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Le voci liriche hanno una tessitura decisamente più ampia soprattutto nell'acuto,
grazie allo studio e alle tecniche di impostazione vocale, oltreché alle doti naturali
necessarie. A ribadire che non è l'estensione la qualità distintiva delle voci, è
l'esistenza di casi di voci di estensione eccezionale non riportabile ad alcuna
classificazione, ma il timbro che unitamente ad altre caratteristiche tecniche
permettono di distinguere all'interno di ciascuna voce dei "ruoli". Nel melodramma
romantico, la preoccupazione dei compositori di tradurre in modo estremamente
fedele il carattere teatrale dei ruoli pesa in modo decisivo sulla linea del canto, sul
tipo di vocalità, quindi sul timbro, oltre che sulle tessiture. Ne risulta che le classi
vocali si arricchiscono ulteriormente di varianti le cui denominazioni vengono così
coniate dagli specialisti di canto:
Tenore acuto (leggero), drammatico, mezzo carattere. Baritono: cantabile (dolce),
baritono verdiano, drammatico, baritono basso (molto esteso). Basso: basso
cantante, basso nobile, basso profondo (russi). Soprano acuto (leggero, coloratura,
ossia di agilità), lirico, drammatico. Mezzosoprano: se è esteso verso l'acuto è quasi
un soprano drammatico, se tendente al grave è contralteggiante. Contralto: se
esteso, quasi un mezzosoprano; e grave. Le denominazioni Falcon, Dugazon, Martin
sono proprie del teatro francese, rimaste ad indicare singolari particolarità vocali dai
nomi di cantanti che per primi le ebbero eminenti.
La voce umana è la sorgente sonora più sottile e versatile, i cui effetti sono forse
tanti, quanti ne possono suggerire l'inventiva, l'emozione e l'intenzione, sia nella
parola, sia nel canto. Anche se l'uso del fiato potrebbe far pensare alla collocazione
di questa sorgente in categoria affine a quella delle canne sonore, bisogna dire che
questo non sarebbe esatto, in quanto le caratteristiche fisiche e fisiologiche
dell'apparato vocale esigono una considerazione del tutto particolare.
Dai polmoni, che per quanto riguarda la "fonazione" possono essere considerati dei
veri serbatoi funzionanti come mantici, l'aria viene spinta verso il tubo ristretto
bronco-tracheale, dove, per la pressione esercitata dai polmoni stessi, si determina
una tensione che provoca la reazione delle corde vocali inferiori; che non sono e che
neppure somigliano a corde nel senso comune del termine. Si tratta infatti di un
tessuto simile a labbra, la cui superficie inferiore è coperta da un rivestimento
membranoso, di tipo molle, attaccato solo ai margini delle ripiegature muscolari. La
reazione delle corde vocali, ognuna delle quali è fissata su tre lati, si manifesta
mediante vibrazioni la cui frequenza è correlata con la tensione delle corde stesse e
con la pressione dell'aria. La naturale ricerca dell'equilibrio di tutto il sistema,
turbato dalla pressione, che è persistente, provoca il periodico allargarsi e
restringersi delle corde, che nell'uomo sono più spesse che nella donna: dal
"periodo" di questo movimento dipende, appunto, la frequenza delle vibrazioni e
l'altezza del suono. Le vibrazioni delle corde vocali non sviluppano però energia
bastante a generare suoni di sufficiente intensità: le cavità dell'organo vocale, da
quelle inferiori a quelle superiori, che possono variare il loro volume in relazione alla
frequenza, provvedono ad amplificare, mediante risonanze, l'intensità del suono,
che dal più flebile sussurrio può arrivare alle grandi potenze canore. Anche la voce
umana, al pari di qualsiasi altra sorgente sonora, è dotata di vibrazioni armoniche
generate dalla frequenza fondamentale, che si manifestano essenzialmente nelle
"vocali" e con particolare rilievo nel canto. Le consonanti, invece, non hanno suono
definito se non congiuntamente a una vocale.