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Marco Facchini

ELEMENTI DI TECNICA VIOLINISTICA


Introduzione
I seguenti appunti sono destinati ai violinisti dei corsi medi o superiori e a quelli già diplomati che
sentono l’esigenza di risolvere alcuni problemi tecnici di base attraverso una schematica e precisa
analisi che permetta di individuarne la causa e ravvisarne il metodo di studio adeguato.

capitolo 1
La divaricazione tra il primo e il secondo dito della mano sinistra (forbice)

La corretta impostazione della mano sinistra prevede che l’indice non pressi mai contro il medio ma
ne rimanga sempre separato. La distanza tra le articolazioni, quando le due dita sono sulla corda,
deve essere sempre superiore a quella tra i due polpastrelli. Perché questo avvenga agevolmente è
indispensabile sviluppare il piccolo muscolo che permette di muovere l’indice lateralmente (da
destra a sinistra).

Esercizio della forbice (senza violino):


1. appoggiare l’avambraccio e la mano sinistra con il palmo rivolto verso il basso su di un
piano
2. raccogliere un poco le 4 dita (escluso il pollice) in modo che la terza falange del medio e
dell’indice (quelle più vicine al palmo) siano perpendicolari al piano d’appoggio e
distanziate di qualche millimetro
3. mantenendo la mano il più possibile rilassata divaricare l’indice dal medio (esercitando una
piccola pressione con il polpastrello del solo indice) per poi ritornare alla posizione di
partenza
4. ripetere questo movimento lentamente e più volte fino ad eseguirlo con naturalezza

Esercizio della forbice (con il violino):


con le dita della mano sinistra sulla II corda (si,do,ree mi) eseguire lo stesso esercizio
sforzando l’indice fin quasi a coricarlo sulla tastiera. Può essere utile eliminare il contatto
dell’indice con la tastiera discostandolo leggermente. Ripetere questo movimento lentamente
e più volte, anche sulle altre corde, fino ad eseguirlo con naturalezza.

Utilizzazione della posizione divaricata


La divaricazione va appena accennata quando non siano presenti allungamenti, deve essere poco più
pronunciata quando si eseguono piccoli allungamenti (ad es. nella distanza di 4° eccedente tra I e IV
dito) e va portata all’eccesso per allargamenti pari o superiori alla distanza corrispondente
all’intervallo di decima tra due corde vicine. In quest’ultimo caso è bene che il violinista si accerti
che all’estensione in avanti del IV dito (o anche del III o del II) corrisponda un’estensione
all’indietro del primo dito (con relativa divaricazione). In queste posizioni estreme è da ritenersi un
valido aiuto la flessione all’indietro, più o meno accentuata, del polso (v. capitolo 2).
Per assimilare quanto esposto in questo capitolo si consiglia il metodo di Cesare Barison per lo
studio delle ottave diteggiate e delle decime.

capitolo 2
Le 3 posizioni della mano

Se con l’avambraccio in posizione verticale, la mano in alto, completamente rilassata e con il palmo
rivolto verso di noi proviamo a flettere il polso da una parte e dall’altra (in modo da avvicinare e
allontanare le dita dal nostro viso) possiamo notare due effetti molto evidenti:
1. le dita si raccolgono e si distendono
2. quando sono distese il loro movimento è meno impacciato, meno faticoso e più veloce, e
l’allargamento più agevole
Ne consegue che: una flessione all’indietro del polso facilita le estensioni e gli allargamenti.

N.B. Questi arretramenti del polso devono essere appena accennati giacché sul violino le posizioni
estreme causano sempre un dispendio eccessivo di energia e spesso una perdita di elasticità (e
quindi di velocità).

