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IL MONUMENTO FUNEBRE A MARIA CRISTINA D’AUSTRIA si trova a vienne nella chiesa degli agostiniani

Antonio Canova, importante esponente del neoclassicismo europeo a Vienna gli venne commissionato un
mausoleo per la moglie, Maria Cristina d’Austria conclusa nel 1805
Rappresentativo del clima tardo settecentesco della poesia sepolcrale si lega facilmente al tema della morte
come è espresso nel carme dei sepolcri di ugo foscolo, unendo così arte e poesia.
Esso si presenta come una piramide bianca accompagnata da una processione che reca le ceneri della
defunta, dirigendosi verso una porta, aperta e oscura, che dà sul niente, in un vuoto al di là della forma.
Sull’architrave dell’ingresso possiamo leggere: uxori optimae Albertus (‘Alberto alla sua ottima moglie’).
In alto, la figura della Felicità Celeste in forma di fanciulla, accompagnata da un putto alato con un ramo di
palma, regge un ritratto a bassorilievo di Maria Cristina incorniciato da un uroburo, ossia un serpente che si
morde la coda, simbolo dell’eternità e del continuo rigenerarsi della vita.
A destra vi sono rappresentati la personificazione delle virtù, tra cui la fortezza resa dal leone accovacciato
e malinconico su cui poggia la tenerezza dello sposo personificato dal genio alato.
Sul lato opposto, una dolente processione sale una breve gradinata e si appresta a varcare la buia apertura.
Tale corteo è composto dalla Pietà (o forse la Virtù), accompagnata da due fanciulle, che porta nel sepolcro
le ceneri della defunta, contenute entro un’urna. In coda, la Beneficenza conduce un vecchio cieco dalle
gambe incerte, affiancato a sinistra da una bambina seminascosta. Tutti sono legati tra loro da una
ghirlanda di fiori e tutti sono invitati a entrare passando sul tappeto che collega l’interno con l’esterno e
simboleggia il fluire del tempo e il destino che unisce l’interno(morte) ed esterno (vita).
Il monumento offre due chiavi di lettura. I personaggi che stanno entrando fisicamente dentro la piramide
costituiscono un corteo che accompagna le ceneri della donna nella: essi stanno compiendo una cerimonia
funebre, per rendere omaggio alla defunta. Al contempo, la scena si può leggere come un’allegoria della
morte in sé; in questo caso il gruppo, che procede lentamente verso la soglia dell’eterno riposo,
rappresenterebbe le tre età dell’uomo, quindi l’umanità in sé stessa.

L’opera affronterebbe un tema universale, sarebbe un lamento stoico sulla morte che coinvolge ogni uomo
e ogni donna. La sequenza dei personaggi che costituiscono il corteo, fornisce, inoltre, una occasione per
riflettere sul criterio per noi incomprensibile con cui la Morte agisce. La prima a varcare la soglia
dell’Oltretomba è una ragazzina, mentre il vecchio, che avanza stanco e malato, chiaramente giunto al
termine della sua esistenza, probabilmente desideroso di porvi fine al più presto, è obbligato a rimanere più
a lungo su questo mondo, nella propria condizione di dolore e patimento

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