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Per quanto riguarda il "movimento" del mantice, pi? che necessario, ?

automatico... principalmente per due motivi:

quando apri il mantice il modo pi? naturale di farlo ? accompagnarlo nella sua
naturale caduta, in modo che si apra "a libro" (sia che suoni in piedi che
seduto). 

quando lo chiudi, d'altro canto, il modo pi? facile, meno faticoso e pi?
ergonomico di farlo ? spingendo la parte dei bassi un po' verso l'alto,
lasciando che il mantice si apra sotto. In tal modo sar? la parte dei bassi con
il suo peso (ed accompagnata dalla tua mano sinistra) a far chiudere il
mantice. Tentare di chiudere il mantice in altri modi rende anche pi? difficile
suonare sui bassi.

Ovviamente questo "movimento" ? pi? o meno vistoso a seconda che suoni


piano o forte, seduto o in piedi, fermo o muovendoti, serio o festoso.

Magari vedere un fisarmonicista che suona pu? far pensare che sia chiss?
quale tecnica particolare... in realt? ? l'unico modo efficace per suonare la
fisa mantenendo il controllo dei bassi (la mano sinistra non si deve affaticare
a "pompare" il mantice, ma accompagnarlo nei suoi movimenti naturali).

Per quanto riguarda la prima domanda (rispondo al contrario), la fisarmonica


non ? dotata di "respirazione circolare"  . Quindi prima o poi devi invertire il
movimento, e come ha giustamente detto Fisacromatica, devi sfruttare i
momenti nei quali non stai emettendo suoni. L'ideale ? invertire il mantice ai
termini di una "frase" musicale, ma pu? capitare che questa sia
particolarmente lunga e/o che tu suoni ad un volume particolarmente alto (o
con registri che "si mangiano" pi? aria), quindi sei costretto ad invertire il
movimento prima, sfruttando le pause.

La posizione ideale della fisarmonica?

In assoluto non esiste, ma esistono obiettivi da realizzare per ottenere un buon


controllo delle nostre performance ed evitare futuri problemi fisici. Uno strumento
stabile graverà meno sui nostri muscoli, garantirà maggiore precisione e minori
paure con implicazioni psicologiche non indifferenti, soprattutto dal vivo. Abbiamo
conosciuto molti fisarmonicisti che con il tempo hanno sviluppato forti dolori alla
schiena dovuti proprio alla posizione scorretta.
I pareri delle diverse scuole internazionali, inoltre, mettono in evidenza quanto la
questione sia dibattuta, il tutto amplificato dall’evoluzione continua che la
fisarmonica sta compiendo sotto ogni ambito. Per un discorso serio
sull’argomento, nonostante il poco spazio disponibile, abbiamo consultato quattro
straordinari docenti internazionali (invitiamo il lettore a conoscerli meglio tramite
internet). Si tratta anche di giurati internazionali, a capo delle principali istituzioni
fisarmonicistiche del loro paese. La scelta delle nazioni non è stata casuale, infatti,
si tratta delle scuole che attualmente stravincono ogni concorso al mondo. Non si
vuole scrivere un trattato sull’argomento e per questo abbiamo preferito lasciarli
liberi di indicare le loro priorità, nonostante il poco spazio a disposizione. Siamo
sicuri che i vari consigli emersi saranno di grande aiuto nelle vostre scuole.
Posizione ideale

