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Cassiodoro, Institutiones divinarum et humanarum lectionum

V. La musica

1. Un certo Gaudenzio, scrivendo circa la musica, afferma che Pitagora la scoprì in


origine dal suono dei martelli e dai colpi battuti su corde tese. Il nostro amico Muziano, un
uomo assai colto, ne tradusse il testo in latino perché la qualità dell’opera desse la misura
dell’ingegno di Gaudenzio. Clemente di Alessandria nella sua opera scritta contro i pagani
[Esortazione ai Greci] dichiara che la musica è derivata dalle Muse ed espone diligentemente
per quale ragione le stesse Muse furono inventate. Esse furono così chiamate hapò toū mõsthai,
cioè dal cercare, poiché – come vorrebbero gli antichi – per prime cercarono il potere del
canto e la modulazione della voce. Troviamo anche che Censorino, nel suo libro De die natali
dedicato a Q. Cerellio, ha scritto in modo non spregevole intorno alla disciplina della musica
e alla seconda parte della matematica; perciò lo si legge con utilità, allo scopo di fissare
saldamente nella memoria questi argomenti con frequente riflessione.
2. La disciplina della musica è presente in tutte le azioni della nostra vita. Innanzi tutto, se
osserviamo i comandamenti del Creatore e adempiamo con mente pura alle regole da lui
fissate: infatti ogni nostra parola e ogni interiore movimento provocato dalla pulsazione delle
vene è collegato mediante il ritmo musicale al potere dell’armonia. La musica infatti è la
scienza dell’esatta modulazione; se viviamo secondo virtù, siamo costantemente sotto tale
disciplina; quando invece operiamo il male, siamo fuori della musica. Anche il cielo e la terra
e tutto ciò che in essi avviene per divino volere sono soggetti alla disciplina della musica,
poiché Pitagora attesta che l’universo fu fondato e può essere governato mediante la musica.
3. Perfino con la religione la musica è profondamente associata, come provano il
decacordo del Decalogo, il tintinnio della cetra, i timpani, l’organo con le sue melodie e il
suono dei cembali. Anche il Salterio prende indubitabilmente il suo nome da uno strumento
musicale, giacché esso racchiude la dolcissima e grata melodia delle virtù celesti.
4. Parliamo ora delle parti della musica secondo l’insegnamento ricevuto dagli antichi. La
musica è quella disciplina o scienza che tratta dei numeri in quanto sono in relazione con
qualcosa, ossia con ciò che si trova nei suoni, come il doppio, il triplo, il quadruplo e simili,
che sono relativi a qualche cosa.
5. Le parti della musica sono tre: può essere armonica, ritmica, metrica. Armonica è la
scienza musicale che nei suoni distingue se sono acuti o gravi; ritmica è quella che indaga se
le parole nella loro successione suonino bene o male; metrica è quella che con valido metodo
riconosce le misure dei diversi metri, come per esempio l’eroico, il giambico, l’elegiaco,
eccetera.
6. Esistono tre tipi di strumenti musicali: a percussione, a tensione e a fiato. Gli strumenti
a percussione comprendono le coppe di bronzo e d’argento o altri simili, il cui duro metallo
quando è percosso rende un gradevole squillo. Quelli a tensione sono dati da corde fissate a
regola d’arte, le quali, toccate dal plettro, dilettano dolcemente l’udito; fra questi sono le
diverse specie di cetra. Quelli a fiato sono gli strumenti che producono un suono come di
voce quando sono pieni di aria gonfiata; tali sono le trombe, le zampogne, gli organi, le
pandore e altri simili.
7. Rimane ora da trattare degli accordi (symphoniae). L’accordo è la combinazione d’un
suono grave con uno acuto o viceversa, capace di produrre un’armonia sia con la voce, sia
con la percussione, sia con i fiati. Gli accordi sono sei: 1) diatessaron; 2) diapente; 3) diapason;
4) diapason e diatessaron insieme; 5) diapason e diapente insieme; 6) disdiapason.
8. Il tono [scala] è una differenza o quantità dell’intero sistema armonico che si fonda
sull’intonazione o sul livello della voce. Vi sono quindi toni:
Ipodorico Dorico Iperdorico
Ipoiastio Iastio Iperiastio
Ipofrigio Frigio Iperfrigio
Ipoeolio Eolio Ipereolio
Ipolidio Lidio Iperlidio

Varrone ricorda che è di tale utilità il potere manifestato in questi toni che riescono a
placare gli animi eccitati e ad attrarre all’ascolto della loro melodia perfino le bestie, i
serpenti, gli uccelli e i delfini.
9. Per tacere infatti della lira di Orfeo e dei canti delle Sirene – cose leggendarie –, che
possiamo dire di David, il quale liberò Saul da uno spirito immondo con l’azione d’una
salutare melodia e, in modo nuovo, restituì al re attraverso l’udito quella salute che i medici
non riuscivano a dargli con l’aiuto delle erbe [I Re 16,23]? Si narra che anche il medico
Asclepiade, uomo dottissimo per testimonianza degli antichi, con una melodia guarì un
malato frenetico. Ma sono molti i prodigi operati con la musica in uomini malati. Si ritiene
che perfino il cielo, come ricordammo sopra, giri con soave armonia. Per dirla in breve: nulla
di ciò che nei cieli e sulla terra si compie secondo la volontà del Creatore è estraneo a questa
disciplina.
10. La conoscenza della musica, che eleva i nostri sensi alle realtà celesti ed è piacevole
agli orecchi con la dolcezza della melodia, è dunque assai gradita ed utile. Tra i Greci, Alipio,
Euclide e Tolomeo e altri ne scrissero con eccellente dottrina; tra i Latini, Albino, uomo
egregio, scrisse con compendiosa brevità un trattato, che ricordo di aver avuto nella
biblioteca di Roma e di aver letto con interesse. Se per caso vi fu sottratto durante una
incursione dei barbari, avete qui la versione latina di Gaudenzio fatta da Muziano. Se la
leggerete con sollecita attenzione, vi aprirà gli atri di questa scienza. Anche Apuleio di
Madaura, secondo quanto si dice, ha scritto in latino i fondamentali princìpi di questa
disciplina. Lo stesso Agostino, padre della chiesa, compose il De musica in sei libri, nei quali ha
dimostrato che la voce umana possiede per sua natura suoni ritmici e un’armonia che si
esprime attraverso sillabe lunghe e brevi. Anche Censorino ha trattato con acutezza degli
accenti necessari alla voce dell’uomo riferendoli alla disciplina musicale; della sua opera,
come di altre, ho lasciato una copia trascritta per voi.

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