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Riassunto LE LINGUE E IL LINGUAGGIO , GRAFFI -


SCALISE
Linguistica generale (Università degli Studi di Milano)

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1. CHE COS’È IL LINGUAGGIO

1.1 la linguistica, il linguaggio e i linguaggi

Linguistica = Studio scientifico del linguaggio umano —> disciplina descrittiva: ricondurre a leggi generali i fenomeni
linguistici; fine conoscitivo

Linguaggio: tutti linguaggi sono sistemi di comunicazione -> trasmissione da emittente a ricevente; pur tutti trasmissivi
di comunicazioni, non tutti sono manifestazioni dello stesso sistema => bisogna determinare se principi alla base dei
sistemi sono uguali

Quindi : linguaggi = identica funzione, ma non identica struttura

Ogni lingua ha varietà d’uso ben specifiche

1.2 Caratteristiche proprie del linguaggio umano

Linguaggio animale : sistema continuo -> specializzazione del segnale

Linguaggio umano : sistema DISCRETO = elementi ben distinti tra loro per esistenza di limiti definiti (ex: [p] e [b], [t] e [d])
che hanno effetto di contrasto netto per parlante ed ascoltatore
—> non esistono elementi intermedi

Nel linguaggio umano, le parole sono formate da entità più piccole dette fonemi, ciascuna delle quali priva di significato
ma che, se scambiata con un’altra entità, può generare un cambiamento di significato; i fonemi sono in numero limitato;
tramite fonemi si può formare numero illimitato di parole -> capacità di distinguere significati => caratteristica : DOPPIA
ARTICOLAZIONE

Quindi, linguaggio umano : numero infinito parole -> doppia articolazione dei fonemi + ricorsività

Ricorsività : meccanismo che permette di costruire nuove frasi inserendo in una frase data un’altra frase, e in
quest’ultima un’altra frase ancora, e così via

Meccanismo della ricorsività può creare frasi di lunghezza e dipendenza infinita, tramite :

- verbi appropriati:

(1) Maria mi ha colpito

Con verbo dire —> frase (1) si trasforma in frase complessa = principale + dipendente

(2) I ragazzi dicono che Maria mi ha colpito

Con verbo credere —> frase (2) si trasforma in frase dipendente da frase (3)

(3) I vicini credono che i ragazzi dicano che Maria mi ha colpito

Con verbo sostenere —> frase (3) si trasforma in frase dipendente da frase (4)

(4) I Rossi sostengono che i vicini credono che i ragazzi dicano che Maria mi ha colpito

- e congiuntiva:

A) Giorgio corre
B) Giorgio corre e suda
C) Giorgio corre e suda e grida
D) Giorgio corre e suda e grida e inciampa ...

Il numero di frasi possibili in qualunque lingua naturale è infinito;


Il limite alla lunghezza delle frasi non esiste in linea di principio : limitazioni di spazio e tempo non permettono di
costruire frasi effettivamente infinite;

C’é quindi contrasto tra la capacità potenziale di produzione di frasi di lunghezza infinita e l’effettiva realizzabilità di
tali frasi —> contrasto tra COMPETENZA ed ESECUZIONE , aspetti dell’attività linguistica
Capacità di produrre frasi di lunghezza infinita è presente solo nel linguaggio umano; solo esseri umani sono in grado di
assumere un sistema di comunicazione caratterizzato dalla ricorsività.
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Da anni ‘60 : Serie di studi ed esperimenti per insegnare una lingua ad alcuni gorilla e scimpanzé:
(Esperimenti ben costruiti, che hanno cercato di eliminare ostacoli all’apprendimento del linguaggio umano da parte
delle scimmie)
- primi anni ‘50 : trascurate differenza anatomiche tra sistema fonatorio umano e delle scimmie, conduce a un
fallimento —> non significa incapacità mentale delle scimmie ad apprendere linguaggio umano, ma impossibilità a
livello anatomico a produrre quei suoni
- Anni ‘60: esperimenti più riusciti, ma scimmie in grado di parlare il linguaggio umano non presentano ricorsività;
inoltre, non iniziavano a parlare finché non venivano stimolate a farlo

Quindi, linguaggio umano = sistema altamente specializzato con proprietà specifiche nel doppio senso: specifiche del
sistema, cioè possedute da esso solamente, e specifiche della specie, della sola specie umana

Caratteristiche del linguaggio umano: DISCRETEZZA ; DOPPIA ARTICOLAZIONE ; RICORSIVITÀ


Più altre caratteristiche:
- dipendenza dalla struttura:

(6) la donna che i ragazzi dicono che mi ha colpito è Maria

Il verbo ha colpito si accorda con il nome singolare donna, anche se separato da esso da una lunga sequenza di parole;
il nome ragazzi è più vicino al verno ha colpito, ma trasformando al plurale:

(7) *la donna che i ragazzi dicono che mi hanno colpito é Maria

Si ottiene una frase agrammaticale = non ben formata dal punto di vista di un parlante nativo di una determinata lingua.

(8) La ragazza di Pietro suona bene il pianoforte

(9) *Il Pietro pianoforte bene di ragazza suona la

Il senso intuitivo di grammaticalità o agrammaticalità non è effetto della grammatica normativa, in quanti anche parlanti
di dialetti distinguono tale differenza anche se la lingua in questione (il dialetto) non è fissata normativamente

Senso intuitivo = competenza del parlante nativo di una determinata lingua

Quindi : linguaggio umano =struttura altamente specifica, nel duplice senso che contiene caratteristiche proprie e che è
una caratteristica unica della specie umana

1.3 Il linguaggio e le lingue

Linguaggio = capacità comune a tutti gli esseri umani dotato di caratteristiche proprie specifiche (vedi 1.2) e che lo
distinguono da altri sistemi di comunicazione

Lingua = forma specifica che il sistema di comunicazione assume nelle varie comunità; si parla di lingue perché ne
esistono tante nel mondo.

Rapporto tra varie lingue tra loro

- Ruggero Bacone, medioevo : lingue sono differenti ma entro limiti ben specifici, cioè quelli del linguaggio come
capacità umana specifica => pertanto le lingue non possono differire oltre certi limiti, ed hanno elementi in comune
dato che sono espressioni diverse dell’unico linguaggio;

- prima metà del ‘900 : linguisti sostenevano che nella loro totalità, le lingue non avessero nulla in comune tra loro;

- Seconda metà del ‘900 : ritorno alla concezione di unicità del linguaggio e diversità delle lingue

Elementi comuni a tutte le lingue —> universali linguistici

Tra universali linguistici possiamo citare ricorsività e dipendenza dalla struttura = caratteristiche proprie del linguaggio
umano;

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Caratteristica distintiva —> ordine degli elementi principali della frase (= parole)

- in italiano, ordine più comune è SVO

(10) Gianni scrisse una lettera

Quest’ordine è tipico anche di inglese e francese, ma non è universale -> altri ordini sono possibili

- In arabo e nelle lingue semitiche, ordine più comune é VSO


- In turco e giapponese, l’ordine più comune é SOV

(11) Gianni が tegami を kaita / Gianni la lettera scrisse

L’ipotesi più diffusa è che le lingue siano diverse l’una dall’altra, ma che queste differenze sino confinate in un ambito
limitato di scelte possibili.
Esistono quindi universali linguistici e proprietà che caratterizzano soltanto alcuni gruppi di lingue.
Lo studio di gruppi di lingue è oggetto della tipologia linguistica

2. CHE COS’È UNA LINGUA

Le lingue storico-naturali sono sistemi articolati su più livelli: dei suoni, delle parole, delle frasi, dei significati.
I parlanti nativi hanno competenza di ognuno di questi livelli (competenza morfologica, fonologica, sintattica,
semantica).
Questi livelli hanno carattere sistematico, ovvero sono interdipendenti tra loro.
Le lingue del mondo si possono studiare in modo sincronico e in modo diacronico

Ogni LINGUA é naturale : aspetto inconsapevole = conoscenza e produzione innata ed implicita di atti linguistici; ogni
atto linguistico presuppone conoscenze specifiche anche se implicite.
La produzione di un suono è inconsapevole : produzione autonoma del suono tramite processi che l’organismo umano
mette in atto;
oltre alla realizzazione di un suono, anche l’unione di pezzi per costruire i suoni è inconsapevole : aggiunta si suffissi/
prefissi per formare la parola;
Anche l’ordine assegnato ai pezzi della parola è inconsapevole;
La produzione di atti linguistici nuovi avviene inconsapevolmente anche in occasione di formule mai sentite prima.

2.1 parlato e scritto

La linguistica privilegia la lingua come espressione orale su quella scritta per vari motivi:
- esistono/sono esistite lingue che sono/sono state solo parlate e non scritte; l’aspetto orale è primario, quello scritto è
secondario o derivativo
- Nell’apprendimento di una lingua, un bambino impara prima a parlare che a scrivere; il bambino impara a parlare in
modo naturale, mentre per imparare a scrivere ha bisogno un addestramento;
- Le lingue cambiano nel tempo in primo luogo nella forma orale, e solo in un secondo momento l’espressione scritta si
adegua alle nuove forme dell’oralità

Spesso gli alfabeti sono in ritardo e incongruenti rispetto alle lingue parlate.
ex: in inglese, il suono [f] può essere scritto come f, ph, gh.

2.2 astratto - concreto

Un parlante, ripetendo una parola, non produrrà mai lo stesso suono ogni volta, ci saranno delle variazioni; ci saranno un
N° tot di variazioni diverse dal punto di vista fisico. Ciò però non significa che a quelle variazioni, corrispondano
altrettante varietà “effettive”.

Ex: mano ripetuta 12 volte —> 12 [a] diverse => nonostante 12 variazioni, si ottiene sempre mano

mano e meno sono distinte l’un l’altra rispettivamente dai suoni [a] ed [e]

Ciò che è fondamentale in una lingua, è la capacità distintiva dei suoni; la diversità fisica di un suono non produce
diversità di significato.

Vi è un livello astratto in cui c’é uno e un solo suono / ∆ / e poi questo suono / ∆ / può essere realizzato in un numero n
di modi diversi.

Vi è un livello concreto in cui c’é molta varietà che dipende dagli organi di fonazione;

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Livello astratto /a/ /e/

Livello concreto [a1] [a2] [a3] [an] [e1] [e2] [e3] [en]

Distinzioni fondamentali:
- Ferdinand de Saussure = langue e parole
- Roman Jakobson = codice e messaggio
- Noam Chomsky = competenza ed esecuzione

2.2.1 Langue e Parole

Ferdinand de Saussure, Corso di linguistica Generale 1916, pone distinzioni tra:


- sincronia e diacronia
- Rapporti associativi e rapporti sintagmatici
- Tra significante e significato
- Tra Langue e Parole

Quando due parlanti comunicano, il parlante A associa i suoni ad un significato, producendo un atto di fonazione, e i
suoni giungono all’ascoltatore B che associa un significato ai suoni.

La parole è un’esecuzione linguistica individuale: A produce dei suoni concreti, un atto di parole individuale.
Tuttavia, un individuo non possiede tutta la langue, la lingua sociale astratta. L’individuo può realizzare atti di parole
diversi, ma non può da solo modificare la langue.

La langue è necessaria perché gli atti di parole siano intellegibili. La comunicazione avviene attraverso la parole, ma il
fondamento di questi atti è la langue

Langue sociale, astratta, potenzialità


Parole individuale, concreta, realizzazione

2.2.2 codice e messaggio

Robert Jakobson, distinzione tra codice e messaggio, che si basa su distinzione tra livello astratto e concreto

Codice : insieme di potenzialità, astratto


Messaggio : realizzazione, concreto; -> un messaggio viene costruito sulla base delle unità fornite da un codice

A livello di codice esistono unità astratte che possono combinarsi per formare messaggi / non-messaggi, secondo
determinate regole

unità di codice : /p, n, e, a/ -> unione in —> pane, pena = messaggi


—> pnae, eapn = non-messaggi

2.2.3 competenza ed esecuzione

Noam Chomsky, distinzione tra competenza ed esecuzione, che si basa sulla distinzione tra astratto e concreto

Competenza : tutto ciò che l’individuo sa della sua lingua per poter parlare e capire come egli parla e capisce (innato)
Esecuzione : tutto ciò che l’individuo fa linguisticamente nella produzione dell’atto linguistico.

Saussure Jakobson Chomsky


Livello astratto langue codice competenza
Livello concreto parole messaggio esecuzione

Parole, messaggio, esecuzione si equivalgono;

Tuttavia, langue e competenza sono diverse: la prima è sociale, la seconda individuale:


- la langue è depositata in una comunità linguistica, la competenza è di un singolo parlate
- La langue garantisce la comunicazione perché è collettiva, la competenza garantisce la comunicazione perché
largamente condivisa dai parlanti della stessa lingua

2.3 Conoscenze linguistiche di un parlante


Competenza = insieme delle conoscenze linguistiche che un parlante ha in modo per lo più inconsapevole
—> competenza morfologica, fonologica, sintattica, semantica
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2.3.1 competenza fonologica

Un parlante italiano riconosce determinati suoni ( [p, n, a, e] ) come appartenenti alla sua lingua, così come riconosce
quei suoni ( [pf] ) che non vi appartengono;

Conosce inoltre quali sono le combinazioni di suoni che formano parole e quali no :

a. pane, pena
b. pnae, eapn

Un parlante italiano sa anche cose meno evidenti: ad esempio che se una parola inizia con tre consonanti, la prima deve
essere una [s]:

sproposito *tprota
strano *ctrano
scranno *tcrodo

Automaticamente, un parlante italiano:


- nel fare il plurale di amico, sa che deve trasformare il suono [k] di amico nel suono [t∫] di amici;
- cambia l’accento da amìco ad amichévole, cancella la [o] di Milano nel formare milanese, ma sa che per forlivese non
deve eliminare la [ì] di Forlì, ma deve aggiungere una [v]
- Sa che la pronuncia di [s] in storia non è uguale alla [s] di sdoganare
- Sa dividere le parole in sillabe, identificare la posizione dell’accento ecc..

2.3.2 competenza morfologica

Competenza relativa alle parole della propria lingua, alcuni aspetti della loro struttura e conosce i meccanismi per
formare parole complesse

Un parlante italiano:
- sa che, in italiano, le parole finiscono di norma in vocale, eccetto poche parole come non, per, del, alcune parole di
origine straniera come Sport, alcuni ideofoni come Splash;
- Sa che due parole omografe che differiscono per la posizione dell’accento hanno significati diversi:

àncora / ancòra
pero / però
càpitano / capìtano / capitanò

- conosce il vocabolario della sua lingua e sa quali parole vi appartengono; sa riconoscere parole appartenenti ad altre
lingue; sa riconoscere sequenze di suoni improduttivi di parole
- Sa formare parole nuove partendo da parole semplici, formando parole complesse (collocare —> collocamento), ma
sa che non è sempre possibile applicare lo stesso meccanismo
- Conosce i verbi della propria lingua e sa che si possono formare un centinaio di forme flesse
- Sa che si possono aggiungere suffissi valutativi alla parola libro, ma che lo stesso non può accadere alla parola
balcone
- Sa che ad una stessa parola si possono aggiungere suffissi e prefissi ( utile -> inutile -> inutilità)
- Sa costruire composti, ma sa anche che non tutte le parole possono formare composti

a. uomo radar, uomo scimmia, uomo civetta


b. *uomo matita, *uomo descrizione, *uomo cielo

- o che i termini di un composto non si possono invertire liberamente, o che ad un composto non si possono applicare
suffissi liberamente

2.3.3 competenza sintattica

Conoscenza delle regole della sintassi; i parlanti di una lingua sanno che si possono formare vari tipi di frase, ad
esempio da una dichiarativa semplice si possono formare frasi interrogative:

a. I bambini adorano i dolci


b. Adorano i dolci i bambini?
c. Cosa adorano i bambini?

Parlanti sanno costruire e capire un numero enorme di nuove frasi senza averle mai sentite prima, avendo intuizioni sulla
loro grammaticalità o agrammaticalità

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Le conoscenze sintattiche possono essere molto sottili e inconsapevoli:

a. Vado a prenderlo
b. Lo vado a prendere
c. Penso di prenderlo
d. *Lo penso di prendere

Sa riconoscere strutture frasali che ammettono la possibilità/impossibilità di subire trasformazioni sintattiche


(accumulazione, passivo, interrogazione), riconoscendone grammaticalità o agrammaticalità.

Essendo le frasi producibili potenzialmente infinite, le competenze sintattiche sono vastissime

2.3.4 competenza semantica

I parlanti di una lingua sanno riconoscere il significato delle parole e delle frasi; sanno istituire relazioni semantiche tra le
parole, ad esempio sinonimia; sanno anche che la sinonimia completa e perfetta non esiste.

avaro / taccagno - numeroso / molteplice

Un’altra relazione semantica è la antinomia :

vecchio / giovane ; vivo / morto ; alto / basso

I parlanti sanno identificare molte altre relazioni, e sanno disambiguare frasi potenzialmente ambigue, distinguendo
inoltre:
- ambiguità lessicale

il cane abbaia / il cane della pistola

- ambiguità sintattica

[uomini] e [donne in gamba] <- uomini e donne in gamba -> [uomini e donne] in gamba

I parlanti riconoscono i rapporti tra le parole, riconoscendo ad esempio l’associazione del pronome enclitico lo e si:

Mario lo guarda / Mario si guarda


Il fratello di Mario lo guarda / Il fratello di Mario si guarda

2.3.5 la grammatica dei parlanti

Le conoscenze sopracitate fanno parte della grammatica dei parlanti, ossia insieme di conoscenze immagazzinate nella
mente; questa grammatica viene costituita da un equilibrio di fattori innati biologicamente e di esperienze acquisite nella
comunità linguistica di origine.
Il bambino non è esposto a regole della lingua ma solo a dati —> il bambino costruisce una grammatica a partire dai
dati linguistici primari

2.4 Una lingua non realizza tutte le possibilità

Lingua = codice; codice = costituito da 2 livelli : unità di base e regole che combinano le unità
Le lingue del mondo non sfruttano mai tutte le possibilità, nè a livello di unità nè a livello di regole:

Ogni lingua ha scelte caratteristiche proprie


Tutte le possibilità logiche non vengono realizzate per il lessico, la sintassi, la morfologia, la fonetica

Le regole combinano le unità minori per formare unità maggiori :

Lessico : Italiano Inglese


Dita della mano / dita del piede Fingers / Toes
Bicchiere / vetro glass

Fonetica : [p, a, n, e] => pane *pnae *npea *eapn nepa *pean enap apen ecc...

Sintassi : dati due aggettivi riferiti ad uno stesso nome (ex: buono - primo : capitolo), l’italiano non permette sempre tutte
le combinazioni logicamente possibili, ma ne favorisce alcune su altre

Morfologia : verbi diversi scelgono suffissi diversi per formare un nome


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In italiano, le varie unità possono unirsi solo secondo alcuni schemi, e non in tutti i modi logicamente possibili

2.5 sintagmatico e paradigmatico

Rapporti sintagmatici : avvengono tra elementi in praesentia = gli elementi si influenzano l’un l’altro

ancora ≠ anfora ; amico ≠ amici


questo mio amico

Rapporti paradigmatici : avvengono tra elementi in absentia = scegliendo un elemento si escludono tutti gli altri

contesto [s__o] può essere riempito da una serie di suoni che abbiano caratteristiche comuni, che si escludono a
vicenda al momento della scelta;

Il libro - questo libro - quel libro => le realizzazioni di il / questo / quel si escludono a vicenda

Forme verbali : amav- + o, i, a, amo, ate, ano —> realizzazione di una esclude le altre => desinenze formano paradigma

Rapporti sintagmatici e paradigmatici sono fatto di coesione di elementi linguistici : qualsiasi unità trattiene rapporti
sintagmatici con le forme vicine, ma trattiene rapporti paradigmatici con le forme assenti

2.6 sincronia e diacronia

- Diacronia : studio del cambiamento linguistico => studio di un fenomeno attraverso il tempo; sostituzione di un
elemento con un altro nel corso del tempo

- Sincronia : studio in assenza della variabile tempo => rapporto tra elementi simultanei, coesistenti con l’esclusione
del tempo.

2.7 il segno linguistico

Parola, frase : segno = unione di un significato e di un significante —> inscindibilmente uniti

Significante = forma sonora/grafica che si realizza


Significato = rappresentazione mentale; non è oggetto ma concetto

Segno ha varie proprietà :


- Distintività = ex : notte ≠ botte ≠ lotte ≠ cotte ≠ dotte ≠ nocche ≠ note ≠ notti
- Linearità = segno si estende nel tempo se orale, nello spazio se grafico; ciò presuppone una successione lineare

ex : al ≠ la ; mari ≠ rami ; Giuseppe ama Silvia ≠ Silvia ama Giuseppe

- Arbitrarietà = non esiste alcuna legge che imponga la corrispondenza tra significato e significante; al medesimo
significato possono corrispondere significanti diversi -> ex : libro - livre - book - Buch - boek - 本 (hon);
l’associazione tra significato e significante è quindi frutto di un accordo sociale convenzionale;

Ci sono eccezioni all’arbitrarietà => forme onomatopeiche —> nel corso del tempo, alcune forme onomatopeiche hanno
perso la motivazione del segno

2.8 le funzioni della lingua

Secondo Roman Jakobson, le componenti necessarie ad un atto di comunicazione sono 5, a ciascuna delle quali fa
corrispondere una funzione linguistica diversa:

2) referente 2) referenziale
1) parlante 3) messaggio 6) ascoltatore. => 1) emotiva 3) poetica 6) conativa
4) canale 4) fàtica
5) codice 5) metalinguistica

1) Funzione emotiva = riguarda il parlante, quando questo esprime stati d’animo piuttosto che comunicare ad un terzo;
2) Funzione referenziale = funzione informativa neutra;

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3) Funzione poetica = il parlante crea un messaggio in modo tale da costringere l’ascoltatore a ritornare sul messaggio
stesso per apprezzare come è formulato;
4) Funzione fàtica = controllo del funzionamento del canale (ex: ci sei? Mi senti? Mi ascolti?);
5) Funzione metalinguistica = il codice viene utilizzato per parlare del codice stesso -> Lingua X parla della Lingua X;
6) Funzione conativa = forma di comando di esortazione rivolto all’ascoltatore affinché modifichi il suo comportamento

Jakobson pensava ad un modo per caratterizzare i vari testi letterari, e al contempo avvertiva che ogni testo realizza
diverse funzioni, e che quindi c’è prevalenza di una sulle altre.
Così anche in una grammatica convivono varie funzioni comunicative

2.9 lingua e dialetti

Un dialetto è un sistema linguistico a tutti gli effetti : costituito da suoni, parole, frasi, significati; la differenza tra lingua e
dialetto è socioculturale - sociopolitica

In Italia si parla una lingua ufficiale, l’italiano standard, e una serie innumerevole di dialetti; in realtà non esiste un
italiano unico per tutto il paese: la lingua standard di ogni parlante è influenzata da una patina che ne denuncia la
provenienza => italiani regionali
Esistono 3 grandi italiani regionali : settentrionale, centrale, meridionale; attraverso l’italiano regionale passano
nell’italiano standard forme derivanti dal dialetto, più italianizzate.

