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Università

della
Svizzera
italiana

Accademia
di
architettura

Archivio
del
Moderno

Rino Tami
Opera completa

a cura di
Kenneth Frampton, Riccardo Bergossi
Mendrisio
Academy
Press
Archivio del Moderno / Monografie
14
Collana diretta da Letizia Tedeschi
Kenneth Frampton, Riccardo Bergossi

Rino Tami
Opera completa

Mendrisio Academy Press


Coordinamento editoriale Abbreviazioni
Tiziano Casartelli
AdM Archivio del Moderno
Progetto grafico ASB Archivio di Stato del Cantone Ticino,
Andrea Lancellotti Bellinzona
DPE Dipartimento della Pubblica Educazione
Traduzioni del Cantone Ticino
Dall’inglese: Silvia Milesi DTL Dicastero del Territorio del Comune di Lugano
(per il testo di Kenneth Frampton) FAAT Fondazione Archivi Architetti Ticinesi
Dal tedesco: Carla Ferrario RT Archivio Rino Tami
(per il testo di Adolf Max Vogt) SCT Fondo Storni Creazzo Tami

Redazione Ove non diversamente indicato, gli elaborati grafici pub-


Elena Triunveri blicati provengono dall’Archivio Rino Tami e dal Fondo
Marta Valdata Storni Creazzo Tami dell’Archivio del Moderno, Men-
drisio.
Gestione delle immagini e impaginazione
Sabine Cortat

Fotocomposizione
Luciana Gamberoni e Carlo Scardeoni

La ricerca e il volume sono stati realizzati anche grazie


al contributo del
Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica

Il volume è stato pubblicato grazie al sostegno di:


Comune di Sorengo
e
Fondazione Arturo e Margherita Lang
Corner Banca SA
Direzione del IV circondario del Corpo guardie
di confine svizzere

Prima edizione
© 2008 Fondazione Archivio del Moderno, Mendrisio
Seconda edizione corretta
© 2020 Fondazione Archivio del Moderno, Mendrisio
L’architetto Rino Tami – uomo dall’orgogliosa mo- stianamente indulgente verso i difetti propri oltre che
destia, che amava definirsi «un buon artigiano ticine- verso quelli altrui». Per realizzare un tale obiettivo, il
se che deve rispettare la sua terra» – ha vissuto con Municipio ha creduto bene di affidarsi all’Archivio del
la sua famiglia nel comune di Sorengo dal 1 marzo Moderno dell’Accademia di architettura, presso il quale
1963 fino alla sua scomparsa, avvenuta all’età di 86 è conservato l’archivio dell’architetto, avviando una col-
anni, il 15 marzo 1994. Durante questi anni egli ha laborazione feconda, di cui è frutto questo volume.
arricchito il territorio del nostro Comune di numero- Un ringraziamento particolare va, dunque, a Letizia Te-
se testimonianze del suo estro e della sua sensibilità deschi, direttrice di questa istituzione, che con la sua
artistica, realizzando tredici opere, per la maggior amabile disponibilità e infaticabile passione ha contri-
parte case di abitazione. buito alla realizzazione dei nostri proponimenti; ringra-
L’iniziativa di promuovere un volume monografico de- ziamento che va esteso, con pari riconoscenza, ai due cu-
dicato all’architetto nacque nell’autunno del 2001, ratori del volume, Kenneth Frampton, professore alla
mentre il nostro Municipio si accingeva a inaugurare la Columbia University di New York, studioso insigne e
rinnovata “via delle Scuole”, che da quel momento già docente all’Accademia di architettura di Mendrisio,
avrebbe preso il nome di “via Rino Tami”. Una tale ini- e Riccardo Bergossi, ricercatore all’Archivio del Moder-
ziativa era alimentata dalla consapevolezza dell’impor- no e profondo conoscitore dell’opera di Rino Tami, cui
tanza di Tami per l’architettura ticinese e svizzera, e dal si deve anche il vasto catalogo ragionato e il regesto del-
conseguente desiderio di recargli un omaggio non effi- le opere dell’architetto. L’espressione della nostra grati-
mero, né circoscritto ai confini del nostro Comune. E tudine va, inoltre, a tutti i collaboratori dell’Archivio
quale omaggio migliore di un volume che ripercorresse del Moderno per l’entusiasmo e la competenza con cui
analiticamente l’intera sua opera, offrendone il catalogo hanno seguito la nascita di questo volume.
completo e ragionato? Un volume che, succedendo alla Desideriamo infine esprimere la nostra riconoscenza
monografia data alla luce nel 1984 dalla Fondazione alla Fondazione Arturo e Margherita Lang, alla Cor-
Arturo e Margherita Lang, e al volume pubblicato nel ner Banca SA, alla vedova dell’architetto, signora
1994 in occasione della mostra al Politecnico Federale Eugenia Tami, e ai suoi figli Prisca, Domizia e Luca,
di Zurigo, testimoniasse l’eccezionale contributo offerto alla Direzione del IV circondario del Corpo guardie
da Tami all’architettura del Novecento in Ticino, e re- di confine svizzere, per la sensibilità dimostrata con
stituisse nella sua ampiezza e densità l’opera di un ar- il loro generoso contributo finanziario.
chitetto che, per riprendere le parole di Tita Carloni, ha
lavorato «per tutta la vita senza scontri rumorosi, ma Avv. Guido Santini
anche senza cedimenti che si situassero al di sotto della Sindaco di Sorengo
sua dimensione culturale e morale: quella di un signore
sempre intento a disegnare case, chiese, ponti, con l’oc- Paolo Kauffmann
chio attento all’arte, alla letteratura, al pensiero moder- Vicesindaco e capo Dicastero Istruzione
no; duro verso i fanfaroni, estimatore degli schietti e cri- e Cultura del Comune di Sorengo
Si può conciliare il vernacolo e la tradizione fondata e ’60 (da Casa Marazzi a Casa Andina). Il punto di
su un’architettura spontanea, vincolata pure, per maturazione di una specifica ricerca formale e spaziale,
quanto riguarda il Ticino, alla mediterraneità, con il ideale ed etica – perché l’architettura di Tami precorre
suo opposto e cioè a dire la modernità razionalista pri- anche il dibattito odierno attorno a impatto ambienta-
ma e organicista dopo, quella straordinaria modernità le e qualità dell’abitare, ed è, appunto, un’architettura
che mette da parte le tecniche e i vocaboli tradizionali etica – sarà da iscriversi allora in un arco di tempo lun-
e costruisce nuove forme con il cemento armato, im- go, caratterizzato da scarti o momenti nodali che ne
plementando l’articolazione di organismi inediti, di scandiscono l’affermazione progressiva secondo linee
peculiare distribuzione e di ancora più invasiva od di ricerca compresenti e complementari: dalla celebre
evidente tipologia? Un quesito che si sono posti in Biblioteca cantonale di Lugano (1936-1941), conside-
molti nel corso della prima metà del XX secolo e che rata giustamente una fra le sue opere più felici, ai
Rino Tami, dall’esordio – che cade nel 1932 o al più grandi incarichi degli anni ’50 e ’60 (si pensi alla sede
tardi nel 1934 – fino almeno al 1950, tenta di risolve- della Radio della Svizzera Italiana, realizzata tra il
re a suo modo, attraverso la progressiva messa a pun- 1957 e il 1962 con Augusto Jäggli e Alberto Camen-
to di un linguaggio originale: un linguaggio capace di zind), alle numerose case e ville costruite nel secondo
rivitalizzare la tradizione locale sommandola, in op- dopoguerra, sino all’incarico di “consulente estetico”
portuna sintesi di elementi formali e di soluzioni tec- per l’autostrada N2 Chiasso-San Gottardo, che lo im-
nico-costruttive, alla più consapevole e aggiornata pegnerà dal 1963 al 1983.
modernità. Obiettivo ricercato da Tami attingendo a Si evidenzia così il focus su cui insiste la presente
vari autori, che saranno, di volta in volta, i modelli a monografia, la quale dà ragione, su base documenta-
cui egli si ispirerà più e meno esplicitamente: Berlage, ria, del ruolo di ideale referente e capofila assunto da
Holzmeister, Bonatz, Hoffmann, forse anche Terra- Rino Tami (con Tita Carloni, Peppo Brivio e pochi
gni, certamente Perret e soprattutto Salvisberg, per altri) nell’alimentare il rivolgimento linguistico mo-
non citare che alcuni nomi. dernista svoltosi in Ticino; un rivolgimento le cui
Nel tempo che corre tra Casa Lang (1950), la prima conseguenze parrebbero persistere perlomeno fino al-
villa costruita a Sorengo, la Casa Torre a Lugano le soglie della stagione post-moderna. Si gettano inol-
(1953-1958), e, infine, la propria abitazione, Casa Er- tre le basi per meglio comprendere (con l’insistente
reti (1961-1963), si ha uno scatto evolutivo, con la recupero, quanto si vuole selezionato e motivato, di
conferma dell’innesto, per Tami un’autentica svolta, elementi di tradizione prevalentemente locale) anche
di elementi desunti dalla lezione di Frank Lloyd Wri- il nuovo: acquisito però con un’inflessione regionali-
ght, mediata ed enfatizzata da Bruno Zevi. Ma sono sta. E per arrivare a chiarire quanto caratterizza e
messe in gioco pure altre relazioni, assai più remote: qualifica quel che avviene in Ticino a partire dagli
Alvar Aalto, con particolare riferimento alla sua pro- anni Sessanta sino alla fondazione, alle soglie del
duzione post-bellica, e Richard Neutra, la cui influen- nuovo millennio, di una realtà formativa come l’Ac-
za è palese nelle quattro ville realizzate tra gli anni ’50 cademia di architettura di Mendrisio.
Colgo l’occasione per rivolgere un ringraziamento lo studio, e Riccardo Bergossi, ricercatore dell’Archi-
particolare a tutti coloro i quali hanno reso possibile vio del Moderno, che, grazie a una borsa di studio
questa pubblicazione. Devo innanzi tutto esprimere triennale del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricer-
tutta la mia gratitudine agli eredi Tami per la fiducia ca Scientifica, si è fatto carico di ricostruire analitica-
concessa all’Archivio del Moderno, dalla signora Eu- mente l’operato di Rino Tami. Questo ringraziamen-
genia Tami, che ha condiviso l’intera parabola crea- to si deve estendere pure agli autori dei singoli saggi
tiva dell’architetto, ai figli Prisca, Domizia e Luca. che approfondiscono temi specifici, da Giulio Lupo a
Senza il loro atto, che ci ha consentito di studiare Serena Maffioletti a Nicola Navone. Egualmente
l’archivio di Rino Tami, questa monografia non sa- preziose sono risultate, infine, le testimonianze degli
rebbe stata possibile. La mia gratitudine va, inoltre, architetti Peppo Brivio, Aurelio Galfetti, Flora Ru-
alla signora Maria Lidia Storni Creazzo, che ha depo- chat e dello storico dell’arte Adolf Max Vogt, profes-
sitato presso l’Archivio del Moderno altri documenti sore dell’ETH di Zurigo negli anni in cui anche Rino
relativi all’attività giovanile dell’architetto, favoren- Tami fu chiamato ad insegnarvi. Desidero egualmen-
done così una più compiuta valutazione, come pure te ringraziare gli sponsor del volume, la Fondazione
agli ingegneri Alfio Casanova e Luigi Ferrari, per le Arturo e Margherita Lang, la Corner Banca SA e la
ulteriori integrazioni documentarie offerte. Direzione del IV circondario del Corpo delle guardie
Merita uno specifico encomio il Comune di Sorengo, di confine. Last but not least, un grazie particolare
nelle persone del Sindaco Avvocato Guido Santini, e va al professore Bruno Reichlin per i molti preziosi
del Capo Dicastero Istruzione e Cultura, Paolo consigli, a tutti i collaboratori dell’Archivio del Mo-
Kauffmann, per avere finanziato il presente volume, derno, per l’impegno e la dedizione con cui hanno se-
sulla scorta di una collaborazione iniziata già nel guito il varo del volume, nonché a coloro che hanno
2001 con la mostra Rino Tami a Sorengo, curata dal contribuito a vario titolo, con disponibilità e pazien-
nostro istituto. za, alla realizzazione di questa monografia.
Vorrei ringraziare anche i curatori: Kenneth Framp-
ton, professore alla Columbia University di New Letizia Tedeschi
York e all’Accademia di architettura, che ha guidato Direttore Archivio del Moderno
Sommario

11 177 451
L’architettura di Rino Tami Opere e progetti Appendici
Kenneth Frampton a cura di
Riccardo Bergossi 453
39
Testimonianze
Rino Tami e l’architettura
in Ticino negli anni Trenta 458
Riccardo Bergossi
Nota biografica
85
462
Rino Tami e la cultura
Regesto delle opere
architettonica italiana:
punti di tangenza
478
Giulio Lupo
Bibliografia
115
L’aristocratico empirismo di
Rino Tami. Lo studio della
Radio della Svizzera Italiana
di Camenzind, Jäggli e Tami
Nicola Navone

137
L’«orgogliosa modestia»
della N2
Serena Maffioletti
L’architettura di Rino Tami
Kenneth Frampton

Gli inizi: 1932-1941 sero le redini dello studio nel 1932, alla morte dello
zio. Due anni dopo Rino Tami vinse il suo primo
Nella vicenda professionale di Rino Tami potrebbe concorso per l’Istituto dei ciechi di Lugano e ciò lo
sembrare un’ironia il fatto che, a differenza del fra- indusse a lasciare Zurigo per tornare nella propria
tello Carlo, architetto diplomato, egli non sia riusci- città in modo da sovrintendere, in collaborazione
to a conseguire la laurea in nessuna delle due facoltà con il fratello, alla costruzione dell’edificio. Passati
di Architettura frequentate: la Regia Scuola Superio- altri due anni, nel 1936, si distinse di nuovo vincen-
re di Architettura di Roma, che fu costretto ad do il concorso per la Chiesa del Sacro Cuore di
abbandonare dopo due anni per problemi di salute, Gesù, a Bellinzona. L’incarico gli dava l’occasione di
e il Politecnico Federale di Zurigo, dove nel 1934, dare prova delle proprie capacità nella progettazio-
nei soli sei mesi di frequenza, ebbe modo di assistere ne di un edificio pubblico e rappresentativo, che
alle lezioni dell’illustre architetto Otto Rudolf Salvi- avrebbe decretato la sua fama, una volta completata,
sberg, allora figura trainante della scuola. Se pensia- nel 1939. Non si può fare a meno di chiedersi, a
mo alla brevità di questi episodici contatti accademi- fronte di un disegno tanto preciso della struttura in
ci, è evidente che la sua formazione professionale di muratura di pietra a vista, come un trentenne, dota-
base non può considerarsi compiuta fino alla fine to di una formazione piuttosto lacunosa, avesse
degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, quando, potuto realizzare un’opera di così straordinario rigo-
insieme al fratello Carlo, di dieci anni più anziano, re. Pur ammettendo che, nell’ambito della loro ini-
lavorò nello studio dello zio Giuseppe Bordonzotti, ziale collaborazione, Carlo fosse il costruttore più
brillante architetto. Certo, Carlo si era diplomato esperto, rimane comunque un mistero come un
all’Accademia delle Belle Arti di Bologna nel 1922 e uomo tanto giovane potesse essere stato capace di
aveva quindi più di un vantaggio sul fratello, ma è produrre un progetto di tale finezza culturale e tet-
del tutto plausibile che sia stata fondamentale per la tonica. Nell’intervista concessa nel 1992 a Roman
formazione di entrambi l’esperienza fatta con Bor- Hollenstein, Tami è categorico nell’attribuire le
donzotti allo sviluppo del progetto del “Quinto” influenze presenti in quest’opera in primo luogo al
Palazzo Gargantini, sul lungolago di Lugano. Com- maestro olandese Hendrik Petrus Berlage e poi
pletato il progetto nel 1931, la realizzazione fu segui- all’austriaco Clemens Holzmeister, in particolare
ta successivamente dai soli fratelli Tami, che assun- perché, come spiega Tami, Holzmeister aveva a

1 11
R. Tami, Chiesa del Sacro Cuore
di Gesù, Bellinzona, 1936-1939
(con C. Tami).
K E N N ETH F R AM PTO N
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demann, realizzata nel cimitero di Sorengo nel 1938.


Se, comprensibilmente, egli riteneva fosse questa la
soluzione appropriata a opere di natura religiosa, il
suo approccio cambiava a fronte di incarichi per
edifici ad uso civico, come possiamo rilevare dai
progetti per l’Istituto dei ciechi, per il cosiddetto
Concorso del Sassello, concepito per il centro di
Lugano nel 1935, e anche dal colombario con archi
ribassati realizzato nello stesso periodo nel cimitero
di Sorengo.
Questi progetti sono permeati di una certa maniera
novecentista, rilevabile soprattutto nell’uso di aper-
ture ad arco entro semplici pareti intonacate. A tale
proposito non si può fare a meno di notare che,
quell’epoca già realizzato un certo numero di chiese all’epoca, viveva a Lugano l’ex-futurista Mario
esemplari. Ciò che invece Tami respinge in modo Chiattone, forse l’esponente più in vista di questa
convincente, a fronte del carattere rurale dell’edifi- maniera, come ci appare chiaro dai progetti per il
cio, simile a un fienile, è qualsivoglia riferimento a centro della città, elaborati intorno alla prima metà
quel novecentismo milanese diffusosi un po’ dopo la degli anni Trenta.
fine della prima guerra mondiale. Altrettanto netta è Da parte sua, Tami, proprio in quegli anni, mostrava
la negazione dell’ipotesi avanzata da Hollenstein in una capacità flessibile, eclettica, in grado di muoversi
merito alla possibile influenza esercitata dal Monu- entro una certa gamma di stili diversi a seconda del
mento ai caduti a Erba, in provincia di Como, di compito che gli si presentava, passando dalla maniera
Giuseppe Terragni, realizzato tra il 1928 e il 1933. espressa nella proposta per il Sassello ad altri linguag-
La precisione estetica e costruttiva della Chiesa del gi nei due concorsi ai quali partecipò l’anno successi-
Sacro Cuore, integrata con un piccolo convento, nel vo, quello per la Chiesa del Sacro Cuore a Bellinzona
mezzo di quella che era allora aperta campagna col- e quello per la Biblioteca cantonale di Lugano,
tivata, è l’espressione di un impulso tettonico sorto quest’ultima apertamente influenzata dalla moderna
in Tami nel momento in cui si allontanava dalla tra- uniformità modulare di Salvisberg.
dizione classica e umanista italiana per accostarsi Realizzata tra il 1939 e il 1941, agli albori dunque
alle modalità espressive neomedievaliste del nord della seconda guerra mondiale, la Biblioteca cantona-
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Europa, in particolare all’eredità neo-romanica di le di Lugano è senza dubbio l’opera più significativa
Berlage, che poteva essere apparentata alle consoli- della prima fase della carriera di Tami e quella con la
date tradizioni romaniche della regione, con quelle quale si guadagnerà il consenso internazionale, in par-
inflessioni espressioniste che affioravano nelle opere ticolare a seguito delle pubblicazioni che le dediche-
di Holzmeister e Bonatz. Al tempo stesso, una pro- ranno riviste italiane, francesi e tedesche nel 1942. Il
spettiva iniziale della chiesa rappresenta un semplice suo impianto ortogonale con pianta a L sarà articolato
interno intonacato con decorazioni ad affresco limi- in un corpo di quattro piani fuori terra, con la facciata
tate alle volte delle nicchie laterali e alla parete di in vetrocemento, adibito a magazzino dei libri e
fondo dell’abside semicircolare. Tami continuerà a disposto parallelamente alla strada sul lato nord del
utilizzare questa sintassi costruttiva tradizionale in sito, e in un’ala a due piani, destinata a uffici ammini-
muratura portante nella Cappella funeraria von Rie- strativi e sala di lettura, che si estende in profondità
3

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P. Chareau, Maison de verre, M. Chiattone, Casa Varisco,
Parigi, 1928-1932. Lugano, 1931.
3
A. Perret, Musée des Travaux
Publics, Parigi, 1936-1946.
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I

verso il lago, a lato del Liceo cantonale. L’uno e l’altra Un uso così esteso del vetrocemento potrebbe far
poggiavano su un basamento seminterrato. pensare all’influenza della Maison de Verre di Pierre
Come già osservato, la sintassi di questo edificio Chareau, a Parigi, del 1932, ma è improbabile che
traeva ispirazione direttamente dall’opera di Salvi- questo potesse essere per Tami un riferimento consa-
sberg. Ciò appare subito evidente dalla soletta in pevole e voluto. Un’influenza evidente è invece quel-
cemento armato a sbalzo sopra le grondaie e dalle la di Auguste Perret, riscontrabile soprattutto nel
finestre del corpo amministrativo con serramenti in generoso impiego di calcestruzzo bocciardato.
acciaio, intervallate con sequenza ritmica: una carat- A questo proposito, non vanno tralasciate le colonne
teristica che si può far risalire, attraverso Salvisberg, libere della sala di lettura e della terrazza affacciata
al Sanatorio Purkesdorf di Josef Hoffmann a Vien- sul parco e sul lago. Il rigonfiamento alla sommità di
na, del 1911. Passando agli interni, l’elemento che queste colonne, così come la loro connessione con il
inconfutabilmente richiama Salvisberg è la scala eli- soffitto articolata da una rientranza, richiamano i ten-
coidale in cemento armato che raccorda la quota tativi compiuti da Perret alla fine degli anni Trenta di
dell’ingresso agli uffici al primo piano del corpo disegnare un capitello in calcestruzzo che fosse equi-
amministrativo. parabile ai capitelli classici del mondo antico. L’eco
Nello stesso tempo vi sono elementi che guardano di questa ricerca nell’opera di Tami è forse l’unica
oltre Salvisberg, nel senso che si ricollegano ad altri traccia di una tendenza novecentista in un edificio, la
antecedenti, come, in particolare, nel caso del pro- Biblioteca cantonale di Lugano, altrimenti rigorosa-
spetto in vetrocemento del corpo della biblioteca. mente ascrivibile al Moderno.

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R. Tami, Biblioteca cantonale, O.R. Salvisberg, Stabilimento
Lugano, 1936-1941 (con Hoffmann-La Roche, Welwyn
C. Tami); prospetto orientale. Garden, Londra, 1937-1938.
K E N N ETH F R AM PTO N

Una delle curiosità che accompagnano quest’opera senso implicito dell’incarico – conferire al Ticino
è il destino della proposta presentata allo stesso autonomia e importanza a fronte dell’egemonia
concorso da Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri, della Svizzera tedesca – spinse Tami a reinterpretare
presumibilmente sotto altro nome, dal momento il tipico grotto ticinese a una scala più imponente,
che il concorso era rivolto ai soli architetti ticinesi. gesto che egli amplificò in termini monumentali
Nonostante fosse una dimostrazione estremamente attraverso un abile riferimento al Novecento. Così,
sofisticata della loro già matura metodica razionali- se l’esterno riprendeva direttamente dalla cultura
sta, il progetto non ebbe alcun riconoscimento. Il rurale della regione certe forme tipiche, come la
secondo premio venne assegnato a Guglielmo Fra- disposizione dei mattoni a scacchiera o i ballatoi in
schina che, a dispetto dei numerosi premi ottenuti legno, in quanto modelli tradizionali utilizzati nella
in questo periodo nella partecipazione a concorsi, costruzione dei fienili da essiccazione, l’interno del
alla fine vedrà realizzati pochissimi progetti. Nel- ristorante era dotato di balaustre metalliche di carat-
l’intervista concessa a Hollenstein, Tami fa un vela- tere più urbano e decorativo. Riprendendo gli stile-
to accenno a una certa casuale affinità tra il proget- mi secolari adottati dallo stesso Tami nell’architettu-
to di Terragni-Lingeri per la Biblioteca cantonale e ra civile degli anni Trenta, gli archi a tutto sesto o a
la sua proposta, ma è difficile, a posteriori, indicare sesto ribassato costituiscono gli elementi caratteristi-
a quali elementi comuni si riferisse. ci sia all’interno che all’esterno, mentre diverse
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L’incarico per la progettazione del Grotto ticinese opere d’arte erano impiegate per raffigurare la com-
per la Schweizerische-Landesaustellung del 1939, ponente etica della regione: le sculture di Remo
confermò l’affermazione di Tami, unico architetto Rossi e Giuseppe Foglia, e un murale di Emilio
ticinese invitato a livello nazionale all’Esposizione, Maria Beretta. Quest’ultimo rappresentava la figura
benché il progetto (elaborato in coincidenza con la della Ticinella: una donna per definizione giovane e
fase conclusiva della proposta per la Biblioteca can- giocosa, considerata la personificazione del mitico
tonale) avesse un’impronta vagamente regressiva. Il “eterno sorriso” della regione. Si dà il caso che il
decoro interno fosse nel complesso simile a un inter-
no ironicamente rustico – l’arredo di un capanno da
caccia realizzato a Monteggio l’anno precedente –
che Carlo e Rino avevano concepito per l’altro loro
fratello Olinto. Il tentativo generale di Tami di met-
tere a punto una versione aggiornata dell’edilizia tra-
dizionale regionale è confermato dal fatto che la
copertura del Grotto ticinese poggiava su una
capriata in legno identica alla travatura della navata
della Chiesa del Sacro Cuore. Vi è naturalmente più
di un indizio che si trattasse anche di un modo di
razionalizzare la progettazione riutilizzando elemen-
ti applicabili a uno o all’altro incarico.

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R. Tami, Progetto per R. Tami, Grotto ticinese per
Palazzo Pax, Lugano, 1940 l’Esposizione nazionale, Zurigo,
(con C. Tami); prospetto della 1937-1939; disegno prospettico
soluzione con il portico ad archi. della sala da pranzo.
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I

Gli anni della guerra: 1941-1952 giorno in totale contrasto con i dettagli dell’interno
d’impronta novecentista. Delle tre, di sicuro, la più
Nell’intervista con Hollenstein, Tami si sofferma esplicitamente moderna era Casa Noseda, che pre-
sulla fase buia e difficile rappresentata dagli anni sentava nel soggiorno una grande finestra panorami-
della guerra, nella prima metà degli anni Quaranta, ca tripartita, ripresa da Salvisberg.
quando la frontiera con l’Italia rimase chiusa. Il flus- Ma la più originale era forse Casa Ernst, per l’inso-
so turistico si fermò praticamente da un giorno all’al- lita giustapposizione di spazi aperti e chiusi che si
tro e una regione prevalentemente rurale, già gravata articolano in sequenza lungo la lunga parete rivolta
dalla depressione economica seguita al crollo della a ovest. Organizzata intorno a quattro patii distinti,
borsa del 1929, si ritrovò sempre più isolata e, da un questa sequenza risultava essere divisa in tre siste-
punto di vista politico, apertamente antiitaliana. In mi indipendenti, collegati da una stretta corte.
questo clima, la competizione per l’acquisizione di Questi tre sistemi, disposti lungo l’asse nord-sud,
incarichi tra gli architetti era diventata accanita. In comprendevano: un garage con una cantina e una
aggiunta a tutto ciò, la difficoltà di reperire sia l’ac- stanza di servizio; una coppia di camere da letto,
ciaio che il cemento non poteva che favorire un gene- entrambe affacciate su un patio aperto; un soggior-
rale ritorno alle modalità costruttive tradizionali. In no-sala da pranzo con un portico coperto, che a
più, non esisteva alcuna forma di movimento cultu-
rale, il che sicuramente spiega in gran parte la gene-
rale povertà della produzione ticinese di questo
periodo. Malgrado questo blackout pressoché totale,
Tami continuò a praticare un’architettura che segui-
va una certa linea novecentista, come è evidente dalle
due soluzioni alternative che produsse nel 1940 per il
Palazzo Pax in via Nassa a Lugano. Questa struttura
residenziale a destinazione mista, con attività com-
merciali a doppia altezza al piano terra, presentava,
in una delle due versioni, un’ampia vetrata al primo
piano, occupato dalla sala da tè affacciata sulla stra-
da. Articolato intorno a un cavedio centrale, con uffi-
ci ai piani intermedi e appartamenti nei piani supe-
riori, questo edificio di sei piani fuori terra era di
fatto l’adattamento di una tipologia ottocentesca.
I primi anni Quaranta vedranno Tami impegnato 9

anche alla progettazione di tre case, Casa Noseda a


Morbio, Casa Elsener a Campione d’Italia, entram-
be del 1941, e Casa Ernst a Melide, dell’anno suc-
cessivo. Di queste case, l’ultima, dal tetto a falda
poco inclinato ricoperto di tegole tradizionali, è cer-
tamente quella dal carattere più vernacolare, mentre
Casa Elsener, caratterizzata da una copertura pres-
soché piana, era la più ibrida, in particolare nelle
finestrature, con la vetrata a tutta altezza del sog-
10

9 15
R. Tami, Casa Noseda, Morbio
inferiore, 1941 (con C. Tami).
10
R. Tami, Ristrutturazione
e ampliamento di Casa Ernst,
Melide, 1942 (con C. Tami).
K E N N ETH F R AM PTO N
13

sua volta si congiungeva alla cucina, a un altro spa- appropriata e di un’ispirazione che troverà nelle rea-
zio di soggiorno e infine a una camera da letto e al lizzazioni di Paul Bonatz, prima fra tutte la stazione
relativo bagno, disposti in sequenza e affacciati su ferroviaria di Stoccarda e il Kunstmuseum di Basilea,
un patio parzialmente coperto con accesso diretto concluso nel 1936. Questa influenza è certamente
al lago. riconoscibile nel progetto iniziale, configurato come
Si tratta, ancora una volta, di una residenza forte- un massiccio volume in pietra con finestre quadrate e
11 mente eclettica, composta con scritture diverse, a aperture a griglia, anch’esse quadrate, e caratterizzato
partire dai dettagli apparentati al Novecento fino ad da una grande copertura a falda piuttosto anomala,
arrivare a quel tocco di modernità alla Salvisberg che ricorda le strutture industriali di inizio secolo di
delle colonne tubolari d’acciaio a sostegno di una Peter Behrens. Pur con i contrafforti in pietra levigata
tettoia piana per la protezione dell’ingresso, con che stabilizzano l’involucro in pietra dello spazio a
porte vetrate a tutta altezza, a loro volta in forte tripla altezza delle turbine, nella versione definitiva il
contrasto con gli archi ai lati del soggiorno. Questo linguaggio risulta considerevolmente alleggerito, gra-
gioco eclettico riconduceva all’idea di diverse strut- zie alle vetrate industriali sormontate da archi ribas-
ture rurali accostate casualmente l’una all’altra nel sati in pietra e al tetto basso a due spioventi con
corso del tempo. ampie gronde aggettanti, sotto le quali piccole aper-
È nel 1943, con la Centrale elettrica del Lucendro ad ture sono trattate come feritoie di una struttura forti-
12
Airolo, completata nel 1944, che Tami ottiene il ficata. La composizione risulta meno monumentale
primo incarico per un edificio industriale. La scala di poiché l’impianto non è più contenuto in un unico
questo impianto, la severità dettata dal programma volume ma è invece suddiviso in una sala macchine e
funzionale e la grandiosità del paesaggio montano in un’officina, con la fucina posizionata a un’estre-
circostante lo conducono a un ritorno alla sintassi mità. Occorre osservare che la struttura metallica di
monumentale della Chiesa del Sacro Cuore, con lo sostegno della sala turbine poggia su un’ossatura in
sguardo rivolto a nord, alla ricerca della maniera cemento armato strutturalmente indipendente, inse-

16 11 13
P. Bonatz, Stazione ferroviaria, R. Tami, Centrale elettrica del
Stoccarda, 1911-1928. Lucendro, Airolo, 1943
12
(con C. Tami).
P. Bonatz, P. Büchi, R. Christ,
Kunstmuseum, Basilea,
1932-1936.
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I

rita entro un involucro portante in pietra. Se si consi- del secolo precedente, anziché negli anni Quaranta.
derano le privazioni sofferte in Ticino negli anni del L’abilità di Tami nell’architettura residenziale è par-
dopoguerra, gli interrogativi di Tami circa la specifi- ticolarmente evidente nell’intervento di ristruttura-
cità di una tradizione moderna dell’architettura zione di un piccolo appartamento per sé, risalente ai
erano senza dubbio dovuti in qualche misura alla sua primi anni Quaranta. Ciò che colpisce di questo
consapevolezza dell’esigenza di esprimere un’iden- lavoro è l’organizzazione attenta dello spazio a
tità regionale manifesta, in particolare quando si tro- disposizione, a partire dall’ingresso come, ad esem-
vava a costruire in un contesto rurale. Ciò appare più pio, la relativa facilità e comodità con la quale si rie-
che mai evidente nel progetto per Casa Hofer a sce a passare da un bagno-toilette alla camera da
Castagnola, sviluppato in due distinte proposte tra il letto matrimoniale e, da qui, al soggiorno-sala da
1943 e il 1945. La prima versione adotta la stessa for- pranzo. Ciò è possibile grazie al sistema di porte di
mula utilizzata in precedenza per le Case Elsener e collegamento che permettono, di volta in volta, di
Noseda, vale a dire un prisma più o meno ortogona- accedere alla toilette direttamente dall’ingresso, di
le, intonacato e tinteggiato di bianco, posto sopra garantire la separazione tra la toilette e il bagno o, in
uno zoccolo di pietra grezza. Nel primo schizzo per alternativa, di utilizzare il bagno e la camera da letto
Casa Hofer questo prisma risulta più allungato e come spazio unico articolato. Nello stesso tempo,
astratto rispetto a quelli delle case precedenti. Pre- questa soluzione metteva a disposizione tre zone
senta inoltre un grande aggetto rispetto al basamento ben definite, il soggiorno-sala da pranzo, la camera
in pietra e una struttura indipendente a due piani, da letto e uno spazio separato per lo studio dell’ar-
sormontata da un tetto molto basso a due spioventi. chitetto con terrazza.
Rappresentata inizialmente come una forma astratta, L’attività di Tami nella seconda metà degli anni Qua-
la casa sarà rielaborata come una struttura massiccia, ranta sarà caratterizzata da un andamento incerto e
portante, in pietra, che darà ragione dell’appellativo disarticolato. Mi riferisco in particolare allo stabili-
di “La Piccionaia”, con un’allusione alle torri per mento biochimico La Fleur, realizzato a Lugano tra il
l’uccellagione tipiche della regione. 1946 e il 1950. Questo edificio era poco più che
La massa di pietra della Piccionaia è eretta su un sito un’ossatura in cemento armato a vista con tampona-
in forte pendenza. Lo spazio abitativo principale pre- menti in mattoni e vetro. Al di là della struttura basi-
vedeva due piani nella versione iniziale e tre nella lare, il carattere architettonico preminente risiedeva
versione poi realizzata. In un progetto intermedio,
l’accesso allo spazio abitativo principale si effettuava
da un percorso posto a mezza costa sul pendio. Da
questo livello, una scala esterna portava al piano
superiore, con la camera da letto e il balcone coperto
affacciato sul paesaggio.
Nella versione definitiva verrà aggiunto sotto il sog-
giorno un ulteriore piano adibito ai servizi, e le scale
di collegamento delle diverse quote saranno intro-
dotte all’interno del corpo principale della casa. In
tutte le versioni, la pianta quadrata è conclusa da una
copertura a falda rivestita di tegole, responsabile di
un’immagine decisamente vernacolare, tanto che
quest’opera potrebbe sembrare realizzata a cavallo
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14 17
R. Tami, Appartamento Tami,
Lugano, 1941-1943
(con C. Tami).
K E N N ETH F R AM PTO N

nei dettagli delle gronde, dei balconi e degli aggetti. mente suddiviso, in entrambi i piani, in volumi espo-
In questo periodo le potenzialita di Tami risultano sitivi in parte aperti all’esterno e in parte chiusi.
espresse soprattutto in due progetti non realizzati: un Una delle opere più convincenti alle quali Tami
teatro all’aperto per Parco Ciani a Lugano (1946) e porrà mano nella seconda metà degli anni Quaranta
un pregevole schizzo non sviluppato per un condo- è l’azienda agricola realizzata nel 1949 a Novazzano
minio a quattro piani nel Parco di Villa Sassa, ancora per la famiglia Frieden. Come nel caso della Centra-
a Lugano, del 1947. Quest’ultimo è l’unico progetto le elettrica del Lucendro, l’espressività di questo edi-
di Tami a mostrare un chiaro riferimento all’architet- ficio è affidata principalmente alla struttura, in par-
tura di Giuseppe Terragni: vi appare infatti del tutto ticolare alla capriata in legno del tetto e al tradizio-
evidente l’influenza esercitata da Casa Giuliani Frige- nale tamponamento perforato, in mattoni, del fienile
rio a Como, realizzata da Terragni nel 1940. sopra le stalle, all’interno del grande capannone
Casa Morandi a Payerne, disegnata nel 1947, par- agricolo. La bellezza di questa struttura risiede pre-
rebbe proseguire quel percorso progettuale di archi- valentemente nei dettagli dei pilastri d’angolo e dei
tettura residenziale che abbiamo fatto iniziare con contrafforti intermedi sui quali poggia la travatura in
Casa Ernst a Melide del 1942. Tami sembra destreg- legno soprastante.
giarsi, in questo caso, in una composizione libera- Con la ripresa dell’economia ticinese alla fine degli
mente episodica dello spazio domestico, dove l’uni- anni Quaranta, Tami comincia a ricevere una serie di
tarietà volumetrica è abilmente disarticolata in una incarichi per case d’appartamenti a Lugano e per la
serie di spazi collegati fra loro, in cui ogni segmento prima di una serie di ville che realizzerà nell’arco dei
ha un aspetto e un assetto diversi. successivi quarant’anni nell’area di Sorengo.
Nella proposta per il padiglione svizzero alla Bien- Il primo condominio di una certa importanza è Casa
nale di Venezia del 1951, Tami si dedicherà a un’ar- Fischer, un edificio a cinque piani costruito nel 1951
chitettura inequivocabilmente moderna, composta su un’altura sovrastante la città. La casa prese il
da una copertura a guscio in cemento armato soste- nome di Solatia in riferimento all’orientamento otti-
nuta da una travatura di bordo e da sei colonne male della sua esposizione; era organizzata con un
cilindriche libere. L’involucro non portante conce- solo appartamento per piano, composto da un
pito entro questa ossatura strutturale è opportuna- ampio e spazioso soggiorno con terrazza rivolta a

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R. Tami, Progetto per la G. Terragni, Casa ad appartamenti
lottizzazione del parco di Villa Giuliani-Frigerio, Como, 1939-1940.
Sassa, Lugano, 1946-1949 (con
C. Tami); studio per la
facciata delle palazzine.
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I
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sud, una sala da pranzo di generose dimensioni con articolati simmetricamente sui due lati. L’abilità di
balconate altrettanto spaziose e tre camere da letto, Tami come architetto di edifici residenziali è eviden-
un bagno e una toilette, oltre a due piccole stanze di te. Calcolata in base a una concezione prossemica
servizio. A fronte di un impianto così lussuoso, la della vita domestica, la disposizione ravvicinata e di
sintassi architettonica risultava piuttosto rigida e dimensioni contenute dell’ingresso, della cucina,
fredda, costituita com’era da un’ossatura in cemento degli spazi della sala da pranzo e del soggiorno, oltre
armato a vista con balconi aggettanti e poco altro. che della terrazza, è studiata in modo da garantire
Inoltre, la scala d’ingresso in calcestruzzo, posta sul un’interazione ottimale tra le varie unità, grazie anche
retro, conferiva all’edificio un carattere stranamente alla parete scorrevole a scomparsa, in grado di sepa-
dimesso, considerando che si trattava di edilizia resi- rare la zona cucina-pranzo dal soggiorno, permetten-
denziale alto-borghese. do al tempo stesso l’accesso indipendente alla zona
notte. Anche la camera da letto dei bambini e la
camera da letto matrimoniale hanno accesso indipen-
La ricostruzione: 1952-1965 dente al balcone esterno laterale, opportunamente
ricavato entro l’involucro dell’edificio. Vanno regi-
Il complesso residenziale realizzato successivamente strati il divisorio centrale a sbalzo, che garantisce la
da Tami a Lugano è Casa Anta, costruita in via Gerso separazione visiva tra i due balconi adiacenti, e, in
tra il 1950 e il 1952. L’impianto tipologico era assai ogni cucina, l’accesso riparato a un balcone interno
meno lussuoso di Casa Solatia. L’edificio, alto cinque per stendere i panni, posto sul retro dell’edificio. L’al-
piani, comprendeva due appartamenti per piano, con tro aspetto degno di nota di questa architettura è il
due camere da letto ciascuno. A differenza dell’edifi- tipo di linguaggio architettonico, che è evidentemente
cio Solatia, che pure presentava un nucleo simile, il influenzato da quel neo-liberty allora emergente in
vano delle scale e dell’ascensore era inserito all’inter- Italia, e in modo particolare dalla sintesi peculiare di
no del corpo dell’edificio e gli appartamenti erano modernità e tradizione espressa per la prima volta da

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R. Tami, Stabilimento biochimico R. Tami, Azienda agricola
farmaceutico La Fleur, Lugano, Frieden, Novazzano, 1944-1949
1946-1950 (con C. Tami). (con C. Tami); veduta
della parete ventilata del fienile.
K E N N ETH F R AM PTO N

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Ignazio Gardella nel progetto del 1946 per una casa a geometria triangolare, non solo della scala antincen-
Castana, vicino a Pavia, e nell’edificio d’appartamenti dio, parte integrante dell’edificio, ma anche nella
Borsalino realizzato ad Alessandria nel 1950. L’utiliz- forma a V della finestra panoramica principale di
zo in Tami di finestre a tutta altezza e di velette ricor- ogni appartamento affacciato sul lago.
da l’impiego di elementi molto simili frequente nella La realizzazione nel 1951 della prima villa di Tami,
produzione di Gardella, mentre il tradizionale tetto a Casa Lang nel Comune di Sorengo, vicino a Luga-
falda ricoperto di tegole aggiunge un carattere ibrido, no, sarà l’occasione per inventare un tipo totalmen-
quasi vernacolare. te nuovo di casa borghese, che sarà riproposta a
Casa Anta inaugura un genere particolare nella pro- Sorengo e altrove in una gamma di versioni diverse,
duzione residenziale di Tami, che ritroviamo in una a partire da Casa Cavadini (1951), a Casa Steiner
serie di altri progetti di case sviluppati un quegli (1953) e Casa Rossi (1953). In quest’ultima, verrà
anni, tra i quali alcuni alloggi operai a Lugano, risa- fissato uno schema tipologico: da un lato la zona
lenti al 1945, e gli appartamenti detti Pro familia del notte su due piani, costituita da tre camere, dall’al-
1950, oltre a Casa Torre, un condominio di diciotto tra, a sud est, verso il giardino, la sequenza cucina e
piani realizzato sul lungolago nel 1958. soggiorno-pranzo a doppia altezza. In questa dispo-
L’impianto simmetrico a V degli appartamenti di sizione, lo spazio della zona giorno è leggermente
Casa Torre, il cui ultimo piano, l’attico, era destina- più basso rispetto a quello delle camere da letto su
to ad albergo, riconduce non solo all’opera di Gar- due piani, coperte da un lungo tetto a un solo spio-
della, ma anche all’attenzione nascente da parte vente, inclinato nella direzione opposta sopra il
degli architetti italiani per l’opera di Frank Loyd volume della zona giorno. Un analogo gioco di con-
Wright. Questo rinnovato interesse per l’eredità di tropendenze delle coperture, a una o due falde, si
Wright era stato inaugurato da Bruno Zevi con la osserva nella Casa Steiner e nella Casa Davidson a
sua rilettura enfatica, quasi da manifesto, della sto- Castagnola (1953). La genesi e l’evoluzione di que-
ria del Movimento Moderno, apparsa per la prima sto tipo, influenzato in modo alquanto remoto dalla
volta nell’importante Verso un’architettura organica, produzione del dopoguerra di Alvar Aalto (viene in
pubblicato nel 1945. Questa linea di pensiero si mente il Municipio di Säynätsalo del 1949) ha il suo
affermerà lentamente nell’architettura ticinese e, in culmine un decennio dopo nella casa dello stesso
particolare, relativamente alla vicenda di Tami, Rino Tami, la cosiddetta Casa Erreti, costruita a
verrà veicolata dalla sua collaborazione con Peppo Sorengo nel 1963.
Brivio, risalente ai primi anni Cinquanta. A propo- Nella Casa Erreti, più che in ogni altra casa di questo
sito di Casa Torre si avverte la mano di Brivio nella tipo, esiste una corrispondenza spaziale particolar-

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I. Gardella, Casa del viticultore, I. Gardella, Casa per impiegati R. Tami, Casa Anta, Lugano,
Castana, 1944-1947. della società Borsalino, 1950-1952 (con C. Tami);
Alessandria, 1950-1952. prospetto principale.
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I

mente armonica tra la gerarchia lineare dello svilup- incarichi per edifici di carattere utilitario. Il primo
po della pianta, rappresentata dalla sequenza terraz- riguarderà un grande impianto di stoccaggio costrui-
zo-soggiorno-pranzo-portico-cucina, e il tetto a dop- to per la società Usego a Bironico, sulla principale
pia falda con, al colmo, una camera da letto dotata di strada di collegamento tra Bellinzona e Lugano e in
una piccola terrazza. In questa casa vi sono due connessione con la rete ferroviaria. Come nelle sue
sequenze spaziali che interagiscono: quella che deriva precedenti strutture per l’industria, il motivo archi-
dal carattere ortogonale della pianta, e l’altra che tettonico principale era rappresentato da un’ossatura
lavora in sezione come un guscio di calcestruzzo get- in cemento armato a vista di sostegno dei piani inter-
tato in opera e che si configura come una vera e pro- medi e da una grande copertura in lastre prefabricate
pria scultura dinamica. L’utilizzo piuttosto eccezio- di cemento sostenuta da una travatura reticolare. La
nale del calcestruzzo nella forma di un tetto spiovente sommità delle pareti laterali era rivestita di legno ver-
ricoperto di tegole tradizionali si presentava come niciato di verde, mentre il tamponamento delle cam-
un’altra idea particolarmente ingegnosa di Tami. A pate era in mattoni grigi. L’interno del magazzino era
proposito di questa casa, nella scheda ad essa dedica- illuminato da lucernai alla sommità del tetto e da
ta (vedi, più avanti, la sezione “Opere e progetti”) finestrature lungo il perimetro dell’edificio. Una pic-
Riccardo Bergossi scrive: «l’edificio è arretrato nel cola struttura destinata all’amministrazione, che si
punto occidentale del sito, dove l’altitudine è mag- estendeva dal deposito a ovest, aveva la funzione di
giore, e soprelevato rispetto alla strada, che ne tocca controllare l’accesso al sito.
il lato corto. Il giardino si apre davanti al lato est, con
vista sul lago di Lugano e con una pendenza lieve nel
primo tratto che aumenta dalla linea mediana del ter-
reno (…) L’impatto forte del progetto è dato dal
volume del tetto, che prende il sopravvento su quello
della casa vera e propria. Le due falde sono impostate
sulla quota del pavimento del primo piano, mentre il
piano terreno è prevalentemente vetrato. Due soli
elementi verticali pieni interrompono le vetrate e fun-
gono da colonne a sorreggere la facciata superiore
massiccia, che diventa un frontone esploso. (…) in
Casa Erreti (…) il rivestimento con materiali tradizio-
nali della soletta inclinata, con travetti in vista nelle
gronde e coppi, accentua la componente rustica, sot-
tolineata dalla presenza forte della canna del camino
e ripresa davanti alla casa dalla colonna di pietra sor-
montata da una scultura in bronzo raffigurante un
gallo che canta, simbolo della vita rurale». Tami tor-
nerà a questo tipo vent’anni dopo, quando disegnerà
una versione razionalizzata di Casa Erreti, che nelle
intenzioni doveva sorgere in fondo al giardino della
casa originaria: una versione particolarmente ispirata,
rimasta però allo stadio di progetto.
Nei primi anni Cinquanta Tami ricevette una serie di
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R. Tami, Casa Torre, Castagnola,
Lugano, 1953-1958 (con P. Brivio).
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R. Tami, Casa Cavadini, Sorengo, R. Tami, Casa Erreti, Sorengo,
1950-1951 (con C. Tami); 1961-1963 (con F. van Kuyk).
prospetto orientale del progetto
di soprelevazione del 1963.
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I
25 26 27

Uno degli aspetti più interessanti del progetto risiede- confini del Ticino partecipando a due importanti
va nel disegno della sezione, in cui si distinguevano concorsi per biblioteche, una prevista nella città di
due livelli distinti per lo stoccaggio delle merci, acces- Lucerna (1945), in prossimità del lago, e un’altra
sibili rispettivamente al trasporto su gomma e su per l’Università di Saarbrücken in Germania (1951-
rotaia e collegati internamente da montacarichi. 1952). Entrambi gli edifici prevedevano un pro-
A tre anni di distanza, seguì la realizzazione di un gramma funzionale assai più vasto di quello relativo
secondo magazzino, più piccolo, costruito ad Avegno alla Biblioteca cantonale, ma l’architetto vi riutiliz-
per una società idroelettrica. In questa occasione, zava un elemento peculiare, ricorrente nella sua
Tami utilizzò una costruzione con soletta in cemento architettura, vale a dire la scala elicoidale.
armato a sbalzo sostenuta da pilastri a fungo, anch’es- Tra il 1953 e il 1954 Tami progetterà tre case di
si in cemento armato gettatio in opera. La falda a vacanza sul lago di Lugano, a Maroggia: una per sé e
copertura del volume superiore si estendeva sopra al le altre due per i fratelli Olinto e Carlo. Le tre case a
corpo di servizio a due piani, nel quale erano ricavati schiera, a tre piani, risultavano eccezionalmente sofi-
un appartamento con tre camere da letto per il custo- sticate nel loro disegno complessivo. Anche in questo
de e, al di sotto di questo, alcuni garage individuali. caso l’architetto optava per un utilizzo della pietra
Anche in questo edificio è riconoscibile una certa con funzione portante, in una complessa interazione
influenza di Aalto, in particolare nella somiglianza tra di strutture murarie trasversali combinate con piani
la carpenteria in legno della parte superiore e la leggeri di legno e tetti a una sola falda in cemento.
copertura a lanterna delle vetrerie Karhula. I muri Tami sfruttava la forte pendenza tra la riva e la strada
laterali del volume superiore di Avegno erano soste- facendo sì che l’accesso a ogni casa avvenisse da un
nuti da una soletta a sbalzo e rivestiti in fogli di allu- ponte posto alla quota superiore, per poi scendere
minio grecato leggero, in contrasto con l’irregolarità tramite scale diritte nella zona notte e successivamen-
del granito grezzo di gran parte del piano terreno e te alla zona del soggiorno, della cucina e del terrazzo,
con i pannelli di legno adottati nella zona della ban- posta superiormente al piano terreno.
china di carico e scarico. Anche qui, come in molte Nel corso degli anni Cinquanta l’architettura di
delle architetture di Tami, i pluviali contribuiscono in Tami subiva in modo crescente l’influenza delle
modo sapiente all’ottenimento di un’immagine com- opere di Alvar Aalto e di Frank Lloyd Wright. Per
plessiva dell’edificio estremamente raffinata. quanto riguarda Aalto, si nota una certa corrispon-
Tami compirà un audace tentativo di fuoriuscire dai denza tra la sintassi dell’Istituto nazionale delle pen-

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R. Tami, Casa Rossi-Del Prete, R. Tami, Casa Rossi-Del Prete, A. Aalto, Magazzini delle vetreria
Sorengo, 1953. Sorengo, 1953; pianta del piano della società A. Ahlström, Karhu-
terreno. la, Kotka, 1948-1949.
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sioni di Helsinki (1948-1956) e la Piccionaia di Tami, zione di formati a schermo largo o stretto. Le poltro-
realizzata a Lugano, nella centrale via Pioda, tra il ne rosse dell’auditorium sono contornate, sotto que-
1952 e il 1956. Si nota una somiglianza straordinaria sto guscio, da un leggero rivestimento in legno a rac-
tra i paramenti in mattoni di queste strutture, che per chiudere un parterre indipendente sotto la forma
il resto non potrebbero essere tra loro più diverse. Al dinamica del soffitto. L’ingresso, la biglietteria e il
tempo stesso il Cinema Corso, costruito a un’estre- foyer sono tutti governati dalla stessa geometria esa-
mità del piano terra dell’edificio della Piccionaia, è, gonale, che consente di controllare in modo efficace
nella sua formazione, più neo-wrigthiano che aaltia- il flusso degli spettatori e il transito in attesa dello
no. Ciò nonostante, i tamponamenti di mattoni, le spettacolo. Questo spazio generoso e rappresentati-
solette in calcestruzzo a vista e la disposizione sinco- vo tra la strada e l’auditorium è rafforzato dalla pre-
pata delle aperture sono evidentemente riscontrabili senza di un bar e da panche frammezzate da vetrine
sia nell’Istituto delle pensioni che nell’edificio di triangolari che espongono gli articoli in vendita nei
Tami. Si osserva, tuttavia, una differenza sostanziale negozi presenti sulla strada. Si rileva qui un tocco di
tra le travi sporgenti sotto le solette e l’espressione fantasia che si estende non solo alla geometria esago-
che deriva da un’ossatura in cemento armato a vista nale della cabina della biglietteria, ma anche alla
nella facciata meridionale. Sicuramente si nota qui disposizione asimmetrica delle transenne in tubolare
una certa influenza delle costruzioni tradizionali d’acciaio postevi intorno. Questa soglia discreta è
giapponesi o, quantomeno, una scrittura mutuata dal sormontata da una tettoia sporgente, sulla quale si
neo-brutalismo inglese; vengono in mente a questo legge il nome “Corso” disegnato da tubi al neon.
proposito, per similarità di linguaggio, gli Ham Com- La Piccionaia inaugurò una nuova tipologia urbana,
mon Apartments di James Stirling del 1958. che Tami cercherà di riprodurre in altri due edifici di
Il progetto del Cinema Corso, invece, con la sua media altezza nel centro di Lugano: il Palazzo delle
geometria angolare, era totalmente neo-wrightiano Dogane in via Pioda (1958-1962) e la sede dell’Unio-
nel carattere; anche qui non possiamo non rilevare la ne di Banche Svizzere in via Pretorio (1958-1969).
presenza di Peppo Brivio, che operava in stretta col- Sia la Piccionaia che il Palazzo delle Dogane rappre-
laborazione con Tami. Il guscio sfaccettato della sala sentano esempi nei quali la pianta è voltata verso la
cinematografica di 540 posti presenta grandi campi- strada nel punto di intersezione dei due prospetti.
ture bianche e nere alternate che avvolgono il pub- Nel Palazzo delle Dogane il prospetto principale è
blico, disposte in modo tale da consentire la proie- arretrato dal filo stradale, così da creare un giardino

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R. Tami, Progetto di concorso R. Tami, Progetto di concorso
per la biblioteca cantonale per una biblioteca con
di Lucerna, 1945 (con C. Tami); auditorium per l’Università
disegno prospettico e pianta di Saarbrücken, 1951-1952
del livello superiore. (con C. Tami).
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I

semi-pubblico unito a un parcheggio, anch’esso dise- sembra sia stato derivato dall’Istituto nazionale delle
gnato come un giardino, in cui le automobili, par- pensioni di Aalto, dove le colonne libere interne
cheggiate due a due, si alternano agli alberi. sono rivestite di nervature verticali di ceramica colo-
Come nel caso della Piccionaia, l’isolato comprende rata. Si può pensare che un trattamento di questo
uffici a più piani posti sopra un piano terra destinato tipo sia un’allusione alla tradizione del peristilio clas-
a spazio commerciale, con un condominio all’estre- sico anche se, come negli edifici di Aalto, non vi è
mità come elemento di conclusione della composi- alcun capitello perché il rivestimento della colonna
zione urbana. La sistemazione esterna è diversa nei giunge quasi fino al soffitto.
due casi: un patio all’interno del complesso, nel caso L’isolato urbano a forma di L di media altezza con
della Piccionaia, un giardino antistante l’edificio, nel piccolo giardino dietro al prospetto principale sarà
caso del Palazzo delle Dogane. riproposto, in diverse versioni, in una serie di inse-
Il terzo intervento urbano di questa sequenza è la diamenti residenziali, realizzati a Lugano per singoli
prestigiosa sede della UBS in via Pretorio a Lugano, committenti, che impegneranno Tami nel corso
un’opera che riportava Tami alla tipologia di Palazzo degli anni Sessanta, come Casa San Lorenzo di
Pax del 1940, vale a dire una struttura multipiano di quattro piani (1956-1961) e Casa Boni e Regazzoni
media altezza costruita sul perimetro del sito con un di sei piani (1959-1962). Tami farà un tentativo di
atrio interno illuminato da una copertura vetrata. sviluppare questo tipo in un sistema urbano più
Mentre questo spazio è occupato dagli sportelli ban- completo nel complesso a destinazione mista Skory,
cari, il resto del complesso è formato da quattro piani
di uffici e dalla mensa aziendale.
Tutte e tre queste strutture, con leggere varianti di
dettaglio tra un edificio e l’altro, sono trattate come
forme volumetriche di tipo aaltiano, nelle quali le
facciate, a sbalzo rispetto al filo delle colonne, com-
prendono i marcapiani sormontati dai tamponamen-
ti in mattoni o pietra, articolati in modo sincopato
con le fasce delle aperture. Un elemento caratteristi-
co che varia da un edificio all’altro è costituito dalle
travi trasversali, che nel caso della Piccionaia aggetta- 30

no da ogni piano. Queste compaiono solo sotto la


soletta di copertura nel caso del Palazzo delle Doga-
ne e scompariranno del tutto nel più monumentale
edificio della UBS, rivestito di pietra lucidata con
finestre in alluminio anodizzato.
Come nella geometria del Cinema Corso, anche il
piano terra trapezoidale della sede della UBS è arti-
colato secondo un sottile gioco tra la maglia ortogo-
nale quadrata dei pilastri posti ogni cinque metri, e la
trama dei muri divisori. Il piano terra della banca è
arricchito da un peristilio di colonne rivestite di stret-
te lame di pietra, che conferisce un carattere solenne
al percorso perimetrale. Anche questo elemento
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R. Tami, Cinema Corso, Lugano, R. Tami, Edificio per uffici e abitazioni
1952-1956 (con C. Tami); Il Cardo e la Piccionaia, Cinema
vedute del foyer. Corso, Lugano, 1952-1956
(con C. Tami); planimetria
corrispondente al progetto del 1954.
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R. Tami, Sede dell’Unione R. Tami, Palazzo delle Dogane R. Tami, Casa ad appartamenti
di Banche Svizzere, Lugano, e Casa Boni e Regazzoni, Skory, Sorengo, 1960-1966
1958-1969 (con F. van Kuyk); Lugano, 1959-1962 (con F. van Kuyk); scorcio
veduta della facciata (con F. van Kuyk); veduta della facciata e piante ai vari livelli.
settentrionale e pianta delle facciate su via Pioda
del piano terreno. e pianta del piano terreno.
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costruito a Sorengo nel 1966, comprendente tre


blocchi residenziali di tre piani ciascuno, collegati a
torri per uffici di quattro piani alle estremità. In que-
sta architettura la sintassi brutalista in mattoni e cal-
cestruzzo di Tami raggiungerà un livello eccezionale
di sofisticazione, non solo in virtù della sua articola-
zione spaziale, ma anche per il modo in cui l’automo-
bile risulta integrata nel tessuto urbano. Questa
modalità ricorda Lafayette Park a Detroit (1955-
1963) di Mies van der Rohe, dove le banchine riser-
vate ai posti auto si alternano alle normali aree a giar-
dino retrostanti le basse case a schiera.
Gli anni tra il 1950 e il 1965 saranno particolarmente
fertili per Tami perché, in questo arco temporale,
l’architetto produrrà gran parte dei suoi lavori più
inventivi, tra cui due notevoli case di vacanza sul lago
di Lugano, a Maroggia: Casa Nadig (1956-1957) e
Casa Patuzzo (1960-1963). In entrambe riformulerà
con grande forza il tema della progettazione di una
piccola casa vicina all’acqua.
Casa Nadig è una sorta di tour de force strutturale,
giacché si fonda su due pesanti muri di pietra posti ad
angolo retto l’uno rispetto all’altro. La casa vera e
propria è composta da un piccolissimo volume orto-
gonale compreso tra due solette in calcestruzzo che
aggettano simmetricamente, dalle travi di rinforzo
centrali. Questo è l’edificio nel quale Tami si avvicina
di più a una visione del progetto basata su un unico
gesto, derivato dalla volontà di rendere la casa a un
solo piano invisibile dalla strada, che scorre al di
sopra del volume abitativo. Occorre, addirittura,
scendere tutto un piano per accedere all’alloggio e
quindi discendere ancora per giungere a un balcone
affacciato sul lago, posto comunque ancora un piano
al di sopra della banchina vera e propria. Sarebbe dif-
ficile immaginare una casa di vacanza più essenziale
di questa, composta da un atrio di ingresso, un angolo
con focolare ricavato in una delle pareti di pietra, un
tavolo da pranzo fisso, un cucinino, un bagno in
fondo all’unità. Progettata in collaborazione con
Peppo Brivio, è, di fatto, una rielaborazione minima-
lista imparentata alla tipologia residenziale che Tami
36

35 36 27
R. Tami, Casa Nadig e Casa R. Tami, Casa Patuzzo, Bissone,
Tami, Maroggia, 1956-1957; 1960-1963 (con F. van Kuyk).
pianta e sezione.
K E N N ETH F R AM PTO N
37

aveva costruito a Maroggia due anni prima. L’archi-


tetto adotterà una metodologia completamente
diversa in un’altra casa sul lago a Maroggia, proget-
tata tra il 1960 e il 1963. Questa volta utilizza il disli-
vello di quattro piani tra la strada e il lago, sviluppan-
do la casa come una torre di cemento armato nella
quale la normale gerarchia di accesso è ancora una
volta completamente invertita. Posteggiata l’auto
sotto una tettoia con pergolato alla quota della
copertura, si procede scendendo al piano della zona
notte e, da qui, alla quota destinata a soggiorno, sala
da pranzo, cucina e terrazza affacciata sul lago. Il
piano sottostante è occupato da un piccolo studio e
da una terrazza coperta, dai quali si discende con
un’intera rampa di scale alla banchina.
Intorno alla fine degli anni Cinquanta Tami si troverà
a subire l’influenza di Richard Neutra, che qualche
anno prima aveva cominciato a costruire in Ticino. Il
primo edificio di Tami a seguire questa tendenza è
5
Casa Marazzi a Locarno (1958-1961): una villa a un
piano con quattro camere da letto, dalla struttura
portante in pietra, organizzata intorno a una hall di
ingresso centrale alta quattro metri, con le ali delle
5
zone notte, giorno e di servizio disposte a pale di
mulino. L’aspetto del complesso che più richiama
Neutra è la sequenza sala da pranzo-soggiorno-ter-
razza, coperta da una soletta in cemento armato pog-
38 giante su mensole, sostenute da pilastri liberi in cal-
cestruzzo. Per quanto trasformata, è ovvio che questa
casa si riferisce in qualche modo alla Tremaine
House di Neutra (1946), coperta da una forma strut-
turale assai simile. È possibile che Tami pensasse
anche alla gloriette al primo piano della Kaufmann
House di Neutra dello stesso anno. Malgrado questi
riferimenti lontani, è chiaro che la muratura portante
di Casa Marazzi attenua quel carattere leggero, levi-
tazionale, così tipico delle architetture di Neutra, al
punto che la ricerca di Tami produce un risultato
completamente diverso, come è evidente dalle due
case costruite a Sorengo all’inizio degli anni Sessanta
con un’analoga pianta a pale di mulino: Casa Berna-
sconi (1959-1961) e Casa Tritt (1960-1961). Situata
39

28 37 39
R. Tami, Casa Marazzi, Locarno, R. Tami, Casa Tritt, Sorengo,
1958-1961 (con F. van Kuyk). 1960-1961 (con F. van Kuyk).
38
R. Tami, Casa Bernasconi,
Sorengo, 1959-1961
(con F. van Kuyk).
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I
40

su un sito in pendenza, Casa Bernasconi, realizzata in


pietra e calcestruzzo, si articola in quattro livelli
sovrapposti in successione intorno al punto di ingres-
so: un’ala con le camere da letto, un livello riservato
a zona per gli adulti, un livello riservato ai bambini e
infine un soggiorno separato con belvedere alla som-
mità della casa. A differenza delle altre composizioni
a pale di mulino di questo periodo, Casa Tritt, com-
pletata nel 1961, si compone di due volumi sfalsati e 41

coperti da solette in calcestruzzo aggettanti, con una tone gli commissionerà dei lavori, Tami era certa-
camera da letto principale e una terrazza alla som- mente in grado di far fronte a un incarico pubblico
mità della casa. Fa parte di questa serie anche una con grande competenza, come è evidente dalle modi-
quarta residenza, Casa Andina a Tegna (1960-1963). fiche discrete proposte per la sistemazione della Resi-
Ciò che accomuna tutte e quattro le case è il tratta- denza governativa a Bellinzona, nella fattispecie la
mento particolarmente elaborato dei giardini. Così, rielaborazione del 1958 dell’ingresso e delle gallerie
se l’approccio all’architettura residenziale di Tami è pubbliche dell’aula principale. L’aspetto più raffina-
generalmente più pesante e assai meno articolato di to di questo progetto era la doppia scalinata coperta
quello di Neutra, nel trattamento degli spazi esterni che Tami propose nello spazio della corte esistente,
presenta molti tratti in comune, particolarmente riducendo così il quadrato della sua superficie e rie-
nella scelta e nella trama delle materie vegetali e nei laborando abilmente il patio con un percorso pedo-
dettagli della pavimentazione. Indiscutibilmente, nale circolare in pietra e una fontana centrale, allo
entrambi erano influenzati dalla stessa tradizione di scopo di rendere praticamente impercettibile questa
architettura dei giardini, quella derivata dalla Scuola modifica. Gli stessi gradini delle scale dovevano esse-
di Zurigo fondata da Gustav Amman. Così, oltre a re disposti obliquamente, mentre gli esili sostegni
essere il fondatore del razionalismo ticinese, Tami è tubolari della tettoia a copertura delle scale ricorda-
anche un architetto dei giardini di statura e di vasta vano la scala regia disegnata da Hans Döllgast all’e-
esperienza, accumulata progettando gli spazzi verdi sterno della Pinacoteca di Monaco, nel contesto
delle sue case private senza l’assistenza di paesaggisti. dell’ingegnoso intervento di ricostruzione (1946-
Anche se solo in poche occasioni il governo del Can- 1957) di questo museo gravemente danneggiato dalla

40 41 29
R. Neutra, Casa Kaufmann, R. Neutra, Casa Tremaine,
Palm Springs, 1946. Montecito, 1947-1948.
K E N N ETH F R AM PTO N
42 43

seconda guerra mondiale. A metà degli anni Cin- La nuova sede della Radio della Svizzera
quanta e alla fine degli anni Sessanta Tami collaborò Italiana a Lugano: 1957-1962
a due riprese con la PTT, l’amministrazione delle
poste federali svizzere, per la progettazione di due L’edificio per gli uffici e gli studi della Radio della
sedi postali locali: la prima a Viganello (1956-1965) Svizzera Italiana, realizzato tra il 1957 e il 1962 in col-
e la seconda a Giubiasco (1966-1971). Viganello era laborazione con Augusto Jäggli e Alberto Camen-
la più grande delle due ed era composta da tre zind, è senza dubbio per Tami l’opera di maggior
strutture separate disposte in parallelo: due elemen- rilievo del dopoguerra, equiparabile solo al fecondo
ti di due piani adibiti a deposito e manutenzione e contributo dato al progetto per la tratta ticinese
un corpo posteriore di altezza maggiore. L’elemen- dell’autostrada svizzera N2, del quale sarà consulen-
to sul retro era il più rappresentativo dei tre e qui te estetico per i due decenni successivi. A mio parere
Tami introdusse, come principale elemento archi- l’edificio della RSI può essere considerato l’apoteosi
tettonico, brise-soleil verticali. La soluzione di Tami di un impulso pressoché inconscio volto a sintetizza-
ha un senso compositivo e strutturale al tempo stes- re i due principali riferimenti antagonisti della scena
so: una torre di accesso centrale in cemento armato dell’architettura italiana del dopoguerra: da un lato
collega le ali dell’edificio, mentre le teste delle travi l’eredità residuale, seppure in qualche modo repres-
in cemento armato determinano un ritmo che unifi- sa, del razionalismo italiano dell’anteguerra e dall’al-
ca l’intero complesso. tro l’antitetica istanza organica neo-wrightiana del
L’ufficio postale di Giubiasco, con uffici e centrale dopoguerra, avanzata in Italia e in Europa in genera-
telefonica, propone esigenze funzionali completa- le dagli scritti di Bruno Zevi, soprattutto dalla sua
mente diverse, benché il corpo principale sia anche reinterpretazione polemica dell’evoluzione del Movi-
qui articolato come unità separata ribadita dai mento Moderno.
brise-soleil verticali. Come nel complesso di Viga- Come abbiamo già verificato in più occasioni nella
nello, l’intero sistema si regge su un’ossatura strut- vita professionale di Tami, ci troviamo di fronte a un
turale in cemento armato, mentre l’approccio com- cambio di rotta verso questa modalità progettuale
plessivo è di nuovo compositivo, con il corpo ammi- neo-wrightiana del dopoguerra, soprattutto per
nistrativo e di servizio differenziato dalla centrale quanto concerne la disposizione funzionale sulla
telefonica non solo dai brise-soleil, ma anche dal base di una griglia esagonale. Adottata come strate-
trattamento della superficie dei parapetti in cemen- gia riuscita nel Cinema Corso del 1956, ricompare di
to del corpo degli uffici. nuovo nel 1961 in uno schizzo iniziale per la sua casa

30 42 43
R. Tami, progetto per la H. Döllgast, Ricostruzione
sistemazione della Residenza della Alte Pinakothek, Monaco,
governativa, Bellinzona, 1958; 1946-1957; vista del fronte
prospetto verso il cortile. meridionale e dello scalone.
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I

di Sorengo e ancora, nel 1965, nel progetto di una ed è questo richiudersi su sé stessa, nel mezzo della
chiesa a Giubiasco. verdeggiante località di Besso, vicino a Lugano, che
Questo metodo si rivelava straordinariamente appro- già suggerisce, appena la si scorge, come l’istituzione
priato alla concezione dell’edificio della radio perché stia nel cuore della cultura ticinese. Lo status civico è
facilitava l’integrazione e la modulazione di funzioni espresso in modo chiaro dalla collocazione, proprio
molto complesse, pur conferendo all’opera una con- al centro dell’edificio, della sala da concerti principa-
vincente unitarietà, all’interno come all’esterno. Tra le da 500 posti. A questo, che è l’unico spazio per
gli aspetti più sorprendenti e stimolanti di questo musica d’orchestra di una certa capienza a Lugano, si
complesso vi è il modo in cui il suo ordine plastico e accede attraverso una passeggiata generosa, quasi
spaziale riesce a sfuggire da ogni tentativo di rappre- onorifica, che comincia con un portico allungato.
sentazione, sia grafica che fotografica. Una straordi- Tutto ciò è rafforzato dal modo in cui sono articolati
naria qualità senza dubbio dovuta soprattutto alla i dettagli dell’edificio alle diverse scale, in primo
bellezza, alla proporzione e alla precisione della luogo il trattamento e la collocazione delle colonne a
costruzione in mattoni che costituisce l’intera trama fungo, che hanno l’effetto di attirare il visitatore sotto
degli esterni e degli interni. È un involucro, questo, lo stretto portico di calcestruzzo che porta all’interno
prevalentemente non portante, associato a un’ossatu- dell’edificio, iniziando un itinerario che lo conduce ai
ra strutturale in cemento armato che rimane in mas- punti principali della circolazione verticale, a una
sima parte nascosta, allo scopo di garantire l’unità scala principale e al nucleo degli ascensori, di pianta
plastica della forma. Laddove risulta esplicitata, la triangolare, che scende fino al foyer inferiore e al par-
struttura prende perlopiù la forma di colonne libere terre della sala da concerti. I foyer inferiore e supe-
esagonali a fungo, in continuità con l’intradosso delle riore di questa circolazione interna si affacciano su
solette in cemento armato a vista che esse sostengo- giardini a corte interni, su due livelli, estremamente
no, anche se i soffitti, all’interno della struttura, risul- curati. Il giardino più alto scende fino al livello del
tano intonacati. Sono naturalmente questi elementi ristorante, al quale si accede attraverso una scala a
particolari – la costruzione in mattoni rossi e le chiocciola in acciaio di notevole ampiezza collocata
colonne di calcestruzzo a fungo – a rimandare a quel alla fine della passeggiata pubblica. Piacevolissima,
capolavoro introverso che è il S.C. Johnson Admini- alla quota più bassa, la connessione tra la terrazza del
stration Building di Frank Lloyd Wright, costruito a ristorante-caffè e il giardino.
Racine, nel Wisconsin, tra il 1936 e il 1939. Data la Nell’ingegnosa composizione di questo complesso
natura delle funzioni di uno studio radiofonico, risul- vi sono due relazioni altrettanto fortunate che meri-
ta del tutto adeguata l’introversione della sede RSI, tano di essere commentate. La prima riguarda il col-

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44 45 31
R. Tami, Officine postali R. Tami, Posta e centrale
e centrale telefonica, Viganello, telefonica, Giubiasco, 1966-1971.
1956-1958, 1965.
K E N N ETH F R AM PTO N
46

legamento tra il parcheggio dei visitatori arretrato e il


portico di ingresso, due elementi connessi da una
corta scala che, affiancata da una fitta alberatura,
separa il parcheggio dal colonnato del portico.
La seconda attiene alla scala dimensionale e alla con-
figurazione dell’ala degli uffici a quattro piani, perfet-
tamente visibile dal parcheggio, una facciata posterio-
re che si rivela come colonna vertebrale dell’edificio.
Occorre infine dare il giusto rilievo all’omogeneità
che caratterizza i dettagli degli elementi in calcestruz-
zo a vista, a partire dalla travatura a sbalzo che artico-
la il fronte altrimenti perfettamente piano degli uffici.
All’epoca questo era ormai entrato nella sintassi tipica
dell’opera di Tami, così come la finitura bocciardata
delle colonne a fungo esagonali sfaccettate. Con l’ec-
cezione notevole del calcestruzzo a vista della Chiesa
di Cristo Risorto, edificio quasi brutalista del 1976,
Tami utilizzava immancabilmente il bocciardato
come finitura appropriata al calcestruzzo, ogni qual-
volta, di necessità, questo doveva assumere un carat-
tere rappresentativo.
Nessun altro edificio pubblico di Tami raggiungerà il
livello di unità organica della sede della RSI e, anche
se non si può certo discutere il ruolo preminente
assunto dall’architetto nello sviluppo di quest’opera, i
fatti ci inducono a pensare che difficilmente avrebbe
conseguito un risultato tanto felice se non fosse stato
per la presenza critica di Jäggli e Camenzind.

Verso una nuova urbanistica:


1963-1968

In tutti i casi, la sede della RSI sembra aver lanciato


Tami in una serie di progetti urbani, tutti basati su un
analogo approccio neo-wrightiano. Sfortunatamente
nessuno di questi complessi ritmicamente omogenei
e ben serviti venne realizzato.
Il primo riguardava una comunità residenziale indi-
pendente da realizzare a Magadino, sul Lago Mag-
giore. Tami lavorò a intermittenza per tutta la prima
metà degli anni Sessanta a questo intervento, deno-
47

32 46 47
R. Tami, Progetto per A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
la Chiesa di Santa Maria Studio della Radio della Svizzera
Assunta, Giubiasco, Italiana, Lugano, 1951-1962;
1962-1965; planimetria. pianta del piano terreno e veduta
verso la corte.
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I
48

minato Laguna, che prevedeva cinque torri d’appar- L’autostrada N2, Ticino: 1962-1983
tamenti di quindici piani collegate da una fascia più
o meno continua di case a due piani. Il secondo stu- Come risultava dalla planimetria razionalista per la
dio urbanistico riguardava un sito assai più contenu- riorganizzazione dell’area di Campo Marzio a Luga-
to sul lungolago di Lugano: l’intervento, denominato no (1968), tutte le proposte urbanistiche di Tami
appunto Lungolago (1963-1968), composto da una integravano l’automobile con grande attenzione, ed
serie di edifici a stecca di 6-10 piani sovrapposti a un è proprio la presenza pervasiva di questa nuova
basamento destinato a superfici commerciali, oltre infrastruttura universale, che alla fine degli anni
che a servizi in comune, inclusa un’ampia piscina al Cinquanta si espandeva in tutta Europa, a dare ori-
chiuso con luce naturale zenitale. Ingegnosamente gine all’opus magnum di Tami, il suo contributo
articolato in sezione per il sito in pendenza, questo progettuale all’autostrada N2, che collega Chiasso
progetto prevedeva un garage sotterraneo a cinque ad Airolo, il cui sviluppo si protrasse in modo con-
piani situato sotto il basamento. L’ultimo dei grandi tinuo tra il 1963 e il 1983.
piani urbani autonomi di Tami fu concepito per il Franco Zorzi, direttore del Dipartimento delle Pub-
sito denominato La Romantica a Melide, e compren- bliche Costruzioni nel Ticino, decise di adottare un
deva un albergo di ventidue piani, collegato a gruppi approccio più sensibile all’integrazione nel paesag-
di condomini di sei piani con una dotazione adegua- gio della nuova autostrada nord-sud dopo aver letto
ta di parcheggi, un centro commerciale, un porto la critica mossa da Bruno Zevi all’autostrada Bolo-
turistico e un teatro all’aperto. gna-Firenze e pubblicata dal settimanale “L’Espres-

48 33
R. Tami, Progetto per
La Romantica, Melide,
1969-1970 (con L. Vacchini);
studi planimetrici, schizzi per
piante e prospetti.
K E N N ETH F R AM PTO N
49 50

so” nel febbraio del 1961. Zevi condannava senza dire, la sensibilità innata per la forma scultorea già
tanti complimenti l’intera infrastruttura non solo espressa dal carattere plastico della casa progettata
per il modo totalmente barbaro con cui erano stati per sé, e la sua altrettanto istintiva sensibilità per il
progettati tutti i ponti, le gallerie e i terrapieni ma disegno del paesaggio, manifestata nei molti giardini
anche per l’impatto devastante che la sua realizzazio- che aveva progettato per tutte le architetture residen-
ne aveva avuto sul paesaggio circostante. Preoccupa- ziali. Questi attributi apparentemente marginali con-
to di non ripetere lo stesso errore, Zorzi diede a Tami sentirono a Tami di sviluppare un sistema di principi
l’incarico di fornire una consulenza estetica agli inge- tecno-topografici per l’ubicazione di un’infrastruttu-
gneri civili che avrebbero curato la progettazione tec- ra automobilistica: precetti che sono senza dubbio
nica dell’intero sistema di collegamento tra Chiasso e tanto validi oggi quanto lo erano all’epoca della loro
Airolo. Come risultato di questa decisione, Tami si formulazione, venticinque anni fa. Tra questi precet-
trovò coinvolto nella progettazione di numerosi inter- ti, Tami sottolineava il fatto che l’autostrada deve
venti di vario tipo e scala nell’arco dei due decenni in essere percepita come un’opera unitaria, inserita nel
cui fu consulente del dipartimento. paesaggio in modo adeguatamente armonico. In sin-
La sua consulenza e in qualche caso il suo intervento tonia con la grande tradizione di ingegneria civile
diretto come architetto diedero luogo alla creazione svizzera, Tami sostenne l’uso generalizzato del
di una delle infrastrutture automobilistiche meglio cemento armato, non solo perché implicitamente
progettate nel XX secolo. Dopo la Biblioteca canto- economico in termini di manutenzione, ma anche per
nale e la sede della Radio della Svizzera Italiana, il la sua flessibile capacità plastica. Per far sì che i muri
contributo di Tami all’autostrada N2 avrebbe rappre- di sostegno non avessero una presenza incombente,
sentato la terza grande realizzazione della sua carrie- Tami si attenne al principio di rispettare sempre ove
ra. Lo svolgimento di questo compito gli richiese di possibile per essi una inclinazione di 30 gradi. Nei
evidenziare due qualità latenti del suo talento; vale a casi in cui l’altezza dei muri diventava eccessiva, come

34 49 50
R. Tami, Progetto per R. Tami, Progetto per
il quartiere Lungolago, Lugano, l’insediamento residenziale
1963-1968. di villeggiatura Laguna, Magadino,
1959-1964 (con F. van Kuyk);
veduta zenitale del modello.
L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I

all’ingresso sud di Lugano, Tami introdusse una pas- visiva del ponte, o disegnando la carreggiata in agget-
serella pedonale a metà del muro di sostegno, in to dalla trave scatolare assiale, o utilizzando massicce
modo da mediare l’impatto visivo dato dall’altezza travi di sostegno collocate nell’asse centrale dell’auto-
eccessiva. In altre situazioni, come il passaggio del- strada (come nella spalla nord del Viadotto di Bia-
l’autostrada sopra al pittoresco borgo di Capolago, schina). In alternativa, utilizzava supporti inclinati
Tami e la società di ingegneria Zschokke SA adotta- diagonalmente che si sviluppavano sopra l’autostrada
rono la soluzione di un viadotto prefabbricato spor- tra il bordo esterno della carreggiata e l’intradosso
gente dal pendio. La carreggiata ampia e sopraelevata del viadotto soprastante: come nei rivoluzionari ponti
che ne risultava aveva l’effetto, con la continua linea di Robert Maillart, l’intento era quello di creare l’im-
d’ombra sottostante, di conservare il pendio del ter- pressione che i viadotti compissero un vero e proprio
reno, evitando nel contempo di apparire come una “balzo” sul terreno.
gigantesca barriera di calcestruzzo incombente sul Un’impronta analogamente dinamica è evidente nei
borgo. In questo caso il muro di sostegno risultava progetti di Tami per i portali delle gallerie lungo tutto
spinto fino a dietro l’interfaccia tra la carreggiata a lo sviluppo dell’autostrada N2, dove spesso utilizza
quattro corsie e il pendio trasversale. spalle angolari e controventature incrociate in calce-
Lungo l’intero sviluppo della N2 Tami cercò di man- struzzo, allo scopo di esprimere la velocità del traffico
tenere un’impostazione omogenea riguardo alla col- che scorre nei due sensi. Ciò è particolarmente evi-
locazione di tutti i viadotti trasversali che, in base a dente nel trattamento dell’imbocco delle gallerie sca-
condizioni variabili, era necessario prevedere sull’au- vate nel Monte Ceneri, o nei portali del Viadotto di
tostrada a intervalli irregolari. Anche se l’angolo di Traseggio (1979), o, ancora, nei sostegni diagonali
intersezione e l’interfaccia topografico variavano da alla copertura eccezionalmente profonda sull’imboc-
una situazione all’altra, Tami sosteneva l’utilizzo di co al Viadotto del Monte (1975), dove il portale si
testate inclinate rispetto al bordo dell’autostrada, protende al fine di proteggere l’autostrada dalla
riducendo nello stesso tempo al minimo la profondità caduta di pietrame. In tutti questi casi si assiste alla

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51 35
R. Tami, Autostrada N2,
portale di Melide della galleria
Melide-Grancia, 1963.
K E N N ETH F R AM PTO N

trasformazione dell’eredità formale wrightiana alla base della montagna. Nell’intervista con Roman
attraverso l’evocazione futuristica della velocità. Hollenstein del 1982, Tami, per distinguere tra
Tami era estremamente consapevole del fatto che la autentica e finta monumentalità, sosteneva che il
soluzione tettonica dell’ingresso alle gallerie doveva portale di Melide era un esempio di autenticità per-
obbligatoriamente variare anche di molto a seconda ché, dietro a ogni suo aspetto, vi era «una precisa
che l’autostrada intercettasse la montagna perpen- ragione, pratica, costruttiva, formale».
dicolarmente al pendio o ad angolo, condizione, L’unico portale ad avvicinarsi alla monumentalità
quest’ultima, più difficile da risolvere, sia tecnica- assiale di quello di Melide-Grancia è situato all’im-
mente che esteticamente. In un caso come nell’al- bocco della galleria del San Gottardo, vicino ad
tro, la generica funzione del portale è più o meno la Airolo (1980). In questo caso le vetrate superiori
stessa, e segue questa tripartizione: 1) attenua l’im- anti-riflesso ai lati del portale hanno un maggiore
patto delle mutate condizioni luminose all’ingresso peso in termini scultorei rispetto alla lama centrale
o all’uscita del tunnel; 2) protegge da materiale in che divide le carreggiate opposte dell’autostrada.
caduta o da valanghe; 3) comprende, dove è neces- Tami svolgerà un ruolo cruciale in una serie di altri
sario, i condotti di scarico della ventilazione e le edifici collegati al portale del San Gottardo, come l’e-
prese d’aria, come nella cresta “pre-colombiana” in dificio per gli impianti di servizio, manutenzione e
calcestruzzo che maschera la presa d’aria nel porta- controllo del traffico, progettato in collaborazione
le sud della galleria Melide-Grancia. Il carattere con Aurelio Galfetti. Progetterà anche un magazzino
monumentale simmetrico di quest’ultima è dovuto per il sale e, a breve distanza, una grande copertura
al fatto che Tami pensava che questa forma costi- di calcestruzzo posizionata sopra il pozzo di aerazio-
tuisse una conclusione adeguata del terrapieno- ne del principale tunnel alpino.
autostrada che ora divide a Melide il lago di Luga- Queste strutture a grande scala non esauriscono
no. Questa monumentale sopraelevata, che è un certo tutti gli elementi che Tami progetterà per l’au-
preludio importante quando ci si appresta ad entra- tostrada N2. Di notevole rilievo sono i servizi igienici
re nella città di Lugano, ha come corrispondenza, e i tavoli da picnic in cemento, studiati per diverse
alla fine della galleria, un portale nord meno monu- aree di sosta lungo tutto lo sviluppo della rete. Tra di
mentale che, concepito per essere visto in procinto esse le più monumentali sono quelle di Biasca e
di uscire dalla città, è trattato in modo più consue- Faido. A riprova del successo conseguito dalla vasta
to. Mentre il diaframma, come nel portale sud, divi- esperienza di Tami in questo settore, basti dire che
de il traffico in entrata da quello in uscita, le aper- nel 1988, all’età di 80 anni, ormai vicino alla fine
ture del tunnel hanno una figurazione diversa e, in della sua vita, sarebbe stato nominato consulente
questo caso, il collettore di uscita dell’aria si trova estetico dell’autostrada Varese-Bergamo.

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L’ A R C H I T E T T U R A D I R I N O TA M I
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R. Tami, Autostrada N2, R. Tami, Autostrada N2,
prospetti delle gallerie Piumogna portale nord della galleria
e Casletto, 1978. al Ceneri.
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Rino Tami e l’architettura in Ticino negli anni Trenta
Riccardo Bergossi

Lugano versus Ascona quel decennio, e in particolare all’ultimo della serie,


quello per la nuova sede della Biblioteca cantonale,
La storiografia sull’architettura ticinese del periodo appare un quadro interessante in cui la segnalata
compreso tra le due guerre mondiali ha sempre addi- contrapposizione tra anziani e giovani, ovvero tra
tato il contrasto tra Ascona, dove il Moderno è giun- fronti conservatori e innovatori, trova scarso riscon-
to “trapiantato” dalla Germania, per attecchire come tro, mentre nella letteratura del tempo gli enunciati
in una serra e portare frutti per alcuni anni a prescin- mostravano uniformità di intenti nella ricerca di una
dere dalle condizioni “climatiche” esterne, e la re- nuova architettura in grado di esprimere l’identità
stante «sonnolenta provincia» ticinese, in particolare del Paese, come auspicato anche da Francesco Chie-
la città di Lugano, che in anni di crisi economica con- sa.4 Le dichiarazioni concordi di tutti gli attori erano
solidava il suo ruolo primario nel Cantone. Le poche però contraddette da un lento ma inesorabile proces-
realizzazioni moderne segnalate al di fuori dell’espe- so di evoluzione, sia per spinte innovatrici interne, sia
rienza asconese sono descritte come episodi singola- per assimilazione dei modelli elaborati nei centri di
ri, privi di un solido retroterra culturale.1 A questa riferimento dei progettisti locali: modelli acquisiti at-
condizione avrebbe posto fine, tardivamente, la Bi- traverso contatti personali o conosciuti sulle pubbli-
blioteca cantonale di Lugano, limen tra il tradiziona- cazioni di settore, in particolare “Das Werk”, organo
le provincialismo e l’adesione alla modernità, opera della Società degli Ingegneri e degli Architetti svizze-
prima del Movimento moderno in Ticino.2 Rino Ta- ri, e “Schweizerische Bauzeitung”, riviste che aveva-
mi, l’autore del progetto, sarebbe stato, a detta di Al- no diffusione capillare negli studi ticinesi. Negli anni
berto Sartoris, il primo vero architetto innovatore ti- che precedettero lo scoppio della guerra, il confronto
cinese.3 si spostò infine sul piano spinoso dell’italianità e
Le vicende dell’architettura nel Cantone durante gli dell’elvetismo culturale del Ticino.
anni Trenta sono state finora esaminate sulla scorta Chi sfoglia le pagine dei capitoli dedicati dalle gui-
di un campione eterogeneo ma ristretto di opere; al- de d’architettura agli inizi del Moderno ticinese, e
largando il campo d’indagine anche a edifici dimen- vi osserva gli esempi riportati, scopre che nel 1938,
ticati, non più riconoscibili o distrutti, e soprattutto quando Sartoris effettuava la ricognizione sull’ar-
confrontando tra loro i progetti presentati ai diversi chitettura moderna della regione che lo avrebbe
concorsi d’architettura che si tennero in Ticino in portato soltanto a incoronare d’alloro Rino Tami,

1 39
R. Tami, Biblioteca cantonale,
Lugano, 1936-1941
(con C. Tami); stato attuale.
RICCARDO BERGOSSI

erano già compiute opere asconesi quali l’Albergo sia, si cimenti per la prima volta con i dogmi di una
Monte Verità e il Teatro San Materno, che egli non nuova fede, ma è prodotto di una mente lucida e di
cita, come pure tutte le principali opere realizzate in una mano sicura, dall’impianto generale fino al più
quegli anni dagli architetti ticinesi, parimenti omes- minuto particolare costruttivo. È utile in questo sen-
se, tranne la Biblioteca di Tami, che allora era un so un confronto con la sede dell’Archivio cantonale
progetto ancora in gestazione e dal futuro incerto. di Berna (1939-1940), edificio contemporaneo alla
La ricostruzione di Sartoris induce allora a indagare Biblioteca e ad essa simile, ma non altrettanto felice,
le opere firmate dai fratelli Tami prima del loro ca- sorto su progetto di Walter von Gunten, architetto
polavoro. Nelle rare occasioni in cui Rino Tami bernese allora in fase di avvicinamento al Neues
menzionò indirettamente questa produzione, diede Bauen attraverso la mediazione di Salvisberg.7
a intendere che essa fosse legata alla sua formazione Come Rino Tami riconobbe sempre, il suo nome fu
romana, contrariamente alla Biblioteca, frutto degli conosciuto all’estero grazie alla Biblioteca, ma furo-
insegnamenti zurighesi di Otto Rudolf Salvisberg. no altre due opere coeve a consolidarne la fama nel
Così Tami si espresse nell’intervista a Roman Hol- Cantone e in tutta la Svizzera, rispettivamente la
lenstein del 1992: «Sentimentalmente la Biblioteca Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Bellinzona, dove
cantonale a Lugano è per me una cosa importante si propose di esprimere i caratteri tipici dell’archi-
perché corrisponde alla mia conversione al Movi- tettura locale, e il Grotto ticinese all’Esposizione
mento moderno in opposizione all’insegnamento ro- nazionale di Zurigo, con il quale materializzò l’idea
mano, piacentiniano, pseudoclassico».5 Scorrendo della Sonnenstube. Nonostante la differente morfo-
questa ricostituita serie di progetti, si percepiscono logia, i tre edifici nascono dallo stesso approccio
le tappe non di una “conversione”, ma di un difficile progettuale, caratteristico di tutta la produzione
percorso di formazione della personalità di un archi- pubblica di Tami.
tetto moderno, sui due piani distinti del formale e Come anticamente l’origine del potere dei sovrani
del sostanziale, per adoperare una terminologia del- veniva ammantata di leggenda, così, dopo che Rino
lo stesso Tami.6 Agli ondeggiamenti e alle esitazioni Tami assurse a “padre” dell’architettura ticinese mo-
nella definizione linguistica, si contrappongono le derna, intorno ai suoi esordi professionali si sviluppò
certezze rappresentate dalla precoce adesione al il mito. Rifiuto degli insegnamenti e del retaggio fa-
funzionalismo. miliare (scuola romana ed eclettismo dello zio, l’ar-
La Biblioteca cantonale non è opera di un convertito chitetto Giuseppe Bordonzotti), conversione (ade-
ancora in esaltazione che, dopo una recente aposta- sione al Moderno), lotta contro il nemico (Francesco

2 3 4

40 2 3 4
E. Tallone, Casa Moderna, B. Tomamichel, Villa Studer, A. Marazzi, Casa Viglezio,
Lugano, 1928. Lugano-Cassarate, 1930. Lugano, 1928.
(Archivio DTL). (Archivio DTL).
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA

5 6

Chiesa), duello vittorioso con un altro eroe (Terra- prese in esame, inedite aperture che testimoniano
gni), diventavano episodi di una chanson de geste. l’inizio di un processo di rinnovamento del linguag-
Con l’ironia che lo contraddistingueva, Tami si sarà gio. Dovute non a progettisti esordienti, ma ai rap-
sicuramente divertito a interpretare questo ruolo. presentanti della vecchia scuola, esse costituiscono
il primo passo dell’architettura ticinese nel lungo
cammino verso la modernità.
Prove di rinnovamento del linguaggio: Enea Tallone aveva prodotto le sue opere più note
Art déco e Novecento degli anni Venti, come il Palazzo comunale di Bellin-
zona, in collaborazione con Silvio Soldati, il quale, sia
I protagonisti dell’architettura luganese nel decen- nell’insegnamento alla Scuola dei Capomastri di Lu-
nio che seguiva la prima guerra mondiale: Adolfo gano, sia nella professione, mantenne sempre un indi-
Brunel (1874-1960), Americo Marazzi (1879-1963), rizzo conservatore. Sorprende costatare come lo stes-
Enea Tallone (1876-1937) e Arnoldo Ziegler (1883- so Tallone, con le due case gemelle in piazza Pedraz-
1931), avevano mantenuto la loro produzione ap- zini a Locarno, realizzate con Ferdinando Bernasconi
piattita su forme passatiste.8 Negli interventi urbani jr nel 1927, accogliesse suggestioni francesi di ispira-
sopravviveva l’eclettismo, nei sobborghi prevaleva zione Art déco, evidentemente mutuate dall’esposi-
invece il modello della “casa lombarda”, promosso zione parigina del 1925 e dai legami instaurati all’epo-
dai due concorsi “Per la casa ticinese”, indetti dalla ca della sua formazione francese. Suggestioni destina-
Società Ticinese per la Conservazione delle Bellezze te a manifestarsi nuovamente nel progetto di Casa
Naturali ed Artistiche nel 1916 e nel 1917-1918.9 In Moderna, realizzata nel 1928 nella luganese via Bossi,
questo campo si distinguevano i villini di Bruno To- su commissione di Stampanoni. Nel prospetto princi-
mamichel (1903-1969).10 I due concorsi avevano an- pale della palazzina, la composizione di tipo classico,
che segnato l’esordio professionale di Mario Chiat- simmetrica, con zoccolo bugnato sormontato da pa-
tone. Per l’aderenza ai modelli del Novecento mila- raste giganti, era ricomposta e scarnificata in chiave
nese, negli anni Venti la sua produzione rappresen- déco. E l’aggiornamento non si arrestava al linguag-
tava un’eccezione nel panorama dominante.11 gio, ma si trasmetteva all’impianto degli alloggi.12
In corrispondenza con l’avvio dell’attività asconese La fugace apparizione del déco nell’architettura lu-
di Emil Fahrenkamp e Carl Weidemeyer, dal 1927 ganese toccava anche Americo Marazzi, che nel
sono presenti anche a Lugano, in opere finora non 1928 utilizzò un repertorio geometrico nella deco-

5 6 41
A. Marazzi, Casa Della Santa, A. Marazzi, Casa Della Santa,
Lugano-Loreto, 1930; Lugano-Loreto, 1930.
variante non realizzata.
(Archivio DTL).
RICCARDO BERGOSSI
7 8

razione del prospetto di Casa Viglezio in piazza me l’accentuato sviluppo orizzontale, le gronde
Dante. L’assenza di gerarchie tra i piani esprimeva sporgenti, gli archi dai bassi piedritti e le finestre
una destinazione amministrativa, consona alla posi- bifore raddoppiate.15
zione nel cuore commerciale della città.13
La cesura di Marazzi con il passato si completò nel
1930 con Casa Della Santa, nel quartiere luganese Le nuove generazioni:
di Loreto. Nel disegnarne i prospetti, dopo avere “modernismo” e architettura dei generi16
esitato tra un linguaggio eclettico di ritorno e uno di
ispirazione moderna con tetto piano e ampie fine- Dopo anni di crisi edilizia, sul volgere degli anni
stre, il progettista optò per il Novecento, con dop- Venti si assistette a Lugano a una ripresa dell’attività,
pia ascendenza: milanese nel portico con colonne che nel giro di pochi anni avrebbe portato al comple-
ioniche, e romana nell’apparato decorativo dei pia- tamento del settore orientale del centro cittadino.17
ni superiori, formula che avrebbe utilizzato anche Nuovo stimolo venne nel 1931 dall’approvazione del
negli anni seguenti. Piano regolatore che decretò l’apertura di via Magat-
Il legame tra déco e Novecento, riscontrato da Ros- ti, arteria di attraversamento da realizzare in vista
sana Bossaglia a Milano, è stato confermato dai re- dell’inizio dei lavori per la strada cantonale di Gan-
centi studi di Fabio Benzi, che hanno evidenziato la dria. Ai giovani architetti che si erano formati nel
persistenza nell’architettura italiana di ambedue i corso degli anni Venti fu possibile avviare la profes-
linguaggi, e più in generale la presenza di motivi dé- sione con commesse importanti. Entrava così in gio-
co fino al 1939.14 co una nuova generazione, che veniva a situarsi tra
Spunti interessanti si avvertono anche nell’ambito quella dei protagonisti della stagione eclettica, e
dell’ultima produzione di “case lombarde” di Bru- quella dei più noti “moderni”, diplomati grossomo-
no Tomamichel, come Villa Studer a Cassarate do dal 1930 in poi. Ne facevano parte personaggi di
(1930), dove le decorazioni pittoriche sforzesche formazione tradizionale e prevalentemente italiana:
sono combinate a sospette allusioni wrightiane, co- Giuseppe Antonini (1896-1962), Giacomo Alberti

42 7 8
A. Guidini jr, Casa Sonvico, A. Guidini jr,
Lugano, 1929-1930. Casa Moro Simon,
(AdM, Archivio A. Guidini jr). Lugano, 1933.
(AdM, Archivio A. Guidini jr).
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA
9 10

(1896-1973), Ferdinando Bernasconi jr (1897-1975), to linguaggio Novecento e struttura di cemento arma-


Carlo Tami (1898-1993), Giovanni Montorfani to.20 Con le difficoltà dovute alla ridotta superficie e
(1901-1953), Bruno Bossi (1901-1993), Cino Chiesa alla forma del lotto, Guidini ricercò uno sviluppo or-
(1905-1971), Paolo Mariotta (1905-1971), Leo Büh- ganico delle piante degli appartamenti, mentre nei
ring (1908-1997), Giuseppe Ferrini (1902-1980), Co- due edifici di Brunel gli alloggi riproponevano la
stantino Pozzi (1898-1995) e Augusto Guidini jr schematicità d’inizio secolo. Casa Roveda, il quarto
(1895-1970), unico ad avere concluso gli studi nel edificio affacciato su piazza San Rocco, progettato da
decennio precedente.18 Tutti dovettero presto con- Giuseppe Antonini, si caratterizzò per un linguaggio
frontarsi con le nuove istanze, e la loro produzione è eclettico modernizzato, con decorazione plastica sem-
emblematica della rapida evoluzione dell’architettu- plificata nei particolari. Opere prime sia per Guidini,
ra ticinese in quegli anni. Sintomatico del rinnovato sia per Antonini, le due case sarebbero rimaste per
fervore edilizio e delle tendenze del momento è il entrambi le principali esperienze prettamente storici-
Quartiere della Galleria, che nacque sull’area della stiche. Guidini, infatti, impostò la sua successiva pro-
vecchia Posta e del retrostante spiazzo del mercato tra duzione luganese all’insegna del modernismo, e in
il 1929 e il 1930. 19 La vasta superficie fu suddivisa in Casa Moro Simon (1933) la storia è presente solo con
quattro lotti venduti singolarmente. Gli edifici ebbero allusioni simili a quelle di Giovanni Muzio, abolite in
destinazione commerciale al piano terreno, ammini- Casa Conti e Casa Pax (1934). La sua architettura
strativa all’ammezzato e residenziale nei tre superiori, presentava grandi volumi “mediterranei” intonacati e
e furono collegati da una galleria dalla copertura pia- privi di gronde, come il Padiglione della Fiera di Lu-
na di vetrocemento disegnata da uno specialista di gano (dal 1935) e l’importante progetto non realizza-
Zurigo. Adolfo Brunel progettò i due edifici setten- to per le Scuole di Ligornetto (1935). Rifiutava tutta-
trionali nello stesso stile eclettico dei palazzi che aveva via il razionalismo, che giudicava «puramente costrut-
costruito vent’anni prima. Sul lotto meridionale, af- tivo e troppo utilitario».21
facciato su via della Posta, Augusto Guidini jr realizzò Anche gli altri architetti ticinesi di questa genera-
Casa Sonvico, con prospetti caratterizzati da un forbi- zione misero in atto una semplificazione di linguag-

9 10 43
A. Guidini jr, Casa Conti, A. Guidini jr, Progetto
Lugano, 1934. di scuola primaria, Ligornetto, 1935.
(AdM, Archivio A. Guidini jr). (AdM, Archivio A. Guidini jr).
RICCARDO BERGOSSI

gio, ma recepirono il moderno come un nuovo stile


e non ne colsero la portata effettiva sulla razionalità
progettuale.22 Non a caso, tra il 1933 e il 1935, alcu-
ni di loro pubblicarono, a titolo celebrativo e pub-
blicitario, fascicoli con disegni di progetti e fotogra-
fie di opere eseguite, dove erano sistematicamente
rappresentati i vari idiomi della loro produzione, a
illustrare la capacità di variare il campionario di stili
dal “lombardo” al moderno.23
La terza generazione attiva nel Ticino degli anni
11 Trenta, a differenza delle precedenti, acquisì la cono-
scenza dell’architettura moderna durante gli anni di
formazione, avvenuta prevalentemente fuori dall’Ita-
lia. L’opera che nelle guide d’architettura apre la se-
rie degli edifici “moderni” ticinesi è la Fabbrica Frie-
den a Balerna, con cui fece il suo esordio Giovanni
Bernasconi (1903-1993).24 L’articolazione in due
blocchi funzionali, con struttura a pilastri e solai di
cemento armato, le grandi aperture e il tetto piano, la
collocano a pieno titolo nel Razionalismo. Corri-
spondeva al rigore della fabbrica balernitana il picco-
lo Padiglione del tennis al Lido di Lugano, realizzato
12 nel 1934, con tetto piano e veranda vetrata frontale a
pianta semicircolare. Bernasconi era considerato an-
che dai contemporanei l’antesignano del Moderno.25
Nelle residenze che poté realizzare, Bernasconi non
riuscì ad attuare appieno i programmi innovativi ri-
conoscibili in alcuni suoi progetti. Probabilmente
per assecondare le richieste dei suoi committenti, ac-
canto a sintagmi moderni dovette inserire talvolta
logge con colonne stilizzate (Casa Frigerio, 1929),
13 tetti a falde con gronde sporgenti (Casa Anzani,
1932), portici arcuati (Casa Vella, 1932).26 La persi-
stenza di canoni tradizionali era più marcata nelle re-
sidenze unifamiliari costruite da Guidini jr, che in un
testo del 1919, aveva postulato la necessità di diffe-
renziare gli edifici abitativi da quelli utilitari.27
L’uso di differenti registri a seconda della destinazio-
ne degli edifici (l’“architettura dei generi”), si diffuse
in Svizzera nel corso degli anni Trenta con il soste-
gno di Peter Meyer, dal 1930 redattore di “Das
Werk”. Il suo atteggiamento rifletteva una consuetu-
14

44 11 13
G. Montorfani, Progetto G. Bernasconi,
per una casa ad appartamenti Padiglione del tennis al Lido
a Chiasso, 1934. di Lugano, 1934.
12 14
G. Bernasconi, Stabilimento Centrale del gas, Lugano-
Frieden, Balerna, 1928. Cornaredo, 1930.
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA

dine invalsa in area germanica che trovava riscontro zona un’esposizione didattica con fotografie e pro-
nella produzione dello stesso Salvisberg, differenzia- getti di interventi conclusi e in corso, compendiati
ta tra residenze unifamiliari, manifestamente allusive dal progetto di scuola elementare-tipo per i villaggi,
alla tradizione rurale, edilizia popolare ed edifici compilato da Giovanni Bernasconi.31 Nel corso di
pubblici, declinati in un linguaggio sobriamente mo- questa indagine non sono emerse normative per l’e-
derno, e infine banche e chiese, legate a forme stori- dilizia ospedaliera, ma è probabile che il Dipartimen-
che quanto monumentali.28 to di Igiene avesse emanato indicazioni anche in que-
Negli edifici di culto costruiti in Ticino negli anni sto campo, poiché dal 1930 in poi le diverse realizza-
Trenta si ricorse dunque (ad eccezione della neoba- zioni nel Cantone si caratterizzarono per una conce-
rocca chiesa di San Vitale a Chiasso, sorta tra il 1934 zione moderna.
e il 1935) allo stile romanico, sovente su esplicita ri- Esempio illuminante dell’applicazione dei generi
chiesta della committenza. Il ritorno al linguaggio sono due progetti di Americo Marazzi per la Città
delle più antiche testimonianze legate al culto cristia- di Lugano, risalenti al dicembre del 1931 e al gen-
no presenti nella regione, scartando l’evoluzione che naio del 1932. Si trattava di un mercato coperto dal-
pure aveva prodotto opere pregevoli, rientra nel fe- la superficie di vendita di 1600 m2, con struttura
nomeno delle “tradizioni inventate” analizzato da puntiforme di cemento armato, «materiale oggi uti-
Eric Hobsbawm. Nel Ticino degli anni Trenta, po- lizzato di preferenza sopra tutti gli altri per gli enor-
stulare la continuità con quel periodo del passato, da mi vantaggi che presenta», e di una sala da concerto
un lato avvicinava al Cristianesimo delle origini, per 1300 persone da ricavare nel maneggio e nelle
dall’altro ribadiva la tradizione dei maestri comacini, scuderie di Villa Ciani, improntata invece a un lin-
grazie ai quali i Ticinesi si riscattavano dal senso di guaggio neoclassico.32 Non solo i linguaggi, dunque,
inferiorità nei confronti degli ex signori, vale a dire ma anche i sistemi strutturali dovevano essere diffe-
dei cantoni nord-alpini. Per gli edifici ferroviari si renziati a seconda dei generi. Grandi strutture mo-
raccomandò invece un linguaggio moderno abbinato derne di cemento armato e acciaio, in effetti, fecero
a strutture di acciaio, sulla scorta della stazione di Fi- la loro comparsa nelle vuote periferie delle cittadine
renze, entusiasticamente lodata in un articolo appar- ticinesi alla fine degli anni Venti con costruzioni in-
so nel 1936 sulle pagine della “Rivista tecnica”. L’e- dustriali, silos, centrali del gas, halles, tra le quali
dilizia scolastica era un campo in cui le “forme nuo- spiccavano quelle di Robert Maillart al Punto fran-
ve” erano espressamente richieste da istruzioni di- co di Chiasso.
partimentali, come quelle adottate nel 1926, che, fis- A completare le fila della terza generazione di pro-
sando la dimensione e la forma delle aperture, impo- gettisti, a partire dal 1930, cominciarono a rientrare
nevano di fatto l’uso di strutture di cemento armato, in Ticino giovani architetti di formazione zurighese,
oltre a vietare l’uso di decorazioni applicate e a for- gli allievi di Salvisberg: Bruno Brunoni (1930),
nire una serie di indicazioni puntuali che vennero Hans e Silvia Witmer-Ferri (1930), Augusto Jäggli
adottate sia nelle nuove edificazioni sia negli edifici (1933), Jean-Pierre Hakuba, Attilio Marazzi (1937).
esistenti, gradualmente adeguati alla nuova normati- Otto Rudolf Salvisberg (1882-1940), bernese di na-
va.29 L’asilo luganese di Molino nuovo, risalente ai scita, aveva svolto la sua attività a Berlino. Faceva
primi del Novecento, nel 1934 fu ristrutturato su parte della generazione di Paul Bonatz, Dominikus
progetto di Bruno Bossi in base alle direttive diparti- Böhm, Emil Fahrenkamp, che da posizioni ecletti-
mentali e un chiaro linguaggio moderno sostituì il che si era avvicinata al Movimento moderno con at-
primitivo aspetto liberty.30 Nel 1934 il Dipartimento tenzione e prudenza, aggiornando il linguaggio nei
allestì nei corridoi del Palazzo Governativo a Bellin- limiti consentiti dalla sicurezza delle tecniche co-

45
RICCARDO BERGOSSI
15 16

struttive. Nel 1929 era rientrato definitivamente in In qualche caso egli intervenne anche direttamente,
Svizzera per assumere la cattedra di Architettura al come nell’Ospedale San Giovanni, a Bellinzona,34
Politecnico di Zurigo, succedendo a Karl Moser, oppure, assai probabilmente, nella vicenda della
che invece era stato un rigoroso sostenitore del nuova sede dell’Archivio cantonale a Bellinzona, per
Neues Bauen. Nei lavori di Salvisberg, i volumi forti la quale nel 1933 gli architetti Oeschger elaborarono
articolati gerarchicamente, le chiare geometrie, gli un progetto improntato alla Biblioteca nazionale di
spazi funzionali, le buone soluzioni costruttive, i ma- Berna.35 La figura di Salvisberg ebbe un’importanza
teriali e le tecniche moderne quali il cemento armato fondamentale nell’avvicinamento del Ticino alla
a faccia vista, furono oggetto di ammirazione da par- Svizzera settentrionale. Pochi architetti svizzeri pri-
te di un gran numero di progettisti svizzeri, e contri- ma di lui si erano occupati del cantone subalpino, e
buirono a rinnovare il linguaggio architettonico in la loro presenza era per lo più rimasta circoscritta al-
tutto il Paese. Trae ispirazione dalla sua opera la Bi- le giurie dei concorsi.36 Armin Meili, ad esempio, in-
blioteca nazionale a Berna, sorta tra il 1929 e il 1931: tervenne sull’Hotel Reber di Muralto nel 1928, pro-
un edificio pubblico che avrebbe legittimato lo stile ponendo anche in Ticino quella strategia di rinnova-
Salvisberg.33 Opere e progetti dei suoi diplomati tici- mento dell’edilizia alberghiera di fine Ottocento, at-
nesi, nel corso degli anni Trenta, oscillavano tra l’e- tuata in Svizzera su vasta scala tra gli anni Venti e
dilizia borghese zurighese (Casa Rotonda dei Witmer Cinquanta, finalizzata, oltre che a elevarne gli stan-
Ferri a Lugano del 1934) e la copia più o meno fedele dard di confort, a sostituire l’aspetto Belle Epoque
di edifici del maestro (Clinica Sant’Agnese a Muralto con un’immagine legata all’identità dei luoghi.37 L’in-
di Brunoni del 1935 e Ospedale di San Giovanni a tervento muraltese non ebbe seguito in Ticino, ma i
Bellinzona di Jäggli del 1937-1939). criteri che lo avevano ispirato avrebbero trovato ne-
Salvisberg non influì soltanto attraverso i suoi allievi gli anni Quaranta ampio spazio nel programma na-
sul rinnovamento dell’architettura ticinese. Un ruolo zionale di “Risanamento di alberghi e località turisti-
altrettanto rilevante va attribuito infatti alla circola- che” diretto proprio da Meili: programma al quale
zione di immagini delle sue opere, regolarmente avrebbe collaborato anche Rino Tami.38 Quanto al
pubblicate sulle pagine di “Das Werk” e persino di passaggio di Le Corbusier sulla foce della Maggia,
“Illustrazione ticinese”, e alla sua partecipazione alle non trapelò neppure la notizia.39 Altre opere di archi-
giurie di importanti concorsi di architettura ticinesi. tetti svizzeri a Lugano tra gli anni Venti e Trenta non

46 15 16
A. Oeschger, E. Hostettler, S. Witmer-Ferri, H. Witmer,
J. Kauffmann, Biblioteca Casa Rotonda, Lugano-Besso,
Nazionale Svizzera, Berna, 1934.
1929-1931.
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17 18

suscitarono interesse.40 Il grande albergo moderno vanni Muzio il 27 marzo del 1931.44 La Casa d’Italia,
progettato nel 1930 dallo zurighese Otto Zollinger sede del regio Consolato, realizzata tra il 1933 e il
per il Lido di Ascona, non fu realizzato, ma fu edifi- 1934 su progetto di un architetto italiano di grande
cato soltanto il suo esiguo Casino Kursaal. Come os- prestigio, il romano Clemente Busiri Vici, con la sua
serva Carloni, erano mancati i contatti dei progettisti monumentalità priva di pathos non aveva suscitato
locali con la colonia tedesca di Ascona.41 Gli architet- apprezzamenti al di fuori dell’“Adula”, il periodico
ti ticinesi conoscevano certamente le opere moderne che con vigore sosteneva l’italianità culturale del Ti-
sorte nel villaggio sul Verbano, se non altro per aver- cino – e che in quegli anni ostentava ammirazione
le viste pubblicate su “Das Werk” che, al contrario per il regime di Mussolini –, apprezzamenti però in-
della “Rivista tecnica”, aveva concesso loro spazio.42 centrati sul significato politico dell’operazione. Il na-
Ma, ad eccezione di Aldo Piazzoli (1908-2004), che, zionalismo italiano sortì l’effetto di allontanare i tici-
avendo lavorato nei cantieri di Weidemeyer, fu l’uni- nesi dai loro storici centri di formazione lombardi, e
co progettista ticinese formatosi nella temperie asco- di indirizzarli verso quelli svizzeri.
nese, i progettisti autoctoni ignorarono volutamente Soltanto due tra gli architetti attivi in Ticino negli an-
la moderna Ascona, in parte identificandola con l’a- ni Trenta si laurearono al Politecnico di Milano: Gu-
borrita architettura razionalista, in parte per campa- glielmo Fraschina e Agostino Cavadini (1932). La
nilismo.43 possibilità di utilizzare il bagaglio di sapere razionali-
Analogamente ai rapporti rallentati con il nord della sta appreso in Italia fu limitata ai concorsi. I progetti
Svizzera, nel campo dell’architettura, nel Ticino de- di Fraschina, sovente classificati al secondo o terzo
gli anni Trenta, i contatti con l’Italia non furono vi- posto, non poterono mai concretizzarsi; Agostino
vaci. Tra le numerosissime conferenze pubbliche di Cavadini nel 1934 realizzò la moderna Clinica San
cattedratici italiani organizzate dalla Scuola ticinese Rocco a Lugano e, l’anno seguente, la giuria di cui fa-
di Coltura italiana su temi di letteratura italiana, sto- ceva parte Salvisberg gli assegnò il primo premio nel
ria e filosofia, e le letture di Dante, il direttore Fran- concorso per l’ampliamento dell’Ospedale La Carità
cesco Chiesa inseriva sporadicamente sue presenta- di Locarno, che eseguì insieme al padre Eugenio.45
zioni di monumenti ticinesi e italiani (Duomo di Mi- Fu un’eccezione il caso di Augusto Jäggli, che dopo
lano, Certosa di Pavia), ma si ha notizia di una sola il diploma zurighese nel 1933 si recò a Roma per la-
conferenza sull’architettura moderna, tenuta da Gio- vorare nello studio di Marcello Piacentini.46

