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GLOTTOLOGIA

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1. INTRODUZIONE ALLA LINGUISTICA

1.1 COS’E?

Parola coniata nell’800 da Graziadio Isaia Ascoli. Egli può essere definito come l’inculturatore di questa
disciplina in Italia, poiché essa è una disciplina che si sviluppa sostanzialmente in ambiente tedesco nell’800.
Già dalla seconda metà dell’800 è una disciplina planetaria, ma la ricerca dei suoi principi fondamentali si è
sviluppata nei primi 75 anni dell’800 sempre in Germania. Non meraviglia quindi che Ascoli abbia voluto
cercare di trasferire almeno concettualmente il contenuto di Sprachwissenschaft. Ascoli volle fare un calco
di questa parola e partendo dall’analisi delle parole Sprache (lingua) e Wissenschaft (scienza), si servì di
due parole classicheggianti e colte: glotto (lingua, or.greca) e logia (scienza, or.greco); ottenne questo
composto neoclassico, le cui forme da sole non esistono, ma che in composizione sono produttive.

1.2 DI COSA SI OCCUPA?

Studio scientifico del linguaggio e delle lingue, sia con riferimento al loro funzionamento sia con riferimento
alla loro evoluzione nel tempo. Questo avviene in due prospettive: sincroniche e diacroniche.

Prospettiva sincronica dello studio di un oggetto -> avviene senza tenere conto del tempo

Prospettiva diacronica dello studio di un oggetto - tenere conto di come evolve e cambia qualcosa nel tempo.

N.B.: La Linguistica si occupa di entrambi gli aspetti, ma con glottologia si intende una scienza che dedica
particolare attenzione agli aspetti diacronici.

1.3 COS’E LA LINGUISTICA?

Studio scientifico del linguaggio umano, è quindi basato sulla formulazione di ipotesi generali chiare e
controllabili. Deve essere possibile fornire delle prove e delle ipotesi falsificabili, in modo che sia possibile
proporre delle verifiche

1.4 CHE COS’E IL LINGUAGGIO UMANO?

Sistema semiotico (basato su segni) che si basa sulla facoltà di associare ordini di diversa entità: contenuto
ed espressione

Un sistema di segni è basato sulla possibilità di associare entità appartenenti a ordini diversi.

Es. semaforo rosso: luce e colore sono entità di ordine diverso rispetto al contenuto fermati, ma in questo
segno sono associati in un’entità di ordine mentale (comando fermati) e una di ordine altro (= sensoriale; la
luce)

Tutto ciò che percepiamo con i sensi può attivare realtà di carattere mentale, quindi viviamo in universo di
segni (della natura e dell’uomo)

Il linguaggio è quindi un sistema di segni in cui si associano realtà di ordine mentale a realtà di ordine
sensoriale. È la facoltà di associare un contenuto ad un’espressione fonica (= suoni che possono manifestare
quel contenuto)

Es. Sole esiste sotto due ordini:

- Ordine mentale

- sequenza di suoni → per l’orecchio di un italofono questa sequenza di suoni innesca anche un
contenuto , il quale se concepito prima mentalmente necessita di essere appoggiato sul suono sole
per trasmetterlo a qualcun altro.

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Esistono diversi sistemi semiotici, alcuni di questi basati su canali fonici. I linguaggi non si differenziano per
la funzione (poiché sono bene o male tutti sistemi di comunicazione), ma si differenziano soprattutto per la
struttura e il livello di complessità.

La specificità del linguaggio umano non sta nel fatto di essere linguaggio, ma sta nel come esso è strutturato
e organizzato. Il linguaggio umano ha una struttura largamente specifica (propria della specie umana).

NB → mentre la semiotica si può occupare di tutti i sistemi di segni, la linguistica si occupa solo di un sistema
altamente specifico, ossia quello dell’Homo Sapiens.

2. CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO UMANO

LA DISLOCAZIONE
Capacità di disancorare gli enunciati dal tempo in cui vengono prodotti e di fare riferimento in essi a fatti
passati, futuri o addirittura a mondi possibili;

LA PRODUTTIVITA
Gli enunciati di qualsiasi lingua sono potenzialmente infiniti (a differenza degli animali che sono finiti. Es
Cicale hanno quattro segnali, non combinabili tra di loro. I linguaggi degli animali sono a referenza fissa →
per esempio nella lingua umana un’espressione può avere dei significati differenti -referenza malleabile- ,
per gli animali ciò non accade.)

Tutto ciò che è pensabile è anche verbalizzabile

LA DOPPIA ARTICOLAZIONE
| André Martinet→ |Il linguaggio umano è dotato di due livelli di organizzazione (doppiamente articolato).
Ogni parola è formato da unità dotate di significato (1 articolazione) le quali sono scomponibili in unità più
piccole prive di significato (2 articolazione) se prese singolarmente; queste possono essere combinabili a
formare unità di prima articolazione.

