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RIASSUNTO LIBRI CAPPONI

P. DIADORI – TEORIA E TECNICA DELLA TRADUZIONE (2012)

Nel corso dei Translation Studies (anni 80 – 90) si è accentuato un approccio descrittivo e non normativo sul
tradurre. Abbiamo l’idea di FEDELTÁ al prototesto, ossia il testo originale, lascia spazio al concetto di
LEALTÁ nei confronti dell’autore e quello di RISPETTO nei confronti dei destinatari. Di conseguenza, si
parla meno di EQUIVALENZA e INTRADUCIBILITÁ in virtù delle soluzioni per risolvere le
problematiche traduttive.

Tradurre da professionisti comporta l’adesione ad un progetto traduttivo consapevole che determina


l’orizzonte delle scelte del traduttore. Ogni testo presenta specifici problemi interpretativi legati al: codice;
canale; autore; convenzioni. Ovviamente tutti i tipi di traduzione indicano la perdita di informazione,
l’aggiunta o la distorsione di esse anche se possono essere accentuati a seconda delle competenze del
traduttore.

La consapevolezza traduttiva è legata alla capacità di operare delle scelte in relazione ad una serie di
variabili, in modo da realizzare la traduzione più adeguata. La scelta di una strategia o di un’altra dipende
dall’analisi del testo, dall’individuazione delle coordinate (spazio – temporali, testuali, contestuali e
psicologiche) e della dominante del prototesto.

Unità traduttiva  si intende l’unità minima che sia una frase, parola, su cui agisce il traduttore. È,
ovviamente, necessario considerare il testo nel suo complesso per poter arrivare alla riformulazione nel
periodo che lo costituisce. Inoltre, si può dire che è un concetto molto flessibile, visto che le chiavi di
interpretazione possono essere fornite dall’insieme del testo e/o da una o più parti contemporaneamente o in
diversi momenti del processo traduttivo.

Stringa  si intende quell’unità traduttiva che non avrebbe significato da sola come “machine” che va
considerata con la parola precedente.

Si può pensare che il processo di traduzione consista in due fasi, ossia:

1. Analisi del prototesto;


2. Trasformazione del prototesto.

Ma è più corretto parlare di tre fasi:

1. Analisi del prototesto (decodifica e comprensione);


2. Trasferimento mentale del messaggio (nuclei informativi);
3. Ristrutturazione del messaggio nella lingua del metatesto (destinatario a cui si rivolge).

Il processo di traduzione non è mai lineare, ma si parla di processo circolare.

Nord fa una distinzione tra TRADUZIONE LINEARE e SEQUENZIALE e TRADUZIONE CIRCOLARE.


Quest’ultima ha inizio con la definizione dello “skopos” (situazione e funzione del prototesto), seguito
dall’analisi del prototesto e delle sue coordinate; a questo punto si isolano gli elementi rilevanti per la
traduzione, sono trasferiti in un metatesto che dovrebbe avere nella lingua meta la stessa funzione che aveva
nella cultura di partenza  ogni azione in avanti sembra essere caratterizzata da uno sguardo all’indietro.

1. Nella fase di analisi, il traduttore esplora il prototesto a livello di lingua e a livello di nuclei
informativi. L’analisi si deve centrare su cose diverse in base ai testi che vengono tradotti. È
obbligatoria l’analisi sociolinguistica del prototesto e delle sue coordinate contestuali. Ogni sua
lingua può essere descritta secondo cinque assi di variazione: diacronica (tempo); diatopica (spazio);
diamesica (mezzi); diafasica (situazione comunicativa); diastratica (strato sociale).
Un altro livello di analisi riguarda la tipologia testuale e il genere testuale a cui appartiene il
prototesto. Si possono tenere in considerazione gli aspetti funzionali (testi narrativi, descrittivi,
argomentativi, espositivi, regolativi), oppure partire da criteri pragmatici  la capacità di
interpretare e produrre un testo rappresenta la competenza testuale.

Jackobson utilizza un approccio funzionalista. Sei funzioni comunicative applicate alla traduzione:

- Personale (emittente)  parlare di sé;


- Interpersonale (contatto emittente e destinatario)  mettersi in contatto con gli altri;
- Regolativo – strumentale (destinatario)  influenzare il comportamento degli altri;
- Referenziale (contesto)  mettersi in relazione con il mondo circostante;
- Poetico – immaginativa (messaggio)  mettersi in relazione con mondi e fatti immaginari;
- Metalinguistica (codice)  definire e spiegare il linguaggio stesso.

Alla luce dell’approccio funzionalista, Nord crea un modello di analisi funzionalista del prototesto
basato sulla ciclicità con cui il traduttore deve affrontare l’analisi dei fattori esterni e interni al
prototesto, su base di conoscenze già acquisite.

I fattori esterni sono: emittente; effetto; destinatario – modello; canale comunicativo; luogo; tempo;
occasione comunicativa; tipo.

I fattori interni sono: argomento; contenuto; preconoscenze culturali e linguistiche; struttura e


suddivisione; elementi non verbali; caratteristiche linguistiche e stilistiche.

2. Alla fase di analisi fa seguito la fase di elaborazione mentale del prototesto da parte del traduttore e/o
interprete. Bisogna ricordare che esistono diversi modelli interpretativi per il riconoscimento e la
produzione della lingua scritta e orale.

3. La ristrutturazione indica la fase in cui il metatesto prende corpo, che non avviene in un momento
preciso. In questa fase si tiene conto delle informazioni ottenute dall’analisi sociolinguistica e dalla
ricerca del determinante e si procederà all’elaborazione del metatesto, anche in base alle
informazioni derivanti dal contesto.

La lingua delle traduzioni è una lingua:

 Più standardizzata;
 Con minore variazione e maggiore coesione rispetto alla lingua orale;
 Con alta frequenza di calchi, interferenze, forestierismi.

La lingua delle traduzioni mostrerebbe:

 Strutture frasali più semplici;


 Presenza di glosse e spiegazioni;
 Interferenze.
Dall’esame di traduzioni in italiano sono stati rivelati tratti ricorrenti dovuti ad una tendenza conservatrice
che mantiene certe caratteristiche linguistiche che tendono a scomparire dall’uso standard e nativo. Questi
fenomeni sono:

- Sovrabbondanza di congiuntivo;
- Maggiore varietà lessicale rispetto al prototesto;
- Maggiore coerenza ed esplicitazione del messaggio.

Fenomeni innovativi dovuti all’interferenza della lingua del prototesto invece sono:

- Esplicitazione e ripetizione del soggetto quando non sarebbe necessario;


- Posizione più marcata del soggetto e dell’aggettivo qualificativo;
- Ripetizioni;
- Si adotta sempre più un calco della struttura della lingua del prototesto.

La lingua delle traduzioni ha un forte impatto anche sul sistema ricevente; infatti, si creano così le condizioni
favorevoli a fenomeni di interferenza che possono influenzare l’evoluzione della lingua e della cultura
ricevente.

Problematiche  una volta conclusa l’analisi dei fattori interni ed esterni, il traduttore elabora una gerarchia
funzionale delle problematiche traduttive, che può basarsi sull’approccio traduttivo da adottare; sulla
gestione dei problemi di tipo linguistico; sugli elementi da adottare al contesto culturale in cui andrà ad
inserirsi il metatesto.

Alcuni dei fenomeni linguistici che comportano queste scelte traduttive sulla base del prototesto sono:

1. Anisomorfismo  è un fenomeno per cui in alcune lingue esistono più parole per esprimere un
concetto che in un’altra lingua si esprime con una sola. (house/home -> casa). Tuttavia, tra due
lingue, il significato di un lemma non sempre è perfettamente sovrapponibile, oppure la posizione
dei costituenti della frase è diverso o l’aspetto del verbo si esprime in modo diverso. Si presentano in
modo diversi: segmentazione della realtà, posizione dei costituenti della frase, modo di esprimere
l’aspetto del verbo e c’è la possibilità o no di trovare un lemma corrispondente per ogni parola.
2. La connotazione  il traduttore deve tener conto sia della denotazione, il significato primario di
un’espressione, sia la connotazione, cioè il significato più ampio che può assumere in base al
contesto, alla persona, alla cultura.
2.1 Pronuncia straniera  spesso un personaggio di finzione viene caratterizzato dalla sua pronuncia
straniera in base agli stereotipi a cui questa è associata nella cultura d’origine (il francese per il latin
lover);
2.2 Gli idioletti substandard  Se il prototesto contiene dei tratti di lingua substandard per caratterizzare
lo stile narrativo dell’autore o la lingua di certi personaggi, il traduttore può decidere di rinunciare a
riprodurre questo tipo di connotazione, adottando la lingua standard, oppure può utilizzare una
varietà che permetta di trasmettere una connotazione simile a quella originale (es. Hagrid in inglese
usa un dialetto di una zona dell’Inghilterra, in italiano usa periodi più semplici).
3. I neologismi  il traduttore li dovrà interpretare e riprodurre nel metatesto. Ciò avviene in
particolare nella traduzione saggistica, in cui nuovi concetti vengono spesso associati dall’autore a
parole di sua invenzione. A volte si riesce a tradurlo con un calco, altre volte invece si riporta il
termine originale tra parentesi come se fosse una glossa. Nei testi tecnico-scientifici, se si tratta di
una lingua a grande diffusione, a volte si lascia invariato il termine anche nel metatesto. Un altro
caso di neologismo è HAPAX, cioè una parola che compare un’unica volta in un testo; in questo
caso il traduttore può decidere se proporlo o di tradurlo con un termine già esistente.

4. La devianza linguistica  viene utilizzata nella letteratura per caratterizzare alcuni personaggi, per
creare un elemento di comicità. Anche il REFUSO (errore di battitura [es. battiutra]) può essere
utilizzato come artificio stilistico. Un altro esempio di devianza linguistica nel prototesto può essere
rappresentato dalla pronuncia infantile (stars/ttars -> stelle/ttelle).;
5. I giochi di parole  mettono in gioco le competenze del traduttore come autore del metatesto. Ciò
viene fatto per stimolare al sorriso il lettore o l’ascoltatore, se non altro dalla ginnastica mentale che
è costretto a fare. Del gioco di parole si ammira la creatività, la sorpresa nel rimanere spiazzati di
fronte a significati inaspettati.

Esistono possibili opzioni per tradurre i giochi di parole:

- Pun – pun  sostituzione di un pun del prototesto con uno diverso nel metatesto.
- Pun – non pun  il pun viene tradotto con una frase che non contiene giochi di parole.
- Pun artificio retorico  il pun viene sostituito da un artificio retorico, come ironia o ripetizione.
- Pun – zero  la parte del testo che contiene il gioco di parole viene cancellata.
- Traduzione letterale del pun.
- Non pun – pun  introduzione nel metatesto di un pun che non esiste nel prototesto
(compensazione).
- Zero – pun  introduzione innovativa di un pun.
- Tecniche editoriali  spiegazione del pun nel paratesto.

Delia Chiario (2000) si occupa del trattamento dei PUNS nel doppiaggio e le opzioni sono:

- Lasciare il pun invariato nella lingua del prototesto,


- Rimpiazzare il pun con uno corrispondente,
- Rimpiazzare il pun con un’espressione idiomatica che non contenga necessariamente gli elementi del
pun usati nel prototesto,
- Ignorare il pun completamente.