17 18 47
B. Brunoni, E. Cavadini, A. Cavadini,
Clinica Sant’Agnese, Clinica San Rocco,
Muralto, 1935. Lugano, 1934.
RICCARDO BERGOSSI
19 20

Nel corso degli anni Trenta, anche gli architetti del- gusto déco, le due case rispecchiavano i caratteri in-
la prima generazione adottarono il linguaggio mo- ternazionali dell’edilizia urbana borghese.
dernista: Bruno Tomamichel lo fece già nel 1932, Diplomatosi alla Scuola dei Capomastri di Lugano,
seguito tra il 1937 e il 1938 da Americo Marazzi, tra il 1927 e il 1929 Orfeo Amadò progettò per il pa-
dopo una parentesi monumentale littoria superata dre, impresario costruttore, diverse case d’apparta-
grazie all’apporto del figlio Attilio, architetto neodi- menti di impianto tradizionale e aspetto disadorno.
plomato al Politecnico di Zurigo, e da Adolfo Bru- Quindi si recò a Weimar, dove frequentò per due
nel, reduce da un intermezzo Novecento.47 anni il Bauhaus, diplomandosi nel 1932.50 Nel 1934
Il quadro dei progettisti ticinesi della generazione na- progettò ancora per l’impresa paterna una casa con
ta a cavallo tra Otto e Novecento si completa con scarne decorazioni Novecento e tetto a falde con ab-
due personaggi, la cui attività professionale si era già baini, da erigere in piazzale Milano. Poco dopo la
consolidata prima dell’approdo al moderno: Giusep- presentazione del progetto alle autorità comunali,
pe Franconi (1901-1969) e Orfeo Amadò (1908- Amadò intervenne con l’adozione di un linguaggio
1979).48 Franconi, attivo a Parigi, nel corso di un tem- modernista per i prospetti, senza modificare le pian-
poraneo soggiorno in Ticino progettò nel 1934 per te: tetto piano con attico invece della copertura a fal-
suoi congiunti due opere moderne, Casa Poretti e de con abbaini, soppressione della decorazione ap-
Casa Rolandi. In questo caso vale il concetto di “im- plicata, grandi balconi con parapetti pieni. Non so-
portazione” di modelli:49 nel rapido cambiamento dei no note le ragioni del repentino cambiamento ap-
gusti che caratterizza la prima metà degli anni Tren- portato al progetto, ma trattandosi di una casa d’af-
ta, il progettista ebbe la sorte di lavorare per commit- fitto destinata alla borghesia locale, si può credere
tenti in cerca di un’immagine accattivante come una che il nuovo disegno rispondesse più del primo ai
civettuola moda parigina. Con la composizione dei gusti della middle class luganese, i cui orientamenti si
volumi di ispirazione costruttivista, e gli interni di rispecchiano nell’unico rotocalco allora stampato in

48 19 20
G. Franconi, Casa Rolandi, G. Franconi, Casa Poretti,
Lugano, 1934. Lugano, 1934.
(FAAT, Fondo G. Franconi). (FAAT, Fondo G. Franconi).
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA

Ticino, l’“Illustrazione ticinese” (fondato nel 1931), razionalisti», dando corpo a «una versione addolcita
il cui redattore, Aldo Patocchi, alternava articoli di dell’architettura moderna» destinata ad avere note-
attualità a testi illustrati sui nuovi impianti industria- vole fortuna in Germania e all’estero, «presentando-
li ticinesi, pubblicando inoltre le immagini dei più si come una conciliazione di antico e moderno».53
moderni edifici di tutto il mondo, dai grattacieli di Una descrizione che si attaglia anche a quella ticine-
New York al padiglione svizzero di Le Corbusier, se, e ne dimostra l’avvicinamento a istanze nord al-
nella città universitaria di Parigi, dalle opere di Sal- pine sopravvenuto nel corso degli anni Trenta, men-
visberg alla Villa Girasole di Marcellise; mentre altri tre venivano affievolendosi i legami con l’Italia. In
articoli esaltavano l’arredo moderno e i pregi di nuo- questo «processo di trascrizione» si verificarono
vi materiali quali il linoleum.51 delle «deformazioni del repertorio moderno» che
Facendo il bilancio di questa produzione ticinese, è Benevolo descrive in questi termini: «Gli imitatori
d’uopo osservare che, a prescindere dalla bravura (…) si preoccupano di non far perdere del tutto alla
delle personalità coinvolte, con poche eccezioni il superficie muraria la sua consistenza fisica, trattan- 22

Moderno locale rappresentò poco più di un reper- dola in modo che conservi una tessitura percepibile:
torio stilistico. Leonardo Benevolo ha evidenziato lo di qui il largo uso dei rivestimenti in lastre di pietra
stretto legame intercorso fino al 1933 tra i protago- (…). Quando poi si usa l’intonaco liscio lo si prefe-
nisti svizzeri del Movimento Moderno e la Germa- risce a grana grossa, perché sia sensibile alla luce, e
nia.52 Analizzando la produzione edilizia tedesca che sovente si fanno sporgenti i contorni delle finestre,
ebbe diffusione nel corso degli anni Trenta (moder- in modo che sotto la luce radente proiettino ombre
na nel linguaggio, ma tradizionale nell’impianto), ritmiche sul muro (…)».54 È scontata la presenza di
egli ha rilevato come molti architetti eclettici della queste caratteristiche negli edifici “moderni” realiz-
generazione più giovane avessero assorbito «provvi- zati in Ticino nel periodo in esame: zoccoli in lastre
soriamente gli elementi linguistici dei loro coetanei (Casa Masoni Mazzuconi di Marazzi, 1937-1938) o

21

21 22 49
O. Amadò, Casa Amadò, A. Marazzi, Att. Marazzi,
Lugano, 1934. Casa Masoni Mazzuconi,
(Archivio DTL). Lugano, 1937-1938.
(Archivio privato Franco Masoni).
RICCARDO BERGOSSI

in pietra di Caprino (Casa Calanchini di Brunel, turità, nel 1927, partì per Roma per frequentarvi la
1937-1938), cornici di pietra artificiale alle finestre, Scuola di Architettura diretta da Marcello Piacenti-
intonaco spesso e ruvido – dovuto probabilmente ni.57 A vantaggio dell’autonomia di Rino nella scelta
anche alla persistenza delle strutture murarie in pie- romana è sufficiente osservare che la produzione
tra –, caratteristiche alle quali si aggiunge, nella qua- del fratello e dello zio nel 1927 era ancora legata a
si totalità dei casi, il tetto a falde con gronda tradi- un accademismo passatista e al modello della “casa
zionale. Restò inoltre un’eccezione l’innovativo lombarda”; riferimenti a Piacentini vi sarebbero
schema distributivo degli alloggi che nel 1928 Tallo- comparsi solo dopo il 1930.
ne aveva introdotto con Casa Moderna. General- A Roma Rino si fermò due anni, salvo il rientro a Lu-
mente, al rinnovamento del linguaggio, in questa fa- gano nella pausa estiva del 1928, durante la quale di-
se non corrispose un progresso significativo nell’or- segnò per il fratello il prospetto per Casa Polar a
ganizzazione planimetrica. Restarono in uso impian- Breganzona, di ispirazione piacentiniana e con gra-
ti pre-moderni e gli alloggi, pur con una maggiore fia “romana”. Nell’estate del 1929 partì per Lugano
attenzione ai servizi rispetto all’anteguerra, conser- dopo aver superato tutti gli esami del secondo anno.
varono lo schema ad atrio centrale. Quanto ai siste- Le brevi comunicazioni spedite alla famiglia da Ro-
mi costruttivi, il cemento armato fu utilizzato per ma per informare sui risultati e sui suoi programmi,
fondazioni e orizzontamenti, ma gli apparati murari non facevano presagire il desiderio di interrompere
restarono tradizionali. la formazione accademica. Una di queste lettere, da-
tata 2 luglio 1929, riporta: «Stamattina dopo lunghi
e sudati dibattiti fra professori tradizionalisti e inno-
Esordi di Rino Tami vatori, la Commissione ha dato i voti di architettura.
Ho ottenuto 27/30. L’anno scorso 24/30. Sono sod-
L’interesse per l’architettura si manifestò in Rino disfatto».58 Certamente per lo studente Tami i do-
Tami precocemente.55 Nella sua adolescenza, egli centi tradizionalisti erano gli accademici, gli innova-
seguì con interesse l’attività del fratello maggiore tori i giovani come Enrico Del Debbio, allora occu-
Carlo56 all’interno dello studio dello zio, l’architetto pato nella realizzazione dell’Accademia di Educa-
Giuseppe Bordonzotti (1877-1932), e dopo la ma- zione Fisica al Foro Mussolini, ma anche nella pro-

23 24

50 23 24
C. Tami, Progetto di concorso R. Tami, Casa Fischer
per le facciate della Banca dello Marcionelli, Lugano, 1930
Stato, Bellinzona, 1929. (con C. Tami);
(Archivio privato, Lugano). primo progetto, variante.
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA
25

ricisti del classicismo piacentiniano e del decorativi-


smo di gusto art déco, poi sostituiti, in ambito resi-
denziale, da un regionalismo destinato a evolvere in
modo lineare nel decennio seguente. Subentra pre-
sto un interesse per il funzionalismo, pur con il per-
durare di incertezze nel linguaggio.
Alla fine del 1929, con uno stile architettonico an-
cora caratterizzato da una forte simmetria e da de-
corazioni ispirate al Cinquecento, e con la grafia
“romana” della tavola di prospetto di Casa Polar
gettazione delle lineari foresterie.59 Durante la per- dell’anno precedente e un’impaginazione che ricor-
manenza a Roma, si erano manifestati i sintomi di da gli elaborati del suo docente Del Debbio, Rino
una malattia che si era aggravata dopo il rientro a stendeva per il fratello maggiore l’intero progetto
Lugano, tanto da impedire il previsto ritorno agli per la Casa unifamiliare Fischer Marcionelli a Luga-
studi. no. Modificato nel 1930, ne fu ridotto il volume e
Nel frattempo Rino aveva cominciato a operare nel- soppressa la simmetria, ma non mutarono né il lin-
lo studio di famiglia, ma nel 1930 dovette essere ri- guaggio Novecento né l’antiquata distribuzione ad
coverato per alcuni mesi in sanatorio, a Leysin. Tor- atrio centrale.62 La fase piacentiniana produsse an-
nato a Lugano iniziò la stabile collaborazione nello cora nel 1929 il progetto di concorso per il nuovo
studio dello zio, dove nel frattempo Carlo era stato Palazzo comunale di Locarno, che Rino compilò
accolto come socio. sempre per conto del fratello. L’esito fu un secondo
La maggior parte dei progetti di Tami nell’arco premio che fece apprezzare il suo autore come «stu-
temporale compreso tra il mancato rientro agli stu- dioso serio e dotato di non comune sensibilità este-
di a Roma e l’autunno del 1936, quando, ormai pro- tica», mentre il prospetto era giudicato bello, eppu-
gettista affermato, partecipò con il fratello Carlo al re «non nuovo, come vorrebbe la relazione, ma solo
concorso per la Biblioteca cantonale, è inedita; l’ar- interpretato con modernità di sentimento».63
chitetto stesso aveva voluto calarla nell’oblio ed eli- A inaugurare il coinvolgimento di Carlo Tami nella
minarne gli incarti dal suo archivio. A salvarli dalla gestione di cinematografi, nel 1930 il progetto di
dispersione provvide il fratello Carlo, che li rico- Bordonzotti per il quarto dei luganesi Palazzi Gar-
verò nella casa di famiglia alla Lisora, o nel suo uf- gantini fu modificato dai nipoti per inserirvi il Super-
ficio dopo la fine della loro collaborazione e il tra- cinema, una sala cinematografica che occupò com-
sferimento dell’attività di Rino nel nuovo studio in pletamente piano terreno e primo piano.64 Mentre 26

via Pioda.60 Nella progettazione ed esecuzione dei l’atrio e lo scalone d’accesso alla galleria mantennero
due ultimi palazzi del complesso Gargantini, per un linguaggio storicizzante, le aperture delle uscite di
esempio, ai fratelli Tami era attribuito un ruolo sicurezza trasmisero lo stile déco della decorazione
marginale a fianco del Bordonzotti; in verità, nella della sala anche ai prospetti dell’edificio.65
progettazione definitiva essi ebbero una parte im- Che nel 1930 Rino Tami fosse ancora convinto della
portante, che Carlo e Rino tacquero sempre anche bontà della sua scelta romana, si deduce da un arti-
nei loro curricula.61 colo pubblicato sulla rivista dell’associazione studen-
Inizialmente la produzione architettonica di Rino tesca “Lepontia”.66 Qui, Tami si presentava come
Tami si concentra sulla composizione dei prospetti fautore di un’architettura tutta fondata sulla compo-
e appare caratterizzata dall’utilizzo di linguaggi sto- sizione («armonia, ritmica di superficie e delle linee

25 26 51
R. Tami, Prospetto di una villa, R. Tami, Teatro di Marcello,
esercitazione accademica, 1929. esercitazione accademica, 1929.
RICCARDO BERGOSSI

che le determinano»), polemizzava con un suo miste- Nel 1931 i fratelli Tami collaborarono con lo zio alla
rioso amico studente di architettura a Zurigo67 (scuo- costruzione della villa del professore Silvio Gavazze-
la che identificava con il Razionalismo) e citava, per ni a Bergamo, nel parco della sua clinica. Stando alla
confutarle, frasi di Le Corbusier tratte da Vers une corrispondenza conservata, Bordonzotti si sarebbe
architecture. Accusava il Razionalismo di freddo ac- riservato il compito di studiare le facciate dell’edifi-
cademismo e si diceva invece convinto dell’impor- cio, delegando al nipote Rino l’elaborazione delle
tanza dello studio della storia dell’architettura: «Cre- piante. I prospetti non presentano però la elaborata
do che non ci sia metodo migliore per svezzare la ma- grafia Liberty dell’architetto, ma sono opera di un
no, contribuire, in un cervello ancora digiuno, allo mediocre disegnatore. La loro marcata somiglianza
sviluppo del senso architettonico (...) dello studio in- con il progetto di Villa Fischer Marcionelli, disegna-
telligente, analitico, profondo, di ciò che c’è di più to da Rino nel 1929, induce a credere che il loro au-
elevato e permanente nelle forme del passato». Il te- tore lo abbia preso a modello. Le antiquate piante
sto proseguiva lodando l’equilibrio tra funzione, si- della villa mostrano ampie sale articolate intorno a
stema statico ed espressione di edifici storici quali le un grande atrio e il collegamento verticale assicurato
Terme romane, Santa Sofia di Costantinopoli e le da uno scalone ubicato sul retro.68
opere di Borromini a Roma. Infine, considerando la Per avviare la realizzazione del “Quinto” Palazzo
questione dei caratteri dell’architettura ticinese, Gargantini, lo studio dovette modificare, nel 1931, il
esprimeva una posizione allineata in modo sorpren- progetto concepito nel 1928 da Bordonzotti. Lo sta-
dente con quelle di Guidini e di Francesco Chiesa: bile riceveva funzione residenziale anziché alber-
«Gli architetti “nuovi”, giovani, sentano il dovere di ghiera, come previsto inizialmente. Lo zio, allora
difendere la fisionomia architettonica del nostro pae- gravemente malato – sarebbe morto nell’aprile del
se; non contribuire perciò alla introduzione di “mo- 1932 – delegò ai nipoti l’incarico. Il progetto del
de”esotiche ma ritornare allo studio sincero e profi- 1928 prevedeva la composizione tipicamente ecletti-
cuo delle espressioni d’arte nostrane. È triste pensare ca dell’intero quartiere, concepita prima della guer-
che gli architetti finora non hanno mai avuto occhi ra da Bordonzotti, associato a Orsino Bongi. La bel-
per vedere i bei palazzi di Lugano, le belle chiese dei la tavola del nuovo prospetto principale, disegnata
nostri paesi, le nostre belle case paesane». da Rino Tami, mostra un edificio che mantiene l’al-

27 28

52 27 28
G. Bordonzotti, V Palazzo R. Tami, V Palazzo Gargantini,
Gargantini, Lugano, 1928; Lugano, 1931 (con C. Tami).
progetto non realizzato. (Archivio DTL).
(Archivio DTL).
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA
29

Nei mesi seguiti alla morte di Bordonzotti giunse al


termine la costruzione di Villa Gavazzeni e i fratelli
Tami furono incaricati dal professore di riprendere
anche il progetto di ampliamento della clinica che
lo zio aveva elaborato nel 1929. La proposta non
modificò le piante, ma si limitò al ridisegno dei pro-
spetti, finalmente occasione per impaginare una
composizione dal linguaggio nuovo, ispirato alle
opere di Del Debbio, caratterizzato da superfici li-
sce e ampie finestrature, benché con il perdurare di
elementi decorativi Novecento.70 Un linguaggio che
Tami non sperimentò in Ticino, dove, nel coevo
progetto di una nuova ala di degenza per l’Ospeda-
le malcantonese di Castelrotto, propose un’immagi-
ne tradizionale di ispirazione rurale,71 pur introdu-
tezza di gronda dei due palazzi adiacenti (il “Primo” cendo un’innovazione nell’estensione delle logge a
e il “Terzo”), ai quali è collegato da due archi monu- tutto il fronte dell’edificio, sul modello sanatoriale
mentali, ma nelle linee principali risente del gusto di cui aveva sperimentato di persona l’utilità.
Novecento. Tutto l’apparato decorativo appare Sempre nel 1932, per la nuova torre campanaria
schematico, mentre i singoli dettagli, come ringhie- della Chiesa parrocchiale a Bironico, in sostituzione
re, obelischi sulla gronda, balaustrini, vasche dell’at- di quella romanica, abbattuta perché pericolante,
tico sono di gusto déco.69 Ampie porte-finestre, af- Tami ottenne dalla parrocchia committente e da
facciate sui balconi verso il lago, conferiscono alla Francesco Chiesa, presidente della Commissione
composizione un carattere un poco più moderno. dei Monumenti storici, di poter utilizzare una strut-

30

29 30 53
G. Bordonzotti, C. Tami, Progetto R. Tami, Progetto di ampliamento
di ampliamento della clinica del della clinica del dottor Silvio
dottor Silvio Gavazzeni, Gavazzeni, Bergamo, 1932
Bergamo, 1929. (con C. Tami).
RICCARDO BERGOSSI

tura di cemento armato e di conferire all’oggetto ti, rea di troppa attenzione all’estetica delle facciate
una morfologia “moderna”, anziché neoromanica, e di aver ignorato l’organismo architettonico.74 Non
come inizialmente stabilito.72 Il moderno vagheggia- è dato sapere se Rino Tami abbia assistito alla con-
to si rivelò però ancora il Novecento. Il campanile ferenza, né se abbia visitato l’esposizione, tuttavia
realizzato dallo studio Tami, ornato di cornici, archi dovette esserne edotto, forse proprio dal misterioso
e serraglie, occultava la sua modernità strutturale studente menzionato nell’articolo del 1930. Da allo-
sotto uno strato di intonaco dipinto. Un “falso ar- ra sviluppò nelle sue opere l’interesse per il funzio-
chitettonico” come quelli contro i quali, quattro an- nalismo, destinato a convogliare la sua attenzione
ni più tardi, Rino Tami si sarebbe scagliato in un sulle esperienze svizzere e tedesche e a distoglierla
suo articolo, giungendo ad auspicare di «proibire da quelle italiane. Nel 1932 Rino Tami iniziò a lavo-
per un adeguato numero di anni l’uso dell’intonaco rare a progetti di edilizia economica che, proseguiti
sulle facciate», al fine di consentire un ritorno alla nel 1933 e nel 1934, si sarebbero rivelati fondamen-
qualità esecutiva e all’utilizzo dei materiali secondo tali nel suo iter formativo, pur senza sfociare sul mo-
le rispettive peculiarità.73 mento in concrete realizzazioni.
Il compromesso del progetto per Castelrotto segnò Il politico Angiolo Martignoni, dopo avere invano
per Tami l’inizio di un processo di maturazione fa- tentato di vendere in blocco una sua proprietà agri-
vorito forse da un evento eccezionale. Pochi mesi cola di oltre 5000 m2 situata nella pianura luganese
dopo la pubblicazione del suo articolo su “Lepon- di Molino nuovo, incaricò lo studio Tami di esami-
tia”, dal febbraio al marzo del 1931, si tenne al Kun- nare le possibilità di edificarvi case economiche.75
stgewerbemuseum di Zurigo un’esposizione di ar- Rino Tami disegnò diverse abitazioni unifamiliari a
chitettura del Neues Bauen. La manifestazione com- due piani, singole o abbinate, e altre bifamiliari, ma
prendeva una mostra di progetti di edilizia economi- evitò la tipologia a schiera. Mediante la progettazio-
ca e corrente, secondo tipologie sia estensive che in- ne razionale degli spazi contrasse le superfici al fine
tensive, e di lavori di Walter Gropius, accompagnati di ottenere abitazioni a basso costo, ma decorose e
da una sua conferenza intitolata Funktionelles comode, come dimostrava l’ingombro dei mobili,
Bauen. Il fondatore del Bauhaus aveva incentrato la puntualmente riportato. Tami rovesciò così l’ap-
sua comunicazione sulla progettazione funzionale, proccio progettuale seguito in precedenza, affidan-
opponendola all’architettura dei decenni preceden- do il ruolo generatore alle sole piante. I prospetti

31 32 33

54 31 32 33
R. Tami, Progetto per R. Tami, Progetto per casa di R. Tami, Progetto per casa di
casa di abitazione unifamiliare abitazione bifamiliare “La Favorita”, abitazione bifamiliare “La Balilla”,
“Me basteria”, 1932. 1932; pianta del piano terreno 1933; pianta del piano terreno
e del primo piano. e del primo piano.
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA
34 35

erano presentati come semplici alzati di anodina stributivi di Alexander Klein, di cui sono debitori
morfologia, dove la disposizione delle aperture era numerosi progetti dello stesso Salvisberg.78 Lo sche-
esclusivamente determinata dalle esigenze degli spa- ma proposto da Tami consta di un corpo doppio,
zi abitativi. Il tetto a capanna veniva mutuato dalle con scala a rampa unica sviluppata lungo la parete
Siedlung della Germania e della Svizzera tedesca, in posteriore della casa, e corrisponde al Südtyp (tipo
quegli anni regolarmente pubblicate su “Das con affaccio a sud) descritto da Klein, pur con una
Werk”. Nella relazione allegata a uno dei progetti, superficie un poco più generosa. È invece tipica so-
Tami spiegava: «l’estetica esterna di una casa come luzione di Salvisberg l’ampia porta scorrevole che
questa deve essere l’ultima preoccupazione, ché an- mette in comunicazione studio e soggiorno e impo-
che coloro che hanno costruito il Partenone non si sta un asse di simmetria verso il camino-biblioteca.
sono mai preoccupati di “fare dell’architettura” nel- Il secondo progetto, di dimensioni ridotte, include
le costruzioni private: facevano semplicemente delle la scala nel soggiorno.
case confortevoli».76 L’iperbole, emblematica del I tre progetti di casa abbinata a due piani “La Favo-
personaggio, suona in verità come una giustificazio- rita”, del settembre 1932, “La Balilla”, dell’aprile
ne in forma di excusatio non petita. 1933 e la “Doppia casa d’abitazione” del maggio se-
Dei due progetti per la casa singola, il primo e più guente, sono variazioni dello stesso tipo, con scala
interessante è denominato “Me basteria” e porta la laterale e, al piano terra, un ambiente passante de-
data del settembre del 1932, il secondo, senza no- stinato a soggiorno, pranzo e cucina. Piuttosto dif-
me, è del giugno del 1933. L’impianto è caratteriz- fuso nella tipologia a schiera di edilizia popolare,
zato dall’esposizione meridionale per i locali princi- l’impianto si ritrova nella Siedlung Reinickendorf a
pali, e presenta una parentela con le case unifamilia- Berlino di Salvisberg (1929-1930), nella Gross-
ri di Salvisberg (Casa Flechtheim a Berlino Gru- Siedlung di Bad Dürrenberg presso Lipsia, proget-
newald del 1928, Casa Salvisberg a Zurigo del 1930- tata da Klein nel 1930, e al Neubühl, il quartiere zu-
1931, pubblicata su “Das Werk” nel 1932, e Casa righese dove la tipologia a schiera ebbe la più vasta
Barell a Basilea, la cui costruzione iniziava proprio applicazione in Svizzera.79 La soluzione più vicina
nel 1932).77 Le superfici ridotte delle proposte di alla scelta di Tami è quella della Wohnkolonie
Tami, pur non spinte fino all’Existenzminimum, in- Schweighof di Zurigo, dei fratelli Bräm (1930),
ducono a credere a una sua riflessione sugli studi di- pubblicata nello stesso anno dalla “Schweizerische

34 35 55
R. Tami, Progetto per casa R. Tami, Progetto per casa
di abitazione bifamiliare, 1933; di abitazione bifamiliare, 1933;
pianta del piano terreno prospetto principale.
e del primo piano.
RICCARDO BERGOSSI
37 38

Bauzeitung”.80 La profondità di fabbrica di 8,20 m tipologia, quella della casa d’appartamenti a basso
corrisponde a quella scelta da Tami per le versioni reddito. Una prima occasione si presentò nel gen-
del 1933, così come la posizione della stufa al cen- naio del 1934, quando fu chiamato a verificare la
tro della casa e, naturalmente, il tetto a capanna. possibilità di edificare un lotto di proprietà della ve-
L’ampiezza di fabbrica per Tami è però leggermen- dova Bordonzotti nel quartiere luganese di Loreto.
te superiore. L’indicazione dei percorsi, riportata L’interesse si concentrava, anche in questo caso,
nella pianta della “Balilla”, rimanda ai consueti sulle piante degli alloggi, disegnate con cura insie-
36 schemi di Klein. me all’intero arredo, mentre i prospetti erano ab-
A una nuova contaminazione zurighese fa pensare il bozzati con una composizione simmetrica priva di
progetto di “Casetta economica” del 1933. Il volu- decorazioni, ma di stampo novecentista. La soluzio-
me del garage è sfalsato rispetto a quello principale ne ad angolo arrotondato, presente in Casa “Luna
e si ripete l’incastro disassato tra i vari corpi di fab- di miele”, citava soluzioni costruttiviste.
brica, tipico di Salvisberg. In questo caso l’abitazio- Con la “Casa di piccoli appartamenti sulla pro-
ne a due piani ospita un alloggio per piano, ma rien- prietà Bellinzona”, disegnata a Zurigo nel maggio
tra nello schema Südtyp di Klein. Il collegamento dello stesso anno, Tami attingeva a diverse fonti per
verticale è ancora risolto con una scala disposta lun- esplorare la tipologia in linea. Nel progetto ogni va-
go la parete posteriore dell’edificio. no scale serviva tre alloggi per piano, con un im-
Un’ulteriore declinazione delle versioni ridotte del pianto tipologico che ripeteva quello del 1932 di
Südtyp è Casa Bosia, una piccola abitazione unifami- Maurice Braillard per la Cité Viesseux, ma la distri-
liare del 1933, nella quale elementi innovativi (come buzione degli alloggi faceva riferimento ai due sche-
il disegno del parapetto, simile a quello della scala di mi messi a punto da Alexander Klein prima del
Casa Oehler, residenza zurighese progettata da Ro- 1927, che si differenziavano per la presenza o meno
land Rohn e costruita nel 1934 durante il soggiorno di un locale di ingresso.84 Il gruppo costituito dalla
di Tami a Zurigo)81 convivevano con formalismi déco cucina, il soggiorno e la loggia, ubicata in modo da
(ad esempio nell’arredo fisso disegnato da Tami).82 comunicare con entrambi i locali, e la sua disposi-
Quindi, a partire dal 1935, Tami avrebbe adottato il zione rispetto al vano delle scale, riprendevano lo
Südtyp sistematicamente, ad esempio nel nuovo pro- schema utilizzato da Klein nel 1928 per la Siedlung
getto per Casa Fischer Marcionelli.83 Gagfah a Berlino.85 Gli schemi di distribuzione di
In quegli stessi anni Tami si cimentava con un’altra Klein, tracciati sul disegno e chiamati da Tami “li-

56 36 38
R. Tami, Casa Fischer Marcionelli, O. R. Salvisberg, Casa Barell,
Lugano, 1929 (con C. Tami); Basilea, 1932; pianta del piano
primo progetto, pianta del piano terreno. (gta Archiv, Zurigo).
terreno.
37
R. Tami, Casa Fischer Marcionelli,
Lugano, 1935 (con C. Tami);
pianta del piano terreno.
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA

nee di circolazione”, confermano la sua presa di co-


noscenza diretta della materia. Il linguaggio del
progetto rispecchia l’apertura di Tami a modelli
nuovi e la sua attitudine a combinare spunti di di-
verse provenienze. Il profilo del balcone-loggia dei
bilocali richiama il complesso berlinese Woga di
Erich Mendelsohn del 1924. Del resto, un disegno
firmato da Tami e datato 1934 testimonia il suo in-
teresse per l’opera dell’architetto tedesco.86 Per il 39
prospetto opposto, Tami tentò invece di adattare il
modello disegnato da Braillard per Montchoisy con
l’icastico corpo delle scale arrotondato, ripreso an-
che dai fratelli Honegger con Louis Vincent per le
case in linea in avenue Weber 5-7, sempre a Gine-
vra (1930-1932).
L’attenta compilazione di progetti per Martignoni
consentì a Tami il più corretto approccio all’archi-
tettura moderna e lo studio dei modelli tedeschi fu
per lui la palestra dove apprendere la modalità di
progettazione basata sull’analisi funzionale, per ap-
plicarla in seguito nei lavori che avrebbero decreta-
to la sua fortuna professionale. Questo bagaglio for-
mativo spiega, tra l’altro, la sua riluttanza a conside-
rare l’architettura moderna questione di formalismi
o di mera conformazione dei tetti.
I progetti di case economiche fissano al 1932 la ma-
nifestazione dell’interesse di Tami per la temperie
zurighese, due anni dopo l’esplicita presa di posi-
zione a favore della scuola romana. È probabile che
in quell’intervallo egli abbia preso conoscenza dei
programmi del corso di Salvisberg, e che quindi ab-
bia incontrato Roland Rohn e Robert Barro, allora
molto vicini all’architetto bernese, fino a maturare
la decisione di seguirne il corso nel semestre estivo
del 1934. Volendo ipotizzare un tramite tra Tami e
l’ambiente zurighese, è possibile pensare a Jean- 40
Pierre Hakuba, di Barbengo, che al Politecnico fu
allievo di Salvisberg.87 Alcune lettere inviategli da
Tami a Zurigo, datate marzo e aprile 1935, mentre
lavorava al concorso di Sassello, provano una gran-
de familiarità tra di loro e con “Bao”, probabilmen-
te Barro, l’assistente di Salvisberg, al quale Tami in-

39 40 57
R. Tami, Progetto di casa R. Tami, Progetto di casa
ad appartamenti sulla proprietà ad appartamenti sulla proprietà
Bellinzona, 1934. Bordonzotti, Lugano, 1934.

.
RICCARDO BERGOSSI
41

1934. Tema del corso era la casa unifamiliare, e


quella che Tami progettò fu pensata per un lotto di
333 m2 di proprietà di suo padre, a valle della sta-
zione di Lugano.89 I fratelli Tami l’avrebbero effet-
tivamente realizzata tra il 1935 e il 1936 per la so-
rella Cesira e il cognato Mario Creazzo, loro prima
opera a tutti gli effetti moderna.90 L’esercizio con-
sentì a Tami di approfondire quella che sarebbe di-
ventata la seconda caratteristica del suo operare: la
capacità di evincere dalla conformazione del terre-
no l’inserimento migliore dell’edificio. In quest’ot-
tica il progetto di Casa Creazzo è debitore nei con-
fronti di Rohn e Salvisberg già a partire dalle carat-
teristiche volumetriche. Il semplice parallelepipedo
è disposto perpendicolarmente alla pendenza del
terreno. In questo modo il garage, al piano inferio-
re, si trova alla quota della strada, mentre al piano
superiore la zona giorno si apre sul piccolo giardi-
no. L’inserimento dell’edificio riprende, ribaltato,
il modello di Casa Oehler a Zurigo, di Roland
Rohn, a sua volta desunto da un tipico impianto di
Salvisberg per una casa su un declivio. Il piccolo
giardino, costituito da uno spiazzo erboso chiuso
da arbusti sui due lati liberi, ripete lo schema di
Villa Barell. Alcune soluzioni degli interni si ricol-
legano pure a scelte di Salvisberg riprese anche da
Rohn, in particolare la doppia porta scorrevole tra
soggiorno e pranzo e la parete-libreria del soggior-
no con inserito il caminetto. Ampie finestre oriz-
zontali, anch’esse mutuate dagli esempi citati, sosti-
tuiscono quelle di forma tradizionale dei preceden-
ti progetti di Tami. La casa progettata da Rino si
differenzia da entrambe le residenze per la posizio-
42 ne della scala. In assenza di un primo piano, questa
è necessaria soltanto come collegamento con il pia-
viava i disegni per riceverne il parere, e menziona- no seminterrato, ed è costretta in posizione subal-
no l’«uomo del sigaro» cioè Salvisberg stesso, del terna tra due ambienti. Il disegno dell’arredo, in
quale Hakuba deve «interpretare bene i consigli».88 buona parte fisso e misurato sugli spazi ridotti, co-
Con la probabile mediazione del suo amico Jean- stituì un’altra occasione di progettazione funziona-
Pierre, privo della qualifica di allievo regolare del le. Il progetto di Tami sarebbe stato portato a
Politecnico, Tami era dunque accettato come udi- esempio dal maestro agli altri allievi del corso per
tore al corso di Architettura nel semestre estivo del l’esatta funzionalità.91

58 41 42
R. Tami, Casa Mario e Cesira R. Tami, Casa Mario e Cesira
Creazzo, Lugano, 1935; Creazzo, Lugano, 1934;
progetto definitivo. progetto iniziale.
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA

43 44 45

Al contrario delle interessanti piante, gli alzati sono a faccia vista per i terrazzi. Ancora nel 1934, anno
poco espressivi. Gli esterni non manifestano, all’ap- cruciale nella sua formazione, Tami partecipò senza
parenza, alcuna ricerca stilistica, ma sono anch’essi successo al concorso per l’Azienda agricola-tipo, in-
modellati sulle esigenze di luce e di aria della fun- detto nell’ambito dell’Esposizione cantonale di agri-
zione abitativa, sulla «casa confortevole» di cui Ta- coltura.92 Il progetto segna l’inizio della riflessione
mi aveva parlato nella relazione descrittiva di casa intorno al linguaggio vernacolare, utilizzato da Tami
“La Favorita”. Il tetto, in una prima versione piano, anche nel coevo progetto di concorso per l’Asilo dei
venne poi realizzato a padiglione. L’indicazione ciechi e ripreso in lavori dell’anno seguente, quali
proveniva sicuramente da Salvisberg stesso, che nel- Casa Fischer Marcionelli e le ville in collina per il
le abitazioni unifamiliari utilizzava il tetto tradizio- concorso di Sassello. Qui Tami rielaborò tale lin-
nale. Il progetto rifuggiva accenti eccessivamente guaggio vernacolare, traendone un frasario regiona-
pittoreschi e l’unica concessione folkloristica è un lista, ricco di citazioni nordalpine: il tetto a capanna,
dipinto murale. Per la copertura vennero scelte mo- l’arco parabolico del portico, caratteristico dell’Ar-
derne tegole piane, anziché i coppi canali. chivio nazionale a Svitto, e la finestra dei fiori, ele-
La difficoltà di Tami nell’elaborare il suo linguaggio mento ricorrente nella produzione di Salvisberg.
è evidente nel progetto per Casa Bordonzotti Respi-
ni a Locarno, sempre del 1934. Lo schema degli al-
loggi era improntato a quello della casa costruita Architetti moderni in competizione
dall’architetto Rohr per il pastore di Oberhofen, che
Tami poté osservare su “Das Werk” nel 1932 e che A giudicare dagli esiti favorevoli dei concorsi di ar-
avrebbe ripreso di frequente con poche variazioni, chitettura cui partecipò nel biennio successivo al
ad esempio in Casa Solatia e nelle ville degli anni soggiorno zurighese, Rino Tami fu il migliore allie-
Cinquanta. Disegnate le belle piante degli alloggi se- vo ticinese di Salvisberg, colui che meglio riuscì a
condo il nuovo schema distributivo e determinate le interpretarne e a metterne a frutto gli insegnamenti.
ampie aperture in funzione degli spazi, nella morfo- I suoi lavori, contraddistinti dall’approccio funzio-
logia del corpo dei terrazzi l’architetto esitava tra nalista, incontrarono sistematicamente il favore del-
una soluzione ad archi e una ad architravi di cemen- le giurie. Per tornare all’affermazione di Sartoris
to armato, tra il tetto piano e il tetto a falde, tra l’in- dalla quale siamo partiti, non fu tuttavia l’unico ar-
tonaco e la muratura in pietra a vista. Ne sortì un chitetto moderno nel Ticino della fine degli anni
ibrido con murature esterne in pietra a vista e tetto Trenta. Nella sua stessa direzione si muovevano an-
a falde, ma con finestre rettangolari basse e una che altri, come Augusto Guidini jr, Giovanni Ber-
struttura indipendente a gabbia di cemento armato nasconi, Guglielmo Fraschina, lo stesso Hakuba,

43 44 45 59
R. Tami, Casa Fischer Marcionelli, J. Beeler, Bundesbriefmuseum, R. Rohn, Casa Oehler,
Lugano, 1936 (con C. Tami). Svitto, 1934-1935. Zurigo, 1934.
RICCARDO BERGOSSI

destinati a contendergli i primi premi nei concorsi positi e vani destinati alla conservazione della frut-
di architettura.93 ta. Definito «nostrano» da Salvisberg, membro del-
L’esame dei progetti dei diversi concorrenti eviden- la giuria, il progetto Tami rispecchiava nei prospetti
zia una pluralità di linguaggi riconducibile alla cul- la soluzione planimetrica. Il volume concavo era
tura d’appartenenza dei singoli, italiana o svizzera. I scandito dagli assi delle ampie finestre corrispon-
rapporti delle giurie, invece, lasciano generalmente denti a ogni camera. Lo snodo tra il corpo della de-
trasparire una scarsa attenzione per le questioni for- genza e quello dei servizi, caratterizzato da logge so-
mali, palesando una netta prevalenza dei criteri eco- vrapposte, apprezzate da Salvisberg, rappresentava
nomici (fatta salva, naturalmente, l’aderenza alle ri- l’unica nota vivace. Gli altri progetti premiati, di
chieste del bando e la correttezza dell’impianto): Fraschina e Guidini e dei Witmer Ferri, pur con so-
una prevalenza che si spiega con la penuria dei mez- luzioni planimetriche valide, avevano adottato inse-
zi disponibili nel Ticino di allora e con la capacità rimenti nel sito tali da determinare costi maggiori,
dei rispettivi autori di individuare, mediante l’ap- oltre a presentare una cubatura maggiore, e furono
proccio funzionale, le soluzioni migliori quanto a scartati nonostante linguaggi architettonici più ac-
concentrazione degli spazi, risoluzione dei percorsi cattivanti, pur con il contrasto tra prospetti moder-
e orientamento dei locali. ni e copertura a falde.
Nei due progetti di concorso che Tami elaborò nel Il progetto di concorso di Tami per il Padiglione dei
1934 (l’Asilo dei ciechi di Lugano, progettato men- bambini presentava una pianta ugualmente funzio-
tre si trovava ancora a Zurigo, e il Padiglione dei nale e un inserimento attento all’esposizione al sole
bambini annesso al Ricovero comunale di assisten- e ai venti. Le sorprendenti difformità di linguaggio
za), la rigorosa analisi funzionale fu accompagnata tra l’Asilo e il Padiglione rispondevano a esigenze
dalla ricerca del migliore inserimento nel sito.94 Nel diverse dei committenti. Nel secondo caso, invece
primo caso questo obiettivo fu conseguito allinean- del tetto a falde, era prescritto un tetto piano, da
do il volume alle curve di livello del lotto, situato sul utilizzare per i bagni di sole dei bambini. Inoltre, se
fianco della collina, in modo di evitare costose siste- per il primo progetto non vi erano vincoli legali di
mazioni esterne. Ciò determinò la concavità del sorta, essendo il committente un’associazione priva-
corpo ospitante le camere di degenza. La loro solu- ta, nel secondo, trattandosi di committenza pubbli-
zione planimetrica, dalla pianta a L, incastrate a due ca (il Comune di Lugano), vigevano le normative
a due, consentì un notevole risparmio di superficie per gli edifici scolastici, che determinavano anche
e volumetria (quindi di costi) rispetto ad altre pro- scelte formali, quali la massimizzazione delle di-
poste, e convinse la giuria a laureare il progetto.95 Il mensioni delle aperture. Il progetto di Bernasconi,
linguaggio fu influenzato dall’obbligatorietà del tet- che con i Tami divise il primo premio ex aequo, se-
to a falde, richiesto per poter ricavare nel solaio de- condo la giuria presentava analoghe caratteristiche

46 47

60 46 47
A. Guidini jr., G. Fraschina, S. Witmer-Ferri, H. Witmer,
Progetto di concorso per l’Asilo Progetto di concorso per l’Asilo
dei Ciechi, Lugano, 1934 dei Ciechi, Lugano, 1934
(tratto da “Rivista Tecnica”, (tratto da “Rivista Tecnica”,
ottobre 1934). ottobre 1934).
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48 50

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di funzionalità, oltre al comune linguaggio moder- elaborata da Tami, funzionale ma caratterizzata da


no, ma fu premiato anche il progetto dai prospetti un anodino linguaggio vernacolare. Nessun lavoro
Novecento elaborato da Giacomo Alberti.96 premiato ricordava tuttavia, nemmeno lontanamen-
Nella valutazione dei progetti presentati al concor- te, la forza dirompente del progetto di Terragni per
so per il risanamento del quartiere luganese di Sas- la Cortesella di Como, né aveva tenuto conto della le-
sello, invece, venne utilizzato un altro criterio. Fa- zione di Giovannoni sul diradamento. Seguendo alla
cendo leva sulla teoria dei generi, Piero Portaluppi lettera il bando, fu preconizzata la distruzione com-
ebbe buon gioco nel far premiare progetti monu- pleta dello storico quartiere abbarbicato sulla collina
mentali di ispirazione italiana. Egli prevalse su Sal- alle spalle di via Nassa; la contrapposizione tra i pro-
visberg probabilmente perché trovò un alleato in getti di scuola zurighese e quelli di scuola italiana su
Americo Marazzi, che in giuria rappresentava gli in- questo punto veniva meno.97
teressi dell’amministrazione comunale. Al momen-
to del concorso, Marazzi costruiva in uno stile che
traeva ispirazione dal monumentalismo piacentinia- La Biblioteca cantonale
no. Il prospetto principale del suo Cinema Teatro
di Chiasso, allora in cantiere, è chiaramente influen- Per ironia della sorte, l’opera che procurò a Rino
zato dal Palazzo di Giustizia di Messina. Tami un astio inestinguibile per Francesco Chiesa,
Il conferimento del primo premio al progetto di Bru- la Biblioteca cantonale di Lugano, deve la sua rea-
no Bossi significò il riconoscimento del linguaggio lizzazione proprio alla ferma volontà del letterato ti-
magniloquente e delle soluzioni urbanistiche di cinese. Nella sua posizione di direttore unico del Li-
stampo piacentiniano, rispetto alla strada di collina ceo Ginnasio cantonale e della Biblioteca, riuniti

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G. Alberti, Progetto di concorso G. Bernasconi, Progetto B. Bossi, Progetto di concorso
per il Padiglione dei bambini di concorso per il Padiglione per il quartiere di Sassello,
annesso al Ricovero comunale dei bambini annesso al Ricovero Lugano, 1935.
di assistenza, Lugano, 1934. comunale di assistenza, (FAAT, Fondo B. Bossi).
(FAAT, Fondo G. Alberti). Lugano, 1934.
(FAAT, Fondo G. Bernasconi).
RICCARDO BERGOSSI

nella sede di Palazzo degli Studi a Lugano, fu Chiesa Marcel Godet, esaminò i trentatré lavori tra il 20 e il
a convincere la direzione del Dipartimento della 22 febbraio del 1937.103 Il rapporto finale rispecchia
Pubblica educazione a costruire una nuova sede per un clima assai più concorde di quello che aveva ca-
la Biblioteca, mentre sin dal 1931 il Governo era ratterizzato il concorso per il quartiere di Sassello.104
orientato a procurare degno albergo all’Archivio Nel progetto Tami, pur privo della relazione tecnica
cantonale, con un nuovo fabbricato a Bellinzona in (perduta durante le fasi preliminari della valutazio-
cui accogliere eventualmente anche la Libreria Pa- ne), i giurati riconobbero quei criteri funzionalisti
tria, scorporandola dalla Biblioteca cantonale.98 Inol- che avevano informato il progetto della Biblioteca
tre, Chiesa ebbe un ruolo fondamentale nel reperire nazionale, segnatamente Braillard e Vischer, che in
i fondi per il finanziamento dell’opera. Il 31 marzo quel concorso erano stati giudici, e Godet che ne era
1931 Giuseppe Cattori, direttore del Dipartimento, il direttore.105 Il volume preminente della Biblioteca
inviò all’architetto Cino Chiesa, figlio dello scrittore, nazionale era il deposito, che presentava tetto piano
una lettera di incarico con la quale lo invitava a visi- con gronda poco aggettante e facciate caratterizzate
tare la Biblioteca nazionale, la Biblioteca centrale di dalla trama strutturale di cemento armato, costituita
Zurigo e la Biblioteca universitaria di Friborgo, per dalle solette dei piani e dai montanti in asse con la
poi presentare un rapporto in vista della realizzazio- struttura puntiforme interna, sulla cui mezzeria era-
ne di una nuova sede per l’istituzione ticinese.99 Fran- no disposte le scaffalature.106
cesco Chiesa calcolava il costo di realizzazione, men- Il bando di concorso per la biblioteca luganese con-
tre Cino, viste le tre biblioteche, consegnò a Cattori cedeva «piena libertà sia per quanto riguarda la for-
il progetto di un edificio da realizzare nel giardino ma e l’architettura dell’edificio». Nel compilarlo,
del Liceo (in un lotto delimitato a settentrione da via- Francesco Chiesa aveva però evitato di proporre per
le Cattaneo, a occidente dalla Chiesa riformata e, sul la giuria sia i rappresentanti della cultura architetto-
lato opposto, dal viale interno del liceo):100 un fabbri- nica ufficiale italiana, per scongiurare derive piacen-
cato a pianta rettangolare, dalle facciate di mattoni di tiniane alla Sassello, sia Salvisberg o altri esponenti
scarno linguaggio Novecento, suddiviso tra spazi di della moderna cultura architettonica svizzera. Come
servizio nel seminterrato, locali per il pubblico al pia- unico accademico, Chiesa aveva scelto Giovanni
no terra e magazzini nei due piani superiori. Muzio, considerato interprete di una cultura archi-
Cattori inviò il progetto all’Amministrazione federale tettonica legata alla storia lombarda. Nel 1931 Mu-
di Berna per chiedere un sussidio,101 ma la risposta ne- zio aveva speso parole a favore del progetto che Ci-
gativa e l’improvvisa morte del consigliere, nel luglio no Chiesa aveva compilato per Cattori, ed è ipotiz-
del 1932, arrestarono il progetto per alcuni anni. Nel zabile che Francesco Chiesa si attendesse da lui un
1936 Francesco Chiesa ottenne la disponibilità del la- sostegno al progetto del figlio, o ad altri lavori della
scito Romeo Manzoni – destinato inizialmente alla stessa concezione.107 Le dinamiche della giuria, con
creazione di un’Accademia – che avrebbe consentito l’imprevista entrata in gioco di Braillard – supplente
di coprire buona parte dei costi della nuova sede. Il designato dal Governo in vece di Enea Tallone, nel
Consigliere di Stato Enrico Celio decise allora di far frattempo ammalatosi – e la partecipazione al con-
ripartire il progetto e indire un concorso d’architettu- corso di parecchi esponenti delle generazioni più
ra, e incaricò Francesco Chiesa di compilare il giovani, portarono il confronto sul tema della fun-
bando.102 La competizione fu aperta il 14 luglio e la zionalità.108 Davanti all’esempio importante e cele-
consegna degli elaborati avvenne il 21 dicembre. brato della Biblioteca bernese, con una giuria presie-
La giuria, presieduta da Enrico Celio e composta di duta da un politico giovane e composta di architetti
Giovanni Muzio, Maurice Braillard, Paul Vischer e aggiornati, era inevitabile che il primo premio an-

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no come alzati delle piante privi di una particolare


ricerca compositiva. Alla definizione delle piante
Tami aveva invece applicato il suo rigoroso metodo
progettuale, basato sull’individuazione delle funzio-
ni e sul loro assemblaggio ordinato gerarchicamente
su una maglia regolare.110
La giuria mostrò di apprezzare in misura maggiore
le qualità formali del progetto di Guglielmo Fra-
schina, penalizzato tuttavia da un impianto planime-
dasse a un progetto in sintonia con quel modello. I trico meno soddisfacente rispetto alla proposta di
lavori della giuria presero il via con un doppio turno Tami.111 Di questo progetto si sono perdute le tavo-
di eliminazione che portò a scartare ventiquattro le, ma dalla relazione allegata si evince che la sala di
progetti. I nove rimasti in gara presentavano una lettura era esposta a nord, con doppia vetrata anti
chiara corrispondenza tra piante e prospetti e una ri- rumore verso viale Cattaneo. Lo spazio della distri-
corrente suddivisione dell’edificio in blocchi funzio- buzione era illuminato da una copertura in vetroce-
nali, oltre al frequente trattamento del volume del mento, il deposito dei libri era collocato in un volu-
deposito come “torre dei libri”. Queste proposte fu- me separato di quattro piani con altezza interna di
rono quindi valutate secondo cinque criteri in base 2,25 m e le facciate sarebbero state realizzate in lito-
ai quali fu stabilita la graduatoria finale: posizione ceramica verde fiammata e intonaco raschiato. Que-
dell’edificio nel giardino; distribuzione generale del- ste indicazioni, sommate alle osservazioni della giu-
l’edificio; funzionalità rispetto all’esercizio; volume e ria, e al linguaggio semplice e moderno del progetto
costo; valore architettonico. Vinse il progetto con- per il Palazzo di Giustizia, fanno supporre un lavoro
trassegnato dal motto “Gianna”, firmato da Carlo e interessante.112 Con la scelta di “Gianna”, il lavoro
Rino Tami; giunse secondo “777” di Guglielmo Fra- firmato dai fratelli Tami, la giuria volle però ante-
schina, terzo “Parco” di Eugenio e Agostino Cava- porre le caratteristiche tipologiche alle valenze for-
dini, quarto “Fust” di Arthur Maroni, quinto “Lu- mali. Agli altri lavori premiati la giuria rimproverò
ce” di Bruno Brunoni, sesto “Sincerità architettoni- difetti funzionali o l’eccessiva volumetria. La valuta-
ca”, probabilmente di Ferrini e Hakuba, settimo zione delle caratteristiche formali procedette indi-
“a.m.e.u.” di Aldo Piazzoli e acquistato “Gret 9013” pendentemente dai parametri tecnici.113
di Ferrini e Hakuba.109 Nel suo giudizio la giuria non tenne conto dell’am-
Sul progetto Tami la giuria espresse le seguenti va- bito di appartenenza dei progetti in esame, vale a
lutazioni: «1. Lodevole l’intenzione di collegare il dire la cultura architettonica “politecnica” zurighe-
nuovo edificio con gli esistenti; 2. Buona pianta se, dove i volumi riflettevano il ruolo funzionale, e
molto organica; 3. Buona disposizione dei servizi. quella italiana, di un Moderno più mediterraneo,
Superficie degli uffici un po’ limitata. La sala di let- dove alle masse era conferito un ruolo monumenta-
tura, orientata a mezzogiorno, può essere discutibile le, anche mediante il rapporto tra pieni e vuoti. Nel
dato il clima di Lugano; 4. Il volume e di conseguen- primo gruppo rientravano i lavori dei fratelli Tami,
za il costo sono leggermente superiori al prescritto; di Bruno Brunoni e di Giuseppe Ferrini con il col-
5. Architettura senza difetti». La formulazione piut- laboratore Hakuba; nell’altro quelli di Agostino Ca-
tosto laconica del quinto punto fa trasparire la mi- vadini, Augusto Guidini jr e Giacomo Alberti. Sor-
nore attenzione dedicata dal progettista allo studio prendente il caso di Aldo Piazzoli, che partecipò
dei prospetti, che nelle tavole di concorso appariva- con due progetti di opposte tendenze. La proposta

51 63
G. Fraschina, Progetto di concorso
per il Palazzo di giustizia
di Lugano, 1936
(tratto da “Illustrazione ticinese”,
9 gennaio 1937).
RICCARDO BERGOSSI
52 55

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R. Tami, Progetto di concorso B. Brunoni, Progetto di concorso R. Tami, Progetto di concorso G. Ferrini, J.-P. Hakuba, Progetto
per la Biblioteca cantonale, per la Biblioteca cantonale, 1936. per la Biblioteca cantonale, di concorso per la Biblioteca
Lugano, 1936 (con C. Tami); (AdM, Fondo B. Brunoni) Lugano, 1936 (con C. Tami). cantonale, Lugano, 1936;
veduta prospettica da viale prospetto principale e pianta
54 56
Cattaneo (tratto da “Illustrazione del piano terreno.
A. Piazzoli, Primo progetto A. Piazzoli, Secondo progetto
ticinese”, 20 marzo 1937). (Archivio privato G. Ferrini).
per il concorso della Biblioteca per il concorso della Biblioteca
cantonale, Lugano, 1936. cantonale, Lugano, 1936.
(FAAT, Fondo A. Piazzoli). (FAAT, Fondo A. Piazzoli).
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60 61

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64

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59 60 61 65
G. Alberti, Progetto di concorso A. Guidini jr, Progetto di concorso A. Guidini jr, Progetto di concorso del piano terreno e del primo piano da “Architectural
per la Biblioteca cantonale, per la Biblioteca cantonale, per la Biblioteca cantonale, (tratto da “Architectural design”, design”, marzo 1963).
Lugano, 1936; prospetto verso Lugano, 1936; pianta del piano ter- Lugano, 1936; veduta prospettica. marzo 1963).
64
viale Cattaneo. reno. (AdM, Fondo A. Guidini jr).
63 C. Chiesa, Progetto di
(FAAT, Fondo G. Alberti). (AdM, Fondo A. Guidini jr).
62 G. Terragni, P. Lingeri, concorso per la Biblioteca
G. Terragni, P. Lingeri, Progetto Progetto di concorso per cantonale, Lugano, 1936.
di concorso per la Biblioteca la Biblioteca cantonale, Lugano, (AdM, Fondo C. Chiesa).
cantonale, Lugano, 1936; piante 1936; veduta prospettica (tratto
RICCARDO BERGOSSI

di Guglielmo Fraschina, pure di cultura italiana, respinto dal Consiglio di Stato, ma è chiaro come
derivava invece dall’esperienza razionalista, e per Fraschina volesse mettere in evidenza gli stretti rap-
questo, anni dopo, sarebbe stata confusa con il pro- porti di Rino Tami con l’ambiente zurighese vicino
getto che per il concorso avevano elaborato da Giu- a Salvisberg (benché nel progetto di concorso i ri-
seppe Terragni e Pietro Lingeri, presentato con il mandi linguistici all’opera del maestro non fossero
motto “Bibliotheca”.114 scontati, e ben più evidenti fossero le analogie con
Il lavoro dei due comaschi era costituito da volumi la Biblioteca nazionale, edificio che Rino sicura-
raccordati, ma in parte sfondati e sollevati da terra a mente conosceva). Trascorsero circa ventinove me-
generare una complessa interazione di trasparenze, si tra la premiazione del progetto vincitore e l’aper-
alternanze di spazi aperti e chiusi, scoperti e coperti, tura del cantiere della Biblioteca. Secondo Rino Ta-
con pareti vetrate circoscritte dai telai strutturali di mi il ritardo fu dovuto, oltre che al ricorso, all’op-
cemento armato e alternate a tamponamenti rivestiti posizione al progetto da parte di Francesco Chiesa.
di lastre di pietra. Sulla composizione orizzontale a La cronologia degli avvenimenti, ricostruita grazie
due piani fuori terra del volume a T destinato agli uf- ai documenti del Dipartimento della Pubblica Edu-
fici, ai collegamenti e alla sala di lettura, svettava la cazione (ed esposta più avanti nella sezione “Opere
lunga lama di otto piani del deposito, caratterizzata e progetti”), obbliga a rivedere la versione finora
da finestre a nastro. La distribuzione presentava una invalsa.117 Sul progetto dei Tami, Chiesa ufficial-
sequenza di spazi concatenati che dalla terrazza d’in- mente non espresse alcun parere.118 Fu invece favo-
gresso, attraverso l’atrio, lo scalone e un ampio pas- revole alla costruzione della biblioteca nella nuova
saggio conducevano alla sala di lettura situata al pia- ubicazione sul confine con il Parco Civico.119
no nobile. I progettisti avevano riportato in questa L’attesa giovò allo sviluppo del progetto, che a par-
loro proposta per la biblioteca luganese la comples- tire dagli elaborati di concorso, fino all’inizio dei la-
sità dei progetti di edifici pubblici alla cui definizione vori nell’agosto del 1939, assunse gradualmente la
erano intenti in quel periodo, senza considerare la forma esecutiva. Ogni successiva modifica diventa-
differenza di scala che allora correva tra il Ticino po- va per Tami occasione per depennare inflessioni
vero e provinciale e l’Italia dell’Impero. Il loro pro- dialettali e inserire citazioni da Salvisberg, questa
getto, molto più interessante degli altri, benché di al- volta, forse, con i consigli di Rohn, che del maestro
tezza superiore al consentito, fu trascurato dai due bernese era il maggior conoscitore. A spingere il
incaricati dell’esame preliminare, i quali non ne cal- progettista a una puntualizzazione linguistica suc-
colarono nemmeno il volume, che evidentemente re- cessiva alla configurazione dell’organismo, contri-
putarono a priori esagerato. Per questo motivo la buì sicuramente l’accoglienza tiepida che il proget-
giuria ne decretò l’eliminazione già alle prime tornate to ebbe da parte della Commissione edilizia di Lu-
e non si soffermò ad esaminarlo.115 gano, chiamata a esaminarlo durante la procedura
Proclamati vincitori del concorso i fratelli Tami, di rilascio della licenza edilizia: «Le facciate hanno
Guglielmo Fraschina ricorse contro la decisione un carattere molto semplice, anzi la modernità del-
della giuria: accusò i Tami di avere elaborato il pro- le forme architettoniche è espressa più dalla sem-
getto con la collaborazione di Robert Barro e Ro- plicità dell’edificio che da caratteristiche specia-
land Rohn. Sostenne che “Gianna” (come il proget- li».120 Rino Tami non gradì affatto questa frase, e
to “131313” che i due fratelli avevano presentato al sulle prime respinse le critiche, ma seppe poi trarne
concorso per il Palazzo di Giustizia) esprimeva lo le conseguenze.
stile di Rohn, insinuando quindi che fosse opera La scala elicoidale che dalla distribuzione conduce
sua.116 Il ricorso fu riconosciuto infondato e venne al primo piano, sostituì quella dal banale andamen-

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to a C prevista inizialmente. Topos nell’opera di Sal- vetrate dalle intemperie e dall’eccessiva insolazione,
visberg, con un appoggio intermedio aereo, la scala divenne gesto di eleganza monumentale, ricollegato
di Tami presenta uno schema strutturale analogo a direttamente all’opera di Auguste Perret, fonte alla
quella dell’atrio del Palazzo amministrativo della quale aveva attinto lo stesso Salvisberg.121
Hoffman-La Roche di Basilea (1935-1936), di cui L’arredamento, disegnato con la consulenza di Mar-
riprende persino il disegno del parapetto. cel Godet, restò invece molto simile a quello della
L’altro elemento caratteristico dell’edificio, la fac- Biblioteca nazionale, costituito in massima parte da
ciata in vetrocemento del deposito, presenta lo stes- mobili impiallacciati in noce dal disegno misurato,
so dettaglio costruttivo della facciata della Centrale con i tavoli della sala di lettura composti da un pia-
termica del Politecnico di Zurigo (1935), scelto in no di legno poggiato su tubi di anticorodal. Nei ma-
funzione del suo minor costo di realizzazione ri- gazzini si misero in opera le stesse scaffalature me-
spetto alle altre soluzioni esplorate. talliche utilizzate nel deposito bernese. Forse per la
Il cemento armato a faccia vista uniforma tutte le deperibilità della paglia di Vienna delle sedie della
facciate della Biblioteca, benché il preventivo del sala di lettura di Berna, Tami preferì il tipo adottato
marzo del 1938 prevedesse una finitura a intonaco. da Haefeli, Moser e Steiger per il Palazzo dei Con-
La scelta di utilizzare la tecnica del cemento armato gressi di Zurigo (1938), edificio dal quale riprese an-
a faccia vista anche dove non richiesta da esigenze che il traliccio di legno del soffitto della distribuzio-
strutturali fu il risultato di una successiva elabora- ne. Per lo studio dei dettagli costruttivi dell’opera,
zione ispirata agli Istituti dell’Università di Berna Tami si assicurò la collaborazione di un tecnico che
realizzati da Salvisberg tra il 1929 e il 1931. La ricer- aveva lavorato per la Biblioteca nazionale.122
ca sul linguaggio del maestro portò anche a elimina- Come tessere di un mosaico, tutte le citazioni furo-
re, nella facciata d’ingresso, la corrispondenza assia- no composte da Tami con maestria tale da far di-
le tra registro inferiore e superiore e a ridurre la menticare il loro legame con le rispettive fonti e
profondità delle mazzette delle finestre del primo creare un’immagine dalle valenze formali originali
piano, soluzione che Salvisberg aveva elaborato co- che, unite alla funzionalità dell’edificio, ne segnaro-
me compromesso tra la finestra tradizionale e quella no la riuscita. Salvisberg, ispiratore del progetto,
a filo invalsa nel Neues Bauen. non fece in tempo a vedere l’opera compiuta, poi-
I serramenti a tutta altezza della sala di lettura, in ché morì nel 1940. La Biblioteca sarebbe rimasta
sostituzione delle primitive finestre con sopraluce, però un caso isolato in Ticino. Nel 1938 Bruno Bos-
furono ripresi dalle aperture delle aule del Maschi- si aveva realizzato la nuova sede razionalista degli
nenlaboratorium del Politecnico (1933 ca), da dove Studi radiofonici, ma nei pochi edifici pubblici co-
proviene anche la morfologia della porta d’ingresso. struiti negli anni Quaranta si rinunciò al Moderno
Nata dall’esigenza di dotare i magazzini di una se- in favore del regionalismo.
condo collegamento verticale per ragioni di sicurez- Nel 1941, appena terminata, la Biblioteca divenne
za, la scala a chiocciola inserita in un volume cilin- oggetto di ammirazione da parte delle riviste del
drico applicato a sbalzo sulla facciata del deposito è settore, tranne “Rivista tecnica”, che nel 1940 non
un elemento ricorrente nell’opera di Salvisberg uscì e nel 1941 diede alle stampe un solo numero.
(Hoffman-La Roche, Londra 1937-1938). La direttrice della Biblioteca, Adriana Ramelli,
Altri paradigmi della Biblioteca vanno ricercati ol- pubblicò alcuni articoli entusiastici. I quotidiani
tre l’opera di Salvisberg. Il loggiato antistante la sala non diedero molto spazio all’evento, il “Corriere
di lettura, aggiunto poco prima dell’avvio del can- del Ticino” scrisse che, quanto all’edificio, «fa stato
tiere, da elemento funzionale, utile per riparare le la legge del buon gusto e del buon senso».123 Sul pia-

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RICCARDO BERGOSSI
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R. Tami, Biblioteca cantonale, O. R. Salvisberg, Stabile R. Tami, Biblioteca cantonale, Lugano, 1936-1941
Lugano, 1936-1941 amministrativo della (con C. Tami); la sala di lettura.
(con C. Tami); la scala elicoidale Hoffmann-La Roche, Basilea, 69
nella sala cataloghi. 1935-1936; veduta dell’atrio. A. Oeschger, E. Hostettler, J. Kauffmann, Biblioteca
66 Nazionale Svizzera, Berna, 1929-1931, la sala di lettura.
R. Tami, Biblioteca cantonale, 70
Lugano, 1936-1941 70. O. R. Salvisberg, Maschinenlaboratorium
(con C. Tami). del Politecnico di Zurigo, 1933; interno di un’aula.
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA

no locale l’edificio subì alcune critiche che vanno Chiesa di San Biagio, per riallacciarsi alla vera tradizio-
però riportate alla loro importanza effettiva. Di ne romanica: «L’aspetto estetico risulta dunque dal-
quelle apparse nel 1941 sul periodico “La Scuola”, l’impiego di materiali secondo la tradizione costrutti-
a firma Y, Tami venne a conoscenza solo anni dopo, va, senza inframmettenze di materiali eterogenei».128
e reagì divertito dando dei «semianalfabeti» ai do- La scelta formale era opportunamente corroborata
centi che la rivista rappresentava.124 Al contrario, la dalla altrettanto tradizionale tecnica costruttiva de-
pubblicazione nel 1942 della Biblioteca su “Costru- scritta nella relazione di concorso, e dall’esplicita ri-
zioni Casabella”, accompagnata da un commento nuncia all’uso del cemento armato all’interno delle
molto positivo di Giuseppe Pagano, segnò l’inizio murature, ritenuto del tutto fuori luogo in un’opera
della sua fortuna critica.125 come quella, sulla scorta di quanto enunciato nel te-
sto I sepolcri imbiancati dell’architettura, apparso
proprio nel 1936. La preclusione per le tecniche co-
La Chiesa del Sacro Cuore struttive moderne, nei fatti, non era però così rigi-
da. Durante tutta la progettazione si esitò ad appro-
Il primo approccio di Rino Tami con la progettazione vare l’uso del cemento armato all’interno delle mu-
di una chiesa risale al concorso per la nuova parroc- rature di pietra, come se Rino Tami, raggiunta la
chiale di Massagno (1930), dove si classificò secondo. convinzione di poterne fare a meno, ne accettasse
L’edificio fu poi costruito da Giacomo Alberti con tuttavia l’impiego, giustificato dai vantaggi pratici.
proporzioni inusitate per il territorio ticinese. Per la La questione fu risolta dall’ingegnere Agostino Ca-
facciata principale furono adoperati moloni di granito sanova che, forse per la penuria di acciaio caratteri-
di dimensioni e colore uniformi, con esito artificioso stica di quegli anni, calcolava le strutture in modo
e tedioso. Nel 1934 Tami si confrontava con un tema da ridurne al minimo la necessità.129 Soltanto nel col-
simile: il concorso per un famedio nel cimitero di Bel- legamento tra navata e coro, per sostenere la mura-
linzona, lavoro che testimonia l’inizio dell’interesse tura di pietra della facciata esterna era inserito un
per gli architetti tedeschi.126 La proposta di Tami pre- arcone di cemento armato, mentre la volta a botte
sentava un forte impatto volumetrico che rimandava del presbiterio era realizzata in muratura.
alla Stazione di Stoccarda di Paul Bonatz, ma la com- Come per le scelte strutturali, la questione delle fini- 71

posizione di Tami con i tre altissimi archi centrali e la ture delle pareti di pietra maturava lentamente nel
tessitura del rivestimento di pietra a lastre alternate corso dell’opera. La relazione progettuale del 1936 e il
per altezza, esulava dalla corposità di Bonatz e riman- preventivo sommario del gennaio 1937 prevedevano
dava a chiese tedesche quali la Frauenfriedenkirche di all’esterno murature di pietra a vista, intonacate all’in-
Francoforte del 1928, opera di un allievo di Bonatz, terno. Nel febbraio 1937 si decise il rivestimento in-
Hans Herkommer, e alla coeva Chiesa di Santa Maria terno con una muratura di mattoni intonacata, per fa-
a Mühlheim di Fahrenkamp, dove però agli stessi ar- vorire l’isolamento termico, infrangendo così la tradi-
chi è abbinato un rivestimento in paramano. È proba- zione costruttiva locale. Nelle offerte dei capomastri,
bile che Tami abbia preso conoscenza di queste opere risalenti al febbraio 1938, si era prevista per le facciate
durante il suo soggiorno a Zurigo. una variante più economica con pietrame irregolare e
Invitato nell’autunno del 1936 a fornire un progetto finitura a rasa pietra. I due muri affiancati di pietra e
per la nuova Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Bellin- mattoni crescevano di pari passo per uno spessore to-
zona, Tami considerò il progetto la sua risposta alla tale variabile tra i 50 e i 70 cm. Nel muro di mattoni
chiesa di Massagno.127 Nella relazione tecnica inviata ai un corso ogni dieci era posto in opera a coltello, in
Padri Cappuccini spiegò di essersi ispirato alla vicina modo da ancorare tra loro le due strutture. Le super-

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O. R. Salvisberg, Centale termica
del Politecnico di Zurigo, 1935.
RICCARDO BERGOSSI
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fici interne erano lasciate senza intonaco. Al termine tro contemplava il pronao. Il primo, felice esempio di
del cantiere, la decisione di dipingere la Via Crucis questo tipo sembrerebbe essere la chiesetta di Santa
sulle pareti della navata portava i frati a interrogarsi Maria ausiliatrice a Gola di Lago, opera dell’architet-
sull’opportunità di intonacare le superfici interne del- to Enrico Besomi del 1931. Ma, per le facciate, è pos-
la chiesa, che secondo alcuni risultavano fredde e ano- sibile stabilire altri collegamenti culturali. Nella Sviz-
nime. Da Roma Ugo Donati scrisse al Padre provin- zera francese la Voile latine, movimento fondato dal-
ciale per dissuaderlo e invitarlo ad attenersi alla scelta lo scrittore Charles-Ferdinand Ramuz, riaffermava la
degli architetti.130 Sui mattoni Rino Tami fece quindi latinità della regione, ne riscopriva la tradizione cat-
applicare una velatura per scurirli e dare a ciascuno tolica e indeboliva il ruolo di quella protestante, e
una patina leggermente diversa, ad eccezione dei corsi aveva come corrispettivo in architettura il lavoro di
in coltello, così da riprendere la bicromia caratteristica Fernand Dumas (1892-1956), intenzionato a riporta-
dei pilastri della Chiesa di San Biagio. re l’architettura religiosa alle origini del cristianesimo.
Per il tipo di lavorazione delle pietre della facciata – Il tramite fra Rino Tami e la temperie romanda fu
squadrate e composte in corsi discontinui – Tami ri- Jeanne Bueche, di St-Imier, anche lei allieva di Salvi-
cordava a molti anni di distanza di essere stato debi- sberg, conosciuta probabilmente a Zurigo nel 1934.132
tore dell’abilità degli scalpellini e dei muratori che l’a- L’uso della pietra in facciata, in chiave romanica, ave-
72 vevano realizzata, non avendo egli provveduto a dise- va dato frutti significativi in Engadina con il Museo
gnarla in dettaglio.131 La Chiesa del Sacro Cuore di Segantini, opera di Nicolaus Hartmann (1908), e poi
Bellinzona non può essere considerata espressione di con la nuova Chiesa di San Gaudenzio a Casaccia
un rinnovamento radicale del linguaggio dell’edilizia (1911). Fonti dichiarate da Tami furono il tedesco
religiosa ticinese, ma un condensato di idee già pre- Paul Bonatz (1877-1956) e il tirolese Clemens Holz-
senti in ambito locale, combinato con i caratteri tipici meister (1886-1983), entrambi ben noti nel Ticino
delle chiese francescane, sul quale si innesta la cono- degli anni Trenta attraverso le riviste d’architettura.
scenza delle varie declinazioni del tema in territorio Con il Kunstmuseum di Basilea (1931-1936), pubbli-
alpino. Il risultato è senza dubbio il miglior prodotto cato su “Das Werk” nell’ottobre del 1936, quando
del suo genere in Ticino. Per quanto concerne la tra- Tami iniziava la progettazione della sua chiesa, Bo-
dizione locale, nell’intervista a Hollenstein del 1992, natz aveva avviato una campagna antimoderna, con-
Tami insisteva sulla ticinesità della chiesa. Negli anni trapponendo alla solidità della sua costruzione, con
Trenta aveva impulso in Ticino la produzione dei muri esterni larghi fino a un metro, la fragilità delle
piccoli oratori di montagna in pietra che si rifacevano strutture in ferro e vetro,133 e insistendo anche sul va-
direttamente alla tradizione antica locale, che tra l’al- lore identitario della pietra, materiale locale per ec-

70 72
P. Bonatz, Stazione di Stoccar-
da, 1913-1928; ingresso sul lato
nord-occidentale.
73
R. Tami, Progetto per il famedio
del cimitero di Bellinzona, 1934.
R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA

cellenza. Holzmeister, che, nel buon numero di chie- Sacro Cuore, nel nitore della navata e nella geometri-
se progettate e realizzate in Austria e Germania negli ca semplicità dell’impianto, nelle basse cappelle ar-
anni successivi alla Grande guerra, riproponeva cuate, nelle capriate a vista, nella morfologia delle fi-
morfologie ed elementi tradizionali, aveva sempre nestre. Gli archi a tutto sesto delle cappelle del Sacro
utilizzato il mattone in facciata e l’intonaco per gli in- Cuore sono mutuati dall’opera dell’austriaco. Si pos-
terni. Presente con uno studio professionale a Bolza- sono citare, ad esempio, la Chiesa del Convento dei
no a partire dal 1915, nel 1936 realizzò quella che Francescani a Hermeskeil (Germania, 1929-1932) e
forse è l’unica sua opera a carattere religioso sul ver- la Parrocchiale di Sant’Agata a Merchingen (Saar,
sante meridionale delle Alpi, la ristrutturazione della 1928-1929) dove l’altare maggiore è inserito in una
Chiesa di San Vigilio a Maia/Mais (Merano), con un nicchia arcuata in tutto simile alle cappelle bellinzo-
nuovo fronte a capanna in conci di porfido.134 Il mo- nesi. Nel 1992 Tami affermava di avere scelto di rive-
dello fu ripreso a Bolzano da Guido Pellizzari che, stire gli interni della chiesa rifacendosi a Berlage.135
attivo nella costruzione della monumentale Bolzano Degli interni della Chiesa di San Biagio, dai pilastri di
italiana, nel 1938 realizzava per i Domenicani la pietra con inserti di corsi di mattoni, Tami non face-
grande chiesa dedicata a Cristo Re. Sebbene lo spa- va più menzione. Interrogato sul progetto da suo cu-
zio non presentasse nessuna caratteristica delle chie- gino Ugo Donati, Tami si rallegrava di essere riuscito
se antiche, ma fosse congeniale alla produzione ar- a creare, all’interno della chiesa, un’atmosfera singo-
chitettonica moderna, la facciata principale a capan- lare, che attribuiva all’uso dei materiali tradizionali
na con portico a tre archi e rosone rifletteva un’im- lavorati artigianalmente e ai rapporti a misura d’uo-
magine neoromanica di forte materialità, espressa mo sui quali aveva impostato il progetto.136
con l’uso di blocchi di locale porfido rosso a spacco,
squadrati e disposti in corsi irregolari, chiaramente
ispirata alla vicina opera di Holzmeister. La parente- Dal “Grotto ticinese” alla “casa ticinese”
la tra il Cristo Re e il Sacro Cuore non può che con-
fermare l’attenzione di Tami per Holzmeister. L’in- Abbiamo detto di come Augusto Guidini jr nel
flusso dell’architetto tirolese su Tami si ravvisa anco- 1919 avesse indicato l’edilizia tradizionale ticinese
ra di più nelle caratteristiche spaziali della Chiesa del come fonte principale per la messa a punto di un

74 75 76

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C. Holzmeister, Chiesa di San G. Pellizzari, Chiesa del Cristo R. Tami, Chiesa del Sacro Cuore,
Vigilio, Mais/Maia, 1936. Re, Bolzano, 1938. Bellinzona, 1936-1939.
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linguaggio architettonico da applicare all’edilizia all’inizio del nuovo decennio, regnò l’incertezza sul
monofamiliare, o comunque alla casa isolata di pic- linguaggio da adottare. Mario Chiattone fu l’unico
cole dimensioni. progettista ad applicare in Ticino, con continuità, gli
Un anno prima Francesco Chiesa aveva sottolineato schemi del Novecento, anche all’edilizia di modeste
l’opportunità per i progettisti di ispirarsi all’edilizia dimensioni. Al di fuori della sua produzione se ne ri-
tradizionale ticinese: «l’abitazione del piccolo pos- scontrano solo esempi sporadici. Lo stesso discorso
sidente, del parroco, del contadino agiato, la gaia vale per i villini modernisti che comparvero a fatica
casetta ridente e parlante con i loquaci archi delle verso la metà degli anni Trenta.
sue logge (…). Tale insomma e così frequente, che Rifacendosi al pensiero manifestato nel 1918, nel
più di ogni altro segno dimostra il tradizionale sen- 1933 Francesco Chiesa si fece edificare dal figlio ar-
so d’arte del nostro popolo» e aveva stigmatizzato chitetto la propria casa d’abitazione a Cassarate: un
«que’ rozzi faccendieri che in questi ultimi tempi si volume semplice, bianco, giocato sui rapporti tra pie-
sono messi a gettare in cemento le loro ignobili ar- ni e vuoti, costituiti da finestre di forma tradizionale
chitetture internazionali».137 con persiane applicate, e sui giochi di ombre dati dal-
Gli ammonimenti di Chiesa miravano a che l’edilizia la piena esposizione al sole. Le proporzioni e la sem-
nuova si armonizzasse con il paesaggio, pur metten- plicità dell’insieme alludevano alla pacata compostez-
do in guardia dalla semplice copia dei modelli del za delle case borghesi di paese della prima metà
passato, ed erano affiancati dalla paziente ricerca di dell’Ottocento. Gavroche, alias Vittore Frigerio, gior-
Edoardo Berta tesa a individuare gli elementi costitu- nalista del “Corriere del Ticino” e narratore, promuo-
tivi dell’architettura vernacolare ticinese.138 Berta cri- veva nei suoi scritti un modello edilizio analogo a
ticava, per esempio, il fatto che, nelle costruzioni del quello suggerito da Francesco Chiesa: case «in uno
lungolago di Lugano, non si fossero ripresi i temi ti- stile ottocentesco, vale a dire con elegante semplicità
pici delle abitazioni storiche, come venivano declina- di linee» che trasformavano in «quadro stupenda-
ti nelle case di Morcote (portici, balconi, graffiti) e mente pittoresco il golfo di Lugano, coronato da col-
invitava a cercare nuovi linguaggi espressivi nell’edi- line infiorate di villaggi di bianche casette» opera di
lizia tradizionale.139 Negli anni Venti la “casa lombar- «vecchi capomastri».140 Agli architetti, Cino Chiesa
da” aveva rappresentato il modello di riferimento per compreso, il modello appariva troppo elementare.
i villini borghesi, ma abbandonato questo schema Chiesa si era anche cimentato in architetture in stile

72 77 78
C. Holzmeister, Chiesa del R. Tami, Chiesa del Sacro Cuore,
convento francescano Bellinzona, 1936-1939.
a Hermeskeil, 1928-1929.
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Novecento, traendo ispirazione dal Neoclassicismo


lombardo d’inizio Ottocento. Un esempio di questa
sua produzione ornata, rimasta peraltro poco cono-
sciuta, era Villa Bernasconi a Chiasso, del 1934.
Dopo il 1935 prese a diffondersi in Ticino un’edili-
zia residenziale che in qualche modo mediava le
conquiste del Moderno (i volumi netti, le ampie
aperture, le finiture esterne a semplice intonaco) con
elementi tradizionali, come portici e logge arcuate e
tetti a falde.141 Quali esempi, possono essere addotti
la casa atelier del pittore Pietro Chiesa a Sorengo,
opera di Cino Chiesa, e un’analoga casa a Cadempi-
no progettata da Giuseppe Antonini, ambedue ap-
prezzate dalla “Schweizerische Bauzeitung”, pur de-
nunciando il rischio di una proliferazione di case di
vacanza folkloristiche.142
Sul principio del regionalismo fu impostata la Landi,
l’Esposizione nazionale di Zurigo del 1939, e soprat-
tutto il Dörfli, il villaggio costituito da costruzioni ti- 80
piche di tutta la Svizzera. Peter Meyer, redattore di
“Das Werk”, apprezzò l’approccio della Landi e,
dalla sua rivista, spiegò che i progettisti che in passa-
to si erano ispirati all’edilizia tradizionale ne avevano
ripreso solo gli elementi sensazionali e straordinari,
mentre l’attenzione andava rivolta alla bellezza della
semplicità, all’insieme, non a dettagli come archi,
cornici, inferriate. A suo avviso, lo stile rustico si sa-
rebbe adattato ad alcuni generi (case comunali, oste-
rie, case agricole), ma non alle fabbriche, per le quali
si sarebbero dovute utilizzate le forme nuove per 81

evitare un contrasto tra le loro grandi masse e i vo-


lumi ridotti dell’edilizia storica.143
Benché Peter Meyer identificasse nel volume cubico
di pietra forato da portici e logge l’archetipo della
casa ticinese unifamiliare (e in qualche modo soste-
nesse tentativi come quelli di Cino Chiesa), le sue
posizioni influirono solo marginalmente sulla pro-
duzione corrente.144 Come abbiamo visto, Rino Tami
mise a punto il suo linguaggio regionalista ripren-
dendo diversi elementi dal vocabolario di Rohn e di
Salvisberg. Altri, come Mariotta, trassero ispirazione
da linguaggi esotici, o, come Brunoni scivolarono in
82

79 81 73
L. Bühring, Progetto per un C. Chiesa, Casa Bernasconi,
villino economico a Suvigliana, Chiasso, 1934.
1931-1932. (Archivio privato de Haller-Chiesa).
80 82
A. Guidini jr, Casa Cippà, G. Antonini, Casa Ghezzi,
Bellinzona, 1934. Cadempino, 1934.
(AdM, Fondo A. Guidini jr).
RICCARDO BERGOSSI
84

composizioni folkloristiche. Altri ancora, come Fra- tonaco alla pietra. Tami definì il “Grotto” una «co-
schina, cercarono di interpretare in chiave moderna struzione nostrana nello spirito moderno», forse cre-
le forme del retaggio ticinese, o, come Bühring, al- dendo di aver trovato ciò che avevano cercato invano
ternarono progetti moderni ad altri impostati sulla Guidini jr, Berta e Francesco Chiesa.145 Partendo da
tradizione. una composizione a tre archi analoga al portico del
Tami ottenne risultati contraddittori quando dovette Sacro Cuore, per le finestre della sala Tami aveva cer-
83
trattare il tema dell’edilizia tradizionale per realizzare cato di evitare un effetto folkloristico e ricavò un arco
il “Grotto ticinese” alla Landi. Egli riuscì ad articolar- unico ribassato che conferì alla composizione un’im-
ne gli ambienti in modo funzionale e arioso, al contra- magine più astratta. Per altre componenti dell’edificio
rio dei tradizionali grotti, riprendendo e migliorando (come la parete traforata, sul tipo del granaio, del lo-
il “Ristorante tipico ticinese” che Agostino Cavadini cale dell’orchestra, i camini applicati all’esterno delle
aveva allestito all’interno della Fiera di Locarno del facciate e soprattutto le diverse decorazioni pittoriche
1937, con galleria e capriate a vista. Per il volume si ri- e a graffito), il risultato fu in ogni caso folkloristico,
fece al “Grottino” progettato da Enea Tallone per il tanto che non soddisfò il suo creatore; piacque invece
Tiro federale di Bellinzona del 1929, sostituendo l’in- fin troppo agli svizzeri tedeschi, che in quell’angolo

74 83
E. Tallone, Grottino ticinese
per il Tiro Federale, Bellinzona,
1929.
84
R. Tami, Grotto ticinese per
l’Esposizione nazionale di Zurigo,
1937-1939; schizzi di progetto.
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del Dörfli sognarono la loro casa di vacanza nella Son- tozze, facciate con camini applicati, muri traforati
nenstube, e ai ticinesi stessi che, tagliati fuori dalla cul- di mattoni e, soprattutto, un proliferare di decora-
tura della “gran madre Italia” a causa prima del na- zioni pittoriche effigianti aspetti di vita paesana che
zionalismo del regime fascista, poi della guerra, rapiti dovevano riallacciarsi a una presunta tradizione de-
dai canti di Sacra terra del Ticino,146 vi riconobbero lo corativa contadina, ma in realtà prive di riscontro
spirito ticinese e lo sfondo storico ideale per la Tici- nelle costruzioni rurali storiche.148 Il modello, adot-
nella, il nuovo simbolo cantonale raffigurato da una tato dai costruttori, si diffuse quindi in tutto il can-
giovane in costume tipico ritratta nell’atto di offrire tone dando origine alla tipologia della “casa ticine-
dei fiori (naturalmente un’invenzione novecentesca) e se”, denominazione pittoresca di un’edilizia insi-
vi costruirono intorno la propria identità.147 gnificante.
Il Luganese, in particolare sulle pendici del Monte Francesco Chiesa, nominato direttore della Com-
Brè, fu il territorio prescelto per la costruzione di missione cantonale delle Bellezze naturali e del
sguaiate casette di vacanza – molte delle quali dise- Paesaggio istituita nel 1940 con competenze sull’e-
gnate da studi di architetti svizzeri tedeschi – carat- dilizia, cercò con scarso successo di frenare e argi-
terizzate da un abbondante repertorio di colonne nare il fenomeno e di mantenere quello che lui

85 75
R. Tami, Grotto ticinese per
l’Esposizione nazionale, Zurigo,
1937-1939.
RICCARDO BERGOSSI
88

chiamava il “volto lombardo” del Paese.149 Da parte Tami un “periodo di riflessione” in cui egli gra-
sua, Rino Tami, dopo avere applicato i canoni pro- dualmente riuscì a deprovincializzare la sua archi-
gettuali del Grotto ticinese soltanto nella ristruttu- tettura, innestando sulla pianta regionalista le mar-
razione del Torchio, la residenza di villeggiatura al- ze di diversa provenienza che gli avrebbero consen-
la Lisora per il fratello Olinto (1938), rifiutò ogni tito di elaborare il linguaggio con il quale forgiare,
ulteriore concessione al gusto folkloristico. Perfino negli anni a seguire, una serie consistente di opere
86
nelle commesse per case di vacanza che gli vennero destinate a restare tra i più validi prodotti dall’ar-
da non ticinesi sull’onda della notorietà procurata- chitettura ticinese del Novecento e a consolidare la
gli dall’Esposizione nazionale (le Case Elsener, fama internazionale a suo tempo procuratagli dalla
Bunge, Ernst, Colombera, Hofer), impose ai com- Biblioteca cantonale di Lugano.
mittenti i suoi nuovi precetti progettuali. Tutte le
residenze unifamiliari disegnate da Rino Tami, dal-
la fine degli anni Trenta fino a oltre la metà dei
Quaranta, sia quelle di aspetto più tradizionale
87 (Casa Bunge a Muzzano, 1941-1942, Casa Buri a
Breganzona, 1946), sia quelle di immagine innova-
tiva (Casa Elsener a Campione, 1941, Casa Noseda
a Morbio inferiore, 1941), ebbero in comune, oltre
all’attenzione meticolosa agli schemi distributivi e
al dosaggio perfetto delle superfici, l’utilizzo dei
materiali tradizionali in maniera tale da esaltarne le
rispettive peculiarità. Gli anni Quaranta furono per
89

76 86 88 89
G. Fraschina, Progetto per Casa L. Bühring, Casa Roeschli, R. Tami, Casa Bunge, Muzzano,
De Stefani, Lugano, 1936. Castagnola, 1938. 1941-1942.
(Archivio DTL). (Archivio DTL).
87
G. Fraschina, Progetto per
Casa Lurati Seiler, Lugano,
1939. (Archivio DTL).
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Note Braillard di Ginevra, a Nicoletta Ossanna quanto infide e torbide. Circa nel 1938,
Cavadini, Karin Gimmi e Claude Lichten- quando entrai in relazione con lui per farmi
stein, a Maurizio Sciarini e Mario Prandi; ai un’idea esatta dell’architettura razionale nel
compianti Bruno Brunoni, Pier Riccardo Canton Ticino, non trovai altri innovatori e
Frigeri e Vincenzo Vicari, generoso fo- costruttori corretti contemporanei che po-
Il testo raccoglie gli esiti di una parte della tografo. tessero gareggiare con lui o per lo meno ac-
ricerca su Rino Tami svolta dall’Archivio del Ringrazio anche coloro che con i loro pre- compagnarlo da vicino. Era veramente so-
Moderno, finanziata dal Fondo Nazionale cisi consigli mi hanno indirizzato nella lo»: A. Sartoris, Un architetto esemplare, in
Svizzero per la Ricerca Scientifica. ricerca: i professori Tita Carloni, Kenneth T. Carloni (a cura di), Rino Tami, 50 anni di
Esprimo riconoscenza a tutti coloro che mi Frampton, Bruno Reichlin, l’avvocato architettura, Fondazione Arturo e Margheri-
hanno prestato aiuto e collaborazione du- Graziano Papa, Letizia Tedeschi, Nicola ta Lang-Electa, Lugano-Milano 1984, pp.
rante le ricerche che hanno preceduto la Navone e tutto lo staff dell’Archivio del 34-35.
redazione di questo testo e della sezione Moderno di Mendrisio. _ 4. Francesco Chiesa (Sagno 1871-Lugano
“Opere e progetti”. Ringrazio in primo luo- 1973) è figura di primissimo piano nella cul-
go i congiunti di Rino Tami: il figlio Luca; la _ 1. Si fa riferimento ai testi elencati di segui- tura ticinese del Novecento. Laureato in
nipote Maria Lidia Storni-Creazzo, che ha to. T. Carloni, Tra conservazione e innova- Legge all’Università di Pavia nel 1894, tre
fornito una parte cospicua dei documenti di zione. Appunti sull’architettura nel Canton anni dopo fu nominato professore di italia-
seguito analizzati e che mi ha offerto una Ticino dal 1930 al 1980, in P. Disch (a cura no e storia dell’arte al Liceo cantonale di Lu-
vivida testimonianza dei suoi due cari zii di), 50 anni di architettura in Ticino 1930- gano, di cui pochi anni dopo divenne retto-
Carlo e Rino; la cugina Vanna Robadey 1980, “Quaderno della Rivista tecnica della re. Seguì la nomina a direttore della Biblio-
Respini, sempre disponibile ad aprirmi il Svizzera italiana”, n. 1, Lugano 1983, pp. 4- teca cantonale e della Commissione dei Mo-
suo archivio; l’architetto Giuseppe Tami, 11, dal quale proviene la citazione «sonno- numenti storici, carica ricoperta dal 1909 al
per le molte delucidazioni. Sono molto grato lenta provincia»; T. Carloni, L’architettura 1959, alla quale si aggiunse quella di presi-
all’ingegnere Alfio Casanova e alle persone moderna nel Cantone Ticino negli anni ’20 e dente della Commissione cantonale delle
che mi hanno messo a disposizione progetti ’30, “Rivista tecnica” a. LXXIX, ottobre Bellezze naturali (1940-1961). Poeta, narra-
dei loro padri, architetti attivi nel periodo 1988, n. 10, pp. 27-31 e Id, Introduzione tore, critico e scrittore civile, raggiunse la fa-
esaminato in questo testo: le signore Rosan- all’architettura moderna nel Cantone del Ti- ma con il romanzo Tempo di marzo, pubbli-
gela Cavadini, Daniela de Haller-Chiesa, cino negli anni ’20 e ’30, in AA.VV., Neues cato nel 1925. Si dedicò con grande impe-
Gabriella Reggiori-Tomamichel, gli architet- Bauen in der Schweiz. Führer zur Architektur gno alla promozione e alla tutela del paesag-
ti Alvaro Bühring, Giovanni Ferrini e Niki der 20er und 30er Jahre, vol. 2, Schweizer gio ticinese, protagonista di molti suoi scrit-
Piazzoli. Ringrazio ancora Rolando Bellini, Baudokumentation, Blauen 1993, pp. 178- ti, dei monumenti, e dell’italianità culturale
Enzo Bobbià, Eligio Boni, Villi Herrmann e 184. Nell’ambito di un lavoro che interessa del Cantone, in primo luogo cercando di fre-
Siro Ortelli, il professore Romano Broggini, tutte le regioni della Svizzera, il capitolo sul nare la germanizzazione della lingua. Di pari
gli architetti Anna Caprara, Flavio De Mar- Ticino, curato da Peter Disch e Claudio Ne- passo tentò di saldare l’identità ticinese al fe-
ta, Alberto Finzi, Oscar Hofmann, Nathalie grini, illustra trenta edifici realizzati nel pe- nomeno dell’emigrazione artistica dei mae-
Kupferschmid. La mia riconoscenza va an- riodo di riferimento, di cui diciotto di archi- stri comacini. L’amore per l’Italia gli attirò
che a direzione e personale dell’Archivio di tetti ticinesi e ben dodici di tedeschi ascone- accuse di simpatizzare per il regime musso-
Stato di Bellinzona, in particolare a Mauro si, e rappresenta la più ampia scelta fino ad liniano, ma egli rimase sempre fedele alla sua
Carmine e a Nicola Vanetti; al direttore del- oggi disponibile. Si vedano anche P.G. Ge- concezione del Ticino come colonna italiana
la Biblioteca cantonale di Lugano, profes- rosa, Mario Chiattone. Un itinerario architet- della Confederazione. Fu consigliere di Giu-
sore Gerardo Rigozzi e al dottore Luca Salti- tonico tra Milano e Lugano, Electa, Milano seppe Motta e di vari uomini di governo ti-
ni; a Beat Scherrer della Biblioteca nazionale 1985, in particolare il capitolo “L’architettu- cinesi. Tra gli altri riconoscimenti ottenne la
di Berna; a Giovanni Neghiero dell’Archivio ra e le città nel Cantone Ticino dall’inizio del laurea H.C. dalle università di Losanna, Ro-
della Veneranda Curia vescovile di Lugano; Novecento al secondo dopoguerra”, e, infi- ma e Pavia.
alla Fondazione Archivi Architetti Ticinesi, ne, B. Maurer, Carl Weidemeyer e “i raziona- _ 5. R. Hollenstein, 24 Domande a Rino Ta-
in particolare al presidente, architetto Paolo listi di Ascona”, in B. Maurer, L. Tedeschi (a mi, in P. Carrard, W. Oechslin, F. Ruchat-
Fumagalli, e agli architetti Bruno Brocchi e cura di), Carl Weidemeyer 1882-1976. Arti- Roncati (a cura di), Rino Tami. Segmente ei-
Angela Riverso Ortelli; a Padre Ugo Orelli, sta e architetto tra Worpswede e Ascona, Ski- ner architektonischen Biographie, catalogo
archivista dei Reverendi Padri Cappuccini ra, Milano 2001, pp. 135-157. Per l’architet- della mostra (Zurigo, ETH Zentrum, 22
della regione della Svizzera italiana; al diret- tura di Ascona si veda: E. Keller (a cura di), maggio-18 giugno 1992), gta Ausstellung,
tore dell’Archivio Storico della Città di Ascona Bau-Buch, Zurigo 1934, o la sua rie- Zurigo 1992, pp. 46-53.
Lugano, dottore Antonio Gili, alla direzione dizone in facsimile per Antiquariat e Edition _ 6. «L’idea che una casa per essere moder-
e al personale della Sezione Edilizia privata Peter Petrej, Zurigo 2001, con l’allegato di na deve avere il tetto piano è assolutamente
del Dicastero del Territorio della Città di commenti di B. Maurer, Manifest des Neuen assurda, sbagliata, falsa. La sostanza dell’og-
Lugano, in particolare agli architetti Alberto Regionalismus, e C. Bignens, Max Bill als Ty- getto deve essere moderna», ibidem, p. 50.
Alberti e Nicola Melchiorre, a Walter Con- pograf. _ 7. U. Graf, Spuren der Moderne im Kanton
toli e Aurelio Morandi; al dottore Rodolfo _ 2. Ch. Allenspach, L’architettura in Svizze- Bern, Stämpfli Verlag AG, Berna 1997, p.
Huber, direttore dell’Archivio storico di Lo- ra. Costruire nei secoli XIX e XX, Pro Helve- 117.
carno; a Fabrizio Greco della Società tici- tia, Zurigo 1999, p. 73. _ 8. Brunel si era diplomato a Brera nel
nese per l’assistenza ai ciechi; all’architetto _ 3. «All’inizio, Rino Tami fu un creatore 1902, Marazzi alla Scuola tecnica di Win-
Giulia Marino della Fondazione Maurice piuttosto solitario che veleggiava in acque al- terthur nel 1897, Tallone al Politecnico di

77
RICCARDO BERGOSSI

Zurigo del 1899, quindi aveva lavorato in Unicopli, Milano 1999. mente ripetente motivi scialbi, piú non ri-
Francia. Marazzi fu il più intraprendente di _ 16. La terminologia “modernismo” (Mo- spondente insomma ai tempi nuovi», spiegò
quella generazione. Lasciata nel 1915 la fun- dernismus) e “architettura dei generi” (Bau- l’inizio e lo sviluppo dell’architettura mo-
zione di Capotecnico comunale per entrare gattung Bauaufgabe) è ripresa dagli scritti di derna: «Materiali prima non impiegati, han-
in politica, avrebbe ricoperto per quasi Peter Meyer. no dato modo di applicare nuovi stili e di
vent’anni la carica di capodicastero dell’Edi- _ 17. Il numero di licenze edilizie concesse creare espressioni architettoniche più ri-
lizia nel Consiglio municipale di Lugano. La dal Municipio di Lugano passò da 37 nel spondenti alle necessità dei tempi attuali»:
sua produzione rispecchia una capacità di 1922 a 139 nel 1929. Seguì una progressiva affermazioni che spiegano il salone da lui
continuo aggiornamento del linguaggio se- flessione dal 1935 al 1940, quindi una ripre- progettato per la Fiera, caratterizzato da una
condo stimoli innovativi. Su Ziegler si veda: sa che si consolidò a partire dal 1946. sequenza di arconi di cemento armato alla
Aus meiner Praxis. Architekt Arnoldo Ziegler _ 18. Antonini ottenne il diploma al Politec- Perret. La conferenza dell’architetto Guidini,
Lugano 1912-1923. Sugli altri architetti citati nico di Zurigo nel 1921; Alberti a Brera nel “Corriere del Ticino”, 7 aprile 1933.
si confrontino le rispettive voci in I. Rucki, 1921, quindi lavorò per Piacentini a Berga- _ 22. Con le sue opere successive, fino al
D. Huber (a cura di), Architektenlexicon der mo. Carlo Tami si diplomò professore di di- 1934-1935, Antonini attuò un progressivo
Schweiz 19./20. Jahrhundert, Birkhäuser segno architettonico all’Accademia di Bolo- avvicinamento al linguaggio modernista,
Verlag, Basilea 1998. gna nel 1922; Bernasconi jr si laureò al Poli- con accentuazione del ruolo del volume nel-
_ 9. Sui due concorsi – oltre ai volumi origi- tecnico di Milano nel 1923; Bossi si formò la composizione, perdita delle gerarchie tra i
nali Società Ticinese per Conservazione del- alla Scuola romana di Piacentini, dove si lau- piani, nuovo rapporto tra pieni e vuoti. Gio-
le Bellezze Naturali ed Artistiche, Per la casa reò nel 1929; Cino Chiesa, dopo il diploma vanni Montorfani, dopo aver esordito alla fi-
ticinese, in “La Svizzera italiana nell’arte e a Zurigo nel 1928 con Gustav Gull, compì ne degli anni Venti con villini del genere
nella natura”, fascicolo VIII, Lugano 1916, e un praticantato di due anni nello studio di “casa lombarda”, adottò il modernismo dal
Id, Per la casa ticinese, in “La Svizzera italia- Giovanni Muzio a Milano; Mariotta, diplo- 1932. Bruno Bossi esordì a Lugano nel 1929
na nell’arte e nella natura”, fascicolo IX, Lu- mato a Zurigo nel 1929, frequentò per due con la storicistica Pensione al Ronco (poi
gano 1918 – si veda S. Martinoli, Tra Hei- anni l’Ecole des Beaux-Arts a Parigi. Büh- Hotel Ariana), per rinnovare in seguito il
matstil e Razionalismo. Dinamiche del rinno- ring era capomastro; Ferrini si diplomò alla linguaggio e diventare uno dei principali
vamento architettonico nel Ticino del primo Scuola tecnica di Friborgo nel 1924 e Pozzi fautori di un’immagine nuova del centro
Novecento, “Archivio storico ticinese”, giu- a Brera nel 1926 e fu l’ultimo ammesso all’e- della città, attraverso un’architettura conno-
gno 2003, n. 133, pp. 29-48. sercizio della professione con un titolo di tata come italiana e monumentale, mutuata
_ 10. Tomamichel, del villaggio walser di studio accademico. Guidini jr si era diplo- dagli insegnamenti piacentiniani, con largo
Bosco Gurin, si era formato alle scuole tec- mato alla Scuola tecnica di Biel nel 1917, ma uso di rivestimenti in travertino (Sassello),
niche di Winterthur, Friborgo e all’Accade- in seguito aveva lavorato a Lucerna, Parigi, ma anche con interventi moderni come gli
mia di Brera. Visse a Castagnola dove si Milano, Basilea (da Karl Moser), Marsiglia, studi di Radio Monte Ceneri (1938).
esplicitò la maggior parte della sua attività e solo nel 1929 intraprese la professione a _ 23. Le pubblicazioni concernono Guidini,
professionale. Lugano. Su Alberti e Guidini jr si vedano le Antonini, Montorfani, Chiattone, che nel-
_ 11. Su Chiattone, oltre al citato volume di schede biografiche compilate rispettivamen- l’ultima pagina inserì due dei suoi progetti
Gerosa del 1985, si veda il recente P.G. Ge- te da Bruno Brocchi con Gian Luigi Bisagni futuristi milanesi, e, tra i protagonisti della
rosa (a cura di), Mario Chiattone. Architettu- e da Carla Burani in L. Tedeschi (a cura di), vecchia generazione, Marazzi e Cavadini.
re in Ticino, Città di Lugano, Lugano 2007, Archivi e Architetture. Presenze nel Cantone _ 24. Bernasconi si era diplomato alla Scuola
che ha aggiornato il discorso sul tema delle Ticino, Mendrisio Academy Press, Mendri- tecnica di Bienne nel 1927. Si veda: G.L. Bi-
tre “sintesi creative” del progettista: neo- sio 1998, pp. 241 e 252, 253. sagni (a cura di), Giovanni Bernasconi se-
classica, regionale, moderna. _ 19. Battista Beretta-Piccoli, che aveva ac- nior. Architetto 1905-1993, Fondazione Ar-
_ 12. Tallone dopo il diploma al Politecnico quisito l’area dall’Ospedale, nel maggio del chivi Architetti ticinesi, Ulivo, Balerna 1998.
di Zurigo aveva svolto un praticantato a Pa- 1927 aveva presentato al pubblico un pro- _ 25. «È stato il primo nel Ticino [a] costrui-
rigi. Dopo “Casa Moderna” realizzò nel getto in stile neo-rinascimentale, disegnato re con netta precisa orientazione moderna
1929 a Bellinzona il Grottino per il Tiro fe- per lui da Americo Marazzi, per un insedia- suscitando le prime discussioni in proposi-
derale. Nel 1930 in Casa Colombi, a Bellin- mento denominato Palazzo del Commercio to»: L’Architetto Giovanni Bernasconi, “Illu-
zona in via Pedevilla, ripropose però il mo- SA, un complesso costituito al piano terreno strazione ticinese”, a. VII, 24 aprile 1937, n.
dello del Palazzo comunale. da un salone cinematografico per 1000 per- 17, p. 20.
_ 13. Marazzi a Lugano trasformò in stile dé- sone con accesso da una galleria commercia- _ 26. Nella luganese Casa Vella in via Gerso,
co gli interni di diversi esercizi pubblici. le, al piano ammezzato da uffici e al primo del 1934, l’immagine moderna del volume a
_ 14. «(…) la testimonianza di come lo “Stile da residenze. Si veda l’opuscolo: Palazzo del due piani, con tetto piano, ampie finestre e
Novecento” nasca da una specie di riduzio- Commercio S.A. Lugano, Lugano 1927. balconi con parapetto in tubolare, poggiava
ne ascetica, in nome del Razionalismo, delle _ 20. Il cemento armato fu calcolato dallo su un alto basamento porticato in pietra a vi-
piacevolezze déco (…)»: R. Bossaglia, V. studio d’ingegneria sangallese A. Brunner sta, forte eredità della tradizione locale.
Terraroli (a cura di), Milano Déco. La fisio- SA, rappresentato sul cantiere da Carlo Ta- _ 27. «Ci sono pure (…) i modernissimi edi-
nomia della città negli anni Venti, Skira, Mi- mi. fici, quelli che più degli altri sono l’esponen-
lano 1999, p. 17; F. Benzi (a cura di), Il déco _ 21. A Lugano, il 6 aprile 1933 Guidini ten- te tipico della vita attuale: le stazioni ferrovia-
in Italia, Electa, Milano 2004. ne una conferenza dal titolo Architettura rie, le officine industriali, le centrali elettri-
_ 15. Sulla conoscenza dell’opera di Wright moderna ed ambiente. Messe in luce le ca- che, le grandi halles di deposito. Queste co-
in Italia negli anni Trenta si veda: A. Rossari, renze dell’architettura ottocentesca, «archi- struzioni esclusivamente moderne, devono
F. Lehmann, Wright e l’Italia 1910-1960, tettura che viveva del passato monotona- ricevere naturalmente forme esteriori nuove,

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R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA

che ne indichino con sincerità il carattere e la _ 36. Gustav Gull fu presidente della giuria _ 44. Legata al Liceo, diretto da Francesco
funzione assolutamente nuova. (…) Le case nel concorso per il Palazzo municipale di Chiesa, la Scuola ticinese di coltura italiana,
di campagna, le case dell’agricoltore sono Locarno nel 1929, Emil Vogt fu membro era stata istituita nel 1917 per organizzare
quelle che forse più si prestano a ricevere il della giuria nel concorso per il nuovo Kur- manifestazioni a sostegno dell’italianità cul-
carattere tipico del nostro paese»: A. Guidi- saal di Lugano nel 1930. turale del Cantone.
ni, Verso un’architettura ticinese moderna, _ 37. In prima istanza erano eliminati i tipici _ 45. Un progetto razionalista di Agostino
“Rivista tecnica della Svizzera italiana”, a. tetti a mansarda, sostituiti da sopralzi mo- Cavadini per un albergo al mare fu esposto
VIII, marzo 1919, n. 3, pp. 25-27. derni, e gli ornati storicistici/floreali, e ag- e premiato con medaglia d’oro della Federa-
_ 28. C. Lichtenstein (a cura di), Otto Rudolf giunti balconi in cemento armato. L’inter- zione italiana alberghi e turismo alla V
Salvisberg. Die andere Moderne, gta Verlag, vento sull’Hotel Reber si colloca nella vasta Triennale di Milano. Vedi: E.P., Progetto di
Zurigo 1995. campagna promossa da Heimatschutz Sviz- albergo al mare, “Rivista tecnica della Svizze-
_ 29. Norme per la costruzione di edifici sco- zera sul doppio binario del ripristino del ra italiana”, a. XXIV, marzo 1935, n. 3, pp.
lastici: sussidio federale ed edilizia scolastica, paesaggio naturale delle cime alpine e del- 19-20.
Tipografia e Cartoleria Rezzonico, Lugano l’immagine Heimatstil dell’edilizia alber- _ 46. P. Fumagalli (a cura di), Augusto Jäg-
[1930]. ghiera, che portò anche alla demolizione de- gli. Architetto 1911-1999, Fondazione Ar-
_ 30. Per l’attribuzione a Bossi si ringrazia gli alberghi ottocenteschi sulla vetta del Rigi chivi Architetti Ticinesi, [Lugano] 2003, p.
l’Ufficio dei Beni culturali, Bellinzona. e alla loro ricostruzione più a valle. L’inter- 10.
_ 31. P. Tomarkin, Le migliorie sistematiche vento di Meili, che diventò la bandiera di _ 47. Le opere di Marazzi, caratterizzate dal
degli edifici scolastici nella campagna ticinese quelle concezioni, è presentato in R. Flücki- linguaggio monumentale di tipo littorio e
e la relativa esposizione, “Il Dovere”, 7 gen- ger-Seiler, Une disgrâce de près d’un siècle, dall’uso di rivestimenti a imitazione del tra-
naio 1934. L’architecture hôteliere de la Belle-Epoque, in vertino sono, Casa Torricelli a Lugano
_ 32. Opere pubbliche luganesi, “Rivista tec- M. Bundi (a cura di), Préserver et créer. 100 (1934-1935), il Cinema Teatro (1934-1935)
nica della Svizzera italiana”, a. XX, novem- ans de Patrimoine suisse, Payot, Losanna e il Palazzo dell’Hotel Touring (1935), en-
bre 1931, n. 11, pp. 109-115. Ferdinando 2005, pp. 81-89. trambe a Chiasso; la prima casa d’apparta-
Bernasconi jr nel 1930 progettò a Locarno _ 38. A. Meili (a cura di), Bauliche Sanierung menti moderna è Casa Masoni Mazzuconi
sia il nuovo Bagno spiaggia, elegante edificio von Hotels und Kurorten. Schlussbericht, (1937-1938), costruita dopo l’ingresso nello
dalla struttura di cemento armato e tetto Verlag für Architektur AG, Erlenbach-Zuri- studio di Marazzi del figlio Attilio, diploma-
piano, sia la palazzina Cécil, sul lungolago, go 1945. to a Zurigo.
dalla ricca decorazione Novecento. Negli _ 39. P.G. Gerosa, Le Corbusier e la città eu- _ 48. Franconi, diplomato all’Accademia di
anni seguenti Bernasconi avrebbe utilizzato ropea del Novecento, “Rivista tecnica” a. Bologna nel 1920, nel 1922 si trasferì in
il repertorio moderno per la locarnese Cen- LXXII, gennaio 1981, n. 1, pp. 20-22. Francia, prima a Aisne, poi nel 1926 a Pari-
trale del gas. _ 40. Due lavori di questo genere sono: l’am- gi, dove si avvicinò al Moderno. Su Franconi
_ 33. Ch. Allenspach, L’architettura in Sviz- pliamento della Posta tra il 1935 e il 1936, si veda la voce compilata da chi scrive in
zera …, cit., p. 73. firmato dal bellinzonese trapiantato a Berna Saur Künstler Lexicon, vol. 44, 2005, p. 1.
_ 34. Chiamato a Bellinzona per eseguire Arnoldo Brenni, cubo utilitario rivestito da _ 49. T. Carloni, L’architettura moderna nel
una perizia sull’Ospedale di San Giovanni, lastre di pietra, e la sede delle Assicurazioni Cantone Ticino …, cit., p. 27.
Salvisbeg presentò un progetto per un noso- sulla vita La Basilese, dello Studio Vischer di _ 50. Curriculum conservato alla Fondazio-
comio nuovo, poi rielaborato dai suoi ex al- Basilea, realizzata a Lugano sulla nuova via ne Archivi Architetti ticinesi, Bellinzona.
lievi Bruno Brunoni e Augusto Jäggli e co- Magatti tra 1933 e 1934, palazzone dal fron- _ 51. L. Wiesner, Il Governo di una Casa mo-
struito da quest’ultimo. te porticato, con reminescenze di stile ba- derna e il Linoleum, “Illustrazione ticinese”,
_ 35. Alfred Oeschger fu coautore della Bi- rocchetto, rivestito di travertino e dagli in- a. I, 6 giugno 1931, n. 22, pp. 20-21.
blioteca nazionale di Berna e suo fratello terni déco. _ 52. L. Benevolo, Storia dell’architettura
Heinrich fu collaboratore di Salvisberg a _ 41. T. Carloni, L’architettura moderna nel moderna, Laterza, Bari 1981, p. 674.
Berlino tra il 1924 e il 1929. Il loro progetto Cantone Ticino …, cit., p. 30. _ 53. Ibidem, p. 602.
di archivio fu insabbiato e il 25 aprile 1938 _ 42. B., Reglementierung im Namen der _ 54. Ibidem, p. 603.
il Gran Consiglio autorizzò il Consiglio di Schöhnheit, “Das Werk”, a. XVI, marzo _ 55. Il primo progetto architettonico di cui
Stato ad aprire un concorso di progettazio- 1929, n. 3, pp. 90-92; E.K., Reglementierung si ha notizia risale al 1921. Allora tredicenne,
ne per la nuova sede dell’Archivio cantona- im Namen der Schöhnheit, “Das Werk”, a. egli abbozzò per divertimento un villino di
le. Scartata tale ipotesi, il Governo commis- XVIII, marzo 1931, n. 3, pp. XXV, XXVI. genere “casa lombarda” con due varianti
sionò il progetto a Giacomo Alberti e Paolo È il testo in cui si riferisce del nulla osta con- della decorazione a graffito delle facciate. La
Mariotta, che lo presentarono nel 1941. cesso dal perito Otto Maraini alle nuove co- scelta formale conferma i modelli architetto-
L’organismo con pianta a L, con deposito struzioni asconesi. Il Teatro San Materno fu nici di riferimento in quegli anni.
nel bracco lungo e amministrazione nell’al- pubblicato in “Das Werk” nel numero di _ 56. Conclusa nel 1922 la formazione alla
tro, ricalcava il progetto Oeschger. La scala febbraio del 1929 e il Kurhotel Monte Ve- Scuola dei Capomastri di Lugano e all’Acca-
di collegamento tra i due piani presentava rità nel numero di giugno del 1933. demia di Bologna, Carlo Tami proseguì la
un andamento sinuoso che richiamava la _ 43. Piazzoli si diplomò nel 1927 alla Scuola collaborazione con lo zio assumendo con-
famosa scala elicoidale della Biblioteca. Il dei Capomastri a Lugano. La sua casa per temporaneamente mandati in proprio e par-
linguaggio ricercava invece un effetto mo- due famiglie a Minusio del 1933, costituita da tecipando ai concorsi. Le sue principali ope-
numentale mediante il rivestimento delle un volume a due piani con copertura piana, re, fino all’associazione con il fratello nel
facciate con lastre di pietra di grandi di- sospeso su pilastri e forato da grandi apertu- 1934, furono: nel 1922 il progetto di concor-
mensioni. re, appare molto vicina alle opere asconesi. so per l’Ospizio dei bambini gracili, che vin-

