualità del testo
letterario che è definibile come una sintesi di contenuto e forma estetica. Il messaggio e affidato a entrambi
e la bellezza estetica è depositaria di orizzonti di significato che, implicitamente, promuovono l’immersione
del lettore nel testo. In proposito Lollo parla di pedagogia della forma in cui è il pensiero autoriale,
depositato nella forma estetica testuale, ad attivare l’interesse del soggetto e, di conseguenza, ad educarlo.

Lungo i sentieri della riflessione storico – educativa e letteraria


Il secondo asse di attenzione lungo il quale si è incentrata la riflessione critica sulla letteratura per l’infanzia
negli ultimi decenni riguarda lo sviluppo storico- educativo e letterario. L’opera La letteratura per l’infanzia
(1995) di Boero e De Luca, ricostruendo lo sviluppo storico della disciplina in Italia e mostrando l’utilizzo
delle categorie interpretative della pluridisciplinarità e della complessità rappresenta un pilastro negli studi
del settore. Rispetto alla tradizione manualistica precedente la monografia di Boero e De Luca non si è
concentrata solo sull’analisi critica dei più conosciuti libri per ragazzi ma ha scandagliato anche territori
meno conosciuti e ha restituito visibilità ad autori ed opere fino ad allora sottostimate.
Il manuale Sulla letteratura per l’infanzia (Lollo 2003) si distingue poiché è incentrato sullo sviluppo
ermeneutico della disciplina a partire dall’analisi storica della manualistica sulla letteratura per l’infanzia.
Questa prospettiva ha permesso di intrecciare il piano critico con quello storiografico facendo affiorare la
valutazione sulle opere e sugli scrittori per ragazzi a partire da come essi sono stati pensati per la
formazione degli insegnanti. L’opera offre una disamina analitica circa la produzione letteraria nel tempo
valorizzando, per esempio, l’operato di tante maestre e maestri scrittori. Lungo questo tracciato, tra la fine
degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, si sono affermati studi che hanno messo in relazione la
letterarietà dei testi con la loro storia editoriale ed altri che hanno centrato l’attenzione sulla storia
dell’editoria, focalizzandosi sulle figure, i progetti ed i processi che hanno caratterizzato lo sviluppo di
quest’ambito. Ciò ha permesso agli studiosi di comprendere i progetti educativi dell’editoria e i processi di
promozione, di diffusione e di persistenza del sapere tra i lettori in formazione.
Il processo di sviluppo degli studi ha, senza dubbio, risentito positivamente della nascita, nel 2006 della
rivita “History of Education & Children’s Literature” che ha offerto spazi stabili e qualificati per porre alla
comunità scientifica internazionale gli esiti delle ricerche messe a punto da un gruppo di collaboratori. In
questo panorama si distinguono altri terreni fertili che meritano di continuare ad essere indagati:

ü Il settore delle riviste per ragazzi in cui si distinguono i lavori compiuti dagli studiosi dell’università
di Macerata sul “Giornalino della Domenica” e quelle elaborate presso l’università Cattolica di
Milano come gli atti del convegno del 2008 “ Il corriere dei piccoli” in un secolo di riviste per ragazzi.
Esse, oltre ad aver permesso di esplorare altri filoni di ricerca, come quello sulle riviste per
bambine, hanno anche permesso di portare alla luce un patrimonio culturale che rischiava di essere
dimenticato.
Queste istanze storiografiche hanno permesso di scardinare schemi riduzionisti ed hanno permesso di
muovere la ricerca in modo proficuo per arrivare alla realizzazione del Dizionario biografico dell’educazione
in cui confluiscono molti scrittori, illustratori, traduttori e direttori di opere per ragazzi non valorizzati dalla
critica ma che, invece le ricerche più recenti hanno riscoperto. Esso si classifica anche come punto di
partenza da cui partire per compiere altre ricerche su altre figure e iniziative letterarie dimenticate.