Il testo mescidato  se il prototesto è caratterizzato dalla compresenza di più codici linguistici. Quando
avviene a livello di parola si tratta di code-mixing (macchie di colore nel testo letterario o forestierismi
caratterizzanti nel testo settoriale o tecnico-scientifico); quando è a livello di frase, di code- switching. In
traduzione questo mistilinguismo può essere mantenuto o può perdersi nel monolinguismo del metatesto.

Le strategie  per adottare un’opzione traduttiva rispetto ad un’altra, il traduttore seleziona quelle più
adeguate in relazione alle coordinate del testo, alle esigenze dei destinatari, alle norme imposte dal
committente o dall’editore e alla conoscenza dei metodi e delle tecniche di traduzione.

Si distinguono tre livelli di intervento che caratterizzano una strategia traduttiva:

1. La scelta dell’approccio (l’atteggiamento generale con cui affrontare il testo da tradurre);


2. La scelta del metodo (permettere di realizzare al meglio l’approccio scelto);
3. La scelta delle tecniche (rispecchiano il metodo scelto a seconda dei casi).

Hurtado Albir (2001) 

a. Strategie che mirano alla comprensione del testo;


b. Strategie globali o locali;
c. Strategie specifiche per la traduzione orale, scritta o basata su supporti tecnologici;
d. Strategie per risolvere le problematiche traduttive o per migliorare l’efficacia del processo
traduttivo;
e. Strategie che mirano all’apprendimento della traduzione stessa.

1. L’APPROCCIO TRADUTTIVO
La scelta dell’approccio dipende dall’analisi del prototesto, e i fattori più importanti che emergono da questa
sono lo SCOPO del prototesto e il DESTINATARIO del metatesto. Su questa base si possono individuare
alcune opzioni di fondo che sono:

a. Priorità alla forma – priorità al contenuto: questa opzione riguarda il testo poetico, dove il traduttore
può scegliere di privilegiare il verso originale o il senso della poesia. Holmes (1969) individua 4
tecniche di traduzione:

- Traduzione mimetica  la forma del verso della poesia originale è simile alla forma della poesia
tradotta.
- Traduzione analogica  la forma del verso originale sta alla traduzione poetico – letteraria di
partenza, come la poesia tradotta sta alla traduzione poetico – letteraria di arrivo.
- Traduzione organica  prevale il contenuto e la forma viene adattata.
- Traduzione estranea  forma di mediazione tra forma e contenuto.

b. Connotazione – neutralizzazione: l’approccio della connotazione consiste nel mantenere le


caratteristiche di stile o di lingua che connotano il prototesto. Se, invece, queste sono difficili da
tradurre o sono di poca importanza, verrà adottato un approccio di neutralizzazione, optando per
l’uso della lingua standard.
c. Straniamento – addomesticamento: lo straniamento prevede il mantenimento dei riferimenti
temporali del prototesto (storicizzazione) e spaziali della cultura emittente (esotizzazione).
L'addomesticamento si realizza attraverso la sostituzione di equivalenti culturali della cultura
ricevente, sia a livello di tempo (attualizzazione) che di spazio della cultura ricevente
(localizzazione). Esiste anche un approccio intermedio, che tende a rendere neutri i riferimenti
spazio-temporali del prototesto, l'universalizzazione a tempo e di spazio.
d. Priorità al protesto – priorità al destinatario: nel primo caso si riconosce una preferenza da parte del
traduttore della cultura del prototesto (decentramento); un approccio del genere viene usato per la
traduzione a scopo documentaristico. Nel secondo caso si opera come se il testo di partenza fosse
scritto nella lingua d’arrivo, senza tener conto delle differenze d’epoca, cultura e struttura linguistica
(annessione); tale approccio è adottato nella traduzione a scopo strumentale.
e. Visibilità – invisibilità (del traduttore): consiste nell’opportunità di manifestare o no l’intervento del
traduttore. Questo tipo di approccio si lega all’etica del traduttore.

2 e 3. METODI E TECNICHE PRINCIPALI

Dagli studi stilistici di Vinay e Darbelnet vengono individuati due metodi per affrontare una traduzione:

- Traduzione diretta  vengono adoperate tecniche traduttive che ancorano in maniera diretta il
metatesto al prototesto, adeguando il testo ai propri destinatari. Le tecniche che compongono questo
metodo sono il prestito (integrale/adattato), calco, trasliterazione, traduzione letterale.
- Traduzione obliqua  vengono operate tecniche traduttive che ancorano in maniera indiretta il
prototesto al metatesto, privilegiando la resa. Per affrontare questo tipo di traduzione bisogna
utilizzare la trasposizione (riformulazione/parafrasi) e la modulazione (cambio semantico/punto di
vista).

Dagli studi di Delisle (inizio anni 80), si mette in evidenza la differenza tra i procedimenti traduttivi
finalizzati all’approfondimento della seconda lingua e quelli finalizzati alla produzione di un testo. Delisle
divide la traduzione in cinque gruppi:

- Traduzione libera  + contenuto, - forma;


- Traduzione idiomatica  creare un metatesto conforme alle convenzioni della lingua d’arrivo a
livello di espressione;
- Traduzione letterale  metatesto che mantiene le caratteristiche del prototesto;
- Traduzione parola per parola;
- Traduzione calco.

Altre tecniche (Newmark, Malone, Hervey; Higgins):

- Nota,
- Glossario,
- Spiegazione,
- Aggiunta,
- Omissione,
- Riformulazione,
- Esplicitazione.

Bollettieri Bosinelli e Heiss (1996) individuano quattro tecniche traduttive tipiche del doppiaggio:

- Spostamento,
- Aggiunta,
- Chiarificazione,
- Cancellazione.

Gottlieb (1992) fa lo stesso tipo di studi per la traduzione dei sottotitoli ed individua:

- Espansione,
- Parafrasi,
- Trasferimento,
- Imitazione,
- Trascrizione,
- Slittamento,
- Restrizione,
- Riduzione,
- Cancellazione,
- Rinuncia.

Kierzkowska (2002) fa riferimento alla traduzione del testo giuridico e propone un modello basato su otto
obiettivi, dove al centro troviamo l’autore:

- Caratteristiche del prototesto,


- Traduttore,
- Relazione fra prototesto e metatesto,
- Limiti esterni al traduttore,
- Strategie operative e i tipi di equivalenza,
- Scelte di metodo,
- Applicazione delle singole tecniche traduttive.

Dagli studi di Malone (1988) sul metatesto si può giungere all’enunciazione di altri due metodi traduttivi:

- Metodo di espansione, dove il metatesto viene ad ampliarsi a livello di forma e/o contenuto,
attraverso l’aggiunta di glosse. Le tecniche sono la divergenza, la diffusione formale e
l’amplificazione di contenuto.
- Metodo di compressione, dove il metatesto si restringe a livello di forma e/o di contenuto,
diventando una sorta di sintesi. Le tecniche sono: convergenza, condensamento formale, riduzione di
contenuto, cancellazione.

Responsabilità e codici deontologici: dal punto di vista etico, Scarpa (2007) distingue due tipi di traduzione:

1. Come servizio (responsabilità testuale che riguarda la qualità del testo prodotto),
2. Come attività professionale (responsabilità interpersonale che riguarda il rapporto che il traduttore ha
con il mondo esterno, come i diritti d’autore e le responsabilità civili).

La responsabilità del traduttore è una QUESTIONE MORALE.

VISIBILITÁ del TRADUTTORE: Venuti definisce essenziale la figura del traduttore, perché è attraverso la
sua opera che possono essere trasmessi stereotipi culturali e possono essere criticate alcune maniere di
guardare ciò che sta al di fuori dei nostri confini. Per questo, Venuti si batte per dare visibilità all’intervento
del traduttore editoriale, nonostante le pressioni a rendere le traduzioni più omologate possibile alla cultura
ricevente.

Traduzione letteraria = riscrittura

 emergono le responsabilità del traduttore sulla evoluzione del canone stilistico della cultura ricevente.
Una TRADUZIONE INVISIBILE, soggetta alla cultura ricevente, rischia di annullare le differenze e le
innovazioni che si possono trovare avere all’apertura verso culture diverse, consigliando l’approccio
traduttivo dello STRANIAMENTO.

IDEOLOGIA E TRADUZIONE: l’ideologia della cultura dominante interferisce fortemente sull’attività del
traduttore. Sotto i regimi dittatoriali, la traduzione di ogni tipo è stata soggetta a censure, è stata manipolate.
Infatti, forme di censura moralizzatrice in traduzione emergono anche in situazione normale. Quando viene
commissionata una traduzione, si possono dare indicazioni ai traduttori per rendere il prodotto adatto al
nuovo pubblico: la presenza di temi tabù, nell’originale per la cultura d’arrivo, può essere causa di
adattamenti/cancellazioni  anime giapponesi. La questione dell’etica viene sollevata anche negli scritti di
traduzione post – coloniale in cui emerge il ruolo politico dell’attività traduttiva verso le lingue dei
colonizzatori che solleva la questione del rapporto tra dominante e dominato.

AMPARO HURTADO ALBIR – TRADUCCIÓN Y TRADUCTOLOGÍA (2001)

En la EPISTOLA AD PISONES, Horacio introduce el concepto de finalidad que se entiende como la


relación entre el texto original y su traducción. Expresa la existencia de un vínculo entre los dos. Diferencia
la traducción literal de la libre.

Hay tres dimensiones que condicionan la fidelidad en traducción y estas dimensiones son:

1. Subjetividad, o sea cuando interviene el sujeto traductor;


2. Historicidad, o sea el contexto histórico;
3. Funcionalidad, o sea la tipología textual, la lengua, el medio y la finalidad.
En la traductología, se estudia también la noción de equivalencia. Según Nida es conseguir el equivalente
natural más cercano en una situación particular.

Nida y Taber dicen que la traducción consiste en reproducir mediante equivalencia natural el mensaje de la
L1 en la L2, sea como sentido sea como estilo. La equivalencia sufre de ambigüedad, en inglés
EQUIVALENCE que significa “casi lo mismo” y en alemán ÄQUIVALENZ, o sea “identidad”.

La equivalencia traductora tiene una caracterización flexible y dinámica en su relación entre la traducción y
el texto original, establecida en función de una situación comunicativa y del contexto sociohistórico en que
se desarrolla el acto traductor y tiene un carácter dinámico, relativo y funcional.

EQUIVALENCIA DINÁMICA  se adapta al contexto y a las necesidades de los receptores. Hay


elementos transcodificables como las unidades léxicas monosémicas, las frases hechas, los gestos y los
elementos culturales. Ej. IT’S RAINING CATS AND DOGS  LLUEVE A CÁNTAROS.

EQUIVALENCIA DE FRASES HECHAS  no es de carácter fijo, porque el registro puede cambiar en


cada lengua y si utilizamos esta equivalencia en la traducción, puede cambiar, por ejemplo, un rasgo típico
de un personaje.

Cada relación con el texto es diferente, así como las equivalencias utilizadas y el traductor utiliza técnicas
diferentes en cada caso.

