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IL PRIMO VOCABOLARIO DEL BAMBINO

Secondo l’approccio neuro costruttivista e multifattoriale per comprendere il processo di acquisizione del
linguaggio è necessario studiare la reciproca e continua interazione tra geni, sviluppo cerebrale corpo e
ambiente fisico e sociale. Ci sono circuiti neurali cortico-sottocorticali che sono coinvolti nell’elaborazione
delle diverse componenti linguistiche. Questi circuiti risultano tuttavia ancora immaturi, sul piano
neurofisiologico e neuro funzionale durante il periodo evolutivo. La plasticità cerebrale consente che le
opportunità ambientali che ciascun bambino riceve attuino un modellamento progressivo dei circuiti
neuronali implicati nell’acquisizione del linguaggio, inteso come funzione complessa, determinata da fattori
biologici, cognitivi e relazionali e ambientali. Può esserci un’evoluzione solo quando precise capacità non
linguistiche sono acquisite e consolidate. Alcune importanti competenze di base sono la forte tendenza ad
orientare l’attenzione verso qualcosa di preciso nell’ambiente circostante, la capacità di integrazione delle
percezioni che provengono da differenti organi di senso. Queste competenze si integrano tra loro e
consentono la maturazione di alcune abilità che accompagnano e sostengono l’’emergere e lo sviluppo del
linguaggio, l’attenzione condivisa e l’abilità generale di associare suoni, gesti e significati. Grazie alla
plasticità cerebrale che caratterizza questo periodo evolutivo, insieme all’alta qualità dell’input e alle
esperienze alle quali i bambini sono esposti. Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da un’importante
variabilità interindividuale. I livelli socioculturale ed economico bassi non costituiscano reali fattori di
rischio, e spiegano che a poco la varianza del vocabolario espressivo nei primi anni di vita. I genitori si
relazionano in modo differente con i bambini e con i bambini, c’è una maggiore prossimità fisica, di
maggiori iniziative conversazionali e di un pi forte attaccamento verso le bambine, una terza ipotesi
suggerisce che i genitori parlino di più con le bambine in quanti queste rispondo al maggior numero di
cambi communitavi. Un temperamento facile favorire lo sviluppo linguistico, un temperamento difficile,
caratterizzato da emotività negativa è correlato ad un linguaggio più povero. Due profili distinti presentano
una condizione di rischio per lo sviluppo del linguaggio, quello inattento e quello inibitorio. All’interno degli
scambi ritualizzarti e contestualizzati che il bambino impara ad attribuire un significato alle azioni e alle
espressioni degli adulti ed impara a produrre dei segnali. Il bambino arriva al sesto stadio del periodo senso
motorio, in cui raggiunge la capacità rappresentazionale. I diversi stili d’interazione comunicativa con le
caratteristiche individuali influenzano il modo e i tempi in cui si realizza il primo sviluppo comunicativo e
linguistico. Studi italiani hanno analizzato lo stile comunicativo madre bambino. Gli studi che si sono
occupati dell’input linguistico rivolto al bambino hanno dimostrato che glia adulti coinvolgono i bambini in
interazioni diadiche, modificando il proprio linguaggio e applicando uno stile molto differente rispetto a
quello che viene rivolto ad altri adulti. (motherese, baby talk).

