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DISPENSE

“IL METODO DI ENRICO CARUSO” , cioè “COME SVILUPPARE LA VOCE NATURALE”

di Pasqual Mario Marafioti , a cura di Ludovico Valoroso (ed. Effequ)

per gli esami di

“TRATTATI E METODI “ e di “METODOLOGIA DELL’INSEGNAMENTPO VOCALE”

NB. Nella prima parte delle dispense vengono esposte le idee del Dottor Marafioti così come sono
riportate nel libro.

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Il Dottor Mario Marafioti, nato nel 1878 e morto nel 1951, è stato il medico personale di Caruso ed in
seguito alla morte del cantante è divenuto il medico e consigliere di molti altri cantanti famosi in America.
Questo libro è stato scritto da lui, tradotto e probabilmente anche rielaborato da Ludovico Valoroso ( nato
nel 1977), che oltre ad essere diplomato in canto al Conservatorio Martini di Bologna, è laureato in lingue e
letterature straniere all’università di Napoli.

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Caruso: il maestro del canto naturale: nato nel 1873 e morto nel 1921, Caruso è stato un
cantante eccezionale non per la qualità delle sue corde vocali , ma per il perfetto funzionamento di tutto
l’apparato vocale e risuonatore. Se egli avesse solo dovuto confidare sulla sua gola non avrebbe fatto
nessuna carriera, poiché la sua laringe aveva evidenti difetti ed inoltre era sempre congestionata a causa
del fumo. Quando Caruso aveva 20 anni, il professor Ferdinando Massei, dell’Università di Napoli, uno dei
più famosi laringoiatri italiani dell’epoca, disse a Caruso : “Dedicati ad altro, non hai la gola per cantare”.

Il canto di Caruso si può definire “canto naturale” perché i suoi organi fonatori obbedivano alle leggi
naturali e non ad un metodo di canto.

Le sue corde vocali erano lunghe e spesse, tanto che poteva cantare in tutti e tre i timbri della voce
maschile: tenore, baritono e basso. La sua particolarità eccezionale non era però questa, perché molte
altre voci possiedono tale caratteristica. L’eccezionalità non risiedeva neanche nella potenza del fiato,
comune pure a molti cantanti, come ad esempio a Tamagno, ma all’uso dell’esatta quantità di fiato per
produrre ogni nota, mai di più; questo comportava che per ogni nota egli emetteva l’esatto numero di
vibrazioni richieste scientificamente, pertanto la sua voce non era mai prodotta sotto forte pressione,
non era perciò mai aspra . La sua intonazione era precisissima perché la sua produzione era basata
sull’equilibrio perfetto fra il tono fondamentale della voce e le armoniche superiori. Infatti quando
prevalgono le armoniche superiori sulla frequenza fondamentale, cosa che si verifica quando la voce è
forzata, il suono tende a crescere oppure a diventare aspro e stridulo. La bellezza dell’esecuzione di
Caruso era data dalla morbidezza, dal canto legato, da una voce solida, chiara, imponente, ma capace di
sfumature delicate; in essa si fondeva la morbidezza vellutata con la forza mascolina della qualità
baritonale.

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Per Caruso cantare era naturale come parlare, inoltre aveva un’ impressionante capacità di risonanza del
corpo, che risuonava non solo nel petto e nella maschera, ma anche in tutte le altre cavità , tanto che
qualcuno ha parlato per Caruso di “ossa musicali”. Naturalmente non esistono ossa musicali, però sono in
corso studi per verificare se esistono tessuti capaci di risuonare più di altri , magari a causa del clima dei
Paesi in cui i cantanti che li possiedono sono cresciuti.

Il muscolo della lingua di Caruso era estremamente flessibile e capace di assumere varie forme, tanto che
la pronuncia delle consonanti risultava nitidissima e la cavità buccale poteva assumere diverse forme ed
ampliare la propria grandezza secondo le esigenze e il volere del cantante. L’enunciazione era tale che il
pubblico capiva ogni parola e Caruso dava ad essa il giusto peso e il giusto pathos.