Esempio : <tu non ricordi la casa dei doganieri>

1 articolazione

“tu non ricordi la casa dei doganieri”- (7 parole)

“tu non ricord-i l-a cas-a de-i dogan-ieri” - (13 morfemi)

2 articolazione

ci sono 30 unità di suoni che presi singolarmente non hanno contenuto. [tu non ri’kɔrdi ‘la ka:za dei dog’nje:ri]

Qualsiasi segnale vocale animale non è scomponibile in unità di significato, ricomponibili in altre forme.

LA TRASMISSIONE CULTURALE
Bambino è influenzato nel linguaggio dalla cultura e della regione geografica. Il linguaggio è sempre parlare
una lingua, ma la varietà di questa dipende da predisposizioni socioculturali.

Negli animali questo non avviene. Il linguaggio animale non è influenzato dalla regione geografica

LA DISCRETEZZA
Gli elementi del linguaggio umano possiedono dei confini determinabili.

Es. orologio

Analogico à girando la lancetta dei secondi tocca tutto lo spazio disponibile

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Digitale à i secondi scorrono e non si vede niente di intermedio

Il linguaggio umano è in qualche modo “digitale”, procede per unità discrete con confini determinati.

La discretezza serve al funzionamento del linguaggio umano, ma questa è una caratteristica selezionata
dalla mente. Non è una proprietà oggettiva della realtà.

La dimensione astratta del linguaggio è la percezione pertinente alla decodifica del linguaggio.

esempio: vinti → vénti → vènti la seconda vocale di queste parole è oggettivamente diverse. la
differenza è che all’atto di pronunciare la vocale cambia la posizione della lingua, abbassandosi di
pochissimo. questo spazio può essere rappresentato anche come continuum, abbassando
progressivamente la lingua su tutto lo spazio occupabile.

Per la mente del parlante solo alcune di queste posizioni sono pertinenti e di conseguenza costituiscono
entità diverse.

esempio: sheep/ ship - per un parlante inglese queste due pronunce costituisco un confine ben preciso.

esempio : culto/colto - il confine tra le due parole potrebbe essere dovuto al fatto che i due suoni son ben
distinti, ma questa rigida distinzione potrebbe non essere osservata in altre lingue.

I confini contano ben più di tutto il resto. In italiano posso pronunciare la “a” in modi diversi, ma il significato
rimarrà lo stesso. In tedesco non è così → ogni lingua ha i propri confini

(documentario: danza delle api -> le api esploratrici sono in grado di comunicare direzione e distanza di dove
volare. il loro linguaggio è continuo → ogni posizione assunta nello spazio dice qualcosa)

RICORSIVITA
possibilità di creare enunciati sempre nuovi e potenzialmente infiniti coordinando e subordinando

esempio della slide

Questa proprietà di per sé non ha senso. Se si parte da un approccio di tipo funzionalista, il linguaggio
non dovrebbe contenere funzionalità che non servono. la finalità del linguaggio non è solo la comunicazione,
ma serve anche per altre funzioni. Ogni parlante può esprimersi per subordinate e coordinate largamente
espandibili, ma nessuno lo fa perchè è molto dispersivo

DIPENDENZA DALLA STRUTTURA


“gli enunciati non sono collane di perle” → una serie di perle messe in fila che si toccano solamente con la
perla e precedente e successiva. per il linguaggio ciò non avviene → gli enunciati prodotti presentano rapporti
evidenti e significanti tra elementi che sono a grande distanza tra di loro nella frase. Parlare significa creare
delle relazioni tra le parole a livello mentale e vestirle successivamente di un’emissione fonica.

esempio : la macchina che non può più essere venduta, perchè è un vecchio catorcio, è la mia

La selezione di un elemento in un enunciato è spesso imposta da proprietà di un elemento molto distante da


esso. (macchina - singolare, femminile,.. → mia)

IL LINGUAGGIO E LE LINGUE
Linguaggio ≠ lingua

Per noi è la distinzione è abbastanza facile, poiché si tratta di parole diverse appartenenti a contesti diversi.
Sono due unità lessicali, due concetti e non tutte le lingue differenziano queste parole.

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filogenesi → linguaggio: facoltà che dipende da un processo genetico. è universale ed è possibile grazie
all’appartenenza alla specie Homo Sapiens

Ontogenesi → lingue: manifestazione del linguaggio determinata dal contesto culturale, geografico e
storico.

esempio: danza → tutti gli esseri umani sono dotati di tutte le predisposizioni per danzare, ma se si fa un
giro per il mondo esistono diversi stili di danza

cos’è una lingua? l’unica manifestazione storico naturale del linguaggio umano. Non si osserva la facoltà
del linguaggio, ma la manifestazione di esso, ci sono caratteristiche irrinunciabili che fanno parte di qualsiasi
linguae sono esse stesse la facoltà di linguaggio. La facoltà di linguaggio è universale, ma ne “vediamo” solo
la manifestazione.

