Sei sulla pagina 1di 15

Capitolo XIV

Spiegazioni per il Quaderno n. 4


(Seconda parte)

A. Estensione e contrazione delle dita : definizione, esempi ed esercizi.


B: Tecnica del punto d'appoggio : applicazione alle estensioni e alle contrazioni. Applicazione a
particolari categorie di spostamenti.

A. Estensione e contrazione delle dita

Di solito, quando la mano sinistra si trova in posizione longitudinale, essa ricopre uno spazio che
comprende quattro tasti(?). Tuttavia può accadere che durante un'esecuzione bisogna occupare un
numero superiore di tasti senza cambiare l'esecuzione, come al contrario la mano può anche
occupare meno di quattro tasti. Dobbiamo allora utilizzare due tecniche : una per aumentare
l'estensione della mano, per estensione o con la separazione delle dita, l'altra per ridurla,
raccogliendo le dita per contrazione. Dal punto di vista dell'attività delle singole dita, si dovrà
stimare in modo generale come agire nei due casi di situazione instabile, e quindi, come vedremo in
seguito, troveremo un modo per affrontare questo problema di non-stabilità, associando una certa
forza alla disposizione delle dita, facendo intervenire la mano e il braccio. Qualsiasi estensione o
contrazione effettuata solamente dalle dita provocherà un equilibrio precario, nella misura in cui
siamo costretti ad uno sforzo costante per mantenere il dito in questa situazione, cioè quello che
provoca una difficoltà supplementare la cui messa in opera di procedure adeguate permette una
facile realizzazione tecnica. Per comprendere meglio, proponiamo come illustrazioni qualche
esempio tratto da una fuga di Manuel Ponce ,Variazioni e fuga sulla "Folia de Espana".
Esempio 1a (estensione del 2° dito):
Le dita 1 e 4 si trovano in posizione fissa, e la mano si trova in presentazione longitudinale; avremo
pertanto le dita 2 e 3 normalmente posizionate sul La # e sul Si della 3° corda (esempio 1b, fig.1)

Esempio 1b (presentazione longitudinale):

Non è lo stesso caso nel nostro esempio dove il 2° e il 3° dito (il 1° e il 4° vengono considerati dita
fisse ) dovendosi posizionare rispettivamente verso il Si e il Do, provocano un’estensione del 2°
dito. Un tale sforzo, se è realizzato solo dalle dita, risulta difficile e crea un equilibrio instabile.
Grazie ad un cambio di presentazione, possiamo estendere le dita senza ricorrere alla singola
azione del dito. Ancor meglio, quel dito non dovrà produrre alcun sforzo; al contrario, dovrà
soltanto lasciarsi sollevare per essere posizionato dalla mano .Essa si disporrà in modo tale che il
dito, quasi disteso, rimane in posizione frontale al suo nuovo tasto, in estensione .
Ora l’estensione così ottenuta può essere definita stabile : questo significa che la stessa tensione
delle dita si attenua e la stessa, se permane passivamente, conserverà la loro divergenza, a causa
dell'intervento del braccio anziché ritornare (come nel caso di una situazione instabile) nella loro
posizione naturale. L’importanza di questo contesto
è quella di come si lavora correttamente usando con buonsenso le diverse associazioni muscolari;
la mano acquisisce così la capacità di adottare una vasta gamma di combinazioni (estensione,
contrazione e combinazione delle dita). Per aggiungere, saremo sorpresi nel constatare quanto
possono le dita muoversi grazie all’azione combinata braccio – mano – dita !
Li vedremo allontanarsi o avvicinarsi a nostro piacere in modo anche complesso, senza dover
effettuare uno sforzo per compiere tali configurazioni. Quando si è raggiunto questo livello di
controllo e l'intelligenza mantiene un legame costante con il sistema muscolare, capiremo allora
facilmente che l'attività meccanica deve essere soprattutto il punto di uno processo di assimilazione
nel tempo, per convertire ciò che passa per difficile e forzato in azione facile e naturale.
Il modo più concreto di assimilare e bene di comprendere questo lavoro dove il braccio interviene
direttamente su estensioni o contrazioni, consiste ad isolare il problema, e causare questa estensione
o questa contrazione inizialmente con il solo funzionamento del dito, ed in seguito con la
partecipazione del braccio. È ciò che faremo con l'esempio qui sopra.