Poiché ogni lingua è stratificata geograficamente e socialmente, si può ampliare la stratificazione.


si può parlare quindi di italiano :

scritto - parlato formale - parlato informale - regionale - di koinè (regione dialettale) - del capoluogo di provincia - locale

In uno stesso luogo possono coesistere diversi registri linguistici ed i parlanti possono passare da uno all’altro (code
switching).
La lingua è articolata in codici e sottocodici, che identificano gruppi sociali.

3. LE LINGUE DEL MONDO

Classificazione delle lingue -> vari criteri :

- numero di parlanti = la Linguasphere ha proposto indice di classificazione secondo numero di parlanti, che conta 10
ordini di grandezza : da 9, lingue con più di un miliardo di parlanti, a 0, ovvero lingue estinte (considerando quelle
estinte nel XX secolo). Secondo i dati, le lingue più parlate sono cinese mandarino, inglese (con 1 miliardo di parlanti)
e hindi + urdu (900 milioni di parlanti); l’italiano appartiene all’ordine 7, con 70 milioni di parlanti.

Tali dati sono incerti:


- certe lingue ufficialmente diverse sono considerate stessa lingua perché i parlanti si intendono;
- Il numero di parlanti comprende anche chi parla tale lingua in questione di seconda lingua;
- Il numero di parlanti è stimato sul numero di cittadini di una determinata nazione, supponendo che tutti gli abitanti
di quella nazione comprendano/parlino la lingua locale.

- Criterio geografico = distinzione a seconda del continente in cui sono parlate; nonostante sia un criterio utile,
neanche questo criterio è linguistico : non si basa su caratteristiche della lingua ma sulla sua distribuzione

- Criteri linguistici = basati sulle proprietà delle varie lingue


Tutte le lingue condividono caratteristiche dette universali linguistici, ma le relazioni tra lingue non si limitano ad essi, in
quanto ci sono lingue più vicine tra loro che non ad altre.
Ogni lingua appartiene ad una famiglia linguistica; ogni famiglia contiene dei gruppi o classi, che a loro volta si
articolano in sottogruppi o rami.

—> 3 modalità di classificazione in base a criterio linguistico:

- Raggruppamento genealogico = due lingue che derivano da una stessa lingua originaria; le lingue romanze o
neolatine derivano dal latino; le lingue neolatine fanno parte della famiglia linguistica delle lingue indoeuropee;

- Raggruppamento tipologico = due lingue che manifestano due o più caratteristiche comuni; una lingua (L1) può
essere correlata ad un’altra lingua (L2) per determinate caratteristiche, e ancora ad un’altra lingua (L3) per altre
caratteristiche; inoltre, affinità tipologica non esclude la parentela genealogica;

- Raggruppamento areale = affinità tra lingue di matrice genealogica non comune; si parla di lega linguistica; sono
esempi di leghe linguistiche cinese e giapponese, e le lingue balcaniche (serbo-croato, bulgaro, macedone, romeno,
albanese, neogreco), così chiamate perché, pur non avendo origini genealogiche comuni, condividono caratteristiche
tra cui:
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- Assenza dell’infinito (propria del romeno);


- Articolo posposto (proprio di bulgaro - macedone)

Principali famiglie linguistiche nel mondo :

- indoeuropee - maleopolinesiane
- uralo-altaiche - sudanesi
- amerindie - sahariane
- nigerkordofaniane - khoisane
- sinotibetane - giapponesi e coreane
- camito-semitiche - dravidiche
- Papua e australiane - asiatiche

3.1 classificazione genealogica - Le famiglie linguistiche

Famiglie linguistiche più studiate sono:

- famiglia indoeuropea
- Famiglia afro-asiatica (o camito-semitica) = comprende lingue parlate o estinte in un’area che comprende Africa
settentrionale (Egitto, Tunisia, Libia, Algeria, Marocco), Africa orientale (Etiopia, eritrea, Somalia) e Medio Oriente
(libano, Siria, Iraq, Israele, Giordania, Arabia Saudita, altri stati penisola araba); vi fanno parte egiziano antico, arabo
ed ebraico;
- Famiglia uralica = comprende numerose lingue parlate in Europa orientale e in Asia centrale e settentrionale; vi fanno
parte finlandese (o finnico), estone ed ungherese.
- Famiglia sino-tibetana = vi fanno parte cinese mandarino, tibetano e lolo-birmano;
- Famiglia nigerkordofaniana = maggioranza delle lingue parlate nelle nazioni africane sud sahariane; comprende la
famiglia delle lingue bantu, tra cui la più diffusa è lo swahili; in stati Africa orientale (Kenya, Ruanda, Uganda,
Burundi);
- Famiglia altaica = lingue dell’Asia centrale; vi fanno parte mongolo e turco;
- Famiglia dravidica = lingue parlate nella zona meridionale dell’India, tra cui tamil e telugu;
- Famiglia austro-asiatica = comprende khmer e vietnamita;
- Famiglia austronesiana = comprende malgascio (Madagascar), bahasa (Indonesia) e lingue delle isole del Pacifico
orientale;
- Famiglie amerindiane = lingue dei nativi d’America; comprende poche lingue
- Lingue isolate = basco, coreano e giapponese

Altre proposte di classificazione:


- lingue sino-tibetane, austro-asiatische e austronesiane raggruppate in famiglia sino-austrica;
- Khmer e vietnamita non fanno parte di un’unica famiglia ma sono da raggruppare solo geograficamente;
- Edward Sapir propose riduzione delle famiglie dell’America settentrionale da 50 a 6;
- Joseph Greenberg propose riduzione delle lingue delle Americhe a 3 famiglie;
- Proposte circa parentela tra famiglia indoeuropea e camito-semitica;
- Holger Pedersen propose raggruppamento di famiglie indoeuropea, camito-semitica e nigerkordofaniana sotto unica
famiglia detta nostratica

3.2 famiglia linguistica indoeuropea

Primi decenni ‘800: scoperta parentela genealogica tra latino, greco e sanscrito => INDOEUROPEO (o arioeuropeo o
indogermanico)

Famiglia indoeuropea si suddivide in gruppi e sottogruppi:

- indo-iranico = suddiviso in due sottogruppi :


- Indiano = vedico (estinto), hindi, urdu, pracriti
- Iranico = suddiviso in due rami :
- Orientale = persiano antico (estinto), avestico, persiano moderno, curdo
- Occidentale = pashto, afgano

- Tocario = Tocario A e Tocario B , lingue estinte

- Anatolico = varie lingue estinte, tra cui l’ittita

- Armeno = armeno

- Albanese = albanese (+ dialetti albanesi)


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- Slavo = prime attestazioni : antico bulgaro ecclesiastico; diviso in tre sottogruppi :


- Orientale = russo, bielorusso, ucraino
- Occidentale = polacco, ceco, slovacco, lingue minori
- Meridionale = bulgaro, macedone, serbo-croato, sloveno

- Baltico = lituano, lettone, prussiano antico (estinto)

- Ellenico = greco antico (miceneo, estinto), neogreco (o greco moderno)

- Italico = suddiviso in due sottogruppi :


- Orientale = osco, umbro, sannita; successivamente estinto
- Occidentale (o italo-falisco) = latino —> origine a lingue romanze (o neolatine)
- Lingue romanze = portoghese, spagnolo, francese, italiano romeno, gallego, catalano, provenzale,
varietà del ladino : retoromanzo, dolomitico, friulano

- Germanico = suddiviso in tre sottogruppi :


- Orientale = gotico (estinto)
- Settentrionale = svedese, norvegese, danese, islandese, feroico
- Occidentale = diviso in due rami :
- Anglo-frisone = frisone, inglese
- Neerlando-tedesco = olandese (o nederlandese), tedesco + afrikaans, yiddish

- Celtico = due sottogruppi:


- Gaelico = irlandese, gaelico di Scozia
- Britannico = cimirco (o gallese), bretone

—> classificazione genealogica e criterio geografico = incompatibili, perché :


- non tutte le lingue genealogicamente parenti si collocano in una medesima entità geografica;
- Una stessa entità geografica non contiene soltanto lingue genealogicamente parenti;
- Un’unità politica non corrisponde necessariamente ad un’unità linguistica -> una stessa lingua può essere ufficiale in
più paesi e uno stesso paese può avere lingue ufficiali differenti
- Alcune lingue hanno riconoscimento ufficiale solo a livello regionale

3.3 Classificazione tipologica

Due lingue sono tipologicamente parenti quando condividono caratteristiche comuni, siano esse morfologiche o
sintattiche. Si parla quindi di tipologia morfologica e tipologia sintattica.

3.3.1 tipologia morfologica

Tipi morfologici riconosciuti : isolante, agglutinante, flessivo (diviso in analitico e sintetico), polisintetico (o
incorporante)

- isolante = mancanza di morfologia :


- Nomi : non c’è distinzione per caso, genere, e numero;
- verbi : non hanno differenze di persona, numero, tempo, modo -> forma verbale è sempre
- si fa uso cruciale e sistematico dell’ordine delle parole e di apposite particelle

- Agglutinante = ogni parola può contenere molti affissi flessivi (ex: kus-lar-dan = radice+plurale+caso) per tutte le
relazioni grammaticali che devono essere indicate [turco = lingua agglutinante]

- Flessivo = flessione molto ricca -> spesso, un solo suffisso esprime più relazioni grammaticali;
- rispetto al tipo agglutinante, il suffisso nel tipo flessivo può indicare più funzioni grammaticali (ex: av-ibus =
ablativo+plurale);
- Le funzioni grammaticali possono essere indicate anche da una variazione della vocale radicale della parola =>
flessione interna , diffusa in lingue europee (ex: ago/egi; leìpo/elipon; sing/sang; spreche/sprach) e lingue
semitiche (ex: k-t-b = scrivere (arabo) -> kataba; kutiba; katib; kitab;)
- Nelle lingue semitiche la flessione interna è produttiva e non limitata ad alcuni verbi => tipo introflessivo
- In italiano sono possibili varie forme di passato composte : feci, uscii, ho fatto, sono uscito; in latino esistono solo
feci, exii. Da qui si intuisce il contrasto tra:
- Sottotipo analitico = può realizzare funzioni grammaticali anche attraverso più parole
- Sottotipo sintetico = concentra la relazione grammaticale in una sola parola

- Polisintetico = una sola parola può esprimere tutte le funzioni grammaticali espresse in italiano da una frase (ex: in-k-
qua in-nakati = io mangio la carne ; in-naka-qua = io carnemangio)
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Classificazione in tipi morfologici non è esaustiva -> lingue di un tipo che presentano caratteristiche proprie di un altro

=> non esistono lingue appartenenti a tipi morfologici puri, ma in ogni lingua prevarranno fenomeni isolanti, flessivi,
agglutinanti o peolisintetici

3.3.2 tipologia sintattica

Esistono correlazioni sistematiche tra lingue sulla base dell’osservazione della costruzione sintattica dell’ordine delle
parole all’interno della frase.
4 combinazioni sintattiche analizzate :

- presenza di proposizione (Pr) o posposizione (Po);


- Posizione del verbo (V) rispetto a soggetto (S) e oggetto (O) —> SVO, SOV, VSO, VOS, OSV, OVS
- Ordine dell’aggettivo (A) rispetto al nome (N) che modifica —> AN, NA
- Ordine del genitivo (G) rispetto al nome (N) che modifica —> GN, NG

Queste correlazioni sistematiche possono essere riassunte :

1) VSO / Pr / NG / NA —> ordine vso : preposizione => nome prima di agg e gen (-> lingue semitiche e celtiche)
2) SVO / Pr / NG / NA —> ordine svo : preposizione => nome prima di agg e gen (-> lingue romanze)
3) SOV / Po / GN / AN —> ordine sov : posposizione => agg e gen prima di nome (-> lingua giapponese ed altaiche)
4) SOV / Po / GN / NA —> ordine sov : posposizione => gen prima di nome, agg dopo nome (-> basco + altre)

Queste formule sono universali implicazionali : prevedono un’implicazione

Regole generali :
- Sequenza VO = preposizionale, posizione postnominale di aggettivo e genitivo;
- Sequenza OV = posposizionale, posizione prenominale di aggettivo e genitivo
+ Sequenza OV posposizionale, con genitivo prenominale ma aggettivo postnominale

—> ci sono tuttavia eccezioni :

AN richiede GN
SOV = posposizionale
NA non richiede necessariamente GN

3.4 I sistemi di scrittura delle lingue del mondo

Primi sistemi di scrittura risalgono a circa 5.000 anni fa da egizi e sumeri.

Ci sono 3 tipi di scrittura:


- Ideografico (o logografico) = ad ogni ideogramma corrisponde un concetto concreto o astratto; in molti casi, gli
ideogrammi assumono un valore fonetico in virtù del “principio del rebus” (ex : in geroglifico egiziano, rondine = wr ,
grande = wr —> ideogramma di rondine indicava “rondine” o “grande”

- Sillabico = passaggio determinato da utilizzo fonetico dell’ideogramma; determinati segni passano ad indicare
determinati suoni / sillabe; riduzione del numero di segni rispetto a sistema ideografico

- Alfabetico = ulteriore riduzione dei segni; origine con i Fenici; principio per cui ad ogni suono corrisponde un simbolo
( 1 suono : 1 segno ), tuttavia non è sempre così (ex: inglese tough (5 segni) = [taf] (3 suoni))

Due lingue che usano stesso sistema di scrittura non sono necessariamente genealogicamente apparentate;
Due lingue genealogicamente apparentate non usano necessariamente stesso sistema di scrittura

=> sistema di scrittura = fatto accidentale, non ha relazione con storia della lingua.

4 I SUONI DELLE LINGUE : FONETICA e FONOLOGIA

Ogni lingua ha un suo inventario di suoni, detti fonemi, che si combinano per formare sillabe e parole; i suoni di una
lingua si influenzano secondo regole fonologiche.
Inventario di fonemi, regole fonologiche, regole di combinazione dei fonemi, accento, intonazione, toni = dominio
della fonologia

4.1 Fonetica

Fonetica articolatoria = studia la produzione dei suoni;


Fonetica acustica = studia natura fisica dei suoni e della loro propagazione;
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Fonetica uditiva = studia ricezione del suono da parte dell’ascoltatore

4.1.1 L’apparato fonatorio

Suono è prodotto da aria che esce da polmoni, sale lungo la trachea, attraversa la laringe, sede delle corde vocali;
Supera la faringe e giunge nel cavo orale, da dove fuoriesce attraverso la bocca.
La cavità nasale varia in base all’azione del velo palatino :
- se si sposta all’indietro, chiudendo la comunicazione tra faringe e cavità nasale —> suoni orali
- Se rimane inerte, l’aria fuoriesce anche dalla cavità nasale —> suoni nasali

4.1.2 La classificazione dei suoni

Per classificare un suono sono necessari tre parametri : modo di articolazione (vari assetti che gli organi fonatori
assumono), punto di articolazione (punti in cui il suono può essere modificato), sonorità (vibrazione corde vocali :
sonora; assenza di vibrazione : sorda).

Consonanti Bilabiali Labiodentali Dentali Alveolari Postalveolari Retroflesse Palatali Velari Uvulari Faringali Glottidali

Occlusive p b t d ʈ ɖ c ɟ k ɡ q ʔ
Nasali
m ɱ n ɳ ɲ ŋ ɴ
Vibranti
r ʀ
Monovibranti
ɾ ɽ
Fricative
ɸ β f v θ ð s z ʃ ʒ ç x χ ʁ ħ ʕ h ɦ
Fricative
laterali

Approssimanti
ɹ ɻ j ɰ
Approssimanti
laterali l ɭ ʎ ʟ

Vocali

anteriori centrali posteriori

Chiuse i y ɨ ʉ ɯ u
ɪ ʏ

Medio-chiuse e ø o

ə ɵ
Medio-aperte ɛ œ ʌ ɔ
æ ɐ
Aperte a Œ ɑ ɒ

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4.1.3 Classi di suoni


Suoni si distinguono in :
- consonanti = nella produzione, l’aria viene momentaneamente bloccata (ex : [b]) o passa attraverso una fessura (ex:
[f]); possono essere sorde o sonore; non possono costituire nucleo sillabico
- Vocali = normalmente sempre sonore; l’aria non incontra ostacoli; cavità orale ha massima apertura con vocali come
[a], massimamente chiusa con vocali come [i] ed [u];
- Semiconsonanti (o approssimanti)= normalmente sempre sonore; proprietà delle vocali (articolazione) e delle
consonanti (non possono costituire nucleo sillabico)

Vocali + semiconsonanti + liquide + nasali = sonoranti —> tutte sonore


Altri suoni non sonoranti = ostruenti —> flusso d’aria incontra ostacoli di varia natura

4.2 i suoni dell’italiano


Tra tutti i suoni di tutte le lingue del mondo, l’italiano ne seleziona circa 30 :

Bilabiali Labiodentali Dentali Alveolari Palato-alveolari Palatali Velari

Occlusive p b t d k ɡ
Fricative f v s z ʃ
Affricate ts dz tʃ dʒ
Nasali m (ɱ) n ɲ (ŋ)
Laterali l ʎ
Polivibranti r
Semiconsonanti j w

4.2.1 consonanti dell’italiano


- Diversi modi di articolazione concorrono a produzione di consonanti :
- occlusive
- Fricative
- Affricate
- Nasali
- Laterali
- Vibranti
- Approssimanti

- Diversi punti di articolazione concorrono a produzione di consonanti :


- bilabiali
- Labiodentali
- Dentali
- Alveolari
- Palato-alveolari
- Palatali o anteriori
- Velari o posteriori

4.2.2 vocali dell’italiano

Parametri per classificare le vocali :


- Altezza della lingua (se lingua si alza ([i] , [u]) / abbassa ([a]) rispetto a posizione di riposo)
- Avanzamento ([i] , [e]) o arretramento ([u] , [o]) della lingua
- Arrotondamento ([u] , [o]) o non arrotondamento ([i] , [e]) delle labbra
- Realizzazione in modo teso o rilassato

Le vocali seguono uno schema eptavocalico : [e] ed [o] possono essere (semi)aperte e (semi)chiuse, mentre [a] è una
sola;
Ci sono aree come Sicilia e Sardegna dove sistema è pentavocalico : una vocale media posteriore e una media anteriore

Il sistema eptavocalico si può schematizzare :

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anteriore (o palatale) centrale posteriore (o velare)


Alte (chiuse) i u
Medio-alte (semichiuse) e o
Medio-basse (semiaperte) ɛ ɔ
Basse (aperte) a

4.2.3 combinazioni di suoni

Consonanti possono combinarsi per formare nessi consonantici, che non sono liberi, ma seguono delle restrizioni:
—> [pr],[fr],[tr] sono nessi possibili, [fts],[gv],[g∫] non sono nessi possibili;

Inoltre c’è differenza tra nessi iniziali e nessi centrali di una parola:
—> [p+r] = combinazione possibile come iniziale o centrale ; [r+p] = possibile solo come centrale

Se in italiano una parola inizia con 3 consonanti, la prima deve essere una [s] :
—> strano, sbrodolarsi

Combinazione di approssimanti e vocali da origine a dittonghi, che possono essere :


- ascendenti = approssimante seguita da vocale accentata => fienile = j+V; questo = w+V [ j , w = semiconsonanti]
- Discendenti = vocale accentata seguita da altra vocale => ai = V+i; cauto = V+u [ i , u = semivocali]

Esistono anche trittonghi (ex : [mjɛi])


Combinazioni di vocali appartenenti a sillabe differenti formano iato (ex : follia, idea, beato)

4.3 suoni e grafia

Si possono rilevare diverse incongruenze nel sistema grafico : [ɔ] ed [o] che vengono rappresentate dal grafema o

In italiano si riscontrano le seguenti incongruenze grafiche:

- due simboli diversi per un solo suono = cuore / quando -> [k]
- Due suoni diversi scritti con lo stesso simbolo = sera [s] / rosa [z] ; razza [ts] / mezzo [dz] ; cera [t∫] / cara [k]
- Due simboli diversi per un suono = legno [ɲ] ; esci [∫] ; che [k] ; mangia [dz]
- Tre simboli diversi per un suono = aglio [ʎ] ; sciocco [∫]
- Altre incongruenze :
- a = a ; b = b ; c = t∫ , k ; d = d ; e = e , ɛ ; f = f ; g = g , dʒ ; h = Ø ; i = i , j , Ø ; l = l ; m = m ; n = n , ɱ , ŋ ; o = ɔ , o ;
p = p ; q = k ; r = r ; s = s , z ; t = t ; u = u , w ; v = v ; z = ts , dz

4.4 trascrizione fonetica

Suoni possono essere semplici (t ,d,t∫ ,dz) o geminati (tt, d, kk, dzdz, t∫t∫, tt∫, ddz )

La lunghezza consonantica e vocalica si indica con un diacritico “:” —> [a:] , [t:∫]

L’accento si indica con [‘] e si colloca prima della sillaba accentata (ex : [‘kaza])

4.4.1 i confini

- di sillaba = indicato con (.)