È una realtà strutturata su più livelli di articolazione che è conosciuta alla perfezione dai parlanti, ma
inconsapevolmente (sapere chiaro-confuso -leibniz-. sapere chiaro → so come si fa; confuso → non so
come spiegare). la lingua è una competenza applicativa. Per sapere come spiegare bisogna passare da una
facoltà linguistica ad una facoltà metalinguistica.

metalinguisticità riflessiva → usare il linguaggio per spiegare il linguaggio stesso.

alcune caratteristiche del linguaggio e delle lingue si comprendono meglio mediante

RAGIONANDO PER COPPIE DI CONCETTI: SCRITTURA VS PARLATO

scrittura → tecnologia (strumento che potenzia una facoltà già propria dell’uomo):

- trasmissibilità del pensiero anche a grandi distanza

- prolungare l’accessibilità della frase nel tempo → di ciò che diciamo resta ben poco, ma
attraverso la scrittura il nostro enunciato rimane nel tempo molto più a lungo

❖ qualsiasi lingua scritta è secondaria, poiché prima di essere mai stata scritta questa è esistita
primariamente nella sua dimensione orale.

❖ la scrittura è accessoria, al contrario l’oralità non può non esistere, altrimenti non esisterebbe
(eccezione fatta per le lingue segnate).

❖ l’apprendimento del linguaggio parlato è naturale → il nostro cervello è ampiamente predisposto


all’apprendimento di una lingua; al contrario l’apprendimento della scrittura non è naturale, poiché
necessita di una formalizzazione e di una guida

❖ lo scritto non è altro che una pallida imitazione del linguaggio orale. Il parlato è spumeggiante,
soggetto a cambiamento storico-culturali. A questo proposito la scrittura è conservativa, poiché
impiega anni per aggiornarsi e talora non riesce nemmeno a farlo.

SINCRONIA VS DIACRONIA
FERDINAND DE SAUSSURE - professore attivo nell’università di Ginevra (primi anni del ‘900), tenne delle
lezione sul funzionamento del linguaggio umano, di cui però non tenne traccia scritta.

1916 - pubblicazione del Cours de linguistique générale (prodotto di appunti degli studenti di questo corso).

Saussure si concentra molto su diverse coppie di concetti, tra cui: sincronia e diacronia.

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Questa riflessione non riguarda il concetto lingua (poiché non esistono lingue diacroniche o sincroniche),
bensì la modalità di studiare le lingue. Le modalità sono essenzialmente due:

1) sincronica (=a tempo pari per tutti gli elementi) → studio della lingua in un determinato tempo zero,
annullando il passare del tempo. Questo mi permette di vedere i rapporti tra gli elementi compresenti
in un sistema linguistico

es. sistemi vocalici

sono sistemi vocalici che hanno distinzioni di confini ben precise. si differenziano per il timbro e non più
per la lunghezza

2) diacronica (= si muove attraverso il tempo) → permette di vedere come una lingua è cambiata nel
tempo

es. 1) espressione dell’oggetto diretto:

- latino → caso accusativo

- italiano /lingue romanze → ordine delle parole (solo i pronomi personali mantengono questa
differenza tra diretto/indiretto)

es. 2) espressione della determinatezza:

- latino classico → manca

- latino volgare → con il pronome ille, (illus), illa, illud

- lingue romanze → articolo preposte il vino o presupposto

Sincronia, diacronia e lingua

- diacronico → mostra che le lingue cambiano e ci spingono a chiederci come è perché. Può essere
definito come lo studio delle diverse sincronie che si sono succedute nel tempo

- sincronico → mostra che le lingue funzionano in virtù di rapporti strutturali tra elementi

In ogni caso però le lingue sia cambiano sia funzionano, per conoscere il fenomeno lingua
servono quindi entrambi gli approcci.

ASTRATTO VS CONCRETO
Se si pronuncia 10 volte una parola, le registrazioni dimostreranno che c’è una leggera variazione che per
un italofono non vengono colte. Al contrario se si varia la pronuncia di una lettera, ecco che si palesa il confine
(vénti, vènti, vanti)

In una lingua non è la dimensione concreta (vera manifestazione fisico-acustica) fare la differenza, ma quella
astratta (confini non violabili e che sono pertinenti in quella lingua).

Es. In arabo la differenza tra a ed è è inesistente, in altre lingue la scambio produce parole diverse.

In italiano a,e,è,i generano opposizioni, sono separate da confini psicologici, hanno valore funzionale, sono
linguisticamente pertinenti. A livello concreto ci sono infiniti suoni, a livello astratto ci sono solo alcuni suono
realizzabili in n modi diversi. Tutte le differenze che non producono un cambio di significato non vengono
percepite.

