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1° lezione Linguistica generale e sociolinguistica

1° lezione Linguistica generale e sociolinguistica

Linguistica generale, il “generale” sta ad indicare che le cose di cui parleremo valgono in
linea di principio per tutte le lingue parlate sul pianeta. Da censimento Unesco parliamo di
6400 lingue che però al loro interno si articolano in decine e decine di varietà.
Posso dire che l'italiano è una lingua,ma se vado a ben vedere non esiste l'italiano.
Esistono tanti modi diversi di parlare italiano, esistono tanti italiani e non sto alludendo ai
dialetti che sono tecnicamente altre lingue che la società percepisce come di minore
importanza, o se volete, di uso limitato sia in termini di numero di parlanti che se ne servono,
sia in termini di dominio d'uso. Cioè in quali ambiti le posso utilizzare? Quando dico varietà
di lingua non mi riferisco ai dialetti, perché anche i dialetti al loro interno possono essere
parlati in modi diversi. Quindi quando parlo di varietà mi riferisco al fatto che una lingua
al suo interno può essere parlata in maniera diversa per ragioni diverse quindi con
cause che hanno a che fare con l‘età di chi parla, con il contesto, con l’istruzione, con
il patrimonio linguistico che mi appartiene, con il contesto comunicativo. Il nostro
cervello quindi, o meglio la mente che opera all’interno del nostro cervello, parliamo sia di
strutture che di funzioni (la mente ci da le funzioni e il cervello le strutture) è come un’entità
che continuamente analizza che cosa succede, dove succede, con chi succede e perché
probabilmente succede. Non facciamo mai nulla per caso e tantomeno parliamo per caso.
Parlare è un’operazione estremamente complessa, richiede tante risorse, richiede l’impiego
del cervello, dei distretti corporei, l’attivazione di una serie di reazioni emotive. Per tutta
questa serie di ragioni il linguaggio verbale o lingua che dir si voglia, è un processo ad
altissimo consumo energetico e per questa ragione tendiamo ad economizzarlo il più
possibile e dall’altra parte è come se avessimo dei tentacoli in esplorazione e questi
tentacoli ci danno degli input che poi ci portano ad aprire bocca e a tirare fuori una cosa
oppure un’altra. Ecco perché si parla di variabilità della lingua ovvero si va bene, c'è l'italiano
se devo dire quante lingue esistono sul pianeta. E dico il numero, però,poi quanti italiani ci
sono? Non quante persone che parlano italiano, ma quanti modi di usare un qualcosa che la
comunità linguistica riconosce come italiano. Perché finché la comunità italiana lo riconosce
vuol dire che noi siamo in uno spazio di possibilità. La gente non parla l’italiano standard
altrimenti la gran parte delle persone sarebbero tagliate fuori dal circuito comunicativo.
Siamo in uno spazio della lingua italiana dove magari non ci sarà la totalità delle persone
che parla italiano, ad esempio per dire “Stai tranquilla/o” si ricorre a un’espressione diversa
rispetto a quella cui si ricorrerebbe in un altro spazio comunicativo, in un altro momento.
Quindi quando dico che secondo l’UNESCO esistono x mila lingue, mi riferisco ad
un’astrazione sulla base della quale esiste l’italiano, l’inglese, il francese ma è mera

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1° lezione Linguistica generale e sociolinguistica

astrazione o meglio ce la raccontiamo così perché è un’illusione senza la quale non


