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Per quanto riguarda la narrativa nel Medioevo troviamo riuniti in grandI contenitori insieme
componimenti brevi di ogni tipo: exempla e flabliaux, lais e legendae, fables e dits, senza la
preoccupazione di raggruppare i vari componimenti in base ad affinit di contenuto o di forma.
Allinterno delle antologie del narratif bref vediamo che il profano confina con il religioso, il
serio con il comico, il morale con losceno, la poesia con la prosa e cos via. Questo avviene
sulla base di un unico fattore comune: la brevitas. Tutti questi testi seppur diversi tra loro
ideologicamente e strutturalmente sono accomunati per appartenere tutti alla stessa tipologia
retorica della narratio brevis. La brevitas un elemento che serve a formalizzare il testo, vale
a dire:
Brevitas non solo una questione di quantit ma anche di qualit, ovvero una
questione di durata interiore. Alla misura del tempo si affianca infatti una misura
psicologica. Il tempo del racconto viene vissuto appunto come unesperienza intima che
tende a ridurre il racconto a un punto, a sintetizzarlo nella sua pointe finale;
Linearit lazione del racconto segue una progressione lineare, non spezzata. Alla
fine del racconto non rimane nulla di irrisolto ma tutto si esaurisce nel finale;
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Veritas la veritas coincide con latto stesso di raccontare, vale a dire che il senso
comunicato sempre univoco e concreto, chiaramente indicato o facilmente estraibile
dal testo.
Queste caratteristiche appaiono come tendenze nella narratio brevis, pertanto si trovano
spesso realizzate in modo non perfettamente cosciente, talvolta ambivalente. In una societ
rigidamente gerarchizzata come quella medievale, il genere che consideriamo era considerato
soltanto marginalmente e riceveva scarsissima attenzione. Essendo l'oralit il modo in cui
questa letteratura si comunicava ovvio che ci restino pochi mezzi a disposizione per
conoscerlo. Uno strumento per lo possediamo: i rimaneggiamenti, la serie quasi illimitata di
adattamenti a cui ha dato luogo nel corso del suo sviluppo. Questo studio diacronico conferma
le risultanze emerse dallo studio sincronico: la novella costituisce il punto di approdo finale del
processo di elaborazione e rinnovamento della narratio brevis romanza.
1. Il racconto Agiografico
Lavvento di una tradizione narrativa in volgare posto sotto il segno dellagiografia. Per
designare il racconto agiografico comunemente ci si serve del termine legenda che indica
allo stesso tempo:
Passiones il santo imita la morte di Cristo. Siamo nel periodo del cristianesimo
primitivo in cui il santo un guerriero che combatte fino alla morte per laffermazione
dei valori cristiani;
Vitae sanctorum il santo imita la sua attivit didascalica. Siamo in una fase
successiva al cristianesimo primitivo, quella quando gi si affermato, in cui il santo
diventa un eroe dello spirito che prova con le sue opere la verit della parola di Cristo;
Il santo in ogni caso un intermediario tra la storia e Dio, colui che avendo imitato in modo
eccezionale la vita/morte di Cristo dimostra la propria somiglianza con Dio per mezzo dei
miracoli. Il santo paradossalmente diventa persino, per il suo coinvolgimento e per la sua
maggiore vicinanza temporale, pi imitabile di Cristo stesso. La sua funzione quindi quella di
stabilire un modello di comportamento degno di essere imitato e che sia il presupposto per i
nuovi santi. Un sottotipo della Vitae Sanctorum sono le Vitae Patrum. Gli eroi di questi
racconti sono uomini e donne che a partire dal III secolo cominciano ad abitare i deserti
dellEgitto, della Siria e della Palestina per poter sfuggire ai pericoli della vita mondana. L'Egitto
e il deserto richiamano il pattern biblico dell'Esodo e alludono pertanto alle tappe storico-
esistenziali del peccato e del pentimento attraverso le quali l'anima si trova a passare per poter
raggiungere Gerusalemme, il paradiso. In questo tipo di esperienza il santo comincia una sorta
di lotta:
Da una parte con il corpo che viene umiliato e ignorato fino ad essere reso quasi
irriconoscibile;
Dallaltra con il diavolo, sotto forma di un animale o vergine da sconfiggere che viene
cos a rappresentale le tentazioni da superare;
I modelli della letteratura agiografica mediolatina sono di origine greca (biografie di monaci,
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resoconti di viaggi, antologie di detti memorabili ecc.). Il primo autore latino a trattare
avventure spirituali San Girolamo. Il miraculum, prima di costituirsi come genere narrativo,
forma la documentazione necessaria sulla quale il processo di canonizzazione pu essere
avviato. Allinterno del racconto agiografico assume funzioni diverse:
Se inserito passio esso tende a dimostrare dove sta la verit ed evidenza la parte dalla
quale si schiera Dio;
Se invece associato con la vita, esso ha lo scopo di mettere in luce il comportamento
eccezionale raggiunto dal santo nel servizio di Dio e diventa lo strumento per rafforzare
e confermare la fede del cristiano normale.