Catford establece la diferencia entre EQUIVALENCIA NIL, o sea la existencia de un equivalente de un


término del texto original en el texto traducido, y la EQUIVALENCIA CERO, o sea la existencia
equivalente, pero no lo usamos en un momento particular.

Kade nos enseña cuatro tipos de equivalencia que son:

- Total, o sea una relación interlingüística de forma y contenido;


- Facultativa, o sea una existencia de muchos equivalentes en la lengua de llegada y solo el contexto
permite establecer uno;
- Aproximada, o sea cuando la correspondencia semántica es parcial;
- Cero, o sea cuando no existe correspondencia para una unidad léxica.

Köller distingue cinco tipos de equivalencias que son:

- Denotativa, o sea la expresión del contenido del texto;


- Connotativa, o sea el reflejo de rasgos del estilo, sociolectos y diferencias geográficas;
- Normativa, o sea normas textuales y lingüísticas;
- Pragmática, que contempla el receptor al que se dirige la traducción;
- Formal, o sea las características individuales y estéticas.

Las equivalencias de traducción son discursivas y restablecen el sentido de los textos. Tienen que ver con
una interpretación y con el proceso de comprensión y reexpresión del sentido.
EQUIVALENCIA vs. ADECUACIÓN  la primera es una relación entre el texto de partida y el texto de
llegada que tienen la misma función comunicativa en sus culturas; mientras que la segunda es siempre una
relación entre el texto de partida y el de llegada que se interesa en el objetivo que se persigue con la
traducción.

Las normas que guían la traducción pueden afectar a la relación entre dos textos y estas son:

- Normas iniciales: las que se someten o no a la cultura receptora y al contrario generan la


aceptabilidad de la cultura de llegada;
- Normas preliminares;
- Normas operativas.

Para analizar las relaciones de equivalencia entre un texto de partida y un texto de llegada, Rabadán propone
una serie de categorías que pueden clasificarse como cohesión, intencionalidad del emisor, aceptabilidad,
situacionalidad (relación texto – contexto), intertextualidad (dependencia de otros textos).

Unidad de traducción  es el segmento textual mínimo que se traduce de modo unitario. Las unidades de
traducción se clasifican según este listado:

1. Al papel del mensaje 


Unidades funcionales (misma función gramatical),
Unidades semánticas (de sentido),
Unidades dialécticas (hay un razonamiento),
Unidades prosódicas (comparten una misma entonación).
2. Sus correspondencias con las palabras del texto 
Unidades simples (cada unidad corresponde a una palabra del original),
Unidades diluidas (varias palabras que forman una unidad lexicológica para expresar la misma idea),
Unidades fraccionarias (partes de palabras relacionadas con la homonomía semántica)
3. El grado de cohesión con los elementos presentes.
Grupos unificados (formados por dos o más palabras)
Grupos de afinidad (locuciones de intensidad)
Locución verbal, adjetiva o adverbial.

Rado habla de los LOGEMAS, que son unidades para la operación lógica de la traducción. Estos logemas
pueden ser dinámicos e interactivos. Se distinguen cuatro tipos de logemas:

- De contenido, como categorías semánticas;


- Metalingüísticos, aspectos semióticos y culturales;
- Formales, cuestiones fonémicas y métricas;
- Suprasegmentales, ritmo y fenómenos prosódicos.

Rado propone también los criterios para utilizar estos logemas y estos criterios son:

- Filológico, analiza los previos de la traducción;


- Selectivo, juzga lo que el traductor elige;
- Compensatorio, resuelve las pérdidas en la traducción;
- Artístico, explica cómo y por qué el autor elige logemas y no otros.
Textemas  son unidades lingüísticas de cualquier tipo y nivel que intervienen en las relaciones textuales.
La estructura textual tiene tres unidades básicas, o sea el elemento, la secuencia y el texto (unidad semántica
que presenta discontinuidades entre el significado y las representaciones lingüísticas).

TEORÍA DEL SENTIDO ESIT  la traducción es un proceso de reexpresión del sentido en tres fases, o sea
COMPRENSIÓN, DESVERBALIZACIÓN Y REEXPRESIÓN. El emisor del texto expresa sus intenciones
con el sentido del texto.

Unidades de procesamiento  segmento textual que tiene una estructura superficial y un solo sentido; es lo
que hay antes de la interpretación del texto.

Inforema  es una unidad utilizada para mostrar si el texto original y la traducción contienen la misma
cantidad de informaciones.

Traslema  es una unidad mínima de equivalencia interlingüística que no puede ser reducida por no perder
su carácter de equivalencia. Esta unidad tiene cinco principios:

1. No existen a priori;
2. No son unidades que resultan de un análisis textual del texto original;
3. Se establecen a posteriori, comparando el texto original con el traducido;
4. Conducen al descubrimiento de la norma inicial adoptada por el traductor;
5. Es una unidad bitextual que existe solamente en una relación de equivalencia entre dos textos.

Los estudiantes utilizan en la traducción la palabra como unidad, mientras que los traductores expertos
traducen por unidades de sentido. La unidad de traducción tiene un carácter dinámico que puede variar según
la modalidad y el tipo de traducción. Existen macrounidades (el texto como unidad comunicativa),
microunidades (unidades portadoras de sentido) y unidades intermedias (diferentes según la modalidad de
traducción).

Imbricación  las unidades de traducción no son aisladas y tienen una compleja imbricación con los
elementos de diferentes niveles. Es determinada por mecanismos de cohesión y coherencia.

Invariable traductora  naturaleza de la relación entre la traducción y el TO. Resulta de un proceso de


comprensión y es el punto de partida de una reformulación. Tiene un carácter textual y contextual. En el
texto la invariable traductora es influenciada por el CAMPO, el MODO, el TONO TEXTUAL, el
DIALECTO (geográfico, temporal y social). Tiene mucha importancia, al final, la FINALIDAD de la
traducción. 

 Tenemos tres tipos de contenido lingüístico que son:

- Significado (contenido dado en cada lengua);


- Designación (referencia a casos extralingüísticos);
- Sentido (el contenido particular de un texto).

La traducción consiste en un proceso de COMPRENSIÓN, VERBALIZACIÓN y REEXPRESIÓN del


sentido. El traductor tiene que respetar estas variantes, sobre todo para mantener el mismo sentido que quiere
expresar el emisor.

Método traductor  es la manera en que el traductor se enfrenta al TO y desarrolla el proceso traductor


según varios principios. Hay diferentes métodos de traducción que pueden ser:
1. Literal  no hay distancia entre las dos lenguas) vs oblicua (hay distancia y diferencias entre las dos
lenguas;
2. Encubierta  se da con textos ideacionales y no hay relación con la cultura del texto de partida;
3. Patente  la propria de los textos interpersonales;
4. Semántica  su dirección es hacia el destinatario y es propia de textos expresivos;
5. Comunicativa  su dirección es hacia el destinatario y es propia de textos informativo y vocativos.

[Newmark propone muchos métodos de traducción como:

a. Traducción palabra por palabra;


b. Traducción literal (cambia la estructura gramatical del TO);
c. Traducción fiel (se respeta el significado contextual dentro de las estructuras gramaticales de la
lengua de llegada);
d. Adaptación (se presenta la forma más libre de traducción);
e. Traducción libre (se reproduce el contenido original);
f. Traducción idiomática;
g. Traducción de poesía en prosa;
h. Traducción información;
i. Traducción académica.]

6. Service translation  es la traducción inversa, que tiene que ver con la direccionalidad de la
traducción;
7. Traducción documento  documenta una comunicación hecha en lengua original para los lectores
de la lengua meta. Su traducción es interlinear, reproduce el mismo sistema de la lengua de partida
en la lengua de llegada;
8. Traducción instrumento  para la comunicación en la cultura meta y se forma según el modelo de
una comunicación en cultura original.

Hay muchos condicionamientos de tipos y metodologías que llevan el traductor a utilizar estrategias y
técnicas diferentes. Los cambios de método están influenciados por una finalidad de la traducción y del
contexto en que esta se realiza.

Wills habla de diferencias entre método, técnica y estrategias de traducción. Por estrategia se entienden los
principios de que parte el traductor; por métodos se entienden los procedimientos utilizados en el proceso;
por técnica se entiende la que se ve muy bien utilizadas en el proceso traductor.

El uso de un método u otro supone cambios en el desarrollo del proceso traductor. El uso de estrategias es
diferente en cada caso. Lo que condiciona la elección de los métodos es la finalidad de la traducción, que
puede ser influenciada también por el texto sociohistórico.

Tenemos cuatro métodos traductores:

- Interpretativo – comunicativo, se centra en la comprensión y reexpresión del sentido del texto


original y conserva la misma finalidad y efecto.
- Literal, se traduce palabra por palabra, frase por frase, y su objetivo es reproducir el sistema
lingüístico o la forma del TO.
- Libre, no transmite el mismo sentido del TO, se cambian categorías semióticas, tono y dialecto.
- Filológico, se añaden a la traducción notas con comentarios históricos y filológicos, estudiando el
TO.

9. Traducción literal  correspondencia exacta entre el léxico y la estructura de las dos lenguas. Los
procedimientos de esta traducción son los préstamos, calco, traducción literal y traducción palabra
por palabra;
10. Traducción oblicua  permite hacer una traducción palabra por palabra. Sus procedimientos son
transposición (cambio de categoría gramatical), modulación (cambio de punto de vista), equivalencia
(misma situación, pero redacción distinta), adaptación (se utiliza una equivalencia reconocida entre
dos situaciones);

Vinay y Darbelnet añaden otras técnicas de traducción:

- Compensación, introducir un elemento de información, en otro lugar del texto;


- Disolución, expresar el mismo significado en la lengua de llegada con más significantes;
- Concentración, lo mismo de la disolución, solo que hay menos significantes;
- Amplificación, la lengua de llegada utiliza muchos significantes, para cubrir lagunas y expresar
mejor las palabras;
- Economía, el contrario de amplificación;
- Amplificación vs condensación, utilizadas para el refuerzo de preposiciones inglesas y francesas;
- Generalización, traducir un término por otro más general
- Particularización, traducir un término por otro más específico;
- Articulación e yuxtaposición, hay ausencia de marcos lingüísticos;
- Gramaticalización, reemplazar signos lexicales por gramaticales;
- Lexicalización, reemplazar signos gramaticales por lexicales;
- Explicitación, introducción de información implícita en el texto original;
- Implicitación, introducción de información explícita en el texto original;
- Inversión, trasladar una palabra o sintagma a otro lugar de la oración.

Cuando no existe equivalencia en la lengua de llegada, se habla de técnicas de ajuste que engloban varios
procedimientos que son 

- Adiciones, cuando se hace claro un término, evitar ambigüedad, restructuración gramatical;


- Sustracciones, para evitar repeticiones, conjunciones, adverbios no necesarios;
- Alteraciones, producidas por diferencias entre las dos lenguas, hay cambios de categoría gramatical,
de orden sintáctico y de significado;
- Notas a pie de página, tienen dos funciones, como explicar diferencias lingüísticas y culturales y
añadir información sobre el contexto cultural e histórico.

Paráfrasis legítima  la traducción es más larga que el TO, pero el significado es lo mismo.

Paráfrasis ilegítima  explicar elementos del texto original.