Riassumendo, la naturalezza e l’assenza di rigidità dovrebbero guidare qualsiasi


scelta, soprattutto in relazione alla peculiarità di ogni studente. Non abbiamo
notato regole rigidissime ma elementi base da conservare. La fisarmonica dovrà
essere molto stabile sul corpo, con punti d’appoggio chiaramente fissati (interno
gamba destra, sopra la gamba sinistra e sulla parte bassa del polso sinistro) e
dovrebbe reggersi anche senza l’aiuto delle cinghie.
Lo strumento dovrebbe rimanere in orizzontale rispetto al corpo evitando (se non
per aiutare il mantice) piegamenti ai quattro poli. La testa del musicista va tenuta
dritta e con lo sguardo in avanti; si può girarla solo per aiutare alcune inversioni
difficoltose.
I piedi sempre ben poggiati, in aiuto della stabilità generale.
Le gambe abbastanza allineate, con un leggero allungamento della sinistra (si
abbasserà leggermente) a favorire il blocco della tastiera all’interno dell’altra
gamba.
La direzione del mantice dovrebbe imitare un ventaglio, senza mai alzarsi durante
la chiusura. Per ottenerlo ci si lasci guidare dalla gravità in apertura e in chiusura
dalla parte bassa del polso sinistro. Le inversioni andrebbero sempre fatte su una
nota prestabilita e con fare deciso, senza accento. Poco prima di ogni inversione si
faccia un rapido respiro.
Le braccia andrebbero tenute in linea con la tastiera del canto e perpendicolari
con la cassa dei bassi. In aiuto al movimento generale dell’avambraccio destro,
bisognerebbe mantenere la perpendicolarità anche quando ci si muove dall’alto
verso la parte acuta della tastiera del canto, aiutandosi con tutta la spalla. Per la
mano sinistra invece il braccio dovrebbe aprirsi oltre la cassa dei bassi in apertura
mantice, per rientrare all’interno in chiusura. Altre scuole, non citate, optano per
tenere stabile e in costante pressione il braccio sulla cassa dei bassi. Sulle
posizioni di mani e dita, però, abbiamo riscontrato le maggiori differenze. Alcuni
non ne parlano, altri mirano alla perfetta linea fra polso e braccio e altri alla
naturalezza fatto che produce un diverso angolo della mano. Pensiamo che la
verità sia nel trovare una posizione naturale e non rigida che, grazie a dita
raccolte e sempre in contatto costante con i tasti, possa garantire vituosismi e
precisione per ogni repertorio. A sinistra, dove l’ergonomia dallo strumento è
penalizzante, si raccomanda di mantenere il pollice aderente all’indice e di non
tenere troppo all’interno il polso, per lasciare alle dita la possibilità di muoversi
liberamente.
Aggiungiamo che il peso dei tasti si modifica con la pressione dell’aria sul mantice
e come tale richiede un controllo tecnico non indifferente. A volte quindi è
necessario premere di più i tasti (maggiore suono) mentre altre volte è importante
non farlo con articolazioni ricercate. Lo strumento a bottoni, e quello a piano,
hanno tecniche simili, pur differenziandosi per piccoli dettagli, ad esempio, le dita
sono leggermente più diritte nella tastiera a piano e più inclinate verso l’interno
nella cromatica.

Conclusioni

Abbiamo trovato molto interessanti i vari focus posti dai maestri, che per certi
versi sono riconducibili ai loro differenti stili di vita. Possiamo aggiungere che molti
grandi artisti se ne infischiano della posizione ideale e spesso sono più creativi
degli altri; ma questi non vincono competizioni, per fortuna aggiungiamo.
Pur rispettando i tanti e qualificati pareri, pur applicando molte delle regole citate,
riteniamo che ciò che ascoltiamo sia sempre al di sopra di come lo si vede fare.
Questo per noi genera le regole e anche le evolve. Il compito di un insegnante
dovrebbe essere innanzi tutto quello di non rovinare l’allievo e per farlo a volte
serve essere rigidi, altre il lasciar correre. Esistono ragioni che agevolano la
precisione, altre la musicalità, altre ancora che aiutano a mantenersi attivi per
tutta la vita. Qual è quindi la posizione ideale? Noi abbiamo scelto: la perfetta
posizione è quella che vediamo a occhi chiusi!