In assenza di estensioni, cioè con un intervallo di quarta giusta tra il primo e il quarto dito e di al
massimo di 1 tono tra due dita vicine, si possono classificare tre posizioni principali:
1. intervallo di semitono tra I e II dito e di 1 tono tra II e III e tra III e IV
2. intervallo di semitono tra II e III dito e di 1 tono tra I e II e tra III e IV
3. intervallo di semitono tra III e IV dito e di 1 tono tra I e II e tra II e III
Posizione n. 1
Il dorso della mano e l’avambraccio formano una linea retta.
Posizione n. 2
Avanzare leggermente con la mano, movimento di rotazione del braccio (il pollice segue il
movimento), divaricare leggermente l’indice dal medio.
Posizione n. 3
Come la posizione n. 2 ma più accentuata

Le posizioni vanno adattate all’anatomia della propria mano sinistra: per una mano grande ad
esempio può essere più naturale partire dalla posizione n. 1 con il polso della mano leggermente
avanzato. Viceversa per una mano piccola può risultare più adatto partire dalla posizione n. 1 con il
polso già un po’ arretrato.
Si consiglia di applicare le 3 posizioni all’esercizio n. 1 eseguito su tutte le corde. Questo dovrebbe
aiutare a personalizzare l’assetto della mano
Sono utili allo scopo anche i primi 3 esercizi del primo fascicolo di Sevcik op. 1.

capitolo 3
L’articolazione delle dita della mano sinistra

La chiarezza ossia l’istantanea emissione dei suoni nei passaggi ascendenti veloci e legati è dovuta
alla rapida discesa dei polpastrelli delle dita sulla corda.
Le dita della mano sinistra devono cadere sulla tastiera con lo slancio acquistato sfruttando
l’elasticità del ritorno alla posizione di riposo, quella cioè nella quale le dita si trovano vicine alla
corda e completamente rilassate. L’unico sforzo si ha durante il movimento di sollevamento.
L’innalzamento delle dita dalla posizione di riposo è dovuto principalmente al movimento della
prima falange (quella più vicina al palmo) e la posizione di massima tensione (quella nella quale la
distanza dal polpastrello alla corda è massima) non deve mai essere esagerata. Ricordiamoci sempre
che le posizioni o i movimenti “estremi” sul violino sono sempre pericolosi perché provocano
troppa tensione e di conseguenza un rallentamento o addirittura un impedimento dei naturali
movimenti. Nel caso specifico un innalzamento esagerato delle dita sulla tastiera, oltre a produrre
tensione, potrebbe essere anche la causa di un’intonazione approssimativa, mentre un innalzamento
appena accennato potrebbe dar luogo ad una chiarezza poco soddisfacente poiché il polpastrello non
giungerebbe sulla corda con uno slancio adeguato.

Movimento circolare delle dita della mano sinistra


Per capire ed aumentare le potenzialità di questo elastico movimento di caduta delle dita sulla
tastiera possiamo eseguire il seguente esercizio senza violino:
 seduti con il gomito sinistro appoggiato su di un tavolo, l’avambraccio e il dorso della mano
rilassati e in posizione verticale (sulla stessa linea), il palmo della mano rivolto verso destra
e le dita in posizione di assoluto riposo
 lentamente arretriamo il più possibile con la prima falange di tutte le dita fino alla posizione
di massima tensione
 slanciando le dita verso l’alto rilasciamo all'improvviso la tensione e facciamole tornare
repentinamente alla posizione di riposo
 ripetiamo i due movimenti per qualche minuto contando due tempi lenti: il primo per il
sollevamento delle dita e il secondo per lo slancio verso l’alto, la discesa e il rilassamento
Con questo esercizio possiamo abituare le dita ad un’articolazione completamente libera da inutili
tensioni.
Quando riteniamo di avere acquistato una certa naturalezza nell’eseguire il movimento circolare di
tutte le dita insieme
 possiamo ripetere l’esercizio per ogni singolo dito
In questo caso, concentrandoci sul dito interessato al movimento, faremo in modo di non esercitare
tensioni sugli altri 3 lasciandoli liberi di muoversi naturalmente per non ostacolare i movimenti del
primo, che comunque deve sempre scendere un po’ più in basso degli altri.
 ripetiamo l’esercizio con il violino distaccando leggermente la mano dal manico e curandoci
di far cadere prima tutte le dita simultaneamente e poi una alla volta (il più possibile nel
punto dove la nota è intonata), sulla II corda e in prima posizione (vedi cap. 2)
 lo stesso sulla III, sulla IV e sulla I corda, sistemando il gomito più o meno in fuori in modo
che le dita cadano sulla corda naturalmente