Il significato del miraculum quindi di natura apologetica: presenta esempi attraverso i quali si
edifica l'anima del cristiano in rapporto a qualche punto dottrinale di fondamentale importanza
(es. comunione, confessione, suffragio dei defunti ecc.). Il miracolo pu essere definito come un
racconto che illustra narrativamente un mistero della fede cristiana. Nel VI secolo abbiamo per
lappunto unampia tradizione miracolistica che ha come suo massimo capolavoro i Dialoghi di
Gregorio Magno, modello prestigioso non solo del miraculum ma anche di tutta la narrativa
agiografica. DallVIII secolo in poi comincia a svilupparsi una tendenza indipendente dalla
liturgia e avente come obiettivo quello di provvedere degli inventari del patrimonio agiografico
cristiano. Questi inventari, chiamati Leggendari sono costituiti in base a principi rigorosi in cui i
santi vengono suddivisi in varie categorie. I leggendari solitamente venivano elaborati nelle
grandi abbazie ed avevano due obiettivi:
Questi leggendari, solitamente anonimi, danno origine nel XIII secolo alle cosiddette Legendae
Novae, cio opere provviste di una firma, in cui lautore esibendo il proprio nome le rende meno
soggette ad alterazione di contenuto. Il grande capolavoro di questo genere la Legenda Aurea
di Iacopo da Varazze (1260) che si impone come la summa agiografica per eccellenza della fine
del Medioevo. Sulla base prima del Dialoghi poi della Legenda vediamo come il racconto
agiografico mediolatino miri ad una brevitas efficace che lo avviciner e lo indirizzer poi verso
quellagiografia oitanica, e in generale romanza. La brevitas non ha soltato una motivazione
economica (consente la catalogazione della santit cristiana nei limiti di un solo liber), ma
diventa un ideale stilistico perseguito dagli autori in quanto permette la condensazione del
significato delle narrazioni e quindi una messa in prospettiva dei valori da esse rappresentati.
Nella nuova agiografia oitanica lautore, chierico o giullare, tenta di adattare la tematica
leggendaria latina alle esigenze e ai gusti del pubblico che ha davanti. Per raggiungere il suo
scopo lautore deve forzare psicologicamente il proprio pubblico per poter poi concentrare di s
tutta lattenzione e coinvolgerlo nel processo di significazione. Inizialmente si tratta di un
coinvolgimento di tipo religioso, ma poi nella sua evoluzione il racconto agiografico oitanico
uscir fuori da tali limiti sconfinando nella vastit di nuovi modelli letterali. Man mano che
l'agiografia evolve questo racconto risponde sempre pi a esigenze di evasione letteraria. A
questo punto la legenda viene a congiungersi alle altre forme profane della narratio brevis,
come il fabliau e il lai, preannunciando la nuova forma narrativa della novella.
Nei primi testi della letteratura oitanica: Sequenza di SantEulalia -passio- (inizi X secolo) e
poemetto di santAlexis -vita-, (met XI secolo) la prima cosa che troviamo lopposizione tra
passio e vita. Il metro di questi racconti agiografici il distico di ottosillabi a rima baciata. Il
meraviglioso religioso entra in concorrenza con il meraviglioso profano. Oltre alla passio e alla
vita trovano largo spazio nella letteratura oitanica anche altre 2 forme agiografiche latine:
Vitae Patrum
Miraculum
Emerge subito la differenza fondamentale del miracles rispetto agli altri generi e cio
l'imperfezione del protagonista, il quale un peccatore, non un eroe perfetto della fede
cristiana, quindi permette una pi immediata identificazione con il pubblico. Il genere evolve in
quanto l'intervento soprannaturale diventa meno prevedibile e scontato. Pi grave la colpa
del peccatore e meno esemplare la sua condotta, pi straordinario ed incredibile appare
l'aiuto celeste. Rispetto al miraculum latino (a carattere didascalico e apologetico), il miracle
oitanico mostra da questo tratto la sua propensione ad offrirsi come puro divertimento
narrativo, a presentarsi come una sorta di fiabesco religioso. Nel corso della prima met del XIII
secolo si costituisce anche il corpo oitanico delle Vie de Peres, cio racconti agiografici ispirati
alle Vitae Patrum. L'opera si compone di 74 brevi narrazioni nel solito distico di otto sillabe
divise in due parti (42 + 32). Nella prima parte i racconti sono costituiti secondo uno schema
fisso che include un prologo di tipo dottrinale, un apologo o la narrazione vera e propria ed un
epilogo a carattere moralistico (finalizzati alla catechesi funzione pedagogica); inoltre
l'ambientazione situata spesso in Egitto o in un passato memorabile. Nella seconda parte
invece i racconti sono privi di apologo e l'epilogo ha funzione di generica esortazione al culto
divino (esclusivo bisogno di narrare); in questo caso l'ambientazione si situa oltre che in Egitto,
in luoghi pi familiari come Francia o Germania e si avvicina la prospettiva temporale.
3. Il Racconto Esemplare
Narrativo
Retorico (di cui parlano i retori classici)
Le raccolte di exempla del XII XIII e XIV secolo possono essere considerate come delle grandi
enciclopedie del vissuto e del parlato, degne di essere consultate ogni qual volta il lettore si
trovi in situazioni analoghe a quelle contenute nel racconto esemplare. Laccesso allexemplum
avviene pubblicamente e collettivamente: il suo principale mezzo di diffusione lomelia, la
predica. La diffusione dellexemplum nel Medioevo dovuta principalmente allascesa degli
ordini mendicanti, dei francescani e dei domenicani, il cui compito proprio quello di predicare
la parola di Cristo al popolo nella lingua del popolo. Tuttavia tale predicazione in volgare
trasmessa oralmente andata quasi del tutto perduta. Bisogner aspettare il XIV secolo per
avere delle vere e proprie attestazioni in volgare da parte di Giordano da Pisa per l'Italia e
Vincent Ferrer per la penisola iberica. Le sole testimonianze di cui disponiamo sono le collezioni
di exempla a reportationes trasmesse in latino. Umberto di Romans stato un importante frate
dellordine domenicano, il quale riuscito a cogliere a pieno lessenza e il significato
dellexemplum medievale. Egli nella sua collezione di exempla De Dono Timoris si rende conto
che non tutti i predicatori sono in grado di raccontare e pertanto alcuni dovrebbero evitare di
servirsi di exempla nelle loro predicazioni. Umberto, inoltre, ritiene che gli exempla vadano
rivolti non agli uomini di alta sapienza ma di minore intelligenza. Dunque un destinatario
popolare comprendente coloro che sono privi si sofisticazione intellettuale, cio i cristiani
ordinari, i laici. Umberto individua quattro tratti distintivi dellexemplum:
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VERITAS il racconto deve essere vero e univoco in quanto deve persuadere sulle
verit ultime della fede, nel caso in cui non lo sia, l'utilizzazione didattico-spirituale deve
giustificare l'incredibilit dell'assunto;
DELECTATIO il racconto deve in giusta misura alternare il divertimento
allinsegnamento eliminando la monotonia della catechesi;
C' quindi un rapporto di imitabile a imitato fra narratio e sensus: l'esecuzione straordinaria
di un uomo d'eccezione che l'exemplum riferisce passa cio a costituire la nuova norma.