I consigli dei maestri


[su_spoiler title=”Milian Bieletic (Serbia)” style=”fancy” icon=”chevron-circle”]
[su_dropcap style=”flat” size=”3″]I[/su_dropcap]l lavoro pedagogico di un
insegnante parte dalla tenuta dello strumento. Al fine di non generare problemi
futuri, allo studente, si lavori molto sulla rigidità fisica. La maturazione e i
repertori impegnativi potrebbero rendere irrisolvibile questo tipo di problema.
L’alunno sente la rigidità dapprima nelle mani, poi nelle braccia, nelle gambe e
quindi in tutto il corpo; questo potrebbe suscitare anche problemi psicologici in
quanto influenzerebbe negativamente le performance pubbliche.
1. Milian Bieletic (testa leggermente girata ad aiutare
le inversioni).
Per una buona posizione le cinghie devono essere non larghe, per non far perdere
il controllo dello strumento, e non strette, per non procurare mal di schiena. Nel
primo caso diventerebbe difficile anche cambiare mentoniere, nel secondo lo
strumento risulterebbe troppo alzato e difficile da suonare. Trovata la lunghezza
adeguata, consiglio di utilizzare la cintura corta trasversale a collegamento delle
due più lunghe. Una buona tensione delle cinte aiuterà il fisarmonicista a
concentrarsi unicamente sulla musica. In base all’esperienza acquisita con i miei
alunni, tengo la parte inferiore destra della tastiera sulla parte interna della coscia
in modo da bloccare la chiusura mantice. Sulla gamba sinistra invece l’appoggio
può essere variabile, dipende dalla costituzione e dall’altezza del fisarmonicista:
sotto il mantice (tra la parte sinistra e destra del corpus inferiore) oppure più a
sinistra seguendo la naturale conformazione dell’alunno. Ambedue le gambe
possono disporsi sulla stessa linea o in alcuni casi con la gamba sinistra spostata
in avanti (più bassa), in base alle esigenze del fisarmonicista.
2. Milian Bieletic (posizione ideale).
Il piede sinistro deve essere ad angolo di circa 20 gradi sulla sinistra dell’alunno.
Si faccia molta attenzione al ritorno del mantice perché proprio le inversioni
generano rigidità. Il corpo può aiutare molto nelle inversioni e ogni volta che si
chiude il mantice bisogna girare leggermente la testa entro 30 gradi a sinistra
(foto 1). Il piede sinistro, soprattutto nel momento della chiusura, può aiutare
alzandone la parte posteriore di un paio di centimetri, per poi riabbassarsi
immediatamente non appena il fisarmonicista sente di essere rilassato. Anche il
piede destro può avere un ruolo importante, cioè può alzare la parte posteriore in
prossimità dei cambi mantice. Ma tutti questi suggerimenti sono secondari al fatto
di avere i giusti punti di appoggio che rendono la fisarmonica stabile (foto 2). I più
grossi errori che si fanno nell’impostare il braccio destro sono quelli di non avere
gomito e polso “in tastiera”. Propongo in genere di pensare una linea che
dovrebbe rappresentare il prolungamento della tastiera; la parte superiore del
gomito dovrebbe essere la fine di tale linea. Così, il braccio ha una posizione più
naturale, il gomito aiuta il polso ad essere più flessibile e gli conferisce un ruolo
attivo nella modellazione del suono. Immaginate quanto sarebbe ridicolo un
direttore d’orchestra con le braccia rigide! In breve questi sono i parametri più
importanti per una corretta posizione della fisarmonica che, se soddisfatti,
permetteranno al musicista di godere delle proprie interpretazioni.

[/su_spoiler] [su_spoiler title=”Frederic Deschamps (Francia)” style=”fancy”


icon=”chevron-circle”][su_dropcap style=”flat” size=”3″]U[/su_dropcap]na buona
posizione parte dal peso del musicista distribuito uniformemente in entrambi i
glutei. I piedi saranno posti in parallelo al suolo e ben piantati a terra; non si
alzino tacco o punta per non limitare la mobilità delle gambe. La fisarmonica va
posizionata perfettamente parallela al corpo e le spalle in posizione naturale,