Equivalente descriptivo  buscar un equivalente para objetos, acciones y acontecimientos para los que no
tienen un término aceptado en la LM.

Sustitución cultural  cambio de un elemento del TO que es desconocido en TM por un elemento


reconocido. Antes de remplazar un término, tenemos que averiguar la importancia simbólica del elemento
cultural, su frecuencia, su relación con otros términos y la reacción emotiva que puede producir en el
receptor.
Vázquez Ayora habla de procedimientos técnicos de ejecución 

- Omisión: se eliminan redundancias o repeticiones de la lengua inglesa;


- Desplazamiento: dos elementos que intercambian posición.

Newmark añade otros procedimientos 

a. Traducción reconocida: cuando se utiliza un término ya aceptado y oficial;


b. Equivalente funcional: utilizar una palabra culturalmente neutra y añadir un nuevo término
específico;
c. Neutralización: cuando se adapta una palabra de la LO a la pronunciación y morfología de la LM;
d. Etiqueta de traducción: traducir provisionalmente un término nuevo.

Tenemos que distinguir el método, que condiciona el desarrollo del proceso traductor, y las técnicas, que se
refieren al resultado de la traducción. Los procedimientos técnicos de traducción afectan a resultados y no a
procesos.

Las técnicas de traducción se utilizan dependiendo del género al que pertenecen el texto, el tipo de
traducción, la modalidad, la finalidad y el método elegido. Todos estas son visibles en el resultado de la
traducción.

Las principales técnicas de traducción son:

 Adaptación;
 Ampliación lingüística;
 Amplificación;
 Calco;
 Compensación;
 Compresión lingüística;
 Creación discursiva;
 Descripción;
 Elisión;
 Equivalente acuñado;
 Generalización;
 Modulación;
 Particularización;
 Préstamo;
 Sustitución;
 Traducción literal;
 Transposición;
 Variación.

Pozo, Gonzalo y Postigo introducen cinco tipos de procedimientos y cada uno depende de los propósitos que
se persiguen:

a. Adquisición de la información;
b. Interpretación de la información;
c. Análisis de la información junto a la realización de interferencias;
d. Comprensión y organización de la información;
e. Comunicación de la información.

Estrategias directas / indirectas


Directas  se relacionan con la lengua extranjera y procesan elementos lingüísticos. Pueden ser de memoria
(crean imágenes mentales), cognitivas (de deducción, traducción y análisis) y de compensación (solucionar
problemas comunicativos).

Indirectas  apoyan el proceso de aprendizaje sin la ayuda de la lengua extranjera. Pueden ser
metacognitivas (planificación y autoevaluación), afectivas (suprimir emociones negativas) y sociales
(clarificar, cooperar con los otros, tolerancia).

Hay tres estrategias globales:

1. Explorar, o sea cuando se proponen soluciones del problema antes de encontrarlo;


2. Controlar, o sea cuando se repiten literalmente segmentos textuales de la lengua de partida o de
llegada ya verbalizados;
3. Parafrasear, o sea cuando se reformulan segmentos en manera diferente.

Investigar sobre las estrategias traductoras significa tener en cuenta de:

 La existencia de estrategias de tipo diferente, para comprender el texto original (diferencias tipos de
discursos, ideas principales y secundarias, identificar la estructura del texto, ponerse en la piel del
autor original, pensar en el destinatario, reformular en alta voz, parafrasear, retraducir.);
 La existencia de estrategias a diverso nivel (relacionadas con problemas que afectan a zonas más
amplias del texto, o aquellas locales que afectan microunidades);
 Diversidad de estrategias para solucionar un problema de traducción;
 Utilizar estrategias para mejorar la eficacia del proceso traductor.

¿Cómo resolver los problemas ligados a la traducción? Sternberg propone siete fases diferentes:

1. Identificación del problema;


2. Definición y representación del problema;
3. Formulación de una estrategia para resolverlo;
4. Organización de la información para aplicar una estrategia;
5. Distribución de recursos;
6. Supervisión del proceso;
7. Evaluación de la solución.

Problema de traducción  es objetivo y el traductor tiene que resolverlo en una tarea de traducción
determinada. Existen varios problemas como textuales (juegos de palabras); pragmáticos (orientación de los
receptores); culturales (diferencias de cultura entre las dos lenguas); lingüísticos (diferencias estructurales de
las dos lenguas).

Dificultades de traducción  son subjetivos y tienen que ver con el propio traductor. Hay muchas
dificultades, como, por ejemplo:

- las específicas del texto (relacionadas con el grado de comprensibilidad del TO);
- las que dependen del traductor, aunque tiene experiencia;
- las pragmáticas (relacionadas con la naturaleza de la tarea traductora);
- técnicas (relacionadas con la especificidad del tema del texto).
Los problemas de traducción pueden ser la consecuencia también del grado de competencia del traductor.
Pueden ser textuales, pragmáticos y semióticos. Estos problemas llevan al traductor a realizar operaciones
como la EVALUACIÓN de datos formales, situaciones y de contenido; la EVALUACIÓN de conocimientos
explícitos e implícitos; la EVALUACIÓN de la intención del traductor estableciendo la propia;
EVALUACIÓN de la carga informativa del TO, estableciendo el sentido y creando cohesión en la traducción
con los mecanismos de la lengua de llegada.

El grupo PACTE utiliza cinco categorías básicas de problemas de traducción:

1. Lingüísticos  relacionados con el plano léxico y morfosintáctico de un código y derivan de las


diferencias entre las dos lenguas;
2. Textuales  relacionados con la coherencia, la progresión temática, las tipologías textuales y el
estilo;
3. Extralingüísticos  relacionados con cuestiones temáticas y culturales y derivan de las diferencias
culturales;
4. De intencionalidad  relacionados con la captación de información del texto original;
5. Pragmáticos  derivados de la traducción, del destinatario y del contexto en que se traduce.

Error de traducción  definido como una equivalencia inadecuada para la tarea traductora.

Error vs falta  el error es sistemático y recurrente, se debe a la complejidad de la lengua meta; la falta se
debe a factores contingentes (fatiga, distracción). Tenemos la desviación que se refiere a todas las faltas del
traductor cuando introduce en el texto elementos personales como lapsus o adiciones.

La FATLA es un ERROR que se ven en el texto de llegada y está relacionada al desconocimiento de la


lengua de llegada. Son faltas de ambigüedad, el barbarismo, la formulación incomprensible, la impropiedad
y la repetición. Interpretar mal el texto suele producir un falso sentido o contrasentido.

Lista de faltas en la traducción 

 Falso sentido: se ha entendido mal el sentido de una palabra o enunciado;


 Contrasentido: atribuir a una palabra un mal sentido;
 Sin sentido: dar a un segmento del texto de partida una formulación en lengua de llegada absurda;
 Adición: introducir de manera injustificada en el TM información;
 Omisión: no traducir un elemento de sentido del TO;
 Hipetraducción: elegir sistemáticamente entre varias posibilidades de traducción aceptables;
 Sobretraducción: traducir de manera explícita elementos que eran implícitos en el TO;
 Subtraducción: no traducir en el TM las compensaciones, explicitaciones que exige una traducción
idiomática del TO.

Según Dancette, la falta de comprensión del texto puede deberse a una mala decodificación del texto y a
errores en las operaciones cognitivas. También se proponen diferentes niveles donde se sitúa el error:

- Código tipográfico  interpretar mal una abreviatura;


- Morfología  interpretar un sustantivo en lugar de un adjetivo;
- Léxico  palabras polisémicas;
- Uso del contexto para la elección del significado de palabras y expresiones, para definir relaciones
sintácticas y semánticas;
- Uso de conocimientos extralingüísticos.

Gouadec habla del error como una distorsión injustificada de un mensaje o de sus características.

Hay entonces diferentes tipos de error:

1. Absoluto: es independiente de la traducción, no se respetan las reglas de gramática cultural y


lingüística y las de uso;
2. Relativo: no se forma adecuadamente y no se respetan determinantes del proyecto traductor;
3. Encubiertos: hay una falta de equivalencia funcional entre los dos textos;
4. Patentes: derivan de la falta de equivalencia denotativa entre elementos del texto de partida y de
llegada;
5. Binarios: se puede establecer una diferencia clara entre lo correcto y lo incorrecto;
6. No binarios: no se produce diferencias entre correcto e incorrecto (pueden estar respuestas
incorrectas y solo una correcta).

Kussmaul distingue 5 tipos de evaluación de los errores, utilizando el término adecuación:

1. Adecuación cultural (relación al efecto comunicativo);


2. Adecuación situacional (relación al modo, medio, clase y estilo);
3. Adecuación a los actos del habla;
4. Adecuación al significado de las palabras;
5. Errores lingüísticos.

¿Por qué los traductores producen errores? Séguinot explica las razones enumerando varias causas:

- Proceso cognitivo humano es limitado;


- Los traductores no dedican mucho tiempo a decidir sobre problemas recurrentes;
- El acceso al conocimiento;
- Aspectos relacionados con la producción de la traducción que sea dictada o escrita;
- Tiempo limitado;
- Se efectúan otras tareas en el mismo tiempo.

Si queremos valorar la gravedad del error, tenemos que seguir estos aspectos:

a. Su importancia en relación con el texto original;


b. Su importancia respecto a la coherencia y cohesión del texto de llegada;
c. Grado de desviación de sentido respecto al TO;
d. Su importancia respecto al nivel comunicativo y finalidad;
e. Su impacto, o sea sus consecuencias;
f. El método elegido;
g. El contexto sociohistórico en que se efectúa la traducción.

No obstante la competencia del traductor, el error puede deberse a la falta de conocimientos lingüísticos o
extralingüísticos, falta de asimilación de los principios del proceso traductor, falta de aplicación de las
estrategias y la falta de documentación o de medios informáticos.
M. J. HERNÁNDEZ GUERRERO – LA TRADUCCIÓN DE LOS GÉNEROS PERIODÍSTICOS
(2005)

La formulación estilísticas y retóricas, cuando se habla de textos periodísticos, se organizan en manera


específica. La confección de este tipo de texto se rige gracias a determinados principios como disposición de
la estructura del texto; argumentos; sintaxis.

Los géneros periodísticos figuran como menos fijos frente a otro tipo de géneros más inflexibles, como los
textos jurídicos.

Hay que utilizar claridad, concisión, fluidez, sencillez y precisión.