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|esempio delle squadre di rugby

Due squadre (una rossa e una blu) si sfidano. Durante la partita si sporcano, si danno la rivincita. Alla partita
successiva le maglie sono leggermente diverse. I giocatori sanno di fatto a quali squadre appartengono, ma
a livello concreto sono tutte unità diverse mentre a livello astratto sono tutte uguali.|

Il non scambiare un suono con un altro (con valore funzionale) riguarda il sistema lingua e il suo
funzionamento, trovare il margine di dispersione è una questione di norma (in italiano posso scambiare u con
ue; ma non posso scambiare i con u). Chiaramente il livello di sistema, se confuso, può creare decisamente
molti più problemi.

LANGUE VS PAROLE (DISTINZIONE NEL COURS DI SAUSSURE)


Langue = conoscenza dei parlanti della modalità di parlare in una comunità storica. È un sapere sociale che
preesiste e sopravvive nel parlante (opposizione i vs e ) → astratto

Parole = esecuzione concreta di atti linguistici (infinite varietà di i ed e) → concreto

La distinzione tra dimensione astratta e concreta è espressa anche da:

- R. Jakobson /iacobson/ → codice (largamente condiviso dalla comunità) vs messaggio

- N. Chomsky /ciomski/ → competenza (strettamente individuale) vs esecuzione

RAPPORTI SINTAGMATICI VS PARADIGMATICI (= SAUSSURE DICEVA ASSOCIATIVI)


I concetti sono introdotti da Saussure. Un modo per comprendere il linguaggio è quello di ricordarci
l’opposizione tra i rapporti degli elementi che sussistono in una lingua:

- sintagmatici: in praesentia, rapporti tra elementi compresenti in un enunciato, orizzontali,


appartenenti alla parole (combinazione)

- paradigmatici: in absentia, rapporti intrattenuti tra elementi che possono essere scelti
alternativamente in base alla condivisione di qualche caratteristica, verticali, appartenenti alla langue
(selezione)

Es. Ho visto andò - il rapporto non è paradigmatico (andò è un verbo e visto implica un nome/complemento
oggetto).

es. Il gatto incontrò un grosso alano sdentato

Io compongo una frase attuando un meccanismo di selezione, però una volta fatte le mie scelte e procedo
alla fase di combinazione, entro in quelli che sono i rapporti sintagmatici. Quando parliamo continuiamo a
produrre selezione e combinazione.

In sintesi:

- I rapporti sintagmatici sono obbligati, ineludibili, pena la produzione di una frase mal formata.

- I rapporti paradigmatici hanno un ruolo essenziale per la lingua

- Saussure notò che, a definire il valore di un segno linguistico non è la sua natura concreta, ma il suo
essere diverso dagli altri. Ogni elemento si definisce quindi a partire dai limiti che nascono dai
rapporti paradigmatici con altri elementi

[esempio della scacchiera]

In una lingua sono più importanti le opposizioni e le limitazioni, poiché permettono la distinzione lessicale
degli elementi.

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Es.it bambino latino: puer

ragazzo puer

→ sia il bambino che il ragazzo sono giovani e maschi. Quindi cosa determina il confine della loro esistenza?
l’esistenza stessa della parola bambino/ragazzo.

Non tutto ciò che è concreto ha una funzione

SIGNIFICANTE E SIGNIFICATO
Il linguaggio è un sistema semiotico, cioè di segni, di espressioni associate a contenuti.

Espressione = significante (immagine acustica, sequenza di foni che costituisce la dimensione accessibile
ai sensi)

Contenuto = significato (immagine mentale suscitata dal significante)

La loro unione costituisce il segno linguistico. Secondo Saussure questo ha delle proprietà:

1) distintività = si distingue da altri segni maglia≠ paglia ≠raglia

2) Linearità = si muove lungo un asse temporale

3) Arbitrarietà = non c’è alcuna ragione per cui un certo significante debba essere unito ad un certo
significato. Esistono dei piccoli limiti all’arbitrarietà:

a) Sinestesia → meccanismo per cui utilizzo strategie accessibili ad un certo senso per
esprimere contenuti di solito percepiti con un altro senso. Si è presupposto che esista un
rapporto sinestetico tra l’alta frequenza di un suono, per esempio i, e la parola piccolo

b) Onomatopea - imita un significante attraverso il suo referente

In qualche modo si può dire che le lingue si articolino su vari livelli organizzativi come un organismo vivente
(cellule → tessuti → organi). Nel linguaggio umano i foni (e i fonemi) si combinano in sillabe e in morfemi, i
morfemi in parole → sintagmi → frasi → periodi,…

Foni, fonemi, sillabe sono unità di seconda articolazione (sono puro significante)

Dai morfemi in su si parla di unità di prima articolazione

C’è una scienza per ogni livello:

- i suoni nella loro componente fonico-acustica → fonetica

- nel loro valore funzione e nella possibilità di combinarsi → fonologia

- Dai morfemi alle parole → morfologia

- Dai sintagmi ai periodi → sintassi

- Significato → semantica

LA FONETICA

I SUONI

I suoni sono unità in sé prive di significato alcuno, sono cioè unità subsegniche (sono unità che non hanno
un significato, sono perciò inferiori a livelli di struttura rispetto ad un segno); se vengono combinate, però,
danno origine a tutte le unità segniche di una lingua.