Il neonato usa gli organi fono articolatori comunicando i suoi bisogni attraverso il pianto. A tre mesi la
varietà dei suon prodotti aumento, il bambino impara ad ascoltare, la voce altrui costituisce uno stimolo
per le sue vocalizzazioni. A partire da questo momento il bambino diventa capace di controllare l’attività
fono articolatoria. A sei mesi si osserva un’evoluzione delle strutture anatomo-fisiologiche, comunicando i
suoi bisogni attraverso il pianto. A tre mei la varietà dei suoni prodotti aumenta, il bambino impara ad
ascoltare e la voce degli altri diventa uno stimolo per le sue vocalizzazioni ed è in quel momento il bambino
diviene capaci di controllare l’attività fono articolatoria. A sei mesi si osserva un’evoluzione delle strutture
anatomo-fisiologiche che portano ad un maggiore controllo della mandibola e della lingua, e alla comparsa
del bubbling canonico. Melzoff e collaboratori hanno evidenziato che intorno ai nove e dieci mesi i foni
nativi aumentano e solo a partire dai dodici mesi circa i foni non attivi diminuiscono, i bambini producono
stringhe sillabiche più elaborate in cui si assiste ad una variazione di consonante o coclee e di andamento
intonativo. Diverse ricerche hanno documentato una stretta continuità fra il periodo prelinguistico quello
linguistico, in termini di sviluppo fonetico. Le prime parole che compaiono tra i 9 e 15 mesi convivono con il
bubbling che diventa via via più marginale. Il lessico comincia ad essere organizzato in asse alle proprietà
fonologiche delle parole. Gradualmente il bambino arriva a costruire una vasta serie di associazioni tra i
suoni e i relativi schemi motori. L’acquisizione di nuove parole sollecita la programmazione di altri gesti
articolatori e la loro progressiva differenziazione. La gamma d suoni che il bambino riesce a d esprimere
diventa mano mano più ampia. Il parlato dei bambini piccoli è caratterizzato da ampia variabilità, i bambini
tra i 18 anni e i 36 mesi producano determinate parole sempre nello stesso modo e altre parole in modi
sempre diversi. Molti studi hanno evidenziato che uno sviluppo regolare del babbling prende il successivo
sviluppo lessicale e una comparsa del babbling canonico dopo i 10 mesi può essere associato a condizioni di
rischio per successivi problemi di linguaggio. La comprensione dele parole implica un processo di
riconoscimento, la comprensione delle parole implica un processo di riconoscimento la produzione delle
parole rappresenta un compito più complesso; il processo di riconoscimento di una parola è legato
all’identificazione dei singoli suoni e delle loro combinazioni, è nelle esperienze precoci con i caregivers che
il bambino costruisce le rime associazioni tra suoni e significati. È stato documentato, ad esempio, che i
bambini con migliori capacità attentive acquisiscono più velocemente il lessico in quanto sono più pronti a
partecipare a momenti di attenzione condivisa con gli adulti, alcuni autori hanno trovato punteggi più alti
nelle femmine rispetto ai maschi sia in comprensione si in produzione. Quando iniziano ad essere capite le
prime parole, tra gli otto e i dieci mesi di età, si assiste parallelamente alla comparsa di alcune abilità
fondamentali: una migliore capacità di percepire e discriminare i suoni, di utilizzare gli oggetti in modo
adeguato, di memorizzare gli eventi, di imitare e di comunicare intenzionalmente. Poi vengono
documentate importanti trasformazione del sistema nervoso, il processo di mielizzazione, l’intensificazione
della sinaptogenesi, l’incremento dell’attività metabolica. La comprensione è un fenomeno più difficile da
osservare rispetto alla produzione perché i bambini sotto i due anni sono spesso poco disponibili a
cooperare in compiti strutturati. Si utilizzano diverse metodologie di studio, come le tecniche dei potenziali
evocati, i paradigmi di preferenza visiva e i questionari per i genitori. La tecnica dei potenziali evocati,
Thierry, vima e Roberts hanno evidenziato, in bambini di 11 mesi, risposte corticali differenti nella
comprensione di parole familiari e non familiari. Mills e collaboratori hanno impiegato i potenziali evocati
associati alla comprensione di parole familiari e non familiari in bambini tra i 13 e i 20 mesi. Si para di una
sorta di onda della comprensione, che caratterizza il tracciato di quei bambini i cui genitori riportano alti
livelli di coprensione, che non è registrata nei bambini che hanno un basso livello di comprensione. La
distribuzione e la forma dell’onda sono inoltre diverse tra quei bambini che sono in grado di comprendere
le parole e coloro che la comprendono e le producono. I differenti circuiti cerebrali siano implicati nei
