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capitolo 1
La divaricazione tra il primo e il secondo dito della mano sinistra (forbice)
La corretta impostazione della mano sinistra prevede che l’indice non pressi mai contro il medio ma
ne rimanga sempre separato. La distanza tra le articolazioni, quando le due dita sono sulla corda,
deve essere sempre superiore a quella tra i due polpastrelli. Perché questo avvenga agevolmente è
indispensabile sviluppare il piccolo muscolo che permette di muovere l’indice lateralmente (da
destra a sinistra).
capitolo 2
Le 3 posizioni della mano
Se con l’avambraccio in posizione verticale, la mano in alto, completamente rilassata e con il palmo
rivolto verso di noi proviamo a flettere il polso da una parte e dall’altra (in modo da avvicinare e
allontanare le dita dal nostro viso) possiamo notare due effetti molto evidenti:
1. le dita si raccolgono e si distendono
2. quando sono distese il loro movimento è meno impacciato, meno faticoso e più veloce, e
l’allargamento più agevole
Ne consegue che: una flessione all’indietro del polso facilita le estensioni e gli allargamenti.
N.B. Questi arretramenti del polso devono essere appena accennati giacché sul violino le posizioni
estreme causano sempre un dispendio eccessivo di energia e spesso una perdita di elasticità (e
quindi di velocità).
In assenza di estensioni, cioè con un intervallo di quarta giusta tra il primo e il quarto dito e di al
massimo di 1 tono tra due dita vicine, si possono classificare tre posizioni principali:
1. intervallo di semitono tra I e II dito e di 1 tono tra II e III e tra III e IV
2. intervallo di semitono tra II e III dito e di 1 tono tra I e II e tra III e IV
3. intervallo di semitono tra III e IV dito e di 1 tono tra I e II e tra II e III
Posizione n. 1
Il dorso della mano e l’avambraccio formano una linea retta.
Posizione n. 2
Avanzare leggermente con la mano, movimento di rotazione del braccio (il pollice segue il
movimento), divaricare leggermente l’indice dal medio.
Posizione n. 3
Come la posizione n. 2 ma più accentuata
Le posizioni vanno adattate all’anatomia della propria mano sinistra: per una mano grande ad
esempio può essere più naturale partire dalla posizione n. 1 con il polso della mano leggermente
avanzato. Viceversa per una mano piccola può risultare più adatto partire dalla posizione n. 1 con il
polso già un po’ arretrato.
Si consiglia di applicare le 3 posizioni all’esercizio n. 1 eseguito su tutte le corde. Questo dovrebbe
aiutare a personalizzare l’assetto della mano
Sono utili allo scopo anche i primi 3 esercizi del primo fascicolo di Sevcik op. 1.
capitolo 3
L’articolazione delle dita della mano sinistra
La chiarezza ossia l’istantanea emissione dei suoni nei passaggi ascendenti veloci e legati è dovuta
alla rapida discesa dei polpastrelli delle dita sulla corda.
Le dita della mano sinistra devono cadere sulla tastiera con lo slancio acquistato sfruttando
l’elasticità del ritorno alla posizione di riposo, quella cioè nella quale le dita si trovano vicine alla
corda e completamente rilassate. L’unico sforzo si ha durante il movimento di sollevamento.
L’innalzamento delle dita dalla posizione di riposo è dovuto principalmente al movimento della
prima falange (quella più vicina al palmo) e la posizione di massima tensione (quella nella quale la
distanza dal polpastrello alla corda è massima) non deve mai essere esagerata. Ricordiamoci sempre
che le posizioni o i movimenti “estremi” sul violino sono sempre pericolosi perché provocano
troppa tensione e di conseguenza un rallentamento o addirittura un impedimento dei naturali
movimenti. Nel caso specifico un innalzamento esagerato delle dita sulla tastiera, oltre a produrre
tensione, potrebbe essere anche la causa di un’intonazione approssimativa, mentre un innalzamento
appena accennato potrebbe dar luogo ad una chiarezza poco soddisfacente poiché il polpastrello non
giungerebbe sulla corda con uno slancio adeguato.
Il movimento continuo.
Battendo energicamente un tempo lento con la mano su di un tavolo ci accorgiamo che il
movimento che facciamo spontaneamente è: innalzamento lento della mano fino ad una certa
altezza, abbassamento veloce per percuotere il tavolo e di nuovo innalzamento lento della mano
fino alla stessa altezza ecc.
Analizzando bene questi movimenti ci accorgiamo che l’innalzamento lento della mano ci da il
ritmo mentre la discesa veloce ci da l’energia della percussione sul tavolo; inoltre ci accorgiamo che
se vogliamo battere un tempo più lento solleviamo la mano più in alto (o più lentamente).