- di morfema = indicato con (+)
- di parola = indicato con (#)

4.5 Fonetica e fonologia

Fonetica = studio aspetto fisico dei suoni => foni


Fonologia = studio funzione linguistica dei suoni => fonemi
Fonologia :
1) quali sono i fonemi di una lingua e se a differenza di suono corrisponde differenza di significato -> nozione di
distribuzione
2) Come i suoni si combinano insieme -> regole fonologiche
3) Come i suoni si modificano in combinazione -> regole fonologiche

4.5.1 Contesto

Suono ha distribuzione = tipi di contesti (o posizioni) in cui possono comparire e altri in cui non possono comparire;
lo stesso suono non può comparire in altri contesti;
Classi di suono simili hanno distribuzioni simili
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4.5.2 Foni e Fonemi

Foni = suoni che una lingua usa nel linguaggio articolato


—> hanno valore linguistico quando sono distintivi = contribuiscono a differenziare i significati
=> coppie minime : coppie di parole che si differenziano solo per un suono nella stessa posizione

Ex: treno/freno; pane/cane; tappo/tatto; Cina/cena

Due foni con valore distintivo —> fonemi


Fonema = unità astratta che si realizza nei foni; segmento fonico privo di significato che :
- ha funzione distintiva
- Non può essere scomposto in una serie di segmenti di cui ciascuno abbia tale funzione
- È definito solo da caratteri pertinenti, ovvero che abbiano valore distintivo

Ci sono suoni intercambiabili = che possono apparire nel medesimo contesto, e non intercambiabili = che non possono
apparire nel medesimo contesto

4.5.3 Regole di Trubeckoj

Serie di regole per stabilire se due foni abbiano valore distintivo e siano quindi fonemi di una lingua :

1) quando due suoni ricorrono nelle medesime posizioni e non possono essere scambiati fra loro senza con ciò
modificare il significato delle parole o renderle irriconoscibili, allora questi due suoni sono realizzazioni fonetiche di
due diversi fonemi

ex : varo - faro —> distribuzione contrastiva

2) Quando due suoni della stessa lingua compaiono nelle medesime posizioni e si possono scambiare fra loro senza
causare variazione di significato della parola, questi due suoni sono soltanto varianti fonetiche facoltative di un unico
fonema

ex : rema - ʀema —> varianti libere

3) Quando due suoni di una lingua, simili dal punto di vista articolatorio, non ricorrono mai nelle stesse posizioni, essi
sono due varianti combinatorie dello stesso fonema

ex : naso - ancora => [nazo] - [aŋkora]

- Distribuzione contrastiva = due foni possono comparire nello stesso contesto e si ottengono due parole di senso
diverso -> foni sono realizzazioni di due fonemi diversi

- Distribuzione complementare = due foni non possono comparire nello stesso contesto, ma suono X compare in serie
di contesti e suono Y appare in altra serie di contesti; se questi due foni sono foneticamente simili si tratta di allofoni

4.5.4 Allofoni
La produzione di allofoni è legata ad un determinato contesto

[s]era, [s]emplice, [s]paurito - ro[z]a, [z]naturato

—> [s] compare :


- in posizione iniziale prima di vocale (#__V)
- In posizione finale di parola (__#)
- Prima di consonanti sorde (__C sorde)
—> [z] compare :
- tra due vocali (V__V)
- Prima di una consonante sonora (__C sonore)

[s] e [z] sono pertanto in distribuzione complementare


Si dirà quindi che [z] compare tra due vocali e prima di consonante sonora, [s] altrove

ŋ —> (__k,g) = prima di consonante velare


ɱ —> (__f,v) = prima di consonante labiodentale
n —> in tutti gli altri contesti

In Hindi ci sono fonemi aspirati e non aspirati, ognuno dei quali si realizza in un fono corrispondente
5.5 Varianti libere
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Se due suoni foneticamente simili si possono trovare nello stesso contesto:


- danno luogo a parole con significati diversi
- Danno luogo a parole in cui il significato non cambia —> due foni = due fonemi diversi => varianti libere
- ex : [pane] [phane] => [p] e [ph]

Suoni intercambiabili (stesso contesto)

- sì —> cambiano significato :


- Sì = fonemi diversi -> ([pare] [bare])
- No = varianti libere -> ([pane] [phane])

- No —> varianti combinatorie -> ([stanko] [zbat:ere] , [naso] [aŋkora])

4.5.6 Opposizioni fonologiche

I fonemi di una lingua intrattengono tra loro rapporti di opposizione :


- bilaterale = comparazione è propria solo dei membri dell’opposizione (base di comparazione = parte uguale di due
morfemi):
/p/ = occlusiva, bilabiale, sorda
/b/ = occlusiva, bilabiale, sonora

Base di comparazione propria di quesi due fonemi

- altrimenti è multilaterale :
/p/ = occlusiva, bilabiale, sorda
/k/ = occlusiva, velare, sorda

Perché in italiano c’è un’altra occlusiva sorda /t/

- privativa e non privativa = coppie di fonemi in cui fonema1 ha x proprietà, e fonema2 ha proprietà x più un’altra
/p/ = occlusiva, bilabiale, non sonora
/b/ = occlusiva, bilabiale, sonora
termine d’opposizione con una proprietà in più = marcato

- equipollente = caratteristica fonema1 equivale a caratteristica fonema2


/p/ = occlusiva, bilabiale, sonora
/k/ = occlusiva, velare, non sonora

- costanti = funzionano in tutti i contesti


- Neutralizzanti = in certi contesti non funzionano

4.6 Tratti distintivi

Opposizioni privative hanno dato origine a teoria detta binarismo (Jakobson) = ogni elemento linguistico si differenzia
dagli altri per serie di scelte binarie
Ogni fonema viene individuato in modo univoco da un fascio di tratti distintivi.
Tratti distintivi : permettono di cogliere generalità nei processi fonologici

4.7 Regole fonologiche

Regola fonologica = collega rappresentazione fonematica (astratta) a rappresentazione fonetica (concreta); è


un’istruzione a cambiare un’unità con un altra in un determinato contesto

Ex :
amico/amici -> [amiko] —> [amit∫i] = k -> t∫/__+i => PALATALIZZAZIONE
Piango/piangi -> [piango] —> [piandʒi] = g -> dʒ/__+i
Correggo/correggi -> [kor:ɛg:o] —> [kor:ɛd:ʒi] = g: -> d:ʒ/__+i
n -> m/__+{p,b,m}
g(:) -> d(:)ʒ/__+{i,e}

4.8 Fenomeni fonologici e tipi di regole

Regole fonologiche sono soggette a restrizioni; regole operano una serie ristretta di cambiamenti, potendo :
1) cambiare dei tratti = [+a]->[-a]/__[+b]
ex : palatalizzazione k->t∫/__+i ; sonorizzazione /s/ = sibilante -> [+sonoro]/[cons] [son]____
2) Inserire segmenti = Ø -> A/__B
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ex : inserzione di [i] = in storia -> inistoria / Ø -> i/{n,r} __#sC

3) Cambiare ordine segmenti (metatesi) = AB -> BA


ex : cinema -> cimena
[regole non produttive in italiano]

4) Cancellare segmenti = A -> Ø/__B


ex : regola cancellazione vocale non accentata = fama+oso -> famoso (non *famaoso) / V -> Ø__+V
Regola non agisce con vocale accentata = indù+ista -> induista (non *indista) / V[-acc] -> Ø/__+V

4.8.2 Assimilazioni

Possono essere
- totali (segmento che causa assimilazione rende segmento assimilato totalmente uguale a se stesso) o parziali
(segmento che causa assimilazione rende segmento assimilato parzialmente uguale a se stesso);
- Progressive (il segmento che causa assimilazione precede il segmento che si assimila) o regressive (il segmento che
causa l’assimilazione segue il segmento che si assimila)

Con le possibili combinazioni : totale regressiva = illogico


parziale regressiva = improbabile
totale progressiva = want to -> wanna
parziale progressiva =head+[s] -> [headz]

Esistono casi di assimilazione a distanza ->


- umlaut (o metafonesi) = vocali postoniche influenzano vocali toniche (ex : nero -> niri)
- Armonia vocalica = fenomeno per cui le vocali, in un determinato dominio, si assimilano per uno o più tratti
particolari; vocali toniche influenzano vocali postoniche
- Sandhi = solitamente tra fine di una parola e inizio della successiva
- Raddoppiamento fonosintattico = raddoppiamento consonante della parola seguente a fronte di una parola che
termina con vocale tonica (cheffai?)
- Liaison francese = realizzazione sonora della sibilante davanti a parola che inizia per vocale (les amis -> leza’mi)

4.9 La sillaba

Sillaba = unità prosodica costituita da uno o più foni agglomerati intorno ad un picco di intensità;

Sillaba minima = nucleo sillabico —> (può essere) preceduto da attacco e seguito da coda;
Nucleo + coda = rima

Sillaba:
- aperta e libera = priva di coda, finisce in vocale
- Chiusa e implicata = termina in consonante

Vi sono lingue in cui il nucleo può essere costituito da sonoranti come [r,l,m,n]

Prova esistenza struttura interna sillaba —> aplologia = cancellazione di sillaba in composizione
ex: morfo-fonemico -> morfonemico ; esente+tasse -> esentasse ; cavalli leggeri -> cavalleggeri

4.10 Dalla parola ai tratti distintivi

Diversi livelli di analisi:


- di parola
- Di sillaba
- Di fonemi o livello segmentale
- Di tratti distintivi

4.11 Fatti soprasegmentali

Parola [kane] formata da 4 segmenti : /k/ /a/ /n/ /e/ —> fonologia segmentale
Ci sono fenomeni fonologici attribuiti ad un segmento che Lo oltrepassano —> soprasegmentali =

- lunghezza = durata temporale con cui vengono realizzati i suoni; in alcune lingue la lunghezza vocalica assume
distintività —> coppie minime; in italiano è la lunghezza consonantica ad essere distintiva

- Accento = proprietà delle sillabe : sillabe toniche sono più prominenti di sillabe atone perché pronunciate con più
forza; l’accento può essere contrastivo (ex : ‘ankora/ an’kora); non ci sono regole per prevedere l’accento; l’accento

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può essere fisso o libero (dando luogo a coppie minime); una parola può avere più di un accento (ex : ,kapo’stazione
si dice primario e secondario)

- Intonazione = concretizzata tramite picchi ed avvallamenti, che creano effetto percettivo melodico; intonazione o
melodia o curva melodica ha grande rilevanza sintattica => distinzione tra dichiarative (curva melodica discendente) e
interrogative (curva melodica ascendente)

- Tono = differenza tra pronuncia alta e bassa; vi sono lingue in cui le differenze di tono sono tratti distintivi => lingue
tonali, in cui ad ogni realizzazione diversa corrisponde un significato diverso; l’altezza tonale è dipendente da variabili
extralinguistiche, ed è quindi rilevante l’altezza relativa a cui vengono pronunciate le varie sillabe

5 LA STRUTTURA DELLE PAROLE : MORFOLOGIA

Morfologia : studio della struttura interna delle parole

Parola = unità del linguaggio umano istintivamente presenti nella coscienza dei parlanti
Parola può essere semplice o complessa; le parole complesse possono essere : prefissate, suffissate, derivate,
composte, flesse.

Varie nozioni di parola : Fonologica, Morfologica, Sintattica

Criterio operativo per definizione di parola = unità al cui interno non è possibile aggiungere altro materiale linguistico;

5.1.1 Tema, radice e forma di citazione

Lemma = forma di citazione, ovvero che appare nel dizionario; in italiano :


per VERBI = forma dell’infinito
per NOMI = maschile/femminile singolare
per AGGETTIVI = a 4 uscite : maschile singolare ; a 2 uscite : forma unica maschile/femminile

Tema = forma ottenuta con eliminazione desinenza dell’infinito (ex : amare —> ama = tema); analizzabile in:
Radice = ex : am
Vocale tematica = in italiano, vocali tematiche dell’infinito sono 3 : a, e, i

5.2 Classi di parole

Parole suddivise in categorie lessicali o parti del discorso;


—> nome, verbo, aggettivo, pronome, articolo, preposizione, avverbio, congiunzione, interiezione

Parti del discorso non sono valide per tutte le lingue, ma esistono classi universali —> nome e verbo

Classi variabili : nome, aggettivo, pronome, articolo, verbo


Classi invariabili : avverbi, preposizioni, congiunzioni, interiezioni

Classi aperte = permettono nuove aggiunte : nome, aggettivo, verbo, avverbio


Classi chiuse = non permettono nuove aggiunte : articolo, pronome, congiunzione, preposizione

Criteri per definire classe di appartenenza di una parola = semantici —> insufficienti ;
Si può supporre che parole vengano immagazzinate nella memoria con la relativa categoria lessicale
L’associazione ad una classe lessicale limita drasticamente le possibilità combinatorie

—> le parti del discorso possono quindi essere riconosciute in base a criteri distribuzionali = parole sono definite in
base alle altre classi di parole a cui possono o non possono ricorrere

5.2.1 Classi di parole

Parlante sa riconoscere classi di parole e sa attribuire relative proprietà diverse


La classe dei nomi è divisibile in altre sottocategorie tramite i cosiddetti tratti :

Comune
- numerabile
- Animato
- Umano
- Astratto
- animato
- Umano
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Informazioni categoriali e subcategoriali sono fondamentali per funzionamento delle parole in sintassi e morfologia

nomi con proprietà di sottogategorizzazione diverse possono apparire con certi suffissi ma non con altri / tutti;

Quindi categoria e tratti specificati nel lessico sono informazioni fondamentali per il funzionamento dell’apparato
morfologico di una lingua.

Tutte le informazioni associate ad una determinata parola nella sua rappresentazione lessicale servono per il
funzionamento dei processi morfologici che possono riguardare quella parola.

5.3 Morfemi

Morfema = più piccola parte di una lingua dotato di significato —> segno linguistico, costituito da significante e
significato

Distinzione in morfemi :
- Lessicali = significato non legato al contesto
- Grammaticali = significato fortemente dipendente dal contesto

Generalmente un morfema è composto da più fonemi, ma ci sono casi in cui è composto da un solo fonema : a, e

5.3.1 Morfemi liberi e legati

Morfemi liberi = possono ricorrere da soli all’interno di una frase => in italiano, sono parole
Morfemi legati = non possono ricorrere da soli all’interno di una frase —> hanno bisogno di altre unità => in italiano,
morfemi flessivi, desinenze, affissi

5.3.2 Parola e morfema

Le parole sono composte da un numero variabile di morfemi; generalmente in italiano nomi ed aggettivi semplici sono
bimorfemici, verbi regolari trimorfemici, ed in inglese le parole semplici sono mono-morfemiche.

Le parole complesse possono essere trimorfemiche ed oltre (ex : in+util(e)+ità , industri(a)+al(e)+izz+a+zion+e)

Per parole semplici in inglese (ex : boys) può valere una definizione diversa = una parola è tutto ciò che resta se vi si
tolgono i morfemi flessivi, in quanto :

boys -> boy+s —> boy = parola ; ragazzi -> ragazz+i —> ragazz = non è una parola

5.3.3 Morfema ed allomorfi

Morfema = unità astratta rappresentata concretamente da allomorfo o morfo;


Normalmente ad un morfema corrisponde un allomorfo, eccetto alcuni casi in cui è possibile più di una realizzazione —>

- plurale inglese : formazione con morfema -s, rappresentabile da tre allomorfi : [-s], [-z], [-ɪz] a seconda del contesto, in
particolare
- [-s] = dopo consonanti sorde ( [k,t,p,f] )
- [-z] = dopo consonanti sonore ( [b,g,d,v,l,m,n,r] )
- [-ɪz] = dopo consonanti stridenti ( [s,z,∫,t∫,dʒ]

- {—> distribuzione complementare}

- Articolo maschile : i e gli sono allomorfi la cui distribuzione è determinata foneticamente:


- Gli = prima di : s+Cons, [ ∫ ], [ ɲ ], di vocale, semiconsonante [w] e [j]
- I = prima di : consonante, altri contesti

5.4 Flessione, derivazione e composizione

Parole semplici possono subire diversi processi morfologici di modificazione :

- Derivazione = consiste nell’aggiunta di una formula legata = affisso


- Suffissazione = affisso si aggiunge a destra della parola (ex : dolce -> dolcemente)
- Prefissazione = affisso si aggiunge a sinistra della parola (ex : fortunato -> sfortunato)
- Infissazione = affisso si aggiunge nel mezzo della parola (ex : su:lu -> su:kalu)

- Flessione = aggiunge alla parola di base informazioni riguardo a genere (bello -> bella), numero (bello -> belli), caso
(rosae -> rosam), tempo (ama -> amava), modo (ama -> amando), diatesi (amo -> amor), persona (amo/ami/ama)
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- Composizione = forma parole nuove a partire da parole già esistenti (ex : capo, stazione -> capistazione)

5.5 Morfologia come processo

Una categoria lessicale può nascere tale o diventare tale attraverso vari processi e modalità -> aspetto dinamico della
morfologia.
Tuttavia, non tutte le combinazioni di parole sono accettabili/produttive come composti.

- questione dell’ordine dei costituenti


- Combinazione di categorie lessicali uguali non dà sempre come risultato la categoria di partenza

Principi :
- composizione = Unione di due forme libere ; derivazione = unione di una forma libera e una forma legata
- Prefissazione = non cambia categoria lessicale ; suffissazione = cambia categoria lessicale

—> suffissazione può operare cambiamenti di categoria o sottocategoria : N->V , N->A , N->N , V->N , V->A , A->N ,
A->V , A->Avv

- prefissazione = non cambia accento della parola di base ; suffissazione = cambia accento della parola di base

5.6 Flessione

Morfologia dà luogo a forme flesse di parola, che esprimono significato lessicale + (uno o più) significato grammaticale
Flessione si realizza con morfemi legati che si aggiungono a basi che necessitano marche grammaticali di qualche tipo

Informazioni grammaticali = categorie morfosintattiche —> distinte in diverse categorie : numero, genere, caso, modo,
tempo, aspetto ecc.

Categorie morfosintattiche possono avere tratti :


- Inerenti = tratti insiti nella parola ( ex : genere maschile / femminile)
- Contestuali = tratti dipendenti dal contesto di utilizzo della parola (ex : accordo di genere e numero negli aggettivi)

I tratti di due categorie possono coesistere in una stessa parola

5.7 Derivazione

5.7.1 Suffissazione = aggiunta di un morfema grammaticale alla destra della base : [ ]X —> [ [ ]X + Suf ]Y

Suffissi = regole che si applicano con diverse funzioni grammaticali :


- cambiare categoria
- Cambiare alcuni tratti formali
- Dare sfumatura di significato

5.7.2 Suffissi dell’italiano

Raggruppabili in grandi categorie incorcaibili;

- deverbali = formano nomi d’azione o deverbali astratti che possono concretizzarsi e diventare nomi risultato; uno
stesso nome può fungere come nome d’azione o nome risultato
- Suffissi che formano agentivi [+umano] e strumentali [-umano]
- Suffissi valutativi = formati da diminutivi, vezzeggiativi, accrescitivi, peggiorativi

I suffissi possono essere rivali = si spartiscono le basi a cui possono aggiungersi

5.7.3 Prefissazione = aggiunta di un morfema grammaticale a sinistra della base : [ ]X —>[ Pref +[ ] X ]X

Prefissazione non cambia categoria della base

5.7.4 Prefissi dell’italiano

Considerazioni sulla distribuzione dei 53 prefissi in relazione alle categorie lessicali :


- categorie privilegiate dalla prefissazione sono nome (45), aggettivo (42) e verbo (28)
- Prefissi che si aggiungono ad una sola categoria sono 12 (8 solo per nomi, 3 solo per verbi, 1 solo per aggettivi)
- 19 casi in cui prefissi si possono aggiungere a due sole categorie : N e Agg (15 casi), Agg e V (4 casi)
- 19 casi in cui un prefisso può aggiungersi a tutte le categorie

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- Non tutti i prefissi sono ugualmente produttivi


- In alcuni casi la produttività è legata a linguaggi settoriali
- In alcuni casi produzioni apparentemente possibili o non sono produttive o hanno struttura diversa da quella richiesta

5.7.5 Infissazione = aggiunta di un morfema legato all’interno della base : [ ]X —> [ [ ]X +Suf +[ ]X]Y

Infissazione è molto più spesso fenomeno flessivo che derivazionale

5.7.6 Casi di infissazione

Nelle lingue indoeuropee infissazione non è fenomeno molto attestato


- in italiano = mangiucchiare, perché -ucchi- può essere considerato infisso
- In inglese = fenomeni di infissazione lontani dalla lingua standard :
- Espressioni della chimica : pipecoline —> -pe- significa “idrogenazione completa”
- Infissi espletivi : absolutely + bloody —> abso-bloody-lutely

5.8 Altri processi

Altri processi morfologici che non consistono propriamente nell’aggiunta di un morfema alla base :
- Conversione (o suffissazione zero) = cambiamento di categoria senza aggiunta esplicita di un affisso alla base;
frequente nel passaggio Agg -> N, Vinf -> N, Part.Pres -> N e Agg, Part.Pass -> N e Agg

- Reduplicazione (o raddoppiamento) = raddoppiamento di un segmento parziale o totale; può riguardare flessione,


derivazione e composizione; spesso verbo reduplicato assume significato frequentativo

- Parasintesi = verbale o aggettivale; forma parasintetica = sequenza prefisso+base+suffisso che non costituisce non è
una parola in italiano (ex : sfegatato ,*sfegato,*fegatato)
- Processi di formazioni sporadici sono :
- Retroformazioni = ex: edit da editor
- Formazione di ideofoni = gluglu, etciù, bla bla, bang

5.9 Allomorfia e suppletivismo

Suplettivismo = in una serie morfologicamente omogenea, si trovano radicali diversi che intrattengono evidenti rapporti
semantici senza evidenti rapporti formali (ex : flessione verbo andare = vado / andiamo, vai / andate)
Il suppletivismo si ritrova in tutto il dominio della formazione delle parole
—> in derivazione = ex : N—>A => acqua -> idrico ; fuoco -> pirico ; cavallo -> equestre ; maiale -> suino
Le unita (ex : idro+ico) formano un’entrata lessicale complessa e spesso i suffissi che si possono aggiungere sono in
distribuzione complementare; un’entrata complessa può arrivare a comprendere diverse unità

Il suplettivismo può essere :


- forte = alternanza dell’intera radice della base (ex : Chieti -> teatino)
- Debole = quando tra i membri della coppia vi è una base riconoscibile e la differenza è di singoli segmenti fonologici
(ex : Arezzo -> aretino)

In casi di suplettivismo forte in cui c’è rapporto semantico ma non formale (Chieti->teatino) —> allomorfia, ovvero un
rapporto di alternanza motivata fonologicamente (rapporto lessicale)

5.10 Testa in derivazione

Quando due costituenti si uniscono per formare un costrutto linguistico più complesso, i due costituenti non sono più
sullo stesso piano —> quello che attribuisce categoria lessicale + altre b proprietà è più importante

Ex : fama —> famoso ; amministra(re) —> amministrazione ; veloce —> velocizzare

Nelle parole derivate la testa è l’elemento di destra.