Se il 1° dito agisce isolatamente, il suo movimento sarà ostacolato dal suo vicino immediato, il 2°
dito, che gli impedirà di mettersi sul secondo tasto. Inoltre, se vogliamo mantenere il 1° dito sul Sol,
questa disposizione ci costringerà a sforzare costantemente il dito, causandoci un inconveniente (e
l'esempio qui descritto non è particolarmente difficile). Con la partecipazione della braccio e grazie
ad un cambiamento di presentazione della mano, non usando il 2° dito come perno, riusciremo a
muovere il 1° dito senza alcuno sforzo, quindi a reinserirlo sul primo tasto (fig. 50 e fig. 51).
Si realizza la contrazione del 4° dito con più libertà sostituendo alla presentazione combinata che

permetterà di muovere questo dito dal Si b al La.

Come nei casi precedenti, il dito partecipa al movimento soltanto in modo passivo, poiché è il
braccio che effettivamente determina questa contrazione (fig. 52 e fig. 53).
Ritorniamo ora alla pratica del 4° Quaderno della "Serie didattica".

Esercizio 65 (dita vicine). Con quest'esercizio lo cominceremo con un lavoro semplice, e potremo
così concentrare la nostra attenzione su un problema isolato (attività del dito). Il meccanismo di ciò
è il seguente: il primo dito resta al suo posto mentre il secondo effettua la divergenza sollevandosi
completamente in modo perpendicolare al tasto; una volta alzato realizza la sua estensione
descrivendo un arco per evitare un attrito sulla corda. Così si ottiene con meno sforzo una
separazione più grande, evitando i rumori inutili. Qualsiasi spostamento del dito dovrà prodursi
soltanto una volta che si trova alzato, dunque liberato del contatto con la corda. Il dito, appena
riduce la sua tensione, tende a riprendere il suo posto naturale. Di conseguenza, occorre sempre
ricordare che lasciando la corda qualsiasi dito in stato di contrazione o d'estensione dovrà
sollevarsi in queste stesse condizioni proseguendo l'attività di contrazione o d'estensione, per
effettuare il ritorno alla posizione naturale evitando i rumori sgradevoli che provoca il glissando
sulla corda.

Esercizio 77. con questo tipo di lavoro, potremo capire che ogni estensione o contrazione esagerate
sono fonti d'instabilità e di squilibrio per quanto riguarda ciò che avevamo definito come posizione
della mano sulla tastiera (capo VIII). Si dovrà effettuare quest'esercizio con una partecipazione
diretta della braccio, poiché il 4° dito, mediante una contrazione massima, dovrà mettersi oltre ai
limiti della mano, e il 1° dito che rimane posto sul primo tasto provocherà un’ estensione eccessiva.

Estensione e contrazione di più dita.

Qui affrontiamo un problema complesso che richiede molta attenzione per assimilare bene l’azione
congiunta di tutti i muscoli da impiegare ; questo si rivelerà molto utile nel momento in cui
affronteremo certe opere del repertorio, per le quali occorrerà ricorrere a tali associazioni muscolari,
se desideriamo una corretta esecuzione. In altre parole, mentre nell’esercizio 65 e altri simili
affrontiamo un elemento semplice, isolato, qui avviene una combinazione di fattori che non
possiamo affrontare con tecniche specifiche, affinché tutto diventi facile e costruttivo. Così nell’
esercizio 78 l’utilizzo del complesso motore mano – braccio è d’obbligo ; per prepararci,
esaminiamo questa sequenza : (vedi esempio 4 pag. 61)

. Si effettueranno gli accordi in successione secondo uno spostamento longitudinale nel senso sia
ascendente che discendente con un movimento detto “per spostamento”. Osserviamo che il braccio,
durante tutta la gamma diatonica, adotta una disposizione che tende ad avvicinare il gomito al
corpo: esso si allontana, quando la mano si dirige verso le prime posizioni; tuttavia, l’angolo tra il
braccio e la tastiera rimane pressoché costante. Tale sarà allo stesso modo la meccanica del braccio
nell’esercizio 78 : il primo dito dovrà restare stabilmente in un tasto, pur permettendo la traslazione
delle altre dita. Due elementi ci daranno allora la possibilità di realizzare quest’esercizio in modo
completo e facilmente : la flessibilità del primo dito e l’adattabilità del polso. Ci si riferirà agli
stesse tecniche anche per l' esercizio 79, senza dimenticare che il braccio deve assumere un
portamento diverso, per la presentazione trasversale delle dita.