Se puede decir que existen varias clasificaciones que dependen de los enfoques de los diferentes autores. La
clasificación más utilizada es la de Casasús (1994):

- Informativos  comprende la noticia y la información. La noticia es uno de sus elementos básicos y


su objetivo es lo de reflejar con la mayor exactitud posible la realidad a la que el periodista tuvo
acceso. La noticia presenta una estructura fija, en la que resalta la ENTRADA, que incluye lo más
significativo de la información, después tenemos el CUERPO DE LA NOTICIA, que explica,
amplia lo que dice la entrada. Tenemos además las pautas de la PIRÁMIDE INVERTIDA, donde el
material informativo más importante está al principio y el menos importante se encuentra al final.
- Interpretativos  son más personales; hay mayor protagonismo del autor, que selecciona y presenta
los hechos y, además, los relaciona e interpreta con sus antecedentes y consecuencias. Son típicos de
este género la CRÓNICA, el REPORTAJE y el INFORME PERIODÍSTICO. El informe
periodístico selecciona la necesidad de interpretar la actualidad y le ofrece datos. El reportaje es una
narración más rica en elementos ambientales, requiere una brillantez literaria que acerque ambientes
y personajes al lector y pretende entretener cuanto informar con su estilo creador y narrativo. Por fin,
la crónica es un género subordinado a una noticia relevante de la que se ha informado en el diario. El
cronista utiliza un tono personal con una prosa que suele incluir figuras retóricas y su estilo es más
expresivo y literario.
- Argumentativos  son los que comprenden la exposición de ideas de hechos que han sido noticias
(más o menos recientes); tienen un estilo libre y creador. Hacen parte de este grupo el ARTÍCULO
DE OPINIÓN, el EDITORIAL, la COLUMNA, el ANÁLISIS, el SUELTO y las CARTAS AL
DIRECTOR.

Se diferencian en la utilización de la lengua, en la finalidad y la disposición psicológica del autor.

A veces los géneros se diluyen y surgen tipos textuales, a caballo entre dos géneros (ej. información y
opinión), también si los géneros tienen una función totalmente diferente.

Diferencias entre EL PAÍS y EL MUNDO.

1. EL PAÍS tiene más traducciones del género argumentativo (ARTÍCULO DE OPINIÓN) y los demás
con % mucho más menores.
2. EL MUNDO tiene más traducciones del género argumentativo e informativo.

Traducción del género informativo (prensa francesa y española)

1. Noticia (LIBÉRATION – EL MUNDO)


 Título y subtítulo  el cambio del título es algo frecuente, porque tiene que adaptarse a la nueva
situación comunicativa. El título español es mucho más directo y encierra parte de la información
que el texto contiene, pero se suprime “régimen sec” del cual no se ha buscado el equivalente
español. También el subtítulo es más explícito en la traducción, dado que presenta antecedentes.
 Firma  en el texto español destaca el nombre de la autora del TO, pero no aparece el nombre del
traductor.
 Cuerpo  el texto español se divide en dos partes gracias al ladillo para que la lectura no sea pesada
y para que resalten los contenidos. Hay modificaciones en los marcos temporales y modificaciones
de tipo sintáctico. Pero, destacan principalmente SUPRESIONES y AMPLIACIONES (el adjetivo
francés).
 Observaciones  el texto funciona perfectamente, dada su función principal, o sea informar.
2. Entrevista (LIBÉRATION – EL MUNDO)
 Antetítulo, título y subtítulo  en la traducción española desaparecen antetítulo y subtítulo y aparece
en primer lugar el nombre del entrevistado y su cargo.
 Firma  en el original aparecen los cinco nombres de los redactores, en la traducción solamente 2
nombres aparecen.
 Cuerpo  serie de cambio respecto al original, dado que se ha adaptado al esquema de la entrevista
informativa (pregunta – respuesta). Lo que más se nota es la reducción para que el texto entrase en el
espacio asignado (17 preguntas en el original y 8 en el texto español).
 Observaciones  hay cambio de perspectiva, por eso el texto español tiene un aspecto más
“internacional”. Se nota una labor de síntesis por parte del traductor, dado que se han elegido las
preguntas más representativas.

Traducción del género interpretativo (prensa francesa y española)

1. Crónica (LIBÉRATION – EL MUNDO)


 Título  ha tenido pocas modificaciones (se ha omitido el nombre del campo de refugiados).
 Firma  en el texto español aparece el nombre y el diario del texto original, y en los géneros
interpretativos es difícil encontrar el nombre del traductor.
 Cuerpo  la crónica original es extensa y, por eso, tenemos supresiones mínimas al principio y más
abundantes en los últimos 2 párrafos. Tenemos un subtítulo, pero su espacio asignado es menor. La
adaptación no se utiliza solo por cuestiones de espacio, sino también de forma.
 Observaciones  no obstante falta parte, el texto español cumple la misma función de lo original. Se
ha traducido de manera bastante literal y el estilo se parece.
2. Reportaje (LE MONDE – EL PAÍS)
 Título  el título español es conforme a lo del diario, o sea BREVE e INGENIOSO.
 Firma  encontramos el nombre del reportero y el signo de copyright; no se indican los nombres de
los traductores en los reportajes.
 Cuerpo  se han producidos pocas modificaciones, solo en el ladillo y en las adaptaciones al nuevo
formato textual. El TO se ha traducido en su totalidad, no se habla de limitaciones de espacio.
 Observaciones  se ha seguido fielmente el TO y solo ha tenido que añadir modificaciones para
adaptarlo a las convenciones del El País.

Traducción del género argumentativo (prensa francesa y española)

1. Columna (LIBÉRATION – EL MUNDO) en el caso de las columnas se trata de periodistas


contratados y el columnista es un comentarista que interpreta/explica lo que pasó. El autor del
artículo es un colaborador esporádico que se selecciona por su destreza literaria.
 Título  el de la traducción se encuentra centrado y en cursiva. El cambio de título supone un
cambio de perspectiva en lo que influyó el marco temporal.
 Firma  hay un pie de autor donde se indica quién es este.
 Cuerpo  el traductor ha estructurado el texto de otra manera y los tres párrafos del original pasan a
ser primeros en la traducción española. Se introduce una serie de aclaraciones (= lector español).
Además, hay adaptaciones temporales y culturales.
 Observaciones  en español nos enfrentamos con un artículo FIRMADO. El original se caracteriza
por su concisión y claridad y la traducción española sigue estas características no obstante los incisos
aclaratorios.
2. Artículo de opinión (LE MONDE – EL PAÍS)
 Título  se ha traducido literalmente.
 Firma  el nombre está presente al principio de ambos textos, se dice quién es el autor y hay un
signo de copyright.
 Cuerpo  el traductor se ha mantenido cerca del TO. No suele llevar sumario lo que figura al centro
del TO francés. Se ha modificado la estructura en párrafos (16 del francés y 8 del español). Hay
diferentes convenciones de escritura.
 Observaciones  es poco frecuente que los textos sufran mutilaciones. En este tipo de artículos la
firma tiene un peso específico.

Conclusiones 

- Género informativo: la adaptación conlleva una serie de cambios; el contenido de los originales se
utiliza como base para crear un texto nuevo; no es raro que se eliminen partes del original, se
sintetice o se amplifique el texto; su función es la de captar la atención del lector.
- Género interpretativo: se supone una interpretación personal de la noticia; la redacción se vuelve
más expresiva; los traductores siguen el TO, aunque el espacio asignado es menor
(sintetizar/suprimir).
- Género argumentativo: género muy personal; tiene que respetar el estilo del autor; es poco frecuente
que el texto sufra de mutilaciones.

Las diferencias mayores las tiene la NOTICIA con su estructura rígida en español que la obliga a hacer sí
que los traductores hagan modificaciones.
M. J. HERNÁNDEZ GUERRERO – TÉCNICAS ESPECÍFICAS DE LA TRADUCCIÓN
PERIODÍSTICA (2006)

La traducción periodística no ha sido acompañada de un movimiento investigador paralelo; es escaso,


también, el interés que el mundo del periodismo presta a la enorme cantidad de textos traducidos.

Una cosa es la utilización didáctica de los textos periodísticos, sean traducidos o no, y otra es la traducción
periodística, que es una práctica profesional concreta, ligada a unos géneros textuales, bien definidos.

La función principal del género periodístico es informar y la información se puede transmitir con diferentes
estilos e intenciones, lo importante es que el texto sea comprensible para los lectores y por eso hay que
recordarse que hay que utilizar claridad, concisión, fluidez, sencillez y precisión.

Cuando se habla de textos periodísticos, se alude a un conjunto de tipos textuales que no es uniforme y sus
formulaciones estilísticas y retóricas se organizan de un modo específico.

Casasús  tres grandes categorías: informativos, interpretativos, argumentativos.

Cada uno de esos géneros presenta unas convenciones textuales, una manera de comunicar con unas
estructuras determinadas y que varían entre lenguas y culturas diferentes.

1. Noticia (género informativo): tiene la finalidad de reflejar con la mayor exactitud posible la realidad.
2. Titular extenso, entrada, cuerpo de la noticia, fotografías.
3. Pirámide invertida (material más importante al principio y el menos importante al final).

Las convenciones que rigen para la confección de una variedad textual en un sistema sociocultural
determinada no tienen por qué coincidir con los patrones textuales de otros sistemas.

Titulares de las noticias en español: directos, explícitos, transmiten gran parte de la información que
contienen los textos e incluyen elementos gramaticales de una frase normal.

Artículos del diario francés “Libération” traducidos por el periódico “EL MUNDO”  artículos franceses
con notas a pie de página, solo que en español no son comunes, así que se traducen y se añaden al texto.

Traducir los géneros periodísticos requiere unos conocimientos y habilidades especiales  conocimientos
textuales especializados, técnicas de redacción periodística, dominio de las convenciones. El traductor
construye unos nuevos textos periodísticos.
El texto tiene: marco espaciotemporal determinado; receptores dados; función específica, y sufre una serie de
transformaciones cuando pasa a otra lengua y cultura y se publica en otro diario.

El lector determina el tratamiento que reciben los textos traducidos  el T.P. original va dirigido a unos
lectores determinados que compartían con el autor un marco sociocultural que facilitaba la comunicación.

La traducción periodística es muy sensible a estos aspectos pragmáticos y tiene que exigir la intervención
constante del traductor con el empleo de técnicas de traducción.  los diferentes periódicos que publican
artículos traducidos presentan un nuevo formato que da lugar a canales relevantes. El nuevo canal asigna una
nueva función al artículo original o mantiene la del texto original: esto depende de su ubicación.

Los grandes diarios ofrecen a sus redactores los LIBROS DE ESTILO. La nueva publicación que acoge la
traducción se rige por una serie de criterios ideológicos y formales y los textos se presentan recogidos en los
libros de estilo (que obligan y son normativos) y juntan lo que el medio ha decidido en materia de lenguaje.

Pautas/cuestiones 

- Tipográficas: que afectan a los tipos de letras utilizadas o al empleo de estos signos ortográficos.
Hay que unificar los criterios y establecer pautas comunes (tipo de comillas: inglesas en el País y
españolas en el Mundo);
- Transcripción de otro alfabeto, que es fuente de errores al traducir. Todos los libros de estilo
advierten a los redactores de los errores de transcripción que se cometen y cada canal fija sus propias
normas, y, por eso, el lector español encontrará diferentes transcripciones, como, por ejemplo, Pekín
en la mayoría de los diarios y Beijing en el Mundo.
- Utilización de préstamos, dado que todos rechazan términos extranjeros si existe la forma en
español.

Para evitar confusiones terminológicas o conceptuales, utilizamos el término técnicas de traducción en la


acepción propuesta por Hurtado Albir (2001), quien lo define como «procedimiento, generalmente verbal ,
por la mayoría de las veces, que es visible en el resultado de la traducción que se utiliza para haber una
equivalencia con cinco características: 1. Afecta al resultado de la traducción; 2. Catalogación en
comparación con el original; 3. Referencia a microunidades textuales; 4. Carácter discursivo y contextual; 5.
Funcionales.