potremmo dire di poter descrivere completamente una lingua. Quindi noi dobbiamo
accettare per convenzione, se vogliamo capire come funziona una lingua, che almeno a
livello teorico o astratto oppure (il termine tecnico in linguistica è sistema) almeno a livello di
sistema, l’italiano è quello, quindi te lo vado a descrivere. Come del modo con cui tra i tanti
suoni ne preferisci alcuni, del modo in cui tra i tanti modi di formare parole ne preferisci
alcune etc.
Grammatica significa sistema organizzato di grammata di elementi primi. Questi grammata
possono essere tante cose. Quindi parleremo di grammatica descrittiva, non normativa. Ma
parleremo anche di grammatica mentale che è una cosa meravigliosa. Per poter dire “bella
fratè” dovete avere un'articolazione interna della grammatica mentale dell’italiano che
contempli anche quella varietà, quel modo di parlare, che non sempre però si serve delle
stesse risorse dell’italiano standard. Quindi a volte le stesse risorse me le ritrovo per modi
diversi di usare l’italiano, quindi per grammatiche dell’italiano diverse, altre volte no.
Parleremo di grammatica mentale soprattutto in relazione al fatto: come ho fatto a
imparare a parlare l’italiano in meno di tre anni e senza sforzo? L’esposizione
all’ambiente sonoro (al soundscape, formato per fusione da sound e landscape, il
paesaggio sonoro diciamo in italiano) inizia quando ancora si sta nella pancia in
gestazione, dalla 29a settimana di gravidanza. Quindi i meccanismi dell’acquisizione che
poi mi porteranno alla costruzione della grammatica mentale li comincio quando sto ancora
sulla pancia.
Noi siamo animali linguistici e ogni volta che sentiamo la necessità di esprimere qualcosa
senza rendercene conto usiamo 5,6,7 linguaggi contemporaneamente, tutti finalizzati a far
passare ciò che vogliamo far passare. E tra questi la lingua benché la più potente, è soltanto
uno dei linguaggi che utilizziamo. Parlare è un’operazione ad altissimo tasso di complessità,
ecco perché parlare una lingua non è la stessa cosa che sapere cosa fai quando parli una
lingua. Quindi la persona comune può parlare e parlare bene, può capire, può leggere, può
scrivere senza dubbio, ma la persona che studia linguistica è una persona che sa cosa fa o
cosa non fa quando ascolta, parla, legge e scrive. La differenza tra saper solo parlare e
avere una conoscenza metalinguista della lingua, significa che noi ci rendiamo conto
di che tipo di processo si realizza in noi a livello individuale ma anche ciò che si
realizza tra noi rispetto all’alterità, le altre persone, processo di natura sociale. Quindi
per tutto c’è un piano meta cognitivo, quello che faremo noi è tentare di avvicinarci a questo
piano. La comprensione dei meccanismi non semplicemente il saper fare ma il capire, il
vedere in che modo le cose prendono forma, il perché prendono quella forma.
Il linguaggio include la lingua. La lingua è una forma di linguaggio perché da una
parte è un’entità, un sistema, una grammatica, (vedete la variabilità della lingua, la stessa

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cosa detta in maniera diversa ma ogni cosa mi fa capire che sto parlando dello stesso
elemento del mondo) e dall’altra c’è linguaggio ovunque ci sia un’associazione tra
un’espressione e un contenuto. Ogni volta che noi ci ritroviamo di fronte delle entità che
sono caratterizzate dal fatto di mettere insieme una traccia di natura sensoriale (ovvero
qualcosa che si può sentire o qualcosa che si può odorare o toccare, assaggiare, vedere) e
ogni volta che questa traccia sensoriale richiama un’idea, un concetto, ogni volta che questo
accade, sto di fronte ad un linguaggio. Quindi se dico che la lingua è un linguaggio dico una
cosa sicuramente corretta, ma se dico che sono la stessa cosa, non rendo giustizia alla
complessità del mondo.
Perché un semaforo è una FORMA che ESPRIME un linguaggio. Una formica che rilascia
nell’aria i feromoni (gli ormoni che solitamente sono usati per l’accoppiamento sessuale ma
che possono essere usati anche per la comunicazione) usa una traccia sensoriale fatta di
neurotrasmettitori per segnalare in quel momento alle altre formiche non che vuole
accoppiarsi, ma il fatto che c’è del cibo. Quindi, è un linguaggio? sì. Funziona come la
lingua? Nei suoi meccanismi di base, sì, perché anche nella LINGUA ho una TRACCIA
SENSORIALE. Aria che perlopiù è carica di anidride carbonica, perché perlopiù parlo
buttando fuori aria, non mettendo dentro. Quindi sfruttando il flusso d’aria EGRESSIVO,
dagli alveoli polmonari fino a bocca e narici. Ogni volta che parlo la mia traccia sensoriale di
che natura sarà? Solitamente di natura ARTICOLATORIA e ACUSTICA. Articolo con la
bocca e sento con l’orecchio. Si può dire anche oro aurale (oro sta per bocca, aurale sta per
orecchio). La lingua quindi è un linguaggio perché si regge a dei mattoncini base (le
parole) che sono fatti di TRACCE SENSORIALI ACUSTICHE che si legano a
CONCETTI, idee. Quindi, le parole sono come il feromone usato ai fini di comunicazione
della sede dei cibi per le formiche? Sì, però la lingua rispetto al linguaggio della formica è un
bel po’ più potente. Il linguaggio include la lingua? Sì. Ma se una cosa ne include un’altra,
la cosa inclusa deve avere tante caratteristiche con la cosa includente perché se ti includo
significa che riconosco in te le proprietà fondamentali che garantiscono la mia esistenza.
Quindi deve esserci la linguisticità per poter entrare nella scatola del linguaggio. Una
volta che sto nella scatola del linguaggio avrò delle caratteristiche mie proprie che mi
renderanno riconoscibile rispetto a tutte le altre entità che stanno nella stessa scatola.
Quindi se io immagino questa grossa scatola la cui caratteristica fondamentale è la
linguisticità, dentro non ci troverò soltanto le lingue, ci troverò anche i semafori, ci troverò
anche i feromoni delle formiche, ci troverò la danza otto delle api senza le quali non
avremmo i GPS e non avremmo neanche i sistemi che stanno alla base di google maps.
Quindi ci troverò davvero tante cose, però tra tutte la lingua avrà delle potenzialità maggiori.
Per riuscire a rendere meglio questo rapporto di scatola e contenitore della scatola, abbiamo
iniziato da qualche decennio a non dire lingua, sì lo diciamo quando stiamo parlando di una