B: Tecnica del punto d'appoggio

Applicazione dell’ estensione e della contrazione

Un punto d’appoggio sulla tastiera (costituito da uno o più dita) ci permette di mettere in atto una
leva del primo tipo – costituita dal braccio - grazie alla quale riusciremo ad allontanare o contrarre
le altre dita con una grande facilità 1. Prendiamo come primo esempio l' estensione (o apertura
angolare), rispetto all' indice, delle tre altre dita :

Meccanismo: traslazione longitudinale della mano (tramite il braccio) : l’indice è mantenuto come
punto di contatto sulla tastiera, mentre si lascia muovere il pollice secondo i movimenti che realizza
il braccio. Esaminiamo ora come secondo esempio una situazione simile, con la particolarità che l'
indice si presenta con il barré:

Meccanismo : Come nell'esercizio precedente, l'estensione delle tre dita può essere ottenuto tramite
la traslazione longitudinale della mano. L'indice, considerato come dito fisso, si oppone in questo
caso in modo saldo essendo in posizione di barré, ma ciò nonostante l'allontanamento delle 3 dita

1
Ricordiamo che una leva è una sbarra rigida che si muove intorno ad un asse o a un punto d' appoggio che permette di
applicare una forza motrice ad una resistenza con un migliore rendimento meccanico. Nella leva detta " del primo
genere", il punto d' appoggio si trova tra la forza e la resistenza
restanti rimane facilmente realizzabile. Dovremo essere attenti allo spostamento del pollice, che
dipende ancora, almeno in parte, dai movimenti effettuati dal braccio.

Nel terzo esempio, al contrario, dove non abbiamo a che fare solo con l' indice, ma con un gruppo
di dita fisse che includono il secondo ed il terzo:

l'estensione di l'unico dito libero (il quarto) non potrà più essere effettuato con le tecniche
precedentemente descritte. Di conseguenza, disporremo di due possibilità: una consiste nel ritornare
ad utilizzare direttamente il dito, con l'esclusione di qualsiasi altro intervento, e l'altra corrisponde a
ciò che definiamo come meccanica del punto d' appoggio.

Meccanismo : Prendendo come punto d'appoggio il gruppo di dita fisse, il braccio, come una leva
di primo tipo, compie un movimento che allontana il gomito del corpo; esso permette così l'
estensione del 4 dito senza ricorrere ad una traslazione longitudinale della mano. Nel caso inverso,
quando il gomito si muove verso il corpo, il risultato è la contrazione di questo stesso dito.(fig.54 e
55).
Proponiamo ora un esercizio semplice per esercitarci sugli argomento appena trattati.
Il braccio parteciperà attivamente, con dei movimenti ampi e lenti.

Per meglio illustrare questi principi, prendiamo come esempio un passaggio tratto dal "Notturno" di
F. Moreno Torroba :

In questo passaggio, dobbiamo spostare il primo dito su tre tasti successivi, provocando
contemporaneamente una contrazione e un'estensione del dito stesso. Non dimentichiamo che il
secondo e il terzo dito, posti rispettivamente sulla 2 e sulla 4 corda, rimangono fisse.
Ecco ora un esercizio che ci permetterà di valutare come utilizzando le dita 2 e 3 come punto d'
appoggio, il movimento della braccio verso il corpo indurrà l'estensione del 1 dito, mentre al
contrario allontanandosi del corpo viene causata una contrazione.
Effettuando la pratica degli esercizi dall' 80 all' 84 contenuti nel Quarto quaderno della Serie
Didattica, si dovrà considerare l' insieme di queste nozioni che riguardano l'estensione e le
contrazioni come pure la meccanica del punto d' appoggio.

Applicazioni ad alcune categorie di traslazione

La meccanica del punto d' appoggio non serve soltanto a risolvere alcuni problemi d' estensione e di
contrazione; si può utilizzare in vari tipi di traslazioni quando le difficoltà d' esecuzione musicale ci
obbliga a ricorrere a tale metodo. Prenderemo ad esempio lo stesso Nocturno di Moreno - Torroba,
per mostrare come il cambiamento di posizione in un contesto di tempo rapido esige, per garantire
ad ogni nota la chiarezza voluta, una soluzione meccanica adeguata. Il primo che proponiamo
implica una traslazione totale con la sostituzione sulla 5 corda delle dita 2 e 4.

In questo caso, il sistema scelto favorisce il cambiamento di posizione in anticipandolo, ma ci


obbliga a privare di una parte del loro valore le note minime.