Il movimento continuo.
Battendo energicamente un tempo lento con la mano su di un tavolo ci accorgiamo che il
movimento che facciamo spontaneamente è: innalzamento lento della mano fino ad una certa
altezza, abbassamento veloce per percuotere il tavolo e di nuovo innalzamento lento della mano
fino alla stessa altezza ecc.
Analizzando bene questi movimenti ci accorgiamo che l’innalzamento lento della mano ci da il
ritmo mentre la discesa veloce ci da l’energia della percussione sul tavolo; inoltre ci accorgiamo che
se vogliamo battere un tempo più lento solleviamo la mano più in alto (o più lentamente).
Il motivo della scelta spontanea di questi movimenti coordinati è da ricercarsi nel fatto che il
movimento stesso ci aiuta a riprodurre il ritmo nel modo più preciso possibile (i direttori d’orchestra
ne sanno qualcosa).
Anche nella complessa serie di movimenti compiuti sul violino dalle dita della mano sinistra
durante una rapida esecuzione di note ascendenti il movimento di innalzamento e discesa dei
polpastrelli sulla corda è continuo. Quando lo studiamo lentamente dobbiamo mantenere il più
possibile questa caratteristica di continuità che “da il tempo” alle dita della mano sinistra.
Analizziamo allora quale deve essere il giusto movimento in una successione di note ascendenti (la,
si,doe re sulla II corda):
1. appena iniziamo a suonare il la vuoto il primo dito partendo da una posizione vicina alla
corda si alza lentamente ed arriva alla giusta altezza impiegandoci esattamente il tempo
della durata della nota la
2. una volta giunto all’altezza adeguata il primo dito scende velocemente sulla corda sfruttando
l’elasticità dell’articolazione e si rilassa
3. appena il primo dito percuote la corda il secondo dito, partendo anch’esso da una posizione
vicina alla corda, si alza lentamente ed arriva alla giusta altezza impiegandoci esattamente il
tempo della durata della nota si
4. una volta giunto all’altezza adeguata il secondo dito scende velocemente sulla corda
sfruttando l’elasticità dell’articolazione e si rilassa
5. stessa cosa per il terzo dito ecc…
In questa successione di note quindi c’è sempre un dito della mano sinistra in movimento e in una
scala ascendente in posizione fissa a due ottave l’unico momento in cui non vi è movimento
continuo è quello che precede il cambio di corda.
Ribattendo due volte ogni nota e legando ogni cambio (v. es. 2) possiamo concentrarci meglio sul
sollevamento lento del dito e sul rilassamento successivo alla veloce discesa del dito sulla corda.
Consiglio quindi di eseguire più volte l’esercizio N° 2 (sempre lentamente) e poi passare all’es. N°
3 da eseguire prima lentamente e poi più veloce (da  =50 fino a  =120).
Studi ed esercizi per il movimento continuo
Alcuni studi di Kreutzer (9, 26, 27 e 31), Rode (6), molti esercizi del primo volume della Scuola
della tecnica violinistica di Schradieck, dei Sevcik op. 1 (parte 1, 2 ma soprattutto la parte 3) e op. 7
(parte 1 e 2) dal momento che presentano molti passaggi ascendenti a toni più o meno vicini sono
adatti allo studio del movimento continuo. Un discorso a parte va fatto per il Sevcik op. 7 che non
presenta tali passaggi ma è molto utile per lo studio del sollevamento lento e della caduta veloce
seguita da un evidente rilassamento, prima lentamente e poi a ritmo più serrato.