Gradualmente per questo sensus spirituale e metastorico si trasformer in mondano e
artistico e ci porter lexemplum a subire un processo di letterarizzazione che lo indirizzer
vero la novella: si finir per interessarsi solo alla bella forma o alla bella parola. Il risultato sar
che lexemplum verr sempre meno raccontato per insegnare, e sempre pi per intrattenere.
Da ci si verificheranno due conseguenze importanti:
3. IL RACCONTO IN FRANCIA
La narrativa breve si afferma in Francia alla fine del XII secolo per poi consolidarsi nel XIII come
risposta ad una nuova situazione storico-sociale. Mentre la chanson de geste e il romanzo
rispondeva allesigenza di una societ che voleva perpetuare il ricordo delle sue lontani origini,
la narrativa breve cerca di rievocare una realt vicina, presente, i cui protagonisti sono persone
che si pongono sullo stesso livello psicologico e storico degli ascoltatori. Coloro che raccontano
sono o il giullare o il predicatore che si presentano come intermediari semplici di un patrimonio
narrativo alla portata di tutti. Al contrario dell'autore epico o romanzesco che deteneva il totale
controllo della sua opera tanto da apparire unicamente in momenti strategici (es. inizio/fine), il
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giullare o il predicatore si presentano come semplici intermediari di un patrimonio narrativo alla
portata di tutti, se non addirittura come attori stessi della storia che raccontano, facendo cos
capire all'utenza di esservi direttamente coinvolti. I generi della narrativa breve francese sono:
LAI
FABLIAU
1. Il Lai
Trasporre un'estoire tratta dagli autori classici dal latino al volgare dotandola di glossa
per evidenziarne la veritas cristiana che contiene;
Rimare il contenuto narrativo dei lai;
Il lai non una storia, bens una fabula in quanto affonda le sue radici nel mito e non nelle
imprese passate e basandosi sui ficta, non sui facta. Allo stesso tempo il lais un prodotto
originale, naturale e pi vicino a alla fonte stessa d'ispirazione umana, Dio. L'estoire invece
prodotto riflesso, culturale, tributario dell'uomo, caratterizzato s dalla perfezione formale, ma
anche dalla latenza della veritas cristiana dei contenuti. Quindi se l'estoire antica richiede il
complemento moderno della glossa, nel lai la glossa mette in evidenza il senso stesso degli
aventi narrati. La grande novit di Maria sar quella di aver messo per iscritto i temi che fino ad
allora avevano avuto una circolazione solo orale. Lopera di Maria a differenza di quella dei suoi
predecessori in grado di rivelare loriginalit delle composizioni dei lai tanto da essere degne
di essere presentate a un re. Destinatario del lai di Maria il nobile re identificato nella figura
di Enrico II di Plantageneto. Il Prologo inoltre di fondamentale importanza per comprendere la
nascita di un lai. Qui ci vengono indicate in modo chiaro le tre fasi compositive nel processo
formativo del lai:
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Cosa distingue i lai di Maria dal coevo romanzo cortese e dal successivo fablieau anticortese e
comico? Cosa ne fa un a raccolta organica? Caratteristiche dei lai di Maria:
Amore il tema fondamentale: lamore la vera forza propulsiva del racconto che da
inizio e fine ad ogni azione. I lais sicuramente si ispirano al codice cortese ma
introducono anche un elemento importante: lanalisi dellamore femminile, dellamore
che nasce, si sviluppa e si trasforma per iniziativa della donna. Nei lais non pi
soltanto il cavaliere ad aspirare allintegrazione sociale mediante lamore della donna
ma anche la dama si rende protagonista di tale aspirazione esistenziale (es. Yonec);
Dopo Maria altri proseguiranno la tradizione dei Lai. Tra questi possiamo distinguere tre gruppi
principali:
1. I lais che cercano di riprodurre la materia e lo spirito di Maria sono i lai che
seguono una mentalit pi evemeristica nei confronti del meraviglioso; ci porta alla
sovrapposizione di elementi mitici con elementi razionali. La realt magica, non pi
quella che d il senso al racconto ma diventa un semplice mezzo che permette al
racconto di progredire. Es. i i lais di Guingamor, Graelent, Desir e Tydoler.
2. I lais realistici e borghesi lais che descrivono il meraviglioso come esperienza non
pi del trascendente ma del verosimile e che trattano lamore non come entit
meravigliosa ma come entit psicologica: Es. Lai de lOmbre (XIII secolo), Jean Renart;
3. I lais parodici e burleschi i lais in cui si verifica uninvasione dello spazio comico.
Sono linizio di quel processo che porter nel XIII secolo i lais e i fabliau ad identificarsi
per dare poi origine alla novella. Lironia e la parodia sono le principali tecniche
letterarie per rinnovare la materia narrativa e che sono usate per coinvolgere un
pubblico diversificato socialmente e culturalmente smaliziato. es. Lay d'Ignaure (XIII
secolo), Renaut.