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lingua, ma quando lo dico non mi sto riferendo a una lingua in particolare, non dico lingua
ma dico LINGUAGGIO VERBALE. Il linguaggio verbale è una FORMA DI LINGUAGGIO.
Per avere una lingua è necessario che ci sia linguaggio verbale. Il linguaggio verbale è come
una predisposizione innata a partire da un certo momento dell’evoluzione, una
predisposizione innata ad acquisire una lingua. Quale lingua o quali lingue te lo dirà il
contesto di esposizione. Non puoi avere una lingua senza un linguaggio verbale,
teoricamente puoi avere un linguaggio verbale senza avere una lingua. Questo
“teoricamente” vale solo nella misura in cui non sei esposto a nulla. Il linguaggio verbale
corrisponde a una lingua in particolare? No. Il nostro ragionamento adesso è di tipo top
down, cioè stiamo andando dal generale all’universale. La domanda di fondo è: quale
precondizione deve esserci perché si possa parlare di linguaggio? L’unica
precondizione che c’è è proprio questa capacità, sussistenza di un legame tra una
TRACCIA SENSORIALE più un CONTENUTO MENTALE che può essere un concetto,
un significato. Se lo scatolone è il linguaggio, la scatola più grande dentro il linguaggio è il
linguaggio verbale. Dentro alla scatola che sta nello scatolone linguaggio verbale, c’è una
scatola per ognuna di quelle 6000 e passa lingue ma in ognuna di quelle 6000 e passa
scatole che stanno tutte nella stessa scatola grande che sta dentro lo scatolone
corrispondono a quel principio di variabilità linguistica. Il bello del gioco è che i diversi input
vanno a costruire un’entità, la stessa entità per le diverse persone che si muovono entro gli
stessi confini. E non parlo di confini nazionali, i confini sono quelli comunicativi perché i limiti
della scatola (il cambiare scatola o l’andare in una scatola più grande, me li dà il principio di
intelligibilità. Fino a che capisco sto in quella scatola, se io dico “bella fratè” oppure “egregio
sig. ranieri” sto sempre nella scatola dell’italiano ma sicuramente sto in due sotto scatole
differenti. Per poterle riconoscere poi ad ognuna attribuirò un nome. Questo nome sarà
come faccio a riconoscerla prima senza tanti giri di parole? La conoscenza si costruisce
nella mente grazie alle strutture del cervello e grazie al rapporto che abbiamo con l’habitat
antropico e non solo; quindi da quando nasco a quando esalo l’ultimo respiro, non faccio
altro che costruire e demolire conoscenza perché la conoscenza non è che una volta
costruita rimanga lì perpetuamente. Ci sono delle perdite di conoscenza che poi possono
essere arginate. Non esiste nulla di permanente se non nella linguisticità. Quindi io nella vita
posso costruire tante scatole. Se integro lo scatolone che sta intorno, la potenzialità del
linguaggio, la linguisticità, se sussiste insomma quella condizione di base
espressione/contenuto, traccia sensoriale/idea-concetto, sulla base di questo posso mettere
su tanto. Ovviamente è più facile in età evolutiva. Dato il presupposto che è la condizione di
linguisticità che sta a monte che è la capacità di associare espressioni e contenuti, dato
questo io poi posso esplorare i contenuti della macroscatola in tutti i modi possibili e
immaginabili. All’interno dello scatolone noi troviamo anche altre specie (api, formiche,