Percorsi di confine
Il terzo asse di attenzione lungo il quale è andata articolandosi la riflessione critica sulla disciplina riguarda i
territori di confine, di contaminazione e di prolungamento tra letteratura per l’infanzia ed altri saperi
disciplinari e contigui. La recente narrativa, infatti, per la sua capacità di condensare nelle pagine
suggestioni filmiche, figurali, visive, dialoga con i mutamenti dell’immaginario, invitando ad uno sguardo
più critico, ironico, consapevole. Già da Guardare le figure veniva sancita l’irrinunciabile ricchezza del
mondo delle illustrazioni nella letteratura per l’infanzia e da li, gli studi gli studi sugli illustratori e sulle loro
opere si sono moltiplicati andando a tracciare un mosaico complesso di orizzonti e potenzialità. Un
territorio molto fecondo riguarda gli albi illustrati nel quale si distingue l’impegno profuso dagli studiosi
dell’Università di Bologna. Si pensi, per esempio, agli atti del convegno Bologna Fifty Years of Children’s
Book From Around the Word che traccia il percorso dei picturebooks reccogliendo contributi da vari paesi
del mondo. Lungo questo sentiero si situano anche i lavori di Terussi che riflettono sulle peculiarità dei
silent books ossia sugli albi solo per immagini. Al crocevia tra visivo e verbale si collocano poi le ricerche tra
testo letterario per l’infanzia e filmografia o cartone animato. In merito si ricorda La letteratura per
l’infanzia in 100 film di Boero che si classifica come un ottimo repertorio di film o cartoni animati tratti da
opere letterarie. La riflessione critica, in questo senso, si classifica come uno strumento strategico per
offrire categorie in grado di interpretare la polisemia dei codici e di educare l’infanzia, considerando che
sempre più spesso le giovani generazioni incontrano l’opera letteraria dalla trasposizione filmica.

Sommersa o salvata? Itinerari all’orizzonte


L’adozione dello sguardo di indagine interdisciplinare e della pluralità di strumenti critici invita a proseguire
il cammino intrapreso con una duplice attenzione ermeneutica: da un lato la riflessione attorno alla
rilevanza del testo letterario e dell’autorialità, dall’altro lo studio della ricezione delle opere letterarie da
parte di un pubblico giovanile e delle problematiche relative all’educazione alla lettura. I due versanti, pur
distinti tra loro, sono complementari e interconnessi. Uno statuto epistemologico capace di mantenere
un’asse tra la dimensione letteraria e quella educativa è necessario al fine di consentire alla letteratura per
l’infanzia di consolidare la propria identità disciplinare.
Nel contesto attuale si colgono i frutti di una disseminazione delle ricerche che hanno permesso alla
disciplina di salvare se stessa. Non mancano, inoltre, nuove sfide con cui confrontarsi. Sull’asse storico –
educativo e letterario si avverte per esempio l’importanza di rimettere in circolazione le opere letterarie del
passato, accanto alla presentazione critica delle stesse. Un altro ambito da potenziare riguarda la poesia
per ragazzi, relegata in una zona di marginalità quando invece meriterebbe un’attenzione critica capace di
sostenere la produzione poetica attuale. Anche l’ambito del teatro per ragazzi merita ampie attenzioni di
studio. Dal punto di vista metodologico, invece, occorre potenziare l’internazionalizzazione della ricerca
facendo conoscere la ricerca italiana nel settore.

L’asse relativo alla pedagogia invita invece a lasciarsi interrogare dalle sfide della multimedialità e dalla
povertà educativa che si riflette nelle varie forme di analfabetismo che invitano a pensare nuovi modi
affinché la lettura continui ad essere un ponte tra generazioni. C’è bisogno cioè che la ricerca offra chiavi di
lettura affinché gli adulti possano essere educatori appassionati di letteratura e trasmettano tale passione
ai ragazzi. Nella complessità del presente, infatti, si avverte un forte bisogno di educatori capaci di muovere
il pensiero e le conoscenze ad affrontare le sfide poste dalla società a noi contemporanea.

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