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FONETICA E FONOLOGIA

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FONETICA E FONOLOGIA

§ FONETICA > Studia i suoni linguistici o FONI usati in tutte le


lingue nella loro dimensione fisica, meccanica e concreta.
Descrive il modo attraverso cui l’apparato fonatorio articola i
foni, ossia, descrive le caratteristiche che ogni singolo fono
presenta (modo di articolazione, punto di articolazione, sonorità
etc.). Non si occupa della funzione che i suoni linguistici
assumono all’interno delle singole lingue.

§ FONOLOGIA O FONEMATICA > Studia il funzionamento e il


valore dei suoni linguistici all’interno di una lingua specifica,
ovvero, si occupa della capacità combinatoria dei suoni
linguistici di creare elementi morfologici dotati di significato. In
fonologia, i suoni linguistici vengono chiamati FONEMI (= i suoni
che permettono di distinguere un significato), di cui i FONI sono
la realizzazione concreta.
FONETICA
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LA FONETICA

Si occupa della natura fisica dei foni di cui si servono le


lingue. Si divide in tre branche:

§ A) Fonetica articolatoria (emittente). Si occupa delle


modalità di produzione fisiologica dei suoni.

§ B) Fonetica acustica (mezzo attraverso cui il


messaggio si propaga). Si occupa delle caratteristiche
fisiche dei suoni.

§ C) Fonetica uditiva (ricevente). Si occupa delle


modalità di ricezione fisiologica dei suoni
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LA CAPACITÀ FONATORIA

§ L’uomo non ha alcun organo riservato esclusivamente


alla produzione di suoni.

§ La capacità fonatoria si è istallata come funzione


secondaria e parassita su un insieme di organi
disegnati per altre funzioni: respirare, alimentarsi, etc.
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L’APPARATO FONATORIO UMANO
L’aria parte dai
polmoni e
attraversa la
trachea,
raggiungendo la
laringe (valvola
che in principio
chiudeva
l’accesso ai
polmoni).
Qui comincia il
tratto vocale.
Nella parte
chiamata
glottide, sono
situate le pliche
vocali.
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LA GLOTTIDE (I)
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LA GLOTTIDE (II)
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IL MECCANISMO LARINGEO

§ Quando le pliche vocali si tendono e si toccano


bloccando il passaggio dell’aria, i foni prodotti si
dicono sonori. In questo caso, l’aria che fuoriesce dai
polmoni genera una vibrazione (Pronunciate
zzzzzzzz…..).

§ Nel caso dei foni sordi, le pliche vocali invece si


tendono, ma senza impedire il passaggio dell’aria. Il
meccanismo laringeo non si attiva e quindi non vi è
vibrazione (Pronunciate ssssssss…..).
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L’APPARATO FONATORIO UMANO
L’aria raggiunge
la faringe, dove,
nella parte
superiore, l’ugola
può spostarsi
indietro per
chiudere il canale
di comunicazione
con la cavità
nasale.
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L’APPARATO FONATORIO UMANO
Nella cavità orale,
l’aria incontra
alcuni organi
fonatori.
La cavità nasale
partecipa alla
formazione dei
suoni quando
l’ugola è a riposo
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ORGANI FONATORI MOBILI E FISSI

Durante l’espirazione, gli organi fonatori assumono diverse


configurazioni che creano ostacoli al passaggio dell’aria. Tra
essi si possono distinguere:

§ ORGANI MOBILI > Pliche vocali, velo palatino, ugola,


lingua e labbra.

§ ORGANI FISSI > Faringe, palato duro, alveoli e denti.


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VOCALI E CONSONANTI

§ Nel tratto sovra-laringeo il passaggio dell’aria può essere


ulteriormente ostruito o subire una frizione dovuta a un
restringimento.

§ La presenza o l’assenza dell’ostacolo sovra-laringeo crea la


differenza tra vocali e consonanti.

§ Si producono vocali se, dopo l’attivazione del meccanismo


laringeo, l’aria non incontra né ostruzioni né restringimenti.

§ Si producono consonanti quando invece l’aria incontra tra gli


organi fonatori sovra-laringei un’ostruzione o un restringimento.

§ Le consonanti sono sorde quando il meccanismo laringeo non è


attivato e sonore quando questo è attivato.
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LE VOCALI

Per la produzione delle vocali si attiva il meccanismo laringeo.


Le vocali sono sempre sonore e si distinguono per le posizioni che
la lingua assume, compiendo movimenti in orizzontale o verticale
senza però restringere il canale al punto da creare frizione.

I parametri per la descrizione delle vocali sono:

1. La posizione della lingua lungo l’asse verticale > alta, medio-


alta, medio-bassa o bassa.
2. La posizione della lingua lungo l’asse orizzontale >
anteriore/palatale, centrale, posteriore o velare.
3. L’atteggiamento delle labbra > arrotondato o non-arrotondato.
4. La posizione del velo pendulo > sollevato = orali / abbassato =
nasali
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IL TRAPEZIO VOCALICO
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LE CONSONANTI

Le consonanti sono caratterizzate da una chiusura o un restringimento


di un punto del canale e si definiscono in base ai seguenti parametri:

§ punto di articolazione > quando gli organi molli agiscono soli o si


avvicinano a quelli fissi.

