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PRIMO

ESONERO
GRAMMATIC
A
ITALIANA

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LEZIONE 1
COS’È LA GRAMMATICA?
Ha molte eccezioni:
1. Legata alle nostre esperienze di apprendimento, studiata in relazione alla nostra lingua
materna: insieme di regole che governano gli usi scritti e formali della lingua
2. Prospettiva della linguistica contemporanea: insieme delle regole che nella comunicazione
interpersonale governano l’uso dei diversi sistemi in cui si articola una lingua: fonetico,
morfologico, lessicale, sintattico e testuale
 Tutti i parlanti la usano per la loro produzione linguistica e per comprendere la
produzione di altri parlanti
 Tutti la conoscono dato che fanno riferimento alle sue regole per produrre e
comprendere enunciati di questa lingua
N.B. Le regole non sono necessariamente spiegate (possono essere implicite): i parlanti le usano
senza saperle spiegare. Tutte le lingue sono governate da una grammatica MA non tutte sono
spiegate.
3. Testo che raccoglie le regole sull’uso della lingua : per le lingue che hanno regole scritte
N.B. Tutte le lingue hanno la grammatica secondo le accezioni 1 e 2 MA non tutte hanno una
grammatica scritta (accezione 3)
TIPI DI GRAMMATICA:
1. Grammatica teorica:
 Scopo→ spiegare i fatti linguistici alla luce di una teoria di riferimento; attraverso i
fatti riesco a validare questa teoria
 Destinatari → linguisti. Si vuole avanzare le conoscenze teoriche sulle lingue.
 Oggetto → un settore della lingua che consente di validare la teoria linguistica
2. Grammatica descrittiva:
 Scopo → descrivere i fatti linguistici (più fatti linguistici possibili)
 Destinatari → linguisti esperti del settore, docenti L1 e L2
 Oggetto → tutta la lingua (per spiegare più fatti linguistici possibili)
3. Grammatica pedagogica:
 Scopo → facilitare l’apprendimento della lingua (propria o seconda) sviluppando
una conoscenza esplicita (sapendo descrivere le regole di questa lingua)
 Destinatari → apprendenti di L1 e L2 (studenti)
 Oggetto → fatti linguistici che vengono selezionati in relazione ai bisogni dei
destinatari (grammatiche per le scuole primarie, secondarie) e analizzati secondo
più teorie linguistiche
N.B. la grammatica pedagogica può essere elaborata secondo 2 ottiche diverse:
o Descrittiva: esposizione del funzionamento dei fatti linguistici con
astensione di giudizi d’uso (per L2)

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o Prescrittiva: esposizione di norme che regolano l’uso della lingua secondo
un modello considerato corretto e di riferimento par la comunità
Secondo Chomsky esiste un’ulteriore accezione di grammatica. Questo rifacendosi
all’apprendimento linguistico (capacità del parlante di apprendere una lingua) si riferisce alla
grammatica come
4. Risultato di queste capacità:
 Noi siamo esposti a dati linguistici e abbiamo un meccanismo umano che ci
permette di elaborarli il cui risultato è la grammatica (versione di regole per
comunicare in quella lingua)
 La nostra grammatica personale (competenze) è in continua evoluzione verso la
lingua obiettivo finché non perde di permeabilità raggiungendo la fossilizzazione
o Non essere più attenti alle regole della lingua perché la nostra competenza
(grammatica) soddisfa i nostri bisogni comunicativi
COS’È UNA REGOLA LINGUISTICA?
Principio di funzionamento della lingua la cui violazione porta a realizzazioni non identificabili
come produzione di quella lingua (*la poema; *un libro interessanto; *erava).
N.B. Avviene a diversi livelli di analisi: morfologica, lessicale, sintattica etc.
DIFFERENZA TRA REGOLA E NORMA
Il linguista rumeno Coseriu per spiegare la differenza tra sistema e norma utilizza una metafora del
sistema ferroviario:
 Ogni treno viene identificato secondo l’orario di partenza e la stazione di arrivo
 La disposizione del treno (carrozza 3 in coda al treno) è una consuetudine → norma
N.B. Le norme hanno delle restrizioni:
1) Nelle regole di derivazione: NOME + oso/osa si utilizza per creare un aggettivo
o Si creano parole come peloso, costoso, noioso MA non è possibile creare parole
norma
come capelloso, viaggioso, risparimoso.
→ Questo avviene in quanto la comunità linguistica ha deciso di non applicare
questa regola di derivazione a queste 3 parole (nonostante queste possano
apparire negli usi individuali, pubblicità macchina).
Coseriu utilizza 3 rettangoli concentrici per spiegare la differenza tra norma e
Usi individuali
sistema:
Sistema→ contiene le regole di una lingua che spesso vengono applicate dagli usi
sistema
individuali dei singoli. Se questi sono usati da più individui sono accettati dalla
comunità quel fatto linguistico diventa → una norma.
N.B. I fatti di norma in alcune lingue sono fatti di sistema→ in inglese la
lunghezza vocalica è un fatto di sistema (distingue le parole) mentre in italiano è di norma.

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LEZIONE 2:
NORMA LINGUISTICA
È l’insieme degli usi linguistici divenuti consuetudine sociale, ovvero accettati dalla comunità
linguistica in un determinato periodo e contesto sociale storico.
Il paramento per definirla è → il giudizio del parlante . Per definirne l’accettabilità occorre vedere
cosa ne pensano i parlanti.
N.B. La norma cambia a seconda→ dei confini e della comunità linguistica considerata.
Serianni paragona la norma linguistica al comune senso del pudore che cambia nel:
nel tempo, spazio e a seconda delle persone coinvolte.
Allo stesso modo la lingua varia
 Nel tempo
 In base al contesto di
comunicazione
 In base all’argomento

N.B. La variabilità è una caratteristica insida della lingua


Ci sono studi che rappresentano l’architettura dell’italiano contemporaneo (Sobrero- Miglietta):
 Cambia in ad assi di variazione (elementi/parametri)
che fanno fare delle scelte diverse ai parlanti quando
costruiscono i loro testi.
N.B. L’asse del tempo e dello spazio non sono rappresentate
 Diamesia → canale di comunicazione
(parlato/scritto)
 Diastratia→ in base al parlante (+/- colto)
 Diafasia→ contesto di comunicazione
È dunque possibile dire che l’italiano ha una pluralità di norme e un insieme di regole che varia nei
vari parametri e contesti di utilizzo.
Serianni inoltre parla di una → zona grigia:
 Fatti linguistici su cui anche il parlante nativo può avere dei dubbi
 Questo avviene perché si fa riferimento alle norme dell’italiano standard e non neo-
standard
N.B. Non parliamo quotidianamente come richiede lo standard ma utilizziamo norme diverse a
seconda del conteso → questo fa di noi parlanti competenti:
 saper utilizzare la norma giusta nel momento giusto
LINGUA STANDARD
Una lingua standard è una lingua che è:
 Codificata
 È una variabile di prestigio
 Utilizzabile per tesi dal contenuto astratto (scientifici/letterari)

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 Assicura la comuniczione tra persone che usano varietà diverse
 Simbolo di identità nazionale
 NON è marcata (difficile attribuirla ad usi specifici)
N.B. In italiano non utilizziamo una lingua standard ma una lingua che si è formata dall’unione di:
norma letteraria + lingua parlata.
Manzoni aveva proposto delle misure per diffondere il fiorentino tra la popolazione italiana:
 Capillare politica linguistica nelle scuole
 Invio di insegnati fiorentini nelle varie regioni italiane
 Soggiorno insegnanti a Firenze
 Redazione vocabolario italiano (su base fiorentina) e uno bilingue (dialetto-italiano)
In tutto ciò venivano portati dei tratti dialettici nello standard fiorentino e ci fu la creazione di un
italiano neo-standard:
 Risultato di un processo di ristandarizzazione:
→Avvicinamento tra scritto e parlato + inglobamento di tratti substandard
In Sobrero- Miglietta mettono al centro l’italiano standard che comprende
→ italiano normativo (usi scritti) →italiano comune (ingloba elementi dialettali)
QUANDO PARLIAMO DELLE LINGUE PARLIAMO DI UN SISTEMA
LINGUISTICO
Un sistema è → un insieme organico di elementi i quali hanno delle relazioni tra loro.
Nella lingua ci sono sistemi con relazioni:
 Paradigmatiche→ in assenza, se metto una cosa non posso usarne un’altra
Ognuno di noi ha una sorta di nuvola in cui sono tenuti tutti gli
elementi dello stesso tipo che man mano vengono prelevati per
andare a formare la lingua.
Si può dire che gatto è in relazione paradigmatica con cane, cavallo,
pappagallo, oca e coniglio

 Sintagmatiche→ in presenza, che segue la regola di collocazione sintattiche


Gatto essendo un nome maschile singolare deve essere
preceduto da un articolo maschile singolare e seguito da un
verbo che si accordi con esso.
È possibile affermare che la lingua sia come un’orchestra in cui:
 Ogni elemento ha relazione con gli altri elementi per creare un’orchestra
 Ogni elemento ha legami stretti con quelli dello stesso settore
N.B. Quindi, ogni settore è un sottoinsieme del settore generale.
La stessa cosa accade nella lingua che è un insieme di sottoinsiemi:
 Elementi che si raggruppano per formare strutture più complesse (parole, frasi e testi)