Lo scopo del libro su Caruso(pag 33): lo scopo del libro di Marafioti è quello di compiere
una riforma radicale nell’educazione della voce, basando lo studio del canto finalmente su regole
scientifiche e non su regole conservatrici ed arbitrarie create da insegnanti incompetenti. L’insegnamento
si deve basare su verità fisiologiche. Marafioti non critica la gloriosa scuola italiana del belcanto, ma
sottolinea come la musica oggi differisca da quella scritta prima del 1800. Il corretto uso della voce deve
portare ad eseguire senza sforzo opere dallo stile intenso come quelle di Wagner e di altri compositori
seguenti, senza sottoporre gli organi fonatori ad alcuno sforzo pericoloso.

Chi leggerà questo libro(pag 38):


-gli insegnanti di canto: l’insegnamento del canto è una professione molto difficile e richiede grandi
competenze, quindi non tutti possono insegnare. L’insegnante preparato deve possedere conoscenze
anatomiche elementari dell’organo vocale e conoscere la fisiologia degli organi fonatori. Deve essere
inoltre un musicista, dotato di orecchio raffinato e deve possedere capacità comunicative. Nel mondo del
canto stazionano “intrusi senza scrupoli, la cui pericolosa influenza è di danno inestimabile sia agli
insegnanti competenti che agli studenti inesperti. Il campo dell’insegnamento è tenuto in condizioni
degradate e malsane dalla pratica illecita di questi individui…Le loro origini di solito sono tracciate nello
studio, spesso come accompagnatori…”

-gli allievi di canto: l’arte è verità e gli studenti devono ricercare nel canto la verità. L’insegnante ha il
compito di indicare “dove sta la verità e dove la menzogna”. Gli allievi confidano poco in se stessi e nel
proprio lavoro, e si aspettano molto invece dai loro insegnanti . Con questo libro capiranno che “la facilità
è la condicio sine qua non del canto corretto” e non altrimenti ,e che non devono dare troppa importanza
agli acuti solo per suscitare l’applauso del pubblico, perché la “verità disdegna un sì volgare sfoggio”.

L’arte del canto: decadenza e restaurazione(pag 43) : il dottor Marafioti dà una


spiegazione riguardo alla decadenza del belcanto italiano facendo le seguenti riflessioni: Rossini, Donizetti,
Bellini e il primo Verdi, componevano le loro opere pensando a dei cantanti specifici e adattavano la musica
alle abilità vocali di questi. Dopo Verdi i compositori smisero di “aggiustare la parte sopra i cantanti” ed
cominciarono a creare le loro opere solo per il fine musicale. Dice Marafioti: “questa nuova ricerca, più
nobile, artistica e dignitosa, ha sancito l’inizio di una nuova era nel campo dell’opera italiana”. Lo stesso
processo avvenne in Francia a partire dalla Carmen di Bizet. Allo stesso tempo le opere divennero più
popolari ed orecchiabili, meno ricche com’erano di artificiosità belcantistiche. Ecco allora che si
avvicinarono ad esse anche cantanti che non avevano alle spalle una vera scuola di canto, ma dilettanti
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che preferivano maestri ripassatori di spartito ai maestri di belcanto. Gli allievi imparavano ad “urlare” le
opere veriste senza rispettare il paziente studio di 7-8 anni che preparava alla carriera. E’ in questo periodo
che si ha la prima intrusione nel campo dell’insegnamento di pianisti, direttori d’orchestra o cantanti falliti,
incompetenti ed egocentrici (come sempre accade per i cantanti falliti) , capaci di incoraggiare, per
denaro, allievi frettolosi e impreparati verso una carriera destinata alla veloce decadenza. Il pubblico,
disabituato al belcanto, promuoveva con applausi questa degenerazione artistica.

La colpa della decadenza della scuola del belcanto si può quindi attribuire agli insegnanti incompetenti e
ai loro metodi di canto improvvisati ed arbitrari.

Un altro ostacolo al metodo di canto corretto è rappresentato dalla scuola di canto tedesca degli ultimi 40
anni. Originariamente non esisteva una scuola di canto tedesca. Nel 1700 Giovan Battista Mancini (nato ad
Ascoli nel 1716) insegnava il canto presso la Corte Imperiale di Vienna, dove morì nel 1800. I libretti delle
opere erano in italiano, gli insegnanti provenivano dall’Italia, quindi si insegnava il belcanto italiano . Prima
dell’avvento di Wagner i cantanti avevano trovato emissioni morbide di voce, adatte alla musica
mozartiana, ma con Wagner, specie con il secondo Wagner, si passò alla vocalità necessaria per la musica
intensa e drammatica dei ruoli eroici pensati dal compositore .