Il meccanismo che trasmette alla costruzione tutte le caratteristiche è chiamato di percolazione :

—> FamaN
FamosoAgg
—> OsoAgg

la testa attribuisce altre informazioni alla parola in uscita e può cambiare tratti lessicali = [± umano] , [± astratto]

ex : bar —> barista [+ umano] ; magistrato —> magistratura [- umano]

I suffissi valutativi non cambiano mai la categoria e altri tratti della loro base => Ex : tavolo (= N) —> tavolino (= N) ;
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Mentre la suffissazione cambia quasi sempre la categoria della base e sempre i suoi tratti sintattico-semantici, in quanto
la testa è il suffisso, la prefissazione non cambia la categoria della base [=> ex : moglie (=N) —> ex-moglie (=N) ; vedere
(=V) —> rivedere (=V)], dato che in prefissazione la testa è la base

5.11 Composizione = unione di due forme libere : [ ]X [ ]Y —> [ [ ]X [ ]Y]Z {X,Y,Z = categorie lessicali}

le due parole combinate esprimono una relazione grammaticale nascosta, non fisicamente presente, ma recuperabile

Le regole di composizione possono combinare categorie differenti :

N+N = N, A+N = N, V+N = N, P+N = N, V+P = N, V+V = N

Ma la parola in uscita sarà sempre un nome N; le uniche eccezioni riguardano :


- unione di due aggettivi (agrodolce : A+A = A)
- Caso in cui aggettivo sia aggettivo di un colore (rosso mattone : A+N = A)

5.11.1 Composti dell’italiano

Non tutte le combinazioni logicamente e teoricamente disponibili sono in concreto possibili


—> ci sono combinazioni che mancano per ragioni strutturali : composti con preposizioni in seconda posizione, in
quanto le preposizioni devono stare davanti all’elemento retto.

5.11.2 Testa in composizione

Ex : camposanto => [[campo]N+[santo]A]N —> campo = testa del composto che dà categoria lessicale N al composto
per percolazione

La testa conferisce al composto una serie di proprietà: categoria lessicale, tratti sintattico-semantici, genere
—> testa deve essere sia testa categoriale che testa semantica

Per individuare testa -> 2 test :


- “È UN” = per identificare testa sia lessicale che semantica;
- Tratti sintattico-semantici

5.11.3 Testa dei composti

Vi sono lingue in cui la testa dei composti può essere individuata posizionalmente : inglese ha comunemente testa a dx

Apron string : N+N = N, black-board : A+N = N, rattlesnake : V+N = N, overdose : P+N = N, honey -sweet: N+A = A , icy
cold: A+A = A

La categoria lessicale del composto è sempre uguale alla categoria del costituente a Dx;
In italiano si potrebbe dire che la testa del composto può essere sia a Dx che a Sx, in quanto :

1) Pescecane : N+N = N ; 2) gentiluomo : A+N = N ; 3) terremoto : N+N = N ; 4) scuolabus : N+N = N

Tuttavia:
- In 2) testa a Dx per ordine marcato = non più produttivo in italiano
- In 3) testa a Dx per derivazione da latino (terre = e genitivo)
- In 4) testa a Dx per calco dall’inglese

La regola sincronica e produttiva per composti in italiano contemporaneo genera composti con testa a Sx [caso 1)]

Non tutti i composti hanno però una testa : saliscendi [[ ]V [ ]N ]N, portalettere [[ ]V [ ]N ]N, sottoscala [[ ]P [ ]N ]N

Si distingueranno quindi composti endocentrici = con una testa , e composti esocentrici = senza una testa

5.11.4 Classificazione dei composti

Secondo le relazioni grammaticali tra i costituenti, si distinguono composti


- subordinanti
- Coordinanti
- Attributivi = composti formati da N+A e N+N con N1 funzione di A => composto appositivo

Inoltre, ogni tipo di composto può essere esocentrico o endocentrico.


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5.11.5 Flessione dei composti

Flessione dei composti è morfologicamente irregolare, e può presentare le possibilità

- FLESSIONE DI TUTTO IL COMPOSTO:


- flessione alla fine del composto = [p1 + p2] + Fless
- Flessione dopo la prima parola del composto = [p1 + Fless] + p2 (-> P1 = testa)
- Flessione dopo entrambe le parole = [p1 + Fless] + [p2 + Fless]

- COMPOSTO SENZA FLESSIONE:


- Composto invariabile = p1 + p2

- FLESSIONE DI UN COSTITUENTE:
- Flessione della Parola2 = p1 + [p2 + Fless]
- Flessione della Parola1 = [p1 + Fless] + p2 (-> p1 non è testa)

Ci sono casi di doppio plurale detto di accordo ( ex : terreferme) o di doppia testa ( ex : cassapanca -> cassepanche)

Si può dire che oggi i composti produttivi sono del tipo con testa a Sx e flessione della sola testa

5.11.6 Altri tipi di composti

COMPOSTI NEOCLASSICI
Sono formati da due forme legate di origine per lo più latina e greca ( = confissi) :

ex : antropo+fago ; copro+lalia; parri+cida

o da una forma libera e una forma legata :

ex : dieta+logo ; lacrima+geno ; calore+fero ; callo+fugo

Sono formazioni molto produttive in tutte le lingue indoeuropee

COMPOSTI INCORPORANTI
Derivano da un sintagma costituito da un verbo seguito da un SN soggetto. L’incorporazione consiste nella formazione
di un verbo composto il cui il primo costituente è il SN oggetto => di norma il nome incorporato nel verbo è un oggetto :

ex : ni-c-qua in nacatl. —> ni-naca-qua {nahuatl}


Io mangio la carne Io carne-mangio

Di norma l’oggetto incorporato è oggetto diretto, ma ci sono casi in cui vengono incorporati complementi obliqui :

ex : ya’ki-kocillo-tete’ki panci —> lui coltellotaglia il pane

Queste formazioni sembrano composti, ma sono diverse da questi perché le restrizioni sui composti tendono a
riguardare la relazione tra due costituenti piuttosto che i significati individuali dei costituenti.

COMPOSTI SINTAGMATICI
Sono composti più di origine sintattica che di origine morfologica :

ex : a [pipe and slipper] husband = un marito pipa e pantofole ; lach of ik schiet humor = un umore da ridi o sparo

Che siano costruzioni sintattiche è determinato dal fatto che in corrispondenti costruzioni dell’italiano si può aggiungere
materiale lessicale :

ex : Un marito pipa e pantofole


Un marito tutto pipa e pantofole
Un marito tutto casa, pipa e pantofole
Un marito tutto casa, chiesa, pipa e pantofole

COMPOSTI REDUPLICATI
Composti presenti in tamil e spagnolo; composti costituiti dalla stessa parola ripetuta , hanno in genere significato
intensivo o iterativo :

ex : vantu-vantu = venire più volte ; duermeduerme = dorme-dorme ; bullebulle = ficcanaso


Esistono casi di questi composti anche in italiano : fuggi-fuggi, leccalecca, pigiapigia
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COMPOSTI TRONCATI
Composti formati dal troncamento o del primo costituente o di entrambi :

ex : zarabotnaja plata —> zar-plata


Guadagnato pagamento salario
In questi composti si concatenano delle sottoparti dei due costituenti => parole macedonia :
motel (motor+hotel), smog (smoke+fog), Confindustria, Confcommercio

5.12 Morfologia e altri componenti

5.12.1 Morfologia e fonologia

Quando regole morfologiche combinano due morfemi liberi o una forma legata e una libera, la sequenza che risulta può
essere perfettamente normale o può richiedere regole di riaggiustamento, con le quali si modifica la pronuncia, in
particolare delle vocali finali della prima parola :

ex : vino+aio —> vinaio ; lungo+Arno —> lungarno

In particolare, se una forma legata è di origine greca, la vocale finale di parola diventa o, se è latina diventa i;
Altri casi di riaggiustamento riguardano casi di allomorfia (amico -> amici) e di inserimento (gas -> gassoso)

5.12.2 Morfologia e sintassi

Distinzione tra composto e sintagma => due criteri:


- inseribilità di materiale lessicale = tra le parole non si può inserire nulla; con ferro da stiro, inserendo un’altra unità
ottenendo ferro pesante da stiro, questo potrebbe sembrare un composto, ma considerando produzione scarpe —>
produzione invernale scarpe la faccenda diventa problematica

- Trasparenza a processi sintattici = i costituenti di un composto non sono visibili alle normali regole della sintassi

5.12.3 Morfologia e semantica

Semantica entra in composizione poiché le singole semantiche dei due costituenti si formano per dare luogo al
significato della forma in uscita

La semantica di una parola complessa è trasparente o composizionale = significato della parola complessa si può
ricavare dal significato dei componenti;
Inoltre la semantica indica determinate basi a cui determinati affissi si possono legare o meno

Vi sono casi in cui il significato interagisce con la formazione di una nuova forma di composto -> blocco = restrizione
semantica sull’uscita, a causa :
- di una forma semanticamente equivalente già presente nel vocabolario, che ostacola la neoformazione
- Condizione per cui alcuni affissi bloccano l’applicazione di altri affissi concorrenti

Una parola che rimane per molto tempo nel lessico può assumere significati idiomatici, ovvero non più desumibili dagli
elementi che la compongono (ex : tavolaccio = giaciglio del prigioniero)
Si tratta di idiosincrasie = casi in cui il comportamento delle unità linguistiche non è prevedibile o non risponde a regole
sincroniche produttive

Infine, ci sono casi di semantica non composizionale dei composti = composti lessicalizzati, forme immagazzinate nel
lessico come tali e dunque non formate tramite regole (ex : pomodoro che non è un pomo d’oro)

6. LESSICO E LESSICOLOGIA

Due accezioni di lessico : mentale (quello memorizzato) e del dizionario


Lessico si oppone a grammatica, perché il lessico viene memorizzato e ripescato in base alla necessità, mentre la
grammatica si forma su regole ben precise.

Si può generalizzare dicendo : morfema > parola > sintagma > frase,

secondo cui tutti i morfemi devono essere memorizzati, molte parole vanno memorizzate, quasi tutti i sintagmi sono
costruiti tramite regole, tutte le frasi sono costruite tramite regole

6.1 Lessico mentale = sottocomponente della grammatica dove il parlante ha immagazzinate tutte le informazioni circa
le parole della propria lingua, compreso il co-funzionamento delle parole

Ogni parlante è in grado di estrarre dal proprio lessico mentale delle liste di parole con determinate caratteristiche;
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Il lessico implica conoscenze più profonde da parte dei parlanti, che coinvolgono attività cognitive e dovute alla
scolarizzazione, quali :
- riconoscimento
- Comprensione
- Scrittura
- Produzione
- Lettura
- Collegamenti tra unità e rapporti semantici (—> sinonimia, antinomia ecc)
- Conoscenze circa la traduzione grafica dei suoni in una parola nella grafia del proprio alfabeto

Bisogna quindi supporre che le parole siano associate a informazioni molto complesse per poter funzionare
morfologicamente, sintatticamente e semanticamente.

Si discute circa:
- Rappresentazione delle parole nel lessico = se le parole sono rappresentate effettivamente con un solo lemma o se
questo dovrebbe essere rappresentato insieme alle sue forme flesse
- Modalità di accesso al lessico = supposizione per cui l’accesso ad una parola avvenga per gradi, a partire da un
input fonetico che da inizio ad una serie di esclusioni consecutive fino ad arrivare all’individuazione univoca della
parola in questione
- Riconoscimento delle parole = per cui il riconoscimento delle parole avviene solo sulla base di un input fonetico o vi
è anche l’ausilio di informazioni contestuali sintattiche e semantiche

6.2 Dizionari = tentativo concreto di emulare competenza lessicale di un parlante; il dizionario si pone a livello della
langue, in quanto insieme di tutte le parole usate da una comunità.

Il compito di un dizionario è lemmatizzare le parole, ovvero renderle nella loro forma non flessa

6.2.2 Lessicalizzazioni
In un dizionario entrano maggiormente parole semplici non flesse, poiché le altre forme costruite vengono formulate
attraverso la morfologia;
Inoltre devono comparire anche le parole imprevedibili, il cui significato non può essere dedotto in modo regolare da
regole grammaticali, semantiche o morfologiche.

Quindi accanto a parole semplici si troveranno lessicalizzazioni o costruzioni polirematiche = espressioni idiomatiche
(ex: tagliare la corda, mangiare la foglia) e unità originariamente frasali (ex : nontiscordardimé)

Il processo di lessicalizzazione fa sì che un gruppo di più parole si trasformi in una unità lessicale che si comporta
come una parola indipendente dalla sua struttura interna.

Processo di grammaticalizzazione = un’unità perde il significato lessicale e ne acquista uno grammaticale (ex : suffisso
-mente)

6.2.3 Sigle e abbreviazioni


Sigle = processi di formazione di parole non prevedibili; non sono né composizione né derivazione, ma piuttosto
cancellazione

Si possono verificare processi diversi :


- acronimo = sigla formata sulla base di lettere di ogni parola del sintagma di partenza o sulla base delle sillabe iniziali
- Parole-macedonia (o incroci) = abbreviazioni di parti di parole
- Sottrazione di una parte della parola

6.3 Stratificazione del lessico = il lessico di ogni lingua e costituito da vari strati spesso dovuti a contatti tra i vari sistemi
linguistici, a cui monte possono esserci vicende politiche.

Lo strato [+nativo] è quello centrale di una lingua, quello [-nativo] è quello periferico, che riflette le vicende storiche e le
influenze di altri sistemi linguistici.

Solitamente, radici native si legano ad affissi nativi, e radici dotte si legano ad affissi dotti : parole [+latino] selezionano
forme latine e inducono il riaggiustamento della vocale finale in i, mentre parole con tratto [+greco] selezionano forme
greche e inducono un riaggiustamento della vocale finale in o.

6.3.1 Stratificazioni dell’italiano


Lo strato [-nativo] dell’italiano è formato da prestiti e calchi

Calchi = riproduzione incentrata su struttura morfologica, semantica, sintattica; detti anche prestiti semantici e
rappresentano trasposizioni di modelli fonologici o sintattici della lingua d’origine nella lingua di arrivo

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Prestiti = riproduzione di una parola più incentrata sul significante; distinzione in adattati, in cui le parole entrate hanno
assunto una forma fonetica che non identifica più la loro origine; non adattati, che conservano una forma estranea alle
regole fonologiche dell’italiano.

6.4 Dizionari specialistici = vi sono dizionari monolingui, bilingui, plurilingui, etimologici

Esistono inoltre
- dizionari elettronici, che prevedono una serie di giochi linguistici; in particolare trovano posto : anagrammi,
palindromi, rime, bifronti, omografi
- Dizionari inversi = ordinati in base alla lettera finale delle parole
- Dizionari di frequenza = fornisce la frequenza di un lemma sulla base di uno spoglio di testi e le forme di quel lemma
per ogni sottoinsieme di testi spogliati

7. LA COMBINAZIONE DELLE PAROLE : SINTASSI

Sintassi si occupa di stabilire quali combinazioni di parole sono grammaticali;


Frasi e combinazioni di parole non sono la stessa cosa, in quanto combinazioni di parole sono anche testi e periodi,
che contengono più frasi, e perché esistono formazioni più piccole di una frase, come sintagmi e gruppi di parole.

Le combinazioni di parole possono essere ben formate indipendentemente dal senso delle parole stesse :

ex : Gianni vuole andare al mare ; *Gianni vuole di andare al mare


il cerchio quadrato suona la cornamusa ; *Cornamusa la suona cerchio quadrato il

7.1 La valenza

Determinati verbi devono essere accompagnati da un determinato numero di altri elementi affinché la frase sia ben
formata —> valenza verbale = numero di elementi ulteriori che il verbo richiede, detti argomenti.

In base agli argomenti richiesti, si distinguono verbi :


- Avalenti (o zerovalenti) = ad esempio verbi meteorologici (ex : piove , nevica...)
- Monovalenti = verbi intransitivi (ex : camminare, parlare, morire...)
- Bivalenti = verbi transitivi (ex : catturare, compiere, favorire...)
- Trivalenti = verbi di “dire” e di “dare”

In una frase sono presenti anche altri elementi => circostanziali, elementi non richiesti dal verbo e perciò facoltativi, che
godono di mobilità posizionale

In una frase sono quindi presenti : 1) verbi 2) argomenti dei verbi 3) circostanziali

7.2 I gruppi di parole

La funzione di argomento o circostanziale può essere svolta da un gruppo di parole o sintagma

Criteri per individuare sintagmi :


- Movimento = parole che fanno parte dello stesso gruppo si spostano insieme; in alcuni casi lo spostamento mantiene
il significato invariato, in altri no; in alcuni casi rende la frase agrammaticale, in altri rimane grammaticale

- Enunciabilità in isolamento = dato un contesto opportuno, le parole che formano un gruppo possono essere
enunciate da sole, non inserite in una frase completa; dato che le parole appartengono a classi grammaticali, non
tutte le parole di qualunque classe sono intercambiabili l’un l’altra

- Coordinabilità = possibilità di costruire altri gruppi di parole intorno alla testa del gruppo di parole

Sintagmi = costituenti della frase; possono essere costituiti da altri sintagmi fino alle singole parole, i costituenti ultimi
della sintassi

Tipi di sintagmi : SN, SV, SP, SA


Per rappresentare la struttura interna dei sintagmi si ricorre alla struttura ad albero o tramite parentesi, in cui figurano
elementi quali : SN, SV, SP, SA, Art, N, V, P

I sintagmi possono essere molto semplici, costituiti solo dalla testa la cui presenza è necessaria, o molto complessi; la
lunghezza della frase non incide sulla semplicità / complessità dei sintagmi

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7.2.1 Indicatori sintagmatici e schema X-barra

Diagrammi ad albero che rappresentano la struttura interna delle frasi sono detti indicatori sintagmatici

Lo schema a X-barra riassume l’analogia strutturale tra le quattro categorie sintagmatiche;


Utilizzando la X come variabile che può sostituire ciascuna delle categorie, si utilizzano le barre per indicare i vari livelli
strutturali del sintagma :
- al livello più basso si trova X (—> N,V,A,P), che indica la sola testa del sintagma
- Al livello immediatamente superiore si trova X’ (—> N’,V’,A’,P’) che indica testa+complemento
- Al livello più alto si trova X” (—> N”, V”,A”,P”) che indica lo specificatore

7.3 La frase

7.3.1 Frasi e gruppi di parole

Frase = gruppo di parole che esprime un senso compiuto;


non tutti i gruppi di parole chiamati frasi sono di senso compiuto (ex : che aveva appena svaligiato), e non tutte le
espressioni di senso compiuto sono gruppi di parole (ex : Vieni! Ahi!)

Differenza tra frasi e altri gruppi di parole (= predicato nominale, aggettivale ecc.) = solo frasi sono composte da
soggetto e predicato, che sono in rapporto di dipendenza reciproca

Testa del gruppo di parole = unico elemento necessario del gruppo stesso —> non c’è dipendenza tra testa e altri
elementi detti modificatori all’interno del gruppo di parole.
La testa non richiede obbligatoriamente modificatori, ma modificatori richiedono obbligatoriamente la testa

Ciò che distingue le frasi da altri gruppi di parole è la presenza di un verbo di modo finito :

ex : l’albero verde = gruppo di parole / l’albero è verde = frase

In altre lingue (e in alcuni casi dell’italiano) la presenza di un verbo finito non è necessaria per avere una frase;
Ciò che è sempre necessario è il rapporto soggetto/predicato, che può realizzarsi con varie modalità (tra cui anche il
verbo finito)

Quindi i gruppi di parole di tipo frasale si distinguono i dagli altri gruppi perché contengono una struttura predicativa

Entità genericamente riconosciute come frasi :


- Espressioni di senso compiuto che sono gruppi di parole con struttura predicativa (ex : l’albero è verde)
- Espressioni di senso compiuto che non sono gruppi di parole e non hanno struttura predicativa (ex : Gianni! ; Vieni!)