capitolo 4
Il piazzamento anticipato delle dita della mano sinistra

I passaggi ad una nota su di un’altra corda (ovviamente non vuota) o ad una nota inferiore sulla
stessa corda (anch’essa non vuota) devono essere preparate da un piazzamento anticipato delle dita.
Dobbiamo quindi utilizzare questo anticipo nei passaggi tra due note in due corde diverse tra
dita diverse o da una corda vuota (nel passaggio dal I al IV dito e ad una corda inferiore a volte è
preferibile solo un avvicinamento del IV dito se l’anticipo risultasse troppo disagevole) e nei
passaggi discendenti sulla stessa corda (se le dita non si trovano già sulla nota per un precedente
passaggio ascendente).
L’anticipo va fatto a metà della nota precedente (in sincope), senza articolazione e va studiato
lentamente per potere acquisire un buon automatismo.
L’arco deve iniziare il graduale avvicinamento alla corda (nel caso di passaggio a corde vicine) al
momento del piazzamento anticipato (V. cambi di corda).
L’esercizio N° 4 è un esempio di come possiamo abituarci al movimento applicandolo allo studio n.
8 di Kreutzer.
capitolo 5
In questo capitolo relativamente ai passaggi di posizione vengono usati alcuni termini dei quali, per maggiore
chiarezza, diamo una definizione:
 p.d.p.: passaggio di posizione (o passaggi di posizione)
 nota di partenza: la nota prima del p.d.p
 nota d’arrivo: la nota subito dopo il p.d.p
 posizione di partenza: la posizione nella quale la mano si trova prima del p.d.p
 posizione d’arrivo: la posizione nella quale la mano va a trovarsi alla fine del p.d.p
 dito di partenza: il dito utilizzato prima del p.d.p
 dito d’arrivo: il dito utilizzato per suonare la nota d’arrivo

I passaggi di posizione

Spesso è necessario non fare sentire i p.d.p ma il cercare di nasconderli eseguendoli velocemente e
di scatto è sbagliato poiché in tal modo diventano meno precisi e causano rigidità e tensione e
possono provocare antimusicali accenti sulle note d’arrivo. Il movimento della mano verso la nuova
posizione, strettamente correlato alla lunghezza della nota di partenza, deve essere anzi il più lento
possibile, in modo da poter percepire con precisione la distanza percorsa dalla mano. Questo vale
nei p.d.p tra due note legate o appena separate dal cambio d’arco e nel caso in cui non si voglia far
udire alcun portamento. Tra due note staccate o intervallate da una pausa, oppure partendo da una
corda vuota, il passaggio dovrà sempre essere lento, ma sarà bene arrivare con un certo anticipo alla
nuova posizione (appoggiando anticipatamente il dito di arrivo se la nota di partenza e quella di
arrivo si trovano su due corde diverse).

Le note di passaggio
Per potere meglio percepire la distanza percorsa e per mantenere il corretto assetto della mano e
delle dita durante il p.d.p ormai tutte le scuole si servono della “nota di passaggio”. Si tratta di una
nota aggiuntiva tra quella di partenza e quella di arrivo che deve essere udibile nella prima fase
dello studio del passaggio e che in seguito va nascosta (vedi “relax”).
In un p.d.p dove il dito di partenza è diverso da quello di arrivo sono sempre possibili due note di
passaggio, ma quasi sempre una sola risulta comoda o efficace:
1. nota di passaggio con il dito di partenza nella posizione d’arrivo e nella corda di partenza (in
generale si applica nei seguenti tre casi: 1. passaggi ascendenti nei quali il dito di partenza è
inferiore a quello d’arrivo, 2. in quelli discendenti nei quali il dito di partenza è superiore a
quello d’arrivo 3. in quelli discendenti nei quali il dito di partenza è inferiore a quello
d’arrivo)
2. nota di passaggio con il dito di arrivo nella posizione di partenza e nella corda di arrivo (in
generale si applica nei passaggi ascendenti dove il dito di partenza è superiore a quello
d’arrivo)
Chiaramente se dito di arrivo e dito di partenza coincidono (passaggi con lo stesso dito sulla stessa
corda) non c’è bisogno di alcuna nota di passaggio, mentre su due corde vicine con lo stesso dito si
adotterà l’accorgimento di partire prendendo la quinta tra la corda di partenza e quella d’arrivo.
In un passaggio dove la nota di partenza è una corda vuota non esistono regole precise; a volte
aggiungere una nota può risultare funzionale per arrivare intonati e con il giusto assetto della mano
e delle dita sulla nota di arrivo, ma questo in genere avviene nei passaggi a posizioni acute.