§ Modo di articolazione > occlusivo, fricativo, affricato, laterale,


vibrante, nasale e approssimante.

§ Sonorità vs. sordità (attivazione meccanismo laringeo)

§ Forma della lingua

§ Articolazione momentanea o continua

§ Forza espiratoria
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PUNTO DI ARTICOLAZIONE

Nell'ambito delle consonanti, dal punto di vista del luogo di articolazione si


distinguono:
§ Bilabiale > «mamma» in italiano
§ Labiodentale > «velo» in italiano
§ Interdentale > «cielo» in castigliano; «think» in inglese
§ Dentale > «dado» in italiano
§ Alveolare > «wide» in inglese
§ Palatale > «cielo» in italiano
§ Velare > «gatto» in italiano
§ Uvulare > «rester» in francese
§ Faringale > presente nelle lingue semitiche
§ Glottidale > si produce chiudendo le pliche che poi si aprono facendo uscire
l’aria «è esperto» [ʔɛʔe’speɛrto]
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MODO DI ARTICOLAZIONE
Non-sonanti
momentanee
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MODO DI ARTICOLAZIONE

OCCLUSIVO / PLOSIVO
Consta di due fasi: occlusione (chiusura) ed esplosione:
l’aria viene bloccata in un punto e si accumula dietro
l’ostacolo fin quando questo non viene rimosso al
momento dell’esplosione. La durata dell’occlusione può
variare, mentre quella dell’esplosione è brevissima. Visto
che non è possibile prolungare il momento
dell’esplosione, le consonanti occlusive sono dette anche
momentanee.
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MODO DI ARTICOLAZIONE

FRICATIVO
Si ha quando l’ostacolo è provocato da due organi che si
accostano l’un l’altro senza toccarsi causando così il
restringimento del canale. L’aria continuerà a passare
ma in modo forzoso e produrrà una frizione. Per questa
ragione le consonanti fricative sono dette anche
continue.
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MODO DI ARTICOLAZIONE

AFFRICATO

Si ha quando il diaframma dell’occlusione non viene


aperto completamente perché gli organi dopo il distacco
rimangono tanto vicini da provocare, successivamente
alla plosione, l’uscita dell’aria con un frizione. Un affricata
comincia in occlusiva e finisce in fricativa.
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MODO DI ARTICOLAZIONE

VIBRANTE

Si ha quando un organo molle produce una vibrazione


intermittente contro un altro organo. Si distingue tra
monovibrante e polivibrante.
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MODO DI ARTICOLAZIONE

LATERALE

Si ha quando l’aria, bloccata in un punto centrale del


canale, passa ugualmente dalle parti laterali. La lingua
provoca l’occlusione con la parte centrale alzata su vari
punti, ma con i bordi laterali abbassati per consentire il
fluire dell’aria.
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MODO DI ARTICOLAZIONE

NASALE

Si ha quando nel canale orale si crea un ostacolo in un


punto, ma il velo pendulo abbassato consente all’aria di
passare attraverso le coane. Le consonanti così prodotte
sono occlusive con risonanza nasale.
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MODO DI ARTICOLAZIONE

APPROSIMANTE

Si ha quando due organi si avvicinano tanto da stringere


il canale, ma non tanto da fare uscire l’aria producendo
una consistente frizione. Si tratta quindi di foni intermedi
fra le vocali e le consonanti fricative. Tali suoni vengono
chiamati semi-consonanti o semi-vocali.
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PUNTI E MODI DI ARTICOLAZIONE
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FORMA DELLA LINGUA

Si considera come non marcata la forma della lingua piatta.

La forma della lingua solcata (parte centrale in lunghezza


abbassato, margini sollevati) si osserva nelle sibilanti, le
fricative dentali etc.

La lingua contratta lateralmente da luogo al modo di


articolazione laterale.

La forma della lingua è basilare per la produzione delle


consonanti retroflesse che si articolano flettendo
leggermente in alto in direzione del palato la parte anteriore
della lingua.
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FORZA ESPIRATORIA

Le consonanti forti sono quelle nelle quali il flusso d’aria


non incontra l’ostacolo laringeo (consonanti sorde).
Laddove vi sia attivato invece il meccanismo laringeo, il
flusso d’aria divenuto meno intenso, richiederà minore
forza per creare l’ostacolo e, quindi, avremo consonati
dette leni (consonanti sonore).
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CONTOIDI AVULSIVI O CLICKS

Sono prodotti senza intervento della respirazione. L’aria


viene mantenuta in bocca e subisce un processo di
depressione che determina la produzione del fono.

Le consonanti clicks sono usate nella lingue dell’Africa


sud-sahariana.

Sebbene non facciano parte del nostro sistema


fonologico, alcuni contoidi avulsivi sono presenti nel
nostro parlato.

https://www.youtube.com/watch?v=6ode6imhNKQ
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ALFABETO FONETICO
INTERNAZIONE (I)
§ L’International Phonetic Alphabet (IPA) è lo strumento attraverso
cui vengono rappresentati graficamente i foni. È stato creato per
ovviare alle discrepanze tra convenzioni grafiche delle varie lingue e suoni
effettivamente utilizzati. Nonostante presenti un eccellente grado di
approssimazione, non è in grado di riprodurre esattamente la
concreta realtà fonica di tutte le lingue.