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RICCARDO BERGOSSI

se; nel 1923 il progetto di concorso per la _ 60. Le epurazioni dell’Archivio Tami in se, Tipografia Luganese, Lugano 1930.
Casa rurale ticinese, dove fu premiato; nel tempi diversi sono narrate da vari testimoni: _ 67. Non è dato sapere se l’amico studente
1925 il progetto di isolamento del Battistero Tita Carloni, Luca Tami, Giuseppe Tami e di architettura a Zurigo sia un artificio lette-
di Riva San Vitale con la costruzione di una Rolando Bellini. Gli incarti di buona parte rario o un personaggio reale. Gli architetti
nuova sagrestia; nel 1926 il Villino Frank a dei progetti dei fratelli Tami compresi tra il ticinesi di formazione zurighese ai quali Ta-
Lugano; nel 1927 la Tomba Laurenti a Ca- 1928 e il 1936 erano conservati nella casa di mi fu più vicino furono Paolo Mariotta e Al-
rabbia; nel 1928 il progetto di concorso per famiglia alla Lisora di Monteggio, ed ora co- berto Camenzind, ma entrambi non entrano
le facciate della Banca dello Stato a Bellinzo- stituiscono il Fondo Storni Creazzo Tami cu- qui in gioco per questioni cronologiche.
na; nel 1929 il Villino Tappi a Lugano, la stodito all’Archivio del Moderno. Altri pro- Un’ipotesi sarà vagliata più avanti.
Casa Bonesana a Massagno, e l’ampliamento getti significativi come il “Quarto” e il _ 68. Ancora nel 1931 il progetto “Ad majo-
della casa colonica nella proprietà Realini a “Quinto” Palazzo Gargantini, l’Asilo dei cie- rem Dei gloriam” di Rino Tami vinse il se-
Stabio; nel 1930 i nuovi negozi di Casa Reali chi, i progetti di concorso per l’Azienda agri- condo premio nel concorso per la nuova
e la Casa Lavagetti a Lugano; e nel 1931 la cola, la Casa parrocchiale di Mendrisio e per Chiesa parrocchiale di Massagno. La giuria –
peschiera sulla Tresa a Madonna del Piano. il quartiere di Sassello risultano custoditi nel- composta da monsignor Polvera, direttore
_ 57. Sulla scelta romana si rimanda al con- l’archivio di Carlo Tami attualmente non della Scuola superiore d’arte sacra “Beato
tributo di Giulio Lupo in questo stesso vo- consultabile, ma la documentazione utilizza- Angelico” a Milano, con gli architetti Cava-
lume. ta è stata ritrovata in archivi pubblici o su dini e Fischer, lo scultore Fiorenzo Abbon-
_ 58. Con quella citata, sono otto le cartoline pubblicazioni d’epoca. Di altri progetti di dio e il canonico Angiolo Pometta – nel pro-
recentemente ritrovate, tra le missive che Ri- concorso quali il Palazzo comunale di Locar- getto riscontrò «la planimetria più razionale
no spedì da Roma alla famiglia a Lugano. La no, la Chiesa di Santa Lucia a Massagno e il e più armonica». Inoltre osservò che: «la sua
prima, del novembre 1927, non parla della Palazzo di Giustizia a Lugano, non è stato struttura tanto all’esterno che all’interno ri-
scuola ma solo della sistemazione trovata in possibile reperire documentazione grafica. sulta di una staticità di primo ordine. Il suo
una camera al settimo piano con terrazzo. Le _ 61. Soltanto nell’agosto del 2007 è stato ri- carattere ci richiama la solida architettura
successive – tre del luglio 1928 e quattro del trovato dagli eredi un curriculum dei fratelli lombarda romana che si ambienterebbe
giugno-luglio 1929 – sono il resoconto degli Tami risalente al 1935, dove, a conferma del molto bene nel paesaggio che la deve acco-
esami superati. Il 4 luglio del 1928 Rino scri- risultato della ricerca, sono menzionati due gliere». Tuttavia criticò la facciata lombarda,
ve: «Nelle votazioni di composizione archi- Palazzi Gargantini e il progetto per la nuova considerata di eccessiva pesantezza, e l’inter-
tett. mi hanno messo alla pari con certa gente Clinica Gavazzeni a Bergamo. no, che valutò: «corrisponderebbe più bene
che se io fossi in loro non solo non farei l’ar- _ 62. Non approvato dalla committente, il ad una grande cripta che alle esigenze di una
chitetto ma mi sparerei senza indugio. Ma io progetto fu abbandonato. Nel 1935 i Tami chiesa parrocchiale». Lettera del 5 marzo
(…) li aspettavo tutti alla Matematica porca ne presentarono uno completamente nuovo. 1931 del Consiglio parrocchiale di Santa Lu-
l’oca! E li ho sbaragliati tutti con un bel _ 63. Archivio Storico di Locarno, Concorso cia a Rino Tami. Fra i quindici lavori presen-
28/30 (record). Ora ho due giorni per prepa- per il progetto del nuovo Palazzo Municipa- tati, il primo premio fu conferito agli archi-
rarmi a descrittiva: ma se la sfortuna non si le, Relazione della giuria, pp. 4-5; Risoluzio- tetti Giacomo Alberti e Piero Giovannini.
accanisce, credo di portarmi via un 29 o un ne municipale 29 novembre 1929. La giuria _ 69. Non c’è la mano di Rino nelle nuove
30, sebbene il prof. mi abbia promesso di le- era composta dal sindaco di Locarno Gio- piante dell’edificio. Lo schema di ampio re-
varmi alcuni punti per la poca… diligenza vanni Battista Rusca, Gustav Gull del Poli- spiro dell’albergo del 1928 è sostituito da
nei disegni. Pare impossibile (…). Eppure tecnico di Zurigo, Gaetano Moretti del Poli- una suddivisione in alloggi piuttosto angusti.
qui è così. Si premiano gli sgobboni». Il 6 lu- tecnico di Milano, dal pittore Edoardo Berta Del progetto di Bordonzotti fu mantenuto
glio Tami scriveva: «Non ho promesso inva- e da Enea Tallone, presidente dell’associa- soltanto l’arioso atrio con la fontana. Si veda
no 30/30 a Geometria Descrittiva. Ancora zione cantonale degli architetti. La matrice anche M. Daguerre, La costruzione di un
due esami. C’è un caldo d’inferno. Domani a piacentiniana del progetto di Rino Tami è mito, Mendrisio Academy Press, Mendrisio
Ostia a buttarmi a mare». Il 15 luglio: «Caris- testimoniata da Carloni, che poté visionarlo. 1998, p. 111.
simi, gli esami: Storia Arte 24/30 – Storia e In T. Carloni (a cura di), Rino Tami …, cit., _ 70. Il progetto non fu eseguito, la clinica fu
Stili Arch. 27/30 sia più di quanto sperassi p 147. ampliata tre anni più tardi su progetto di un
data la nessuna volontà con la quale li ho da- _ 64. Il cinema fu decorato dai pittori Emilio ingegnere bergamasco.
ti. Due soli studenti siam riusciti a darli tutti. Ferrazzini e Tito Pozzi e dallo scultore _ 71. Si veda più avanti la scheda nella sezio-
Penso di ritornare a Roma solamente in gen- Apollonio Pessina. Fu inaugurato nel set- ne “Opere e progetti”.
naio. Conto partire venerdì mattina». L’anno tembre del 1931. _ 72. R. Tami, L’opinione dell’architetto, in
seguente, il 20 giugno 1929: «Descrittiva ora- _ 65. Due progetti elaborati dal solo Carlo Chiesa e parrocchia di S. Martino a Bironico.
le: bene malgrado la sfortuna mia fida com- Tami nel 1930 contemplano semplici ele- Benedizione nuovo campanile e campane, 29
pagna in ogni esame. 27/30. Domani e dopo menti piacentiniani. Si tratta di Casa Lava- ottobre 1933, La Buona Stampa, Lugano
architettura». Il 6 luglio 1929: «Ma stamatti- getti, palazzina nel quartiere luganese di Lo- 1933, pp. 15-18.
na a Rilievo dei monumenti (materia alquan- reto con un portale monumentale e facciate _ 73. R. Tami, I sepolcri imbiancati dell’archi-
to antipatica) ho avuto 28/30. (…) Non ga- decorate da fasce verticali poggiate su uno tettura, in Il 900 e il 900 da noi. Numero uni-
rantisco però l’esito di algebra e storia d’arte zoccolo, che all’ultimo piano vanno a dise- co Gauno d’Architettura, Tip. G. Mazzuco-
(lunedì e giovedì) i voti saranno proporzio- gnare i tipici archi, e della trasformazione ni, Lugano 1936, pp. 28-29.
nali ai gradi di temperatura». Infine l’8 lu- della facciata del piano terreno di Casa Reali _ 74. Neues Bauen, “Schweizerische Bauzei-
glio: «Matematica 28/30». in via Canova. tung”, Bd. 97, 21 febbraio 1931, n. 9, p. 97.
_ 59. M.L. Neri, Enrico Del Debbio, Idearte, _ 66. A. Tami, Dove trattasi dell’architettura _ 75. La trattativa con la Società ticinese per
Viareggio 2006. come questione straticinese, in Lo Straticine- l’assistenza ai ciechi, interessata a un terreno

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R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA

per l’edificazione di un Asilo dei ciechi, non _ 87. Jean-Pierre Hakuba (1912-1997) dopo _ 94. Il concorso per l’Asilo dei ciechi veniva
andò a buon fine perché la società preferì aver collaborato con diversi studi luganesi, si aperto dalla Società ticinese per l’assistenza ai
acquistare una proprietà al Ricordone, giu- dedicò all’insegnamento, poi alla libera pro- ciechi (STAC) il 12 giugno del 1934 e la con-
dicata più salubre. fessione. Nel 1938 il suo progetto di concor- segna era fissata per il 31 agosto seguente.
_ 76. Relazione dattiloscritta allegata al pro- so per la nuova città universitaria di Berlino _ 95. Questi temi sono analizzati nella sezio-
getto «Me basteria». fu tra i trentatrè segnalati su settecentocin- ne “Opere e progetti”.
_ 77. Nelle case di Salvisberg il modello è quanta lavori esaminati. _ 96. Ancora nel 1935, nel concorso per la
sviluppato nelle superfici corrispondenti a _ 88. ASB, Dipartimento della pubblica Casa parrocchiale di Mendrisio, nell’attribu-
prestigiose residenze borghesi, con l’aggiun- Educazione, c. 29 bis, f. 3.1. Le trascrizioni zione del primo premio a Rino Tami fu de-
ta di locali accessori quali la Gartenzimmer, delle missive di Rino Tami a Hakuba fanno terminante il costo preventivato, data la
veranda con ampie vetrate apribili. parte dell’incarto concernente il ricorso di scarsa disponibilità di mezzi della parroc-
_ 78. A introdurre a Zurigo le teorie di Klein Guglielmo Fraschina contro l’aggiudicazio- chia, non il linguaggio vernacolare proposto.
fu probabilmente lo stesso Salvisberg, che ne del primo premio ai fratelli Tami nel con- Il concorso per la nuova Casa parrocchiale
con lui aveva avuto modo di collaborare du- corso per la Biblioteca cantonale. Secondo di Mendrisio fu aperto il 25 aprile del 1935
rante la pluridecennale attività berlinese. A. le lettere, inizialmente Tami e Hakuba e prevedeva la consegna per il 15 giugno. La
Klein, Neues Verfahren zur Untersuchung von avrebbero collaborato al progetto di Sassel- giuria era composta dall’architetto Eugenio
Kleinwohnungsgrundrissen, “Städtebau”, a. lo, poi avrebbero deciso di proporre un pro- Cavadini e dagli ingegneri Ettore Brenni e
XXXIII, n. 1, pp. 16-21. Il testo Ricerca sulla getto ciascuno. Tami, Hakuba e Barro si ri- Antonio Maggi (vedi “L’informatore”, 18
progettazione razionale delle piante di alloggi a trovavano anche a sciare ad Andermatt. maggio 1935). La scala interna a C, disegna-
superficie minima, è commentato in M. Baffa _ 89. Secondo quanto riferito a chi scrive da ta da Tami, potrebbe testimoniare una se-
Rivolta, A. Rossari, Alexander Klein, Mazzot- Claude Lichtenstein, che qui si ringrazia, greta osservazione di Casa Rocca Vispa di
ta, Milano 1975, pp. 115-128. ogni corso di Salvisberg era dedicato, a rota- Weidemeyer ad Ascona, oppure potrebbe
_ 79. U. Marbach, A. Rüegg, Werkbundsied- zione, a una tipologia edilizia. essere una variazione di un tema di Salvi-
lung Neubühl in Zürich-Wollishoven 1928- _ 90. La casa, in via Baroffio 7, è stata di- sberg. Il progetto vincitore non venne man-
1932, gta Verlag, Zurigo 1990. strutta mentre si scrivevano queste righe. dato in esecuzione per l’insorgere di polemi-
_ 80. Wohnkolonie Schweighof, “Schweizeri- _ 91. Episodio riferito dalla signora Maria che circa la scelta di costruire un edificio
sche Bauzeitung”, Bd. XCVI, 27 dicembre Lidia Storni-Creazzo. nuovo invece di riattare l’esistente. L’anno
1930, n. 26, p. 355. _ 92. I dieci concorrenti consegnarono ben seguente, trovata un’ubicazione che permet-
_ 81. A. Diethelm, Roland Rohn, gta, Zürich ventidue progetti. La giuria – composta da teva di limitare la spesa, l’incarico fu affidato
2003, pp. 146-147. Eugenio Cavadini, Cino Chiesa, dall’inge- all’ingegnere Giuseppe Roncati, che nel
_ 82. Tami continuò a utilizzare un reperto- gnere Fluck e dall’agronomo Howald – con- 1937 realizzò un edificio neoclassico, l’ulti-
rio di stile déco fino al 1934. Dopo i dettagli ferì un primo premio ex aequo a Giuseppe mo del suo genere, che, con la consueta sa-
per l’arredo di Casa Bosia, un’inferriata di fi- Antonini e Aldo Piazzoli. Un secondo pre- gacia, Graziano Papa ha definito «Il com-
nestra per Villa Paar a Morcote, i piani per i mio ex aequo andò al tecnico Sergio Batta- miato della storia».
mobili della camera da letto degli sposi Bor- gello – che troveremo tra gli iscritti al con- _ 97. Nel concorso del 1936 per il Palazzo di
donzotti Respini, e gli interni del ristruttura- corso per la Biblioteca cantonale – e a Mo- Giustizia di Lugano, a tutt’oggi non è chiaro
to Cinema Centrale a Chiasso. Nella sala desto Beretta. Si veda: Esposizione cantonale quali meccanismi portarono la giuria presie-
chiassese l’attenzione principale dell’archi- di agricoltura e rami affini: rapporto della giu- duta dal consigliere di Stato socialista Gu-
tetto andò però allo studio di una soluzione ria pel concorso di costruzioni rurali, “Rivista glielmo Canevascini, e di cui erano membri
atta a inserire nella sala i 350 posti a sedere tecnica della Svizzera italiana”, a. XXIII, Maurice Braillard e Piero Portaluppi, a lau-
richiesti dal committente. agosto 1934, n. 8, pp. 85-87. Il progetto di reare il monumentale progetto di Piero Re-
_ 83. Dopo Casa Fischer Marcionelli, Casa Tami fu pubblicato in “Architettura italia- spini, dall’esagerata volumetria, relegando al
Moor a Beride, Casa Steiner a Luino, Ca’ del na”, 1939, pp. 348-350. terzo posto la semplice proposta di Fraschi-
Medico a Stabio eccetera. _ 93. A questi personaggi noti se ne deve ag- na, che presentava una volumetria più conte-
_ 84. U.K. Stöhner, Untersuchung über den giungere uno quasi sconosciuto, Mario Bra- nuta e una soluzione planimetrica migliore.
Beitrag Alexander Kleins zur Entwicklung ghini, licenziato dalla Scuola dei Capomastri _ 98. L. Chazai, Il problema dell’Archivio
und Bewertung von Grundrissen im Geschos- nel 1933 con l’aggiudicazione del Premio cantonale, Tipo-Litografia Cantonale, Gras-
swohnungsbau, Politecnico di Berlino, tesi Maraini per i migliori risultati. Non potendo si e Co., Bellinzona 1931, pp. 75-79.
di dottorato, Berlino 1976, pp. 46, 53, 54. partecipare direttamente ai concorsi perché _ 99. ASB, DPE, lettera di G. Cattori a C.
_ 85. In particolare il punto 6 regola i rap- italiano e sprovvisto di un titolo di architet- Chiesa del 31 marzo 1931. La Biblioteca
porti tra cucina, soggiorno e balcone: «Der to, dovette collaborare con altri progettisti, cantonale universitaria di Friborgo risale al
Balkon am Wohnzimmer gilt als Verlänge- tra i quali gli stessi fratelli Tami, ed è impos- 1913, la Centrale di Zurigo al 1917.
rung der Wohnung. Der Zusammenhang sibile seguirne le tracce. La presentazione _ 100. ASB, DPE, lettera di C. Chiesa a G.
des Balkons mit einem Gemeinschaftsraum del suo progetto per il Padiglione dei bam- Cattori del 28 giugno 1931, allegata al pro-
ermöglicht die Benützung durch alle bini incominciava con una terminologia ana- getto di nuova sede per la Biblioteca canto-
Bewohner. Das Essen kann auf dem kürze- loga a quella di Tami: «Nel compilare que- nale.
sten Wege auch auf dem Balkon gebracht sto progetto non mi preoccupai della forma, _ 101. ASB, DPE, lettera del Dipartimento
werden», ibidem, p. 54. ma lasciai che scaturisse dalla sostanza». Si federale degli Interni al Consiglio di Stato ti-
_ 86. Il disegno è un’interpretazione del fa- veda M. Braghini, Progetto per un edificio ad cinese del 12 aprile 1932.
moso schizzo di Erich Mendelsohn per la uso ricovero per bambini, in Il 900 e il 900 da _ 102. Per la descrizione del bando si veda la
Torre Einstein. noi, …, cit., p. 7. sezione “Opere e progetti”. Francesco Chie-

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RICCARDO BERGOSSI

sa inviò il bando al Dipartimento il 28 mag- 22 febbraio 1937, in ASB, DPE, s. 29bis, f. tenne premi, tanto meno il secondo, la busta
gio del 1936 e spiegò di averlo compilato ba- 2.2. “Sincerità architettonica” e “Gret 9013” sigillata con il nome dell’autore non fu aper-
sandosi sulle indicazioni della Società degli ricevettero giudizi tra loro assai simili; inol- ta ufficialmente ed è oggi impossibile sapere
ingegneri e degli architetti, sul bando di con- tre, la relazione di “Sincerità architettonica” con quali modalità i due architetti comaschi
corso per il Palazzo di Giustizia di Lugano e è conservata nell’archivio Ferrini e mi è stata avessero presentato la loro proposta.
sul progetto della Biblioteca nazionale. Il mostrata insieme al progetto “Gret 9013” da _ 115. Il progetto “Bibliotheca” è stato pub-
bando fu pubblicato in: Bando di concorso Giovanni Ferrini che ringrazio. I due dati blicato per la prima volta in P. Koulermos,
per il progetto di una nuova Biblioteca Canto- portano a credere a una paternità comune The work of Terragni, Lingeri and Italian Ra-
nale in Lugano, “Foglio Officiale del Canto- per i due lavori. tionalism, “Architectural design”, marzo
ne Ticino”, a. XCIII, 14 luglio 1936, n. 56, _ 110. «L’edificio è scomposto in parti fun- 1963, n. 3, p. 124. Per una sua analisi pun-
pp. 829-831; integrato con: Risoluzione go- zionali e poi ricomposto secondo un sistema tuale si veda G. Ciucci (a cura di), Giuseppe
vernativa circa il concorso per il progetto d’u- gerarchico che distribuisce le parti maggiori Terragni. Opera completa, Electa, Milano
na nuova Biblioteca Cantonale in Lugano, e quelle minori secondo il loro ruolo specifi- 1996, pp. 493-495. Si veda anche C. Baglio-
“Foglio Officiale del Cantone Ticino”, a. co. In generale ne nascono forme asimmetri- ne, E. Susani (a cura di), Pietro Lingeri,
XCIII, 24 luglio 1936, n. 59, p. 878. che, ordinate dai percorsi ed articolate attor- 1894-1968, Electa, Milano 2004, p. 240.
_ 103. L’architetto e uomo politico socialista no a punti di riferimento precisi: le entrate, _ 116. ASB, DPE, s. 29bis, f. 3.1, ricorso di
ginevrino Maurice Braillard (1879-1965), di- le zone di controllo (…) i luoghi emergenti Guglielmo Fraschina e Giuseppe Ferrini al
rettore del Dipartimento delle Costruzioni (…)», T. Carloni (a cura di), Rino Tami, …, Consiglio di Stato chiedente l’interruzione
del Cantone di Ginevra dal 1933 al 1936, era cit., p. 154. della premiazione, datato 11 marzo 1937 e
membro effettivo della giuria nel concorso _ 111. Le annotazioni formulate sul progetto lettera d Fraschina a Bräuning, presidente
per il Palazzo di Giustizia, chiamato dal con- Fraschina furono: «1. Progetto interessante. della Commissione SIA per i concorsi, del
sigliere Guglielmo Canevascini. Paul Vi- 2. Disposizione originale. 3. Razionale distri- 23 marzo 1937. Rohn (1905-1971) nel 1937
scher (1881-1971) era all’epoca presidente buzione dei servizi, salvo il difetto di comu- aveva realizzato soltanto le scuole zurighesi
del Consiglio della Società degli Ingegneri e nicazione diretta tra l'ufficio di distribuzio- Burhrein e Manegg, funzionaliste, e la somi-
Architetti. ne e la sala di lettura. Non è inoltre prevista glianza con il progetto di concorso per la Bi-
_ 104. Nonostante la perdita della relazione la sorveglianza della medesima. 4. Volume e blioteca si esaurisce in questo.
allegata, il progetto Tami fu interpretato fa- in conseguenza costo appena superiori al _ 117. Documenti in: ASB, DPE, c. 29bis, f.
cilmente già dai due tecnici che stilarono i prescritto. 5. Notevoli qualità architettoni- 4.1. Chiesa aveva avuto mano libera dal Di-
rapporti preliminari, l’ingegnere Riccardo che, discutibile il porticato d'ingresso». partimento per la compilazione del bando,
Gianella e l’architetto Ginevro De Marchi, _ 112. Le tavole del progetto di Fraschina, co- eppure non aveva inserito nessun vincolo
rappresentanti della sezione ticinese della me quelle degli altri progetti premiati, non sull’aspetto della biblioteca, come avrebbe
Società degli ingegneri e degli architetti. tornarono agli autori, restarono allo Stato ma potuto, magari facendo leva sulla prossimità
_ 105. La Biblioteca nazionale, costruita su andarono perdute. Le tre relazioni (la quarta, del Liceo e della Chiesa evangelica, anzi,
progetto degli architetti Alfred Oeschger, dei Tami, era già mancante prima dell’esame) aveva concesso la più ampia libertà di
Emil Hostettler e Joseph Kauffmann tra il furono ritirate dal Dipartimento e si sono espressione. La posizione di Chiesa si irri-
1929 e il 1931, è caratterizzata dalla suddivi- conservate. L’archivio professionale di Fra- gidì sulla tutela del verde quando fu chiaro
sione in unità funzionali (deposito di otto schina, un tempo custodito nella casa di fami- che l’ampliamento della lunghezza del depo-
piani e corpi bassi per consultazione, uffici e glia a Bosco luganese, risulta distrutto. sito e l’inversione planimetrica con sua di-
servizi), accompagnata da un linguaggio es- _ 113. «Architettura senza grande interesse» sposizione lungo il viale Cattaneo, decise dai
senziale. Si veda: M. Bilfinger, La Biblioteca fu il giudizio espresso per il progetto “Parco” Tami con Marcel Godet nel gennaio del
nazionale svizzera a Berna, Società di Storia di Eugenio e Agostino Cavadini, «Architet- 1938, avrebbero portato ad occupare una
dell’arte in Svizzera, Berna 2001. tura seria e d’un certo carattere» per “Fust” superficie maggiore di quella prevista sulle
_ 106. La sua corrispondenza morfologica con di Maroni, buona disposizione ma «Architet- tavole di concorso. Ne sarebbe conseguita la
il deposito della Biblioteca nazionale di Ver- tura priva di interesse» per il progetto “Lu- distruzione delle piante fiancheggianti il via-
sailles, realizzato nel 1932 da Michel Roux- ce” di Brunoni. Lodi riscosse invece il pro- le, che preventivamente Chiesa aveva voluto
Spitz, esprime la tendenza ad avviare processi getto “Gret 9013” di Giuseppe Ferrini con salvare escludendo la superficie di loro per-
di definizione linguistica puntuale per ogni ti- Jean-Pierre Hakuba, per una apprezzabile tinenza dall’area di concorso, area verde che
pologia edilizia, e spiega la lontananza tra que- composizione volumetrica, abbinata a piante i Tami stessi, in una lettera a Celio, avevano
sti edifici e la Biblioteca di Viipuri di Alvar funzionali ma a una eccessiva volumetria, definito «piccolo parco». Lettera di Carlo
Aalto, sorta nello stesso periodo, ma destinata giudizio pressoché analogo ricevette “Since- Tami a Enrico Celio del 31 gennaio 1938.
ad altre modalità di fruizione. rità architettonica”, elaborato probabilmente _ 118. Narrando le vicende della Biblioteca
_ 107. ASB, DPE, c. 29, f. 1.3, lettera di Mu- anch’esso da Ferrini e Hakuba. Lodi anche in un’intervista, Tami parlò del dissidio avu-
zio allegata al rapporto di Cino Chiesa a Cat- per l’architettura al settimo classificato to con Chiesa sulle piante, ma attribuì ad al-
tori del 28 giugno 1931. “a.m.e.u.” di Aldo Piazzoli, liquidato però tri le critiche per l’uso del cemento armato.
_ 108. L’archivio di Braillard, conservato a per la «mediocre disposizione generale». Si veda D. Bachmann, G. Zanetti, Rino Ta-
Ginevra dalla omonima fondazione, non _ 114. L’equivoco deriva dall’impossibilità mi: die hohe Schule des Stahlbetons, in Archi-
contempla documenti sull’operato della giu- per Terragni e Lingeri di partecipare al con- tektur des Aufbegehrens. Bauen in Tessin,
ria di questo concorso. Ringrazio Giulia Ma- corso, riservato agli architetti ticinesi. I loro Birkhäuser, Basilea 1985, p. 57.
rino per la ricerca. nomi non compaiono nella lista ufficiale de- _ 119. Chiesa sollecitò il Dipartimento ad at-
_ 109. Relazione della giuria nel concorso per gli iscritti conservata tra i documenti del Di- tuare una permuta di terreno con la città di
il progetto di una nuova biblioteca a Lugano, partimento. Poiché il loro progetto non ot- Lugano, proprietaria del parco, in modo da

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R I N O TA M I E L’ A R C H I T E T T U R A I N T I C I N O N E G L I A N N I T R E N TA

spingere l’edificio verso il lago e occupare la servata una tavola probabilmente stesa per _ 144. Tessiner Baufragen, “Das Werk”, a.
minor superficie possibile del campo di gin- la realizzazione del campione menzionato XXVII, maggio 1940, n. 5, p. 135.
nastica del Liceo, del quale il Dipartimento nei contratti. _ 145. Si veda la sezione “Opere e progetti”.
di Igiene non accettava la riduzione. Su que- _ 132. Non a caso Jeanne Bueche, nella sua _ 146. Spettacolo musicale (Festspiel) cele-
sto punto si veda: ASB, DPE c. 29bis, f. 4.1, attività di architetto, si occupò con conti- brante il Ticino con musiche del maestro
lettera del Dipartimento di Igiene al Dipar- nuità di costruzioni e rifacimenti di chiese. Giovan Battista Mantegazzi, testi di Guido
timento della Pubblica Educazione del 4 _ 133. P. Bonatz, Leben und bauen, En- Calgari e scene di Mario Chiattone, rappre-
gennaio 1939. gelhorn Verlag Adolf Spemann, Stoccarda sentato durante la Landi. Sul tema si veda C.
_ 120. Licenza di costruzione rilasciata dal 1950, pp. 140-145. Piccardi, M. Zicari, Un’immagine musicale
Municipio di Lugano il 13 maggio 1938. _ 134. M. Laimer, P.E. Mattersberger, P. del Ticino, Giampiero Casagrande editore,
_ 121. Museo dei lavori pubblici di Parigi Pircher, 500 Jahre Stamser in Mais, Tappei- Lugano 2005.
(1936-1938). ner Verlag, Lana 1994, pp. 71-82. _ 147. O. Lurati, Dall’Elvetica ai “cortei sto-
_ 122. Teo Gärtner secondo la testimonian- _ 135. R. Hollenstein, 24 Domande a Rino rici”, in A. Ghiringhelli, L. Sganzini (a cura
za di Eligio Boni, che si ringrazia. Tami, in P. Carrard, W. Oechslin, F. Ru- di), Ticino 1798-1998. Dai baliaggi italiani
_ 123. E. Talamona, La nuova Biblioteca can- chat-Roncati (a cura di), Rino Tami …, cit., alla Repubblica cantonale, Casagrande, Bel-
tonale, “Corriere del Ticino”, 15 giugno p. 47. linzona 1998, p. 65.
1942. _ 136. Lettera di Tami a Ugo Donati, non _ 148. C. Chiesa, “Tessiner Stil”, “Rivista tec-
_ 124. Biglietto di Rino Tami a Tita Carloni, datata ma dicembre 1939. nica della Svizzera italiana”, a. XXX, gen-
non datato: si ringrazia Tita Carloni per la _ 137. F. Chiesa, Il senso estetico della popo- naio 1942, n. 1, pp. 12-13. La diffusione di
segnalazione. Per gli articoli menzionati si lazione ticinese, in L. Brentani, Le vie della queste decorazioni pittoriche murali, in Ti-
veda più avanti la Bibliografia. vita, Bellinzona 1918, pp. 36-37. cino ebbe inizio negli anni Trenta nell’am-
_ 125. Sulla vasta bibliografia concernente la _ 138. L’inserimento armonioso dell’edilizia bito del processo di consolidamento del
Biblioteca si veda la scheda nella sezione nel paesaggio avrebbe costituito l’impegno sentimento di identità nazionale, in risposta
“Opere e progetti”. principale della Commissione delle Bellezze alla deriva nazionalista in Europa. Esse cor-
_ 126. Il primo premio fu attribuito a Giu- naturali, istituita nel 1940 e presieduta da rispondono alla pittura murale patriottica
seppe Antonini che realizzò l’opera. Francesco Chiesa fino al 1960. in auge nello stesso periodo nella Svizzera
_ 127. Testimonianza di Romano Broggini _ 139. E. Berta, Casa e paesaggio nel Cantone tedesca. Sulla loro mancata corrispondenza
che si ringrazia. Ticino, Dipartimento della Pubblica Educa- con le decorazioni dell’edilizia rurale stori-
_ 128. Archivio provinciale dei Cappuccini, zione, Bellinzona 1932. ca ticinese si veda: G. Buzzi, Le dimore con-
Lugano, c. 64. _ 140. V. Frigerio, Una vipera nel giardino, tadine e i loro ornamenti, “Arte + Architet-
_ 129. Archivio ingegneri Agostino e Alfio Lugano 1952, pp. 94, 108. tura in Svizzera”, a. LVII, 2006, n. 2, pp.
Casanova. Si ringrazia Alfio Casanova. _ 141. A tale modello si informò anche l’edi- 27-34.
_ 130. Lettera di Ugo Donati ai Cappuccini lizia cittadina, ad esempio la Tanzina in riva _ 149. [F. Chiesa], La protezione delle bellez-
dell’1 dicembre 1938, APC, c. 64. Caccia, il cui progetto iniziale risale al 1937. ze naturali e del paesaggio, “Rivista tecnica
_ 131. P.C. Caldelari, Retroscena di un capo- _ 142. Tessiner Architektur von heute, della Svizzera italiana”, a. XXX, febbraio
lavoro. Ricordi e aneddoti sulla chiesa del Sa- “Schweizerische Bauzeitung”, Bd. 111, 7 1942, n. 2, pp. 23-26. Per un commento
cro Cuore in Bellinzona e sulla Via Crucis di maggio 1938, n. 19, p. 246. sull’attività di Francesco Chiesa in seno alla
Guido Gonzato, “Arte e storia”, a. III, mar- _ 143. P. Meyer, Die Architektur der Lande- Commissione delle Bellezze naturali si veda:
zo-aprile 2002, n. 9, pp. 56-63. In verità, sen- saustellung. Kritische Besprechung, “Das M. Agliati, La Commissione da totalmente
za nulla togliere all’abilità e alla sensibilità Werk”, a. XXVI, novembre 1939, n. 11, p. riformare, “Il Cantonetto”, a. XXXIX, otto-
delle maestranze, nell’archivio Tami è con- 342. bre 1992, n. 3, pp. 70-71.

83
Rino Tami e la cultura architettonica italiana:
punti di tangenza
Giulio Lupo

In un’intervista rilasciata a Roman Hollenstein e masse, di prevalenza di pieni sui vuoti, di sapiente
pubblicata nel 1992, Rino Tami ricordava, a propo- gioco di luce e ombre e, soprattutto, di proporzioni
sito del progetto per la Biblioteca cantonale di Luga- monumentali, non sembra trovare un riscontro così
no, la sua «conversione» al Movimento Moderno.1 rilevante nell’opera di Tami che possa giustificare un
Il termine «conversione» non può non far riflettere. ricordo a sessant’anni di distanza e tanto meno una
Innanzi tutto perché non è usato casualmente: Tami conversione.
lo utilizza ancora in altre due interviste, una rilascia- Evidentemente c’è dell’altro, che bisogna cercare tra
ta nel 1990 alla Radio della Svizzera Italiana e l’altra le pieghe di queste generiche categorie storiografiche.
apparsa nel 1992 su “Rivista tecnica”.2 La scelta della scuola romana in luogo del più vici-
In secondo luogo perché una conversione lascia no Politecnico di Milano è, in quegli anni Venti, la
supporre un cambiamento vissuto quanto meno manifestazione di una precisa volontà di ricerca del
con drammaticità, un periodo di crisi combattuto meglio. La Scuola Superiore di Architettura di Ro-
tra opposti principi e il rinnegamento di una prima ma, inaugurata pochi anni prima, nel 1920, era in-
“fede”. Da qui nasce spontaneo un primo quesito fatti la prima scuola d’architettura in Italia abilitata
storiografico: quale sarebbe stato il pensiero archi- a rilasciare il titolo accademico di architetto. Segui-
tettonico di Tami prima della sua «conversione»? ranno poi nel 1926 l’istituzione di quella di Venezia,
Nell’intervista a Hollenstein Tami contrappose la nel 1929 quella di Torino, nel 1930 quelle di Firen-
sua conversione all’«insegnamento romano, piacen- ze e Napoli e solo nel 1933 quella di Milano.4
tiniano, pseudoclassico», che egli avrebbe appreso Prima dell’istituzione delle Scuole Superiori, l’ar-
alla Scuola Superiore di Architettura di Roma fre- chitettura era insegnata in apposite sezioni delle Ac-
quentata dal 1927-1928 al 1929, per poi passare al cademie di Belle Arti, oppure nei Politecnici. Men-
Politecnico di Zurigo nel 1934.3 tre nelle Accademie si coltivava la tradizionale for-
Tami non approfondisce ulteriormente il suo ricor- mazione artistica dell’architetto, nei Politecnici si
do, che rimane pertanto compresso in queste generi- privilegiava l’aspetto tecnico della costruzione, for-
che categorie storiografiche, le quali, a dire il vero, se mando un “architetto civile” abilitato legalmente al-
assunte nel loro significato più diffuso, e cioè un’ar- l’esercizio della professione.
chitettura fatta di un libero e raffinato linguaggio La Scuola Superiore di Architettura di Roma aveva
classicista, di composizioni simmetriche di grandi invece come fine la formazione di un “architetto in-

1 85
R. Tami, Casa Hofer,
Castagnola, Lugano,
1943-1945 (con C. Tami).
G I U LI O LU PO

tegrale”: una nuova figura che sarebbe dovuta sca- Anziché Piacentini, che Tami probabilmente non
turire da un corso di studi che univa le tradizionali ebbe né tempo, né modo di frequentare, è più vero-
discipline artistiche a quelle tecnico-scientifiche. Il similmente Fasolo ad aver dato un imprinting dura-
programma era già stato prefigurato nel 1916 da turo alla formazione del giovane Tami, quanto me-
Gustavo Giovannoni e in teoria si poneva nel pano- no ad averlo introdotto alla cultura storica.
rama europeo come una novità assoluta. Come è noto, però, gli anni Venti sono stati anni di
Se, per un giovane degli anni Venti che aspirasse a di- grande fermento culturale in Europa. Erano nate le
ventare architetto, la scuola romana non poteva che avanguardie espressioniste del Novembergruppe e
apparire come la scelta più valida, nei fatti, però, dell’Arbeitsrat für Kunst; si era costituito il Bauhaus
quella scuola aveva ereditato forse fin troppo (corsi, di Gropius con un programma di insegnamento rivo-
programmi e docenti) dall’Accademia di Belle Arti, e luzionario impostato sulla ricerca di una nuova sinte-
anche se il programma degli studi contemplava ma- si tra arte e industria. Era nato il movimento De Stijl,
terie prettamente scientifiche, di fatto le materie che teorizzava l’avvento di una nuova universalità
compositive non subirono modificazioni sostanziali e nell’arte e la nascita di una nuova architettura plasti-
il linguaggio classico, coltivato tradizionalmente nelle ca. Erano questi gli anni delle stravolgenti, seppure
accademie, rimase imperante. poco diffuse, sperimentazioni formali del Costrutti-
Anche la novità costituita dal corso di Edilizia urba- vismo russo. In Germania si era costituito da tempo
na e arte dei giardini, voluto e tenuto da Marcello il Werkbund, con il compito specifico di ridurre le
Piacentini con il chiaro intento di formare una figu- distanze tra l’arte e la produzione industriale. Le
ra di architetto-urbanista improntata a una forte eti- Corbusier teorizzava la casa come machine à habiter
ca della civicità, se per un verso rispondeva a un’e- e insieme a Ozenfant avviava sulla rivista “Esprit
sigenza più che mai moderna di controllo della for- Nouveau” la ricerca sulla forma pura e sulla moder-
ma urbana delle grandi città europee, restava co- nità. Iniziavano a prendere corpo in diverse riviste te-
munque sostanzialmente ancorata a una concezione desche le tesi razionaliste e funzionaliste di Gropius,
urbana di tipo scenografico, e la strumentazione Richter, Stam, Lissitzky, Mies, Meyer: tesi che rimet-
che proponeva era esclusivamente architettonica ed tevano in discussione i compiti e il ruolo sociale del-
eminentemente classicista e monumentale. l’architetto ed elevavano a temi principali della disci-
Dei docenti conosciuti nei suoi anni romani Tami plina quelli dell’attualità, come l’abitazione di massa,
non ha che ricordi limitati a Enrico Del Debbio («pe- l’industrializzazione dell’edilizia e il controllo della
rennemente svagato») e a Vincenzo Fasolo («un sim- forma urbana.6
patico e vulcanico dalmata»).5 Di tutte queste sollecitazioni, come anche del feno-
Del Debbio insegnava Disegno architettonico e co- meno d’avanguardia più specificatamente italiano
me professionista riceveva proprio nel 1928 il suo del Futurismo, non giungeva eco nella scuola roma-
maggior incarico per la progettazione di quel com- na, e se anche qualche notizia delle esperienze euro-
plesso che diventerà il Foro Mussolini: un’icona del pee arrivava, la “pigrizia” e il “vuoto” del clima ar-
concetto fascista di romanità. Vincenzo Fasolo era chitettonico romano, perfettamente delineato da
già una personalità più autorevole, uno dei fondato- Manfredo Tafuri, erano «capaci di smorzare, di as-
ri della scuola d’architettura romana, insegnante di sorbire, di inglobare in sintesi eclettiche, veloce-
Storia e stili dell’architettura, studioso dell’opera di mente rinnovate a seconda delle pressioni e delle in-
Michelangelo e della spazialità barocca borrominia- fluenze esterne, ogni nuova sollecitazione: in quel-
na, che cercava di riproporre anche nelle sue archi- l’eclettismo ciò che si presentava in campo europeo
tetture, come il Liceo Mamiani a Roma del 1926. come esigenza di un modo morale di agire, di rin-

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R I N O T A M I E L A C U LT U R A A R C H I T E T T O N I C A I T A L I A N A

novamento che conteneva implicitamente una sua vanza. E solo con la seconda esposizione del MIAR,
ideologia, veniva puntualmente spogliato (…) di tenuta ancora a Roma nel 1931, il nuovo movimento
ogni contenuto, di ogni slancio progressivo: per ri- architettonico raggiunse il grande pubblico. Grazie
manere ridotto a forma pura, quindi capace di esse- al provocatorio “Tavolo degli orrori” che mise alla
re assunto in un repertorio tendenzialmente aperto, berlina l’architettura accademica e passatista italiana,
perché sostanzialmente vuoto».7 e grazie alla selezione delle opere sicuramente più at-
Il quadro della situazione sintetizzato da Manfredo tinente al programma razionalista, questa seconda
Tafuri è ripreso più volte dalla storiografia successi- esposizione attirò sul movimento razionalista italiano 2

va: la scuola romana aveva come sua specifica carat- l’attenzione critica delle diverse fazioni della cultura
teristica l’immobilismo e l’impermeabilità alle ricer- architettonica, Sindacato fascista degli architetti
che artistiche estere. compreso, e scatenò un vivacissimo dibattito, non so-
Ma non è una mancanza della sola scuola romana. lo sulle riviste specialistiche ma anche e soprattutto
In tutta Italia le disparate e diverse ricerche estere, sui quotidiani più diffusi.11
che solo dal 1936, con il libro di Pevsner, verranno Ma nonostante l’ampia eco nella pubblicistica, la
unitariamente riconosciute come Movimento Mo- Scuola Superiore di Architettura romana rimaneva
derno,8 ebbero infatti uno scarso accoglimento. So- sostanzialmente impermeabile. Non perché contra-
lo le tesi razionaliste ebbero qualche rilevanza, dif- ria alla modernità in sé. Tutt’altro. Ma perché per-
fuse da un gruppo di giovani architetti milanesi, il seguiva un’idea di modernità tutta italiana, ricercata
Gruppo 7, costituitosi nel 1926 a Milano e i cui nella continuità con il passato, con la tradizione e la
scritti, tuttavia, trovarono inizialmente ospitalità in classicità. A questo indirizzo impresso con chiarez-
una rivista di nicchia e di “modesta rilevanza” come za alla Scuola Superiore di Architettura da Gustavo
“La Rassegna italiana”.9 Giovannoni, che a partire dall’anno accademico
E solo a seguito del grande evento costituito dall’E- 1927-1928 è nominato direttore e almeno sino al
sposizione internazionale d’architettura di Stoccarda, 1935 ha controllato di persona i corsi di composi-
organizzata dal Werkbund nel 1927, che decretò il zione architettonica e l’orientamento delle tesi di
successo e la diffusione in tutta Europa dell’architet- laurea, non c’erano consistenti alternative in campo
tura dai tetti piani, pareti bianche e finestre a nastro, accademico nazionale.
si arrivò nel 1928 anche in Italia alla Prima esposizio- La principale antagonista della scuola romana di Pia-
ne di architettura razionale, tenuta a Roma al Palazzo centini era infatti la scuola milanese di Giovanni Mu-
delle Esposizioni di via Nazionale, organizzata dal zio, che non mostrava rilevanti differenze con quella
MIAR (Movimento Italiano di Architettura Raziona- romana: ambedue avevano, infatti, come base forma-
le) in cui confluirono tutti i componenti del Gruppo tiva il linguaggio classicista. L’antagonismo riguarda-
7. Ma neppure questo evento riuscì a scalfire la mo- va esclusivamente il potere accademico e si manife-
noliticità della cultura architettonica italiana domi- stava sostanzialmente nella spartizione delle cattedre,
nante, un po’ per i lavori esposti scarsamente rappre- nell’espletamento dei concorsi d’architettura, e nel-
sentativi del nuovo indirizzo e un po’ per la selezione l’acquisizione dei grandi lavori pubblici nazionali.12
degli architetti, troppo ampia ed eterogenea.10 Era un antagonismo che di fatto spegneva, piuttosto
Non è infatti un caso che di questo evento, importan- che animare, il dibattito architettonico nelle scuole.
te per la cultura architettonica italiana, non ci sia al- Un fatto, questo, assolutamente evidente ai giovani
cuna traccia nei ricordi di Tami, che pure in quell’an- architetti milanesi del Gruppo 7 che, riconoscendo le
no era sicuramente a Roma. L’architettura razionali- due tendenze, quella romana e quella milanese, nel
sta in Italia fu inizialmente un evento di scarsa rile- loro programma del 1926 ne restituivano un’immagi-

2 87
Prima esposizione
di architettura razionale,
Roma, 1928; progetti di
A. Sartoris, G. Capponi,
A. Libera, G. Minnucci,
A. Scapelli.
G I U LI O LU PO
3 4

la potenzialità dei materiali alle funzioni più semplici,


più elementari, più facili», ad usare «pilastri di ce-
mento armato, rari, distanti; travi orizzontali, diritti e
basta», Piacentini mostrava di fatto quanto fosse col-
ta, complessa, fantasiosa e ricca la libertà conquistata
dalla scuola romana: una libertà raggiunta attraverso
lo studio profondo del linguaggio classico e di un mi-
surato allentamento delle sue regole grammaticali. E
a chi frequentava Roma e conosceva la libertà dei raf-
finati impaginati delle facciate degli edifici piacenti-
niani, come per esempio le case in via Porpora del
1921, in via Liegi del 1922, in via Flaminia del 1924,
l’architettura esposta dai primi sedicenti architetti ra-
ne pressoché omogenea: «i primi [la scuola romana] zionalisti non poteva che apparire, come diceva Pia-
si sono rifatti più ancora che al classico, al nostro centini, «musona e francescana».15
grande Cinquecento, raggiungendo a volte una sere- Dunque, nel 1928-1929, gli anni romani di Tami, la
na nobiltà; ma ormai la loro maniera è degenerata in cultura classicheggiante monopolizzava ancora l’in-
troppo facile cifra, e si limita ad una opposizione di segnamento dell’architettura: la voce e il potere di
piani bugnati e superfici bianche. I secondi [la scuola Giovannoni sovrastavano qualsiasi evento straniero
milanese] si sono rivolti alle eleganze neoclassiche e e, in un dibattito ancora povero di temi e di batta-
ne hanno tratto risultati indubbiamente raffinati e glie, la scuola romana rappresentava la via più auto-
piacevoli; ma sono caduti nel puro decorativismo».13 revole e sicura da seguire. Lo stesso Tami ha più vol-
L’opposizione della scuola romana a questi primi fer- te ricordato che la sua conoscenza dell’architettura
menti “rivoluzionari” provenienti dall’estero era di Terragni non era stata certo della prima ora.
pressoché accentrata nella figura di Piacentini. In
qualità di esperto di architettura internazionale per la
rivista “Architettura e arti decorative”, di cui era di-
rettore insieme a Giovannoni, praticamente l’organo
ufficiale della scuola romana e la rivista più diffusa a
livello nazionale, Piacentini fece da argine, per quan-
to gli fu possibile, agli eventi più dirompenti, rintuz-
zando con elegante retorica, giocata sul paternalismo
e sul paradosso, tutti i tentativi di affermazione delle
nuove tendenze e teorie, contribuendo a confinare
l’architettura razionalista a fenomeno di moda e di
biasimevole esterofilia.14
Celebre è la recensione di Piacentini alla Prima espo-
sizione di architettura razionale del 1928. Lo scritto
è tutto giocato nel ribaltare il significato di libertà di
cui i razionalisti si facevano eroici portatori. Dimo-
strando quanto fosse rinunciataria la libertà conqui-
stata da questi architetti, pronti a «ridurre gli sforzi e
5

88 3 4 5
M. Piacentini, M. Piacentini, C. Tami, Villa Polar,
Casa Giobbe della Bitta Casa ad appartamenti, Breganzona, 1928-1929
presso Roma, 1922-1925. Roma, 1918-1924. (con R. Tami).
R I N O T A M I E L A C U LT U R A A R C H I T E T T O N I C A I T A L I A N A

Cultura mediterranea

In uno scritto del 1946, Lettre tessinoise,17 Tami è


un po’ più esplicito in merito alla sua passata prima
fede architettonica. Da convertito, confessa infatti
d’essere stato un «peccatore» e confessa anche qua-
li siano state le «deviazioni» che lo avevano portato
fuori dalla retta via. «Je reconnais que certaines des
mes constructions, certains de mes projets ont pré-
senté les déviations que je viens de stigmatiser: mais
chacun sait qu’il y a plus de joie dans le ciel pour un
pécheur qui se repend que pour cent justes qui
6
n’ont pas besoin de pénitence».18
Ebbene, se questo «insegnamento romano, piacenti- Le deviazioni che Tami stigmatizza in questo suo
niano, pseudoclassico» aveva in quegli anni più visibi- saggio riguardano una tendenza architettonica che
lità e più autorevolezza – ricordiamo che “Casabella” negli anni Trenta, in modo confuso ma ostinato,
inizia a diffondere l’architettura razionalista solo dal perseguiva una «ribellione contro la geometria».
1930 – ci si accorge però, e non senza sorpresa, che il È in questa cultura dell’«anti-geometria», come la
repertorio classicista a-sintattico, a-tettonico di Mar- chiama Tami, che dobbiamo cercare la sua prima
cello Piacentini e Giovanni Muzio, in pratica lo “stile fede architettonica e che, in una certa misura, come
Novecento”, non ha avuto di fatto una grande presa si vedrà più avanti, ha qualche punto di tangenza
nei primi progetti di Tami. Più precisamente questa con le ricerche della scuola romana e piacentiniana
influenza è limitata a un frammentario repertorio di sull’architettura “minore” italiana.
decorazioni architettoniche di Villa Polar-Righetti del Tra quelle «certaines constructions» e quei «certains
1928, e sostanzialmente ai primi progetti del 1929 e projets» che Tami confessa impostati in modo anti-
del 1930 per Casa Fischer-Marcionelli, completamen- geometrico spicca, come un paradigma, Villa Vella a
te diversi da quello poi realizzato nel 1936.16 Forte dei Marmi, progettata insieme al fratello Carlo,
La prima fede piacentiniana, romana o pseudoclassi- e pubblicata nella rivista “L’architettura italiana”, di-
ca di Tami sarebbe dunque ben poca cosa, niente più retta da Armando Melis, nel febbraio del 1940. Si
che semplici esercitazioni giovanili? tratta di una casa per vacanze che, sebbene piccola,
C’è ovviamente qualcosa di più e di diverso da co- appare molto articolata da vari corpi di fabbrica di
gliere nella conversione di Tami al Movimento Mo- altezze diverse, tutti coperti con tetto a spiovente, ag-
derno e, sicuramente, il riferimento alla scuola roma- gregati a un corpo principale e organizzati ad U at-
na e a Piacentini non corrisponde allo stereotipo sto- torno a un cortile.
riografico: non è infatti nella monumentalità o negli La casa ha un marcato carattere tradizionale, conse-
pseudoclassicismi dello stile Novecento che va cerca- guito attraverso l’uso dei materiali da costruzione
ta la prima fede architettonica di Tami. più tipici dell’edilizia spontanea della regione, cioè
Bisogna affinare l’indagine sull’insegnamento della intonaco sui muri, incavallature di legno a vista a
scuola romana. sostenere il tetto, tegole in laterizio, inferriate alle fi-
nestre in ferro battuto artigianale e pittura murale
come decorazione, a conferire prestigio e distinzio-
ne alla casa, nella migliore tradizione paesana.

6 89
R. Tami,
Casa Fischer-Marcionelli,
Lugano, 1929-1936
(con C. Tami).
G I U LI O LU PO

È da sottolineare come, in pianta e in alzato, non sia blicato nel 1933, nel primo numero di “Quadrante”,
stata ricercata alcuna forma geometrica regolare, e a firma di P. Bottoni, M. Cereghini, L. Figini, G. Fret-
complessivamente l’aspetto che i fratelli Tami confe- te, E.A. Griffini, P. Lingeri, G. Pollini, G.L. Banfi, L.
riscono a questo loro progetto è quello di un sempli- Belgioioso, E. Peressutti, E.N. Rogers, dove si propo-
ce casolare rustico tipico della campagna italiana.19 neva una mediterraneità intesa appunto come ricerca
La pubblicazione di Villa Vella nella rivista “L’archi- di uno «spirito», piuttosto che come repertorio di for-
tettura italiana” non è un caso fortuito o occasionale, me o di motivi folkloristici.22
bensì risponde a un preciso progetto culturale porta- Tra gli architetti razionalisti italiani c’era poi una
to avanti dalla redazione della rivista. frangia che nell’edilizia “minore” italiana e campana
La storiografia ha spesso concentrato l’attenzione cercava il primato italiano e mediterraneo sul razio-
sull’importanza del tema dell’architettura “minore” nalismo internazionale.23
negli sviluppi dell’architettura moderna negli anni Così, infatti, nella mostra fotografica che Giuseppe
Venti-Trenta, ma ha spesso privilegiato il solo Pagano e Guarniero Daniel organizzarono per la VI
aspetto della mediterraneità e, per di più, nell’acce- Triennale di Milano nel 1936 sull’architettura rurale
zione data dalla cultura architettonica razionalista. italiana,24 sebbene estesa alle tradizioni regionali di
Il termine mediterraneo, invece, come è stato sottoli- tutta l’Italia, si era privilegiata ancora la mediterra-
neato da Silvia Danesi nel 1988, è carico di ambiguità, neità dell’architettura “minore” campana, con l’espli-
fonte di equivoci e assunto come bandiera da schiera- cito scopo di dimostrare che in questa emergeva con
menti anche decisamente opposti e conflittuali.20 tutta evidenza la prevalenza delle «leggi di funziona-
C’era, infatti, la mediterraneità romantica della ricerca lità», «la composizione volumetrica pura», «la libertà
di Eric Mendelshon, che nel bacino del Mediterraneo dalla cadenza simmetrica», e soprattutto il carattere
cercava l’origine dell’architettura; c’era la mediterra- “autoctono” del tetto a terrazzo, inteso come «massi-
neità filoellenica di Le Corbusier, che nella Grecia an- ma conquista tecnica nell’edilizia mediterranea» – do-
tica cercava i valori assoluti ed eterni dell’architettura; po le coperture a cono e a cupola –, cercando in que-
7 c’era la mediterraneità dei razionalisti, che nell’edilizia sto modo di legittimare il tetto piano dell’architettura
spontanea campana e in particolare di Capri, Ischia e razionalista internazionale, quella di Le Corbusier, di
penisola Sorrentina, cercavano l’archetipo dell’archi- Gropius e di Mies van der Rohe, che la parte più re-
tettura cubica, bianca ed essenziale.21 triva e accademica della cultura architettonica italiana
Ed è proprio quest’ultima che viene sventolata come continuava a denunciare come estranea alla tradizio-
bandiera anche dal gruppo degli architetti italiani ne mediterranea, accusando, paradossalmente, i suoi
aderenti al MIAR all’Esposizione del 1931, e che sarà sostenitori italiani di «esterofilia, di nordismo e di teu-
poi meglio definita nel Programma d’architettura pub- tonismo», e non ultimo di «bolscevismo».25

8 9

90 7 8 9
“Architettura rurale italiana”, R. Tami, Villa Vella, R. Tami, Villa Vella,
mostra fotografica curata da Forte dei Marmi, 1939-1940 Forte dei Marmi, 1939-1940
G. Pagano e G. Daniel, (con C. Tami); (con C. Tami);
VI Triennale di Milano, 1936; fronte verso il mare. studio per la sezione
vedute dell’area vesuviana e sulla stanza di soggiorno.
della campagna di Livorno.
R I N O T A M I E L A C U LT U R A A R C H I T E T T O N I C A I T A L I A N A
10

Questa politicizzazione dell’architettura emarginava zione di Heinrich Tessenow, le varie correnti regio-
i sostenitori del razionalismo, produceva diffidenza, nali dello Heimatstil, il vernacolare scandinavo, e
e certo non contribuiva alla sua diffusione. persino le nostalgie populiste, nazionaliste e razziste
Sul fronte opposto ai razionalisti c’era invece la me- di Paul Schultze-Naumburg.
diterraneità dei classicisti accademici e dei “monu- In questo vasto campo di ricerche sull’architettura
mentalisti”, i quali, riducendo la mediterraneità a la- rustica si possono a ragione collocare anche il pro-
tinità e romanità, cercavano, di fatto, una continuità gramma di Armando Melis per la rivista torinese
di forme, piuttosto che di principi, con la classicità “L’architettura italiana”, come pure le prime ricer-
romana imperiale, che divenne, a partire dal 1936, il che di Rino Tami.
sostegno ideologico per quell’architettura che venne Non contraria all’architettura razionalista, seppure
chiamata in modo dispregiativo «degli archi e delle limitatamente agli edifici utilitaristici, e fautrice dello
colonne», e che risultò estremamente funzionale a stile Novecento, “L’architettura italiana” appoggiava
dare corpo alle aspettative del nuovo Impero fascista. la posizione di Carlo Enrico Rava, espressa nel famo-
Al di fuori del campo di battaglia sul quale si fron- so saggio Architettura di razza italiana, pubblicato nel
teggiavano gli opposti fronti razionalista e monu- gennaio del 1939, nel quale l’autore – tra i primi a so-
mentalista, si estendeva anche un altro e più vasto stenere la diffusione dell’architettura razionalista in
campo di interesse europeo per l’architettura rusti- Italia e tra i fondatori del Gruppo 7 – sosteneva il «fi-
ca e spontanea. Un campo, anche questo, estrema- lone italico, latino, mediterraneo», bandendo qual-
mente ambiguo, dal quale sono scaturite diversissi- siasi richiamo esterofilo e internazionale.26
me ricerche, come quella sulla semplicità domestica Già dal 1931 Rava si era posto, infatti, in netta con-
di Hermann Muthesius, la rivalutazione della tradi- trapposizione con la «corrente intransigente» del ra-

10 91
R. Tami, Villa Vella,
Forte dei Marmi, 1939-1940
(con C. Tami); sezione
trasversale e longitudinale
sulla stanza di soggiorno.
G I U LI O LU PO

zionalismo, identificata con «gli architetti del “Ring”, ne dell’edilizia spontanea rurale e montana del bacino
con alla testa Gropius e Mendelsohn, il gruppo di mediterraneo.29
Francoforte capitanato da May, il “Bauhaus” guidato Questo indirizzo si applicava sia al tema della villa sia
da Mies van der Rohe».27 al tema della casa rurale, per la quale la cultura archi-
Si trattava di una dissociazione allo stesso tempo di tettonica si sentiva impegnata a ricercare la forma
natura politica e architettonica da parte di quanti so- moderna. E con quest’ultimo filone di ricerca, la rivi-
stenevano l’internazionalità e l’estetica della macchi- sta si allineava perfettamente alla politica di ruraliz-
na come valori del movimento razionalista, ritenuti zazione e delle grandi opere di bonifica avviate dal
dalla cultura più allineata alle direttive del governo governo fascista negli anni Venti-Trenta.
fascista il prodotto della politica socialdemocratica di L’architettura rustica regionale come fonte per l’ar-
Weimar e della politica livellante del comunismo rus- chitettura moderna era già stata portata alla ribalta
so. Pertanto, le esperienze artistiche e architettoniche nel 1921 in occasione della Cinquantennale Romana
che portavano in primo piano le questioni sociali era- organizzata da Giovannoni, Morpurgo e Piacenti-
no sospettate di comunismo ed erano viste in aperto ni;30 e lo stesso Piacentini, l’anno seguente, aveva
conflitto con la politica del governo. promosso su “Architettura e arti decorative” l’archi-
Negli anni Trenta, e specialmente dopo il 1935, in tettura spontanea italiana come principale fonte d’i-
pieno regime di autarchia, si assiste a un indirizzo spirazione per le ricerche dell’architettura moderna
delle ricerche verso caratteri più spiccatamente na- nord-americana, quella di George Washington
zionali, riguardo i materiali, le tecniche costruttive e Smith in California o di Bigelow e Wadsworth nel
11 le forme architettoniche, censurando definitivamente Massachusetts.31
qualsiasi allusione all’architettura internazionale, Lo stesso Piacentini, di cui è ben nota la predilezione
specialmente dei paesi nemici all’Italia.28 per l’architettura monumentale, nel momento in cui
L’architettura spontanea mediterranea e, più in gene- eccezionalmente si trovò a progettare nel 1924 un’e-
rale, l’architettura rustica italiana diventò pertanto la dilizia residenziale urbana per una zona periferica di
vera e più pura sorgente da cui trarre l’espressione ar- Roma, la sistemazione del colle Aventino, si ispirò in
chitettonica più italianamente moderna, specialmente modo molto esplicito, per dare forma a uno dei cin-
per tutte quelle costruzioni a carattere domestico che que tipi di palazzina da lui progettati, proprio all’edi-
pretendevano avere sane radici nella terra italiana. lizia suburbana della tradizione rustica laziale.32
Prendendo le distanze dal razionalismo più intransi- Sempre in “Architettura e arti decorative”, vennero
gente come dal classicismo più gretto e di superficie, pubblicate nel secondo volume del 1929 due tesi di
Melis ritagliava per la sua rivista uno spazio tutto par- laurea della Scuola Superiore di Architettura, il pro-
ticolare: per l’architettura rappresentativa, istituzio- getto di Luigi Vietti per un albergo sul lago di Como
nale o a scala urbana sosteneva la monumentalità di e il progetto di Tullio Rossi per un club di sport ma-
marca piacentiniana e lo stile Novecento, esemplifica- rini presso Rapallo.33 Ambedue i progetti presentava-
to dalle case d’abitazione INA a Vercelli; per l’archi- no un chiaro repertorio formale tratto dall’architet-
12 tettura utilitaristica (scuole, ospedali, edifici pubblici) tura spontanea locale, a testimonianza dell’indirizzo
appoggiava un moderato razionalismo scandinavo – culturale dato nei primi nove anni alla Scuola Supe-
Paul Hedquist, Nils Ahrbom e Helge Zimdahl (Sve- riore di Architettura di Roma.
zia); Maerta Blomstedt e Matti Lampén (Finlandia); Negli anni Venti-Trenta l’architettura di ispirazione
Gudolf Blakstad e Herman Munthe-Kaas (Norvegia); rustica e mediterranea veniva proposta dalla scuola
Johannes Duiker (Olanda) –, e infine, per l’architet- romana come l’altra faccia della medaglia dell’archi-
tura domestica proponeva la semplicità della tradizio- tettura monumentale.

92 11 12
A. Legnani, G. Washington Smith,
Villa sul lago di Piediluco, Casa Dracaena,
Terni, 1939. Santa Barbara, California, 1918.
G. Giovannini,
Casa rurale in Borgo Panigale,
Bologna, 1939.
R I N O T A M I E L A C U LT U R A A R C H I T E T T O N I C A I T A L I A N A
13 14

Negli anni cruciali della formazione tra Roma e il Po- Capri lo è stato coi propri», e soprattutto, ad affina-
litecnico di Zurigo, Tami sembra aver evitato adesio- re uno stato d’animo che «avvicina singolarmente la
ni passive od opportunistiche tanto al facile e sicuro mentalità attuale a quella primitiva, giacché ogni for-
grembo del classicismo, come alle avventurose novità ma naturale o rustica è dotata al massimo grado di
che provenivano d’oltralpe, architettura razionalista codesto senso di costruttività».36
compresa. Tami sembra intraprendere una via che La ricerca del «senso di costruttività» maturata sullo
Plinio Marconi, docente alla scuola romana, ha chia- studio dei mezzi costruttivi dell’architettura sponta-
ramente delineato in un saggio del 1929, pubblicato nea costituisce il tratto comune tra l’insegnamento
in “Architettura e arti decorative”.34 «Ogni processo della scuola romana e l’insegnamento di Otto Rudolf
rivoluzionario» scriveva Marconi, «comprende due Salvisberg al Politecnico di Zurigo che, ricordiamo,
momenti apparentemente antitetici, in realtà colla- Tami iniziò a frequentare nel 1930, subito dopo aver
boranti: (…) da un lato lo sforzo di adeguare la for- lasciato Roma, e poi nel 1934.37
ma delle sensibilità (…) al vivere in modo assoluta- Ma mentre Salvisberg proponeva lo studio dell’ar-
mente attuale, al di fuori di qualsiasi processo stilisti- chitettura spontanea nordica, seguendo la tradizio-
co tradizionale (modernismo); dall’altro il bisogno di ne elaborata da Voysey o da Muthesius, Tami, coe-
rintracciare le origini dei processi formativi della sen- rentemente alla sua provenienza, osservava l’archi-
sibilità, onde ricomporre la forma in loro armonia, tettura a sud del Gottardo.
non più con ritorni parziali [al classico], ma del tutto Distillare dall’edilizia rurale il senso di costruttività,
radicali (naturalismo, primitivismo)».35 cavandone gli elementi costruttivi originari, piutto-
Marconi invitava pertanto a risvegliare «l’amore per sto che le forme folkloristiche e paesane, è stato il
la terra», ad apprezzare «il buon volume, l’ottima primo pensiero teorico e il carattere peculiare dei
proporzione, la significazione poetica degli anda- primi progetti di Tami.
menti lineari», a rimanere «nell’ambito dei nostri «Gli architetti “nuovi”, giovani,» esortava Tami nel
mezzi così costruttivi e semplici come il contadino di 1930, «sentano il dovere di difendere la fisionomia

13 14 93
L. Vietti, Progetto per un T. Rossi, Progetto per la sede
albergo sul Lago di Como, di un club per gli sport marini,
tesi di laurea, 1929. Rapallo, tesi di laurea, 1929.
G I U LI O LU PO

architettonica del nostro paese; non contribuire per- tettonica italiana, e la scelta dei progetti pubblicati
ciò alla introduzione di “mode” esotiche, ma ritorna- era ovviamente strumentale a dare corpo – insieme ai
re allo studio sincero e proficuo delle espressioni progetti per le case dei minatori di Carbonia, per il
d’arte nostrane. È triste il pensare che gli architetti, villaggio operaio di Testona Torinese, per le diverse
finora, non hanno mai avuto occhi per vedere i bei case rurali e per le ville al mare di Gio Ponti, Dome-
palazzi di Lugano, le belle chiese dei nostri paesi, le nico Morelli e Busiri Vici –, alla sezione della rivista
nostre belle case paesane».38 dedicata alla ricerca di una moderna architettura do-
L’incontro tra Armando Melis e Rino Tami, avvenu- mestica italiana.41
to in occasione dell’Esposizione nazionale di Zurigo Tuttavia, Tami non sembra aver condiviso l’ideologia
nel 1939, ebbe come base d’intesa questa comune ri- nazionalista della rivista. Il progetto di azienda agri-
cerca del senso di costruttività nell’architettura rusti- cola pubblicato nel numero di dicembre del 1939 è il
ca.39 Ed è in virtù di questa comune ricerca che Melis solo inviato da Tami nella convinzione che potesse
poté pubblicare ne “L’architettura italiana” i proget- interessare la cultura italiana, «dato il grande impul-
ti di Rino Tami per l’Asilo dei ciechi a Lugano, il pro- so e interesse esistente in Italia per tutto quanto con-
getto di Azienda agricola tipo, Villa Vella a Forte dei cerne bonifica di terreni e valorizzazione dell’agricol-
Marmi e il Grotto ticinese. tura», ma in realtà è accompagnato da una rigorosa
Il progetto per l’Asilo dei ciechi, con uno spiccato ca- relazione tecnica priva della benché minima giustifi-
rattere rurale conferitogli dal corpo a logge e dall’at- cazione ideologica.42
tico a forma di fienile, dal tetto a falde e dall’anda- E anche quando, in qualità di corrispondente dalla
mento planimetrico curvo a seguire le curve di livel- Svizzera, segnala dei progetti da pubblicare, questi
lo, era risultato vincitore nel 1934 in un concorso non sembrano avere alcuna pretesa di rispondere alla
presieduto da Salvisberg. La giuria riconobbe a Tami politica autarchica italiana, né tanto meno di essere
il merito di aver dato all’edificio «un aspetto simpa- funzionali alla politica di ruralizzazione avviata dal
ticamente nostrano».40 regime fascista.43
L’interesse di Melis per l’architettura di Tami era fa- Nel 1941 Tami fece infatti pubblicare i lavori dell’ar-
vorito dal fatto che il Ticino era considerato per tra- chitetto locarnese Paolo Mariotta, attivo ad Ascona,
dizione una regione appartenente alla cultura archi- per «le sue architetture [che] riecheggiano a forme e

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94 15 16
R. Tami, Progetto di concorso R. Tami, Asilo del ciechi,
per un’azienda agricola tipo, Lugano, 1934-1936
1934 (con C. Tami). (con C. Tami).
R I N O T A M I E L A C U LT U R A A R C H I T E T T O N I C A I T A L I A N A

aspetti di architettura provenzale o spagnolesca» e per tempo ebbero un grande successo di pubblico.49 Eu-
il modo con cui l’architetto si «soffermava con passio- genio d’Ors intendeva il barocco come una categoria
ne e con molto gusto nei particolari decorativi».44 a-storica, non riconducibile a uno stile, né a un perio-
Tra la rivista “L’architettura italiana” di Armando do storico determinato: indicava piuttosto una men-
Melis e Rino Tami sembra esserci stato solo un punto talità artistica che si contrapponeva in modo assoluto
di tangenza, costituito da un comune amore per l’ar- alla classicità.
chitettura spontanea e da una piena, consapevole ed Se il classico è ragione, il barocco è vita, scriveva
emotiva adesione alla cultura mediterranea.45 d’Ors. La classicità e il barocco diventano nel pen-
Nella Lettre tessinoise del 1946 Tami dichiarava in- siero orsiano due principi opposti, come il maschile
fatti: «Il San Gottardo non è una montagna qualsiasi, e il femminile. Se la classicità è razionalità, il barocco
ma il nodo di una linea immaginaria che separa il è l’irrazionale. Se la classicità è geometria, il barocco
mondo del Nord dal mondo del Sud (…) qui il sole è anti-geometria e bizzarria. Se la classicità è astra-
che risalta gli spigoli e definisce i volumi (…) dall’al- zione, il barocco è naturalismo, e per estensione il
tra parte la luce che mangia le forme».46 naturalismo comprende anche il pittoresco e il rusti-
E nel dattiloscritto Tami concludeva con un passo, co. Se la fonte del classico è l’Antico, la fonte primi-
poi stralciato dalla pubblicazione in quanto semplice genia del barocco è la preistoria, intesa come origine
commiato da Alfred Roth a cui la lettera è indirizza- del primitivo.
ta, ma non per questo meno significativo, in cui, do- Così come la monumentalità è un’espressione della
po essersi augurato di aver «fissato qualche riferi- classicità, viceversa l’ingenuità spontanea e semplice
mento nelle brume che invadono il cielo dell’archi- che nasce dalla vita rurale è nel pensiero orsiano
tettura», affermava in modo inequivocabile: «cielo un’espressione primigenia del barocco, è l’idioma na-
mediterraneo per un Ticinese, cielo e mare».47 turale del barocco: «Le baroque contient toujours,
Tami guardava, dunque, alla cultura italiana in quan- dans son essence, quelque chose de rural, de pay-
to appartenente al più vasto bacino mediterraneo di san».50 Questo pensiero orsiano è alla base del «baro-
cui fa parte a pieno diritto anche il suo Ticino.48 cus naturalis», categoria coniata da Tami per classifi-
Per il resto, nel suo rapporto con la cultura architet- care l’architettura anti-geometrica.
tonica italiana ci sono solo differenze. Una in parti- La visione estetica di Eugenio d’Ors era improntata
colare va subito rimarcata. Sebbene l’interesse di Ri- su un principio dualistico, molto in voga tra la critica 17

no Tami per l’architettura rustica e rurale possa aver artistica di quegli anni, derivato dalla teoria estetica di
avuto origine nella scuola romana, diventa nel tempo Nietzsche sulla conflittualità tra il principio apollineo
qualcosa di ben diverso dall’essere l’altra faccia del e il principio dionisiaco, elaborata nella Nascita della
monumentalismo piacentiniano. tragedia. Ma in luogo dell’eterna conflittualità nietz-
Per cogliere questa trasformazione bisogna riprende- schiana come motore del dramma, d’Ors immaginava
re la Lettre tessinoise. un’integrazione tra i due principi, in modo tale che
In un passo Tami etichetta l’architettura rurale, natu- ogni espressione artistica avesse necessariamente una
ralistica e anti-geometrica, come «barocus naturalis»; componente classica e una barocca; e a seconda della
e in un altro passo inventa l’etichetta di «barocus ma- percentuale dell’uno o dell’altro principio, d’Ors ri-
gicus» per stigmatizzare l’esagerata ricerca di libertà classificava gli avvenimenti della storia dell’arte, in-
e leggerezza dei padiglioni d’esposizione razionalisti. ventando una nuova e inedita periodizzazione.
Questo richiamo alla categoria del “barocco” è un Il giovane Tami aderisce al fascino di questa estetica
chiaro riferimento alle teorie estetiche del filosofo vitalistica, e ancor più al gioco classificatorio orsiano
spagnolo Eugenio d’Ors (Du Baroque, 1935), che al che ne consegue.51

17 95
P. Mariotta,
Villa sulla collina a Locarno
e Villa Forni a Bellinzona
(tratto da “L’architettura italiana”,
aprile 1941).
G I U LI O LU PO

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96 18
R. Tami,
Casa Fischer-Marcionelli,
Lugano, 1929-1936
(con C. Tami).
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Fra le sue carte è rimasto un foglio di appunti, in cui un repertorio formale, ma i principi archetipi dell’ar-
Tami schematizza il sistema di opposizioni della chitettura: l’onestà e la verità. L’architettura del pri-
teoria orsiana, ampliando lo schema con sue perso- mo Tami è un’architettura altamente morale.
nali interpretazioni riguardo la filosofia, la letteratu- Questa è in sostanza la prima fede architettonica di
ra, la musica, l’economia, per giungere fino alla po- Rino Tami.
litica. Il pensiero orsiano diventa per Tami una vi- «Le qualità estetiche di una casa corrispondono, in
sione del mondo.52 fondo, alle qualità morali dell’uomo. Mai come ora si
Jean Ellenberg, direttore delle riviste “L’Architecture è sentito tanto parlare di ritorno alla semplicità (di
Interieur” e “Vie Art Cité”, in una lettera del 1941 ri- concezione), alla purezza (di materiali), alla sincerità
conosceva tra le tante cose in comune con Tami an- (dell’aspetto)».55
che un entusiasmo per i «gusti primitivi», e inventava Le architetture degli anni Trenta-Quaranta, special-
a proposito dell’architettura dell’amico una pseudo- mente la serie di piccole case, rispondono perfetta-
categoria orsiana, il «primitivo-barocco»: un’architet- mente a questi principi morali. Se Villa Vella può es-
tura senza ferro e cemento, che sarebbe dovuta nasce- sere riconosciuta come il paradigma generale, il pro-
re direttamente dall’arte del muratore.53 totipo ticinese potrebbe essere il progetto del 1936 di
Non è un caso che Tami qualche anno dopo, nel Casa Fischer-Marcionelli: una ricercata ingenuità e
1943, scriva proprio un Eloge du vieux “muratore” semplicità enfatizzata sia nel repertorio architettoni-
per la rivista di Ellenberg “Vie Art Cité”, un altro co e ornamentale – il lampioncino sulla porta d’in-
importante tassello del suo pensiero architettonico. gresso, la banderuola a vento in forma di gallo –, sia
Infatti, lodando la saggezza antica e istintiva e la nel ricorso compiaciuto al disegno a mano libera per
«gioia del costruire» che il vecchio muratore porta- i dettagli esecutivi.
va nel cantiere, Tami invita tutti gli architetti a pro- Ecco allora che la Chiesa del Sacro Cuore a Bellin-
vare per lui una «segreta gratitudine perché egli zona, realizzata nel 1938-1939, non è “moderna”
sente ancora la “necessità d’architettura” che gli uo- nel senso di appartenenza al Movimento Moderno,
mini dalle mani bianche e delicate, gli eruditi e i pe- come Tita Carloni e Werner Oechslin hanno cerca-
danti, in questa nostra epoca di stupidi e di stolti, to di interpretare,56 e non è neppure soltanto “tradi-
non conoscono più».54 zionale”, cioè ispirata alle opere di Clemens Holz-
La «necessità d’architettura», il «senso di costrutti- meister, come avrà occasione di dichiarare Tami
vità»: nell’architettura spontanea Tami non cercava nell’intervista a Hollenstein. Più precisamente la

19

19 97
R. Tami, Chiesa del Sacro
Cuore di Gesù, Bellinzona,
1936-1939 (con C. Tami);
prospettiva dall’alto, schizzo e
particolare del fronte principale
(progetto realizzato).
G I U LI O LU PO
20

necessità del costruire. Una semplicità che deve es-


sere espressa dal buon architetto con la più raffinata
arte del costruire di cui è capace: «un muro in pie-
trame – scrive Tami a Ugo Donati – è tema della
massima semplicità apparente. Invece è molto diffi-
cile fare un muro di granito bello; vedi tutte le ca-
sette in pietrame del Bellinzonese una più lugubre
dell’altra; vedi le murature in pietrame delle ferro-
vie federali: esecuzione a stretta regola di razionalità
ma esteticamente povera, monotona, tipicamente
mentalità ferrovie federali! Facilissimo d’altra parte
fare l’errore opposto: una muratura in cui si vede la
mancanza di naturalezza».58
Dall’elementare tecnica costruttiva fino ai più piccoli
dettagli, come le ingenue inferriate o le mensole del
portico decorate con i popolari simboli degli evange-
listi, è tutto un’evocazione del modo simpliciter et
candide della tradizione delle chiese francescane.59
Da un punto di vista teorico, Tami si è sempre tenuto
lontano, facendosi forte del suo senso della costruzio-
ne, dalle manifestazioni romantiche dello Heimatstil e
dalle forme irrazionali nate da adesioni emotive al
luogo, la Geländeanpassung, che additava come la
più forte e subdola «giustificazione alla curiosa epide-
mia antigeometrica». Rifugge l’uso di forme rustiche
e folkloristiche di bassa estrazione popolare, in altre
Chiesa del Sacro Cuore è da intendere come “ba- parole lo stile Stuben – come Tami stesso lo chiama –
rocchus franciscanus”, secondo la nota categoria di importato dal nord e che una «moda malata» avrebbe
Eugenio d’Ors che vedeva nella «simpatia per la vi- elevato a modello e repertorio d’architettura: fatto di
ta» e nella «concordia con la natura» la base comu- travi non squadrate e relative salsicce appese, straboc-
ne a tutte le espressioni del barocco.57 care di gerani alle finestre, eccessivo decorativismo
La semplicità della chiesa di Tami è più imparentata del ferro battuto e, non ultimo, muri storti e angoli ar-
con la naturalezza della Porziuncola francescana rotondati da grossolani intonaci.60
che con le realizzazioni di Giovanni Muzio, la cui Tuttavia, qualche sua architettura degli anni Trenta
essenzialità è, al contrario, il risultato intellettuale scivola, in nome di una eccessiva adesione alla
molto elaborato di una ricerca nella classicità a-tem- Geländeanpassung, verso atteggiamenti romantici,
porale e metafisica. concedendo non poco allo Heimatstil.
La pianta a navata unica della chiesa di Tami, le La casa per vacanze “Il torchio” alla Lisora, Monteg-
murature di pietra a vista, le capriate di legno del gio del 1938 è fra queste61 e, sebbene non sia altro che
portico d’ingresso, il rosone, il tetto a falde, sono una ristrutturazione di un vecchio cascinale, di fatto
tutti elementi che fanno parte della più elementare non si distingue in nulla dalle costruzioni ex-novo rea-
logica costruttiva, della verità architettonica e della lizzate da Tami in questi stessi anni, sia nel trattamen-

98 20
R. Tami, Chiesa del Sacro
Cuore di Gesù, Bellinzona,
1936-1939 (con C. Tami);
disegno di dettaglio della
parete con il pulpito.
R I N O T A M I E L A C U LT U R A A R C H I T E T T O N I C A I T A L I A N A

to degli esterni, sia nella distribuzione interna, come Tami avverte il pericolo che l’anti-geometria possa a
anche negli arredi: il soggiorno a doppia altezza, il bal- ragione portare alla barbarie architettonica, alla per-
latoio, il divano-letto nel sottoscala, riprendono infatti dita del linguaggio architettonico: «On ne m’enlève-
soluzioni sperimentate anche in Villa Vella. ra pas de l’esprit que cet amour maladif des murs
Il Grotto ticinese all’Esposizione di Zurigo del 1939, grossiers, des poutres mal équarries, des parois salies
pubblicato in “L’architettura italiana” nel 1940, mise à dessein n’ait quelque secrète parenté avec la rebe-
in imbarazzo lo stesso Melis, che non poté nascondere lion contre la géométrie (…) Toutes nuances
una certa indulgenza di Tami verso «aspetti schietta- gardées, j’en arrive à me demander si les deux phé-
mente paesani», pur sottolineando subito appresso nomenes ne sont pas un aspect de cet amour du pri-
come l’autore non avesse «tuttavia perduto una sua mitif et du sauvage».64
particolare distinzione, un garbo misurato che evita a La Lettre tessinoise è al tempo stesso una confessio-
queste manifestazioni quella platealità da fiera».62 ne, una denuncia e un invito rivolto agli architetti ad
Nonostante sia ben chiaro a Tami che la ricerca del avere un maggior rigore geometrico.
senso di costruttività sia il versante opposto della ri- La conversione di Tami a una architettura più virile,
cerca di folklore, tuttavia è lui stesso che nella Lettre geometrica e razionale è molto più di un cambiamen-
tessinoise mette in guardia circa il pericolo di una pos- to di repertorio architettonico: è il cambiamento di
sibile ambiguità intrinseca nel concetto di “primitivi- una visione del mondo.
smo” e avverte l’urgenza di «fare il punto»: «C’est une Non dobbiamo tuttavia credere che questa conver-
très bonne chose que le retour à la nature, je suis loin sione all’architettura del Movimento Moderno sia
de le mésestimer, seulement il faut s’entendre, dissi- stata così repentina e netta come avrebbe voluto far
per les équivoques, en fixer les limites».63 credere Tami, avvenuta in occasione del progetto per
Così come l’esaltazione del vitalismo porta con sé an- la Biblioteca cantonale di Lugano, cioè nel 1936,
che la legittimazione della forza, della violenza, della l’anno del concorso. Tutt’altro: la conversione di Ta-
razza e degli istinti più primitivi e barbari, in breve, il mi ha avuto tempi molto lunghi.
rischio del tramonto della civiltà, allo stesso modo Innanzi tutto il linguaggio razionalista inizia ad esse-
re sperimentato l’anno prima, nel 1935, in occasione
di un progetto redatto insieme al fratello Carlo, per il
concorso del Padiglione dei bambini di Lugano.65
Contemporaneamente partecipavano al concorso
per la Casa parrocchiale di Mendrisio con un proget-
to impostato ancora su un ridondante linguaggio ru-
stico arricchito da due portali decisamente tratti dal 22

repertorio classicista.66
Nella stessa Biblioteca cantonale permangono molti
aspetti della sua prima fede architettonica: in alcuni
disegni di studio datati 1938 sono ancora evidenti al-
cuni ingenui tentativi di ridurre l’astrattezza della
composizione dei rigorosi volumi funzionali con al-
cuni dettagli tipici dell’architettura vernacolare: il
lampione a muro in ferro battuto, la pergola con vi-
ticcio, finestre oculari di stampo mediterraneo, la pa-
vimentazione in pietra rustica (beola) davanti l’in-
21

21 22 99
R. Tami, Progetto di concorso R. Tami, Chiesa del Sacro Cuore
per una casa parrocchiale, di Gesù, Bellinzona, 1936-1939
Mendrisio, 1935 (con C. Tami). (con C. Tami); disegno di
R. Tami, Progetto di concorso dettaglio del fronte principale
per un padiglione dei bambini, e particolare della muratura
Lugano, 1934-1935 esterna in pietra.
(con C. Tami).
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100 23
R. Tami, Biblioteca cantonale,
Lugano, 1936-1941
(con C. Tami); prospetti
meridionale e settentrionale
(soluzione del 1938) e veduta
del fronte di ingresso.
R I N O T A M I E L A C U LT U R A A R C H I T E T T O N I C A I T A L I A N A

gresso, la grande figura dell’angelo realizzata in me- prensione. Quando nel 1942 Giancarlo Palanti, vice-
tallo da Remo Rossi, che sta a ricordare le tradizionali direttore della rivista, chiese a Tami qualche architet-
pitture murali ticinesi.67 tura da pubblicare in attesa che venisse ultimata la co-
Non ultimo, la rinuncia alle potenzialità della facciata struzione della Biblioteca, Tami inviò foto e disegni di
libera, offerte dalla parete interamente in cemento una «casetta a Campione d’Italia» (Casa Elsener,
armato del primo piano del corpo di fabbrica d’in- 1941), la Cappella dell’Ospedale di Castelrotto e la
gresso, in favore di tradizionali finestre rettangolari a Casa “Il torchio”: nulla di più lontano dall’architettu-
doppia anta, conferiscono all’edificio un carattere di ra razionalista, di cui la rivista di Giuseppe Pagano
architettura domestica e di ricercata modestia. era notoriamente e senza nessuna possibilità d’equi-
Se per un verso Tami riconoscerà, in occasione del- voci l’organo di più ampia diffusione in Italia. E Ta-
la sua prolusione tenuta al Politecnico di Zurigo nel mi, che se n’era dichiarato «fervido lettore e ammira-
1958, nella bilanciata e armoniosa articolazione dei tore»,70 avrebbe dovuto saperlo. Sta di fatto che Pa-
volumi del Bauhaus di Gropius il modello per lanti, puntualmente, respinse il materiale inviato da
un’architettura «democratica», anzi «federalista»,68 Tami, giudicandolo di «carattere molto folcloristico»
tuttavia negli anni della progettazione della Biblio- e quindi fuori dalla linea editoriale.71
teca lo sguardo di Tami è rivolto all’“altro moder- Ad avvicinare Tami alle posizioni razionaliste è stata
no”, quello di Salvisberg, cioè a quell’espressione più verosimilmente l’amicizia con Alfred Roth, se-
del razionalismo meno normato e internazionale, guace di Le Corbusier e autore, nel 1940, di un libro 25

meno rigoroso e astratto ed anche meno impegnato di diffusione sulla “nuova architettura”.
nelle rivoluzioni sociali.69 Come amico e sincero ammiratore della Biblioteca
L’architettura razionalista italiana, quella di Terra- cantonale, Roth aveva cercato di avvicinare Tami al
gni, Lingeri, Cattaneo, Figini e Pollini, Cosenza, non movimento razionalista, introducendolo nel circolo
è necessaria per spiegare il nuovo corso del linguag- di Madame Hélène De Mandrot, che nel suo Castel-
gio architettonico di Tami espresso in occasione del- lo di La Sarraz aveva ospitato nel 1928 il primo
la Biblioteca cantonale di Lugano. CIAM. Appassionata d’arte e d’architettura, Mada-
Nei primi anni Quaranta non sembra esserci in Tami me De Mandrot nel 1941 ospitò Tami e Roth per una
neppure molta chiarezza riguardo gli artefici del ra- vacanza e a seguito delle discussioni sull’architettura
zionalismo italiano. I primi contatti con la redazione fece omaggio a Tami del libro di Le Corbusier La
di “Costruzioni-Casabella” per la pubblicazione della maison des hommes.72 Come direttore di “Werk”,
Biblioteca si svolsero, infatti, all’insegna dell’incom- Roth pubblicò diversi lavori di Tami, ma con gli an-

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24 25 101
R. Tami, Casa “Il torchio”, R. Tami, Casa Hofer,
Lisora, Monteggio, 1938 Castagnola, Lugano,
(con C. Tami); 1943-1945 (con C. Tami);
schizzo prospettico degli interni, prospetto principale
veduta della casa. corrispondente al
progetto realizzato.
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ni la sua architettura si discostò dalla linea più deci- paesaggio «cordialmente e dolcemente italico» del
samente razionalista impressa da Roth alla rivista, e Cantone Ticino. Nel numero di marzo del 1940
i rapporti si raffreddarono, con qualche momento pubblicò Villa Montarina a Lugano dell’architetto
di crisi, come nel caso della mancata pubblicazione Leo Bühring. Nella presentazione, Ponti dichiara di
di Casa Rossi-Del Prete nel 1955: il progetto, pre- preferire alla tendenza asconese, cioè le case con il
sentato da Tami come la soluzione di una «casa uti- tetto piano di stampo razionalista tedesco, la ten-
litaria di qualità, come dire, nel campo dell’automo- denza «paesistica» di Lugano e «le forme cordiali e
bile, la Volkswagen o la 1100 Fiat»,73 venne respinto naturali» che aveva scorto appunto nelle case di
dalla redazione, nonostante la compiacente metafo- Bühring, ma che avrebbe potuto trovare benissimo
ra macchinista di sapore lecorbusieriano che l’ac- anche in quelle di Tami.77
compagnava, con la motivazione che la redazione Tami, da parte sua, nel 1940 aveva promosso una
aveva preferito pubblicare progetti di case con tetti mediterraneità paesistica nel Ticino, facendo pubbli-
piani.74 care nelle pagine di “L’architettura italiana” – come
Nei primi anni Quaranta l’architettura di Tami sareb- abbiamo già avuto modo di ricordare – l’architettura
be stata sicuramente più affine alla linea editoriale «provenzale o spagnolesca» di Paolo Mariotta.
della rivista “Domus” diretta da Gio Ponti, il quale, I punti di tangenza con Gio Ponti si fermano qui. Per
infatti, aveva chiesto nel 1939 e poi nel 1940 alcune il resto ci sono ancora solo differenze: per esempio il
foto da pubblicare relative al Grotto ticinese e alla design e il progetto d’interni, cari a Gio Ponti, non
Casa “Il torchio”.75 In quest’occasione Tami cercò an- sono per nulla praticati da Tami. Sulla sua architettu-
che di avere un abboccamento con Ponti, ma né l’in- ra degli anni Quaranta, tutto sommato, la categoria
contro né le pubblicazioni andarono a buon fine.76 pseudo-orsiana coniata da Ellenberg del «primitivo-
Rimane però il fatto che un’affinità esisteva realmen- barocco» appositamente per classificare l’architettu-
te: Gio Ponti aveva infatti prestato nei suoi anni di ra dell’amico, regge ancora perfettamente.
direzione della rivista la massima attenzione al tema La Piccionaia, costruita a Castagnola (Lugano) nel
della mediterraneità e alla «linea semplice e rustica» 1943-1945, ne è un esempio. Già questo appellativo
dell’architettura domestica, che egli cercò anche nel dato a Casa Hofer è un chiaro rimando all’architettu-

26 27

102 26 27
R. Tami, Casa Hofer, R. Tami, Casa Benedick,
Castagnola, Lugano, Viganello, 1946-1947
1943-1945 (con C. Tami); (con C. Tami);
variante di progetto. sezione trasversale.
R I N O T A M I E L A C U LT U R A A R C H I T E T T O N I C A I T A L I A N A

ra rurale. «Un quadrato di m 7 per 7 che determina Neorealismo


il corpo principale», commenta sinteticamente Tami
in una didascalia scritta per la pubblicazione sulla ri- La permanenza di questa prima “fede” architettoni-
vista “Vitrum”, come se il quadrato costituisse l’es- ca nelle opere di Tami dei primissimi anni del dopo-
senza di questa architettura.78 guerra è favorita dall’evolversi delle vicende culturali
Ma il quadrato di pianta compare solo nella versione dell’architettura italiana.
del progetto datato marzo 1944, mentre nelle succes- In Italia la tragedia della guerra aveva smorzato
sive varianti la pianta viene dimensionata prima 6,70 ogni entusiasmo per la cultura industriale. La lette-
x 7,00 (26 maggio 1944) e poi 6,70 x 7,30 (10 ottobre ratura di Carlo Levi, Elio Vittorini, Cesare Pavese,
1944): un rettangolo invece di una simbolica figura e la cinematografia di Roberto Rossellini e Vittorio
geometrica regolare.79 De Sica avevano cercato più veri e saldi valori per la
Muri dritti e a squadra, ma senza concedere ancora rifondazione culturale del Paese nella realtà della
tanto facilmente gli onori della ribalta ai tracciati or- tradizione popolare e contadina, e nelle vicende
dinatori regolari e alle forme stereometriche dell’ar- dell’uomo di strada.
chitettura razionalista, verso la quale Tami avrebbe Un affine atteggiamento di realismo aveva informato
già operato la sua conversione. Tami non è disposto il programma dell’INA Casa, destinato a diventare il
ad accettare nessun sacrificio funzionale in nome del- principale motore della ricostruzione. Elaborato tra
la geometria regolare; non cede al fascino della geo- il 1949 e il 1950 in due volumi, il programma INA
metria e continua a preferire la logica di una proget- Casa era impostato sulla precisa direttiva politica di
tazione basata sugli elementi costruttivi, sulla natura- impiegare il maggior numero possibile di lavoro ma-
lità dei materiali, usando strumentalmente le irrego- nuale, rinunciando alla via dell’industrializzazione
larità del terreno per enfatizzare l’articolazione for- dell’edilizia e privilegiandone al contrario il carattere
male e ricercando non tanto la rusticità in sé, ma l’e- artigianale e le tecniche costruttive locali.
vocazione rustica. Il programma aveva come ideologia di base la casa
Casa Hofer a Castagnola nasce, infatti, da una sezione intesa come soddisfazione di «bisogni spirituali e ma-
attraverso la quale Tami studia la migliore aderenza teriali dell’uomo reale e non di un essere astratto». Il
con il pendio e un’architettonica visuale verso il lago linguaggio architettonico era quindi pensato per es-
e il cielo, enfatizzando gli elementi costruttivi tradi- sere familiare alla reale utenza, quella d’immigrazio-
zionali, come l’incavallatura lignea del tetto e gli ele- ne proveniente dalle campagne, e pertanto i nuovi
menti decorativi della tradizione popolare ticinese, nuclei urbani avrebbero dovuto manifestare un certo
come la pittura murale sulla parete del camino.80 carattere «spontaneo e genuino».83
Villa Vella e la versione Geländeanpassung ticinese Questa ideologia della casa trovò un valido supporto
della Piccionaia continuano ad essere per tutti gli tecnico nel Manuale dell’architetto, pubblicato nel
anni Quaranta due validi paradigmi per una gran 1946 a cura di Mario Ridolfi, che raccolse, in virtù di
parte di progetti di case residenziali, di cui Casa Be- un suo lucido realismo, molte delle tecniche costrut-
nedick (“Bel Pico”), a Viganello, del 1946-1947, tive tradizionali in uso nei cantieri e nella produzione
può essere riconosciuta senza dubbio come l’esem- edilizia italiana.
pio più elaborato.81 Nel 1948-1949 Ridolfi realizzò anche il primo dei
Ma ancora nel 1968 Tami progetterà una piccola ca- quartieri INA Casa a Terni, stabilendo così il model-
sa per vacanze, Casa Marty-Merian,82 riproponendo, lo-base del quartiere popolare, specialmente per
quasi per gioco o per nostalgia, il tipo «primitivo-ba- quanto riguardava la risposta architettonica. In affi-
rocco» di Villa Vella. nità con le poetiche artistiche neorealiste, Ridolfi ela-

103
G I U LI O LU PO
29

borò una raffinata architettura “paesana”, giocando


con elaborati motivi vernacolari, come per esempio
le pareti in mattoni forati dei sottotetti adibiti a la-
vanderia ispirate ai fienili dei casolari rustici. Succes-
sivamente, questo repertorio architettonico fu ripro-
posto a più ampia scala nel Quartiere Tiburtino a Ro-
ma, progettato insieme a Ludovico Quaroni. L’am-
piezza dell’intervento e la sua risonanza politica favo-
rirono il lancio nel mondo culturale italiano del ca-
rattere “paesano” come marchio identificativo della
nuova società democratica.84
In questa congiuntura l’architettura di Tami, nei suoi
ancora vivi risvolti rustici e paesani, trovava un altro
punto di tangenza con l’Italia.
Casa Solatia, realizzata a Lugano nel 1951,85 con la
sua struttura messa enfaticamente a vista, composta
da un telaio in cemento armato e da pareti di tampo-
namento in mattoni silico-calcari e con la sua archi-
tettonica griglia forata in cemento (che ricorda le pa-
reti di laterizi forati del mondo rurale), impiegata per
realizzare i frangisole per le terrazze, nasce, per molti
versi, nel clima culturale del neorealismo italiano,
nella ricerca della valorizzazione del lavoro artigiana-
le, nel mondo dei “barocchismi” strapaesani del
Quartiere Tiburtino. E così come Ridolfi cercò di
elevare questo repertorio paesano a linguaggio archi- 30

tettonico alto, riproponendolo prima per le case a può parimenti avere un riferimento altrettanto pun-
torre di via Etiopia a Roma e poi nella palazzina tuale con la ricerca architettonica di Auguste Perret,
Mancioli del 1952, anche Tami sembra tentare que- impegnato fin dagli anni Venti a ricercare un’espres-
sta stessa ricerca nelle sue architetture. sione architettonica corretta del rapporto tra le strut-
Giustamente Tita Carloni ha immaginato Tami in ture a telaio in cemento armato e i tamponamenti.87
questi anni del dopoguerra come uno che dovesse È noto che Tami nutriva una grande ammirazione
«sentirsi come un papa» a cavalcare con grande agio per Auguste Perret, di cui spesso citava i principi teo-
la cultura architettonica del neorealismo italiano con rici. E nell’intervista a Holleinstein, a riprova di que-
l’ambizione di esprimere il linguaggio architettonico sta doppia interpretazione della Casa Solatia, Tami
28 della nuova democrazia.86 conferma il riferimento tanto a Perret, riguardo l’o-
Tuttavia, non è questa la sola interpretazione che è pera in cemento armato, quanto alla tradizione “lom-
possibile dare a Casa Solatia: è infatti altrettanto barda”, riguardo l’impiego del mattone («il mattone
plausibile che il principio di verità strutturale espres- è molle e morbido come il nostro paesaggio»).
so con l’evidenziazione in facciata degli elementi Questa ambivalenza è tutta riassunta nei frangisole
strutturali e di tamponamento, principio successiva- che, se per un verso possono essere interpretati come
mente ripreso anche per il complesso “Il Cardo”, il risultato di un raffinato gusto neorealista, possono

104 28 29
R. Tami, Casa d’appartamenti M. Ridolfi, L. Quaroni
Fischer Marcionelli, Lugano (capigruppo), Quartiere Tiburtino,
1949-1951 (con C. Tami). Roma, 1950-1955.