Esas técnicas son muy variadas, dado que en el cambio de sistema sociocultural se exige la intervención del
traductor para que la comunicación sea fluida y que se cumpla la función informativa (instituciones y siglas
con adaptación o descripción).

Nos centramos en las técnicas necesarias para traducir microunidades de índole cultural: descripción,
amplificación, comprensión lingüística, elisión.

No solo traducción, sino también adaptación de los textos a las características del género periodístico español
y sus cambios importantes en el texto de llegada.

1. Amplificación lingüística: consiste en introducir precisiones que no figuran en el texto original; es


una técnica de uso frecuente y se emplea con diferentes finalidades que son: actualización de la
información; explicación de la información; contextualización de la información.
2. Compresión lingüística: consiste en sintetizar elementos lingüísticos y afectan tanto al tratamiento
que se da a la información, como al espacio que se le asigna. Esta técnica es frecuente y necesaria,
también si tiene efectos a nivel discursivo y presenta variaciones con respecto al original.
3. Elisión: que se utiliza cuando el texto traducido dispone de un espacio menor del que disponía el
original. La elisión afecta todas las variedades textuales de los géneros periodísticos. De hecho, se
utiliza para crear un nuevo texto en español que debe funcionar como noticia para un público
diferente. Los géneros interpretativos sufren modificaciones y por eso esta técnica es poco frecuente,
o afecta solo los párrafos finales.

C. DE ARRIBA GARCÍA – INTRODUCCIÓN A LA TRADUCCIÓN PEDAGÓGICA (1996)

La traducción siempre estuvo presente a la hora de enseñar una lengua extranjera, pero se traducían las
palabras y no las ideas.

El análisis gramatical era el otro aspecto al que daban énfasis los manuales de idiomas, puesto que se
traducía para entender las explicaciones gramaticales  se hacía traducción directa (L.E. a L.M.) y
traducción inversa (L.M. a L.E.).

Pues, se trataba de una traducción explicativa que tenía como objetivo asegurarse de los conocimientos de
los alumnos.

Hay, por eso, consecuencias negativas (límites) que son:

1. Total ausencia de metodología a la hora de traducir: al alumno se le ofrecía todo tipo de texto que era
difícil de comprender, cuanto más de traducir, o se le daban frases aisladas y descontextualizadas,
por lo que difícilmente el alumno podría comprender su sentido;
2. Las instrucciones de las actividades en la lengua materna, así como las constantes traducciones de
vocabulario y de estructuras gramaticales dificultaban el acceso al significado de la lengua
extranjera;
3. El alumno intentaba traducir sin entender el sentido, por eso solo podía salir una traducción literal.
El resultado era un texto escrito incomprensible en su propia lengua.

Abandono de la traducción: Albir considera que el destierro de la traducción en didáctica de L2 fue ante una
falta de parámetros: no subyacía una concepción errónea de lo que es traducir; no existía una definición
metodológica de cómo se enseña a traducir; no había ningún planeamiento de cómo y para qué usar la
traducción en la didáctica de lenguas.

Los nuevos métodos, según Maley, se consideran anti-comunicativos y aburridos, puesto que la traducción
siempre ha sido considerada difícil, dado que se empezaba a traducir sin comprender el texto. Con la
aparición de los métodos comunicativos, se da más énfasis a la lengua oral (en el aula) y más desprecio de la
lengua escrita y de la gramática.

Enfoque comunicativo se define como (Zanón, 1989):

- Competencia comunicativa (objetivo del proceso de enseñanza – aprendizaje);


- Interacción entre aprendices y su entorno;
- Énfasis recae sobre procesos empleados en el uso del lenguaje;
- Actividades de carácter globalizador que desarrollan 4 habilidades o destrezas: comprensión auditiva
y lectora, expresión oral y escrita.

Zanón introduce nuevas propuestas en psicolingüística que partirán del enfoque comunicativo y se
denominarán “Enfoque por Tareas”.

Nord define la traducción como la producción de un texto meta con unas funciones, que son específicas
según el público al que se dirige (SKOPOS). Este texto está ligado al texto de partida (que posee funciones
diferentes).  con la traducción se realiza un proceso comunicativo.

El traductor debe pensar a quién va dirigido el trabajo y hacer cambios pertinentes respecto al texto de
partida.

Bachmann (1994): la traducción hace parte de un proceso comunicativo en el que influyen factores
extralingüísticos que constituyen la pragmática del texto.

La traducción del sentido: la primera consigna del proceso del traductor es la de superar las barreras de las
palabras y acceder al sentido global del mensaje.

Para acceder al sentido, Albir articula tres fases que son:

1. Comprensión del texto;


2. Desverbalización, o sea captar el concepto/sentido del texto, sin explicarlo con palabras;
3. Reexpresión, o sea expresar en la propia lengua, y de manera comprensible el sentido del TO.

Contexto: tema de que se trata, dónde y a quién se dirige.

Hatim y Mason (1990): cada acto de lectura de un texto es una interpretación. Hay que recuperar lo que dice
el texto a partir del potencial de significado. La traducción es un reflejo de la actitud mental/cultural del
traductor. La transferencia de significados supone una dimensión contextual que apoya nuestra comprensión
de cómo funcionan las culturas.

Ellos definen 3 dimensiones del contexto:

1. Comunicativa (registro, dialecto, tono formal e informal);


2. Pragmática (intencionalidad, actos del habla, presuposiciones): ejercen una mutua interacción;
3. Semiótica (relación mutua del texto y de los signos)  relacionada con esta dimensión está la
intertextualidad (condición previa para la inteligibilidad de los textos que supone la dependencia de
un texto a otros).

Equivalencia (Elena 1994): el paso de una lengua a otra, de una cultura a otra. El traductor tiene que elegir y
seleccionar una u otra equivalencia.

Hatim y Mason presentan dos tipos de equivalencia:

1. La dinámica que tiene como intento lo de conseguir en el receptor de la traducción un efecto similar
al que se cree que tuvo el TO;
2. La formal que como intento tiene lo de trasladar a la versión no solo el contenido, sino también la
forma.

Hurtado Albir (1994) dice que la dinámica es de carácter efímero; habla de equivalencia de transcodificación
como una "equivalencia fija y permanente, válida fuera de contexto y en contexto". Y define la equivalencia
traductora como una equivalencia de sentido y, por tanto, dinámica y contextual por naturaleza. Añade que
toda traducción es una mezcla de equivalencias dinámicas (de carácter efímero), y de equivalencias de
transcodificación.

Nord habla de la teoría del SKOPOS: toda la traducción depende del fin y objetivo que tiene que hacer el
texto terminal en la cultura meta. El factor principal es el receptor.

Define cuatro funciones comunicativas: fática, referencial, expresiva y apelativa. Son universales y
transculturales, aunque la forma de su manifestación textual depende de las convenciones de las diversas
culturas.

La propia autora habla de las ventajas de traducir funciones para la didáctica de la traducción profesional y
explica que el modelo funcionalista tiene ventajas sobre el modelo de equivalencia. Es un modelo
pragmático y consistente porque considera las necesidades comunicativas de los receptores de la cultura
meta.

La didáctica de la traducción ha progresado bastante en los últimos tiempos: ha aumentado el número de


escuelas donde se enseña a traducir, y esta nueva disciplina cuenta con métodos pedagógicos cada vez más
adecuados.

Delisle: paradoja del hecho de que se traduzca desde miles de años y sin embargo tan solo se enseña
traducción para formar traductores desde hace treinta años. Después de la Segunda Guerra Mundial, y ante la
evolución de las relaciones internacionales, ha crecido el número de traducciones de temas generales y, por
tanto, de traductores: por primera vez, son superiores las traducciones de temas de interés general a las de
temas literarios.

Según Hurtado (prensa): Delisle distingue entre los estudios teóricos (que tratan de problemas de traducción)
y los manuales didácticos (que han de tratar de dificultades de aprendizaje).  la enseñanza de la traducción
se basa en objetivos de aprendizaje:

1. Diferencias entre equivalencia de significado y la de sentido;


2. Saber extraer ideas fundamentales del texto;
3. Interpretar vocabulario;
4. Darse cuenta de la organización del texto.

Hurtado (1993): falta de metodología que caracteriza la enseñanza de la traducción en la enseñanza de


lenguas. Comunicar la didáctica de la traducción con la de lenguas, aprovechar de los avances de la
disciplina en beneficio de otra.  recuperación de la traducción pedagógica (técnicas del enfoque
comunicativo de la didáctica de la lengua como un medio más de enseñar la lengua).

Traducción pedagógica: tiene que ver/tiene lugar en la clase de lenguas extranjeras (Lavault). Tiene unas
características propias y su objetivo es esencialmente didáctico y su público es “poco”, o sea el alumno y el
profesor; lo importante de esta traducción es la adquisición y el perfeccionamiento de la lengua. Su finalidad
es la de hacer comprender al alumno.

Traducción profesional: su finalidad es la de hacer comprender a un posible oyente/lector que es el receptor


del mensaje. Grellet propuso tomar en consideración las características de este tipo de traducción para
sensibilizar a los estudiantes antes el problema de la traducción. Mirar con ojo crítico, encontrar una palabra
que se encaje bien en el contexto, tomar conciencia de la importancia del contexto y ayudarles a reflexionar.

Lavault (1985) explica porque la traducción en clase fue relegada durante años y que uso se hacía de esta:
asegurarse de la comprensión del texto por parte del alumno; corregir su mala interpretación del texto. La
motivación del alumno es otra razón por lo que los profesores siguieron utilizándola (traducción como
elemento positivo en el aula, elemento de desbloqueo)  el alumno, flojo en una lengua extranjera, se
expresa con más seguridad en su propia lengua. La lengua materna encuentra su sitio en el aula y hace
posible una rehabilitación de la traducción pedagógica. De hecho, no se puede eliminar la lengua materna,
sino se puede sacar de ella un provecho  la lengua extranjera no se adquiere independientemente de la
lengua materna (lleva a un mejor aprendizaje de la lengua extranjera). El alumno tiende a traducir
automáticamente y cuando tiene que hacer una traducción directa, lo hace mejor si domina su lengua
extranjera.

Hurtado (1987) distingue

- La traducción interiorizada  la que hace el alumno cuando aparece un nuevo vocabulario y utiliza
los métodos comunicativos; por lo tanto, es un empleo del profesor lo de erradicar el vicio de
traducción literal y acostumbrar el alumno a traducir por sentido.
- La traducción explicativa  es la que hace el profesor para aclarar una palabra/expresión/estructura.

¿Por qué utilizar la traducción en clase?

Hurtado (1987)  recuerda la famosa "consigna metodológica" pronunciada insistentemente por el profesor:
"lea y traduzca". Él mismo dará la solución (considerada correcta). Ante la falta de recursos metodológicos,
pues, al alumno no le queda más remedio que traducir literalmente sin captar el sentido.

Lavault (1985)  uso de una traducción pedagógica enriquecida por la interpretativa.