§ Ad ogni suono corrisponde un unico simbolo grafico e ad ogni simbolo


grafico corrisponde un unico suono.

§ I suoni sono identificati in base alle loro caratteristiche fisiche (articolatorie).

§ Ad ogni suono corrisponde un unico simbolo grafico e ad ogni simbolo


grafico corrisponde un unico suono.

§ Per indicare che si sta fornendo una trascrizione IPA, tale trascrizione viene
riportata tra parentesi quadre […]
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ALFABETO FONETICO
INTERNAZIONE (II)
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DIFFERENZE TRA GRAFIA E
ARTICOLAZIONE
La grafia delle lingue è una convenzione e non corrisponde alla realtà
fonetica e articolatoria. Così in italiano:

§ Lì - gli > [‘li] -[ʎi] > i foni laterali dentale [l] e palatale [ʎ] sono espressi
dal punto di vista grafemico con la consonante <l> e con il nesso
consonantico <gl>, ma sono foni unitari.
§ Venti - Venti [’vɛnti] ‘movimenti d’aria’ e [’venti] ‘20’ > In Italiano
standard a livello fonetico esiste una differenza tra le due vocali medie:
medio-alta anteriore [e] e medio-bassa anteriore [ɛ]. Tuttavia dal punto
di vista grafemico tra le due <e> non esiste alcuna differenza.
§ gioca - foca [ˈʤɔ:ka] e [ˈfɔ:ka] > i foni affricato palato-alveolare sonoro
[ʤ] e fricativo labio-dentale sordo [f] sono espressi graficamente con la
consonante <f> e con la grafia <gi>. Nel secondo caso la <i> non è
espressa foneticamente, si utilizza per indicare la pronuncia affricata
del grafema <g>.
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DIFFERENZE TRA GRAFIA E
ARTICOLAZIONE

§ indicibile > [indi’tʃi:bile] > nasale alveolare [n] dovuta


alla pronuncia della occlusiva dentale sonora [d]
Inconsapevole > [iŋkon’sape:vole] > nasale velare [ŋ]
dovuta alla pronuncia della occlusiva velare sorda [k]
infelice > [iɱ’feli:tʃe] > nasale labio-dentale [ɱ] dovuta
alla pronuncia della fricatica labio-dentale sorda [f]
impossibile > [impos’si:bile] > nasale bilabiale [m]
dovuta alla pronuncia dell’occlusiva bilabiale sorda [p]
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LA SILLABA

È la minima unità d’aggregazione dei foni. Una sillaba si può


dire aperta se finisce in vocale (Es. CV gat-to) e chiusa se
termina in consonante (Es. CVC gat-to).

Nella maggior parte delle lingue, compreso l’italiano, la


sillaba si costruisce intorno ad un picco sonoro costituito da
una vocale attorno alla quale si raggruppano uno o più foni.
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COSTITUENTI DELLA SILLABA
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SCALA DI SONORITÀ E SILLABA

In fonetica, la sillaba inizia con un minimo di sonorità e


termina prima del successivo minimo di sonorità

Vocali basse
TRE-NO Vocali medie
Vocali alte
TREN-TO Approssimanti
Laterali
ES-TRA-NE-O Vibranti
Nasali
DES-TRA Fricative sonore
Fricative sorde
PAZ-ZO Plosive sonore
Plosive sorde
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DITTONGO E IATO

Il dittongo è formato da due vocali vicine, che si


pronunciano in una sola emissione di voce. Le vocali del
dittongo appartengono sempre ad un’unica sillaba. Es.
[ai] mai e [ja] piano.

Lo iato è formato da due vocali vicine che si pronunciano


separatamente e che appartengono a sillabe diverse.
Es. [a-’e:-re-o]
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FONETICA ACUSTICA

La Sorgente produce vibrazioni che si propagano nell’aria


sotto forma di onde.
§ vibrazione = movimento rapido avanti e indietro di un
oggetto o di una sua parte (punta del diapason)
§ onda = disturbo che viaggia lontano dalla sorgente in tutte
le direzioni (onde sull’acqua)

Polmoni
A Laringe
B App.
C
Segnale
Boccale vocale

Energia Sorgente Filtro


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VIBRAZIONE E ONDA SONORA

§ L’onda non trasporta del materiale, ma solo un segnale.


§ Ogni oggetto sulla traiettoria dell’onda inizia a vibrare.
§ Quando l’onda è passata, ogni cosa sulla traiettoria torna
alla posizione originale.
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FONETICA UDITIVA

A differenza di
quella fonatorio,
sviluppatosi
secondariament
e, l’udito è un
senso primario
ed il suo organo
principale è
l’orecchio.
FONOLOGIA
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FONOLOGIA

La fonologia è una disciplina della linguistica nata negli anni ‘20-’30


del ‘900 all’interno della scuola di Praga, di cui facevano parte
Nicolaj Trubeckoj, uno dei suoi padri, e Roman Jakobson.

Nel suo libro «Fondamenti di Fonologia» (1939), Trubeckoj (o


Trubetskoj Трубецкой in russo) stabilisce le basi della disciplina e
formula le regole che stanno alla base dell’identificazione dei fonemi di una
determinata lingua.