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Le lingue del mondo si basano su un sistema di suoni con valore funzionale.

Dei suoni si occupano due scienze foniche:

1. fonetica (dimensione concreta del linguaggio) /neutra rispetto alle lingue/

a) studia la produzione del suono (fonetica articolatoria → si occupa dei movimenti che
l’apparato fonatorio fa per produrre dei suoni)

b) studia la ricezione del suono da parte dell’ascoltatore (fonetica uditiva e percettiva)

c) studia la trasmissione del suono mediante un’onda (fonetica acustica)

2. fonologia studia i suoni nelle loro caratteristiche funzionali → distintività → capacità, se scambiati
con altri suoni, di produrre parole di significato diverso. (dimensione astratta del linguaggio) /propria
di una determinata lingua; ogni lingua ha la sua fonologia/

NB.: Entrambe si occupano dei suoni, ma in prospettive diverse

LA FONETICA
In fonetica (pertinente alla parole) se due suoni sono oggettivamente diversi sono due unità, cioè due foni
e a identificarli è il criterio della diversità. es. ing. ship/sheep

L’unità minima della fonetica è il fono (suono considerato nella sua realtà fisico-acustica) e può essere
chiamato anche segmento (fonico).

In fonologia (pertinente alla langue) se due suoni sono oggettivamente diversi, ma non possono distinguere
parole di significato diverso, sono varianti della stessa unità. es. it. fine/fi:ne non danno origine ha parole di
significato diverso → non sono fonemi, ossia un suono avente carattere distintivo in grado di creare parole
di significato diverso, se scambiato. [ es. it mano - nano ]

L’APPARATO FONATORIO

L’apparato fonatorio è costituito da:

- polmoni e bronchi → funzione di riempirsi d’aria e grazie all’azione del diaframma di contrarsi di
mandarla fuori

- trachea

- laringe

- faringe

- dotto orale

- cavo orale (ugola, lingua, velo palatale, palato duro, alveoli, denti, labbra)

- cavità nasali

Tra la laringe e le cavità nasali avviena la creazione dei suoni.

Il primo possibile ostacolo che l’aria incontra lo trova nella laringe, ossia le pliche vocali. L’aria prosegue
nella faringe, dove è possibile avere delle ostruzioni (di fatto la laringe si può schiacciare), entra nel dotto
orale e a questo punto può uscire dalla bocca, dal naso (o da entrambi). Prima di uscire però, il flusso dell’aria
può essere modificato (in pressione e velocità) da diversi organi, quali:

- lingua → organo più mobile e che da il maggior contributo alla produzione di suoni. Si distingue a
sua volta in:

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- radice (parte posteriore)

- dorso (parte mediana)

- apice (punta)

Nel muoversi la lingua può chiudere completamente il cavo orale, appoggiandosi a più punti tra quelli che
può raggiungere → ugola, palato molle (o velo palatino), palato duro, alveoli (piccoli rigonfiamenti che
ospitano i denti superiori), i denti, le labbra.

è importante anche l’azione svolta dalle cavità nasali. L’aria può passare dalle cavità nasali solo se ugola e
palato molle sono abbassati, se invece retrocedono chiudono questo passaggio all’aria. Per la stragrande
maggioranza dei suoni che noi produciamo, il palato molle retrocede impedendo così il passaggio dell’aria
nelle cavità nasali.

CHE COSA SUCCEDE?

1) l’aria esce dai polmoni e passa attraverso la trachea, la laringe, la bocca e il naso

2) dalla laringe alla bocca, può essere costretta a passare per spazi di forma e ampiezza diversa che
portano alla produzione di onde sonore diverse

3) il primo ostacolo che l’aria può eventualmente incontrare si trova nella laringe ed è la glottide
(anello cartilagineo) che contiene due membrane coperte da mucose (pliche/corde vocali), che
possono assumere due posizioni: ripiegate sulle pareti dell’anello oppure distese e chiudere lo
spazio nell’anello e chiudere il passaggio all’aria. Le corde vocali sono governate da muscoli
connessi alle cartilagini.

Le corde corde vocali possono chiudere il dotto laringeo al passaggio dell’aria, ma la pressione dell’aria
può riaprirle; l’azione di queste due forze contrastanti produce una vibrazione che a sua volta da luogo alla
voce o sonorità, si distinguono a questo punto due categorie di suoni:

- quelli in cui le corde vibrano → suoni sonori

- quelli in cui le corde non vibrano → suoni sordi

VOCALI E CONSONANTI
- Se l’aria, nell’uscire dal dotto tracheale, incontra delle forme di ostruzione significative che modificano
velocità e pressione, si avranno le consonanti

- Se l’aria, nell’uscire dal dotto tracheale, non incontra delle forme di ostruzione significative che
modificano velocità e pressione, si avranno le vocali

l’aria sale dai polmoni

incontra ostacoli diversi dalla vibrazione delle pliche vocali?