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FONETICA
La fonetica è il settore della linguistica che si occupa dei suoni della lingua → descrive e classifica i
suoni del linguaggio da diversi punti di vista:
 Produzione→ fonetica articolatoria
 Percezione → fonetica uditiva
 Propagazione nel mezzo → fonetica acustica e strumentale
La fonetica articolatoria→ studia e definisce la maniera in cui i suoni del linguaggio sono prodotti
dall’apparto di fonazione.
Gli organi fonatori principali coinvolti nella produzione del linguaggio sono:
a→ cavità nasale d → laringe
b→ cavità orale e→ polmoni
c → faringe f→ trachea

Ogni suono linguistico viene chiamato fono


 Identificabile e catalogabile attraverso un simbolo fonetico che lo distingue da tutti gli altri
 La sua trascrizione è chiamata trascrizione fonetica→ si indica tra parentesi […]
 Suono effettivamente prodotto nella catena parlata
N.B. non è influenzato da suoni che lo precedono e che lo seguono
Il fonema:
 La sua trascrizione è chiamata trascrizione fonologica → si indica tra barre /…/
 Categoria astratta di suoni abbastanza simili che hanno la funzione distintiva si cambiare
significati di una parola.
 Si identificato con una coppia minima
N.B. Italiano standard è una varietà ideale che non corrisponde all’uso effettivo e che pochi italiani
possiedono come lingua materna soprattutto a livello di pronuncia.

LEZIONE 3:
SUONI LINGUISTICI
La differenziazione dei suoni avviene negli organi articolatori superiori: cavità orale, cavità nasale,
labbra, lingue, pliche vocali.
Le categorie dei suoni linguistici sono:
→ suoni vocalici (vocoidi) → suoni consonantici (contoidi)
CAVITÀ ORALE:
Velo 1 corona 2 dorso 3 Radice
Uvola
Faringe
Lingua 1 denti 2 alveoli 3 prepalato
4 palato 5 velo 6 uvola

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PLICHE VOCALI (CORDE VOCALI)
a→ occlusive completamente chiuse d→ bisbiglio
b→ sordità (p,t non vibrano) e→ mormorio
c→ sonorità (vibrano) f→ respirazione

SUONI VOCALICI ESTREMI


Si caratterizzano per la posizione della lingua nei confronti della volta palatale.
Le vocali estremi sono:
 Realizzate ponendo la lingua nei punti più esterni della cavità orale
 La posizione delle labbra
→ /’viti/ → /fu’turo/
→/’hæt/ →/’bαt/
TRAPEZIO FONETICO
È possibile ricostruire la zona entro la quale si producono i suoni vocalici formando un trapezio
fonetico. Questo: Palatale Prevelare Velare
anteriore centrale posterior
 Serve per descrivere i suoni vocalici e
alto i u
È formato da 2 zone verticali e 5 zone orizzontali
medioalto e o
N.B. Per ricordare la differenza tra ɔ →ho, o → o congiunzione medio
mentre e → e tu? ɜ→ è stato lui mediobasso 3
ɔ
Come si può notare collegato le vocali italiane disposte nel trapezio basso a
fonetico si va a formare un triangolo (usato nella linguistica romanza).
Il vocalismo tonico italiano è formato da 7 vocali mente quello atono è formato da 5 vocali,
sparisce la contrapposizione tra medioalte e mediobasse, rimanendo solo → i-e-a-o-u.

Vocalismo tonico Vocalismo atono


iu iu

e o e o

ɛ ɔ

a a

o DITTONGHI
o
E IATI
Il dittongo è la sequenza di due suoni vocalici all’interno della stessa sillaba, quando una delle due
vocali è una -i o una -u.
Esempi di dittongo sono → causa, mai, pianura, passione, fiume
Lo iato invece avviene quando ci sono due vocali vicine che però non rientrano nella stessa sillaba
Esempi di iato sono → pa-u-ra, a-o-sta, bo-a, tri-en-nio, co-e-so
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PARAMETRO PER LA CLASSIFICAZIONE DEI SUONI CONSONANTICI
articolazione
Modo

I suoni consonantici possono essere descritti in base al:


 Modo di articolazione
 Punto di articolazione
 Tipo di fonazione (se vibrano o no)
di

I modi di articolazione possono essere divisi in due categorie:


→ occlusivi → continui

bilabiali labiodentali dentali Punto di


alveolari prepalatali
articolazione palatali velari
occlusive p b t d k g
fricative f v s z ʃ
affricate ts dz tʃ dʒ
nasali m ɱ n ɲ ŋ
laterali l ʎ
vibranti r (ɾ)
approssimanti j w

N.B. C’è un dibattito per quanto riguarda le approssimanti. C’è chi le definisce:
 Semiconsonanti→ prendono in considerazione la distribuzione all’interno della sillaba
 Semivocali→ non prendono in considerazione la distribuzione all’interno della sillaba
FONO, FONEMA E ALLOFONI
Il fono è → [suono linguistico identificabile e catalogabile attraverso un simbolo fonetico che lo
distingue da tutti gli altri]
Il fonema è → /categoria astratta di suoni abbastanza simili che ha la funzione di cambiare
significato ad una parola se sostituita da un altro fonema/
La prova di commutazione→ serve a capire se un suono è un fono o un fonema e consiste nel
 Cambiare un suono con un altro e se questo cambiamento crea una nuova parola allora
siamo in presenza di un fonema che va a rappresentare la coppia minima
N.B. I fonemi sono in relazione paradigmatica tra di loro (relazione di mutua esclusione).
Quante più coppie di parole riescono a distinguere un’opposizione più si può dire che ha un
rendimento funzionale alto:
→ questo è importante specialmente se si sta insegnando una lingua, è bene fare focus sui fonemi
con un rendimento funzionale alto (fonemi utili)
Gli allofoni sono → le realizzazioni di un fonema, con caratteristiche fonetiche proprie, che però
non hanno funzione distintiva. Vengono anche dette variabili combinatorie in quanto si realizzano
a causa di foni adiacenti.
Un esempio può essere la [ɾ] (monovibrante)→allofono di /r/ ma anche la [ɱ], [n], [ŋ] e [m] che in
posizione preconsonantica sono→ allofoni dello stesso fonema /n/.
Una variante libera invece è→ variante individuale del parlante.
Un esempio sono la k pronunciata aspirata dai toscani o la r moscia.

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FATTI INTERSEGMENTALI: LA COARTICOLAZIONE
Nella catena parlata si formano delle catene fonetiche in quanto si articolano insieme più foni.
Esistono 2 tipi di coarticolazione:
1. Assimilazione regressiva →il suono successivo coinvolge quello che precede
2. Assimilazione progressiva → il suono precedente influenza quello successivo
FONEMI E GRAFEMI
Nonostante in italiano ci sia una buona corrispondenza tra fonemi e grafemi e bene sottolineare
che
 A un grafema corrispondono più fonemi
 Uno stesso fonema può essere rappresentato da grafemi diversi
 Servono più grafemi per rappresentare un unico fonema (digrammi e trigrammi)

LEZIONE 4:
FATTI SOPRASEGMENTALI → LA SILLABA
La sillaba è
 Realtà percepita dai parlanti
 Il più piccolo segmento fonico in grado di realizzare un enunciato (nel caso di sì, ma)
Se dovessimo rappresentare i suoni da un livello più alto ad uno più basso di sonorità:
+ v. basse v. medio basse v. medio alte v. alte approssimanti vibranti laterali nasali fricative occlusive -
Diminuzione di energia

L’andamento della sonorità prevede che questa vada al massimo per poi cadere→ il suo picco si
ha con la vocale che viene chiamata nucleo → preceduto da una testa e seguito da una coda:
testa → nucleo→ coda
La struttura di una sillaba può essere rappresentata con una struttura ad albero:
CHIUSA APERTA
sillaba sillaba