processi di comprensione di comprensione e produzione. Studi che hanno previsto l’uso delle tecniche di
preferenza visivo hanno osservato l’esplosione del vocabolario recettivo intorno ai 18 mesi. Ricerche
condotte attraverso l’uso di questionari e di procedure osservative, intorno all’anno di età l’esplosione del
vocabolario ricettivo. I risultati discordanti di questi studi potrebbero dipendere dalle differenti
metodologie utilizzate oppure dall’effettiva esistenza di due momenti significativi nell’ampliamento del
vocabolario di comprensione. In una prima fase, intorno all’anno di età, il riconoscimento delle prime
parole non sia propriamente referenziale. Dai 16 e 18 mesi d’età il legame tra referente e parola
diventerebbe più stabile e slegati dal contesto. Lo studio dell’evoluzione della comprensione in rapporto
alla produzione di azioni, gesti e parole, correlazioni molto strette vengono riportate tra comprensione e
repertorio di azione tra comprensione e misure cognitive non verbali. La comprensione è un’abilità che
precede la produzione a 12 mesi i bambini comprendono in media 91 parole, ne producono 5 rispetto
all’elenco delle 408 parole proposte al questionario, ci sono bambini che iniziano a parlare quando la loro
comprensione è molto caratteristica delle prime fasi di sviluppo del linguaggio. Benché un bambino sia in
grado di riconoscere una parola, può non essere capace di ricostruire e riprodurre la pronuncia corretta.
Questo può avvenire sia perché non ha ancora messo appunto l’articolazione e sia perché non riesce a
programmare ed eseguire la sequenza di schemi articolari che gli permetterebbero di produrre la precisa
stringa di suoni. La comprensione di parole correla debolmente con la produzione di parole. Diversi studi
hanno mostrato che i bambini con un ritardo di comprensione linguistica, hanno una probabilità
notevolmente maggiore di sviluppare un persistente disordine del linguaggio. Secondo Kendon il linguaggio
è multimodale ed elementi verbali interagiscono tra loro in modo rapido, fluido e complesso. Le origini
dell’interdipendenza tra sistemi motorio e linguistico possono essere già osservate, verso i 6-8 mesi, i
bambini mettono in atto movimenti ritmici degli arti superiori e inferiori sincronizzati temporalmente con le
vocalizzazioni; a 11-12 mesi i bambini producono vocalizzazioni, manipolazioni e gesti di richiesta. Su
bambini più grandi hanno evidenziato che alcuni aspetti delle loro conoscenze vengono espressi attraverso i
gesti durante l’esecuzione di compiti cognitivi. L’interconnessione tra azione, gesto e linguaggio. Nel
laboratorio di Giacomo Rizzolati hanno dimostrato l’esistenza di neuroni motori organizzati in base ad un
vocabolario di azioni in cui sono definite le caratteristiche specifiche degli oggetti. Tra questi ci sono i
neuroni a secchio. Questo meccanismo biologico consente di riprodurre mentalmente le azioni dell’altro.
Una parte importante del sistema dei neuroni motori specchio è situata nelle aree specializzate per il
linguaggio, come l’area di brocca. Il sistema dei neuroni motori a specchio assicura la coincidenza tra azioni
di manipolazione e la loro rappresentazione. La comunicazione intenzionale tra i 9 e i 13 si esprime
attraverso la comparsa di una serie di gesti, definiti performativi o deittici. Il gesto di indicare compare più
tardi rispetto agli altri, non si basa sul contatto fisico con l’oggetto o sulla manipolazione. Il gesto si indicare
esprime due intenzioni comunicative richieste, quella dichiarativa. Tra i 13 e i 16 mesi, compre un altro tipo
di gesti, detti rappresentativi, il loro significato è relativamente costante nelle diverse situazioni
comunicative è condiviso dal bambino e dà i suoi interlocutori, è quindi comprensibile indipendentemente
dal contesto. Il bambino dimostra di poter usare un’etichetta non verbale. Alcuni questi gesti non implicano
la manipolazione ma nascono da scambi inter-sociali. Nelle azioni che implicano la manipolazione di oggetti
i bambini riescono a mettere in atto schemi d’azione diversi in relazione a specifici oggetti. attraverso
queste azioni i bambini raggiungono obiettivi pratici, che li aiutano a costruire e consolidare concetti
differenziati per ciascuno di loro. Nello studio longitudinale di Caprici e collaboratori, i bambini di età
compresa tra i 10 e i 23 mesi, è stato osservato che le azioni erano presenti durante tutto il percorso di
acquisizione. L’azione sembra aver un ruolo di precursore delle prime forme linguistiche sia gestuali sia
vocali. Il processo di progressiva decontestualizzazione è osservabile durante lo sviluppo di primi vocaboli.