↓ ↓

no si

↓ ↓

c’è vibrazione delle pliche? c’è vibrazione delle pliche?

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↓ ↓ ↓ ↓

no si no si

↓ ↓ ↓ ↓

silenzio vocale consonante consonante

sorda sonora

LE VOCALI

L’aria uscendo dai polmoni fa vibrare le corde vocali e poi non incontra ostacoli e può defluire dal cavo
orale e/o dal cavo nasale. I diversi timbri delle vocali sono dati dalla diversa forma che assume il dotto orale
al passaggio dell’aria, pur senza frapporre degli ostacoli significativi. La forma che il dotto orale assume
dipende da tre variabili:

1) posizione di un punto medio ideale della lingua sull’asse orizzontale; le posizioni che questa può
assumere sono potenzialmente infinite, ma noi ne distinguiamo generalmente tre: posteriore,
centrale (posizione di riposo), anteriore

2) posizione di un punto medio ideale della lingua sull’asse verticale; ci sono 4 posizioni principali:
bassa (leggermente più schiacciata della posizione di riposo), medio bassa, medio alta, alta

3) Arrotondamento delle labbra; 2 posizioni significative: arrotondata, non arrotondata

NB: questi tre tratti vengono combinati in simultanea nella pronuncia di una vocale

IL TRAPEZIO VOCALE
→ piano sperimentale dello spazio entro cui si muove la lingua per produrre una vocale. Se la lingua
supera, idealmente, lo spazio delimitato da questo trapezio si pronuncerà una consonante, altrimenti si
produrrà un suono vocalico.

L’ALFABETO IPA (INTERNATIONAL PHONETIC ASSOCIATION)

→ alfabeto creato apposta per rappresentare i suoni che insegue un principio di massima biunivocità (ogni
segno è rappresentato da un solo suono e viceversa). Questo principio di biunivocità nei sistemi di scrittura
nel mondo è rarissimo, forse l’unico ad avvicinarsi in Europa è l’alfabeto ceco. Ha lo scopo di rappresentare
per iscritto tutti i suoni delle lingue umane; può essere applicato a diversi livelli di approssimazione
(trascrizione strettissima in cui si annota ogni minima variazione oppure trascurare alcuni dettagli).

Le trascrizioni foniche rappresentano i foni e si pongono tra [ ], quelle fonologiche tra //

TRAPEZIO IPA

In alcuni puntini ci sono due segni → si possono quindi realizzare due


suoni e dipendono dall’arrotondamento o no delle labbra (sinistra no
arrotondato, destra si)

I confini di dispersione variano da lingua a lingua

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LE CONSONANTI

Se l’aria spinta fuori dalla laringe in poi incontra degli ostacoli significativi si generano dei suoni detti
consonanti. Sono tantissime e si possono classificare facendo riferimento a tre parametri che
corrispondono a tre variabili che intervengono nel processo articolatorio, in genere simultaneamente.

I TRE PARAMETRI DELLE CONSONANTI


1) modalità delle ostruzioni: riguarda l’entità dell’ostacolo frapposto all’aria; è inversamente
proporzionale allo spazio lasciato libero per il deflusso dell’aria

2) Luogo di articolazione: luogo dove viene posto l'ostacolo

3) Assenza/presenza del tratto di sonorità: dipende dalla vibrazione o no delle corde vocali.

1 - MODALITA DI OSTRUZIONE DELL’ITALIANO


● occlusiva - blocco totale dell’aria (aumento della pressione interna), quando viene rimosso
l’ostacolo, si produce un’esplosione. Non possono essere continui, sono momentanei e possono
essere sordi o sonori. es. [p] [b] [k] [g] [t] [d]

Come si riconosce un suono sordo? Quando c’è una vibrazione → sonore

- mano sul pomo d’Adamo

- Mano sulla testa

- Tapparsi le orecchie

● Fricativa - canale fonatorio viene fortemente ristretto in un punto della lingua e/o dei denti, può
passare solo un po’ d’aria -> si ode (per aumento della pressione) un raschio.

Questi suoni sono tutti continui e possono essere prodotti fino a che ho fiato e possono essere
sordi o sonori [f] [v] [s]

● Affricata - breve occlusione del canale fonatorio con seguente rilascio che genera una frizione; si
tratta quindi di una rapidissima esecuzione di un’ostruzione occlusiva e fricativa. Sono momentanei
e possono essere sordi o sonori.