Ci sono poi, oltre ai lai, dei componimenti che per la loro struttura, temi e stile richiamano
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particolarmente il genere del lai: si tratta delle FOLIES TRISTAN (coevi se non precedenti ai Lais
di Maria) che costituiscono i prototipi della narrativa breve di ispirazione cortese. Quello che
importante notare che nelle Folies di Oxford e di Berna la narrazione di una singola avventura
di Tristano offre agli autori la possibilit di cogliere, nel discorso del finto pazzo, i momenti
salienti della sua storia damore con la regina e di fornire quindi al lettore quanto trattato nei
romans. Ci segnala la grande popolarit del bretone e il desiderio di un pi vasto ed
indiscriminato pubblico di accedervi attraverso la lettura episodica nella quale venisse per
condensata l'essenza della storia madre. Vicini alla struttura dei lais ci sono poi i tre racconti
ispirati dalle Metamorfosi:
Piramo et Tisbe
Narciso
Filomena
Questi brevi poemetti ispirati ad una fonte scritta (Ovidio) e non pi orale. In queste narrazioni
il principio costruttore, la trasformazione del protagonista in un elemento che nella catena
dellessere si pone ad un livello inferiore (vegetale o animale), vicino a quello del lai, che
descrive una trasformazione inversa: l'eroe viene integrato nel mondo superiore delle virt
mondane e cortesi.
2. Il fabliau
Il lai si pone comunque a modello del fablieau offrendo al nuovo genere una tematica gi
affermata, una serie di personaggi e situazioni, di metafore e simboli divenuti ormai
tradizionali. Ai nuovi autori si affida il compito di riscrivere nello stile comico questa vasta
materia e di proiettarla sullo sfondi di esperienze umane del tutto inedite, nel tentativo di
descrivere della storia gli strati sociali pi bassi. Il fabliau propone un'immagine deformata e
volutamente parodistica della realt quotidiana. I lai non sono lunico modello che ritroviamo
alla base dei fabliau. Importante senza dubbio la presenza del modello romanzesco ripreso
dal fabliau in due modi:
Ancora gli studiosi nel risalire alle origini dei fabliau e delle loro caratteristiche hanno posto
laccento su un loro legame diretto con la fabula esopica (fabula classica). Abbiamo gi detto
che il termine fabliau da collegare, pi che con la fabula come genere storico, con la fabula
come tipo astratto di narrazione. Ci nonostante probabile che i contatti tra i due generi si
siano potuti verificare soprattutto nella fase iniziale di affermazione del fabliau. Con Maria di
Francia infatti la fabula esopica si libera dalla doppia funzione di apologo impiegato per
l'insegnamento dei rudimenti grammaticali della lingua latina e strumentalizzato per
l'indrottinamento morale dei fedeli, riuscendo a diventare un racconto piacevole e divertente,
godibile in contenuti ed invenzioni linguistiche. C poi un elemento importante dei fabliau che
li rende molto vicini alla favola animalesca: cio luso della parola non per conoscere la realt,
bens per manipolarla. Allora necessario a questo punto rievocare il Roman de Renart, utile
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per lo sviluppo del fabliau. Questopera complessa infatti presenta notevoli punti di contatto
con il fabliau. Si tratta di un insieme composito di racconti in versi (ottosillabi rimati a coppie)
scritti da autori differenti fra il 1175 e il 1250 circa. I vari racconti noti con il nome di branches,
rami, mettono in scena le avventure di Renart, la volpe, e dei suoi compagni. E soprattutto nei
racconti pi antichi di questo vasto ciclo narrativo che possiamo cogliere al meglio delle
somiglianze con il fabliau. La voce di Renart, piena di furbizia e intelligenza, la stessa che
ascoltiamo dai fabliaux. Definire esattamente un fabliau non facile, in quanto si tratta di un
campo folto e variegato, possiamo tuttavia dedurre la definizione del genere partendo dalle
caratteristiche che lo compongono. Compaiono in ordine di frequenza i seguenti termini:
FABLE il fabliau rifiuta ogni ricerca della verit storica ed esistenziale, presentandosi
come finzione narrativa che trova nel racconto stesso la sua unica motivazione
(l'opposizione fable/fabliau basata sui tratti che qualificano i rispettivi protagonisti:
personaggio animale/umano);
DIT presenta un caso inverso in quanto entra in opposizione con fabliau per la
pretesa veridicit del suo contenuto narrativo;
Lelemento che poi ci permette di decretare lappartenenza del fabliau allarea del racconto la
brevitas (tutti i fabliaux hanno un'estensione inferiore ai 1.200 versi). Strettamente legata alla
brevitas la ricerca della condensazione narrativa: il fabliau elabora un solo nucleo diegetico,
una sola avventura. La narrazione si incarica di sviluppare completamente levento,
suddividendolo in inizio, mezzo e fine. La fine esplica tutte le potenzialit del racconto implicite
nell'inizio: non rimane quindi nulla di inspiegato o non svolto, prima e dopo il racconto. Il senso
della narrazione coincide infatti con l'intreccio, col piacere di raccontare. Al di l delle sue
caratteristiche e della sua genesi possiamo affermare che per i fabliau-a differenza dei lai- non
c stata una grande personalit come Maria- capace di dare unit alla variet, di affrontare il
problema della codificazione fabolistica, e di creare cio un libro che raccogliesse gli esemplari
pi rappresentativi del genere. Generalmente i fablieax si presentano tramandati mescolati
senza alcun ordine ad altri poemetti dello stesso genere. Inoltre va osservato che i fabliau
presentano un elemento del tutto autentico rispetto al resto della narrativa: la mancanza totale
nel suo discorso di una finalit allegorica o di una significazione simbolica, per esempio alla
verit profonda dei significato ricercata dai lai, il fabliau contrappone la verit superficiale e
divertente.