Al principio il bambino pronuncia le prime parole solo mentre sta compiendo in prima persona l’azione. i
gesti precedono la comparsa delle parole, di solito i bambini usano più spesso gesti che parole, a 20 mesi il
sistema linguistico si riorganizza e la produzione complessiva di gesti diminuisce, i bambini raggiungono più
sporadicamente nuovi gesti al loro repertorio. L’uso dei gesti non si limita al periodo dell’emergenza e gesti
e parole iniziano a condividere uno spazio concettuale comune. Nella fase del lessico emergente il bambino
pronuncia le sue prime parole, produce gesti e impara che questi possono vivere autonomamente rispetto
alle sue azioni. A circa 18 mesi molti hanno scoperto che le cose si possono nominare e hanno imparato a
comunicare nonostante l’acquisizione di queste competenze, la comunicazione rimane spesso legata al
contesto situazionale, i bambin si rivolgono ad un interlocutore privilegiato e sono da lui sollecitati a
parlare. Il bambino non è ancora impegnato sul vocabolario ma sulla scoperta dei meccanismi che ne
regolano e ne permettono l’acquisizione. Tra i 21 e i 26 mesi i bambini arrivano ad imparare circa 50 parole
ogni mese. L’esplosione del vocabolario segnerebbe l’inizio dello sviluppo linguistico, quando le
rappresentazioni di pattern sonori vengono associate in modo stabile a categorie di oggetti; l’incremento
del vocabolario rifletterebbe un nuovo livello di conoscenza determinato dall’interazione tra fattori
cognitivi. I cambiamenti che si evidenziano non sono mai un passaggio da nulla a tutto, ma riflettono il
progressivo raggiungimento di nuove conoscenze. Ci sono 4 stadi del processo di ampliamento del
vocabolario: il primo periodo il bambino non dice più di 10 parole il vocabolario è composto
prevalentemente da onomatopee. nel secondo periodo il vocabolario del bambino è inferiore a 200 parole.
Nel terzo periodo la produzione di verbi e predicati inizia ad aumentare, questo processo è maggiormente
evidente in bambini con un vocabolario superiore a 150 parole. L’ultima fase è caratterizzata dalla
comparsa dei funtori, classe di parole che comincia a crescere e a essere usata in modo stabile quando il
bambino padroneggia 400 parole circa. Prima dei 2 anni molti bambini cominciano a mettere insieme due o
più parole formando le prime frasi, alcuni fanno riferimento alla presenza di un predicato, altri invece
preferiscono fare riferimento al significato della stringa prodotta. L’analisi del linguaggio infantile ha
permesso di studiare meglio il passaggio dal periodo olofrastico a quello delle prime combinazioni.
L’esistenza di forme transizionali è stata individuata per la prima volta da Bloom e ripetutamente
documentata da diversi ricercatori. Parole singole sono state usate all’interno di vere e proprie costruzioni
verticali, in cui adulto e bambino condividono un discorso 16 mesi la ripetizione ha un ruolo fondamentale.