Hurtado (1988)  objetivos de aprendizaje de la iniciación a la traducción profesional:

1. Importancia de la fase previa de comprensión del mensaje;


2. Etapas de la elaboración de la traducción, o sea comprender, desverbalizar y reexpresar;
3. Desarrollo en el alumno de aptitudes propias de la comunicación (análisis, síntesis, creatividad…);
4. Traducción directa e inversa como ejercicio contra las interferencias entre las dos lenguas;
5. Perfeccionamiento lingüístico en las dos lenguas;
6. Aprender la lengua para aprender a traducir.

Duff (1989)  habla de la influencia de la lengua materna como un elemento positivo y entenderlo como
algo natural, dado que, en nuestra vida, son muchas las ocasiones que tuvimos para traducir. Dice que se
trabaja a la vez más de una destreza, de hecho, se emplean comprensión y expresión. Duff califica el
lenguaje de la traducción como un material auténtico, por lo cual se pueden trabajar todos los registros,
estilos.

Grellet (1991)  trabajo de comprensión lectora e introducir el concepto de equivalencia al trabajo en aula.

Berenguer (1992)  el uso de la traducción permite un aprendizaje significativo de la lengua extranjera.


Hace diferentes consideraciones y son:

- Traducción útil para producir la lengua;


- Traducción permite generar corpus lingüístico basado en los intereses del alumno;
- Desarrolla una progresión gramatical a partir de una producción;
- Facilita el uso eficaz y comunicativo del libro de texto;
- Fomenta motivación e implicación del alumno.

Godayol (1995) propone algunas razones para usar la traducción en clase de lengua extranjera:
1. Desarrollo de algunas posibilidades, tales como la agilidad mental.
2. Destaca su doble vertiente de trabajo individual que posibilita, y de trabajo en grupo.
3. Coincide con Duff en su posibilidad de trabajar las dos destrezas: comprensión y expresión.
4. Introduce la exploración y contraste que tiene lugar entre ambas lenguas.
5. Habla de conocimiento sociocultural (si no tenemos este conocimiento no podemos comprender e
interpretar el texto de manera correcta).

Hay que diferenciar la traducción de textos, la traducción interiorizada y la traducción explicativa:

1. Traducción de textos: su objetivo es lo de trabajar la comprensión del lector/lectora de la lengua


extranjera y la expresión escrita de la lengua materna;
2. Traducción interiorizada: su objetivo es lo de encarrillar al alumno un buen uso de la traducción. El
alumno tiene que acostumbrarse a los usos de los mecanismos de la traducción del sentido.
3. Traducción explicativa: es la que utiliza el profesor para explicar conceptos, palabras y su objetivo
es didáctico.

El objetivo de la traducción pedagógica es de utilizarla con el fin de aprender una lengua. Otros pueden ser:

- Mejorar la comprensión;
- Perfeccionamiento lingüístico: la lengua extranjera convive con la lengua materna. El alumno las
usas y las compara continuamente;
- Ejercicios de contrastividad y lucha contra las interferencias: para trabajar problemas de
interferencias entre palabras, estructuras o expresiones que han de darse en un contexto concreto y
no de forma aislada;
- Perfeccionamiento de la lengua materna: el alumno reflexiona sobre la gramática, el vocabulario, las
estructuras idiomáticas;
- Aprender a traducir: la finalidad no es formar traductores, sino personas que puedan traducir el
sentido de cualquier tipo de texto, o sea futuros profesionales de distintas ramas.
L. PINTADO GUTIÉRREZ – FUNDAMENTOS DE LA TRADUCCIÓN, PEDAGOGÍA Y
COMUNICACIÓN (2012)

El aspecto comunicativo de la traducción es muy importante en los entornos profesionales y pedagógicos.

Hay estudios importantes 

- Años 80 con Delisle (1984), Snell – Hornby (1988) y Newmark (1981);


- Años 90/2000 con Campbell (1998), Colina (2002), Hurtado Albir (1998, 1999), Kiraly (1990, 2000)
o Malmkjær (1998).

Conceptos importantes 

1. Traducción como proceso comunicativo, intercultural e interlingüístico en el plano textual.


2. Traducción como acción lingüística que desde un ángulo pragmático adquiere interés
psicolingüístico y cognitivo.
3. Implicaciones de la comunicación en el entorno de traducción: equivalencia de traducción.
4. La necesidad del desarrollo de la competencia comunicativa más allá del conocimiento lingüístico y
las habilidades de manipulación lingüística que puede manejar.

Si tenemos que tratar el concepto de competencia comunicativa, hay que pensar en la competencia
lingüística de Chomsky, a partir de sus diferencias entre:

- Competencia, o sea el conocimiento que el hablante tiene de la lengua con la gramática que el
hablante, lo ideal, ha interiorizado (reglas gramaticales).
- Actuación, o sea el uso de la lengua, lo real, por parte del hablante concreto y que se refiere a
factores psicológicos, no pragmáticos.

Chomsky reconoce una sistematicidad en la competencia pragmática. Este binomio relaciona con la
competencia del sistema lingüístico y ese modelo se puede aplicar a la enseñanza y al aprendizaje de L2.

Hymes (1972)  propugna un cambio de paradigma, a través de un concepto de competencia comunicativa


que se basa en la aceptabilidad, que supone una extensión cuantitativa del concepto de competencia
lingüística.  COMPETENCIA COMO CONOCIMIENTO Y HABILIDAD.

La competencia comunicativa no es un concepto perfecto en sí mismo y se basa en teorías diferentes:

1. Canale y Swain (1980) dicen que la competencia comunicativa no se puede medir. Hay
consecuencias muy importantes a efectos de la interlengua y en el análisis de errores;
2. Gutiérrez Ordónez (2004) dice que la competencia comunicativa supone la comprensión y
construcción de: mensajes con sentido; mensajes coherentes con las partes de un texto y con el
género de discurso que se adopte; mensajes adecuados a los interlocutores, al nivel de lengua, etc.;
mensajes efectivos o eficaces.
3. Chomsky (1988) se interesa en la competencia como estado y no como proceso.
4. Cenoz Iragui (2004) presenta tres modelos de competencia comunicativa que manifiestan el
desarrollo de la lingüística aplicada, la de Canale y Swain, Bachman y Dörney y Thurrel. Según él,
el concepto de competencia comunicativa va a tener implicaciones directas en varios niveles que
son: el objetivo de aprendizaje; la estrategia de enseñanza y la autonomía en el aprendizaje; la
evaluación.

La gramática es un elemento que puede ser comunicativo.

La competencia comunicativa es un concepto dinámico que implica una negociación del significado. El
hecho de que la traducción no se haya consolidado en el campo de la enseñanza de lenguas extranjeras
responde al rechazo de la dimensión comunicativa de la traducción aplicada al aprendizaje de idiomas. Se
puede decir que la traducción es una quinta destreza cuya enseñanza y aprendizaje ha de sumarse a las demás
que son LEER, ESCRIBIR, ESCUCHAR, HABLAR.

Hernández Sancristán (1999) critica los presupuestos generalmente aceptados dentro del proceso
comunicativo para que exista lo que muchos consideran como el ideal comunicativo. Defender esto significa
la exclusión de actividades comunicativas reales. Uno de los mayores problemas acerca del concepto de
comunicación en la investigación y descripción del aprendizaje de una L2 se basa en la identificación entre
aprendizaje y comunicación como áreas idénticas de la actividad humana.

La didáctica y la traducción han permanecido como áreas independientes y sin este vínculo se ha dado en
diferentes esferas y en numerosos niveles.

Gibert (1989) ha supuesto que el alumno de traducción ha adquirido la competencia en las 2 lenguas con las
que trabaja y, por otro lado, manifiesta sus prejuicios respecto al papel que pueda desempeñar la actitud de la
traducción en su área.

A lo largo de los siglos hasta el siglo XX, la enseñanza de las lenguas extranjeras ha sido unida y como la
lingüística ha empezado a ocuparse de esta, también ha empezado a ocuparse de la traducción.

Saussure (1967) argumentaba que el punto de vista crea el objeto y hasta que no se determinó la naturaleza y
el propósito de la traducción desde perspectivas modernas, no pudieron establecer los principios de los
estudios de traducción.

Seleskovitch y Lederer (1984) definen lo que, según ellos, es ensenar la traducción:

1. Hacer entender el significado de un segmento del texto;


2. Hacer que los estudiantes reconstruyan en la L1 la idea contenida en el párrafo;
3. Volver al texto y reconstruir los párrafos;
4. Comparar el original y la traducción.

Kiraly (1990) dice que el traductor ha de poseer una competencia comunicativa, una competencia lingüística
y habilidades de manipulación para poder trabajar con dos sistemas comunicativos complejos. Para ello, el
autor sugiere un modelo que comprende a: personas; acción verbal; acción no verbal; objetos relevantes;
efectos no personales; efectos de la acción verbal.

La observación de Kiraly (1995) afecta a la pedagogía de la traducción, porque:

 Hay que comprender el papel de la L1 y la competencia comunicativa de la L2 dentro de la


competencia de traducción;
 Las habilidades generales de la competencia comunicativa difieren de las habilidades específicas que
el estudiante de traducción ha de aplicar el conocimiento de la L2 en las tareas reales de traducción;
La mayoría de las críticas que se realizan a la traducción pedagógica son aquellas cuya naturaleza no justifica
su presencia en enfoques comunicativos. Se argumenta que la traducción no es un medio de expresión
natural y que bloquea la expresión el L2.

Para Ballard (2005) la traducción se utiliza como manera económica de enseñanza puesto que todo el mundo
sabe traducir y se la presupone como un medio práctico y eficaz.

De Arriba García (1996) sugiere una clasificación muy acertada y precisa de las clases de traducción que
podemos encontrar en el aula: traducción de textos (comprensión lectora de L1 y la producción escrita de
L2), o sea traducción pedagógica per se; traducción interiorizada (acoge el significado de la L2); traducción
explicativa, la utiliza el profesor cuyo objetivo es didáctico.

Las investigaciones producidas con la TP son atomizadas y no se daban por una falta de interés y no es
suficiente oponer la TP a la traducción profesional.  una de las fuertes críticas es la que hace Lavault y es
la asimilación de la traducción profesional con la realidad y la TP con la artificialidad. La crítica comprende
una doble vertiente:

1. La TP tiende a ser la única habilidad que no se integra en el aula de L2 por su artificialidad;


2. La práctica de traducción como preparación en los estudios de traducción se concibe como un
aspecto necesario del currículo.

Grellet (1991) dice que la traducción en el aula de lenguas es un enfoque, una técnica o una actividad antigua
que conforma un componente innovador, interesante y útil en el currículo.

La TP ha sido uno de los elementos que se ha implementado en el aula de manera más extendida y libre y, en
muchos casos, incoherente.  la concepción de la traducción como disciplina autónoma y la idea de
considerarla como posible táctica dentro de los métodos de aprendizaje de una L2 la ha transformado en una
práctica real en el aula de L2.

Gamboa Belisario (2004), en su defensa de la TP, sugiere su implementación basándose en el modelo


interpretativo de la ESIT / TEORÍA DE SENTIDO, el modelo sociológico y psicolingüístico de Kiraly, el
modelo holístico y el modelo dinámico de adquisición de la lengua traductora del grupo PACTE. No hay
absolutos acerca de la TP y sus trabajos indican diferentes niveles de crítica.