4. IL RACCONTO IN PROVENZA
In Provenza allinterno della tradizione occitanica la narrativa breve inizialmente fiorisce nel
campo dellagiografia. Ne sono esempi nel XI secolo opere come:
Tuttavia durante il periodo di espansione della poesia trobadorica assente ogni attivit
narrativa. Linteresse per la narrativa risorge dopo la crociata contro gli albigesi a cominciare
dal secondo o terzo decennio del XIII secolo. Essa si indirizza:
Per quanto riguarda la narrativa breve possiamo affermare che la produzione occitanica nasce
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dallo spirito della lirica per poi assumere uno sviluppo proprio.Rientrano allinterno della
narrativa breve della Provenza: le Novas, le Vidas e le Razos.
1. Le Novas
Il Termine novas il plurale femminile sostantivato dellaggettivo nou che significa notizie e
quindi racconto che riporta fatti nuovi. il precedente lessicale del termine "novella". Le novas
sono racconti brevi (minimo 800 massimo 1.800 versi), risalenti alla fine del 1100, in
ottosillabi e con rima baciata. Delle raccolte di novas ci sono pervenuti solo quattro testi:
Tre sono stati scritti da Raimon Vidal di Besal (Abril issia; Castiagilos; So fo el temps)
Uno di Arnaut de Carcasses (Novas del papagai).
Dall'opera di Raimon Vidal possono essere tratte le caratteristiche che identificano il genere:
Presenza della dimensione personale della narrazione: lio dellautore serve ad
autentificare il fatto raccontato presentato come testimonianza diretta. Il
coinvolgimento dell'autore ha per un'altra funzione che distingue las novas dalle forme
brevi oitaniche e le avvicina alla novella: quella di sigillare il racconto, o i vari livelli del
racconto, nell'unica prospettiva della scrittura personale.
Evocazione dellepoca gloriosa della fioritura trobadorica: la costruzione a incastro ha la
funzione di opporre alla decadenza attuale la grandezza di una volta.
Contemporaneamente per essa serve a proiettare sul presente le luci del passato, e
pertanto a ordinare, a livello di scrittura, il movimento caotico del reale. Il poeta in
quanto custode delleredit culturale trobadorica, colui che possiede le chiavi per
poter risolvere i problemi del presente.
Presenza della cornice
2. Le Vidas e Razos
Due importanti generi nel panorama romanzo della narrativa breve sono: le Vidas e le Razos.
La diffusione di questi due generi (prosa) dimostra che il racconto non ha pi bisogno di
indossare una veste metrica perch gli venga riconosciuto un valore artistico. Abbiamo
conservate allincirca un centinaio di vidas, e un numero di poco superiore di razos, sia di
trovatori provenzali che catalani e italiani. Il centro d'irradiazione di questa produzione
narrativa l'Italia settentrionale, presso le cui corti rifior la civilt trobadorica probabilmente
dopo la spedizione degli albigesi. L'attenzione dei critici si concentrata particolarmente sulla
figura del trovatore Uc De Saint Circ. I due generi narrativi di vidas e razos si oppongono:
Le Razos invece si affiancano ai singoli componimenti per offrire delle spiegazioni delle
circostanze nelle quali la poesia fu composta.
Tuttavia spesso i due generi tendono a confondersi in quanto le vidas offrono dei giudizi sulle
poesie mentre le razos raccontano un segmento della vita del trovatore.
Ci sono per anche dei casi in cui le vidas e le razon si configurano come procedimenti narrativi
del tutto indipendenti dalle poesie mostrandosi come strutture letterarie autonome. Esse vanno
cos a costituire dei leggendari o delle raccolte di exempla incentrati su aneddoti trobadorici. Ad
una fase successiva ci sono dei manoscritti che offrono addirittura rielaborazioni di vidas e
razon in narrazioni completamente autosufficienti, in delle quasi-novelle! Questo fa delle vidas
e delle razon generi del tutto appartenenti al mondo della narrativa breve, in quanto veri e
propri racconti. Abbiamo linserimento di una storia, articolata in inizio, mezzo e fine, il fondo
sentimentale senza tempo, lamor, dellesperienza poetica dei trovatori, sviluppano le metafore
fondamentali del discorso lirico ecc. La costruzione narrativa della vida segue uno schema di
base che si ripete di testo in testo: da qui il senso di grande uniformit che domina questo
genere. Ma mentre nella legenda l'uniformit dovuta alla ripetizione dello stesso archetipo (la
vita di Cristo) nella vida essa attribuibile alla relativizzazione dei valori poetici, per cui si cerca
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di individuare il contributo del singolo trovatore al complesso della cultura trobadorica, rispetto
quindi a un paradigma di valore assoluto. Il narratore tende a presentare una storia allinterno
della quale il valore del trovatore appaia oggettivizzato e quindi pubblicizzato (l'oggettivazione
offerta dalla poesia, la cui validit trasparente per chiunque). Gli elementi che strutturano il
genere della vida sono:
a) Prologo luogo della descrizione. Vengono fornite le generalit esterne ed interne del
trovatore (nome, luogo di nascita, appartenenza ad una corte, carattere, condizione
sociale e culturale ecc.);
c) Epilogo si descrive la fine dellamore, che comporta la fine della poesia; tale fine ha
spesso un significato esemplare, costituendo il trovatore come un modello ideale da
seguire;
Il Termine razo, compare gi nella lirica dei trovatori, dove denota largomento, la materie, il
soggetto del canto e dunque introduce la motivazione del trobar. Questa motivazione,
affiorando in superficie, perde tutto il suo potenziale simbolico, ma acquista in compenso tutta
una straordinaria capacit di rispecchiare il reale. La razo come genere narrativo si compone di
quattro momenti narrativi ripetuti, a loro volta articolati in una doppia sequenza ( a e b contro c
e d), racchiusi fra una breve premessa e una ancor pi breve conclusione.
