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Malpelo presenta una visione della vita basata sulla legge del più forte e sull’adeguamento rispetto

all’individualismo socialmente diffuso. Ciò non lo condivido in quanto sostengo che se ci si trova in un
contesto di disagio o che rifiutiamo, ci si può ribellare e agire per tentare di cambiarlo in un modo a noi
favorevole. Condivido però l’individualismo presente nella società, infatti le persone tendono a dare
importanza solo ai propri interessi e bisogni, ignorando le avversità degli altri in caso queste possano
causare a loro dei danni.
Dunque, come ha affermato Malpelo, chi è costretto a stare da solo non deve avere paura di nulla in
quanto dipendendo solo da sé, non può permettersi di essere debole.
Un’altra riflessione è riguardo il tema della vita secondo cui essa è solo una ripetizione di azioni essenziali e
feroci che si conclude con la morte. Quest’ultima corrisponde ad una sorta di salvezza poiché porta alla
cessazione delle sofferenze, ma qualcosa che è migliore di essa, è il non essere nati.
Tale concezione pessimista non l’appoggio in quanto concentrata solo sulla morte, portando in secondo
rilievo la vita che a mio parere è molto più importante. Infatti come afferma Malpelo tutti sono destinati a
morire, ma a tutti viene dato il dono dell’esistenza che dovrebbe essere più apprezzata, in quanto oltre ai
momenti di dolore ci sono anche quelli di piacere e di soddisfazione su cui dovremmo concentrarci per dare
un senso alla vita

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