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Il primo punto è l'introduzione alla lettura del contesto attuale. Come possiamo definirlo?

Come
possiamo avvicinarci a questo contesto?

Le sfide di una realtà sempre più liquida messa in crisi dalla pandemia e dai venti di guerra
“Società sempre più liquida” allude a una tematica molto presente negli scritti del sociologo
Bauman, che aveva coniato la definizione di “società liquida” intesa come una società nella quale
le idee, i legami, le consuetudini sono sempre meno strutturate e sempre meno rigide.
Questo si contrappone alla società del tempo delle grandi ideologie, dove invece ogni
appartenenza tendeva ad essere un'appartenenza stabile, estremamente strutturata, di fatto una
visione del mondo che tendeva ad essere comprensiva e fissa, cioè a offrire risposte a tutto
l'ambito delle domande che si potevano porre.
Questa realtà sempre più liquida ha avuto anche dei momenti in cui è stata fortemente esaltata,
cioè veniva vissuta questa liquidità come una maggiore libertà, come una maggiore possibilità
anche di non fissarsi su una concezione della verità troppo rigida. Se dobbiamo pensare a questi
momenti possiamo pensare per esempio agli anni 80 che hanno visto proprio un rifiuto
dell'ideologia dopo gli anni pesanti che vanno dal 68 al 77 poi l'epoca del terrorismo fino arrivare
appunto all'inizio degli anni 80. Ma questa realtà liquida sta mostrando anche da tempo tutte le
sue fatiche e se all'inizio la definizione era stata coniata soprattutto per i macro processi sociali
quindi per le attività e per i processi culturali che investono la società in quanto tale, di questa
liquidità sempre più si sono viste le conseguenze per quello che riguarda la singola persona,
l'individuo, la sua storia, le sue scelte di vita, la sua vita relazionale.
In questa realtà sempre più liquida -dove il tema del liquefarsi facilmente ha anche un'accezione
negativa cioè il perdere di consistenza, il perdere di stabilità- abbiamo avuto una serie di crisi. Non
c'è soltanto la pandemia e i venti di guerra attuali, ma se pensate bene dal 2001 almeno abbiamo
avuto un susseguirsi ininterrotto di crisi. C'è stata prima la crisi legata al terrorismo internazionale,
poi abbiamo avuto la grande crisi economica dal 2008 e poi appunto la pandemia e i venti di
guerra.
Come muoversi dentro una realtà che è segnata continuamente da questi eventi di crisi? Di questo
tema scriveva Papa Francesco nel 2013: “la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di
coloro che si incontrano con Gesù coloro che si lasciano salvare da lui sono liberati dal peccato,
dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento”.
Queste quattro parole non sono scelte a caso ma sono già una proposta di lettura della realtà.
Papa Francesco introduce un concetto che è assolutamente chiave per il cristianesimo: il concetto
di salvezza (nella concezione cristiana non ci si salva da soli).
Per il cristianesimo il concetto chiave di salvezza fa riferimento a un aspetto importante e cioè
quello che la pienezza la totalità positiva piacevole amabile desiderabile della vita dell'uomo non è
semplicemente frutto della sua azione o delle circostanze in cui si trova. Normalmente invece
questo è un pensiero estremamente diffuso, cioè io sono quello per cui lotto, io sono quello che
mi costruisco, io sono la mia capacità di sfruttare le occasioni favorevoli. Questa concezione nel
cristianesimo deve essere rivista, il concetto di salvezza implica questo: che la pienezza della mia
vita, la riuscita della mia vita è legata non solo alla mia azione ma anche all'azione di qualcun
altro, ed essendo quindi legata all'azione di qualcun altro chiede che per poter beneficiare per
poter accogliere per poter riconoscere questa azione di un'altro ci sia una disponibilità al
dialogo. In altre parole potremmo dire così: la concezione cristiana vede l'esistenza della persona
come un campo aperto.
 Peccato: fa riferimento a una colpa personale, a qualcosa di negativo. Nel senso più
comune, il peccato è un bene mancato, qualcosa che ha fallito il suo scopo e lo ha fatto
mettendoci necessariamente una volontà che poi si riconosce erronea da parte del
soggetto. Ci sono tre componenti che determinano l'esistenza di un peccato: 1. materia
grave/consistente (rubare un centesimo non è un peccato); 2. l'avvertenza piena, cioè
l'essere pienamente consapevole di quello che sto facendo; 3. il deliberato consenso, cioè
io devo volere una cosa che so essere sbagliata e che ho deciso di compiere pur sapendo
che sia sbagliata.
 Tristezza: intesa come una incapacità di gestione dei sentimenti, cioè la tristezza è quello
che a volte ti prende, non ne conosci pienamente nemmeno tu il motivo. Anche la tristezza
può avere tutta una serie di sfaccettature perché c'è la tristezza che nasce dal peccato
quando mi accorgo solo di aver fatto qualcosa di sbagliato e c'è invece anche una tristezza
diciamo meno determinata da qualcuno di questi aspetti che può essere anche il riverbero
non solo della mia libertà ma della libertà altrui io mi posso trovare in un contesto in cui
percepisco un'ostilità marcata da parte di tante persone verso di me e in questo caso la mia
tristezza potremmo dire e esogena cioè non nasce da me dall'interno ma nasce dal di fuori
eppure mi determina perché non so come farvi fronte.
 Vuoto interiore: condizione di non riconoscere più uno scopo per il quale valga la pena
agire, operare, vivere. Da soli non siamo capaci sempre di produrre un senso.
 Isolamento: condizione permanente nella quale mi concepisco e mi voglio concepire
avulso staccato da ogni tipo di rapporto o in un'altra variante apparentemente meno grave
ma non meno pericolosa decido io che voglio fare a meno di tutti quei rapporti che
possono diventare troppo coinvolgenti. In altre parole decido un approccio alle persone di
tipo utilitaristico, cioè accetto in maniera limitata e cercando di essere sempre io quello
che mette dei limiti solo quei rapporti da cui mi aspetto una utilità nel costruire il mio
progetto.