7.3.2 Tipi di frase

Prima distinzione : frase semplice (non contiene altre frasi) e complessa (o periodo, contiene altre frasi)

Il rapporto tra frasi semplici che costituiscono una frase complessa può essere di
- Coordinazione = due frasi semplici sono sullo stesso piano
—> individuabili grazie a test di cancellazione = omettendo una o l’altra frase semplice, si ha una frase
grammaticale
- Subordinazione = due frasi semplici non sono sullo stesso piano
—> omettendo una delle due frasi, si ottiene una frase agrammaticale => asimmetria tra le due frasi semplici

Le frasi principali possono essere indipendenti, ovvero che esprime un senso compiuto; non tutte le frasi indipendenti
sono principali, e non tutte le principali sono indipendenti

Punti di vista di classificazione delle frasi :


- Dipendenza = in rapporto di subordinazione, frasi possono essere dipendenti o principali;
- Modalità = distinzione sintattica in frasi : dichiarative, interrogative (distinte in interrogative “sì- no” e interrogative
“wh-”), imperative, esclamative; non sempre la forma sintattica della frase corrisponde alla funzione semantica o
pragmatica delle frasi
- Polarità = distinzione in frasi affermative e negative
- Diatesi = distinzione in frasi attive e passive
- Segmentazione = distingue vari tipi di frase con sintassi marcata, in cui un sintagma è in posizione di rilievo :
- Dislocate a Dx : non l’avevo mai letto, questo libro
- Dislocate a Sx : questo libro, non l’avevo mai letto
- A tema sospeso : Questo signore, Dio gli ha toccato il cuore
- Focalizzata : Gianni ho visto ieri, non Paolo
- Scissa : é questo libro che non avevo mai letto
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7.3.3 Relazioni tra frasi di tipo diverso

Per ogni punto di vista di classificazione c’è una corrispondenza sistematica tra frasi di determinati tipi = trasformazioni

Relazioni trasformazionali tra :

- frasi attive e passive =


- Il complemento oggetto della attiva è il soggetto della corrispondente frase passiva
- Il soggetto della attiva non deve essere obbligatoriamente espresso nella frase passiva, e se è espresso assume
sempre la forma di un SP la cui testa è da
- Frasi dichiarative e interrogative “wh-” =
- Nelle interrogative wh un argomento del verbo non compare nella stessa posizione della dichiarativa
corrispondente ma all’inizio della frase; se l’interrogativa è complessa, un argomento può trovarsi in una frase
semplice diversa da quella in cui si trova il verbo a cui è collegato

Noam Chomsky : teoria sintattica circa possibilità di allontanamento dell’argomento dal verbo da cui dipende
—> 2 nozioni chiave = movimento e copia

Idea di Chomsky : sintagmi che sono interpretati in una posizione della frase, ma pronunciati in posizione diversa, sono
introdotti due volte nella derivazione :
1) nella posizione di base
2) nella posizione di arrivo, dove segnalano la modalità interrogativa

L’idea fondamentale è che la frase contenga copie dello stesso elemento e che entrambe svolgano un ruolo
nell’elaborazione della frase;
La circostanza per cui la copia della base non viene pronunciata è un motivo di economia linguistica e non ripetizione

L’elemento mosso (t) appare limitato all’interno della frase da determinati ostacoli lungo il percorso

7.3.4 Tipi di frasi dipendenti

Classificazione in base a rapporto con principale

Argomentali = rappresentano degli argomenti del verbo della frase principale


—> si classificano in :
- Completive => completive nominali o completive oggettive
- Soggettive
- Interrogative indirette

Circostanziali = rappresentano dei circostanziali delle frasi principali; frasi circostanziali sono facoltative
—> Si classificano in :
- Finali
- Temporale
- Causale
- Consecutive
- Condizionali
- Concessive
- Comparative

Relative = funzione simile a quella di aggettivo


—> si classificano in :
- Restrittive = svolge funzione di delimitazione argomentale
- Appositive = conferisce maggiori informazioni circa l’argomento

Classificazione in base a forma

Esplicite = contengono verbo di modo finito


Implicite = contengono verbo di modo non finito

==> le due dimensioni di classificazione si combinano in tutti i modi possibili <==

7.3.5 Rappresentazione formale della struttura della frase

Né soggetto né predicato possono essere testa della frase -> non si può avere predicato senza soggetto né soggetto
senza predicato => frase sembra non poter essere ricondotta a schema x-barra e viene distinta da tutti gli altri tipi di
gruppi di parole, che possiedono una testa
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Per molto tempo frase è stata considerata esocentrica, al contrario dei sintagmi che sono endocentrici

Proposta di frase con struttura endocentrica suppone come la testa della frase la flessione verbale
Pur essendo il verbo parte del predicato, e quindi in linea di principio non potrebbe essere testa, va distinto il contenuto
lessicale del verbo dalla sua flessione, caratteristiche indipendenti luna dall’altra.
Il contenuto lessicale di un verbo è identico per qualunque modo, tempo e numero, mentre la flessione è uguale per
qualunque altro tipo di verbo, sia esso mono- bi- o trivalente.

il verbo come categoria lessicale e testa del SV è disgiunto dalla flessione : a tale livello la flessione è un morfema
libero , mentre è un morfema legato al verbo solo a livello concreto

Per questo motivo si può dire che la flessione è la testa della frase

7.4 Soggetto e predicato

Soggetto -> varie definizioni :


- “Persona o cosa che compie l’azione, o che, nella diatesi passiva, la subisce” = soggetto semantico
- “Persona o cosa di cui parla il predicato” = soggetto comunicativo
Entrambe queste definizioni non sono soddisfacenti, in quanto possono essere applicate solo in determinate circostanze

Una definizione esauriente è la seguente :

Soggetto = argomento che ha obbligatoriamente la stessa persona e lo stesso numero del verbo; infatti, seppur in una
frase possano esserci più argomenti, è riconosciuto come soggetto l’argomento che si accorda al verbo per numero e
persona, anche nel caso in cui il verbo subisca variazioni
—> definizione di soggetto sintattico

Le motivazioni per cui le altre definizioni non sono adatte sta nella parzialità degli aspetti considerati, dato che il
soggetto si può esaminare anche a livello semantico e comunicativo

Considerando i livelli sintattici avremo che :


- a livello sintattico, si parla di soggetto come argomento che ha stesse persona e numero del verbo e di predicato
come verbo più insieme di argomenti del SV;
- A livello semantico, si parla di :
- agente per riferirsi al soggetto, e di azione per riferirsi al predicato nelle frasi che esprimono un’azione;
- Stato per riferirsi al predicato, e di esperiente per riferirsi a chi subisce il cambiamento di stato in frasi che non
esprimono un’azione
- A livello comunicativo, si parla di tema per riferirsi al soggetto, e di rema per riferirsi al predicato

7.5 Categorie flessionali

Distinzione tra parti variabili ed invariabili;


Le desinenze delle parti variabili esprimono diverse categorie flessionali : genere, numero, caso, tempo, persona,
modo; le categorie flessionali si oppongono alle categorie lessicali, ovvero le parti del discorso

Ogni categoria flessionale si suddivide in opzioni diverse, per questo é la realizzazione di una determinata opzione a
causare la variabilità delle cinque parti del discorso.

Se due parole hanno le medesime categorie flessionali si parla di accordo; se invece una parola ha una determinata
categoria flessionale perché conferitale da un’altra parola con categoria flessionale differente si parla di reggenza

7.5.1 Genere, numero e persona

Genere
L’italiano ha due generi, maschile e femminile, che non sono riflesso linguistico della categoria biologica del sesso : in
più di un caso e in più di una lingua non c’è corrispondenza esatta tra la categoria naturale del sesso e la categoria
linguistica del genere

In italiano e nelle lingue romanze, in latino, in tedesco e altre lingue il genere é indicato nel nome testa di un SN e negli
altri elementi del sintagma che si devono accordare; l’accordo di genere si realizza anche tra soggetto e predicato.

Numero
Categoria linguistica che ha rapporto indiretto con la corrispondente categoria della realtà; l’italiano oppone l’indicazione
di singolare e plurale, ma altre lingue prevedono anche il duale (greco e sanscrito) e il triale (lingue dell’Oceania)
Anche il numero si accorda: in italiano si realizza tra tutti gli elementi di un sintagma in relazione con un SN ; Tra
soggetto e predicato ; tra soggetto e verbo

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Persona
L’italiano distingue tre persone grammaticali : prima (colui che parla), seconda (colui a cui ci si rivolge), terza (non
integrata nel dialogo).
Il senso grammaticale non corrisponde alla categoria biologica dell’uso ordinario => formazione di verbi impersonali

Anche la persona si accorda nelle lingue dotate di morfologia flessionale : persona del verbo si accorda con persona del
soggetto
La prima persona del plurale si può distinguere in noi inclusivo (parlanti e ascoltatori) e noi esclusivo (parlanti ma non
ascoltatori)

7.5.2 Caso = indica la relazione che un dato elemento nominale ha con altre parole della frase in cui si ritrova;
L’esistenza di suddette relazioni è universale, mentre l’esistenza dei casi è circoscritto ad alcune lingue

Le relazioni sono le medesime in tutte le lingue; in italiano le relazioni sono espresse tramite 1) ordine delle parole 2)
morfemi grammaticali liberi;
in latino, e in altre lingue come tedesco invece, l’ordine delle parole non costituisce un motivo di distinzione delle
relazioni grammaticali, che vengono esplicitate dai casi : nominativo, accusativo, dativo, ablativo, genitivo, vocativo.

La differenze tra lingue con casi e lingue senza casi sta nel fatto che le prime hanno casi morfologici, ovvero danno un’
espressione morfologica ai casi

7.5.3 Tempo e modo

Ci sono lingue che non riconoscono il concetto di forma passata dei verbi, ma lo costruiscono aggiungendo particelle

Analisi dei tempi verbali dell’italiano


- modo indicativo = distingue otto tempi verbali : presente, passato prossimo, passato remoto, imperfetto, trapassato
prossimo, trapassato remoto, futuro semplice, futuro anteriore

Una frase può essere enunciata in un determinato momento cronologico detto momento dell’enunciazione = sempre il
presente; se la frase è avvenuta in un momento diverso dal momento di enunciazione si parla di momento dell’evento;
se la frase si riferisce ad un momento diverso dai momenti di enunciazione e di evento, si parla di momento di
riferimento.

Quest’ultimo permette di distinguere tra futuro semplice e futuro anteriore

Categoria dell’aspetto permette di distinguere tre tempi passati, tra cui : imperfetto, passato prossimo e passato remoto
Imperfetto = rimanda a qualcosa di non finito -> aspetto imperfettivo
Passato prossimo e remoto = rimanda a qualcosa di compiuto -> aspetto perfettivo

Distinzione perfettivo/imperfettivo spiega la distinzione tra trapassato prossimo e trapassato remoto

La differenza tra passato prossimo e passato remoto sta nel fatto che, pur essendo perfettivo, il passato prossimo é
compiuto, mentre il passato remoto é aoristico.

Altri modi oltre all’indicativo sono : congiuntivo, condizionale e imperativo, che - insieme all’indicativo - appartengono
alla categoria dei verbi finiti ; infinito, participio, gerundio che appartengono alla categoria dei non finiti

8. IL SIGNIFICATO E L’USO DELLE PAROLE E DELLE FRASI : SEMANTICA E PRAGMATICA

Sintassi, fonologia, morfologia = studio degli aspetti interni della struttura della lingua;

Le espressioni del linguaggio hanno significato e vengono usate per comunicare questi significati da un parlante ad un
ascoltatore

Semantica = studio del significato delle espressioni linguistiche


Pragmatica = studio degli usi delle espressioni linguistiche

Il significato di una parola o frase è il corrispettivo reale a cui si riferiscono

La nozione di verità è fondamentale per molti filosofi del linguaggio : comprendere il significato di una frase è
comprendere le condizioni in cui essa risulta vera, e comprendere il significato di una parola è comprendere il contributo
che essa dà alle condizioni di verità di una frase

Quindi la semantica consisterebbe in un rapporto di denominazione tra linguaggio e mondo;

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Si può obiettare che la nozione di verità è applicabile a frasi dichiarative, ma non interrogative, imperative —> obiezione
superabile in quanto le condizioni di verità di una frase sono quelle delle frasi che costituiscono una risposta vera alla
domanda

Il problema é che il significato non é semplicemente rapporto tra linguaggio e realtà, ma piuttosto qualcosa di più
complesso e indiretto :
- mancanza di corrispondenza globale tra significati di lingue diverse (ita : dita / ing : fingers - toes) —> ogni lingua
interpreta la realtà in modo diverso : le rappresentazioni di significati sono descritte con modalità diverse
- Esistono delle relazioni tra le espressioni linguistiche intuibili dal parlante senza coinvolgere il rapporto realtà - lingua
(ex : sinonimia, iponimia)
- possibilità di uso non letterale delle espressioni linguistiche (-> fenomeno pragmatico)

Le relazioni semantiche non si possono ridurre a denominazione tra espressioni linguistiche e realtà, proprio perché
- relazioni di denominazione non sono sempre univoche;
- Non è coinvolta solo la realtà nelle relazioni di significato;
- Il riferimento letterale a un certo tipo di realtà non corrisponde sempre al significato inteso dal parlante

8.1 Significato, denotazione e riferimento

In lingue che producono espressioni in modi diversi, la realtà è la stessa, varia il modo in cui le lingue e i parlanti la
presentano.
Una stessa realtà può essere presentata in modo diverso anche all’interno di una sola lingua (ex : Roma ha significato
equivalente a capitale italiana), e quindi ogni espressione dovrebbe essere intercambiabile con l’altra senza che il
significato venga intaccato.

Tuttavia vanno distinti, secondo le teorie di Frege:


- la realtà denotata dal linguaggio = riferimento —> spesso chiamato anche denotazione, ma denotazione riguarda il
lessema in quanto tale, mentre il riferimento riguarda l’uso del lessema in una determinata frase
- il modo in cui tale realtà é indicata = significato —> costituito dai concetti espressi in ciascuna lingua attraverso i
quali ci si riferisce alla realtà
[Frege chiamava senso il significato, e significato il riferimento]

Parole riguardanti il mondo fantastico/astratto/onirico/letterario denotano una realtà potenziale, ovvero c’é la possibilità
per le parole di riferirsi anche ad una pluralità di oggetti che non figurano nella realtà.
Il linguaggio umano ha quindi la possibilità di riferirsi al mondo reale e ad una pluralità di mondi possibili

8.2 Semantica lessicale

8.2.1 Ambiguità di significato : polisemia e omonimia

Alcuni lessemi hanno la proprietà di essere ambigui = poter avere più di un significato
Si distinguono casi di :
- Polisemia = presenta più significati collegati l’uno all’altro (ex : collo = persone - bottiglie ; mano = arto - vernice -
carte ; taglio = capelli - vestito - azione ecc.)
- Omonimia = riferimento ad entità molto diverse fra loro (ex : letto = participio di leggere - giaciglio ; spesso = denso -
avverbio - riferito a spessore ecc.)
Normalmente nei dizionari
- le parole poliseme hanno una sola entrata nel dizionario e all’interno di questa vengono spiegati i vari significati
- Le parole omonime hanno varie entrate nel dizionario, contrassegnate da un numerale

8.2.2 Ancora sulla polisemia


In vari casi la polisemia di un termine può non essere riportata esplicitamente nel dizionario quando i significati che il
termine può assumere sono molto vicini ma diversi.
Questa diversità è causata dalle diverse combinazioni sintattiche cui certe classi di parole possono ricorrere :

1) Gianni si é dimenticato di aver chiuso la porta / 2) Gianni si é dimenticato di chiudere la porta

Il significato di dimenticare é lo stesso, ma a livello semantico la frase 1) implica una presupposizione di fattività, non
comunicata dalla frase 2)

3) Gianni si é dimenticato che aveva chiuso la porta e allora, visto che non aveva con sé le chiavi, ha dovuto sfondarla
4) ??Gianni si é dimenticato di chiudere la porta e allora, visto che aveva dimenticato anche le chiavi, ha dovuto sfondarla

La frase 3) suona normale, mentre la frase 4) suona bizzarra

Alcune frasi comunicano una presupposizione di esistenza se sono seguite da determinati complementi

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5) Gianni ha cotto le uova / 6) Gianni ha cotto la frittata

Il verbo cuocere ha lo stesso significato, mentre i complementi comunicano un cambiamento di stato da già esistente (le
uova) a non ancora esistente e prodotto tramite l’azione (la frittata)

Esistono parole che godono di creatività del significato = assumono un numero indefinito di significati in base ai
contesti in cui possono ricorrere

Ex : buono —> buon ragazzo, buon pianista, buon pane, buon libro, buon negozio => il significato di buono varia

8.2.3 Estensioni di significato : metafora e metonimia


All’origine di pluralità di significati di uno stesso lemma stanno procedimenti propri della retorica, che in realtà sono
produttivi anche nel linguaggio odierno

Metafora = uso traslato di una parola, sulla base di una parziale somiglianza tra il significato fondamentale e il
significato traslato

Metonimia = estensione del significato di una parola ad un altro significato connesso al primo per contiguità

8.2.4 Relazioni di significato : sinonimia, antinomia, iponimia, iperonimia

Sinonimia = lessemi diversi possono avere uno stesso significato (ex : sovente - frequentemente)
Antinomia = lessemi possono avere significati opposti; può essere :
antinomia di significati contrari (bianco - nero)
antinomia di significati contraddittori (ex : celibe - sposato)
Iponimia = lessemi possono essere inclusi nel significato di altri (uccello é incluso da animale)
Iperonimia = lessemi possono includere significati di altri (airone include uccello)

8.2.5 Analisi del significato dei tratti semantici

Linguisti hanno cercato di rappresentare in modo esplicito relazioni di significato mediante sistema di simboli che faceva
uso di nozione di tratto semantico modellata sulla nozione di tratto distintivo della fonologia.

Così come un determinato fonema é caratterizzato dal tratto [ + sonoro], così un lessema é caratterizzato dal tratto [ + X]

Quindi :
Sinonimia = due lessemi condividono stessi tratti
Antinomia = due lessemi hanno valori opposti rispetto allo stesso tratto
Iponimia = condivisione di stessi tratti e mancanza di alcuni di questi
Iperonimia = condivisione di stessi tratti e aggiunta di alcuni di questi

Analisi dei tratti semantici = non condivisa come analisi fonologica, perché :
- fonologia = differenza netta tra fonemi e tratti costituenti / semantica = lessema é allo stesso tempo anche tratto
semantico
- Fonologia = creazione di inventario finito di tratti / semantica = non é possibile creare insieme contenuto di tratti

Tuttavia, questi studi non devono far pensare ad insensatezza nell’analisi dei tratti semantici :
—> lo studio dell’apprendimento del linguaggio dall’infanzia dimostra che nella memorizzazione di nuove parole hanno
un ruolo fondamentale i tratti semantici.
Si crede che l’apprendimento mnemonico del linguaggio sia favorito perché si ipotizza che i lessemi siano costituiti da
un numero finito di tratti semantici con diversi valori [+ o -] e diversi modi combinatori.
Conoscendo i tratti di una parola, il bambino, o il parlante, non dovrà imparare una parola completamente nuova, ma
solo aggiungere un tratto alla parola che già conosce.

8.3 Semantica frasale

Significato delle frasi = per la maggior parte dei casi é il risultato della combinazione dei significati delle parole che la
compongono —> principio di composizionalità
Questo principio non é sempre vero, perché :
- alcune frasi sembrano contenere qualcosa in più rispetto alla somma di significato dei singoli costituenti
- Alcune combinazioni di parole hanno un significato non ricavabile da quello delle singole parole costituenti —>
espressioni idiomatiche

8.3.1 Tautologia, contraddizione, analiticità, presupposizione

Casi in cui principio di composizionalità funziona permettono di analizzare parole come e, o, e se -> connettivi
proposizionali (o frasali), ovvero uniscono frasi semplici per formarne una complessa.
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Una frase semplice é o vera o falsa; il significato dei é illustrato dall’effetto che essi hanno sulla verità o falsità delle frasi
complesse che contribuiscono a formare :

7) oggi piove e non piove / 8) oggi piove o non piove

7) é falsa se intesa in modo letterale perché la frase complessa con il connettivo e é vera se e solo se le frasi semplici
che la compongono sono tutte vere
8) é vera se intesa in modo letterale perché la frase complessa con il connettivo o é vera se e solo se una delle frasi
semplici che la compongono é vera

falsità e verità di una frase derivano solamente dal significato dei connettivi
7) é quindi contraddizione, 8) é quindi tautologia

Altri tipi di frase possono essere giudicati su base linguistica :

9) Gianni é scapolo e non é sposato / 10) Gianni é scapolo ed é sposato

11) Titti é un canarino ed é un uccello /12) Titti é un canarino e non é un uccello

9) e 11) sono linguisticamente vere, 10) e 12) sono linguisticamente false


La determinazione di falsità / verità in questi casi é determinabile unicamente sulla base dei connettivi frasali + il
significato dei lessemi —> analiticità

Esistono casi in cui determinate frasi non sono né vere né false :

13) L’attuale re di Francia é calvo / 14) L’attuale re di Francia non é calvo

13) e 14), essendo in contraddizione l’una con l’altra, non possono essere entrambe vere, e si potrebbe dire che sono
entrambe false perché attualmente non esiste alcun re di Francia.
Tuttavia, 13) e 14) presuppongono entrambe la verità di 15) :

15) Attualmente c’è un re di Francia

15) é quindi presupposizione = frase che deve essere vera affinché le frasi che la presuppongono possano avere un
valore di verità;
Ma essendo 15) falsa, 13) e 14) non sono né vere né false, ma inappropriate

La falsità di 15) non é determinata solo dai suoi elementi costitutivi, ma anche e necessariamente dal nostro rapporto di
conoscenza del mondo.

8.3.2 Frasi con quantificatori e pronomi

Altri esempi in cui la verità / falsità di una frase é connessa al significato linguistico e nei casi di frasi contenenti dei
quantificatori (= tutti, nessuno, qualche, ogni, uno ecc.)

16) se ogni studente ha superato l’esame, allora qualche studente ha superato l’esame
17) se nessuno studente ha superato lesame, allora qualche studente non ha superato l’esame
18) se ogni studente ha superato l’esame, allora qualche studente non ha superato l’esame

16) e 17) sono linguisticamente vere, mentre 18) é linguisticamente falsa


Per giudicare 19) bisogna considerare la propria conoscenza dei fatti :

19) qualche studente ha superato l’esame

19) risulta vera anche se ogni studente avesse superato l’esame, ma é un modo bizzarro di esprimersi, in quanto
qualche presuppone che qualche studente abbia passato l’esame e qualche studente non l’abbia passato.
Questo é uno dei casi in cui il numero di interpretazioni possibili é ristretto dall’uso del linguaggio naturale

Considerando le frasi :
20) se qualche studente non ha superato l’esame, allora ogni studente ha superato l’esame
21) se qualche studente non ha superato l’esame, allora ogni studente non ha superato l’esame

20) é falsa su basi linguistiche; si potrebbe dire lo stesso di 21), ma il fatto che qualche studente non abbia superato
l’esame non contraddice il fatto che ogni studente non l’abbia superato.

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Tornando all’aspetto semantico dei quantificatori, si notano alcuni effetti che la presenza di due di essi ha
sull’interpretazione della frase :

22) Ogni ragazzo ama una ragazza

22) può avere due significati :


- ogni ragazzo ama una ragazza diversa
- una determinata ragazza é amata da ogni ragazzo
Sarà la situazione in cui 22) é enunciata a risolvere l’ambiguità

Quando in una frase ricorrono, oltre ad un quantificatore, anche dei pronomi personali o espressioni ad essi analoghe, si
possono avere ulteriori effetti di ambiguità:

23) Ogni ragazzo ama la sua ragazza

23) può indicare che


- ogni ragazzo ama una ragazza differente —> pronome possessivo sua é legato al quantificatore ogni
- Ogni ragazzo ama la ragazza di un ragazzo determinato —> pronome possessivo sua é libero
Nella forma passiva di 23), é difficile interpretare sua come legato :

24) la sua ragazza é amata da ogni ragazzo

La differenza tra 23) e 24) é che:


- in 23) il possessivo é dentro la portata del quantificatore (ogni precede sua)
- In 24) il possessivo non é dentro la portata del quantificatore (sua precede ogni)
Affinché un possessivo possa essere riconosciuto come legato da un quantificatore, esso deve rientrare nella portata del
quantificatore stesso

Consideriamo la frase :
25) Gianni dice che Francesco lo ha ingannato

Il pronome lo può riferirsi a Gianni (legato) o ad un altro individuo (libero), ma non a Francesco.
In una frase come :

26) Gianni diche che Francesco ha ingannato solo sé stesso

Il riflessivo se stesso può riferirsi solamente a Francesco

Quindi:
- un pronome personale non può essere legato entro la frase semplice in cui si trova
- Un pronome riflessivo deve essere legato entro la frase semplice in cui si trova

8.4 Gli atti linguistici

8.4.1 Tipi di atti linguistici

L’uso del linguaggio umano consiste nell’esecuzione di atti :


- Locutori = pronuncia di determinate parole e sintagmi
- Proposizionali = riferimento a determinate entità e la predicazione di determinate proprietà in merito ad esse
- Illocutori = constatazione, ordine, asserzione, domanda, imposizione, consiglio, promessa ecc.
- Perlocutori = tentativo di produrre un effetto nell’interlocutore

In ogni atto linguistico, questi tipi di atti sono compresenti; l’unico atto che non si realizza sempre é quello
proposizionale, in quanto esistono espressioni di senso compiuto che non sono predicative (ex : gianni! Vieni! Ahi!)