La mano sinistra nei passaggi di posizione con lo stesso dito e il relax


Dopo avere suonato la nota di partenza ad un leggero scatto all’indietro del polso associamo un
improvviso e completo rilassamento della pressione del dito, del pollice e di tutta la mano sinistra
(relax). Il movimento di scatto all’indietro del polso va studiato un po’ più accentuato ma poi deve
rimanere appena accennato. Il dito, assieme a tutta la mano, si sposta sfiorando la corda fino alla
posizione d’arrivo, dove ad uno scatto in avanti associamo l’improvviso ripristino della pressione
del dito e del pollice.

La mano sinistra nei passaggi di posizione con il dito di partenza inferiore a quello d’arrivo
Ascendenti
In questi casi si utilizza una nota passaggio e precisamente quella con il dito di partenza nella
posizione d’arrivo (e nella corda di partenza). All’inizio quindi ci si comporterà come nei p.d.p con
lo stesso dito: lieve ma veloce scatto all’indietro del polso associato ad un completo rilassamento
della pressione. Quando la mano inizia a muoversi però il dito di arrivo si alza gradualmente
(movimento di articolazione) raggiungendo il massimo innalzamento quando il dito di partenza
raggiunge la nota di passaggio. A questo punto il dito di arrivo scende velocemente sulla corda;
contemporaneamente viene ripristinata la pressione del pollice e il dito di partenza si solleva dalla
corda (le due dita si scambiano velocemente).
Discendenti
Nell’esecuzione dei passaggi a posizioni inferiori, sebbene il metodo di studio non cambi, è bene
avvicinare il dito di arrivo a quello di partenza iniziando ancora prima del relax (e in alcuni casi
sovrastandolo). Questo movimento, che è affine (ma non uguale) a quello che vedremo di seguito
per i passaggi ascendenti dove il dito di partenza è superiore a quello d’arrivo, di solito risulta
spontaneo se la mano è ben rilassata e le dita articolano in modo elastico.

La mano sinistra nei passaggi di posizione con il dito di partenza superiore a quello d’arrivo
In questi casi come nota di passaggio si utilizza quella con il dito d’arrivo nella posizione di
partenza (e nella corda d’arrivo). Sia nel caso di un passaggio ascendente che discendente rimane il
movimento di relax ma il movimento di articolazione non è affatto pronunciato.
In ascesa il dito d’arrivo leggermente sollevato dalla corda si avvicina il più possibile a quello di
partenza per prepararsi allo scambio con quest’ultimo, mentre in discesa il dito d’arrivo si distende
un poco all’indietro prima ancora che il dito di partenza rilasci la pressione sulla corda. Anche qui è
bene ricordare che questo movimento giunge spontaneamente se la mano è ben rilassata. E’ quindi
da considerarsi come un completamento rispetto a quello più conciso della fase di studio (v. “Lo
studio dei passaggi di posizione” qui di seguito).

L’arco nei passaggi di posizione


Ad un relax con la mano sinistra ne corrisponde in contemporanea uno con l’arco. Più precisamente
durante il relax l’arco rallenta visibilmente di velocità e riduce, quasi annullandola, la sua pressione
sulla corda. Questo serve per far si che la nota prima del p.d.p. continui a risuonare dandoci il più
possibile l’effetto di legato con quella successiva.