Nella sua rappresentazione grafica, la fonologia usa la maggior parte


delle convenzioni utilizzate dalla fonetica. Per la trascrizione
fonologica si utilizza l’IPA con alcune variazioni.
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FONEMA

Il fonema, dunque, è la minima unità distintiva di una lingua.


Si tratta di una forma priva di significato, ma che al
commutarsi nel medesimo contesto causa variazioni di
significato.
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LE REGOLE DI TRUBECKOJ (I)

Prima regola

«Quando due suoni ricorrono nelle medesime posizioni e non


possono essere scambiati fra loro senza con ciò mutare il
significato delle parole o renderle irriconoscibili, allora questi
due suoni sono realizzazioni fonetiche di due diversi fonemi».

/‘varO/ - /‘farO/

[v] e [f] ricorrono nella medesima posizione (#_V), se li


scambiamo otteniamo parole con significati diversi, dunque /v/
e /f/ sono fonemi dell'italiano.
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LE PROVE DI COMMUTAZIONE
I fonemi di una lingua si stabiliscono attraverso le prove di
commutazione. Consistono nel prendere una parola e
sostituire uno dei suoi foni con un altro. Creando così una
coppia minima.
LA COPPIA MINIMA > Coppia di parole di significato diverso
che sono differenziate da un solo fonema.

§ Cane - pane /ˈkanE/ e /ˈpanE/


§ caro - capo /ˈkarO/ e /ˈkapO/
§ via - mia /ˈvia/ e /ˈmia/
§ mano - nano > /’manO/ e /’nanO/

ATTENZIONE
§ Li – gli > /li/ e /ʎi/
§ Venti – Venti /’vɛnti/ ‘movimenti d’aria’ e /’venti/ ‘20’
§ gioca - foca /ˈʤɔka/ e /ˈfɔka/
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LE REGOLE DI TRUBECKOJ (II)

Seconda regola

«Quando due suoni della stessa lingua compaiono nelle medesime


posizioni e si possono scambiare fra loro senza causare variazione
di significato della parola, questi due suoni sono soltanto varianti
fonetiche facoltative, o libere, di un unico fonema».

rema - [ʁ]ema

La [r] alveolare e la [ʁ] uvulare in italiano possono essere suoni


intercambiabili. Lo scambio non dà luogo a due parole con
significato diverso. I due suoni non sono due fonemi diversi ma due
varianti (libere) di un solo fonema.
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VARIANTI (ALLOFONI) LIBERE

Le varianti libere di un fonema dipendono dalla realizzazione concreta


del singolo parlante, ossia dalle sue particolari abitudini di pronuncia.
Si tratta di due o più foni commutabili nello stesso contesto senza
causare differenza di significato.

/ˈro:za/ > sequenza di fonemi che in


italiano standard indica il significato

§ [ˈʁɔ:za] = pronuncia di un parlante con problemi di rotacismo (con


la “erre moscia”).
§ [ˈro:za] = pronuncia di un parlante settentrionale.
§ [ˈrɔ:sa] = pronuncia di un parlante meridionale.
§ [ˈrɔ:θa] = pronuncia di un parlante affetto da sigmatismo (con la
«zeppola» o «lingua di pezza»).
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LE REGOLE DI TRUBECKOJ (III)

Terza regola

«Quando due suoni di una lingua, simili dal punto di vista


articolatorio, non ricorrono mai nelle stesse posizioni, essi sono
due varianti combinatorie dello stesso fonema».

naso - ancora [‘na:zo] - ['aŋkora]

La [n] alveolare di naso e la [ŋ] velare di ancora non possono


ricorrere nelle medesime posizioni (la [ŋ] velare si trova solo e
soltanto prima di consonante velare e la nasale alveolare mai
davanti a consonante velare). Non sono, dunque, due fonemi
diversi, ma varianti (combinatorie) dello stesso fonema.
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VARIANTI (ALLOFONI)
COMBINATORIE
Si tratta di una variazione dovuta all’ambiente
sintagmatico. Due o più foni che non sono commutabili
nello stesso contesto, ma che sono varianti di uno stesso
fonema.

§ indicibile [indi’tʃi:bile]
§ [n] + [k] / [g] > [ŋ] : inconsapevole [iŋkon’sape:vole]
§ [n] + [f] / [v] > [ɱ] : infelice [iɱ’feli:tʃe]
§ [n] + [p] / [b] > [m] : impossibile [impos’si:bile]

Presentano tutti una nasale differente che non può


commutarsi con un’altra perché il punto di articolazione
dipende dalla consonante successiva.
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LA POSIZIONE DEI FONEMI (I)

I fonemi di una lingua non possono disporsi in qualunque


sequenza. Le lingue differiscono per la posizione che i
fonemi possono assumere all’interno delle parole
(restrizioni fonotattiche).
In italiano, per esempio, ad inizio di parola i fonemi
consonantici possono disporsi secondo lo schema:

consonante
(s) + + Vocale
occlusiva + laterale/vibrante
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LA POSIZIONE DEI FONEMI (II)

Il parlante conosce in modo intuitivo quali sono le


sequenza possibili e quali no. Così:

Maco, stradopa e padotto > sono sequenze


fonologicamente possibili, ma non esistono come lessemi.