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delfini, gatti e gatte etc..), dove iniziamo a trovare qualcosa che è solo di sapiens sapiens,
cioè che è nostro? Nello scatolone LINGUAGGIO VERBALE, cioè in quello che nasce già
come un contenuto dello scatolone più grande ma che è una scatola bella impegnativa. A
partire dagli anni cinquanta in poi per parlare di tutto quello che ha a che fare con la lingua
anche se ancora non so quale lingua (stiamo parlando quindi della scatola di pertinenza
della nostra specie) al momento della nascita noi possediamo questa fantastica facoltà che
ha tutto è niente, la facoltà di linguaggio. Avere la facoltà di linguaggio, oppure come si dice
dagli anni cinquanta in poi, avere la grammatica universale, la predisposizione ad acquisire
una qualunque lingua è un qualcosa che corrisponde al nostro stato al momento della
nascita. Quindi al momento della nascita io ho una PREDISPOSIZIONE all’acquisizione
di una lingua. La nostra predisposizione al costruire lingue, cioè il fatto che nasciamo con la
facoltà di linguaggio integra, si tradurrà nel costruire tante grammatiche quante sono le
lingue utilizzate intorno a noi. Questo è ciò che ci rende parlanti in meno di tre anni.
Predisposizione, ovvero un qualcosa di innato che ormai nelle ultime centinaia di migliaia di
anni è diventato genetica. Ma da solo il dato biologico, la parte biologica e genetica non
basta, serve anche la società, serve la gente intorno che parla. Entrambe sono condizioni
necessarie ma nessuna è sufficiente. Quindi per poter passare dal linguaggio verbale a una
lingua, io ho bisogno di persone intorno a me che parlano e che parlando mi danno dei
modelli che senza rendermene conto, filtro e faccio miei.
Noi viviamo completamente in immersione nei linguaggi, perché è sufficiente che ci sia una
traccia sensoriale e un’idea, un contenuto e che quella traccia rimandi a quel contenuto e
che quel contenuto si possa esprimere con quella traccia. Questo è il linguaggio e ogni
singolo accoppiamento all’interno del linguaggio, come una parola rispetto a una lingua lo
chiamiamo SEGNO. Ogni linguaggio ha un suo mattoncino base o un’unità minima di
riferimento che chiamiamo SEGNO. Le parole sono segni? sì. Un miagolio emesso da una
gatta? Sì. Qualunque cosa è potenzialmente linguistica poiché per esserlo ci deve essere un
richiamo. L’espressione mi deve richiamare un contenuto e quel legame si deve
consolidare e deve essere condiviso a livello sociale.
L1 = lingua di primaria acquisizione
Nasco in Italia? Dovrebbe essere l’italiano, in una delle sue possibili varietà
L2 = lingua di secondaria acquisizione
Io sono straniera arrivo in Italia e mi immergo all’interno di contesti che parlano italiano, la
conoscenza sarà di un italiano in cui si riconosceranno sempre delle tracce di non italianità
nativa
LS = lingua straniera
è l’inglese per noi. Perché intorno non c’è gente che parla inglese

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Lo status di una lingua non è dato in partenza, nel caso che citavo prima della madre
rumena che non manda all'asilo il figlio nato in italia, accade che quel bambino mi viene
privato della possibilità di parlare italiano come L1, si ritroverà a parlare italiano come L2,
farà errori morfologici e sintattici dovuti al fatto che ha avuto un italiano parlato dalla madre
che è un italiano non nativo.
Il linguaggio verbale si realizza in forma di LINGUA: una forma di linguaggio verbale che
corrisponde ad abitudini concrete di una comunità.

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