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IL CAMMINO DELLA POLIFONIA - SCHEDA 02

IL DRAMMA LITURGICO

Il dramma liturgico è la prima spontanea manifestazione teatrale nel medioevo.


Il termine dramma liturgico, coniato già nella seconda metà dell'Ottocento, è diventato di
accezione comune anche se il suo uso è, secondo alcuni studiosi, improprio, e sarebbe
più opportuno forse parlare di ufficio drammatico.1
Di argomento religioso, con testo il latino volgare, a volte parzialmente a volte interamente
musicato, esso fiorì nell'Europa cristiana fa il X il XIV secolo.
Alle sue origini si poneva una volontà devota, un bisogno di edificazione spirituale che
esso conseguì umanizzando Cristo e Maria vergine e gli apostoli, e rendendo più evidenti,
più accessibili i fatti e i misteri del cristianesimo.
Attori erano gli stessi sacerdoti, che impersonavano i protagonisti del Vangelo, ampliando
e parafrasando testi biblici.
Ad essi rispondeva l’intera assemblea dei fedeli, che nell’inno o nella sequenza finale
univa la sua voce a quella dei “cantores”.

Il Planctus Mariae2 è uno dei più validi drammi liturgici italiani; ci è


pervenuto in un codice del sec. XIII-XIV conservato nel museo
archeologico di Cividale nel Friuli (UD).
Argomento ne è un compianto per la morte di Cristo intonato dalla
Madre di Dio (Maria major), da Maria Maddalena, da Maria
Salome, dalla madre di San Giacomo minore (Maria Jacobi) e
dall’apostolo Giovanni; era eseguito presumibilmente durante le
funzioni del Venerdì Santo.
Il testo è una centonizzazione3 di brani innodici e sequenziali. La
musica riprende passaggi e andamenti caratteristici della cantilena
gregoriana. Molte minuziose didascalie prescrivono i movimenti dei singoli personaggi.
Al termine dell’esecuzione del Planctus Mariae l’assemblea liturgica rispondeva cantando
la sequenza Stabat Mater di Jacopone da Todi (cfr. Antologia Canto Gregoriano, pag. 24)

Estratto dal Planctus Mariae (trascrizione ritmica di Don Piero Damilano)

1 Si veda a tal proposito il nucleo drammatico iniziale “Quesm queritis”, anche contenuto nella sequenza di Pasqua,
Victimae paschali laude, (cfr. Antologia Canto Gregoriano, pag. 24)

2È una lamentazione, o canzone o poesia che esprime angoscia o dolore. Diventa una forma popolare nel Medioevo,
quando i planctus erano scritti sia in latino che in volgare.

3 Tecnica di composizione che giustapponeva frammenti melodici già presenti in altri canti.

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