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MANOSCRITTI DEL QUATTROCENTO

Parigino, ms. it. 74


Vaticano latino 4776
- DANTE YATES THOMPSON 36
- URBINATE 365
- DANTE PARIGI-IMOLA

DANTE YATES THOMPSON


Il nome deriva da colui che lo donò alla British Library. È stato miniato tra il 1440-1450
da due artisti:
- Maestro della Commedia Yates Thompson: miniature Inferno, Purgatorio,
lettera incipitaria Paradiso;
- Giovanni di Paolo: Paradiso
Il fregio è di tipo fitoantrozoomorfo, l’impostazione è a monocolonna e la scrittura
utilizzata è la littera textualis

Qui la lettera incipitaria è istoriata, con una scena simultanea, infatti è


rappresentato Dante dormiente con Virgilio (come il Codex Italicus, Pluteo 40.3)
È rappresentato l’incontro di Dante e Virgilio con Ugolino, nel XXXIII canto dell’Inferno,
in un’immagine simultanea, infatti può essere divisa in tre parti. Nella parte sinistra Dante e
Virgilio parlano con il conte Ugolino che ha appena sollevato la bocca dal fiero pasto; al
centro, cioè all’interno della torre è rappresentata la storia seconda di Ugolino, con i suoi
figli, che si morde le mani per il dolore della morte dei suoi figli. È raffigurata anche un
figura nuda impegnata difronte la porta della torre. Inoltre, sempre nella parte sinistra viene
raccontata anche la storia terza, cioè il sogno profetico di Ugolino, il lupo che dà la caccia
ai suoi figli. Nella parte destra dell’immagine è rappresentato l’incontro di Dante e Virgilio
con il frate Alberigo immerso nel ghiaccio.
È la lettera incipitaria del Paradiso che è stata realizzata dall’anonimo Maestro, che ha realizzato
le due cantiche precedenti ma ha lasciato senza corredo iconografico gli ultimi tre canti del purgatorio.
Per questo qui non è rappresentata “La gloria di colui che tutto move”, ma è un’immagine di
raccordo tra le due cantiche. Infatti non c’è Beatrice, ma Cristo in volo, sul carro trionfale del
grifone, circondati dai simboli evangelisti e Adamo ed Eva davanti all’albero del bene e del male,
cui si avvicina il serpente ad evocare il Paradiso terrestre.
La miniatura in basso è di Giovanni di Paolo che sceglie di rappresentare l’invocazione alle Muse
con le due cime del Parnaso su cui vi sono le nove muse, Apollo con una pianta di alloro che offre
due corone d’alloro a Dante inginocchiato. Inoltre, sulla destra, è rappresentato il mito di Marsia
con due immagini uno a terra con la pelle incisa l’altro in piedi scorticato. La scena contiene
anche dei particolari che sono estranei al dettato dantesco come il corvo raffigurato ai piedi di
Apollo, ripreso dalle Metamorfosi di Ovidio.
Saturno è qui rappresentato come voleva la tradizione pagana, ossia il Dio anziano
armato di falce. Non segue il dettato dantesco e mette in ombra l’identità sacrale-
cristiana della commedia.

Il Paradiso XXVIII cioè il centro della luce è rappresentato con il viso del Dio dei
venti, Borea.

Qui la Trinità è posta al centro della Candida Rosa. L’immagine è ripresa dalla tradizione, in cui
la Trinità era raffigurata da tre persone sedute una accanto all’altra in atteggiamento di dialogo,
con vesti di ugual colore e foggia. Queste tre persone sono: un vegliardo con triregno e aureola
circolare che rappresenta il Padre; un giovane con la barba bionda; al cento un uomo con
un’aureola contenente la fiamma che rappresenta lo Spirito Santo.
DANTE URBINATE 365

L’Urbinate è considerato il più bel manoscritto illustrato della commedia. La


decorazione di questo manoscritto è stata realizzata in tre fasi:
 tra il 1447/48 e il 1480 da Guglielmo Girardi e bottega, illustrano i frontespizi
delle prime due cantiche e realizzano buona parte delle miniature tabellari;
 1480-1482 Francesco dei Russi integra le miniature non ancora realizzate
nelle carte dell'inferno e si arresta agli ultimi canti del Purgatorio;
 la morte del committente probabilmente ha condotto l'interruzione della
decorazione, per essere ripresa e continuata alla fine del XVI secolo

In questo frontespizio miniato, attribuito a Guglielmo Girardi, è stato rappresentato in una


vignetta Dante, Virgilio e le fiere. Nei tondi del margine destro della carta c’è Dante in
“meditazione”; Dante si dirige verso il colle; Dante di fronte al leone; Beatrice e Virgilio.
È l'immagine che apre il canto III dell'inf
sfondo, la città quasi miraggio

e, sullo di Dite, endeni

sospesotraun
specchiod'acquaeun limpido cielo azzurr

Incontro dei due poeti con Paolo e


Francesca, nudi di grande bellezza e
dignità che, in un contesto che non
reca traccia di torture e orrori
infernali, dialogano pacatamente
con i due pellegrini.
I poeti si trovano in una serena navigazione su un placido fiume azzurro, in
groppa a un mitologico Tritone, e non un Gerione come vuole il dettato dantesco.
(anziché immaginarli in folle volo tra le aspre pareti rocciose lungo la cascata del
rosso Flegetonte sulle spalle piene di nodi e rotelle di Gerione).
DANTE PARIGI-IMOLA

rappresenta il manoscritto dell'inferno con il commento di Guiniforte Barzizza,


miniato dal Maestro delle Vitae Imperatorum, è databile intorno al 1440 e dedicato
al duca Filippo Maria Visconti. Si chiama così perché le sue carte si trovano sia nella
Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi e sia nella biblioteca comunale di Imola

Qui Dante è raffigurato nel momento in cui incontra le tre fiere


È stato raffigurato il momento in cui Virgilio appare a Dante impedito
dalle tre fiere

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