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Il tema della massoneria ne “Il Flauto Magico” di W. A.

Mozart

La massoneria nasce ufficialmente nel 1717 in Inghilterra con la fondazione della Grand
Lodge. Questo permise di distinguerla dalla muratoria delle antiche corporazioni medioevali.
Altre ne seguirono a Parigi, a Roma, Madrid, Gibilterra. È un’associazione di natura iniziatica
che si basa sulla fratellanza e sulla ricerca spirituale, destinata solo agli uomini. Non si poneva
in antitesi alla religione, anzi ne fu influenzata da quest’ultima (nelle logge furono accettati
rappresentanti di tutte le religioni, escludendo solo gli atei). Col mistero di cui si circondava,
con le prove segrete di iniziazione, col sogno di felicità dell’uomo raggiunta attraverso la
fraternità universale, col richiamo a fonti d’antica saggezza orientale, più esattamente egizia,
veniva incontro al bisogno del meraviglioso (da cui la passione viennese per gli
“Zauberstücke”) di un’epoca sazia di razionalismo, incubando il futuro Romanticismo. La
coesistenza del cattolicesimo e della massoneria era possibile attraverso il proposito
massonico di soddisfare gli umili, gli oppressi a una potente lega dei “buoni”. In quelle origini
della massoneria l’ideale filantropico era reale e sinceramente sentito.
L’alta massoneria, dopo aver sperimentato ogni forma poetica e rappresentativa, si rivolse al
melodramma, lo spettacolo che incarnava i valori dell’eroismo nobiliare, e solo nella seconda
metà del 700’ giunse alla creazione di vere e proprie società massoniche di concerti che
portavano il nome della loggia promotrice. Ma già a partire dalla fine degli anni Trenta a
Parigi, Vienna e Berlino le massonerie aristocratiche delle grandi nazioni europee avevano
promosso la messa in cantiere di opere in musica di significato muratorio. Queste opere non
dovevano assolvere ad una funzione propagandistica; dunque, il significato simbolico di questi
lavori era destinato a rimanere ignoto ai profani.
Il segreto del racconto venne lasciato a traccia enigmistica, ricostruibile dai soli iniziati, grazie
alla loro istruzione sui simboli massonici (in alcune opere è possibile ritrovare la
predisposizione di almeno tre livelli simbolici di significato, corrispondenti ai tre gradi
d’istruzione massonica).
In Europa la monarchia assoluta ha mostrato interesse per la massoneria, utilizzandola come
strumento di disciplinamento delle aristocrazie locali, soprattutto a Vienna con Francesco I
Stefano, massone dall’età di 23 anni (seguito da suo figlio Giuseppe II, parte della loggia anche
lui. Ostile invece alla massoneria il successore e suo fratello Leopoldo II, che condivideva la
posizione di sua madre Maria Teresa, paragonata allegoricamente da alcuni teorici massoni
alla Regina della Notte). In Austria l’iniziativa massonica è stata all’origine del grande evento
culturale del 700’ – la riforma del melodramma, risultato degli sforzi del librettista Ranieri de’
Calzabigi e del compositore Christoph W. Gluck, entrambi massoni. Crearono l’opera “Orfeo
ed Euridice” (1762) che raccontava attraverso il viaggio di andata e ritorno negli Inferi del
cantore della Tracia il percorso e le prove di iniziazione muratoria.
Per i compositori dell’epoca l’adesione alla massoneria forniva soprattutto un’opportunità di
lavoro. Nonostante ciò, Mozart aveva sempre creduto negli ideali umanitari raccolti dalla
massoneria, prima ancora della sua iscrizione. Fu iniziato nel 1784 nella loggia della
beneficienza, che poi si uni Alla Speranza Incoronata (Schikaneder era probabilmente un
neofita). Mozart aveva conosciuto Emanuel Schikaneder a Salisburgo nel 1780. Per le sue
rappresentazioni aveva ripreso le musiche già composte per Thamos re d’Egitto, un dramma
a sfondo massonico del barone Gebler. Dedicò dei pezzi alla società massonica, fra i quali la
“Piccola Cantata Massonica” K 623 (l’ultimo lavoro compiuto prima della malattia mortale)
sul testo di Schikaneder, la “Musica Funebre Massonica” K 477 scritta nel 1785, dedicata al
conte Esterhazy e al duca di Mecklenburg, la “Gioia Massonica” K 471, Lieder K 483, 484,
Adagio K 410 e Adagio K 411 sull'uso del corno di bassetto come strumento massonico, “Il
Canto della Libertà” K 506. Queste musiche furono ampiamente apprezzate dalla comunità
massonica. Oltre agli apprezzamenti, Mozart ricevette sostegno finanziario dai suoi amici
massoni, soprattutto dal massone Puchberg, che gli prestò più volte generoso soccorso.