Es. [ts] In can[ts]one

● Nasali - canale fonatorio completamente ostruito, ma il velo palatino si abbassa e consente l’uscita
dell’aria dalle cavità nasali. Sono tutti continui e sono tutti sonori [m] [n] → perdita di uno dei
parametri di distinzione

● Laterale - la lingua crea un’ostruzione parziale, ma l’aria può uscire ai lati del dorso della lingua. I
fono laterali sono continui e sonori. Es [l]

● Vibrante - la lingua pone e rimuove più volte e in rapida successione un ostacolo. Sono continui e
sonori [r]. Se si rimuove con più cicli -> polivibranti

● Approssimanti: occlusione del canale fonatorio minima, la lingua si alza di poco al di sopra dei
limiti superiori del trapezio vocalico. [j]eri, [w]omo

Es. In inglese abbiamo una rappresentazione stabile del suono gl -> y (yesterday). In italiano
vengono rappresentati con lo stesso segno che ha pronuncia diversa (uomo ≠ uva). Il segno grafico
i e u non è biunivoco, quindi hanno sia valore consonantico che vocalico.

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| se non vi è posto alcuno ostacolo al passaggio dell’aria → vocali|

2- LUOGHI DI OCCLUSIONE E SONORITÀ

CLASSIFICAZIONE DELLE CONSONANTI ITALIANE: OCCLUSIVE

Luogo di occlusione sorda/sonora

bilabiale - le labbra si chiudono [p]/[b]

dentale - la lingua si appoggia sui denti [t]/[d]

velare - la lingua si alza, arretra e si appoggia al [k]/[g]


velo palatino, chiudendo temporaneamente

CLASSIFICAZIONE DELLE CONSONANTI ITALIANE: fricative

luogo dell’occlusione sorda/sonora

labiodentali - gli incisivi superiori si appoggiano al [f]/[v]


labbro inferiore, generano un’ostruzione ma
lasciano passare un po’ d’aria

alveolari - la punta della lingua si avvicina agli [s]/[z]


alveoli (rimanendo arcuata), lasciando una piccola
fessura

alveopalatali - la punta della lingua si avvicina agli [∫]/ [ჳ] (solo in prestito)
alveoli e il dorso si avvicina al palato duro, creando
un canale più lungo. L’ostruzione avviene sia a
livello degli alveoli che del palato

CLASSIFICAZIONE DELLE CONSONANTI ITALIANE: affricate

luogo di occlusione sordo/ sonoro

Alveolare- la punta della lingua tocca gli alveoli, [ts] / [dz]


generando una piccola occlusione ma si sposta
rapidissimamente per lasciare un piccolo spazio.

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Alveopalatale - la lingua si appoggia ai denti e al [t∫ / [dჳ ]
palato duro, dopo aver generato l’occlusione si
stacca leggermente facendo passa un po’ d’aria.

CLASSIFICAZIONE DELLE CONSONANTI ITALIANE: nasali

luogo di occlusione sonoro

bilabiale - rilascio dell’aria dal nasale con [m]


ostruzione delle labbra

alveolare - lingua appoggiata agli alveoli e rilascio [n] - anta


dell’aria dal naso

velare - la lingua arretra, si appoggia al velo [ƞ]- anca


palatino. Ostruzione totale e aria esce solo dal
naso

labiodentale - labbro superiore tocca l’arcata [ɱ] - tanfo


superiore dei denti

palatale - l’ostruzione avviene sul palato duro [ɲ] - gnomo

CLASSIFICAZIONE DELLE CONSONANTI ITALIANE: laterali e vibranti

luogo di articolazione sonora

alveolare - la lingua si appoggia agli alveoli [l] - luce

Palatale - la lingua si appoggia al palato duro, e [ʎ] - aglio


lascia i lembi rilassati e abbassati

Vibrante alveolare - la lingua si appoggia agli


alveoli e compie cicli di vibrazione [r]

CLASSIFICAZIONE DELLE CONSONANTI ITALIANE: approssimanti

luogo di occlusione sonora

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Palatale - la lingua supera di poco lo spazio vocale [j] - ieri
della i

Velare - la lingua è poco più superiore allo spazio [w] - uomo


vocalico della u e si ha un arrotondamento delle
labbra

NB: si trovano sempre e solo davanti a una vocale

LA SILLABA

I foni si organizzano in aggregazioni discrete, ossia le sillabe. Sono unità universali e la sillabazione
spontanea è generalmente corretta, perchè rispecchia un’organizzazione della componente fonologica di
tutti gli uomini-

La sillaba è un’aggregazione di suoni intorno ad un picco di intensità in prossimità del nucleo. È crescente
prima del nucleo e decrescente dopo di esso.

Ha una struttura interna, basata su nucleo (parte indispensabile), ciò che precede il nucleo (testa) e ciò
che lo segue (coda). L’unione di testa e coda → rima.

La sillaba più piccola immaginabile dall’uomo è il nucleo e in italiano è principalmente costituito da una
vocale (in altre lingue il nucleo può essere rappresentato da altri suoni). Anche le laterali, nasali e vibranti
possono occupare il ruolo di nucleo e si chiamano sonanti.