La seconda soluzione si ricollega alla meccanica del punto d’appoggio : qui il pollice esercita la
funzione di punto d’appoggio. Il braccio, assieme all’ avambraccio, realizza il cambio di posizione
con un movimento combinato. In questo caso avviene una traslazione parziale :
Benché la prima diteggiatura sia stata scritta ragionevolmente per evitare i glissati sulla corda, si
dovrà considerare che la seconda è più adeguata, a condizione certamente di effettuare l’esecuzione
in modo corretto, applicando la meccanica del punto d' appoggio.

Esempio 11 : Gaspar Sanz / A. Carlevaro - Suite di antiche danze spagnole

Il cambio dalla III alla II posizione del capotasto avviene con uno spostamento parziale che ha come
punto d’appoggio il pollice.

Il gomito che si avvicina al corpo ci permette di porre il primo dito in CII, allontanando il quarto.
L’ ulteriore azione del primo e del terzo dito rispettivamente sulla 6° e sulla 3° corda sarà anche
effettuata dal braccio, prendendo però questa volta come punto d' appoggio il quarto dito posto sulla
prima corda. In questi ultimi esempi abbiamo analizzato diversi aspetti della meccanica del punto d'
appoggio, che utilizza come tale a volte un dito isolato, a volte un gruppo di dita, e per finire il
pollice al contatto dell'impugnatura. Tuttavia si può anche (in casi eccezionali) fare appello al punto
d'appoggio trasferendolo al livello dello stesso braccio. Quest'alternativa insolita può rivelarsi molto
utile, e anche indispensabile in alcuni salti in cui s' impongono precisione e rapidità gestuali
combinati ad una raffinatezza estrema, con poco spreco d' energia. Meglio ancora, è capace di darci
una più grande affidabilità nella precisione del salto. In altre parole, in questo caso eccezionale, la
meccanica del punto d' appoggio dipenderà direttamente dal fattore tempo. Dovremo optare per
questo tipo di meccanica a causa della velocità: ciò non potrebbe avvenire con un tempo lento. L’
esempio sotto potrà illustrare questo processo meccanico :
Nel caso A, la traslazione dalla III alla II posizione è realizzabile sia con un cambiamento totale
(nel quale il braccio e necessariamente lo spostamento del pollice accompagna tutti i movimenti )
che con un cambiamento parziale dove il pollice, che fa funzione di punto d' appoggio, permette al
braccio di effettuare un movimento da leva di primo genere (vedi sopra). Nel caso B (dalla IV
posizione alla II ), possiamo ancora ricorrere al pollice come punto d’appoggio. In questa nuova
situazione, per produrre la traslazione, il braccio deve realizzare un movimento di leva più ampio.
Dal caso C e seguenti, è opportuno cambiare il punto d’appoggio, individuarlo altrove : non potrà
più essere il pollice, e a questo punto si troverà al livello dell’ articolazione della spalla.

Meccanismo : possiamo scomporre il movimento in tre elementi distinti, che si associano in


un’unica combinazione :

a) il braccio effettua un movimento alternato in avanti e in indietro, parallelamente al corpo

b) l’avambraccio compie una rotazione verso sinistra, prendendo come asse la piega che
permette alla mano di posizionarsi nelle differenti posizioni. In questo senso la distanza
della mano si ottiene con gli effetti simultanei di questa rotazione a sinistra e del movimento
in avanti. In senso contrario, quando la braccio si ritira, l' avambraccio riprende allora la sua
disposizione normale, cosa che permette di riportare la mano verso le posizioni più acute.

c) Il polso gioca un ruolo importante per controllare e rettificare la presentazione della mano
dinanzi la tastiera (fig. 56 e 57).
Infine, il ritiro delle dita (vedi Capitolo VII) quindi la loro traiettoria in arco di cerchio sopra la
tastiera è la conseguenza naturale di questo stesso movimento della braccio, atto ad evitare così ogni
spostamento al contatto con la corda. In conclusione, esamineremo diverse possibilità che
giustificano l'attuazione della meccanica del punto d' appoggio. Che sia chiaro che la scelta dei
movimenti adeguati ad ogni singolo problema appartiene esclusivamente al chitarrista, che sarà in
definitiva direttamente responsabile di un'esecuzione corretta o scadente. Infatti, se le nozioni qui
descritte non sono bene assimilate mentalmente, e se il loro apprendimento avviene solo in modo
meccanico – mnemonico, lo studio si concluderà con un bilancio negativo e sterile.

Potrebbero piacerti anche