Producendo una frase predicativa (gianni ha telefonato?) si producono contemporaneamente tutti i 4 tipi di atti.

Ci sono relazioni diverse tra i tipi di atti: uno stesso atto proposizionale può apparire in diversi atti illocutori sotto forma
di asserzione, domanda, ordine;
In tutti e tre i casi, l’atto proposizionale é identico : pur cambiando le parole, ci si riferisce alla stessa entità e si
predicano le stesse caratteristiche, ma cambia l’atto illocutorio.

Uno stesso atto illocutorio può corrispondere ad atti proposizionali diversi : enunciando due frasi assertive diverse, si
compiono due atti proposizionali diversi perché sono diversi i riferimenti e le proprietà predicate, ma l’atto illocutorio é lo
stesso.

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Non vanno confusi i tipi di atti illocutori con le modalità che una frase può assumere : una domanda non corrisponde
sempre ad una frase interrogativa, ma può esprimere un ordine, un invito, una richiesta cortese ecc. : l’atto illocutorio é
lo stesso, ma non corrisponde alla forma grammaticale —> si parla quindi di atti linguistici indiretti

8.4.2 I performativi

Tipo particolare di illocutori : atti contenenti verbi performativi = verbo che, quando enunciato, non si limita a descrivere
una situazione ma ha un’implicazione intrinseca di azione, che é quella espressa dal verbo in questione

29) prometto di partire = promettere indica l’azione compiuta

Non solo i verbi possono avere funzione performativa, ma anche espressioni precise all’interno di un contesto preciso :

Rigore! (Enunciato da un arbitro, indica un cambiamento nello svolgimento della partita)

L’esistenza di formule performative senza verbi sono sintomo dell’esistenza di atti linguistici che non contengono un atto
proposizionale

I verbi performativi, se impiegati al passato, perdono la loro funzione performativa, e assumono un uso constatativo =
descrivono un determinato atto compiuto dal soggetto

32) Ieri ho promesso a Paolo di partire

8.5 Uso letterale e uso non letterale delle espressioni linguistiche

Caso tipico di uso non letterale del linguaggio : atti linguistici indiretti
La comunicazione può avvenire nonostante gli interlocutori impieghino espressioni della lingua fuori dal loro senso
letterale, perché gli scambi comunicativi sono guidati dalle massime della conversazione, teorizzate da Paul Grice.

Grice raggruppa le massime in quattro categorie:


- Quantità = fornire l’informazione necessaria, ossia né troppa né troppo poca
- Qualità = essere veritiero, in base alle prove in possesso
- Relazione = essere pertinente, ossia fornisci solo informazioni pertinenti alla conversazione
- Modalità = evitare oscurità e ambiguità, essere breve ed ordinato

I partecipanti alla conversazione mettono in atto in modo implicito e tacito queste massime;
tuttavia :
- in alcuni casi queste massime vengono violate => la comunicazione rischia di fallire;
- in altri casi la violazione é apparente => parlante compie un’ implicatura conversazionale = parlante non usa
espressioni nel significato letterale, ma vuole trasmettere significato figurato

Implicatura ≠ implicazione (—> logica)


Non sempre le implicature conversazionali corrispondono alle implicazioni logiche —> spesso l’analisi logica di
espressioni linguistiche non comprende / soddisfa tutte le possibilità di intuizione semantica dei parlanti.

Consideriamo 19) Qualche studente ha superato l’esame :


Dal punto di vista logico essa non implica che qualche studente non abbia superato l’esame —> é vera anche se tutti gli
studenti hanno superato l’esame.
Tuttavia, la conclusione che si trae a livello di implicatura é che qualche studente ha superato l’esame, mentre qualche
studente non l’ha superato => implicatura della conversazione, ma non implicazione della logica formale

Con : qualche studente ha superato l’esame? Entra in gioco la massima della quantità = se tutti gli studenti hanno
superato l’esame e dico :
- che tutti gli studenti hanno superato l’esame => rispetto la massima
- Che qualche studente ha superato l’esame => violazione della massima -> l’interlocutore intende un’altra cosa,
supponendo che ci sia un rispetto della massima

—> dal punto di vista semantico é verità, ma dal punto di vista pragmatico é inappropriato <—

Casi di implicatura si manifestano nel linguaggio figurato, con un uso non letterale del linguaggio : attraverso significati
non letterali delle espressioni si può trasmettere un’implicaura conversazionale come ironia (Ah, Gianni é proprio un
amico! Con accezione opposta) e metafora (Questa é la ciliegina sulla torta)

9. SOCIOLINGUISTICA E DIALETTOLOGIA

Una lingua presenta una serie di variazioni :


- Diastratica = verticale, riguarda le variabili legate alla condizione sociale
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- Diatopica = orizzontale, riguarda le variabili dialettali


- Diafasica = formale, riguarda il grado di accuratezza e di controllo
- Diamesica = riguarda il mezzo usato per comunicare

9.1 Linguistica teorica e sociolinguistica —> hanno domini diversi

Linguistica teorica = si basa su idealizzazioni e ha come oggetto di studio il linguaggio umano come capacità

La linguistica teorica pone al centro il parlante idealizzato (= non commette errori, ha competenza assoluta della lingua);
Considera una comunità linguistica idealizzata, e di questa evidenzia gli aspetti di omogeneità;

Sociolinguistica = considera dati più vicini alle varie situazioni comunicative e ha come oggetto di studio l’uso effettivo
della lingua

Sulla base del fatto che il parlante commette errori, sa riconoscere strutture grammaticali e sa usarle per espletare la sua
competenza comunicativa, che la comunità linguistica é stratificata, la sociolinguistica si concentra sulle diversità tra
parlanti / gruppi linguistici

Le due posizioni si dovrebbero integrare : una cerca gli elementi comuni, l’altra gli elementi di diversità

linguistica teorica sociolinguistica

parlante nativo idealizzato parlanti reali


competenza linguistica competenza comunicativa
comunità linguistica omogenea comunità linguistica stratificata
identità diversità
strutture usi

9.2 Sociolinguistica
La sociolinguistica nasce da un’ipotesi per cui la variante libera non esiste. [p] e [b] sono fonemi in distribuzione
contrastiva, mentre [r] e [ʀ] sono in variazione libera.

La linguistica teorica si basa sulla distribuzione contrastiva perché permette di identificare i fonemi di una lingua.
La sociolinguistica, invece, si basa sulla variazione libera, imponendo l’assunto per cui la variazione libera non é
veramente libera : due modi differenti per dire una cosa indicano una scelta linguistica, e che tale scelta può essere
correlata a fattori sociali .

La variazione libera è quindi spesso correlata a fattori sociali; modi diversi di realizzare un’entità linguistica riguardano
tutti i livelli di una lingua : fonologia, morfologia, semantica, sintassi.

9.2.1 Centralizzazione a Martha’s Vineyard (W. Labov) = campo di studio

1962, isola di Martha’s Vineyard é abitata da pescatori anglofoni, immigrati portoghesi e indiani. I continentali vacanzieri
spingevano l’economia del paese verso un’economia turistica.
Il fenomeno osservato, inconsapevole per la maggior parte dei parlanti, é stato chiamato centralizzazione di [a] = Tale
[a] viene realizzata più verso il centro del triangolo vocalico, nella direzione di [ə] (quindi House = haus—> həus)

i u
ə

a

Tale cambiamento di pronuncia può essere considerato una variante libera, in quanto non altera il significato della parola
Le lingue subiscono variazioni continue, la maggior parte delle quali si esauriscono in un nulla; quelle variazioni che
acquisiscono un senso staccato e si diffondono, prendono il nome di variabile.
Affinché una variazione diventi una variabile, essa deve acquisire significato sociale;
Le variabili devono essere :
- Frequenti = devono occorrere anche nel linguaggio spontaneo
- Strutturali = integrate nel sistema
- Stratificate = distribuzione asimmetrica negli strati sociali

Una volta individuata la variazione, va stabilito se si tratta di variazione occasionale o di variabile.


Fu cosi condotto un questionario a 69 persone su 6000 di fascia d’età, condizione sociale e origine etnica differenti, e
furono registrati i risultati.

Espandendo lo spazio vocalico tra [a] e [ə] nel triangolo, ed attribuendo un valore ad ogni segmento, si ottiene :
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ə 5 ə 5
4 4 in cui :
3 3 5 , 4 = centralizzazione grado 2 (nessuna o casuale)
2 2 3 , 2 = centralizzazione grado 1 (lieve)
1 1 1 , Ø = centralizzazione grado 0 (massima)
a Ø a Ø

Ogni parlante può realizzare la /a/ più o meno centralizzata; essendo lo spazio tra [a] e [ə] abbastanza ridotto, si é
semplificato il sistema ottenendo 3 tipi diversi di centralizzazione

Inoltre, si accorsero che vari contesti linguistici possono influenzare la centralizzazione di [a] nel dittongo [aj] e [aw]
- una [t] seguente favorisce la centralizzazione
- [h],[l],[r] seguenti favoriscono la centralizzazione
- suono [k] seguente é neutrale
- suono [m] seguente sfavorisce la centralizzazione

Solo quando le variazioni assumono un significato sociale divengono variabili, e quindi iniziano ad essere imitate/evitate

I dati incrociato mostrano che i portatori del massimo grado di centralizzazione erano pescatori maschi di tra i 31 e i 45
anni = questo indica un attaccamento di questi soggetti nei confronti dell’isola e dei suoi comportamenti, e un rifiuto
degli estranei.

La centralizzazione a Martha’s Vineyard dimostra che si possono misurare fenomeni linguistici relativi alle caratteristiche
sociali degli individui, facendo apparire il reticolo di stratificazione sociale.

Quesa corrente sociolinguistica ha permesso di definire il comportamento linguistico di vari gruppi sociali, degli uomini
rispetto alle donne, facendo emergere l’importanza della variazione stilistica, il ruolo dell’ipercorrettivismo, le modalità di
nascita e cambiamentio linguistico.
Regola variabile = regole che si applicano in maggiore o minore probabilità al variare di date circostanze linguistiche o
extralinguistiche.

9.2.2 Comunità linguistica = insieme di tutte le persone che parlano una determinata lingua

-> é opportuno considerare anche la variazione linguistica:

Comunità linguistica = insieme di tutte le persone che parlano una determinata lingua o varietà linguistica e ne
condividono le norme d’uso

Altri ritengono che siano parte della definizione anche gli atteggiamenti sociali assunti nei confronti di una lingua.
Dal punto di vista sociolinguistico, la comunità linguistica non é omogenea, ma stratificata.
La diversità linguistica serve funzioni comunicative importanti = indica atteggiamenti dei parlanti e fornisce informazioni
sulle identità sociali dei parlanti.

9.2.3 Repertorio linguistico


Insieme di codici e delle varietà che un parlante è in grado di padroneggiare all’interno di un repertorio linguistico più
ampio della comunità a cui appartiene.

Classi sociali diverse hanno repertori linguistici diversi —> si é parlato di codice elaborato e di codice ristretto
Parlanti con repertori linguistici più ampi possono accedere ad un maggior numero di funzioni sociali; parlanti con un
repertorio linguistico ristretto e disponenti solo di una varietà locale sono più limitati nelle funzioni comunicative.

Quando un parlante dispone di più varietà é facile che compiano code switching = passare da una varietà ad un’altra,
secondo diversi fattori.

9.2.4 Competenza comunicativa


= capacità che i parlanti hanno di utilizzare la lingua nei modi che sono appropriati alle varie situazioni.
Questa nozione va oltre la competenza linguistica : la competenza comunicativa é un fatto individuale e riguarda
l’appropriatezza delle strutture linguistiche in relazione alle situazioni comunicative.

Un parlante X é in grado di modificare ed adattare lo stile della sua lingua in rapporto ad ogni tipo di situazione ed ogni
tipo di interlocutore

La competenza comunicativa va oltre la capacità di saper usare un codice adatto alla situazione : essa regola gli aspetti
extralinguistici (sociali, culturali, pragmatici) implicati nello scambio verbale, e forma un tutt’uno con gli altri codici del
comportamento comunicativo (gestualità, mimica)

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9.2.5 Funzione di presentazione


Parlando, l’atto principale é quello rappresentativo (= comunicare con l’interlocutore); tuttavia, durante la
comunicazione, un parlante rivela all’inerlocutore, in maniera spesso inconsapevole; informazioni su se stesso, come:
- sesso
- Età
- Origine
- Livello di istruzione
- Livello sociale
- Padronanza della lingua
Questo avviene tramite le produzioni linguistiche : toni piu o meno alti, pronunce più o meno veloci / precise, scelte
lessicali, scelte morfologiche ecc.

9.3 Sociologia del linguaggio

Sociolinguistica = rapporto di una lingua con la società (ex : Martha’s Vineyard)


Sociologia del linguaggio (o delle lingue) = rapporto della società con le lingue —> si occupa delle pianificazioni
linguistiche, strategie di politica linguistica (ex : favorire o meno bilinguismo in un’area), atteggiamenti verso lingue
minoritarie, riforme ortografiche contenuti degli insegnamenti linguistici ecc.

Potenziale Problema attuale = lingue della nuova Europa comunitaria


- se sarà tedesco —> stanziamento di fondi per l’insegnamento obbligatorio del tedesco a popolazione europea;
- Se sarà caso di plurilinguismo passivo = stanziamento di fondi per altri scopi (ex : allenamento a capire le lingue)

Caso Somalia : istituzione di lingua scritta nel 1972 = problema di sociologia del linguaggio —> decisione se adottare
sistema arabo o latino

9.4 Etnografia della comunicazione = sottodisciplina della sociolinguistica che si occupa di un particolare tipo di
relazione tra linguaggio e società

Linguaggio = considerato strumento di trasmissione e mantenimento di schemi sociali


L’etnografia della comunicazione reputa il verbo il luogo di trasmissione degli schemi culturali —> pertanto studia l’uso
del linguaggio nelle interazioni verbali della vita quotidiana di date comunità linguistiche

Temi tipici dell’etnografia sono :


- distribuzione dei turni conversazionali in un gruppo
- chi e come chiude una conversazione
- Cosa rappresenta il silenzio
- Come presentare scuse
- Come esprimere accordo, disaccordo ecc..

9.4.1 Pronomi del potere e della solidarietà

Dal punto di vista delle funzioni sociali, il potere di una persona su un’altra si rispecchia nella lingua : si distinguono
infatti pronomi di cortesia (lei/voi, vous, Usted, Sie,ecc. = V) e pronomi della solidarietà (tu, noi, du ecc. = T).
Vi sono relazioni asimmetriche in cui un parlante usa V e l’altro risponde con T, e relazioni simmetriche dove entrambi i
parlanti impiegano T o V (Brown e Gilman 2000)

Se i parlanti usano T si tratta di una relazione simmetrica e solidale


Se i parlanti usano V si tratta di una relazione simmetrica ma non solidale

Dalla metà del Novecento, il sistema di una semantica asimmetrica é stato via via sostituito da un sistema più
simmetrico.

Durante il passaggio V—>T possono essere utilizzate forme intermedie come l’uso di espressioni impersonali o
ambigue.
L’uso del professionale é solitamente associato a V, mentre il nome proprio é associato a T.
Rivolgendosi agli immigrati con T, c’è la possibilità che si stia impiegando il foreigner talk = sistema semplificato
adottato con chi padroneggia male la lingua in questione

9.5 Lingua e dialetto

Questione per distinguere lingua e dialetto é dibattuta.


Date due varietà X e Y, per stabilire se sono due varietà diverse di una stessa lingua o due lingue diverse si ricorre a dei
criteri :
- di tipo diacronico = parlata X deriva dalla stessa lingua da cui deriva Y
- Comprensione reciproca
- Criterio lessico-statistico = se X e Y condividono almeno l’80% del lessico —> varietà linguistiche di una sola lingua
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- Criterio statistico misurato su altri livelli linguistici


- Presenza o meno di letteratura

A questi vanno aggiunti criteri quali: volume di scambi linguistici; presenza di strumenti normativi (dizionari/grammatiche)

In Italia diverse varietà hanno aspirato a diventare lingua (ex : sardo e friulano) con risultati inconcludenti, in quanto non
soddisfavano i criteri di :
- sovraregionalità
- Varietà parlata da ceti medio-alti
- Varietà scritta e codificata in base ad un corpus riconosciuto di opere di riferimento

Anche parlare di dialetti dell’italiano non é del tutto corretto, in quanto l’italiano stesso non é altro che un dialetto assurto
al ruolo di lingua nazionale; i dialetti italiani sono varietà sorelle diramatesi tutte da un’unica lingua madre : il latino

Inoltre, l’italiano contemporaneo deriva dalla forma scritta e non parlata del toscano.
La differenza tra lingua e dialetto non é di sistema : lingua e dialetto sono entrambi sistemi linguistici; piuttosto la
differenza sta nella ricchezza lessicale, anche se anche i dialetti, in quanto lingue, possono ampliare il proprio lessico

9.5.1 Dialettologia e geografia linguistica = studio dei dialetti secondo gli aspetti di :

Dialettologia diacronica = studio dell’evoluzione dal latino ad un determinato dialetto dell’area romanza
Geografia linguistica = si é occupata di racchiudere le voci dialettali all’interno di atlanti linguistici; il primo fu ideato
da Jules Gilliéron, Atlas linguistique de la France, al quale sono seguite molte altre edizioni utili per comprendere le leggi
fonetiche

9.6 I dialetti in Italia

Una delle prime classificazione risale a Dante nel De Vulgari Eloquentia, in cui elencava 14 tipi di volgare distinti
longitudinalmente : 7 a est e 7 a ovest della catena appenninica.
Attualmente, i dialetti sono distinti tra nord centro e sud, distinguendo così i dialetti:
- Settentrionali = comprendono
- Gallo-italici = piemontesi, lombardi,liguri, emiliano-romagnoli, San Marino, area pesarese
- Veneti = trentino orientale, veneziano-trevigiano, veronese, padovano-vicentino-rovigotto, feltrino-bellunese,
triestino, istro-veneto
- Toscani = formano categoria a parte
- Centro-meridionali = umbro-marchigiano centrale, abruzzese-molisano, romanesco, aquilano, pugliese
settentrionale, materano, campano, calabrese settentrionale, potentino
- Meridionali estremi = salentino, calabrese meridionale, siciliano

Fondamentale é la isoglossa La Spezia-Rimini, che divide i dialetti settentrionali dai centro-meridionali.


Fenomeni linguistici :

- a nord della linea La Spezia-Rimini:


- scempiamento delle consonanti lunghe: lat. ANNUM 'anno' > piem. lomb. emil. [an], venez. [ano];
- passaggio del nesso latino CL a [t∫]: lat. CLAMARE 'chiamare' > piem. [t∫a'me], lig. [t∫a'ma], emil. [t∫a'mer]
- sonorizzazione (detta anche «lenizione») delle sorde intervocaliche: lat. FRATELLUM 'fratello' > lomb. [fra'dɛl]
- esistenza di vocali cosiddette turbate o «anteriori arrotondate», particolarmente evidente nei dialetti occidentali,
come [y]: lomb. ['lyna] 'luna', tor. [myr] 'muro';
- palatalizzazione di [a] in [e], particolarmente evidente nei dialetti emiliani: lat. SALE 'sale' > [sel];
- tendenza delle parole ad uscire in consonante a causa della caduta delle vocali finali del latino;
- tendenza all'apocope, vale a dire alla cancellazione di vocali atone pre- e postoniche latine: lat. PERICULARE
Correre pericolo' > emil. [pri'glɛr]

- a sud della linea La Spezia-Rimini :


- raddoppiamento sintattico ([ak 'kasa]);
- pronuncia sorda della sibilante intervocalica (['kasa]);
- la metafonesi: in certi dialetti meridionali il plurale di [fjore] è [fjuri], vi è dunque un passaggio di [o] ad [u] (cioè il
passaggio da una vocale media ad una vocale alta) causato dal cambiamento morfologico della desinenza [e] -
vocale media - del singolare nella desinenza [i] - vocale alta - del plurale;
- assimilazione totale progressiva del nesso consonantico ND in [nn] MUNDUM 'mondo' > ['monno];
- posposizione del possessivo: ['fratəmə] 'mio fratello'
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Questi dialetti hanno caratteristiche comuni, ma anche molto diversificate : dialetti marchigiani e laziali non hanno vocale
indistinta [ə] come nel napoletano [‘jammə].

Il toscano presenta tratti tipici come :


- passaggio da [t∫] a [∫] (t∫ena-> ∫ena) e da [dʒ] a [ʒ] (dʒente -> ʒente)
- Gorgia toscana = indebolimento con il passaggio a fricative delle occlusive sorde [p],[t],[k] in posizione intervocalica

Quadro dialettale di Grassi, Sobrero e Telmon (1999-107)

Latino NOCTEM LACTEM FACTUM


Toscano nɔtte latte fatto
Siciliano nɔtti latti fattu
Napoletano nottə lattə fattə
Emiliano nɔt lat fat
Veneto nɔte late fato

Da questa tabella emerge come il nesso latino CT abbia esiti diversi a seconda del dialetto : può dare luogo ad
assimilazione (toscano, siciliano, napoletano) con successivo scempiamento (veneto).

In italia si parlano anche un numero di lingue straniere —> fenomeno di alloglossia

9.7 Bilinguismo e Diglossia


In una stessa area possono essere presenti due varietà linguistiche, e a seconda del loro rapporto si parla di :
Bilinguismo = tutti i parlanti padroneggiano le due varietà
Diglossia = le due varietà sono usate in modo complementare, e una delle due ha uno status socioculturale più alto, e
l’altra più basso.