Mozart scrisse “Il Flauto Magico” con la gioia di una piena adesione. Era una specie di
messaggio universale da consegnare all’umanità. “E’ un lavoro che incanta il fanciullo,
commuove l’uomo più indurito ed entusiasma il saggio. Ogni individuo ed ogni generazione
vi trovano qualcosa di diverso: solo a colui che è semplicemente colto, e al puro barbaro, Il
Flauto Magico non dice nulla.” – Alfred Einstein (musicologo tedesco). Essendo un’opera
difficile per eccesso di facilità, bisogna trattarla come una complessa opera di pensiero
illuministico.
L’ispirazione fiabesca de “Il Flauto Magico” parte dal romanzo francese “Séthos, histoire ou
vie tirée des monuments anecdotes de l’ancienne Egypte, traduite d’un manuscrit grec”
pubblicato a Parigi nel 1731 dall’abate Jean Terrasson. Questo libro era molto considerato
dalla cerchia massonica per i suoi testi sui misteri egizi. L’assomiglianza con il libretto di E.
Schikaneder è palese: l’argomento di Séthos è l’educazione di un principe saggio, vissuto
cento anni prima della guerra di Troia, in caccia di un malvagio serpente. La Regina e le tre
Dame sono nel romanzo di Terrasson signore anziane che vanno a caccia dei bei giovanotti.
Séthos è condotto a visitare le piramidi (l’architettura nelle scene del Flauto Magico) ed entra
in una di esse con delle lampade frontali (così sono attrezzati nell’opera le guardie del tempio
di Sarastro). Séthos chiede di essere iniziato ai misteri. La preghiera di Sarastro nel secondo
atto (“O Isis und Osiris”) è tratta alla lettera dalla invocazione di Séthos a Iside dopo che ha
superato le prove.
Un’altra fonte d’ispirazione per il libretto di Schikaneder fu la fiaba Dschinnistan e
precisamente “Lulu, oder die Zauberflöte” scritta da Christoph Wieland. In questa fiaba è
presente il rapimento di una fata e della sua bacchetta magica, che la rende padrona di tutto
il regno degli Spiriti. Il principe Lulu deve recuperare il talismano con l’aiuto di un flauto; in
compenso riceverà la figlia rapita dal mago.
I simboli massonici presenti nell’opera

L’ouverture
L’Adagio introduttivo inizia col solenne accordo di MibM, tonalità che lungo tutta l’opera
contrassegna il mondo luminoso e solare della saggezza di Sarastro, accordo perfetto (la
triade) suonato a piena orchestra in tutto cinque volte, il numero che nella cabala massonica
indica il mondo femminile: due è la donna, e tre, numero perfetto, è l’uomo; sarebbe dunque
l’elemento femminile fecondato. Le 16 battute di Adagio introduttivo sono dedicate
all’illustrazione del mondo femminile della Notte – il polo negativo dell’opera, seguito
dall’allegro che simboleggia il polo positivo. Le sincopi che seguono nell’Allegro, l’instabilità
tonale che raggiunge il sol minore (tonalità fatidica) e i silenzi improvvisi indicano il caos da
cui nasce il cosmo, simile a una cerimonia di iniziazione massonica, nel corso della quale si
introduce il postulante con gli occhi bendati, poi gli si toglie bruscamente la benda ed egli
resta abbagliato dalle luci che simboleggiano l’improvvisa illuminazione della Conoscenza,
seguente alla notte dell’ignoranza. Lo stile fugato rappresenta, con la sovrapposizione
progressiva delle sue voci, la costruzione di un edificio, l’attività edilizia che sta alla base
dell’ideologia massonica. L’accento forte periodico fa pensare al lavoro del muratore, come
un colpo periodico di martello. Alla fine, mutandosi di nuovo il tempo in Adagio, interviene di
nuovo il motto degli accordi ribattuti, questa volta 3 x 3 – multiplo perfetto di 3, soltanto negli
strumenti a fiato – strumenti di simbologia massonica.
