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Da secoli noi italiani siamo disprezzati dalle altre nazioni perché non siamo

uniti. Uniamoci sotto un’unica bandiera e un’unica speranza. È arrivato il


momento di farlo.

Italiani, siamo tutti fratelli. La nostra nazione si è svegliata e si è messa sul capo
l’elmo di Scipione l’Africano, il condottiero romano che sconfisse Cartagine. È
destinata a vincere perché erede di Roma antica che è sempre stata vittoriosa
(nell’antichità la vittoria è rappresentata da una dea alata con lunghi capelli).

Le spade di coloro che si mettono al servizio dell’oppressore straniero (in


questo caso l’Impero austriaco che a quell’epoca occupava la Lombardia, il
Veneto e il Trentino) non hanno forza e si piegano come fili d’erba. L’aquila che
è disegnata nello stemma dell’impero d’Austria perde le piume come fosse un
pollo spennato. L’imperatore austriaco ha oppresso la Polonia e l’Italia con
l’appoggio dello zar di Russia ma il sangue degli oppressi si rivolta contro di lui.

Uniamoci e vogliamoci bene, così il Buon Dio ci benedirà. Giuriamo di liberare il


paese dove siamo nati. Se siamo uniti nel nome di Dio, chi potrà vincerci?

In questa strofa, un po’ complicata, Mameli ricorda tutte le occasioni in cui gli
italiani si sono ribellati all’oppressore straniero. Dalle Alpi alla Sicilia vive il
ricordo della battaglia di Legnano del 1176 dove le città lombarde unite in una
confederazione sconfissero l’imperatore tedesco Federico Barbarossa. Ogni
italiano ha il coraggio del condottiero Francesco Ferrucci che nel 1530 morì in
battaglia difendendo Firenze contro le truppe dell’imperatore Carlo V.I bambini
italiani hanno l’ardimento di Giambattista Perasso, detto Balilla, il ragazzino
genovese che nel 1746 incitò i concittadini a ribellarsi contro gli oppressori
austriaci. Il suono di ogni campana ricorda le campane che suonarono a
Palermo il lunedì di Pasqua del 1282 incitando i siciliani alla rivolta contro i
francesi.

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