Le prime combinazioni di parole sono molto concrete nel senso che la funzione specifica delle parole in esse
contenute è quella di ripartire i significato della situazione le parole non possono essere ancora attribuite a
categorie grammaticali. La capacità d produrre enunciati di due o più parole appare strettamente collegata
allo sviluppo del vocabolario verbale. Il processo di acquisizione del linguaggio non si realizza ma con un
tutto o niente ma è molto graduale. Le prime frasi esprimono in realtà un significato molto più ampio dal
punto di vista morfologico. Il linguaggio del bambino si appoggia molto al contesto situazionale e
linguistico. Adulto e bambino parlano insieme. Le prime combinazioni di due elementi sono inizialmente
costituite dalla giustapposizione di due nomi o due in predicato con il soggetto e o un complemento.
L’evoluzione della struttura della frase è strettamente collegata alla sua lunghezza e la lunghezza media
degli enunciati prodotti da un bambino è considerata uno degli indici più importanti e attendibili del suo
sviluppo linguistico. Nella fase pre-sintattica gli enunciati sono prevalentemente parole singole in
successione. La fase sintattica primitiva è caratterizzata da una consistente diminuzione delle parole singole
in successione. Nella fase di completamento della frase nucleare e si registrano numerosi cambiamenti in
senso quantitativo e qualitativo. Alla fine, le frasi complesse diventano corrette da un punto di vista
morfologico e la fase di consolidamento è completata. La comparsa delle frasi prodotte dal bambino nel
primo periodo è stato definito telegrafico, vengono omessi i morfemi grammaticali liberi. Mancano gli
articoli, le preposizioni e i pronomi. Pizzuto e caselli in due lavori differenti hanno esaminato lo sviluppo di
alcuni aspetti morfologici; un aspetto morfologico può essere definito acquisito quando viene prodotto
correttamente nel novanta percento dei casi obbligatori. Si definisce come periodo di acquisizione.
L’intervallo di tempo che si registra tra le prime sporadiche comparse del morfema considerato. Per a
maggior parte dei bambini il primo articolo a comparire e ad essere utilizzato è ‘la’. Le prime espressioni
verbali sono legate alla situazioni concrete di cui il bambino fa esperienza. Pe indagare l’acquisizione da
parte de bambin è necessario seguire un approccio più sistematico. De Vescovi e caselli utilizzando una
prova di ripetizione di parole e frasi con bambini di età compresa fra due e quattro anni. Le abilità dei
bambini di ripetere farsi in modo completo crescono significativamente in funzione dell’età, i cambiamenti
più rilevanti si evidenziano tra i due e i quattro anni. Tutti gli studi riportati dimostrano che nonostante la
comparsa precoce di diversi morfemi grammaticali non avviene in modo evidente e stabile. I primi studi
sullo sviluppo comunicativo e linguistico hanno utilizzato come metodo elettivo l’osservazione diretta
longitudinale. Lo studio del linguaggio si avvale di metodi on line e off line, i primi esaminano il
comportamento contestualmente alla presentazione dello stimolo, quelli off line lo valutano dopo. I metodi
on line permettono di rilevare il livello di automatizzazione dei processi di elaborazione del linguaggio
usando due tipologie di misure: comportamentali e fisiologiche. Le tecniche di preferenza visiva sono
proficue per gli studi dell’età precoce la procedura dell’ILPL prevede la presentazione di una coppia
d’immagini e di una parola riferita a una delle due. Il vantaggio di questa procedura sta nel fatto che al
bambino non è richiesto di fare nulla fuorché guardare. Nella procedura LWL i movimenti oculari del
bambino vengono videoregistrati e misurati con precisione e messi in relazione con le parti salienti dello
stimolo sonoro in funzione delle sue caratteristiche acustiche e prosodiche. I metodi off line, la maggior
parte delle ricerche sulla comprensione e sulla produzione è stata condotta con procedure off line,
attraverso gli studi diaristici e le analisi di casi singoli si è potuto apprendere molto circa le principali fasi.