Il motivo della scelta spontanea di questi movimenti coordinati è da ricercarsi nel fatto che il
movimento stesso ci aiuta a riprodurre il ritmo nel modo più preciso possibile (i direttori d’orchestra
ne sanno qualcosa).
Anche nella complessa serie di movimenti compiuti sul violino dalle dita della mano sinistra
durante una rapida esecuzione di note ascendenti il movimento di innalzamento e discesa dei
polpastrelli sulla corda è continuo. Quando lo studiamo lentamente dobbiamo mantenere il più
possibile questa caratteristica di continuità che “da il tempo” alle dita della mano sinistra.
Analizziamo allora quale deve essere il giusto movimento in una successione di note ascendenti (la,
si,doe re sulla II corda):
1. appena iniziamo a suonare il la vuoto il primo dito partendo da una posizione vicina alla
corda si alza lentamente ed arriva alla giusta altezza impiegandoci esattamente il tempo
della durata della nota la
2. una volta giunto all’altezza adeguata il primo dito scende velocemente sulla corda sfruttando
l’elasticità dell’articolazione e si rilassa
3. appena il primo dito percuote la corda il secondo dito, partendo anch’esso da una posizione
vicina alla corda, si alza lentamente ed arriva alla giusta altezza impiegandoci esattamente il
tempo della durata della nota si
4. una volta giunto all’altezza adeguata il secondo dito scende velocemente sulla corda
sfruttando l’elasticità dell’articolazione e si rilassa
5. stessa cosa per il terzo dito ecc…
In questa successione di note quindi c’è sempre un dito della mano sinistra in movimento e in una
scala ascendente in posizione fissa a due ottave l’unico momento in cui non vi è movimento
continuo è quello che precede il cambio di corda.
Ribattendo due volte ogni nota e legando ogni cambio (v. es. 2) possiamo concentrarci meglio sul
sollevamento lento del dito e sul rilassamento successivo alla veloce discesa del dito sulla corda.
Consiglio quindi di eseguire più volte l’esercizio N° 2 (sempre lentamente) e poi passare all’es. N°
3 da eseguire prima lentamente e poi più veloce (da =50 fino a =120).
Studi ed esercizi per il movimento continuo
Alcuni studi di Kreutzer (9, 26, 27 e 31), Rode (6), molti esercizi del primo volume della Scuola
della tecnica violinistica di Schradieck, dei Sevcik op. 1 (parte 1, 2 ma soprattutto la parte 3) e op. 7
(parte 1 e 2) dal momento che presentano molti passaggi ascendenti a toni più o meno vicini sono
adatti allo studio del movimento continuo. Un discorso a parte va fatto per il Sevcik op. 7 che non
presenta tali passaggi ma è molto utile per lo studio del sollevamento lento e della caduta veloce
seguita da un evidente rilassamento, prima lentamente e poi a ritmo più serrato.
capitolo 4
Il piazzamento anticipato delle dita della mano sinistra
I passaggi ad una nota su di un’altra corda (ovviamente non vuota) o ad una nota inferiore sulla
stessa corda (anch’essa non vuota) devono essere preparate da un piazzamento anticipato delle dita.
Dobbiamo quindi utilizzare questo anticipo nei passaggi tra due note in due corde diverse tra
dita diverse o da una corda vuota (nel passaggio dal I al IV dito e ad una corda inferiore a volte è
preferibile solo un avvicinamento del IV dito se l’anticipo risultasse troppo disagevole) e nei
passaggi discendenti sulla stessa corda (se le dita non si trovano già sulla nota per un precedente
passaggio ascendente).
L’anticipo va fatto a metà della nota precedente (in sincope), senza articolazione e va studiato
lentamente per potere acquisire un buon automatismo.
L’arco deve iniziare il graduale avvicinamento alla corda (nel caso di passaggio a corde vicine) al
momento del piazzamento anticipato (V. cambi di corda).
L’esercizio N° 4 è un esempio di come possiamo abituarci al movimento applicandolo allo studio n.
8 di Kreutzer.
capitolo 5
In questo capitolo relativamente ai passaggi di posizione vengono usati alcuni termini dei quali, per maggiore
chiarezza, diamo una definizione:
p.d.p.: passaggio di posizione (o passaggi di posizione)
nota di partenza: la nota prima del p.d.p
nota d’arrivo: la nota subito dopo il p.d.p
posizione di partenza: la posizione nella quale la mano si trova prima del p.d.p
posizione d’arrivo: la posizione nella quale la mano va a trovarsi alla fine del p.d.p
dito di partenza: il dito utilizzato prima del p.d.p
dito d’arrivo: il dito utilizzato per suonare la nota d’arrivo
I passaggi di posizione
Spesso è necessario non fare sentire i p.d.p ma il cercare di nasconderli eseguendoli velocemente e
di scatto è sbagliato poiché in tal modo diventano meno precisi e causano rigidità e tensione e
possono provocare antimusicali accenti sulle note d’arrivo. Il movimento della mano verso la nuova
posizione, strettamente correlato alla lunghezza della nota di partenza, deve essere anzi il più lento
possibile, in modo da poter percepire con precisione la distanza percorsa dalla mano. Questo vale
nei p.d.p tra due note legate o appena separate dal cambio d’arco e nel caso in cui non si voglia far
udire alcun portamento. Tra due note staccate o intervallate da una pausa, oppure partendo da una
corda vuota, il passaggio dovrà sempre essere lento, ma sarà bene arrivare con un certo anticipo alla
nuova posizione (appoggiando anticipatamente il dito di arrivo se la nota di partenza e quella di
arrivo si trovano su due corde diverse).