N. I. Introduzione
La scena si apre in un ambiente montano con un tempio rotondo. La tonalità di do minore è
il relativo minore del tema solare, e quindi il suo opposto drammatico. Il fatto che Tamino
indossa abiti giapponesi nell’Antico Egitto dimostra il tono orientaleggiante che si vuole dare,
sempre di carattere massonico e misteriosofico. Il serpente che insegue Tamino è il simbolo
massonico del male e alleato dell’astuzia di Eva che fece perdere all’uomo i beni del Paradiso;
il primo quadro si svolge nel campo femminile e negativo. Tamino per paura sviene –
immagine scenica della morte simbolica che l’iniziato deve attraversare per ottenere la nuova
vita. Le tre Dame che arrivano dal tempio dotate di una lancia d’argento (metallo femminile
nella massoneria, così come la Luna e la notte sono femminili, all’uomo è riservato l’oro, il
Sole e il giorno).
Quando Papageno viene introdotto, si fa notare subito la sua affinità con gli uccelli, simbolo
dei quattro elementi, ovvero dell’Aria (Sole, Fuoco, Aria, Oro) che lo rende parte del mondo
positivo di Sarastro. Mentre Monostato è legato alla Terra (Luna, Acqua, Terra, Argento
essendo elementi femminili), e quindi al mondo della Regina. Le cinque note che Papageno
suona col suo flauto di Pan indicano il numero femminile.
N. 3. L’aria di Tamino
Di nuovo il tono fondamentale dell’opera, indicativo di saggezza e fraternità universale.
Tamino non è un eroe nel senso diretto, ma in quello “etico” del termine. La sua forza e
costanza aprono l’orizzonte del regno della luce.
N. 4. Aria della Regina della Notte
L’esibizionismo vocale denota il carattere gelido del personaggio. Questa Regina è la più
lontana dal mondo visibile, il suo regno è il freddo scintillante del cielo stellato. Preoccupa la
scomparsa del clarinetto.
N. 5. Quintetto
Il commento morale che viene fatto dopo il silenziamento di Papageno di carattere
massonico: “se tutti i bugiardi si prendessero un tale lucchetto sulla bocca, al posto dell’odio,
della calunnia e della nera collera regnerebbe amore e fratellanza”.
La consegna del flauto magico a Tamino e dei campanelli a Papageno è un principio di
iniziazione.
Tra una frase e l’altra i violini suonano una figura di cinque note che ritorna 15 volte – simbolo
della natura femminile.
Dopo gli addii reciproci ritorna il SibM (dominante di MibM) e sopra l’armonia dei violini
pizzicati la sonorità misteriosa di strumenti ad ancia tipici delle funzioni massoniche
(clarinetti, fagotti e corni).
N. 8. Finale
Fa il suo ingresso solenne Sarastro, sopra un carro tirato da sei leoni (multiplo del numero 3
– simbolo di coppia).
Scena quindicesima
I tre Fanciulli introducono Tamino; ognuno tiene in mano un ramo di palma d’argento. La
palma fa parte del cerimoniale massonico come simbolo del trionfo sulla morte attraverso la
resurrezione. I fanciulli sono come iniziati di data recente, che possono condurre Tamino
verso le prove della sua iniziazione. Equivalgono ai tre soci che propongono un nuovo
aderente alla massoneria. Il simbolo del numero si manifesta nelle tre virtù che i Fanciulli
prescrivono a Tamino: “sii fermo, paziente e silenzioso”. Tra un aggettivo e l’altro si sente la
nota tenuta dei tromboni con flauti e clarinetti – è il colore del timbro massonico.
Il recitativo di Tamino introduce i tre templi con delle colonne (nel linguaggio massonico le
colonne sono quelle che si innalzano per fondare una nuova loggia). Si rileva che “qui regnano
accortezza, operosità e arti” – naturalmente un numero ternario di virtù. Il tempio in mezzo
è quello della saggezza, legato al Tempio della Ragione a destra, e al Tempio della Natura a
sinistra – una gerarchia massonica.
Il Sacerdote vestito da pope ortodosso alle domande di Tamino risponde con la voce di basso
(simbolo della saggezza) in do maggiore, sentenziando massime antifemministe della
massoneria: “una donna fa poco e chiacchera molto”. Anche l’invocazione di Tamino ha
carattere massonico: “Quando cadrà dunque questo velo?”, allusione alla benda che copre gli
occhi del candidato (simbolo della sua ignoranza).