30
M. Ridolfi, Palazzina Mancioli,
Roma, 1952-1954;
dettaglio di facciata.
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anche a ragione risultare una citazione colta delle le. Determinante era poi stata la mancata ottempe-
“claustra” di Perret, impiegate nella Chiesa di Rancy. ranza da parte delle amministrazioni statali dei mo-
In ogni caso, il personaggio Tami appare, in questi derni piani urbanistici. E specialmente dannosi era-
anni Quaranta-Cinquanta, come più propenso a cer- no stati i troppi compromessi con l’antico, con cui
care contatti puntuali e sollecitazioni fugaci nei vari il moderno aveva dovuto continuamente scendere a
filoni di ricerca che animavano l’architettura euro- patti per potersi parzialmente realizzare, dando luo-
pea, piuttosto che cercare una fedele adesione a una go a «un’architettura bastarda e ibrida».91
particolare tendenza architettonica.88 La conferenza di Zevi non cadde nel vuoto,92 anche
Il motivo di questo atteggiamento stava nel fatto, co- perché giungeva a Lugano a proposito: entrava co-
me ha più volte ricordato Tami, che il Ticino, ancora me voce critica nel dibattito sul piano regolatore di
nel dopoguerra, non aveva saldi contatti culturali con Lugano, che di moderno aveva ben poco («non si
il resto dell’Europa e le esperienze architettoniche vuol “far grande città”, ma una polis che sia suffi-
europee venivano conosciute quasi per caso: «anda- ciente agli scopi della vita e si possa abbracciare con
vamo a tastoni».89 una sola occhiata»),93 mentre suonava chiaramente a
sostegno dell’edificio a torre, progettato da Rino
Tami a Cassarate, nel comune di Castagnola confi-
Zevi: la battaglia per il moderno nante con quello di Lugano, il cui cantiere era stato
aperto qualche giorno prima,94 e contro il quale si
Sabato 28 gennaio 1956, nell’aula magna del Liceo aspettavano forti opposizioni da parte del fronte
Cantonale di Lugano, Bruno Zevi, chiamato dalla tradizionalista a causa dei suoi cinquantatre metri di
Società studentesca della Scuola cantonale, tenne altezza e il forte impatto sul tessuto urbano e sul pa-
una conferenza sul tema Aspetti, lacune e tradizione norama cittadino.
dell’architettura moderna.90 La venuta di Zevi a Lu- Casa Torre di Tami, infatti, voleva segnare l’ingresso
gano fu diffusamente pubblicizzata sui quotidiani della modernità a Lugano, e inaugurare l’inizio di un
locali e un folto pubblico accorse ad ascoltare le pa- nuovo corso per l’edilizia cittadina.
role del critico, già famoso, come giustamente ricor- Da tempo Zevi sosteneva la battaglia per il diritto
dava il trafiletto del “Corriere del Ticino” che an- dell’architettura moderna di costruire la città. E Zevi,
nunciava la conferenza, per aver scritto Verso un’ar- consapevole o meno, fece da ideologo alla nuova vo-
chitettura organica (1945), Storia dell’architettura lontà di trasformare, nel segno della modernità, la
moderna (1950) e il più diffuso Saper vedere l’archi- piccola cittadina svizzera. Tami, da parte sua, assun-
tettura (1948).
Dall’alto della sua autorevolezza, Zevi fece un bilan-
cio del Movimento Moderno domandandosi retori-
camente se nei suoi cento anni di vita si fosse più o
meno riusciti a elaborare un linguaggio popolare.
Se nel campo della tecnica – rispose Zevi – non si
potevano che registrare notevoli progressi, da un
punto di vista linguistico e sociale l’architettura mo-
derna aveva segnato invece il passo: la grammatica
e la sintassi non erano state assimilate dalla maggio-
ranza degli architetti, e pertanto rimaneva assente
nell’edilizia minuta e specialmente nell’edilizia rura-
31

31 105
R. Tami, Casa Torre,
Castagnola, Lugano,
1953-1958 (con P. Brivio);
pianta del piano tipo
e veduta della torre.
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to, era in contatto con la rivista per la pubblicazione


della sua Biblioteca cantonale.96
Del resto, un’attenzione per le architetture scandi-
nave non sarebbe occasionale. Per il progetto del Ci-
nema Corso nel 1952-1956, Tami ha sicuramente te-
nuto ben presente il cinema Klingenberg a Oslo di
Blakstad e Munthe-Kaas, pubblicato in “L’architet-
tura italiana” nel gennaio 1940, verso il quale aveva
rivolto parole di lode in una lettera all’architetto Ma-
riotta.97 Inoltre Tami ha rivolto la sua attenzione an-
che verso le esperienze olandesi e danesi: in partico-
lare l’architettura di Arne Jacobsen, del quale si fa
32 spedire nel gennaio del 1958 un’opera monografica
se il ruolo di tecnico, cercando una forma moderna, dalla Dansk Cement Central di Copenhagen, da lui
senza tuttavia aprire le porte alla modernità america- stesso visitata.98
na dei grattacieli. Tami, per la sua Torre, non im- L’interesse di Tami per l’architettura nordica può
piegò, infatti, la tipologia del grattacielo americano, essere considerato ancora un punto di tangenza con
con il telaio in acciaio, il nucleo centrale di irrigidi- la cultura architettonica italiana. La recente storio-
mento e il curtain-wall, ma applicò una soluzione grafia ha infatti giustamente rilevato che, a partire
strutturale più adatta alla tipologia della casa alta: dagli anni Quaranta, le riviste italiane si sono orien-
muri portanti in cemento armato, così come era stata tate, nella ricerca di riferimenti alternativi al raziona-
sviluppata nei Paesi scandinavi.95 lismo, verso il new empiricism di architetti come Aal-
Tami ha cercato, in altre parole, la via europea al to, Markelius, Fehn, Jacobsen, la cui novità consiste-
grattacielo, in perfetta sintonia con la linea di ricerca va nel saper tenere insieme materiali e forme tradi-
tenuta dallo studio BBPR di Milano, contempora- zionali tipiche della cultura locale con un’imposta-
neamente impegnato nel progetto della Torre Vela- zione razionalista del progetto.99
sca, e per altri versi anche da Gio Ponti, impegnato a «Nell’ambito della teoria e della storia dell’architet-
sua volta a dar forma al grattacielo della Pirelli. tura Bruno Zevi è stato per me molto importante»,
In questo rifiuto del modello stereometrico del grat- aveva detto Tami nell’intervista a Hollenstein.100
tacielo americano c’è ancora un punto di tangenza Zevi è stato senz’altro il più appassionato divulgatore
con la cultura architettonica italiana. in Italia dell’architettura di Frank Lloyd Wright, non
La soluzione formale della Torre di Tami è poi molto tanto con l’opera monografica pubblicata nel 1947,
diversa dagli esempi milanesi. In particolar modo la quanto con l’azione dell’APAO (Associazione Per
soluzione dell’affaccio degli appartamenti verso il la- l’Architettura Organica), con il libro Verso un’archi-
go può avere dei possibili riferimenti con la celebre tettura organica del 1945 e la rivista “Metron”, che
palazzina Girasole a Roma di Luigi Moretti (1950), nel 1951 dedicava al maestro americano un numero
oppure con il meno noto complesso di appartamenti monografico.
per singoli della Fondazione Elving, realizzato a Sebbene Tita Carloni abbia indicato come rilevante
Stoccolma da Sven Backström e Leif Reinius e pub- per lo sviluppo della tendenza organica svizzera l’ope-
blicato su “Costruzioni-Casabella” nel numero di ot- ra monografica di Werner Moser sui sessant’anni di
tobre del 1941, che Tami poteva benissimo conosce- architetture di Wright, pubblicata a Zurigo nel
re perché in questo stesso periodo, come già ricorda- 1952,101 tuttavia bisogna anche ricordare la vasta riso-

106 32
S. Backström, L. Reinius,
Fondazione Elving,
Stoccolma, 1939-1940;
pianta del blocco con le camere.
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33 34 35

nanza europea avuta dalla grande mostra fiorentina Tami, con un commento che, se per un verso sottoli-
sull’opera di Wright tenuta a Palazzo Strozzi nel 1951, neava «la finezza compositiva», per un altro criticava
unitamente alla presenza del Maestro in Italia per le l’impostazione tipologica che «ripete una distribu-
cerimonie della laurea honoris causa a Venezia e del zione planimetrica ormai usuale».104
conferimento della cittadinanza onoraria a Firenze. Il confronto con Wright non poteva essere più
Più che da Moser, l’avvicinamento di Tami alla con- schiacciante e nello stesso tempo stimolante verso
cezione organica dell’architettura sembra essere av- un’evoluzione.
venuto attraverso le letture zeviane. Se infatti si ana- In Italia queste trame modulari iniziarono ad entrare 36

lizzano gli appunti manoscritti di Tami per le lezioni nell’uso della composizione architettonica con i pri-
tenute al Politecnico di Zurigo tra il 1957 e il 1960, ci mi esperimenti degli anni Cinquanta di Ludovico
si accorge facilmente che le sette pagine che riguar- Quaroni, Marcello D’Olivo, Franco Albini, Ignazio
dano il pensiero di Wright seguono passo passo il ca- Gardella e BBPR.105
pitolo su Wright scritto da Zevi in Storia dell’architet- Tami iniziò a usare trame modulari esagonali alla
tura moderna. In particolar modo, Tami sembra ac- metà degli anni Cinquanta per il progetto della Sede
cogliere l’impostazione dualistica con cui Zevi spiega della Radio della Svizzera Italiana (RSI) a Lugano, en-
i principi architettonici di Wright, in contrapposizio- trando a pieno diritto nel filone della sperimentazione
ne con quelli di Le Corbusier e Gropius.102 dell’architettura organica di matrice wrightiana.
Se ben note erano in quegli anni le prairie houses di Come Wright anche Tami utilizzò queste trame sia
Wright dei primi anni del Novecento, Zevi diffonde come ordinatore spaziale, cioè per impostare il dise-
le meno note opere di Wright degli anni Trenta- gno della pianta, sia come una sorta di configuratore 37

Quaranta: è il Wright delle sperimentazioni dei trac- oggettuale, cioè per dare forma ai volumi in alzato e
ciati modulari esagonali, triangolari o, più general- agli oggetti di arredo, com’è particolarmente eviden-
mente, basati sul parallelogramma equilatero. Sono i te nella Chiesa di Cristo risorto del 1971-1976, dove
progetti di Casa Hanna del 1936, di Casa Bazett del l’esagono è alla base dell’altare.106
1940, di Casa Soundt del 1941 e non ultimo di Casa E ancora come Wright, anche Tami usò le trame esa-
Walker a Carmel, California, del 1949, pubblicata su gonali, ma sarebbe più esatto dire trame con assi a
“Metron” nel numero 52 del 1954.103 E forse non è 60/120 gradi, per ricercare la massima fluidità spa-
insignificante che nel numero precedente di “Me- ziale: «Il tracciato planimetrico parte dalla forma del-
tron” fosse stata pubblicata Casa Solatia dei fratelli l’esagono – spiega Tami nel commento al progetto

33 34 35 36 37 107
A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, F.Ll. Wright, Casa Walker, A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, A. Perret, Musée des Travaux A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
Nuovi Studi della Radio Carmel, California, 1949. Nuovi Studi della Radio Publics, Parigi, 1936-1946; Nuovi Studi della Radio
della Svizzera Italiana, della Svizzera Italiana, scorcio sulle colonne della Svizzera Italiana,
Lugano, 1951-1962; Lugano, 1951-1962; perimetrali esterne. Lugano, 1951-1962;
pianta del piano terreno. scorcio sui pilastri dettaglio del rivestimento
a base esagonale. in mattoni.
G I U LI O LU PO
38

principi wrightiani Tami innesta i temi e i sintagmi


dell’architettura di Auguste Perret. Non sarebbe al-
trimenti spiegabile il principio di verità che informa
tutta la sua opera: dalle pareti in calcestruzzo a vista
della Biblioteca cantonale, ai pilastri sagomati della
Radio. Perret è una figura importante per Tami, che
spesso ne ha citato i famosi detti: «La bella architet-
tura è quella che fa delle belle rovine», oppure: «Bi-
sogna far cantare i punti d’appoggio».110
E come è avvenuto per l’architettura wrightiana,
non è improbabile che la conoscenza dell’architet-
tura di Perret sia giunta filtrata, ancora una volta,
dalla cultura architettonica italiana, e in particolare
dalle letture di Zevi. Nello stesso numero di “Me-
tron” in cui appariva Casa Solatia, Zevi pubblicava
un suo saggio critico sull’opera di Perret. Qui Zevi
criticava il classicismo di Perret e nello stesso tempo
esaltava le sezioni delle sue chiese, le sue strutture
della Sede della RSI –, con ciò si è ottenuto una mag- in cemento armato e, quel che più conta, trovava un
giore fluidità e naturalezza dei percorsi e dei collega- punto di incontro tra Perret e Wright «nella natura
menti, una più ampia possibilità di adattamenti delle dei materiali»:111 ciò che Zevi aveva visto sul piano
scatole murarie (…) questo tracciato, infine, ha con- della critica storiografica, Tami lo ha sperimentato
sentito una più spontanea e vivace fluidità spaziale in nella pratica della costruzione.
particolare negli atri, nella mensa e relativo giardino,
nonché una disposizione più concentrata del pubbli-
co attorno al palco della grande sala».107
La geometria finalizzata alla «fluidità e naturalezza»
è poi lo strumento utilizzato da Tami per elaborare
le forme delle opere in cemento armato dell’auto-
strada svizzera, risolte, appunto, con l’uso degli an-
goli a 30, 60 e 120 gradi.
«Nessuno ha mai notato quale è il Leitmotiv che c’è
nella mia architettura (…) il triangolo», svela Tami
a Holleinstein nel 1992.108 Ma non è la geometria del
razionalismo, bensì quella dell’architettura organica
che permette a Tami di elaborare, per mezzo delle
forme triangolari, un raffinato gioco di pendenze e
contropendenze dei tetti a falde che gli consente di 39
far apparire le sue case «ben sedute» sui pendii dei
colli ticinesi.109
Sbaglieremmo se pensassimo di esaurire l’architettu-
ra di Tami nei principi dell’architettura organica. Sui

108 38 39
R. Tami, Chiesa di Cristo risorto, R. Tami, Schizzi per le lezioni
Lugano, 1971-1976; tenute al Politecnico di Zurigo.
altare e fonte battesimale.
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Note Questa frase è rimasta per me il ricordo più _ 14. In C. De Seta, La cultura architettoni-
vivo di questi due anni romani». ca in Italia ..., cit., si veda il capitolo “Il ma-
_ 6. Nel 1923 nasce la rivista “G” (Gestal- nifesto dell’Accademia: Architettura d’oggi
tung), redazione di Richter, Graef, Lis- di Marcello Piacentini”, pp. 207-212, dove
sitzky; nel 1924, nasce “ABC: Beiträge zum l’autore mette in risalto «la scaltrezza» e «la
_ 1. R. Hollenstein, 24 domande a Rino Ta- Bauen”, diretta da Stam, Schmidt, Lis- tracotanza intellettuale» con cui Piacentini
mi, in P. Carrard, W. Oechslin, F. Ruchat- sitzky, Roth; nel 1926 “Das Werk” pubbli- aveva liquidato l’architettura di Le Corbu-
Roncati (a cura di), Rino Tami. Segmente cava, di Hannes Meyer, Die Neue Welt. sier e di Gropius.
einer architektonischen Biographie, catalo- _ 7. M. Tafuri, Ludovico Quaroni e lo svi- _ 15. M. Piacentini, Prima internazionale
go della mostra (Zurigo, ETH Zentrum, 22 luppo dell’architettura moderna in Italia, architettonica, “Architettura e arti decorati-
maggio-18 giugno 1992), gta Ausstellung, Edizioni di Comunità, Milano 1964, p. 23. ve”, a. 7, agosto 1928, p. 549.
Zurigo 1992, pp. 46-52. Il giudizio critico di Tafuri è ampiamente _ 16. Il progetto di Casa Fischer-Marcionelli
_ 2. Cfr. l’intervista rilasciata a Claudio condiviso dalla storiografia successiva, cfr. a Lugano del 1929, firmato «Rino Tami», è
Nembrini, all’interno del programma “Spe- C. De Seta, La cultura architettonica in Ita- sicuramente di scuola romana e piacentinia-
ciale Sera”, andata in onda il 9 ottobre 1990: lia tra le due guerre, Laterza, Bari 1983 (1a na: l’uso del bugnato per il portale e per i
«La Biblioteca per me è stata una specie di ed. 1972), pp. 140-146. cantonali della casa, le finestre inquadrate
felice conversione». Cfr. B. Vezzoni, G. Bru- _ 8. N. Pevsner, Pioneers of Modern Desi- dagli archi, l’impostazione simmetrica e il fa-
schetti, B. Borradori (a cura di), Intervista a gn. from William Morris to Walter Gropius, scino per una libertà compositiva conquista-
Rino Tami, “Rivista tecnica”, a. LXXXIII, Faber and Faber, Londra 1936 (trad. it. I ta all’interno del classicismo attraverso l’ela-
gennaio-febbraio 1992, n. 1-2, pp. 34-36: «A pionieri dell’architettura moderna, Garzan- borazione di una sintassi allentata. Portali
Roma mi ero imbevuto dell’architettura pia- ti, Milano 1999). classicamente incorniciati di bugnato sono
centiniana; a Zurigo le opere di Salvisberg _ 9. C. De Seta, op.cit., p. 133. usati da Tami nel progetto di concorso per
suscitarono in me una reazione illuminante, _ 10. Si veda la memoria di C. Belli, Origini la Casa parrocchiale di Mendrisio nel 1935.
una sorta di conversione che si manifestò e sviluppi del Gruppo 7, “La Casa. Quader- _ 17. Il saggio Lettre tessinoise è pubblicato
poco dopo, in modo particolare, nel proget- ni di architettura e di critica”, n. 6, Roma in “Werk”, con il titolo De l’anti-géometrie.
to per la Biblioteca cantonale». 1959, pp. 176-197, ripreso in M. Cennamo Lettre tessinoise, settembre 1946, n. 9, pp.
_ 3. Non ci sono notizie precise sul periodo (a cura di), Materiali per l’analisi dell’archi- 314-316, con alcune varianti rispetto al dat-
di permanenza di Tami a Roma. Nell’Inter- tettura moderna. 1a Esposizione italiana di tiloscritto, conservato presso l’Archivio del
vista a Rino Tami, “Rivista tecnica”, cit., ri- architettura razionale, Fiorentino, Napoli Moderno, Mendrisio. La Lettre tessinoise è
corda un «biennio alla Regia Scuola Supe- 1973, p. 101: «Del resto, l’avvenimento fu indirizzata ad Alfred Roth, probabilmene
riore di Architettura a Roma». In un articolo sepolto, come tanti altri, nelle grasse pieghe come sfogo per aver perso il concorso per la
del 1930, Dove trattasi dell’architettura come della Dea Roma. Si ebbero i soliti commen- Biblioteca cantonale di Lucerna nel 1945.
questione straticinese, in Lo Straticinese, Ti- ti di Oppo, di Roberto Papini, di Aberto _ 18. Ibidem, p. 316.
pografia Luganese, Lugano 1930, Tami si Neppi, e di altri critici, quali più, quali me- _ 19. La prima casa di questo tipo è forse
qualifica «stud. arch.». Alcuni disegni che il- no comprensivi, ma tutto finì senza rumo- quella progettata per Giuseppe Tami a Lu-
lustrano il numero della rivista sono di mano re; e anche un paio di articoli vergati dal gano nel 1934 (e realizzata nel 1934-1936
di Tami e sono datati 1928 e 1929; in parti- Piacentini sulla rivista “Architettura e arti per Mario e Cesira Creazzo), firmata da Ri-
colare, uno di questi porta la data e il luogo: decorative” non ebbero alcun seguito né no Tami, ma la firma all’atto del contratto
«Roma, novembre 1928». A Zurigo sembra presso i vecchi, né presso i giovani, se si ec- con la committenza è del fratello Carlo. Si
abbia frequentato il Politecnico per un solo cettua una nobile e coraggiosa risposta che tratta di una semplice casetta con tetto a
semestre come uditore presso il corso di Ot- il Libera oppose sulla “Rassegna” uscita nel falde, pianta rettangolare, con una estrema
to Salvisberg nel 1934. maggio 1928». attenzione rivolta agli aspetti più minuti
_ 4. R. Gabetti, P. Marconi, L’insegnamen- _ 11. L. Patetta, Libri e riviste d’architettura della vita casalinga: il vano delle scope, la
to dell’Architettura nel sistema didattico in Italia tra le due guerre, in S. Danesi, L. Pa- dispensa, il divano-letto per l’ospite, lo
franco-italiano (1789-1922), “Controspa- tetta (a cura di), Il razionalismo e l’architettu- specchio d’acqua all’ingresso, il vaso di ter-
zio”, a III, novembre-dicembre 1971, n. ra …, cit., pp. 43-50; C. De Seta, Cultura e ar- racotta, il pioppo, la siepe di bosso, il fag-
10-11, pp. 41-44; L. Compagnin, M.L. chitettura in Italia tra le due guerre: continuità gio purpureo e non ultimo la pittura mura-
Mazzola, La nascita delle Scuole Superiori di e discontinuità, ibidem, p. 11. Cfr. anche il le, elemento distintivo della tradizione co-
Architettura in Italia, in S. Danesi, L. Patet- materiale documentario pubblicato a cura di struttiva ticinese.
ta (a cura di), Il razionalismo e l’architettura M. Cennamo, Materiali per l’analisi dell’ar- _ 20. Cfr. S. Danesi, Aporie dell’architettura
in Italia durante il fascismo, Electa, Milano chitettura moderna. Il MIAR, Società Editri- italiana in periodo fascista. Mediterraneità e
1988, pp. 194-196; P. Nicoloso, Una nuova ce Napoletana, Napoli 1976. purismo, in S. Danesi, L. Patetta (a cura di),
formazione per l’architetto professionista: _ 12. Scrive C. De Seta in La cultura archi- Il razionalismo e l’architettura …, cit., pp. 21-
1914-1918, in Storia dell’architettura italia- tettonica in Italia ..., cit., p. 142: «La scuola 28; R. Scarano, A. Piemonte, La ricerca dell’i-
na. Il primo Novecento, Electa, Milano romana è una scuola a delinquere nella mi- dentità mediterranea nell’architettura italiana
2004, pp. 56-73. sura in cui essa realizza, per la prima volta degli anni Trenta, in P. Portoghesi, R. Scara-
_ 5. Intervista a Rino Tami, “Rivista tecni- su vasta scala, una santa alleanza, in cui col- no (a cura di), L’architettura del Mediterra-
ca”, cit., p. 34: «un simpatico e vulcanico ludono potere politico, potere economico e neo: conservazione, trasformazione e innova-
dalmata che di fronte ai disegni dei suoi al- potere accademico». zione, Gangemi, Roma 2002, pp. 27-96.
lievi andava continuamente dicendo: “ani- _ 13. Gruppo 7, Architettura, “La Rassegna _ 21. R. Scarano, A. Piemontese, op. cit.,
ma mia, quant’è difficile l’architettura!”. italiana”, IX, dicembre 1926, 103, p. 39. pp. 27-96. E. Mendelsohn, Il bacino medi-

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G I U LI O LU PO

terraneo e la nuova architettura, “Architet- decorative”, a. 1, novembre-dicembre 1921, cipi di Le Corbusier di Vers une architectu-
tura”, a. XI, dicembre 1932, pp. 647-648. pp. 379-385. re, Tami dichiara di voler affrontare «i pro-
_ 22. Il punto sei del Programma recitava _ 31. M. Piacentini, Influssi dell’arte italiana blemi nuovi che all’architetto si affacciano»
infatti che la mediterraneità doveva essere nel Nord America, “Architettura e arti deco- mettendosi «a cavalcioni della nostra tradi-
intesa nello «spirito e non nelle forme o nel rative”, a. II, marzo-aprile 1922, pp. 536- zione».
folklore». 555. Cfr. anche M. Piacentini, Il momento _ 39. Lettera di Tami a Melis, 18 ottobre
_ 23. R. Scarano, A. Piemontese, op. cit., p. architettonico all’estero, in “Architettura e 1939: «sono molto lieto che voi non vi siate
35. arti decorative”, a. I, maggio-giugno 1921, dimenticato del vostro cicerone a Zurigo».
_ 24. G. Pagano, G. Daniel, Architettura pp. 32-76. Ancora nel 1941 Tami apprez- Il documento, come tutta la corrisponden-
rurale italiana, “Quaderni della Triennale”, zerà questa architettura di marca schietta- za di Tami, è conservato presso l’Archivio
Hoepli, Milano 1936. mente mediterranea («provenzale o spa- del Moderno di Mendrisio.
_ 25. Sul clima politico che pervade la cul- gnolesca») nelle opere di Paolo Mariotta, _ 40. Relazione della Giuria sull’esito del
tura architettonica italiana cfr. C. Belli, proponendola per la pubblicazione nelle concorso di progetti per l’erigendo Istituto
Nord-Sud, “Quadrante”, a. XI, maggio pagine della rivista “L’architettura italia- Pro Ciechi vecchi in Ricordone di Lugano,
1933, n. 1, p. 20, dove l’autore, per ribatte- na”, come più avanti si avrà modo di espor- “Rivista tecnica della Svizzera italiana”, a.
re l’accusa di esterofilia rivolta ai razionali- re. XXIII, ottobre 1934, n. 10, pp. 102-108.
sti italiani, giunge ad affermare che Mies _ 32. A.S. De Rose, Progetto di sistemazione Partecipanti 27 progetti.
van der Rohe non avrebbe fatto altro che del colle Aventino, in idem., Marcello Piacen- _ 41. Cfr. “L’architettura italiana”: marzo
ricreare la casa pompeiana. tini: opere 1903-1926, Franco Cosimo Pani- 1939, per le case di Carbonia; aprile 1941,
_ 26. Il tema della mediterraneità era già ni, Modena 1995, pp. 168-170. per il villaggio di Testona Torinese degli ar-
stato trattato da C.E. Rava nel saggio Spiri- _ 33. F. Luraghi, Lavori di laurea nella chitetti Mario Passanti e Paolo Perona; set-
to latino, “Domus”, a. IV, febbraio 1931, n. Scuola Superiore di Architettura di Roma, tembre 1939, per le case rurali di Borgo Pa-
38, pp. 24-29, e nel volume Nove anni di ar- “Architettura e arti decorative”, a. VIII, nigale a Bologna di G. Giovannini; marzo
chitettura vissuta 1926 IV-1935 XIII, Cre- luglio 1929, pp. 499-514. In particolare il 1939, per la villa a Bordighera di Gio Pon-
monese editore, Roma 1935. progetto di Luigi Vietti aveva ricevuto nel ti; dicembre 1941, per Villa Goria ad Alas-
_ 27. C.E. Rava, Svolta pericolosa. Situazio- novembre del 1928 il premio per la miglio- sio di Domenico Morelli; dicembre 1941,
ne dell’Italia di fronte al razionalismo euro- re tesi dell’anno, cfr. P. Nicoloso, Una nuo- per la villa a Fregene di Andrea Busiri Vici.
peo, “Domus”, a. IV, gennaio 1931, n. 37, va formazione ..., cit., p. 68. _ 42. Lettera di Tami a Melis, 18 ottobre
pp. 39-44. _ 34. P. Marconi, Architetture minime me- 1939.
_ 28. Su questo fronte, Melis interviene nel diterranee e architettura moderna, “Archi- _ 43. Il ruolo di corrispondente dalla Sviz-
numero di marzo 1939 di “L’architettura tettura e arti decorative”, a. IX, settembre zera per “L’architettura italiana” è noto da
italiana” sostenendo un’aspetto positivo 1929, pp. 27-44. alcune lettere: a Jean Pierre, 19 ottobre
dell’autarchia che avrebbe permesso di re- _ 35. Ibidem, pp. 27, 30. 1942: «io ero incaricato dal direttore di
stituire l’architettura «a quella semplicità _ 36. Ibidem, p. 35. Il saggio è abbondante- “L’architettura italiana” (rivista di Torino,
che è nella nostra grande tradizione roma- mente illustrato con disegni dal vero dell’e- di importanza regionale e molto disuguale)
na» (si veda la nota 29). Cfr. C.E. Rava, Fi- dilizia spontanea di Capri e della penisola di spedire materiale relativo alla Svizzera».
gura dell’architetto nello stato fascista, sorrentina senza mai incedere nel pittore- Inoltre: lettera di Melis a Tami del 28 di-
“L’architettura italiana”, a. XXXV, feb- sco e debitamente ripuliti da qualsiasi ele- cembre del 1939, con la quale Melis, come
braio 1940, n. 2, pp. 33-40, dove si prospet- mento di disturbo. Dallo studio dell’archi- consuetudine con i «corrispondenti della
ta un progressivo abbandono dei rigidi tettura minimale l’architetto contempora- rivista», invia gli auguri di Buon Natale e
«formulari di un funzionalismo dogmatico neo avrebbe potuto assorbire «quel senso raccomanda Tami di segnalare sollecita-
per dare maggiore spazio alla creatività di aderenza alla costruzione (…); essere mente i progetti e le realizzazioni svizzere
personale». nell’ambito dei nostri mezzi così costruttivi in quanto sarebbe desiderio della rivista
_ 29. A. Melis, In margine all’autarchia, e semplici come il contadino di Capri lo è non limitarsi al Piemonte ma «rispecchiare
“L’architettura italiana”, a. XXXIV, marzo stato coi propri. Impariamo ancora che, più largamente l’attività edile delle altre re-
1939, n. 3, pp. 69-71: «La costruzione oggi specie nelle piccole architetture, quando il gioni d’Italia, come sarebbe possibile se
ha da essere solida, semplice ed economica senso del volume, delle superfici e dei pro- tutti i corrispondenti fossero più solleciti».
(…) non per imbarbarire la costruzione, fili è nettamente formulato e artisticamente Cfr. anche la lettera di Melis a Tami del 22
come potrebbe farmi sostenere qualche im- potenziato, quando il colore degli impasti è dicembre 1940.
becille, ma per restituirla a quella sempli- ben scelto, non è necessario aggiungere _ 44. Lettera di Tami a Melis, 1 marzo
cità che è nella nostra grande tradizione ro- membrature non esistenti per fare una cosa 1940, nella quale aggiunge: «molti architet-
mana, la sola che può guidarci spiritual- bella: ciò è importante ai fini delle tenden- ti in omaggio ad una presunta razionalità
mente nella soluzione del nostro imponen- ze moderne», ibidem, p. 44. trascurano o cercano di mascherare la loro
te problema dell’abitazione operaia e della _ 37. Sul recupero di valenze di tipo rustico mancanza di conoscenza della materia dei
casa rurale». In questo stesso numero, in- nelle prime opere di Salvisberg cfr. C. Li- suoi modi di lavorazione e di sensibilità che
sieme alle case per Carbonia, è pubblicato chtenstein, Villen und Landhäuser 1911- abbia ad apportare, anche negli oggetti e
l’articolo di Tami sulla casa rurale in Ticino 1936, in AA VV, O.R. Salvisberg die andere elementi più umili della costruzione, un
in cui proponeva una «veste architettonica Moderne, gta Verlag, Zurigo 1995. soffio d’arte». La villa sulla collina a Locar-
schietta, nostrana e modernamente intesa». _ 38. A. Tami, Dove trattasi dell’architettu- no è pubblicata nel numero di marzo 1941.
_ 30. A. Maraini, L’architettura rustica alla ra, cit. Tenendosi a debita distanza tanto Inoltre fa pubblicare due progetti di Ro-
Cinquantenale romana, “Architettura e arti dall’accademismo classico quanto dai prin- bert R. Barro, architetto di Ginevra ma di

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R I N O T A M I E L A C U LT U R A A R C H I T E T T O N I C A I T A L I A N A

origine piemontese, diplomato al Politecni- datto per qualche lezione al Politecnico di _ 58. Lettera di Rino Tami a Ugo Donati,
co di Zurigo e assistente di Otto Salvisberg: Zurigo, è schematizzata e personalizzata la 14 dicembre 1939.
il progetto di una scuola e una fontana rea- teoria di Eugenio d’Ors. Si riporta qui di _ 59. Con lo stesso atteggiamento progetta
lizzata a Ginevra, pubblicati nel numero di seguito una trascrizione parziale: «Classi- la Casa Bordonzotti Respini a Locarno,
luglio 1941. Infine segnala un padiglione co/Barocco // Sud/Nord // mondo viri- 1934-1936; l’ampliamento dell’Ospedale di
realizzato all’esposizione della moda a Zu- le/mondo “femmina” (essere naturale, sen- Castelrotto, 1932, 1936, 1938, 1949; la si-
rigo dell’architetto Karl Egender, erronea- timento: languore, sensibilità, suggestione) stemazione del cimitero di Sorengo, 1935-
mente pubblicato a nome di Rino Tami. // arch. scult./pitt. musica // ragione-senti- 1938; Casa Steiner a Luino, 1938; e ancora
_ 45. Con la chiusura della rivista nel 1941 mento-senso // logos/pan // umanesimo la Centrale elettrica del Lucendro, 1943.
si interrompe ogni rapporto con Melis. /naturismo (pantesismo) esotismo, - folklo- _ 60. R. Tami, Tessinerstuben, jawohl, aber
_ 46. R. Tami, De l’anti-géometrie. Lettre rismo (dialetto)-Rousseau (Emile) Bernar- wie?, “Schweizerische Wirte-Zeitung”, 18
tessinoise, cit., p. 314: «voici que se dresse din? (P. e V.-zio Tom-Atala (chat.?) // to- giugno 1949.
entre le Tessin et la Suisse allemande cette lomeo/copernico // superficie/profondità // _ 61. Pubblicata in “Das ideale Heim”, a.
montagne appelée St-Gothard, qui n’est lineare/pittoresco // forma chiusa/forma XVI, maggio 1942, n. 5, pp. 129-131.
pas montagne quelconque, mais bien le aperta // forme che pesano/forme che in- _ 62. Cfr. Il “Grotto ticinese” all’esposizione
noeud de la ligne invisible qui sépare le nalzano // stabilità/dinamismo // costrutti- nazionale di Zurigo, “L’architettura italia-
monde du Nord du monde du Sud, si di- vo/pittoresco // chiarezza/fusione // forma na”, a. XXXV, gennaio 1940, n. 1, pp. 27-
vers à tant d’égards». finita/forma infinita // misura umana/gi- 30. In un appunto per una intervista ra-
_ 47. Cfr. Lettre tessinoise, dattiloscritto gantismo // umanità idealizzata /caricatura diofonica del 1939, a proposito del Grotto,
conservato presso l’Archivio del Moderno // contrappunto/fuga // Verdi/Wagner // Tami spiega che i «graffiti» e gli «affreschi»
di Mendrisio. impero/democrazia // S. Agostino/Pelagio che decoravano le pareti del Grotto «dona-
_ 48. «Un gusto latino e prealpino» dell’ar- // cattolicesimo, giansenisti/protestantesi- vano (…) una calda nota meridionale»: cfr.
chitettura di Tami era già stato riconosciu- mo, gesuiti // epica/lirica // scoperta del P. Ortelli, La collaborazione degli artisti ti-
to da Guglielmo Volonterio, L’architettura mondo interiore e sotterraneo-(le confes- cinesi, “Radioprogramma”, a. VII, 27 mag-
di Rino Tami, “Svizzera italiana”, a. XV, sioni) scritt. russi-Proust // psicanalisi-esi- gio 1939, n. 22, p. 4.
giugno-agosto 1955, n. 112-113, p. 25. stenzialismo // materia dominata/materia _ 63. R. Tami, De l’anti-géometrie. Lettre
_ 49. Gillo Dorfles, Attualità del barocco, ispiratrice // sentimento/scienze mondane- tessinoise, cit., p. 315.
“Domus”, 207, 1945, p. 32-35, recensione estetica // economia marxismo socialismo _ 64. Ibidem.
a Del Barocco di Eugenio d’Ors, Rosa & hitlerismo // sentimento/sentimentalismo _ 65. G. Bernasconi, Accenni sull’architettu-
Ballo, Milano 1945, con introduzione di // amor di patria /nazionalismo // Rappor- ra di Rino Tami, “Rivista tecnica della Sviz-
Luciano Anceschi: «Gli interni della casa to // guerra/amore // ragione/vita». zera italiana”, a. XLIV, maggio 1957, n. 5,
barocca del nostro futuro potranno sortire _ 53. Lettera di Jean Ellenberg a Rino Ta- pp. 115-120, dove l’autore data al 1934 il Pa-
dei risultati impreveduti mediante una li- mi, 19 novembre 1941 e 3 marzo 1942. diglione per bambini, indicato come il pri-
bertà nell’ordine degli ambienti, nella loro _ 54. R. Tami, Eloge du vieux “muratore”, mo progetto “funzionalista” di Rino Tami.
disposizione, nel loro succedersi e una libe- “Vie Art Cité”, a. V, marzo-aprile 1943, n. _ 66. T. Carloni, L’architettura moderna nel
razione dalla geometrica simmetria della 2. Cantone Ticino negli anni ’20 e ’30, “Rivi-
pianta, così nociva al nostro ritmo di vita, _ 55. R. Tami, I sepolcri imbiancati dell’ar- sta tecnica”, a. LXXIX, ottobre 1988, n.
che è quanto dire al nostro sviluppo spiri- chitettura, in Il 900 e il 900 da noi. Numero 10, pp. 27-31, pubblica ambedue i progetti
tuale e insieme alla nostra evoluzione socia- unico gauno d’architettura, Tip. G. Mazzo- significativamente accostati.
le (…) ritmo vitale che negli esterni confe- coni, Lugano 1936; questa stessa tematica è _ 67. Vedi più avanti nella sezione “Opere
rirà una vivente animazione agli edifici, ne- ripresa in R. Tami, Della verità in architet- e progetti”.
gli interni darà vivente animazione allo spi- tura, prolusione al Politecnico Federale di _ 68. R. Tami, Della verità in architettura.
rito dell’uomo», p. 35. Zurigo, 18 gennaio 1958, in T. Carloni (a Prolusione tenuta il 18 gennaio 1958, al Po-
_ 50. E. d’Ors, Du Baroque, Gallimard, Pa- cura di), Rino Tami. 50 anni d’architettura, litecnico di Zurigo, “Rivista tecnica”, a.
ris 2000, p. 132. Fondazione Arturo e Margherita Lang LXXIV, dicembre 1983, n. 12, pp. 32-36:
_ 51. Tami ricorda più volte le tesi di Euge- Electa, Lugano-Milano 1984. «Possiamo ritenere come specchio di una
nio d’Ors: in Architettura svizzera nel mon- _ 56. T. Carloni, Rino Tami, architetto mo- concezione sociale democratica e oserei di-
do, “Svizzera italiana”, a. IX, n. 76, settem- derno, in ibidem, cit., p. 145: «Si può avan- re federalista, il modo che è proprio del-
bre 1949, Tami conclude il suo saggio: zare l’ipotesi che il Movimento moderno si l’architettura di oggi di comporre i vari
«(...) in base alla legge di gravitazione delle manifesti da noi attorno al ’35 con la Chie- corpi che determinano un complesso edifi-
arti formulata da Eugenio d’Ors, che noi sa del Sacro Cuore di Tami a Bellinzona»; cio bilanciandoli fra di loro secondo rap-
stiamo vivendo gli ultimi guizzi di un ciclo W. Oechslin, Rino Tami. Un degno inter- porti armoniosi che sono al di fuori di ogni
barocco giunto agli estremi»; e ancora prete di tradizione e modernità, in P. Car- forzata simmetria. (...) Riguardo invece a
d’Ors è ricordato nell’intervista a R. Hol- rard, W. Oechslin, F. Ruchat-Roncati (a quella interpretazione che abbiamo defini-
lenstein, op. cit., p. 50, a proposito del rap- curad di), Rino Tami ..., cit., p. 17: «L’im- ta democratica e federalista mi sembra che
porto tra casa e terreno, sintetizzato da Ta- portante opera prima, la Chiesa del Sacro si debba citare, fra i primi esempi in ordine
mi con l’espressione che la casa debba es- Cuore a Bellinzona (1936) non richiama la di tempo, quello del Bauhaus di Gropius
sere «ben seduta». “chiesa d’acciaio” di Bartning, consacrata a dove essa si manifestò appunto in modo
_ 52. Fra le carte di Rino Tami conservate Colonia nel 1928. Ma non per questo non evidente se pur non rigorosamente perfet-
all’Archivio del Moderno, Mendrisio, in un è moderna». to: i singoli corpi determinanti dalle rispet-
appunto, non datato ma probabilmente re- _ 57. E. d’Ors, op. cit., p. 161. tive funzioni rimangono intatti nella loro

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G I U LI O LU PO

espressione volumetrica e si articolano e si Tami, 6 novembre 1940; lettera di Rino Ta- anche con il Sanatorio di Paimio di Alvar
compongono, come s’è detto, secondo rap- mi a Gio Ponti, 11 novembre 1940 e 25 no- Aalto, per mettere in luce «la diversità dei
porti armoniosi al di fuori di un rigido vembre 1940. registri che Tami è in grado di mobilitare e
schema simmetrico: si tende, per così dire, _ 77. G. Ponti, Architetti stranieri e paesaggio i diversi riferimenti culturali, anche italia-
a costruire una federazione di volumi ge- nostrano, “Domus”, 147, 1940, pp. 40-43. ni» che l’edificio denuncia.
nuini, una continuità non casuale, un mo- _ 78. Case per vacanze sul lago di Lugano, _ 88. L’attenzione verso la cultura architet-
do, dunque, di svolgere il tema architetto- “Vitrum”, gennaio 1953, n. 39, pp. 18-19. tonica internazionale è un dato caratteriz-
nico che richiama la concezione politica del _ 79. Vedi più avanti nella sezione “Opere zante l’architettura ticinese degli anni Cin-
momento: o meglio che la preannuncia e progetti”. quanta-Sessanta, cfr. P. Fumagalli, L’archi-
(l’arte di oggi è sovente la realtà del doma- _ 80. È significativo che Tami esiga per il tettura degli anni ’50 nel Ticino: gli anni di
ni) cioè preannuncia quella concezione fe- sottotetto assicelle lavorate a mano e non a “fondazione”, “Unsere Kunstdenkmäler”,
deralista della continuità europea che si af- macchina. a. XLIII, 1992, n. 3, pp. 414-425.
faccia soltanto ora in modo evidente ma _ 81. Il progetto e le foto sono pubblicati _ 89. Incontro con Rino Tami, intervista di
che era già implicita, ci sembra, nell’opera in “Architektur und Wohnform”, a. LIX, Claudio Negrini per la Radio Svizzera Ita-
di Gropius del 1926». 1951, n. 5. liana, andata in onda il 27 dicembre 1992:
_ 69. AA. VV., O.R. Salvisberg die andere _ 82. Con la stessa impostazione: Casa Sul- «La guerra aveva anche questa terribile
moderne, gta Verlag, Zurigo 1995. zer, Muzzano, 1944-1945 e la sua autori- conseguenza, che provocava una chiusura
_ 70. Lettera a Giancarlo Palanti, 8 aprile messa, 1945; Casa Fischer, Lugano, 1945; mentale, intellettuale, per cui eravamo in un
1941. Casa Colombera, Ponte Tresa, 1943; “Ca’ certo senso non al corrente di quanto succe-
_ 71. Lettera di Giancarlo Palanti a Carlo e del medico”, Stabio, 1945-1947. deva nel frattempo. Sia a Zurigo, sia soprat-
Rino Tami, 24 marzo 1942. La Biblioteca _ 83. Sul neorealismo si veda il breve ma es- tutto a Roma, i nomi di Le Corbusier, Wri-
era stata dapprima richiesta il 25 marzo senziale saggio di V. Magnago Lampugnani, ght, Mies e Gropius, io non li ho mai sentiti.
1941 dall’ingegner Matricardi, redattore Il mito della verità. Note sul neorealismo in Immaginate voi qual era la nostra possibi-
capo della rivista “Costruzioni-Casabella”, Italia 1946-1956, in G. Celant (a cura di), lità di conoscenza e di apertura. Noi anda-
segnalata dalla Direzione delle Costruzioni Arti e architettura: scultura, pittura, fotogra- vamo a tastoni. Mi ricordo di aver visto una
Federali. Poi fu richiesta da Palanti, vice fia, design, cinema e architettura. Un secolo rivista olandese, di cui non ricordo più il
direttore, il 23 gennaio 1942, che l’aveva vi- di progetti creativi, catalogo della mostra nome, che era per me uno spiraglio su un
sta pubblicata su “Vie-Art-Cité” nel nume- (Genova, Palazzo Ducale, 2 ottobre 2004- panorama interessantissimo, ma era il caso
ro di settembre-ottobre 1941. La Biblioteca 13 febbraio 2005), Skira, Milano 2004, vol. che ci faceva trovare queste cose».
fu poi pubblicata in “Costruzioni-Casabel- I, pp. 75-79. Anche M. Tafuri, Storia dell’ar- _ 90. Sulla conferenza di Bruno Zevi si ve-
la”, a. XV, maggio 1942, n. 173. chitettura italiana. 1944-1985, Einaudi, To- da G. Volonterio, Conferenza Bruno Zevi,
_ 72. Lettera di Tami a Alfred Roth, 31 lu- rino 1986, in particolare il capitolo “Gli an- “Corriere del Ticino”, 30 gennaio 1956; G.
glio 1941, dove, in riferimento a una vacan- ni della ricostruzione”, pp. 5-46. Bernasconi, Bruno Zevi a Lugano, “Rivista
za a La Sarraz, ospite di Madame De Man- _ 84. F. Bellini, Mario Ridolfi, Laterza, Bari tecnica della Svizzera italiana”, a. XLIII,
drot, Tami scrive: «ti ringrazio per l’occa- 1993, pp. 70-73. gennaio 1956, n. 1, p. 2.
sione che mi hai dato di conoscere luoghi e _ 85. Sulla corretta datazione cfr. N. Navo- _ 91. Passo riportato da G. Volonterio,
gente nuova». ne, Fonti, paradigmi, modelli: brevi note L’architettura di Rino Tami, cit.
_ 73. Lettera di Rino Tami ad Alfred Roth, sull’architettura degli anni Cinquanta in Ti- _ 92. In occasione della conferenza, Zevi
1 ottobre 1955. cino, “Archivio Storico Ticinese”, 136, di- cercò di cucire una rete di collaborazione
_ 74. Lettera di Alfred Roth a Rino Tami, cembre 2004, p. 263 e nota 33. In un elen- con l’ambiente della cultura architettonica
16 dicembre 1955. Sebbene snobbata dalla co di opere realizzate tra il 1936 e il 1962, ticinese. A Tami giunsero due diverse ri-
redazione di “Werk”, Casa Rossi rappre- inviato alla redazione di “Werk” il 17 otto- chieste di materiale da pubblicare su “Ar-
sentò per Tami una svolta, giustamente ri- bre 1967 per una retrospettiva sull’evolu- chitettura. Cronache e storia”, una da Gu-
levata in qualche modo da Guglielmo Vo- zione dell’architettura moderna in Svizze- glielmo Volonterio e l’altra da Giovanni
lonterio, L’architettura di Rino Tami, cit., ra, il progetto di Casa Solatia è attribuito al Bernasconi, ambedue si ritenevano infatti
che volendo interpretare Tami come un ar- solo Rino Tami, nonostante il sodalizio con corrispondenti del Ticino per la rivista di
chitetto «funzionalista nel senso più genui- il fratello Carlo si interrompa nel 1954, Zevi (lettera di Giovanni Bernasconi a Rino
no del termine», vedeva in Casa Rossi «un (cfr. la lettera di Tami del 23 giugno 1965 Tami, 12 settembre 1956 e lettera di rispo-
eccellente esempio di questo funzionalismo alla redazione del Dizionario degli artisti sta di Rino Tami s.d.)
equilibrato, dove oltre alle questioni tecni- svizzeri, Museo delle Belle Arti, Berna, do- _ 93. Cfr. G. Bernasconi, Il nuovo Piano re-
cistiche hanno agito in forma preponderan- ve dichiara che la collaborazione con il fra- golatore della città di Lugano, “Rivista tec-
te anche fattori di ordine finanziario» e un tello Carlo è durata dal 1936 al 1954). nica della Svizzera italiana”, a. XLIII, gen-
«prototipo di casa di minimo costo (…) per _ 86. T. Carloni, Rino Tami, architetto mo- naio 1956, n. 1, pp. 3-10; e “Corriere del
una famiglia di media classe». derno, cit., p. 149. Ticino”, 25 gennaio 1956.
_ 75. Lettera di Gio Ponti a Rino Tami, 5 _ 87. La rilevanza di Perret come importan- _ 94. G. Volonterio, A 53 metri la casa-torre,
luglio 1939, relativamente al Grotto, e 23 te riferimento per le opere in cemento ar- “Corriere del Ticino”, 26 gennaio 1956.
ottobre 1940, nella quale Gio Ponti chiede mato di Tami era già stata rilevata da G. _ 95. Cfr. In costruzione a Cassarate la prima
«piante e foto della villa Il torchio, vista su Volonterio, L’architettura di Rino Tami, casa torre del Ticino, intervista di Guglielmo
“Werk”». cit., p. 25. Sull’ambivalenza di Casa Solatia Volonterio a Franco Fischer, Rino Tami e
_ 76. Lettera di Rino Tami a Gio Ponti, 2 cfr. N. Navone, Fonti..., cit., p. 266, dove la Francesco Chiesa, programma andato in on-
novembre 1940; lettera di Gio Ponti a Rino palazzina è messa, tra l’altro, in riferimento da alla Radio della Svizzera Italiana l’1 e il 2

112
R I N O T A M I E L A C U LT U R A A R C H I T E T T O N I C A I T A L I A N A

gennaio 1956. Cfr. anche F. Ender, La casa- te dalla verità costruttiva». Corrispondenza Lloyd Wright, Zanichelli, Bologna 1979, p.
torre di Cassarate, “La voce di Castagnola”, con Zevi, p. 411. 170, riporta un passo di Wright: «La griglia
a. V, maggio 1956, n. 5, pp. 10-11. Foglio 1: «L’architettura proviene dalla ter- esagonale s’adegua al movimento umano
_ 96. Lettera di Rino Tami a F. Matricordi ra, condizioni del terreno e del luogo; natu- assai meglio delle forme geometriche squa-
redattore capo di “Costruzioni-Casabella”, ra dei materiali scopo della costruzione de- drettate». In P. e J. Hanna, Frank Lloyd
dell’editoriale Domus, 8 aprile 1941. terminano l’edificio». Corrispondenza con Wright’s Hanna House. The client’s report,
_ 97. Lettera di Rino Tami a Paolo Mariot- Zevi p. 413. Mit Press, Cambridge (MA) 1981, pp. 20-
ta, 2 marzo 1940: Tami informa l’amico che Foglio 2: «simpatia per l’architettura giappo- 21, è riporta una lettera di Wright ai coniu-
l’ultimo numero di “L’architettura italia- nese (…)». Corrispondenza con Zevi p. 415 gi Hanna: «Spero che la forma inusuale
na” porta uno «scalcinatissimo grotto tici- Foglio 2: «simpatia per il gotico (…)». Corri- delle stanze non vi disturbi, perché in realtà
nese e un bellissimo cinema di Oslo». spondenza con Zevi p. 416 saranno più tranquille delle stanze rettan-
_ 98. Lettera di Rino Tami alla Dansk Ce- Foglio 2: «La realtà di un edificio non consi- golari e vi renderete conto a mala pena del-
ment Central di Copenhagen, 14 gennaio ste in quattro pareti e un tetto ma nello spa- le irregolarità». Cfr. anche M. Conan,
1958. zio racchiuso in cui si vive. Lao Tze». Corri- Frank Lloyd Wright et ses clients, Centre
_ 99. J.M. Montaner, Dopo il movimento spondenza con Zevi p. 417-418. scientifique et technique du bâtiment, Paris
moderno, Laterza, Bari 1996, pp. 80-93. In Storia dell’architettura moderna, 1955, 1988, p. 45.
_ 100. R. Hollenstein, op.cit., p. 48. Zevi riprende in parte quanto scritto in _ 108. R. Holleinstein, op. cit., p. 50.
_ 101. Testimonianza raccolta da N. Navo- Verso un’architettura organica, Einaudi, To- _ 109. Ibidem: «Anche le mie case cercano
ne, Fonti ..., cit., p. 260, nota 28. rino 1945. I passi tratti da Un’autobiografia di essere ben sedute. Quindi la configura-
_ 102. Cfr B. Zevi, Storia dell’architettura di Wright relativi alla cupola di San Pietro zione del terreno è per me molto importan-
moderna, Einaudi, Torino 1955; in partico- di Michelangelo e alla citazione di Lao-Tze, te. Preferisco il terreno impossibile. La dif-
lare, Tami riprende da Zevi il disappunto sono maggiormente trattati in quest’ultimo ficoltà imposta dal terreno è un fattore
per il personale giudizio di Wright sull’ar- libro, rispettivamente a p. 92 e p. 95. molto positivo». Fra gli Appunti delle lezio-
chitettura classica e l’incomprensione del _ 103. Casa Clinton Walker era stata pub- ni, ci sono alcuni fogli in cui Tami disegna
valore architettonico della cupola miche- blicata in “The Architectural Design”, giu- delle schematiche sezioni di case poste in
langeolesca della Basilica di San Pietro. So- gno 1954, e ripresa da “Metron” nella ru- pendio. Tami usa questi schemi per spiega-
no riprese nell’esatta successione anche le brica “Rivista delle riviste”, n. 52, 1954. re il modo di conformare le falde del tetto
citazioni riportate da Zevi tratte dall’Auto- _ 104. “Metron”, n. 51, 1954, rubrica “Ri- che dovrebbero contrastare visivamente
biografia di Wright. vista delle riviste”, p. 42. l’andamento del pendio, per evitare la sen-
Tra le diverse ricorrenze che legano gli ap- _ 105. L. Quaroni, R. Neutra, progetto del sazione di scivolamento e far apparire la ca-
punti di Tami conservati all’Archivio del Sanatorio universitario italiano ad Agra, sa più radicata al suolo.
Moderno di Mendrisio e il capitolo su Wri- 1950-1955; M. D’Olivo, Villaggio del fan- _ 110. Citazioni in R. Holleinstein, op.cit.,
ght di Zevi, riportiamo qui di seguito, a ti- ciullo a Trieste, 1952; F. Albini, Casa Oli- p. 49. Per la precisione Perret scrisse che
tolo di esempio, quelle relative ai primi due vetti a Ivrea, 1956; I. Gardella, Mensa della «L’architettura è ciò che fa le belle rovine»
fogli che corrispondono esattamente al pri- Olivetti a Ivrea, 1955-1958; BBPR, Fascia e il detto si trova in A. Perret, Le Musée
mo paragrafo del capitolo su Wright della dei servizi sociali Olivetti a Ivrea, 1954- Moderne, “Museion”, 1929, p. 230; mentre
Storia dell’architettura moderna. 1958. Sulla diffusione delle tematiche wri- il detto «far cantare i punti d’appoggio» è
Foglio 1: «Wright, ribellione da ogni con- ghtiane in Italia cfr. F. Lehmann, A. Rossa- riferito da un allievo di Perret, M. Blu-
cezione classicistica; ribellione da ogni ri, Wright e l’Italia, 1910-1960, Unicopli, menthal, cfr. R. Gargiani, Auguste Perret.
standard. (che è intesa come un complesso Milano 1999. 1874-1954. Teoria e opere, Electa, Milano
di inferiorità rispetto alla tecnica e rispetto _ 106. Chiesa di Cristo risorto, Lugano, in 1993, p. 20 e nota.
alla tradizione). Sua confusione sul senso T. Carloni (a cura di), Rino Tami …, cit., p. _ 111. B. Zevi, Auguste Perret, “Metron”,
storico e culturale di una tradizione archi- 108. n. 51, 1954, p. 10: «Nella natura dei mate-
tettonica (cupola di S. Pietro di cui Wright _ 107. Sede della Radio della Svizzera Ita- riali sta dunque il principio valido per Wri-
non capisce la “verità estetica” indipenden- liana, in ibidem, cit., p. 96. B. Zevi, Frank ght e per Perret delle chiese».

113
114
L’aristocratico empirismo di Rino Tami.
Lo Studio della Radio della Svizzera Italiana
di Camenzind, Jäggli e Tami
Nicola Navone

Nell’opera di Tami vi sono due edifici che hanno aprirsi ai dibattiti e alla correnti che percorrono
valore di paradigma: la Biblioteca cantonale di Lu- l’Europa del dopoguerra e che irrompono nel can-
gano e lo Studio della Radio della Svizzera Italiana tone con la forza dei venti di lago che Tami, da
a Lugano-Besso. Ciascuno di essi, infatti, segna in buon velista, sapeva domare.
modi diversi la sua produzione architettonica, im-
primendovi, per così dire, uno scarto, un’accelera- La ricostruzione della vicenda prende le mosse dal-
zione. Ma se il carattere esemplare della Biblioteca la tarda estate del 1951, quando, dopo quattro anni
cantonale è stato riconosciuto fin da subito (e con- di rivendicazione presso la Società Svizzera di Ra-
verrà ricordare come l’«orgogliosa modestia» evo- diodiffusione, si venne concretamente delineando
cata per quell’edificio da Giuseppe Pagano sulle l’ipotesi di dotare l’emittente radiofonica di lingua
pagine di “Casabella” sia poi stata assunta da Tami italiana di una nuova sede, che sostituisse l’obsole-
a motto araldico dell’intera sua opera), lo Studio scente studio inaugurato nel 1933 al Campo Mar-
della Radio della Svizzera Italiana ha avuto una ri- zio, non lontano dalla foce del Cassarate.2
cezione assai più cauta e sfumata, nella quale l’ap- È in quelle settimane che i vertici della Radio della
prezzamento per alcuni brani di eccellente architet- Svizzera Italiana concertano la strategia che con-
tura coesiste con dubbi e riserve.1 durrà alla scelta dei progettisti del nuovo Studio.
La ricostruzione della genesi progettuale dello Stu- Scartata rapidamente l’ipotesi di un concorso, essi
dio della Radio della Svizzera Italiana, cui sono de- si orientano verso l’assegnazione del mandato a un
dicate queste pagine, mostra invece come tale espe- gruppo composto da tre architetti, in cui siano rap-
rienza segni un mutamento di paradigma nella ri- presentati i maggiori partiti politici del cantone (li-
flessione di Tami e vi introduca degli elementi di berali, conservatori, socialisti). Tale scelta non era
novità destinati a essere sondati e declinati in opere affatto inusuale, ma affondava le sue radici nella
successive. Novità che suggellano, al contempo, la politica consociativista praticata in Ticino durante
mutata temperie culturale del piccolo cantone su- gli anni Venti, che avrebbe poi conosciuto un’inde-
balpino che, nel campo dell’architettura, ha ormai fettibile quanto ampia applicazione. Cooptando at-
abbandonato quella fase di ripiegamento, di fatico- torno a un incarico pubblico di tale rilevanza pro-
sa ricerca di una sfuggente e controversa “identità” fessionisti afferenti alle principali correnti politiche
che aveva caratterizzato gli anni Quaranta, per cantonali, si sgombrava il campo dal pericolo di

1 115
Veduta della città di Lugano.
In primo piano, lo Studio
della RSI appena costruito.
(Lugano, Archivio della Radio
della Svizzera Italiana).
N I C O LA NAVO N E
2

Antonini, Mariotta, Brunoni. Scegliere tra questi.


Note su questi e su altri:
Guidini: governo, ecc.;
Bossi: primo studio – Tami e Camenzind non lavo-
rano con lui;
Chi[e]sa – non va con Tami – rilento;
Cavadini – vale meno di Tami;
Brunoni – fa di tutto – è pieno di lavoro;
Antonini – vecchio – vale meno di Tami;
Mariot[t]a – internista – villette;
– Proposta: consiglio di architetti formato di Ca-
menzind, Jaeggli, Tami (guidato da Jaeggli, che è il
nostro consulente);
Variante: Camenzind, Jaeggli, Cavadini (quest’ulti-
mo è nelle bellezze naturali – potrebbe essere utile
per vincere l’eventuale opposizione di Chiesa pa-
dre).»8
Nella sua asseverativa brutalità, accentuata dalla co-
possibili resistenze e veti, acuito dalla decisione di struzione paratattica, il documento illustra bene
rinunciare a un concorso pubblico. Non ne faceva- quali logiche avessero presieduto alla composizione
no mistero gli stessi vertici della CORSI,3 come l’av- del gruppo di professionisti designato per l’incari-
vocato Riccardo Rossi, il quale, durante una seduta co, offrendo nel contempo una carrellata corrosiva
di comitato regolarmente verbalizzata, avrebbe di- dei principali architetti attivi in Ticino nei primi an-
chiarato che la scelta delle imprese cui affidare la ni Cinquanta,9 sovrastati dall’incombente figura
costruzione del nuovo Studio si sarebbe dovuta dello scrittore e poeta Francesco Chiesa, per lunghi
fondare «sul principio del consorzio in cui [fossero] anni presidente della Commissione delle bellezze
rappresentate le tre principali correnti politiche esi- naturali.10
stenti nel Cantone».4 Da lì a poche settimane, il 19 settembre 1951, i
Definita la strategia, occorreva avanzare delle pro- membri del Comitato della CORSI avrebbero affi-
poste concrete e giungere alla definizione della dato a Camenzind, Jäggli e Tami l’incarico di valu-
compagine di architetti. Per comprendere le scelte tare le misure necessarie per rimediare alla cronica
operate dai dirigenti della Radio della Svizzera Ita- carenza di spazio e agli evidenti difetti funzionali
liana è utile muovere da un documento inedito con- dello Studio al Campo Marzio, segnando formal-
servato negli archivi della RSI, a Lugano. Si tratta di mente l’inizio della vicenda progettuale del nuovo
un foglio d’appunti dattiloscritti, datato 26 agosto Studio a Lugano-Besso.11
1951,5 in cui, dopo avere ribadito la decisione di ri-
nunciare a un concorso pubblico,6 viene esaminata Chiamati a collaborare in virtù dei loro orientamenti
la scelta dei progettisti. Il brano merita di essere ri- politici complementari,12 i tre architetti erano assai
portato integralmente: diversi quanto a temperamento. Un tratto comune
«Architetti: giovani, moderni. Che consentano a consisteva nel debito contratto con Otto Rudolf Sal-
collaborare. Troviamo nella FAS [Federazione de- visberg, di cui erano stati allievi al Politecnico di Zu-
gli Architetti Svizzeri]:7 Jaeggli, Camenzind, Tami, rigo, dove Camenzind si era diplomato nel 1939,

116 2
A. Camenzind, Schema
planimetrico per lo Studio
della RSI, assonometria in scala
1:500, 1953.
(FAAT, Fondo A. Camenzind).
L’ A R I S T O C R AT I C O E M P I R I S M O D I R I N O TA M I
3

Jäggli nel 1933, e Tami aveva seguito un semestre nel Del resto, numerose testimonianze confermano che
1934. Jäggli e Tami, inoltre, avevano avuto anche nella compagine non mancarono dissidi e rivalità,
una formazione italiana, ma in tempi e modi del tut- soprattutto tra Camenzind e Tami, mentre Jäggli –
to diversi: se Tami aveva frequentato la Scuola Supe- che pure, dal documento citato in precedenza,
riore di Architettura di Roma sul finire degli anni avrebbe dovuto guidarla – sembrerebbe essersi rita-
Venti,13 per poi “convertirsi” al cauto razionalismo gliato quasi subito, da uomo conciliante e pragmati-
di Salvisberg, Jäggli, una volta conseguito il diploma co quale era, il ruolo di “tecnico”, lasciando i due
al Politecnico federale, costretto all’inattività dalla colleghi alle loro dispute,15 a quei «contrasti» e «di-
crisi economica che attanagliava il cantone e mosso vergenze di vedute» cui accennano anche i verbali
dal desiderio di «cambiare orizzonte e di esperimen- delle sedute del comitato CORSI e la corrisponden-
tare un ambiente non ancora completamente rag- za del direttore della RSI, Stelio Molo.16 Di questi
giunto dalle nuove teorie di funzionalità, talvolta li- contrasti ci pare di cogliere un riflesso nella radicata
mitative e spesso prive di pathos»,14 aveva compiuto diffidenza di Tami verso le collaborazioni fondate su
il cammino inverso ed era entrato nello studio roma- forme associative, come quella della “commissione”,
no di Marcello Piacentini, dove aveva lavorato ai «strana e mostruosa creatura che porta su un solo
progetti per la città universitaria di Roma, il palazzo corpo un numero imprecisato di cervelli diversa-
di giustizia di Milano e la caserma dei carabinieri di mente pensanti», dalla quale non possono sortire
Bolzano, frequentando nel contempo il corso tenuto che compromessi, preferendole «una collaborazione
da Del Debbio alla Scuola Superiore di Architettu- sulla base di una gerarchia chiaramente definita».17
ra. All’inizio degli anni Cinquanta, Jäggli e Tami La vicenda dello Studio di Lugano-Besso, dunque,
avevano già avuto modo di lavorare insieme al pro- può essere letta anche attraverso le interazioni che si
getto per l’Arsenale di Biasca, per il quale avevano stabilirono tra i vari progettisti: interazioni invero fa-
disegnato a due mani l’edificio centrale, mentre non ticose, almeno all’inizio, quando i rapporti di forza e
sembrano esservi state, fino a quel momento, colla- le competenze specifiche all’interno della compagi-
borazioni con Alberto Camenzind. ne non erano ancora chiari.

3 117
A. Jäggli, Schema planimetrico
per lo Studio della RSI, piante e
prospetti in scala 1:500,
2 febbraio 1953.
(FAAT, Fondo A. Jäggli).
N I C O LA NAVO N E
4 5

Quale primo compito gli architetti dovettero alle- simità dei trasporti pubblici – «comunicazioni
stire una stima dei costi per l’ampliamento del vec- tramviarie e postali; vicinanza della stazione F[er-
chio Studio – soluzione avversata dai vertici della rovie] F[ederali], Ferrovie luganesi, Ferrovia Tes-
Radio18 – e per la costruzione di un nuovo edificio, serete» –, nell’essere una «zona tranquilla di carat-
così da dimostrare la sostenibilità economica della tere esclusivamente residenziale» e perciò protetta
seconda soluzione; inoltre, essi furono incaricati di da immissioni acustiche nocive, evidentemente po-
trovare una collocazione adatta alla nuova sede, va- co raccomandabili per uno studio radiofonico,
gliando una rosa di terreni situati per lo più ai mar- nonché una «zona dominante e nel contempo pia-
gini della città di Lugano. neggiante». A questi vantaggi andava aggiunto
Dopo alcuni sopralluoghi e riunioni con il direttore quello, non irrilevante, del prezzo modesto del ter-
della RSI Stelio Molo,19 gli architetti presentarono, reno, che avrebbe consentito l’acquisto di una par-
il 16 novembre 1951, uno «Schema comparativo ticella sufficientemente ampia da permettere un’or-
sulle possibilità di costruzione e di ubicazione dello ganizzazione orizzontale dello studio, verso la qua-
studio radio» che individuava in un terreno in loca- le si andavano orientando, sulla scorta della lettera-
lità di Soldino, nel quartiere di Besso, a nord-ovest tura specialistica e delle risoluzioni dei dirigenti
di Lugano, il luogo più idoneo all’edificazione della della Radio, gli architetti.20 Del resto, l’esiguità del-
nuova sede. Le ragioni addotte risiedevano nella lo spazio disponibile «per permettere sia pure un
«ampiezza dell’area disponibile» e nella «conse- piccolo sviluppo orizzontale», sarà uno degli argo-
guente possibilità di ordinamento di zona (eventua- menti cui ricorreranno i vertici della Radio per giu-
li abitazioni per gli addetti allo studio)», nella pros- stificare l’abbandono della sede al Campo Marzio.21

118 4 5
A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
Primo progetto per lo Studio Primo progetto per lo Studio
della RSI, pianta del piano terreno, della RSI, pianta del primo piano,
scala 1:200, 31 luglio 1953. scala 1:200, 31 luglio 1953.
(FAAT, Fondo A. Jäggli). (FAAT, Fondo A. Jäggli).
L’ A R I S T O C R AT I C O E M P I R I S M O D I R I N O TA M I
6 7

Esposte al comitato della CORSI nella seduta del


21 dicembre 1951, le proposte degli architetti furo-
no approvate,22 e la conferma del mandato venne
comunicata loro prima della fine dell’anno, il 29 di-
cembre 1951.23 Quanto al programma funzionale,
che assunse la sua configurazione definitiva nel cor-
so della progettazione, esso prevedeva inizialmente
otto studi di registrazione, due dei quali accessibili
al pubblico: una sala da concerti per 450 persone e
uno studio per la musica leggera.24

In questa fase il progetto avanza lentamente: biso-


gna infatti attendere sino al 3 febbraio 1953 perché
gli architetti presentino le prime proposte ai vertici
della CORSI. E non si tratta di un vero e proprio
progetto, ma di sei «soluzioni di massima» (poco
più che semplici schemi distributivi)25 accompagna-
te da una relazione in cui sono enunciati, in cinque
punti, i criteri generali che hanno orientato la rifles-
sione dei progettisti.26 Se, da un lato, la scelta di al-

6 7 119
A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
Primo progetto per lo Studio Primo progetto per lo Studio
della RSI, sezioni, scala 1:200, della RSI, facciate, scala 1:200,
31 luglio 1953. 31 luglio 1953.
(FAAT, Fondo A. Jäggli). (FAAT, Fondo A. Jäggli).
N I C O LA NAVO N E
9

lestire sei varianti permetteva di approssimarsi più come quelle derivanti dalla scelta d’impostare a quote
rapidamente a una soluzione adeguata, individuan- diverse i singoli corpi di fabbrica e di risolvere il pas-
do i vantaggi di ciascuna e combinandoli in una saggio da una quota all’altra mediante due brevi ram-
nuova configurazione, dall’altro essa costituiva una pe di scale inserite nel corridoio, generando così pa-
sorta di concorso interno tra i tre architetti, che, pur lesi incongruenze nei collegamenti verticali,29 che una
siglando la relazione con l’acronimo ARSI (Archi- variante di progetto cerca di risolvere con esiti ancora
tetti Radio Svizzera Italiana), fino a quel momento più infelici.30
elaborano i piani separatamente, firmandoli ciascu- Considerata la dispersione della documentazione gra-
no con il proprio nome.27 fica e il mancato rinvenimento degli schizzi prepara-
Il primo progetto firmato congiuntamente dagli ar- tori, non è facile distinguere il contributo di ciascun
chitetti risale al 31 luglio 1953. I disegni, conservati architetto, o stabilirne l’eventuale preponderanza. In
nel Fondo Augusto Jäggli della Fondazione Archivi alcuni punti si ravvisa la mano di Tami (come nei pro-
Architetti Ticinesi e sinora inediti,28 mostrano un edi- spetti degli uffici amministrativi, in cui è palese il ri-
ficio assai diverso da quello che verrà realizzato da lì chiamo alla prima proposta per l’ampliamento dello
a pochi anni. Lo Studio radiofonico vi appare, infatti, stabilimento Frieden a Balerna, che l’architetto realiz-
come un insieme di volumi agglutinati attorno a un za in quegli stessi anni), anche se non è facile distin-
8 percorso a U, che dall’ingresso principale, segnalato guere l’apporto di ciascun progettista.
da una snella pensilina di cemento armato, si snoda Ciò che importa piuttosto rilevare è la radicale di-
fino all’ingresso riservato agli ospiti e agli orchestrali. versità da quanto verrà poi realizzato: diversità che,
Adagiati sul terreno in leggero declivio, i volumi ma- come vedremo, è generata non tanto dall’affinarsi
nifestano un’autonomia formale solo in parte mitiga- di scelte formali e distributive, ma da un vero e pro-
ta dall’adozione di materiali comuni: cemento armato prio cambiamento di paradigma intervenuto in se-
a vista per le parti strutturali e paramento di mattoni. guito a una grave crisi che, nello spazio di pochi me-
Questa scelta sembra tradire una sorta di funzionali- si, indurrà gli architetti a ricominciare tutto dacca-
smo ingenuo, per il quale ogni parte dell’edificio deve po, ripartendo ab imis fundamentis.
denunciare inequivocabilmente la propria destinazio- Presentato ai membri del comitato CORSI nella se-
ne d’uso. Peccato, però, che il progetto presenti gravi duta del 25 settembre 1953,31 il progetto fu passato
debolezze proprio sul piano funzionale e distributivo, al vaglio dai capi settore della RSI, ricevendo pesanti

120 8 9
A. Libera, Progetto di concorso A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
per la nuova sede del Politecnico Schema distributivo per lo Studio
di Torino, schema distributivo. della RSI, variante del
(tratto da “Spazio”, ottobre 1950, 29 settembre 1954.
p. 40). (Lugano, Archivio della Radio
della Svizzera Italiana).
L’ A R I S T O C R AT I C O E M P I R I S M O D I R I N O TA M I
10

critiche dai responsabili del servizio tecnico. Le loro nuovo schema organizzativo (No. 38) che illustra i
osservazioni, formulate in un documento di cinque criteri da adottare nella disposizione dei blocchi di
pagine,32 si appuntarono soprattutto sull’organizza- fabbrica per aderire alle nuove esigenze segnalate
zione degli studi di registrazione, ritenuta del tutto dal Prof. Furrer».39 Quattro giorni dopo Stelio Molo
inadeguata, e sulla distribuzione funzionale dell’edi- risponde rintuzzando le critiche40 ed esprimendo
ficio,33 giungendo a rivendicare il diritto di «avanza- «un’ampia riserva di principio per tutto quanto si ri-
re proposte concrete corredate da rispettivi disegni» ferisce alla pratica attuazione del sistema da voi pro-
e a suggerire di relegare gli architetti a una funzione pugnato, sistema che vorrei definire “della cellula
ancillare.34 Era inevitabile che una simile presa di po- esagonale”, suscettibile, a prima mia vista, di qual-
sizione suscitasse la reazione dei progettisti35 portan- che complicazione»:41 è la prova che nel progetto è
do, tra schermaglie più o meno vivaci, alla presenta- comparso, per la prima volta, l’ordito geometrico
zione, il 2 luglio 1954, di una seconda proposta ba- destinato a innervare l’edificio costruito.
sata su un programma funzionale più ampio, com- Nei due schemi successivi, reperiti negli archivi della
prendente anche un’ala destinata alla televisione, RSI e qui pubblicati per la prima volta, il principio
con un conseguente aumento di volume dell’edifi- della “cellula esagonale” (per riprendere le parole di
cio,36 che nel corso degli anni crescerà dai 18 300 m3 Stelio Molo) viene sondato in due differenti direzioni.
calcolati nella stima dei costi del novembre 1951 ai Nello schema elaborato dagli architetti il 29 settem-
53 000 m3 realizzati.37 Di fronte a nuove obiezioni, bre 1954,42 l’edificio appare come un aggregato di
questa volta sollevate dall’ingegnere acustico Willi corpi poligonali collegati da percorsi longitudinali e
Furrer, responsabile della Forschungs-und Versuch- diagonali, generati a partire da una griglia esagonale.
sanstalt delle Poste federali (PTT) e consulente indi- Benché non vi siano sezioni, né alzati, lo schema
cato dalla committenza,38 il progetto, ormai in piena suggerisce l’immagine di un contrappunto di volu-
crisi, sarà sottoposto a una sorta di accelerazione im- mi articolati attorno a un corpo allungato e promi-
provvisa che lo farà uscire dalla palude di critiche in nente in cui trovano ricetto gli archivi, gli uffici e il
cui sembra lentamente sprofondare. ristorante.
Il 9 settembre 1954 gli architetti inviano alla direzio- Dall’ingresso principale, situato al primo piano e
ne della RSI una lettera polemica che ricostruisce posto in asse all’edificio, si discende per una scala
per sommi capi le vicende progettuali, insieme a «un alla quota degli studi di registrazione, dove il per- 11

10 11 121
A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, A. Libera, Progetto di concorso
Schema distributivo per lo Studio per la nuova sede del Politecnico
della RSI, variante del di Torino, pianta.
27 ottobre 1954. (tratto da “Spazio”, ottobre 1950,
(Lugano, Archivio della Radio p. 41).
della Svizzera Italiana).
N I C O LA NAVO N E
12

13

122 12 13
A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
Progetto per lo Studio della RSI, Progetto per lo Studio della RSI,
pianta del piano terreno, scala pianta del primo piano, scala
1:200, 4 gennaio 1955. 1:200, 4 gennaio 1955.
(Berna, SRG SSR idée suisse, (Berna, SRG SSR idée suisse,
Archivio della sezione immobili). Archivio della sezione immobili).
L’ A R I S T O C R AT I C O E M P I R I S M O D I R I N O TA M I
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corso si dirama in un doppio corridoio parallelo at- gli archivi, i servizi, gli impianti tecnici e gli uffici.
traversato diagonalmente da collegamenti destinati Sul lato opposto si distende, impostata su di un or-
agli ospiti e agli esecutori, che accedono all’edificio dito esagonale e scandita da percorsi diagonali, la
dal lato occidentale. sequenza degli studi e delle regie, inaugurata, verso
L’intenzione dei progettisti sembra quella di rag- l’ingresso principale, dalla grande sala da concerti,
gruppare gli studi attorno agli archivi, limitando cui s’affianca lo studio televisivo, separato da questa
quanto più possibile l’estensione dei percorsi. L’e- dall’entrata per gli artisti.
dificio sembra suscettibile di espandersi in ogni di- Appare già formulato il principio (che informerà il
rezione, come le strutture cristalline che in quegli progetto definitivo) del duplice percorso con colle-
anni venivano additate agli architetti come possibile gamenti obliqui intermedi, volto a differenziare
fonte d’ispirazione (ma su questo punto torneremo quanto più possibile le diverse circolazioni all’inter-
più avanti). no dell’edificio: gli artisti sul lato orientale, verso il
Il secondo schema reca la data del 27 ottobre 1954 giardino, i tecnici e gli altri collaboratori della Radio
e può essere letto come un’originale interpretazione sul lato occidentale, nel corridoio che disimpegna
della tipologia orizzontale degli studi radiofonici.43 gli uffici e le regie; con la sola differenza che in que-
Diversamente dalla prima proposta, che suggerisce sto schema gli orchestrali accedono alla sala da con-
la possibilità di espansione in ogni verso, la compo- certo da un ingresso sul lato occidentale, soluzione
sizione è chiaramente delimitata, sul lato occidenta- che sarà poi abbandonata. Inoltre è già abbozzata
le, da una “stecca” di tre piani in cui sono collocati l’idea di collocare i soggiorni degli artisti in lumino-

14 123
A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
Progetto per lo Studio della RSI,
prospetti, scala 1:200,
14 gennaio 1955.
(Berna, SRG SSR idée suisse,
Archivio della sezione immobili).
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15

16

124 15 16 17
A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
Progetto per lo Studio della RSI Progetto per lo Studio della RSI Progetto per lo Studio della RSI
inoltrato per la licenza edilizia, inoltrato per la licenza edilizia, inoltrato per la licenza edilizia,
prospetto orientale, scala 1:100, pianta del piano terreno, scala prospetto settentrionale, scala
15 febbraio 1956. (Archivio 1:100, 16 novembre 1955-15 1:100, 15 febbraio 1956.
Dicastero del Territorio del febbraio 1956. (Archivio DTL).
Comune di Lugano; d’ora in poi (Archivio DTL).
Archivio DTL).
L’ A R I S T O C R AT I C O E M P I R I S M O D I R I N O TA M I

si padiglioni affacciati sul giardino, mentre manca chitetto sperimenta soluzioni destinate a entrare
ancora la corte appartata su cui s’aprirà la caffette- stabilmente nel suo arsenale progettuale.
ria, qui ridotta a un minuscolo rombo addossato al- Quanto alle fonti della griglia esagonale, è evidente
lo studio televisivo. la sua derivazione wrightiana, attestante la fortuna
Sulle prime la reazione dei committenti non è buona: che l’opera del maestro americano conosceva in
in una lettera del 6 novembre 1954 Stelio Molo ritie- quegli anni in Ticino e nel resto d’Europa.
ne lo schema «inaccettabile» per l’eccessiva lunghez- A questo riguardo basti pensare all’eccezionale in-
za dei corridoi dell’ala amministrativa e per alcuni di- teresse di critica e di pubblico suscitato dalla gran-
fetti riscontrati nella distribuzione interna;44 tuttavia, de mostra wrightiana presentata nell’estate del
i progettisti non defletteranno dalle loro posizioni e, 1951 a Firenze e, qualche mese più tardi, a Zurigo:
apportando alcune modifiche, riusciranno a far ac- mostra visitata da numerosi architetti ticinesi, sen-
cettare l’impianto alla direzione della Radio. Lo sche- sibili agli orientamenti organicisti che venivano
ma del 27 ottobre 1954 può essere dunque conside- diffondendosi nella piccola provincia attraverso gli
rato l’elemento generatore dell’edificio costruito: ciò scritti di Bruno Zevi e, sull’altro versante, attraver-
significa che nel giro di poche settimane, tra la tarda so le iniziative di Werner M. Moser48 e di Alfred
estate e le prime settimane d’autunno del 1954, il Roth (che, detto per inciso, fu tra i primi ad appli-
progetto assunse l’impostazione definitiva, poi affi- care in Europa, nella casa realizzata tra il 1943 e il
nata nei mesi successivi. 1944 a Zurigo per Madame de Mandrot, il princi-
pio della “cellula esagonale”).49 Tra questi architetti
A chi dobbiamo attribuire l’introduzione del traccia-
to geometrico destinato a improntare di sé l’edificio
costruito? Diversi indizi convergono su Rino Tami:
dalla testimonianza di Alberto Camenzind, che asse-
gna al collega il «ruolo guida (…) nel proporre il mo-
dulo esagonale di base»,45 al fatto che né Camenzind
né Jäggli abbiano mostrato dopo questa occasione (e
tanto meno prima d’allora) una particolare predile-
zione per quel tracciato generatore,46 che torna invece
con insistenza in alcuni progetti elaborati da Tami
dopo l’esperienza dello Studio della RSI. Si pensi al
18
centro di villeggiatura “Laguna” alla foce del fiume
Ticino (1959-1964), al quartiere residenziale Lungo-
lago a Lugano (1963-1968), alla chiesa di Giubiasco
(1962-1965), alla Chiesa di Cristo Risorto a Lugano
(1971-1976, realizzata), alla prima proposta per la
propria casa a Sorengo (gennaio 1961), al progetto
per Casa Manassi a Carona (1962).47
È dunque nello Studio di Lugano-Besso che Tami
applica per la prima volta l’ordito esagonale che in-
nerverà non pochi dei suoi progetti successivi: e
perciò non sembra inappropriato attribuire a
quell’opera la funzione di “laboratorio” in cui l’ar-
19

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Fotografia del modello Fotografia del modello del
del progetto approvato, vista progetto approvato, vista da ovest.
da sud-est. (Lugano, Archivio della Radio
(Lugano, Archivio della Radio della Svizzera Italiana).
della Svizzera Italiana).
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occorre ricordare i nomi di Peppo Brivio, Franco sulle argomentazioni addotte dai progettisti. In una
Ponti e Tita Carloni, allora giovani professionisti da relazione non datata, ma che per i riferimenti che
poco usciti dal Politecnico federale di Zurigo,50 ver- contiene dovrebbe situarsi tra il 1957 e il 1960, Ta-
so i quali Tami nutriva una stima precoce tradottasi mi sostiene che l’ordito esagonale «facilita la solu-
in una collaborazione professionale con Brivio51 e zione degli studi di emissione con pareti non paral-
nella ripetuta segnalazione di loro opere alle riviste lele (per ragioni di ordine acustico) e consente dei
d’architettura svizzere, e specialmente a “Werk”, percorsi in diagonale di collegamento fra i vari re-
del cui comitato editoriale Tami fu chiamato a far parti che risultano più diretti e razionali»:53 concetti
parte nel febbraio del 1953.52 La frequentazione di ribaditi e ampliati dalla relazione che accompa-
questi giovani architetti, fortemente orientati verso gnerà la pubblicazione del progetto: «Il tracciato
modelli di derivazione wrightiana e neoplastica e planimetrico parte dalla forma base dell’esagono:
destinati a diventare, da lì a pochi anni, protagonisti con ciò si è ottenuto una maggiore fluidità e natu-
della scena architettonica ticinese, potrebbe aver ralezza dei percorsi e dei collegamenti, una più am-
alimentato l’originale interesse di Tami per l’archi- pia possibilità di adattamento delle scatole murarie
tettura organica. che definiscono gli studi in relazione alle esigenze
Se l’origine wrightiana della griglia modulare utiliz- acustiche; questo tracciato, infine, ha consentito
zata nello Studio di Lugano-Besso non sembra dub- una più spontanea e vivace fluidità spaziale in par-
bia, rimangono da chiarire le ragioni che indussero ticolare negli atri, nella mensa e relativo giardino,
Tami ad adottarla, modificando radicalmente la stra- nonché una disposizione più concentrata del pub-
tegia progettuale seguita sino a quel momento (in blico attorno al palco della grande sala».54 A queste
particolare nella scialba proposta del 31 luglio 1953). buone ragioni ne aggiungeremo un’altra, sulla scor-
A questo proposito occorre anzitutto soffermarsi ta di una felice intuizione di Bruno Reichlin: quella,

126 20
A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
Progetto inoltrato al Comune per
aggiornamento delle modifiche
apportate a cantiere iniziato,
pianta del piano terreno,
scala 1:200, 18 agosto 1958.
(Archivio DTL).
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21 22 23 127
A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
Progetto inoltrato al Comune per Progetto per lo Studio della RSI, Progetto per lo Studio della RSI,
aggiornamento delle modifiche variante realizzata, prospetto variante realizzata, prospetto
apportate a cantiere iniziato, orientale, scala 1:200, occidentale, scala 1:200, 20
pianta del primo piano, 9 settembre1959. agosto 1959.
scala 1:200, 18 agosto 1958. (FAAT, Fondo A. Jäggli). (FAAT, Fondo A. Jäggli).
(Archivio DTL).
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Nel caso dello Studio della Radio della Svizzera Ita-


liana, l’associazione con questa particolare tipologia
non è affatto peregrina: non vanno dimenticati, infat-
ti, il prestigio culturale e la funzione educativa che
venivano attribuiti all’ente radiofonico e che trovano
un’esemplare testimonianza nelle argomentazioni
addotte dall’amministratore delegato della Società
Svizzera di Radiodiffusione, Georges Conus, a difesa
della costruzione del nuovo Studio di Lugano-Besso:
«Comme on le sait,» sosterrà questi nella seduta del
17 giugno 1955, «la Suisse italienne ne possède pas
d’université; le studio de la radio devrait donc en
quelque sorte tenir lieu de centre universitaire et
revêtir un aspect nettement représentatif».57
La nuova sede della Radio della Svizzera Italiana non
doveva essere semplicemente una sequenza di studi
di registrazione e di spazi amministrativi, con il mon-
dano corollario di una sala da concerto, ma un edifi-
cio pubblico altamente rappresentativo, una sorta di
cittadella della cultura ticinese, un surrogato di
quell’Università destinata a nascere quarant’anni do-
po. Ed ecco, allora, che la scelta del tracciato esago-
nale e la sua particolare declinazione in alzato, volta
a produrre una “confederazione di volumi” pacata e
25 composta, si addiceva perfettamente alle istanze de-
mocratiche e progressiste dei dirigenti e mentori po-
cioè, di offrire alla disparata compagine di architet- litici dell’ente radiofonico: dal presidente della COR-
ti una regola compositiva grazie alla quale ricom- SI, il consigliere di stato socialista Guglielmo Cane-
porre istanze talora discordanti, oggettivando alme- vascini, al direttore della Radio della Svizzera Italia-
no in parte il procedimento progettuale pur senza na, Stelio Molo, colui che alcuni anni prima si era
costringerlo entro i limiti angusti di un sistema, no- proposto di trovare, per il nuovo Studio, degli archi-
zione verso la quale Tami nutriva palese scettici- tetti «giovani, moderni».
smo.55
Ora, nel 1954, quando nel progetto per lo Studio di Non ci si dovrebbe stupire, dunque, nel riconoscere
Lugano-Besso compare di punto in bianco la griglia delle analogie tra l’impianto dello Studio della Radio
esagonale, il tema delle strutture modulari ispirate della Svizzera Italiana e, ad esempio, il progetto di
al mondo organico o minerale è all’ordine del gior- concorso di Adalberto Libera per il Politecnico di
no,56 sia alla scala urbana, sia nella progettazione di Torino, pubblicato nel numero di ottobre 1950 della
singoli edifici, soprattutto laddove la loro destina- rivista “Spazio”, con il commento di Luigi Moretti.58
zione d’uso implica flussi di circolazione complessi Analoga, nei due casi, è l’organizzazione dei percorsi,
e richiede la previsione di future estensioni, come, impostata su due direttrici parallele (che nello Studio
ad esempio, negli edifici universitari. di Lugano-Besso prendono origine dall’ingresso prin-

128 24 25
A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami, A. Camenzind, A. Jäggli, R. Tami,
Pianta dello Studio della RSI e Pianta dello Studio della RSI e
della progettata estensione per gli della progettata estensione per
studi televisivi, primo piano, s.d. gli studi televisivi, primo piano, s.d.
(FAAT, Fondo A. Jäggli). (FAAT, Fondo A. Jäggli).
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cipale e da quello per gli ospiti e gli orchestrali, situa- uffici ci si avvicina alla corte-giardino, su cui si affac-
to a una quota inferiore), unite da collegamenti dia- ciano la caffetteria e i soggiorni destinati all’attesa e
gonali (con il corollario di una “stecca” di uffici atte- al riposo degli ospiti e dei musicisti, eccellente esem-
stata lungo uno dei due “ambulacri” principali): una pio della singolare commistione di decoro civico e in-
pianta, quella disegnata da Libera, che Moretti asso- timità domestica che caratterizzerà l’edificio costrui-
cia acutamente «con certe planimetrie settecentesche to. A questa compenetrazione spaziale corrisponde
di ricostruzioni, fantasticamente strutturali, di edifici in alzato una progressiva dissoluzione delle masse, 27

romani e, nello stesso tempo, con il graficismo astrat- così da addomesticare l’ingente volume suddividen-
to di certe complesse formule di chimica organica».59 dolo in una sequenza di corpi di varia dimensione e
Ritroviamo la stessa fluidità spaziale e distributiva altezza (gli studi di registrazione, rivestiti da una cor-
nella variante di progetto per lo Studio della Radio tina di mattoni di paramento priva di aperture), deli-
della Svizzera Italiana documentata dai disegni del mitati verso ovest dall’ala degli uffici e collegati tra
gennaio 1955,60 nella quale le singole funzioni ap- loro dagli spazi di circolazione, di attesa e di riposo,
paiono organizzate attorno a sequenze spaziali mo- generosamente vetrati.
dellate dai percorsi che i vari fruitori (tecnici, impie- Risalta qui, con tutta evidenza, la notevole abilità di
gati, artisti, pubblico) compiono all’interno dell’edi- Tami (se, come crediamo, gli deve essere ascritto lo
ficio,61 con una progressiva compenetrazione tra in- sviluppo del progetto) nel comporre, per così dire,
terno ed esterno a mano a mano che dal corpo degli per “contrappunti diagonali”: una caratteristica te-

26

26 27 129
Veduta dell’edificio in costruzione. Il corpo degli uffici in costruzione.
(Lugano, Archivio della Radio (Lugano, Archivio della Radio
della Svizzera Italiana). della Svizzera Italiana).
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stimoniata soprattutto da molti suoi alzati (dalle ca-


se unifamiliari dei primi anni Cinquanta ai magnifi-
ci ouvrages d’art realizzati per l’autostrada N2), ma
che qui viene sapientemente applicata nel disegno
della pianta dell’edificio.

Lo Studio della Radio della Svizzera Italiana segna


dunque un cambiamento di paradigma nell’opera
di Tami. Temi e motivi inediti si fondono con pre-
dilezioni e caratteri distintivi che connotano l’inte-
ra sua opera.
Viene qui alla luce, meglio che altrove, l’aristocrati-
co empirismo di Tami, ovvero la sua singolare abi-
lità nel trascegliere le proprie fonti (ma senza pale-
sarle, né dar loro troppo peso, forse per quell’arte
della sprezzatura ch’egli amava coltivare) e nell’as-
similare i modelli che filtravano nel piccolo cantone
dalla cultura architettonica europea, combinandoli
in nuove configurazioni, facendoli diventare brani
di nuovi testi architettonici. Come Kenneth Framp-
ton ha dimostrato in questo stesso volume, nello
Studio di Lugano-Besso si amalgamano, come per
magica coalescenza, elementi desunti sia dalla tra-
dizione razionalista, in cui Tami si riconosceva, sia
dalla corrente organicista, verso cui egli veniva mo-
strando un interesse sempre maggiore e condiviso
con i suoi più giovani colleghi.
Malgrado gli interventi che negli anni scorsi ne
hanno in parte sfregiato il volto, l’edificio di Ca-
menzind, Jäggli e Tami rimane una delle testimo-
nianze più alte dell’architettura svizzera del secon-
do dopoguerra: e non rimane che operare affinché,
in futuro, la sua singolare eleganza possa essere
preservata dalle ingiurie degli uomini, e dalla pol-
vere del Tempo.

29

130 28 29
Veduta dell’edificio a cantiere Veduta dalla caffetteria
appena concluso. verso i padiglioni per gli ospiti
(Lugano, Archivio della Radio e gli orchestrali.
della Svizzera Italiana).
L’ A R I S T O C R AT I C O E M P I R I S M O D I R I N O TA M I

30

30 131
Veduta dalla caffetteria
verso il giardino.
N I C O LA NAVO N E

Note coglitore “Studiobauten, Radio Lugano ticolare possiamo dire agli altri architetti di
1932-1960”), ricevendo risposta cauta, ma essere già impegnati; in pratica però non lo
positiva (ibidem, lettera dell’amministratore siamo», ibidem.
delegato della SSR, Georges Conus, alla di- _ 7. Fondata nel 1908, la Federazione degli
rezione della RSI, [Berna] 20 agosto 1947). Architetti Svizzeri (Bund Schweizerischer
Desidero ringraziare le numerose persone Nel mese di aprile del 1949 Augusto Jäggli, Architekten) raccoglie per cooptazione i
che, a vario titolo, hanno offerto aiuto e col- da alcuni anni consulente della RSI, fu invia- principali professionisti attivi nella Confe-
laborazione durante le ricerche compiute to nella Svizzera interna e nei paesi scandina- derazione.
per la redazione di questo scritto. L’espres- vi a documentarsi sull’organizzazione degli _ 8. Segue in calce l’annotazione manoscritta
sione della mia gratitudine va, in particolare, studi radiofonici. In quel viaggio egli raccol- «Contemporaneamente avviare contatti con
al signor Paolo Sala, responsabile degli Ar- se disegni e relazioni tecniche illustranti gli Municipio di Lugano per accertare
chivi della Radio della Svizzera Italiana, a studi di Ginevra, Losanna e Basilea e, so- (Rossi/Bernasconi) importi ammortamenti
Lugano; all’architetto Paolo Fumagalli, pre- prattutto, di Oslo, Copenhagen e Stoccolma da retrocedere e possibilità di terreno da co-
sidente della Fondazione Archivi Architetti (Lugano, Archivio RSI, cartella “Rapporto struzione».
Ticinesi e all’architetto Angela Riverso Or- sugli accertamenti effettuati in occasione del _ 9. Oltre a Camenzind, Jäggli e Tami, si
telli, responsabile della catalogazione; all’ar- viaggio di studio del mese aprile 1949 in tratta di Augusto Guidini figlio, Bruno Bos-
chitetto Piero Lorenzo Lolli, responsabile Isvizzera ed all’estero. Architetto Augusto si, Cino Chiesa, Giuseppe Antonini, Agosti-
della Sezione immobili della SRG SSR idée Jäggli – Bellinzona”), che le riviste d’archi- no Cavadini, Bruno Brunoni e Paolo Ma-
suisse, a Berna, e alla signora Brigitte Di tettura contemporanee indicavano quali rea- riotta – luganesi i primi quattro, locarnesi gli
Giorgi, collaboratrice presso questa sezione. lizzazioni esemplari in un ambito tipologico altri tre –, per i quali si rinvia alle voci bio-
Mi sono state d’aiuto le discussioni che ho recentissimo e perciò aperto alla sperimenta- grafiche contenute in Architektenlexikon der
avuto con l’architetto Peppo Brivio, il pro- zione (cfr. ad esempio il numero monografi- Schweiz 19./20. Jahrhundert, a cura di I.
fessor Kenneth Frampton e il professor Bru- co di “Architecture française”, 1948, vol. 9, Rucki e D. Huber, Birkhäuser, Basel-Bo-
no Reichlin, prodigo come sempre di consi- n. 77-78 dedicato alle Maisons de la Radio). ston-Berlin 1998.
gli e incoraggiamenti. Un ringraziamento _ 3. CORSI è l’acronimo di Cooperativa per _ 10. La posizione di Francesco Chiesa nei
particolare va all’architetto Riccardo Ber- la Radiodiffusione nella Svizzera italiana, na- confronti dell’architettura moderna non è
gossi, la cui generosità è pari alla sua profon- ta il 29 dicembre 1938 dalle ceneri dell’Ente argomento che possa essere liquidato in po-
da conoscenza dell’opera di Tami. Autonomo per la Radiodiffusione nella Sviz- che righe, e anzi attende nuove e più com-
zera italiana (EARSI). piute ricerche (per una prima indagine, cfr.
_ 4. Lugano, Archivio RSI, raccoglitore P. Carioli, Francesco Chiesa. Presidente de la
_ 1. Penso in particolare al giudizio di un os- “Verbali Comitato Corsi 1953-1960”, verba- commissione per la protezione delle bellezze
servatore acuto come Tita Carloni, per il le della seduta n. 155, mercoledì 26 giugno naturali e del paesaggio (1941-1961), mémoi-
quale lo Studio della RSI, «ottimo lavoro 1957. re, redatto sotto la direzione del prof. Hans-
professionale significativo di quegli anni, pa- _ 5. Lugano, Archivio RSI, raccoglitore Ulrich Jost, Università di Losanna, facoltà di
tisce un poco sul piano strettamente artistico “Studio nuovo. Piani generali. Questioni Lettere, dipartimento di Storia, 1998). Si ri-
della presenza attorno al tavolo di tre archi- acustiche 11”: collocazione invero un po’ in- corda inoltre il giudizio di Augusto Jäggli,
tetti». Cfr. T. Carloni, Rino Tami, architetto congrua. secondo il quale «Chiesa presiedeva intelli-
moderno, in Rino Tami. 50 anni di architet- _ 6. Tra concorso e incarico diretto, «meglio gentemente e con grande impegno la Com-
tura, a cura di T. Carloni, Fondazione Artu- la seconda soluzione – Il concorso è molto missione. Le sue idee un po’ classicheggianti
ro e Margherita Lang, Lugano 1984, p. 151. costoso e generalmente, trattandosi di uno non impedivano la discussione imparziale di
Ma si veda pure quanto scrive P. Fumagalli, stabile sui generis, non dà risultati soddisfa- ogni domanda e spesso, anche se non com-
Un’opera in tre periodi, in Alberto Camen- centi (opinione Kopp)»; da qui la decisione pletamente persuaso, accettava le nuove ten-
zind. Architetto. Architetto capo Expo 64. In- di «incaricare un consiglio di architetti (…) denze che andavano diffondendosi»; Inter-
segnante. Quaderno di traduzioni [ma in di presentare i progetti», incarico che «non vista a Augusto Jäggli, “Rivista tecnica”,
questo caso si tratta, ovviamente, del testo deve essere dato per un “progetto di massi- 1992, n. 1-2, p. 31.
originale], a cura di L. Bellinelli, allegato al ma”», poiché «1. un progetto di massima _ 11. Lugano, Archivio RSI, raccoglitore
volume Alberto Camenzind. Architekt. Che- per uno stabile del genere non significa nul- “Verbali Comitato Corsi 1946-1952”, verba-
farchitekt Expo 64. Lehrer, a cura di W. Oe- la; 2. gli architetti (…) non avrebbero conve- le della seduta n. 113 del 19 settembre 1951.
chslin et al., gta, Zürich 1998, p. 13 («Un nienza – impossibile montare uno studio; 3. La ricostruzione che segue si concentra an-
progetto che ha sofferto, specie nel disegno non è possibile su un progetto di massima zitutto, per il tema generale di questo scritto
complessivo, della collaborazione assoluta- allestire un preventivo; 4. non si potrebbero e per le competenze specifiche di chi ne è
mente casuale dei tre architetti…»). Condi- evitare gli assalti di altri architetti». Perciò, l’autore, sulle questioni afferenti all’architet-
vido solo in minima parte quest’opinione. «si incaricheranno invece gli architetti (per tura, ponendo in secondo piano le questioni
_ 2. Già il 9 agosto 1947 il direttore della lettera) di “eseguire i progetti per la costru- politiche implicate nella costruzione del
RSI, Stelio Molo, si era rivolto alla direzione zione di un nuovo studio radio”. Primo stu- nuovo Studio della Radio della Svizzera Ita-
generale della SSR chiedendo l’autorizzazio- dio: progetto di massima, entro un termine liana, a cominciare dalla disamina dei rap-
ne per le spese necessarie all’allestimento di fissato. La sede appaltante [aggiunto a ma- porti non sempre facili tra la CORSI e il Mu-
«un piano di ampliamento dello Studio at- no: il committente] si riserva la facoltà di nicipio di Lugano, proprietario del vecchio
tuale» e di «un piano di massima per una troncare ogni momento; tanto meno siamo stabile al Campo Marzio.
nuova costruzione» (Berna, SRG SSR idée impegnati per l’esecuzione. Si evitano in tal _ 12. Ciascuno degli architetti rappresentava
suisse, Archivio della sezione immobili, rac- modo gli inconvenienti dei punti 1-4. In par- uno degli orientamenti politici affermatisi

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L’ A R I S T O C R AT I C O E M P I R I S M O D I R I N O TA M I

nel cantone: Camenzind i liberali, Jäggli i so- nuovo studio. In tale senso si esprimono gli Alberto Camenzind F.A.S.» e la numerazio-
cialisti, Tami i conservatori. ultimi accertamenti effettuati da un architet- ne «115/3», è la rappresentazione assono-
_ 13. Sugli “anni romani” di Rino Tami si ri- to, [sic] il cui rapporto definitivo ha indotto metrica di un edificio articolato in tre volu-
manda a quanto scrive, in questo stesso vo- il Comitato della CORSI a ordinare l’allesti- mi collegati da un basso corpo che delimita
lume, Giulio Lupo. mento dei piani di massima per un nuovo una corte aperta su un lato (FAAT, Fondo
_ 14. A. Jäggli, Un’intervista, in Augusto Jäg- stabile; contemporaneamente, a titolo pru- Camenzind, scatola I/36); il secondo reca l’i-
gli Architetto 1911-1999, a cura di P. Fuma- denziale, gli studi tecnici dovranno dire se scrizione «R.S.I. – M. 1:500 – Augusto Jäggli
galli, Fondazione Archivi Architetti Ticinesi, sarà sufficiente o possibile riadattare me- – Arch. F.A.S. – Bellinzona» e illustra a ma-
[Gentilino] 2003, pp. 12-13; originariamen- diante opportune modifiche ed ampliamenti no libera la pianta e una veduta assonometri-
te pubblicata in “Rivista tecnica” 1992, n. 1- l’edificio attuale, il che, per quanto appaia ca di un edificio a L disposto con il lato mag-
2, p. 31; Nel curriculum vitae conservato alla poco conveniente, non può essere scartato a giore lungo il confine nord-orientale del lot-
FAAT, Fondo Augusto Jäggli, l’architetto priori.» Berna, SRG SSR idée suisse, Archi- to (FAAT, Fondo Augusto Jäggli, AAT
scrive di aver voluto «esperimentare, attra- vio della sezione immobili, raccoglitore 002.083.032). Si riferisce a questo progetto
verso un periodo di pratica a Roma, quella “Studiobauten, Radio Lugano 1932-1960”, un disegno a matita su carta da lucido, raffi-
scuola architettonica particolare del periodo lettera del direttore RSI Stelio Molo al diret- gurante la pianta del piano terreno, ivi con-
fascista ossia in quell’ambiente non ancora tore generale della SSR, Lugano 28 settem- servato con il numero d’inventario AAT
raggiunto dalle nuove teorie culturali del bre 1951. 002.083.012. Una terza proposta è stata rin-
moderno funzionale». _ 19. Lugano, Archivio RSI, raccoglitore venuta nell’Archivio Jäggli (FAAT, Fondo
_ 15. T. Carloni, Profilo, in Augusto Jäggli, “Nuovo Studio – Terreni – Municipio Luga- Augusto Jäggli, “RSI Lugano – Progetto
cit., p. 15. no – 12”, verbale della riunione tra gli archi- 1:500”, AAT 002.083.019; in basso a destra,
_ 16. Ad esempio, durante la seduta di comi- tetti e Stelio Molo, 8 novembre 1951. la data «2.2.1953») dove è pure raccolto il
tato del 15 aprile 1959, Molo accenna a «de- _ 20. FAAT, Fondo Camenzind, scatola solo disegno precedente a quelli del feb-
terminati contrasti e a determinate divergen- I/36, “Schema comparativo sulle possibilità braio 1953, che ci è riuscito di reperire
ze di vedute che sono andati insorgendo in di costruzione e di ubicazione dello studio (FAAT, Fondo Augusto Jäggli, “RSI – Sche-
seno al collegio degli architetti» (Lugano, radio”. Gli altri terreni esaminati si trovava- ma planimetrico 1:500”, AAT 002.083.011;
Archivio RSI, raccoglitore “Verbali Comita- no nella «zona di Cornaredo, terreni e sud e in basso a destra, la data «8-XI-52 Arc. A.
to CORSI 1953-1960”, verbale della seduta nord del cimitero di Lugano, zona di Scarpi- Jäggli»).
n. 171, mercoledì 15 aprile 1959). Altrove no, proprietà villa Soldati, proprietà Grec- _ 26. «1) Suddivisione del complesso in tre
Molo scriverà che «L’esperienza di una “co- chi-Luvini, Ricordone, collina di Montarina, corpi di fabbrica indipendenti: uffici, studi
munità di architetti” non è stata buona. La Soldino, campo Marzio». di emissione, studio radiorchestra. 2) Rinun-
molteplicità degli incarichi in questo settore, _ 21. Berna, SRG SSR idée suisse, Archivio cia per ragioni economiche ed organizzative
come in altri, ha posto problemi di difficile della sezione immobili, raccoglitore “Studio- ad una seconda entrata e relativo atrio parti-
soluzione, ha causato rallentamenti e ritardi bauten, Radio Lugano 1932-1960”, rapporto colare per lo studio radiorchestra (…). 3)
nell’opera, ha impedito di determinare i re- della CORSI al Comitato centrale della SSR, Massima disponibilità di ampliamenti dei
sponsabili, ha frantumato il lavoro» (Luga- Lugano 22 maggio 1955. reparti uffici e studi di emissione. 4) Possibi-
no, Archivio RSI, Raccoglitore “Nuovo Stu- _ 22. Lugano, Archivio RSI, Raccoglitore lità d’innesto di un reparto televisione. 5)
dio, Terreni, Municipio Lugano, 12”, ap- “Verbali Comitato Corsi 1946-1952”, verba- Suddivisione del terreno in aree con funzio-
punti per il conferimento del mandato di le della seduta n. 115 del 21 dicembre 1951. ni ben determinate: accesso e posteggi, par-
progettazione degli studi della Televisione _ 23. Data desunta da una lettera di Stelio co e riposo, spiazzo di servizio», FAAT,
della Svizzera Italiana). Molo agli architetti del 13 settembre 1954; Fondo Camenzind, scatola I/36, “Relazione
_ 17. Da una lettera di Rino Tami a Grazia- cfr. FAAT, Fondo Camenzind, scatola I/36. n. 1”, Lugano 3 febbraio 1953.
no Papa, 26 marzo 1966, citata nel saggio di _ 24. Le ragioni a favore di un grande audi- _ 27. Soltanto da lì a pochi mesi lo studio
Serena Maffioletti pubblicato in questo stes- torio erano molte, non ultime quelle d’ordi- ARSI avrà una sua sede e degli impiegati; i
so volume. ne politico, come aveva rilevato Marcel Be- primi sopralluoghi ai locali ove collocare gli
_ 18. A conferma della più volte ribadita op- zençon nella perizia sullo Studio al Campo uffici risalgono al febbraio del 1953 (FAAT,
posizione dei dirigenti della Radio della Marzio: «Pour qu’un studio devienne popu- Fondo Camenzind, scatola I/36).
Svizzera Italiana nei riguardi di un possibile laire, pour que l’on puisse saisir les efforts _ 28. Una serie di copie eliografiche di que-
ampliamento dello studio al Campo Marzio, qu’il fait, la difficulté de l’émission, pour sti piani è conservata alla FAAT, Fondo Au-
ecco quanto scrive Stelio Molo al direttore qu’il puisse sentir autour de lui un halo de gusto Jäggli: “Nuovo studio RSI, progetto
della SSR pochi giorni dopo che si era stabi- sympathie, il doit pouvoir faire participer 1:500, situazione”, 31 luglio 1953, AAT
lito di affidare l’incarico a Camenzind, Jäggli aux émissions un vaste public, sans cesse re- 002.083.042; “Nuovo studio RSI, progetto
e Tami: «La CORSI, posta di fronte alla no- nouvelé»; Lugano, Archivio RSI, Rapport 1:200, piano cantina”, 31 luglio 1953, AAT
ta decisione secondo la quale gli Studi devo- d’expertise du studio de Lugano, Lausanne, 002.083.046; “Nuovo studio RSI, progetto
no entrare in possesso delle Società regionali octobre 1947. 1:200, pianterreno”, 31 luglio 1953, AAT
entro la fine del 1953, si è vista indotta ad ac- _ 25. Delle sei varianti menzionate dalla re- 002.083.049; “Nuovo studio RSI, progetto
celerare gli esami preliminari riguardanti lazione se ne sono reperite soltanto tre, tra le 1:200, primo piano”, 31 luglio 1953, AAT
l’efficienza dello stabile attualmente dispo- quali non vi sono quelle elaborate da Tami. 002.083.048; “Nuovo studio RSI, progetto
nibile», soprattutto alla luce di una «situa- Due varianti possono essere identificate con 1:200, facciate”, 31 luglio 1953, AAT
zione che non è esagerato definire disastrosa altrettanti disegni conservati tra le carte di 002.083.045; “Nuovo studio RSI, progetto
e che non potrà verosimilmente essere risol- Alberto Camenzind e Augusto Jäggli. Il pri- 1:200, sezioni”, 31 luglio 1953, AAT
ta se non attraverso la costruzione di un mo, recante l’iscrizione «R.S.I. – M. 1:500 – 002.083.047.

133
N I C O LA NAVO N E

_ 29. Ad esempio costringendo chi volesse Servizio tecnico per proficuamente collabo- Al documento è allegato «lo schema No. 37
accedere dagli uffici al primo piano del cor- rare dal lato estetico all’allestimento di un che rispecchia l’organizzazione che era stata
po meridionale agli ambienti collocati sopra complesso che per natura resta solo funzio- adottata nel nostro secondo progetto in Vo-
gli studi di registrazione, a scendere di mez- nale, ossia confacente ai bisogni di singoli e stre mani».
zo piano per poi salirne un altro mediante rispondente a fattori di carattere pratico-tec- _ 40. «…mai la Direzione stessa ebbe a ri-
una scala a chiocciola posta accanto a uno nico e sovente non sempre ottemperante chiedere schemi dettagliati: essa, anzi, con-
degli snodi del corridoio. completamente l’estetica architettonica», sapevole delle difficoltà insite nella progetta-
_ 30. La variante presenta doppie rampe di ibidem. zione e della necessità di continui mutamen-
scale in corrispondenza degli angoli formati _ 35. FAAT, Fondo Camenzind, scatola ti, ebbe ripetutamente a raccomandare al
dal corridoio, che naturalmente costituisco- I/36, risposte alle osservazioni dei capi servi- Collegio di attenersi a progetti di assoluta
no delle micidiali strozzature del percorso; zi sul nuovo studio RSI, Lugano 30 gennaio massima. Di guisa che il primo progetto, nel-
cfr. FAAT, Fondo Augusto Jäggli, AAT 1954. Secondo i progettisti, la relazione dei la mole presentata, venne piuttosto allestito
002.083.044. responsabili del servizio tecnico non offri- su iniziativa degli architetti e sulla base di in-
_ 31. Lugano, Archivio RSI, raccoglitore rebbe argomenti seri, sarebbe tendenziosa, dicazioni in verità incomplete, ma tali non
“Verbali Comitato Corsi 1953-1960”, verba- né suggerirebbe alternative adeguate, smen- soltanto per nostra colpa», FAAT, Fondo
le della seduta n. 126 del 25 settembre 1953. tendo invece «quelle poche disposizioni ed Camenzind, scatola I/36, lettera del diretto-
_ 32. Lugano, Archivio RSI, raccoglitore indicazioni date dal Capo servizio tecnico e re della RSI Stelio Molo agli architetti ARSI,
“Studio nuovo, Piani generali, questioni fedelmente rispecchiate nel progetto (di- Lugano 13 settembre 1954.
acustiche 11”, “Commento del servizio tec- mensioni degli studi di emissione ed annessi _ 41. Ibidem.
nico al progetto del nuovo studio”, 16 no- e loro raggruppamento)». _ 42. Lugano, Archivio RSI, raccoglitore
vembre 1953, a firma di A. Scerri, P. Borioli, _ 36. FAAT, Fondo Camenzind, scatola “Nuovo Studio ARSI 2”, “Nuovo Studio RSI
A. Bottinelli, C. Pestoni. I/36, lettera degli architetti ARSI alla dire- schema distributivo 39”, 29 settembre 1954.
_ 33. Verrà ad esempio criticata la scelta dei zione della RSI, Lugano 2 luglio 1954. _ 43. Lugano, Archivio RSI, raccoglitore
progettisti di disporre gli archivi (al piano _ 37. La crescita del volume dell’edificio ri- “Nuovo Studio ARSI 2”, “Nuovo Studio RSI
seminterrato) e la nastro e discoteca (al pri- specchia il progressivo modificarsi del pro- schema distributivo 40”, 27 ottobre 1954.
mo piano) nel corpo rivolto a mezzogiorno; gramma funzionale, che a cantiere iniziato _ 44. Lugano, Archivio RSI, raccoglitore
ma si suggerirà pure di utilizzare meglio i ingloberà una parte degli uffici della televi- “Nuovo Studio ARSI 2”, lettera di Stelio
vani ricavati sotto gli studi di registrazione, sione, determinando la sopraelevazione di Molo ai progettisti, [Lugano] 6 novembre
di avvicinare agli studi di emissione gli uffici un piano dell’ala amministrativa. Tanto per 1954. I difetti di circolazione interna de-
per «gli annunciatori e gli addetti all’attua- snocciolare alcune cifre – e tenendo presen- nunciati da Molo sono i seguenti: «a) al
lità», di aumentare il numero di servizi igie- te che la cubatura calcolata per il vecchio pianterreno, congestionato dalla conver-
nici. Le critiche saranno riassunte in sette studio al Campo Marzio ascendeva a 13 000 genza in unico spazio di artisti permanenti,
punti, che trascriviamo: «a) L’alta cubatura m3 – si passa dai 18 300 m3 computati nella artisti occasionali, collaboratori e personale,
del fabbricato può venire ridotta, riducen- stima dei costi del 16 novembre 1951, ai 15 a prescindere dal trasporto di materiale va-
do gli spazi morti e le dimensioni di deter- 240 m3 del programma funzionale redatto il rio; b) al primo piano, dove la circolazione
minati vani. b) I diversi servizi interdipen- 20 marzo 1952 (Lugano, Archivio RSI, rac- del personale è resa difficile in occasione di
denti potrebbero trovare una più funziona- coglitore “Studio nuovo, piani generali, que- concerti pubblici; c) al secondo piano, dove
le e pratica disposizione. c) I vani di alcuni stioni acustiche, 11”), ai 47 070 m3 del calco- la scala sbocca in un punto che rende im-
servizi sono assolutamente insufficienti ina- lo delle cubature relativo alle tavole 43-49, possibile la creazione di reparti indipenden-
deguati e mal sistemati. d) Il Servizio tecni- elaborato dagli architetti il 27 gennaio 1955 ti». Viene inoltre sconsigliata «la soluzione
co ritiene di dover proporre l’impianto di (FAAT, Fondo Camenzind, scatola I/36), ai della passerella per l’entrata del pubblico
un bar-cantina [che da quel momento en- 42 300 m3 menzionati nel rapporto presenta- nell’auditorio massimo».
trerà stabilmente nel programma funzionale to dai vertici CORSI, il 22 maggio 1955, al _ 45. Cfr. P. Fumagalli, Un’opera in tre pe-
del progetto]. e) Si ritiene indispensabile di Comitato centrale della SSR (Berna, SRG riodi, cit., p. 13.
evitare nel limite del possibile i dislivelli co- SSR idée suisse, Archivio della sezione im- _ 46. Se non Camenzind (ma solo marginal-
me attualmente esistenti nel progetto e ciò mobili, raccoglitore “Studiobauten, Radio mente) nella Scuola elementare di via Lam-
principalmente sul piano degli Studi onde Lugano 1932-1960”, rapporto della CORSI bertenghi a Lugano, risalente però agli anni
permettere un più facile trasporto del mate- al Comitato centrale della SSR), sino al volu- 1971-1972.
riale pesante (…). f) Il Servizio tecnico ritie- me finale di 53 000 m3. _ 47. Cfr. le relative schede nel catalogo del-
ne indispensabile di prevedere in posizioni _ 38. Willi Furrer riterrà imperativo «evita- le opere.
adeguate dei montacarichi e un ascensore e re, per ragioni acustiche, l’incorporazione _ 48. Basti pensare al volume monografico
di evitare, se possibile, le scale a chiocciola. nel blocco principale dell’edificio di tutti gli su Wright pubblicato da Moser nel 1952 e
g) La cubatura di alcuni studi può forse es- studi e delle regie con la conseguente impos- subito entrato nelle biblioteche di molti ar-
sere limitata. Quella dell’auditorio massimo sibilità di sovrapporre e sottoporre altri lo- chitetti ticinesi, che vi riconobbero un reper-
verrebbe opportunamente ridotta aggiun- cali a quegli studi e regie». Citato in FAAT, torio di forme e motivi con cui alimentare la
gendovi a compenso dei posti, una grande Fondo Camenzind, scatola I/36, lettera de- propria riflessione progettuale. Frank Lloyd
balconata. Acusticamente la soluzione è gli architetti ARSI alla direzione della RSI, Wright. Sechzig Jahre lebendige Architektur.
tutt’altro che dannosa!» Ibidem. Lugano 9 settembre 1954. Ein Bildbericht von Architekt Werner M.
_ 34. Secondo i responsabili del servizio tec- _ 39. FAAT, Fondo Camenzind, scatola Moser, Verlag Buchdruckerei Winterthur e
nico, gli architetti avrebbero dovuto «inter- I/36, lettera degli architetti ARSI alla dire- AG-Verlag Hermann Rinn, Winterthur e
venire al momento opportuno a fianco del zione della RSI, Lugano 9 settembre 1954. München 1952.

134
L’ A R I S T O C R AT I C O E M P I R I S M O D I R I N O TA M I

_ 49. L’azione congiunta di queste due aree _ 55. «…ho provato più volte a fare come
d’influenza si riscontra già nel 1948, quando fanno i miei amici, a chiudermi dentro un si-
Bruno Zevi pubblica da Einaudi Saper vede- stema per predicare a modo mio. Ma un si-
re l’architettura, mentre a Zurigo viene alle- stema è una specie di dannazione che ci
stita nelle sale del Kunstgewerbemuseum spinge a una continua abiura», annotava ad
(dal 5 al 27 giugno 1948) la mostra Aino und esempio in alcuni appunti preparatori alle
Alvar Aalto, cui fanno da corollario due lezioni politecniche. La citazione è tratta da
affollate conferenze del maestro finlandese: C. Baudelaire, Exposition universelle 1855
cfr. «Der Magus des Nordens». Alvar Aalto Beaux-arts. I. Méthode de critique. De l’idée
und die Schweiz, a cura di T. Jokkinen e B. moderne du progrès appliquée aux Beaux-
Maurer, gta, Zürich 1998. Quello stesso an- Arts. Déplacement de la vitalité. Se ne dà qui
no, in ottobre, usciva postuma a Milano la la versione originale francese (dall’edizione
tesi di laurea sull’architettura di Aalto che delle Curiosités esthétiques curata da H. Le-
Giorgio Labò, fucilato a Forte Bravetta il 7 maître): «J’ai essayé plus d’une fois, comme
marzo 1944, non aveva potuto portare a ter- tous mes amis, de m’enfermer dans un systè-
mine, mentre “Rivista tecnica della Svizzera me pour y prêcher à mon aise. Mais un sy-
italiana” (organo della Società degli Archi- stème est une espèce de damnation qui nous
tetti e degli Ingegneri del Cantone Ticino) pousse à une abiuration perpetuelle; il en
pubblicava con il titolo Origini, spirito e at- faut toujours en inventer un autre, et cette
tività dell’Architettura Organica la prolusio- fatigue est un cruel châtiment».
ne tenuta da Giovanni Astengo, Gino Levi- _ 56. Cfr. il contributo di B. Marchand, La
Montalcini e Aldo Rizzotti al ciclo di confe- nature organique des formes de la croissance.
renze organizzato nel 1947 dall’Associazio- Le cas particulier des structures en nappes ho-
ne Piemontese “Giuseppe Pagano” per una rizontales, “Matières”, n. 8, 2006, pp. 21-34.
Architettura Organica. _ 57. Berna, SRG SSR idée suisse, Archivio
_ 50. Tita Carloni, più giovane degli altri due della sezione immobili, raccoglitore “Stu-
colleghi, si diplomerà a Zurigo nel 1954. diobauten, Radio Lugano 1932-1960”, Zen-
_ 51. Peppo Brivio lavora nello studio di Ta- tralvorstands-Protokoll vom 17. Juni 1955,
mi partecipando, tra l’altro, al progetto della pp. 9-10.
casa ad appartamenti e cinema “Corso”, di _ 58. [Luigi] Mor[etti], Studio di un progetto
Casa Nadig a Maroggia, di Casa Davidson a per il politecnico di Torino, “Spazio”, n. 3,
Castagnola e ad altri progetti per i quali si ottobre 1950, pp. 40-41. Il 14 luglio 1950
rinvia al catalogo e al regesto pubblicati in Agnoldomenico Pica, collaboratore di “Spa-
questo volume. zio” aveva scritto a Carlo Tami, fratello di
_ 52. Nel numero di “Werk” del giugno Rino, annunciando «la nascita di Spazio,
1954, dedicato alla casa unifamiliare, accan- nuova rivista d’architettura e d’arte, la quale
to a Casa Lang di Rino Tami e a due opere sarà lietissima di ricevere e pubblicare foto-
di Alberto Camenzind, apparvero le opere grafie e disegni di sue opere»; Archivio Cen-
prime di Peppo Brivio e Franco Ponti, a trale dello Stato, Fondo Moretti, busta 16; il
quel tempo associati – le Case “Isola Bella” documento mi è stato segnalato da Annalisa
a Ravecchia (1949-1950) e la Casa “Campa- Viati, cui va la mia gratitudine.
gna” a Bellinzona (1950-1953) – e un pro- _ 59. Ibidem.
getto non realizzato di Peppo Brivio per una _ 60. Berna, SRG SSR idée suisse, Archivio
casa di vacanza a San Bernardino (1950). Si della sezione immobili, “43. Nuovo Studio
veda, inoltre, la corrispondenza con RSI Progetto: piano cantina 1:200; Lugano,
Anthony Krafft, direttore di “Achitecture: 4.1.1955”; “44. Nuovo Studio RSI Progetto:
formes et fonctions”, densa di suggerimenti pianterreno 1:200; Lugano, 4.1.1955”; “45.
a favore di questi e d’altri giovani architetti; Nuovo Studio RSI Progetto: primo piano
cfr. Archivio del Moderno, Archivio Rino 1:200; Lugano, 4.1.1955”; “46. Nuovo Stu-
Tami, RT S 67, fascicoli “Corr. II” e “Corr. dio RSI Progetto: piano secondo 1:200; Lu-
III”. gano, 4.1.1955”; “48. Nuovo Studio RSI.
_ 53. Lugano, Archivio RSI, raccoglitore Progetto: sezioni 1:200, Lugano, 4.1.1955”;
“Nuovo Studio ARSI 2”, “Nuovo Studio “49. Nuovo Studio RSI. Progetto: facciate
RSI. Commento al progetto”, su carta inte- 1:200, Lugano, 14.1.1955”.
stata «Rino Tami architetto FAS Lugano via _ 61. A questo proposito occorre rammenta-
G.B. Pioda 6 (…) Prof. alla Scuola Politec- re l’insistenza con cui Tami, ogni qual volta
nica Fed. Zurigo». gli veniva proposto di pubblicare lo Studio
_ 54. Rino Tami. 50 anni di architettura, a cu- della RSI, imponeva di affiancare ai disegni
ra di T. Carloni, Fondazione Arturo e Mar- e alle fotografie lo schema funzionale messo
gherita Lang, Lugano 1984, p. 96. a punto dai progettisti.