testa rima testa rima

nucleo coda nucleo coda

p ɔ r t a Ø

 Tra una sillaba ed un’altra vi è una diminuzione di energia → è per questo che anche il
parlante meno alfabetizzato riesce ad individuarla
 Il confine della sillaba è rappresentato da un punto → /por.ta/
N.B. L’unico elemento essenziale della sillaba è il nucleo gli altri due possono anche non esserci
come nell’esempio a-pe.
In italiano ci sono diversi tipi di sillabe. Mettendo a confronto i due Corpus LIF (scritto) e LIT
(parlato) riusciamo a ricavare questa lista di parole di maggiore frequenza:
1. CV→ Sillaba aperta
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2. CVC → Sillaba chiusa
3. V→ Sillaba scoperta
4. VC→ Sillaba senza la testa
5. CCV→ Doppia consonante
6. CSC→ Nucleo è una semiconsonante
Dalla frequenza 14 alla 22→ parole molto poco frequenti (lessico parlato molto basso); dalla 24
alla 26→ parole che non sono di origine italiana.
STRUTTURA SILLABICA IN ITALIANO
In italiano la testa sillabica può essere formata:
 Nessuna consonante → /’ora/
 1 consonante → /’pa.ne/→ CASO PIÙ FREQUENTE IN ITALIANO
 2 consonanti → /’trɛ.no/
 3 consonanti → /’stra.da/
N.B. sia la costrittiva alveolare sonora /z/ che la laterale palatale /ʎ/ (eccetto pronome gli)
compaiono solo in sillabe interne.
La coda invece:
 ¾ delle sillabe si chiudono con vocale
 ¼ delle sillabe hanno una coda monoconsonantica
 < 1% delle sillabe hanno una coda biconsonantica (sono parole di origine non italiana)
ACCENTO DINAMICO→ TRATTO SOPRASEGMENTALE
L’accento dinamico consiste in una maggiore intensità nella pronuncia di una sillaba, ovvero:
 Aumento della forza espiratoria durante la pronuncia del nucleo vocalico della sillaba
Ci sono 2 tipi di accento:
→accento primario ’ →accento secondario ,
In italiano l’accento è libero quindi può cadere su qualsiasi sillaba. Se cade:
 Ultima sillaba→ parole tronche (ossitoni)→ caffè
 Penultima sillaba→ parole piane (parossitoni)→ buono
 Terzultima sillaba→ parole sdrucciole (proparossitoni)→ bevono
 Quartultima sillaba→ parole bisdrucciole→ telefonano
N.B. Il vocalismo tonico è eptavocalico mentre quello atono è pentavocalico.
LA DURATA
Ogni suono ha una certa durata nella sua realizzazione. Per esempio, in italiano la vocale in sillaba
aperta accentata si pronuncia come lunga ma non ha una funzione distintiva fonologica (a
differenza del tedesco in cui la lunghezza vocalica ha funzione distintiva).
In italiano una distinzione fonologica la ha → lunghezza consonantica. Infatti, in italiano tutte le
consonanti possono essere geminate (lunghe). Su ciò si sono divisi i linguisti, sviluppando 2 teorie:
1. Natura ambisillabica dei contoidi geminati → /’gat.to/→ 2 sillabe diverse (coda e testa)
2. Consonanti geminate come suoni lunghi → /’ga.t:o/→ stessa sillaba (nella testa)
o L’allungamento viene descritto con un simbolo detto crono indicato con 2 punti :

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Come detto in precedenza in italiano tutte le consonanti possono essere geminate quindi ci sono
coppie di parole che si distinguono per una o due consonanti.
N.B. In italiano in posizione intervocalica:
/ɲ/ /ʎ/ /ʃ/ → sempre lunghe /z/ → sempre breve
FENOMENI FONOSINTATTICI
I foni di una lingua si combinano per formare parole → delle regole fissano il numero di suoni
consonantici che formano una sillaba. A loro volta le parole si susseguono nella formazione di frasi.
Questo può causare:
 Elisione → caduta della vocale finale
 Raddoppiamento fonosintattico → pronuncia geminata di una consonante in posizione di
inizio di parola.
Questo accade con:
o Monosillabi con accento grafico → dà, è, lì
o Monosillabi senza accento grafico → a, che, chi, (toscana → da)
o Dopo parole tronche → città
o Parole→ qualche e sopra (toscana → come e dove)
o Acronimi→ TV e TG
TONO
Il tono è → la modulazione di frequenza a livello di sillaba. In italiano è svolto dall’andamento
melodico dalla parte di frase che va dall’ultimo accento di parole alla fine. Le tonie dell’italiano
sono 4:
1. Conclusiva→ da un tono medio ad un tono basso
2. Interrogativa→ da un tono medio ad un tono alto
3. Sospensiva→ da un tono alto ad un tono medio
4. Continuativa→ tenuta del tono medio
La trascrizione viene indicata: gruppi minori I → gruppi maggiori II
VARIETÀ REGIONALI DELL’ITALIANO
In italiano c’è una pluralità di norme a livello spaziale → varietà diatopiche.
Il vocalismo tonico (eptavocalico) è utilizzato in tutte le varietà regionali ma varia la distribuzione
all’interno della singola regione.
 Italiano nord-occidentale → ammessa solo la [e] in sillaba tonica di parole sdrucciole o di
parole piene davanti a consonanti nasali
 Emilia-Romagna e Puglia → [a] tonica è realizzata come [æ]→ anteriore medio-bassa
Il sistema pentavocalico in sillaba tonica in Sardegna, Calabria, Salento e parte della i u
Sicilia si presenta così.
In Sicilia ed in Calabria le vocali atone sono realizzate in modo meno chiuso rispetto ɛ ɔ
allo standard. a
Peculiarità regionali:
 Il toscano si caratterizza per una differenza di realizzazione delle occlusive:

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o
o Gorgia→ aspirazione o fricantizzazione di occlusive sorde in posizione intervocalica
o Realizzazione fricativa delle occlusive sonore → [b d g] realizzate come fricative
 Regioni centro meridionali (dalle Marche alla Basilicata)
o Parziale sonorizzazione delle occlusive sorde in posizione intervocalica
o Realizzazione lunga della occlusiva bilabiale sonora
 Fricative:
o Italiano standard→ realizzate sia come sorde che come sonore (fricativa alveolare in
posizione intervocalica)
o Italiano centro sud→ sempre sorda
o Italiano settentrionale → sempre sonora
 Lunghezza consonantica
o Italiano centro sud → allungamento di [b dʒ]
o Italiano nord→ scempiamento di [ts dz ʃ ʎ ɲ]
 Raddoppiamento fonosintattico:
o Assente in tutte le varietà del nord
o Assente a Roma dopo da, come, dove
TIPI DI TRASCRIZIONE
1. Fonologica → /fonema, classi astratte che omettono la possibilità di segnalare la specificità
delle singole produzioni/.
2. Fonetica→ [foni, realizzazioni fisiche dei suoni]
3. Ortografia → <grafemi>

LEZIONE 5:
ARTICOLAZIONE DEL SEGNO LINGUISTICO:
Il sistema linguistico è un sistema di segni le cui caratteristiche sono:
 Arbitrarietà → è una convenzione
 Relazione paradigmatiche → di mutua esclusione
 Scomponibilità → esistono soluzioni intermedie (ferm-ati)
Il segno linguistico è dotato di una doppia articolazione:
1. Primo livello di articolazione → si articola in morfemi (ferm-ati)
2. Secondo livello di articolazione → si articola in fonemi (f-e-r-a-t-i)
Questa doppia articolazione gli permette di essere estremamente economico → a partire da pochi
elementi si può creare una grande quantità di parole.
Il morfema è → la più piccola unità linguistica dotata di significato
Forma flessa (cambia al singolare e al plurale) → can + e
Can → radice (porta il significato della parola); e→ desinenza (morfema grammaticale).
In italiano ci sono parole:
 Morfologicamente invariabili → formati solo da un morfema lessicale (bene, ma, tra)
 Morfologicamente variabili→ formati da morfema lessicale + morfema flessivo (alber+o)

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In italiano le parole hanno una forma:
PAROLE INVARIABILI: PAROLE INVARIABILI:
→Avverbi → Nome → Pronome
→Congiunzioni →Articolo → Verbo
→Preposizioni → Aggettivo
A loro volta esistono anche 2 tipi (categorie di morfemi):
 Morfemi liberi → formano parole invariabili (ieri, già, così)
 Morfemi legati → formano parole variabili (brucia+tore)
LA FLESSIONE
 Porta informazioni di carattere grammaticale
 Segna attraverso l’accordo i rapporti che ci sono tra le parole nella frase
Questo è un segno dell’economicità del sistema→ un segno linguistico è scomponibile
LE LINGUE DEL MONDO:
Le lingue nel mondo si dividono in:
 Analitiche → il significato è costituito da un unico elemento che non è scomponibile
(flower)
 Sintetiche→ le parole sono costituite da più morfemi legati e portatori di significati diversi
(fior+e)
L’italiano è quindi una lingua di tipo sintetico che ha una dimensione morfologica:
 Moderatamente flessiva → ereditata dal latino
o Le desinenze di nomi e di verbi
 Moderatamente analitica→ sviluppata dalle lingue romanze
o Preposizioni
N.B. le lingue romanze hanno adottato soluzioni diverse:
 italiano → can+e→ can (morfema lessicale) + i (morfema grammaticale che da info su
genere e numero)
 spagnolo → perr+o+s → perr (morfema lessicale) + o (morfema grammaticale info
maschile) + s (morfema grammaticale info numero).
o Lo spagnolo utilizza 2 morfemi grammaticali per dire la stessa cosa dell’italiano che
ne utilizza solo uno.
In base alla tipologia morfologica le lingue del mondo si possono classificare in vari gruppi:
 Lingue isolanti→
o morfologia molto ridotta o assente (cinese)
 Lingue agglutinanti→
o la parola consiste in più morfemi, con confini netti, ognuno dei quali porta una sola
informazione grammaticale (turco, swahili)
 lingue flessive→
o la parola è formata da una radice lessicale alla quale si aggiungono uno o più
morfemi con confini meno netti ma più funzioni grammaticali (italiano, russo)

