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INTRODUZIONE

Le storie sono più forti di qualsiasi altra cosa al mondo, per questo motivo non solo hanno segnato
la storia dell'uomo ma mettono anche in relazione il presente, il passato e il futuro, soprattutto
però mettono in relazione gli uomini dove possono identificarsi.
Nell’introduzione dobbiamo dire che nonostante la Bibbia è un testo importante per l'arte, per la
letteratura, per la riflessione filosofica e politica, rappresenta dunque la storia di una relazione tra
Dio e l'uomo; Quindi non è un semplice gesto di cultura, ma è la parola che si incarna, dunque
rappresenta lo strumento più importante per l'insegnante di Religione, ma, non è centrale
nell'educazione scolastica perché comunque è vittima di pregiudizi dato che la Bibbia spesso non
viene letta, viene criticata, non viene capita e si rischia quindi nella sua lettura di assolutizzarla.
Alla luce di questo quindi, intorno alla Bibbia si muovono diversi errori, troviamo la presunzione di
leggere il testo sacro, non tutto viene detto nella Bibbia e così via, quindi la scuola non è chiamata
ad educare alla Fede, ma a far valorizzare la religione e la Bibbia perché essi incidono sulla cultura
dei ragazzi, quindi attraverso la Bibbia Dio parla all'uomo con un linguaggio umano e la Bibbia va
letta tenendo presente sempre il contesto in cui nasce la storia e le singole parole che
compongono il testo.
La Bibbia racchiude uno dei tesori più straordinari dell'umanità, nessuno infatti può negare che
essa abbia avuto un grande influsso sulla cultura mondiale di ogni tempo. I suoi racconti, il suo
linguaggio e le sue immagini hanno lasciato un indelebile impronta per il credente. La Bibbia ha
un'importanza ancora più profonda perché la sua forma principale non è infatti quella del tratto
teologico o morale, ma è una grande narrazione costituita a sua volta da tante piccole narrazioni,
infatti, il testo biblico vive come comunicazione. La Bibbia inoltre è stata chiamata in molti modi
diversi uno di questi è il grande codice dell'Occidente. Nonostante possa essere contenuto in un
unico volume, la Bibbia però non è un'opera unitaria infatti essa contiene una collezione di diversi
libri composta da autori diversi, con stili e prospettive diverse ed abbraccia un lungo Arco
temporale.
La scuola alessandrina
Agli inizi del III secolo nella città di Alessandria sorse la prima scuola teologica. Si trattò di
un'iniziativa culturale aperta alla paideia greca orientata all'interpretazione della sacra scrittura.
La scuola Alessandrina dava risalto e cercava di svelare le verità spirituali nascoste sotto la
superficie dei racconti biblici. L'interpretazione della Sacra scrittura nella scuola Alessandrina
avviene attraverso l’allegoria e da questa allegoria si scopre che la Bibbia non è un testo che si
ferma nel passato, ma è attuale anche oggi.
Gli autori che hanno utilizzato la scuola Alessandrina sono: Clemente d'Alessandria che
considerava la scrittura come quella voce di Dio quindi l'interpretazione della scrittura avviene
secondo la comprensione mediatica e l’allegoria. Un altro autore è Origine il quale afferma che la
scrittura va interpretata secondo il senso letterale, morale e spirituale.
La scuola di Antiochia
Ha come fondatore Diodoro di Tarso e verte soprattutto sull'interpretazione letterale della
scrittura. In Occidente abbiamo Ambrogio, Girolamo e Agostino.
Ambrogio Commenta la scrittura attraverso la LECTIO CONTINUA quindi non far riferimento alla
Fede e alla morale ma solo alla scrittura. Girolamo prende in considerazione sia la scuola di
Alessandria che quella di Antiochia. Agostino scopre l'allegoria e ci dice che tutti quelli che sono i
modi di interpretazioni sono voluti da Dio per cui li prende tutti per buono.
Il metodo storico-critico studia quel processo di evoluzione dei testi e quindi la sua origine, la
trasformazione, il senso dei testi e si capisce lo sviluppo storico del testo.
La dei verbum è stata promulgata il 18 novembre 1965 ed è un testo dedicato alla rivelazione. Può
essere considerata il vero punto di inizio con un'idea di rivelazione profondamente biblica. La
rivelazione non viene Intesa soltanto o prevalentemente come un insegnamento, ma come
autocomunicazioni di Dio mediante parole e opere. Anche la chiesa è quindi chiamata a rivedere il
proprio rapporto con il mondo contemporaneo, non mettendosi al di sopra, ma bensì come
compagna di viaggio in cammino verso la salvezza.
Metodo esegetico
L'arte del raccontare è la più antica del mondo infatti da sempre l'uomo racconta e lo fa in virtù di
svariate intenzioni.