I cantanti cercavano di sopperire alle mancanze tecniche necessarie per affrontare ruoli wagneriani con
mezzi istintivi, cioè con la forza, portando le voci al loro limite fisico estremo. La maggior parte di loro fallì
miseramente e si salvarono solo quelli che fisicamente erano molto forti e potevano sopportare lo sforzo.
Furono questi cantanti, un esiguo gruppo, che svilupparono il metodo di canto tedesco basato su
un’estrema efficienza fisica, metodo definito più tardi “fisiologico”, condannato dallo stesso Wagner. Tale
metodo , basato su erronee interpretazioni della fisiologia, era fondato sull’energia completa del fiato,
sulla tensione massima del diaframma e di altri muscoli dell’apparato respiratorio. Da qui l’esagerata
importanza data al diaframma nello studio del canto e da qui la nascita di molti metodi di canto in voga
attualmente, che insistono sulla potenza del petto, tenuto alto, e del diaframma (qui Marafioti fa
l’esempio dell’usignolo, piccolissimo, e che pure canta in modo meraviglioso per ore e si riesce a sentire da
lontano, e degli urlatori ignoranti paragonati a lottatori o scaricatori, dotati solo di forza bruta).

Marafioti riconosce che oggi le esigenze vocali sono diverse da quelle di un tempo, perché le opere sono
diverse, ed allora si domanda quale potrebbe essere la soluzione.

Il canto dei cantanti del passato era il risultato di un allenamento metodico e graduale degli organi fonatori,
senza alcuna fretta. Lo scopo del lungo studio, che durava minimo 7-8 anni, era quello di produrre un bel
suono più che il raggiungimento di espressioni estetiche-psicologiche secondo il significato delle parole.
Era il periodo in cui la melodia regnava. Oggi è il significato della frase che ha la massima importanza e la
parola, non il suono puro e ben prodotto, il mezzo di espressione realistica e di emozione. La scuola del
“belcanto” è diventato un metodo insufficiente per la nuova produzione operistica, un metodo ormai
obsoleto, convenzionale, adatto solo per l’esecuzione di opere belcantiste.

Per affrontare la nuova produzione verista occorre una nuova scuola di canto, basata su leggi fisiologiche e
scientificamente corretta, un metodo nuovo, capace di affrontare le moderne esigenze della voce ma anche
di approcciare tutti gli stili di canto, salvaguardando le piene risorse della natura, un metodo veramente
“fisiologico” e naturale, quello di Enrico Caruso esposto in questo libro.

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La voce e la sua produzione naturale: nuovi principi (pag 57) : nel capitolo
vengono riportate lettere che Caruso ha scritto a Marafioti, nelle quali il cantante esprime il suo interesse,
più che la sua approvazione, nei confronti del Metodo di canto proposto e a lui dedicato. Caruso quindi
non ha scritto di suo pugno il Metodo di canto “fisiologico”, ma ne conosceva in linea di massima i
contenuti. Il metodo si basa su alcuni principi base:

1)La voce è parola, prodotta dalla bocca e non dalle corde vocali. Quest’ultime producono solo suoni
inarticolati, ma la bocca è la vera artefice della voce . Cantare bene o male dipende dalla bocca e da come
essa si usa.

2a)Usando la tensione minima delle c.v. e il minimo fiato si ottiene l’estensione completa del registro
naturale della voce. Questo registro naturale, così prodotto, definisce il corretto meccanismo di
produzione della voce.

2b)Il suono laringeo deve essere trasmesso alla bocca libero da interferenze. La libertà è perciò il pilastro
fondamentale della produzione della voce.

3)Il fiato è indispensabile per la produzione della voce, ma oggi viene troppo enfatizzato il suo valore, infatti
non è il motore essenziale della voce. Non è il fiato che sviluppa la voce ma è il canto che sviluppa e
potenzia l’apparato respiratorio. Quindi cantare sviluppa la respirazione e non viceversa.

4) La risonanza è il fattore più importante nella produzione della voce. La risonanza fornisce alla voce la
qualità, il volume, la potenza. E’ qui la differenza: per avere una voce grande non bisogna usare la forza,
ma cercare la risonanza, inoltre quest’ultima darà anche la piacevolezza della voce.