Scena diciassettesima
Nel loro tentativo di scappare da Monostato, Papageno e Pamina si ritrovano davanti agli
schiavi pronti a catturarli. Papageno usa il Glockenspiel (strumento terrestre, basso e volgare)
per incantare gli schiavi e Monostato che cominciano a danzare, cantando sottovoce il
motivetto della canzoncina di Papageno. Questo è il punto più alto dell’opera, dove la virtù
benefica della musica viene celebrata attraverso uno strumento popolaresco: dietro le
intenzioni massoniche si osserva la rivincita degli umili attraverso Papageno - rappresentante
della semplicità del popolo viennese.
Scena diciottesima
Si osserva il solito rintocco di cinque accordi presi dall’ouverture: simbolo di preiniziazione.
Pamina confessa a Sarastro il motivo della sua sottrazione. Sarastro non la punisce, ma non le
rende la libertà, perché vuole iniziarla ai misteri della saggezza. Nel suo discorso, Sarastro
menziona la Regina e consolida la dottrina massonica attraverso la massima antifemminista:
“I vostro cuori bisogna guidarli, altrimenti ogni donna se ne va fuori carreggiata”.
Scena diciannovesima
Sarastro ordina che Tamino e Papageno vengano condotti nel tempio delle prove, col capo
incappucciato, per esservi purificati.
Atto secondo
N. 9. Marcia dei Sacerdoti
Il contenuto sacrale dell’opera, iniziato col Finale del primo atto, si espande nel secondo che
si apre con una marcia solenne che introduce al misticismo del mondo degli iniziati. La
strumentazione è costituita prevalentemente dagli strumenti massonici a fiato: corni di
bassetto, tromboni, fagotti e un flauto. Sarastro e i Sacerdoti di Osiride entrano in scena. Tutti
i particolari scenici corrispondono a una simbologia massonica: la scena è un bosco di palme,
tutte col tronco d’argento e le foglie d’oro. Vi sono diciotto seggi di foglie, su ognuno dei quali
posa una piramide con un grande corno nero d’oro. Ognuno tiene in mano un ramo di palma
(la pianta solare, simbolo della vittoria contro la morte attraverso la risurrezione). Sarastro
propone la candidatura di Tamino che si aggira alla porta settentrionale del tempio (non a
quella meridionale: il nord è all’opposto del sole e Tamino vive ancora nella tenebra),
desideroso di “strappare da sé il velo della notte e spingere lo sguardo nel santuario della
grande luce”.
Secondo il cerimoniale massonico, un primo, un secondo e un terzo Sacerdote s’informano se
il candidato possiede le qualità prescritte – virtù, segretezza e carità – e Sarastro se ne fa
garante, invitando i colleghi ad unirsi a lui. In segno di approvazione i fiati suonano tre volte il
triplice accordo (3 x 3 = 9) presente nell’ouverture.
N. 10. Aria con coro
Sarastro intona l’aria in cui invoca la benedizione di Iside ed Osiride sulla nuova coppia. Le
risposte corali seguono un modello tipico di ogni culto religioso.
N. 11. Duetto
L’argomento del duetto dei Sacerdoti è l’ammonizione contro le insidie delle donne: chi cede
alle lusinghe femminili ed avrà così come ricompensa “morte e disperazione”. È un
avvertimento per il prossimo Quintetto in cui compaiono le tre Dame.
N. 12. Quintetto
Viene riprodotto lo stesso tipo di Quintetto del primo atto, introducendo una dolce figura di
note ascendenti dei violini che rappresentano il “motivo della seduzione femminile”.
L’insinuazione delle Dame è una parafrasi dei luoghi comuni antimassonici dell’epoca,
compresa l’assicurazione che chi si associa al patto di questi ingannevoli Sacerdoti se ne va
dritto all’inferno.
A rompere il quintetto sono i Sacerdoti con la tonalità tragica di do minore (“Profanata è la
sacra soglia, giù le donne all’inferno”).
Scena ottava e N. 14.
Nel discorso della Regina e Pamina si giustifica l’odio che la Regina prova verso Sarastro: le fu
tolta la “collana del Sole che tutto arde”, destinata a Sarastro che l’avrebbe saputa “usare
virilmente” – la consueta sfumatura di discriminazione sessuale: La Collana del Sole è simbolo
della Saggezza suprema dalla quale sono escluse le donne (con l’eccezione di Pamina che se
la conquisterà attraverso le prove di iniziazione). L’aria della Regina che segue è associata da
alcuni studiosi a “un demoniaco odio scintillante” e la manifestazione della sua vera natura.