evitando di alzare la spalla sinistra. 3. Frederic


Deschamps (posizione ideale per la mano destra).
Lo strumento non deve essere inclinato verso destra, che è illogico, infatti in una
situazione di apertura mantice si andrebbe contro la gravità e questo è un nemico
da evitare. Non si attui quindi alcun movimento del corpo verso destra, contrario
all’apertura. Si rimanga fermi. Il centro di gravità dello strumento va spostato
invece verso sinistra, per favorire la tensione del mantice, che grazie al suo peso,
mantiene regolare la forza da utilizzare sui tasti, in particolare della mano destra.
Anche il rilascio del tasto ne guadagna in elasticità, infatti non affondandolo troppo
sarà anche più agevole lasciarlo.
Generalmente utilizzo la respirazione in perfetta sincronia con l’apertura e
chiusura del mantice, riempiendo i polmoni poco prima di ogni inversione. Il
fisarmonicista dovrà mantenere una posizione diritta con il collo verticale, gli occhi
fissi che guardano di fronte. Una posizione errata del collo (girato verso destra)
crea una cattiva disposizione del gomito destro. Una posizione errata del collo
(verso sinistra) spinge indietro il lato sinistro della fisarmonica e apre l’angolo tra
la tastiera destra e l’avambraccio destro. Riguardo alla posizione delle mani,
assicuratevi che il vostro gomito destro sia stabile e in posizione, perché altrimenti
perderebbe il controllo delle dita. Movimenti irregolari, o non controllati,
provocano tensioni, rallentano la velocità e creano vuoti di memoria (questo è
largamente amplificato dall’effetto adrenalina in occasione di concerti e concorsi).
Fate attenzione all’indice che è sempre in cerca di libertà, allargandosi. Tenete il
pollice della mano sinistra ben chiuso e questo influirà positivamente anche nella
chiusura della mano destra. Dita e dorso delle unghie (corte) devono sempre
rimanere in contatto con la tastiera. Nella foto 3 si noti una buona posizione della
mano con dita raccolte e in linea con polso e avambraccio. Quando muoverete le
dita nei passaggi del pollice siate sempre scrupolosi e fate i movimenti rispettando
l’immobilità totale di tutte le altre parti del corpo. Evitare assolutamente di
premere a fondo i tasti suonando in superficie. Tenete il gomito destro alto senza
mai piegarlo. A sinistra ricordate di portare avanti il polso per evitare eccessivi
sforzi alle dita. Come ripeto spesso, una cosa complicata è solo un cumulo di cose
semplici. Lavorando sui singoli movimenti, il vostro corpo elaborerà gli
spostamenti nelle migliori condizioni. Consiglio quindi di isolare le cose semplici e
in seguito lavorarle e controllarle tutte insieme.

4. Frederic Deschamps (durante una lezione).


Minimizzando il numero delle posizioni, favorirete la memorizzazione, avrete un
miglior controllo del vostro strumento con una netta riduzione delle possibilità di
errore. Il corpo del fisarmonicista riconoscerà tutti i meccanismi che avete
memorizzato e questo vi consentirà di avere sempre la posizione ideale senza
dover pensare.[/su_spoiler] [su_spoiler title=”Massimiliano Pitocco (Italia)”
style=”fancy” icon=”chevron-circle”][su_dropcap style=”flat”
size=”3″]N[/su_dropcap]on può esistere una didattica statica e uguale per tutti.
L’insegnante, aggiornandosi costantemente, personalizzerà le proprie tecniche per
ogni singolo studente. La corretta posizione dello strumento parte dalla
naturalezza. Una impostazione innaturale comporterebbe imprecisioni esecutive e
futuri problemi fisici.
5. Massimiliano Pitocco.
I grandi fisarmonicisti internazionali hanno tutti una posizione non perfettamente
corretta, anche se efficace. L’impostazione di base quindi deve essere illustrata
dall’insegnante, ma anche adattata all’allievo. Nello specifico, è importante avere
la cinta sulla spalla sinistra ben stretta in modo da avere più aderenza e controllo
della fisarmonica; quella destra un po’ più allargata.
La tastiera del canto va leggermente inclinata a destra nella parte superiore,
l’estremità inferiore, invece, va bloccata con la gamba destra, fattore
determinante per la chiusura del mantice. In alcuni casi adotto una terza cinghia
collocata nella parte inferiore della schiena. Per migliorare le inversioni di mantice
sono fondamentali: spalle, gambe e respiro. Per l’apertura si deve irrobustire la
spalla destra mentre per la chiusura quella sinistra, e la gamba destra (che
bloccherà la parte inferiore della tastiera). Tra un’inversione e l’altra inoltre
bisogna inspirare prima del cambio e buttare fuori l’aria sull’inversione stessa. In
tutto questo processo i piedi devono essere ben posizionati a terra (tacco e
punta). Sconsiglio quindi alle donne di suonare con tacchi alti, pena la perdita di
stabilità.
Il mantice va utilizzato come un ventaglio, serrando il più possibile la parte
inferiore. Altrettanto importante è tenere l’avambraccio sinistro perpendicolare al
fondo della fisarmonica e spingere in chiusura con la parte bassa del palmo.
Quest’ultimo accorgimento è fondamentale per avere sempre chiusa la parte bassa
del mantice e immettere aria nella fisarmonica dal basso verso l’alto,
contrariamente, si otterrebbe un suono diverso da quello in apertura, si
percepirebbero le inversioni e si alzerebbe il mantice con perdita di stabilità
generale. Qualora necessitaste di maggiore/minore aria nelle inversioni, cercate di
lavorare sull’affondo dei tasti e non facendo diminuendi o crescendi improvvisi.
Un’ultima annotazione: è importante essere non solo precisi sulla nota dove si
vuol chiudere o aprire, ma anche decisi e senza accento, tipo un boscaiolo che
taglia il ceppo in un solo colpo: netto e preciso! Talvolta si consiglia l’acquisto di
una fisarmonica di dimensioni e peso troppo grandi o troppo piccole, con la
conseguenza che si farà molta fatica nelle inversioni del mantice. Non trascurate
questo fattore per non incorrere in problemi fisici; la fisarmonica deve essere delle
giuste dimensioni, proporzionata alla struttura fisica dell’allievo a garantire un
controllo totale e un corretto uso del mantice.