Los trabajos taxonómicos de papel de la TP más relevantes y completos en la actualidad pertenecen a:

- Sánchez Iglesias (2009)  hace hipótesis en contra de la inclusión de la TP en la enseñanza de L2:


1. Impiden que docentes y aprendices aumenten los beneficios de trabajar con una lengua;
2. La TP no tiene cabida puesto que:
Introduce al estudiante a pensar que existe una equivalencia exacta del significado entre elementos
de las dos lenguas;
Dificulta la adquisición de hábitos en la L2;
La lengua nativa interfiere en el proceso de producción de una L2.
3. Impera la idea de que el uso de la traducción no es apropiado para la formación de traductores;
4. Tiene que ver con las destrezas lingüísticas tradicionales;
5. Se le acusa de no ser un componente comunicativo, porque:
Impide/dificulta el énfasis en la fluidez de la lengua oral;
Impide/dificulta el uso comunicativo de la lengua;
Impide/dificulta su uso como lengua contextualizada;
Al no ser una interacción de carácter oral, no supone una actividad comunicativa, sino fomenta dos
destrezas: leer y escribir;
Dirige la atención del estudiante hacia las propiedades formales de la lengua extranjera más que
hacia la comunicación.
- García Medall (2001)  hace argumentos desfavorables y favorables acerca de la inclusión de la
traducción en el aula de lenguas:
1. Desfavorables:
Es una actividad que solo implica dos destrezas (leer y escribir);
No es una actividad comunicativa;
Es inadecuada como ejercicio de clase;
Se ha practicado de forma no sistemática, eventual y no planificada;
Está asociada a textos literarios y científicos, que no se ajustan a las necesidades comunicativas del
alumno.
2. Favorables:
Es imposible esquivar la interferencia de la L1 a la hora de expresarnos en otro idioma;
Obedece a imperativos de la comunicación;
Plantea nuevas experiencias al aprendiz para ampliar su competencia comunicativa en una L2;
Actividad comunicativa por antonomasia;
Es un medio más para la enseñanza de L2;
Tiene gran valor en el aula de L2, porque exige precisión, uso adecuado de la gramática,
conocimientos fraseológicos y de estilo;
Punto de encuentro entre LE, lingüística descriptiva y lingüística contrastiva;
Actividad post comunicativa;
De L2 a L1 (directa) es útil para aclarar significado de conceptos abstractos, así como de expresiones
idiomáticas; de L1 a L2 se utilizan dos técnicas: traducción de oraciones aisladas y traducción de
textos dirigidos.

Críticas de García-Medall  La consecuencia de una tarea traductora requiere un conocimiento de la lengua.


Exige la aplicación de conocimientos lingüísticos, culturales y sociológicos.

Debemos ser conscientes de que un enfoque interlingüístico de la TP no solo acoge el plano lingüístico, sino
que también da cabida al plano cultural. Por eso, los alumnos y los profesores de una L2 pueden beneficiarse
de diferentes aspectos de la TP:

- El control del uso de la L1 o L2;


- Familiarización con el mundo que enuncian tanto la L1 como la L2 y que incluyen los elementos de
la LC1 y la LC2.
- Una práctica controlada desde y hacia la L2 que permita a ambas lenguas de interactuar sin que vaya
en detrimento de la interlengua o el nivel de competencia que se haya alcanzado en la L2.

Malmkjær (1998)  ofrece diferentes perspectivas. Pretende entablar un debate sobre la utilización de la
traducción de la manera más beneficiosa como parte de la metodología en la enseñanza de lenguas. Él
también hace un listado de aspectos positivos y negativos.

Positivos:

- La traducción es independiente y también dependiente del resto de las habilidades y las incluye;
- No podemos decir que el tiempo invertido en ella sea inútil. Si bien la enseñanza a través de la
traducción puede llevar más tiempo que si se hace a través de otros medios;
- No es artificial;
- El uso de dos lenguas hacer ver a los estudiantes que la correspondencia entre expresiones no
corresponde a una equivalencia total;
- La práctica de la traducción implica un control y una atención a las mismas.
Negativos:

- Es independiente del resto de las habilidades que defienden la competencia de la lengua;


- La traducción es diferente del resto de las habilidades;
- Ocupa un tiempo que podía dedicarse a la enseñanza del resto de las habilidades;
- No es natural;
- Equivoca a los estudiantes al hacerles pensar que las expresiones en dos lenguas tienen una
correspondencia 1:1;
- Evita que los estudiantes piensen en la lengua extranjera;
- Produce interferencias;
- No es una manera apropiada de evaluar las habilidades de la lengua;
- Solo es adecuada para la formación de traductores.

Pegenaute (1996)  habla de una clara integración de la TP en el currículo de LE. Hace un listado de
aspectos positivos y negativos.

Positivos:

- TP facilita y acelera la descodificación y elementos lingüísticos complejos;


- TP facilita asimismo un control rápido y eficaz de la comprensión que ayuda a combatir la
transferencia de la L1.
- Como ejercicio de reescritura de un texto comprendido entre dos extremos;
- Contribuye a un aprendizaje consciente a través del cual el alumno puede controlar mejor las
transferencias entre la L1 y la L2;
- Se distingue del proceso de traducción explicativa e interiorizada;
- Obliga al alumno a utilizar estructuras que de otra manera evitaría.

Negativos:

- Argumentos de índole lingüística que ven la traducción como una manera de fomentar interferencias
entre la L1 y la L2;
- Se da más importancia a la forma que al contenido o al mensaje en sí. Por ello no contribuye a la
mejora de la capacidad comunicativa del alumno;
- Hace creer al alumno que existe una correspondencia unívoca entre las dos lenguas;
- No satisface las necesidades reales de comunicación;
- Requiere la dedicación de bastante tiempo;
- Dificulta la adquisición de la fluidez y el uso creativo de la lengua.

Stoddart (2000)  se centra en las desventajas del uso de la traducción en el aula de L2 basándose en:

- Comprensión y reexpresión;
- No es un proceso natural;
- Se centra en el producto;
- Pone énfasis en la precisión;
- La efectividad de la traducción se enfoca en su cercanía con el TO o el TM;
- El profesor ha de tener una competencia en L1 de los alumnos;
- No están contextualizados;
- Solo en situaciones particulares;
- Riesgo que los estudiantes confíen mucho en la traducción.

Se centra en las ventajas, también, basándose en:


- Es ideal para el estudio de la lengua;
- Utiliza material auténtico;
- Los estudiantes no disocien la forma del significado;
- El conocimiento de los estudiantes aumenta gracias a la exposición auténtica de la LCE;
- Se puede utilizar en todos los niveles;
- Siguen el desarrollo de la actividad;
- Muestra a los estudiantes las similitudes y las diferencias entre los dos sistemas;
- Incita a que los estudiantes presten atención a los errores;
- Es una práctica excelente de las subhabilidades en la lectura y en la escritura;
- La traducción pedagógica inversa ha de tener un impacto fundamental en las subhabilidades de
escritura;
- Ayuda a los estudiantes a escribir de manera más sofisticada;
- Aprenden que la traducción palabra por palabra no es siempre correcta;
- No hay equivalencia entre la L1 y la LE.

Entonces, las críticas generales a la traducción pedagógica giran en torno a los siguientes enunciados:

1. No es un acto comunicativo;
2. Es un método antinatural;
3. No es una actividad provechosa para realizar en clase;
4. Es aburrida y poco estimulante;
5. Se utilizan textos no apropiados y descontextualizados;
6. Da una falsa idea sobre la equivalencia;
7. Supone una vuelta al método gramática – traducción puesto que adquiere más importancia la forma
que el contenido;
8. No tiene nada que ver con la manera en que aprendemos la lengua materna y es asistemática;
9. Es un ejercicio dañino y prejudicial porque impide a los alumnos pensar en la lengua extranjera;
10. Crea interferencias y dependencia respecto de la primera lengua;
11. Se trata de una destreza independiente del resto;
12. No es la finalidad de la enseñanza de idiomas y se fija en el proceso en detrimento del producto;
13. No hay un cambio de investigación dedicada a ella.

Kiraly (2000) hace una fuerte crítica de la enseñanza de la traducción dado que él dice que no hay ningún
modelo de enseñanza constructivista en los estudios de traducción. Kiraly es artífice de un trabajo muy
valioso en esta área y propone el aprendizaje sociocognitivo en traducción. Cada aprendiz puede creer y
construir el significado o el conocimiento del mundo a través de procesos internos y autorregulados
derivados de las experiencias con el entorno social. El aula de traducción puede convertirse en un centro
complejo y multifacético en el que tiene lugar una comunicación real y multidireccional.

La inclusión positiva de la traducción pedagógica en el aula, por otro lado, se apoya en los siguientes
razonamientos:

2. La comunicación interlingüística sí es un acto comunicativo, y lo que es más, es un medio de


comunicación insustituible;
3. Es una herramienta útil en el aula;
4. Desarrolla en el alumno una conciencia de interlengua y constituye una actividad contrastiva;
5. Asocia forma y significado;
6. Exige precisión y ofrece nuevas experiencias;
7. Utiliza material auténtico y es una práctica de las subhabilidades;
8. La traducción ayuda a una mejor comprensión de la naturaleza de la lengua nativa y la cultura propia
de cada uno;
9. Supone un ejercicio de consciencia del estudiante, puesto que a la hora de su aprendizaje dentro del
proceso de traducción puede implicar aspectos beneficiosos pedagógicamente;
10. Constituye un medio y un enfoque más en la didáctica de lenguas extranjeras;
11. Su análisis general proporciona aspectos positivos.
La traducción inversa supone un mundo aparte y no siempre integrado en el desarrollo que ha experimentado
la traducción pedagógica. La crítica al uso de la traducción en la enseñanza de lenguas encuentra más
reprobación en el caso de la traducción inversa. Hay diferentes autores que proponen su propia idea:

1. Campbell (1998) supone una revolución en este campo y lo hizo en el campo de los estudios de
traducción;
2. Newson (1998) y Arbuckle (1990) defienden el uso de la traducción inversa en la enseñanza de L2.
Newson lo hace como modalidad de evaluación y Arbuckle defiende el valor pedagógico de la
traducción inversa;
3. Sánchez Iglesias (2009) dice que a través de la traducción pedagógica el traductor se convierte en un
garante de la comunicación, dado que es un acto semiótico;
4. Delisle (1998): su hipótesis acerca de la posibilidad de la enseñanza de la traducción es aplicable a la
TP, con la que se puede aprender a enseñar, se puede enseñar a traducir y se puede aprender a
enseñar a traducir.

1. Traductores activistas
La presencia de traductores activistas es un hecho que diferencia a los nuevos cibermedios de la
prensa tradicional.
Estamos ante traductores comprometidos, con una clara agenda política, que participan en la
selección del material que se va a traducir.
Los blogs de audiencia les han permitido convertirse en artífices de la información al encontrar un
medio donde difundir traducciones a favor de determinadas causas. Se comprometen con actividades
traslativas que tienen como objetivo la defensa de ciertas causas o el cambio político.
En estos casos, la traducción es un instrumento, un medio al servicio de fines ideológicos o políticos
y las intervenciones estratégicas y tácticas de estos traductores constituyen un modo de participación
en la importante contestación ideológica que circula por el ciberespacio. Ω•. .Ÿm,.m

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