N. 15. Aria di Sarastro
L’aria di Sarastro è la celebrazione idilliaca delle sacre mura, della contrada felicità, dove
regnano amore e fraternità, e i fratelli procedono uniti, mano nella mano (la voce del basso
scende per gradi congiunti, raddoppia i violini all’unisono, per raffigurare nei suoni l’immagine
del testo), verso una terra migliore. Sarastro più che un personaggio è un’astrazione degli
ideali massonici. Chailley nota che l’introduzione strumentale dell’aria, quanto la conclusione,
si fonda su figure di sette note, e sette è il numero della saggezza.
N. 18. Coro dei Sacerdoti
La scena si apre all’interno di una piramide, dove si trova lo Sprecher con alcuni Sacerdoti,
due dei quali portano sulle spalle una piramide illuminata. Ogni sacerdote tiene in mano una
piramide trasparente simile a una lanterna. L’orchestra in La M raffigura la vittoria della luce
sulle tenebre. Tamino è degno dell’ammissione definitiva.
N. 19. Terzetto (Pamina, Tamino, Sarastro)
Sarastro si congratula con Tamino, dopo di che viene introdotta Pamina, anche lei velata come
una neofita, e accolta dal silenzio dei Sacerdoti, perché probabilmente contrari
all’ammissione di una donna. Alla fine del pezzo si fa notare la successione di dodici accordi
negli archi – l’ora simbolica dell’inizio dei lavori in massoneria.
Dopo l’allontanamento dei tre, l’oratore dei Sacerdoti spiega a Papageno ch’egli non può
seguire Tamino nelle successive prove, si è mostrato sdegno di seguire il rituale, non avendo
superato le prime prove.
Finale 2
N. 21. La vittoria del bene
Ritorna il clima di solennità sacrale, espressa attraverso i fiati massonici: i clarinetti che
ricompaiono, insieme a due flauti, due corni e due fagotti. I Ragazzi intonano a tre voci una
specie di corale, annunciando l’avvento del sole e la vittoria della saggezza sulla superstizione,
richiamando le parole di chiusura del primo atto. Vantano l’età futura in cui la terra sarà un
regno celeste e “i mortali pari agli Dèi”.
La scena ventottesima rappresenta il rituale di iniziazione che consiste nel viaggio attraverso
gli elementi (terra, aria, acqua e fuoco). Le prime due (terra e aria) furono superate (i frequenti
tuoni da intendere come attività sismica della terra; dalla terra sono arrivati per Papageno il
calice di vino e la terra lo inghiotte; l’elemento Aria è anche presente attraverso la macchina
volante dei Fanciulli e il flauto magico di Tamino). Gli elementi fuoco ed acqua sono
rappresentati esclusivamente dalla messa in scena e non dalla musica, con due montagne: in
una c’è una cascata, dall’altra esce il fuoco.
Gli Armati che accompagnano Tamino simboleggiano la morte spirituale e il passaggio per la
Porta stretta. Loro conducono Tamino vestito da neofita davanti a una piramide sulla quale si
trova una scritta trasparente ch’essi leggono, con la melodia del corale luterano. Il testo è
pressoché uguale a quello del Séthos di Terrasson: “Colui che, piano d’affanno, percorre
questa strada, diverrà puro attraverso fuoco, acqua, aria e terra: se potrà superare il terrore
della morte, si slancerà dalla terra al cielo. Illuminato sarà egli allora in grado di dedicarsi
interamente ai misteri di Iside.”
Mozart ha mescolato un corale luterano col Kyrie di una Messa cattolica per dimostrare che
la massoneria accettava tutte le confessioni, senza fare distinzione fra il luteranesimo e il
cattolicesimo.
Dopo la seconda prova sul palco c’è una porta attraverso la quale si vede il tempio illuminato
e i Sacerdoti che acclamano “Triumph!”. Il MibM che apre e chiude l’opera ci riporta nel clima
mistico dell’iniziazione. Le vere prove non sono quelle del cerimoniale massonico, bensì quelle
della vita attraverso cui deve passare l’uomo per conquistarsi la felicità.

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