[/su_spoiler] [su_spoiler title=”Viatcheslav Semionov (Russia)” style=”fancy”


icon=”chevron-circle”][su_dropcap style=”flat” size=”3″]U[/su_dropcap]na volta
si suonava con 4 dita e la forma delle fisarmoniche era completamente diversa.
Questo ha generato nuove diteggiature, nuovi modi per tirare il mantice e nuove
posizioni strumentali. Come prima cosa la fisarmonica deve essere spostata verso
sinistra, con il mantice libero di muoversi. La tastiera destra deve toccare l’interno
della gamba destra per essere così ben fermata.

6. Viatcheslav Semionov, tavoletta interna per la


separazione dal corpo.
Quando poggiate la fisarmonica sulla gamba sinistra, questa deve essere portata
leggermente avanti, abbassata al 90% dell’altra. A questo punto verificate che la
fisarmonica sia completamente orizzontale, dovrebbe reggersi da sola senza
cinghie. Le cinghie è bene tenerle in maniera naturale sul corpo, senza troppo
stringerle; la cinghia destra va misurata con la mano in posizione sulla tastiera (ci
si basi sul pollice) e la sinistra va stretta senza forzature.
Generalmente il naso del musicista dovrebbe essere in linea con i registri del
canto. L’altezza della sedia dipende come immaginabile dalle gambe dell’alunno.
Gli strumenti classici hanno una tavoletta sporgente interna (foto 6) che impedisce
alla fisarmonica di piegarsi troppo in avanti. In realtà essa viene utilizzata anche
per tenerla ferma, infatti premendo in avanti il braccio sinistro si otterrà una
stabilizzazione generale molto utile (ottima per lo shake). Quando si vuole essere
più liberi (ad esempio in atmosfere pacate), allora si spinge il mantice verso il
corpo rendendo più libero lo strumento proprio perché la sporgenza suddetta non
preme più sul petto del solista. Il braccio sinistro deve seguire la mano nelle sue
escursioni ascendenti e discendenti, ma in alcuni passaggi particolarmente
virtuosistici è possibile piegare il braccio al contrario della direzione delle dita
(queste salgono mentre il braccio scende e viceversa). A destra polso e
avambraccio, essendo più liberi di muoversi, procedono in linea perpendicolare alla
tastiera.