Chi è il lettore? Come si suddivide? cos'è il racconto? Attraverso esso c'è un passato che continua a
vivere il presente e gli eventi passati aiutano a vivere anche la nostra storia contemporanea, quindi
un testo funziona solo se c'è qualcuno che lo legge. I lettori non solo tutti uguali perché ognuno
quando si accinge a leggere un testo lo fa sempre portandosi dietro un proprio bagaglio culturale,
una propria esperienza.
All'interno di una storia c'è il narratore e il narratario: il narratore è quello che racconta la storia,
non si vede ma si sente la sua voce ed è il protagonista della storia, non è mai l'autore perché
l'autore è quello che si trova al di fuori del libro ed è quello che pensa come può essere fatto il
narratore, l'autore invece è quello che si immagina il narratore, il narratario invece è quello che si
trova sempre all'interno del libro, cioè è colui al quale ci si rivolge in quel racconto, non è il lettore
concreto però è quello che l'autore si Immagina di scrivere quel libro.
Nel Vangelo di Luca è il narratore non è l'autore, il narratario nel suo Vangelo è Teofilo.
Il narratore è onnisciente ed affidabile. Onnisciente significa che sa tutto e non deve dare conto
agli altri, affidabile perché in tutto ciò che legge si affida totalmente al narratore.
Dobbiamo fare inoltre una differenza tra: autore reale e autore implicito, tra il lettore reale e
lettore implicito
L’AUTORE REALE è chi materialmente scrive un racconto, chi redige il testo; invece coloro che
leggeranno concretamente quella storia saranno definiti LETTORI REALI.
L’AUTORE IMPLICITO è invece colui che lascia tracce della sua presenza nel suo scritto attraverso
le proprie scelte di scrittura e narrative. IL LETTORE IMPLICITO è l’immagine letteraria che ogni
testo, immaginando un lettore a cui rivolgersi, si costruisce.
STORIA RACCONTATA E DISCORSO: la storia raccontata è l'insieme degli eventi narrati, il discorso
è invece come viene esposta quella storia narrata.
LA TRAMA: è l'insieme degli elementi di una storia, ad esempio la Bibbia è una serie di episodi
collegati tra loro.
L’ANALISI NARRATIVA va ad analizzare anche i singoli personaggi del racconto di quel testo.
LA FOCALIZZAZIONE
La focalizzazione è vedere qualcosa all'interno del racconto. Nella vita reale infatti non tutto è
visibile, spesso ad esempio i pensieri delle persone che ci circondano non solo sono protetti nella
loro interiorità, ma addirittura possono essere camuffati.
Nel mondo del racconto invece esistono tre tipi di intrusione narrativa:
Focalizzazione interna quando il narratore vende partecipe il lettore dell'interiorità di un
personaggio Focalizzazione esterna quello che oggettivamente accade sotto gli occhi di tutti
Focalizzazione zero corrisponde invece al fatto che il narratore mette a conoscenza del lettore
notizie che oltrepassano i confini spazio temporali in cui sta avvenendo il racconto.
Il bosco narrativo
Il testo si può presentare anche come un bosco che può essere attraversato in diversi modi:
Un primo modo è quello di fidarsi del sentiero tracciato, il secondo modo è quello di scoprire
nuove strade, il terzo modo è attraversare il bosco per poi ritornare a rimapparlo.
Gesù al centro dei processi educativi
Nella fase di ricerca storica di Gesù bisogna ricostruire la sua vita considerando anche il contesto
storico in cui lui è vissuto poichè Gesù ha vissuto una vita segnata, ha dovuto abbandonare la
propria famiglia di origine per abbracciare quindi la povertà, abbandonando il proprio lavoro,
rinunciando a guadagnare, non ha avuto una più una casa propria si è messo costantemente in
cammino, questo per dire che nei evangeli Gesù è riconosciuto come maestro da tutti, quindi
riesce a intervenire nella vita propria delle persone, li aiuta a capire, a conoscere, a valutare quindi
il suo insegnamento è uno dei comportamenti costanti, quindi Gesù rappresenta questa figura di
educatore all'interno dei Vangeli.
PARABOLA DEL BUON SAMARITANO (LC 10,25)
L'origine del nome parabola deriva dal greco con il significato di paragone. Si tratta di un racconto
fittizio utilizzato in funzione di una strategia dialogica-argomentativa che opera in due momenti.
Per una corretta comprensione della parabola occorre tenere fede a due capisaldi teorici: il primo
riguarda la forma linguistica della parabola come forma universale, dotata di un funzionamento
dialogico e argomentativo, il secondo invece riguarda il contenuto della parabola intimamente
legato alla predicazione di Gesù. La parabola non è solo un racconto da capire ma è un racconto
che rimanda alla vita, le parabole infatti sono senza dubbio uno strumento didattico che
permettono a tutti gli uomini di entrare in relazione con il contenuto della predicazione del regno.
In questa parabola ci sono 2 narratori: Luca che racconta il suo vangelo e Gesù che racconta la
storia della stessa parabola.