Tlalt e psong > benché composte da fonemi esistenti in


italiano, non possono essere parole dello stesso perché
violano alcune restrizioni fonotattiche.
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I TRATTI DISTINTIVI DEI FONEMI (I)

I fonemi sono pacchetti di tratti distintivi intrinseci.

§ /t/ > occlusiva, dentale, sorda

§ /d/ > occlusiva, dentale, sonora.

Le opposizioni tra fonemi sono binarie. Due fonemi sono


opposti dalla presenza o dall’assenza di uno di essi.

L’opposizione binaria tra i tratti si indica con i segni ‘+’ o ‘-’

L’elemento di opposizione binaria caratterizzato dalla


positività di un tratto è detto marcato, mentre non-marcato è
detto quello in cui è negativo il tratto in questione.
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I TRATTI DISTINTIVI DEI FONEMI
(II)
/p/ /b/ /t/ /d/ /f/ /v/ /m/ /n/

Occlusiva + + + + - - - -
Fricativa - - - - + + - -
Nasale - - - - - - + +
Bilabiale + + - - - - + -
Labiodentale - - - - + + - -

Dentale - - + + - - - +
Sonora - + - + - + + +
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LA MARCATEZZA

La marcatezza spiega varie implicazioni fonologiche


relative ai valori alternativi di uno stesso tratto (es. +
nasale/-nasale).

Se una lingua ha vocali marcate con tratto [+nasale] allora


avrà anche vocali con tratto [-nasale], ma non all’inverso.
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L’OPPOSIZIONE PRIVATIVA

Nel pensiero di Trubeckoy, un fonema si dice marcato per una


certa caratteristica se possiede un segno distintivo in più che
l’altro non possiede. Tra i due fonemi in questione si instaura
così un’opposizione: i due fonemi sono l’uno l’affermazione e
l’altro la negazione di una stessa caratteristica.

/t/: occlusiva dentale sorda [+occlusiva +dentale -sonora]

/d/: occlusiva dentale sonora [+occlusiva +dentale +sonora]


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LA NEUTRALIZZAZIONE

La neutralizzazione è il fenomeno che ha luogo quando


viene meno l’opposizione privativa tra due fonemi, ovvero
quando non viene fatto valere l’unico tratto che li distingue.

Le opposizioni neutralizzabili si hanno quando, in certe


posizioni, l’opposizione perde la sua pertinenza fonologica. I
punti in cui l’opposizione si neutralizza si chiamano
posizioni di neutralizzazione, mentre i punti dove
l’opposizione vige si chiamano posizioni di pertinenza. Nei
punti in cui l’opposizione si neutralizza, i tratti peculiari dei
due membri perdono valore fonologico.
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L’ARCIFONEMA (I)

L'arcifonema è l’elemento fonologico risultante dalla


neutralizzazione di un'opposizione fonologica. Rappresenta
l’insieme dei tratti distintivi comuni a due fonemi.

Es.

In seguito alla neutralizzazione dell’opposizione privativa /t/ e /d/,


l’arcifonema /T/ rappresenta i tratti [+occlusiva +dentale]

Graficamente l’arcifonema si trascrive:

§ Nel caso dei suoni consonanti con la maiuscola del fonema


non-marcato /ʀa:T/.

§ Nel caso delle vocali, con la maiuscola del fonema più estremo
/’ti:mpuralI/.
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L’ARCIFONEMA (II)

Esempio

In tedesco /t/ e /d/ sono opposti dal tratto [+/- sonoro] in


tutte le posizioni tranne quella finale di parola, in cui
avviene la neutralizzazione. Così le parole «rat» [‘ʀa:t] e
«rad» [‘ʀa:t] sono omofone in quanto il tratto di sonorità
non viene preso in considerazione.
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ELEMENTI SOPRASEGMENTALI E
PARALINGUISTICI

L’analisi esclusivamente segmentale non è sufficiente per


identificare tutti gli aspetti rilevanti della catena parlata.

Nonostante la corrispondenza fonematica, due parole


possono essere pronunciate in modo diverso ed è
proprio questo che ne determina la differenza semantica.

Tra i fenomeni soprasegmentali si distinguono la


lunghezza consonantica e l’accento.
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LA LUNGHEZZA CONSONANTICA

A seguire, si presentano alcune coppie minime:

§ Faro /’faro/ - farro /’farro/

§ Belo /’bɛlo/ - bello /’bɛllo/

§ Cane /’kane/ - canne /’kanne/

§ Fato /’fato/ - fatto /’fatto/

§ Casa /’kasa/ - cassa /’kassa/

§ Poro /’pɔro/ - porro /’pɔrro/


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L’ACCENTO (I)

Può essere di due tipi: intensivo o musicale.


§ Accento intensivo > mette in rilievo una sillaba
mediante un picco d’intensità. Nelle trascrizioni si
indica con il simbolo [‘] che precede la sillaba tonica.
§ Accento musicale > mette in rilievo una sillaba
attraverso un aumento dell’altezza (vibrazioni
laringee). Una lingua con accento musicale è il turco.
In trascrizione si indica con un trattino alto che precede
la sillaba tonica.
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L’ACCENTO (II)

§ Le lingue in cui l’accento principale può collocarsi in


diverse posizioni sono dette ad accento libero, come
l’italiano, l’inglese, lo spagnolo ed il tedesco.