Ci sono lingue che non ammettano la coda (giapponese - le sillabe sono costituite o dal solo nucleo o da
nucleo+coda)

PICCO D’INTENSITA
I suoni possiedono una diversità sonorità intrinseca, ovvero una maggiore intensità naturale indipendente
dalla forza con cui l’aria esce. Per esempio se grido una a avrò una maggiore risonanza che se gridassi
una s. Man mano che aumenta lo spazio di occlusione, decresce il livello di sonorità intrinseca.

In una parola passando da un suono all’altro si hanno variazioni di sonorità intrinseche, ad ogni minimo di
sonorità, cioè ad ogni massimo restringimento del canale fonatorio inizia una nuova sillaba.

SCALA DI SONORITA
Ogni volta che tocco un minimo di sonorità intrinseca si produce una piccola pausa (cesura), dato dal fatto
che devo invertire il movimento aperto- chiuso. Es. Culturista - [kul.tu.ˈris.ta]

VOCALI E SILLABAZIONE: DITTONGHI


In una sillaba il nucleo è per lo più occupato da una vocale, ma questa può essere seguita da un’altra
vocale (di sonorità intrinseca minore) da origine ad un dittongo → movimento della lingua in uno spazio
vocale all’interno della stessa sillaba e verrà chiamata semivocale (apertura e sonorità intrinseca) minore
rispetto ad un vocale.

Es. [ˈka.u̯.to]. le semivocali si indicano con ̯

Se però la seconda vocale è accentata allora sarà nucleo di sillaba; poiché l’accento porta ad un aumento
della sonorità intrinseca di una vocale (iato). Es. [ɡwa.ˈiː.to]

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NB:.

- se una vocale è seguita da una nasale all’interno della stessa sillaba, tale vocale si nasalizza. ~ →
posta sulle vocali nasalizzate. È il caso di cantano, ma non di cane, perché [kãn.ˈta.re] ma [ka.ne]
=> quindi esistono i confini sillabici

- In italiano se una vocale si trova contemporaneamente in:

• Sillaba tonica
• Sillaba aperta = finisce per vocale (chiusa: finisce per consonante)
• Sillaba non finale

=> allora si allunga la vocale. Un suono lungo si segna con :

es. [kãn.ta:.re]

TRATTI SOVRASEGMENTALI

Ci sono delle altre entità che accompagnano l’atto fonatorio, ma sono ad esso esterne e sono 4:

1) accento
2) Lunghezza
3) Tono
4) Intonazione

1- ACCENTO

É l’insieme di 3 strategie che serve a rendere più udibile una sillaba rispetto alle altre:

● Pronuncia con maggiore intensità


● Pronuncia più alta
● Pronuncia più lunga
Le stratgie sono sempre compresenti, ma le lingue ne usano una con una maggior prevalenza.

Se viene sfruttata maggiormente l’intensità à lingue ad accento espiratorio (italiano, tedesco)

Se viene sfruttata l’altezza di nota musicale à lingua ad accento musicale (greco)

Se viene sfruttata la lunghezza à lingua ad acceno di durata (georgiano)

L’accento riguarda la sillaba ma si sente maggiomente sul nucleo.

L’accento può essere distintivo e distingue parole diverse

Es.meta - metà

2- LUNGHEZZA
É la durata cronologica della realizzazione di un segmento. È un tratto molto esotico, è difficile trovarlo nelle
lingue. Può riguardare sia le vocali che le consonanti.

lunga e vocale si differenziano da tempo per cui si tiene. Nell’IPA si annota con (:), ma per le consonanti si
può scrivere doppiamente la consonante

Es. Lat palus (palude) - pālus (palo)

La lunghezza della vocale permette di distinguere parole di significato diverso. In italiano ciò avviene però
solo con le consonanti

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3- TONO
É la variazione di altezza di una nota musicale associato ad una sillaba (percebile più sulla vocale). È un
fenomeno molto comune nelle lingue del mondo, ma meno nelle lingue d’europa (ad eccezione del serbo,
le lingue baltiche, ..)

In alcune lingue la modulazione è solo acustica, in altre invece è scritto e serve a modificare il significato
della parola

Es. Cinese mandarino, ha 4 toni:

mā (alto costante) - mamma

má (ascendente) - lino

mǎ (discendente - ascendente) - cavallo

mà (discendente) – ingiuriare, sgridare

4 - INTONAZIONE
Non si riferisce alla sillaba, ma all’enunciato (porzione di testo utile allo scambio di informazione). È la curva
melodica associata ad un enunciato che permette di comunicare informazioni diverse. In certe lingue ha
valore distintive

Es. It. Paolo ha pranzato - dopo l’ultima sillaba tonica (za) la nota musicale scende à valore affermativo

Paolo ha pranzato - dopo l’ultima sillaba tonica (za) la nota musicale si alza à valore interrogativo

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