Evangelii Gaudium (2013). Perché se ha chiaramente delle parti molto connotati in senso cristiano
risolve però il tema della gioia del Vangelo in un'affermazione che è centrale e cioè che quello che
il Vangelo ha come obiettivo e la costituzione di una vita umanamente piena ecco qual è il punto di
contatto che spesso si è perso Papa Francesco spende il suo magistero per mostrare e cerca di
farlo nel modo più convincente possibile che il messaggio cristiano non è un messaggio che tarpa
le ali dell'uomo che mantiene in una situazione di minorità che impone di rinunciare a qualcuna
delle proprie potenzialità detta così al momento è semplicemente un'affermazione ne sono
consapevole ecco spero che ci sarà sì sì verrà documentata nel corso delle nostre lezioni
soprattutto quello che Papa Francesco afferma e che anche i credenti corrono questo rischio cioè
di una vita interiore che si inaridisce e questo è estremamente interessante perché perché non c'è
nulla nel magistero di Papa Francesco che permetta di intendere l'adesione al cristianesimo
innanzitutto come una ragione di superiorità sugli altri o ancora come la sorta di conquista di una
pacchetto di verità che mi abilita a diventare censore giudice fustigatore di chi non condivide
questa prospettiva religiosa no potremmo dire che la grande domanda che anima il magistero di
papa francesco esattamente quella di riconoscere e di far riconoscere come una sincera stima e un
sincero desiderio di mettere in luce tutta la ricchezza della dignità della persona umana
corrisponde a qualunque scelta poi la persona.

- Terrorismo: causa>residuo di oscurantismo, soprattutto quando è di origine religioso, ma


anche vuoto esistenziale di chi si trova in una società che non è capace di dare degli ideali
per i quali impegnare la propria vita.
- Tema demografico
- La paura dell'insicurezza e l’illusoria soluzione tecnocratica: la complessità della società in
cui viviamo fa pensare da un lato di poter aumentare la sicurezza grazie a soluzioni di tipo
tecnologico, dall’altro lato è dimostrato che le sicurezze tecnologiche sono delle armi a
doppio taglio (possono aumentare l’insicurezza). Addirittura, l’insicurezza è un elemento
essenziale della vita umana.
L’uscita dall’insicurezza è da intendersi come l’assunzione di una responsabilità che può
essere gestita come un’occasione.

Oggi non c’è un’etica condivisa.

Discrepanza tra la volontà di autodetermanzione dell’uomo e la necessità di essere sostenuto nel


momento in cui c’è un’incertezza/insicurezza

Quando si dice che la croce ci salva si intende una via possibile per essere liberati dal rischio di una
morte che si la fine di tutto. Prendere il suo esempio come qualcosa di praticabile anche per noi.

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