§ Le lingue in cui l’accento può trovarsi solo in una


posizione sono dette ad accento fisso, come il francese.
L’accento fisso ha anche valore demarcativo visto che
permette d’individuare il confine tra una parola ed
un’altra.
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LA POSIZIONE DELL’ACCENTO

L’accento intensivo di tipo libero può avere funzione


fonologica e determinare coppie minime come succede in
italiano:

§ ancora /’ankora/ - ancora /an’kora/

§ principi /’printʃipi/ - principi /prin’tʃipi/

§ capitano /’kapitano/ - capitano /kapi’tano/


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LA SILLABA FONOLOGICA (I)

Due consonanti contigue all’interno di parola vengono assegnate


alla stessa sillaba se e solo se quella configurazione
consonantica ricorre come inizio di parola.

Vocali basse
TRE-NO Vocali medie
Vocali alte
TREN-TO Approssimanti
Laterali
E-STRA-NE-O Vibranti
Nasali
PAZ-ZO Fricative sonore
Fricative sorde
CAN-TO Plosive sonore
Plosive sorde
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LA SILLABA FONOLOGICA (II)

§ Estraneo > [es-’tra:-ne-o], ma /E-’stra-nE-O/

§ Teschio > [‘tɛs-kjo], ma /‘tɛ-skjO/

§ Aritmetica > [a-ri-’tmɛ:-ti-ca], ma /a-rit-’mɛ-ti-ca/


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FENOMENI FONOLOGICI

Con la terminologia «fenomeni fonologici» si intendono le


modificazioni che i suoni linguistici subiscono nel momento
in cui si accostano e si concatenano tra loro in un ambiente
sintagmatico.

Tali modificazioni sono attive sia in sincronia che in


diacronia.
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ASSIMILAZIONE (I)

È il processo per cui un fono assume uno o più tratti di un altro fono
contiguo, cosicché i due diventano parzialmente o totalmente simili tra
loro. L’assimilazione si può distinguere in base alla direzionalità del
processo:

§ Assimilazione progressiva > il suono prende tratti da quello che lo


segue (sgambata [zgam’ba:ta]; smanettare [zmanet’ta:re];
sfasciato [sfa’ʃa:to]; stanco [‘staŋko]).

§ Assimilazione regressiva > il suono prende tratti da quello che lo


precede (It. Standard [tra’mɔnto] > it. Campano [[tra’mɔndo]).

§ Assimilazione bidirezionale > il suono prende tratti sia da quello


che lo segue che da quello che lo precede.
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ASSIMILAZIONE (II)

Ma anche in base alle gradualità del fenomeno:

§ Assimilazione totale > i due suoni diventano identici. Es.


lat. Factum > it. fatto)

§ Assimilazione parziale > uno prende uno o più tratti


dell’altro, ma rimane diverso. It. Standard [tra’mɔnto] >
it. Campano [[tra’mɔndo] o It. Standard [tʃiŋ’kwanta] > it.
siciliano [tʃiŋ’gwanta] > (it. siciliano [tʃig’gwanta]
assimilazione totale).
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CANCELLAZIONE E INSERZIONE

§ La cancellazione è il fenomeno per cui un suono in


determinati contesti viene soppresso o, in altre parole,
si riduce a zero. Ha luogo quando si osserva la
combinazione di elementi morfologici. Es. donna + etta
> donnetta.

§ L’inserimento è il processo che inserisce un segmento


fonologico aggiuntivo. Es. comò + ino > comodino
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RIDUZIONE E RAFFORZAMENTO

§ Riduzione > in determinate condizioni taluni suoni si


indeboliscono fino a scomparire. Es. In latino tardo la
riduzione vocalica produsse una serie di mutamenti
fonologici Oculus > Oclum > Occhio (it.) o Tabula >
tabla > tabla (sp.)

§ Rafforzamento > l’inverso della riduzione, consiste


nella risalita di un suono dal basso verso l’alto lungo la
scala di sonorità. Un caso di rafforzamento tipico è la
dittongazione che produce un dittongo a partire da una
vocale. Lat. [‘bonu] > It. [‘bwono]
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IL MUTAMENTO FONOLOGICO

In chiave diacronica, il mutamento dei tratti distintivi dei


fonemi può alterare il sistema fonologico delle lingue
qualitativamente, quantitativamente o entrambe.

§ In francese, per esempio, il passaggio da


un’articolazione apicale ad una uvulare ha modificato il
fono vibrante, ma non il fonema che mantiene intatte le
proprie opposizioni.

§ I processi di mutamento che modificano il sistema


sono: la fonologizzazione, la defonologizzazione e la
rifonologizzazione.
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LA FONOLOGIZZAZIONE (I)

Si ha quando due varianti si scindono e diventano fonemi.


Si parla di:

SCISSIONE PRIMARIA > quando un allofono si stacca da


un fonema e si fonde con un altro senza che sia modificato
l’inventario fonemico.