135
L’«orgogliosa modestia» della N2
Serena Maffioletti

«Occorre che nel nostro paese si prenda sempre più «Consulente in materia estetica»
coscienza del fatto che la gigantesca opera delle auto-
strade nazionali non si limita a un fatto economico e Esponente del Partito Liberale Radicale, Franco
tecnico, ma che essa dovrà anche testimoniare la no- Zorzi è eletto Consigliere di Stato nel 1959 e assume
stra sensibilità e maturità culturale in riguardo ai mol- la direzione del Dipartimento delle Pubbliche Co-
ti e grossi problemi di ordine formale e paesaggistico struzioni, dove costituisce la Sezione Strade Nazio-
che da essa scaturiscono; occorre di conseguenza una nali:2 attraverso entrambi i ruoli egli imprime un for-
precisa, coerente e unitaria direttiva estetica quale si te impulso a una strategia infrastrutturale articolata
addice ad ogni autentica opera d’arte: (…) ne conse- per adeguare la rete stradale alle trasformazioni terri-
gue che chi è investito di tale compito deve poter in- toriali, rompere l’isolamento in cui la catena alpina e
tervenire per tempo in tutti i problemi estetici del- la frontiera confinavano il Ticino, favorire il poten-
l’autostrada vera e propria e dei suoi elementi inte- ziale turistico costretto da difficili comunicazioni: «È
grativi; e occorre infine ripetere che lo Stato, quale principalmente nella trattazione del problema delle
promotore ed esecutore dell’opera, non può contrad- vie di comunicazione che si ripropongono» scrive «i
dirsi nel suo compito di controllo di ogni episodio temi essenziali delle rivendicazioni ticinesi intese a
edificatorio, di cui è giustamente investito, per la tu- ottenere il riconoscimento della nostra posizione
tela del paesaggio naturale e urbano».1 geografica di isolamento, che ha determinato notevo-
In brevi frasi, formulate nei primi anni di un impe- li difficoltà e ritardi nello sviluppo economico del
gno ventennale, Rino Tami abbozza il complesso no- paese».3 Il rinnovamento della politica idroelettrica e
do di temi e azioni, istituzioni e professioni, dibattiti della rete stradale, la normativa per la protezione del-
e progetti, che concorsero alla costruzione dell’auto- le rive dei laghi e delle aree demaniali, il potenzia-
strada N2, realizzazione essenziale nella trasforma- mento dell’aeroporto di Magadino, la volontà di af-
zione contemporanea del Cantone e nel legame del- frontare con strumenti normativi regionali la pianifi-
l’architettura ticinese al territorio, e delinea il proprio cazione territoriale attestano la complessità del qua-
ruolo nel rinnovamento dei termini del progetto stra- dro programmatico in cui la politica autostradale e
dale, nella ricerca della qualità formale dell’opera e gottardista di Zorzi si iscrive, alla quale concorre la
dell’unità con il paesaggio. profonda comprensione dei caratteri fisici del terri-
torio, in quanto valori paesaggistici e fattori di svilup-

1 137
Galleria Melide-Grancia,
portale Melide.
SERENA MAFFIOLETTI

po turistico. Giudicata da Zorzi “il problema” vitale te delle strade nazionali, deliberarne la costruzione e,
per l’economia del Cantone, l’autostrada, quale col- nel 1969, avviarne i lavori.
legamento nazionale ed europeo e rete di connessio- La consapevolezza di dover garantire alla trasforma-
ne con le valli e le campagne, è lo strumento indi- zione del Cantone un progetto autostradale qualifi-
spensabile di modernizzazione del territorio. cato suscita in Zorzi l’ascolto dell’avvertimento che
La decisione della Commissione incaricata dal Con- Bruno Zevi andava pronunciando sulla coeva realiz-
siglio federale di redigere il piano delle strade nazio- zazione, in Italia, dell’autostrada del Sole. Nell’arti-
nali – che nel 1958 ricusava l’ipotesi della galleria colo Dittatori dell’asfalto Zevi criticava come «strada
stradale al San Gottardo, reputando sufficiente, al- della disunione» il nuovo tracciato autostradale Fi-
meno fino al 1980, il servizio ferroviario esistente e la renze-Bologna, orograficamente simile a quello tici-
strada del passo – salda nel medesimo intento la co- nese: «Basta esaminare una decina di ponti e viadotti
struzione della strada nazionale e della galleria auto- per accorgersi che i progetti sono stati redatti a caso,
stradale, assunte come postulato unitario per la tra- con risultati disformi e stridenti (...) Nessuno si è
sformazione del Cantone. In una penetrante azione preoccupato di garantire un minimo di coerenza fi-
di convincimento, gli argomenti illustrati da Zorzi gurativa e tecnica. Le gallerie, quasi senza eccezioni,
nel memoriale presentato nel 1959 al Consiglio fede- sono orrende, con testate mal disegnate, anzi non di-
rale attestano la volontà del Consiglio di Stato di in- segnate affatto. Carreggiate, ponti e viadotti s’imbat-
serire nella rete nazionale la galleria del Gottardo: tono in esse senza alcun raccordo formale o struttu-
nell’ambito del dibattito sui nuovi trafori alpini egli rale. Tutto ciò è importante? Forse non molto: ma ri-
chiede di riconoscere la preminenza storica ed eco- vela un metodo architettonicamente assurdo e insie-
nomica della strada del Gottardo come connessione me anti-economico. (...) Tale frantumazione dei lavo-
naturale e diretta dell’Europa attraverso la Svizzera, ri (...) ha impedito di attuare un’autostrada valida a
riclassificando la nuova “via delle genti” in modo livello estetico».5
adeguato e unitario da Chiasso a Basilea, e di giudi- Vicina, presente nell’educazione universitaria e nei
care urgente la costruzione della galleria stradale per viaggi, l’Italia, impegnata in ingenti programmi auto-
garantire un costante e agevole collegamento interna- stradali, costituiva per Rino Tami un confronto ob-
zionale.4 Il memoriale costituisce l’avvio del cambia- bligato; e benché l’attacco di Zevi investisse le realiz-
mento della politica federale: nonostante la precoce zazioni italiane, l’architetto ticinese ha sempre attri-
morte di Zorzi, le tappe della riflessione scandiscono buito a quel monito un rilievo essenziale nella scelta
le decisioni delle Camere di porre la galleria nella re- compiuta da Zorzi di affiancare, con la funzione di

2 3

138 2 3
Disegni di studio del rapporto Disegni di studio per un’entrata-
tra un portale di tunnel e una tipo, Airolo.
testa di ponte.
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

“consulente estetico”, la sua opera di architetto al- Svizzera italiana si inserisca nelle tendenze disciplina-
l’attività della Sezione Strade Nazionali del Diparti- trici più aggiornate, garantendo in tal modo un razio-
mento delle Pubbliche Costruzioni per la realizzazio- nale e armonioso evolversi della comunità, al fine di
ne dell’autostrada N2. salvaguardare e avvalorare i pregi del nostro Canto-
Se nel successivo Rettifili e paesaggio. L’autostrada ne».8 A fronte delle profonde trasformazioni insedia-
del sonno6 Zevi invitava a un rinnovamento creativo tive l’ASPAN intende favorire l’attività integrata di
del progetto stradale attraverso visione territoriale, pianificazione cantonale e comunale, lo sviluppo in-
sensibilità paesaggistica e collaborazione di artisti e dustriale, l’innovazione delle reti infrastrutturali e la
scienziati, in Autostrade del Canton Ticino. Cronassia valorizzazione del patrimonio paesaggistico in funzio-
e tempo di reazione7 riconosce a Zorzi e a Tami di ne dell’incremento dell’attività turistica. Delle com-
aver raccolto le preoccupazioni palesate nei suoi missioni in cui si articola l’attività associativa – Propa-
scritti e documenta i primi risultati della consulenza ganda, Legale, Rive dei laghi –, la quarta, Autostrade,
estetica, formulando un precoce apprezzamento in- dedicata ai temi posti dalla costruzione della strada
ternazionale dell’opera svolta dall’architetto ticinese nazionale, è presieduta da Tami e ha valore consulti-
per l’autostrada, a pochi anni dall’incarico. vo nei confronti della Sezione Strade Nazionali del
Rino Tami ha sempre riconosciuto a Zevi un ruolo Dipartimento delle Pubbliche Costruzioni. Compiti
nell’indirizzo promosso da Zorzi affinché l’autostra- della commissione sono la consulenza economica, ur-
da divenisse uno strumento di qualificazione territo- banistica ed estetica per integrare il progetto dell’au-
riale e non solo di innovazione infrastrutturale; tutta- tostrada agli strumenti pianificatori cantonali e deli-
via se da quella volontà originò la formulazione del- nearne l’inserimento nel paesaggio: Tami propone
l’inedita figura del “consulente estetico”, assegnan- che i tecnici della Sezione Strade del Dipartimento
dole la funzione di regista dell’unità e della qualità delle Pubbliche Costruzioni sottopongano alla com-
dell’opera, è opportuno iscrivere questa scelta nell’a- missione problemi, progetti e preventivi per un giudi-
zione svolta da Zorzi come presidente del Gruppo zio consultivo e che la commissione avanzi direttive
regionale ticinese dell’Associazione svizzera per il formali generali su “problemi-tipo” e indichi inter-
piano di sistemazione nazionale (ASPAN) e da Tami venti specifici lungo il tracciato.
nell’ambito della stessa. Con l’obiettivo «strada: fatto tecnico e estetico, ossia
Finalità del Gruppo regionale ticinese dell’ASPAN è di cultura», appuntato su una convocazione ASPAN,9
la promozione di «idee attinenti a una pianificazione Tami amplia la concezione del progetto autostradale
regionale e a una moderna urbanistica, affinché la per estenderlo a più impegnativi temi funzionali e

4 139
Disegni di studio per portali
di tunnel in differenti
condizioni orografiche.
SERENA MAFFIOLETTI
5

formali, ad esempio lamentando «che già al momen- te una propria modifica agli elaborati redatti dalla
to della progettazione del nuovo ponte di Melide ra- Sezione Strade Nazionali per l’entrata sud del viadot-
gioni estetiche e urbanistiche avrebbero giustificato to Melide-Pian Scairolo.
la costruzione di un piazzale di sosta per permettere È in questo contesto che si delinea il ruolo di Tami. Il
ai turisti di godersi il meraviglioso paesaggio verso 25 ottobre 1963 il Consiglio di Stato del Ticino co-
nord e verso sud».10 munica all’architetto la designazione a suo «consu-
Inizia dunque nell’ambito dell’ASPAN lo scambio lente in materia di bellezze naturali» e a «consulente
tra la Sezione Strade Nazionali e Tami: la lettera che in materia estetica per le opere dell’autostrada ai fini
l’architetto indirizza a Renato Colombi, ingegnere di inserirla in modo armonico nel nostro paesaggio»
capo della Sezione, fa luce su questo rapporto: «Pri- della Sezione Strade Nazionali del Dipartimento del-
ma di poter convocare la commissione Autostrade le Pubbliche Costruzioni.13 Il prestigio di primo ar-
del gruppo di pianificazione, mi sarebbe utile dispor- chitetto moderno ticinese, di professionista con rico-
re dei tracciati, per poter avere una visione un po’ più nosciute doti costruttive, di professore ordinario di
chiara del problema nel suo complesso, in modo par- Architettura presso il Politecnico di Zurigo, ha soste-
ticolare il tracciato Chiasso-Lugano. Per quanto ri- nuto il suo coinvolgimento nell’opera più incisiva per
guarda il ponte di Melide, desidererei avere qualche la trasformazione del Cantone: tenacemente, per
elemento di dettaglio (sezioni), allo scopo di matura- vent’anni, Tami interloquirà con l’Ufficio Strade Na-
re meglio l’idea di cui le ho fatto cenno. Comunque zionali (USN). L’azione che egli compie sull’insieme
le posso assicurare sin d’ora che non è mia intenzione dei progetti per l’autostrada attesta un obiettivo osti-
di creare delle difficoltà alla vostra Sezione, ma solo, natamente perseguito: l’autostrada come opera coe-
nel limite del possibile, suggerire, se del caso, quei rente e qualificata di architettura. I pochi progetti
miglioramenti d’ordine formale nell’interesse di una commissionatigli, le diverse opere cofirmate, le nu-
realizzazione armoniosa».11 merose modifiche apportate agli elaborati dell’USN e
Lo scambio tra Tami e la Sezione Strade Nazionali è a quelli dei professionisti incaricati, i giudizi espressi
già impegnativo: nel gennaio 1962 Colombi lo invita come membro nei concorsi per l’attribuzione degli
a partecipare alla giuria del concorso per il viadotto incarichi per le opere più complesse concorrono alla
di Bisio a seguito della sua qualificata presenza nella meta pazientemente ricercata, che Tami puntualmen-
commissione per l’aggiudicazione del progetto del te ribadisce, richiamando i suoi interlocutori ai prin-
viadotto di Melide12 e, nel luglio 1963, Tami trasmet- cipi metodologici identificati e a soluzioni unitarie.

140 5
Immagini tratte dal fascicolo
Strade Nazionali – Foto errori.
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

I vincoli impliciti nel mandato, circoscritto all’indefi- del secolo, a operatore territoriale: la presa a carico,
nita funzione di consulente estetico, non gli consen- cioè, di una serie di responsabilità, che vanno al di là
tiranno, se non in rari casi, di intervenire su quegli del manufatto architettonico».15
aspetti che, relativi al tracciato, avrebbero esteso la Rino Tami scrive pochi testi, sempre brevi, di presen-
sua azione anche all’elaborazione dell’autostrada co- tazione della sua azione nella costruzione della N2:
me grande progetto territoriale e alla definizione di nel 1969, a pochi anni dall’incarico, redige Problemi
più efficaci rapporti tra luoghi, tracciato e disegno estetici dell’autostrada,16 nel 1984, al compimento del-
dei manufatti: limite che Tami sempre deplorerà. la N2, L’autostrada come opera d’arte.17 Con gli scritti
A pochi anni dall’incarico, dibattendo con Graziano e le immagini Tami rivendica anche per le costruzioni
Papa sulla proposta da questi avanzata di formare stradali la ricerca della forma, estendendo il dominio
una commissione interdisciplinare – composta da un del progetto a ogni intervento di trasformazione dello
architetto, un urbanista e uno scultore – che agisse spazio e saldando la scissione tra tecnica e arte. Pur
da consulente nella progettazione dell’autostrada, nel confronto con un contesto geografico e insediati-
Tami, benché critico verso le ristrettezze del manda- vo eterogeneo e complesso, Tami pone l’obiettivo
to ricevuto, palesa il proprio pensiero sui rapporti tra dell’identità e riconoscibilità dell’insieme dei manu-
ruoli e tra discipline necessari al progetto stradale: fatti stradali e stabilisce la ricerca figurativa a fonda-
«Una delle condizioni necessarie, seppur non suffi- mento dell’azione progettuale, interpretando l’infra-
cienti, affinché un’opera d’arte sia veramente tale, è struttura non come insieme di opere, ma come co-
che essa abbia a rispecchiare un’autentica personalità struzione formalmente unitaria: «L’autostrada, nei
(...) Ora, le deliberazioni di una commissione, pro- suoi elementi costitutivi nonché negli oggetti integra-
prio per la natura della medesima, sono invece sem- tivi, dovrebbe essere considerata non come un segui-
pre il prodotto di un compromesso: perché, in effetti, to di strutture additive, ma come un tutto armonico
la commissione è una strana e mostruosa creatura nelle sue espressioni formali: l’autostrada, dunque,
che porta su un solo corpo un numero imprecisato di nel suo complesso, come un’opera unitaria e, in
cervelli diversamente pensanti. (...) Se non credo nel- quanto tale, debitamente inserita nel paesaggio che
le commissioni, credo invece alla collaborazione sulla attraversa».18
base di una gerarchia chiaramente definita (...)».14 Bilanci dell’azione svolta redatti in momenti succes-
Nonostante il tipo di mandato e la complessità del- sivi, entrambi gli scritti hanno il proprio centro nel-
l’opera, costante, puntigliosa, rigorosa, accorta, l’a- l’individuazione e applicazione dei medesimi concet-
zione di Tami fu condotta per riscattare il progetto ti normativi, su cui Tami fonda la ricerca progettuale
della N2 da una visione restrittiva, ponendo le sue della N2: la costanza dei principi compositivi, la ti-
qualità di architetto a strumento di molte battaglie, pizzazione di temi e figure, l’unicità del materiale da
alcune perse, fino al raggiungimento del risultato: «Il costruzione esercitano una «disciplina formale», che
suo maggior merito è forse quello di essere riuscito, contempera l’adeguatezza di ogni parte al luogo con
senza alzare la voce, ad entrare nei meandri di questa «il principio che ad uguale problema abbia a corri-
grande infrastruttura che è l’autostrada, in realtà tra- spondere una uguale soluzione».19
sformando l’impegno tecnico degli ingegneri in un In entrambi gli scritti antepone alle realizzazioni del-
atto di grande sensibilità rispetto al paesaggio (...)» la N2 «errori» visti e fotografati lungo le autostrade:
scrive Mario Botta, che precisa: «Il grande merito na- muri di controriva privi di «una direttiva formale»,
scosto, che emergerà in una prospettiva storica, è la portali di gallerie con «grossolane sgrammaticature
figura stessa dell’architetto, che Tami rappresenta architettoniche», mediocri testate di ponti. I materia-
nella sua trasformazione da operatore edile, all’inizio li pubblicati sono tratti da un gruppo di fogli intito-

141
SERENA MAFFIOLETTI
6

lati Strade Nazionali – Foto errori (fig. 5), dove Tami


20

raccoglie per temi le immagini: tracciati, raccordi, co-


struzioni annesse, materiali, dettagli, muri, sottopas-
saggi, appoggi, coordinazione. Attraverso appunti e
schizzi critica l’estraneità ai luoghi, la casualità delle
geometrie, l’assenza di ricerca formale, l’episodicità
degli elementi, le interferenze nel campo visivo, l’ete-
rogeneità dei materiali costruttivi, condanna il ma-
scheramento con intonaci e rampicanti; scrive: «forse
anche i giunti hanno importanza» e dei dettagli: «for-
se è il “pelo nell’uovo” ma potrebbero essere diver-
si», chiede «unità!».
Tami utilizza questa documentazione come strumen-
to di analisi, attraverso cui sondare temi e forme di un
nuovo progetto stradale: l’esperienza dei limiti delle
costruzioni viste indirizza le proposte per la progetta-
zione della N2 e informa il dialogo con l’USN.
Ricevuto l’incarico della consulenza estetica, Tami
affronta i portali delle gallerie di Melide e di Marog-
gia, ubicati in luoghi del paesaggio da lui segnalati
come delicati.

Quattro portali
ne tra morfologia dei portali e pendio indirizza una
Provenendo da Chiasso, la prima galleria autostrada- serie di prove sul disegno dei muri d’ala verso il lago,
le è quella di Maroggia-Bissone, in vista del lago di la profilatura di quelli di controriva, la geometria de-
Lugano (fig. 6). L’apparente semplicità non nascon- gli appoggi al terreno, il rapporto tra portale e via-
de l’elaborato processo compositivo: tangenti al pen- dotto: i muri scendono a terra paralleli e inclinati,
dio, i portali sfalsati sono alleggeriti come trame at- contrastati dalla pendenza opposta dell’attacco del
traverso cui vedere i colli e come figure di un paesag- viadotto, discosto dalla montagna per alleggerirne
gio edilizio minore. Schizzi riferiti al portale nord do- l’incombenza attraverso l’ombra; i piani in cemento
cumentano il dialogo con l’ingegnere Pedrini21 sul si compongono con l’esistente muro in pietra della
rapporto tra i muri di controriva e le pareti della gal- strada lungolago, nell’equilibrio di inclinate parallele
leria attraverso inclinazioni e distanze dall’asse stra- e incidenti.24
dale: a Pedrini, che propone la discontinuità, Tami I portali presentano una composizione che Zevi ap-
indica la continuità tra le figure, come sarà poi realiz- prezzava25 – «modesto, ma ottimo l’accesso sud della
zato. I cambiamenti tra il progetto di massima (fig. galleria Maroggia» – e mostrano il modo di intendere
7)22 e il definitivo (fig. 8)23 mostrano una seconda ri- l’autostrada: al viaggiatore diretto a nord, tra le colon-
flessione: i pilastri incrociati del primo disegno, incli- ne del portale appaiono il colle e la Chiesa di San Ni-
nati secondo i rapporti 1:2 e 2:3, sono sostituiti da colao. La visione di chi corre in auto incrocia quella
quelli circolari del secondo. L’attenzione alla relazio- di chi passeggia verso la chiesa accanto all’autostrada,

142 6
Galleria Maroggia-Bissone,
portale sud.
(Foto Roberto Sordina).
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2
7

7 8 143
Galleria Maroggia-Bissone, Galleria Maroggia-Bissone,
prospetto del portale nord, portale nord, 1967.
(progetto di massima), 1967..
SERENA MAFFIOLETTI

resa domestica e quotidiana da un disegno che acco- centrale lievemente ruotata per assecondare la strada
sta le figure del paesaggio ticinese contemporaneo. di servizio sovrastante. Il confronto tra i disegni
Formata dai due manufatti del fornice e della centra- 879/12 e 879/18 (fig. 12) mostra la riduzione dell’al-
le di ventilazione, il progetto dell’imboccatura nord tezza e l’aumento della larghezza delle figure: abbas-
della galleria Melide-Grancia (fig. 9) attesta una com- sato nel terreno e raccordato al pendio anche dalle li-
plessa riflessione sul rapporto tra strada e portale. In nee inclinate, il portale accoglie le corsie autostradali
una serie di prove di studio, il primo disegno mostra e prelude con la sua composizione al portale del Got-
due muri di sostegno incidenti rispetto al portale pia- tardo, cui l’architetto porrà mano dopo qualche anno,
no, il secondo riunisce queste tre superfici in una sola portando a compimento il tracciato e la ricerca figu-
che, piegata, raccorda le ali, il terzo trasforma la spez- rativa della N2.
zata in arco concavo. Attraverso queste prove, Tami Un plastico documenta la proposta avanzata dall’U-
modifica la prima soluzione (fig. 10),26 dove portale e SN per l’imboccatura sud della galleria Melide-
centrale erano paralleli, nella proposta successiva (fig. Grancia, che Tami ricusa (fig. 13): il portale e gli
11)27 nella quale all’arco concavo del portale, inflesso impianti di aerazione formano volumi sordi, sola-
al centro e avanzato alle ali per raccordarsi con il pen- mente appoggiati al pendio. Con l’obiettivo di inte-
dio, corrisponde quello convesso del volume sopra- grare gli aspetti paesaggistici e compositivi Tami ri-
stante. Successivi disegni indagano i tracciati che re- cerca un’espressione dei dati morfologici e funzio-
golano il rapporto centrale/portale/“naso”, il dia- nali coerente al luogo e ne schizza l’approccio sui
framma antiabbagliante tra le corsie: “naso perpendi- disegni redatti dai tecnici (fig. 14): linee inclinate
colare alla centrale” (le virgolette sono dell’autore), raccordano portale e centrale in un profilo unico
con l’arco del portale ruotato; “naso nella mezzeria che asseconda la pendenza del colle, il diaframma
dello spartitraffico”, le tre figure ruotate tra di loro; tra i fornici s’innalza come un asse ordinatore e s’al-
asse di simmetria comune al “naso” e al portale, la larga aggrappato alla montagna, linee a 60° sostitui-
scono le ortogonali sul profilo laterale radicando al
pendio il portale, alleggerito dallo sbalzo verso il la-
go. Gli spunti sono sviluppati in una composizione
inedita: la difformità dimensionale dei fornici è ce-
lata da una soluzione simmetrica, il diaframma si
muta nello sperone verticale, l’impianto di ventila-
zione diviene ipogeo. Le corsie, la nord-sud appog-
giata al terreno e la sud-nord sul viadotto, si proiet-
tano nel portale, il cui prospetto si reclina sul monte
per poi protendersi verso il viaggiatore e alleggerirsi
verso il paesaggio del lago: nel vuoto che separa le
corsie scende lo sperone di calcestruzzo, legando il
portale all’orografia. La posizione della galleria,
quasi tangente al monte e ortogonale al declivio,
trasforma la simmetria impressa sulla montagna
dall’incrocio del diaframma e del portale nella ten-
sione dal monte verso lago e nei piani avanzati verso
la strada e quindi ripiegati nella roccia (figg. 1, 15-
18). Nonostante il deplorevole degrado attuale, il
9

144 9
Galleria Melide-Grancia,
portale Grancia..
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2
10 11

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10 11 145
Galleria Melide-Grancia, Galleria Melide-Grancia,
pianta del portale Grancia, 1963. pianta del portale Grancia,
(prima variante), s.d.
12
Galleria Melide-Grancia,
prospetto del portale Grancia,
(prima variante), s.d.
SERENA MAFFIOLETTI
15

13

portale promana una forte presenza dell’architettu- 1969-1970 con Livio Vacchini, un edificio alto venti
ra, cui concorreva il disegno del verde, progettato piani sopra il profilo del lago.
dal paesaggista Walter Brugger di Ginevra, che pre- «Anche l’autostrada, come ogni altra costruzione,»
vedeva piantumazioni boschive locali per accordar- scrive Tami,30 «da semplice ingegneria può e deve di-
si al carattere del luogo, evitando all’autostrada l’a- ventare architettura, ossia opera d’arte, testimonian-
spetto di un giardino, come Tami raccomandava: za di cultura e di civiltà». Prove tanto della pienezza
«una vegetazione abbastanza forte e assai libera: co- del modo di pensare l’autostrada, espressa fin dalle
munque, niente di pettinato».28 prime opere, quanto della ricchezza del modo di in-
La lontananza dall’esperienza della parkway america- terpretarla, i quattro portali si confrontano con le
na del pensiero di Tami per la N2 si misura nel pro- gallerie, fotografate nei viaggi, che avevano interro-
getto della visibilità delle architetture dell’autostrada gato il pensiero di Tami e, nel confronto, illuminano
nel paesaggio prealpino e nel loro dominio sullo spa- su ciò che ha alimentato il formarsi della differenza:
zio: evidente fin dall’imboccatura a Bissone, il porta- l’esperienza delle forme del paesaggio ticinese.
le è disegnato come la figura in cui si conclude il pon- Ricordando gli interventi di Tami sui progetti predi-
14 te-diga di Melide, che l’architetto auspicava divenisse sposti dai professionisti incaricati dall’USN, Aurelio
«dal punto di vista del paesaggio il gioiello dell’auto- Galfetti, suo collaboratore, racconta: «Lui, soprat-
strada».29 Per questa linea di terra, tracciata nel lago, tutto, correggeva. L’ho accompagnato spesso: si an-
Tami progetta più volte, proponendo con Aurelio dava a una riunione, dove gli mostravano un nuovo
Galfetti un ponte a due livelli su pilotis per dar forma progetto. Dopo un po’ Tami prendeva la matita e
al risezionamento della diga e disegnando nelle due iniziava a disegnare. A casa rielaborava il progetto
versioni per il quartiere La Romantica, elaborate nel secondo la sua poetica, secondo ciò che pensava del

146 13 15
Galleria Melide-Grancia, Galleria Melide-Grancia,
“Portale Melide, – progetto portale Melide.
dell’ingegnere”. (Foto Roberto Sordina).
14
Disegni di studio per la modifica
del “progetto dell’ingegnere”.
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

territorio, della morfologia del sito: si appoggiava al- In tutta la sua ricerca, soprattutto quella dedicata alla
l’orografia, alle sezioni del terreno».31 casa isolata, Tami si è confrontato con temi e luoghi
«Non va dimenticato» scriveva Tita Carloni, anch’e- del paesaggio ticinese, riconoscendoli come materiali
gli suo collaboratore, «che Rino Tami oltre ad essere di progetto: le quote del terreno, la scala dei manu-
un bravo architetto è stato anche un bravo navigato- fatti, le forme del paesaggio, il disegno dello spazio
re di lago (barca a vela) e suppongo che abbia una aperto, l’orientamento, la luce, le viste… Le case le-
conoscenza eccellente delle rive, viste non nella ma- gano la propria sezione al terreno: estensione nello
niera distratta e generica che si ha dalle strade, ma spazio, compressione nel pendio, dissoluzione del li-
nella sola maniera precisa che è quella dal barcaiolo. mite tra interno ed esterno: «La terrazza è l’elemento
Dalla barca si vede l’esatta relazione tra acqua e terra, dominante e di richiamo: deve invitare ai prolunga-
si misurano le altezze, si distinguono i valloncelli, gli menti architettonici nel verde, giocare con i dislivelli
speroni, i pianori, si apprezza la configurazione ordi- – casa-terrazza – disciplina del tetto. Non frantumare
nata dei villaggi di lago e delle ville antiche. E, andan- il tema» appunta per le sue lezioni al Politecnico.
do adagio, si ha il tempo di immaginare belle archi- L’esperienza della costruzione del territorio ticinese
tetture senza concitazione. Assenza di concitazione, riconduce ogni atto progettuale a una sola origine,
ordine, belle proporzioni...».32 dissolvendo limiti tematici, vincoli disciplinari e pro-
17

16 18

16 17 147
Galleria Melide-Grancia, Galleria Melide-Grancia,
pianta del portale Melide, s.d. prospetto sud-est del portale
Melide, 1963.
18
Galleria Melide-Grancia,
prospetto-sezione nord-est
del portale Melide, 1963-1969.
SERENA MAFFIOLETTI

fessionali: «Tami poteva disegnare una cosa e dirti ziale perché l’autostrada sia un’opera di architettura
che era una casa, una terrazza: i camini di ventilazio- è l’unità del linguaggio e del materiale costruttivo.
ne sulla montagna sono tetti di case, abbassati nel Interpellato come presidente della sezione Autostra-
terreno…» indica Galfetti. I piani e gli appoggi delle de dell’ASPAN sulla scelta dei materiali da utilizza-
figure della strada nascono dal rapporto con il ter- re, già nel 1962 Tami aveva ricusato i tradizionali
reno, con il luogo, con il paesaggio e le sue luci. Ri- muri in pietra sia per ragioni di risparmio della mano
cusato l’approccio consolidato al progetto stradale, d’opera, sia in quanto «non spontanei perché non
Tami affida alla ricchezza del progetto d’architettu- esprimono il carattere di immediatezza dell’opera»,33
ra il disegno della N2, perché, indagando le forme, proponendo strutture in calcestruzzo per garantire
estendendo le potenzialità delle funzioni, approfon- la coerenza formale dell’intera autostrada.
dendo il disegno degli spazi, diventi una sequenza L’opzione per il calcestruzzo rinvia a due scritti, I se-
di luoghi riuniti dal suo tracciato. polcri imbiancati dell’architettura e De l’antigéome-
trie. Lettre tessinoise,34 nei quali Tami richiama alla
semplicità della concezione, alla sincerità di espres-
L’unità della N2 sione, al rigore della geometria. Affida al materiale il
compito di determinare il carattere dell’architettura e
19 «Architettura e (delle) autostrade? Architettura es- di conseguire attraverso l’omogeneità materica il “rit-
senzialmente creazione spaziale // Intervento nello mo estetico” dell’opera: «Il ritorno all’omogeneità
spazio Ticino Reuss = modificazione spaziale, per- dei materiali – un muro tutto in sassi, tutto in mattoni
ciò: architettura! // Intervento degradante o arric- o tutto in cemento – significa il ritorno del “caratte-
chimento // Conseguenza: autostrada come opera re” nell’architettura»35; nei suoi appunti fotografici di
d’arte (non solo genio civile) e per ciò: condizione professore appaiono frequenti immagini di edifici
l’unità: il nastro stradale e gli elementi costitutivi – monomaterici.
muri, ponti, entrate gallerie, piazzali ecc. sono un Tami assume e valorizza la plasticità del calcestruzzo,
tutto armonico, non un affastellamento casuale // che diviene lo strumento dell’unità materica e co-
condizioni necessarie e non sufficienti: unità di ma- struttiva dell’architettura dell’autostrada, interprete
teriale, unità di linguaggio architettonico – integra- unico della molteplicità di figure attraverso cui essa si
zione armoniosa nel paesaggio – valore architettoni- concretizza: «Considero (…) come tendenza sana e
co di tutti i dettagli, perché in arte non ci sono det- feconda della nuova architettura quella che cristalliz-
tagli». Gli appunti, redatti per una conferenza o uno za, in forme geometricamente pure, i diversi elementi
scritto, raccolgono il pensiero di Tami, dove essen- che un tema architettonico comporta e li riunisce in
rapporti armoniosi. Vedo in questa disciplina com-
positiva la condizione per una vera libertà».36 I prin-
cipi compositivi fissati per l’intero tracciato e decli-
nati secondo i tipi di elemento generano, nelle geo-
metrie cui il getto dà forma, l’omogeneità delle figure
e la continuità tra l’una e l’altra, così come una fluida
transizione ai piani d’appoggio.
Tami, scrive Livio Vacchini, «aveva un linguaggio
proprio, che usava quale strumento per le sue sco-
perte, un modo particolare di ordinare le idee. Aveva
il senso della continuità e il gusto della comunione.
20

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Testate di ponte. Testata-tipo di ponte.
(Foto Roberto Sordina).
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Tratto Lugano-Monte Ceneri,
ponte tipo G.
SERENA MAFFIOLETTI

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Studio di ponti-tipo, 1967.
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Variante ponti ing. Kessel, 1967. Varianti cavalcavia Lamone-Rivera, Ponte tipo C.
ing. Kessel, 1969.
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Tratta Taverne-Sigirino,
ponte ing. Rovelli, 1968.
SERENA MAFFIOLETTI
28

Per lui l’architettura era un fatto collettivo, e dunque problema abbia a corrispondere una uguale soluzio-
era un nemico degli sperimentalismi individualistici: ne: si è proposto perciò una tipologia costante delle
metteva nel proprio agire una fiducia orgogliosa, che testate dei ponti con un elemento che è in contrap-
però era al servizio della società. Molto legato alle punto col profilo della scarpata d’appoggio e sugge-
tradizioni, cercava di mediare l’universale con gli ele- risce l’idea del “salto” del ponte da una riva
menti derivati da un luogo particolare, da una situa- all’altra».39 Nello Studio ponti-tipo autostrade (fig.
zione specifica».37 22)40 propone quattro soluzioni: A con impalcato ap-
A confronto con il territorio ticinese, complesso per poggiato a sostegni inclinati paralleli alla carreggiata;
eterogeneità morfologica e insediativa, il tracciato B con impalcato appoggiato su pilastri verticali; C
autostradale si sviluppa lungo 145,5 km, ha 17 km su con impalcato a sbalzo su setti inclinati ortogonali al-
290 ponti e viadotti e 17,8 km in 21 gallerie, realizzati la carreggiata; D con impalcato a sbalzo su setti ver-
per affrontare l'orografia acclive, l’attraversamento e ticali ortogonali alla carreggiata. A queste soluzioni
la connessione con i frequenti centri abitati, l’intrec- aggiunge due varianti: una descrive un impalcato a
cio molto ravvicinato con la rete stradale, ferroviaria sbalzo su un setto arretrato, l’altra un impalcato ap-
e fluviale.38 poggiato su un setto a filo. La tavola dà due ulteriori
Nell’obiettivo di conseguire l’unità formale della co- indicazioni: «le testate di ogni ponte seguono sempre
struzione stradale Tami riunisce la pluralità funzio- la linea del tracciato stradale; se è possibile dare a tut-
27 nale dei manufatti e la specificità delle loro condizio- ti i tipi di ponte un arco sulla mezzaria di 10 cm. Pun-
ni, individuando le costanti del progetto tanto nella to A rispetto al punto B di appoggio sulla testata».
tipizzazione degli elementi ricorrenti quanto nel con- Le soluzioni-tipo riguardano i ponti della carreggiata
trollo estetico delle opere in corso di elaborazione o autostradale e quelli, numerosi, resi necessari dalla
oggetto di valutazione concorsuale: «Nella preoccu- sua costruzione per l’attraversamento delle corsie, le
pazione di unitarietà dell’opera autostradale» scrive, diramazioni e le connessioni con reti infrastrutturali
«si è cercato di adottare il principio che ad uguale di ordine diverso: si tratta quindi di indicazioni per

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Gallerie di Taverne, Gallerie di Taverne,
portali nord. portali nord e muri di sostegno,
(Foto Roberto Sordina). 1968.
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

manufatti differenti per dimensione e posizione, che ponti, gli orizzonti tracciati dagli impalcati, i limiti
Tami riconduce a unità formale attraverso la tipizza- definiti dai piani svelano un’accorta regia da parte di
zione delle spalle e degli appoggi, inclinati secondo le Tami di selezione delle immagini, di inquadratura
soluzioni A e C, prevalentemente usate e segnalate ai degli spazi, di percezione del paesaggio.
progettisti. Essenziale è la connessione delle figure I principi progettuali, di frequente richiamati invitan-
con il terreno: il rapporto tra impalcato e appoggi si do a evitare per i muri «prospetti simmetrici», a «dare
dispone nella continuità delle inclinate discendenti più incisività alle parti inclinate che devono “morire”
verso la linea di terra, che le contrasta con opposta nel terreno senza interruzioni»,41 identificano il pro-
inclinazione. La geometria rafforza la spazialità del getto dell’autostrada come dialogo tra natura e archi-
ponte, che attraverso l’inclinazione delle testate si li- tettura nella ricerca di un ordine e un’armonia leggibi-
bera dal terreno, al quale ritorna con l’inclinazione li da chi transita e da chi percepisce dall’esterno il trac-
degli appoggi. Formata da una trave a cassone, la ciato: il tema della strada turistica, che innerva l’espe-
struttura dell’impalcato è arretrata dal filo esterno rienza progettale della N2, è affidato non all’uso e al
del ponte, che risulta alleggerito dall’ombra, così co- disegno dei materiali lapidei contestuali, ma al ritmo
me dalla scelta ricorrente di evidenziare il giunto tra che le architetture in calcestruzzo imprimono all’auto-
impalcato e appoggi e di separare in due parti il setto strada nel rendere leggibile e fruibile il nuovo paesag-
di sostegno. gio ticinese.
L’inclinazione degli appoggi consente un duttile rac- Tami svolge una vigile azione di qualificazione forma-
cordo alle altezze e pendenze diverse dei bordi stra- le e di unificazione dei manufatti dell’autostrada an-
dali: l’opzione tra le soluzioni proposte nella tavola che attraverso il ruolo di giudice nell’ambito dei con-
879/54 (fig. 22) trae dall’interpretazione delle misure corsi promossi dall’USN per l’assegnazione degli inca-
e geometrie del luogo le modalità di una stretta inte- richi più impegnativi del tracciato, soprattutto i gran-
grazione, alleggerendo lo stacco del ponte sul profilo di viadotti che segnano il tratto settentrionale.42 L’ar-
del terreno o abbassandovi la figura. chitetto sottopone i progetti al vaglio di molte rifles-
Conseguente alla divaricazione degli appoggi, l’am- sioni (figg. 23-25), su cui primeggia la preoccupazione
pliamento della luce libera non solo palesa l’estrema per l’incombenza nel paesaggio e la discontinuità con
attenzione al profilo del ponte e alla sua continuità i manufatti stradali prossimi, in particolare i portali
con il bordo stradale, ma determina anche l’amplia- delle gallerie: l’azione di controllo esercitata non si
mento del campo visivo e una sequenza spaziale conclude con il verdetto, ma prosegue nel confronto
profonda sull’asse stradale. Se la linea superiore del- con i professionisti affidatari dell’incarico su tutti gli 29
l’impalcato è resa evidente dal parapetto leggero, la aspetti della progettazione, in modo che anche i via-
continuità del ponte con il terreno è rafforzata dal get- dotti siano coerenti all’identità figurativa della N2.
to in calcestruzzo che riceve gli appoggi nello spazio Se, negli anni Sessanta, Tami progetta i portali di
sottostante l’impalcato, riunito così alla carreggiata. Maroggia e di Melide-Grancia come pezzi unici che,
Le figure inclinate generano la continuità con il ter- ubicati nella parte meridionale dell’autostrada dove
reno, i margini stradali, i muri di controripa e d’ala rari sono gli attraversamenti in galleria, traggono for-
che ne definiscono i bordi, e con tutti i manufatti del- ma individuale dal legame con il nastro stradale e il
l’autostrada, contribuendo a comporre il profilo uni- luogo, nel tratto Lugano-Bellinzona e soprattutto
tario delle figure in elevazione che accompagnano la nella Valle Leventina egli disegna i portali, qui ricor-
superficie orizzontale del nastro stradale e il suo mo- renti, come figure ripetibili. 30

vimento nello spazio. Per quanto vincolato da un Il dialogo con l’USN e i professionisti incaricati è in-
tracciato stabilito senza il suo apporto, il disegno dei tenso: Tami interviene sui portali della galleria di

29 153
Gallerie di Taverne, disegni
di studio dei portali sud, s.d.
30
Ponte e gallerie di Taverne,
portale sud.
(Foto Roberto Sordina).
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

32 35

33

34 36

31 31 32 35 155
Viadotto di Monte, spalla sud. Galleria Biaschina, portale sud, 1978. Viadotto di Saresc, prospetto della
(Foto Roberto Sordina). galleria Piumogna, 1978.
33
Viadotto di Traseggio, prospetti delle 36
gallerie Piumogna e Casletto, 1978. Viadotto della Biaschina.
(Foto Roberto Sordina).
34
Viadotto di Nivo. (Foto Roberto Sordina).
SERENA MAFFIOLETTI

37

38 39

156 37 39 40 40
Viadotto di Saresc, spalla nord. Portale sud del viadotto di Monte. Viadotto della Biaschina.
(Foto Roberto Sordina).
38
Portale nord e viadotto
della Biaschina.
SERENA MAFFIOLETTI
42

Gentilino e su quello sud del dosso di Taverne, che zione e roccia, basato sulla geometria della forma ar-
accompagnano i pendii con l’anello ellittico dei for- chitettonica. Disegna un portale per ogni corsia per
nici. A Taverne conduce una circostanziata disamina ridurre la dimensione del manufatto e adeguare ogni
anche di tipo economico sul progetto predisposto fornice alla parete della montagna; di ogni portale
dagli ingegneri, proponendo di modificare tanto i sonda il peso figurativo, optando tra pareti piene o
portali quanto lo scavo del terreno: se l’inclinazione formate da travi incrociate e stabilendo il numero
dei muri d’ala lega il portale nord (figg. 27, 28) ai mu- delle diagonali in relazione allo sbalzo. Le geometrie
ri di controriva e la loro giacitura sfalsata lo connette dei portali ribadiscono le inclinate dell’intera auto-
al tracciato curvo delle corsie, per quello sud (figg. strada: il frontone sagomato, la mensola a sezione
29, 30) – inquadrato da un alto cavalcavia con snelli triangolare da cui si stacca l’impalcato, i fianchi con
appoggi inclinati – Tami elabora schizzi e disegni per tagli a 30-60° formano l’appoggio al monte, che Tami
preservare il contesto naturale e modellarne l’invaso «fa cantare» per esprimere il «salto» del viadotto. Le
focalizzato sul portale, di cui indaga una copertura linee inclinate prolungano il portale nelle geometrie
con lucernari per graduare il passaggio ombra-luce, della roccia e accolgono le traiettorie, spesso angola-
ipotesi qui non realizzata, ma che sarà ripresa nel te, del tracciato viario: la trama dei pilastri incrociati
portale di Airolo. accompagna il movimento e consente la visione del
Negli anni Settanta Tami formula un approccio uni- luogo fin dentro al portale, incastonato e sospeso nel-
tario per i portali (figg. 31-34, 37-39) nella Valle Le- la montagna.
ventina e del Monte Ceneri, siano essi appoggiati al
terreno o passaggio tra gallerie e alti viadotti alpini.
Gli obiettivi della protezione dalla caduta di sassi e La linea disegnata nel territorio
neve e dell’illuminazione di transizione sono assunti
nei fini compositivi generali. Propone un’unica solu- La N2 è l’itinerario da cui vedere la valle del Ticino,
zione in grado di declinare le diverse condizioni, ela- la costruzione che, sempre riconoscibile, la disegna.
borando figure misurate e poco emergenti nella Oltre alle gallerie di montagna, sono infatti pochi i
montagna per stabilire un nitido incontro tra costru- casi nei quali l’autostrada si cela o sottrae il paesaggio
41

158 41 42
Galleria artificiale di Quinto, Galleria artificiale di Faido,
portale sud. portale, 1971.
(Foto Roberto Sordina).
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

allo sguardo: le gallerie artificiali di Faido e di Quinto dro generale di tutta l’autostrada, intesa come opera
(figg. 41, 42), dove il pendio costruito sopra l’auto- d’arte».46 La coerenza della geometria dei muri con
strada estende il piccolo centro nella valle. quella di tutti gli elementi della strada consente la
Ricorda Flora Ruchat-Roncati, sua allieva al Politec- transizione tra le figure e quindi la continuità della
nico di Zurigo e poi sua collaboratrice, che il docente loro presenza, che genera un ordine compiuto, esteso
Rino Tami «faceva notare come la città, il territorio, da Chiasso ad Airolo, e imprime all’autostrada l’evi-
il paesaggio tutto fosse segnato, prima che da edifici denza di un grande disegno nella valle del Ticino.
singoli, da forme primarie, forti, permanenti, genera- Il ruolo strutturale e visivo dei piani d’appoggio della
te dalla topografia, dalla luce, dai materiali, serbatoi strada declina le sezioni longitudinali e trasversali,
di memoria, antica e presente: sono tracciati, strade, che uniscono l’infrastruttura al luogo. Alla stabilità
mura, acquedotti, porte, gradinate, filari d’alberi… percettiva offerta dai muri di controriva corrisponde
monumenti».43 l’alleggerimento dei sostegni sul terreno, per i quali
Essenziale per giungere all’armonia dello spazio in- Tami adotta uno spettro di soluzioni: separazione
terno alla strada e di quello esterno nell’incontro delle corsie e sfalsamento delle rispettive quote, scel-
dell’infrastruttura con il territorio, che lo aveva inte- ta del tipo e forma delle strutture verticali, disegno
ressato in Man-made America: Chaos or Control? di degli appoggi diverso per ciascuna corsia, posizione
Tunnard e Pushkarev,44 è il disegno della linea di con- dei sostegni rispetto all’impalcato e alla sezione del
tatto con i luoghi disposti lungo il percorso, attraver- terreno: «Il profilo del viadotto prefabbricato di Ca-
so cui Tami costruisce la continuità visiva e materica polago» loda Zevi «ha il duplice pregio di alleggerire
della strada con il contesto. Pur non potendo interve- il peso figurativo delle strade affiancate. Delicatissi-
nire nell’elaborazione del tracciato, cruciale a questo mo il passaggio sopra la cittadina: arretrando il muro
fine, Tami interpreta le sezioni stradali trasversali co- di sostegno, si è determinata una zona d’ombra che
me relazioni tese oltre l’asfalto verso il paesaggio e inserisce il manufatto nel panorama, mentre i muri di 43

unisce i rilevati artificiali alle linee e ai materiali rurali, controriva ritagliano il verde alpino» (figg. 43, 47).47
i calcestruzzi dei muri ai graniti delle rocce. L’ingresso sud di Lugano (figg. 48-50) dà forma, caso
«I muri di controriva» scrive Tami «sono un elemen- unico lungo la N2, all’incontro tra lo spazio dell’au-
to ricorrente in un’autostrada di montagna: essi so- tostrada e quello della città, all’integrazione dello lo-
no, di norma, eseguiti seguendo casualmente l’anda- ro diverse scale, territoriale e urbana, infrastrutturale
mento del terreno. Si è voluto dare una tipologia uni- e residenziale. Assai complesso, il nodo viario s’incu-
taria a questo oggetto ricorrente, adottando il princi- nea nella città come nuova presenza attiva: le corsie
pio di profilare il muro su due parallele: la prima, pa- autostradali, le vie di distribuzione, i percorsi pedo-
rallela all’autostrada medesima, la seconda con un nali e i sottopassi, i viadotti sono composti in un di-
angolo costante di 30° rispetto alla prima; in tal mo- segno unitario modellato nel verde, che conferisce al
do il profilo stesso dei muri non è più casuale, ma ac- fascio stradale le sezioni di una parkway urbana. Ta-
cusa una sua disciplina formale costante lungo tutta mi controlla prospetticamente l’insieme: piani erbo-
l’autostrada».45 Tami ricerca l’unità dell’autostrada si, posti tra le corsie e inclinati per raccordarne le
attraverso i numerosi disegni delle profilature dei quote, si alternano ai nastri d’asfalto e accolgono le
muri di controriva che trasformano il taglio dei pen- testate dei ponti, inclinate per ampliare il campo vi-
dii in forma, danno ai muri figure partecipi del flusso sivo e concorrere alla continuità dell’insieme.
veicolare, perfezionano i ritmi delle inclinate: «questi Velocità, mezzi, itinerari, comportamenti, frammenti
sono solo in apparenza dei problemi secondari, in urbani diversi coesistono: su tutti domina il grande
realtà» sottolinea «sono anch’essi essenziali nel qua- muro che modella il taglio del colle, il più lungo e po-

43 159
Viadotto a Capolago.
SERENA MAFFIOLETTI

44

45

46

47

160 44 46 47
Studio per i muri di sostegno Prospetto dei muri di sostegno L’autostrada sopra Capolago.
e per il viadotto lungo il tracciato lungo il tracciato
Rancate-Melano, s.d. Rancate-Melano, s.d.
45
Prospetto dei muri di sostegno
presso il portale nord, Bissone,
1964.
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

48

49

50

48 50 161
Entrata Lugano sud, Brentino, Entrata Lugano sud.
muri di sostegno, 1967.
49
Entrata Lugano sud,
piano del verde e ponti, 1967.
SERENA MAFFIOLETTI
52

tente tra quelli realizzati da Tami. Per il muro, scom- Altri muri, «muri verdi», accompagnano la N2, uno
posto su due piani sfalsati per ridurne l’incombenza, a sud di Lugano e l’altro a nord di Bellinzona. So-
l’architetto aveva chiesto di non accentuare le riprese prattutto negli anni Ottanta (fig. 51), Tami è interes-
dei getti perché «un’armatura anche meno accurata sato alla protezione dal rumore e, per cogliere le im-
di quella normale non avrebbe nociuto all’aspetto plicazioni del tema evitandone la riduzione alla sola
dell’opera, anzi avrebbe dato ad essa un certo vigore difesa acustica, così come anni prima aveva docu-
costruttivo».48 mentato gli «errori» lungo le autostrade ora fotografa
Nitida, dinamica, la geometria del muro è formata da i conflitti generati tanto dall’immissione delle grandi
successive inclinate che, con rapporto analogo a tutti i infrastrutture negli insediamenti quanto, con non mi-
muri della N2, pongono l’autostrada tra le figure della nor brutalità, dall’introduzione dei ripari fonici nelle
città. Lo slittamento dei piani ospita le scale e il pas- aree edificate. La consapevolezza di queste contrad-
saggio, che danno accesso alle abitazioni e al bosco so- dizioni induce Tami alla progettazione di barriere
vrastante: sostenendo il percorso pedonale a sbalzo antirumore verdi, composte da elementi comple-
sulla strada, il grande muro di spinta appare quasi un mentari in calcestruzzo a forma di vasca per contene-
pretesto per mostrare la passeggiata e con essa portare re la vegetazione, assemblati a secco, sagomati in mo-
l’abitante nella grande scena infrastrutturale. do da formare una struttura stabile e sovrapponibili

51

162 51 52
Autostrada Pedemontana, Barriera verde, Pian Scairolo,
barriere verdi “tipo Tami” lato verso Grancia.
antirumore e di sostegno (Foto Roberto Sordina).
del terreno, 1988.
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

per realizzare muri indipendenti o di contenimento materiali documentari dello studio si trovano estratti
dei pendii. L’utilizzo dei «muri verdi» rinnova, anche di riviste e pagine di manuali con luoghi verdi e pa-
attraverso la risposta all’inquinamento sonoro, l’at- noramici lungo le autostrade, soprattutto americane,
tenzione che Tami rivolge all’autostrada come spazio aree di sosta con vasche d’acqua, auto parcheggiate
vissuto, polifunzionale, complesso. Se sulle corsie nel bosco accanto al cartello «polish cars here» o a ta-
della N2 si mostrano, infatti, come lunghi piani di ve- voli per il picnic, lunchroom-service station. In una
getazione, le barriere antirumore, che proteggono la prima serie di disegni (fig. 53)49 Tami propone un vo-
zona residenziale di Gorduno e quella di Grancia lume che assolve una doppia funzione: le attrezzatu-
(fig. 52), danno forma compiuta ai luoghi posti al re minime per la sosta e un belvedere sul paesaggio.
margine dell’infrastruttura: anche qui l’architetto ri- La costruzione contiene i servizi igienici, dai lati lun-
colloca la soluzione nella qualità dei manufatti e dello ghi sbalzano i solai per proteggere l’accesso ai bagni
spazio abitato. e lo spazio per il picnic; la soluzione è studiata in va-
rianti appoggiate sul terreno piano o incassate nel
pendio, la copertura di queste ultime diviene una ter-
«Distensione dopo la guida: verde e silenzio» razza con pergola: «In linea generale ho voluto stu-
diare una soluzione di base unica, adattabile ai diver-
«Tami era un automobilista fanatico, come Wright. si casi. L’uniformità della soluzione rientra nel con-
Comperava un’automobile e la modificava: ridisegna- cetto di uniformità degli elementi autostradali e dal
va la carrozzeria, correggeva il muso e i parafanghi punto di vista costruttivo comporta, per la riduzione
per personalizzarla» racconta ancora Galfetti. «Le degli elementi, una riduzione di costo». La prima
aree di sosta sono il momento più rappresentativo ipotesi è dunque una figura tipizzata e ripetibile, un
della dimensione sociale di un’autostrada, l’unico in «oggetto [che] s’inserisce nel terreno in modo non
cui la gente compare, esce dall’automobile: questo in- troppo casuale e appariscente».50 55

teressava Tami, che andava lì a fare il picnic. Forse Successivamente Tami trasmette all’USN una varian-
non lo faceva veramente, ma si sedeva… Tami è stato te per i servizi delle stazioni di sosta, finalizzata, come
uno tra i primi a sostenere che in futuro la gente sa- richiesto, a ridurre i costi attraverso la rinuncia ad al-
rebbe andata a spasso nelle aree di sosta». cuni elementi, in particolare la terrazza panoramica:
Per localizzazione e forma le aree di sosta della N2 «l’eliminazione di questo belvedere» scrive «toglie
costituiscono un centro nelle riflessioni di Tami: tra i ogni senso alla soluzione precedente, inquantoché si

53 54

53 54 55 163
Aree di sosta, fabbricato Padiglione-tipo dei servizi Area di sosta.
dei servizi, 1966. per le aree di sosta. (Foto Roberto Sordina).
SERENA MAFFIOLETTI

56

57

58

164 56 58
Area di sosta al km 4,500, Aree di sosta, sistemazione
schema della sistemazione esterna. esterna al km 10,000, 1968.
57
Aree di sosta, padiglione
dei servizi, 1967.
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

vorrebbe eliminare una delle fondamentali ragioni suoi bisogni e comportamenti: «distensione dopo la
per cui la costruzione è stata prevista seminterrata. guida: verde e silenzio» annota Tami.53 L’autostrada
Per questo motivo, ossia per non eseguire una cosa coniuga il ruolo di connessione viaria al disegno di
pressocché senza senso, ho ritenuto opportuno riela- strada turistica: momenti di riposo lungo il viaggio di
borare il progetto su altre basi e precisamente con un lavoro o delle famiglie, brani di paesaggio offerti al tu-
padiglione a livello del piano di sosta, di aspetto il rista, le aree di sosta allungano i tavoli per il picnic nei
più possibile leggero e trasparente».51 prati alberati connessi al fiume e ai prati vicini. Gli ele-
Il disegno 879/126 (fig. 56) attesta il cambiamento di menti di arredo sono raccordati a un padiglione, for-
approccio progettuale:52 l’area di sosta diviene un per- mato dalla copertura retta da due pilastri e una trave
corso ritmato da sedili in una trama distesa di figure baricentrica, sotto le cui ali si trova il parallelepipedo
semplici, che definiscono uno spazio verde, interme- dei servizi. I due appoggi e lo stacco della copertura
dio tra autostrada e paesaggio. In una ricerca che alleggeriscono la composizione, alla cui essenzialità
evolve dalle prime soluzioni, il progetto equilibra tra concorre un terzo sbalzo sopra l’ingresso dei servizi e
tipizzazione/ripetizione delle figure e loro disposizio- un gruppo di panche. Tutti gli elementi sono norma-
ne nelle forme diverse dei luoghi. Percorrendo l’auto- lizzati (fig. 60), disegnati dalle stesse geometrie e co-
strada, numerose aree di sosta ne scandiscono il trac- struiti con i medesimi materiali: calcestruzzo per il pa-
ciato e interpretano punti notevoli del paesaggio: è diglione, pietra artificiale per gli elementi di arredo, 59

anche attraverso il loro disegno che Tami delinea il acciaio per i profili. La composizione templare del pa-
paesaggio autostradale ed elabora il carattere paesag- diglione tende i tracciati regolatori, frequentemente
gistico dell’autostrada ticinese, dando forma all’in- retti da un asse di simmetria, per la disposizione dei
contro tra le scale e le figure dell’infrastruttura e quel- gruppi di tavoli, stemperati nel verde.
le dei luoghi da essa connessi. Diverso è l’esito delle aree di servizio, affidate a pro-
Le aree di sosta trovano nel territorio rurale, non an- fessionisti scelti dalle varie proprietà e progettate in
cora intensamente edificato, i materiali per il loro pro- accordo con l’USN e Tami: opere di maggior scala
getto. La scelta dei luoghi è essenziale: ognuna decli- dimensionale e funzionale, non sempre in grado di
na il tracciato della N2, concorrendo a trasformarla concorrere alla costruzione di un’immagine unitaria
nella principale struttura narrativa della valle del Tici- e identitaria dell’autostrada.
no. Come agganci al territorio, le aree di sosta modu- Tami intende promuovere progettisti attenti alla qua-
lano i passaggi dall’infrastruttura al luogo, generando lità dei manufatti di servizio per l’autostrada: il docu-
metamorfosi di materiali, da quelli stradali a quelli mento Note per l’appalto dei servizi nei piazzali di so-
della geografia e della storia ticinese. L’area di sosta al sta,54 certamente ispirato dalle istanze di Tami, precisa
km 24,656 (fig. 59) utilizza gli archi in pietra del via- i vincoli stabiliti dall’USN per la messa a concorso, la
dotto ferroviario e la retrostante valletta per offrire al progettazione e la realizzazione degli edifici nelle aree
viaggiatore un approdo nel territorio: il viadotto sepa- di servizio, richiamando l’importanza della scelta del
ra le due zone funzionali, verso l’autostrada il par- progettista, condotta tra quelli proposti dall’USN o
cheggio, all’interno una micrografia del paesaggio dalle ditte in gara, per giungere a una realizzazione
agrario, i terrazzamenti, gli alberi. Nascono così le im- «funzionalmente e formalmente impeccabile». È inte- 60

magini di un’inedita geografia ticinese, dove la grande ressante soffermarsi sul progetto per l’area di Coldre-
infrastruttura scorre, senza enfasi, accanto al mondo rio (fig. 61) come documento sia del dibattito tra l’U-
rurale, intrecciando le figure della nuova mobilità a SN, la proprietà, i progettisti e Tami, sia della deter-
quelle identitarie della stanzialità. A stabilire queste minazione di quest’ultimo a ricercare anche attraver-
scelte progettuali concorre un’idea dell’utente, dei so questi manufatti la qualità nel progetto della N2:

59 165
Area di sosta al km. 24,656.
(Foto Roberto Sordina).
60
Aree di sosta, tavoli per il picnic.
(Foto Roberto Sordina).
SERENA MAFFIOLETTI

le prescrizioni richiedono «in modo particolare un di un solo materiale: progetta invece le stazioni Shell
adeguato inserimento delle opere nel quadro natura- in metallo, poiché l’esito determinato dal calcestruz-
le e nel terreno, nonché un aspetto architettonico va- zo, scrive, «non potrebbe che indebolirsi, se anche
lido e unitario con esclusione di ogni formalismo di gli oggetti isolati che attorniano l’autostrada fossero
dubbio effetto pittorico e folkloristico». Alla trasmis- costruiti con lo stesso materiale. Le costruzioni che
sione da parte di Tami all’ingegnere Balli (USN) de- servono l’autostrada, infatti, fanno parte dell’am-
gli elaborati che precisano i dati relativi all’area, se- biente costruito in generale e devono differenziarsi
gue uno schizzo55 in cui l’architetto tratteggia il pro- sostanzialmente dalla strada».59
gramma funzionale e formale per il motel: ubicazio- Chiamato da Tami «macchina per distribuire benzi-
ne, sezioni e piante dell’edificio in rapporto con gli na», l’edificio metallico si misura con l’albergo dise-
spazi aperti, disegno del verde e dei percorsi. gnato da Reichlin e Reinhart per evocare architetture
Pochi mesi dopo, nel novembre 1972, Tami chiede la di lunga durata nello spazio del movimento: entrambi
revisione del progetto proposto dai committenti, cri- si confrontano con l’autostrada, che per l’essenzialità
ticandone razionalità, funzionalità e soprattutto l’in- funzionale e costruttiva e la sequenza coerente di fi-
serimento nel luogo, suggerendo anche di dotare il gure discrete si pone come grande manufatto in grado
motel di camere con standard non elevato, in modo di accogliere il suo futuro, come successione di luoghi
che sia utilizzato da tutti gli utenti dell’autostrada;56 capaci di assumere gli edifici che, realizzati nel tempo
come sovente, conclude con il confronto sulla cuba- per adeguarla alle trasformazioni, interloquiranno
tura e i costi tra il progetto della Mobil e le correzioni con il suo minimo, controllato disegno. Lungo questa
da lui introdotte per sottolineare i vantaggi della pro- riconoscibile presenza architettonica verranno co-
pria soluzione. Due anni dopo, Tami rinnova la criti- struite opere che proporranno altre riflessioni sugli
ca al progetto del Mobil Motor Restaurant57 e nel spazi contemporanei della mobilità e sul disegno del
gennaio 1979 interviene ancora: «Per quanto riguar- nuovo paesaggio ticinese: la grande copertura metal-
da le edificazioni mi permetto di suggerire che le lica progettata da Mario Botta per l’area di servizio di
Strade Nazionali abbiano ad esigere una rielabora- Piotta (1993-1998) e i ripari fonici a Chiasso, disegna-
zione del progetto, che è attualmente troppo carente ti dallo stesso architetto60 a siglare la condizione ormai
dal punto di vista architettonico».58 urbana dell’autostrada, l’AlpTransit S. Gottardo,61
Negli anni Ottanta Tita Carloni firma la stazione di che rinnova il disegno territoriale della N2, le cui ope-
servizio con ristorante a Stalvedro: il carteggio tra gli re divengono ora le forme e i luoghi con cui il traccia-
ingegneri dell’USN, la BP Svizzera, l’architetto e Ta- to dell’Alta Velocità interloquisce.
mi attesta la condivisione, da parte di quest’ultimo,
61
dell’attribuzione a Carloni dapprima dell’incarico e
successivamente del progetto. Un “foro alpino”
In questa riflessione è opportuno evidenziare le aree
di servizio di Bellinzona, dove sono realizzate le sta- Nel disegno a mano, siglato «9 aprile 969, centro Ai-
zioni di rifornimento Shell disegnate da Livio Vac- rolo» (fig. 63), Tami concentra il vasto programma
chini e Claudio Pellegrini, i calcoli dell’ingegnere funzionale in poche figure per ottenere la massima
Giovanni Lombardi, e l’albergo progettato da Bruno superficie libera e delineare il carattere del luogo in
Reichlin e Fabio Reinhart. Nella presentazione del cui il portale e gli edifici di servizio della galleria del
progetto, Vacchini attribuisce il primato dell’auto- San Gottardo saranno realizzati: nell’ampio spazio
strada ticinese all’unità morfologica conseguita attra- verde, a sud dell’uscita del tunnel, sono raccolti i si-
verso il controllo formale su tutte le opere e l’utilizzo los e l’edificio della manutenzione, sull’asse della gal-

166 61
Area di servizio di Coldrerio.
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

62

62 167
Portale della galleria
del San Gottardo.
SERENA MAFFIOLETTI

leria sono collocati i camini di ventilazione, a nord il ra, non zenitale ma laterale perché non sia ostruita
terreno è libero, destinato ad area di riserva e par- dalla neve: coppie di pilastri inclinati sostengono la
cheggi. La sezione parallela al portale modella in un copertura, sollevata ai lati per immettere luce. Il por-
profilo continuo gli edifici, l’autostrada e lo spazio tale è così disegnato dall’inclinazione di pilastri e pa-
aperto, così che il progetto dà forma non solo all’im- reti e dalle vetrate laterali: «Ho cercato» spiega Tami
boccatura del tunnel alpino, ma all’intera area: «Il «una soluzione che pur rimanendo entro limiti stret-
portale della galleria del San Gottardo» motiva Tami tamente funzionali si presenti formalmente adeguata a
«rappresenta, a nostro avviso, un momento architet- questo importante momento del nastro stradale».63
tonico particolare perché esso è il segno visibile e l’i- Come negli studi per un «ingresso di galleria monu-
nizio di questo grande cordone ombelicale che uni- mentale», il disegno 879/131 innalza nello spazio an-
sce il mondo del nord con quello del sud Europa ed tistante il tunnel una scultura, che nelle ipotesi succes-
esige perciò un adeguato aspetto formale che tuttavia sive64 scompare, lasciando spazio al plastico diafram-
deve evitare ogni ridondanza retorica».62 ma in calcestruzzo, dietro al quale restano i pilastri a
Benché non esplicitamente riferiti a quello del San sostegno della copertura. Modellato come nei portali
Gottardo, i disegni di studio «ingresso di galleria mo- di Grancia e Melide, il diaframma scultoreo marca
numentale» (fig. 71) presumibilmente vi si riferisco- con simili segni l’inizio sulle sponde del Ceresio e la
no: con due fornici distinti o uno solo, tutti i portali conclusione nei monti del San Gottardo, racchiuden-
sono ribassati tramite l’inclinazione delle pareti sul do nell’unità l’intera autostrada del Ticino.
terreno, su cui poggiano con ali piegate disegnando la Nello stesso anno Tami discute il tracciato d’accesso
linea di terra, e sono sagomati da coppie di grandi lu- al tunnel,65 criticando la proposta dell’USN per la
cernari, tra i quali s’innalza la colonna che regge una complessa intersezione delle linee di transito e le pe-
scultura. Nell’agosto 1969 Tami trasmette all’ingegne- santi alterazioni imposte al luogo: disegna quindi una
re Francesco Balli (USN) il disegno 879/131 (fig. 70) variante per ricondurre la soluzione viabilistica al ri-
e poco dopo all’ingegnere Giovanni Lombardi lo stes- spetto del paesaggio,66 rendendo più fluide e meno in-
so disegno, modificato, per il portale, con spiegazioni vasive le corsie stradali, e propone un’area di sosta con
tecniche e funzionali, in prima istanza riguardanti il ristorante e motel a servizio del turismo.
doppio ingresso, uno per la galleria in esecuzione e Il Consiglio di Stato del Cantone Ticino conferisce a
l’altro per quella da realizzare in futuro. Per il portale Tami, nel novembre 1971, l’incarico della progetta-
è prevista l’illuminazione di transizione dalla copertu- zione del centro di manutenzione e polizia di Airolo:
già abbozzato nel 1969, il progetto, redatto con la
collaborazione di Aurelio Galfetti,67 trova ora forma
compiuta (fig. 64). L’invaso del centro di Airolo è fo-
calizzato sul portale: il tracciato stradale curvilineo è
compreso entro i volumi paralleli dell’edificio dei
servizi e del magazzino, introdotti l’uno dalla centra-
le di comando, l’altro dal silos; l’asse compositivo è
fissato nel portale, alle cui spalle si tendono gli archi
simmetrici dei depositi all’aperto e s’innalzano i ca-
mini di ventilazione. I disegni mostrano un progetto
basato sulla modellazione congiunta del terreno e de-
gli edifici ed evidenziano che i medesimi principi
compositivi informano l’intero centro, tanto che i ma-
63 64

168 63 64
Disegno di studio «9 aprile 969. Modello del portale della galleria
Centro Airolo». del San Gottardo, con il centro
di manutenzione e di polizia
di Airolo (soluzione intermedia).
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2
65

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Prospetto sud-est del portale Centro di manutenzione di Airolo. Depositi all’aperto.
della galleria, centro di manuten- (Foto Roberto Sordina). (Foto Roberto Sordina).
zione, deposito e magazzino per il
68
sale, 1972-1973.
Deposito e magazzino per il sale.
66 (Foto Roberto Sordina).
Prospetto nord-est del centro di
manutenzione, 1972-1974.
SERENA MAFFIOLETTI

70

71 72

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Portale sud della galleria Galleria del San Gottardo,
del San Gottardo, 1969. portale sud, 1978.
71
Disegno di studio «Ingresso
di galleria monumentale», s.d.
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

nufatti sono rappresentati come parti di un insieme. sforma la propria copertura in terrazza verde su cui
Il prospetto 879/201 (fig. 65) descrive la scena, pres- si ergono i monumenti ai Caduti nella costruzione
soché simmetrica, alla vista di chi viene da sud:68 il del tunnel – opera dello scultore Remo Rossi – e a
centro di manutenzione con l’alto camino, il terreno Franco Zorzi: «affinché tale collocazione non appaia
che si abbassa per accogliere la strada e mostrare il casuale, ed abbia invece ad assumere un preciso si-
portale, il pendio che risale per ospitare il deposito gnificato, propongo» indica Tami per il secondo «di
incassato nel terreno, introdotto dalla sagoma mas- situarlo esattamente sull’asse della galleria autostra-
siccia del silos. I prospetti e, con ancor maggior evi- dale e rispettivamente del portale: in tal modo, per
denza, le sezioni indicano il reciproco disporsi di fi- chi si trova di fronte al monumento appare la visione
gure e di misure, finalizzate all’unità formale e fun- dell’autostrada e del fondovalle».72
zionale degli edifici e degli spazi aperti (fig. 66). In previsione dell’apertura del tunnel il Consiglio di
Anche il portale acquisisce, nello stesso periodo, una Stato del Cantone si era fatto promotore di un con-
fisionomia prossima alla soluzione definitiva:69 il ve- corso per la realizzazione, presso il portale, di un’o-
stibolo della galleria, illuminato da vetrate laterali, pera d’arte che celebrasse la galleria, strumento e
s’accorcia, mentre il diaframma diviene l’appoggio simbolo dell’affrancamento del Ticino dalla separa-
possente delle mensole che sostituiscono i pilastri tezza dalle grandi vie europee di comunicazione. Nel
nel sostegno della copertura; il successivo disegno70 dibattito intercorso tra i membri della giuria, gli ar- 74

rafforza l’incastro delle mensole nel diaframma, ab- gomenti avanzati da Tami – che lo condurranno alle
bassando il punto di contatto, e alleggerisce il porta- dimissioni – palesano ulteriori riflessioni sul proget-
le, aprendo verso l’alto i lucernari laterali. In una to dell’autostrada: oltre alle critiche rivolte alle pro-
crescente continuità, la soluzione del luglio 1978 cedure concorsuali e alla composizione della giuria,
mostra il portale ergersi dal diaframma e aprirsi nelle per la quale aveva auspicato la presenza di Max Bill,
ali, che ripiegano sui fianchi per scendere con le ve- Tami polemizza sulla localizzazione dell’opera: «La
trate inclinate sul pendio (figg. 72-74).71 collocazione del monumento è da ricercare nell’ambi-
Pensato, come ogni edificio del centro di Airolo, an- to di tutto il percorso autostradale: in primo luogo per
che quale parte dello spazio esterno, il portale tra- ottenere una soluzione formalmente più adeguata e in

73

73 74 171
Portale sud della galleria Lucernario del portale della
del San Gottardo. galleria del San Gottardo.
(Foto Roberto Sordina).
SERENA MAFFIOLETTI

secondo luogo per dare una maggiore e reale giustifi- ipogeo poggia la corte semicoperta dallo sbalzo sovra-
cazione al monumento stesso».73 Non dunque il tun- stante, delimitata dalla fila di lucernari. A lato della
nel, ma l’autostrada è il centro della riflessione: «Tutta corsia sud-nord si trova il deposito del sale e della
la N2 è un monumento a se stessa» ribadisce.74 Se la ra- ghiaia, che, interrato, affiora dal terreno con i lucerna-
gione dell’opera d’arte è l’autostrada, sulla relazione ri e il profilo del silos. Nel vertice dell’autostrada gli
spaziale che le unisce si appunta la critica dell’architet- edifici in calcestruzzo portano a compimento l’unità
to, che giudica inadatto il centro di Airolo, poiché in materica generata da tutte le figure che formano i 150
quel contesto edificato di piccole dimensioni l’integra- km del suo tracciato: il centro di comando ha un ordi-
zione tra infrastruttura e scultura non sarebbe perce- ne compositivo e costruttivo modulare, che appare
pibile in una visione dinamica. Alla giuria75 che delibe- nella regolarità dei prospetti, rivestiti da pareti metal-
ra di celebrare la galleria confermando Airolo, Tami liche color verde; un chiaro ordine strutturale regola
propone la divaricazione delle corsie stradali per inclu- la base ipogea del magazzini, da cui emerge la sagoma
dere nello spazio intermedio il monumento e realizza- plastica del silos.
re così quell’unione dell’opera d’arte con l’autostrada, La composizione è simmetrica: l’asse è costituito dalla
già ricercata nei primi studi per questo portale e forse strada, luogo della visione dell’intero centro, lungo cui
avvertita nell’alto diaframma di Melide. si dispongono il portale, i monumenti commemorati-
Nel 1980 Tami trasmette i disegni76 per la collocazio- vi, il camino di aerazione; ai lati, l’edificio di controllo
ne sul piano che sovrasta il portale, sull’asse della N2, e i magazzini. Ancora più evidente sarebbe quest’or-
sia della stele a Franco Zorzi sia della lapide ai Caduti; dine compositivo se fossero stati realizzati il secondo
la scultura S. Gottardo 1980, opera di Gianfranco tunnel e il corrispondente camino di aerazione e se,
Rossi, sarà invece posta a lato della corsia nord-sud, come Tami aveva auspicato, il monumento alla galle-
nello spazio presso i camini del centro di manutenzio- ria fosse stato collocato tra le corsie stradali. Dalla di-
ne: «È importante ripetere » deplorava e presagiva in sposizione del portale e degli edifici di servizio traspa-
uno scritto del 1966 «che direzione tecnica e direzio- re, antistante la galleria, la figura di un “foro”: l’ordine
ne artistica dovrebbero collaborare da tutto principio di questa composizione è, tuttavia, modulato dalla po-
alla progettazione dell’autostrada perché il primo ele- sizione degli edifici su quote diverse della conca. Se la
mento estetico della medesima consiste appunto sequenza visiva sulla sezione longitudinale, cioè lungo
nell’armonica continuità del suo profilo orizzontale e l’autostrada per chi proviene da sud, comporta l’in-
verticale in relazione ad un virtuale movimento: e in- nalzamento dell’orizzonte dalla strada, al portale, al
sistere sul fatto che il problema estetico si conclude camino, ai monti, le sezioni trasversali mostrano come
veramente solo se si tien conto che ogni anche appa- il centro di assistenza e i magazzini traggano forma dal
rentemente minimo particolare di struttura e di at- terreno: la modellazione del rapporto tra edificio e
trezzatura è parte integrante di tutto il problema e va piano d’appoggio dà misura all’architettura, ne defini-
75 perciò risolto con altrettanto impegno e attenzione».77 sce gli spazi, la rende figura del paesaggio. Il primo at-
Il progetto del centro di Airolo perviene nel 1982 alla to insediativo consiste nel tracciare la linea di contatto
configurazione definitiva (figg. 67-69). A lato della tra costruzione e terreno: il centro di assistenza si pre-
corsia nord-sud si trova l’edificio con i reparti di ma- senta verso l’autostrada con la fila delle prese di luce,
nutenzione e polizia, le residenze dei lavoratori e, in che formano un graduato attacco al pendio, cui corri-
un proprio volume, la centrale di comando con la sala sponde, di fronte, il profilo in vetrocemento dei ma-
delle conferenze; sul retro il piazzale di servizio, sul gazzini semipogei del sale.
fronte una corte allungata. La sezione dell’edificio Se nel lungo percorso da Chiasso ad Airolo i piani e
ospita gli automezzi nel livello inferiore, sul cui lato le linee inclinate avevano radicato la strada alla terra,

172 75
Pozzo di ventilazione
al Motto di Dentro.
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

l’architettura qui trova non sul terreno ma dentro di


esso la propria radice, costruendo l’unità edificio-
luogo in una più vasta dimensione della composizio-
ne. Non solo portale, non solo piazza, ma paesaggio
della galleria del San Gottardo nella conca montuo-
sa: la collocazione dell’infrastruttura nello spazio del-
l’architettura e l’estensione di questa nella natura
riassumono e concludono nel “foro alpino” il lungo
tracciato della nuova strada del Ticino e la ricerca
della sua forma.
«La condizione necessaria, se non sufficiente, per
raggiungere la bellezza è di esser anzitutto nella ve-
rità (…)» scrive Tami, «una costruzione è tanto più
vera quanto meglio essa si sposa col luogo in cui sor-
ge, (...) un’architettura è tanto più vera quanto più fe-
delmente essa riflette l’epoca in cui è sorta, (...) un’o-
pera d’arte è tanto più vera quanto più essa accusa la
genuina personalità che l’ha concepita».
Da queste parole traspare l’azione di Tami per l’ope-
ra che egli trasformò da strumentale tracciato viario
in nuovo orizzonte analitico e operativo a scala ter-
ritoriale: «Sempre nell’ambito di una interpretazio-
ne politica della verità nell’architettura: possiamo ri-
tenere come specchio di una concezione sociale de-
mocratica e oserei aggiungere federalista, il modo
che è proprio dell’architettura di oggi di comporre i
vari corpi che determinano un complesso edilizio,
bilanciandoli fra di loro secondo rapporti armonici
che sono al di fuori di ogni forzata simmetria». «Fe-
derazione di volumi genuini», «comunità non casua-
le», composta dai molti manufatti dell’autostrada,
appaiono i frammenti coerentemente disposti per al-
lacciare il Ticino in un unico segno: «dovremmo, ri-
peto, compiere in noi stessi un più difficile atto di
orgogliosa modestia, se così si può dire, per riscopri-
re ciò che ci rende effettivamente e profondamente
partecipi di quell’ambiente, di quella comunità in
cui siamo chiamati a operare, per poterci ritrovare
più simili e ritrovare un più simile linguaggio archi-
tettonico quale testimonianza di quelle affinità elet-
tive che ci permettono di dirci cittadini della mede-
sima città ideale.»78
76

76 173
Pozzo di ventilazione
al Motto di Dentro.
SERENA MAFFIOLETTI

Note _ 9. Annotazione del 20 ottobre 1961. XXX, settembre 1946, pp. 314-316.
_ 10. Verbale riunione ASPAN, 11 luglio _ 35. R. Tami, I sepolcri imbiancati dell’archi-
1963. tettura, cit., pp. 28-29.
_ 11. Lettera di R. Tami all’ingegnere R. Co- _ 36. R. Tami, De L’antigéometrie. Lettre tes-
lombi, 16 giugno 1961. Il documento, come sinoise, cit., pp. 314-316.
Nel ricomporre l’opera di Rino Tami per la tutta la corrispondenza di Tami citata, è _ 37. L. Vacchini, Un maestro e un amico,
realizzazione dell’autostrada N2 ho avuto il conservato presso l’Archivio del Moderno “Corriere del Ticino”, 16 marzo 1994.
piacere di dialogare con molte persone, che di Mendrisio. _ 38. Per comprendere l’impegno proget-
desidero ringraziare per il contributo che _ 12. Lettera di R. Colombi a R. Tami, 11 tuale e costruttivo comportato dalla realizza-
gentilmente mi hanno voluto offrire: Nini e gennaio 1962. zione della parte ticinese della rete delle
Luca Tami; Mario Botta, Tita Carloni, Aure- _ 13. Lettera del Consiglio di Stato della Re- strade nazionali svizzere, formata dalla N2 e
lio Galfetti, Bruno Reichlin, Flora Ruchat- pubblica e Cantone del Ticino a R. Tami, 25 da una breve porzione della N13, così come
Roncati, Giorgio Seiler; Giuliana Delcò del ottobre 1963. la vastità dell’azione svolta da Tami, è neces-
Centro di Manutenzione Autostrade di Ca- _ 14. Lettera di R. Tami a G. Papa, 26 marzo sario sintetizzare alcuni dati. La rete auto-
morino; Letizia Tedeschi e Nicola Navone, 1966. stradale ticinese è composta da: 125,6 km
direttrice e vice direttore, Riccardo Bergossi, _ 15. Tita Carloni e Mario Botta leggono l’o- nella tratta passo del San Gottardo (confine
Tiziano Casartelli, Sabine Cortat, dell’Ar- pera di Rino Tami, “Giornale di Locarno”, Cantone di Uri)-Chiasso; 7,7 km nella tratta
chivio del Moderno, così come il personale 25 marzo 1994. galleria del San Gottardo (confine di Uri)-
della Biblioteca dell’Accademia di architet- _ 16. R. Tami, Problemi estetici dell’autostra- interscambio Airolo; 3,7 km sulla N13; 5,5
tura dell’Università della Svizzera italiana. da, cit., pp. 1607-1620. km nelle diramazioni di Lugano sud e nord.
_ 17. R. Tami, L’autostrada come opera d’ar- 8 km di tracciato sono a 6 corsie, 24 km a 5
_ 1. R. Tami, Problemi estetici dell’autostra- te, in T. Carloni (a cura di), Rino Tami, 50 corsie, 90 km a 4 corsie, 24 km a 2 corsie. Il
da, “Rivista tecnica della Svizzera italiana”, anni di architettura, Fondazione Arturo e percorso è costituito da: 17 km su 290 ponti
31 dicembre 1969, n. 24, p. 1610. Margherita Lang-Electa, Lugano-Milano e viadotti; 17,8 km in 21 gallerie; 19 km di
_ 2. La Sezione Strade Nazionali, poco dopo 1984, pp. 122-144. interscambi e allacciamenti; 5 aree di servi-
ridenominata Ufficio Strade Nazionali, fu _ 18. Ibidem, p. 123. zio, 12 aree di sosta, 4 centri di manutenzio-
istituita con risoluzione del governo il 7 lu- _ 19. Ibidem. ne. Con la costruzione dell’autostrada sono
glio 1959; a capo fu posto l’ingegnere Rena- _ 20. Strade Nazionali – Foto errori, Fasc. 35, stati ripristinati 167 km di strada, 6,2 km di
to Colombi. L’ufficio venne articolato in Sc. 5. ferrovia con 189 ponti e viadotti e sono stati
quattro sezioni: Progettazione dei lavori, di- _ 21. Lettera di L. Pedrini a R. Tami, s.d. corretti 40 km di corsi d’acqua. (Fonte: G.
retta dall’ingegnere Francesco Balli, Dire- _ 22. Disegno 879/002, 6 luglio 1967. Sailer, Impatto e dialogo delle Strade Nazio-
zione lavori, ingegnere Glauco Nolli, Labo- _ 23. Disegno 879/23, 1967. s.d. nali con l’ambiente. Evoluzione lungo i
ratorio geotecnico e dei materiali, ingegnere _ 24. Cfr. disegno 879/006, 13 marzo 1964. trent’anni di realizzazione nel territorio tici-
Marco von Krannichfeldt, Amministrazio- _ 25. B. Zevi, Autostrade del Canton Ticino. nese, tesi di dottorato, Università di Berna,
ne, dottor Renzo Sailer. Nel 1965 fu aperta Cronassia e tempo di reazione, cit. dati aggiornati all’autunno 1986.)
una quinta sezione, Sistemazione, diretta _ 26. Disegno 879/6, 5 dicembre 1963. L’impegno che la costruzione della N2 com-
dall’ingegnere Guelfo Piarrini. _ 27. Disegno 879/17, s.d. portò è attestato dal fatto che, benché il suo
_ 3. F. Zorzi, Problemi fondamentali del _ 28. Verbale della Commissione per la si- tracciato rappresentasse nel 1971 solo l’8%
Cantone, relazione al congresso del Partito stemazione del ponte diga Melide-Bissone, 1 della rete delle strade nazionali, i costi previ-
Liberale Radicale a Lugano, “Dovere”, 14 giugno 1966. sti erano oltre l’11% dell’ammontare com-
gennaio 1963, ora in F. Masoni, A. Sartori (a _ 29. Verbale della Commissione per la si- plessivo. (Fonte: R. Colombi, Le strade na-
cura di), Franco Zorzi, 1923-1964. Testimo- stemazione del ponte-diga di Melide-Bisso- zionali nel Canton Ticino, “Strasse und
nianze e scritti, La Malcantonese, Agno ne, 14 luglio 1965. Verkehr”, 10, 1971, p. 456.)
1968, pp. 232-233. _ 30. Lettera di R. Tami a G. Papa, 28 marzo Per ricomporre le vicende di quest’opera è
_ 4. F. Zorzi, Il problema del S. Gottardo, 1966. inoltre opportuno ricordare le date di aper-
memoriale del Consiglio di Stato al Consi- _ 31. Conversazione dell’autrice con Aurelio tura al traffico delle tratte ticinesi delle auto-
glio federale, 30 giugno 1959, ibidem, pp. Galfetti, 2005. strade N2 e N13: Chiasso-Mendrisio 22 di-
162-179. _ 32. T. Carloni, Elogio per tre case semplici, cembre 1966; Foppa Grande-passo del San
_ 5. B. Zevi, Dittatori dell’asfalto. Le super- in P. Carrard, W. Oechslin, F. Ruchat-Ron- Gottardo 14 luglio 1967; Mendrisio-Gran-
strade della disunione nazionale, “L’Espres- cati (a cura di), Rino Tami. Segmente einer cia 24 novembre 1967; Grancia-Lamone
so”, 19 febbraio 1961, poi in idem, Cronache architektonischen Biographie, catalogo della (Ostarietta) 6 dicembre 1968; Castione-con-
di architettura, vol. IV, Laterza, Bari 1970. mostra (Zurigo, ETH Zentrum, 22 maggio- fine Cantone dei Grigioni 12 giugno 1969;
_ 6. B. Zevi, Rettifili e paesaggio. L’autostra- 18 giugno 1992), gta Ausstellung, Zurigo diramazione di Lugano sud 15 luglio 1970;
da del sonno, “L’Espresso”, 17 giugno 1962, 1992, p. 34. Camorino-Gorduno-Castione 17 giugno
poi in idem, Cronache di architettura, cit. _ 33. Lettera di R. Tami alla Sezione Strade 1971; passo del San Gottardo-confine Can-
_ 7. B. Zevi, Autostrade del Canton Ticino. Nazionali, 8 settembre 1962. tone di Uri 25 settembre 1971; Lamone
Cronassia e tempo di reazione, “L’Espresso”, _ 34. R. Tami, I sepolcri imbiancati dell’archi- (Ostarietta)-Rivera 26 maggio 1973; dirama-
7 aprile 1968, poi in idem, Cronache di archi- tettura, in Il 900 e il 900 da noi. Numero uni- zione di Lugano nord 15 giugno 1974; Pon-
tettura, vol. VII, Laterza, Bari 1970. co Gauno d’Architettura, Tip. G. Mazzuco- te Sort-Airolo-Foppa Grande, carreggiata
_ 8. Cfr. Rapporto sull’attività dell’ASPAN, ni, Lugano 1936, pp. 28-29; idem, De L’an- N-S 24 giugno 1977, carreggiata S-N 26
Gruppo Ticino, 1961. tigéometrie. Lettre tessinoise, “Werk”, a maggio 1979; Varenzo-Ponte Sort 3 giugno

174
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

1980; galleria del San Gottardo 5 settembre vincitore per entrambi i ponti Studio ing. ter Schneebeli, Pierre Feddersen, Rainer
1980; Robasacco (Pontiva)-Camorino 29 H.R. Frey, Lucerna, cui è affidata l’esecu- Klostermann, Pascal Sigrist, Christian
aprile 1981; Chiggiogna-Varenzo 15 giugno zione. Menn, Flora Ruchat-Roncati, 1993, in corso
1983; Giornico-Chiggiogna, carreggiata S-N Sono altresì presenti documenti meno si- di realizzazione.
14 giugno 1984, carreggiata N-S 20 novem- stematici relativi ai seguenti concorsi: Via- _ 62. R. Tami, L’autostrada come opera d’ar-
bre 1984; Rivera-Robasacco (Pontiva), car- dotto sul Ticino alla foce della Moesa, Via- te, cit., p. 124.
reggiata N-S 17 settembre 1984, carreggiata dotto di San Pellegrino, Viadotto della Bia- _ 63. Lettera di R. Tami all’ingegnere F. Bal-
S-N 15 novembre 1984; Biasca (Giustizia)- schina, Viadotto della Ruina, Viadotto del- li, 22 agosto 1969.
Giornico, carreggiata N-S 21 maggio 1985, la Tana, Viadotto di Traseggio, Viadotto di _ 64. Cfr. disegno 879/134a, 16 dicembre
carreggiata S-N 1 ottobre 1985; Gorduno- Monte. Per una documentazione sui via- 1969.
Biasca (Giustizia), carreggiata N-S 14 mag- dotti della N2, i progettisti e le imprese di _ 65. Lettera di R. Tami all’Ufficio Strade
gio 1986, carreggiata S-N 23 ottobre 1986). costruzione, cfr. Ufficio Strade Nazionali, Nazionali, 9 maggio 1969.
(Fonte: Consiglio di Stato del Cantone Tici- La N2 in costruzione nel Canton Ticino, _ 66. Disegno 879/128, s.d.
no, L’autostrada. La N2 e la N13 nel Cantone Bellinzona 1981. _ 67. Disegni 879/187 e 879/204, Fondo Au-
Ticino, Bellinzona 1986, p. 49). _ 43. F. Ruchat-Roncati, Rino Tami e l’auto- relio Galfetti, Archivio del Moderno, Men-
_ 39. R. Tami, L’autostrada come opera strada, “Anthos”, a. XXX, 1991, n. 3, p. 15. drisio.
d’arte, in T. Carloni (a cura di), Rino Tami _ 44. C. Tunnard, B. Pushkarev, Man-made _ 68. Disegno 879/201, 26 ottobre 1972.
…, cit., p. 123. America: Chaos or Control?, Yale University _ 69. Cfr. disegno 879/170, 21 novembre
_ 40. Disegno 879/54, 11 luglio 1967. Press, New Haven 1963. 1972.
_ 41. Lettera di R. Tami all’ingegnere F. Bal- _ 45. R. Tami, L’autostrada come opera d’ar- _ 70. Disegno 879/178, 13 luglio 1973.
li, 6 aprile 1972. te, cit., p. 122. _ 71. Disegno 879/204, 5 luglio 1978.
_ 42. I concorsi, di cui il Fondo Rino Tami _ 46. Lettera di R. Tami all’Ufficio Strade _ 72. Lettera di R. Tami all’ingegnere Pitta-
dell’Archivio del Moderno conserva par- Nazionali, 27 febbraio 1966. na, 14 marzo 1980.
zialmente i documenti, sono banditi dal- _ 47. B. Zevi, Autostrade del Canton Ticino. _ 73. R. Tami, I motivi di una dimissione,
l’Ufficio Strade Nazionali del Dipartimen- Cronassia e tempo di reazione, cit. dattiloscritto.
to delle Pubbliche Costruzioni: alla giuria _ 48. Lettera di R. Tami all’Ufficio Strade _ 74. Dal verbale della riunione della giuria
partecipano Rino Tami, rappresentanti del Nazionali, 22 giugno 1967. del Concorso per un’opera d’arte S. Gottar-
Consiglio di Stato, ingegneri del Politecni- _ 49. Cfr. disegno 879/31, 24 ottobre 1966. do 1980, 21 aprile 1978.
co federale di Zurigo e, di volta in volta, al- _ 50. Lettera di R. Tami all’Ufficio Strade _ 75. La giuria del concorso è composta da:
tri enti coinvolti nell’opera in concorso. Sa- Nazionali, 9 novembre 1966. Argante Righetti, consigliere di stato, presi-
rebbe certamente rilevante poter ricom- _ 51. Lettera di R. Tami all’Ufficio Strade dente; Anacleto Bianchetti, rappresentante
porre il quadro dei concorsi banditi per la Nazionali, 13 settembre 1967. delle maestranze; Giuseppe Bolzani, pitto-
costruzione della N2. Nel Fondo sono pre- _ 52. Disegno 879/126, s.d. e correzione del re; Renato Colombi, ingegnere capo del-
senti materiali relativi ai seguenti concorsi: 24 luglio 1969. l’Ufficio Strade Nazionali; Giuseppe Curo-
Viadotto di Melide, concorso a inviti, ban- _ 53. Disegno, con appunti manoscritti, 879/ nici, critico d’arte; Bruno Morenzoni, pitto-
dito nel gennaio 1961, vincitore Studio 155b, 21 aprile 1972. re; Manfredo Patocchi, artista; Remo Rossi,
ingg. Gellera e Lombardi, l’incarico è attri- _ 54. Ufficio Strade Nazionali, Note per l’ap- scultore; Ugo Sadis, consigliere di stato;
buito allo Studio ing. Hans Eichenberger, palto dei servizi nei piazzali di sosta, 27 no- Alfonso Ramelli, sindaco di Airolo; Rino
Zurigo; Viadotto di Bisio con i relativi so- vembre 1969. Tami, architetto (dimissionario e sostituito
vrappassaggi ferroviario e stradale, concor- _ 55. Disegno 879/155b, 21 aprile 1972. da Giovanni Genucchi, scultore); Giovanni
so a inviti, giudicato nel giugno 1962, vin- _ 56. Lettera di R. Tami all’ingegnere F. Bal- Bolzani, avvocato (supplente). Al concorso
citore Studio ingg. Bernardi e Gerosa, li, 21 novembre 1972. partecipano ventisette progetti, quattro so-
Mendrisio, cui è affidata l’esecuzione; Via- _ 57. Lettera di R. Tami all’ingegnere F. Bal- no scelti per il secondo grado: Friedrich
dotto delle Fornaci presso Pambio Noran- li, 6 novembre 1974. Brüderlin di Verscio, Luca Marcionelli di
co, formato da due viadotti gemelli, bandi- _ 58. Lettera di R. Tami all’Ufficio Strade Bellinzona, Ernst Oeschger di Intragna,
to nel dicembre 1962; Viadotto sul Ticino Nazionali, 29 gennaio 1979. Gianfranco Rossi di Lugano, che vince.
alla foce della Morobbia, bandito nel di- _ 59. L. Vacchini, Stazione di servizio auto- _ 76. Disegno 879/226 e 879/227.
cembre 1966, vincitore Studio ing. Pini, stradale Bellinzona nord, “Rivista tecnica”, _ 77. Lettera di R. Tami a G. Papa, 26 marzo
Lugano, cui è affidata l’esecuzione; nuovi a. LXXVII, giugno 1986, n. 6, pp. 36-38. 1966.
ponti di Carasso e della Torretta per il pas- _ 60. M. Botta con Grignoli-Muttoni Part- _ 78. R. Tami, Della verità in architettura,
saggio delle strade Bellinzona-Carasso e ners e Bonalumi-Ferrari, 1993-2004. prolusione tenuta il 18 gennaio 1958 al Poli-
Bellinzona-Locarno sopra il Ticino e sopra _ 61. Gruppo di consulenza alla progetta- tecnico federale di Zurigo, in Rino Tami, 50
l’autostrada, bandito nel dicembre 1966, zione: presidente Uli Huber, direzione Wal- anni di architettura …, cit., pp. 167-174.

175
L’ « O R G O G L I O S A M O D E S T I A » D E L L A N 2

Opere e progetti
a cura di Riccardo Bergossi

177
1

Villa Polar Giovanni Polar, già sindaco di


Breganzona, nel 1928, mentre
ricopriva la carica di consi-
gliere nazionale, incaricava
Breganzona, Lugano ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Carlo Tami di costruire una
Cantone Ticino (Svizzera) SCT C 1 grande villa su un terreno a
SCT S 4
1928-1929 fianco della strada principale
Carlo Tami con Rino Tami BIBLIOGRAFIA
che da Lugano sale a Bregan-
Carloni 1984, p. 145 zona, una zona di campagna a
un’altitudine inferiore rispet-
to al villaggio, ora quartiere di
Lugano, che si trova in cima
alla collina. Due prospettive
di mano di Rino, conservate
nel Fondo Storni Creazzo Ta- elementi della tradizione au- semplice delle precedenti, cu-
mi, illustrano un grandioso toctona, era stato proposto bica con copertura a padiglio-
progetto iniziale. In una delle dalla Società ticinese per la ne. È scomparso ogni riferi-
due è leggibile l’elaborata conservazione delle bellezze mento alla «casa ticinese» e al-
pianta della casa, con un atrio naturali ed artistiche in due lo stile neoromanico in auge
centrale esagonale. Insieme a concorsi, del 1916 e del 1917, negli anni Venti. La composi-
elementi manieristici di tradi- dedicati alla «casa ticinese». zione è simmetrica, con tre assi
zione italiana, sono presenti Un terzo documento del dos- e due registri e con un portale
loggiati rustici che situano i sier – una copia eliografica ac- centrale manieristico, bugnato
disegni nell’ambito della ri- querellata – raffigura il pro- e sormontato da un timpano
cerca di un’architettura loca- spetto della casa verso la strada spezzato – un chiaro riferimen-
le. Il tema dello stile architet- come effettivamente eseguito. to a Marcello Piacentini –, ec-
tonico cantonale, basato su La soluzione scelta è molto più cessivamente impegnativo per

178 1
Veduta del fronte verso il giardino.
2
Veduta del fronte principale
dalla strada.
VILLA POLAR

le dimensioni ridotte della principale dell’edificio è attri-


fronte. Bugne angolari più buita a Rino Tami come sua
grandi delimitano l’intera fac- opera prima. La corrisponden-
ciata dal terreno alla gronda. za di cantiere conservata nel
Nella fronte verso il giardino, Fondo Storni Creazzo Tami è
unico elemento significativo è tutta a nome di Carlo Tami.
il portico delimitato da una Anche il menzionato prospet-
serliana in corrispondenza del- to reca l’intestazione di Carlo,
4
la sala di soggiorno. Le altre ma la grafia è quella dei primi
due facciate sono prive di de- progetti di Rino. A conferma
corazioni. La distribuzione in- dell’attribuzione di Carloni
terna è tradizionale. sta pure la cesura rispetto alle
I locali di soggiorno al piano precedenti opere di Carlo, che
rialzato si aprono tutti su un erano in sintonia con il pano-
piccolo atrio centrale sul quale rama architettonico locale,
insiste anche la scala che porta per un ritorno al classico. La
al piano superiore. I lavori di villa è quindi da considerare il
costruzione partivano all’inizio frutto di una collaborazione
del 1929; entro la fine dell’anno tra i due fratelli.
la casa era terminata. Durante il La casa, passata in proprietà
cantiere, il committente si face- al Comune di Breganzona, ne
va rappresentare dal genero, divenne in seguito la sede am-
l’ingegnere Americo Righetti, ministrativa ed è rimasta sede
che in seguito sarebbe suben- di quartiere dopo l’unione di
trato nella proprietà della casa. Breganzona con Lugano. Fino
Nella monografia a cura di Ti- ad oggi non ha subito altera-
ta Carloni del 1984, la facciata zioni rilevanti.

3 5

3 4 5 179
Disegno di studio Disegno prospettico del fronte Disegno assonometrico
del fronte principale. verso il giardino (primo progetto). dal basso (primo progetto).
1

Ampliamento dell’Ospedale Nell’ambito delle attività dello


studio, Rino Tami si occupava,
con il fratello, di numerosi pic-
coli lavori di ristrutturazione di
Castelrotto, Croglio ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO chiese e cappelle, su incarico sia
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 104 della Curia luganese, sia di sin-
RT T 13-14
1932, 1936, 1938, 1949 goli sacerdoti. Anche l’Ospeda-
RT S 7/4-6
con Carlo Tami RT S FOT 6/5 le e il Ricovero di Castelrotto, di
SCT C 2 proprietà della Fondazione
Rossi, erano amministrati dalla
BIBLIOGRAFIA
Curia. Giuseppe Bordonzotti si
Tessiner Architekten von heute 1938
era piú volte occupato dell’isti-
tuto di cura, e dopo la sua mor-
te i fratelli Tami ereditavano
l’incarico. L’ampliamento
dell’Ospedale di Castelrotto è
ben documentato nelle succes-
sive fasi d’intervento. Villa Rossi, ottocentesca resi- ispirati alla tradizione rurale
Nel 1932 i Tami progettavano denza del benefattore. della zona del Malcantone, an-
una nuova ala di degenza ap- Il progetto prevede in facciata che se già tipici dell’edilizia
poggiata al lato ovest dell’ospe- loggiati sovrapposti, con colon- ospedaliera ticinese dell’epoca,
dale esistente, la neoclassica ne in pietra e archi a tutto sesto, come l’Ospedale di Cevio, ope-

180 1 2
Prospettiva a volo d’uccello Veduta della nuova ala
(progetto di ampliamento dell’ospedale.
del 1932).
A M P L I A M E N T O D E L L’ O S P E D A L E

ra di Eugenio Cavadini del


1922, l’Ospedale di Faido di
Giuseppe Bordonzotti, dello
stesso anno, e il Sanatorio di
Agra, costruito nel 1914. 3
Il progetto veniva abbandonato
e completamente riformulato
quattro anni piú tardi.
Nel 1936 i Tami proponevano
di ampliare l’ospedale con
un’aggiunta, questa volta sul
lato est della villa: un angolo
tra l’edificio originale e l’ala
nuova permette l’accostamen-
to mantenendo a ognuna delle
due parti la propria individua-
lità. Le nuove camere di de-
genza hanno ampie finestre
sui grandi balconi a sud e rice-
4
vono un’ottima insolazione.
L’immagine razionalista del-
l’ampliamento – con le balco-

3 4, 5 181
Prospetto verso valle. Prospetti principali e laterali
della nuova ala
con le stanze di degenza.
A M P L I A M E N T O D E L L’ O S P E D A L E

nate continue dai parapetti in Un altro intervento segue nel logia meno appariscente, ma
tubolare, le finestre ampie, la 1938, con la costruzione di un pur sempre moderna, con una
sequenza serrata delle apertu- corpo di fabbrica a est, a colle- grande superficie vetrata. La
re dei servizi sulla facciata po- gare il vecchio ospedale con l’e- cappella si sviluppa su due li-
steriore interrotta dal finestro- dificio del ricovero. velli, e gli accessi sono diffe-
ne sporgente in ferro e vetro La nuova ala deve ospitare la renziati: alla quota inferiore
della sala operatoria e dal vici- cappella, che in una prima per l’ospedale, superiore sulla
no oblò – è mitigata dal tetto a versione si slancia in avanti balconata per il ricovero, sot-
falde e da un dipinto murale, verso sud con l’abside curva e to la balconata per i visitatori.
elementi che rimandano alla composta da una serie di fine- Nel basamento in pietra è si-
tradizione rurale. stre quadrate di matrice salvi- stemata la serra.
Moderna è anche la concezio- sberghiana, che si ritrovano Nel 1949 i Tami operano un
ne strutturale dell’ampliamen- già nell’abside della Chiesa lu- altro piccolo ampliamento,
to, con gli orizzontamenti in cernese di San Carlo, eretta per realizzare un alloggio ri-
cemento armato portati da pi- tra 1932 e 1934 su progetto di servato a due suore.
lastri, che tuttavia sono ma- Fritz Metzger. In successivi interventi la cap-
scherati dalle murature. La variante realizzata ha morfo- pella è stata distrutta.
6

182 6 7
Veduta di una stanza di degenza. Piante ai vari livelli,
sezione e prospetto del volume
della cappella.
A M P L I A M E N T O D E L L’ O S P E D A L E

9 10

8 10 183
Disegno prospettico La cappella vista dal giardino.
della cappella della soluzione
corrispondente al progetto,
non realizzato, del 1938.
9
Veduta dell’interno della cappella.
Casa Bordonzotti Respini Alma Bordonzotti, unica figlia novati in chiave moderna. Un per i tagli tradizionali delle fi-
dell’architetto Giuseppe, trasfe- disegno del novembre 1935 nestre, ma la componente mo-
rita a Locarno dopo il matrimo- mostra la casa con un tetto pia- derna si stempera ulteriormen-
nio, commissionava ai cugini la no, variante presto scartata a te durante la fase progettuale.
Locarno, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO costruzione di una piccola pa- favore della copertura a falde. È recuperato l’aspetto rustico,
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 106 lazzina d’appartamenti sul lun- Casa Bordonzotti Respini pre- sottolineato dal rivestimento
SCT C 2
1934-1936 golago della città sul Verbano. senta alcune caratteristiche di tutte le facciate in granito
con Carlo Tami BIBLIOGRAFIA
La casa a quattro piani doveva moderne: facciate lineari, bal- grigio, dalla gronda con plu-
TAMI 1936 ospitare un appartamento di coni e una terrazza di circa viali esterni, dal disegno trop-
quattro locali per piano, ed es- trenta metri quadrati sul lato po decorato dei ferri dei para-
sere dotata di ogni comfort, sud davanti al soggiorno e pro- petti. Il corpo in cemento ar-
compresi i garage sotterranei e spiciente il lago. mato a facciavista dei terrazzi
l’ascensore. L’impianto moderno, con la se- resta così estraneo al resto del-
Risalgono al 1934 i primi schiz- parazione tra zone giorno e l’edificio, tanto da poter erro-
zi di Rino Tami, dove loggiati notte, costituisce un modello neamente indurre a pensare a
ad archi ispirati all’Heimatstil che sarà continuamente ripetu- un’aggiunta successiva.
caratterizzano il progetto. to nella produzione prima di La disposizione degli alloggi è
L’anno successivo una nuova Rino e Carlo, poi del solo Rino. perfettamente funzionale, e l’e-
versione mantiene l’impianto a Il progetto, già in partenza, conomia degli spazi, tipica di
L, ma propone gli esterni rin- non è da manifesto razionalista Rino, si manifesta nel disegno
rigoroso degli arredi fissi.
Per l’appartamento dei cugini
Bordonzotti Respini, Rino Ta-
mi già nel 1934 aveva disegnato
i mobili per la camera da letto e
per la stanza di soggiorno: i vo-
lumi squadrati, l’uso di essenze
esotiche quali lo zebrano e l’e-
bano, i pomoli d’acciaio cro-
mato, mostrano un’adesione
piena ai modelli italiani del
tempo. Non così per gli arredi
fissi improntati a semplicità.

184 1
Disegno prospettico.
CASA B O R D O N Z OTTI R ES P I N I

2 4 185
Pianta del piano tipo. Scorcio del fronte
con gli ampi terrazzi.
3
Sviluppo in alzato di una parete
del soggiorno dell’appartamento
Bordonzotti Respini.
Asilo dei ciechi Potendo contare su un capitale prendeva Otto Rudolf Salvi- per atrio e servizi, e un secondo
di 300'000 franchi messo a di- sberg, l’architetto luganese elemento di soli due piani per
sposizione dal ticinese d’Ame- Americo Marazzi e il dottor le camere, che si diparte dal la-
rica Jvan Bernasconi, nel 1934 Kleinguti, rappresentante del- to nord-est del primo con svi-
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO la “Società Ticinese Pro Cie- l’istituto. luppo leggermente incurvato
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 106 chi” decideva di bandire un L’esito della competizione ve- adattato all’andamento delle
1934-1936 SCT T 8-9 concorso per la progettazione niva pubblicato da “Rivista curve di livello. Le camere, 12
SCT S 5, 12
esecuzione con Carlo Tami di un ricovero per i ciechi an- tecnica”. Tra i 27 lavori conse- per piano, si affacciano a est,
ARCHIVIO DELLA SOCIETÀ TICINESE PER ziani e indigenti, da realizzare gnati, il primo premio era ag- verso il giardino, con ampie
L’ASSISTENZA AI CIECHI, LUGANO al Ricordone, collina soprastan- giudicato al progetto «Maria aperture, e sono disimpegnate
ARCHIVIO INGEGNERI AGOSTINO E te Lugano. Tra la serie di com- Lidia» di Rino Tami, il secon- da un corridoio sul retro, alle
ALFIO CASANOVA, LUGANO
petizioni e di occasioni di con- do al pittore Ettore Burzi, il due estremità del quale sono
BIBLIOGRAFIA
fronto per la generazione di terzo ad Augusto Guidini jr. ubicati i servizi igienici, assenti
Relazione della Giuria 1934 giovani architetti ticinesi diplo- con Guglielmo Fraschina e il all’interno delle stanze.
Tami 1936 mati a Zurigo o a Milano intor- quarto a Hans e Silvia Witmer Tra i premiati, Rino Tami indi-
Memoria commemorativa 1937, no al 1930, era questa una delle Ferri. vidua il migliore inserimento
pp. 17-24
più significative per l’importan- I 4 progetti premiati hanno una nel sito. L’edificio si attesta a
Tessiner Architekten von heute 1938
Istituto dei ciechi 1939 za del lavoro. chiara impostazione funzionale monte, con accesso dalla strada
Agliati 1970, pp. 92-100 La partecipazione di Rino Ta- nella distribuzione dei locali. I sul retro, e la generosa superfi-
Agliati 1973 mi al concorso si deve proba- progetti di Tami e di Guidini e cie frontale è mantenuta libera
Bernasconi 1981 bilmente attribuire a Carlo, ti- Fraschina presentano anche per il giardino.
Hauser 1991, p. 342
Hollenstein 1992, pp. 46-53
tolare dello studio, iscrittosi una netta differenziazione dei Questa soluzione, con le came-
Un raggio di luce [2001], pp. 26-28 per poi passare il lavoro al fra- corpi di fabbrica in base alla re rivolte esclusivamente a est,
Kunstführer durch die Schweiz 2005, tello che si trovava a Zurigo. destinazione d’uso. secondo la giuria non garantiva
p. 718 La giuria incaricata di esamina- La proposta di Tami contem- la loro ottimale insolazione. Lo
re i progetti presentati com- pla un corpo a L di tre piani stesso difetto era ascritto al

186 1
Planimetria generale.
AS I LO D E I C I E C H I

progetto Burzi, premiato per camente nostrano, pur evitan- lità architettoniche del lavoro Nell’Archivio Tami il lavoro mento in cui Rino, di ritorno
aver proposto comode rampe do qualsiasi decoro costoso e di Guidini e Fraschina. A parte non è documentato, mentre nel da Zurigo, con la prospettiva
invece delle scale, ma caratte- superfluo. A questi elementi le differenze formali, l’impian- Fondo Storni Creazzo Tami so- dell’incarico per la costruzio-
rizzato anche da un inserimen- tradizionali va aggiunto lo zoc- to dei due progetti è analogo e no conservate la tavola origina- ne dell’Asilo, entra a pieno ti-
to poco consono alla pendenza colo di pietra. Il linguaggio re- soltanto diversamente svilup- le per il concorso, una planime- tolo nello studio di Lugano
del terreno. Era invece giudica- gionalista appena accennato, pato. Anni dopo, Rino Tami tria con la sistemazione del come associato al fratello Car-
ta migliore l’insolazione delle determina un’immagine d’in- avrebbe parlato di una iniziale giardino e la corrispondenza di lo. Inizia così la collaborazio-
camere nelle proposte di Gui- sieme spoglia che nella facciata collaborazione tra lui e Gugliel- cantiere. Microfilm dei disegni ne che, nel ventennio successi-
dini con Fraschina e dei coniu- est rasenta quella degli edifici mo Fraschina che spieghereb- in scala 1:100 dello studio Ta- vo porterà i due fratelli Tami a
gi Witmer Ferri. Nel primo ca- industriali. Più moderne ed ac- be la parentela tra i due lavori mi, sono presenti nell’archivio firmare insieme tutti i lavori
so la pianta convessa apre le ca- cattivanti sono le facciate dei (Hollenstein 1992). dello Studio Casanova di Luga- dello studio.
mere verso sud. Nel secondo lo progetti di Guidini e Fraschina La realizzazione dell’edificio no che si occupò della proget- La costruzione dell’Asilo dei
stesso risultato è ottenuto con e dei coniugi Witmer Ferri. era affidata a Rino Tami che tazione strutturale. ciechi aveva inizio nella secon-
un inserimento dell’edificio in Tra i premiati, Guidini e Fra- procedeva secondo il progetto “Rivista tecnica” attribuisce il da metà del 1935 e si protraeva
senso perpendicolare alle curve schina ricevevano dalla giuria il di concorso. La diminuzione progetto esclusivamente a Ri- nel 1936.
di livello. Ne sarebbe derivata giudizio migliore, e non era lo- dell’altezza interna delle came- no, e negli atti ufficiali del con- Sul retro del corpo delle ca-
tuttavia in questo caso una dif- ro aggiudicato il primo premio re permetteva di comprimere corso egli è indicato come uni- mere è stato piú tardi aggiun-
ficoltà di esecuzione per la for- esclusivamente per la gran vo- ulteriormente volume e costo. co vincitore, ma la domanda di to un nuovo volume di servizi
te pendenza del terreno, che lumetria, doppia rispetto a Tami sviluppava inoltre per il costruzione del gennaio del che ha ripreso il linguaggio
avrebbe richiesto altissimi muri quella di Tami che invece si si- giardino, un sistema di percor- 1935 è firmata da entrambi i dell’esistente.
di sostegno. tuava tra le più basse. si adatti ai ciechi. fratelli. Anche la licenza, con-
Nel progetto Tami il loggiato Dopo la pubblicazione dell’esi- La struttura presenta orizzon- cessa dal Municipio di Lugano
sovrapposto e il tetto tradizio- to, nel novembre del 1934, il tamenti e sequenze interne di alla fine di marzo del 1935, ri-
nale a falde, secondo la giuria progetto Tami era criticato sul- pilastri di cemento armato ma- porta i nomi dei due Tami. È
avrebbero conferito all’esterno le colonne di alcuni giornali do- scherati nelle pareti ma muri quindi da situare tra la fine del
dell’edificio un aspetto simpati- ve erano invece esaltate le qua- perimetrali di laterizio. 1934 e l’inizio del 1935 il mo-

2 3

2 3 187
Veduta del fronte verso valle. Veduta del fronte dalla strada.
Padiglione dei bambini Il 31 dicembre 1934 il Munici- mente Enea Tallone ed Euge- gnazione di un premio di 700
pio di Lugano bandiva un con- nio Cavadini. Dopo l’esame franchi.
corso, limitato agli architetti dei 16 lavori presentati, la giu- Secondo le indicazioni del
residenti in città, per la proget- ria rinunciava a conferire un rapporto della giuria, tra i sei
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO tazione di un “Padiglione dei primo premio unico e a racco- premiati sarebbe dovuta se-
Cantone Ticino (Svizzera) RT S FOT 12/5 bambini” a fianco del Ricovero mandare l’esecuzione del ri- guire una successiva fase di
SCT C 8
1934-1935 comunale di assistenza a Moli- spettivo progetto. concorso, ma nei mesi succes-
SCT S 12
progetto di concorso no nuovo, sul sito dell’attuale La proposta dei fratelli Tami sivi l’esecutivo cittadino non
con Carlo Tami BIBLIOGRAFIA istituto per anziani Casa Sere- otteneva il premio di primo procedeva in tale direzione.
Tami 1936 na. L’edificio era destinato ad rango, ex aequo con quella Del progetto dei Tami, con-
Cncorso per il progetto accogliere 40 bambini al piano dell’architetto Giovanni Ber- traddistinto dal motto «Pro
del Padiglione dei Bambini 1945
terreno e 40 bambine al supe- nasconi. Due premi di secon- Juventute», i prospetti sono
Bernasconi 1957
Bernasconi 1981 riore. Tra le prescrizioni, la più do rango andavano a Bruno stati pubblicati nella rivista
Negrini 1983 interessante era riferita al tetto Bossi e Giuseppe Antonini, e “Gauno di architettura” del
Carloni 1987 piano da destinare ai bagni di due di terzo rango a Giacomo 1936, mentre una copia foto-
Carloni 1988 sole. La giuria era composta Alberti e ad Augusto Guidini grafica della pianta è stata rin-
Pescia 1993, pp. 55-56
Bisagni 1998, pp. 34-35
dai municipali Arrigo Bianchi, con Guglielmo Fraschina. venuta nell’Archivio Rino Ta-
Antonio Bolzani e Americo Il 17 maggio 1935 il Munici- mi, la relazione di progetto
Marazzi e dai rappresentanti pio scriveva ai fratelli Tami nel Fondo Storni Creazzo Ta-
degli ordini cantonali e nazio- per comunicare loro l’esito fa- mi. I principali pregi secondo
nali degli architetti, rispettiva- vorevole del concorso e l’asse- la relazione sono: la disposi-

188 1
Prospetto posteriore.
PA D I G L I O N E D E I B A M B I N I

zione, tale da evitare che l’edi- chiarezza compositiva combi- progetto resta episodico nel
ficio vecchio e il nuovo si om- nata a un linguaggio alieno da curriculum e le sue qualità for-
breggino a vicenda, mentre il qualsiasi velleità celebrativa, mali non trovano riscontro nei
preesistente ripara il nuovo per altro estraneo ai lavori di lavori coevi dei Tami.
dal vento del nord; la struttu- Rino Tami del periodo. Nel 1944 la città bandiva un
ra di cemento armato, che Anche il progetto covincitore, nuovo concorso aperto a tutti
permette la massima insola- di Giovanni Bernasconi, è ra- gli architetti ticinesi. A diffe-
zione degli interni con le gran- zionalista, per quanto nella sua renza del precedente, il bando
di finestre prive di architravi e schematicità piú vicino a Le richiedeva la copertura a falde
riparate dalla pioggia grazie Corbusier che a Terragni. per poter realizzare un depo-
alla gronda sporgente. Rino Tami ha sempre asserito sito nel sottotetto.
Questo lavoro segna per Rino di aver avuto, negli anni Tren- I fratelli Tami, con Giovanni
un tentativo di approccio al ta, scarsa conoscenza delle Bernasconi, cercavano allora
Moderno razionalista. Il pro- opere dei razionalisti italiani e di far rispettare l’esito del pri-
getto rientra nel filone del Ra- di Giuseppe Terragni in parti- mo concorso; non avendo ot-
zionalismo comasco e combina colare, ma il progetto per il Pa- tenuto ragione, non parteci-
piante geometriche con la diglione dei bambini smentisce pavano alla competizione.
struttura di cemento armato, le tali affermazioni. Sembra an-
grandi finestre, il tetto piano e che da escludere una tempora-
le tipiche gronde sopraelevate nea collaborazione con un ar-
rispetto al tetto a terrazzo. Una chitetto di area lombarda. Il

2 189
Prospetto d’ingresso.
Risanamento Dopo ventennali discussioni, va una giuria di cinque mem- Dei 13 progetti presentati la
del quartiere Sassello nel 1934 il Municipio di Luga- bri, tre personalità locali e due giuria ne scartava 9, né conferi-
no decideva di bandire un con- esponenti del mondo accade- va ad alcuno dei rimanenti il
corso di idee per il «risana- mico. I luganesi erano l’indu- primo premio, non trovandoli
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO mento» del quartiere Sassello, striale Pietro Molinari e due idonei alla realizzazione.
Cantone Ticino (Svizzera) RT S 1/4 il rione piú povero della vec- uomini politici: il noto archi- Otteneva la qualifica migliore il
RT S FOT 1/3
1935 chia Lugano, che dalla via Nas- tetto Americo Marazzi, ex ca- progetto dell’architetto Bruno
progetto di concorso BIBLIOGRAFIA
sa si inerpicava con stretti vico- potecnico, e l’ingegnere Arrigo Bossi, seguito dai fratelli Tami
con Carlo Tami Relazione della giuria li sulla collina. Bianchi, dell’esecutivo cittadi- ex aequo con Augusto Guidini
sul “concorso di idee” 1935 Con il termine «risanamento» no. I due rappresentanti della associato a Guglielmo Fraschi-
Concorso per la sistemazione del quar- si intendeva uno sventramento cultura architettonica accade- na e da Silvia Witmer Ferri. Al-
tiere Sassello 1936
Cronistoria del risanamento
vero e proprio, sulla scia di coe- mica avevano provenienza di- l’interno della giuria, durante
di Sassello 19421 vi interventi europei. La scelta versa: Otto Rudolf Salvisberg l’esame degli elaborati si pro-
Cronistoria del risanamento politica era la demolizione del- dal Politecnico di Zurigo e Pie- duceva una frattura tra Salvi-
di Sassello 19422 l’intero fatiscente quartiere, per ro Portaluppi dal Politecnico sberg e gli altri membri, che
Cronistoria del risanamento
procedere all’apertura di nuove di Milano. portava il professore zurighese
di Sassello 19423
Schmid 1945 strade e operare una moderna La scelta di quest’ultimo era a esprimere su ognuno dei pro-
Bernasconi 1981 lottizzazione, che doveva inte- consigliata dal suo impegno getti un giudizio separato da
Hauser 1991, p. 340 ressare anche i terreni liberi, al- nella pianificazione urbanistica quello dei colleghi.
lora poco accessibili, compresi di Milano. Nel 1927 Portalup- Il progetto Bossi sulle aree libe-
tra le vecchie case e la ferrovia. pi aveva vinto il concorso per il re prevede nuove strade in mi-
Scopo del concorso era indivi- nuovo piano regolatore mila- sura maggiore rispetto agli altri
duare la migliore soluzione ur- nese con un progetto che, tra- concorrenti, la principale tra
banistica da inserire nel piano sformato poi in strumento pia- queste – l’attuale via Motta – è
regolatore. nificatorio, è responsabile dei un collegamento tra via Marai-
L’esito della competizione, grandi sventramenti attuati nel ni, la strada alta, e il centro
con il rapporto della giuria, ve- centro del capoluogo lombar- città: uno sfruttamento piú fa-
niva pubblicato sulla “Rivista do negli anni del fascismo e an- cile, che aveva il vantaggio di
tecnica”. Il Municipio nomina- cora nel dopoguerra. favorire l’investimento fondia-

190 1
Disegni prospettici
di piazza Funicolare
e del sagrato della cattedrale
visto dalla nuova strada.
Q UA R T I E R E S AS S E LLO

rio. Le proposte architettoni- denziale borghese. La nuova piante estremamente misurate. prevedeva di edificare in uno forme architettoniche vernaco-
che di Bossi, analoghe alle rea- strada sembra invece commisu- Il progetto Guidini e Fraschina stile finto rustico e pseudo-anti- lari, decorose per i villini della
lizzazioni nelle province italia- rata al tipo di edificazione pro- per quanto riguarda le scelte co, giudicato tuttavia idoneo al collina ma troppo anonime per
ne del tempo, venivano lodate posto dai Tami. Del progetto, urbanistiche è una via di mezzo carattere della città. il centro cittadino, che in alcu-
dalla giuria per il gusto, model- la giuria giudicava esagerato il tra i due precedenti, ma veniva Il progetto Bossi veniva inseri- ni casi andavano a sostituire
lato sul monumentalismo misu- disegno di includere nelle de- criticato per l’eccessiva volu- to nel piano regolatore cittadi- edifici già ricostruiti in stile
rato di Portaluppi, ma censura- molizioni buona parte del set- metria degli edifici previsti – no, e nel 1939 iniziavano le de- eclettico all’inizio del secolo.
te per l’eccessiva grandiosità, tore verso monte di via Nassa. perfino una casa-torre affaccia- molizioni. 27 proprietà erano Nei porticati e nei loggiati per
mentre Salvisberg disapprova- Le nuove edificazioni, immagi- ta su via Nassa –, e per il lin- espropriate del tutto ed altre la prima volta gli archi a tutto
va il primato dato ai singoli edi- nate dai Tami a contatto con la guaggio moderno in contrasto 25 parzialmente. Il quartiere sesto sono sostituiti da altri
fici rispetto al tessuto esistente. città storica, fanno grande uso con quello della città. Le criti- Sassello veniva raso al suolo, e i acuti, tipici dell’Heimatstil
Il progetto Tami, contraddi- di portici arcuati, hanno un’im- che di Salvisberg al progetto suoi abitanti costretti a trovare svizzero del tempo. Il progetto
stinto dal motto «Sü che ta- magine generale vernacolare suonavano piú decise nel tono, nuove sistemazioni. Alcuni de- non è documentato nell’Archi-
cum», prevede un’unica strada reputata dalla giuria consona ma non nella sostanza. gli edifici immaginati da Bossi vio Rino Tami, se non con al-
nuova di attraversamento e di- alla città di Lugano, ma il risul- Infine, il progetto Witmer Ferri in seguito sono stati realizzati cune fotografie delle tavole di
stribuzione a metà collina, a tato architettonico è, in verità, prende spunto dal concorso su suo progetto. Anche alla lu- concorso, le stesse pubblicate a
valle della Cattedrale. La solu- poco marcato. I villini e le case per proporre una nuova arteria ce del risultato poco soddisfa- suo tempo dalla “Rivista tecni-
zione era lodata da Salvisberg a schiera borghesi sul pendio, di circonvallazione per deviare cente di tutta l’operazione, la ca”, che attribuisce il lavoro a
senza riserve, mentre il resto ai lati della nuova strada, pre- il traffico dal centro di Lugano. proposta urbanistica dei Tami entrambi i fratelli Tami, a con-
della giuria paventava un traffi- sentano carattere regionalista Ne risultano isolati residui di appare, a posteriori, la più con- ferma dell’avvenuta associazio-
co eccessivo per un’area resi- con asimmetrie volumetriche, e forme irregolari, che il progetto vincente, al contrario delle sue ne di Rino con Carlo.