Le note di passaggio
Per potere meglio percepire la distanza percorsa e per mantenere il corretto assetto della mano e
delle dita durante il p.d.p ormai tutte le scuole si servono della “nota di passaggio”. Si tratta di una
nota aggiuntiva tra quella di partenza e quella di arrivo che deve essere udibile nella prima fase
dello studio del passaggio e che in seguito va nascosta (vedi “relax”).
In un p.d.p dove il dito di partenza è diverso da quello di arrivo sono sempre possibili due note di
passaggio, ma quasi sempre una sola risulta comoda o efficace:
1. nota di passaggio con il dito di partenza nella posizione d’arrivo e nella corda di partenza (in
generale si applica nei seguenti tre casi: 1. passaggi ascendenti nei quali il dito di partenza è
inferiore a quello d’arrivo, 2. in quelli discendenti nei quali il dito di partenza è superiore a
quello d’arrivo 3. in quelli discendenti nei quali il dito di partenza è inferiore a quello
d’arrivo)
2. nota di passaggio con il dito di arrivo nella posizione di partenza e nella corda di arrivo (in
generale si applica nei passaggi ascendenti dove il dito di partenza è superiore a quello
d’arrivo)
Chiaramente se dito di arrivo e dito di partenza coincidono (passaggi con lo stesso dito sulla stessa
corda) non c’è bisogno di alcuna nota di passaggio, mentre su due corde vicine con lo stesso dito si
adotterà l’accorgimento di partire prendendo la quinta tra la corda di partenza e quella d’arrivo.
In un passaggio dove la nota di partenza è una corda vuota non esistono regole precise; a volte
aggiungere una nota può risultare funzionale per arrivare intonati e con il giusto assetto della mano
e delle dita sulla nota di arrivo, ma questo in genere avviene nei passaggi a posizioni acute.
La mano sinistra nei passaggi di posizione con il dito di partenza inferiore a quello d’arrivo
Ascendenti
In questi casi si utilizza una nota passaggio e precisamente quella con il dito di partenza nella
posizione d’arrivo (e nella corda di partenza). All’inizio quindi ci si comporterà come nei p.d.p con
lo stesso dito: lieve ma veloce scatto all’indietro del polso associato ad un completo rilassamento
della pressione. Quando la mano inizia a muoversi però il dito di arrivo si alza gradualmente
(movimento di articolazione) raggiungendo il massimo innalzamento quando il dito di partenza
raggiunge la nota di passaggio. A questo punto il dito di arrivo scende velocemente sulla corda;
contemporaneamente viene ripristinata la pressione del pollice e il dito di partenza si solleva dalla
corda (le due dita si scambiano velocemente).
Discendenti
Nell’esecuzione dei passaggi a posizioni inferiori, sebbene il metodo di studio non cambi, è bene
avvicinare il dito di arrivo a quello di partenza iniziando ancora prima del relax (e in alcuni casi
sovrastandolo). Questo movimento, che è affine (ma non uguale) a quello che vedremo di seguito
per i passaggi ascendenti dove il dito di partenza è superiore a quello d’arrivo, di solito risulta
spontaneo se la mano è ben rilassata e le dita articolano in modo elastico.
La mano sinistra nei passaggi di posizione con il dito di partenza superiore a quello d’arrivo
In questi casi come nota di passaggio si utilizza quella con il dito d’arrivo nella posizione di
partenza (e nella corda d’arrivo). Sia nel caso di un passaggio ascendente che discendente rimane il
movimento di relax ma il movimento di articolazione non è affatto pronunciato.
In ascesa il dito d’arrivo leggermente sollevato dalla corda si avvicina il più possibile a quello di
partenza per prepararsi allo scambio con quest’ultimo, mentre in discesa il dito d’arrivo si distende
un poco all’indietro prima ancora che il dito di partenza rilasci la pressione sulla corda. Anche qui è
bene ricordare che questo movimento giunge spontaneamente se la mano è ben rilassata. E’ quindi
da considerarsi come un completamento rispetto a quello più conciso della fase di studio (v. “Lo
studio dei passaggi di posizione” qui di seguito).