Ai suoi inizi il racconto ispanico si mostra tributario dei modi e delle tecniche gi affermati nei
vicini contesti culturali, occitanico ma soprattutto ispanico. Quest'apertura all'influsso delle
altre letterature romanze per controbilanciata dalla penetrazione capillare dei materiali
narrativi provenienti da Oriente, dei quali la Spagna stata la porta d'Europa. forse questa
mescolanza della raffinatezza romanza con la ricchezza tematica araba ed ebraica la
responsabile del fatto che il racconto ispanico abbia acquisito ben presto una grande maturit.
La prima affermazione della narratio brevis in Spagna risale al terzo o quarto decennio del '200,
ed di ispirazione agiografica. Si tratta di una produzione posta sotto linfluenza della cultura
oitanica. La tradizione castigliana scopre subito la figura di un autentico poeta: Gonzalo de
Berceo. Nelle sue composizioni dimostra un evidente gusto del racconto ma esse sono segnate
anche dalla presenza di una sottovena ironica, specialmente quando parla dell'autorit della
sua stessa opera, attenuandone giocosamente il valore documentario, e aumentandone
automaticamente la portata artistica. Le sue composizioni rivelano una cura artistica i un
preciso programma di rinnovamento letterario. La sua opera pi importante la serie di 25
Milagros De Nuestra Senora in cui focalizza la sua attenzione nel mezzo, soprattutto al punto in
cui divino e umano si incontrano provocando un contratto che suscita ironia e quindi
divertimento.
Nella penisola iberica la narrativa breve presenta due caratteristiche molto importanti:
La prima opera di questo tipo a circolare in Europa la Disciplina Clericale, scritta da Pietro
Alfonsin in Spagna agli inizi del XII secolo. Castigliana invece la prima versione moderna del
cosiddetto Libro di Sindbad condotta sul testo arabo verso la met del XIII secolo e
appartenente al ramo orientale dellopera. Il racconto nasce in Spagna pienamente
consapevole della sua autonomia e della sua validit artistica. In Spagna giustificare l'utilizzo
della cornice non semplice ma si pu provare a spiegare con tre motivazioni principali:
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La cornice esprime in primo luogo la presenza di una dimensione autoriale; rende cio
esplicito il processo di letterarizzazione al quale l'autore sottopone il patrimonio
narrativo ereditato dal passato;
La cornice essa stessa un racconto: si tratta della storia portante su cui si innestano le
altre storie aventi la funzione sia di dimostrare lassunto principale di questa, sia di
risolvere le varie tematiche ad essa allacciate; i racconti sono dunque subordinati alla
cornice e vengono anzi scelti in funzione di essa. Linterpretazione dei racconti
condizionata dalle particolari esigenze dei personaggi della cornice.
Il tempo della storia principale (thema) si oppone al tempo delle storie secondarie
(digressiones): il tempo del thema il presente, un tempo a cui si applica
linsegnamento estratto dai racconti; il tempo delle digressiones il passato (tempo
finito, concluso); il tempo dello sfondo (digressions) non pertanto mai autonomo ma
agisce sempre in funzione dell'azione che si svolge sulla scena (ci comporta un suo
avvicinamento alla dimensione degli attori e quindi dei lettori);
2. Il Conde Lucanor
La narrativa breve romanza raggiunge uno dei massimi vertici in Spagna nel XIV secolo con
lopera di Juan Manuel che prende il nome di Conde Lucanor. Si tratta di 51 exiemplos in prosa
organizzati in una cornice.
Per spiegare il metodo di narrazione di Juan Manuel possiamo considerare l'exiemplo XI che
tratta il tema della riconoscenza.
Il nuovo enxiemplo di Juan Manuel un racconto che si costruisce tutto sulla dissolvenza
incrociata di tempo psicologico e tempo fisiologico. Il racconto ormai diventato lobiettivo
verso il quale converge la mutevolezza della mutevole realt umana.
Il Libro De Buen Amor un'opera del poeta spagnolo Juan Ruiz, composto intorno al 1330 e
formato da quartine di alessandrini. Questopera rappresenta la summa delle tematiche
narrative romanze, dallagiografia al romanzo, dallexempla al fabliau, dal racconto folklorico
alla commedia mediolatina (secondo la prospettiva nella quale i pi diversi materiali narrativi
trovano significato ed unit). Il nome dell'autore, la sua professione e il titolo del libro si trovano
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incastonati all'interno dell'opera, non per scopo documentario ma per dare rilievo all'esigenza
della mise en ouvre letteraria (il lettore viene informato di trovarsi davanti ad un libro, non ad
un insieme di racconti sparsi). La composizione dellopera volutamente irregolare. Si tratta di
1.728 strofe in cuaderna via (ma con intercalati altri schemi metrici quando dalla narrativa si
passa alla lirica) precedute da un prologo in prosa.quasta confusione di stili corrisponde alla
volont del lettore. Juan Ruiz svolge il suo discorso narrativo articolandolo sopra un altro
discorso precedente (ben riconoscibile dal suo pubblico) di cui stravolge il significato per
sortirne un risultato che conduce al piacere artistico. Il riso che ne deriva non pi legato
all'intreccio, come per il fabliau, ma alla decifrazione della raffinato gioco della scrittura. Il filo
dell'autobiografia quello che riesce a tenere insieme dal punto di vista strutturale le varie
narrazioni. Le singole storie vengono raccontate in quanto caratterizzano un particolare
segmento dell'iter esistenziale dell'io-personaggio. Esse vengono poi interpretate dal autore
che ne evidenzia il significato definitivo. Questo significato non allude a nessuna variet morale
o teologica: esso riflette invece li sito del lavoro di riscrittura parodica. Il concetto fondamentale
dell'opera che tutti gli uomini sono portati ad agire in conseguenza dell'amore e della sua
forza. L'autore apporta anche esempi dalla sua stessa vita. Viene inserita, nel testo che fa da
cornice, una battaglia tra don Carneval e donna Quaresima, Pasqua trionfa su don Carneval
insieme a Amore. Le avventure amorose del poeta ricominciano, sebbene senza successo, per
essere interrotte continuamente da parentesi didattiche, apologhi, favole, poesie liriche. Il libro
del buen amor pu essere considerato come lantenato pi degno del Decameron.