2 3

2 3 191
Planimetria. Pianta e prospetti delle case
a schiera sul pendio della collina.
Ampliamento del Cimitero Nell’arco della sua carriera, a finito dagli elaborati grafici Il Cimitero vero e proprio veni-
piú riprese Rino Tami è con- dai Tami «parco dei cipressi». va ampliato sul retro del vec-
frontato con esigenze di am- Nella prima proposta, il porti- chio camposanto. Nel dicem-
pliamento e sistemazioni nel co, con una campata in piú, ri- bre del 1937 Rino Tami stende-
Sorengo, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Cimitero di Sorengo, situato a prende i chiostri lombardi, va un regolamento tendente a
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 105 fianco della chiesa parrocchia- con archi ribassati poggiati su dare uniformità alle nuove se-
RT T 65-69
1935-1938, 1950-1952, le. Il primo incarico, nel 1935, colonnine di pietra. polture, adottato dal Munici-
RT S 26
1967, 1972 RT S FOT 5/2
consisteva nella progettazione Nella versione del 1936, poi pio di Sorengo nel luglio del
con Carlo Tami di un colombario, che i fratelli realizzata, gli archi diventano 1938 ma, secondo l’architetto,
Tami inserivano a valle del ci- acuti e le colonne sono sosti- in seguito assai disatteso.
mitero esistente. tuite da pilastri in muratura, Nel 1938, in concomitanza con
Tutta l’aggiunta è contenuta cosicché l’insieme assume una la progettazione della Cappella
in un portico a sei campate morfologia schematica e mo- funeraria von Riedemann, Rino
aperto su un nuovo giardinet- derna, benché mitigata dalla Tami fissava la futura direzione
to, poco piú di un vialetto, de- rustica copertura in coppi. per l’ampliamento del campo-

192 1
Pianta, prospetti principale
e laterale (progetto realizzato).
AM P LIAM E NTO D E L C I M ITE R O

santo, perpendicolare rispetto sotterranee, oltre il vialetto 3

all’asse della chiesa. fronteggiante il colombario del


Tra 1939 e 1941, nella zona an- 1936. Il lavoro veniva eseguito
nessa i Tami costruivano la nel 1952. Ancora un amplia-
tomba della famiglia Ermanni, mento seguiva nel 1967, quan-
una camera sotterranea molto do Tami aggiungeva al Cimite-
semplice con una scultura nel ro un altro rettangolo di terreno
centro, portaceri ai lati e le pa- parallelo all’aggiunta preceden-
role del Requiem aeternam inci- te, ma a una quota inferiore,
se sulle pareti. con adattamento alla pendenza
Nel 1950 si rendeva necessario del sito, fino all’ultima aggiunta
un secondo ampliamento, e Ri- del 1972, la piú cospicua, che
no Tami espandeva la superfi- ha lasciato esclusa dall’area di
cie con una striscia sufficiente inumazione solo l’abside della
per una fila di camere sepolcrali Cappella von Riedemann.

2 4

2 3 193
Planimetria Planimetria, prospetto principale,
(progetto di ampliamento sezioni e prospettiva (progetto di
del 1952). ampliamento del 1935).
4
Planimetria, prospetto, sezione
e prospettiva (progetto di
ampliamento del 1936).
Chiesa del Sacro Cuore di Gesù e Il 2 luglio del 1936 veniva isti- puccini (Carlo e Rino Tami, attenzione per l’acustica e per
residenza dei Reverendi Padri Cappuccini tuito con decreto vescovile Eugenio e Agostino Cavadini) la visibilità del celebrante e del
l’Ente ecclesiastico del Sacro si proponevano per la proget- predicatore; 500 posti a sede-
Cuore di Gesù sotto la parroc- tazione. Il 15 ottobre 1936 il re, cappelle non profonde su
Bellinzona, BIBLIOGRAFIA chia di Bellinzona, al fine di commissario provinciale Padre entrambi i lati della navata
Cantone Ticino (Svizzera) La nuova chiesa del Sacro Cuore dotare di una chiesa la perife- Ambrogio da Chignolo Po in- chiuse da cancellate di legno,
1939
1936-1939, 1954, 1965, ria settentrionale della città, viava agli uni e agli altri le indi- quattro confessionali rientranti
Donati 1940
1985, 1986 Patocchi 1941 zona di recente urbanizzazio- cazioni per redigere un proget- nelle pareti, un campanile per
con Carlo Tami Chiesa e convento del Sacro Cuore ne, soggetta a un incremento to di massima per la chiesa e una sola campana sopra il co-
1942 continuo della popolazione, una residenza annessa. La mis- ro, una parete di separazione
ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO E.K. 1944 ma dotata solo di un piccolo siva specificava che non si sa- tra presbiterio e coro. Per la
RT C 101-103 60 Jahre Schweizer Architektur 1968
50 anni di architettura in Ticino 1983, p.
oratorio. L’Ente acquistava un rebbe trattato di un concorso, facciata era ribadita la richiesta
RT S 1/11-13
RT S FOT 1/6-7 24 terreno di 7095 m2 affacciato ma che tra i due concorrenti, a di semplicità, ma era da preve-
SCT C 12 Carloni 1984, pp. 38-39 su viale Varrone e fiancheggia- sua discrezione l’Ente avrebbe dere un portico o pronao. Ac-
Un perfetto equilibrio di stili 1989 to dalla ferrovia Bellinzona- scelto il progetto più adatto. canto al presbiterio si doveva-
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati
ARCHIVIO PROVINCIALE
Mesocco. La conduzione della In tre cartelle dattiloscritte, Pa- no inserire due locali per i co-
DEI PADRI CAPPUCINI, LUGANO 1992, p. 63
ARCHIVIO INGEGNERI AGOSTINO Hollenstein 1992, pp. 46-47 nuova chiesa sarebbe stata affi- dre Ambrogio definiva l’asset- retti. Estrema semplicità era ri-
E ALFIO CASANOVA, LUGANO Brentini 1994, pp. 41-43 data ai Padri Cappuccini; il 25 to della futura costruzione. Era chiesta anche per la residenza.
Schweizer Architekturführer 1996, agosto il vescovo Angelo Jelmi- concessa libertà di stile, a con- A questa si doveva dare la co-
p. 240 ni incaricava della realizzazio- dizione che si evitasse il mo- municazione diretta con il pre-
Anderes 1998, p. 466
Caldelari 2002
ne il Commissariato ticinese. derno. Si chiedeva semplicità sbiterio o il coro, suddividerla
Curonici 2002 I due studi di architettura che assoluta, con esclusione di cu- in quattro livelli dalle cantine
nel periodo precedente aveva- pola, ornamenti plastici ed ec- al secondo piano, con zona ri-
no lavorato per i Padri Cap- cessiva decorazione pittorica; cevimento e cucina al piano

194 1
Veduta del fronte principale.
CHIESA DEL SACRO CUORE

2 3 195
Schema planimetrico e piante ai Prospetto principale, sezioni
vari livelli (progetto di concorso). trasversali e longitudinali
della chiesa, sezione del corpo
di fabbrica con le residenze
(progetto di concorso).
CHIESA DEL SACRO CUORE

terreno, otto camere al supe- vole dei Tami sono in copia zione di terreno prospiciente la ammontava a 180 000 franchi; pronao con tre archi a pieno se-
riore e biblioteca al secondo. eliografica presso l’Archivio casa e a fianco della chiesa an- quello dei Tami, calcolato sulla sto e conclusa dal presbiterio,
Il disimpegno ai piani doveva Tami, mentre gli elaborati dei che sui due lati rimanenti, in cubatura, grazie a una dimen- seguito dal coro semicircolare.
essere previsto a corridoio Cavadini sono irreperibili. modo da delimitare un chiostro sione più ridotta si limitava a Su ciascuno dei due lati dell’au-
centrale, come nei conventi. Date le strette condizioni im- giardino. Altra e più importan- 112 200. la si aprono tre cappelle arcua-
Padre Ambrogio chiedeva an- poste dai committenti, i lavori te discordanza concerneva la La commissione esaminatrice, te affiancate che riprendono il
che di allegare al progetto un dei due studi presentavano facciata principale: i Tami op- composta da Padre Ambrogio tema del pronao. Dei sei vani,
preventivo di massima. Il co- molte similitudini: entrambi tavano per il pronao, elemento e altri quattro membri interni quattro sono destinati ai con-
sto della costruzione della prevedevano la chiesa a una so- tipico del Romanico ticinese, i alla provincia dei Cappuccini, fessionali. La copertura dell’au-
chiesa, senza suppellettili, non la navata, la facciata principale Cavadini per il portico – dalla si riuniva all’inizio di dicembre la è tradizionale a due falde,
avrebbe potuto superare i 120 rivolta verso la strada e arretra- diffusione maggiore nel Neoro- e sceglieva la proposta dei Ta- con capriate a vista all’interno.
000-130 000 franchi. La con- ta a formare uno spazio pubbli- manico del Novecento – al di- mi per tre voti contro due. Seb- L’illuminazione naturale è data
segna degli elaborati era fissa- co da utilizzare come sagrato e sopra del quale, all’interno del- bene non si sia trovato un ver- da un rosone nella fronte prin-
ta per il 15 novembre. I Tami come piazza, entrambi si riface- la chiesa, prevedevano una can- bale della discussione, l’argo- cipale, da dieci piccole apertu-
presentavano la loro proposta vano al Romanico e propone- toria. Infine, solo per la facciata mento “costi” aveva un peso re su entrambi i lati della nava-
in due tavole in scala 1:200 e vano prospetti di pietra a vista principale, i Cavadini propone- determinante nella scelta del ta, sotto la copertura, e da inve-
una relazione, i Cavadini in e assenza di ornamenti all’inter- vano l’utilizzo di blocchi di pie- progetto Tami, come veniva triate nel presbiterio. La resi-
dieci tavole con rappresentate no, entrambi limitavano a due tra squadrati dalle dimensioni evidenziato da Padre Ambro- denza costituisce un blocco a L
diverse varianti in più scale ol- piani la residenza e la ubicava- uniformi, come nella Chiesa gio nella sua lettera del 16 di- il cui braccio minore, contiguo
tre alla relazione. no su un fianco della chiesa: parrocchiale di Santa Lucia a cembre ai Cavadini, che ac- alla chiesa e a un unico piano,
Entrambi i rapporti proget- per i Cavadini quello orientale, Massagno, ricostruita dall’ar- compagnava la restituzione del ha accesso a lato del pronao;
tuali sono conservati nell’Ar- per i Tami quello occidentale. chitetto Giacomo Alberti nel progetto. qui nel progetto iniziale erano
chivio provinciale dei Padri A differenza dei primi, i Tami 1932. I Tami sceglievano un Ai fratelli Tami veniva subito previsti i parlatori, seguiti da
Cappuccini a Lugano; le ta- suggerivano di chiudere la por- paramento murario in pietra conferito l’incarico di redigere un porticato che li separava da-
della Riviera e preferivano non la domanda di costruzione e il gli ambienti di vita dei frati, svi-
differenziare le diverse facciate. preventivo di spesa. luppati nel secondo braccio.
La relazione di Carlo e Rino Al momento dell’esame dei Questo era perpendicolare alla
Tami si apriva con una dichia- due progetti, Padre Ambrogio chiesa, a due piani, innestato
razione di «sincerità costrutti- annotava che a entrambi i lavo- sul presbiterio, lungo 28 m e
va» e prometteva l’uso di soli ri sarebbero state necessarie di- profondo 8. Dal momento che
materiali tradizionali: pietra e verse correzioni prima di pro- per legge era proibito aprire
legno, con esclusione a priori cedere alla costruzione. Nella nuovi conventi, nei disegni per
di architravi di cemento arma- fase della stesura degli elaborati la richiesta di licenza edilizia i
to sulle aperture a favore di ar- in scala 1:200 per la domanda Tami cancellavano ogni riferi-
chi di pietra; soltanto per gli di costruzione non c’è traccia mento conventuale e configu-
orizzontamenti sarebbero ri- di richieste dei frati agli archi- ravano il blocco residenziale
corsi al beton. A illustrare la lo- tetti Tami, tuttavia sono inter- destinato ai frati come una casa
ro idea progettuale, i due fra- pretabili in tal senso le variazio- parrocchiale. In particolare il
telli portavano come esempio ni presenti rispetto all’impianto numero delle «camere da let-
San Biagio a Ravecchia. Con il iniziale. La chiesa è slittata ver- to» (ossia celle) è ridotto a tre
restauro del 1932, nella chiesa so ovest ed è ribaltata la posi- soltanto, mentre gli altri am-
bellinzonese era stata eliminata zione della residenza che ora si bienti sono riportati come stu-
ogni aggiunta barocca, per ri- affaccia a est, come già nella dioli. L’immagine dell’edificio
cuperare l’integrità dell’origi- proposta Cavadini. La bibliote- è massiccia: anche la residenza,
naria sostanza romanica. La ca, prevista al primo piano del- come la chiesa, presenta aper-
soppressione dell’intonaco ave- la residenza nel progetto di ture in numero e dimensioni ri-
va messo in luce la robusta mu- concorso, viene ora ubicata in dotte; il complesso è circonda-
ratura di pietra dalla facciata un ambiente ricavato al disopra to da un muro. La greve mole
principale e, all’interno, archi e del coro. La chiesa rimane in- del progetto è ingentilita dall’e-
pilastri di mattoni e pietre. vece sostanzialmente invariata secuzione prevista: murature in
Il preventivo di spesa dei Ca- rispetto al progetto primitivo. pietra di cava non lavorata, co-
vadini per la sola chiesa, calco- La navata unica, lunga 23 m e ronamento di coppi del muro
lato sulla base della superficie, larga 11,60, è preceduta dal del giardino, disegno rustico
4

196 4 5 5
Disegno prospettico dell’aula. Veduta dell’interno della chiesa.
CHIESA DEL SACRO CUORE

197
CHIESA DEL SACRO CUORE

198 6
Prospetto posteriore
e planimetria generale.
CHIESA DEL SACRO CUORE

dei tetti, archi a tutto sesto nel portunità di lavoro per disoc- Cappuccini di Faido. Gli alta- ture restavano del colore chia- ra mortuaria a occidente della
pronao, persiane alle aperture cupati, e il progetto esecutivo ri minori sono costituiti da un ro originale, così da riprendere chiesa, simmetricamente al-
del piano terreno della residen- era steso agli inizi del 1938. pilastro centrale sul quale la bicromia caratteristica dei l’entrata della casa dei Padri,
za. La copertura del braccio dei Dopo altre modifiche, in esta- poggia un piano di marmo, ti- pilastri di San Biagio. Guido non realizzate. Nel 1986 anco-
parlatori, con andamento pa- te si dava inizio ai lavori. Le pologia che tornerà anche in Gonzato realizzava allora la ra Tami sistemava il piazzale
rallelo a quelle della chiesa, opere di muratura venivano opere successive dei Tami, a Via Crucis come una serie di davanti alla chiesa, per ricava-
presenta il colmo a quota supe- affidate all’impresa di costru- partire dagli altari per la chie- “quadri scontornati” su sfon- re alcuni posteggi, e inserire
riore rispetto al pronao, e il gio- zioni Grignoli di Massagno. sa di Fusio nel 1940. do di mattoni. una fontana. Contemporanea-
co di volumi che ne deriva nel- Nel corso del lungo iter pro- Nell’autunno del 1939 i Padri Dell’apparato scultoreo veniva mente riprendeva il progetto
l’incrocio delle falde sembra gettuale, la struttura era stata Cappuccini potevano prende- incaricato Remo Rossi, che rea- di ampliamento a ovest con
voler riproporre immagini ridiscussa più volte prima di re possesso degli stabili. La lizzava i busti dei quattro evan- una sala ipogea per 300 perso-
dell’edilizia rurale. stabilire se utilizzare una mu- decisione di dipingere la Via gelisti sul portico d’entrata. Si ne con servizi e cucina e una al
Nel marzo del 1937, ottenuta la ratura massiccia o con rinforzi Crucis sulle pareti della navata rinunciava al crocifisso da lui piano terreno di 60 posti oltre
licenza di costruzione con l’im- di cemento armato. Infine, portava i frati a interrogarsi progettato per la parete sopra alla camera mortuaria, neppu-
posizione di aumentare le su- per le pareti esterne della sull’opportunità di intonacare l’altare maggiore. re questo realizzato. Un picco-
perfici finestrate della residen- chiesa veniva adottata la dop- le superfici interne di tutta la Rino Tami seguiva anche i suc- lo ampliamento a ovest, sem-
za, i Tami elaboravano il pro- pia muratura, all’esterno in chiesa, che apparivano loro cessivi interventi sul comples- pre simmetrico rispetto alla
getto definitivo in scala 1:100 e pietra e all’interno in mattoni fredde e anonime. A tale even- so. Nel 1954 su suo progetto parte est, vedeva la luce più
apportavano ulteriori correzio- a vista. tualità i Tami si opponevano e veniva realizzata la cantoria di avanti per altra mano.
ni. Le principali variazioni della L’incarico progettuale di Tami i frati finivano per adeguarsi al legno per l’organo. Nel 1965
chiesa concernono la pianta del si compiva nel disegno di tutto loro consiglio. Rino Tami fa- progettava il nuovo altare post-
coro, non più semicircolare ma l’arredo sacro, risolto con un ceva quindi trattare le superfi- conciliare in sostituzione di
rettangolare, e il volume dell’e- gusto sobriamente tradiziona- ci di mattoni da un pittore per quello di legno realizzato nel
lemento d’accesso alla residen- le. Sull’altare maggiore veniva ottenere una colorazione più 1939 e del tabernacolo antico.
za, la cui copertura a una falda inserito il tabernacolo prove- calda, mentre i corsi a coltello Al 1985 risalgono suoi disegni
viene ribassata al disotto della niente dalla Chiesa dei Padri che collegavano le due mura- per una nuova sala e una came-
gronda del pronao.
L’austerità del progetto inizia-
le della residenza lascia spazio
a un’immagine di serenità ru-
rale non priva di elementi fol-
cloristici alla “Grotto ticine-
se”, quali il balcone di legno e
le rustiche inferriate. Il pro-
blema dei rapporti aeroillumi-
nanti insufficienti, sollevato
nella licenza edilizia, è risolto
con un aumento del numero
delle finestre che porta ad al-
leviare la massa dei prospetti.
Il disegno dei vani muta: agli
archi si sostituiscono piatta-
bande o architravi costituiti
da lastre di beola posate in
verticale in corrispondenza
dei cassonetti delle tapparelle.
Nel corso del 1937 erano at-
tuate tutte le istanze necessa-
rie presso gli enti religiosi e le
pratiche per ottenere le sov-
venzioni cantonali e federali,
garantite in quel periodo di
economia depressa per le op-
7

7 199
Disegno prospettico della chiesa
e delle residenze
dal chiostro giardino.
Biblioteca cantonale Il 14 luglio del 1936 il Consiglio polare – di competenza comu-
di Stato ticinese pubblicava sul nale e di cui la città di Lugano
“Foglio Officiale” il bando di era sprovvista –, una per la Bi-
concorso per la progettazione blioteca di Romeo Manzoni e
Lugano, BIBLIOGRAFIA Carloni 1984, pp. 42-44 di una nuova sede della Biblio- una per la redazione del Voca-
Cantone Ticino (Svizzera) L’architetto Rino Tami 1937 Bachmann, Zanetti 1985, pp. 54-56 teca cantonale. Da anni il go- bolario dialettale. La suddivi-
Ramelli 1941 Carloni 1987
1936-1941 verno, attraverso il dipartimen- sione delle funzioni era riparti-
“Vie, Art, Cité”, settembre-ottobre Biblioteca Cantonale, Lugano 1988
con Carlo Tami 1941 Carloni 1988 to competente, era al corrente ta tra i vari piani dell’edificio:
Y. 1941 Hauser 1991, pp. 216, 281 della saturazione raggiunta al- laboratori, locali tecnici e sala
Biblioteca cantonale di Lugano 1942 Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati l’interno del Palazzo degli Stu- di lettura della Biblioteca po-
E.K. 1942 1992, pp. 66-69 di di Lugano, dove l’allora uni- polare nel seminterrato; sala di
Ellenberger 1942 Curonici 1992
ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Montandon 1942 Hollenstein 1992, pp. 46-47
ca biblioteca pubblica del Tici- lettura della Biblioteca canto-
RT C 107-109 Ramelli 1942 I 50 anni della Biblioteca 1992 no, in coabitazione con il Li- nale, cataloghi, distribuzione,
RT S 2/8-11, 3-4 Tami 1942 Oechslin 1992, pp. 16-21 ceo-ginnasio, era costretta in sala esposizioni, direzione, am-
RT S FOT 2/8-9 C. e R. Tami 1942 R.T. 1992 spazi ormai stipati, senza altra ministrazione, sala della Biblio-
SCT C 3 Library Lugano 1945 Vezzoni, Bruschetti, Borradori 1992
possibilità di espansione. Pa- teca Romeo Manzoni e porti-
SCT S 12 Bibliothèque a Lugano 1946 Carloni 1993, pp. 178-184
Biblioteca Cantonale 1947 Disch, Negrini 1993, p. 195 trocinatore del progetto era il neria al piano rialzato; ufficio
ARCHIVIO DI STATO DEL CANTONE TICINO, Cantonal Library 1947 Pescia 1993 Consigliere di Stato Enrico Ce- del Vocabolario dialettale e ma-
BELLINZONA Westwood 1947 Saurwein 1993 lio, direttore del Dipartimento gazzini dei libri in piani a scel-
DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA Sartoris 1948, pp. 385-387 Waltenspuhl 1993 della Pubblica Educazione dal ta. Il bando concedeva piena li-
EDUCAZIONE DEL CANTONE TICINO Bill 1949, fasc. V Ciucci 1996, p. 493
ARCHIVIO INGEGNERI AGOSTINO E Bovey 1949 Schweizer Architekturführer 1996, p.
1932, ma la pratica era stata av- bertà su morfologia e linguag-
ALFIO CASANOVA, LUGANO Kidder-Smith 1950, pp. 212-213 288 viata nel 1931 dal suo predeces- gio architettonico, ma invitava i
Volkart 1951, pp. 120-121 Anderes 1998, p. 268 sore, Giuseppe Cattori. Dopo concorrenti a rispettare le pian-
Ino, Koike 1953, pp. 46-47 Meseure, Tschanz, Wang 1998, p. 189 aver messo a punto il finanzia- te esistenti nel giardino. Indica-
Volonterio 1954 Tedeschi 1998, pp. 264-271
mento dell’opera, agli inizi di zioni dimensionali concerneva-
Richter 1955, pp. 128, 153 Allenspach 1999, pp. 73-74, 111
Joedicke 1958, pp. 191-192 Baglione 2004, p. 240 maggio del 1936 il direttore del no la sala di lettura (40-50 per-
60 Jahre Schweizer Architektur 1968 F. e M. Bardelli 2005, pp. 93-103 Liceo-ginnasio e della Bibliote- sone) e i magazzini (altezza in
Adler, Girsberger 1969, p. 193 Bergossi 2005, pp. 75-79 ca, Francesco Chiesa, era stato luce 2,15-2,25 m e una capacità
Bernasconi 1981 Cavadini 2005, pp. 12-13 incaricato dal Consigliere Celio di 150 000-180 000 libri).
Remo Rossi, “Minerva” 1982 Fumagalli 2005, pp. 69-73
Carloni 1983, pp. 4-11 Kunstführer durch die Schweiz 2005,
di compilare il bando di con- Sulla base della proposta di
50 anni di architettura in Ticino 1983, pp. 710-711 corso, in base alle conoscenze Francesco Chiesa, il Consiglio
p. 26 Pedrioli 2005, pp. 87-91 già acquisite sulle esigenze di Stato nominava la giuria,
Negrini 1983 Saltini 2005, pp. 37-65 dell’istituto. Celio gli aveva co- presieduta dal Consigliere Ce-
Stutz, Ruchat 1983 Bergossi 2006
municato che il costo dell’ope- lio e composta da Marcel Go-
ra finita si sarebbe dovuto aggi- det, direttore della Biblioteca
rare sui 300 000 franchi. nazionale di Berna, Paul Vi-
Il direttore aveva steso il bando scher di Basilea, presidente del-
sulla scorta di un progetto di la Società degli ingegneri e ar-
massima che suo figlio Cino, ar- chitetti svizzeri, Enea Tallone,
chitetto, aveva elaborato nel in rappresentanza dell’Ordine
1932 su incarico del Diparti- cantonale, e Giovanni Muzio,
mento della Pubblica Educa- allora docente nelle facoltà di
zione. L’area prescelta per la Architettura ai Politecnici di
nuova costruzione si trovava al- Milano e Torino. Al momento
l’interno del giardino del Palaz- della convocazione, Tallone,
zo degli Studi, affacciata su via- gravemente malato, sarebbe
le Cattaneo, a fianco della Chie- stato sostituito dal supplente
sa evangelica. scelto dal Dipartimento: l’ar-
Il testo del bando era schemati- chitetto ginevrino Maurice
co e chiaro. Modellato sulla Braillard, membro della giuria
concezione a blocco unico di nel coevo concorso per il Pa-
Cino Chiesa, prevedeva anche lazzo di Giustizia di Lugano.
una sede per la Biblioteca po- Trentadue erano i progettisti
1

200 1
Piante dei piani terreno e primo
(progetto di concorso).
B I B LI OTECA CANTO NALE

2 201
Veduta del corpo di fabbrica
con il magazzino dei libri
durante la fase del cantiere.
B I B LI OTECA CANTO NALE

iscritti e trentatré i progetti primo tratto del viale interno al Biblioteca si combina in due
consegnati nel dicembre del grande giardino di pertinenza griglie modulari. La prima inte-
1936, ed esaminati dalla giuria del Palazzo degli Studi. L’ele- ressa il blocco dei servizi; due
alla fine di febbraio del 1937. mento più basso contiene al moduli costituiscono gli uffici,
Il lavoro presentato dai fratelli piano terreno l’atrio d’ingresso, sei la sala di lettura. Esiste quin-
Tami, denominato «Gianna», con la portineria, la saletta per di una corrispondenza geome-
si affermava sugli altri senza in- le esposizioni, la Biblioteca Ro- trica tra prospetto settentriona-
certezze del collegio giudican- meo Manzoni, il locale dell’am- le e meridionale. La seconda
te e otteneva il primo premio. ministrazione, la direzione, la griglia interessa il blocco dei
Nel suo rapporto, la giuria di- zona distribuzione, cataloghi e magazzini, ed è costituita da
chiarava di aver focalizzato la sala di lettura. Al piano supe- dodici serie di pilastri, corri-
l’attenzione sulla funzionalità riore si trovano tre uffici riser- spondenti alle librerie.
della distribuzione interna e vati al Vocabolario dialettale – In ogni fronte, ampiezza e ti-
sul costo, àmbiti nei quali il privi di comunicazione con i pologia delle superfici illumi-
progetto Tami era risultato il magazzini – che occupano solo nanti sono risolte in modo au-
più convincente. Altri progetti la superficie esterna del piano e tonomo secondo le esigenze
ricevevano maggiori lodi per la si aprono a meridione su un ambientali. Il blocco dei ma-
loro immagine architettonica, loggiato profondo 3 m, e l’al- gazzini è previsto completa-
in particolare il secondo classi- loggio del custode, con accesso mente vetrato sul lato orienta-
ficato, opera dell’architetto dalla portineria. Il banco della le, cieco sugli altri; il secondo
Guglielmo Fraschina, e il lavo- distribuzione, posto nel locale elemento presenta il prospetto
ro proposto per l’acquisto, dei cataloghi a cerniera tra ma- settentrionale articolato in due
frutto dell’impegno del noto gazzino e settore del pubblico, registri differenti, uno inferio-
professionista luganese Giu- rappresenta il cuore della bi- re con una sequenza serrata di
seppe Ferrini, coadiuvato da blioteca, come testimonia uno finestre, espressione delle mo-
un amico di Rino Tami, Giam- schema funzionale disegnato derne tipologie del terziario, e
piero Hakuba; ma aveva la me- dagli architetti. Nel seminterra- uno superiore con aperture
glio la razionalità nella gestione to sono previsti sala di lettura e tradizionali che cercano il dia-
delle superfici espressa nel magazzino della Biblioteca po- logo con gli edifici proto-nove-
progetto «Gianna» che, con il polare e i servizi tecnici. Il volu- centeschi di viale Cattaneo.
conseguente contenimento vo- me maggiore, di quattro piani Il prospetto meridionale, che
lumetrico, confermava capa- fuori terra e seminterrato, è corrisponde alla sala di lettura,
cità che Rino aveva dimostrato esclusivamente destinato ai ma- è invece definito da tre ampie
già nel 1934, nel concorso per gazzini dei libri. finestre con sopraluci, che ri-
l’Asilo dei ciechi che lo aveva L’ubicazione del braccio dei spondono alla necessità di illu-
visto vincitore. servizi lungo viale Cattaneo minare il vasto ambiente per
La proposta dei fratelli Tami consente l’accesso a entrambe tutta la sua profondità.
prevede un impianto a L costi- le sale di lettura direttamente La disposizione a L individua
tuito da due volumi tra loro dalla pubblica via anziché dal un giardino a sud-ovest: dise-
perpendicolari: uno a due piani giardino del Palazzo degli Stu- gnato con gran cura, si com-
fuori terra di circa 36 x 18 m, di. La giustapposizione dei vo- pone di una superficie erbosa
disteso lungo viale Cattaneo, lumi che caratterizza il proget- circondata da cespugli e alberi
dal quale è arretrato di 8 m e to è ripresa a fianco dell’entrata che ne fanno un hortus conclu-
che si attesta a 3 m dal confine con la portineria, che fuoriesce sus, un filtro verso il “piazzale
con il terreno della Chiesa, e di 7 m dal corpo principale fi- di ginnastica”.
uno a quattro piani fuori terra, no a lambire il marciapiede di Dopo la proclamazione dei
di circa 25 x 10 m, disposto sul- viale Cattaneo e che presenta fratelli Tami vincitori del con-
l’asse nord-sud, parallelo al Pa- una copertura a piastra, allar- corso, con invito della giuria a
lazzo degli Studi, a lambire il li- gata fino a diventare pensilina conferire loro l’incarico di ela-
mite orientale dell’area di con- d’ingresso. Sul lato orientale, borare il progetto definitivo e
corso. Questo era stato fissato un passaggio coperto collega la seguire la costruzione, alcuni
da Chiesa a 1,5 m di distanza facciata dei magazzini al Liceo. contrattempi impedivano la ra-
dal filare di alberi costituente il La struttura puntiforme della pida esecuzione auspicata dal
3

202 3
Schizzi di studio della soluzione
corrispondente al progetto
del gennaio 1938.
B I B LI OTECA CANTO NALE
4

Dipartimento. Un ricorso di ficie del futuro cantiere, per


Guglielmo Fraschina, autore scegliere le essenze da trapian-
del lavoro classificato al secon- tare prima dell’inizio dei lavori.
do posto, metteva in dubbio la I Tami descrivevano l’area co-
paternità del progetto vincito- me un «piccolo parco con pian-
re. L’iter si interrompeva per te di certo pregio». Il rovescia-
diversi mesi e solo il 29 ottobre mento dell’impianto consentiva
1937 il Consiglio di Stato affi- un arretramento dal limite
dava ai fratelli Tami l’incarico orientale dell’area di concorso a
di elaborare il progetto defini- tutto vantaggio della vegetazio-
tivo e il preventivo, e dava il via ne ivi esistente, ma, durante il
alla fase esecutiva. Secondo i mese di febbraio, i Tami face-
termini del contratto, il consu- vano slittare il progetto verso
lente cui i Tami dovevano rife- est di sette metri, fino a debor-
rirsi veniva designato nel diret- dare dall’area di concorso, a di-
tore della Biblioteca nazionale, scapito degli alberi del viale che
Marcel Godet. Già ai primi di sarebbero scomparsi. La modi-
dicembre, su suo suggerimen- fica era motivata dal desiderio
to, i Tami decidevano di rove- di mantenere la possibilità di
sciare l’impianto del progetto e un ampliamento lineare del
disporre il volume dei magaz- corpo dei magazzini in direzio-
zini a nord, lungo viale Catta- ne della chiesa.
neo e il corpo degli uffici sul- Nel gennaio del 1938 veniva
l’asse nord-sud lungo il viale anche avviato lo studio tecno-
interno. Nella relazione tecni- logico dell’elemento nuovo, la
ca, gli architetti spiegavano che facciata vetrata del magazzino
con questa modifica, tesa a evi- dei libri, suddivisa in quattro
tare l’insolazione diretta dei elementi di 24,60 x 2 m corri-
magazzini, sarebbe stato possi- spondente ai quattro piani.
bile rinunciare ai sistemi di Gli architetti chiedevano a
schermatura della parete vetra- una ditta di Lugano «il massi-
ta; inoltre, anche per gli altri mo della luminosità a un prez-
ambienti gli orientamenti sa- zo minimo». Erano prospetta-
rebbero risultati migliori ri- te soluzioni con soli cristalli di
spetto al progetto di concorso. 6,12 x 2 m, e con cemento-ve-
In particolare, l’affaccio della tro consistente in mattonelle
sala di lettura da sud sarebbe di vetro da montare su telai di
passato a ovest. Il blocco dei cemento, ma la decisione in
magazzini avrebbe assunto an- merito sarebbe stata presa so-
che la funzione di schermo dai lo l’anno seguente.
rumori della strada per il resto Il 4 marzo 1938 i Tami inviava-
dell’edificio. Infine, secondo i no al Dipartimento quattro co-
fratelli Tami, con il nuovo pie del progetto, costituito da
orientamento l’edificio avreb- sette tavole in scala 1:100, un
be presentato alla strada la fac- piano di situazione in 1:200, il
ciata che maggiormente ne ca- preventivo e la relazione tecni-
ratterizza la destinazione. La ca. Oltre al nuovo impianto, il
variazione era subito approva- progetto aveva subito altre mo-
ta dal Consigliere Celio. difiche che sembrano doversi
Alla fine del mese di gennaio, al proficuo confronto degli ar-
con la planimetria aggiornata si chitetti con Godet, benché su
provvedeva all’elenco della ve- queste la corrispondenza sia si-
getazione presente sulla super- lente. Esse concernono segna-
5

4 5
203
Prospetti principali Veduta del fronte
e sezione trasversale verso via Cattaneo
sul volume degli uffici e planimetria
(progetto del marzo 1938). (progetto del marzo 1938).
B I B LI OTECA CANTO NALE

tamente i magazzini: aggiunta passaggio coperto appare privo La storiografia sulla Biblioteca avrebbe rappresentato per l’e- del giorno stesso, Chiesa solle-
della seconda scala, riduzione di funzione pratica, in mancan- cantonale, sulla scia di quanto dificio «una cornice di valore vava due critiche puntuali. La
dell’interasse delle scaffalature za di un collegamento con gli sostenuto in più occasioni da inestimabile». prima concerneva il passaggio
da 1,55 a 1,35 m, ampliamento ingressi dei due edifici, ora vie- Rino Tami, attribuisce la re- Un carteggio originale, ritrova- coperto di collegamento tra
del corpo di fabbrica del 10%, ne abbinato alla cancellata a sponsabilità della dilazione to all’Archivio di Stato di Bel- l’edificio progettato e il Palaz-
fino a una lunghezza di 27,50 delimitare un piazzale filtro tra nell’inizio dei lavori esclusiva- linzona, consente in questa se- zo degli Studi che, a suo pare-
m, e la sala di lettura, con di- strada e Biblioteca. Il Diparti- mente a Francesco Chiesa, del de di dare voce all’altera pars, re, avrebbe inutilmente scom-
sposizione dei 48 posti a sedere mento inoltrava la domanda di quale tramanda una decisa op- stabilire l’effettiva consistenza paginato la sistemazione ad
in tavoli da due anziché tavolo- costruzione al Municipio di posizione al progetto Tami, delle critiche espresse da Chie- aiuole esistente e costituito un
ni da dodici. La superficie de- Lugano il 10 marzo 1938, se- dovuta sia ad avversione per la sa e il ruolo da lui avuto nella elemento di disarmonia tra i
gli uffici del primo piano è am- condo la prassi ordinaria. visione architettonica moder- vicenda che portò alla scelta due stabili. La seconda pren-
pliata fino a occupare comple- Benché la licenza fosse conces- na, sia a ripicca per la mancata della nuova ubicazione. deva di mira l’occupazione
tamente la loggia. Nel progetto sa il 13 maggio, difficoltà di va- attribuzione del mandato pro- Il 3 marzo del 1938, il Diparti- dell’area del viale interno al
compare per la prima volta il rio ordine prolungavano la fase gettuale a suo figlio Cino. Il mento faceva pervenire a Fran- giardino, che avrebbe presup-
vetrocemento, utilizzato per di progettazione, procrastina- cambiamento di ubicazione cesco Chiesa il piano di situa- posto la soppressione del pri-
una parete a chiusura verso sud vano l’apertura del cantiere di viene trattato come un ripiego, zione del progetto Tami e lo mo tratto di alberatura. Ben
della pensilina d’ingresso, col- oltre un anno e portavano infi- e si sorvola sul grande vantag- invitava a esprimersi sulla solu- lungi dal rappresentare una
legata al passaggio coperto tra ne a realizzare l’opera in altra gio che il progetto ne trasse, zione prevista in veste di diret- stroncatura del progetto, la let-
Biblioteca e Palazzo degli Stu- posizione rispetto a quella indi- sebbene già allora la Munici- tore del Liceo e della Bibliote- tera di Francesco Chiesa si
di. Nel progetto di concorso il cata nel concorso. palità fosse conscia che il parco ca. Nella sua lettera di risposta concludeva con un’esortazio-

204 6
Disegno prospettico
del fronte settentrionale
con il passaggio coperto
che collega la Biblioteca
al Palazzo degli Studi
(progetto del marzo 1938).
B I B LI OTECA CANTO NALE

ne: «che il Dipartimento (o il vano definito «piccolo parco». cesco Chiesa, veniva formulata avrebbe sconfinato nel Parco nire, se possibile, ad un accor-
Consiglio di Stato), inviti gli Il Dipartimento riportava la la proposta di realizzare la nuo- Ciani. Chiesa riceveva il corri- do nel senso di aprire un acces-
autori del progetto ad osserva- critica di Chiesa ai Tami, che si va sede della Biblioteca lungo il spondente piano di situazione. so alla Biblioteca anche dalla
re i termini del concorso i quali limitavano a prenderne atto. confine meridionale del giardi- Riferendone al Dipartimento parte del parco, ed eventual-
prevedono, non a capriccio, Un nuovo fattore si aggiungeva no di Palazzo degli Studi con il della Pubblica Educazione con mente di ottenere una rettifica
un’area fabbricabile ben deli- a complicare il quadro: l’esi- Parco Ciani. La soluzione lettera del 10 dicembre del di confini che permetterebbe
mitata; e quindi arretrino l’edi- genza espressa dal Dipartimen- avrebbe consentito il manteni- 1938, egli criticava l’occupazio- una piú conveniente ubicazio-
ficio verso la Chiesa evangelica to di Igiene di mantenere nel mento di una superficie libera ne di un terzo della superficie ne dell’edifizio» (ASB, DPE).
e rinuncino ad ogni proposito “piazzale di ginnastica” anti- sufficiente per le attività sporti- del piazzale da parte della Bi- Il 13 dicembre il Dipartimento
di creare, mediante chiusure o stante la nuova Biblioteca un’a- ve degli scolari. blioteca, in contrasto con le in- comunicava ai Tami i suggeri-
pretesi collegamenti od altri rea libera per un campo di cal- Nella nuova stesura del proget- dicazioni del Dipartimento di menti di Chiesa.
mezzi, un contorno autonomo cio e una pista di corsa di 110 to, la facciata settentrionale del Igiene, invitava quindi Celio a Il 2 gennaio del 1939 lo stesso
alla Biblioteca» (ASB, DPE). m, e di individuare l’ubicazio- deposito era allineata con la un nuovo sopralluogo e con- Dipartimento presentava al
Chiesa aveva già rivolto a voce ne di una nuova palestra, pre- meridionale del Palazzo degli cludeva indicando quella che Municipio di Lugano un nuovo
ai Tami l’invito a salvaguardare vista già da tempo per sostitui- Studi, quella orientale con il avrebbe effettivamente rappre- piano di situazione per richie-
le piante del viale nel corso dei re quella, insufficiente, presen- perimetro del campo ginnico. sentato la soluzione del proble- dere la variante della licenza,
sopralluoghi di febbraio e del te nel seminterrato del Palazzo L’edificio era previsto all’inter- ma: «Ad ogni modo, credo op- con la proposta di cessione re-
2 marzo (SCT). Si trattava di li- degli Studi. Nel corso del so- no della proprietà dello Stato, portuno che codesto Diparti- ciproca di superficie quantifica-
gustri alternati ad acacie, parte pralluogo effettuato dai Tami il mentre una piccola parte del mento inizi subito le pratiche ta il 24 febbraio in 192 m2 del
di quello che i Tami stessi ave- 13 ottobre del 1938 con Fran- giardino di sua pertinenza col Comune di Lugano per ve- Parco Ciani dalla Città allo Sta-

7 205
Planimetria della soluzione
corrispondente al progetto
definitivo.
B I B LI OTECA CANTO NALE

206 8, 9
Prospetti principali,
piante dei piani terreno e primo
della soluzione definitiva.
B I B LI OTECA CANTO NALE
10

11

10 11 207
Veduta della Biblioteca Veduta del volume
dal giardino. con il magazzino dei libri.
B I B LI OTECA CANTO NALE

12

208 12
Disegni di dettaglio
della porta di ingresso.
B I B LI OTECA CANTO NALE
14

to in cambio di 260 m2 del giar- rianti. I progettisti inizialmente tentennamenti dell’autorità co-
dino di Palazzo degli Studi. esploravano la possibilità di av- munale, che prima chiedeva un
La notizia di una nuova ubica- vicinare la Biblioteca al Palazzo nuovo sopralluogo, non con-
zione della Biblioteca era accol- degli Studi per sfruttare l’anda- vinta della bontà della nuova
ta in città con freddezza. Nel mento obliquo del confine con ubicazione, reputata di difficile
dicembre del 1938, l’architetto il parco, con profondità cre- accesso, e che ancora il 13 lu-
Americo Marazzi, vicesindaco scente del terreno dello Stato glio proponeva di avvicinare la
di Lugano, interveniva sulla in direzione est. Nella variante Biblioteca al centro della città
“Rivista tecnica” con un artico- 7855c, del febbraio 1939, era (ASB, DPE), il Dipartimento
lo intitolato Per la Biblioteca anche esaminata l’eventualità tagliava corto e rispondeva che
cantonale, poi ripreso dai quo- di ritornare all’impianto origi- non era più possibile cambiare
tidiani, dove stigmatizzava la nario, col deposito esposto a l’ubicazione perché approvata
nuova proposta, pur non ri- est e la sala di lettura a sud. dal Gran Consiglio con tutto il
sparmiando critiche nemmeno Nel sopralluogo del 18 aprile progetto il 28 ottobre dell’anno
per la primitiva ipotesi, e sug- veniva definita l’ubicazione, ri- precedente. L’autorizzazione
geriva di mantenere il giardino portata sulla variante 7855g, la veniva finalmente concessa il 3
sgombro da nuove edificazioni sesta e ultima, datata 24 aprile agosto.
anche per evitare «il confronto 1939, con la Biblioteca a ovest Il 27 maggio i Tami consegna-
fra un edificio stilizzato come il del viale interno al giardino ma vano al Dipartimento i disegni
Liceo ed un edificio moderno tangente il confine con il parco, definitivi in scala 1:50 (tavole n.
sulla stessa area». Marazzi cen- la pista di corsa di 110 m e il 8000-8005) che presentavano
surava soprattutto l’eccentri- campo gioco di 87 x 50 m. diverse modifiche rispetto ai
cità del sito e proponeva di rea- Quello che era originariamente piani dell’anno precedente. Il
lizzare la Biblioteca in uno de- previsto come giardino ad uso periodo di gestazione aveva
gli edifici previsti nel rinnovan- esclusivo della Biblioteca, veni- consentito ai fratelli Tami di af-
do quartiere di Sassello. va così a trovarsi in continuità finare il progetto e di assorbire,
Per le resistenze del Comune, con il Parco Ciani, sul quale a varie riprese, tutti gli elementi
ancora in gennaio veniva elabo- ora la sala di lettura si affaccia- dell’architettura del maestro
rato un nuovo piano di situa- va direttamente, così da guada- Otto Rudolf Salvisberg che lo
zione dove non erano più pre- gnare la vista del lago. avrebbero caratterizzato, dalla
visti sconfinamenti. Nei mesi Il piano di situazione definitivo scala elicoidale interna, alle fac-
seguenti nello Studio Tami ne in scala 1:500 veniva presenta- ciate di cemento armato a fac-
erano stese almeno cinque va- to solo il 7 giugno. A causa dei cia vista, fino alla modalità co-
15

13 16

13 14 16 209
Scorcio del volume Veduta della sala destinata Veduta dell’atrio
con l’ingresso. alla distribuzione dei libri. della Biblioteca.
15
Veduta dello spazio espositivo,
ubicato al piano terreno.
B I B LI OTECA CANTO NALE
17

struttiva della parete vetrata dei vano il 6 seguente, e il 24 gen-


magazzini. È stato abolito il bal- naio del 1940 i fratelli Tami po-
concino dello spolvero dei libri tevano assicurare il Diparti-
ed è comparso il loggiato perre- mento delle Pubbliche Costru-
tiano davanti alla sala di lettura. zioni di aver ottenuto garanzie
Qui una vetrata continua ha so- per la fornitura di tutti i ferri
stituito i tre finestroni con so- d’armatura necessari per le
praluce. Per esigenze connesse strutture di cemento armato.
al dimensionamento degli uffi- Ritiratosi Francesco Chiesa, la
ci, si è rinunciato alla griglia direttrice designata, Adriana
modulare del corpo basso, per- Ramelli, seguiva il cantiere con
tanto, nella stesura definitiva, si gli architetti Tami, sempre con
è perduta la corrispondenza tra la consulenza di Marcel Godet.
le due facciate opposte sui lati In fase esecutiva si decideva di
ovest ed est che nei nuovi piani utilizzare in luogo degli inerti
risultano costruite su moduli della zona, sabbia e ghiaia del
differenti. Il progetto ha perdu- fiume Ticino provenienti dalle
to anche quei complementi ru- cave di Castione, per ottenere
stici, come il pergolato sul lato un conglomerato dalla colora-
meridionale, e la suddivisione zione e granulometria unifor-
in specchiature quadrate delle me e di utilizzare tavole piallate
finestre del registro superiore per i casseri al fine di evitare di-
sul prospetto dell’ingresso, rea- fetti nei getti del calcestruzzo,
lizzate in metallo come quelle accorgimenti ai quali si deve la
del registro inferiore. La ridu- buona riuscita del lavoro.
zione da otto a sette delle fine- La facciata di vetrocemento del
stre del primo piano, ha dise- deposito era eseguita dalla ditta
gnato sul prospetto una simme- luganese Tunesi, mentre i serra-
tria nuova, meno scontata e menti di metallo erano prodotti
maggiormente astratta, che nella Svizzera tedesca. In corso
avrebbe contribuito all’immagi- d’opera, al progetto erano ap-
ne moderna della Biblioteca. portate altre varianti, come lo
Il Consiglio di Stato già il 10 spostamento al primo piano
maggio del 1939 aveva incari- della sala Manzoni e l’integra-
cato i fratelli Tami di procede- zione nella sala di lettura della
re alla costruzione e il 24 luglio superficie corrispondente per
affidava i lavori all’impresa Lo- incrementare il numero dei po-
nati e Cavadini di Lugano, sti, e la formazione di un rifugio
scelta tra numerosi concorrenti antiaereo nel seminterrato, per
secondo le macchinose regole custodirvi le opere più preziose.
d’aggiudicazione dettate dalla Per un eventuale ampliamento,
Confederazione, che aveva i progettisti indicavano la possi-
concesso all’opera i finanzia- bilità di realizzare altri due de-
menti destinati alla creazione positi identici al primo e a que-
di opportunità lavorative per i sto paralleli in direzione nord.
disoccupati. La Biblioteca era terminata al-
Il 28 agosto iniziavano gli scavi, la fine del 1941 e l’inaugura-
per interrompersi già il 2 set- zione ufficiale aveva luogo il
tembre, giorno in cui in Svizze- 14 luglio del 1942 con un fe-
ra era ordinata la mobilitazione stoso congresso di bibliotecari
generale, in seguito ai tragici svizzeri. Il 18 novembre e il 3
avvenimenti europei. I lavori dicembre l’architetto Americo
nel cantiere luganese riprende- Marazzi, su incarico del Di-
18

210 17, 18
Disegni di dettaglio della scala
elicoidale posta a cerniera
tra i due corpi di fabbrica.
B I B LI OTECA CANTO NALE

19

19 211
Veduta della scala
a sviluppo elicoidale
dalla sala dei cataloghi.
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21 23

22 24

20 20 21 23 213
Veduta della sala di lettura. Particolare costruttivo Disegni di dettaglio delle
del soffitto della sala di lettura. lampade per la sala di lettura.
22 24
Disegni di dettaglio dei tavoli Disegni di dettaglio dei
per la sala di lettura. capitelli delle colonne
perimetrali esterne
alla sala di lettura.
B I B LI OTECA CANTO NALE
25 27

partimento, collaudava l’edifi-


cio e dichiarava l’esecuzione
«a regola d’arte».
Ad eccezione delle immancabi-
li e scontate critiche, la popola-
zione locale dimostrava poco
interesse all’edificio. Non così
“Costruzioni Casabella”, che
pubblicava la Biblioteca l’anno
della sua inaugurazione insie-
me a un commento molto favo-
revole di Giuseppe Pagano,
dove compariva l’espressione
«orgogliosa modestia» riferita
all’opera dei Tami. Seguivano
pubblicazioni su diverse altre
riviste di architettura, che con-
ferivano notorietà internazio-
nale all’edificio e ai progettisti.
La Biblioteca popolare, previ-
sta nel seminterrato, non en-
trava in attività e la città di
Lugano è tuttora priva di una
biblioteca comunale; i locali
ad essa destinati erano inizial-
mente occupati dagli uffici
della redazione del Vocabola-
rio dei dialetti.
Nel 1969, sotto la responsabi-
lità di Rino Tami, si soprelevava
di un piano il deposito. Il so-
pralzo non riceveva la facciata
in vetrocemento, come gli infe-
riori, a favore di una soluzione
con serramenti metallici.
Nel 1976, in seguito all’aumen-
to del numero dei volumi su-
periore ad ogni previsione, Ta-
mi era incaricato di progettare
un grande ampliamento della
Biblioteca, rimasto allo stadio
di progetto di massima.
Tra il 2004 e il 2005 ha avuto
luogo un restauro dell’edificio
con ampliamento del sotterra-
neo, che ha portato anche all’a-
pertura al pubblico del semin-
terrato e del corrispondente li-
vello del deposito per la libera
consultazione, mentre il piano
rialzato, tranne la modifica del-
l’atrio, ha mantenuto l’aspetto
originale.
26

214 25 27 28
Scorcio della parete vetrata che Veduta del deposito dei libri. Scorcio della parete vetrata
scherma il magazzino dei libri. dall’interno.
26
Disegni di dettaglio della parete
vetrata del magazzino dei libri.
28
Grotto ticinese Le Esposizioni nazionali che si tamente come progettista, ma del lago; in particolare erano
per l’Esposizione nazionale del 1939 erano tenute in Svizzera tra la ne delegava la messa in pratica rappresentate le manifatture
fine del XIX secolo e il 1914 a Hans Hofmann, che aveva già dei tabacchi operanti nel Can-
avevano avuto come scopo maturato una buona esperienza tone, mentre nel padiglione
Zurigo (Svizzera) ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO principale la promozione eco- nel campo delle Esposizioni in- dedicato all’abitare, Paolo Ma-
1937-1939 RT C 100 nomica del Paese attraverso la ternazionali. riotta allestiva un tipico am-
RT S 6/2
esecuzione con Carlo Tami presentazione della sua produ- Per Meili e Hofmann proporre biente di soggiorno ticinese.
RT S FOT 2/10-11
zione industriale. L’esposizio- un’istantanea della Svizzera Diversi artisti attivi in Ticino
BIBLIOGRAFIA ne prevista per il 1939, chiama- contemporanea, obiettivo pri- erano invitati a esporre loro
C.J. 1938 ta brevemente LA 39, era inve- mario della manifestazione, si- opere nell’ambito della mani-
I lavori per la costruzione del Grotto ce, in primo luogo, un’opera- gnificava individuare un’imma- festazione. Il ruolo principale
Ticinese 1938
zione voluta dal Governo fede- gine architettonica che fosse toccava a Pietro Chiesa, incari-
Il Ticino all’Esposizione 1938
Tami 1938 rale, rivolta alla popolazione lontana dal monumentalismo cato di dipingere un grande af-
Valsangiacomo 1938 della Confederazione con l’o- in auge nelle due potenze con- fresco, sempre nel padiglione
Die “Grotto ticinese“ 1939 biettivo di consolidarne l’iden- finanti come nella Russia co- dell’abitare, dove raffigurare
H.I. 1939 tità. Il disegno rientrava nel- munista, testimoniato in quello scene ticinesi di vita rurale.
Il grotto ticinese 1939
Meyer 1939
l’ambito della “Difesa spiritua- stesso anno dai tre Paesi all’E- Ma per consolidare la presenza
Ortelli 1939 le” in opposizione alla propa- sposizione di Parigi. Un’archi- nell’esposizione del Cantone
Schweizerische Landesausstellung ganda nazionalista di Germa- tettura, inoltre, che non fosse di subalpino, potenzialmente irre-
1939 nia e Italia. La manifestazione rottura, ossia rigorosamente dentista, si decideva di presen-
Tami 1939
doveva essere l’occasione per moderna, bensì comprensibile tarne la tipica architettura con
Tessiner Künstler 1939
Treuli 1939, p. 347 evidenziare i progressi socioe- e apprezzabile dalla gran parte un apposito edificio, da co-
Valsangiacomo 1939 conomici della società svizzera della popolazione. struire sulla riva destra del lago,
Die Schweiz im Spiegel 1940-41, vol. liberale e democratica, esaltare Con Hofmann, Meili invitava dove avevano spazio le attività
II, pp. 641-642, 710, 713 la coesione del popolo, enfatiz- una trentina di architetti a svi- economiche agricole. L’idea
Il “Grotto Ticinese” 1940
Harbers 19511, p. 48
zando la gloriosa storia patria e luppare i singoli edifici, sce- maturava nell’ambito della rea-
Carloni 19841, pp. 40-41 il comune sostrato rurale. gliendo professionisti svizzeri lizzazione di un tipico villaggio
Bachmann, Zanetti 1985, pp. 51-52 Nel gennaio del 1937 l’architet- sia tradizionalisti sia moderni- svizzero da adibire alle funzioni
to Armin Meili era nominato sti, questi legati alla figura di di ristoro: il Dörfli, tema già
direttore della manifestazione. Otto Rudolf Salvisberg. presente all’esposizione berne-
Dopo aver elaborato lo schema Il coinvolgimento di Rino Ta- se del 1914 ma in questo caso
fondamentale dell’esposizione, mi risale all’aprile del 1937. La costituito da edifici tipici di
prevista sui giardini delle due designazione del giovane pro- quei cantoni dove il rischio di
rive del lago di Zurigo davanti gettista, dal curriculum di stu- attentato alla coesione naziona-
alla città, e aver indicato i mate- di incompleto, piuttosto che di le era più elevato: i francofoni
riali da costruzione da utilizza- altri ticinesi di maggiore noto- Ginevra e Vaud, sempre molto
re, egli non si impegnava diret- rietà, è da attribuire ai rapporti vicini alla Francia, Neuchâtel,
da lui intessuti a Zurigo nel con il suo passato monarchico
1934, nella cerchia degli allievi sotto la corona prussiana, Val-
di Salvisberg. Il nome di Tami lese, Ticino e Grigioni, oggetto
era stralciato dalla lista in se- delle attenzioni italiane.
guito alle contestazioni di cui Per il Dörfli Rino Tami proget-
la SIA lo faceva oggetto in rife- tava il “Grotto ticinese”, desti-
rimento alla vicenda del con- nato a ospitare una trattoria ti-
corso per la Biblioteca canto- pica, un “grotto” appunto, ge-
nale di Lugano ma, risolta la stito da un ristoratore ticinese.
questione, il 30 luglio dello L’edificio è costituito da un
stesso anno era reintegrato. corpo di fabbrica principale a
L’industria ticinese trovava pianta rettangolare di m 15 x
spazio, il poco che le era ne- 11,50, e da un secondo corpo
cessario, nei grandi padiglioni di soli m 3,90 x 4,45, saldato in
dedicati alle singole attività un angolo del primo e con asse
produttive sulla riva sinistra ad esso parallelo. Entrambi i
1

216 1
Disegno prospettico.
G R OTTO TI C I N ES E

volumi presentano copertura noturco, con la parete trafora- demolito per lasciare spazio velli del ristorante, ed è arric-
a capanna. Una falda del cor- ta di mattoni del corpo mino- all’esposizione ma del quale è chito dalla struttura del tetto a
po principale prosegue sul se- re e con le finestre della cuci- conservato il sotterraneo, uni- capriate, dai parapetti delle
condo, ma i due colmi paralle- na ispirate alle aperture delle to al nuovo edificio con fun- scale in ferro forgiato a tralci
li si trovano a quote differenti. stalle; tuttavia l’edificio non è zione di sala da pranzo, come d’uva stilizzati, dai pavimenti
Il tetto riprende un tema già riconoscibile come un vero il nuovo volume del corpo in pietra e dalla pittura murale
presente nell’Asilo dei ciechi fabbricato rurale del Ticino, principale, che ospita circa di Mario Chiattone raffigu-
di Lugano (1934-1936), desti- anzi, altri elementi quali il fi- sessanta posti al piano terreno. rante la Ticinella, che simboli-
nato ad avere un ruolo impor- nestrone arcuato della sala da Altri tavolini sono sulle balco- camente collega l’edificio con
tante nelle opere successive pranzo e i camini sporgenti nate. Il corpo minore contiene lo “Spielfest” Sacra terra del
dei fratelli Tami. I temi dell’e- sulle facciate nord e sud, dai invece la cucina e, al livello su- Ticino, lo spettacolo musicale
dilizia rurale ticinese vengono fantasiosi comignoli, rappre- periore, l’orchestrina. di Giovan Battista Mantegaz-
sottilmente evocati dal pro- sentano altrettanti temi di un Al suo interno, il grotto è ca- zi, su testi di Guido Calgari e
gettista, in particolare con la regionalismo alla moda. ratterizzato da uno spazio scene dello stesso Chiattone,
lobbia, balcone di legno tutto Il grotto sorge sul sito di un ot- fluido, con scale aperte che rappresentato all’Esposizione.
rivestito da pannocchie di gra- tocentesco casino delle feste, collegano fra loro i diversi li- A poca distanza dalla facciata
3

2 3 217
Veduta del fronte meridionale. Scorcio della “lobbia”.
G R OTTO TI C I N ES E

218 4
Prospetti meridionale
e orientale; piante ai due livelli.
G R OTTO TI C I N ES E

5 est è inserito il campo per il


gioco delle bocce. Più di tre-
cento coperti sono previsti al-
l’aperto nei due piazzali a set-
tentrione e a meridione del-
l’edificio, altri trenta sulla
lobbia.
Il Dörfli e il grotto ticinese in
particolare, conseguivano un
enorme successo di pubblico,
tanto da essere assunti a sim-
bolo dell’intera Esposizione,
alla quale nel frattempo era
stato dato dalla stampa il so-
prannome affettuoso di Landi.
I lavori di costruzione del grot-
to incominciavano a metà set-
tembre del 1938. La quasi to-
talità delle ditte coinvolte era
ticinese. L’inaugurazione av-
veniva il 20 aprile 1939, sedici
giorni prima dell’apertura uffi-
ciale dell’Esposizione. Oltre a
Chiattone, altri artisti ticinesi
erano chiamati a decorare l’e-
dificio. In particolare, Giusep-
pe Foglia realizzava la scultura
del Giocatore di bocce.
Dopo la chiusura della Landi,
l’edificio veniva demolito. Sul
sito, tra il 1961 e il 1964, su
progetto di Roland Rohn, era
edificato il Casino Zürichhorn.

5, 6 219
Veduta e disegno prospettico
della sala da pranzo.
Cappella funeraria von Riedemann La tomba della famiglia von d’accesso e il piano superiore L’edificio presenta tutte le
Riedemann veniva progettata alla quota del cimitero. L’edi- facciate di pietra e ha copertu-
all’esterno del perimetro del ficio presenta, infatti, un piano ra a capanna. È ripreso il lin-
Cimitero di Sorengo, a dare la terreno con la cappella e un li- guaggio ispirato al Romanico
Sorengo, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO direzione del futuro sviluppo vello inferiore con la cripta per ticinese della coeva Chiesa del
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 105 del camposanto. le sepolture. Sacro Cuore di Bellinzona,
RT T 2
1938 L’intervento risale al 1938, Il volume dell’edificio si perce- della quale la Cappella von
RT S FOT 2/2
con Carlo Tami epoca del primo ampliamento pisce nella sua interezza sul re- Riedmann sembra una varian-
del cimitero operato da Rino tro, dove il dislivello fa emerge- te in scala ridotta.
Tami. La cappella si colloca sul re completamente dal terreno Il pronao è caratterizzato
sito in modo da trarre dall’oro- l’abside della cripta, che late- dall’eccentrico arco d’accesso
grafia naturale gli elementi di ralmente si collega al muro del e da un secondo arco sul lato
valorizzazione del volume. terrapieno e come una rampa sud, con parapetti di muratu-
L’asse dell’edificio si sviluppa va a morire avvicinandosi alla ra alla quota del muro del via-
perpendicolarmente a quello chiesa. Sul lato frontale, rivolto letto d’ingresso. Sul lato op-
della chiesa parrocchiale, sul al cimitero, il vialetto d’accesso posto, il muretto in prossimità
margine della collinetta che lascia vedere solo il piano supe- della fronte si alza oltre la cap-
ospita tutte le strutture religio- riore dell’edificio, che assume pella a formare un vano per la
se. Un lungo terrapieno con- aspetto di cappella vera e pro- campana, tipologia del cam-
sente di mantenere il vialetto pria anziché di sepoltura. panile di Bellinzona.

220 1
Veduta della cappella;
sulla sinistra,
il cimitero di Sorengo.
2

2 221
Veduta del pronao d’ingresso.
3
Prospetto e sezione.
Villa Vella Dopo la sistemazione della sua no a fare arrivare sul posto tut- presenta le aperture principa-
casa luganese ad opera dei fra- ti i disegni di dettaglio neces- li, i servizi: cucina e stanze per
telli Tami, la vedova di Alfre- sari per concludere i lavori. la servitù sul lato est. La zona
do Vella commissionava loro Villa Vella sorge ai margini di servizio è disimpegnata da
Forte dei Marmi, Lucca (Italia) ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO una casa di vacanza a Forte dei della pineta, su un ampio ter- un largo corridoio frontale, il-
1939-1940 RT C 112 Marmi. La costruzione inizia- reno confinante a ovest con la luminato da una sequenza di
RT T 8
con Carlo Tami va alla fine del 1939 e nell’esta- strada litoranea. È costituita piccole finestre quadrate sotto
RT S 6/4
te del 1940, quando l’Italia en- da volumi diversi, disposti tra la gronda, tali da consentire il-
BIBLIOGRAFIA trava in guerra a fianco della loro in modo da disegnare una luminazione e ventilazione,
Casa di vacanze 1940 Germania, non era ancora ter- L che delimita un patio aperto pur mantenendo un filtro vi-
minata. Dopo aver visitato di- a ovest verso il mare. La casa suale tra la zona stessa e il pa-
verse volte il cantiere, i Tami si sviluppa su un piano, con il tio, vero e proprio soggiorno
erano costretti a interrompere soggiorno-studio sul lato me- all’aperto. Il lato settentriona-
i controlli diretti, ma riusciva- ridionale del patio, sul quale le del patio è chiuso da un

222 1
Prospetti e sezione del corpo di
fabbrica con la zona di servizio.
VILLA VELLA

muro che sorregge un portico – tema sovente riproposto da pietra a vista e con aperture pietra. Altri particolari ri- del Sacro Cuore, nella gram-
aperto verso il patio e con un Rino Tami nei progetti di case di tipo rustico. mandano a progetti più noti: matica è pure presente un ri-
grande arco a ovest. L’ingres- unifamiliari – sotto la quale è In considerazione della vici- l’arco del portico alla Cappel- chiamo alla villa di campagna
so padronale è sul patio attra- ricavata una nicchia arcuata nanza del mare, si legge una la von Riedmann, la trifora di Mino Fiocchi e Emilio
verso la porta-finestra del sog- con all’interno un divano. marcata componente medi- del soggiorno e l’archetto sul- Lancia per la V Triennale di
giorno. La casa si connota cosí Sul lato sud del soggiorno, terranea provenzale, in parti- la facciata sud al Sacro Cuo- Milano. La copertura del sog-
come residenza esclusivamen- un’apertura porta a un picco- colare nella pendenza del tet- re, il camino al Grotto ticine- giorno con una falda unica
te di villeggiatura. lo chiosco denominato «ango- to e nella mancanza di gron- se. Soltanto le finestre della molto lunga rappresenta l’an-
Il piano superiore è limitato al- lo del pettegolezzo», analogo da, raccordata da una gola al- facciata est hanno proporzio- ticipazione di un tema che
l’angolo tra i corpi est e sud, e alle «finestre dei fiori» dei le falde del tetto in coppi. Ta- ni e ritmo urbano e richiama- troverà ampio svolgimento
contiene due camere da letto progetti luganesi. Le facciate le dettaglio è già presente in no la facciata d’ingresso della nelle opere successive.
con un bagno. Vi si accede da sono simili a quelle di altre Casa Cattaneo a Madonna Biblioteca cantonale di Luga-
una scala nel soggiorno, paral- opere coeve dei fratelli Tami, del Piano (1935) che però ha no. Se nel gioco dei volumi
lela al muro esterno del locale intonacate su uno zoccolo in facciate completamente in pare di riconoscere la sintassi

2 223
Prospetto del fronte principale,
sezione sullo studio
e sul soggiorno,
piante ai due livelli.
Palazzo Pax Sull’area liberata a seguito ne dell’architetto Bruno Bossi. tive ai tre piani intermedi e re-
delle demolizioni del quartie- Carlo Tami, fra l’altro consi- sidenziali nell’attico.
re Sassello, esito del concorso gliere d’amministrazione della Il piano terreno è quasi tutto
d’architettura del 1935, nel società di assicurazioni basile- occupato da una pellicceria. Il
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO novembre del 1940, per conto se, chiedeva alla Pax che gli ve- primo piano è collegato al ne-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 115 di un gruppo di investitori, nisse dato l’incarico di proget- gozio del piano terreno con
RT S 8/2
1940 Carlo Tami si era interessato tare il nuovo edificio. La Pax una scala elicoidale centrale,
progetto all’acquisto del lotto d’angolo inizialmente si dichiarava di- sul modello di quella della Bi-
con Carlo Tami affacciato su via Nassa, sulla sponibile a una collaborazione blioteca cantonale.
nuova piazza retrostante e sul- tra i due studi, Bossi e Tami; I tre piani intermedi presenta-
la via di collegamento, per poco dopo, però, i fratelli Ta- no gli uffici affacciati all’ester-
realizzarvi uno stabile. mi e Bruno Bossi venivano in- no e i servizi su un ampio poz-
Il fratello Rino aveva pronta- vitati a presentare autonoma- zo luce centrale. L’ultimo pia-
mente steso il progetto di mas- mente il proprio progetto e il no è un attico residenziale.
sima. La società proprietaria preventivo di massima. Una variante prevede la desti-
dei terreni di Sassello, la Il progetto Tami consta di un nazione del primo piano a pa-
S.A.C.S., benché avesse già in edificio a gabbia, porticato su sticceria tea room, con cucine al
corso con Carlo Tami i preli- due lati, col vano scale all’in- quinto. La sala da tè al primo
minari della vendita, decideva terno, contro l’unico lato cie- piano con ampie vetrate entra-
di cedere il lotto alla Pax Assi- co della casa. Prevede attività va in uso proprio in quegli anni
curazioni, fattasi avanti in un commerciali al piano terreno nelle strade commerciali delle
secondo tempo su sollecitazio- e all’ammezzato, amministra- principali città della Svizzera

224 1
Piante ai vari livelli;
a destra, piante di una seconda
soluzione per i piani destinati
a una pasticceria.
PA L A Z Z O PA X

tedesca. Del progetto Tami so-


no conservate due varianti per i
prospetti, una più moderna,
con le colonne in cemento ar-
mato dei portici sulle quali è
appoggiata la soletta e con
grandi finestre ai piani superio-
ri, e la seconda, sviluppata per
la presentazione, più classica,
con portici ad archi a tutto se-
sto, colonne di tipo rustico e fi-
nestre di dimensioni minori,
con l’eccezione della vetrata
continua angolare al primo pia-
no per la sala da tè.
La Pax, infine, affidava il lavo-
ro a Bossi giudicandone il
progetto piú economico. An-
che Bossi sviluppava due va-
rianti per i portici, una con ar-
chitravi e la seconda, quella
poi realizzata, con archi.

2 3 225
Prospetti della soluzione Sezione longitudinale
con portici ad architravi. e prospetto su via Nassa della
soluzione con portici ad archi.
Casa Elsener I fratelli Tami venivano incari- La facciata principale è molto esplicito con Casa Müller a
cati di progettare per la signo- semplice. Tutte le pareti ester- Porto Ronco, del 1949, Tami
ra Wally Elsener una piccola ne del soggiorno sono vetrate, svilupperà la concezione della
casa di vacanza sul ripido pen- per consentire il massimo godi- casa volume poggiato su un
Campione d’Italia, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO dio che sovrasta il monumen- mento del panorama del lago, muro. È da notare come que-
Como (Italia) RT C 116
tale arco di Campione d’Italia. del monte San Salvatore e del sto stesso tema sia già presente
RT T 17
1941 RT S 8/6 Per raddrizzare una parte del golfo di Lugano. Verso ovest a Castagnola in una casa sulla
con Carlo Tami RT S FOT 3/1 terreno e ricavare un giardino tre grandi finestre del soggior- riva del lago, progettata dall’ar-
BIBLIOGRAFIA piano, i Tami disegnano un no coprono la lunghezza di ol- chitetto Leo Bühring nel 1936.
Guyer, Kettiger 1946, p. 101 muro di contenimento in pie- tre 6 metri. La superficie inter- Nei primi mesi del 1941, men-
Bill 1949, fasc. III tra e vi adagiano sopra il sem- na della casa è ridotta e i locali tre procedeva l’iter dell’ap-
Harbers 19511, p. 26
plice volume della casa. Il mu- sono accuratamente studiati in provazione del progetto da
Harbers 19512, p. 95
Aloi 1952, fig. 168 ro funge da facciata del piano funzione dell’economia di spa- parte del Comune di Campio-
Case per vacanze 1953 inferiore, mentre il giardino si zio. Il tetto con carpenteria di ne d’Italia, la committente de-
sviluppa terrazzato su un lato legno presenta una falda unica cideva che questa casa sareb-
del piano superiore. Sebbene con piccola inclinazione verso be diventata residenza stabile
l’ingresso principale sia al pia- il retro. È accuratamente stu- anziché di vacanza, come ori-
no inferiore, a quel livello i lo- diato il rapporto tra casa e giar- ginariamente previsto. I Tami
cali sono adibiti solo ad atti- dino, disegnato nei dettagli da adeguavano gli impianti alle
vità di servizio; la casa vera e Rino Tami. nuove esigenze, ma l’aspetto
propria si sviluppa infatti al Con Casa Noseda, dello stesso dell’edificio è rimasto quello
piano superiore. anno, e in modo ancor più della casetta di villeggiatura.

226 1
Prospetti, piante ai due livelli
e schema planimetrico
(prima soluzione).
CAS A E LS E N E R

2 3 227
Disegni di dettaglio dell’armadio Pianta del piano principale.
a muro nel soggiorno.
4
Veduta del fronte verso valle.
Casa Noseda Agli inizi del 1941, il dottor mento che sostiene il volume zione comunica con la cucina,
Noseda, farmacista di Chiasso, della casa e forma un giardino sempre sul retro, con il sog-
incaricava i fratelli Tami della piano laterale. giorno sul fronte, con il corri-
progettazione di una casa uni- Come in Casa Elsener, i locali doio delle due camere da letto,
Morbio inferiore, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO familiare per la sua famiglia a abitativi sono al piano superio- e si apre su un pergolato dietro
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 120 Morbio inferiore, sul pendio a re e comunicano con il giardi- le camere.
RT S 10/2
1941 monte della strada cantonale. no, mentre l’ingresso principa- Il soggiorno è caratterizzato
RT S FOT 3/7
con Carlo Tami Agli inizi di giugno, gli archi- le si trova al piano inferiore. da un ampio bovindo che ne
BIBLIOGRAFIA tetti richiedevano la licenza di L’ampio vestibolo si conclude dilata la superficie verso la
Habitation de M. N.-C. à Chiasso costruzione e nel corso dell’e- con la scala a rampa unica che vallata. Sul lato opposto alle
1944 state aprivano il cantiere. conduce al piano superiore. Al camere, inserita nel volume
Due case nel Ticino 1946
Harbers 19512, p. 94
Casa Noseda rappresenta una piano dell’ingresso si trovano della casa, una piccola veran-
Bernasconi 1957 continuazione e un approfon- soltanto i servizi tecnici e la da coperta funge da pranzo e
Negrini 1983 dimento del tema avviato con stanza della domestica. In cor- soggiorno all’aperto, contigua
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati Casa Elsener a Campione d’I- rispondenza dell’arrivo della al giardino.
1992, p. 70
talia: il progetto si caratterizza scala al piano superiore, il di- Nella facciata principale, il
per il lungo muro di conteni- simpegno sul retro dell’abita- muro di pietra è integralmente

228 1
Prospetti, planimetria, piante ai
vari livelli e sezione trasversale.
CASA NOSEDA

percepibile nella sua estensio- vetro. Il piano superiore è in- pluvio mediano parallelo alla muro di pietra continuo, ri-
ne: si dipana dal garage, sul vece contraddistinto dalla giu- lunghezza della casa. spetto a Casa Elsener a Cam-
confine, e seguendo l’andamen- stapposizione del vuoto della L’originale forma della coper- pione d’Italia, pur avendo ana-
to sinuoso delle curve di livello veranda coperta e del pieno tura, a due falde rovesciate, si loga funzione è qui sviluppato
oltrepassa la casa e termina delle camere, inframmezzati ritrova in diverse case coeve di organicamente, e la dolce si-
con una scalinata di raccordo dal forte volume del bovindo, Pietro Lingeri, a partire dalle nuosità che segue l’andamento
tra i due livelli. Da muro di so- a sua volta poggiato a sbalzo “ville per artisti” sull’Isola del terreno ne fa percepire la
stegno diventa parete in corri- sul vuoto del portone d’in- Comacina (1935-1939). morfologia anche all’interno.
spondenza del garage e della gresso al piano inferiore. Il tema del bovindo, caro a Sal- Mentre Casa Elsener, con le
casa, dove è forato da sequen- La parete piena, intonacata, visberg, esprime una ricerca di sue ridotte dimensioni di resi-
ze di ridotte aperture delle fi- presenta una piccola finestra a rinnovamento del linguaggio denza di vacanza è riconduci-
nestre dei locali retrostanti. feritoia per la zona del camino anche nell’edilizia residenziale, bile al tipo del padiglione, Ca-
2
All’ingresso della casa, il muro nel soggiorno e due finestre ma la sua costruzione in legno sa Noseda, di dimensioni po-
si interrompe per un’ampiez- per le camere, munite di per- dalla componente rustica, con i co piú che analoghe, grazie al-
za pari all’effettiva larghezza siane scorrevoli e che costitui- travetti del tetto visibili in fac- l’estensione del muro di pietra
dell’atrio. Il vano è tamponato scono una sorta di nastro. ciata, frena l’intento innovati- assume l’immagine di residen-
dal portone di ferro battuto e Il tetto è a due falde, con com- vo. Il tema compositivo del za borghese.

2 3 229
Scorcio della scala Veduta del fronte verso valle.
dal piano superiore.
Appartamento Tami La società Supercinema, di cui
erano azionisti i fratelli Carlo e
Olinto Tami, aveva acquistato
la palazzina in via Gerso, co-
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO struita per sé nel 1927 dall’ar-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 119 chitetto Jean Crivelli, ticinese
RT S FOT 8/7
1941-1943 attivo professionalmente a La
con Carlo Tami DICASTERO DEL TERRITORIO, LUGANO Chaux-de-Fonds.
EDILIZIA PRIVATA, 1533
La bella casa di gusto déco ha
BIBLIOGRAFIA
tre piani, ciascuno occupato
Guyer, Kettiger 1946, pp. 100-101 da un unico, grande apparta-
Wohnung des Architekten 1948 mento. Nel 1943 al piano se-
Arbeiten der Architekten Carlo und minterrato, aperto sul fronte
Rino Tami 1950
verso via San Gottardo, su
Harbers 19511, p. 47
Volonterio 1955 progetto di Rino veniva realiz-
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati zato un nuovo piccolo appar-
1992, p. 71 tamento, destinato allo stesso
Rino e alla sua novella sposa.
1

230 1 2
Scorcio del bovindo. Prospetto dell’edificio verso
via San Gottardo;
nella parte basamentale, a sinistra,
il bovindo di casa Tami
(primo progetto).
A P PA R TA M E N T O TA M I

Tami aggiunge un volume late- Tami riesce a ricavare due nuo-


rale, che va a sparire sotto il vi piccoli alloggi con accesso
giardino soprastante, e uno diretto dall’esterno – composti
frontale, a bovindo, che rompe da soggiorno, studio, cucina,
l’integrità elegante e cittadina camera e bagno –, compensan-
della casa ex Crivelli. do la ristrettezza delle superfici
Nel progetto del 1941 il bovin- con la fluidità degli spazi e con
do era previsto in legno e dal arredi in buona parte fissi. A
linguaggio moderno, con mon- questi si aggiunge, nell’apparta-
tanti alternati a sette specchia- mento destinato ai coniugi, un
ture e ritmo salvisberghiano, tavolo da pranzo con piano di
ma nel 1943 viene eseguito in cristallo e sedie che riprendono
maniera differente, in muratu- gli arredi da giardino, realizzati
ra, con finestre munite di per- con tondino liscio continuo
siane tradizionali esterne scor- curvato dipinto di bianco.
revoli. Sull’altro lato della fac-
ciata trova esecuzione un inter-
vento analogo.
3

3 231
Vedute della camera da letto
e del soggiorno.
4
Pianta.
Ristrutturazione e ampliamento I fratelli Tami si accingevano da, un secondo fabbricato di to e un bagno intermedio, aper-
di Casa Ernst alla ristrutturazione e all’am- un piano ospitava il garage e te su un patio comunicante con
pliamento della casa di vacanza dei piccoli locali di deposito. il soggiorno ma separato dal
a Melide dell’industriale di L’intervento dei fratelli Tami ri- giardino, a ovest, da un muro.
Melide, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Aarwangen Hermann Ernst badisce l’allineamento dell’edi- La continua sorpresa dell’inte-
Cantone Ticino (Svizzera) RT S FOT 2/13 nell’ottobre del 1942. ficio al muro di confine orienta- razione tra interno ed esterno,
SCT C 4
1942 Il terreno sul quale sorgeva la le del terreno, lungo tutti i 57 coperto e scoperto, fa riferi-
SCT S 6
con Carlo Tami casa, tra la strada cantonale e il metri della sua estensione, e mento all’architettura tradizio-
lago, era sistemato a giardino completa l’edificazione in mo- nale dell’estremo oriente. La
romantico, con vialetti sinuosi do da ottenere un continuo dal- veste architettonica è invece
che si concludevano lungo il la strada al lago. Il riordino fun- eclettica: su una base tradizio-
muro di contenimento che sali- zionale e geometrico di tutti i nale alla “Grotto ticinese” si in-
va dalle acque del lago. locali crea un percorso longitu- nestano sia elementi moderni,
Addossata al confine est del dinale che dal portone del gara- quali il passaggio coperto costi-
terreno, la casa preesistente ge conduce fino al trampolino tuito da una tettoia di legno con
consisteva in un anonimo fab- montato oltre il muro sul lago, un traliccio e portata da esili co-
bricato di un piano, largo circa attraverso un alternarsi di spazi lonne sempre di legno poggiate
cinque metri, che dalla linea chiusi, patio e passaggi coperti. su elementi di metallo, sia ele-
mediana del terreno si svilup- A nord del soggiorno, con una menti storici, come una cornice
pava verso il lago, mentre, sem- protuberanza dell’asse trasver- di finestra barocca evidente-
pre addossato al muro di confi- sale, nasce un nuovo corpo di mente ricuperata da un edificio
ne est, ma dalla parte della stra- fabbrica con due camere da let- antico.

232 1
Sezioni, planimetria, pianta,
disegno prospettico
del passaggio coperto
e prospetto principale.
R I STR UTTU R AZ I O N E E AM P LIAM E NTO D I CASA E R N ST
2

2 3 233
Scorci del passaggio coperto. Veduta del patio dal giardino.
Facciate per la Centrale elettrica Ottenuto nel maggio del 1942 di 16 x 47,5 m, con al suo in- L’offerta della Aar e Ticino di
del Lucendro il diritto di sfruttamento delle terno un unico spazio di 12,5 prendere parte alla competi-
acque del bacino dei laghi Lu- m di altezza per la sala macchi- zione non venne indirizzata al-
cendro e della Sella, la società ne, e di un secondo corpo ad lo Studio Tami bensì diretta-
Airolo, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO “Aar e Ticino S.A. di Elettri- esso perpendicolare di 16 x 31 mente a Rino. In quegli anni,
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 110 cità” iniziava la realizzazione m, suddiviso in cinque livelli. infatti, si andava costituendo la
RT T 3-6
1943 della diga con le condotte for- Per entrambi i corpi era fissata sezione ticinese della Federa-
RT S 2/6
con Carlo Tami zate e la progettazione di una la stessa altezza in gronda. Le zione Architetti Svizzeri della
BIBLIOGRAFIA nuova centrale idroelettrica a condizioni prevedevano muri quale, a differenza del fratello,
Il nuovo grande impianto idroelettrico poca distanza da Airolo, all’im- perimetrali in pietra di cava Carlo non avrebbe fatto parte.
1941 bocco della Val Bedretto, sulla della Leventina, eventualmen- Tra i progettisti invitati figura-
E.F. 1944
A.R. 1945
sponda sinistra del Ticino. L’e- te intonacati. Nella facciata vano anche Alberto Camen-
L’impianto Lucendro 1945 dificio veniva dimensionato su- longitudinale, corrispondente zind e lo Studio Witmer-Ferri.
Un giubileo 1945 gli impianti necessari, quindi, il alla sala macchine, era da con- Il 3 febbraio 1943 Rino Tami
A.R. 1946 31 dicembre 1942, la società siderare la presenza della se- inviava alla Motor-Columbus
Bernasconi 1957
invitava alcuni architetti ticine- quenza di pilastri di cemento una tavola di progetto da lui
Tami 1959
Impianti elettrici per le ferrovie 1983 si a studiarne i prospetti. armato – parte dell’intelaiatura firmata, che portava in calce
Carloni 1984, p. 50 Gli atti del concorso consiste- destinata a sorreggere il ponte anche il motto «Ritmi», ac-
Caglio 1991 vano in una planimetria 1:1000, interno scorrevole all’altezza compagnata da una sintetica
Kunstführer durch die Schweiz 2005, e nei piani della centrale in sca- di 4 m dal suolo – dalla sezione relazione architettonica arti-
p. 568
la 1:200. La disposizione inter- in esubero rispetto allo spesso- colata in sette punti. L’archi-
na era prestabilita in dettaglio: re previsto per la facciata. Era- tetto vi spiegava di aver im-
l’edificio, con impianto a L, sa- no richiesti i prospetti in scala postato il progetto sulla ricer-
rebbe stato costituito da un 1:100 unicamente dei due af- ca di semplicità e del caratte-
corpo di fabbrica rettangolare facci maggiormente visibili: a re «ciclopico», termine evi-
Oriente, verso Airolo, e a Mez- dentemente non riferito alla
zogiorno, verso il Ticino, men- mole dell’opera, quanto piut-
tre lo studio degli altri quattro tosto all’espressione della po-
era rimandato a un momento tenza che da questa si sarebbe
successivo. sviluppata sotto forma di
Secondo l’ente banditore «Le energia elettrica. Altro punto
facciate devono far risaltare sul quale Rino Tami concen-
con dignità di forme lo scopo a trava la sua attenzione era il
cui è adibito il fabbricato e dimensionamento delle fine-
adattarsi per quanto possibile stre. L’architetto reputava le
al carattere locale». Incaricata aperture ampie inadatte al
della direzione lavori era la paesaggio alpino. Per quanto
Motor-Columbus di Baden, al- concerneva la sala macchine,
la quale gli architetti avrebbe- l’affermazione si traduceva in
ro fatto pervenire le loro pro- forma grafica con la loro sud-
poste. Il termine di consegna divisione nelle due tipologie
degli elaborati era fissato al 3 di illuminanti e di ventilazio-
febbraio del 1943. ne, queste ubicate in fitta se-
Nelle intenzioni del commit- quenza sotto la gronda, le pri-
tente, in un mese i partecipanti me, nel registro inferiore, dal-
avrebbero ideato due facciate le dimensioni necessariamen-
per un organismo già disegna- te ingenti, spartite in piccoli
to: una pelle autoportante, indi- vani per mezzo di griglie di
pendente dalla struttura dell’e- cemento armato. Si ripeteva
dificio, ma con caratteristiche lo schema della parete vetrata
1
tali da garantire a un tempo del deposito della Biblioteca
funzionalità interna e inseri- cantonale, ma esclusivamente
mento nel paesaggio montano. in chiave estetica, poiché i

234 1
Planimetria generale.
C E NTR ALE E LETTR I CA D E L LU C E N D R O

serramenti erano indipenden- Dalla corrispondenza conser- non solo ottenevano mano li- ventilazione, sono ristrette fino Cuore di Bellinzona, con ele-
ti dall’orditura esterna. vata nell’Archivio Tami tra- bera nel condurre il lavoro, ad assomigliare a finestre di menti lapidei a spacco, rettan-
Nel prospetto laterale, il regi- spare un lungo confronto tra ma il loro incarico era esteso a chiesa. Nel corpo annesso so- golari, di varie grandezze, dalle
stro inferiore presenta apertu- gli architetti, intenzionati a ot- tutte le facciate dell’edificio e no disegnate sequenze di luci fughe ridotte, suddivisi tra
re a scacchiera che forano la tenere mano libera in tutti i al tetto del corpo secondario. di 1,20 m di larghezza. Il col- bianco di Osogna, nero di Lo-
muratura in pietra con ritmi campi del loro incarico, e la Per la ridotta disponibilità di mo del tetto a capanna di que- drino, bianco e grigio di Ca-
serrati, dove i vani ravvicinati Motor-Columbus, che ambiva ferro in tempo di guerra, la sto elemento è spostato dal stione. Ottenuta l’approvazio-
sono risolti staticamente con invece a prendere il soprav- presenza del cemento armato centro del fabbricato, in modo ne, nell’autunno del 1943, i
architravi di pietra. Nel regi- vento per ricercare le soluzio- nelle strutture doveva essere da abbassare la quota della fal- Tami stendevano il progetto
stro superiore, le poche aper- ni meno costose. I fratelli Ta- limitata all’indispensabile. da orientale e instaurare un esecutivo delle facciate. L’edi-
ture sono riquadrate con bloc- mi, preoccupati che il loro La nuova soluzione di Rino migliore rapporto con il volu- ficio era già in costruzione dal-
chi di granito. Come modello progetto fosse alterato, il 24 Tami prevede nella sala mac- me principale. La congiunzio- la primavera precedente.
per l’orditura delle facciate era aprile 1943 chiedevano l’inter- chine finestroni ad arco ribas- ne tra i due corpi è marcata da Per la soluzione adottata non
presentata la Chiesa del Sacro vento di Hans Hofmann. L’ex sato, secondo il modello della una grande superficie finestra- si può parlare di tettonica, tut-
Cuore (1936-1939). architetto capo dell’Esposizio- Centrale elettrica del Kastel a ta, suddivisa in quadrati da tavia il sistema strutturale ri-
Il 26 febbraio la Motor-Co- ne nazionale del 1939, dove Formazza (Verbania) di Piero un’intelaiatura di granito. sulta in linea generale coeren-
lumbus comunicava ai Tami Rino Tami aveva ricoperto il Portaluppi del 1922-1923, so- Il 28 maggio, nell’estremo ten- te. I finestroni ad arco ribassa-
che in base al giudizio dell’ar- ruolo principale tra i progetti- luzione peraltro già presente tativo di risparmiare sui costi to della sala macchine sono
chitetto Hans Hofmann, allora sti ticinesi, ne assecondava le nella proposta di Camenzind. di costruzione, la Motor-Co- privi di architravi di cemento
titolare della cattedra di Archi- aspirazioni. Il 10 maggio, a Ba- Alle aperture si alternano i pi- lumbus proponeva una mura- armato. Una trave di bordo di
tettura al Politecnico di Zuri- den, si teneva un incontro tra lastri sporgenti della struttura tura esterna in rasa pietra e in- beton, occultata da un rivesti-
go, il loro progetto era stato Hofmann, i Tami e i rappre- del ponte mobile, che rivestiti dicava come esempio la Cen- mento di pietra, è presente sul-
prescelto per l’esecuzione, e sentanti della Motor-Colum- di pietra assumono l’aspetto di trale di Küblis. I Tami insiste- la sommità delle murature
informava che una nuova di- bus. Con l’intermediazione contrafforti. Anche le aperture vano invece per seguire il mo- esterne a contrastare la spinta
sposizione dei locali avrebbe del professore, i progettisti, sotto la gronda, destinate alla dello della Chiesa del Sacro del tetto e a unire tra loro le
modificato l’impianto previsto.
La seconda stesura del proget-
to, con la rinuncia dell’impian-
to a L, determina la riduzione
del secondo corpo sul quale si
sovrappone il volume princi-
pale, confermato nelle sue di-
mensioni.
Copie degli elaborati grafici
della Motor-Columbus, con-
servate nell’Archivio Tami, do-
cumentano due diverse varian-
ti delle aperture della sala mac-
chine, la prima con finestre al-
te e strette dimezzate da un
montante centrale in cemento
armato, sul genere delle aper-
ture della Centrale elettrica di
Küblis, opera di Nicolaus
Hartmann del 1921, la secon-
da con finestrature dilatate,
dall’ampia superficie suddivisa
da elementi di cemento armato
in dodici quadrati di 1,30 m di
lato. Si tratta di soluzioni poco
felici, sicuramente proposte
dalla stessa Motor-Columbus
ai Tami senza esito.
2

2 235
Veduta del fronte orientale.
C E NTR ALE E LETTR I CA D E L LU C E N D R O

236 3 4 5
Prospetti principali della sala Sezione longitudinale Disegni di dettaglio
macchine (progetto di concorso). e trasversale della sala macchine. della facciata della sala macchine.
C E NTR ALE E LETTR I CA D E L LU C E N D R O

facciate in assenza di collega- nel loro progetto di facciata nelle facciate della sala mac- cia”, raffigura un uomo che netti e lisci volumi delle Cen-
menti con la struttura retro- per lo stabilimento Morandi a chine, sia per l’uso della pie- prende forma da una parete trali sorte in Svizzera negli
stante. Payerne. Per semplicità di tra, sia per il ritmo compositi- rocciosa. anni Trenta (Ryburg-Schwör-
Durante la costruzione, gli esecuzione, al loro interno vo istituito nel primo esempio In un testo sulla Centrale (Ta- stadt, Wettingen e Chandoli-
strutturisti della Motor-Co- era inserita una sottile anima dai piedritti degli archi, nel mi 1959), l’architetto spiega- ne), segna il ritorno di una ri-
lumbus riuscivano a ridurre di cemento armato. secondo dai contrafforti, re- va di averne ricercato il cor- cerca di solidità e qualità del-
la sezione dei pilastri del pon- Differenti nel tipo di para- sponsabili in entrambi i casi retto inserimento nel paesag- la costruzione in grado, come
te mobile, in modo da conte- mento e di aperture, la Cen- di una sacralità dell’edificio gio attraverso l’uso della pie- nel caso di Küblis, di espri-
nerli all’interno della facciata, trale di Küblis, del 1921, alla industriale, componente che tra e le forme vernacolari. La mersi con l’utilizzo dei mate-
nell’ingombro delle struttura. quale aveva fatto riferimento al Lucendro veniva ribadita ripresa della pietra dopo la riali e delle morfologie tradi-
I Tami non rinunciavano ai più volte la Motor-Colum- dalla scultura “michelangio- Chiesa del Sacro Cuore di zionali.
contrafforti, elementi archi- bus, e quella del Lucendro, lesca” collocata sopra il por- Bellinzona, in un edificio uti- La centrale è entrata in attività
tettonici ormai parte della presentano un tratto comune tone d’ingresso. L’opera, di litario, quindi tendenzialmen- nel gennaio del 1945.
composizione. Li avrebbero nei volumi tradizionali, carat- Remo Rossi e intitolata “For- te destinato a espressioni ar-
riproposti ancora nel 1948 terizzati dai tetti a falde, e za che si sprigiona dalla roc- chitettoniche moderne quali i

6 237
Particolare del fronte
della sala macchine.
Casa Hofer, detta “La Piccionaia” Risale all’autunno del 1943 il ottobre, veniva inviato a Gia- relativa alla concezione gene-
progetto di una casa di vacan- como Prati il 15 novembre. rale lo fosse, o se piuttosto la
za per una cittadina svizzera Nella lettera accompagnato- si debba al capomastro Prati.
tedesca, la signora Hofer, su ria, i Tami lo avvertivano di A favore della prima ipotesi
Castagnola, Lugano ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO un terreno a Castagnola di aver aggiunto una piccola ca- sta il fatto che la famiglia Prati
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 119 proprietà della famiglia del mera da letto rispetto all’uni- avrebbe in seguito costruito la
RT T 21
1943-1945 capomastro Giacomo Prati. ca richiesta oltre al soggiorno casa a fianco senza rivolgersi
RT S 9/4
con Carlo Tami RT S FOT 3/4-5
Il sito, in forte pendenza, si e alla camera studio, e defini- ai Tami; a sfavore la supposi-
trovava a valle della strada, a vano la concezione della casa zione, confermata dalla corri-
BIBLIOGRAFIA sud della Chiesa di San Gior- «fuori del normale e del co- spondenza Tami-Prati, che la
Due case nel Ticino 1946 gio la cui Casa parrocchiale mune». La scelta del numero signora Hofer fosse in contat-
Harbers 19512, p. 71
era stata ristrutturata dai Ta- e del tipo di locali era eviden- to con il secondo piuttosto
Case per vacanze 1953
Negrini 1983 mi tra il 1939 e il 1941. Il pro- temente della signora Hofer; che con i primi.
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati getto di Casa Hofer, datato 30 non è chiaro se anche quella Il problema della pendenza del
1992, pp. 64-65

238 1
Schizzi prospettici
(progetto del 1939).
CASA HOFER

sito nel progetto veniva risolto volume plastico dell’abitazio- soggiorno all’aperto e da filtro principale mostra un palese pano sul quale si adagiano le
con un muro di contenimento ne. Come in Casa Noseda lo tra abitazione e giardino. Il riferimento alla casa d’abita- due falde della copertura e an-
in pietra, in corrispondenza del zoccolo oltrepassa l’ampiezza volume superiore è caratteriz- zione con atelier di Max Bill a ticipa uno schema che compa-
piano delle cantine, sul quale si della casa superiore ma, ri- zato dal gioco dei pieni e dei Zurigo Höngg del 1932-1933. rirà nella casa colonica dell’A-
sarebbe appoggiato il volume spetto a quella, si introduce vuoti: una grande vetrata per Non così per la più bassa e ri- zienda agricola Frieden (1944-
della casa vera e propria. un elemento di novità con il il soggiorno-pranzo a doppia dotta facciata posteriore, ca- 1949) di Novazzano.
Il concetto era già presente patio aperto frontalmente e altezza, per valorizzare la vista ratterizzata da una scacchiera Non è chiara la ragione del-
nelle Case Elsener di Campio- coperto da un pergolato, dove panoramica del lago, piccole di aperture e da una sequenza l’abbandono di questo pro-
ne d’Italia e Noseda di Mor- due colonne reggono un ar- aperture per le camere da let- di fonti di luce sotto la gron- getto. Si può supporre che la
bio (entrambe del 1941), ma chitrave destinato a segnare la to su livelli sfalsati rispetto al- da, entrambi elementi ripresi committente abbia preferito
in questo caso veniva svilup- continuità del muro-zoccolo. la zona giorno. Nell’asimme- dalla coeva Centrale elettrica ricercare una soluzione meno
pato ulteriormente con l’ac- Questo spazio a livello delle trica disposizione dei pieni e del Lucendro. La facciata est dispendiosa, visto che in se-
centuazione del contrasto tra cantine è chiamato «giardinet- dei vuoti, quasi grafica, l’im- presenta invece un’elevazione guito il terreno veniva suddi-
il muro rustico e massiccio e il to architettonico» e funge da paginazione della facciata simmetrica, conclusa dal tim- viso in tre lotti.

3 4

2 4 239
Studio del fronte principale Prospetto laterale
(progetto del 1939). (progetto del marzo 1944).

3
Casa Bucher,
prospetto principale.
CASA HOFER

Nel marzo del 1944 i Tami ela- La casa è ora costituita da due corpo minore. L’ambiente scala a sbalzo sulla facciata oc- a trovarsi più alto. Verso valle
boravano un progetto comple- elementi: una torre con base frontale è destinato al soggior- cidentale dal piano d’ingresso la casa presenta ora quattro
tamente nuovo. Da moderna, quadrata di 6,50 m di lato su no, i laterali alla cucina e al- al superiore con accesso dal piani fuori terra, verso monte
la casa assumeva fisionomia tre piani con copertura a padi- l’ingresso. Il piano superiore soggiorno; interno, tramite soltanto due.
rustica. Non è possibile sapere glione, e una costruzione ad- si suddivide in due camerette. una scala ad angolo lungo le Per la scala era scelta l’ubica-
quanto il gusto della commit- dossata sul retro in posizione Il piano inferiore ospita un due pareti a occidente e set- zione interna che veniva fatta
tente abbia influito sul cam- baricentrica a sezione minore, portico aperto solo frontal- tentrione. Non c’è collega- corrispondere anche con il
biamento, data l’irreperibilità soli 3,50 m, profondità cre- mente per il soggiorno all’a- mento diretto con il portico collegamento al piano inferio-
di una corrispondenza diretta scente dal pianterreno al pri- perto. Il vano occupa solo la nel piano inferiore. re, ma era necessario un incre-
tra lei e l’architetto; la signora mo, con un’estensione di 4,90 metà anteriore della superficie Il progetto veniva rielaborato mento delle superfici, che por-
Hofer è spesso menzionata m e con copertura a falda uni- dell’edificio, mentre il retro è nel maggio del 1944 per la do- tava a rinunciare alla pianta
nelle missive tra i Tami e Prati, ca con colmo sotto la gronda interrato. Al piano giorno il manda di costruzione. Era ag- quadrata. L’ampiezza saliva a
la cui impresa realizzerà l’edi- del corpo principale. Il secon- corpo stretto è sfruttato sol- giunto un ulteriore livello sot- 7 m e la profondità a 6,70. La
ficio, ma non compare mai in do elemento salda completa- tanto per il portico d’entrata, to il piano terreno e sopra scala esterna applicata sulla
prima persona. Sarà Giacomo mente la torre al pendio retro- mentre al piano superiore vi quello del portico, destinato facciata veniva ricuperata in
Prati a firmare la domanda di stante. sono ricavati il bagno e un ri- ai servizi. La maggiore altezza parte per dare accesso diretto
costruzione in vece sua, e il Il piano principale è al livello postiglio. Il collegamento tra i fa in modo che il tetto del cor- al piano inferiore.
trapasso di proprietà avrà luo- intermedio. L’accesso si trova piani è presentato in due va- po sul retro non vada più a Nel progetto del maggio 1944
go a edificazione terminata. sul retro, coperto a galleria dal rianti: esterno, attraverso una morire nel terreno, ma venga si legge la scelta del materiale

240 5
Prospetto principale
delle soluzioni corrispondenti
al progetto del marzo 1944
(a sinistra) e al progetto
realizzato (a destra).
CASA HOFER

per le facciate: pietra a spacco. cm, di conseguenza, l’ampiez- za, dove il patio e la grande nello Studio Tami, pur con alternate all’intonaco), Casa
Gli elementi complementari za della facciata principale sa- apertura del soggiorno favori- particolari innovativi e un’ese- Bucher con le sue due campa-
sono di repertorio regionalisti- liva a 7,30 m. vano l’interazione tra interno cuzione raffinata come per la te appare chiaramente ispira-
co: i vani delle finestre sono La struttura portante è la mu- e esterno, i termini del discor- coeva Centrale elettrica del ta dal progetto della “Pinte
dotati di gelosie applicate, da- ratura perimetrale. In questo so sono rovesciati: la casa as- Lucendro. Il precedente di- Valaisanne” concepito da
vanti alle camere del piano su- caso non c’è una doppia mu- sume un carattere protettivo e retto della Piccionaia è Casa Jean-Pierre Vouga per la
periore si apre un balcone-log- ratura come nella Chiesa del chiuso, quasi una casa-torre di Bucher di Montagnola, pro- Landi del 1939, pubblicato
gia a struttura lignea, sul col- Sacro Cuore (1936-1939), ma San Gimignano, sentimento gettata e costruita dai Tami ma non realizzato.
mo del tetto è fissata una ban- all’interno i muri sono sempli- rinsaldato dalla rastremazio- nel 1940. Casa Bucher ha un Nei particolari, la Piccionaia
deruola che riproduce la sago- cemente intonacati. Gli oriz- ne. Quasi tutte le aperture so- seminterrato con un portico è apparentata alle più signifi-
ma di un gallo. La scala ester- zontamenti sono di legno. no raggruppate nella facciata frontale a due archi, un piano cative opere realizzate dai Ta-
na è prevista con lastre di gra- Per il riscaldamento la casa di- meridionale: tre al piano gior- intermedio e uno superiore mi in questo periodo nell’am-
nito a sbalzo sulla facciata a spone solo della stufa nell’in- no e all’inferiore, il balcone- con loggia sotto il tetto rag- bito del regionalismo. Il bal-
costituire le pedate, e un para- gresso e del camino nel sog- loggia al superiore. La pietra a giungibile da una scala esterna cone rustico del secondo pia-
petto di ferro. giorno, posti nel centro della vista delle facciate dai corsi ir- laterale. Pur con una conces- no riproduce l’analogo della
Nel progetto esecutivo, risa- casa, con la canna fumaria che regolari e con piattabande so- sione ampia al gusto pittore- residenza dei Padri Cappuc-
lente all’agosto del 1944, lo oltrepassa il tetto in corri- pra le aperture riprende il di- sco rispetto alla Piccionaia cini annessa alla Chiesa del
spessore dei muri perimetrali spondenza del colmo. scorso architettonico regiona- (archi a tutto sesto, superfici Sacro Cuore di Bellinzona,
di pietra era quantificato in 45 Rispetto al progetto di parten- lista affrontato in questi anni in pietra a vista più rustiche e l’arco ribassato del portico

6 241
Prospetti, sezione trasversale
e piante ai vari livelli.
CASA HOFER

aperto del piano inferiore ri-


prende le finestre della Cen-
trale elettrica del Lucendro.
La casa assume la denomina-
zione di “La Piccionaia”, pro-
babilmente attribuita dai Ta-
mi già nel 1944, più precisa-
mente al momento del cam-
bio del progetto. Non manca-
no nel curriculum dei Tami
esempi di opere alle quali essi
hanno conferito un nome che
poi si è consolidato (Torchio,
Solatia, Cardo). In questo ca-
so la denominazione va riferi-
ta sia al volume a torre, che
forse si vuole collegare alla ti-
pologia storica del roccolo, sia
alla grande apertura delle ca-
mere che richiama i cassoni
per l’allevamento dei piccioni.
La licenza di costruzione ve-
niva concessa il 7 agosto 1944
con la condizione, imposta
dalla Commissione delle bel-
lezze naturali che i montanti
di legno del balcone-loggia,
previsti obliqui con inclina-
zione verso l’esterno, fossero
raddrizzati. L’esecuzione non
ne teneva conto. La costruzio-
ne, iniziata poco dopo, è stata
portata a termine nel 1945.

242 7
Veduta della casa.
Ristrutturazione di Casa Sulzer I signori Sulzer-Hässig, dopo una costruzione del tutto nuo- presentano finestre molto am-
una lunga ricerca assistita dai va, che si presenta come un pie e un loggiato con pilastrini
fratelli Tami, nel 1944 acqui- ibrido tra una palazzina di di ferro a vista che, con la leg-
stavano a Muzzano un piccolo città e una villa. gera costruzione del pergolato
Muzzano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO rustico detto “La vigna” e ne Allo zoccolo in pietra costitui- sul tetto-giardino, vogliono
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 116 commissionavano loro la ri- to dal piano terreno delle can- dare alla casa un aspetto mo-
RT T 16
1944-1945 strutturazione. tine, con portone d’ingresso derno, contraddetto però dal-
RT S 8/3
con Carlo Tami RT S FOT 2/14 I committenti esigevano un ad arco, si sovrappongono lo zoccolo rustico.
cospicuo aumento della su- due piani d’aspetto identico, All’interno, il soggiorno non
perficie abitabile, che rendeva con facciate intonacate, zona manca di un richiamo alla tra-
necessario intervenire radical- giorno e camere, sormontati dizione locale, con il soffitto
mente sulla casa. da un tetto-giardino, che la ligneo e il camino in pietra.
Tutto intorno all’edificio esi- pendenza del terreno pone al- Durante i lavori, che terminano
stente il progetto aggiunge la quota del giardino retro- nel 1945, viene costruito il ga-
nuovi muri, per ricavare locali stante, con cui comunica. rage sul confine, staccato dalla
ampi, realizzando così di fatto I due piani dell’appartamento casa, in pietra rustica a vista.