7. Viatcheslav Semionov con allievo in posizione.


Per i passaggi rapidissimi, dove si evita l’uso del pollice, (in particolare nei sistemi
russi) il polso può essere piegato per agevolare il movimento sulle 3 file. La
posizione delle dita deve essere naturale, perpendicolare al tasto. Provate a
stringere il pugno, adesso aprite le dita e poggiatele sui tasti con un movimento
spontaneo, naturalmente verificando la perpendicolarità; bene, questa è la vostra
posizione e anche quella più adatta ai virtuosismi. Per le frasi melodiche è meglio
allungare di poco le dita a rendere più morbido il movimento; anche la musicalità
della frase ne guadagnerà. Il braccio della mano sinistra, in apertura mantice,
dovrebbe aprirsi oltre la cassa dei bassi e rientrare all’interno, in chiusura.
Suggerisco di fare il bellow shake come i violinisti suonano il tremolo; braccio
aperto e fisa in avanti a creare un diverso uso dei muscoli. Pensate a una linea
immaginaria che parta dalla vostra cinghia destra e diagonalmente arrivi all’angolo
esterno della cassa dei bassi. Il richot shake invece necessita di una posizione
rigorosamente orizzontale per essere equilibrato e silenzioso. Nella foto 7 si noti la
posizione ideale di un mio alunno.

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[su_spoiler title=”Discografia” class=”my-custom-spoiler”]
La discografia qui di seguito sarà divisa in tre parti – jazz, world e classica –
seguendo la linea dello speciale. Partendo dalla musica jazz non si può non
iniziare da dei miti che ci hanno lasciato da poco come Art Van Damme e Frank
Marocco, entrambi iniziati alla musica all’età di circa 9 anni. Van Damme ha
avuto molto successo in Giappone mentre negli Usa scrisse un programma con suo
nome The Art Van Damme Show per la NBC. Il suo stile è caratterizzato da registri
timbrici più ovattati e di lui si ricorda volentieri uno dei suoi album più recenti
State Of Art. Da un big televisivo ad uno cinematografico: Frank Marocco ha
partecipato alla colonna sonora di numerosi classici, da Dottor Zivago a
Ratatouille. In Travelling in time si scoprono cinquant’anni della sua carriera.
Spostandosi in Francia ecco Richard Galliano, fisarmonicista di origini italiane. Di
lui si ricorda l’album Mare Nostrum per il quale ha collaborato con il trombettista
Paolo Fresu e con Jan Lundgren al piano. La meraviglia di questo album è quanto
la combinazione di questi strumenti suoni bene e naturale. Passaggio in Italia per
il modern-jazz di Gianni Coscia e la sua collaborazione del 1999 con Trovesi, più
volte suo partner musicale, per ascoltare l’album In cerca di cibo, avente una
chicca: le note di copertina scritte da Umberto Eco, suo compagno di scuola e
amico. Restando in Italia abbiamo il nostro Renzo Ruggieri che attualmente si
occupa di Italian Jazz e, oltre ad aver suonato in tutto il mondo, nel 2007 ha
accompagnato Antonella Ruggiero sul palco dell’Ariston in quanto ha curato gli
arrangiamenti del disco live Souvenir d’Italie, uscito lo stesso anno. Spaghetti
Time, del Renzo Ruggieri Group, è un album che attraversa tutti i suoni
caratteristici dell’Italia. Tra i vari progetti di Ruggieri c’è Kramer Project che
prende il nome dal fisarmonicista jazz forse più famoso di tutti i tempi: Gorni
Kramer. Quest’ultimo fu protagonista della tv della prima ora, vi debuttò nei primi
anni ’50 con Nati per la musica, assieme a Lelio Luttazzi, e da quel momento
compose migliaia di canzoni. Viene in mente ad esempio il pezzo con il Quartetto
Cetra Un bacio a mezzanotte. Nella zona world, quella forse più conosciuta a un
pubblico più generalista, c’è Riccardo Tesi che assieme al suo gruppo
Banditaliana ha vinto, con il disco Lune, il premio come miglior album italiano di
world music. Renato Borghetti è uno degli artisti brasiliani di più solida carriera
internazionale, è un’emozione ascoltarlo live e quindi Andanças – Live in Brussels
è un ascolto pressoché obbligato. La fisarmonica diatonica, detta anche organetto
diatonico, viene utilizzata sapientemente da Donatello Pisanello degli Officina
Zoè. Le musiche di questo gruppo di pizzica sono coinvolgenti e massima
espressione della fisarmonica la si ha nel pezzo Don Pizzica contenuto in Sangue
Vivo. Collegandoci alla pizzica viene in mente Ambrogio Sparagna, colui che ha
diretto dal 2004 al 2006 il concertone della Notte della Taranta, e che utilizza in
maniera esemplare ed entusiasmante la fisarmonica, da provare il disco omonimo
dove appare anche Francesco De Gregori. Pensando alla fisarmonica viene in
mente, sempre nell’ambito della world music, la musica rom e il suo più famoso
esponente in Italia: Santino Spinelli in arte Alexian, si veda uno dei suoi primi
album, Gijem Gijem. Passando dalla world music a quella classica si
incontra Friederich Lips con il suo album Apocalyps. A dire il vero però il papà di
questo genere si può considerare Mogens Ellegaard, nell’al-bum Accordion
Fireworks è presente il suo stile tra il barocco e il romantico. Il Motion Trio –
formato da Wojtarowicz, Baranek e Gałazyn – cerca di utilizzare nelle sue
composizioni tutte le sfaccettature della fisarmonica. Questi musicisti esplorano le
nuove possibilità date da questo strumento e i loro concerti sono degli spettacoli
musicali che contengono azione e dramma.

