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INFERNO CANTO I (I-48) CLASSE III P

In questo I CANTO viene descritto il destino dell’uomo. È un succedersi di tonalità


differenti: cupe(la selva, le 3 fiere) insieme a tonalità incoraggianti per l’uomo (il colle,
Virgilio). La selva si trova presso Gerusalemme. Il cammino è la metafora di tutta la
commedia. È un cammino dell’anima verso Dio. Dante aveva 35 anni (la metà della vita
dell’uomo)quando intraprese il viaggio. È un viaggio che riguarda tutti noi. L’uomo (Dante)
per migliorare ha bisogno della ragione e della fede.

PER IL MOMENTO LEGGETE LA PARAFRASI, IN CLASSE ANALIZZEREMO E


COMMENTEREMO…

Parafrasi
Nel mezzo del cammin di nostra vita 1-3. A metà del percorso (cammin) della vita
umana mi ritrovai per un bosco (selva) oscuro,
mi ritrovai per una selva oscura poiché (ché) la via giusta (diritta) del bene era
ché la diritta via era smarrita. smarrita.

4-9. Ahi quanto è difficile (è cosa dura)


Ahi quanto a dir qual era è cosa dura descrivere (dir) com'era questa (esta) selva
esta selva selvaggia e aspra e forte orrida (selvaggia) e impraticabile (aspra) e
che nel pensier rinova la paura! difficile da attraversare (forte) che solo a
ripensarvi (nel pensier) rinnova la paura! È
Tant'è amara che poco è più morte; tanto piena di angoscia (amara) che poco più
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, angosciosa è la morte del corpo e dell'anima.
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte. Ma per parlare compiutamente (trattar) del
bene che io vi trovai, racconterò (dirò) altre
Io non so ben ridir com'i' v'intrai, cose che io vi ho viste (scorte).
tant'era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai. 10-12. Io non so spiegare (ridir) bene come io vi
entrai, tanto ero addormentato (pien di sonno),
Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto, cioè spiritualmente offuscato, nel momento (a
là dove terminava quella valle quel punto) in cui (che) abbandonai la via del
che m'avea di paura il cor compunto, bene (verace).

guardai in alto, e vidi le sue spalle 13-18. Ma dopo che io (poi ch'i') fui giunto ai
vestite già de' raggi del pianeta piedi di un colle, là dove terminava quella valle,
che mena dritto altrui per ogne calle. in cui si trovava la selva che mi aveva trafitto
(compunto) il cuore di paura, guardai in alto e
Allor fu la paura un poco queta vidi i suoi pendii verso la cima (le sue spalle) già
che nel lago del cor m'era durata illuminati (vestite) dai raggi del sole (pianeta)
la notte ch'i' passai con tanta pieta. che conduce (mena) sulla retta via (dritto) ogni
uomo (altrui), su qualunque strada egli
E come quei che con lena affannata, s'indirizzi (per ogne calle).
uscito fuor del pelago a la riva,
si volge a l'acqua perigliosa e guata, 19-21. Allora l'angoscia (la paura), che mi aveva
tormentato (m'era durata) nel profondo del
così l'animo mio, ch'ancor fuggiva, cuore (nel lago del cor) quella (la) notte che io
si volse a retro a rimirar lo passo avevo trascorso (ch'i' passai) con tanto affanno
che non lasciò già mai persona viva. (pieta), si acquietò un poco.