SCISSIONE SECONDARIA (FONOLOGIZZAZIONE) >


quando due allofoni condizionati diventano fonemi e
almeno uno costituisce un nuovo fonema che si aggiunge
all’inventario fonemico.
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LA FONOLOGIZZAZIONE (II)

Ad esempio, in sanscrito i due suoni [Ù] e [k] erano allofoni di uno


stesso fonema, utilizzati il primo davanti ad /e/ ed /i/, e il secondo
negli altri casi (ovvero, questi due suoni non distinguevano coppie
minime e l’occorrenza dell’uno o dell’altro era determinata dal
suono successivo). Successivamente, il mutamento /e/, /o/ > /a/ ha
fatto sí che il suono [Ù] che si trovava davanti ad /e/ si sia trovato
davanti ad /a/, esattamente come il suono [k]. Di conseguenza, si
sono formate coppie minime di parole distinte solo da [Ù] e [k], ad
esempio [Ù]arati ‘si muove’ (da *[Ù]ereti) e karati ‘che faccia’, e [Ù]
e [k] sono diventati realizzazioni di fonemi distinti.
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LA DEFONOLOGIZZAZIONE

Consiste nella fusione di due fonemi in uno solo. Si ha quando due fonemi
perdono le possibilità di commutarsi nello stesso contesto e diventano due
varianti condizionate.

Es.

In spagnolo i fonemi /b/ e /v/ si sono fusi in spagnolo in un unico fonema /b/
con due varianti condizionate, [b] in posizione iniziale di parola e [β] in
posizione intervocalica.

§ Vale [‘bale]

§ Deber [‘ðeβer]

§ Nieve [‘njeβe]

§ Boca [‘boka]
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LA RIFONOLOGIZZAZIONE (I)

Consiste nella trasformazione di un’opposizione fonologica


in un’altra. Sebbene non si alteri il numero dei fonemi, il
sistema risulta modificato perché mutano le relazioni
all’interno di esso.

La rotazione consonantica germanica (leggi di Grimm) è un caso


di rifonologizzazione: le opposizioni restano le stesse, ma cambia
il sistema dei tratti distintivi.
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LA RIFONOLOGIZZAZIONE (II)

sorde ie. > fricative germaniche


ie.*p,*t,*k,*kw → germ. f,þ,x/h,hw.

Ie. *penkwe ‘cinque’ > lat. quinque, gr. pente, got. fimf.
Ie. treyes ‘tre’ > gr. treis, lat. tres, got. þreis, ingl. three.
Ie. ḱṃtóm ‘cento’ > gr. hekatòn, lat. centum, got. hund, ted.
hundert, ingl. hundred.
IL SISTEMA FONOLOGICO DELL’ITALIANO
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IL SISTEMA FONOLOGICO
DELL’ITALIANO

Il sistema fonologico italiano presenta 31


fonemi:
§ 7 vocali.
§ 22 consonanti.
§ 2 approssimanti.
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LE VOCALI DELLA VARIETÀ
STANDARD (I)

L’italiano standard presenta due sistemi vocalici:

§ Un sistema tonico costituito da 7 fonemi vocalici in


cui sono presenti due vocali semi-alte /e//o/ e due
vocali semi-basse /ɛ//ɔ/

§ Un sistema atono costituito da 5 fonemi vocalici, in


cui l’opposizione /o/-/ɔ/ e /e/-/ɛ/ è stata neutralizzata.
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LE VOCALI DELLA VARIETÀ
STANDARD (II)

Così abbiamo:
/a/ > anteriore, bassa, non arrotondata
/ɛ/ > anteriore, medio-bassa, non arrotondata (tonica)
/e/ > anteriore, medio-alta, non arrotondata
/i/ > anteriore, alta, non arrotondata
/ɔ/ > posteriore, medio-bassa, arrotondata (tonica)
/o/ > posteriore, medio-alta, arrotondata
/u/ > posteriore, bassa, arrotondata
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LE VOCALI TONICHE DELL’ITALIANO
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LE VOCALI ATONE DELL’ITALIANO

/E/ /O/
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LE VOCALI DELLA VARIETÀ
STANDARD
La vocale <e>
§ /‘peSka/ > azione di pescare.
§ /’pɛSka/ > frutto del pesco.
§ /’ʃɛna/ > scena.
§ /ʃE’narjO/ > scenario.

La vocale <o>
§ /’voltO/ > viso.
§ /’vɔltO/ > participio passato di volgere, volto.
§ /’fɔddʒa/ > aspetto o configurazione caratterizzante,
foggia.
§ /fOd’dʒarE/ > foggiare.
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LA DURATA DELLA VOCALE

§ Le vocali atone sono brevi.

§ Le vocali toniche in sillaba aperta sono lunghe [‘ka:ro]


ed in sillaba chiusa sono brevi [‘karro]

§ La vocale tonica posta alla fine della parole è sempre


breve [parle’ra]
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IL DITTONGO

l dittonghi possono essere:

§ discendente > V+V = si passa da una apertura


maggiore a una minore. Es. /ai/ mai, /ɛi/ sei, /ɔi/ poi, /oi/
voi, /au/ auto, /ɛu/ feudo ed /eu/ neurologo.

§ ascendente > Appr+V = si passa da una apertura


minore a una maggiore. Es. /ja/ piano, /jɛ/ ieri, /je/
quieto, /jɔ/ pioggia, /jo/ olio, /ju/ più, /wa/ qualità, /wɛ/
quercia, /we/ quello, /wi/ qui, /wɔ/ cuore.