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 Lingue polisintetiche→
o è possibile combinare un elevato numero di radici lessicali e morfemi grammaticali
in una sola parola che può corrispondere ad un’intera frase italiana (groenlandese)
N.B. Questa classificazione si fa per capire la distanza tra le lingue ed il loro funzionamento.
TIPI DI PAROLE E FUNZIONE DELLA MORFOLOGIA:
Le parole si dividono in:
 parole semplici→ morfema lessicale+ morfema grammaticale (alber+o)
 parole complesse→ parole costituite a partire da altre parole (giornalaio da giornale)
o parole composte (macrofinananziario, baby-bullo)
o parole derivate (renziano, vandalizzare)
La funzione della morfologia si divide in 2 ambiti:
 Morfologia flessiva → non cambia il significato lessicale della parola ma solo genere e
numero (cane → cani)
 Morfologia lessicale→ permette con meccanismi di derivazione e composizione di creare
parole nuove (grande → grandezza)
MECCANISMI DI DERIVAZIONE:
Le parole complesse si avvalgono di 3 meccanismi:
 Conversione→ assegnazione di una categoria grammaticale diversa senza modificare la
forma della parola
o verbo → nome mettendo articolo prima (gerundio, infinito e participio) →il
cantante
o aggettivo → nome mettendo articolo prima → il pieno
o uso avverbiale degli aggettivi → andare forte
 Suffissazione → aggiunta di un elemento (suffisso) alla destra della radice della parola
 Prefissazione→ aggiunta di un elemento (prefisso) alla sinistra della base della parola
Ci sono inoltre dei derivati da verbo con suffisso zero: in cui viene tolto alla forma base un
qualcosa. Esempi di questo sono: ammollare → ammollo, degradare → degrado.
SUFFISSAZIONE
La suffissazione → permette di creare a partire da una parola (nome, aggettivo, verbo, avverbio)
una nuova parola. A seconda del tipo nome di base da cui deriva l’altro vengono definiti:
 Suffissi deverbali→ verbo come base per creare aggettivi o nomi
 Suffissi denominali → nome come base per creare aggettivi, verbi o nomi
 Suffissi deaggettivali→ aggettivo come base per creare
 Suffissati deavverbiali → avverbio come base
Le caratteristiche generali della suffissazione sono:
 Consente di creare lessemi di categoria grammaticali diverse da quelle della base
 Può comportare uno spostamento dell’accento di parola (utile→ utilità)
SUFFISSATI DEVERBALI
-zione -aggio -io Agente -ino -torio -tore -trice
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-mento -ura -ato -ito -ata -uta & -one -eria -ante -ente
Azione -anza -enza -ita Luogo -toio
AGGETTIVI DEVERBALI
-ante -ente -tore -trice -bile -evole -ivo

DENOMINALI
Attività con riferimento Attività di fabbricazione, Quantità
all’agente vendita e conservazione
-aio -aro -ario -eria -ificio -aio -ata -ame -aglia -iera
-aiolo -iere -ista -ile -ato -eria -eto -eta
Strumento o apparecchio Linguaggio scientifico
-ale -ario -iere -ite -osi -oma

DENOMINALI
verbi
-are -ire -eggiare -izzare -ificare
aggettivi
-ato -uto -ario -ale -ano
-aceo -aneo -igno -ile -ino
-izio -iero -esco -evole -ivo

N.B. La direzione della derivazione dipende dalla categoria semantica della base. Se questa è un
 Evento→ il verbo è primario (arrivare→ arrivo)
 Oggetto → il sostantivo è primario (telefono→ telefonare)
Ci sono inoltre dei suffissi particolarmente produttivi, con cui sono state create molte parole negli
ultimi anni:
→ -ista →-ismo → -izzare →-ale →-eria
ALTERAZIONE
Attraverso l’alterazione si può modificare il valore della parola attribuendogliene uno:
→ diminutivo → accrescitivo → vezzeggiativo →peggiorativo
N.B. Permette di definire la parola con un valore connotativo:
 Oltre a definire l’oggetto la parola porta anche un valore assegnatogli da chi parla
Le parole possono essere alterate anche da più suffissi combinati insieme (casettina, fiorellino)
PREFISSAZIONE
I prefissi sono degli elementi → preposti alla parola per alterarne il significato (molto spesso
contrario).
PREFISSI + nome/ aggettivo
contro- extra- fuori- inter- multi- poli- sub- ipo- pro-
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arci- bi- iper- dis- in- s- -mini -maxi ante/i-
PREFISSI+ verbo
de- dis- inter- stra- s- contro- contra- ri- re-
COMPOSIZIONE
La composizione è un metodo di creazione di nuove parole. Questa si attua attraverso l’unione:
 Forme libere → parole che possono essere usate da sole (portaombrelli)
 Forme non libere → parole di origine greca e latina che non possono essere usate da sole
(cardiopatia)
N+A V+N A+N N+N A+A P+N V+V
Terraferma Giramondo Bassopiano Pescecane Agrodolce Senzatetto fuggifuggi

N.B. L’affissazione (suffissazione + prefissazione) e la composizione hanno molta produttività:


permettono infatti di creare un altro numero di parole che hanno delle relazioni di significato tra
loro.

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PAROLA E LESSEMA
La parola è:
 Unità autonoma del livello lessicale della lingua
 Classificabile secondo categorie grammaticali
 Composta da fonemi
Il lessema è:
 Unità di base più generale
 Costituito da uno o più elementi lessicali (casa, ferro da stiro)
N.B. Il lessema è quindi l’unità di analisi del lessico → designa tutte le unità di base che possono
andare a comporre il lessico della lingua.
Le unità polirematiche → parole formate da più elementi lessicali:
N+N N+A A+N N+P+N N+P+V V+N
Conferenza Musica Terza Borsa di Vuoto a Perdere
stampa leggera età studio perdere tempo
N.B. Per capire se ci si trova davanti ad una parola polirematica o ad una semplice sequenza di
parole basta fare una semplice prova di interrompibilità → se non è possibile frapporci nulla allora
si tratta di una parola polirematica (un ferro bello da stiro → un bel ferro da stiro)

LEZIONE 6:
MORFOLOGIA NOMINALE
Come visto in precedenza la morfologia è→ il livello di analisi linguistica che studia le forme delle
parole e le modificazioni che possono presentare per assumere valori diversi. Si divide in:
 Morfologia flessiva→
o comprende le forme flesse raccolte in paradigmi
 Morfologia lessicale →
o studia la formazione delle parole attraverso la composizione e derivazione
La morfologia nominale studia come si comporta il nome in una lingua (italiana).
 Una parola flessa è formata da un elemento lessicale cas- (indica di cosa di tratta,
abitazione) + un morfema grammaticale -a (femminile singolare).
N.B. Cambiando la forma del morfema grammaticale (-e→ case) cambia anche il numero (o
genere).
IL GENERE
Il genere è uno dei valori che può assumere il morfema grammaticale.
In italiano abbiamo solo 2 generi→ il femminile ed il maschile:
 Referente animato → il genere grammaticale coincide con il genere naturale
 Referente inanimato → il genere grammaticale è arbitrario (forchetta, tavolo)
Il genere può essere individuato attraverso:
 La desinenza:
o Femminile → -a , -ite, - itudine, -zione, -trice

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o Maschile → -o, -tore, -one, -ore, -sore
 Il significato:
o Maschile → giorni o mesi, elementi chimici, alberi (no betulla),
monti/mari/fiumi/laghi, punti cardinali
o Femminile → frutti (no limone), città, continenti
N.B. Per la maggior parte sono femminili anche→ stati, regioni e scienze/discipline (con eccezioni)
+ isole
Ci sono poi nomi con la stessa forma ma significato diverso al maschile e femminile:
balzo→ balza banco→ banca
buco→ buca busto→ busta
gambo→ gamba manico→ manica
modo→ moda panno→ panna
pianto→ pianta porto→ porta
suolo→ suola tappo→ tappa
I nomi con la stessa forma al maschile e femminile:
 Nomi che finiscono in -ente (dirigente), -ante (cantante), -ista (stagista), -iatra (psichiatra)
 Nomi che indicano parentela amicizia o vicinanza → parente, consorte, collega
Nomi che hanno un unico genere:
 Alcuni nomi che indicano animali→ leopardo, aquila, falco, delfino, scorpione, balena
 Alcuni nomi che indicano persone → persona, vittima
I nomi di professione al femminile:
 Aggiunta suffisso -essa→ dottoressa, professoressa, vigilessa
 Uso del nome maschile anche per donne → ingegnere, chirurgo, dentista
 Trasformazione femminile del nome maschile (recentemente)→ assessora, sindaca,
ministra
NUMERO
Un’altra informazione portata dal morfema grammaticale è quella del numero→ che può essere
singolare (tavolo) o plurale (tavoli).
N.B. In italiano esiste l’arciforma (forma di citazione) → singolare maschile.
NOMI SINGOLARE PLURALE ESEMPIO

M
F -a
-a → -e penna→ penne
tema→ temi
naso→ nasi
-o
-i mano→ mani
F/M
fiore→ fiori
-e
pelle→ pelli
-ca -che orca→ orche
F
-ga -ghe strega→ streghe
M -chi monarca→ monarchi

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-ghi stratega→ strateghi

N.B. → -ca e -ga mantengono il suono occlusivo velare anche al plurale


I nomi terminanti in -co e -go:
NOME SINGOLARE DIVENTA PLURALE ESEMPIO
Parole piane (accentate sulla penultima sillaba) → mantengono il suono
-co -chi bruco→ bruchi
M →
-go -ghi fungo→ funghi
Parole sdrucciole (accentate sulla terzultima sillaba) → non mantengono il suono
-co -ci chimico→ chimici
M →
-go -gi biologo→ biologi
I nomi terminanti in -cia e -gia
SINGOLARE DIVENTA PLURALE ESEMPIO
se hanno l’accento sulla i
-cìa -cìe farmacia→ farmacie