Se si applicano queste definizioni all’Italia, le situazioni possono incrociarsi, dando 4 possibilità (Fishman) :
- Bilinguismo con Diglossia = competenza sia dell’italiano che del dialetto, ma divisione degli ambiti funzionali di
italiano e dialetto
- Diglossia senza bilinguismo = competenza dell’italiano limitata alle classi sociali alte, con diffusione generalizzata del
dialetto
- Bilinguismo senza Diglossia = competenza di italiano e dialetto senza che gli ambiti delle due varietà siano del tutto
differenziati
- Né bilinguismo né Diglossia = situazione altamente improbabile, in quanto in ogni comunità di parlanti esiste una
diversificazione dei ruoli sociali, che corrisponde ad una diversificazione linguistica

Diglossia e bilinguismo esistono in ogni comunità linguistica in cui i parlanti svolgono una certa varietà di ruoli
( Grecia, fino a 1974 esistenza di katharevousa = lingua pura, e dhimotiki = lingua popolare ; nel mondo arabo, la lingua
classica si oppone a quella colloquiale ; in svizzera il tedesco standard si oppone allo Schwyzertütsch)

9.8 Lingue creole e lingue Pidgin

Lingua Pidgin = lingua occasionale che nasce tra due gruppi che hanno necessità di comunicare, senza avere una
lingua comune. Tali lingue, la cui finalità é per lo più strumentale, derivano dalla mescolanza di elementi della lingua
autoctona e della lingua sovraimposta, modificati da forti fenomeni di semplificazione.
Dato che tali lingue hanno un ambito ristretto di funzioni, ne risultano dei codici molto semplificati in tutti i livelli :
- lessico = molto semplificato —> ridotto di molto, privato di sinonimie
- Sintassi = eliminazione di subordinate, privilegio della paratassi, ordine delle parole che tende ad essere fisso
- Morfologia = eliminazione delle flessioni, della variazione allomorfica, del numero, del genere
- Fonologia = privilegio per parole monosillabiche con struttura CV o bisillabiche con struttura CVCV

Solitamente le lingue Pidgin si estinguono con la cessazione dei rapporti sociali che vi avevano dato vita; tuttavia, se una
generazione successiva di parlanti adotta una lingua Pidgin come lingua madre, si assiste alla formazione di una lingua
Creola.
In caso di formazione di lingua creola, la lingua Pidgin originaria dovrà rispondere ad un’allargata serie di necessità
comunicative.

Alcuni esempi di lingue Pidgin :


- Base olandese = Afrikaans, parlato in Sudafrica
- Base francese = Haiti, Antille, Oceano Indiano
- Base inglese = Africa Occidentale, Antille

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Il ciclo Pidgin-Creolo può avere una successione in quello che viene definito continuum post-creolo = creolo va verso la
fusione conuna lingua standard —> caso estremo : inglese degli Afroamericani degli Stati Uniti (Afroamerican Vernacular
English o Ebonics).

In alcuni casi, forme Pidgin si stabilizzano anche senza diventare lingue materne quando siano utili situazioni di
plurilinguismo : forme di Pidgin inglese sono parlate in Africa Occidentale e in Oceania (Tok Pisin é lingua ufficiale di
Papua Nuova Guinea, isole Vanuatu e Salomone).
Un certo livello di ristrutturazione hanno infine le varieta di inglese parlate dalle persone poco istruite in molti stati del
Commonwealth.

10. LA TRASFORMAZIONE DELLE LINGUE : LINGUISTICA STORICA

Idea che lingue del mondo derivassero da una sola lingua originaria é molto antica, e ad essa vanno aggiunte motivazioni
circa la frammentazione da tale unità.
La prima testimonianza di tentativo di risolvere tale questione é il mito biblico della torre di Babele, rimasto accettato per
molti anni; ad esso seguì, tra le tante, la teoria di Leibniz : ipotizzò una famiglia di lingue giapetiche estesa in Europa e
in parte dell’Asia, prefigurando la contemporanea famiglia indoeuropea.

Solo con l’Ottocento lo studio della parentela genealogica e il mutamento delle lingue nel tempo assume l’assetto
odierno, che prende il nome di linguistica storica (o storico-comparativa).

I principi e metodi della linguistica storica distinguono nettamente lingue originarie e origine del linguaggio,
anticamente basata sulla spiegazione biblica per cui Dio donò l’ebraico all’uomo, facendo di esso lingua originaria e
origine del linguaggio.
Nel tempo la teoria biblica viene abbandonata, e fioriscono teorie, tra cui quella di Condillac = il linguaggio deriva da
suoni primitivi poi divenuti segni convenzionali.
Queste teorie rimasero congetture, e al posto di studi circa l’origine delle lingue, si affermò la ricostruzione dei linguaggi
sulla base della comparazione delle lingue derivate.
Nel 1866 la Società Linguistica di Parigi stabiliva il carattere ascientifico degli studi sull’origine del linguaggio, bandendole
di fatto.
Attualmente, l’origine del linguaggio è tornata in auge, con nuove teorie che si basano su biologia e genetica.

Il problema dell’origine del linguaggio va distinto dal problema della ricostruzione delle lingue originarie.

Va tenuto presente che non esistono lingue più primitive di altre : popolazioni di cultura molto primitiva parlano lingue
ugualmente complesse come quelle dei popoli di più antica civilizzazione.
Lo stesso vale per lingue di una determinata famiglia linguistica : esse sono ricostruite sulla base di lingue che ne
discendono, e non dimostrano quindi alcun tipo di primitività particolare

La linguistica storica moderna rifiuta motivazioni catastrofiche per spiegare il mutamento linguistico.
Oltre che dal mito babelico, spiegazioni catastrofiste furono avanzate da Flavio Biondo, che sosteneva che la
trasformazione del latino in italiano fu effetto delle invasioni barbariche ; Leonardo Bruni sosteneva che l’italiano era
sempre esistito ed era la forma di volgare parlata dal popolo anche in epoca latina; Dante fu il primo a considerare un
mutamento linguistico dettato dallo scorrere del tempo.

La linguistica storica assume una posizione analoga a quella dantesca, individuando nello scorrere del tempo

10.1 Il metodo comparativo e la ricostruzione delle lingue originarie

10.1.1 Caratteristiche del metodo comparativo = fondato sul confronto tra le lingue

Lo scopo del confronto é scoprire se due o più lingue sono genealogicamente apparentate, ovvero se derivano da una
stessa lingua originaria.
Il confronto non é superficialmente fondato sulla somiglianza di parole :

Italiano tedesco turco

stazione Bahnhof istasyon


biglietto Fahrkarte bilet
bagaglio Gepäck bagaj
treno Zug tren

Di primo acchito, le lingue che sembrerebbero apparentate sono italiano e turco, mentre il tedesco sta a sé; tuttavia, sono
italiano e tedesco ad essere apparentate, e la corrispondenza di voci é causa di interferenze linguistiche e parole prese in
prestito dal turco, mentre il tedesco ha sviluppato un lessico proprio.

Considerando altri parti del lessico, quelle native, risulta :


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Italiano Tedesco Turco

uno ein bir


due zwei iki
tre drei üç
quattro vier dört
cinque fünf bes
padre Vater baba
madre Mutter anne

Da questo confronto, italiano e tedesco risultano più vicine che italiano e turco, sebbene la corrispondenza tra quattro e
vier non sia lampante;
applicando correttamente il metodo comparativo, considerando quindi delle corrispondenze semantiche tra fonemi e
morfemi in determinate lingue, si può giungere alla conclusione che quattro e vier hanno radici linguistiche comuni
risalendo all’etimologia delle parole stesse.
Per dimostrare l’esistenza delle corrispondenze semantiche bisogna anzitutto mostrare che esse si estendono a diverse
parole del vocabolario nativo, ed é necessario ricostruire il percorso per cui dalla forma originaria si é giunti alle due
forme delle lingue derivate.

Nel caso dell’italiano e del tedesco, le due lingue fanno parte della stessa famiglia linguistica, ma appartengono a
gruppi diversi : l’italiano alle lingue romanze e il tedesco/inglese alle lingue germaniche;
Inoltre ciascuna delle due lingue ha avuto un’evoluzione propria che ha comportato una certa serie di modifiche
attraverso il tempo.
La linguistica storica si chiama anche linguistica storico-comparativa perché per comparare due lingue é necessario
ripercorrerne le tappe evolutive nella storia.

Il procedimento storico-comparativo permette di stabilire l’antenato comune più vicino a determinate lingue e altri
antenati remoti comuni ai vari gruppi di lingue.
Nel caso dell’italiano e delle lingue romanze l’antenato comune é il latino; nel caso di tedesco e inglese e delle altre
lingue germaniche, non é attestato un antenato comune in quanto non documentato, ma si identifica come esso il proto-
germanico o germanico comune , stabilito in base alle corrispondenze riscontrate tra fonemi e morfemi delle lingue.

Analisi delle lingue romanze :

Italiano Spagnolo Francese Romeno

fatto hecho fait fapt


latte leche lait lapt
notte noche nuit noapte

La sequenza di fonemi tt dell’italiano corrisponde a it in francese, a ch in spagnolo, a pt in romeno.


Questo dimostra una radice comune : il latino, che a sua volta può essere utilizzato come ulteriore prova, mostrando
l’origine comune con la sequenza CT di noctem, lactem, factum
La sequenza latina ct si é quindi mutata in tt in italiano, it in francese, ch (t∫ ) in spagnolo, pt in romeno.

Analisi delle lingue germaniche (considerando la fonetica) :

Inglese Tedesco Olandese Danese

haws haws høys hu:ʔs


maws maws møys mu:ʔs
laws laws løys lu:ʔs
awt aws øyt u:ʔ∂
brawn brawn brøyn bru:ʔn

Esiste quindi una corrispondenza sistematica tra [aw] in inglese, [aw] in tedesco, [øy] in olandese e [u:ʔ] in danese.
Tale corrispondenza suggerisce che queste lingue facciano parte di un’unica entità genealogica, il gruppo delle lingue
germaniche, derivato dal proto-germanico.

Nel caso sopra riportato, si può ipotizzare che all’origine dei suoni corrispondenti ci fosse un unico suono.
Però, non si può essere totalmente certi di tali ipotesi, proprio perché il proto-germanico non ha attestazioni, e quindi le
conclusioni tratte fino ad ora sono empiriche.
Tuttavia, una serie di considerazioni fa propendere per un’ipotesi ricostruttiva ragionevole : le prime attestazioni scritte di
dialetti inglesi e tedeschi antichi presentano le parole in questione come contenenti un suono u : hus, mus, lus, ut, brun.
Si ipotizza quindi che la forma originaria proto-germanica fosse *[u:], dalla quale sono derivati [aw] in inglese, [aw] in
tedesco, [øy] in olandese e [u:ʔ] in danese
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{NDR : l’asterisco * prima di [u:] del proto-germanico indica che non é documentata}

10.1.2 L’albero genealogico delle lingue indoeuropee

La logica del metodo comparativo é la seguente :


Dal confronto di lingue appartenenti allo stesso sottogruppo, quindi strettamente apparentate, si ricostruisce una lingua
originaria a cui si dà il nome di proto-LINGUAX.tutte frutto di ricostruzione eccezion fatta per il latino.
La comparazione dei vari gruppi linguistici permette poi di ricostruire la lingua originaria dell’intera famiglia :l’indoeuropeo
L’immagine della famiglia indoeuropea che deriva da questa concezione del metodo comparativo prende la forma di un
albero genealogico linguistico

Indoeuropeo

- Celtico
- Gaelico = irlandese, ecc.
- Britannico = bretone, cimirco
- Germanico
- Occidentale = inglese, tedesco, olandese, ecc.
- Settentrionale = danese, svedese, norvegese,ecc
- Orientale = gotico
- Italico
- Orientale
- Occidentale = italiano, francese, spagnolo, ecc.
- Ellenico = greco
- Baltico = lituano, lettone

- Slavo
- Occidentale = polacco, ceco, slovacco
- Meridionale = bulgaro, serbo-croato, slavo, ecc.
- Orientale = russo, ucraino, ecc.
- Albanese = albanese
- Armeno = armeno
- Anatolico = ittita, ecc.
- Tocario = tocario
- Iranico
- Occidentale = avestico, persiano, curdo, ecc.
- Orientale = afgano, ecc.
- Indiano = sanscrito, ecc.

Questa rappresentazione ad albero non é totalmente puntuale :


- contiene numerose semplificazioni rispetto alla descrizione delle lingue (ex : nelle indoeuropee molte lingue non
sono indicate)
- Indiano e iranico sono rappresentate come sottogruppi all’interno di un unico gruppo indoiranico

Ci si può anche chiedere se la rappresentazione ad albero sia adeguata, sin dalla sua nascita a metà Ottocento con
August Schleicher :
esso esclude che ci possano essere state interferenze linguistiche tra le lingue dopo la loro separazione originaria, e
perciò i rami non si intrecciano.
Tuttavia quest’ipotesi di non interferenza non é plausibile, in quanto ci sono prove di contatti tra lingue romanze,
germaniche, slave ecc. l’interferenza linguistica é un fenomeno che non ha mai conosciuto, né mai conoscerà,
interruzioni. Inoltre, un gruppo linguistico può avere contatti con un secondo gruppo, un secondo con un terzo, e così via,
come accade ad esempio per il gruppo italico, che ha una serie di caratteristiche comuni :
- Con il gruppo celtico la desinenza in -r del passivo; caratteristica questa che ha spesso fatto supporre l’esistenza di un
super-gruppo italo-celtico.
- Con il gruppo germanico, la mancanza di opposizione tra perfetto e aoristo
- Con il gruppo greco, la presenza di sostantivi femminili con desinenza maschile

Il greco condivide con iranico, armeno e indiano l’aumento = prefisso vocalico prima delle forme di tempo passato

Tra i vari gruppi indoeuropei esistono pertanto sovrapposizioni parziali in diverse direzioni. Questo stato di cose
suggerisce la teoria delle onde = i vari fenomeni linguistici si distribuirebbero, all’interno delle lingue indoeuropee, in
modo che alcuni fenomeni si estendono fino ad un certo punto, altri fino ad un altro punto ecc.
Le linee che determinano l’estensione di un fenomeno sono chiamate isoglosse.

Albero genealogico e teoria delle onde sono complementari :


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Albero genealogico = indica le proprietà che caratterizzano le differenziazioni tra sistemi fonologico e morfologico di
un determinato sottogruppo o gruppo di lingue

Teoria delle onde = indica l’estensione che un fenomeno ha avuto nell’ambito della famiglia indoeuropea, indicando
eventualmente anche la cronologia relativa

Le due rappresentazioni danno inoltre due diverse immagini della lingua originaria :

Albero genealogico = presenta una lingua omogenea, senza variazioni dialettali

Teoria delle onde = lingua distinta in gruppi dialettali molto diversi l’un l’altro

In questo caso non si riesce a dare una risposta univoca, ma anzi vanno considerati vari aspetti, tra cui la definizione di
lingua originaria : in molti casi essa é risultato di ricostruzione, motivo per il quale studiosi si domandano se i risultati delle
ricostruzioni si possono considerare sullo stesso piano di altre lingue oppure come un insieme di formule che permettono
di riassumere le corrispondenze tra le varie lingue.

Sull’ultimo punto, c’é una duplice visione :


- le parole di una lingua originaria ricostruita sono considerabili formule per esprimere le varie corrispondenze
- Nell’ipoteticità della ricostruzione, le parole sono testimonianza di una lingua parlata e di una cultura

10.1.3 esempio di ricostruzione

Per la ricostruzione sono ondamentali le testimonianze scritte più antiche : é ragionevole pensare che queste fonti
documentino uno stato precedente ai molti mutamenti subiti da una lingua originaria che si vuole ricostruire, in questo
caso l’indoeuropeo.
Per procedere alla ricostruzione, si prendono in esame lingue di attestazione più antica : sanscrito, greco, latino, gotico e
irlandese :
Sanscrito Greco Latino Gotico Irlandese

Fratello bhràtar phràter frater broþar bràthir


Padre pitàr patér pater fadar athir

Considerazioni :
- fonemi consonantici =
- Fonema /r/ ricorre in posizione finale in tutte le parole
- Occlusive :
- Labiali =
- in “padre”, alla /p/ sanscrita, greca e latina corrispondono /f/ in gotico e nessun fonema in irlandese
- In “fratello”, alla occlusiva aspirata sonora /bh/ del sanscrito corrisponde un’occlusiva aspirata sorda /ph/in
greco, una fricativa in latino, gotico e irlandese
- Dentali = alla sorda /t/ del sanscrito, che si trova anche in greco e in latino, corrisponde ad una fricativa /th/ in
irlandese, corrisponde nelle lingue germaniche ad una fricativa sorda /θ/ (þ) in “fratello” e ad una fricativa
sonora /ð/ in “padre”

- Fonemi vocalici =
- “Fratello”
- Al fonema /a/ di sanscrito, greco, latino e irlandese corrisponde una /o/ in gotico
- Al fonema /e/ di latino e greco corrisponde una /a/ in sanscrito e gotico, una /i/ in irlandese
- “Padre”
- Al fonema /a/ di greco e latino corrisponde una /i/ in sanscrito, una /a/ in gotico
- Al fonema /e/ di latino e greco corrisponde una /a/ in sanscrito e gotico, una /i/ in irlandese

Si riscontrano 3 corrispondenze sistematiche :


Prendendo come riferimento le parole latine e greche = quelle con /e/ ed /a/ di frater e pater, e quelle con /p/ di pater.

Si riscontrano 2 corrispondenze con anomalie :


Fonema /t/ di frater e pater a cui corrispondono due fonemi diversi per le lingue germaniche
Fonema /a/ delle parole latine a cui corrispondono due fonemi diversi in sanscrito

Molti casi di corrispondenza sistematica sono casi particolari di corrispondenze generali, e anche le anomalie riscontrate
in gotico e sanscrito sono in realtà riconducibili ad altre corrispondenze più velate

Il caso di corrispondenza tra /p/ di sanscrito, greco e latino con /f/ del gotico é caso di corrispondenza sistematica che
occorre tra le occlusive delle lingue germaniche e quelle di altri gruppi indoeuropei

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La formulazione completa risulta :

- Alle occlusive sorde del sanscrito, del greco e del latino corrispondono nelle lingue germaniche fricative sorde :
- a /p/ corrisponde nelle lingue germaniche /f/ (oltre a lat. pater - got. fadar ; cfr. lat. pes - ingl. foot ; lat. piscis - ingl.
fish);
- a /t/ corrisponde /θ/ (lat. tres - ingl. three ; lat. tenuis - ingl. thin ; lat. tacere - got. þahan);
- a /k/ corrisponde /h/ (cfr lat. centum [kentum] - ingl. hundred ; lat. caput - ingl. head ; lat. cornu - ingl. horn)

- Alle occlusive sonore del sanscrito, del greco e del latino corrispondono nelle lingue germaniche occlusive sorde :
- a /b/ corrisponde nelle lingue germaniche /p/ (greco kánnabis 'canapa' - ingl. hemp; );
- a /d/ corrisponde /t/ (lat. duo - ingl. two ; lat. dens - ingl. tooth ; lat. edere - ingl eat);
- a /g/ corrisponde /k/ (lat. granum - ingl. korn ; lat. genus 'genere' - ingl. kin 'famiglia' ; lat. ager “campo”- ingl, acre
'acro).

- Ai fonemi che sono in sanscrito occlusive sonore aspirate, in greco occlusive sorde aspirate, in latino fricative
sorde, corrispondono nelle lingue germaniche occlusive sonore.
- a /bh/ del sanscrito, /ph/ del greco e /f/ del latino corrisponde nelle lingue germaniche /b/ (sanscrito bhárāmi 'porto' -
greco phéro ; latino fero - ingl. bear);
- a /dh/ del sanscrito, /th/ del greco e /f/ del latino, /d/ (sanscrito mádhu 'miele', idromele - greco méthu 'bevanda'- ingl.
mead 'idromele';
- a /h/ del latino corrisponde /g/ (lat. hostis 'straniero', 'ospite' - ingl. guest 'ospite').

A questo insieme di corrispondenze sistematiche tra occlusive nelle lingue germaniche e nelle altre lingue europee si dà il
nome di legge di Grimm, detta anche Lautverschiebung o mutazione / rotazione consonantica

L’ipotesi accettata é che per le occlusive sorde 1) e le occlusive sonore 2), i fonemi sanscriti, greci e latini corrispondono
a quelli originari indoeuropei :

1) i.e. */p/ > germ. /f/ i.e. */t/ > germ. /θ/ i.e. */k/ > germ. /h/
2) i.e. */b/ > germ. /p/ i.e. */d/ > germ. /t/ i.e. */g/ > germ. /k/

Nella serie delle occlusive aspirate 3), é necessario ipotizzare un fonema indoeuropeo originario diverso da quello
documentato da qualunque lingua attestata :

3) i.e. */bh/ > germ. /b/ i.e. */dh/ > germ. /d/ i.e. */gh/ > germ. /g/

con queste basi si possono ricostruire le parole indoeuropee corrispondenti a padre e fratello.
Assumendo poi che l’accento sanscrito avesse la stessa posizione dell’accento indoeuropeo, si può ricostruire “fratello”
come bhràter.
Per ricostruire invece la parola indoeuropea corrispondente a “padre” bisogna affrontare due problemi :

1) Diverse corrispondenze che il fonema /a/ di latino e greco ha in sanscrito : frater - bhràtar ma pater - pitàr; la
soluzione sta nell’ipotizzare che la /a/ di frater e bhràtar corrisponde ad un fonema unico indoeuropeo */a/, mentre il
fonema /a/ di pater e pitàr corrisponde ad un fonema laringale corrispondente ad una vocale di timbro distino,
rappresentata da /H/

2) In casi come quello del gotico fadar, al fonema */t/ indoeuropeo, attestato da sanscrito, greco e latino, non
corrisponde una fricativa sorda ma una fricativa sonora

Tornando alle lingue germaniche, in tedesco si può notare un’eccezione per quanto riguarda la teoria di Grimm rispetto
alle altre lingue :
- a i.e. */t/ non corrisponde in tedesco /θ/, ma /d/ : ingl. three - ted. drei
- a i.e. */d/ non corrisponde in tedesco /t/, ma /ts/ : ingl. two - ted. zwei

In questo caso si ha una corrispondenza sistematica tra le lingue germaniche da un lato e il tedesco dall’altro. Si può
quindi ipotizzare che il tedesco abbia subito una seconda rotazione consonantica = i fonemi originari del proto-
germanico sarebbero */θ/ e */t/, derivati rispettivamente da i.e. */t/ e */d/.
Nei dialetti alto-tedeschi, essi avrebbero subito un ulteriore mutamento diventando /d/ e /ts/; nelle altre lingue germaniche
sarebbero rimasti invariati

10.2 Mutamento fonetico e leggi fonetiche

Il sistema vocalico dell’italiano é composto da sette fonemi vocalici in sillaba accentata: /i e ɛ a ɔ o u / ; questi fonemi si
distinguono per la posizione della lingua in senso verticale (alte, medio-alte, medio-basse, basse) e orizzontale (anteriori,
centrali posteriori).
Il latino invece prevedeva anche una distinzione basata sulla lunghezza : ā , ē , ī , ō , ū , ȳ , ă , ĕ , ĭ , ŏ , ŭ , y̆
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Nel passaggio dal latino all’italiano si é persa la lunghezza vocalica, trasformatasi nelle posizioni della lingua :

ā - ă > a , ĕ > ɛ , ē - ĭ > e, ī > i , ō - ŭ > o , ū > u

Uno dei mutamenti fonetici più importanti della storia é il Great Vowel Shift della prima metà del Cinquecento, che segnò
il passaggio dal Middle English all’ inglese moderno.
Tale fenomeno si può descrivere nel modo seguente :
- le vocali lunghe alte dell’inglese medio sono diventate dittonghi : five, in precedenza pronunciato [fi:v], ha cominciato
ad essere pronunciato [faiv]
- Le vocali medie dell’inglese medio sono diventate vocali alti : feet, in precedenza pronunciato [fe:t], ha mutato la sua
pronuncia in [fi:t]; foot da [fo:t] è mutato in [fu:t]
- Le vocali medio-basse dell’inglese medio sono diventate vocali medie : mate, in precedenza pronunciato [mæ:t], ha
cominciato ad essere pronunciato [meit]

La grafia dell’inglese non è riuscita ad andare di pari passo con i mutamenti fonetici.
I mutamenti fonetici descritti sembrano operare con assoluta regolarità, e per cui sto é stato coniato il termine legge
fonetica, di cui la teoria di Grimm é esempio più classico.