In questa parabola è presente il TRIANGOLO DRAMMATICO ovvero il dialogo tra un dottore della
legge Gesù.
La domanda posta dal dottore sembra semplice, personale, vuole mettere alla prova i saperi di
Gesù chiedendo chiarimenti. Gesù risponde ponendo 2 domande, trasformando l'affermazione in
domanda.
Alla fine chi viene messo alla prova è proprio il dottore. Nella risposta del dottore sono citati i libri
del Pentateuco, il Deuteronomio e levitico.
Con la risposta “HAI RISPOSTO BENE” può sembrare una forma di cortesia ma anche un giudizio di
Gesù. “FA QUESTO E VIVRAI” sottolinea tutta la sua autorità.
Il dottore vuole sapere chi è il prossimo ad amare, vuole sapere il giudizio di Gesù. IL NARRATORE
sa che l'uomo vuole prima mettere alla prova Gesù ma fallisce per la contro domanda di Gesù, il
lettore si aspetta una nuova risposta di Gesù.
Gesù all'interno dello stesso dialogo risponde con un racconto diventando un narratore di secondo
grado, Luca mette sulla bocca di Gesù una parabola dando spazio ad un racconto più lungo
spezzando il dialogo. il racconto integra un nuovo personaggio, il narratore ha voluto un racconto
drammatico esaltando valori fondamentali e avere empatia con il ferito, poi introduce altri due
personaggi creando forte tensione narrativa perché scelgono di non aiutare il ferito, solo l'ultimo
sceglie di aiutarlo: “il Samaritano” preso dalla compassione (punto che porta alla soluzione del
problema)
C'è una presenza di termini medici che servono al narratore per esprimere la cura del samaritano-
QUESTIONE DI TEMPO: sembra che si è preso cura del ferito per un giorno e una notte.
Alla fine del racconto Gesù pone un'altra domanda dando la possibilità al dottore di essere giudice
della vicenda. Gesù invita ad agire allo stesso modo, usare misericordia, così risponde anche alla
prima domanda del dottore su cosa fare per avere la vita eterna.
10 21 24
In 10 21 24 c'è una somiglianza con la parabola, c'è una doppia opposizione: quella dei sapienti ai
piccoli e quella dei discepoli ai profeti e ai re.
Gesù elegge i piccoli piuttosto che i sapienti così come il Samaritano è contrapposto al sacerdote e
levita.
10 38 42
In 10 38 42 TRIANGOLO DRAMMATICO tra Marta, Maria e Gesù con somiglianze alla parabola. I
personaggi Maria e Samaritano sono molto discutibili. Maria donna molto discutibile contro ogni
regola, l'atteggiamento di Gesù indica nella scelta di Maria l'unico modo per poter accogliere il
signore.
4, 1-34
In questo paragrafo Marco presenta un nuovo scenario diverso da quello precedente: da un lato
c'è un atteggiamento didattico di Gesù, dall'altro sembra che Gesù voglia utilizzare un linguaggio
per non farsi capire. Anche la figura dei sacerdoti è particolare da un lato sono destinatori della
rivelazione di Cristo, dall’altro vengono rimproverati perché non comprendono il linguaggio delle
parabole.
Ad inizio capitolo, Gesù insegna ad una grande folla, poi c'è l'episodio della tempesta sedata dove
Gesù era presentato come colui che ordina il mare avendo autorità non solo nelle sue azioni ma
anche nel suo insegnamento.
L'uso delle FORMULE INTRODUTTIVE corrisponde alla necessità narrativa, il presente e utilizzato
per lo più nelle risposte alle domande, l'imperfetto per far sì che non hanno risposta.
Marco 4,2 indica Gesù nell'intento di insegnare, indica che la parabola ha un insegnamento più
ampio.
I discepoli chiedono il significato delle parabole, infatti la spiegazione di Gesù sarà solo sulla
parabola del seminatore e ci si accorge che Gesù offre due risposte: uno sullo scopo delle parabole
e una sulla parabola del seminatore. Marco segue un ORDINE CRONOLOGICO DEGLI EVENTI: si
trova in riva al mare, descrive le azioni e i miracoli, Gesù passa dall'altra Riva, evidenzia il rapporto
di Gesù con i suoi discepoli.
Marco 4,11 indica una differenza tra gli uditori e di non accesso al regno di Dio.
QUELLI CHE SONO FUORI espressione utilizzata dalla chiesa primitiva per dire coloro che non
appartengono ad essa, i non credenti, soprattutto i giudei.
E STATO DATO IL MISTERO DEL REGNO DI DIO l'autore del dono e Dio, il termine mistero inteso
come qualcosa che indica il disegno rivelato da Dio.
VEDENDO VEDANO MA NON INTENDANO E ASCOLTANDO ASCOLTINO MA NON COMPRENDANO
sottolinea che gli estranei guardano senza vedere ascoltano senza intendere, si danno da fare ma i
loro tentativi sono inefficaci.

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