Lo studio dei passaggi di posizione


Possiamo suddividere lo studio in diverse fasi, ognuna prima senza relax e poi con relax:
1. Studio dei p.d.p. con lo stesso dito.
Eseguire l’esercizio 5 su tutte le corde e a metronomo (60 al quarto) prima con un glissato
udibile e poi con il relax (anche dell’arco). La mano sinistra inizia a muoversi subito dopo
l’inizio della nota di partenza con la giusta velocità di spostamento che consente di giungere
alla nota di arrivo dopo un quarto esatto. La velocità della mano sinistra sarà quindi
proporzionale alla distanza che deve percorrere.
2. Studio dei p.d.p. ascendenti con il dito di partenza inferiore a quello d’arrivo.
L’es. 6 è un esempio di come studiare l’esercizio 10 dell’op. 8 di Sevcik.
I: per studiare la giusta distanza per i p.d.p. con il primo dito (tra nota di partenza e nota di
passaggio) Studiare prima senza e poi con relax (v. primo rigo)
II: per studiare il passaggio con l’aggiunta successiva del terzo dito (articolandolo dopo il
p.d.p.). Studiare prima senza e poi con relax (v. secondo rigo)
III: per studiare il movimento di articolazione del dito di arrivo (il 3° dito si alza
gradualmente durante il p.d.p. per poi scendere rapidamente sulla nota d’arrivo e scambiarsi
immediatamente col 1° dito). Studiare prima senza e poi con relax (v. terzo rigo)
IV: Studiare l’esercizio definitivo a metronomo (50 all’ottavo) e con le legature indicate
sotto, prima senza poi con relax. Poi a 50 al quarto con le legature indicate sopra, sempre
prima senza e poi con relax. (IV rigo)
3. Studio dei p.d.p. ascendenti con il dito di partenza superiore a quello d’arrivo e
discendenti con il dito di partenza inferiore a quello d’arrivo
L’es. 7 è un esempio di come studiare l’esercizio 12 dell’op. 8 di Sevcik.
I: studio del primo p.d.p. di ogni battuta. Lentamente prima con la nota di passaggio e poi
senza ma avvicinando 1° al 3° dito poco prima di spostare la mano. Il 1° dito si va a
sostituire al 3°. Il passaggio successivo con lo stesso dito (il 1°) all’indietro di una posizione
è per portarsi sulla successiva nota di partenza. (I rigo)
II: studio del secondo p.d.p. di ogni battuta. Eseguire lentamente prima senza e poi con
relax. Il terzo dito durante il p.d.p. non si alza verticalmente ma obliquamente un po’ verso il
1° dito. Il passaggio successivo con lo stesso dito (il 3°) è per portarsi sulla successiva nota
di partenza. (II rigo)
III: studio del terzo p.d.p. di ogni battuta. Lentamente prima con la nota di passaggio e poi
senza ma avvicinando 2° al 4° dito poco prima di spostare la mano. Il 2° dito si va a
sostituire al 4°. Il passaggio successivo con lo stesso dito (il 2°) all’indietro di una posizione
è per portarsi sulla successiva nota di partenza. (III rigo)
IV: studio del quarto p.d.p. di ogni battuta. Eseguire lentamente prima senza e poi con relax.
Il quarto dito durante il p.d.p. non si alza verticalmente ma obliquamente un po’ verso il 2°
dito. Il passaggio successivo con lo stesso dito (il 4°) è per portarsi sulla successiva nota di
partenza. (IV rigo)
V: Studiare l’esercizio definitivo a metronomo (50 all’ottavo) e con le legature indicate
sotto, prima senza poi con relax. Poi a 50 al quarto con le legature indicate sopra, sempre
prima senza e poi con relax. (III rigo)
4. Studio dei p.d.p. discendenti nei quali il dito di partenza è superiore a quello d’arrivo
L’es. 8 è un esempio di come studiare l’esercizio 13 dell’op. 8 di Sevcik.
Il primo e il terzo di ogni battuta sono p.d.p. ascendenti con il dito di partenza superiore a
quello di arrivo. Questi passaggi sono già stati trattati nella sezione 3.
I: studio del secondo p.d.p. di ogni battuta. Eseguire lentamente prima senza e poi con relax.
Il primo dito durante il p.d.p. si sostituisce al terzo e si alza dalla corda solo pochi millimetri.
Poiché l’articolazione pronunciata per questo p.d.p. non da nessun vantaggio viene
soppressa, ma è importante non provocare attrito sfiorando col dito d’arrivo sulla corda. Il
secondo e il quarto passaggio di posizione di ogni battuta sono per portarsi sulla successiva
nota di partenza. (I rigo)
II: Studiare l’esercizio definitivo a metronomo (50 all’ottavo) e con le legature indicate
sotto, prima senza poi con relax. Poi a 50 al quarto con le legature indicate sopra, sempre
prima senza e poi con relax. (II rigo)

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