-gìa -gìe allergia→ allergie
Se non hanno l’accento sulla -i
Mantengono la i se tʃ dʒ sono preceduti da vocale
Vocale +
-cie camicia→ camicie
-cia →
-gie valigia → valigie
-gia
Perdono la i se tʃ dʒ sono preceduti da consonante
Consonante +
-ce marcia→ marce
-cia →
-ge spiaggia → spiagge
-gia
I nomi femminili che terminano in -scia:
SINGOLARE DIVENTA PLURALE ESEMPIO
-scia → -sce ascia→ asce
I nomi che terminano in -io:
SINGOLARE DIVENTA PLURALE ESEMPIO
se la i non è accentata
-io → Perdono la i del tema bacio→ baci
Se la i è accentata
-ìo → Mantengono la i del tema avvio→ avvii
Esistono inoltre anche dei nomi invariabili:
 Nomi maschili in -a → Cinema, gorilla, valigia
 Nomi femminili in -o → Foto, moto, radio
 Nomi in -i→ Analisi, diagnosi, ipotesi
 Nomi femminili in -ie→ barbiere, serie, specie
 Nomi con vocale finale accentata → città, età, falò, ragù

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Per quanto riguarda i nomi stranieri:
 Invariabili → presiti dal francese e dall’inglese
 I prestiti dello spagnolo mantengono a volte la s del plurale → desaparecidos
 i prestiti dal tedesco mantengono a volte il plurale → Länder
Il plurale dei nomi composi:
 Cambia la desinenza del 1° elemento del composto →
o N+N genere diverso: capobanda→ capibanda
 Cambia la desinenza del 2° elemento del composto
o N+N stesso genere: arcobaleno→ arcobaleni
o A+N maschile: bassorilievo→ bassorilievi
o A+A: chiaroscuro→ chiaroscuri
o V+N maschile: passaporto→ passaporti
o P+N: soprannome→ soprannomi
 Mutamento di entrambi gli elementi:
o N+A: cassaforte→ casseforti
o A+N femminili: mezzaluna→ mezzelune
 Entrambi invariabili:
o V+N femminile o plurale: aspirapolvere→ aspirapolvere, cavatappi→ cavatappi
o V+V/A: saliscendi→ saliscendi, buttafuori→ buttafuori
o P+N: doposcuola→ doposcuola, fuoricorso→ fuoricorso
CLASSI DI NOMI
In italiano esistono 6 classi di nome
CLASSE FORMA (S/P) ESEMPIO GENERE ECCEZIONI
1 -o/-i campo/campi m mano/mani f
2 -a/-e casa/case f
fiore/fiori m Carcere m/carceri f
3 -e/-i
notte/notti f arma f/armi m
4 -a/-i papa/papi m ala/ali f
5 -o/-a dito/dita sing. m plr f
6 varie/invariabili Re, città, virtù m/f
N.B. Non tutte queste 6 classi hanno la stessa produttività:
 3° CLASSE→ molto produttiva grazie all’arricchimento del lessico con parole derivate da
suffissi come -tore, -trice, -zione
 4° CLASSE→ rimasta produttiva grazie alle parole che finiscono in -ista ed ai grecismi
terminanti in -a (usati in ambito medico)
 5° CLASSE→ non è più produttiva e le parole che vi rientrano hanno sviluppato dei plurali
maschili (braccio → bracci, lenzuolo → lenzuoli)
 6° CLASSE → originariamente composta da monosillabi si è arricchita grazie a prestiti a
linguaggi specialistici e alle abbreviazioni
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AGGETTIVO
La flessione dell’aggettivo comprende solo 3 classi
CLASSE SINGOLARE PLURALE GENERE ESEMPIO
1 o i m pieno→ pieni
2 a e f piena→ piene
3 e i m/f grande→ grandi
Variazione da femminile a maschile plurale:
SINGOLARE PLURALE MASCHILE PLURALE FEMMINILE
-ista -isti → realisti -ista →realista
-cida -idi→ omicidi -ide → omicide
-ita -iti→ ipocriti -ite→ ipocrite
Gli aggettivi invariabili sono:
 Pari, dispari, impari
 Alcuni colori → rosa, viola, lilla, amaranto
 Parole che terminano con vocale accentata → indù, città
 Prestiti dalle lingue straniere → rock, western, pop, hard
L’accordo dell’aggettivo con più nomi:
 Tutti maschili→ maschile: un albero e un ristorante economici
 Tutti femminili→ femminile: una maglietta e una camicetta bianche
 Maschile/femminile appartenenti ad una serie omogenea →
 Maschile e femminile → maschile: un armadio e una sedia rossi
N.B. Al singolare si accorda sempre al genere e numero del nome a cui si riferisce
La funzione dell’aggettivo è → di modificare il significato del nome a cui si riferisce:
 Dal punto di vista del significato:
o Aggettivo qualificativo→ aggiungendo un’informazione:
 un libro interessante
o Aggettivo determinativo o pronominale→ aggiungendo una determinazione
 il mio libro
 Dal punto di vista della costruzione della frase:
o Funzione attributiva→ si riferisce direttamente al nome
 La macchina rossa
o Funzione predicativa→ si riferisce al nome tramite un verbo
 La macchina è rossa
Gli aggettivi di relazione→ hanno delle caratteristiche particolari
fisico → fiscale → stellare → solare → elettrico
il sistema solare
 Non può essere cambiato l’ordine (il solare sistema)
 Non hanno gradazione (il sistema solarissimo)

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AGGETTIVO QUALIFICATIVO
La posizione dell’aggettivo qualificativo è variabile → può essere posta sia prima che dopo il
nome.
In base a dove si decide di posizionarli possono avere:
 Uso figurato o una funzione descrittiva → una vecchia amica vs un’amica vecchia
Gli aggettivi qualificativi hanno un grado:
1. Grado zero
2. Grado comparativo → tecnica analitica (aggiungendo una parola prima dell’aggettivo)
 Maggioranza→ più
 Minoranza→ meno
 Uguaglianza →come, tanto, così
3. Grado superlativo
 Relativo→ tecnica analitica: più
o Indica che una qualità è posseduta in grado minimo o massimo da un
elemento con riferimento ad un insieme: il più vecchio di tutti
 Assoluto→ tecnica sintetica: -issimo
o Esprime il possesso di una qualità in grado minimo o massimo senza il
confronto con altri elementi: è vecchissimo
N.B. Il superlativo assoluto può essere realizzato anche secondo questi altri metodi:
 Premettere agli aggettivi gli avverbi → molto, assai
 Premettere agli aggettivi avverbi intensificanti → davvero, proprio, straordinariamente,
notevolmente
 Ripetere l’aggettivo (colloquiale)
 Rafforzare l’aggettivo con → tutto (colloquiale)
 Ricorrere a perifrasi come → arci-, extra-, stufo, iper-, super-, stra-
Ci sono inoltre dei comparativi e superlativi sintetici:
GRADO POSITIVO C. MAGGIORANZA S. RELATIVO S. ASSOLUTO
più buono il più buono buonissimo
BUONO
migliore il migliore ottimo
più cattivo il più cattivo cattivissimo
CATTIVO
peggiore il peggiore pessimo
più grande il più grande grandissimo
GRANDE
maggiore il maggiore massimo
più piccolo il più piccolo piccolissimo
PICCOLO
minore il minore minimo
moltissimo
MOLTO più il più
il più

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LEZIONE 7
AGGETTIVO DETERMINATIVO
Gli aggettivi determinativi → specificano una caratteristica del nome al quale si riferiscono. Si
dividono in:
 Possessivi
 Dimostrativi
 Indefiniti
 Interrogativi
 Esclamativi
 Numerali
AGGETTIVI POSSESSIVI
Gli aggettivi possessivi sono la forma di aggettivo più complesse in quanto devono tener conto sia
del possessore che della cosa posseduta.
mio mia miei mie
tuo tua tuoi tue
suo sua suoi sue
nostro nostra nostri nostre
vostro vostra vostri vostre
loro loro loro loro
proprio altrui
N.B. proprio ed altrui hanno degli usi specifici:
 Proprio → sostituisce suo e loro quando si riferisce al soggetto della frase
o Luca ha chiamato i propri (suoi) genitori
 Altrui→ indica un possessore indefinito
o non immischiarti nei fatti altrui (degli altri)
L’accordo del possessivo si divide in due parti:
1. La radice si accorda per persona e numero → possessore
2. La desinenza si accorda per persona e numero→ elemento posseduto
La posizione dell’aggettivo possessivo è solitamente prima del nome a cui si riferisce. Ci sono dei
casi che però fanno eccezione:
 Espressioni vocative o esclamative → posizionato dopo il nome: amico mio!
 Espressioni cristallizzate → fisse: sa il fatto suo
L’articolo precede il nome. Ci sono dei casi particolari in cui l’articolo viene omesso:
 Parentela al singolare → mio padre no il mio padre
N.B. Al plurale l’articolo ricompare → i miei zii, le mie sorelle
 A mio parere (espressione fissa)
 Cari miei → voi che state ascoltando
 I miei cari → di solito di riferisce alla propria famiglia/ persone care