Queste metodologie offrono l’insostituibile vantaggio di poter seguire e registrare il percorso evolutivo. Per
ovviare alla scarsa generalizzazione dei risultati di queste ricerche sono stati creati contesti strutturati di
osservazione e ideate griglie di codifica dettagliate. Le tecniche di registrazione o di video registrazione,
attraverso la possibilità di analisi ripetuta dei materiali, hanno consentito di esaminare la complessità
dell’interazione. Per lo studi della comprensione e della produzione linguistica vengono ampiamente
utilizzate anche per osservazioni strutturate. Per quanto riguarda la comprensione, le procedure utilizzate
richiedono ai bambini di ragionare in modo consapevole su uno stimolo linguistico. Accanto ai contesti
spontanei di osservazione si collocano quelli semi strutturati, i ricercatori hanno poi ideato un vasto
numero di situazioni sperimentali per studiare le regole linguistiche. È stato dimostrato che i bambini
ripetono correttamente solo quello che riconoscono e comprendono. La metodologia di osservazione
diretta, più o meno strutturata, rileva i comportamenti comunicativi e linguistici. I bambini nella fase di
acquisizione del linguaggio tendono a comunicare in contesti ristretti e con persone familiari, è opportuno
integrare le informazioni ottenute nell’osservazione diretta. Il rispetto di opportuni criteri nella costruzione
degli strumenti e nella loro somministrazione permette di tenere sotto controllo eventuali distorsioni. I
genitori si rivelano una fonte attendibile. Fenson e collaboratori hanno verificato su un campione di
bambini di età compresa tra i 20 e i 30 mesi, un’altra correlazione tra misure di vocabolario riportate dai
genitori al questionario MB-CDI e quelle manifestate dai bambini in laboratorio. È stato verificato che
l’utilizzo del questionario in modo trasversale su ampi campioni e in modo longitudinale. Anche in Italia
alcuni studi si sono occupati di comprendere se esista una buona validità concorrente tra il questionario
PVB e altri strumenti. I questionari risultano utili soprattutto per monitorare i cambiamenti del linguaggio
dopo un intervento riabilitativo.

FORME E PAROLE: come la forma completa è utilizzata per raccogliere informazioni relative a bambini nella
fase di sviluppo tra 8 e 24 mesi è suddivisa in tre parti: la prima parte, la ‘Lista di parole’, comprende una
lista di 100 parole che appartengono a 19 categorie semantiche. La seconda parte ‘Azioni e Gesti ’
comprende 18 item, che derivano dalle 5 sezioni della forma completa, i gesti riportati sono: primi gesti
comunicativi, giochi e routine, azioni con oggetti, facendo finta di essere la mamma o il papà, imitando le
azioni di un adulto. La terza parte ‘Comportamenti’, elenca 18 domande relative a comportamenti verbali e
non verbali. Alcune domande sono state scelte sulla base dei risultati della forma completa ‘gesti e parole’
del questionario PVB. Il campione di riferimento relativo alla forma breve ‘gesti e parole’ è costituito da 538
bambini tra 8 e 24 mesi; tutti sono monolingui, nati a termine e non hanno avuto problemi nel periodo
perinatale, non presentano ritardi di sviluppo o ospedalizzazioni e non sono gemelli. I bambino sono
suddivisi sulla base dell’età in 17 gruppi; il livello culturale è determinato in base al titolo di studio più
elevato, nel 43,9% delle famiglie almeno un genitore è laureato, nel 44% almeno uno dei due ha un diploma
superiore, nel 10% almeno uno dei due ha un diploma di scuola media e nel restante 1% il tiolo più alto è la
licenza elementare. Dal campione emerge che a 8 mesi i bambini comprendono in media 10 delle 100
parole della lista e a 15 mesi ne comprendono la metà. Fino a 17 mesi molti bambini non producono alcuna
parola e la variabilità individuale tra i bambini nell’acquisizione del lessico in tutte le fasce di età
considerate è molto ampia.

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