1 2

1 2 243
Piante ai vari livelli, Veduta del fronte verso valle.
schema planimetrico, prospetti
laterale e principale.
Azienda agricola Frieden Durante la seconda guerra mon- per scegliere gli architetti cui to, in cambio del finanziamento
diale, per potenziare la produ- affidare la progettazione di delle nuove edificazioni.
zione locale, anche in seguito alla nuove masserie nelle aree bo- Nell’ottobre del 1944, Rino Ta-
chiusura delle frontiere, in Tici- nificate. mi presentava il primo progetto
Novazzano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO no venivano avviati su ampia Rino Tami era tra i partecipanti per la costruzione della Masse-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 127 scala progetti di bonifica di e veniva selezionato. Nell’ago- ria Frieden a Novazzano. Il la-
RT T 63-64
1944-1949 terreni malsani da convertire sto del 1944 gli era quindi affi- voro si sarebbe protratto per
RT S 25/2-3
con Carlo Tami RT S FOT 5/1 ad uso agricolo. dato l’incarico di progettare diversi anni a causa delle lun-
Dal 1939, con diversi articoli tutti gli edifici necessari alla ghe procedure burocratiche.
BIBLIOGRAFIA sulla “Rivista tecnica”, Cino nuova azienda agricola che Gia- L’edificio progettato presenta
Bauernhof Frieden 1951 Chiesa denunciava le condi- como Frieden, proprietario del- un impianto a L e comprende
Boerderij te Novazzano 1954
Volonterio 1955
zioni abitative insalubri degli la fabbrica delle pietre fini di una casa d’abitazione per due
Carloni 1984, p. 56 agricoltori ticinesi e sollecita- Balerna, avrebbe realizzato sui famiglie, stalla, fienile, silos, de-
va un rinnovamento edilizio suoi terreni di Novazzano. La positi, concimaie e rimesse.
come indispensabile premessa proprietà Frieden aveva una di- Il progetto rimaneva fermo per
al rilancio del settore. Nel di- mensione di circa 230 000 metri un anno, mentre il signor Frie-
cembre del 1943, l’Ufficio quadri. Alla bonifica delle zone den, per mezzo di permute con
cantonale delle bonifiche fon- umide il proprietario provvede- i proprietari confinanti, si assi-
diarie bandiva un concorso va senza l’intervento dello Sta- curava il possesso di una super-

244 1
Veduta del complesso da sud.
AZIENDA AGRICOLA FRIEDEN

ficie incuneata nel terreno già i soprastanti fienili e i silos, e


di sua proprietà, giudicata ido- dal braccio dei depositi e dei
nea alla costruzione della mas- servizi che porta in testata la ca-
seria. Nell’autunno del 1945, sa colonica per due famiglie. La
Rino Tami adattava il progetto residenza è quindi opportuna-
alla nuova localizzazione, quin- mente separata dalle stalle, pur
di il proprietario avviava la ri- restando loro collegata da un
chiesta di sussidi, che si risolve- passaggio coperto.
va positivamente nell’estate Il braccio piú lungo, e dalla vo-
dell’anno successivo. Tra 1946 lumetria maggiore, è quello
e 1947 lo studio Tami stendeva delle stalle, dove in ordinata
i progetti esecutivi. In primave- sequenza trovano spazio tutte
ra si aprivano le gare d’appalto le funzioni legate all’alleva-
e, nel 1948, il cantiere. mento dei bovini.
Nell’impianto dell’edificio rea- Nella masseria di Novazzano
lizzato, le differenze con il pro- sono elaborati i temi dell’ar-
getto iniziale sono minime. Lo chitettura di derivazione rura-
schema a L è composto dal le che caratterizzano l’opera
braccio piú lungo con le stalle, di Tami negli anni Quaranta.
2

2 3 245
Veduta del fronte settentrionale. Sezione longitudinale e prospetto
del fienile; prospetto sulla casa
e sezione sul fienile, pianta, fronte
principale e piano seminterrato
della casa (primo progetto).
AZIENDA AGRICOLA FRIEDEN

246 4 5
Prospetto del fienile; prospetti Particolare della parete
e sezione trasversale del passaggio ventilata del fienile.
coperto; sezioni longitudinale
e trasversale del fienile.
AZIENDA AGRICOLA FRIEDEN

I materiali predominanti sono Cinquanta. Il primo progetto Alberto Camenzind nel 1945 vece, le solette di cemento ar- fori a sezione circolare che so-
la pietra e il legno. La prima, a presenta una componente ru- realizzava la Masseria San Grà mato sopra la stalla attraversa- stituiscono le tradizionali corti-
spacco, sempre a vista, è impie- stica assai marcata, appare pa- a Carona, ancora legata a un no i muri perimetrali, per esse- ne grigliate di mattoni sfalsati e
gata nelle strutture murarie ragonabile al campionario di linguaggio vernacolare alla re lette in facciata. Le aperture che costituiscono l’elemento
principali: muri della stalla, nuova edilizia rurale pubblica- Chiattone, con gli orizzonta- della stalla, di conseguenza, da piú appariscente dell’innova-
zoccolo della casa; il legno, sot- to da Cino Chiesa nel 1942 sul- menti in cemento armato a vi- arcuate diventano rettangolari. zione progettuale, ripreso nel
to forma di tavole verticali, vie- la “Rivista tecnica”, e caratte- sta all’interno dell’edificio, I davanzali, originariamente 1951 da Camenzind nella Mas-
ne utilizzato come tampona- rizzato da morfologie e mate- mascherati dalle facciate in previsti in granito rustico, sono seria Saluz di Sant’Antonino.
mento. Nella sequenza dei pro- riali tradizionali: logge, archi, pietra in cui si aprono le logge realizzati in cemento. Terminata la costruzione nel
getti della masseria si legge l’e- tamponamenti di mattoni a gri- della stalla, e gli schermi gri- Per le pareti ventilate dei fienili 1949, l’anno successivo la stalla
voluzione dell’architettura di glia e di tavole verticali, muri di gliati di mattoni del fienile. sopra la stalla sono utilizzati è stata ampliata con il prolun-
Tami tra gli anni Quaranta e pietra a vista e intonaco rustico. Nel progetto finale di Tami, in- elementi moderni di cotto, con gamento del braccio maggiore.

6 247
Disegno di dettaglio della parete
ventilata del fienile.
Restauro dell’Oratorio L’Oratorio tardo romanico di tore dei lavori. Il 23 febbraio unico pilastro in muratura di
di San Bartolomeo Croglio, dedicato a San Barto- 1944 il parroco scriveva ai fra- pietra. Malgrado le proteste
lomeo, ricco di affreschi quat- telli Tami per chiedere loro di del parroco, che riusciva a far-
trocenteschi, in parte coperti, seguire l’intervento. si sostenere da monsignor Da-
Croglio, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO versava in stato di degrado e L’opera prioritaria era il rifa- vide Sesti, amico dei Tami, nel
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 117 don Leone Bernaschina, par- cimento completo del tetto, chiedere un altare con quattro
RT T 31
1944-1945 roco di Castelrotto, sotto la che la Commissione voleva ri- gambe laterali sottili – richie-
RT S 11/7
con Carlo Tami cui giurisdizione si trovava l’e- portare alla forma primitiva, sta motivata da esigenze litur-
dificio sacro, agli inizi degli con le falde piú basse. Era an- giche e dal desiderio di non
anni Quaranta ne avviava il che richiesta la demolizione ingombrare la vista degli af-
progetto di restauro. dell’altare marmoreo esistente freschi –, esso era realizzato
Il Dipartimento del lavoro ave- per liberare gli affreschi del come da progetto, seguendo il
va già approvato la concessio- coro, e il rifacimento della ba- modello degli altari minori
ne di sussidi nell’ambito delle laustrata. I Tami stendevano per la Chiesa parrocchiale di
sovvenzioni a favore di nuove progetto e preventivo, e dopo Fusio, disegnati da Rino Tami
opportunità di lavoro per i di- il buon esito delle pratiche, i nel 1940. Su progetto dei Ta-
soccupati, ma la Commissione lavori venivano eseguiti nel mi veniva realizzato un nuovo
dei monumenti storici, per corso del 1945. tabernacolo in legno di noce e
concedere i finanziamenti del Con la demolizione dell’altare di pero. Davanti all’altare si
Dipartimento della pubblica barocco è liberata una piccola inserisce infine una nuova ba-
educazione per i restauri dei finestra. Il nuovo altare è di li- laustrata di legno e metallo in
monumenti, aveva richiesto la nee moderne, con una lastra sostituzione di quella marmo-
nomina di un architetto diret- di granito appoggiata su un rea soppressa.

1 2

248 1 2
Prospetto dell’altare e della Veduta del coro.
balaustra, di cui sono studiate
due soluzioni; pianta del coro.
Case popolari Il 23 agosto 1945 il Municipio dino. Il bando poneva l’accen-
di Lugano bandiva un concor- to sull’economicità del pro-
so di architettura che aveva getto. La giuria era composta
per oggetto la progettazione da due politici, ossia il sindaco
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO di una casa popolare-tipo per della città, ingegnere Giusep-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 124 la città, da edificare lungo l’ul- pe Lonati e l’ingegnere Paolo
RT T 28
1945-1948 timo tratto di via Trevano. Regazzoni, dall’architetto Al-
RT S 11/3
con Carlo Tami RT S FOT 3/12
Erano ammessi tutti gli archi- berto Camenzind e dai rap-
SCT C 7 tetti con domicilio a Lugano o presentanti degli ordini degli
SCT S 13-14 «attinenti» (ossia originari) architetti, Eugenio Cavadini
della città, anche se residenti per la SIA e Ginevro Demar- 2
BIBLIOGRAFIA
Concorso per la costruzione
in altri comuni svizzeri. Il pro- chi per l’OTIA.
di uno stabile in Lugano 1946 gramma di costruzione preve- Il 15 novembre, a conclusione apprezzava la «soluzione eco-
Soziale Wohnbauten in Lugano 1948 deva un edifico con tre piani dei lavori, il primo premio ve- nomicamente pregevole, orga-
Heckmann 1951 composto da 24 unità abitati- niva conferito al progetto nica e razionale». Segnalava
Volonterio 1955
ve, metà di tre locali e metà di «Costruire» dei fratelli Tami, però l’eccessiva ristrettezza
Bernasconi 1981
Carloni 1984, p. 48 quattro, un semisotterraneo il secondo a «Ticinese» di Ma- del gruppo dei servizi, tanto
per cantine e servizi, e un sot- rio Salvadé e il terzo a «U. Q.» da raccomandare al Munici-
totetto da adibire a solaio. di Pietro Giovannini. Il pro- pio di non conferire subito
Una scala con entrata indi- getto di Bruno Bossi veniva l’incarico ai Tami ma di ap-
pendente doveva servire 6 al- acquistato e ricevevano un in- profondire la progettazione.
loggi. Ogni appartamento do- dennizzo altri cinque lavori. Le indicazioni del bando ave-
veva disporre di un orto-giar- Del progetto Tami la giuria vano già circoscritto la libertà

1 2 249
Veduta degli edifici da via Trevano. Veduta del fronte
verso la corte.
CASE POPOLARI

di movimento degli architetti: ciascuna abitazione di un ba- re al livello del giardino la co- è piccola, ma è da valutare co-
erano definiti la tipologia edi- gno completo anziché, come municazione esterna tra fronte me un angolo di cottura aperto
lizia, il numero dei piani, la indicato nel bando, di doccia e retro, mentre ai piani supe- sul soggiorno.
copertura. Il progetto «Co- con wc separato. riori la superficie in piú va ad L’aspetto d’insieme è tradizio-
struire» denota l’abilità di Ri- Il Municipio decideva di au- aggiungersi ai due alloggi a nale, con lo zoccolo del se-
no Tami nel trovare una solu- mentare il numero degli ap- fianco. minterrato in pietra a vista, le
zione razionale ed economica partamenti da 24 a 36. Pren- Gli alloggi presentano un cor- superfici delle facciate intona-
all’interno delle condizioni deva così corpo l’idea di sud- po quadruplo abbinato a un cate nelle quali si aprono fine-
imposte. dividere l’edificio in due bloc- corpo doppio. stre di forma tradizionale con
L’autorità comunale chiedeva chi di tre elementi ciascuno. Il Dalla parte dell’ingresso il cor- persiane in legno applicate.
ai Tami di elaborare il proget- complesso è stato costruito ridoio centrale disimpegna una Unici elementi moderni sono i
to esecutivo e il preventivo en- nel 1947. L’architetto Mario camera frontale, servizi e log- pannelli in pietra artificiale del
tro l’1 luglio del 1946. Chiattone, nel collaudato del gia sul retro; la parte terminale tamponamento esterno del va-
Nella relazione allegata al pro- maggio del 1948, esprimeva è costituita da una camera no scale.
getto esecutivo i Tami affer- un giudizio molto positivo frontale e soggiorno pranzo sul La sobrietà delle case, con la si-
mano di essersi documentati sull’opera. retro; alla cameretta ricavata stemazione a giardino del terre-
sui progetti di case operaie co- I singoli blocchi di 6 apparta- sul cavalcavia si accede diretta- no dalla parte della via Treva-
munali di Zurigo. Essi insisto- menti sono collegati da un ca- mente dal soggiorno; la cucina, no, conferisce all’insieme un’a-
no sulla opportunità di dotare valcavia, in modo da permette- come già segnalato dalla giuria, ria di piacevole decoro.

250 3
Particolare del fronte principale
dalla strada.
CASE POPOLARI
4

4 6 251
Pianta del piano tipo. Scorcio della pensilina
d’ingresso.
5
Prospetto principale.
Teatro all’aperto Dopo la seconda edizione del- zoologico. Benché gli architet-
la “Rassegna internazionale ti lo definiscano «anfiteatro»,
del film” a Lugano, nel 1946 le si tratta di un teatro a gradoni
autorità cittadine desiderava- di tipo greco, con curvatura li-
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO no dotare la manifestazione di mitata, studiato in modo da
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 123 una sede idonea e stabile. A tal costituire il minimo ingombro.
RT T 24
1946 fine il consiglio comunale del- La sporgenza massima dei
RT S 10/4
progetto RT S FOT 3/10
la città votava la realizzazione gradoni rispetto al terreno na-
con Alberto Camenzind di un Teatro all’aperto da rea- turale è di 1,42 metri. La sce-
BIBLIOGRAFIA lizzarsi nel Parco Ciani, secon- na si eleva di circa tre metri,
Freilufttheater 1948 do il progetto di Rino Tami e ma è mimetizzata tra i grandi
Volonterio 1955
Alberto Camenzind. alberi retrostanti. La cabina di
Oechslin, Ruchat-Roncati 1998,
pp. 92-93 La zona prevista è uno spiazzo proiezione, più alta, è prevista
Machiné 2004 nei pressi del piccolo giardino di legno, per essere smontata

252 1
Prospetti e sezione longitudinale.
T E AT R O A L L’ A P E R T O

alla fine della manifestazione.


Il progetto è studiato in funzio-
ne di un inserimento dolce e ri-
chiede il sacrificio di pochissi-
me piante. Contro la decisione
del consiglio comunale veniva
però lanciato un referendum,
che aveva luogo il 2 giugno
1946 e che, riuscito, costringe-
va la città a rinunciare alla rea-
lizzazione, cosicché la manife-
stazione trovava una nuova se-
de nel parco del Grand Hotel
Locarno di Muralto.

3 4

2 4 253
Pianta. Schizzi di studio della scena.
3
Planimetria generale.
Casa Benedick Con la casa per il direttore dei questa, un ulteriore piano abi- le solette in cemento armato e
grandi magazzini Innovazione, tabile ha l’uscita su uno stretto i tavolati in cotto.
Piero Benedick, i fratelli Tami terrapieno, oltre il quale ri- Gli spazi interni sono molto
affrontavano nuovamente, do- prende la forte pendenza del generosi, la zona giorno sfrut-
Viganello, Lugano ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO po diversi anni, il tema della terreno naturale. ta il dislivello dell’entrata e ha
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 122 progettazione ex novo di una Trasversale al principale si svi- un’altezza interna di 4 metri.
RT T 20
1946-1947 grande residenza unifamiliare. luppa il corpo delle camere, Impressionante è l’effetto can-
RT S 9/2-3
con Carlo Tami RT S FOT 3/2
Il terreno si trovava a valle del- anch’esso su due livelli a quote nocchiale dell’elemento cen-
la strada che collega Castagno- intermedie. Caratteristici della trale: dall’atrio d’ingresso, at-
BIBLIOGRAFIA la a Viganello, in posizione do- casa sono i muri in pietra di traverso la grande finestra sul
Sartoris 1948, pp. 388-390 minante e con vista della città Caprino e granito della Rivie- lato opposto, lo sguardo spa-
Wohnhaus in Ruvigliana 1948 di Lugano e del lago. Data la ra, che la dividono in tre parti: zia sul panorama del lago.
H.St. 1951
forte pendenza, la casa è collo- al centro in alto ingresso, cor- Il tema dei muri in pietra a vi-
Bernasconi 1957
50 anni di architettura in Ticino 1983,
cata con il retro vicinissimo alla po scale e uscita sul giardino sta che tagliano la casa, diffu-
p. 31 strada. L’accesso al garage, in in basso; su un lato la zona so nell’architettura italiana, ri-
Carloni 1984, p. 49 pratica sul tetto, è al livello del- notte: appartamento dei geni- tornerà spesso nell’opera suc-
la strada, mentre l’ingresso tori sopra, stanze dei bambini cessiva dei due fratelli. Fonte
all’abitazione si trova un metro sotto; sull’altro lato, zona gior- diretta per questo progetto
e mezzo più in basso. Dall’a- no sopra e servizi tecnici sotto. sembrerebbero le case di Lin-
trio, con una discesa di un altro Ai muri in pietra, che costitui- geri sul lago di Como, di poco
metro e mezzo, si raggiunge la scono la struttura portante antecedenti più della vicina
quota della zona giorno. Sotto della costruzione, si abbinano casa Manusardi a Cartabbia di

254 1
Piante ai vari livelli, sezioni,
prospetti, schema planimetrico.
CASA BENEDICK

Figini e Pollini (1942). L’abbi-


namento con un tetto tradi-
zionale a due falde smorza la
portata innovativa, mentre ac-
centua il legame con le radici
rurali ticinesi. Particolari co-
me gli elementi a griglia in
pietra artificiale su alcune
piccole finestre, anch’essi ri-
correnti nell’opera di Tami,
hanno doppia valenza: richia-
mano da un lato le pareti
traforate di granai e fienili,
dall’altro, per l’uso del cemen-
to armato, elementi moderni
di stampo perretiano. Anche i
balconi in pietra artificiale dei
corpi laterali interpretano in
chiave moderna un originale
rurale. In corrispondenza del-
le camere il rimando è il balla-
toio di legno compreso tra i
muri di pietra. Davanti al salo-
ne il balcone applicato è por-
tato da mensole murate. Ele-
menti verticali collegati alla
falda del tetto sporgente costi-
tuiscono un nuovo riferimen-
to alla tradizione rurale.
2

2 4 255
Scorcio del fronte verso il lago. Sviluppo in alzato di una parete
del soggiorno;
3
studio per un tavolo.
Prospetto laterale.
2

Stabilimento biochimico farmaceutico Vittore La Fleur, titolare di sito di oltre 2000 metri quadri
La Fleur un’azienda produttrice di far- a Lugano, in via Cassarinetta,
maci a Milano, nel 1946 si ac- compreso tra la strada e la fer-
cingeva ad aprire un nuovo rovia e in leggera pendenza.
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO stabilimento in Svizzera per i Via Cassarinetta è l’asse del
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 117-118 prodotti destinati all’esporta- quartiere residenziale Cassari-
RT T 32-38
1946-1950 zione. Motivava la sua richiesta na, costituito da lotti di circa
RT S 12-13
con Carlo Tami RT S FOT 4/1
alle autorità con la maggiore 1000 metri quadri edificati a
reperibilità delle materie pri- villini, sorti a partire dai primi
BIBLIOGRAFIA me, e con il vantaggio di essere del Novecento tra la via per
Fabbrica La Fleur 1952 al riparo dalle agitazioni sinda- Pambio e la ferrovia.
Hunziker-kalksandsteine 1953
cali italiane. Per la sede dello La superficie acquisita da La
stabilimento veniva scelto un Fleur consisteva in due lotti tizione verticale delle facciate,
contigui ancora liberi, nella fa- le solette ne costituiscono le
scia piú a monte. Il progetto ri- linee orizzontali, oltre a fun-
sale al 1946 e viene approvato gere da travi veletta per l’al-
dal Municipio nell’ottobre di loggiamento delle tapparelle.
quello stesso anno. In questo modo si creano in
L’edificio è suddiviso tra la- facciata dei rettangoli, delimi-
boratori, uffici, autorimesse. tati dagli elementi strutturali e
L’esecuzione aveva luogo ne- tamponati inferiormente da
gli anni 1949-1950. Nel feb- mattoni di silico calcare e su-
braio del 1949 veniva conces- periormente dalle finestre a
so un sopralzo parziale, e il nastro. La soletta di copertura
progetto si ampliava con l’ag- si prolunga all’esterno della
giunta, sul retro, di un labora- facciata, rastremandosi a co-
torio. stituire una gronda. Anche il
Come per le ville progettate volume aggiunto al secondo
dai fratelli Tami in questo pe- piano presenta la struttura di
riodo, la facciata rispecchia cemento armato visibile in
una tripartizione volumetrica, facciata e un tamponamento
con il piccolo volume dell’atrio di perline, anticipazione del
d’ingresso al centro, e ai lati tema del successivo Stabili-
blocchi di diversa volumetria: mento Usego di Bironico.
a sinistra il corpo della produ- Il tamponamento di vetroce-
zione e a destra quello degli uf- mento del vano scale riprende
fici. In cima a quest’ultimo si il dettaglio costruttivo della pa-
situa l’appartamento del diret- rete nord del magazzino libri
tore, con il tetto piano sopra- della Biblioteca cantonale di
stante destinato a giardino. Lugano. Il rigore progettuale
La struttura dell’edificio è in- ricollega questo progetto diret-
tegralmente leggibile e separa- tamente al Razionalismo della
ta dai tamponamenti. È costi- Biblioteca, ma segna anche il
tuita da pilastri e solette di ce- superamento della fase salvi-
mento armato sempre visibili sberghiana di Rino Tami, che
in facciata. I pilastri di cemen- con la messa in evidenza della
to armato, esterni rispetto al struttura di cemento armato,
filo della facciata, sono rastre- ora nettamente distinta dai
mati. Il disegno del dettaglio tamponamenti, adotta gli sche-
evoca antichi contrafforti, e ri- mi del Razionalismo interna-
pete quello della facciata della zionale e appare più vicino al
Centrale elettrica del Lucen- progetto di concorso per il Pa-
dro. Se i pilastri fanno da par- diglione dei bambini di Luga-
1 no del 1934-1935.

256 1 2
Scorcio del corpo di fabbrica de- Veduta del fronte verso
stinato alla produzione. via Cassarinetta.
S TA B I L I M E N T O L A F L E U R

3 4 257
Pianta del piano terreno. Prospetto principale.
S TA B I L I M E N T O L A F L E U R

258 5 6
Scorcio dell’ingresso e veduta Disegni di dettaglio dei muri
dell’atrio dello stabilimento. di facciata.
Lottizzazione del parco Nel 1944, dopo la morte della funzione della loro piú o meno scuno indica una proposta di
signora Luisa Saroli-Grecchi conveniente edificabilità. volume edilizio. La villa, con
di Villa Sassa
Luvini, l’avvocato incaricato di Due anni dopo, conclusosi il il suo giardino arroccato sul
suddividerne i beni tra gli ere- passaggio della proprietà agli poggio nel centro della vasta
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO di chiamava i fratelli Tami a eredi, questi incaricavano i proprietà, rimane esclusa dal-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 133 stimare il valore della vasta fratelli Tami di elaborare un la lottizzazione, così come il
RT T 39
1946-1949 proprietà luganese di Sassa: piano di lottizzazione e di far- bosco a valle, in direzione est.
RT S 14/1
progetto circa 34 000 metri quadrati tra lo approvare dalla municipa- Una nuova strada trasversale,
con Carlo Tami le vie Tesserete e Zurigo, con lità, per potere in seguito pro- attestata sulla via Gerso, viene
al centro, su un poggio, la neo- cedere alla vendita dei singoli disegnata per raggiungere tut-
gotica Villa Luvini, detta ap- terreni edificabili. ti i terreni. Premessa per la
punto Villa Sassa. Per meglio Il progetto preconizza una lottizzazione e la successiva
stimare il valore del terreno, i suddivisione in 15 lotti di di- edificazione è la decisione di
fratelli Tami attuano una fitti- mensioni variabili tra 700 e evitare che le nuove costruzio-
zia suddivisione in otto aree, in 1800 metri quadri, e per cia- ni ostacolino reciprocamente

1 259
Planimetria del piano
di lottizzazione per il parco.
PA R C O D I V I L L A S A S S A

la panoramica verso il lago, ri- mente esterno al volume della


cevano una insolazione buona casa, le aperture a bovindo
e non portino al sacrificio del- triangolare per consentire una
le piante più pregiate del par- più ampia vista sul lago. Un
co. Gli architetti fissano quin- progetto per tre palazzine ge-
di le altezze massime per cia- melle viene sviluppato fino agli
scun lotto e prescrivono in via esecutivi. Le palazzine, con
generale il tetto piano. copertura piana, a due livelli
L’anno successivo il Munici- oltre all’attico e al seminterra-
pio di Lugano approvava il to e con un solo alloggio per
progetto di lottizzazione. piano, presentano il tema del
Nel 1949 i Tami, su incarico di confronto tra il cemento ar-
potenziali altri acquirenti, ela- mato delle strutture orizzon-
boravano anche proposte edi- tali, leggibile in facciata, e il
ficatorie per i lotti affacciati su tamponamento di pietra dove
via Tesserete, con progetti le finestre con il parapetto di
schematici di palazzine dotate legno interrompono comple-
di un solo alloggio per piano. tamente la cortina della fac-
Fanno qui la loro prima com- ciata.
parsa temi importanti, antici- Rino Tami concepisce anche
patori di progetti realizzati in una variante con paramento
seguito: il vano scale in cemen- in mattoni che potrà in segui-
to armato aperto e completa- to realizzare con Casa Solatia. 3

260 2 3
Prospetti e sezione Studio per la facciata
delle palazzine. delle palazzine.
Casa Morandi Leonardo Morandi da Bombi- volge ai fratelli Tami, pure di quindi quello delle camere da
nasco, nel Malcantone, alla fi- origini malcantonesi. letto. Ognuno dei blocchi ha
ne dell’Ottocento si era trasfe- Il terreno prescelto confina a profondità diversa, in modo
rito nella Svizzera francese, nord con una strada principa- da rendere chiaramente iden-
Payerne, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO dove aveva proseguito l’atti- le. L’edificio, a un solo piano, tificabili all’esterno le diverse
Cantone Vaud (Svizzera) RT C 121 vità di famiglia di fornaciaio è disposto parallelamente alla funzioni. Il corpo giorno pre-
RT T 25-27
1947-1948 fino ad aprire uno stabilimen- strada, dalla quale lo separa il senta quella maggiore e il suo
RT S 11/2
con Carlo Tami to proprio a Corcelles, nel giardino distanziatore. Il gara- asse principale è perpendico-
BIBLIOGRAFIA Cantone Vaud. ge è sul confine, collegato alla lare alla strada, l’intermedio
Lunga e consolidata I suoi discendenti, che aveva- casa da un passaggio coperto. quella minore, il finale, della
tradizione 2003 no sviluppato l’attività, man- La casa si presenta suddivisa zona notte, ha profondità in-
tenevano i rapporti con la ter- in tre blocchi distinti. Da ove- termedia e asse nuovamente
ra d’origine. Uno di essi, per st verso est si incontra il bloc- parallelo alla strada.
la costruzione della propria co della zona giorno, poi il Se il primo progetto prevede
casa a Payerne, nel 1947 si ri- corpo mediano dell’ingresso e un adeguamento alle tradizio-

1 261
Prospetti e sezione.
CASA MORANDI

ni vodesi, con i tetti a forte colare riprende un modello già basso zoccolo in pietra a vista spessore di 6 cm, disposti a
pendenza, il definitivo, con la utilizzato l’anno precedente che raccorda le facciate con le formare anonime riquadrature
pendenza abbassata, è piú vi- nella Casa Buri di Breganzona. diverse quote del terreno. all’interno delle aperture.
cino alle realizzazioni ticinesi Si ripete il particolare del can- Elementi di cemento a griglia, Il tema del garage separato, col-
dei Tami del periodo. nocchiale dell’atrio d’ingresso. previsti a tamponare le fine- legato alla casa da un passaggio
Anche la suddivisione in tre La morfologia nella casa di stre dei servizi, in fase esecuti- coperto, fa parte del repertorio
blocchi, che sarà ripresa piú Payerne è tuttavia più dimes- va vengono ridotti di numero, del maestro Salvisberg.
volte, rimanda direttamente al- sa. Le pareti esterne sono in- e sostituiti da altri, prefabbri-
la Casa Benedick ma in parti- tonacate e presentano solo un cati in cemento armato dello

262 2 3
Veduta della casa dal giardino. Piante ai vari livelli.
Palazzo postale Nel 1947 la Direzione delle mi, incaricati di elaborare il falde, sorge su un pendio e
costruzioni federali stendeva progetto definitivo. presenta tre piani fuori terra
un progetto di massima per il I Tami modificano in chiave verso valle, a sud, e un solo
nuovo edificio postale del vil- moderna l’aspetto fortemente piano verso monte, a nord.
Airolo, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO laggio leventinese di Airolo. vernacolare del progetto di Il piano superiore, affacciato
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 125-126 La primitiva sede, in prossimità partenza. Al posto del portico sulla strada cantonale, ospita
RT T 44-47
1948-1950 della stazione ferroviaria, dove- arcuato previsto dalla Direzio- l’atrio con gli sportelli, l’uffi-
RT S 15/3-5, 16/1-2
con Carlo Tami va essere abbandonata a favore ne delle costruzioni federali cio postale vero e proprio, i
BIBLIOGRAFIA di una localizzazione maggior- davanti all’ingresso che con- servizi di distribuzione e la
“Baublatt” 1949, pp. 114-115 mente accessibile e adatta al duce all’atrio con gli sportelli, consegna dei pacchi.
Postgebäude in Airolo 1963 trasporto su gomma. subentra una sottile pensilina La pensilina davanti all’in-
Per sostenere il progetto, il Co- in cemento armato. gresso si prolunga lungo tutta
mune di Airolo acquistava dal- Le facciate rivestite in pietra ri- la facciata e la oltrepassa, fino
le Ferrovie federali un terreno chiamano la Centrale elettrica a diventare copertura per
che metteva a disposizione del Lucendro e la Chiesa del un’area destinata alla sosta dei
dell’Amministrazione postale. Sacro Cuore di Bellinzona. furgoni e alle operazioni di ca-
Agli inizi del 1948 il dossier ve- L’edificio, a pianta rettangola- rico e scarico.
niva consegnato ai fratelli Ta- re, coperto da un tetto a due Il piano intermedio accoglie

1 2 263
Particolare delle aperture Veduta dell’edificio dalla strada
del fronte occidentale. cantonale.
PA L A Z Z O P O S TA L E

264 3
Prospetti.
PA L A Z Z O P O S TA L E

una sala riunioni, servizi inter- maggiore leggerezza rispetto


ni della posta e per il persona- alle altre facciate in pietra. A
le. Il piano inferiore è invece fianco dell’edificio, una scali-
occupato dall’autorimessa per nata esterna collega il livello
quattro autopostali e si affac- superiore a quello inferiore.
cia su un piazzale asfaltato de- I fratelli Tami presentavano il
stinato alle manovre dei veico- progetto con la richiesta di li-
li. La facciata sud, caratteriz- cenza edilizia nel giugno del
zata al piano inferiore dalle 1948. I lavori di costruzione
aperture dei garage, infram- iniziavano nella primavera del
mezzate soltanto da due pila- 1949 e terminavano nell’au-
stri, sopra i portoni dei garage tunno del 1950.
perde il rivestimento in pietra I Tami disegnavano anche tut-
ed è invece intonacata fino al- to l’arredo specifico della po-
la gronda, a significare una sta. A tal fine ricevevano dalla
Direzione delle costruzioni fe-
derali disegni per strutture ana-
loghe già realizzate in altre lo-
calità della Svizzera, che ridise-
gnavano sulla base delle speci-
fiche richieste, per fare esegui-
re ogni opera da ditte locali. La
nuova posta di Airolo veniva
inaugurata il 3 settembre 1951.
4 5

4 5, 6 265
Veduta dell’edificio dalla strada Vedute dei fronti occidentale
cantonale. e meridionale.
1

Case popolari “Pro familia” L’amministratore apostolico


del Ticino, Angelo Jelmini, nel
1948 incaricava i fratelli Tami e
l’architetto Giuseppe Antonini
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO di progettare un quartiere di
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 124
case popolari in un terreno sul
RT T 48
1948-1950
RT S 16/3
lato meridionale di via Beltra-
con Carlo Tami mina, appositamente acquista-
e Giuseppe Antonini to dalla Curia luganese. Come i
Tami, Antonini aveva già svol-
to diversi incarichi per la Curia
e, in particolare, nel decennio
precedente aveva ideato il Pa-
lazzo Vescovile.
Il progetto iniziale dell’insedia-
mento prevede un impianto a
pettine con quattro blocchi
dalla tipologia in linea, di tre
piani ciascuno. Uno degli ele-
menti è dispiegato lungo il con-
fine settentrionale del sito, i ri-

266 1
Prospetti orientale e occidentale.
2
Prospetti, sezione trasversale,
piante ai vari livelli dell’edificio
affacciato su via Beltramina.
C A S E P O P O L A R I “ P R O FA M I L I A ”

manenti tre sono disposti lungo unità: l’edificio settentrionale e, popolari comunali di via Treva-
l’asse nord-sud. Nella relazione a meridione, le due stecche la- no a Lugano (1945-1948) con
di progetto, Rino Tami insiste- terali. La superficie libera cen- la differenza che là un tunnel
va sui vantaggi dell’impianto trale è destinata a un asilo d’in- separa i blocchi abitativi; qui
planimetrico: l’edificio setten- fanzia, tema che riprende il dell’apertura è ancora leggibile
trionale era individuato come modello della Hof viennese. l’arco in facciata, ma la superfi-
una barriera contro i venti del Un nuovo progetto del 1949 cie viene occupata da locali di
nord. La disposizione in questo contempla il quarto piano per abitazione.
caso avrebbe consentito di ri- tutti i caseggiati. Approvato dal Come per le case di via Treva-
volgere i locali abitabili verso committente lo schema del no, gli edifici hanno un aspetto
sud, ma anche per gli altri tre quartiere, Antonini si occupava semplice e tradizionale, con
gli affacci sarebbero stati favo- della progettazione e dell’ese- basso zoccolo in pietra a vista e
revoli con le camere a est e i lo- cuzione del blocco settentrio- superiormente superfici into-
cali di soggiorno a ovest. La nale denominato «tipo B», i nacate bucate da finestre di for-
presenza simultanea di due assi Tami dei due laterali, «tipo A». ma tradizionale munite di per-
differenti, secondo l’architetto Gli alloggi progettati da Anto- siane e tetto a falde con gronde
avrebbe anche evitato la mono- nini sono di taglio medio e pre- sporgenti. I vani scale presenta-
tonia visiva dagli alloggi. sentano un soggiorno-pranzo no aperture esterne schermate
Nella seconda stesura del pro- passante; il progetto dei Tami, da griglie costituite da bloc-
getto di quartiere il numero de- la casa «tipo A», con due allog- chetti di pietra artificiale di
gli edifici previsti scende a tre gi per piano, riprende le case ispirazione perretiana, segni
3

3 267
Scorcio delle logge
verso la corte.
4
Veduta delle case dalla corte.
C A S E P O P O L A R I “ P R O FA M I L I A ”

268 5
Planimetrie del primo
progetto e del progetto
realizzato.
6
Veduta del fronte su strada.
C A S E P O P O L A R I “ P R O FA M I L I A ”

volti a personalizzare un’im-


magine architettonica scarna,
vicina alla casa operaia nordal-
pina di area tedesca. Giunge-
vano all’esecuzione il blocco
di Antonini e, della coppia di
edifici progettati dai Tami, il
solo blocco occidentale.
Il cantiere si apriva nel set-
tembre 1949, dopo la conces-
sione da parte del Diparti-
mento del lavoro dei sussidi
per la creazione di occasioni
di lavoro in favore dei disoc-
cupati. Nel giugno del 1950
le due case risultano termina-
te. Il terzo edificio, pur realiz-
zato sull’area prevista dal
progetto iniziale, si deve a
Carloni e Camenisch ed è sor-
to circa dieci anni più tardi.
Nel 1970, in occasione di al- 7 8
cuni lavori di manutenzione,
le griglie di cemento dei vani
scale sono state distrutte.

7 8 269
Schizzo di studio Schizzi di studio per l’asilo.
della planimetria del complesso.
9
Pianta e prospetti dell’asilo.
Casa d’appartamenti Fischer Marcionelli Prendeva il via nel 1949, su in- to, e l’appartamento del semin- le case unifamiliari realizzate
(Casa Solatia) carico della signora Savina Fi- terrato occupa solo la metà an- dai Tami negli anni Cinquanta.
scher Marcionelli, la progetta- teriore della superficie della La zona di soggiorno è fronta-
zione di una palazzina di appar- casa, mentre l’area restante è le, cucina e sala da pranzo si
Lugano, BIBLIOGRAFIA tamenti signorili sul giardino a destinata a cantine e servizi. trovano sulla destra entrando
Cantone Ticino (Svizzera) Casa d’appartamenti 1952 sud della casa costruita per lei I cinque piani intermedi, tra e la zona notte sulla sinistra.
Hunziker-kalksandsteine 1953
1949-1951 C. e R. Tami 1953
dai fratelli Tami nel 1936. loro uguali, ospitano ciascuno Altra analogia con Casa Bor-
con Carlo Tami Volonterio 1955 Il nuovo edificio sarebbe sorto un alloggio. Il progetto presen- donzotti Respini è il terrazzo
Immeuble a Lugano 1956 a monte della nuova via Motta, ta schema planimetrico simile a sud. A questo si aggiunge un
Mehrfamilienhaus Solatia 1956 e a valle della sequenza di case a Casa Bordonzotti Respini a balcone a est, davanti alle ca-
Schwab 1964, pp. 168-173
60 Jahre Schweizer Architektur 1968 dei primi del Novecento di- Locarno, costruita dai fratelli mere da letto, comunicante
ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO 50 anni di architettura in Ticino 1983, spiegate lungo via Maraini, tra Tami nel 1934-1936. Scala e con il soggiorno, pure tipico
RT C 139 p. 33 gli alberghi Bristol e San Got- ascensore formano un’unità delle case unifamiliari, per
RT T 59 Carloni 1984, pp. 66-67
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati
tardo. I Tami presentavano alla disposta sul retro e parallela al esempio Casa Rossi a Soren-
RT S 24/3
RT S FOT 4/7 1992, pp. 76-77 committente il primo progetto lato lungo della casa. Dal vano go, dove però le camere si tro-
Hollenstein 1992, pp. 48-50 nel gennaio del 1950. scale si accede direttamente al- vano a un livello superiore ri-
Waltenspuhl 1993
L’edificio è previsto a sette pia- l’atrio dell’appartamento. spetto alla zona giorno.
Schweizer Architekturführer 1996,
p. 289 ni, con un appartamento a La distribuzione interna, pure I limiti di altezza sanciti dal
Navone 2004 ogni livello, e tetto piano non analoga a Casa Bordonzotti Re- piano regolatore, nello stesso
Kunstführer durch die Schweiz 2005, praticabile. L’attico è arretra- spini, è ancora quella tipica del- mese di gennaio obbligavano
p. 713

270 1 2 2
Prospetti della soluzione Veduta del fronte esposto a sud.
corrispondente al progetto
definitivo e non realizzata.
C A S A S O L AT I A

a ridurre l’altezza della casa di definitivo la scala resta esterna, centua la componente proget-
un piano. perpendicolare alla facciata. tuale geometrica e disegnata.
Nel progetto definitivo, risa- Tale scelta permette una mag- La doppia muratura consente
lente al giugno del 1950, la giore regolarità del perimetro di ricavare i vani per lo scorri-
scala è ruotata di 90 gradi e di- dell’edificio e, soprattutto, un mento delle persiane delle fi-
venta un elemento normale al- aumento dell’ampiezza delle nestre verticali, dall’ampiezza
la casa, aperto e completa- finestre dei locali di servizio a standard di 135 cm. Le fine-
mente esterno ad essa, mentre lato della scala: cucina, bagno stre di larghezza maggiore so-
l’ascensore rimane inglobato per gli ospiti e stanza della do- no invece attrezzate con per-
nel volume principale. mestica. Il bagno, in particola- siane avvolgibili.
La scala aperta, staccata dal re, guadagna l’affaccio diretto Il passaggio dall’intonaco al
volume dell’edificio, era già all’esterno, mentre nel proget- mattone silico-calcare corri-
presente nel progetto per Casa to iniziale la sua finestra si sponde a un cambiamento
Lonati del 1941, dove serviva apriva sul vano scale. della morfologia delle fine-
da collegamento tra due corpi Casa Solatia è caratterizzata stre. Inizialmente previste co-
di fabbrica distinti, così come dall’evidenza delle testate del- me fori nelle pareti intonaca-
in uno dei progetti per la pro- la struttura orizzontale, le so- te, più basse dei marcapiani,
prietà Sassa. Molto simile a lette in cemento armato, a co- dai quali le separano architra-
questo è un’altra variante, non stituire i marcapiani. I muri vi prefabbricati – nel progetto
datata ma firmata dalla signo- esterni, ancora nel giugno del di gennaio intonacati e in
ra Fischer, dove a monte del- 1950 sono previsti di mattoni quello del giugno successivo a
l’edificio principale, collegato intonacati. In un secondo vista – diventano poi tagli a
dalla scala, sorge un edificio tempo subentra la muratura tutta altezza nella muratura,
più piccolo, con tre locali per doppia, all’interno di cotto e dove necessario munite di pa-
piano ad uso di ufficio. all’esterno di mattoni grigi si- rapetti di eternit ondulato,
Caduta la possibilità dei due lico-calcari a faccia vista, dove con l’eccezione di quelle dei
edifici – non è dato sapere per le linee delle fughe vanno a bagni sulla parete nord. Sul
quale ragione – nel progetto costituire una griglia che ac- lato sud, i terrazzi interessano

272 3 4
Pianta del piano tipo. Prospetti settentrionale
e occidentale.
C A S A S O L AT I A

quasi tutta l’estensione della zona del pranzo all’aperto, trionali e i pilastrini d’acciaio zo, interrotto nella facciata
facciata. Sono caratterizzati presenta un tamponamento aggiunti al piano terreno sotto meridionale dai pilastri della
dall’intelaiatura in cemento traforato, con funzione di il corpo a sbalzo. struttura dei terrazzi. L’attico
armato che disegna quattro frangisole, costituito da ele- Gli orizzontamenti sono mas- è arretrato sul perimetro della
campate di dimensioni uguali menti di calcestruzzo disposti sicci e ai marcapiani corri- struttura principale ma con
a due a due, concluse e più a formare X incluse in quadra- spondono realmente le solet- un balcone continuo a est e a
ampie le centrali, aperte e più ti. Se è vero che il tema dello te, delle quali riportano lo sud, riparato dalla sottile
strette le laterali. schermo in muratura si può spessore massimo di 30 cm. gronda aggettante.
Con il vano scale arretrato, far risalire sia all’architettura Lo zoccolo in pietra, corri- La scala riprende l’intelaiatura
l’intelaiatura dei terrazzi costi- di Auguste Perret, sia all’edili- spondente al piano terreno, in cemento armato dei balconi
tuisce l’elemento più forte zia rurale lombarda, è proprio struttura muraria nel primo e presenta tamponamenti di
della composizione. Quantun- in questa accezione che Rino progetto, si trasforma anch’es- eternit ondulato intonacato.
que Rino Tami non abbia mai Tami se ne era servito per la so in rivestimento in pietra Casa Solatia è stata costruita
nominato Alvar Aalto riguar- prima volta, nel Grotto ticine- delle murature in calcestruz- nel corso del 1951.
do a questo progetto, Nicola se alla Landi di Zurigo del
Navone (2004) rimarca una 1939, con l’utilizzo di mattoni
citazione quasi letterale dei in cotto. Dagli anni Quaranta
balconi del Sanatorio di Pai- diventerà una costante nella
mio, opera del maestro finlan- sua opera, pur restando sem-
dese risalente al 1929, soprat- pre quantitativamente poco
tutto se il fronte meridionale è appariscente; solo in Casa So-
osservato in continuità con la latia lo sviluppo delle superfici
scala, in modo da percepire schermate in questo modo si
anche il profilo rastremato del fa quantitativamente interes-
pianerottolo. sante, tanto da caratterizzare
Un’ispirazione innegabile. Se l’intero progetto, dove, per l’a-
la soluzione dei balconi tratta- strazione geometrica, a preva-
ti in maniera da costituire un lere è senza dubbio la compo-
elemento volumetrico quasi nente perretiana.
staccato dalla casa è ampia- Al contrario della Casa Bor-
mente diffusa nell’architettura donzotti Respini, dove i terraz-
del Razionalismo e del dopo- zi di cemento armato sovrap-
guerra italiano – pensiamo a posti formano un corpo a sé
Cesare Cattaneo per il proget- stante, in Casa Solatia l’inte-
to Domus Iuris a Como del laiatura riesce a legare gli spazi
1934 e per la casa di Cernob- vuoti al volume principale.
bio del 1938, a Terragni per È suggerita anche una struttu-
Casa Rustici a Milano del ra a gabbia che non ha riscon-
1933-1935, e ancora alla fac- tro all’interno, dove i carichi
ciata verso il giardino della ca- sono generalmente distribuiti
sa di uffici e abitazioni di Figi- sui muri. Quelli che in faccia-
ni e Pollini in via Broletto a ta sembrano tamponamenti,
Milano del 1947-1948 –, tali sono in verità rivestimenti di
esempi si addicono meglio al- murature portanti. Il dubbio è
la facciata est di Casa Solatia, fugato dalla presenza di un pi-
caratterizzata da un elemento lastro che interrompe l’orditu-
a sbalzo dove si alternano bo- ra dei mattoni nella facciata
vindo e balconi, mentre Aalto settentrionale: voluto per irri-
resta la fonte più certa del gidire la struttura in corri-
prospetto meridionale. spondenza dell’elemento a
Citazione nella citazione: delle sbalzo, si è rivelato insuffi-
due campate centrali, quella di ciente, come dimostrano le
sinistra, che corrisponde alla crepe sui marcapiani setten-
5

5 273
Scorcio del corpo scale.
Casa Anta In parallelo a Casa Solatia, i prietà vicine, veniva rettificato vati i balconi. L’elemento a
fratelli Tami si dedicavano alla il confine meridionale, grazie a sbalzo è tipico del Razionali-
progettazione di una seconda una permuta portato parallelo smo italiano, ma la posizione
palazzina d’appartamenti a Lu- a quello settentrionale. centrale del balcone, che
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO gano, su un terreno a monte di Sul sito, l’edificio residenziale quindi diventa una loggia, è
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 139 via Gerso, confinante con il si attesta a monte, mentre a val- tema già affrontato da Tami
RT T 60
1950-1952 parco di Villa Maraini. Le pra- le, sulla via Gerso, viene pro- nelle case popolari di via Tre-
RT S 24/4
con Carlo Tami RT S FOT 4/8
tiche edilizie erano avviate dal- gettato un elemento a un piano vano a Lugano. Tetto a falde e
la società Supercinema, che con sette garage chiusi e, sul la- zoccolo rustico attenuano la
BIBLIOGRAFIA quindi vendeva il lotto con il to, un accesso pedonale al giar- matrice italiana.
C. e R. Tami 1953 progetto ai coniugi Plinio e Da- dino e alla casa retrostante. Nel progetto approvato, sopra
Negrini 1983
Carloni 1984, p. 52
lidia Antognini e alla moglie di La casa presenta quattro piani lo zoccolo rivestito di pietra le
Carlo Tami Pia Fumagalli. Per uguali tra loro, poggiati su un facciate sono previste intona-
osservare l’obbligo di distanza piano arretrato rivestito in cate. Durante l’esecuzione, Ri-
minima di tre metri dalle pro- pietra che fa da zoccolo e co- no Tami elaborava una varian-
pertura a falde a bassa inclina- te dove le testate delle cinque
zione. L’entrata si trova nel solette in cemento armato era-
seminterrato, in posizione no lasciate a vista, con tampo-
centrale sulla facciata princi- namenti in mattoni e aperture
pale. Sempre nel seminterra- che abbracciavano sempre l’in-
to, su ciascuno dei due lati vi tera altezza netta, soluzione si-
sono tre camere da letto sin- mile a quella adottata per le
gole con un piccolo servizio in facciate di Casa Solatia.
comune, destinate alle perso- Ma l’opzione veniva lasciata
ne di servizio degli inquilini. cadere a favore di quella a into-
Sul retro stanno la lavanderia, naco uniforme. Era tuttavia
le cantine e i locali del riscal- mantenuta l’altezza a tutta luce
damento. delle aperture, con tampona-
Ognuno dei quattro piani d’a- mento delle parti non traspa-
bitazione è suddiviso in due renti, ossia parapetto e archi-
appartamenti, simmetrici ri- trave, con pannelli di eternit
spetto al vano scale centrale. ondulato. Nelle murature peri-
Essi sono composti da un va- metrali del piano terreno il ce-
no atrio aperto sia sul soggior- mento armato è completamen-
no, dal quale è possibile sepa- te rivestito di pietra, e recupera
rarlo mediante un’ampia por- la morfologia dello zoccolo
ta scorrevole a scomparsa, sia massiccio, contrariamente alla
verso la zona pranzo sul retro, soluzione scelta per Casa Sola-
a fianco della cucina. Le due tia. L’immagine di semplicità
camere da letto sono laterali, data dalle facciate intonacate e
con bagno intermedio. Il sog- dalla copertura a padiglione
giorno con una grande vetrata viene smentita dalla generosità
si prolunga all’esterno sul- delle superfici interne degli ot-
l’ampio balcone frontale. to alloggi.
Il volume è caratterizzato dal Il progetto era approvato nel
corpo aggettante in facciata, gennaio del 1951 e si procede-
all’interno del quale sono sca- va all’esecuzione.
1

274 1
Veduta del fronte affacciato
su via Gerso.
C A S A A N TA

2 275
Prospetti, piante ai vari livelli
e sezione trasversale.
Stabilimento Usego Union Schweizerische Ein- Landquart, la direzione gene- co della sede stessa, la direzio-
kaufs-Gesellschaft Olten, in rale si rivolgeva al Ticino ac- ne aveva voluto opere inequi-
breve Usego, era denominata quistando a Bironico un terre- vocabilmente moderne.
dal 1910 la cooperativa fonda- no compreso tra la linea ferro- La scelta dei fratelli Tami per
Bironico, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO ta nel 1907 che forniva ai soci, viaria e la strada cantonale, con la realizzazione del nuovo de-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 142-144 dettaglianti, generi alimentari l’intenzione di costruirvi il posito di Bironico testimonia
RT T 50-57
1950-1952 e prodotti di uso domestico a quarto deposito decentrato, quanto negli anni Quaranta la
RT S 19-23
con Carlo Tami RT S FOT 4/5
buon prezzo, secondo il mot- raccordato con un binario in- fama dello studio si fosse diffu-
FONDO ALFIO CASANOVA to «Gute Ware billig» (pro- dustriale alla linea del Gottar- sa in tutta la Svizzera. Nel mar-
dotti di buona qualità a buon do. Scopo dell’operazione era zo del 1950, invitati a Olten, i
BIBLIOGRAFIA
prezzo). L’espansione conti- la realizzazione di uno scalo Tami ricevevano dalla direzio-
Il nuovo deposito dell’Usego 1952
Usego-Lagerhaus 1953
nua di Usego aveva portato ad provvisorio per tutte le merci ne di Usego l’incarico formale
Henn 1955, pp. 256, 296 aggiungere altri depositi a destinate ai duecento detta- di progettare l’edificio.
Volonterio 1955 quelli annessi alla sede di Ol- glianti ticinesi e mesolcinesi. Il mandato prevedeva anche:
Bernasconi 1957 ten, per coprire il territorio di La sede Usego di Olten, co- uffici per l’amministrazione,
Aloi 1959, pp. 138-140
tutta la Svizzera. struita nel 1922, esprimeva locali per i dipendenti, una
Negrini 1983
Carloni 1984, p. 53 Dopo aver realizzato le struttu- ancora un linguaggio architet- mensa, l’alloggio per il diret-
Schweizer Architekturführer re di Losanna nel 1930, Win- tonico classico, ma per gli edi- tore del deposito e i garage
1996, p. 280 terthur nel 1937 e averne mes- fici realizzati in seguito, com- per i furgoni destinati alla di-
sa in cantiere nel 1949 una a presi i nuovi magazzini a fian- stribuzione locale. Era anche

276 1
Disegno prospettico
dello stabilimento della
soluzione corrispondente
al primo progetto.
S TA B I L I M E N T O U S E G O
2

richiesta la possibilità di am- magazzino; il carico dei furgo- pliare il deposito è prevista
pliamenti seriori del deposito. ni al piano terra sul fronte verso sud, con l’aggiunta di
Nel giugno successivo i Tami ovest, sul piazzale verso la moduli strutturali, e in altezza
inviavano a Olten il progetto strada cantonale. Il blocco uf- con lo slittamento verso l’alto
di massima. Il complesso è ar- fici e servizi è perpendicolare dell’intera copertura. L’abita-
ticolato in tre elementi: deposi- al deposito, allineato con i zione del custode è inserita in
to, garage e corpo degli uffici suoi collegamenti verticali, e testata sul blocco degli uffici.
con le rimanenti funzioni. Del suddivide il piazzale in due Il deposito, articolato in due
deposito, addossato al binario aree: a meridione per il carico piani fuori terra, sotterraneo e
industriale, è previsto l’abbas- e a settentrione per la manu- piano solaio, è caratterizzato
samento rispetto al rilevato fer- tenzione dei furgoni, quest’ul- da una struttura puntiforme
roviario, mentre tutto il piazza- tima chiusa verso la strada con un modulo di 6,5 x 6,5
le è soprelevato di oltre un me- cantonale dall’edificio dei ga- metri, multipli e sottomultipli
tro, per ridurre la differenza di rage, parallelo al deposito. del quale costituiscono unità
quota tra ferrovia e strada can- L’accesso veicolare è previsto per le singole funzioni.
tonale a un’altezza corrispon- da sud, a fianco della ferrovia, Il corpo uffici si sviluppa su
dente a un piano dell’edificio. dalla strada che collega la can- un piano terreno e uno sotter-
Lo scarico delle merci dai va- tonale al villaggio; l’uscita è raneo, e il garage sul solo pia-
goni è quindi previsto al pri- invece diretta sulla cantonale no terreno con copertura a
mo piano sul fronte est del a ovest. La possibilità di am- terrazzo.

2 277
Veduta dall’alto del corpo
di fabbrica destinato a deposito.
3
Veduta del fronte d’ingresso.
S TA B I L I M E N T O U S E G O

La sintassi architettonica del


progetto è quella dello stabili-
mento La Fleur, con le struttu-
re in cemento armato del de-
posito e del corpo uffici visibili
in facciata, dove le luci tra i pi-
lastri sono tamponate con mat-
toni di silico-calcare che fun-
gono da parapetto per i nastri
di finestre. A differenza dello
stabilimento luganese, qui so-
no usati i pilastri a fungo il cui
4 effetto plastico accentuato è ri-
portato in facciata. L’innova-
zione vera è nella copertura,
dove il progetto prevede una
forma originale, con sezione “a
cappello” che uno schema gra-
fico nella relazione di accom-
pagnamento mostra assai più
favorevole per l’illuminazione
di quella tradizionale a capan-
na. Dai lati lunghi del magazzi-
no si innalzano due pareti di
legno con un angolo di poco
inferiore ai 90º rispetto al pavi-
mento, sulle quali poggia il tet-
to vero e proprio, costituito da

278 4 6
Sezione sul corpo di fabbrica Veduta dal basso
destinato a deposito e sugli uffici. della copertura del deposito
durante la fase del cantiere.
5
Planimetria generale.
S TA B I L I M E N T O U S E G O

falde pendenti verso l’interno l’allargamento del ponte sul Al di sopra della testata del sorgeva Casa Berta, per siste- convinceva che il profilo previ-
dell’edificio interrotte per tut- torrente che separa la pro- corpo degli uffici viene previ- marvi l’alloggio del direttore. sto presupponesse una eccessi-
ta la lunghezza da uno shed prietà dalla strada cantonale, sta la mensa, con un volume Il progetto dei fratelli Tami va complicazione della carpen-
continuo. cosicché diventa possibile rea- parzialmente a sbalzo su travi suddivide in due appartamenti teria. Proponeva quindi alla di-
La proposta progettuale veniva lizzare l’accesso veicolare in sporgenti rastremate, a ripara- il semplice edificio ottocente- rezione di Usego una copertu-
accolta con favore dalla dire- corrispondenza della già pre- re l’ingresso principale. sco dal volume cubico, costi- ra molto più semplice, a due
zione di Usego, sia per la solu- conizzata uscita. Il garage viene I corpi in aggetto su travi o tuito da un piano terreno di falde con un risalto centrale
zione funzionale, giudicata traslato fino a porsi a lato del mensole rastremate, già cono- cantine e due superiori di abi- per gli shed. La direzione, pur
molto buona, sia per l’estetica deposito, in modo che il suo sciuti nell’Italia del Razionali- tazione, e prevede una villetta delusa dalla banalità della nuo-
dell’edificio, confacente alla sotterraneo e il suo piano sot- smo, iniziano in questi anni a di un solo piano ad esso conti- va soluzione, tipica dei capan-
politica aziendale di immagine totetto possano essere a quello diffondersi sempre più fino a gua. noni industriali di inizio Nove-
moderna. Erano richieste solo aggregati come superfici di ma- diventare elemento abusato. Avviata la costruzione del de- cento, accettava la variante. Ri-
modifiche di piccola portata. gazzino. Il tetto a due falde In questa fase, Usego decideva posito nella primavera del no Tami modificava tuttavia il
Nel progetto definitivo, del- sfalsate consente l’apertura di di acquistare il terreno incunea- 1951, Rino Tami elaborava gli progetto con l’abbassamento
l’ottobre del 1950, è previsto uno shed continuo verso est. to a sud nella proprietà, dove studi costruttivi del tetto e si del colmo del tetto, che da di-

8 9

7 8, 9 279
Particolare del prospetto Prospetti della soluzione
meridionale con la soluzione corrispondente ai primi progetti.
definitiva per la copertura.
S TA B I L I M E N T O U S E G O

spluvio faceva diventare com- perlinati che spiccavano sul realizzata) erano ampiamente una mostra itinerante dedicata
pluvio. La soluzione delle falde grigio del cemento armato e diffuse nell’edilizia industriale all’architettura svizzera, allesti-
rovesciate con compluvio me- dei tamponamenti. europea. In sincronia con la co- ta in diverse università degli
diano era già presente nella co- Nei suoi progetti degli anni se- struzione del deposito Usego, Stati Uniti.
pertura di Casa Noseda a Mor- guenti, Rino Tami sarebbe per esempio, Ernst Neufert Nel 1963 Rino Tami ampliava
bio. La nuova soluzione, di più spesso tornato sulle coperture realizzava due capannoni dallo l’edificio con il completamento
economica realizzazione e dal con falde rovesciate. Anche il stesso profilo a farfalla per la del primo piano sopra il corpo
punto di vista tecnico più sicu- modello di copertura dei gara- vetreria Schott a Magonza. degli uffici e l’aggiunta di in ga-
ra perché tendente ad allonta- ge a falde sfalsate, tipico del- L’edificio veniva completato rage a nord degli esistenti.
nare acqua piovana e neve dal- l’architettura scandinava, sarà con grande soddisfazione dei In seguito alla trasformazione
le aperture degli shed, oltre a utilizzato sovente da Tami committenti. di Usego in società anonima
rivelarsi migliore della primiti- nell’edilizia residenziale, a par- Il progetto aveva da subito am- nel 1969 e alla successiva deci-
va, conferiva al deposito quel tire dalla contemporanea Casa pia diffusione con la pubblica- sione di limitarne il campo d’a-
profilo a farfalla che ne avreb- Müller a Porto Ronco. zione, nel giugno del 1953, sul- zione al commercio all’ingros-
be costituito la principale ca- Benché costituissero una no- la rivista “Werk”, illustrato dal- so, il deposito di Bironico veni-
ratteristica formale, accompa- vità in Ticino, entrambe le so- le fotografie di Vincenzo Vica- va chiuso e quindi venduto.
gnata alla originale coloritura luzioni per la copertura del de- ri; nello stesso anno, poi, veniva È stato distrutto nell’autunno
verde intenso dei rivestimenti posito (la primitiva e quella poi incluso nei lavori riprodotti in del 2004.

10

280 10
Prospettiva a volo d’uccello.
S TA B I L I M E N T O U S E G O

11 12

13

11 12 13 281
Veduta dello stabilimento Scorcio del corpo di fabbrica Disegni di dettaglio dei muri
durante la fase finale con gli uffici e la mensa. di facciata dei depositi.
del cantiere.
Casa Müller La casa di villeggiatura nel de una formula nota di Tami: la sta qui in diversi elementi. Casa
Locarnese, commissionata al- scala a rampa unica è disposta Müller presenta alcune caratte-
lo studio Tami da un cittadino lungo una parete esterna del ristiche formali tipiche della
della Svizzera tedesca, si inse- soggiorno, e il disimpegno del produzione di Rino Tami, in
Porto Ronco, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO risce su un ripido pendio in piano superiore fa da ballatoio particolare i pilastroni trasver-
Ronco sopra Ascona, RT C 131 una stretta striscia di terreno aperto sul locale sottostante. sali in pietra a vista in facciata
Cantone Ticino (Svizzera) RT S FOT 4/3-4
già terrazzato. L’esigenza di raggiungere al che troviamo in Casa Bene-
1950 BIBLIOGRAFIA
Di dimensione limitata, si arti- piano superiore una profon- dick, e che come là sembrano
con Carlo Tami e Peppo Brivio Casa di vacanze 1953 cola su due livelli: al piano ter- dità di fabbrica sufficiente alla emanazioni della parete roccio-
Casa Müller a Ronco 1955 reno la zona giorno, con sog- superficie di due camere da sa retrostante, l’inserimento
Carloni 1984, p. 51 giorno, pranzo, cucina e ter- letto genera l’aggetto del volu- della costruzione sopra un vec-
razzo coperto; al piano supe- me delle camere stesse in fac- chio muro in pietra, che funge
riore due camere da letto e il ciata, che quindi assume pre- da zoccolo non assimilato al
bagno. Nell’impianto, lo sche- cisa valenza funzionale. paesaggio naturale, bensì trat-
ma rettangolare regolare tipi- Il progetto di Casa Müller inau- tato come una preesistenza ar-
co delle case precedenti viene gurava la collaborazione decen- chitettonica, i pilastroni in pie-
rotto a favore di una geome- nale tra Rino Tami, già profes- tra aggettanti davanti allo zoc-
tria più complessa. sionista affermato, e Peppo Bri- colo che diventano contraffor-
Resta una pianta rettangolare vio, allora ventisettenne, già as- ti, tema questo già presente
per il soggiorno, al quale viene sistente al Politecnico di Zurigo, nella facciata della Centrale
aggiunta sul retro una nicchia dopo il diploma in quello stesso elettrica del Lucendro.
per il camino rustico, con ateneo e due anni di attività in Altre caratteristiche invece so-
panche inserite ai lati. società con Franco Ponti. Il no nuove nella sintassi di Ta-
Il collegamento verticale ripren- dualismo progettuale si manife- mi: le falde del tetto sfalsate,

282 1
Piante ai vari livelli e sezione
trasversale.
3

l’alternanza di superfici verti-


cali piene ai vuoti delle fine-
stre – estesi su tutta l’altezza
della facciata, dal pavimento
al tetto, con rivestimenti perli-
nati per architravi e parapetti
– ricompaiono subito nei pro-
getti allora in fieri di Casa So-
latia, Casa Anta e del deposito
Usego, ma sono già presenti
nelle tre case costruite da Pep-
po Brivio a Bellinzona-Ravec-
chia tra 1948 e 1950 in colla-
borazione con Franco Ponti.
Va pur detto che un’alternan-
za senza compromessi tra cor-
tine murarie in pietra a vista e
superfici in vetro si ritrova
nelle case disegnate da Tami
poco tempo prima nell’ambi-
to del progetto di edificazione
del parco di Villa Sassa.
Ancora ascrivibile a Tami è la
sottolineatura della struttura
portante del piano superiore,
con le due grandi travi di ce-
mento armato posate sui pila-
stroni di pietra sopra il portico,
con il dettaglio ingegneresco
dell’appoggio a fungo, utilizza-
to nel deposito Usego.
Infine, va notato che la plasti-
cità di Casa Müller fa riferi-
mento alla casa a Zollikon di
Werner Moser del 1937, dove
è presente un analogo gioco tra
volumi frontali e volumi arre-
trati e tra le due falde del tetto
sfalsate. La casa è tuttora uti-
lizzata come residenza di va-
canza da una famiglia della
Svizzera tedesca.

2
Scorcio dal soggiorno
della nicchia con il camino.
3
Veduta del fronte verso valle.
Casa Lang Il direttore di banca Arturo ni e Casa Steiner, e dove nel ro sfalsati. La copertura a ca-
Lang, già in possesso del pro- 1963 sorgerà anche Casa Erre- panna di ogni elemento assu-
getto di un architetto svizzero ti, abitazione di Rino Tami. me predominanza nell’artico-
tedesco per un Landhaus, Casa Lang ha impianto a T ed lazione volumetrica.
Sorengo, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO chiedeva ai fratelli Tami un’i- è costituita da un elemento La copertura del vano scale di
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 128 dea per la sua casa. centrale di peso che corri- Casa Solatia, di derivazione
RT T 58
1950 Ricevuta la proposta nell’apri- sponde alla zona giorno e, al aaltiana, viene qui per la prima
RT S 24/1-2
con Carlo Tami RT S FOT 4/6
le del 1950, conferiva loro piano superiore, alle camere volta ripresa come testata di
l’incarico di realizzare l’edifi- padronali. A questo si affian- uno spazio abitativo, fronte
BIBLIOGRAFIA cio su un terreno ricavato dal- cano altri elementi minori: le delle camere padronali.
Ino, Koike 1953, p. 33 la lottizzazione di una grande camere degli ospiti su un lato La scansione in più livelli origi-
Grohmann 1955, pp. 17, 97
proprietà a Sorengo. e, in sequenza, l’atrio e il gara- na dalla conformazione del ter-
Casa Lang apre la serie di abi- ge sull’altro. Lo schema ri- reno, in pendenza e con acces-
tazioni del quartiere residenzia- prende quello di Casa Bene- so a monte. Benché il lotto ac-
le a valle della strada cantonale, dick, ma l’assenza dell’elemen- quistato dal committente sia as-
in corrispondenza della clinica to legante dei muri trasversali sai esteso, si evita la realizzazio-
1 Sant’Anna, che proseguirà gli in pietra porta a leggerlo come ne di rampe carrabili e si dispo-
anni seguenti con Casa Cavadi- aggregazione di volumi tra lo- ne il garage al livello della stra-

284 1, 2 3
Vedute del fronte verso valle Piante dei piani rialzato
e del fronte orientale. e terreno, prospetti.
4

4 5 285
Veduta del fronte verso valle. Schizzi di studio.
CASA LANG
6

da con, sul fianco, l’ingresso


della casa. L’entrata mette a un
atrio a quota intermedia, al li-
vello delle camere degli ospiti,
mentre le camere padronali so-
no su un piano superiore e la
zona giorno alla quota inferio-
re. L’atrio con le due rampe as-
sume un ruolo notevole nella
rappresentatività della casa,
rafforzato dalla scelta del mar-
mo di Arzo per i gradini.
Si va quindi a tracciare un per-
corso che si snoda dall’entrata,
arricchita da un affresco raffi-
gurante San Giorgio che ucci-
de il drago, e, attraverso lo spa-
zio articolato dell’atrio, condu-
ce al soggiorno.
Percorso che sembra concepito
per l’esposizione degli oggetti
d’arte del proprietario, e che,
superate le grandi vetrate, pro-
segue sulla terrazza, non a caso
adornata da una scultura dispo-
sta a fianco dell’ampia scalinata
frontale, che invita a procedere
tra i cespugli del parco fino allo
stagno delle esotiche piante ac-
quatiche.

286 6
Veduta del fronte orientale.
7
Prospetti.
Casa Cavadini Già alla fine del 1950 Rino dunque composta da un brac- menti che corrispondono ai
Tami era impegnato nella cio in direzione nord-sud – corpi di fabbrica. Il volume
progettazione di una casa uni- che prevede autorimessa dop- complessivo dell’edificio è
familiare per Osvaldo Cavadi- pia, atrio-disimpegno e sog- dunque costituito da tre ele-
Sorengo, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO ni e la sua famiglia, su un ter- giorno –, e da un braccio per- menti paralleli, ognuno con la
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 137 reno a Sorengo a monte della pendicolare al primo con zona sua copertura a capanna con
RT T 61-62
1950-1951, 1963 strada costeggiante Casa cucina-pranzo e, opposto ri- pendenza standard. Durante
RT S 24/5-6
con Carlo Tami RT S FOT 4/9
Lang, allora in costruzione. spetto al soggiorno che viene la stesura del progetto esecuti-
Casa Cavadini si sviluppa su ad essere l’incontro delle due vo, ciascuna delle sei falde del
un unico piano giorno, poggia- direzioni, il settore notte. Que- tetto viene sfalsata in altezza in
to su un seminterrato dove tro- sto si articola secondo lo sche- modo da consentire un’altezza
vano spazio solo i servizi e una ma tradizionale della sequenza netta congrua ai locali corri-
stanza per la domestica. L’im- di camere sul fronte e corri- spondenti e a identificare al-
pianto tradizionalmente “tri- doio e bagni sul retro. Pranzo, trettanti volumi. La volumetria
partito” delle case unifamiliari soggiorno e camere sono espo- complessiva è costituita dun-
di Tami in questo caso diventa sti a sud. La copertura a ca- que da sei elementi.
a croce per l’accorpamento del panna ha il colmo lungo l’asse Le facciate intonacate e bian-
garage alla casa stessa. Essa è ovest-est, suddiviso in tre seg- che, sopra lo zoccolo in pietra

1 287
Piante ai vari livelli,
sezione lungo l’autorimessa
e il soggiorno, prospetti.
CASA CAVAD I N I

del seminterrato, presentano zo piano in base alla quota della colmo sopra la finestra della ca-
superfici finestrate a tutta al- soletta di copertura degli am- mera frontale. La falda anterio-
tezza o parapetti e architravi bienti sottostanti. re è quindi molto corta, limita-
con tamponamenti di perline La prima camera da letto si tro- ta alla profondità del terrazzo
dipinte di verde. va sopra il garage; la seconda, antistante, e conferisce al pro-
La realizzazione cominciava sopra il soggiorno, con i servizi spetto della camera immagine
nei primi mesi del 1951. costituisce il nuovo apparta- analoga alla testata delle came-
Nel 1963 Tami eseguiva una mento padronale. La nuova co- re padronali di Casa Lang. La
soprelevazione del braccio pertura è composta da due fal- falda posteriore, con i suoi ol-
nord-sud e ricavava due nuove de che mantengono la penden- tre 15 m di lunghezza, ricopre
camere sfalsate tra loro di mez- za del tetto già esistente, con il tutta la superficie abitabile.

288 2
Prospetti (soluzione
per la copertura diversa
da quella realizzata).
CASA CAVAD I N I
3

4 5

3 4, 5 289
Veduta del fronte su strada. Vedute dei fronti meridionale
e orientale.
CASA CAVAD I N I

290 6, 7
Prospetti meridionale e orientale
della soluzione corrispondente al
progetto di sopralzo della villa.
CASA CAVAD I N I

8 291
Veduta della villa dopo i lavori
di sopraelevazione del braccio
nord-sud.
Padiglione svizzero Alla fine del 1950, la Direzione la copertura piana. Questa si ciente il mare. La superficie oc-
per la Biennale di Venezia delle costruzioni federali affi- trova a un’altezza di 3,80 m ri- cupata è dimezzata a 150 m2,
dava a Rino Tami l’incarico di spetto al suolo. L’edificio è ma un secondo piano permette
progettare il padiglione svizze- pensato su un lotto situato sul di recuperare l’area espositiva
Venezia (Italia) ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO ro per la Biennale di Venezia. perimetro dell’area espositiva necessaria.
1951 RT C 135 Avrebbe dovuto approvare il e verso l’esterno è chiuso da La struttura, portata all’esterno
RT S 10/3
progetto progetto la Commissione fede- un muro di mattoni a faccia del perimetro edificato, è costi-
RT S FOT 3/8-9
rale delle belle arti. vista alto 2,70 m e sormontato tuita da sei coppie di pilastri
BIBLIOGRAFIA La prima proposta porta la da- da una finestra a nastro che con interasse di 4 m, destinati a
Negrini 1983 ta del 2 febbraio 1951 e Tami tampona l’apertura fino alla sopportare il carico del primo
la trasmetteva alla Direzione soletta di copertura. piano e della volta di copertu-
delle costruzioni federali nel- Dalla parte interna all’esposi- ra. Delle cinque campate che
l’aprile successivo. zione, ferma restando la quota ritmano il padiglione, al piano
Il padiglione ha una pianta ret- del tetto, manca il muro conti- terreno tre sono completamen-
tangolare di 22,30 x 14 m, ed è nuo perimetrale ed è privile- te aperte verso nord e delimita-
costituito da una struttura di giata la continuità spaziale tra no il “portico delle sculture”.
quattro coppie di pilastri paral- interno ed esterno, ribadita Un piccolo specchio d’acqua
leli, collegati da travi ribassate dall’inclusione nella superficie dall’esterno dell’edificio si
che si protendono a sbalzo fino del padiglione di due grandi spinge fino al suo interno, nel
al limite dell’edificio, a reggere alberi esistenti. centro del portico.
Due terzi della superficie espo- Le rimanenti due campate for-
sitiva sono destinati a restare mano uno spazio a base qua-
sempre aperti al pubblico, drata e a doppia altezza che
mentre i vani con possibilità di funge da atrio del padiglione e
chiusura sono esclusivamente che, sulla parete opposta all’en-
deputati alla protezione degli trata, ospita la scala che condu-
oggetti d’arte quando l’esposi- ce al piano superiore.
zione è chiusa: sono gli stessi L’atrio è destinato alla pittura
pannelli espositivi che, incer- di grandi dimensioni. In cima
nierati sui pilastri, ruotano fino alla scala, sul parapetto che fa
a circoscrivere un ambiente da affaccio del piano superio-
protetto. Il padiglione si arti- re sull’atrio, sono previste le
cola in un ambiente per le scul- sculture di piccole dimensio-
ture, una sala della pittura e ni, mentre il resto dell’am-
una saletta per la pittura di biente è destinato alla pittura.
piccolo formato. Al centro del locale, un’aper-
Il secondo progetto porta la tura nel pavimento permette
data del 9 maggio. L’edificio, di vedere lo specchio d’acqua
rettangolare con una copertura sottostante.
a volta a botte ribassata, è alli- L’architetto Karl Egender era
neato sull’asse est-ovest, con la incaricato dal presidente della
facciata meridionale prospi- Commissione federale delle

292 1
Veduta del modello
(primo progetto).
PA D I G L I O N E S V I Z Z E R O

belle arti, Ernst Morgenthaler, lo giudicava «rigido» e sugge-


di mediare tra Tami e i tre arti- riva di aprire un concorso a
sti scelti per la consulenza: inviti includendo Tami tra gli
Hermann Hubacher, Otto invitati, mentre avrebbe prov-
Bänninger e Remo Rossi, i qua- veduto personalmente a forni-
li, secondo quanto scriveva re altri nomi.
Egender al Dipartimento degli Dopo aver elaborato tre validi
Interni, avrebbero rifiutato l’i- progetti, giustamente annoiato
dea del padiglione a due piani. dal comportamento di Egen-
Tami accettava la proposta di der, Tami rinunciava all’incari-
Egender di schizzare un nuo- co adducendo motivi di salute.
vo progetto su un solo piano. Il tema della copertura solleva-
Il padiglione diventa una su- ta dalle pareti della costruzio-
perficie chiusa verso l’esterno ne avrebbe tuttavia avuto un
e coperta da un tetto in metal- ruolo importante nelle sue
lo piegato a lasciare ampi vani opere successive. Il padiglione
per l’ingresso della luce. veniva realizzato su progetto
Dopo aver visto il nuovo pro- dell’architetto Bruno Giaco-
getto, in una lettera al Diparti- metti, il quale traeva ispirazio-
mento degli Interni, Egender ne dai disegni di Tami.

2 3 293
Piante ai due livelli, Schizzo di studio
sezioni e prospetti (primo progetto).
(secondo progetto).
T E S TAT I N A

Nuovi studi della Radio La decisione di dotare la Ra-


e della Televisione dio della Svizzera italiana
della Svizzera Italiana (RSI) di un nuovo studio ma-
turò verso la fine degli anni
Quaranta, sollecitata dagli evi-
Nuovo studio della Radio ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO BIBLIOGRAFIA denti difetti funzionali della
Nouveaux studios de la Radio vecchia sede al Campo Marzio
della Svizzera Italiana RT C 156
RT T 232 1962-1963
di Lugano. Tale decisione,
RT S 68/1 R.T. 1962
Lugano-Besso RT S M 8/1 Rhyner 1963 tuttavia, si tradusse in atti con-
Cantone Ticino (Svizzera) RT S FOT 9/1-2 Studio Radio Svizzera 1964 creti soltanto nel settembre
1951-1962 Altherr 1965, pp. 128-131 del 1951, quando la Coopera-
FONDAZIONE ARCHIVI ARCHITETTI TICINESI
con Alberto Camenzind e Augusto Jäggli Nuovo Studio R.S.I. 1965 tiva per la Radiodiffusione
ARCHIVIO DI STATO DEL CANTONE TICINO,
60 Jahre Schweizer Architektur 1968
BELLINZONA
Adler, Girsberger 1969, p. 194
nella Svizzera italiana (COR-
ARCHIVIO DEL DICASTERO DEL TERRITORIO
Pellegrini, Tallone 1969 SI), presieduta dal Consigliere
Nuovo studio della DEL COMUNE DI LUGANO
Studios radiophoniques 1969, p. 57 di Stato Guglielmo Canevasci-
Televisione della Svizzera Italiana ARCHIVIO DELLA RADIO DELLA SVIZZERA
Remo Rossi, “Gruppo” 1982 ni, affidò l’incarico a un colle-
ITALIANA, LUGANO-BESSO
Lugano-Besso 50 anni di architettura in Ticino 1983,
SRG-SSR IDEE SUISSE, ARCHIVIO DELLA gio di tre architetti formato da
p. 61
Cantone Ticino (Svizzera) SEZIONE IMMOBILI, BERNA
Negrini 1983 Alberto Camenzind, Augusto
1959-1965 Carloni 1984, pp. 96-100 Jäggli e Rino Tami: una scelta
Fumagalli 1988 che non derivò tanto dall’auto-
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati revole prestigio dei tre profes-
1992, pp. 85-91
Schweizer Architekturführer
sionisti, quanto dalla volontà
1996, p. 291 di riunire attorno a un incarico
Anderes 1998, p. 487 pubblico di tale portata archi-
Oechslin, Ruchat-Roncati 1998, tetti afferenti ai tre principali
pp. 136-141
partiti politici del cantone.

294 1
Nuovi studi della RSI,
schema planimetrico
con programmazione dei lavori.
N U OVI STU D I D E LLA RTS I

Quanto al sito, furono gli stessi formalmente, nel dicembre nell’ottobre del 1954 che il leggera – dovevano essere ac- crescente allineati lungo l’as-
architetti, su richiesta della del 1951, con la conferma del progetto si approssima alla cessibili al pubblico. Confor- se nord-sud, collocando la sa-
CORSI, a individuare un vasto mandato agli architetti, e si configurazione finale, poi af- tati dalla disponibilità di ter- la da concerti in prossimità
appezzamento nel quartiere di protrasse per quasi dieci anni, finata in successive varianti. reno e dagli orientamenti del- dell’ingresso principale, an-
Besso, in una tranquilla zona lungo un percorso tortuoso Il programma funzionale, de- la committenza, gli architetti nunciato da un’elegante pen-
residenziale, ben orientata e né privo di ostacoli, per il finito durante il percorso scelsero di distribuire gli stu- silina in cemento armato che
prossima ai mezzi di trasporto quale si rimanda al contribu- progettuale, prevedeva otto di orizzontalmente, secondo nel suo aspetto originale flui-
pubblici, dove il prezzo dei to specifico pubblicato in studi di registrazione, due dei una soluzione tipologica che va all’interno quasi senza so-
terreni era ancora modesto e questo volume. La prima pro- quali – una sala da concerti garantiva un migliore isola- luzione di continuità.
ampia la disponibilità di su- posta di cui si ha testimonian- per 450 persone, predisposta mento acustico dei medesimi, Alle spalle degli studi, verso il
perficie edificabile. za, elaborata sulla base di un anche per riprese televisive, e e dopo aver indagato nume- lato occidentale della parti-
La progettazione del nuovo programma ridotto, risale al 3 uno studio minore originaria- rose soluzioni li disposero in cella, sistemarono gli archivi e
studio prese avvio, almeno febbraio 1953, ma è soltanto mente destinato alla musica quattro blocchi di altezza de- gli uffici destinati alla produ-

2 295
Nuovi studi della RSI,
veduta del fronte orientale
del complesso.
N U OVI STU D I D E LLA RTS I

296 3
Nuovi studi della RSI,
piante del primo piano
e del piano terreno.
N U OVI STU D I D E LLA RTS I

4 297
Nuovi studi della RSI,
veduta della corte.
N U OVI STU D I D E LLA RTS I
5

zione dei programmi e all’am- articola in una sequenza di vo-


ministrazione, allineandoli in lumi modulati sulla soggiacen-
un corpo allungato a tre piani, te trama poligonale, immersi in
cui se ne aggiunse un quarto a una sorta di tessuto connettivo
cantiere inoltrato per accoglie- contenente i percorsi, da cui
re gli uffici della Televisione prendono origine due diafani
della Svizzera Italiana. L’intera padiglioni, un tempo adibiti a
composizione planimetrica locali di riposo per gli orche-
venne impostata su una griglia strali e gli ospiti e ora mutati in
esagonale, scelta dai progettisti spazi di lavoro, e, verso il lato
per conseguire una maggiore orientale della particella, la caf-
fluidità dei percorsi e facilitare fetteria che, piegando verso
futuri ampliamenti. Così, men- sud, delimita una corte fresca
tre sul lato occidentale l’edifi- d’ombra e d’acque. Tradotta in
cio si attesta lungo la fronte del alzato, tale impostazione plani-
corpo degli uffici – da cui metrica consentì agli architetti
emergono quattro studioli de- di addomesticare l’imponente
stinati ai conduttori dei pro- volumetria, generando un gio-
grammi – sul lato opposto si co mutevole di relazioni visive e

298 5
Nuovi studi della RSI,
veduta dell’interno
della caffetteria.
6
Nuovi studi della RSI,
veduta della sala da concerto.
N U OVI STU D I D E LLA RTS I

spaziali. Ad esempio, dall’inter- diatamente la reale estensione mata dalle mensole che segna- il 15 settembre 1957, si diede quell’anno. Nel 1963 Tami
no della corte l’edificio viene dell’edificio, ma ne percepisce lano i portanti verticali, qui ri- inizio ai lavori, affidati alla dire- progettò una cabina di trasfor-
esperito come una sequenza di soltanto alcuni elementi, dispo- solte a filo della soletta. Quanto zione di Augusto Jäggli. I primi mazione e nel 1965 rimaneggiò
piani verticali che culmina sti dagli architetti in guisa di se- ai materiali, gli architetti ricor- sondaggi rilevarono abbondan- la sistemazione esterna, aggiun-
nell’altana posta all’estremità gnale: il camino in mattoni su rono, per le parti strutturali, a te presenza d’acqua nel sotto- gendo sul lato occidentale un
meridionale del corpo degli uf- cui s’accampava lo stemma cemento armato lavorato alla suolo, che indusse gli architetti piazzale per parcheggi. Poi,
fici: sequenza in cui le dimen- aziendale e la snella pensilina bocciarda nelle parti a vista – a modificare la giacitura dell’e- benché vivi e operanti, i pro-
sioni dei blocchi contenenti gli che conduce all’ingresso princi- sostituito da snelli portanti me- dificio, alzandone la quota di gettisti non furono più inter-
studi, modellati sull’ordito esa- pale. Sul versante opposto, af- tallici nei padiglioni e nella caf- riferimento di un metro e tra- pellati dalla committenza, che
gonale e rivestiti di una cortina facciato verso un paesaggio fetteria – e, per i rivestimenti, a slandola di quattro metri verso preferì affidarsi a tecnici suoi
di mattoni di paramento illesa agreste ora divorato dalla me- mattoni di cotto interamente sud. La costruzione procedette dipendenti per apportare so-
da aperture, sono visivamente diocre edilizia residenziale della trattati al silicone, mentre i ser- a tappe: dapprima si lavorò alla stanziali modifiche quali, ad
attenuate dal generoso sporto periferia luganese, il corpo de- ramenti esterni sono realizzati centrale termica e di ventilazio- esempio, la sopraelevazione di
della copertura dei padiglioni. gli uffici declina il medesimo in legno e dipinti con vernice ne e al corpo degli uffici, per un piano del corpo degli uffici,
Non diversa è la percezione di vocabolario formale utilizzato all’olio di colore verde, secon- poi passare agli studi di regi- portata a termine nel 1980 “à
chi si avvicina allo studio per- da Tami nella casa per apparta- do una scelta cromatica desti- strazione e agli auditori. I lavori l’identique” quanto ai prospet-
correndo la breve salita che lo menti e uffici La Piccionaia nata a diventare usuale in Tami. furono ultimati nei primi mesi ti, ma con una struttura portan-
collega alla via Besso e alla città: (1952-1956), in cui la marcata Ricevuta dalle autorità comu- del 1962 e lo studio venne te che per ragioni statiche ven-
questi, infatti, non coglie imme- orizzontalità del prospetto è rit- nali la licenza edilizia, rilasciata inaugurato il 31 marzo di ne interamente realizzata in

7 299
Nuovi studi della RSI,
veduta dell’atrio di ingresso
principale.
N U OVI STU D I D E LLA RTS I

300 8
Nuovi studi della TSI,
pianta del piano primo
dell’edificio C (non realizzato).
9
Nuovi studi della TSI, prospetti
dell’edificio C (non realizzato).
N U OVI STU D I D E LLA RTS I

metallo, suscitando le critiche di riferimento, gli architetti si no modellati sulla trama esago- minori dimensioni e costo, la Dopo la presentazione di una
dei progettisti. accordarono nel designare Ca- nale che informava l’adiacente cui progettazione esecutiva prima variante nel maggio
Quindi, verso la metà degli an- menzind, nominato quella stes- studio della Radio, dal quale venne affidata, per volere della 1961, il progetto fu approvato
ni Ottanta, furono alterati alcu- sa primavera architetto capo desumevano sia i materiali – ce- committenza, a Rino Tami. dalla committenza nell’autun-
ni ambienti interni e venne dell’Expo 64. mento armato lavorato alla Questi apportò alcune modifi- no del 1961 e, ricevuta dalle au-
scempiata l’entrata principale, L’estensione per gli studi televi- bocciarda per le strutture por- che al progetto di massima do- torità comunali la licenza edili-
che perse la diafana eleganza sivi si articolava in due edifici di tanti, mattoni di paramento in cumentato da un gruppo di di- zia il 18 luglio 1962, fu posto in
d’un tempo. dimensioni diseguali, il maggio- cotto per i tamponamenti, le- segni conservati nell’archivio di opera e portato a termine nel
Mentre lo studio era ancora in re dei quali riprendeva l’orien- gno per i serramenti –, sia la Augusto Jäggli presso la Fon- giro di tre anni. Recenti trasfor-
cantiere, il 27 aprile 1959 i ver- tamento dello studio della Ra- composizione degli alzati, il cui dazione Archivi Architetti Tici- mazioni hanno mutato l’aspetto
tici della CORSI incaricarono dio, prolungando verso setten- profilo scalare richiamava la te- nesi, spostando la scala sul lato dello studio di registrazione,
la compagine di architetti di trione l’ala contenente la caffet- stata meridionale del corpo de- settentrionale, abolendo il por- crivellato da feritoie praticate
progettare un’estensione desti- teria, mentre quello minore ve- gli uffici. tico ricavato sotto lo studio e, per illuminare e ventilare gli
nata alla Televisione della Sviz- niva ad attestarsi lungo l’attuale Il 17 luglio 1959 fu presentata soprattutto, modificando l’im- ambienti di lavoro che vi sono
zera Italiana (TSI), nella quale via Canevascini. Il primo pre- alle autorità comunali la richie- paginato dei prospetti, ora ca- stati ricavati.
avrebbero trovato posto una sentava le forme di un prisma sta di licenza edilizia per l’edifi- ratterizzati da una marcata ac- Nicola Navone
parte degli uffici amministrativi allungato provvisto di un volu- cio maggiore, cui fece seguito, centuazione degli elementi ver-
e di produzione, le rimesse del- minoso annesso per gli studi di nella primavera successiva, la ticali, conseguita mediante l’o-
le vetture per i servizi esterni, i emissione – non documentato stesura dei piani esecutivi. L’e- stensione in facciata della strut-
depositi e gli studi di registra- che dalle planimetrie –, schema dificio, tuttavia, non venne po- tura portante in cemento arma-
zione. Sollecitati dalla commit- replicato in scala ridotta nel se- sto in opera, ritenendo di do- to, che diventa una sorta di or-
tenza a indicare un progettista condo edificio. Ambedue era- vergli anteporre il secondo, di dine gigante.

10 11

10 11 301
Nuovi studi della TSI, Nuovi studi della TSI,
veduta dell’edificio B. pianta del piano terreno
dell’edificio B.
Grandi magazzini Innovazione lago Tema del lavoro è l’amplia- za Giuseppe Tami, padre degli gazzini, con esclusione della
mento di un grande magazzino architetti. La famiglia Tami vi sola farmacia.
in una casa a fianco, separata aveva abitato fino al 1919, Inizialmente si proponeva ver-
da un vicolo. quando l’albergo aveva chiuso, so il lago una nuova facciata
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO I magazzini Milliet e Werner sopraffatto dalla crisi del setto- moderna leggera con la tecnica
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 133-134 dal 1907 avevano sede a Luga- re turistico nel Cantone Tici- del curtain wall, idea probabil-
RT T 40-43
1952-1953 no in via Canova, in un edificio no. L’edificio, ristrutturato da mente legata a un tentativo non
RT S 14/2-4, 15/1-2
con Carlo Tami e Peppo Brivio RT S FOT 4/2
progettato da Giuseppe Bor- Bordonzotti, era quindi diven- riuscito di acquisizione della
donzotti, con struttura in ferro tato sede del Banco di Roma. superficie del vicolo.
e con affaccio anche verso il la- Il primo piano era in seguito Questa soluzione era però scar-
go. La casa a fianco, che ospi- stato accorpato ai vicini magaz- tata a favore del mantenimento
tava al piano terreno una stori- zini per mezzo di un ponte co- dell’identità architettonica dei
ca farmacia, nel 1903 era stata perto. In collaborazione con due edifici.
ricostruita su progetto di Paolo Peppo Brivio, Rino Tami nel Sopra il vicolo, che dunque ri-
Zanini ed era diventata sede 1952 doveva ristrutturare en- mane aperto al passo pubblico,
dell’albergo Americana, del trambi gli edifici per destinare le due case vengono collegate a
quale aveva acquisito la geren- tutta la superficie ai grandi ma- ogni piano con ampi cavalca-

302 1
Prospetto su piazza Manzoni
(primo progetto).
G R AN D I MAGAZ Z I N I I N N OVAZ I O N E LAG O

via, dove necessario inclinati. Le superfici interne dei due


Tra le due storiche facciate, ar- edifici sono svuotate di ogni
retrato, viene inserito un tam- parete, per ampliare il più pos-
ponamento di legno per ma- sibile le aree di vendita.
scherare i nuovi passaggi, costi- Sono inseriti anche gli ascen-
tuito da cassettoni quadrati sori. Tutto l’arredo dei grandi
ognuno dei quali ripresenta il magazzini viene progettato e
logo dei grandi magazzini ed è fornito da una ditta specializ-
tinto di scuro, tanto da annul- zata, gli architetti progettano
larsi come un fondale buio. solo il nuovo arredo della far-
Al piano terreno il vicolo viene macia.
ampliato con la demolizione In una recente ristrutturazio-
del muro della casa ex Ameri- ne completa dei due edifici,
cana, rimpiazzato da pilastri, in tutte le sistemazioni del 1952-
modo da creare un atrio ester- 1953 sono state distrutte; sol-
no tra l’ingresso ai grandi ma- tanto le facciate storiche sono
gazzini e la farmacia. state conservate.
3

2 3 303
Prospetto su via Canova Veduta dell’ingresso alle sale
(secondo progetto). di vendita in un fotomontaggio
elaborato per il secondo progetto.
Ampliamento dello Lo stabilimento di Giacomo la di Novazzano e le case per gli La Fleur (1946-1950), con la
stabilimento Frieden Frieden “Pierres fines pour operai a fianco dello stabilimen- struttura a pilastri in cemento
l’industrie”, costruito a Balerna to di Balerna, all’inizio del 1952 armato evidenziata nelle faccia-
nel 1928 su progetto di Gio- si rivolgeva a loro nuovamente te, finestre in luce e gronda
Balerna, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO vanni Bernasconi con struttura per progettare l’ampliamento sporgente.
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 138 in cemento armato e tetto pia- dello stesso stabilimento. In una seconda variante i pila-
RT S 27/1-7
1952-1953 no, è considerato uno dei primi Gli architetti concepiscono un stri sono portati all’interno e la
con Carlo Tami BIBLIOGRAFIA
esempi di architettura moderna nuovo volume laterale, sull’asse facciata, appesa, è costituita da
Bernasconi 1957 del Cantone Ticino. longitudinale dell’edificio di stretti pannelli di legno e vetro.
Stabilimento industriale 1983 La fabbrica è caratterizzata dal- Bernasconi, rispetto a quello L’ultima versione, che viene
Bisagni 1998, pp. 18-19 la giustapposizione di due volu- simmetrico per altezza, che con realizzata, riporta la struttura
Kunstführer durch die Schweiz
2005, p. 850
mi, il primo a tre piani e pianta uno stretto passaggio chiuso si all’esterno e, con la rinuncia al
quadrata, il secondo a soli due collega al volume più alto, e va passaggio di comunicazione, si
piani, meno profondo, a pianta a conferirgli posizione e rile- addossa direttamente al volume
rettangolare. vanza centrale. a tre piani. L’ampliamento è
Giacomo Frieden, per il quale i Molto rispettosa delle preesi- stato realizzato tra 1952 e 1953.
Tami avevano realizzato, tra il stenze, la nuova ala riprende il
1944 e il 1949, l’azienda agrico- linguaggio dello stabilimento

304 1
Veduta del fronte d’ingresso.
A M P L I A M E N T O S TA B I L I M E N T O F R I E D E N

2 3 305
Schema planimetrico Prospetto della nuova ala
e prospetto (primo progetto dello stabilimento.
di ampliamento).
A M P L I A M E N T O S TA B I L I M E N T O F R I E D E N

306 4 5 5
Sezione trasversale. Veduta della nuova ala
dello stabilimento.
Casa Steiner Nel marzo del 1952 Emilio stre normali, non troppo gran- L’edificio presenta invece una
Steiner conferiva ai fratelli Ta- di in modo da poter collocare plasticità molto accentuata, do-
mi l’incarico di elaborare un facilmente il mobilio, in griglie vuta al ricco gioco della coper-
progetto di massima, accom- anziché avvolgibili […]» tura. Le falde disposte in
Sorengo, BIBLIOGRAFIA pagnato da un preventivo, per È riproposto l’accesso diretto un’unica direzione, con pen-
Cantone Ticino (Svizzera) Haus in Sorengo 1954 una casa unifamiliare su un dalla strada, senza differenze di denza uniforme, sembrano
Grohmann 1955, p. 18 terreno di 1000 metri quadrati quota anche se rispetto a casa modellate dalla volontà di
1952-1953
Tre ville in Svizzera 1955
con Carlo Tami Volonerio 1955
a Sorengo, che aveva deciso di Lang manca il garage. Dalla conformare lo spazio interno
Carloni 1984, p. 57 acquistare. strada si entra nell’atrio dell’a- alle necessità delle funzioni, e
ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Confinante con il giardino di bitazione dal quale, con pochi danno luogo alternativamente
RT C 136 Casa Lang, come quello il ter- gradini, si supera il dislivello a displuvi e compluvi paralleli
RT T 70
reno scelto da Steiner si trova- per scendere al piano delle ca- che generano un’onda, ripresa
RT S 27/8-12
RT S FOT 5/3
va a valle di via Noale, la nuo- mere. Di là una rampa di scale a quota inferiore dal tetto del
va strada di quartiere. La forte collega alla quota inferiore, do- balcone della zona giorno.
pendenza costituiva il princi- ve si trovano soggiorno, cucina Come negli altri progetti dello
pale vincolo progettuale. e servizi. La pendenza del ter- stesso periodo, anche in Casa
Il committente esprimeva agli reno è tale che anche questo Steiner alle superfici murarie
architetti le sue esigenze in ter- piano risulta privo di uscita di- intonacate si alternano i tam-
mini perentori: «ho bisogno di retta sul giardino e si affaccia ponamenti, rivestiti da perline
una camera da pranzo di ca 4,5 su un balcone. L’impianto è colorate di verde.
x 4,20, di una sala di soggiorno molto semplice e ripete un mo- La casa è realizzata a partire
un po’ più grande, […] al pia- dello spesso utilizzato da Tami, dall’estate del 1952.
no superiore poi tre camere, di a partire dalla Casa Solatia a Nel 1984, su progetto di Luca
cui una matrimoniale grande Lugano (1949-1951), con i lo- Tami, è stato aggiunto un ga-
(ca m 5,50 x 4,20), una a due cali abitabili in posizione fron- rage al livello della strada: un
letti più piccola, e una a un let- tale e i servizi con i disimpegni ulteriore volume che riprende
to di ca 4,20 x 3,50 […] fine- sul retro, insieme alla scala. la regola progettuale.
1

308 1
Veduta del fronte occidentale.
2
Piante ai vari livelli.
3

3 309
Veduta del fronte orientale.
4
Prospetti e schema planimetrico.
Il Cardo, La Piccionaia Un primo tronco della lugane- la periferia cittadina, quali il prietà Lucchini. Oltre alle fi-
e il Cinema Corso se via Pioda era stato aperto Molino nuovo, per poi scorrere lande, ormai trasformate in
nel 1905, da via Serafino Bale- parallela al viale Franscini, abitazioni plurifamiliari, essa
stra in direzione sud. Dopo la quindi spostarsi verso est, dove comprendeva la piccola costru-
Lugano, BIBLIOGRAFIA prima guerra mondiale, il trac- Pasquale Lucchini aveva inse- zione quattrocentesca detta
Cantone Ticino (Svizzera) P.O. Tami, R. Tami 1956 ciato si era esteso verso nord diato le sue filande, attraversare Piccionaia, l’edificio commer-
Kummel 1957
1952-1956 con l’apertura di via Stelvio il centro cittadino all’interno ciale e amministrativo noto con
Neues im Schweizer Kinopark 1957
con Carlo Tami Notizie sul nuovo cinema Corso 1957 (ora via Carlo Maderno), a co- dell’isolato Maghetti, costeggia- il nome di Alhambra, realizzato
Piatti 1957 stituire un’arteria di scorri- re l’ottocentesca Casa Albertol- dall’architetto Americo Maraz-
ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Bernasconi 1959 mento alternativa a quella sto- li, infine sfociare nel lago tra zi nel 1927 su viale Cattaneo, e
RT C 131 R.T. 1959 rica di viale Stefano Franscini. Casa Airoldi e il primo Palazzo altre costruzioni minori.
RT S 29/4 Cinéma Corso 1960-1961
RT S FOT 6/1 60 Jahre Schweizer Architektur 1968
Durante la seconda guerra Gargantini, in corrispondenza Nel 1952, i fratelli Aldo, Enri-
SCT C 8 Adler, Girsberger 1969, p. 193 mondiale era stato aperto un della odierna via Camuzio. co e Roberto Lucchini, pro-
50 anni di architettura in Ticino 1983, nuovo tratto in direzione sud, Per completare il tracciato di prietari del fondo, in un’ope-
p. 35 fino all’angolo con via della via Pioda, nel 1952 mancava razione dietro la quale si intui-
Carloni 1984, pp. 68-71
Roggia (oggi via Carlo Frasca), ancora il collegamento con via- sce l’iniziativa imprenditoriale
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati
1992, pp. 78-79 sull’alveo della soppressa rog- le Cattaneo, cioè con il centro di Carlo Tami, affidavano ai
Hollenstein 1992, p. 49 gia destra del Cassarate. di Lugano, opera prevista nel fratelli Tami il progetto di edi-
Waltenspuhl 1993 La roggia aveva in passato for- piano regolatore che richiede- ficazione prospiciente il nuovo
Martinoli 1996 nito acqua ai campi coltivati va l’esproprio di un’area della tratto stradale di via Pioda.
Schweizer Architekturführer 1996,
p. 290
nella pianura a nord di Lugano, famiglia Camponovo e l’attra- Essi prevedono il taglio della
Anderes 1998, p. 458 oltre ad alimentare i mulini del- versamento della vasta pro- ex filanda, la demolizione di al-
Kunstführer durch die Schweiz 2005,
p. 712

310 1
Planimetria
(progetto del settembre 1954).
IL CARDO, LA PICCIONAIA E IL CINEMA CORSO
2 5

cuni fabbricati minori e la co- ca parallela alla strada, con ne-


struzione di un edificio sul lato gozi al piano terreno e tre piani
occidentale del nuovo tratto superiori di uffici open space,
viario, a partire dall’antica Pic- da suddividere a seconda delle
cionaia e fino al confine con la esigenze degli affittuari.
proprietà Camponovo. Le caratteristiche formali sono
Il lato orientale del nuovo quelle dello Stabilimento La
tratto di via Pioda, dove il pia- Fleur (1946-1950).
no regolatore prevedeva pure Al piano terreno, sul retro, è
la possibilità di costruire fino invece prevista una sala cine-
al ciglio della nuova strada, ri- matografica di 659 posti, con
mane invece inedificato, con il accesso a sud a fianco dell’an-
solo tamponamento della ex tica Piccionaia. L’area del ci-
filanda mozzata. nema è trapezoidale, vincolata
Il primo progetto veniva ap- tra la parete cieca retrostante
provato dal Municipio di Lu- gli uffici, gli edifici preesistenti
gano il 26 maggio del 1953. della proprietà Lucchini, tra i
L’edificio, a copertura piana, quali l’antica Piccionaia, e il
prende il nome della vicina ca- confine con il fondo Campo-
sa quattrocentesca e viene novo. Si suddivide in atrio con
quindi battezzato La Piccio- bar e tavolini per gli intervalli e
naia. È composto da una stec- in sala cinematografica vera e
3

2 3 4 5 311
Scorcio del fronte Prospetti della soluzione Sezione sul Cardo e sul cinema Veduta della Piccionaia
della Piccionaia su via Pioda. corrispondente al progetto Corso; sezione trasversale dall’angolo tra via Pioda
presentato alle autorità della Piccionaia e corso Pestalozzi.
per l’edilizia. (progetto del settembre 1954).
IL CARDO, LA PICCIONAIA E IL CINEMA CORSO

propria, a gradinata unica, pri- con accesso da via Frasca. unico flessibile per i negozi. Il problema trova adeguata solu- Nel linguaggio architettonico
va di galleria. Nel dicembre del Nel nuovo progetto, approvato complesso degli edifici – La zione tranne il rapporto con dell’intervento l’ormai con-
1954 Rino Tami, ormai senza la il 27 gennaio 1955, La Piccio- Piccionaia, Il Cardo e il Cine- l’antica Piccionaia. Nonostan- sueta messa in evidenza delle
collaborazione del fratello Car- naia presenta un quarto piano ma Corso – si distingue per la te l’attuata separazione plani- strutture in cemento armato
lo, presentava un nuovo pro- residenziale. La pianta del cine- difficoltà dell’inserimento di metrica, questa risulta sopraf- diventa vera tettonica.
getto che fungeva da domanda ma risulta leggermente modifi- svariate funzioni in uno spazio fatta dalla eccessiva prossimità La stretta facciata sud, verso
di costruzione unica, sia per cata per consentire un lieve au- esiguo e irregolare. del nuovo volume edilizio, co- l’antica Piccionaia, mostra gli
una nuova versione della Pic- mento dei posti. L’intervento non può non far me rimarcato dallo storico del- elementi strutturali che, ripetu-
cionaia con il cinema, sia per Nel maggio dello stesso anno, pensare a operazioni analoghe l’arte Bernhard Anderes che si ti all’interno, come si evince
un’altra casa contigua alla pri- Rino Tami chiedeva l’autoriz- condotte nello stesso periodo sdegnò per l’intervento. Se la dalla presenza delle travi spor-
ma sulla proprietà Campono- zazione per una nuova variante da Marc-Joseph Saugey, ma il responsabilità non va attribui- genti nella facciata est, costitui-
vo, chiamata Il Cardo. della pianta della sala cinema- progettista ginevrino adotta ta esclusivamente a Rino Ta- scono lo scheletro dell’edificio.
Il Cardo si sviluppa sull’angolo tografica e del suo accesso. una sintassi architettonica non mi, che poté sviluppare il pro- Nei tamponamenti compare
tra il nuovo tratto stradale e via Contrariamente a quanto pre- congeniale a Tami, sempre le- getto sulla base di un piano re- invece per la prima volta il mat-
Frasca. Prevede negozi al pia- visto al piano terreno viene at- gato ai materiali tradizionali. golatore già esistente, è pur ve- tone di cotto, dopo l’esperienza
no terreno e residenze ai supe- tuato lo stacco completo del- Soltanto la leggerezza del pia- ro che egli non cercò di risol- del mattone di silico-calcare di
riori, salvo un piccolo ufficio l’antica Piccionaia dall’entrata no terreno del complesso lu- vere il problema della presen- Casa Solatia e dell’Usego. Il
per piano sul lato meridionale, del cinema, come richiesto dal- ganese trova riferimenti espli- za del monumento ma ne cotto è adottato come materia-
a continuazione della Piccio- la Commissione dei monumen- citi nell’architettura di Sau- ignorò la vicinanza, come se lo le “locale”, lombardo in con-
naia; comprende un piccolo ti storici, sotto la cui tutela l’e- gey, sia per la continuità delle considerasse temporaneo in- trapposizione al nordico silico-
giardino interno, a garantire il dificio ricadeva. Anche per Il vetrine, sia per il loro sviluppo gombro, destinato a sparire calcare. In realtà nelle valli tici-
doppio affaccio alle residenze, Cardo nel 1955 veniva richiesta in pianta a “dente di sega”. per lasciare spazio a una solu- nesi, storicamente, si costruiva-
e un’autorimessa sotterranea, una variante con uno spazio Nel progetto di Tami ogni zione moderna dell’incrocio. no muri di pietra da intonaca-

312 6
Pianta della soluzione
con le vetrine del piano terra
disposte a “dente di sega”.
IL CARDO, LA PICCIONAIA E IL CINEMA CORSO
7

re; i rari esempi di paramento Interessante la differenziazione marcapiani corrispondenti agli


in cotto nell’edilizia del primo funzionale delle facciate tra La orizzontamenti. L’ultimo pia-
Novecento a Lugano – ad Piccionaia e Il Cardo. no, residenziale, si differenzia
esempio le due Ville Cramer a I due edifici hanno lo stesso per un mutato disegno dei ser-
Montarina e Apostoli in riva numero di piani – quattro oltre ramenti: i pilastri che costitui-
Caccia, progettate dall’architet- al piano terra – con quote cor- scono la struttura verticale so-
to Otto Maraini e ora distrutte rispondenti, la stessa caratteri- no arretrati e lasciano vedere in
– erano considerati oggetti di stica del marcapiano di cemen- facciata le sole testate delle tra-
importazione dal Nord Euro- to armato a vista e gli stessi ma- vi, nello spessore dei marcapia-
pa. La riscoperta del cotto co- teriali per tamponamenti, tut- ni. Il Cardo, prevalentemente
me materiale lombardo di pa- tavia risultano molto diversi. residenziale, caratterizzato dal-
ramento è in gran parte dovuta La Piccionaia, nei piani inferio- la griglia strutturale, presenta
a Giovanni Muzio, progettista ri a destinazione terziaria, è ca- vani delle finestre che seguono
al quale Rino Tami aveva guar- ratterizzata dall’alternanza di la regola delle case d’apparta-
dato con attenzione al tempo parapetti continui di mattoni e menti progettate da Tami in
della sua formazione. finestre a nastro, ritmati dai quel periodo, e si denotano co-

7, 8 313
Vedute del foyer del cinema.
IL CARDO, LA PICCIONAIA E IL CINEMA CORSO

me tagli verticali da pavimento concluse da una sottile gronda invece le separa un giunto con- presente uno smusso. Le due presa di un motivo di Auguste
a soffitto: da marcapiano a in lieve aggetto, leggermente tinuo sul confine tra le due diverse composizioni funzio- Perret, frequente nell’opera di
marcapiano. I vani si dispongo- soprelevata rispetto al tetto. proprietà, che di fatto rende i nali delle facciate sono legate, e Tami, che si ritrova anche nella
no in facciata secondo una re- Nel Cardo è protagonista la due edifici completamente in- contemporaneamente separa- parete di mattoni traforati,
gola geometrica dettata dai pi- spinta verticale; nell’altro fab- dipendenti tra loro, anche in te, da un elemento verticale schermo della scala sul giardi-
lastri. Questi sporgono dal pe- bricato predomina la linea oriz- ragione della non contempora- corrispondente all’entrata e no interno del Cardo.
rimetro delle solette, analoga- zontale. nea realizzazione. La posizione agli atri ai piani del Cardo, evi- L’articolazione della facciata
mente alla facciata dello Stabi- Si noti che le due campate me- del giunto è studiata in modo denziato dall’interruzione del- della Piccionaia, con la sola
limento La Fleur, e di quei pi- ridionali del Cardo, dove sono da renderlo quasi invisibile in la copertura ma diminuito dal- eccezione del dettaglio della
lastri riprendono la sezione contenuti gli uffici, all’esterno facciata: per evitare di avere la continuità dei marcapiani. trave sporgente, riprende il
orizzontale, con scanalature te- si uniformano perfettamente due travi sporgenti affiancate, Tra questi, finestre con para- modello dell’Istituto naziona-
se ad alleggerirne la massa e ad alla Piccionaia, fino a dare l’in- si dimezza la loro ampiezza e il petti e architravi in elementi a le delle pensioni di Helsinki di
accentuarne la tensione vertica- gannevole impressione di esse- giunto viene a cadere nel pun- griglia in calcestruzzo prefab- Alvar Aalto (1952), che negli
le. Entrambe le facciate sono re parte di quella, dalla quale to in cui, sulle altre testate è già bricato, costituiscono una ri- anni Cinquanta avrà grande

314 9
Piante del primo
e del quarto piano.
IL CARDO, LA PICCIONAIA E IL CINEMA CORSO

10

10 315
Veduta degli interni
della sala cinematografica.
IL CARDO, LA PICCIONAIA E IL CINEMA CORSO

diffusione e che Tami stesso fatto risalire addirittura al pro- con Tami collaborò alla stesu- dalla parete di fondo come tan- ricavare dei vani di deposito.
riproporrà di lì a poco, vedre- getto di casa per uffici-tipo di ra del progetto –, il tramonto te prue di vetro, alternate ad al- Nel 1956, ancora durante la
mo come, nelle sedi della ban- Mart Stam del 1925. della pellicola in bianco e nero trettanti divani, mentre le co- costruzione, La Piccionaia e la
ca UBS e delle Dogane. Di grande interesse è la solu- soppiantata dal colore. lonne, rivestite di liste verticali sala cinematografica, scorpo-
Il Cardo sembra invece inserir- zione formale della sala cine- Anche Saugey aveva cercato la di marmo lucido, rimandano rati dal fondo Lucchini, erano
si in un filone italiano del tem- matografica, dove grandi cam- contrapposizione tra chiaro e all’opera di Salvisberg. venduti ai fratelli Carlo e
po, si pensi alla coeva casa di piture geometriche bianche e scuro nella sala del Cinema Pla- La soluzione stereometrica Olinto Tami. A gestire il Cine-
Franco Albini per l’INA a Par- nere, che originano dalla zona za, terminata nel 1954, con li- prevede un soffitto inclinato ma Corso sarà la società Su-
ma progettata nel 1950 e pub- di proiezione attraverso il sof- nee illuminanti che come raggi in direzione del vomitorio, percinema, diretta da Olinto.
blicata su “Domus” nel 1952, o fitto, vanno a spegnersi nel convergevano verso lo scher- unico accesso alla sala.
a quella di Figini e Pollini in via fondale della sala, sul quale è mo. Nell’atrio della sala, gli ele- Nell’esecuzione, senza modi-
Circo a Milano (1956). Ma lo fissato lo schermo: esse simbo- menti più riconoscibili come ri- ficare le gronde, si aggiungeva
schema strutturale-morfologi- leggiano, secondo la testimo- ferimenti a Saugey sono le ve- il tetto a falde, non visibile
co della Piccionaia può essere nianza di Peppo Brivio – che trine triangolari che si stagliano dalla strada, con lo scopo di

11

12

316 11 12
Veduta del Cardo da via Frasca. Prospetto su via Pioda
del Cardo e della Piccionaia.
13

13 317
Veduta del Cardo
e della Piccionaia da via Pioda.
Restauro della Chiesa La Chiesa brissaghese di Santa zioni della Commissione dei alla conformazione originaria.
di Santa Maria di Ponte Maria di Ponte, rifabbricata da monumenti storici, presuppo- All’indirizzo della Commis-
Giovanni Beretta tra il 1526 e neva un progetto architettoni- sione dei monumenti storici,
il 1528, aveva subito diverse co. Ne era incaricato Rino Ta- l’8 agosto 1952 l’architetto Al-
Brissago, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO trasformazioni nel secolo suc- mi, che coinvolgeva nel lavoro berto Camenzind aveva steso
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 131 cessivo e, in particolare, nel Peppo Brivio, allora con studio una relazione sul progetto Ta-
RT S 56/6
1952-1955 1686 l’aggiunta di un grande a Locarno e in grado di garan- mi e Brivio.
con Peppo Brivio BIBLIOGRAFIA
altare marmoreo barocco, de- tire una maggiore frequenza sul Dapprima distingueva i due
Chiesa 1934, p. 21 dicato alla Madonna, in una cantiere. criteri che potevano entrare in
Gilardoni 1979, p. 355 cappella laterale. Il progetto dei due architetti discussione per l’approccio al
Foletti 1996, pp. 87, 89 Nel 1950 erano stati avviati al- propone l’allontanamento dalla restauro del monumento: il
Oechslin, Ruchat-Roncati 1998,
pp. 94-95
cuni lavori di restauro che ave- chiesa di tutti gli elementi ba- «criterio storico», consistente
vano contemplato il rifacimen- rocchi: altari, balaustre, stuc- nel mantenimento degli ele-
to parziale del tetto, degli into- chi, per riportarla alle originali menti significativi presenti,
naci esterni e interni, e la puli- forme rinascimentali. anche risalenti a epoche suc-
zia di pilastri e cornicioni. L’altare della Madonna trova cessive – che Camenzind elen-
Alla fine del 1951 il Consiglio nuova sede in una cappella cava –, e il «criterio architetto-
parrocchiale decideva un rin- ottagonale, progettata da Bri- nico», tendente invece alla ri-
novamento degli interni in fun- vio all’esterno del perimetro valutazione degli elementi
zione liturgica, consistente in della costruzione esistente, e dell’architettura dominante,
particolare nella formazione di la volta, che aveva dovuto es- dove tra questi e le successive
un nuovo altare sotto la cupola; sere sfondata per l’esubero aggiunte sussistesse un palese
lavoro che, secondo le indica- dell’altezza dell’altare, ritorna squilibrio qualitativo.