Uno dei problemi delle leggi fonetiche é come debbano essere trattate le numerose eccezioni che ogni legge fonetica
presenta.
La legge di Grimm prevede che alle occlusive sorde indoeuropee corrispondano nelle lingue germaniche delle fricative
sorde, quindi a */t/ indoeuropeo corrisponde /θ/ germanico; tuttavia, nella parola gotica per pater, alla */t/ corrisponde la
fricativa sonora /ð/.
Per quanto riguarda eccezioni del mutamento da latino ad italiano, si può osservare che parole come vinco, lingua,
famiglia derivano dal latino vĭnco, lĭngua, famĭlia, e in base alle leggi fonetiche sarebbero dovute derivare
*venco,*lengua,*famelia; un altro esempio relativo alla legge di Grimm, al primo fonema dell’italiano pagare (dal latino
PACARE) dovrebbe corrispondere una /f/ nell’inglese, ma invece si ha pay.

I Neogrammatici riconoscevano le eccezioni, e sostenevano che il procedere meccanico dei mutamenti veniva spesso ad
interferire con altri fattori;
In molti casi quindi il mutamento non é quello che si poteva prevedere in base alla legge fonetica.

Le eccezioni alle leggi fonologiche si possono suddividere in due gruppi.

10.2.1 Leggi fonetiche concorrenti

Caso del gotico fadar invece di *faþar, che ci si aspetterebbe se confrontata con broþar.
Confrontando per le parole sanscrite corrispondenti a broþar e fadar, si nota una differenza importante : in sanscrito, esse
sono rispettivamente bhràtar e pitàr.
In bhràtar l’accento é sulla prima sillaba e precede l’occlusiva /t/; in pitàr l’accento é sulla seconda sillaba e segue
l’occlusiva /t/.

Nell’ipotesi che la posizione dell’accento sanscrito sia quella originaria dell’indoeuropeo, si può teorizzare che tale
posizione abbia un ruolo fondamentale nel mutamento delle consonanti occlusive dall’indoeuropeo al germanico.
Nel 1876 Karl Verner formulò la seguente legge :
Nel passaggio dall’indoeuropeo alle lingue germaniche, le occlusive sorde indoeuropee diventano dapprima fricative
sorde; tali fricative sorde, oltre all’originaria fricativa indoeuropea /s/, diventano sonore se l’accento le segue, rimangono
sorde se l’accento le precede.
Quindi, dato che la parola indoeuropea bhràter ha accento che precede l’occlusiva /t/, essa diventa diventa fricativa sorda
nelle lingue germaniche e rimane tale; invece, nella parola per “padre” l’accento segue la stessa occlusiva, che diventa
quindi dapprima /θ/ e poi /ð/. Si può quindi ricostruire la parola indoeuropea per “padre”, che ha forma *pHtér.

La spiegazione di Verner indica come l’eccezione della legge di Grimm sia spiegabile come effetto di un’altra legge, che
riguarda, in germanico, la sonorizzazione delle consonanti immediatamente precedenti all’originale accento
indoeuropeo.

L’effetto di un’altra legge descrive l’eccezione al mutamento da latino a italiano nei casi di vĭnco, lĭngua, famĭlia, diventati
vinco [viŋko], lingua [liŋgwa], famiglia [famiʎʎa] invece di*venco,*lengua,*famelia, senza la trasformazione di /ĭ/ in /e/
questo fenomeno é detto anafonesi = la /e/ tonica italiana si é trasformata in /i/ davanti a nasale velare /ŋ/ e a laterale
palatale /ʎ/.

Un secondo fattore che può interferire con l’effetto di una legge fonetica é il contesto fonetico
Eccezioni alla legge di Grimm sono :
- al greco astér , latino stella corrisponde il gotico stairno senza mutazione di /t/ in /θ/ [caso 1)]
- Al latino specere corrisponde l’antico alto-tedesco spehon senza mutazione di /p/ in /f/ [caso 1)]

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- Rapporto del gotico athau con greco okto e latino octo : l’occlusiva sorda /t/ del greco é rimasta invariata in gotico,
senza subire il mutamento in /θ/ [caso 2)]

La mutazione consonantica germanica é dunque bloccata nei contesti :


1) se le occlusive sorde sono precedute da una fricativa sorda /s/
2) Se sono precedute da una fricative prodotta per effetto della stessa mutazione consonantica

10.2.2 Analogia = meccanismo per il quale si creano forme nuove sul modelli di forme esistenti. Si tratta di un fenomeno
morfologico, i cui effetti sono tali da produrre apparenti eccezioni alle leggi fonetiche.

In italiano, l’aggiunta del suffisso -tore a un tema verbale X ha come risultato un nome il cui significato é “colui che fa
l’azione descritta da X” : parlare —> parlatore; suonar —> suonatore; sviolinare —> sviolinatore : questa forma non é
presente nei dizionari, ma é comunque perfettamente comprensibile.
Una creazione analogica si rappresenta come risultato dell’applicazione di una proporzione in senso aritmetico :

parlare : parlatore = sviolinare : x {X = quarto proporzionale}

Molte volte una forma costruita per analogia entra in concorrenza con una forma derivata da un mutamento fonetico
regolare.
Prendendo esempi
- dall’inglese : in inglese antico, cow era realizzato come cu [ku:], e il suo plurale come cy [ky:]; attualmente, il plurale di
cow é cows sul modello del plurale regolare con l’aggiunta di -s proprio di molte parole dell’inglese;
- Dall’italiano : in italiano contemporaneo, la desinenza dell’imperfetto é -o, ma anticamente l’imperfetto presentava
desinenza in -a a causa del mutamento dal latino : esso presentava forme come amabam, che con la caduta della
bilabiale nasale finale [m] diede origine a amaba, forma testimoniata nelle produzioni scritte, da cui derivarono forme
come amava. Queste forme in -a subirono un mutamento vocalico per analogia sulla base della prima persona del
presente, quali amo, dando origine a forma di imperfetto in -o; la forma amavo si é quindi costruita sul modello
equazionale amo : ami = x : amavi.

Analogia non é quindi un mutamento irregolare, ma é una forma nuova costruita in base allo schema del quarto
proporzionale. La forma regolare tende a sostituire quella irregolare, come dimostrato nei casi di verbi irregolari / forti
(nelle lingue inglese e tedesco).
Si può pensare che l’analogia finisca ad espellere le forme irregolari, ma il contrario é dimostrato dalla persistenza di feet
anziché foots.

10.2.3 Contaminazione
= forma simile all’analogia, da cui si differenzia perché non é descrivibile secondo lo schema del quarto proporzionale.

Una contaminazione ha luogo quando gli elementi costitutivi di una parola si mescolano con quelli di un’altra forma;
Esempio é l’aggettivo greve che deriva dalle forme latine di gravem e lievem ; il risultato é la presenza in italiano dei due
aggettivi grave e greve;
Similmente si é formata la parola inglese neither, la quale dovrebbe essere *nother, dalla parola in inglese antico nawðer,
ma che ha subito contaminazione con either

10.2.4 Assimilazione, dissimilazione, metatesi, aplologia

Assimilazione = da lat. a ita : factum > fatto, lactem > latte , noctem > notte
Dissimilazione = da lat. a ita : arborem > albero ; da lat. a spa. : miraculum > milagro
Metatesi = da lat. a ita : crocodilus > coccodrillo
Aplologia = lat. stipendium, da *stipendiumI : formato da stips + pendere

10.2.5 Contatto tra lingue

Fenomeno costituito dall’introduzione in una lingua di nuove parole per effetto del contatto con altre lingue più o meno
lontane; pertanto, una parola può entrare in una lingua anche per il prestito da un dialetto ad essa molto simile

Si possono distinguere 3 tipi di prestiti :


- tra lingue culturalmente e cronologicamente sullo stesso piano (tra francese e inglese, inglese ed italiano)

ex : pay presenta occlusiva sorda /p/ come corrispondenti indoeuropei, mentre foot (derivazione : pes) presenta
fricativa sorda /f/, perché pay deriva da francese payer (derivazione : pacare), mentre /p/ di pay ha subito
mutamento nel passaggio da indoeuropeo alle lingue germaniche

- Tra una lingua morta e una lingua parlata (da latino / greco a varie lingue moderne)

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ex : fenomeno degli allòtropi = coppie di parole italiane derivate dalla stessa parola latina (plebem), ma entrate
nella lingua una in modo popolare (pieve) e l’altra in modo dotto (plebe); pieve é entrata tramite il processo
di mutamento regolare : il nesso consonante+liquida /pl/ si é trasformato in consonante+semiconsonante /pj/,
la /b/ intervocalica ha subito spirantizzazione ed é diventata fricativa sonora /v/, la /m/ finale é caduta, plebe
invece é stata introdotta come prestito dal latino

Sono entrate in italiano anche parole da lingue romanze (e altri gruppi), come gioia, di derivazione francese
joie, a sua volta deriva da dal latino gaudia. Se gaudia fosse passato all’italiano in modo popolare, avremmo
ora *gozza o *goggia

- Tra un dialetto e una lingua standard

ex : rugiada é entrata in italiano dal toscano, e deriva dal latino rosatam, e presenta la sonorizzazione di /t/ in /d/,
fenomeno che non si registra nel toscano, e che avrebbe dovuto dare, secondo leggi fonetiche, *rosata.
L’eccezione alla legge fonetica é apparente, in quanto rugiada non é entrata tramite derivazione diretta dal
latino, ma tramite prestito.

10.2.6 Conclusione sulle leggi fonetiche

Considerando che il dibattito sulla validità assoluta delle leggi fonetiche, si può dire di queste che sono corrispondenze
sistematiche tra suoni in fasi storiche diverse di una lingua stessa, proprio perché in determinati periodi temporali di una
lingua possono verificarsi o meno determinate condizioni.

10.3 Mutamento morfologico

Basato sul fenomeno dell’analogia. Nascita di parole come sviolinatore da sviolinare, cows che ha sostituito cy e le forme
dell’imperfetto indicativo in -o sono esempi di mutamenti morfologici prodottisi per effetto dell’analogia, nel campo della
morfologia derivazionale nel primo caso, in quello della morfologia flessionale nel secondo caso.

Fenomeno della retroformazione = parola che sembra essere la base di una derivata é in realtà derivata, parola che
sembra essere derivata é in realtà la base; questo a causa del fatto per cui l’autentica parola base ha un suffisso in più
rispetto a quella retroformata.
In inglese parecchi verbi sono retroformati : act, afflict, separate sembrano derivare dalle forme latine actus, afflictus,
separatus, ma in realtà derivano dai participi francesi dei verbi agir, affliger, séparer;
Inoltre verbi act, afflict, separate sono retroformazioni di sostantivi terminanti in -tion, come action, affliction, separation,
attestati prima dei corrispettivi verbi in -t e derivanti dalle forme latine actionem, afflictionem, separationem, introdotti nella
lingua inglese durante il XIII secolo dal francese.
Un caso di retroformazione in italiano sono parole come arrivo, rinvio, che derivano dai verbi arrivare e rinviare.

Fenomeno della grammaticalizzazione = mutamento linguistico per cui un determinato lessema si trasforma in un
morfema legato.
Esempio é il suffisso -mente, produttivo per formare avverbi come semplicemente, facilmente, sinceramente. In latino, al
punto di vista etimologico, -mente era ablativo della parola latina mens, ed in latino sinceramente era formato da due
parole : sincera mente. Progressivamente -mente é stato percepito come suffisso di aggettivo, portando alla nascita di
avverbi in -mente.

Un altro caso di grammaticalizzazione é la formazione delle desinenze del futuro semplice e anteriore (canterò , avrò
cantato), e del condizionale presente e passato (canterei , avrei cantato), che procedono dal latino.
In latino il futuro é cantabo, il condizionale é rappresentato dal congiuntivo cantarem , cantavissem; nel latino volgare si
svilupparono le forme cantare habeo (avrò da cantare) per il futuro e cantare habui dal condizionale, costituite dal verbo
infinito + il verbo avere al presente (habeo) o al perfetto (habui).
Successivamente, le forme dell’ausiliare si sono fuse con quelle dell’infinito che le precedeva, dando origine a canterò,
canterei, ecc.

Fenomeno della ricategorizzazione = passaggio del sistema dei generi da quello latino a quello italiano
L’italiano ha due generi, maschile e femminile, mentre il latino ne aveva tre : maschile (filio), femminile (filia), neutro
(folium). La maggior parte dei nomi neutri latini sono passati all’italiano come maschili, quindi somnium > sogno,
venenum > veleno, vitium > vizio ecc.
la parola foglia corrisponde al neutro latino folium, ma é di genere femminile perché deriva dal plurale latino folia,
dapprima inteso come plurale collettivo e poi ricategorizzato come femminile foliam.

10.4 Il mutamento sintattico

Origine del futuro romanzo = mutamento morfologico —> esito é una sola parola
Origine del passato prossimo romanzo = mutamento sintattico —> esito é formato da 2 parole : ausiliare+participio

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Formazione del passato prossimo romanzo é considerabile grammaticalizzazione = verbo latino habere é passato dal
significato lessicale “possedere” ad un significato puramente gramamticale, equivalente a quello di un morfema
grammaticale, che indica il passato.
Differenza tra ho in ho cantato e -ò in canterò = primo é morfema libero, secondo é morfema legato

In latino il perfetto serviva ad esprimere sia passato prossimo che passato remoto : litteras scripsi = “ho scritto una
lettera” o “scrissi una lettera”.

In testi latini si trova la forma litteras scriptas habeo, in cui il participio passato scriptas era accordato con litteras,
femminile plurale. Nel VI secolo si trovano attestazioni di forme come litteras scriptum habeo, in cui é assente l’accordo di
genere e numero tra sostantivo e participio.
Il passaggio all’italiano é vicino, in quanto in italiano non esiste l’accordo di genere e numero tra sostantivo e participio,
e il significato dell’ausiliare avere non ha più il significato lessicale di “possedere” ma sta ad indicare il tempo passato.
Inoltre si nota anche un cambiamento dell’ordine reciproco di verbo e participio.

Un’altra differenza tra italiano e latino é che quest’ultimo non possiede gli articoli : litteras scriptas habeo può indicare
“una lettera” o “la lettera”.
Gli articoli, sia determinativi che indeterminativi, si sono sviluppati tramite un processo di ricategorizzazione = gli articoli
italiani derivano da espressioni che in italiano appartenevano ad altre categorie.
Gli articoli determinativi dell’italiano derivano dai pronomi dimostrativi del latino, come illum, illam, da cui sono quindi
derivati lo, la, il ecc.
Gli articoli indeterminativi dell’italiano derivano dai numerali del latino, come unum, unam (che significavano
“esattamente uno/a” o avevano valore indefinito “qualche”), da cui sono quindi derivati uno, una, un

Circa l’ordine delle parole dal latino litteras scriptas/scriptum habeo all’italiano ho scritto una lettera, va considerato che il
latino é lingua OV, quindi posposizionale, e se seguono AN, allora presenteranno GN.Invece l’italiano é lingua VO.

Il latino non dimostra in modo netto tutte le caratteristiche della struttura OV, e quindi non si potrebbe parlare di un
completo cambiamento sintattico dal latino all’italiano, ma effettivamente un rafforzamento della struttura VO é avvenuto.

Il latino non dimostra in maniera preponderante posposizioni al posto di preposizioni, ed infatti possiede molte di queste
ultime; ci sono anche casi di posposizione, come legis causa, legis gratia, segnali della struttura GN (propria di OV); tale
ordine é documentato in composti italiani come terremoto.
Più problematico é stabilire se il latino possieda ordine NA o AN, in quanto entrambi gli ordini sono largamente attestati :
Si possono avere di fatto le forme Punica arbos e malum Punicum; il latino sembrerebbe presentare strutture sia proprie
di OV che di VO.
Altra caratteristica del tipo OV é che l’ausiliare segue il participio, come in scriptas habeo, mentre nell’ordine VO
l’ausiliare precede il participio, come in ho scritto.

Invece, l’italiano (e le altre lingue romanze) appartiene decisamente VO : nel passaggio dal latino all’italiano le
caratteristiche OV del latino sono andate via via perdute.
Quindi si può giustificare il mutamento dell’ordine di parole da litteras scriptas habeo a ho scritto una lettera, come il
definitivo imporsi della struttura VO su OV : il verbo ausiliare habere si era trasformato da lessicale a grammaticale ma
manteneva l’ordine latino participio+ausiliare, ma con l’affermazione dell’italiano si é imposto l’ordine ausiliare+participio

Per quanto riguarda l’inglese, si verifica un mutamento sintattico ad esempio nei verbi modali can/could, may/might,
shall/should, will/would, must, need. In una frase interrogativa, essi assumono la stessa funzione del verbo to do :

6) a. Can you leave your baggage here? / b. *do you can leave you baggage here?
7) a. Do you want to leave your baggage here? / b. *Want you to leave your baggage here?
8) a. I cannot leave my baggage here / b. *I do not can leave my baggage here
9) a. I do not want to leave my baggage here / b. *I want not to leave my baggage here

I verbi modali si comportano quindi come i verbi ausiliari inglesi to be, to have, to do , ed in modo diverso dai verbi
lessicali —> verbi ausiliari modali
Fino alla metà del Cinquecento non esisteva questa differenza tra verbi modali e verbi lessicali : frasi interrogative e
negative si componevano come in 7b) e 9b), e non 7a) e 9a).
Da quest’epoca, una serie di mutamenti sintattici e morfologici ha progressivamente isolato i verbi modali dai verbi
lessicali, facendo in modo che queste due classi sviluppassero due modi diversi di formare frasi interrogative e negative,
e altre strutture sintattiche.

10.5 Il mutamento lessicale e semantico

Significato = modo di indicare la realtà da parte di una parola

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Mutamento semantico = mutamento del modo di indicare la realtà : lat. plebs = “popolazione”; tramite derivazione
popolare in pieve passò ad indicare il gruppo di fedeli di una chiesa e poi la chiesa stessa ; invece, plebe di derivazione
dotta indica lo strato umile della popolazione

Principali tipi di mutamenti sintattici :


- restringimento di significato = lat. necare = “uccidere” ; derivati in lingue romanze come annegare e noyer hanno
assunto il significato più specifico di “morire per mezzo dell’acqua”; allo stesso modo la parola inglese meat che dal
generale “pasto” é passato ad indicare “carne”

- Ampliamento di significato = lat. virtus = qualità proprie dell’uomo maschio; nei derivati in lingue romanze, come virtù,
ha assunto il significato di “ qualità positiva in generale”; allo stesso modo caballus = “cavallo da lavoro” é passato ad
indicare il cavallo in generale, soppiantando equus

- Metafora = ita. Capire deriva da verbo latino capere = “afferrare con le mani”, che ha subito mutamento semantico
passando ad indicare “afferrare con la mente” tramite attribuzione astratta

- Metonimia = creazione di un nuovo significato per contiguità con quelle precedente. Parola bocca deriva dal latino
buccam, che inizialmente indicava la guancia; la contiguità di significato tra guancia e bocca ha fatto sì che buccam
passasse ad indicare il cavo orale, precedentemente chiamato os

- Sineddoche = parte per il tutto; esempio é la parola inglese stove = “stufa”, che in precedenza aveva il significato della
parola tedesca Stube = “stanza riscaldata”

- Iperbole = passaggio da un significato più forte ad uno più debole; esempio é parola francese étonner = “stupire”, che
per ricostruzione si fa risalire a latino *ex-tonare = “colpire con il tuono”

- Litote = passaggio da un significato più debole ad uno più forte; esempio é eliminare, che in latino voleva dire
“allontanare di casa” ma che in italiano può significare addirittura “uccidere”

- Degenerazione = esempio facchino, probabilmente derivato dall’arabo faqih = “giureconsulto”, che per una serie di
degenerazioni é passato ad indicare “funzionario di dogana” e successivamente “portatore di pesi”

- Innalzamento = esempio é ministro, che deriva dal latino minister = “servo”, che dapprima è passato ad indicare
“servo del re”, poi “servo dell’imperatore” ed infine ha assunto il significato odierno di “capo di un ministero”.
Esempi come capire e eliminare mostrano un’altra caratteristica del mutamento semantico : molti significati astratti
derivano da significati concreti.
Ad esempio il verbo inglese understand significa letteralmente “stare sotto / stare in mezzo a”, in quanto in inglese antico
under aveva come significati sia “sotto” che “in mezzo”; altro esempio é il verbo latino definire, che originariamente
significava “tracciare i confini”

Altro fattore di mutamento semantico é la trasformazione di nomi propri in nomi comuni


Esempio sono le parole tedesca Kaiser e russa zar, che assumono il significato di “imperatore” per derivazione dal latino
Caesar di Giulio Cesare, primo imperatore romano.
Altro esempio é la parola inglese/americana dollar, che é un prestito tedesco derivato da Taler, abbreviazione di
Joachimstaler, a sua volta derivato da Joachims-Tal, valle in cui, nel Cinquecento, vi era una zecca di monete d’argento.

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