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I RISONATORI

Un lungo studio italiano, condotto da un famosissimo foniatra, F. Fussi e un eccellente attore, M.


Belli, ha portato all’individuazione di un minimo di 18 qualità vocali, il cui nome si riferisce alla
«zona» che il cantante/attore sente attivarsi durante la produzione di questi 18 suoni, attivazioni
peraltro confermate in modo molto preciso da esami endoscopici.

I primi 12, quelli del primo gruppo, prendono il loro nome dalle sensazioni interne che suscitano
nell’esecutore; in questo caso è proprio l’atteggiamento dei risonatori stessi, con la loro forma e la
loro dimensione, a differenziare l’emissione. Per iniziare la ricerca di queste prime 12 risonanze è
suggerita, sotto il nome del risonatore stesso, una vocale o una consonante , da prodursi prima con
un flusso aereo privo di suono e poi in voce. Ciò aiuta, con un po’ di esercizio, a individuare il
punto di proiezione, ossia il risonatore.

1 - LARINGALE
La scatola vocalica è neutra, senza ricerca di atteggiamenti particolari se non la semplice
articolazione della parola. Le corde vocali si avvicinano tra loro per unirsi e il tempo di contatto tra
loro è considerato «medio». Il palato molle è leggermente sollevato, mentre le altre strutture sono
rilassate. È l’emissione parlata professionale, quella usata dagli speaker o dai presentatori televisivi,
usata su note comode e in posizione neutra e rilassata. Nelle note gravi l’intensità è maggiore e
proprio in queste note è forte la presenza di armonici acuti.
2 - PETTORALE
In questo caso, la percezione è quella di un suono che risuona nel petto e in una particolare regione
detta plesso solare; quindi molto al di sotto della laringe. La tensione delle corde è ridotta rispetto al
parlato laringale, le false corde e la zona sovraglottica sono rilassate e si osserva solo un
basculamento della laringe. La ridotta forza con la quale le corde vengono chiuse e quindi il
maggior flusso aereo durante l'emissione, forniscono al suono un carattere soffiato e una intensità
relativamente debole, che conferiscono al timbro una qualità maggiormente eterea. Il risultato
complessivo è simile a una sorta di «gravità ventosa», sfocata, poco timbrata ed eterea.

3 - FARINGALE
Per trovare questa risonanza è richiesto un abbassamento della laringe . La forma assunta viene
descritta «ovalare», ossia simile ad un ovale tridimensionale .
L'allungamento verso il basso della scatola vocalica, ossia l’abbassamento della laringe, determina
l’abbassamento dell’intonazione tipico di questo risonatore; l’abbassamento volontario della laringe
da la forte sensazione di timbrare molto il suono e la costrizione data dalla vicinanza tra faringe e
lingua conferisce all'effetto grave e timbrato del suono anche un carattere intubato.

4 - UVULARE
Immaginate una forma cilindrica, con una buona ampiezza in orofaringe, palato molle sollevato e
base della lingua indietro. Il colore risultante è abbastanza neutro.
5 - OCCIPITALE
Un moderato abbassamento laringeo, un certo grado di retrazione delle false corde, unitamente
all'innalzamento del palato molle; le corde si toccano molto poco.
La proiezione è posteriore, percepita in fondo al cranio, in alto e dietro nella scatola cranica, quasi
in superficie tanto che viene annoverato proprio tra i «risonatori di superficie».
La percezione è quella di un suono distante, sommesso, scuro e attutito, caratteristica comune
all’emissione occipitale. La pressione sottoglottica , è più bassa che in qualsiasi altra qualità. Oltre a
un enorme ampiezza della cavità di risonanza, l’emissione occipitale si caratterizza per il fatto che
non è proiettata direttamente verso l'ascoltatore, come se il locutore parlasse con una grande bocca
posteriore.

6 - VELARE
Il dorso della lingua è sollevato verso il palato molle, che invece è basso, determinando una
chiusura della cassa di risonanza orale. Immaginate che il vostro suono segua una diagonale
posteriore, che va a risuonare sul palato molle. Ha in comune con l’occipitale la proiezione
posteriore, ma determina una sensazione di concentrazione in una zona interna centrale, più piccola
e costretta.

7 - PARIETALE
Molto simile all’occipitale, è posteriore ma determina ancora maggiore tensione e lateralizzazione,
mantenendo una laringe meno bassa. Rispetto ad altri è quindi un suono più chiaramente di testa;
per esercitarlo si può provare ad aprire e chiudere la bocca cercando di mantenere il suono il più
possibile omogeneo, tra la fonazione a bocca aperta e quella a bocca chiusa.

8 - PALATALE
Molto simile al risonatore laringale, è semplicemente più proiettato verso il palato duro; tale
proiezione è aiutata dalla posizione della lingua; può sembrare a tratti nasale.

9 - APICALE
Ecco un altro risonatore «di superficie»: parte dal palatale, ma la proiezione viene prolungata verso
la sommità del cranio, immaginando che questa segua una verticale. Le corde si toccano poco .
È una delle tipiche voci di testa, usata per caratterizzare i timbri giovanili e femminili.

10 - PREPALATALE
Come nella nasalizzazione, si riscontra una riduzione dello spazio anteriore. Il labbro superiore è
stirato, il timbro chiaro e querulo . La durezza di questo risonatore determina la caratteristica
qualitativa del timbro che ne risulta.
11 - NASALE
Tanta proiezione frontale, è un risonatore «di superficie» che si trova tra zigomi e naso. Richiede un
po’ di chiusura della faringe.
Le potenzialità espressive sono talmente variegate da essere utilizzato per la caratterizzazione sia di
tutti quei personaggi caratterizzati da ottusità e antipatia, che per definire personalità riflessive e
intellettuali.

12 - NASALE VELARE
Ha molto in comune col risonatore nasale, ma richiede una minore chisura. Rispetto al nasale, la
risonanza è più interna, più indietro e risuona ai confini col palato molle.
Il fatto che sia una risonanza meno frontale fa sì che il risultato sia meno penetrante, quindi da
origine ad un suono dal carattere più interiore che caratterizza personaggi più riflessivi.

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