Al di fuori della Spagna il racconto gode di grande fortuna grazie allopera di Alfonso X, il
grande mecenate e promotore di attivit culturali. Egli lautore della raccolta d i Cantigas De
Santa Maria, uno dei capolavori della letteratura portoghese medievale. Si tratta di 427
componimenti, in grande variet di schemi metrici, tutte provviste di ritornelli e alcune in
musica. Un gran numero di esse racconta per dei miracoli, e rientra quindi nel genere
agiografico. Il racconto in lingua catalana si afferma relativamente tardi rispetto alle altre aree
romanze. Il fondatore di una tradizione narrativa breve catalana Romon Llull. A lui si deve il
tentativo di rinnovare il genere del miracolo nel suo libro Libro Dell'Ave Maria nel quale si
assiste a uninversione di rotta rispetto agli rappresentanti romanzi. Romon infatti vuole
restituire al miracolo la sua significazione originaria, cio la sua funzione edificante e il suo
valore autentico di manifestazione del divino nelle cose umane.
La novella costituisce il punto di approdo finale dei vari generi che compongono la narrativa
breve. Essa si pu designare come un genere letterario che fa parte delluniverso semiotico
della narrativa breve medievale di cui porta a perfezionamento le qualit caratteristiche e
definitorie. Si decreta cos il riscatto totale del racconto dalla sua marginalit e la piena
consapevolezza del suo acquisito prestigio letterario. Opera fondamentale allinterno di questa
prospettiva il Decameron di Boccaccio che presenta al suo interno i tratti caratteristici della
narrativa breve:
Brevitas la cornice a fissare i limiti del racconto, a indicare con assoluta precisione
il tempo e lo spazio dentro i quali le novelle vanno raccontate. Si arriva quasi ad una
sacralizzazione delle dimensioni spazio-temporali del racconto, i novellatori si alternano
liturgicamente l'un l'altro di modo che ognuno, a turno, diventi sia emittente che
ricevente del messaggio narrativo. Il tempo del racconto viene cos a coincidere con
quello dell'ascolto, e la comunicazione letteraria ruota su s stessa.
Linearit del racconto la singola novella trova il suo sbocco nella circolarit
dellopera, nella ricreazione delluniverso narrativo in 10 giornate (ci si manifesta
simbolicamente nella disposizione a cerchio attorno al novellatore di turno). Se la
cornice il discorso che ritorna sempre su se stesso, le novelle sono invece il discorso
che ogni volta si esaurisce nella rigida costruzione del principio, mezzo e fine. Ma
contrariamente agli altri generi brevi, il principio della novella ha un passato e la sua
fine un futuro (i personaggi e la storia assumono cio spessore storico e psicologico che
li provvedi di un al di qua e di un al di la rispetto al fatto narrato).
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Codificazione del principio della delectatio da parte di Boccaccio il Decameron
scritto per passamento di noia e le novelle vengono raccontate per lintrattenimento
immediato della brigata e per quello mediato delle donne e quindi dellutenza in
generale. La loro unica aspirazione il piacere di raccontare e di sentire raccontare.
Questa ricerca del divertimento rivela motivazioni artistiche profonde: i dieci novellatori
vogliono restaurare il piacere del racconto contro chi lha in qualche modo guastato e
degradato.
APPENDICE
La novella italiana la sintesi pi compiuta dei vari generi della narrativa breve Medievale, non
solo romanza, ma anche mediolatina e orientale. In essa prendono vita le mutevoli forme degli
exempla religiosi, delle quaestiones, della fabula milesia, dei lai e dei fabliau, della vida e della
razo. Nel processo di trasformazione dei racconti in novella, le trame si attualizzano e la
narrazione tende ad aderire al reale. Strumento di conquista del mondo la parola, attraverso
cui si manifesta lingenium dei protagonisti. Il compilator, che si limitava a raccogliere la
materia narrativa, diventa auctor e su quegli stessi materiali agisce incrementandoli, dando
loro nuova vita. Oltre al cambio linguistico (latino francese italiano), cambia anche la
forma: la novella italiana in PROSA. Vi si verifica anche un cambio di pubblico: pi raffinato ed
evoluto, meno desideroso di appagamento istantaneo, esso non si accontenta pi di un
messaggio astratto, ma desidera uninterazione concreta con il testo letto o ascoltato. Per
questo le novelle sono immerse nel quotidiano diventando ben presto lo specchio della
borghesia comunale. Per lanalisi dei testi bisogna partire dallopera che prende il nome di: I
Conti di antichi cavalieri, allestita in ambito Aretino tra il 1270 e la fine del secolo. Nei Conti le
vicende dei personaggi storici e degli eroi del mondo classico si alternano a quelle dei cavalieri
medievali, eredi ideali continuatori delle imprese dei primi. Ogni narrazione preceduta da un
breve incipit in cui lautore annuncia il suo scopo edonistico che offre anche una serie di detti e
fatti memorabili utili ai fini del buon governo.Il primo notevole, tentativo di raccolta organica di
novelle in area romanza il NOVELLINO, somma di generi diversi. Il titolo Novellino apparve per
la prima volta nelledizione milanese del 1836. Stando per alla testimonianza del codice pi
antico il titolo originario probabilmente Libro Di Novelle E Di Bel Parlare Gientile. Nel Novellino
limpego del termine novella indica la nascita consapevole di un genere tutto nuovo sorto sulle
ceneri dei precursori, ed per tale ragione che questopera va considerata il primo libro
novellistico della letteratura italiana. Lautore liberandosi dalle abitudini dei suoi predecessori
riadatta culturalmente al contesto moderno le fonti bibliche, pubbliche, classiche e mitologiche.
