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5.2 ANAFORA
Il termine anafora ha più significati per interpretare un certo sintagma del testo. Passerò
rapidamente in rassegna le diverse possibilità di ripresa anaforica dell’italiano:
- Ripetizione dello stesso sintagma: ieri Maria è stata interrogava… Maria aveva studiato
molto; se l’antecedente è un sintagma indefinito, la ripresa anaforica sarà un sintagma
definito: un bambino… il bambino; in questo caso è proprio l’uso dell’articolo
determinativo nella ripresa anaforica a segnalare che il referente è già noto
- Vari tipi di sintagmi nominali: un sinonimo; un sinonimo testuale; un sovraordinato, in
cui la ripresa anaforica è espressa da un nome di significato più ampio rispetto
all’antecedente (un cliente… l’uomo); una perifrasi (Venezia… la città lagunare)
- Vari tipi di pronomi
Il meccanismo anaforico è frequentissimo in tutti i tipi di testi, scritti ed orali ed è ovvio che
capire un testo significa ricostruire correttamente i rapporti anaforici che il testo crea.
5.2.1 DATI E RICERCHE
Ci sono molte domande che riguardano proprio la capacità degli studenti di vedere e
interpretare correttamente il meccanismo anaforico. Il motivo è facilmente intuibile: la corretta
individuazione dell’antecedente di una qualunque ripresa anaforica è essenziale alla
comprensione dell’intero testo. Toth ha ragionato sui tipi di antecedenti e sui tipi di riprese
presenti nelle domande, mettendoli in relazione con le percentuali di risposte corrette.
Risultano più facili le domande in cui l’antecedente sia in una posizione sintattica forte,
essendo, ad esempio, il soggetto della frase, e rimandi a una entità facilmente e chiaramente
identificabile perché posta al centro di una storia.
5.5 LA PUNTEGGIATURA
Come si può avviare al rispetto delle funzioni sintattiche dei principali segni interpuntivi senza
indurre una riflessione esplicita su di essi? Senza imparare a riconoscer ee segnalare i confini di
frasi e costituenti?
Non sono pochi i testi prodotti dai ragazzi, quelli in cui sembra dominare una sorta di casualità
interpuntiva, per cui c’è chi va a capo a ogni frase e chi articola il suo testo in una lunga
ininterrotta sequenza.
5.5.1 CHE COS’É LA PUNTEGGIATURA? E QUALI SONO I SINGOLI SEGNI DI PUNTEGGIATURA?
Non sono domande banali, non almeno per i bambini. Aiutare i bambini a mettere a fuoco i
segni interpuntivi, a distinguerli dai grafemi e da altri segni grafici. Il primo è quello che
chiamerò della “seconda lettura”: dopo la prima lettura di una qualsiasi sequenza, che individua
i grafemi, le parole e le frasi e ricostruisce il senso del testo, si passa a una seconda lettura, che
individua i segni interpuntivi presenti, li sottolinea o li evidenzia, impara a chiamarli con il loro
nome. Compariranno subito il punto, la virgola, i punti esclamativo e interrogativo, i due punti
introdotti del discorso diretto accompagnati dai trattini o dalle virgolette, senza dimenticare gli
accapo.
Il primo esercizio sarà la messa a fuoco di questi segni. Per qualche tempo basterà limitarsi alla
loro individuazione e denominazione. Poi, via via che i bambini si familiarizzano con la lettura ad
alta voce, nascerà spontanea l’esigenza di scandire il ritmo, segnalare cioè il susseguirsi delle
frasi e delle pause.
5.5.2 A CHE COSA SERVONO I SEGNI DI PUNTEGGIATURA?
La punteggiatura assolve contemporaneamente a tre funzioni:
- Prosodico – intonazionale: indica il ritmo del discorso, dato dalla successione delle frasi
e delle pause tra l’una e l’altra e dal modo in cui vengono pronunciate
- Logico – sintattico: la punteggiatura è contemporaneamente al servizio dell’orecchio e
dell’occhio; dell’orecchio perché è nata per indicare le pause alla lettura; dell’occhio
perchè rende visibile la demarcazione di unità sintattiche. È la punteggiatura che rivela a
una prima occhiata come è strutturato un testo dal punto di vista linguistico. I due punti
servono prima a introdurre la spiegazione di quanto affermato prima, poi a introdurre il
discorso diretto.
- Stilistica o testuale: consiste nella violazione consapevole delle norme interpuntive a fini
espressivi.
5.5.3 DAL MONDO DELLA RICERCA. UN CURRICOLO SULLA PUNTEGGIATURA NELLA SCUOLA
PRIMARIA
Già i primissimi incontri con la lingua scritta offrono al bambino testi strutturali e ben
punteggiati. Di pari passo dovrebbe precedere la presa di coscienza del valore funzionale dei
diversi segni interpuntivi, i quali però vanno presentati a tempo debito.
Il percorso sulla punteggiatura si fa iniziare nella II classe della scuola primaria. Le prime
riflessioni potranno riguardare:
- il punto fermo per chiudere frasi di senso compiuto
- il punto interrogativo per esprimere domande o dubbi
- il punto esclamativo per esprimere stupore, sdegno
- la virgola seriale negli elenchi
- i due punti per introdurre il discorso diretto
- le virgolette o le lineette per racchiudere il discorso diretto
- i puntini di sospensione per indicare una sospensione nel testo
Risultano appena più difficili:
- la virgola per separare frasi
- la virgola che si apre e si chiude per segnalare gli incisi
- i due punti per introdurre una spiegazione
- il punto e virgola per separare frasi
- l’accapo per segnalare blocchi informativi o snodi del testo.
Questa lista può essere un comodo ausilio alla programmazione didattica, in quanto può
aiutare a tenere a mente gli usi canonici dei segni e le difficoltà da tenere sotto controllo.
CAPITOLO 6: DENTRO LE PAROLE
6.1 LESSICO E RIFLESSIONE SUL LESSICO NELLA SCUOLA DI OGGI
Le Indicazioni nazionali del 2012 contengono un’importante novità: compare un nuovo
paragrafo dal titolo Acquisizione ed espansione del lessico ricettivo e produttivo.
La riflessione sugli aspetti più formali delle parole aiuti la loro piena e sicura acquisizione.
La riflessione sul lessico risulta ora del tutto assente tra gli obiettivi dei primi 3 anni di scuola
primaria, quando l’incontro con la lingua scritta e la connessa aumentata considerazione della
forma delle parole potrebbero rivelarsi un’occasione unica.
Gli unici due obiettivi di riflessione sulla lingua relativi al lessico sono:
- conoscere i principali meccanismi di formazione delle parole (parole semplici, derivate,
composte)
- conoscere le principali relazioni di significato tra le parole (somiglianza, differenze,
appartenenza a un campo semantico).
Sono due obiettivi già presenti nelle Indicazioni del 2007. Dei due indici tratterò solo il primo,
che attiene all’ambito della cosiddetta morfologia lessicale: studia le parole complesse, che si
sono formate, tramite regole, da altre parole.
Le prove INVALSI dimostrano che già alla fine del secondo anno di scuola primaria i bambini
sono pronti a riflessioni semantiche sul lessico.