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AGGETTIVI DIMOSTRATIVI
Gli aggettivi dimostrativi → indicano una persona, un animale o un oggetto, definendone la
posizione nello spazio rispetto a chi parla. Hanno, quindi, una funzione deittica.
Sono caratterizzati per avere:
 Centro deittico → punto di riferimento→ parlante
In riferimento al parlante, infatti, si definiscono gli usi degli aggettivi dimostrativi:
 Questo→ prossimale → oggetto prossimo al centro deittico
 Quello → distale→ oggetto lontano dal parlante
N.B. Nel linguaggio burocratico (e nel toscano) è rimasto anche codesto:
 Slittamento del centro deittico → diviene l’ascoltatore
 Lontano dal parlante ma vicino all’ascoltatore
AGGETTIVI INDEFINITI
La prof dice che sono uguali ai pronomi indefiniti → guarda pagina 26.
AGGETTIVI INTERROGATIVI ED ESCLAMATIVI
La funzione degli aggettivi interrogativi ed esclamativi è → di porre domande sulla qualità o
sull’identità di qualcosa. I suoi aggettivi sono:
 CHE → invariabile
 QUALE → variabile → si accorda nel numero al nome a cui si riferisce
 QUANTO→ variabile → si accorda nel genere e nel numero al nome a cui si riferisce
AGGETTIVI NUMERALI
Gli aggettivi numerali hanno la funzione → di determinare un numero preciso di elementi. In
italiano ci sono 3 sottogruppi di aggettivi numerali:
1. Cardinali → due cani
2. Ordinali→ descrivono un ordine → la prima casa a destra
3. Moltiplicativi → doppio salto mortale (doppio)
COMPONENTI DELLA FRASE
Il soggetto è descrivibile tramite:
 La persona o cosa che svolge un’azione → Giovanni è partito
 La persona o cosa a cui è riferita una qualità → Eva è abbastanza brava
 La persona che realizza un’esperienza → Marco ascolta la musica
 La persona o la cosa che subisce l’azione nelle frasi passive → Leo è stato picchiato
L’oggetto diretto è:
 La persona o la cosa su cui ricade l’azione → Luca lava la macchina
 La persona che fa esperienza di una sensazione un sentimento o una condizione mentale
N.B. → con specifici verbi che esprimono queste cose→
La notizia lo sorprese, la cosa mi meraviglia
L’oggetto indiretto è:
1. La persona o la cosa che riceve indirettamente l’azione o su cui ricade indirettamente
Giulia ha prestato la macchina a Carlo // Ho scritto una mail a Laura

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N.B. L’oggetto indiretto non è mai legato direttamente al verbo ma è introdotto da una
preposizione.
PRONOME
La funzione del pronome è → designare qualcuno o qualcosa senza ricorrere a un nome proprio,
precisandone alcune caratteristiche. Il pronome è quindi una proforma che può sostituire vari
elementi.
PRONOMI PERSONALI
I pronomi personali → indicano i partecipanti allo scambio comunicativo.
Si organizzano introno:
1. Centro deittico → 1a persona (singolare io o plurale noi)
2. Ascoltatori → 2a persona (singolare → tu o plurale voi)
3. Coloro che non partecipano allo scambio comunicativo → 3a persona (lui, lei, loro, essi)
Le forme del pronome soggetto sono:
1a io
2a tu
SINGOLARE
lui egli esso
3a
lei ella essa
1a noi
2a voi
PLURALE
loro essi
3a
esse
N.B. esso e essa sono in disuso, ella è utilizzato solo in un contesto formale e essi si utilizza solo
per riferirsi ad animali e cose.
L’italiano è una lingua pro-drop→ il pronome soggetto viene omesso in quanto è affidata alla
morfologia del verbo il compito di segnalare la persona che compie l’azione.
Ci sono tuttavia dei casi in cui il soggetto va espresso. Soggetto va espresso quando:
 Si vuole mettere in rilievo il soggetto (soprattutto) nelle contrapposizioni → io ho fatto
tutto mentre tu ti riposavi
 Ci sono forme verbali che possono dare adito a fraintendimenti→ congiuntivo (2 e 3
persona hanno la stessa forma verbale) → credo che tu sia stanco
 Manca il verbo → «Dove mi metto?» «Tu qui»
 È coordinato con un nome o con un complemento → io e Luca andiamo al cinema
 È accompagnato da un’apposizione → voi bambini ora dovete fare un attimo di silenzio
 È accompagnato da una frase relativa→ vai tu che sei il più atletico
 È accompagnato da un numerale→ voi due fatela finita
 Con la parola stesso → lui stesso ha detto che non era contento
 Dopo i rafforzativi anche, neanche, neppure, nemmeno, proprio→ proprio tu dici certe
cose
 Nelle parentetiche→ la situazione -dice lui- è grave

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Vi è anche l’uso obbligatorio di lui e lei:
 Si vuole mettere in rilievo il soggetto → ha fatto tutto lei
 Dopo le parole come e quanto→ ha studiato come lui
 Tra ecco e che→ ecco lui che si mette a piangere
 Dopo anche, neanche, pure, neppure, nemmeno→ nemmeno lei ci credeva
 Il pronome è in funzione di predicato → se fossi lei non lo farei
 Il verbo è al gerundio o al participio→ arrivando lei, la festa si animò
 Nelle esclamazioni senza verbo→ contento lui!
PRONOME PERSONALE OGGETTO DIRETTO E INDIRETTO
In italiano esistono 2 forme di pronome personale:
 Forma forte o tonica→ dà al pronome un particolare rilievo
 Forma debole o atona→ si appoggia al verbo
Le forme dei pronomi tonici sono:
1a me
2a te
SINGOLARE
lui esso
3a
lei essa
1a noi
2a voi
PLURALE
loro essi
3a
esse
riflessivo singolare sé
N.B. I pronomi esso e essa → si usano come oggetto indiretto → l’aereo è il mezzo più veloce, con
esso è più facile raggiungere altri paesi. Mentre essi e esse si usano solo→ cose e animali.
Sé invece si usa quando è riferito al soggetto della frase → pensa solo a sé.
Le forme dei pronomi atoni sono:
1a mi
2a ti
lo (OD)
SINGOLARE
gli (OI)
3a ne, ci/vi
la (OD)
le (OI)
1a ci
2a vi
PLURALE
li loro, gli* (OI)
3a
le ne, ci/vi
riflessivo singolare e plurale si (OD e OI)
N.B. Il gli 3 persona plurale è colloquiale e neo-standard.
L’oggetto indiretto (OI) → indica la persona, l’animale o la cosa su cui ricade indirettamente
l’azione espressa dal verbo.

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I pronomi ci e vi possono avere 2 funzioni:
1. Locativa→ indicano un luogo: ci (a Milano) vado domani
2. Sostituiscono esseri (animati o non) anticipati da preposizioni su da in con → ci (su ciò)
conto
Il pronome ne si utilizza al posto di:
 Di + pronome e da + pronome→ ne (di lui) ho sentito parlare
 Di+ dimostrativo e da+ dimostrativo → Io non ne (di questa) voglio sapere
Le caratteristiche dei pronomi atoni sono:
 Precedono o seguono direttamente il verbo ed il nesso pronome + verbo non può essere
interrotto con l’inserimento di nuovi elementi → mi molto piace leggere
 Non possono comparire in assenza del verbo → «A chi l’hai dato» «le» (a lei)
La decisone se usare un pronome atono o un pronome tonico spetta al parlante. Se questo vuole:
 Descrivere o costatare un fatto → pronome atono: ti parlo
 Richiamare (modo fatico) o rimproverare→ pronome tonico: parlo a te
I pronomi si possono combinare tra di loro:
mi ti ci vi si → me te ce ve se
lo la li le ne
mi me lo me la me li me le me ne
ti te lo te la te li te le te ne
si se lo se la se li se le se ne
ci ce lo ce la ce li ce le ce ne
vi ve lo ve la ve li ve le ve ne
le/gli glielo gliela glieli gliele gliene
N.B. le combinazioni con gli si sono tutte univerbate.
Ci sono dei casi in cui i pronomi si univerbano con il verbo. Questo accade con:
 Gerundio → avendoglieli cantati
 Infinto → con la caduta finale della vocale del verbo: avervela cantata
 Participio passato → quando introduce una preposizione subordinata: mangiatevelo
 Imperativo→ nel caso di imperativi con il troncamento (di’, fa’) l’unione del pronome porta
al raddoppiamento della consonante iniziale del primo pronome, no con la 3a persona
singolare: dimmelo
 Verbi modali o servili seguiti da infinito→
o Unire al verbo infinito → puoi dircelo
o Unire al verbo modale o servile→ dovendovelo dire
I pronomi allocutivi→ si utilizzano per rivolgersi ad un destinatario
FORMALE INFORMALE
lei, ella
SINGOLARE tu
voi
PLURALE voi voi, loro

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N.B. il pronome allocutivo voi usato al singolare era presente nel latino tardo e venne imposto dal
regime fascista. Rimane comune in alcune varietà regionali dell’italiano.