La grande novit consiste soprattutto nellaver messo il lettore al centro della performance
comunicativa. Il lettore dunque non solo fruitore ma diventa divulgatore: il suo ruolo perde
ogni passivit per diventare un ingranaggio della macchina magica dellaffabulazione.
Potremmo dire inoltre che la cornice del Novellino non di tipo narrativa, ma commentativo:
essa illustra cio la storia di una formazione letteraria, e in pi racconta quale sia stata la
genesi del libro e come si sia compiuta la trasformazione da compilator ad actor. Il Novellino
non nasce come fonte infallibile di verit: una raccolta di parole, cortesi, belle brillanti
spiritose e argute. Lamore viene privato della sua carica simbolica e allegorica e pertanto
leros adesso concreto, palpabile e sensuale. Oltre al novellino e altre innumerevoli
esperienza novellistiche, la pi compiuta realizzazione di molti generi il DECAMERON di
Giovanni Boccaccio, sintesi del passato e modello per i novellieri successivi. Alla met del 1300
il genere della novella si era ormai definito sempre meglio e gli esempi offerti dal Novellino, dai
volgarizzamenti avevano fornito un modello valido e ampiamente strutturato da cui partire. Nel
Decameron affiora una nuova sensibilit, legata a temi e motivi cari ai nuovi ceti emergenti.
Una nuova visione del cosmo irrompe. La visione boccacciana della letteratura come specchio
del vivere urbano sfonda la cinta muraria delle citt e diventa riflesso del mondo. La novella
assunta da Boccaccio al rango di letteratura alta. La forza dellopera si manifesta nel suo
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ereditare la tradizione letteraria giudicata e acquisita come classica, rovesciandone per la
prospettiva. Boccaccio colloca la prosa accanto alla lirica, la scrittura novellistica accanto a
quella dei generi alti. La parola non soltanto produce racconti abilmente elaborati, ma si eleva
a poesia. Con lo strumento dellironia inoltre Boccaccio dimostra che la parola non universale
ma mutabile secondo il contesti e loggetto del suo esprimersi. Se dunque non c' nulla di fisso
nella narrazione, l'intelligenza del singolo pu stravolgere intere situazioni. Come sappiamo la
novella non nasce con il Decameron bens dalla rottura avvenuta, gi prima, con la tradizione
degli exempla e altre forme della narrativa breve. Essa tuttavia riceve con Boccaccio la sua
fondazione teorica. Organizza in modo organico le sue novelle, le utilizza come strumento
interpretativo del reale, le nobilita conferendo loro uno status letterario fino a poco prima
impensabile. Nonostante tuttavia la grande novit e importanza di Boccaccio possibile
affermare che tutti gli scrittori tardo trecenteschi sono accomunati dalla loro opposizione al
modello decameroniano. Per questi lamore non unoccasione di perfezionamento, ma
descritto nella sua dimensione pi materiale, di conseguenza il loro pubblico non pi
composto di donne. Per cogliere a pieno tale prospettiva basti guardare allopera di Franco
Sacchetti Il Trecentonovelle dove il recupero dellexemplum e dellaneddoto si presentano
come unautentica rottura rispetto allautorevole modello boccacciano. Qui lautore prevale sui
narratori, e indirizzandosi al pubblico attraverso un gioco di rimandi al passato e al presente
assicura una vibrante vivacit. Possiamo dire sinteticamente che Sacchetti guarda negli occhi il
suo modello, lo sfida e di certo non se ne lascia sovrastare. Altra opera di distacco dal
Decameron il Pecorone, di Ser Giovanni Fiorentino, unopera di 50 testi non tutti definibili
novelle. La pi evidente novit rispetto al Decameron lassenza di una cornice unitaria, alla
quale ne viene preferita una di stampo orientale. Con Giovanni Sercambi, infine, il programma
culturale delle novelle diventa un disegno schiettamente politico nel contesto della signoria
lucchese dei Guinigi: con le sue storie lautore sa di influenzare i concittadini nello loro scelte
politiche e pertanto per garantire lequilibrio sociale punta sulle antiche tradizioni che pongono
il capofamiglia al centro delle dinamiche familiari e additano le donne al biasimo e al pubblico
scherno. Conclusa la grande stagione novellistica trecentesca, la narratio brevis del secolo
successivo(1400) si caratterizza per due elementi principali:
La novella nel 1400 non pi una realt esclusivamente toscana ma interessa numerose aree
culturali italiane. A causa della scomparsa della cornice, i testi vengono connessi tra loro
secondo sistemi nuovi, meno unitari ed omogenei Tra i nuovi generi prodotti vi la novella
spicciola, ovvero tramandata in forma isolata, e la facezia. Due grandi autori del Quattrocento
Italiano nellambito della narrazione sono:
- Masuccio Salernitano
- Sabadino degli Arienti
La nuova generazione dei novellieri non fa pi parte della classe intellettuale libera: si tratta in
realt di uomini attivi nelle corti e nelle accademie.
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