Poi ch'èi posato un poco il corpo lasso, 22-27. E come colui (quei) che col respiro (lena)
ripresi via per la piaggia diserta, affannato, uscito fuori dal mare (pelago) sulla
sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso. riva (a la riva), si volge verso l'acqua in cui
aveva corso pericolo di vita (perigliosa) e (la)
Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta, osserva fissamente (guata), così il mio animo,
una lonza leggiera e presta molto, ancora desideroso di fuggire (ch'ancor fuggiva),
che di pel macolato era coverta; si voltò indietro (si volse a retro) a contemplare
di nuovo (rimirar) il passaggio (lo passo), cioè la
e non mi si partia dinanzi al volto, selva, che non lasciò mai vivo alcuno.
anzi 'mpediva tanto il mio cammino,
ch'i' fui per ritornar più volte vòlto. 28-30. Dopo che ebbi (poi ch'èi) riposato
(posato) un poco il corpo stanco (lasso), ripresi
Temp' era dal principio del mattino, il cammino (via) per il pendio (piaggia) solitario
e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle (diserta), cosicché il piede su cui mi appoggiavo
ch'eran con lui quando l'amor divino (fermo) stava sempre più in basso, cioè
cominciai a salire.
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch'a bene sperar m'era cagione 31-36. Ed ecco, quasi all'inizio (al cominciar)
di quella fiera a la gaetta pelle della salita (erta) mi apparve una lonza snella
(leggiera) e molto veloce (presta), che era
l'ora del tempo e la dolce stagione; ricoperta (coverta) di pelo a macchie
ma non sì che paura non mi desse (macolato); e non si allontanava (si partia) da
la vista che m'apparve d'un leone. me (dinanzi al volto), anzi ostacolava
('mpediva) tanto il mio cammino che io fui
Questi parea che contra me venisse indotto (vòlto) più volte a tornare indietro.
con la test'alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l'aere ne tremesse. 37-40. Era l'alba (Temp'era dal principio del
mattino), e il sole sorgeva (montava 'n sù) (in
congiunzione) con la costellazione (quelle
stelle) dell'Ariete, la quale era in congiunzione
medesima col sole (con lui) quando Dio (l'amor
divino) mise in moto (mosse) per la prima volta
(di prima) il firmamento (quelle cose belle);

41-45. cosicché (sì ch') l'ora (l'ora del tempo)


favorevole e la dolce stagione (la primavera)
erano motivo (cagione) di buona speranza
riguardo a (di) quella fiera dalla pelle screziata
(gaetta); ma non a tal punto che non mi facesse
paura l'aspetto (la vista) di un leone che mi
apparve all'improvviso.

46-48. Sembrava (parea) che il leone (questi)


venisse contro di me (contra me) con la testa
alta e con fame rabbiosa, cosicché (sì che)
sembrava (parea) che facesse tremare l'aria
(l'aere ne tremesse).

DOPO AVER STUDIATO GLI APPUNTI( FOTOCOPIE CONSEGNATE IN


CLASSE)E LE PAGINE DAL LIBRO “CHIARE LETTERE”, SVOLGI I
SEGUENTI ESERCIZI:

1. Nel poema dantesco Virgilio è il simbolo


della ragione retta
dell’amore
della cultura
del peccato

2. Nel poema dantesco Beatrice è il simbolo


dell’amore terreno
della grazia santificante e della teologia
della bellezza del creato
del perdono

3. Gli ignavi, i primi dannati che Dante incontra, sono


i golosi
quelli che dilapidarono il patrimonio di famiglia
quelli che credettero di poter vivere senza fare il bene
purché non facessero il male
i lussuriosi

4. Nel limbo Dante incontra


gli uomini che si sono pentiti in punto di morte
i poeti che hanno cantato solo l’amore
i suicidi
i grandi uomini vissuti prima di Gesù e i bambini non
battezzati

5. La città dell’Inferno si chiama


Acheronte
Dite
Giudecca
Eden

6. Il Cocito è
la palude ghiacciata al fondo dell’inferno
un fiume infernale
un angelo del purgatorio
un cielo del paradiso

7. Completa il seguente brano con i numeri corretti.


La Divina Commedia si compone di .......... cantiche, ciascuna di ................
canti, per un totale di ................,
incluso il canto proemiale. ....... sono le guide che accompagnano il pellegrino
Dante nei ...... regni dell’oltretomba.
Le anime dell’inferno sono riunite in ...... gruppi; ....... sono le categorie degli
spiriti espianti in purgatorio; ........ sono i gruppi dei beati in paradiso. I cerchi
infernali, le zone purgatoriali (l’antipurgatorio, le ....... cornici e il paradiso
terrestre), i cieli paradisiaci sono ......... . Il simbolismo numerico investe anche
la metrica: il poema è formato da una serie di strofe di ....... endecasillabi.
8. Scrivi i primi tre versi del poema.
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9.Spiega il concetto di «contrappasso», facendo qualche esempio:


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