LEZIONE 8
IL PRONOME POSSESSIVO
I pronomi possessivi hanno la stessa forma degli aggettivi possessivi (non esiste altrui)
mio mia miei mie
tuo tua tuoi tue
suo sua suoi sue
nostro nostra nostri nostre
vostro vostra vostri vostre
loro loro loro loro
proprio
Caratteristiche:
 Sempre preceduto dall’articolo→ ho visto mia sorella, anche io ho visto la mia
 Ha un doppio accordo di persona e numero:
o Radice → al possessore
o Desinenza → elemento posseduto
 Può essere usato come sostantivo. In questo caso si parla di uso sostantivato del pronome.
Ciò avviene quando si vuole indicare:
o Proprietà → prendiamo solo il nostro
o I familiari → domenica vado a trovare i miei
o Una lettera, una comunicazione → scusa se rispondo solo ora alla tua
o Un’opinione (verbi come dire, esprimere etc.) → vuole sempre dire la sua
PRONOME RELATIVO
La funzione del pronome relativo → è quella di sostituire e mette in relazione 2 preposizioni
(quella principale + quella su cui si dice qualcosa su un nome della principale):
ho visto Luca + che andava a scuola
Ha diverse forme:
 Variabili: il quale, i quali, la quale, le quali
 Invariabili: che, cui
N.B. Il pronome relativo cui può essere usato solo come complemento indiretto (OI).
PRONOMI INDEFINITI
I pronomi indefiniti → indicano qualcuno o qualcosa in modo generico o indeterminato. Si
dividono in 4 gruppi:
 Singolativi → indicano una persona o una cosa singola in modo preciso→ alcuni sono già
arrivati
 Collettivi → indicano un insieme, considerato nella sua totalità oppure nella sua genericità
tutti sono già stati avvertiti

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 Quantitativi → indicano una quantità indeterminata → molti non sanno nuotare
 Negativi → negano completamente qualcosa → non ho visto nessuno
PRONOMI INTERROGATIVI
La funzione dei pronomi interrogativi → formulare una domanda. In tutto sono 3:
 Che → invariabile: che fai?
 Quale → variabile → si accorda nel numero al nome a cui si riferisce: quale preferisci?
 Quanto→ variabile → si accorda nel genere e nel numero al nome a cui si riferisce: quanto
ci vuole?
PRONOMI DOPPI:
I pronomi doppi sono quei pronomi che → racchiudono in se le funzioni di due pronomi. Questi
pronomi non richiedono un termine a cui riferirsi perché lo contengono già in essi. Sono 2:
 Chi→ chi supera l’esame scritto può sostenere l’esame orale
 Quanto→ questo è quanto di meglio potesse fare
ARTICOLO
L’articolo è un’altra parte variabile del discoro. La sua funzione è → indicare se un elemento è
definito o meno + assegnare a questo elemento una quantificazione. Esistono 2 categorie di
articolo:
 Determinativo → introduce un nome noto o presente nel contesto linguistico
immediatamente precedente o successivo
 Indeterminativo → introduce nel discorso un elemento nuovo o nomina qualcosa a
qualcuno in modo generico
Le funzioni che l’articolo determinativo ricopre:
 Introdurre elementi considerati unici
 Designare una classe di persone, animali o cose
Gli usi particolari dell’articolo determinativo riguardano l’introdurre:
 Nomi geografici preceduti da un aggettivo o accompagnati da un complemento
 Nomi propri usati in senso traslato → l’Amleto di Shakespeare
 Nomi propri preceduti da un nome o un aggettivo → l’imperatore augusto
 Cognomi femminili → La Finocchiaro era in aula
 Nomi di personaggi famosi → Il Manzoni decide di “sciacquare i panni in Arno”
 Soprannomi di personaggi celebri → il Tintoretto lasciò Venezia
 Soprannomi di uso popolare → ho visto il Patata
 Davanti a nomi propri femminili (Nord) → me lo ha detto la Gaia
Le forme dell’articolo determinativo sono:
NOME INIZIA PER SINGOLARE PLURALE
consonante la
FEMMINILE le
vocale l’
MASCHILE consonante il i
s + consonante lo gli
30
z, x , gn, ps /j/
vocale l’

Alcune funzioni che l’articolo indeterminativo ricopre:


 Designare un elemento non specificato di un insieme→ mi fa male un ginocchio
 Esprimere una qualità accidentale → stasera c’è una luce bellissima
Le forme dell’articolo indeterminativo sono:
NOME INIZIA PER SINGOLARE
consonante una
FEMMINILE
vocale un'
consonante/ vocale un
s + consonante
MASCHILE uno
z, x, gn, ps /j/
vocale un

C’è inoltre un terzo tipo di articolo → articolo partitivo → ci permette di indicare una quantità
indefinita di un qualcosa (può essere inteso come il plurale dell’articolo indeterminativo).
Le sue forme sono:
NOME INIZIA PER SINGOLARE PLURALE
consonante una
FEMMINILE delle
vocale un'
consonante/ vocale un dei
s + consonante
MASCHILE uno
z, x, gn, ps /j/ degli
vocale un
N.B. Gli articoli aiutano a dare coesione al testo. La coesione è
 l’insieme delle relazioni, rese attraverso mezzi grammaticali, che intercorrono tra le diverse
parti di un testo, facendolo percepire come un insieme articolato (non frasi giustapposte).
PREPOSIZIONE
La funzione delle preposizioni → mettere in relazioni elementi della frase.
La lezione di storia (che tipo di lezione)
Si dividono in:
 Semplici→ di, a, da, in, con, su, per, tra, fra
 Articolate→ formate dalla preposizione + l’articolo (univerbato)
di del dello della dei degli delle
a al allo alla ai agli alle
da dal dallo della dei degli delle
in nel nello nella nei negli nelle
su sul sullo sulla sui sugli sulle

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N.B. Con la preposizione con non si lega più l’articolo, e la preposizione in perde la i iniziale ed
aggiunge la e diventando → ne.

VERBO
Il verbo è la parte variabile del discordo che codifica maggiori informazioni attraverso la
morfologia (in italiano). Per esempio, nel morfema grammaticale di parlo sono raccolte parecchie
informazioni.
La flessione verbale si organizza in → coniugazioni:
 Sistema di forme che consentono di esprimere diverse caratteristiche del verbo:
o Persona e numero
o Modo
o Tempo
o Aspetto
o Diatesi (attiva/passiva)
PERSONA
La persona specifica → a quale individuo (tra quelli presenti o assenti nella situazione
comunicativa) si riferisce l’azione espressa dal verbo. Si articola in 3 gruppi:
1. Parlante (io, noi)
2. Ascoltatore (tu, voi)
3. Altri - presenti o assenti – (lui, lei, loro, essi)
Attraverso la morfologia si esprime di quale persona si sta parlando → italiano lingua pro-drop
(non è necessario esplicitare i pronomi).
MODO
Il modo indica → atteggiamento del parlante nei confronti dell’enunciato:
 Fatto certo → indicativo
 Possibilità → congiuntivo
 Desiderio → condizionale
 Ordine → imperativo
MODI FINITI MODI INFINITI
indicativo congiuntivo infinto participio
condizionale imperativo gerundio genere + numero
persona + numero + tempo tempo
N.B. Il participio è l’unico che indica oltre al tempo anche il genere ed il numero.
TEMPO
Il tempo indica → la relazione cronologica (tempo che intercorre) tra il tempo di enunciazione e il
tempo dell’azione di cui si parla. Le relazioni temporali sono di 2 tipi → deittiche e anaforiche.
Le relazioni deittiche (ambito spazio-temporale) sono 3:
1. Contemporaneità → il tempo dell’enunciazione e dell’azione coincidono:

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 Presente
2. Anteriorità → il tempo dell’azione avviene prima dell’enunciazione:
 Imperfetto, passato prossimo e passato remoto
3. Posteriorità → il tempo dell’azione è successivo al momento dell’enunciazione
 Futuro semplice
Nelle relazioni anaforiche (relazioni temporali tra 2 azioni) entra in gioco il tempo di riferimento.
In totale sono 2:
1. Anteriorità → il tempo di riferimento è tra il tempo d’azione e il tempo dell’enunciazione:
 Trapassato prossimo e trapassato remoto: quando arrivai al cinema, il film era già
iniziato
2. Posteriorità → il tempo di riferimento è successivo al tempo dell’enunciazione + tempo
d’azione:
 Futuro anteriore: quando arriveremo al cinema, il film sarà già iniziato
Per riassumere, i tempi verbali dell’italiano sono:
MODI PRESENTE PASSATO FUTURO
imperfetto
p. prossimo
f. semplice
INDICATIVO presente p. remoto
f. anteriore
t. prossimo
t. remoto
passato
CONGIUNTIVO presente imperfetto X
trapassato
CONDIZIONALE presente passato X
IMPERATIVO presente X X
INFINITO presente passato X
GERUNDIO presente passato X
PARTICIPIO presente passato X
ASPETTO
L’aspetto indica → durata, ripetitività dell’azione o il suo grado di compiutezza.
 Azione conclusa→ aspetto perfettivo
o Luca suonò il flauto
 Azione considerata nel suo svolgersi o ripetersi nel passato → aspetto imperfettivo
o Luca suonava il flauto
 Gli effetti dell’azione iniziata nel passato perdurano nel presente→ aspetto compiuto
o Luca ha suonato il flauto
 Azione considerata nel suo svolgersi nel presente → aspetto progressivo o durativo
o Si usa una perifrasi: stare + gerundio → Luca sta suonando il flauto
L’aspetto è codificato da:
 Tempi verbali → i tempi hanno valore aspettuale diverso