I dittonghi discendenti sono detti veri dittonghi perché costituiti


da due vocali.
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LO IATO

§ Le vocali forti (a, e, o) sono quelle che non possono


essere pronunciate come approssimanti. Quando
appaiono accostate formano sempre uno iato. Es.
/a’erEO/

§ Quando una successione lineare di due vocali è


costituita da /i/ o /u/ accentate + un’altra vocale si ha
una iato. Es. /’mia/ /’duE/.
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UN ULTERIORE CHIARIMENTO

§ La grafia qu-+V, con vocale tonica, rimanda sempre ad


un dittongo ascendente (appr+V). Es. /’kwalE/

§ La grafia cu-+V, con vocale tonica, rimanda nella


maggior parte dei casi a uno iato discendente (V+V). Es.
/takku’inO/

§ Ma se la vocale accentata è una /ɔ/ si tratterà del


dittongo ascendente /wɔ/. Es. /’kwɔrE/ /’Skwɔla/
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LE CONSONANTI DELL’ITALIANO IN
FONOLOGIA

Bilabiali Labio- Dentali Palatali Velari Laringali


dentali
Occlusive /p/ /b/ /t/ /d/ /k/ /g/ [ʔ]

Fricative /f/ /v/ /s/ /z/ /ʃ/ /ʒ/

Affricate /ts/ /dz/ /tʃ/ /dʒ/

Nasali /m/ [ɱ] /n/ [ɲ] [ŋ]

Laterali /l/ /ʎ/

Vibranti /r/

Approssim. /j/ /w/


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GLI ARCIFONEMI DELL’ ITALIANO

Nella fonologia dell’italiano si osserva la neutralizzazione:

§ dell’opposizione /o/-/ɔ/ e /e/-/ɛ/ in posizione atona.


Questi fonemi verranno trascritti rispettivamente con gli
arcifonemi /O/ e /E/.

§ Dell’opposizione /m/ e /n/ in posizione


anteconsonantica. Questi fonemi verranno trascritti con
l’arcifonema /N/.

§ Dell’opposizione /s/ e /z/ in posizione anteconsonantica,


postconsonantica, iniziale di parola e finale di parola.
Questi fonemi verranno trascritti con l’arcifonema /S/.
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ALCUNE PRECISAZIONI (I)

Dal punto di vista fonetico, le dentali affricate (/ts/ e /tz/) e


le palatali /ʃ/, /ɲ/ e /ʎ/ sono sempre doppie in contesto sonoro,
ovvero fra vocali. Questo rafforzamento non ha valore
fonologico per cui non si scrive in trascrizione fonologica.

Es.

figlio [‘fiʎʎo] /’fiʎO/

Lo sciocco [loʃ‘ʃɔkko] /lO’ʃɔkkO/

Lo zero [lod’dzɛro] /lO’dzɛrO/


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ALCUNE PRECISAZIONI (II)

Dal punto di vista fonetico, in italiano si osserva il


rafforzamento della consonante iniziale di una parola
preceduta da:

§ Tutti i monosillabi con accento grafico


§ Tutti i polisillabi tronchi
§ I bisillabi piani
§ I monosillabi a da su tra fra ho ha do da fu va che chi
qui qua se ma o e tu blu.
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ALCUNE REGOLE DI TRASCRIZIONE
FONETICA
1. Si scrive tra parantesi quadre […].
2. L’accento è indicato da un apostrofo [’] che precede la
sillaba tonica.
3. Il fonema vocalico delle sillabe aperte toniche e non finali è
lungo, viene indicato con [:] subito dopo la vocale, ad
esempio [’pa:ne].
4. Il fonema vocalico tonico in posizione finale è sempre
breve.
5. Nelle affricate il raddoppiamento consonantico si segnala
raddoppiando solo l’occlusiva.
6. Il limite tra una sillaba e l’altra si stabilisce rispetto al
minimo di sonorità.
7. Le dentali affricate /ts/, /dz/ e le palatali /ʃ/, /ɲ/ e /ʎ/ sono
sempre doppie in contesto sonoro, ovvero tra vocali.
8. Quando un lessema termina con un vocale e quello
successivo inizia con un vocale tra i due foni vi è un fono
laringale.
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ALCUNE REGOLE DI TRASCRIZIONE
FONOLOGICA
1. Si scrive tra /…/.
2. L’accento è indicato da un apostrofo /’/ che precede la
sillaba accentata.
3. In posizione atona le vocali /e/ ed /o/ si scrivono con gli
arcifonemi /E/ e /O/.
4. L’allungamento vocalico della sillaba tonica aperta non ha
valore fonologico e, quindi, non si segnala.
5. In posizione anteconsonantica /m/ e /n/ si scrivono con
l’arcifonema /N/
6. Nelle posizioni anteconsonantica, postconsonantica, a
inizio e fine di parola /s/ si scrive con l’arcifonema /S/.
7. Il limite tra una sillaba e l’altra si stabilisce sulla base del
principio che il nesso consonantico possa ricorrere come
inizio di parola.
8. Il rafforzamento delle dentali affricate /ts/, /dz/ e delle
palatali /ʃ/, /ɲ/ e /ʎ/ non si segnala.
9. La laringale non ha valore fonologico e, quindi, non si
segnala.

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