Il mantice
Nella pagina relativa al mantice abbiamo visto come esso è costituito ed abbiamo anche potuto sapere
a che cosa serve (cosa che abbiamo ripetuto spesso, anche in questa pagina).

Anche se abbiamo già ampiamente parlato anche di come esso deve essere azionato, e cioè dal braccio
sinistro mediante movimenti di apertura e chiusura ed abbiamo anche detto che il suo lavoro, la
produzione di aria, consente di far vibrare le ance e produrre i suoni, non abbiamo ancora affrontato
alcuni aspetti importantissimi relativi alle modalità della sua utilizzazione.

Precedentemente lo abbiamo definito, non a caso, come il "polmone" dello strumento e questo perchè
esso può proprio essere paragonato all'organo collocato all'interno del nostro torace; il mantice della
fisarmonica deve far "respirare" lo strumento e non solo, banalmente, produrre aria. Infatti:
 il mantice deve mantenere sempre, dentro di se, una giusta pressione dell'aria e questo, in
primo luogo, deve essere garantito dalla sua integrità: ecco perchè se si nota una perdita di
pressione dovuta a imperfezioni dello stesso, dobbiamo subito correre "ai ripari";
 durante la vita quotidiana, difficilmente notiamo e facciamo caso al lavoro inconciamente
svolto dai nostri polmoni (ricambio dell'aria fatto e che, notoriamente, serve all'ossigenazione
del nostro sangue). Ci accorgiamo dell'esistenza di questi organi solo.....in momenti particolari:
ad esempio quando abbiamo la necessità di fare cose come, quella di trattenere il fiato oppure
quella di immettere un maggiore quantitativo di aria negli stessi. La stesso vale per il mantice.
Se infatti esso "inconsciamente" viene azionato per far suonare la fisarmonica, è necessario
che il suo "respiro" sia regolare: la sua apertura in espansione ("respiro - fase inalatoria")
deve essere possibilmente sempre "normale" senza eccessi, (cioè aprire il mantice fino al
massimo delle sue possibilità od oltre una certa normalità), così come la chiusura deve sempre
portare all'eliminazione dell'aria comunque evitando che i lati delle casse armoniche si
avvicinino troppo fino quasi a combaciare chiudendo conseguentemente lo strumento.
Naturalmente queste indicazioni che sono di base devono essere rapportate al fisarmonicista ed
al brano che si sta suonando. Per cercare di fare un esempio, in una situazione di normalità
quando le note da suonare sono di media durata, oppure la battuta non risulta essere
particolarmente difficile o veloce, la sua "respirazione" (apertura - chiusura) può essere
normale; quando il fraseggio musicale presenta in un punto qualunque una difficoltà media
rappresentata ad esempio da sequenze di note o abbondanti, o molto lunghe oppure
particolarmente veloci, può essere consigliabile "prendere fiato" facendo un bel "respirone"
(tirando cioè il mantice leggermente oltre quello che viene fatto normalmente). Cercate inoltre
anche di imparare a non aprire e chiudere il mantice in modo "piatto" cioè
perpendicolarmente, ma di aprirlo e chiuderlo "a vu" cioè, in apertura, cercando di aprire
maggiormente la parte superiore e in compressione, di chiderla. Il piccolo filmato che ho
realizzato dovrebbe chiarirvi le idee.

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