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 Perifrasi verbale→ stare + gerundio, essere sul punto di + gerundio
 Aggiunta del suffisso al verbo → canticchiare, borbottare, trotterellare.
 Significato intrinseco → significato semantico del verbo → AKTIONAT

Aktionat → categoria semantica che riguarda il significato intrinseco del verbo. Si dividono in:
 Verbi durativi:
o Verbi stativi → esprimono una caratteristica permanente del soggetto
 Assomigliare
o Verbi continuativi → esprimono un’azione che dura nel tempo (richiedono di tempo
per essere realizzati)
 Abitare, piangere, ridere
 Verbi telici:
o Verbi risultativi → esprimono un’azione che conduce ad un risultato
 Disegnare, costruire, preprare
o Verbi trasformativi → esprimono una trasformazione dell’agente
 Morire, partire
DIATESI
La diatesi esprime → relazione tra il soggetto (categoria sintattica) della frase e l’agente (categoria
semantica). Abbiamo 2 tipi di diatesi
 Attiva → il soggetto compie l’azione (soggetto e agente coincidono)
o Carla prepara la cena
 Passiva → soggetto su cui ricade l’azione compiuta dall’agente
o La cena (s) è preparata da Carla (a).

LEZIONE 9:
CONIUGAZIONI
Le coniugazioni sono l’insieme di forme che consento di esprime le diverse caratteristiche del
verbo. In italiano ci sono 3 coniugazioni:
I. -are → comprende un numero cospicuo di verbi ed è molto produttiva (entrano
neologismi)
II. -ere → comprende dei verbi derivati dalla I e II coniugazione latina → fossilizzata
III. -ire → è poco produttiva
LA FORMA DEL VERBO
La forma del verbo è composta da vari elementi:
 Radice → veicola il significato lessicale del verbo
 Vocale tematica → indica a che coniugazione appartiene il verbo
 Parte morfologica → porta le informazioni di tipo grammaticale
N.B. La radice + vocale tematica → tema; vocale tematica + parte morfologica → desinenza.

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Il tema del verbo può essere formato da:
 Radice → cant-o
 Radice + vocale tematica → dorm-i-to
 Radice + vocale tematica + aumento consonantico → fin-i-sc-o
N.B. La vocale tematica e l’aumento consonantico non hanno significato
LA FORMAZIONE DEI TEMPI SEMPLICI
La formazione dei tempi semplici si attua in italiano attraverso la flessione verbale:
radice del verbo + materiale flessivo
INDICATIVO
PRESENTE IMPERFETTO P. REMOTO FUTURO
am-o am-avo am-ai am-erò
am-i am-avi am-asti am-erai
am-a am-ava am-ò am-erà
am-iamo am-avamo am-ammo am-eremo
am-ate am-avate am-aste am-erete
am-ano am-avano am-arono am-eranno
CONGIUNTIVO CONDIZIONALE IMPERATIVO
PRESENTE IMPERFETTO Presente Presente
che io am-i che io am-assi am-erei ---------
che tu am-i che tu am-assi am-eresti am-a tu
che lui am-i che lui am-asse am-erebbe am-i lui
che noi am-iamo che noi am-assimo am-eremmo am-iamo noi
che voi am-iate che voi am-aste am-ereste am-ate voi
che loro am-ino che loro am-assero am-erebbero am-ino loro
INFINITO PARTICIPIO GERUNDIO
PRESENTE PRESENTE PASSATO PRESENTE
am-are am-ante am-ato am-ando

LA FORMAZIONE DEI TEMPI COMPOSTI


La formazione dei tempi composti avviene attraverso:
 Ausiliare → porta le informazioni grammaticali, ovvero del:
o Tempo
o Modo
o Numero
o Persona
 Participio passato → veicola il significato lessicale
L’ausiliare può essere di 2 tipi:
 Essere → usato con:
o Verbi riflessivi
o Verbi pronominali
o Verbi impersonali (nell’italiano standard solo essere, ma accettato anche avere)
o Molti verbi intransitivi
o La coniugazione passiva

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 Avere→ usato con
o Transitivi attivi
o Alcuni verbi intransitivi

La scelta dell’ausiliare dipende dal → criterio lessicale secondo cui:


 Si deve utilizzare necessariamente essere → se il soggetto subisce
o un mutamento nello spazio (sono scappato per non farmi vedere)
o un mutamento condizionale (è invecchiato molto negli anni)
Con i verbi composti c’è l’accordo obbligatorio del participio passato:
 Ausiliare essere → l’accordo con il genere e numero del soggetto:
o Luca è arrivato → Maria è andata in vacanza
 Ausiliare avere → l’accordo con il genere e numero dell’oggetto se espresso da un clitico:
o Li ho comprati ( i libri) → le ho mangiate (le torte)
L’accordo è invece facoltativo nei casi:
 Ausiliare avere → accordo con il genere e numero dell’oggetto se espresso da un clitico di I
oppure II persona
o Vi ho visti → vi ho visto
 Verbo riflessivo → accordo con il genere e numero dell’oggetto
o Luca si è lavate le mani → Luca si è lavato le mani
Ci sono inoltre dei verbi con doppio ausiliare (sia essere che avere). Sono i verbi:
 Esprimono condizioni atmosferiche
 Uso sia transitivo che intransitivo → trascorrere
 Verbi intransitivi di movimento:
o Con espressione di mutamento luogo → essere: sono corso alla stazione
o Senza espressione del luogo → avere: ho corso
L’ausiliare dei verbi modali:
 Usati isolatamente → avere: «perché te nei sei andato così?» «Ho dovuto!»
 Con altri verbi → ausiliare richiesto dal verbo: ho dovuto studiare → sono dovuto andare
VERBI COPULATIVI
I verbi copulativi sono → verbi che assumono il loro significato solo grazie ai nomi e gli aggettivi
che li seguono. Sono 3:
 Sembrare → sembra una bella serata
 Diventare → è diventato grande
 Stare → sta bene
VERBI IRREGOLARI
I verbi irregolari sono tutti quei verbi che → non seguono nella flessione lo schema della
coniugazione a cui appartengono. Si caratterizzano per:
 Cambio della radice→ andare → vado
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 Cambio della desinenza → cadere → caddi (*cadei)
N.B. I verbi irregolari della I coniugazione sono solo 4 → fare, andare, dare, stare
FORMA RIFLESSIVA
La forma riflessiva si ha quando→ soggetto ed oggetto della frase coincidono
Mi lavo → io lavo me stesso
La forma riflessiva si realizza attraverso → l’uso di pronomi personali atoni.
Si può avere una forma riflessiva:
 Apparente → la particella pronominale ha la funzione di OI
o Mi lavo le mani → lavo le mani a me (oggetto indiretto)
 Reciproca→ la particella pronominale indica un'azione che viene compiuta e allo stesso
tempo subita da due o più soggetti all'interno della frase.
o Paolo e Francesca si amano (Paolo ama Francesca e Francesca ama Paolo)
VERBI PRONOMINALI
I verbi pronominali sono verbi intransitivi → non hanno un oggetto. Sono formati da delle
particelle pronominali → mi, ti, si, ci, vi. Verbi pronominali sono:
lamentarsi, affrettarsi, lagnarsi, congratularsi, accorgersi, fidarsi
N.B. La coniugazione riflessiva e pronominale coincidono:
RIFLESSIVA
INDICATIVO CONGIUNTIVO
Presente Imperfetto Presente Imperfetto
io mi lavo io mi lavavo che io mi lavi io mi lavassi
tu ti lavi tu ti lavavi che tu ti lavi tu ti lavassi
lui si lava lui si lavava che lui si lavi lui si lavasse
noi ci laviamo noi ci lavavamo che noi ci laviamo noi ci lavassimo
voi vi lavate voi vi lavavate che voi vi laviate voi vi lavaste
essi si lavano essi si lavavano che essi si lavino essi si lavassero
PRONOMINALE
INDICATIVO CONGIUNTIVO
Presente Imperfetto Presente Imperfetto
io mi vergono io mi vergognavo che io mi vergogni che io mi vergognassi
tu ti vergogni tu ti vergognavi che tu ti vergogni che tu ti vergognassi
lui si vergogna lui si vergognava che lui si vergogni che lui si vergognasse
noi ci vergogniamo noi ci vergognavamo che noi ci vergogniamo che noi ci vergognassimo
voi vi vergognate voi vi vergognavate che voi vi vergogniate che voi vi vergognaste
essi si vergognano essi si vergognavano che essi si vergognino che essi si vergognino
VERBI IMPERSONALI
I verbi impersonali si caratterizzano perché:
 Non hanno un soggetto determinato
 Si utilizzano sempre alla III persona singolare
In italiano ci sono 3 categorie di verbi impersonali:
 Verbi che indicano fenomeni atmosferici

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 Altri verbi → accadere, sembrare, capitare, occorrere
 Locuzioni verbali → essere necessario, essere opportuno, essere chiaro, essere certo

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