5) Il canto è semplicemente la parola ritmata; non può perciò esistere un canto corretto se la produzione
della voce parlata non sia altrettanto corretta. E’ necessario prima assicurarsi della correttezza
dell’emissione della voce parlata, perché parlare e cantare sono funzioni simili , prodotte dallo stesso
meccanismo fisiologico. Chi parla male non può cantare bene.

6)Il volume, la qualità , la potenza, l’altezza , le dimensioni della voce cantata sono rapportate alle stesse
caratteristiche della voce parlata.

7)Se la voce cantata è prodotta correttamente non ha registri, ma è composta di un unico registro e con
esso si può ottenere la gamma completa.

Per una riforma radicale nell’educazione della voce (pag 63)

Per meglio chiarire i principi esposti nel paragrafo precedente Marafioti aggiunge:

1)l’educazione della voce deve avere basi naturali e i principi di essa devono essere spiegabili
scientificamente. Il metodo di canto deve essere basato su leggi fisiologiche;

2)l’educazione della voce , intesa come abitudine corretta di parlare, deve essere insegnata già
nella scuola elementare, per evitare l’acquisizione di difetti che portano poi al deterioramento

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della voce. Ogni insegnante di scuola dovrebbe conoscere le regole fonetiche corrette e naturali
delle lingue classiche;

3)gli insegnanti di canto dovrebbero appartenere ad una nuova categoria: essere cioè gli
specialisti della voce, coloro che sanno conciliare conoscenze scientifiche con conoscenze
artistiche(non più essere solo accompagnatori, istruttori vocali , musicisti, interpreti, ex cantanti.
Queste figure avranno il compito successivo di terminare l’educazione artistica dell’allievo per
prepararlo al palcoscenico.)

4)per proteggere il campo del canto e dell’insegnamento di esso da ciarlatani, è necessario che gli
specialisti della voce seguano un regolare corso di formazione in materie scientifiche e musicali,
e che siano sottoposti ad esami da una commissione adeguata di esperti musicali e scientifici
scelti dal governo. Gli specialisti della voce quindi si occuperanno della preparazione di base, cosa
che richiede attenzioni serie e competenza solida. Marafioti propone perciò, a questo fine, una
nuova forma di educazione della voce: la “Cultura Scientifica della Voce”, basata sulle leggi
dell’acustica e della fisiologia, come è il metodo di canto di Enrico Caruso. Tale metodo inoltre si
basa su regole fonetiche ricavate dalla lingua italiana, che imposta la voce cantata sulle regole
fonetiche della voce parlata.

La voce umana in rapporto alla scienza(pag 66)


La Fisiologia, che spiega e studia il comportamento del corpo umano, controlla il meccanismo di
produzione della voce; l’Acustica, che studia le leggi e le proprietà del suono, controlla il suono,
cioè il prodotto dell’apparato fonatorio. Entrambe queste scienze si occupano della voce umana,
ma essa è anche il mezzo per esprimere i pensieri e i sentimenti in musica, pertanto di essa si
occupa anche la Psicologia. Il contenuto psicologico del canto è il “Senso del canto”, cioè il suo
contenuto emotivo, che non può essere insegnato ,se non in parte, ma che è un dono naturale ed
ha a che fare con le qualità mentali di un individuo, ecco perché “gli studenti di canto… non
devono trascurare l’educazione delle loro menti , cosa che viene prima d’ogni altra, nella
realizzazione di ogni arte”.

Il termine fisiologico significa, nel linguaggio in uso, “normale”. Il cantante dovrebbe cercare un
metodo di canto che produca la normale efficienza con la minima energia, invece i cantanti odierni
impiegano una grande quantità di energia , a volte la massima energia, per cantare.

“ La voce prodotta dalla massima energia degli organi fonatori è sotto tensione , mentre la minima
energia garantisce la sua normale efficienza .” Per funzione fisiologica” s’intende “normale
efficienza”. La produzione della voce è semplice e spontanea come qualsiasi altra funzione umana,
perché è funzione della natura.

L’insegnante deve conoscere bene l’anatomia umana e la funzione dei diversi organi, mentre
l’allievo deve conoscere solo il meccanismo di produzione della voce e gli organi che vi
partecipano. Inoltre l’insegnante deve conoscere gli elementi basilari dell’acustica, per es. sapere
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che “solo uguali vibrazioni possono produrre suoni o note perfette”, perciò ci sarà un buon canto
solo se prodotto da vibrazioni uguali e un buon metodo sarà quello che farà produrre tale
uguaglianza.

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