1 2

318 1 2
Prospetto della cappella Pianta (primo progetto).
a pianta ottagonale
(primo progetto).
Convinto che nella Chiesa di
Santa Maria di Ponte, e in po-
che altre del Ticino, lo squili-
brio fosse evidente, Camenzind
propendeva quindi per il re-
stauro «architettonico», aval-
lando il progetto in esame e, in
particolare, la ricostruzione
della volta della cappella della
Madonna nelle forme originali,
previo allontanamento dell’al-
tare barocco.
Per Camenzind era questa l’oc-
casione di ribadire i concetti
informatori del suo progetto di
restauro della Chiesa romanica
di San Pietro a Biasca, al quale
lavorava già dal 1946, e che
avrebbe concluso nel 1967.
Il progetto di Tami e Brivio ot-
teneva il sostegno delle Com-
missioni cantonali e federali
dei monumenti storici, allora
presiedute rispettivamente da
Francesco Chiesa e Linus Bir-
chler. Nella seconda metà del
1953, il Consiglio di Stato, su
proposta della Commissione
cantonale, stanziava un credi-
to per il finanziamento dell’in-
tervento, pari al contributo già
deciso dalla Confederazione.
L’anno successivo i lavori pren-
devano il via.
Nel 1955 veniva realizzato il
nuovo altare, molto semplice
come da indicazioni della
Commissione dei monumenti
storici, era eliminato l’altare
maggiore e veniva costruita la
nuova cappella, a pianta ret-
tangolare anziché ottagonale
come prevista, separata dalla
chiesa con una porta. Qui ve-
niva collocato l’altare barocco.

3
Veduta dell’aula dopo i lavori
di restauro.
Casa Rossi-Del Prete Il progetto di una casa unifa- superiore, e ai servizi e garage ralleli alla direzione longitu-
miliare per i signori Rossi a So- inferiori. dinale della casa, ma è un tet-
rengo è coevo a quello, rimasto La pianta tradizionalmente to unico a capanna con due
agli elaborati in scala 1:100, rettangolare delle case di Rino sole falde, rispetto ad esem-
Sorengo, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO per Casa Motta-Guglielmetti, Tami, se si esclude una ricor- pio alle sette di Casa Steiner,
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 131 nello stesso sobborgo lugane- rente sporgenza a bovindo da- qui sono parallele alla lun-
RT S FOT 5/4
1953 se. Anche i siti prescelti sono vanti al soggiorno, è qui rotta ghezza della casa e sfalsate
BIBLIOGRAFIA
prossimi. da rientranze e sporgenze. lungo il colmo, in modo da
Huis Rossi 1954 L’impianto di Casa Rossi si Il mutamento è probabilmen- permettere di ricavare da un
Casa Rossi a Sorengo 1955 conforma allo schema tipolo- te dovuto alla collaborazione lato spazio al piano superiore,
Tre ville in Svizzera 1955 gico di abitazione unifamiliare di Peppo Brivio, progettista dall’altro maggiore luce al
Volonterio 1955
Aloi 1957, p. 224
prediletto dall’architetto in che ha utilizzato anche nelle soggiorno. Nel punto di in-
Carloni 1984, pp. 54-55 tutto l’arco della sua carriera. case unifamiliari geometrie contro delle due falde vengo-
Ingresso, disimpegno e servizi complesse e che in quegli anni no a trovarsi due camini, uno
si trovano sul retro; zona gior- era attivo nello studio di Rino esterno e uno interno al sog-
no sulla destra entrando: zona Tami, anche se non è docu- giorno, con esaltazione del-
notte sulla sinistra, sfalsata di mentato un suo impegno di- l’importanza attribuita al ruo-
pochi gradini verso l’alto. retto per questo lavoro. lo del focolare. Diversi fattori
La scala, parallela al muro La ricchezza della pianta viene portano a configurare l’edifi-
esterno sul retro, conduce ripresa anche nella plasticità cio come una moderna lettura
all’appartamento padronale delle facciate, caratterizzate della casa rurale tradizionale,
dalla giustapposizione di più benché il manto di copertura
piani verticali di diversi mate- poggi su solette inclinate.
riali e altezze, che creano Il modello di Casa Rossi verrà
profondità nel prospetto. ripreso da Tami per altri pro-
Vero elemento di rottura ri- getti, in particolare per Casa
spetto agli ultimi progetti – Gassman a Salorino, molto si-
come le Case Lang, Cavadini mile all’originale e, con alcune
e Steiner – è in particolare la variazioni, ancora anni dopo,
morfologia della copertura, per le due casette a Lucino di
che non segue più la frantu- Breganzona. Ma Casa Rossi
mazione dei volumi coronati servirà anche da modello per
da singoli tetti con i colmi pa- Casa Kraft a Luino.

320 1
Piante ai vari livelli
e sezione longitudinale.
CASA ROSSI-DEL PRETE

3 4

2 3, 4 321
Veduta del fronte meridionale. Vedute della sala da pranzo
e del soggiorno.
Deposito delle Officine idroelettriche Lo sfruttamento del bacino mazione di Avegno, già in atti- Il nuovo edificio è previsto a
della Maggia della Maggia per la produzione vità. Doveva essere l’unico vero nord degli impianti della cen-
di energia idroelettrica prende- edificio di tutto l’impianto e, trale, tra questi e la strada can-
va avvio nel dicembre del data la sua posizione assai vici- tonale della Vallemaggia.
Avegno, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO 1949, quando si costituiva la na a Ponte Brolla, all’inizio del- Il cospicuo volume del deposi-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 146 società anonima Officine idro- la valle, ne avrebbe rappresen- to ha un ingombro di 42 x 16 m
RT T 71-72
1953 elettriche della Maggia, che in tato l’immagine. ed è parallelo alla strada. Sulla
RT S 28/2
RT S FOT 5/5
breve realizzava gli impianti Oltre al magazzino, il comples- sua testata orientale, dalla parte
del Sambuco, Peccia, Caver- so doveva ospitare le piccole del cancello del complesso, al
BIBLIOGRAFIA gno e Verbano. officine di manutenzione, ri- primo piano si protende a sbal-
B. H. 1958 Alla fine del 1952 la società messe per due veicoli e un’abi- zo verso sud l’appartamento
60 Jahre Schweizer Architektur 1968
50 anni di architettura in Ticino
commissionava ai fratelli Tami tazione per il custode. Rino Ta- del custode dell’impianto, al
1983, p. 35 il progetto di un deposito all’in- mi elaborava il primo progetto piano terreno verso nord, il
Carloni 1984, pp. 60-61 terno della stazione di trasfor- nel gennaio del 1953. piccolo corpo delle officine.
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati
1992, pp. 72-73
Schweizer Architekturführer
1996, p. 240
Kunstführer durch die Schweiz
2005, p. 644

322 1
Veduta del fronte verso sud-est.
D E POS ITO O F F I C I N E I D R O E LETTR I C H E D E LLA MAG G IA

I posteggi coperti per due fur- costruzione lignea compren-


goni sono ricavati sotto l’allog- dente sia le pareti del primo
gio del custode. piano, sia il tetto, secondo il
Il deposito è una vasta superfi- modello dello Stabilimento
cie libera, costituita da sei cam- Usego (1950-1952). Si ripete
pate e articolata su due piani. anche il profilo articolato in
La struttura a pilastri di ce- due falde principali, interrotte
mento armato a fungo è all’in- dal doppio shed a farfalla.
terno del fabbricato, e le fac- La casa del custode presenta la
ciate presentano una pelle in tipica morfologia delle case d’a-
pietra a vista, sulla quale scorre bitazione progettate in quegli
una bassa finestra a nastro che anni da Tami, con le pareti in-
separa il muro dalla soletta su- tonacate, il tetto a capanna e il
periore, sulla quale poggia la timpano, tamponato da perli-
2

2 323
Veduta del fronte verso
sud-ovest.
3
Prospetti, piante ai vari livelli
e sezione sul corpo di fabbrica
destinato al deposito.
D E POS ITO O F F I C I N E I D R O E LETTR I C H E D E LLA MAG G IA
4

ne, interrotto dalla grande can- l’accesso dalla strada. La parete


na fumaria, ma appare come est del deposito, a fianco dei
un corpo estraneo rispetto al due garage, al piano rialzato
magazzino. viene arretrata fino ai pilastri
Dopo poche settimane il pro- della prima campata. La super-
getto viene rielaborato e assu- ficie coperta ricavata è occupa-
me le caratteristiche definitive. ta dalla banchina di carico e
Il tetto perde il profilo a farfalla scarico, che rimane riparata.
dell’Usego, a favore di due fal- Nella luce dei pilastri, esatta-
de sfalsate con shed continui, mente come nell’Usego, si
nel salto corrispondente all’as- aprono i portoni di legno del
se longitudinale settentrionale deposito.
dei pilastri. La falda meridiona- La copertura a falde sfalsate ri-
le diventa la più lunga e prose- prende quella dei garage del-
gue anche in corrispondenza l’Usego, e richiama alla mente
dell’abitazione del custode, do- esempi ricorrenti nel Ticino de-
ve, una volta raggiunto il peri- gli anni Cinquanta, come in
metro abitativo, inverte la pen- tutta la Svizzera, di derivazione
denza e risale a copertura del scandinava.
terrazzo, che in questo modo si Il registro del muro di pietra
apre a ricevere una migliore in- con il nastro dei serramenti e la
solazione. I posteggi per i due soletta del primo piano, sembra
furgoni diventano singoli gara- invece uscire dal solito ambito
ge, con portoni richiudibili ri- di riferimento contemporaneo
volti direttamente a est, verso di Tami per guardare più indie-

324 4
Pianta al primo livello.
5
Prospetto verso nord-ovest.
D E POS ITO O F F I C I N E I D R O E LETTR I C H E D E LLA MAG G IA

tro, al fronte della palestra della la regione già messo in pratica elettrica del Lucendro (1943). sieme non è rustico. La compo- del magazzino Usego, è rivesti-
scuola di Hilversum di Willem due anni prima con il cinema di L’orditura ad Avegno è molto sizione delle facciate è di gran- to da pannelli di lamiera d’al-
Dudok del 1930. Cevio, dalle facciate di granito irregolare, come se fosse venu- de linearità: il nastro continuo luminio grecata. L’insieme ca-
La scelta della pietra del posto, della Vallemaggia a vista. to meno il desiderio di eviden- delle finestre stacca lo zoccolo ratterizza l’oggetto con raffina-
per i massicci muri esterni, di In questo senso l’uso della pie- ziare i corsi, e le fughe, altrove in pietra dalla soletta superiore ta modernità.
45 cm di spessore, costituisce tra va letto in termini diversi da ben rasate, quasi non lasciano in cemento armato, sul quale La realizzazione dell’edificio
un’attenzione per le specificità quelli di altri progetti, a partire vedere la malta, come a voler poggia il tamponamento del iniziava nell’estate del 1953.
locali, tema sempre presente dalla Chiesa del Sacro Cuore suggerire il muro a secco. piano superiore; quest’ultimo,
nell’architettura di Tami, e nel- (1936-1939) e dalla Centrale Ciononostante, il risultato d’in- come il tetto ma a differenza

6 325
Sezione trasversale.
7
Prospetto verso sud-est.
Casa Davidson Il progetto di una casa unifa- accede scendendo una scala dell’entrata. All’interno un al-
miliare per la signora Liselotte esterna dalla quota della stra- tro vano a fianco della scala
Davidson a Castagnola risale da e del garage. porta la luce dal piano inter-
all’inizio del 1953. Le prime I locali soggiorno-pranzo sono medio all’inferiore, quasi co-
Castagnola, Lugano ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO bozze a matita sono elaborate affacciati a sud, con la vetrata me se la casa si svolgesse scen-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 135 da Peppo Brivio, benché por- continua che si apre su un bal- dendo attorno ai vani luce.
RT S 29/1
1953 tino sull’intestazione anche il cone, cucina e servizi sono sul Il progetto presenta pareti
progetto nome di Rino Tami. retro e la zona notte è al piano piene in pietra a vista alle qua-
con Peppo Brivio Il terreno a disposizione, in inferiore e si apre sempre a sud, li si alternano superfici vetrate
prossimità della partenza del sotto il soggiorno, su un terraz- verso sud e sulle quali appog-
sentiero di Gandria, è in forte zo-giardino ottenuto con un al- giano solette piane in cemento
pendenza e ha accesso dall’al- to muro di contenimento. armato.
to. Gli architetti dispongono La distribuzione è caratteriz- Il primo progetto viene abban-
il garage al livello della strada zata dai vani verticali che cat- donato per il costo eccessivo.
e sviluppano l’abitazione in turano la luce dai piani supe- Nelle due versioni successive la
due piani inferiori, sul model- riori. All’ingresso al piano in- mano di Tami diventa più mar-
lo di Casa Steiner a Sorengo termedio si accede attraverso cata. Il tetto piano viene sosti-
(1952-1953). Al piano inter- un vano esterno aperto supe- tuito da tetti inclinati a diverse
medio è prevista la zona gior- riormente, che serve proprio a altezze e in parte a farfalla.
no con l’ingresso, al quale si convogliare luce al livello Contrariamente al primo pro-

326 1
Piante ai vari livelli.
CASA DAVI D S O N

getto, dove la casa poggia diret-


tamente sul terreno con i suoi
muri in pietra che le conferi-
scono aspetto massiccio, nel se-
condo, la parte frontale del
soggiorno è sospesa su pilastri,
ricevendo quindi un carattere
più aereo, confermato dalle pa-
reti intonacate.
Anche la pianta cambia e la zo-
na giorno si sposta al piano in-
feriore con scala d’accesso in-
terna al soggiorno su un lato,
disposizione tipica di Tami.
In marzo la signora Davidson
rinunciava ai progetti di Tami
e Brivio e affidava l’incarico a
Orfeo Amadò che realizzava
una tipica casetta in stile rusti-
co ticinese.
2

2 327
Disegno prospettico
del soggiorno a doppia altezza.
3
Prospetti e sezione
lungo il pendio.
Tre case di vacanza Tami La progettazione di tre piccole Il terreno presentava un disli- tezza di 80 cm dalla strada.
case di vacanza a schiera, desti- vello di circa dieci metri tra il Scarsa profondità del terreno
nate ai tre fratelli Tami, pren- confine settentrionale, lungo la e dislivello tra riva e strada, in
deva il via nel 1953, quando la strada, e la striscia pianeggian- funzione di uno sfruttamento
Maroggia, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Supercinema SA acquistava un te, larga cinque metri, in pros- plurifamiliare, consentivano
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 140, 169 terreno a Maroggia, sulla riva simità del lago. unicamente uno sviluppo in
RT T 74
1953-1954 del lago di Lugano, a valle del- Anche la profondità era esi- verticale. Inoltre, date le distan-
RT S 29/6, 30
RT S FOT 6/2
la strada cantonale, sotto il gua: tra strada e muro a lago la ze obbligate, era possibile inse-
Santuario della Madonna della distanza massima era di 20 m, rire volumi residenziali solo
BIBLIOGRAFIA Cintura. È presumibile che tra per poi scendere sotto i 10 nel- nella parte più ampia del lotto.
Latis, Pericoli 1957 i fratelli l’artefice dell’opera- la metà occidentale del lotto. Nel primo progetto, datato 13
Barran 1961, pp. 90-91
Aloi 1964, p. 241
zione fosse Olinto, direttore Le prescrizioni comunali inte- agosto 1953, le casette consi-
Carloni 1984, pp. 62-63 della Supercinema, l’unico che ressavano le distanze minime: 3 stono in tre blocchi paralleli al-
Carloni 1992, pp. 34-35 in seguito avrebbe utilizzato la m dal ciglio della strada e 4 dal la strada, ciascuno largo 6 m e
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati sua casa con continuità. lago, e il divieto di superare l’al- profondo 7,30 m, alternati a su-
1992, pp. 74-75

328 1
Prospetti.
2
Sezione trasversale,
schema planimetrico
e piante ai vari livelli.
T R E C A S E D I V A C A N Z A TA M I

3 329
Veduta del fronte verso il lago.
T R E C A S E D I V A C A N Z A TA M I

330 4 5
Disegni di dettaglio Disegni di dettaglio della scala
dei serramenti con l’elemento aerea in legno che collega
frangisole fisso. i vari livelli.
T R E C A S E D I V A C A N Z A TA M I

perfici aperte di 6 m con un vanti al quale una rampa di sca- cità. Nella parete ovest si apro- tivo rustico, la semplicità della sviluppato verso ovest sulla riva
portico, al livello inferiore, le permette di scendere alla no le finestre delle camere e del scala esterna – formata da sin- del lago, tale da conferire mag-
aperto sul lato orientale di cia- quota del giardino e al deposito locale pranzo, mentre verso il gole lastre di granito a sbalzo – giore respiro all’abitazione,
scuna casetta. sotto il soggiorno. lago la superficie è completa- , la leggibilità nelle fronti degli mentre alle altre due restava so-
Nel progetto definitivo, del pri- Davanti alle case, dopo un me- mente aperta, con un elemento orizzontamenti in cemento ar- lo il minuscolo appezzamento
mo settembre seguente, le ca- tro in piano, il terreno scende frangisole fisso davanti alle sca- mato, il linguaggio essenziale compreso tra abitazione e riva.
sette sono ruotate rispetto alla ancora di oltre un metro fino al- le, costituito da bacchette oriz- dei parapetti di ferro, denotano La costruzione delle tre casette
strada, in modo da affacciarsi al la quota del giardino a lago, che zontali di legno. La copertura un’acquisizione completa degli contigue apriva a Tami la stra-
pieno sud, sfalsate tra loro e ri- viene rialzato di 80 cm rispetto presenta una falda unica incli- elementi dell’architettura con- da alla progettazione e realizza-
baltate rispetto al progetto ini- al terreno naturale. nata in direzione del lago. temporanea, mediata dalla co- zione di altre quattro residenze
ziale, con la parte aperta sul lato La forte componente verticale Nello sviluppo verticale dei lo- noscenza dell’esperienza delle nelle vicinanze.
occidentale. Sono composte da interna è sottolineata dalla scala cali e nella muratura in pietra, opere recenti di Lingeri sul la- Olinto dopo pochi anni avreb-
tre piani abitativi e un piano aerea di legno a rampa unica, le casette manifestano una ri- go di Como. A complemento be commissionato al fratello Ri-
con un piccolo deposito alla che vuole essere la ripresa di un presa del concetto distributivo del progetto, Tami prevedeva no una seconda casa di vacanze
quota del giardino. elemento tipico delle torri me- di Casa Hofer a Castagnola, la costruzione di una darsena pochi metri più a nord, sempre
Il livello superiore, alla quota dievali. Le tre casette presenta- realizzata una decina d’anni della larghezza di 2,50 m, con- sulla riva del lago. Poi sarebbe-
della strada, da questa separato no una struttura verticale di prima, meglio ancora di Casa sistente in un muro a L coperto ro venute le Case Nadig, Patuz-
da un ponte destinato al po- muri in pietra, a vista all’esterno Benedick (1946-1947), dove le da una soletta sollevata su pro- zo e Sonvico. Nel 1961 Rino
steggio, è occupato dall’ingres- e intonacati all’interno, sui qua- strutture murarie trasversali in filati da utilizzare come terraz- ampliava la casetta di Olinto.
so e da una piccola camera da li poggiano le solette dei tre pia- pietra si percepiscono in modo za sul lago. All’atto dell’appro- L’intervento ha avuto luogo
letto, l’intermedio da due ca- ni. La parete est di ogni casa è analogo, ma la morfologia delle vazione del progetto, la Com- l’anno successivo e consiste
mere da letto e un bagno, e l’in- completamente cieca, e impedi- aperture delle tre casette – mai missione delle bellezze naturali nell’aggiunta di un piano sopra
feriore dalla zona giorno: cuci- sce interferenze visive tra l’una fori nel muro, bensì superfici cassava la darsena. il corpo basso.
na, pranzo e soggiorno, con e l’altra, ma la canna del camino ad esso alternative –, la rinun- A Olinto era destinata la caset- Le casette sono state in seguito
uscita laterale sul portico, da- in aggetto le conferisce plasti- cia a qualsiasi elemento decora- ta occidentale, con un giardino più volte ritoccate.

6 331
Schizzi di studio
per una poltroncina.
Casa Torre Promotore del progetto di una steriori un buon affaccio verso ligfeld. Ancora a Zurigo, con
casa alta, su un terreno di 1600 il lago, leggermente ruotato a un progetto verticale, nel 1952
metri quadrati sul viale lungo il est in un caso, a ovest nell’altro. Jakob Zweifel aveva vinto il
lago di Lugano, a Cassarate, era Inoltre, le aperture dei locali so- concorso per gli alloggi delle
Cassarate, Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO la società Torre SA, apposita- no disposte in modo da garanti- infermiere, realizzato solo nel
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 141 mente costituita e presieduta re la privacy tra i diversi alloggi. 1957. Benché citasse solo pro-
RT T 75
1953-1958 da Carlo Tami. I primi elabora- Tipologie a torre dalle innova- getti svizzeri, Tami non poteva
RT S 31-54
con Peppo Brivio RT S FOT 6/3 ti grafici noti su questo proget- tive geometrie complesse, nei ignorare gli sviluppi italiani.
SCT 8 to risalgono al novembre 1953. primi anni Cinquanta si anda- In quegli anni, infatti, l’idea
SCT 10 L’edificio previsto ha destina- vano diffondendo in Europa, della verticale riscuoteva gran-
zione prevalentemente residen- dove la verticale si era ormai af- de interesse nella penisola,
DTL, ARCHIVIO DELL’UFFICIO TECNICO
DELL’EX COMUNE DI CASTAGNOLA, 1957/19
ziale, con negozi al piano terre- francata dalla connotazione dapprima con funzione resi-
no, dodici piani di appartamen- monumentale che aveva avuto denziale, poi anche terziaria.
BIBLIOGRAFIA ti e un ristorante al tredicesimo. prima della guerra, in partico- A Milano, Pietro Lingeri termi-
Ender 1954 La primitiva idea progettuale lare in Italia. nava la costruzione di una torre
G.V. 1954
consiste in un edificio dall’im- Questo primo progetto di Ta- residenziale ancora razionalista
I “grattacielo” sul piano
di Cassarate 1954 pianto a trifoglio, con vano sca- mi, nell’impianto a trifoglio è in via Melchiorre Gioia, la Tor-
Meili 19541 le sul retro, sviluppato attorno assai simile alle due torri resi- re Velasca era in gestazione, ma
Meili 19542 al blocco pentagonale degli denziali della coeva Siedlung soprattutto era stato realizzato
A.R. 1955 ascensori. Due alloggi fian- Heiligfeld a Zurigo, di Albert il nuovo Centro Svizzero di Ar-
Ender 1956
Tessiner Bauchronik 1956
cheggiano il vano scale, altri Heinrich Steiner, direttore del- min Meili.
Y.G. 1956 due da questo si protendono in l’Ufficio tecnico cittadino. La Tami non aveva difficoltà a giu-
Immeuble Tour à Cassarate 1960-1961 avanti. Le unità abitative ante- realizzazione zurighese è però stificare la sua scelta davanti
Hotels and Hostels in Switzerland 1963 riori, di maggiore estensione ri- destinata a famiglie con basso agli uffici competenti. Come
50 anni di architettura in Ticino
spetto alle altre, presentano na- reddito, mentre il progetto Ta- Meili a Milano, puntava a di-
1983, p. 38
Negrini 1983 turalmente un magnifico affac- mi è rivolto al ceto borghese. mostrare che il nuovo edificio,
Carloni 1984, pp. 74-75 cio a mezzogiorno, verso il la- Nella relazione allegata alla do- grazie allo sviluppo in altezza,
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati go, sia dalla camera padronale, manda di costruzione del 26 avrebbe occupato una superfi-
1992, pp. 80-81 sia dal soggiorno, davanti al febbraio 1954, Tami citava re- cie di terreno inferiore rispetto
Hollenstein 1992, pp. 48-49
Waltenspuhl 1993
quale si apre un terrazzo loggia- centi realizzazioni in altezza a a quella concessa dal piano re-
Schweizer Architekturführer to, mentre gli affacci delle altre Basilea, Zurigo e Berna, senza golatore e ne avrebbe lasciato il
1996, p. 290 due camere da letto e della cu- specificare quali. Si riferiva per resto alla pubblica fruizione.
Kunstführer durch die Schweiz cina si trovano per un alloggio a la città renana alle tre torri resi- Aggiungeva anche che lo svi-
2005, p. 719
est e per l’altro a ovest. denziali Entenweid del 1950- luppo verticale avrebbe con-
La planimetria inusuale offre 1951, e per Zurigo alle Sied- sentito di evitare cortili interni
tuttavia anche agli alloggi po- lung Dreispitz e appunto Hei- e cavedi. Quello che Tami tace-

1 2 3

332 1 2 3
Veduta dall’alto Planimetrie e prospetti Planimetria della soluzione
del modello della soluzione schematici della torre di Tami con pianta a trifoglio.
con pianta a trifoglio. e della costruzione a blocco chiuso
prevista dal piano regolatore.
CASA TO R R E

va, nella relazione, era che con Fiera svizzera di Lugano. Meili
la costruzione prevista dal pia- aveva proposto di stanziare la
no regolatore – sette piani con Fiera sull’area della foce del
corte interna –, metà degli al- Cassarate e aveva invece steso
loggi non avrebbero potuto go- un progetto di massima che
dere della vista del lago né prevedeva l’edificazione resi-
dell’affaccio libero a sud. denziale del Campo Marzio
I proprietari delle case vicine, nord, originariamente destinato
timorosi che l’altezza eccessiva alle esposizioni. Su questo com-
avrebbe condannato le loro re- parto Meili suggeriva di edifi-
sidenze all’ombra, palesavano care tre torri di quattordici pia-
al Municipio la loro contrarietà, ni, per concentrare l’area co-
ma l’Ufficio tecnico di Casta- struita e lasciare libera una su-
gnola, che aveva giurisdizione perficie ragguardevole, da de-
su Cassarate, dava un preavviso stinare a piazza pedonale.
favorevole al progetto Tami. Il progetto di Casa Torre di Ri-
Il Municipio, dovendo esami- no Tami era visto da Meili co-
nare contemporaneamente un me un complemento del nuo-
secondo progetto di casa alta vo quartiere del Campo Mar-
nel quartiere, presentato da un zio. Meili approvava anche
altro architetto, chiedeva il pa- l’architettura di Tami, che nel
rere di Armin Meili, proprio in volume non si distanziava dalle
quel periodo occupato a studia- tre torri da lui previste al Cam-
re il problema della sede per la po Marzio.

4 6

4, 5, 6 333
Pianta del piano terreno,
prospetto su viale Castagnola,
pianta del piano tipo della
soluzione con pianta a trifoglio.
CASA TO R R E

334 7
Pianta del piano terreno.
CASA TO R R E

Anche l’ubicazione della Tor- co, e dai dodici piani oltre al cambiamento di rotta va ricer- vo ritirarlo per sostituirlo con bati anch’essi negli apparta-
re di Tami era giudicata cor- terreno e all’attico della versio- cata nella maggiore economi- altro il 5 aprile dell’anno suc- menti.
retta. Infine, Meili faceva no- ne del 1953, si passava ai quat- cità della nuova soluzione; la cessivo. Otteneva quindi l’au- Il linguaggio architettonico
tare che la costruzione in ver- tordici più piano terreno della pianta rettangolare si addice torizzazione dal Municipio di non sembrava venire intaccato
ticale in pianura avrebbe per- domanda del 1954 e ai quindici maggiormente alla struttura a Castagnola il 14 aprile del dai mutamenti dell’impianto.
messo di limitare l’edificazio- di quella del 1955, alla quale pilastri e presenta una minore 1955 e dalla Commissione I progetti approvati sono ana-
ne del monte Brè. nel 1956 veniva aggiunto anco- superficie esterna. Per ricupe- delle bellezze naturali il 10 loghi agli altri edifici urbani di
Dopo la pubblicazione del rap- ra un attico. rare la vista del lago dai locali maggio successivo. Tami di quegli anni, con mar-
porto Meili il progetto Tami I cambiamenti non si limitava- affacciati a ovest e est, Tami Nel progetto finale, seguito al- capiani di cemento armato,
aveva la strada spianata, ben- no però all’altezza dell’edifi- alterna ora piccole logge da- la variante dell’ottobre del muri inizialmente di mattoni
ché fosse necessaria una modi- cio, ma interessavano anche vanti ai locali di servizio, co- 1955 e approvato nel gennaio intonacati, poi di silico-calca-
fica del Regolamento edilizio, l’impianto. Nel corso del 1954 me bagni e cucine, ai locali del 1956, i terrazzi triangolari re a faccia vista, parapetti e ar-
per la quale era richiesta l’ap- Rino Tami abbandonava la abitabili, e dota questi ultimi sono inglobati nei locali che chitravi delle logge con gli ele-
provazione del Gran Consiglio pianta a trifoglio per passare a di terrazzi triangolari. Pronto ottengono l’affaccio diretto menti grigliati prefabbricati in
ticinese. Era possibile aumen- una figura rettangolare, con il nuovo progetto, Tami chie- verso il lago, e da rettangolari cemento, tutto poggiato sul
tare ancora l’altezza dell’edifi- l’asse longitudinale perpendi- deva l’autorizzazione a co- diventano trapezoidali. I log- basamento trasparente dei ne-
cio nel corso dell’iter burocrati- colare al lago. La ragione del struire il 25 giugno 1954, sal- giati vengono ridotti o inglo- gozi al piano terreno e coro-

8 335
Piante del piano tipo,
del ristorante e del piano attico.
CASA TO R R E

nato da una gronda di colore verso i caratteri dello stile inter- mo piano; fusto, i quattordici e destinata ai posteggi e alla
rosso cupo. Nel progetto ese- nazionale. piani intermedi; coronamen- terrazza del caffè.
cutivo, tutti i pieni delle faccia- La plasticità delle facciate ovest to, l’attico aggiunto sopra il La costruzione incominciava
te diventano di cemento arma- e est viene ripresa anche a tetto piano, per un totale di 51 nel gennaio del 1956 e termi-
to a faccia vista. Il linguaggio, nord, con il pianerottolo trian- metri di altezza. nava nel 1958.
guidato dalla plasticità che l’og- golare della scala, disegnato da Il desiderio di sfruttare al
getto viene ad assumere con il Peppo Brivio, e sul fronte prin- massimo le possibilità di inve-
gioco di ombre delle lame ver- cipale a sud, dove al vuoto cen- stimento fondiario viziava il
ticali oblique di chiusura dei trale delle logge, si contrappon- progetto e, mentre l’altezza
vani sporgenti, e con il primo gono i pieni di ciechi aggetti dell’edificio veniva aumenta-
piano che, destinato agli uffici triangolari laterali. ta, la superficie del terreno –
diventa una sorta di ammezza- La Torre presenta la triparti- passata nel frattempo a 1850
to da casa di città che slancia zione classica dei grattacieli metri quadri –, che nelle pre-
l’oggetto, abbandona l’ambito americani: base, corrispon- messe sarebbe dovuta restare
locale caro a Tami, e si porta dente ai piano terreno e al pri- a giardino, era vieppiù erosa,

10

9 9 10 337
Veduta dell’edificio dopo i lavori Prospetti verso le vie
di sopraelevazione. Castagnola e delle Scuole.
Ristrutturazione di Casa Arduin Il villino Vinassa, nel quartie- un nuovo appartamento. Per putrelle e un pilastro d’acciaio.
(Gestioni Latine mobiliari) re residenziale luganese di Lo- accedervi è realizzato ex novo Al piano superiore, invece, la
reto, era stato costruito nel un vano scale sul retro della ca- suddivisione rimane quella ori-
1898 dal capomastro Gauden- sa. L’appartamento principale ginale, pur con la creazione di
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO zio Somazzi su progetto del- rimane articolato tra piano rial- un bagno per ogni camera da
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 132 l’architetto svizzero tedesco zato e primo piano, ma l’im- letto.
RT T 78-79
1954-1955 Otto Manz. Si trattava di una pianto subisce diverse modifi- Le facciate della casa sono
RT S 55/2
tipica abitazione unifamiliare che. In particolare, è allargata profondamente alterate con
borghese di inizio Novecento, la superficie del vano scale e, a l’allargamento delle aperture.
a due piani, con torretta, dalla collegare i due piani, Tami pro- Il nuovo vano scale ha una fi-
tradizionale tipologia con la getta un’ampia scala elicoidale nestra a nastro verticale tam-
scala sul retro, affiancata dai di cemento armato, sul model- ponata da elementi in cemen-
locali umidi e quattro altri am- lo di quella della Biblioteca to che formano una decora-
pi locali per piano. cantonale (1936-1941). zione geometrica astratta.
Nel 1954 veniva affidato a Rino All’interno dell’appartamento In contrasto con il tentativo di
Tami l’incarico di ristrutturare padronale è inserito anche l’a- conferirle un aspetto moder-
l’edificio per i nuovi proprieta- scensore. no, Tami realizza sul fianco
ri. L’intervento è radicale. La Al piano rialzato il soggiorno della casa un portico rustico
quota del tetto è rialzata per viene ampliato con l’aggiunta per il soggiorno all’aperto, do-
realizzare un secondo piano a della superficie della veranda, tato di due colonne di granito
completamento della superficie la demolizione del muro di fac- dal disegno classico.
della torretta, dove è ricavato ciata e la sua sostituzione con L’edificio è stato demolito.

1 2

338 1 2
Prospetto su via Gaggini. Pianta del piano terreno.
RISTRUTTURAZIONE CASA ARDUIN

3 4 339
Disegni di dettaglio della scala Sviluppo del portico in alzato;
a sviluppo elicoidale. a destra, particolare
dello sfondato del portico.
Casetta di legno per le vacanze Il progetto riguarda una piccola mera singola di 5,5 m2, il bagno data la sua diffusione nell’edili-
casa di vacanza, di cui si ignora- e il ripostiglio. Il soggiorno zia rurale di tutto il Paese; pro-
no il committente e l’esatta di- pranzo occupa tutta la metà mosso dalla Landi nel 1939,
sposizione. Dalla corrispon- frontale della casa; sul retro, conobbe una discreta diffusio-
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO denza, e dal fatto che le ditte in- cucina e portico sono separati ne nell’edilizia residenziale
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 148 teressate per la compilazione dalla scala a doppia rampa, il unifamiliare della Svizzera te-
1954 RT S 56/9
dei capitolati avessero sede nel- cui pianerottolo intermedio desca dalla fine degli anni
progetto la zona, si evince che l’edificio fuoriesce dal perimetro della Trenta e per tutti gli anni Qua-
dovesse sorgere a Lugano, ma casa e forma un volume a sbal- ranta, anche per opera di ar-
su nessun documento prodotto zo simile a un bovindo. Il ri- chitetti di primo piano (Alfred
dallo studio Tami – tra quelli scaldamento è assicurato da Roth, casa sul lago di Costanza
conservati – compare un’indi- una stufa a olio nel centro della del 1937, Max Bill, casa a
cazione geografica precisa. casa, che emana direttamente il Bremgarten del 1942).
La casetta a due piani ha base calore verso quasi tutti gli am- Le moderne realizzazioni ten-
rettangolare di 6,10 x 6,80 m, bienti, accorgimento già utiliz- devano a dimostrare la possibi-
poggia su un cordolo fondazio- zato in Casa Hofer a Castagno- lità di utilizzarlo in alternativa
ne di cemento armato che fun- la (1943-1945). Pavimenti e pa- alla costruzione massiccia an-
ge anche da vespaio, e ha una reti sono costituite da un’inte- che per l’edilizia borghese. La
copertura a due falde. Nono- laiatura lignea di abete tipo bal- presenza nell’archivio Tami di
stante le dimensioni molto ri- loon frame, che sulle facciate ri- materiale informativo sull’edili-
dotte, la casa è suddivisa in di- mane a vista, mentre le superfi- zia prefabbricata di legno, con
versi locali: al piano terreno il ci sono tamponate esternamen- elementi standardizzati, combi-
soggiorno pranzo di 18 m2, la te con tavole orizzontali imma- nabili a formare superfici abita-
cucinetta separata di 5 m2, con schiate tipo chalet, e all’interno bili di diverse forme e dimen-
dispensa a parte nel sottoscala, con perline. sioni, fa di questo progetto un
e il portico aperto su una ter- Il legno in Svizzera è sempre possibile prototipo in uno stu-
razza; al primo piano, due ca- stato considerato un materiale dio sulla prefabbricazione di
mere doppie di 9 m2, una ca- da costruzione tradizionale, case di vacanza economiche.

340 1
Piante ai due livelli e sezioni.
CASETTE DI LEGNO

2 3 341
Disegni di dettaglio dei pannelli Prospetti.
di tamponamento esterno.
Casa Bernasconi Il lotto destinato alla costru- terrato abitabile, Tami realizza golo, dal quale restano esclusi
zione di una casa unifamiliare un terrapieno di 80 centimetri soltanto il garage e l’entrata
per la signora Orsola Berna- sulla quota naturale del terre- sul retro. L’impianto, pur ana-
sconi si affacciava sulla strada no, al quale fa corrispondere il logo a quello delle altre case
Balerna, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO cantonale tra Chiasso e Baler- livello della zona giorno. unifamiliari di Tami, sia nella
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 148 na e presentava una pendenza Ciò consente di sollevare le ca- disposizione dei singoli locali,
RT S 56/1-2
1954-1955 minima. Le dimensioni richie- mere quanto basta per dare lu- sia nello sfalsamento di quota
RT S FOT 6/4
ste dell’abitazione erano quel- ce al seminterrato, mentre, da- delle funzioni, appare in que-
BIBLIOGRAFIA le usuali: ampio soggiorno e vanti al soggiorno, viene rica- sto caso dominato da una mar-
Villa a Chiasso 1959 tre camere da letto. vata una terrazza sopraelevata cata geometria, alla quale si as-
Aloi 1960, pp. 63-67 Per riproporre anche in un ter- rispetto al giardino. Lo sche- socia nella rappresentazione
Carloni 1984, pp. 64-65
reno praticamente piano gli ma a croce di Casa Cavadini a dell’idea progettuale per il
sfalsamenti di quota usuali nei Sorengo (1950-1951), qui di- cliente e per le pratiche della
suoi progetti tra entrata, zona venta a T rovesciata. Tutto l’e- licenza di costruzione, un pre-
giorno e zona notte, e il semin- dificio è inscritto in un rettan- gnante impatto grafico.

342 1 2
Vedute del fronte meridionale. Pianta.
CASA BERNASCONI
3

Il braccio verticale della T ro- le sulla linea del muro di sepa-


vesciata è costituito da garage razione tra ingresso e soggior-
con un piccolo ufficio sul re- no e tra corridoio e camere.
tro, ingresso e soggiorno, quel- Il volume anteriore è delimita-
lo orizzontale da cucina, pran- to da un’unica falda, come il
zo e, oltrepassato il soggiorno posteriore, più basso; su quella
– dove i due assi si incrociano posteriore con la stessa pen-
– camere. La testata del brac- denza si incastra la più alta, ma
cio orizzontale, con la cucina e ad essa parallela del garage.
il pranzo, che solitamente ha Nelle facciate si ripresenta la
una profondità minore rispet- tipica alternanza tra pareti
to al soggiorno e origina la for- piene e superfici delle fine-
ma a croce, questa volta gli si stre, con parapetti e architravi
allinea. Il corpo notte, suddivi- tamponati con perline. Sul re-
so longitudinalmente tra servi- tro, le finestre dei servizi e dei
zi, corridoio, camere e balco- sotterranei sono schermate da
ne, mantiene la profondità del- griglie di cemento armato
la zona giorno. triangolari.
L’ingresso, passante da ovest a Nell’esecuzione, la rigorosa
est, pur parte della stessa volu- geometria del progetto veniva
metria che comprende il gara- in parte rotta nel corpo delle
ge, in pianta si legge come una camere da letto con modifiche
sorta di “galleria delle carroz- alle dimensioni del bagno; si ri-
ze” da villa ottocentesca, stac- nunciava all’ufficio dietro il ga-
co netto tra le due geometrie rage a favore di un doppio po-
di casa e garage. steggio, mentre un locale stu-
Il tetto della casa presenta il dio era ricavato nel seminterra-
colmo nella direzione principa- to, sotto le camere da letto.

3 343
Sezione verticale sui camini
esterno e interno e sui serramenti.
4
Prospetti.
Casa San Lorenzo Nel 1956 a Rino Tami veniva to è risolta con la formazione di ballatoio, per permettere di di-
conferito l’incarico di termi- uno zoccolo su due livelli. simpegnare fino ai tre alloggi
nare l’edificazione del terreno L’inferiore ospita otto posteggi affiancati sul lato est.
della signora Fischer-Marcio- singoli direttamente accessibili La scala esterna scende fino alla
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO nelli in via Motta a Lugano. dalla via San Lorenzo; il supe- quota della strada. Una separa-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 157 A valle di Casa Solatia e a fian- riore un piano intermedio con zione tra l’alloggio a sud e la se-
RT T 81
1956, 1961 co del secondo villino Fischer, le cantine degli appartamenti. rie di unità abitative a est, in
RT S 57/6
con Sergio Pagnamenta RT S FOT 7/6
realizzato con il fratello Carlo Sopra lo zoccolo, leggermente corrispondenza del disimpegno
nel 1945-1946, si trovava an- arretrato, si innesta il volume dell’ascensore, genera una tra-
BIBLIOGRAFIA cora una superficie potenzial- abitativo di quattro piani. sparenza che diventa fonte di
Immeuble locatif à Lugano 1961/1962 mente edificabile con una ca- Il piano terreno è aperto a est, luce per lo spazio dei collega-
1 sa d’appartamenti. direzione della facciata princi- menti verticali. Dal ballatoio,
Come per il secondo villino Fi- pale, e parzialmente a sud. Il li- attraverso il giardino, si può
scher, Tami sceglieva di co- vello superiore è ancora par- raggiungere la superiore Casa
struire sul confine verso via zialmente interrato e solo i due Solatia, che viene in tal modo
Motta. L’edificio progettato piani superiori sono completa- collegata con via San Lorenzo.
doveva essere sufficientemente mente liberi. Ogni piano è sud- La morfologia del progetto è
basso da non togliere aria e vi- diviso in quattro unità abitati- dominata dall’alto muro di pie-
sta alla retrostante Casa Solatia, ve, una di quattro stanze e ser- tra dello zoccolo, che prosegue
ma l’architetto si trovava con- vizi sulla testata sud, con affac- il muro di sostegno del secondo
frontato con un dislivello di cio anche sul retro, una di tre villino Fischer-Marcionelli, fo-
tredici metri tra strada e giardi- stanze e servizi sul lato nord e rato dalle aperture dei garage a
no retrostante la casa. La forte due o tre con solo affaccio a est. loro volta risolte con architravi
differenza di quota, nel proget- La distribuzione agli alloggi è a in cemento armato.

344 1
Veduta del fronte affacciato
su via San Lorenzo.
2
Pianta del piano tipo.
Il volume della casa è dominato tezza, terrazze continue sulla borazione con il giovane archi-
dalle linee orizzontali dei ter- facciata est con parapetto in ce- tetto Sergio Pagnamenta. Otte-
razzi e della soletta di copertura mento armato. Schizzi proget- nuta la responsabilità della di-
e presenta caratteristiche for- tuali documentano la scelta del- rezione dei lavori, questi porta-
mali analoghe a quelle degli la struttura a gabbia e del dise- va a termine la costruzione nel-
edifici coevi di Tami: evidenza gno a scacchiera della fronte lo stesso anno. A questa secon-
delle testate delle solette e di al- principale. L’iter del progetto si da fase si riferiscono quasi tutti
cuni elementi della struttura interrompeva per la prematura gli elaborati grafici conservati
verticale in facciata, tampona- morte della signora Fischer- nell’Archivio di Rino Tami.
menti di mattoni paramano in- Marcionelli nel 1956 e veniva L’edificio è stato completamen-
terrotti dalle finestre a tutta al- ripreso solo nel 1961, in colla- te trasformato nel 2003.
3

3 345
Veduta della casa
da via San Lorenzo.
4
Prospetti laterali
e verso via San Lorenzo.
Officine postali (PTT) Il tema del lavoro è analogo al all’officina, ha una dimensio- periore per deposito dei mate-
e Centrale telefonica coevo progetto dei Magazzini ne di 74,10 x 15 m e si articola riali. La testata meridionale
comunali di Bellinzona, non in tredici campate, le quattro presenta anche un piano sotter-
realizzati. A Viganello, comune a nord di 7 m di larghezza, le raneo per il deposito dei pneu-
Viganello, Lugano ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO della cintura luganese, su un otto a sud di 5,20 m, e una in- matici, al piano terra ospita l’uf-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 150-151 vasto appezzamento compreso termedia di 4,10 m. La strut- ficio dell’amministrazione e al
RT T 82-122
1956-1958, 1965-1966 tra via delle Scuole e la ferrovia tura trasversale che delimita le superiore gli spogliatoi.
RT S 56/12-13
direzione lavori RT S FOT 7/1
Lugano-Cadro-Dino, Rino Ta- campate è di cemento armato Il secondo edificio ha dimen-
Sergio Pagnamenta mi era chiamato a progettare i con tre pilastri uniti da una sioni di 77,40 x 14 m ed è costi-
BIBLIOGRAFIA fabbricati di servizio della Po- trave e si ripete uguale per tut- tuito da undici campate, tutte
Nuova centrale telefonica 1968 sta, destinati alle rimesse e al- ta la lunghezza. di 7 m di interasse, il suo sche-
Centrale telefonica Viganello 1970
Carloni 1984, pp. 72-73
l’officina di riparazione dei vei- Il collegamento reciproco è ga- ma strutturale è analogo al pri-
coli postali, oltre a uno spazio rantito dalla soletta superiore, mo edificio. La superficie delle
per il deposito e la lavorazione sempre di cemento armato. Le undici campate è destinata alle
dei cavi telefonici. Il progetto quattro campate settentrionali, rimesse dei veicoli. Una diffe-
veniva elaborato da Rino Tami destinate a riparazioni e lavag- renza di quota di quattro metri
nel 1956, mentre l’architetto gio dei mezzi di grandi dimen- tra le due facciate permette
Sergio Pagnamenta era desi- sioni, sono a tutta altezza. La l’accesso diretto dei veicoli a
gnato responsabile dei lavori. quota inferiore della trave è a 5 ovest al livello inferiore, e ad
Tami suddivide le funzioni su m dal suolo. Il vano intermedio, est a quello superiore. Oltre
tre edifici, due dei quali paralle- di 4,10 m di ampiezza, è desti- l’ultima campata meridionale si
li tra loro, a partire dall’allinea- nato ai collegamenti verticali, sviluppa un corpo di fabbrica a
mento lungo via delle Scuole, il mentre le campate rimanenti sé stante articolato su quattro
terzo perpendicolare ai primi sono suddivise in due livelli: il livelli, due dei quali destinati a
due affacciato su via Crocetta. piano terreno per le riparazioni spogliatoi e uffici, mentre l’ulti-
Il primo edificio, destinato dei veicoli postali piccoli e il su- mo piano ospita l’alloggio del
custode del complesso.
Il terzo edificio, di 35,50 x 15
m, si sviluppa in cinque campa-
te di 7 m di interasse, costituite
da portali collegati tra loro da
travi trasversali oltre che dalla
soletta. Esso è destinato al de-
posito e alla lavorazione dei ca-
vi telefonici ed è aperto lateral-
mente.
Caratteristica principale degli
edifici del complesso è la strut-
tura in cemento armato, dove
pilastri e travi sono sagomati
secondo i momenti statici ai
quali vanno soggetti: una sche-
matizzazione della struttura dei
celebri Magazzini del Punto
Franco di Chiasso, opera di
Robert Maillard del 1924.
Le solette di copertura di ce-
mento armato, leggermente
inclinate, si prolungano nelle
gronde sporgenti.

346 1
Officine postali,
schema planimetrico.
O F F I C I N E P O S TA L I E C E N T R A L E T E L E F O N I C A
2

2, 3 347
Officine postali,
veduta dell’ingresso alle officine
e prospetti.
O F F I C I N E P O S TA L I E C E N T R A L E T E L E F O N I C A

Rispetto ai precedenti edifici rato da quello da una parete in una centrale telefonica automa- dalla slanciata torre di cemen- particolare nel blocco ammini-
industriali progettati da Rino vetrocemento, si eleva di un tica di quartiere, da realizzare to armato del vano scale, ri- strativo-residenziale, contrad-
Tami – lo Stabilimento La piano sul resto della costruzio- lungo la ferrovia. Il progetto spetto a quanto già previsto distinto dall’alternanza di para-
Fleur (1946-1950), lo Stabili- ne e, asimmetrico, e con tipolo- prevede due differenti corpi di Tami riesce a conferire mag- petti di cemento armato faccia
mento per l’Usego (1950-1952) gia differente di aperture e bal- fabbrica, il primo destinato alla giore omogeneità all’edificio. vista e finestre a nastro. Nel
e il Deposito delle Officine coni, rispecchia l’immagine di centrale vera e propria e il se- La differenza di altezza è ridot- corso della progettazione l’ar-
idroelettriche della Maggia un edificio residenziale, dove condo a diverse funzioni: uffici, ta: pur avendo la centrale due chitetto decide di lasciare a vi-
(1953) –, il cemento armato tra- già si percepiscono alcune delle officina e residenza riuniti in un piani superiori e tre l’altro cor- sta anche le testate delle travi ai
valica dal ruolo esclusivamente caratteristiche formali che ver- volume cubico. Vi è un forte po, i due volumi raggiungono piani superiori, analogamente
strutturale per assumere valen- ranno sviluppate in Casa Pa- contrasto tra il primo corpo, altezza pressoché uniforme. alla Piccionaia di Lugano
za compositiva. tuzzo a Maroggia. massiccio con tetto piano e pri- Lo zoccolo viene mantenuto (1952-1956). L’uso generalizza-
Gli edifici sono caratterizzati L’esecuzione è avvenuta nel vo di gronde, e la diafana cen- solo sul retro, mentre sul fronte to del cemento armato prelude
da finestre a nastro su tutta la corso del 1957, e la sistemazio- trale, contraddistinta dalla fac- è sostituito dal vuoto delle au- agli importanti progetti del de-
lunghezza, interrotte soltanto ne delle superfici esterne ha ciata vetrata schermata da un torimesse. La centrale assume cennio seguente, dalla Piscina
dai pilastri, e alternate a para- concluso l’opera nella primave- continuo di lame verticali ruo- la morfologia di una scatola so- coperta di Lugano alle realizza-
petti massicci legati alla struttu- ra del 1958. tate di 45° rispetto ai serramen- spesa su un sistema di pilastri e zioni per l’autostrada.
ra. La modularità orizzontale Sullo stesso sito sorgerà una ti. Entrambi sono appoggiati su travi le cui testate sono leggibili L’ampliamento è stato esegui-
degli edifici utilitari non inte- quarta costruzione progettata uno zoccolo in pietra. in facciata, e mantiene la scher- to tra 1965 e 1966. Successiva-
ressa il volume destinato alle da Tami. Nel marzo del 1963 Partendo da questo progetto, matura con lame oblique. La mente la Posta ha ceduto il
funzioni amministrativa e resi- l’Ispettorato delle costruzioni nel 1965 Rino Tami ne elabo- plasticità dell’insieme si accen- complesso al Comune di Lu-
denziale. Il corpo di fabbrica a federali presenta il progetto di rava uno nuovo. Pur mante- tua per l’evidenziazione della gano.
sud del secondo edificio, sepa- massima di un fabbricato per nendo due elementi, separati struttura in cemento armato, in

348 4
Officine postali, prospetti,
sezioni e piante ai vari livelli
della rimessa dei veicoli.
5

6 7

5 7 349
Officine postali, Officine postali,
veduta del fronte occidentale dettaglio del fronte nord-est
della rimessa dei veicoli. delle officine.
6
Officine postali, veduta da via
delle Scuole.
O F F I C I N E P O S TA L I E C E N T R A L E T E L E F O N I C A

10

350 8, 9, 10
Centrale telefonica automatica,
prospetti principali e pianta
del secondo piano.
O F F I C I N E P O S TA L I E C E N T R A L E T E L E F O N I C A
11

12

11 12 351
Centrale telefonica automatica, Centrale telefonica automatica,
veduta dell’edificio. scorci dell’edificio.
Casa Nadig e Casa Tami La vicenda di Casa Nadig, una tra confine a monte e riva si po- media, l’ingegnere Richard
delle opere più note e originali tevano misurare circa quattor- Nadig della Motor Columbus
di Rino Tami, ha inizio con un dici metri. Inoltre, il piano re- di Baden, chiedeva a Rino Ta-
incarico ricevuto dal fratello golatore comunale impediva di mi il progetto di una casa di
Maroggia, BIBLIOGRAFIA Olinto. Delle tre case di vacan- superare con il tetto la quota vacanza sul suo terreno.
Cantone Ticino (Svizzera) Villa à Maroggia 1960-1961 za per i fratelli Tami (1953- stradale e imponeva le distanze Tami affidava a Peppo Brivio
Barran 1961, pp. 110-111 1954), a Maroggia, sul lago di minime di 3 m dalla riva e 4 m il compito di elaborare un
1956-1957
D.S. 1961
con Peppo Brivio Ferienhäuser 1962
Lugano, Olinto, ispiratore dalla strada. nuovo progetto per Olinto,
e Oscar Hofmann Aloi 1963, pp. 82-83 dell’iniziativa, aveva scelto per Olinto tuttavia incaricava il fra- mentre con il suo collaborato-
Altherr 1965, pp. 10-11 sé l’ultima in direzione di Bis- tello Rino di studiarne l’edifica- re Oscar Hofmann si dedicava
ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Valente 1966 sone, il cui giardino non si limi- bilità. Nel maggio del 1955 a Casa Nadig, il cui sito pre-
RT C 148 Vu du balcon 1966
tava a un angusto rettangolo tra l’architetto chiedeva al Munici- sentava condizioni analoghe a
RT T 123 Manfredi 1969
RT S 56/14 50 anni di architettura in Ticino 1983, l’edificio e la riva, come per le pio di Maroggia l’autorizzazio- quello di proprietà del fratel-
RT S FOT 7/2-4 p. 41 altre due, ma la costeggiava per ne a costruire una casa unifa- lo. Nello studio maturava l’i-
Carloni 1984, p. 76 estendersi in direzione nord- miliare di vacanza. Del proget- dea generatrice del progetto
ARCHIVIO HOFMANN, MASSAGNO Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati ovest. L’area non poteva però to ci è giunto soltanto il formu- definitivo: la sospensione del
1992, p. 82
Hollenstein 1992, pp. 49-51
essere edificata per la ridotta lario allegato alla domanda di volume residenziale su appog-
Schweizer Architekturführer profondità. costruzione: le poche, brevi de- gi puntiformi per liberare il
1996, p. 300 Terminata la costruzione delle scrizioni dei materiali parlano suolo e poterne usufruire co-
case, Olinto acquistava un altro di muratura in pietra a vista e me giardino in riva al lago.
terreno a poche decine di metri in parte intonacata, serramenti Nel progetto di Brivio, Casa
di distanza dal suo, dal quale lo bianchi e tetto inclinato dal Tami è costruita su una geo-
separava un’unica parcella di manto di copertura di tegole. metria di triangoli equilateri
un altro proprietario. Le condi- Schema analogo alle tre case, disposti a formare tre terrazzi
zioni orografiche del nuovo ma sviluppato in un solo episo- sovrapposti con volumi abita-
terreno erano meno favorevoli dio. Benché approvato dalle tivi sfalsati e a sbalzo, pure a
rispetto a quelle del sito sul autorità, il progetto non aveva pianta triangolare, portati da
quale erano sorte le tre case. seguito per le perplessità del- muri di pietra a vista.
Dalla strada cantonale, che in l’architetto sulla corrisponden- La nuova soluzione di Brivio,
quel punto si allargava a forma- za del modello al sito, a causa che reca la data del 20 luglio
re una piazzola, una parete roc- della profondità assai esigua 1956, nella sovrapposizione
ciosa dirupava per circa dieci della porzione edificabile. dei piani rifletteva un’allusio-
metri fino alla quota della riva. L’anno seguente anche il pro- ne a Casa Kaufmann, la “Casa
Nel punto di massima distanza prietario della particella inter- sulla cascata” di Frank Lloyd
1

352 1 3 3

Casa Tami, Casa Tami,


schizzo di studio di Peppo Brivio. veduta della casa dal lago.
2
Casa Nadig,
prospetti principale e laterali.
C A S A N A D I G E C A S A TA M I

Wright, e consentiva di libera- Nel nuovo edificio, lo schema Brivio è invece riportata un’a- mato in parte a faccia vista,
re una parte del piano terreno strutturale a muri portanti in nima di cemento armato al lo- aperto sui due lati, tamponati
a favore del giardino e di rica- pietra, già presente nelle tre ca- ro interno, ma non si tratta di da pareti di legno, e sul fronte
vare un piazzale di posteggio sette, è risolto in modo com- una tavola esecutiva. In assen- verso il lago, dove il serramen-
sul tetto a quota della strada. pletamente nuovo. Gli appog- za di piani della struttura, non to continuo è interrotto solo
Tami e Hofmann per Casa Na- gi sono limitati a due lame libe- conservati da Tami e né dal- da un vano di legno corri-
dig preferivano confrontarsi re di muratura di pietra, tra lo- l’ingegnere strutturista, in con- spondente agli armadi. L’in-
con geometrie rettangolari. ro perpendicolari. La lama siderazione del tipo di sforzi ai castro della casa alle lame è
Un disegno di studio non data- maggiore si staglia sulla parete quali le due lame sono sogget- sottolineato dalle due travi di
to, rintracciato nell’archivio rocciosa retrostante, alla quale te, è lecito dubitare dell’affer- cemento armato simmetriche,
Hofmann, testimonia l’abboz- è affrancata e va a sporgere so- mazione di Tami. L’intenzione superiore e inferiore alle solet-
zo dell’idea poi sviluppata da lo leggermente sulla superficie progettuale potrebbe non cor- te che completano la geome-
Rino Tami nello straordinario piana del terreno; la seconda, rispondere alla realizzazione. tria della casa.
schizzo, pure non datato, con- di minore lunghezza, il cui asse La questione rimane aperta. L’abitazione si sviluppa su un
servato nel suo archivio, dove è corrisponde alla mezzeria lon- Le due lame murarie, che co- unico livello, in conseguenza
sviscerato e risolto ogni aspetto gitudinale della casa, è paralle- prono tutta l’altezza dal piano della ridotta superficie abita-
della soluzione scelta. Il 27 del- la alla parete rocciosa e alla ri- in riva al lago alla strada, ten- bile richiesta. A differenza
lo stesso mese di luglio, con la va e poggia sulla roccia affio- gono sospeso il volume abita- delle tre casette, destinate a
messa in bella dello schizzo di rante alla base del dirupo. Nel- tivo a circa cinque metri da famiglie con figli, in Casa Na-
Rino Tami si materializzava il le relazioni di Tami su questo terra, con la quota del tetto ri- dig sono apparecchiati soltan-
progetto in scala 1:50 che il 9 progetto, e nei disegni da lui bassata di circa un metro e to un soggiorno-pranzo con
agosto approdava al Comune conservati, le due lame sono mezzo rispetto alla strada. Ta- nicchia-cucina, un piccolo ba-
di Maroggia per le pratiche di rappresentate come muri mas- le volume è costituito da un gno e due posti letto, per una
autorizzazione edilizia. sicci in pietra. In un disegno di sottile guscio di cemento ar- superficie lorda di 48 m2. Al-

354 4
Casa Nadig,
schizzi di studio.
C A S A N A D I G E C A S A TA M I

5 6

5 6 355
Casa Nadig, Casa Nadig,
scorcio della copertura veduta del soggiorno.
dalla strada.
7
Casa Nadig,
pianta, prospetti e sezioni.
C A S A N A D I G E C A S A TA M I

l’interno della casa, nella lama scende ancora fino alla quota luogo perché quando sue im- Nelle due case di Maroggia le me appoggio per i due muri,
minore, che resta leggibile, è della riva. L’area piana natura- magini sono state riprodotte lame di pietra rappresentano dove si concentrano i carichi
inserito il camino del soggior- le in riva al lago resta quindi sono state interpretate come piuttosto la traduzione in ter- verticali. L’uso della pietra con-
no; nella seconda, che funge completamente libera per il fotografie di Casa Nadig, poi mini regionali dei piloti. tro il fondale roccioso tende a
da separazione tra cucina e giardino, e da qui, attraverso perché è sempre stata, ed è tut- Rino Tami invitava a leggere le limitare otticamente l’impor-
bagno, trovano sede la stufa e una scaletta, è possibile calarsi tora, quasi completamente na- differenze reciproche delle sue tanza delle lame murarie, men-
l’impianto idraulico. Gli am- nelle acque del Ceresio. scosta dalla vegetazione, inol- opere in funzione del sito (Hol- tre è evidenziata la struttura di
bienti sono caratterizzati dal Nel corso dell’estate del 1956, tre, sorgendo le case sui due lenstein 1992). Nelle case di cemento armato nelle sue com-
rapporto visuale privilegiato Peppo Brivio rielaborava il suo versanti di un piccolo promon- Maroggia, la conformazione e ponenti astratte e geometriche.
con il lago. progetto per Casa Tami e lo torio, è sempre stato difficile ri- la geologia dei singoli appezza- Ottenuta la licenza edilizia nel
Dalla quota dell’abitazione la portava a geometrie ortagonali produrle entrambe contempo- menti, mutevole pur nella bre- settembre del 1956, la costru-
porta principale mette a una pur mantenendo i caratteristici raneamente. ve distanza reciproca, deve ave- zione di Casa Nadig aveva
scala esterna che, affiancando piani sovrapposti della sua pri- Nonostante la differenza tra le re avuto grande importanza luogo nel 1957. Casa Tami ve-
per un tratto il muro di pietra, ma idea. Infine veniva deciso di due realizzazioni e il primo pro- nella scelta strutturale e, di niva edificata subito dopo.
sale al piazzale lungo la strada realizzare per Olinto Tami un getto di Peppo Brivio, la pre- conseguenza, nell’immagine ar- Casa Nadig ha ricevuto l’at-
cantonale. Una botola all’in- doppio di Casa Nadig, e in tal senza delle lame in pietra che chitettonica di ogni casa. tenzione delle riviste di archi-
terno della casa, a fianco del- senso Rino Tami presentava la superano l’altezza della casa e la In Casa Nadig e Casa Tami, la tettura ma anche delle pubbli-
l’ingresso, dà accesso alla scala domanda di costruzione l’11 suddivisione dell’abitazione in profondità minore del sito ri- cazioni femminili, che ne han-
esterna che scende a una ter- ottobre 1956. L’unica differen- tre livelli (casa, terrazza, giardi- spetto alla situazione delle ca- no riprodotto interessanti im-
razza aperta a livello interme- za morfologica tra i due oggetti no), sono citazioni di Casa sette, dovuta alla prossimità magini a colori. L’edificio è
dio tra giardino e abitazione. è data dalla presenza nella sola Kaufmann di Frank Lloyd Wri- della strada al lago in quel pun- stato in seguito modificato
Questa poggia su una trave Casa Tami di una finestra sulla ght. Le somiglianze però fini- to, la conseguente maggiore con la creazione di un nuovo
che, dalla lama perpendicolare facciata orientale. Per il resto, scono qui: Tami, infatti, evi- pendenza del terreno, l’impos- piano abitabile sotto l’esisten-
alla roccia, si protende verso il variano i colori originali dei denzia la scatola abitativa, con sibilità di rimodellarlo, devono te, al posto della terrazza in-
lago a sbalzo, riprendendo il serramenti: giallo chiaro per il risultato che il manufatto si aver fatto nascere nel progetti- termedia, intervento che ne ha
profilo della soletta della casa. Casa Nadig, una tinta scura per caratterizza per il suo essere ta- sta l’esigenza di sollevare il vo- alterato drasticamente l’aspet-
Nella roccia retrostante è sca- Casa Tami, e il parapetto sul la- le, ossia opera aggiunta artifi- lume dal terreno, per non ero- to. Anche Casa Tami ha subì-
vata una piccola cantina. Dalla go: di pietra per la prima, d’ac- cialmente nel paesaggio, dise- dere la già minima superficie to modifiche che, pur meno
terrazza, che aumenta la su- ciaio per la seconda. Ma l’esi- gnata secondo una chiara geo- disponibile per il giardino. drastiche, ne hanno cambiato
perficie fruibile all’aperto e stenza di Casa Tami, gemella metria, Casa Kaufmann, inve- La presenza della parete roccio- l’immagine e hanno mimetiz-
costituisce una sosta nel per- della più famosa Casa Nadig, è ce, vi si mimetizza, quasi ad es- sa deve altresì aver portato alla zato la parete rocciosa dietro
corso tra casa e giardino, si rimasta sempre celata: in primo serne naturale emanazione. scelta di utilizzare la roccia co- la costruzione.

8 9

356 8 9
Casa Nadig, veduta della casa. Casa Nadig,
pianta sul volume
con l’abitazione.
Sistemazione Il prestigioso incarico di ri- di una fronte monumentale gresso. Lo scalone, doppio,
della Residenza governativa strutturazione della Residenza verso piazza del Governo, su parallelo alla facciata, è voluto
governativa comprendeva la disegno di Americo Marazzi. sia per risolvere la comunica-
progettazione del rifacimento La scelta di Marazzi di un di- zione tra piano terreno e pia-
Bellinzona, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO dell’aula del Gran Consiglio, segno in stile neoclassico, allu- no nobile anche in situazioni
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 152 la formazione di uno scalone deva all’epoca dell’indipen- di affollamento, sia per confe-
RT T 195-197
1957-1960, 1972 monumentale e la sistemazio- denza cantonale, l’inizio del rire solennità all’ambiente:
RT S 57/7-8
ne della corte. XIX secolo. L’intervento di non a caso Tami adotta il lin-
BIBLIOGRAFIA L’antico convento delle Orso- Tami doveva perseguire l’o- guaggio classico, con colonne
Anderes 1980, p. 13 line, soppresso nel 1848 e di- biettivo di creare un’immagine di granito e cornici storicisti-
venuto sede stabile del Gover- antica di rappresentanza che che. Tuttavia l’architetto co-
no cantonale, già ristrutturato l’umile convento non aveva pre lo scalone con una struttu-
agli inizi del Novecento su mai posseduto. ra moderna in ferro e vetro, in
progetto di Giuseppe Bordon- Tami dispone il nuovo scalo- contrasto con la parte muraria
zotti, nel 1922 era stato dotato ne sulla controfacciata d’in- da lui stesso realizzata.

1 2

1 2 357
Prospetto di ingresso Pianta del piano terreno.
con il nuovo scalone.
S I S T E M A Z I O N E D E L L A R E S I D E N Z A G O V E R N AT I V A

Altro intervento rilevante è la progetta l’arredamento fisso: Stato ticinesi. Particolarmente Brunoni. Nel 1972 Tami veni-
sistemazione dell’aula del Gran banchi per i 90 parlamentari affascinante è la sistemazione a va ancora incaricato di allestire
Consiglio, dove Tami conserva disposti su tre file di fronte al verde della corte, con un pas- la sala del Consiglio di Stato.
l’affresco opera di Adelchi tavolo del Governo. Di Tami è saggio circolare di beole attor- Recentemente l’aula del Gran
Maina sulla volta risalente al anche il disegno dei grandi no alla fontana, anche in questo Consiglio è stata riprogettata
1889, apre due tribune per il lampadari. Lungo il corridoio caso a suggerire una pretesa an- e arredata completamente a
pubblico con l’aggregazione al- d’accesso all’aula, Tami dispo- tichità. nuovo, mentre l’intervento di
lo spazio dell’aula di due locali ne su mensole di granito i busti I lavori terminavano nel 1960 Tami è andato perso.
laterali del livello superiore, e commemorativi degli uomini di sotto la direzione di Bruno

358 3
Sezione e pianta dell’aula
del Gran Consiglio.
Sede dell’Unione di Banche Svizzere Sede luganese della banca UBS, consentire l’allargamento di tore, con un ampio pozzo luce
già dagli anni Venti era un edi- via Pretorio. Maturava quindi circoscritto. La parte orientale
ficio a fianco della Posta centra- l’idea di demolire tutte le co- ha pianta trapezoidale, l’altra
le. Col tempo UBS riusciva ad struzioni dei due isolati per rettangolare. Il complesso si
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO assicurarsi la proprietà di tutto realizzare ex novo un’unica se- sviluppa su cinque piani fuori
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 158-164 il lotto del quale l’edificio face- de per UBS, dove una porzio- terra e due interrati.
RT T 124-194
1958-1969 va parte, e di quello retrostante, ne sarebbe andata ai proprie- Il piano terreno è destinato al
RT S 57/1-5
con Francesco van Kuyk RT S FOT 7/5
oltre vicolo Concordia, con la tari di Casa Daminelli. pubblico, e il vasto atrio spor-
sola esclusione di Casa Dami- Nel 1958 la direzione affidava telli a est occupa anche l’area
BIBLIOGRAFIA nelli che occupava l’angolo di l’incarico a Rino Tami, in ra- del pozzo luce, in corrispon-
Tami 1960 fronte a piazza Dante. gione della sua buona fama (in- denza del quale presenta una
Sede bancaria 1968
50 anni di architettura in Ticino
La banca poteva così disporre tervista all’ex direttore Notker copertura trasparente. A ovest
1983, p. 69 della superficie compresa tra Kessler). Per il direttore Arturo la superficie del piano terreno
Carloni 1984, pp. 78-79 via della Posta e via Pretorio, Lang, Tami aveva già costruito è destinata a due negozi e a un
Anderes 1998, p. 487 a sud dell’ex convento di San- nel 1950 la casa d’abitazione a bar, che hanno a disposizione
Kunstführer durch die Schweiz
ta Margherita sede delle Scuo- Sorengo. l’area corrispondente al primo
2005, p. 709
le comunali, e a nord della Nel progettare il nuovo edifi- piano inferiore. Nel bar, chia-
contrada di Verla. cio, Tami, in vista della demo- mato Investor’s club, i clienti
Su via Pretorio, di fronte a Pa- lizione delle Scuole comunali, della banca avrebbero potuto
lazzo Riva, si affacciavano due dispone verso nord la fronte seguire in tempo reale l’anda-
grandi edifici porticati, uno principale, a cinque piani, uno mento della borsa.
della Fondazione benefica Ri- più degli altri lati. Prevede an- Tra i due settori al piano terre-
ziero Rezzonico, opera dell’ar- che diverse sistemazioni viabi- no è prevista una galleria aperta
chitetto Ramelli del 1913, l’al- listiche per la superficie libe- al passaggio pubblico in dire-
tro la già nominata Casa Dami- rata in funzione delle possibi- zione nord-sud, per sostituire il
nelli, progettata da Americo lità di adibirne parte a posteg- vicolo inglobato nella costru-
Marazzi nel 1924. gio in superficie, e di realizza- zione, e sulla quale si affacciano
I due fabbricati, in stile ecletti- re un autosilo sotterraneo. da un lato le vetrine della ban-
co, costituivano una quinta ur- Il progetto della nuova banca ca, dall’altro i negozi e il bar.
bana di notevole impatto, ma allinea completamente l’edifi- Nel primo livello inferiore è
il piano regolatore luganese ne cio sul perimetro degli arretra- collocato il caveau; nel secondo
prevedeva la demolizione per menti fissati dal piano regola- l’archivio e tutti i servizi tecnici.

1 359
Disegno prospettico d’insieme.
S E D E D E L L’ U N I O N E D I B A N C H E S V I Z Z E R E

I quattro piani superiori sono


destinati agli uffici della banca,
con la direzione e le salette per
ricevere i clienti al primo e al
secondo, e gli uffici dei funzio-
nari al terzo e al quarto. L’ulti-
mo piano ospita la mensa
aziendale con terrazzo e tavoli
all’aperto per la bella stagione,
e un alloggio per il custode.
Ai piani superiori vi è una sepa-
razione muraria doppia conti-
nua tra settore occidentale e
orientale, con funzione di giun-
to di dilatazione e di tagliafuo-
co. Per garantire una buona
flessibilità, la maggior parte
delle pareti interne sono mobi-
li. La struttura è costituita da
una maglia regolare di pilastri
di cemento armato con interas-
se di 4,82 m, arretrata rispetto
alle facciate, e da orizzonta-
menti massicci. Su ogni lato
esterno, un muro di cemento
armato dal primo al quarto pia-
2 no, ampio quanto un modulo
della gabbia dei pilastri, svolge
la funzione di controvento.
La costruzione veniva suddi-
visa in due tappe affinché la
banca potesse mantenere la
sua attività durante i lavori. La
prima interessava la superficie
orientale dell’area, sul sito
della sede storica della banca
e delle case adiacenti; la se-
conda l’area dei due palazzi
verso via Pretorio.
Nell’autunno del 1959 Rino
Tami, insieme alla sede defini-
tiva della banca, ne progettava
quindi una provvisoria nella
casa un tempo della Fonda-
zione Riziero Rezzonico.
Il progetto di ristrutturazione
della sede temporanea era ap-
provato dalla Municipalità nel
luglio del 1959. I lavori veni-
vano immediatamente intra-
presi e condotti a termine nel-
la primavera del 1960. La
3
banca vi si trasferiva in modo

360 2, 3
Piante del piano terreno
e del primo piano.
S E D E D E L L’ U N I O N E D I B A N C H E S V I Z Z E R E
4

da poter liberare i terreni per


la realizzazione della prima fa-
se del nuovo complesso.
La costruzione del primo bloc-
co avveniva tra 1964 e 1966.
Nel frattempo UBS concludeva
anche l’acquisto di Casa Dami-
nelli e poteva disporre di tutta
l’area per la sua nuova sede.
Dopo il trasloco e la demolizio-
ne degli edifici verso via Preto-
rio, tra il 1968 e il 1969 veniva
edificato il secondo blocco.
I primi elaborati grafici del pro-
getto mostrano che l’intento
iniziale di Tami era quello di
proseguire il discorso avviato
con la vicina Casa Piccionaia
(1952-1956), ancora ripreso nel
Palazzo delle Dogane (1958-
1962). Il piano terreno è com-
pletamente vetrato e arretrato,
come l’ultimo, e i quattro piani
intermedi sono contraddistinti
dall’alternanza di travi di ce-
mento armato corrispondenti
alle strutture orizzontali, para-
petti rivestiti di mattoni di cotto
e finestre a nastro.
È lecito credere che anche qui,
come negli edifici di via Pioda,
l’architetto avesse pensato a ser-
ramenti di legno dipinti di ver-
de. Ma l’elaborazione successi-
va portava il progetto alla
morfologia definitiva, con tam-
ponamenti rivestiti di grandi la-
stre regolari di granito rosso lu-
cido e serramenti di alluminio
color oro chiaro, mentre solo gli
architravi di cemento armato
bocciardato restavano in vista.
Il quinto piano interessa solo
la parte settentrionale dell’e-
dificio. La gronda superiore,
come nella Piccionaia, sporge
fino ad allinearsi con le faccia-
te dei piani intermedi a forma-
re una loggia.
Sui fronti nord e sud, l’accesso
alla galleria del piano terreno è
evidenziato dall’interruzione ai
piani superiori del ritmo oriz-
5

4 361
Pianta del quinto piano.
5
Sezione trasversale.
S E D E D E L L’ U N I O N E D I B A N C H E S V I Z Z E R E

zontale dei prospetti degli uffi- Nel grande atrio, per la disposi-
ci, con una superficie cieca, ar- zione dei banchi degli sportelli
retrata al filo dei pilastri, che e delle pareti interne l’architet-
sale fino alla gronda. Le colon- to riprende la linea obliqua pe-
ne di cemento armato del pia- rimetrale e la ribalta ad ottene-
no terreno sono rivestite di re gli andamenti esagonali già
strette lame di pietra che, come utilizzati nella sede della Radio
nell’edificio Bleicherhof di Sal- a Besso e che svilupperà nei
visberg a Zurigo (1939-1940), progetti successivi destinati a
ripropongono il tema della sca- grandi flussi di pubblico.
nalatura della colonna classica. Per gli arredi Tami proponeva
Con la realizzazione della se- una linea di mobili per ufficio
conda tappa, nel muro doppio in ferro con piani impiallac-
di separazione a sud veniva ciati e armadi componibili, da
aperto un passaggio di comu- lui concepita con la fabbrica
nicazione ai piani, in modo da ticinese Sara, ma la direzione
collegare i vani scale dei due preferiva rivolgersi a una ditta
blocchi tra loro per mezzo del specializzata della Svizzera te-
corridoio di distribuzione, desca. Il complesso era termi-
non essendo più necessario se- nato nel 1969; lo Studio Tami
parare dalla banca la porzione continuava a seguire tutte le
di fabbrica destinata a rim- modifiche interne nei dieci
piazzare Casa Daminelli. anni successivi.
6 7

362 6, 7 8
Scorci del fronte meridionale. Prospetto meridionale.
S E D E D E L L’ U N I O N E D I B A N C H E S V I Z Z E R E

9 363
Veduta notturna dell’edificio.
Casa Marazzi Il progetto di una casa per Bru- Rispetto alle due case menzio- sul retro. La zona cucina e ser-
no Marazzi nella zona del lido nate, Casa Marazzi presenta vizi, suddivisa in vari ambienti,
di Locarno prendeva il via una variazione nella disposizio- è disimpegnata da un corridoio
nell’autunno del 1958. ne della zona giorno; ferme re- sull’asse est-ovest che serve tut-
Locarno, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Casa Marazzi è la prima di una stando le camere sulla sinistra e ti i locali, a partire dal garage fi-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 155 serie di residenze unifamiliari la cucina sulla destra, dall’atrio no all’uscita sul giardino.
RT T 206-209
1958-1961 di ampio respiro, costruite da una successione fluida di spazi I muri perimetrali sono in pie-
RT S 58
con Francesco van Kuyk RT S FOT 7/9
Tami dalla fine degli anni Cin- si protende in avanti verso il tra a vista. Su questi poggiano
quanta ai primi anni Sessanta. giardino, dove si incontra pri- travi di cemento armato di 40
L’impianto riprende quello ti- ma la zona pranzo e quindi cm di altezza che portano le so-
pico delle abitazioni unifami- quella soggiorno. Sequenze di lette piane della copertura, sol-
liari progettate a partire dagli pilastri e vetrate a tutta altezza levate dello spessore delle travi.
anni Quaranta, quali Casa Buri permettono la completa aper- Nelle interluci sono inseriti ser-
a Breganzona e Casa Morandi tura della zona giorno a sud, sul ramenti vetrati.
a Payerne. L’abitazione si svi- giardino, mentre verso nord e Ogni volume funzionale ha una
luppa su un solo livello, longi- in parte verso ovest, gli am- sua altezza, data in parte dal di-
tudinalmente divisa in tre bloc- bienti sono chiusi. slivello tra atrio e zona notte
chi funzionali: atrio d’ingresso La zona notte presenta l’usuale (soprelevata di 60 cm), e in par-
in centro, zona giorno sulla de- corpo triplo con camere fronta- te dalle differenti quote delle
stra e zona notte sulla sinistra. li, corridoio in centro e servizi coperture. L’atrio, in particola-

364 1
Veduta dal giardino della villa.
CASA MARAZZI
2

re, presenta una doppia altezza


che consente l’illuminazione
dall’alto.
L’edificio è quindi caratterizza-
to dalla giustapposizione di di-
versi volumi elementari.
Il tema dell’illuminazione sola-
re può aver avuto influenza di-
retta sull’impianto della casa.
Il prolungamento rilevante del
soggiorno sembra essere dovu-
to alla volontà di ricuperare per
la zona giorno l’orientamento a
sud, invece di quello a ovest
che avrebbe naturalmente avu-
to. Lo stacco tra muratura e co-
pertura, con la soletta come so-
spesa, genera fonti illuminanti
alternative agli affacci principa-
li. L’altezza maggiore delle ca-
mere da letto rispetto ai retro-
stanti servizi, per mezzo di so-
praluce permette anche l’illu-
minazione da est, tema peraltro
già presente nelle case di So-
rengo degli inizi degli anni Cin-
quanta e in Casa Croci Bianchi
a Pregassona.
Casa Marazzi inaugura il capi-
tolo “organico” della produzio-
ne di Tami, coincidente con l’i-
nizio della sua docenza al Poli-
tecnico di Zurigo.
La struttura in pietra, eviden-
ziata, diventa parte dell’archi-
tettura, stabilendo una forte si-
militudine con Casa Winckler e
Goetsch a Okemos (Michigan)
di Frank Lloyd Wright del
1939, dove è anche presente
l’articolazione in più volumi.
Riferimenti al lavoro di Richard
Neutra si leggono invece nel
3

2 3 365
Veduta del portico Pianta.
antistante il soggiorno.
CASA MARAZZI

rapporto della casa con il giar- Wilkins a South Pasadena del di copertura avvicina mag- me parte della casa, a questa fonti disparate.
dino. Attraverso grandi vetra- 1949 e, soprattutto, Casa War- giormente Casa Marazzi ai legata dalla geometria che ca- I lavori di costruzione incomin-
te e zone filtro, superfici ester- ren Tremaine a Montecito del due esempi citati di Neutra. ratterizza tutta la sistemazio- ciavano nel marzo del 1959 e si
ne ma coperte dallo sbalzo 1947-1948. Infatti, se in Casa Warren ne del giardino. concludevano l’anno successi-
della piastra del tetto, e pavi- Nonostante un forte sbalzo Tremaine la piscina è conti- Il risultato è un chiaro esem- vo. Rino Tami si avvaleva della
mentate come gli interni, è ot- del tetto sia caratteristico del- gua all’abitazione, alla quale è pio del progettare di Tami, e collaborazione dell’architetto
tenuta un’interazione tra den- la wrightiana casa di Okemos, collegata da una terrazza, nel mostra la sua capacità di con- Andrea Kummer per la sorve-
tro e fuori. Riferimenti privile- l’immediata leggibilità delle progetto di Tami, benché al- cepire ogni opera in funzione glianza del cantiere. La casa è
giati possono essere Casa travi di appoggio delle piastre lontanata, essa è percepita co- del luogo, con riferimento a stata distrutta nel 1984.

366 4
Sezione lungo l’asse est-ovest
della casa.
5
Veduta del fronte orientale.
2

Palazzo delle Dogane Con l’apertura dell’ultimo seg- te dalla Confederazione.


mento di via Pioda a Lugano, Il progetto su suggerimento di
in seguito alla costruzione della Tami prendeva corpo nel corso
Piccionaia e del Cardo (1952- del 1958. Il primo studio, di cui
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO 1956), veniva avviato il ridise- si sono conservati alcuni elabo-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 153 gno del tratto superiore della rati grafici nell’archivio Tami,
RT T 198-201
1958-1962 strada, fino all’incrocio con via occupa l’intera superficie dei
RT S 57/9-10
con Francesco van Kuyk RT S FOT 7/7-8 Balestra. Prendeva corpo la de- due lotti e si articola nelle fun-
stinazione amministrativa di zioni commerciale, amministra-
BIBLIOGRAFIA tutta la via, a rimpiazzare quel- tiva e residenziale. Il progetto
Il nuovo Palazzo delle dogane 1959 la residenziale che risaliva ai prevede due lame verticali, con
Kreiszolldirektion in Lugano 1963
Carloni 1984, p. 77
primi anni del secolo, quando cinque piani sopra il piano ter-
erano sorti diversi villini con ra, perpendicolari a via Pioda e
accesso dalle vie laterali. destinate alle residenze, e una
In sostituzione della primitiva stecca orizzontale di collega- tre le residenze sono concen-
sede circondariale delle Doga- mento, di soli due livelli sopra il trate nella parte corta, perpen-
ne in via della Posta, nell’edi- piano terreno, per gli uffici. dicolare alla prima.
ficio di proprietà dell’Ospe- In seguito Tami sceglieva un Il collegamento tra i due bloc-
dale civico, era stato deciso di impianto a L rovesciata, con chi è risolto nel vano scale, in
insediarne una nuova su due una piazza semipubblica cir- modo da mantenere l’unità
lotti sul lato est di via Pioda, coscritta. L’elemento lungo è dell’edificio, nonostante le di-
compresi tra le vie Industria e parallelo alla strada, arretrato, verse funzioni. Sul perimetro
Bossi, acquistati appositamen- ed è destinato agli uffici, men- esterno, il progetto è comple-
tato da una passerella che si
sviluppa sia lungo via Pioda
sia lungo via Bossi, destinata a
passaggio coperto, sotto la
quale sono sistemati quattro
vani commerciali singoli.
Il terzo e definitivo progetto,
che porta la data del novembre
1958, prevede una separazione
netta in due edifici, ciascuno
con il suo ingresso e il suo col-
legamento verticale. Il confine
tra i due lotti viene spostato
sulla linea del muro comune, in
modo da ampliare la superficie
di quello meridionale, destina-
to alle Dogane e ridurre l’altro,
destinato alle residenze, acqui-
stato dai capimastri Boni e Re-
gazzoni, incaricati della costru-
zione di Palazzo delle Dogane
(vedi Casa Boni e Regazzoni,
1959-1962).
Palazzo delle Dogane, arretrato
di 16 m da via Pioda, ha pianta
rettangolare di circa 43 x 13
metri. La struttura portante è
analoga a quella della Piccio-
naia, costituita da un modulo di
tre pilastri, uno mediano e due
1

1 2 367
Veduta del fronte affacciato Veduta dall’alto dell’edificio.
su via Pioda.
PA L A Z Z O D E L L E D O G A N E

perimetrali, collegati da una


trave trasversale che si ripete
con interasse di 3,89 m, a divi-
dere l’edificio in campate, lega-
te dalla soletta.
Come nei progetti iniziali, l’e-
dificio si articola in un piano
sotterraneo per i servizi e l’au-
torimessa, il terreno, destinato
ai negozi, e cinque piani supe-
riori dei quali i primi quattro
amministrativi e l’ultimo resi-
denziale. Il vano scale è a sud,
in prossimità di via Bossi. La
distribuzione dei piani degli uf-
fici è molto schematica, con un
corridoio centrale che disimpe-
gna i locali sui due lati, e che si
3
conclude con un ascensore per
il collegamento interno diretto
tra i quattro piani. L’ultimo
piano presenta un ballatoio
frontale aperto.
La facciata principale di Palaz-
zo delle Dogane è caratterizza-

368 3 4
Piante e prospetti schematici Planimetria, piante e prospetti
delle soluzioni con impianto schematici della soluzione
a pettine e con impianto a L. definitiva con impianto a L.
PA L A Z Z O D E L L E D O G A N E

ta dal piano terreno destinato meridionale, due muri pieni so-


ai negozi dove le vetrine conti- no a sbalzo di 12 cm rispetto al
nue corrono davanti ai pilastri. piano dei parapetti e dei mar-
Il volume aggettante dei quat- capiani. Nei primi mesi del
tro piani amministrativi appare 1959 era compilato il progetto
sollevato e distaccato dal terre- definitivo, che otteneva una ap-
no, ed è caratterizzato dall’oriz- provazione preventiva dalla
zontalità dei marcapiani di ce- Municipalità nel mese di mar-
mento armato, dei tampona- zo. Nel mese di settembre veni-
menti dei parapetti in mattoni va presentata la richiesta di au-
paramano e dei serramenti a torizzazione a costruire. La li-
nastro, di legno tinto di verde. cenza definitiva era concessa in
Le travi trasversali si protendo- novembre.
no in avanti a portare il volume Il cantiere si apriva nel 1960 e
in aggetto, senza però oltrepas- l’edificio era terminato nella
sare i marcapiani come avviene primavera del 1962. Sul piaz-
invece nella Piccionaia e resta- zale antistante si decideva poi
no invisibili in facciata. di realizzare una fontana; l’ar-
I marcapiani sono costituiti tista era scelto tramite un con-
dalla testata della soletta, au- corso, della cui giuria faceva
mentata dell’altezza della trave parte anche Tami.
veletta. La facciata posteriore, L’ampia superficie verde dise-
con i pilastri visibili, riprende il gnata da Tami è stata di re-
modello dello Stabilimento La cente ridotta drasticamente
Fleur (1946-1950); in quella per ricavare alcuni posteggi.

5 6 369
Veduta del fronte su via Bossi. Piante del quinto
e del secondo piano;
planimetria generale.
PA L A Z Z O D E L L E D O G A N E

7 9

370 7 8
Prospetti su via Pioda Sezione verticale sui serramenti
e su via Bossi, sezioni. e sulla vasca per i fiori.
9
Prospetto su via Bossi.
Casa Boni e Regazzoni Durante la genesi di Palazzo vo a delimitare il piazzale al- Paolito Somazzi nel 1904, che
delle Dogane (1958-1962), berato su via Pioda. era stato necessario demolire.
Annibale, Eligio e Maurizio Per la costruzione di Palazzo Mentre Palazzo delle Dogane
Boni con Renato Regazzoni, delle Dogane, era stato neces- ha pianta rettangolare che si
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO titolari dell’impresa di costru- sario aggiungere al lotto già a sviluppa parallelamente a via
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 154 zioni di Lugano incaricata disposizione, sull’angolo tra le Pioda, Casa Boni e Regazzoni,
RT T 202-205
1959-1962 RT S 57/11
della realizzazione dell’edifi- vie Pioda e Bossi, una porzio- vincolata dalle linee di arretra-
con Francesco van Kuyk cio, acquistavano il terreno a ne del terreno confinante a mento su via Industria, assu-
nord dell’area interessata dal- settentrione, affacciato su via me pianta trapezoidale.
la fabbrica, dove secondo il Pioda e via Industria. Su quel Come nel vicino palazzo, an-
progetto doveva sorgere una sito sorgeva Casa Crescionini, che qui il piano terreno è de-
casa d’appartamenti contigua una delle rare case di ringhie- stinato ai commerci, ma l’u-
al nuovo stabile amministrati- ra di Lugano, progettata da niformità riguarda soprattutto
il linguaggio architettonico:
struttura a gabbia, con ele-
menti portanti leggibili anche
in facciata, tamponamenti di
mattoni paramano e infissi di
legno colorati di verde. L’ab-
binamento serrato tra due edi-
fici di un unico progetto si ri-
collega al Cardo e alla Piccio-
naia, realizzati su progetto di
Tami pochi anni prima sulla
stessa strada.
L’accesso alla casa avviene da
una galleria che unisce via In-
dustria al piazzale antistante
Palazzo delle Dogane.
La soluzione incrementa l’a-
rea delle vetrine dei negozi,
mentre concentra la superficie
dell’atrio. Superiormente si
sviluppano cinque piani resi-
denziali, ognuno con quattro
alloggi di varie metrature, dal
bilocale all’appartamento di
cinque stanze con servizi.
Il disegno dei prospetti, ri-
spetto al Cardo e alla Piccio-
naia, presenta un elemento
nuovo che compare anche
nelle facciate secondarie di
Palazzo delle Dogane. L’evi-
denza degli elementi struttu-
rali in facciata, pilastri e testa-
te delle solette, è in parte ma-
scherata. Tra le successioni
verticali di finestre, i tampo-
namenti presentano uno sbal-
zo di 12 cm rispetto al perime-
tro delle solette. Soprattutto
nella facciata principale, verso
1

1 371
Scorcio di Casa Boni;
il fabbricato parallelo alla strada
è Palazzo delle Dogane.
CASA BONI E REGAZZONI

via Industria, dove si ha una


sequenza di sette assi di aper-
ture con altrettanti pieni tutti
della stessa ampiezza, è resa
l’immagine di una sequenza di
lesene giganti, interessanti i
cinque piani sopra il terreno e
poggiate su mensole in ce-
mento armato che fuoriesco-
no dalla trave di bordo sopra i
negozi.
In questo modo, tra Casa Boni
e Regazzoni e il Palazzo delle
Dogane, come già tra la Piccio-
naia e il Cardo, viene riproposta
la contrapposizione tra un edi-
ficio amministrativo dominato
in facciata dall’orizzontalità
connessa alle finestre a nastro e
uno residenziale, dove è piú
marcata la tensione verticale.
Dopo l’approvazione preven-
tiva nel marzo del 1959, en-
trambi i progetti venivano
presentati da Rino Tami al
Municipio di Lugano nel set-
tembre dello stesso anno. La
licenza seguiva in novembre, e
nella primavera successiva si
avviava il doppio cantiere.
La costruzione terminava nel-
la primavera del 1962.

372 2
Piante del piano terreno
e del piano tipo.
3

3 4 373
Veduta del fronte affacciato Prospetto meridionale, con sezione
sul piazzale antistante su Palazzo delle Dogane,
Palazzo delle Dogane. e sezione longitudinale.
Casa Bernasconi Premessa alla realizzazione di Tritt; a nord costruirà anni do- vello risolto con una balconata
Casa Bernasconi e della confi- po Casa Creazzo. e una scala a rampa dritta che
nante Casa Tritt è la sistema- Il progetto della casa per la fa- conduce dall’ingresso all’atrio,
zione della strada d’accesso. miglia di Giovanni Bernasconi, e marca la direzione dell’asse
Sorengo, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Una preesistente strada agrico- proprietario degli omonimi trasversale dell’impianto cru-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 165 la è allargata e regolarizzata su “Molini” di Viganello, risale al- ciforme che poi si conclude nel
RT T 210-213, 413
1959-1961 progetto del geometra comu- l’autunno del 1959. soggiorno.
RT S 60/1-3, 82/8
con Francesco van Kuyk RT S FOT 8/1
nale nel dicembre 1959, con Lo schema di partenza è quello L’asse longitudinale è invece
l’esproprio di strisce dei terre- di Casa Marazzi, dell’anno pre- dato dal percorso che dalla
BIBLIOGRAFIA ni privati confinanti. Nel set- cedente e allora in costruzione, comunicazione tra garage e
Kunstführer durch die Schweiz tembre dell’anno successivo, modificato in funzione del sito zona cucina, attraverso l’in-
2005, p. 736
Rino Tami elabora una varian- – in pendio anziché in piano –, gresso – centro della croce – si
te che prevede una piazzola della richiesta di una più ampia prolunga a diventare corri-
triangolare libera nel punto in superficie abitabile e con una doio interno della zona notte,
cui il geometra aveva disposto maggiore evidenza dell’impian- tradizionale disimpegno tra le
un’aiuola spartitraffico. Ciò to a croce. camere modulari, sul fronte, e
permette di ricavare una fila di Dalla strada privata si accede i servizi, sul retro. Rispetto a
posteggi a pettine sul lato dello direttamente al garage e all’a- Casa Marazzi, inoltre, anche il
spiazzo. Sui due terreni a sud bitazione. L’ingresso si trova corpo servizi sulla destra en-
della nuova strada, Tami pro- soprelevato di 1,50 m sulla trando viene fatto fuoriuscire
getta Casa Bernasconi e Casa quota del piano giorno, disli- dal perimetro della casa in

374 1
Veduta del fronte verso valle.
CASA BERNASCONI

modo da ricavare un locale sud per favorire l’insolazione.


per la sala da pranzo a lato del Casa Bernasconi è una varia-
soggiorno. Per la conforma- zione di Casa Marazzi, quindi
zione orografica del sito, Casa si basa sugli stessi modelli
Bernasconi, rispetto a Casa americani: le case unifamiliari
Marazzi perde il contatto di- californiane di Richard Neu-
retto con il terreno nelle ca- tra degli anni Quaranta e Casa
mere che si trovano alla quota Winckler e Goetsch di Frank
dell’ingresso, soprelevate di Lloyd Wright a Okemos nel
1,50 m, e nel soggiorno, che si Michigan del 1939.
affaccia su un balcone. Il livel- Il cambio di scala sembra tut- 2

lo seminterrato ospita il “grot- tavia aver portato a una decli-


to” e le due stanze delle do- nazione meno interessante
mestiche. che nel progetto locarnese.
Un locale-studio è ricavato so- I lavori di costruzione incomin-
pra l’atrio, e porta a tre i livelli ciavano nella primavera del
dell’abitazione rispetto all’uni- 1960. Nel giro di un anno, la
co della casa locarnese. casa era abitabile.
A causa dell’affaccio prevalen- Ultimamente ristrutturata, buo-
te a sud-est, vengono praticate na parte della sostanza originale
aperture inedite in direzione è andata persa.

2 375
Sezione trasversale.
3
Piante del piano cantina
e del piano terreno.
CASA BERNASCONI

376 4
Prospetti.
5
Scorcio del fronte verso valle.
Insediamento residenziale Nel 1958 era costituita la Lagu- dei quali indicati dallo stesso ti tra loro da muri paralleli agli
di villeggiatura Laguna na S.A. società finalizzata alla Tami in giovani diplomati del assi interni. Le schiere sono
bonifica ai fini di sfruttamento Politecnico di Zurigo (Campi previste di due tipi: con alloggi
immobiliare dei terreni acqui- con Durich, Ruchat con Stutz) a due o tre camere da letto. An-
Magadino, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO trinosi in riva al lago Maggiore, – era prescelto il progetto Ta- che l’impianto della torre rien-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 168 situati tra il delta del Ticino e il mi, che limitava l’edificazione tra nella maglia esagonale ed è
RT T 469-485
1959-1964 villaggio di Magadino, che la alla zona piú solida, a valle del- concepito in modo da assicura-
RT S 91/1-4
progetto RT S FOT 11/6
società stessa acquistava dal pa- la diga detta “traversa della re a ogni alloggio la vista verso
con Francesco van Kuyk triziato di Magadino e dalla Peppa”, e destinava il resto il lago. Il piano-tipo è costituito
BIBLIOGRAFIA Corporazione Borghese di Lo- dell’area a campeggio, dove da un alloggio di due, uno di
R.T. 1973 carno. prevedeva la realizzazione dei tre e uno di quattro locali, cia-
Carloni 1984, pp. 94-95
Nel 1959 la società invitava al- soli casotti dei servizi. scuno con un terrazzo frontale.
cuni progettisti a proporre un Nel 1961 lo studio Tami sten- Gli edifici presentano il lin-
concetto edificatorio generale deva il progetto definitivo, che guaggio architettonico tipico
per la superficie, che ammon- veniva consegnato agli ingegne- della produzione di Tami in
tava a circa 515 000 m2. Tra i ri Lombardi e Gellera di Locar- questo periodo: tamponamenti
partecipanti coinvolti – alcuni no per l’esame dei lavori di bo- di mattone paramano incorni-
nifica necessari. Gli ingegneri ciati dalle affioranti strutture in
prevedevano la formazione di cemento armato di solette e ar-
alcuni canali e il colmataggio chitravi. Nel 1961 la Laguna
delle restanti superfici. S.A. chiedeva l’autorizzazione
La proposta Tami si concentra a procedere alla sistemazione
sulla parte da edificare e trala- dei terreni secondo i piani de-
scia il campeggio. Il nuovo gli ingegneri Lombardi e Gel-
quartiere è articolato in zone lera, per poter poi avviare il
funzionali: divertimento, che progetto Tami. Nel 1964 a Ri-
comprende la spiaggia e un ri- no Tami veniva chiesto di dise-
storante; riposo, con un giardi- gnare un campeggio su un’al-
no sul Ticino; sport; abitazione, tra area del comparto, di 25
composta da cinque torri, stec- 000 m2, destinata ad accogliere
che di case unifamiliari a schie- 220 tende e circa 660 persone.
ra e un motel; parcheggio; zona L’architetto concepiva un im-
dei bambini. pianto ad albero, con una stra-
Il progetto è caratterizzato da principale dalla quale si di-
dall’organizzazione su una ramavano numerosi bracci a
maglia esagonale con angoli di fondo cieco e pochi edifici di
30 e 60º che dai singoli edifici servizio tutti di legno. Entram-
si allarga a tutto il quartiere, e bi i progetti venivano bocciati
dal contrasto tra orizzontalità dal Consiglio di Stato e, in base
del paesaggio e della maggior alla Legge cantonale sulle bel-
parte degli edifici, che non su- lezze naturali del 1940, l’area
perano i due piani, e la vertica- era posta sotto tutela per l’inte-
lità delle cinque torri residen- resse della sua fauna (zona di
ziali che raggiungono i quindi- sosta nelle migrazioni degli uc-
ci piani. L’ampiezza dell’area celli e di nidificazione e di ri-
permette di distanziare fra lo- produzione dei pesci lacustri),
ro le torri in modo da evitare della flora e del paesaggio.
un effetto urbano. Tutta la proprietà veniva infine
Le case unifamiliari a schiera acquistata da una fondazione
sono articolate sulla maglia esa- appositamente costituita con la
gonale. Gli alloggi, in duplex, partecipazione di enti pubblici
sono dotati di piccoli giardini, e di privati, che tuttora si pren-
per garantire la privacy, separa- de cura dell’area.
1

1 Nelle pagine seguenti: 377


Planimetria generale. disegno prospettico
del complesso residenziale.
Casa Patuzzo I primi elaborati grafici con- motto riportato sotto le imma- una scala aggettante scende
servati del progetto di questa gini di questa casa (Carloni alla darsena, su un pontile di
casa unifamiliare sono datati 3 1984): «L’auto sul tetto e la legno galleggiante.
maggio 1960 e portano una barca in cantina». Il progetto si La verticalità del progetto è
Bissone, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO doppia intestazione: in alto articola su cinque livelli. interrotta dall’aggetto oriz-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 169 “Casa Patuzzo”, in basso “Ca- Il primo, dal basso, è quello zontale del terzo livello verso
RT T 214
1960-1963 sa Sonvico”. Inizialmente il della darsena. Il secondo è il ovest, che riprende il volume
RT S 60/4
con Francesco van Kuyk RT S FOT 8/2
progetto interessava dunque piano del giardino, dove si tro- pensile di Casa Nadig per rad-
due case gemelle. vano una cameretta singola, un doppiare la superficie utile
BIBLIOGRAFIA La conformazione del sito è minuscolo bagno e un portico. della zona giorno.
Carloni 1984, p. 86 vincolante. La profondità della Il terzo ospita soggiorno e cuci- Si conservano due varianti pla-
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati
lingua di terra, schiacciata tra la na. Al quarto si trovano le ca- nimetriche del primo progetto:
1992, p. 83
Schweizer Architekturführer strada cantonale e il lago, è an- mere da letto e il bagno. una con la scala trasversale ri-
1996, p. 300 cora minore rispetto alle case Infine, il quinto livello è dato spetto alla casa e disposta con-
Kunstführer durch die Schweiz sul lago già costruite da Tami dal tetto piano con il posto tro il muro di facciata verso il
2005, p. 762 nelle immediate vicinanze: le macchina. Una scala aperta lago, un’altra con la scala in
tre casette dei Tami e Casa Na- collega l’entrata della casa, al senso longitudinale.
dig. Rino Tami concentra tutto quarto livello, con il piazzale Abbandonata l’idea di raddop-
il gesto progettuale in un unico superiore. Dal piccolo giardi- piare la superficie della zona
elemento, bene espresso dal no piano, sul secondo livello, giorno con un elemento agget-
tante, nel luglio dello stesso an-
no Tami elaborava una terza
variante, già in direzione della
definitiva.
Il nuovo schema planimetrico
riporta alcune modifiche di
non grande entità: la scala in-
terna viene fermata contro la
parete ovest della casa, e viene
così evidenziata una bipartizio-
ne planimetrica. A ovest si tro-
va la zona dei servizi, che com-
prende scale, bagni e cucina; a
est la zona dell’abitazione. In
mezzo ai due settori, come se-
parazione, la linea dei camini:
uno esterno al piano terra, uno
relativo alla ventilazione della

380 1
Sezione lungo il pendio.
C A S A PAT U Z Z O

cucina e, sul retro, le canne fu-


marie del caminetto del sog-
giorno e del riscaldamento.
I camini assumono importanza
tale che Tami ne lascia sporge-
re nella facciata principale la
canna fumaria. Ciò conferisce
forte plasticità alla composizio-
ne, quantunque le aperture nel
settore ovest siano tutte di
uguali dimensioni, e sovrappo-
ste come in una palazzina d’ap-
partamenti. Sopra il posto mac-
china è prevista una copertura
costituita da una soletta piana.
Di questa versione si sviluppa-
vano gli esecutivi in scala 1:50
nel febbraio del 1961.
La qualità non buona del ter-
reno, costituito da detriti roc-
ciosi di riporto, collegata alla
volontà di costruire la casa so-
pra la darsena, portavano alla
scelta di una struttura com-
pletamente di cemento arma-

2 3 381
Veduta della casa dal lago. Piante ai vari livelli delle soluzioni
corrispondenti al primo progetto
(a sinistra) e al progetto realizzato
(a destra).
C A S A PAT U Z Z O

to rivestita all’interno con sot- quale è collegata da una rampa do tuttavia il ruolo di elemento sizione geometrica astratta, alla
tili pareti di mattoni forati. in pendenza. di separazione tra zona di servi- Mondrian, ribadita dall’uso del
Nel settembre del 1962 erano A lievi manomissioni planimetri- zio e zona di abitazione. Le solo cemento armato a facciavi-
apportate altre modifiche, che che, nel senso di una regolarizza- aperture del settore ovest per- sta nelle facciate.
portavano all’abbandono di zione e semplificazione dell’im- dono l’uniformità e vengono Come combinazioni geome-
quanto già sviluppato e alla ste- pianto, corrispondono modifi- adeguate alle esigenze degli spa- triche, nella facciata ovest, a
sura di nuovi elaborati in scala che importanti che interessano zi corrispondenti. fianco della scala si aprono
1:100, questa volta riferiti solo soprattutto la facciata principale Mentre nel settore est si ha piccoli fori di dimensioni va-
a Casa Patuzzo. verso il lago. Il camino centrale un’uniformità dei vuoti, a ovest riabili per catturare la luce.
La quota dell’edificio viene ab- viene fatto rientrare nello spes- ogni apertura rimane a sé stante, La casa è stata costruita nel
bassata rispetto alla strada, alla sore della muratura, mantenen- creando l’effetto di una compo- 1963.

382 4 5 5
Prospetto verso il lago. Veduta del fronte affacciato
sul lago.
Casa Andina La progettazione di una casa le un inutile spreco di tempo, conferiscono a quella facciata
unifamiliare per il dottor Fe- per Lei così prezioso». Sono ritmo e plasticità, ma che ven-
derico Andina, su un ampio per Rino Tami anni partico- gono a perdere utilità con la ri-
lotto a Tegna, sul quale già larmente impegnativi, in cui duzione a sole due stanze da
Tegna, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO sorgeva la sua casetta d’abita- deve conciliare i numerosi letto, e sono quindi soppresse.
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 168 zione, prendeva il via nel gen- cantieri con l’attività didattica La facciata delle camere si alli-
RT S 60/8
1960-1963 naio del 1960. al Politecnico di Zurigo. nea allora con il soggiorno,
con Francesco van Kuyk A quel periodo risale, infatti, Anche in questo caso è presen- mentre il camino esterno, corri-
esecuzione Andrea Kummer uno schizzo conservato nel- te la preoccupazione di avvici- spondente a quello del salotto,
l’Archivio Tami, probabil- nare il più possibile al confine il fa da separazione, tema che ri-
mente di mano di van Kuyk. retro della casa, con garage e porta ai lavori degli anni Cin-
Viene ripresa l’architettura di entrata, in modo da lasciare la quanta, come Casa Bernasconi
Casa Marazzi a Locarno, allo- superficie maggiore di giardino a Balerna, e che riappare anche
ra in ultimazione, e l’incarico davanti al soggiorno e alle ca- nei progetti coevi per Casa Pa-
a Tami deve essere in qualche mere, sul lato opposto e soleg- tuzzo a Maroggia.
modo a quella legato. Il 28 giato. Inizialmente, sul retro è Casa Andina esprime ancora il
marzo Andina scriveva a Ta- previsto un patio che fa da fil- concetto architettonico ispirato
mi: «Dopo aver tanto insistito tro tra strada ed entrata pedo- all’opera di Frank Lloyd Wri-
affinché Lei assumesse l’inca- nale, diventato poi un piazzale ght e di Richard Neutra, già vi-
rico, La devo ora pregare di di posteggio all’aperto e di ac- sto nella Casa Marazzi a Locar-
non iniziare l’elaborazione del cesso al garage. Il volume del no, ripreso subito dopo nelle
progetto, dato che potrebbe garage viene ripetuto a fianco, due residenze Bernasconi e
rendersi necessario un cam- nella scuderia per due cavalli. Tritt di Sorengo ma, in questo
biamento del programma (n. Nel passaggio dal progetto ini- caso, il richiamo al primo sem-
dei locali) e non vorrei causar- ziale alla prima e poi alla secon- bra più forte, poiché la casa è
da variante, la superficie della maggiormente introversa. Sulle
casa cala in modo rilevante, con strutture murarie in pietra della
la riduzione della zona giorno e Vallemaggia galleggiano, a di-
diminuzione del numero delle verse quote, le solette di coper-
camere da letto. L’impianto tura che articolano il volume
non è più tripartito, viene a nei vari settori funzionali.
mancare l’atrio a cerniera tra L’esecuzione aveva inizio nel
zona giorno e zona notte e l’in- 1961, sotto la responsabilità di
gresso, pur restando fisicamen- Andrea Kummer, già sorve-
te nella solita posizione, perde gliante dei lavori al cantiere
l’effetto cannocchiale e si ridu- Marazzi, al quale veniva de-
ce a un ambiente a sé stante, se- mandata anche la stesura del
parato dal soggiorno. progetto esecutivo, mentre lo
La casa si sviluppa su un solo studio Tami manteneva la di-
piano, con un impianto a L ro- rezione artistica. Nel 1963, ap-
vesciata costituito da un brac- pena terminate le opere di co-
cio longitudinale per la zona struzione, il dottor Andina de-
notte, con il tipico affaccio cideva di ampliare la casa di un
frontale delle camere e i servizi locale, oltre la sequenza delle
sul retro, concluso qui da un stanze da letto. Lamentando
atelier, e uno trasversale per gli l’aspetto «molto massiccio» del
ambienti giorno, connesso al manufatto, il committente pro-
garage. Il soggiorno occupa poneva a Tami una muratura
l’angolo. A garanzia della pri- intonacata per l’aggiunta, ma
vacy di ciascun locale, nel pro- l’architetto riusciva a spuntarla
getto iniziale le camere presen- ottenendo l’esecuzione in pie-
tano lame esterne in pietra tra a faccia vista, analogamente
sull’asse dei tavolati interni, che al resto della casa.
1

384 1
Pianta (progetto di massima).
CASA ANDINA

2 385
Pianta.
3
Prospetti.
Sistemazione dell’area della ex caserma Il progetto concerne la ricon- principale giaceva in disuso e residenze, un ristorante e un
versione di una superficie di veniva destinato alla demolizio- albergo.
circa 11 500 m2 affacciata su via ne. La superficie liberata sareb- La tavola di presentazione ri-
Guisan e posta all’interno del be stata battuta all’asta. porta la possibilità edificatoria
Bellinzona, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO perimetro dell’espansione otto- Un gruppo finanziario interes- consentita dal piano regolatore:
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 170 centesca di Bellinzona. L’area, sato all’acquisto nel maggio del un elemento a pianta rettango-
RT T 229
1960-1961 di proprietà comunale, ospita- 1960 si rivolgeva a Tami per lare costruito sulle linee di arre-
RT S 65/3
progetto RT S FOT 8/6
va la caserma, entrata in eserci- chiedergli un progetto che con- tramento stradale, a circoscri-
con Francesco van Kuyk zio nel 1855 e abbandonata dai templasse un albergo con risto- vere una vasta superficie suddi-
militari nel 1959. rante e una grande sala per visibile in tre cortili per mezzo
L’edificio neoclassico era diste- pubbliche manifestazioni che di due corpi interni con una su-
so lungo la strada e si sviluppa- rappresentasse anche “un’otti- perficie utile di 2200 m2 per
va a U attorno a una corte aper- ma soluzione urbanistica”. una cubatura di 88000 m3.
ta delimitata sul retro da una Nell’autunno del 1960 Tami Il progetto di Tami, pur impo-
roggia. Notevoli dimensioni e elaborava un progetto di riedi- stato sul limite delle linee di ar-
sobrie decorazioni conferivano ficazione dell’area della vec- retramento è limitato a una su-
al fronte strada un aspetto mo- chia caserma e lo presentava al perficie utile di 11500 m2 e a
numentale. committente nel febbraio una cubatura di 51000 m3.
Sull’amplissimo campo militare dell’anno seguente. Tami riduce il corpo rettango-
che dalla roggia dietro la caser- Il progetto prevedeva un lare chiuso e ne lascia libero il
ma si spingeva fino al fiume Ti- “Centro civico” con una sala vasto spazio interno di cui pre-
cino si insediavano varie attività congressi di 740 posti, spazi vede la sistemazione a giardino,
pubbliche, mentre l’edificio commerciali e amministrativi, anche con funzione di accesso

386 1
Veduta dall’alto del modello.
S I S T E M A Z I O N E D E L L’ A R E A D E L L A E X C A S E R M A

ai gruppi scala. Per ricuperare struttura in cemento armato, e Così anche il progetto di Tami
la superficie attribuita al verde, presenta la tipica tripartizione voleva rappresentare l’aggiun-
all’esterno del blocco a corte il della verticale classica: base, ta nel tessuto omogeneo tardo
progetto viene sviluppato in al- fusto e coronamento, dove i ottocentesco bellinzonese di
tezza, in deroga alle norme pia- montanti della struttura verti- un elemento architettonico si-
nificatorie vigenti, con una tor- cale simboleggiano le scanala- gnificativo e catalizzante.
re di quattordici piani fuori ter- ture della colonna. Questo rinnovamento dell’im-
ra destinata ad accogliere l’al- Nell’intenzione dell’architetto magine urbana era peraltro
bergo, mentre il resto del com- la verticale, inserita nel panora- contrapposto alla tutela del
plesso si attesta su sei piani. ma orizzontale della capitale, centro storico, che in quegli
La comunicazione pedonale doveva, rappresentare un se- anni vedeva impegnato lo stes-
dall’esterno con la corte giar- gno del nuovo centro. so Tami in veste di perito del
dino è garantita da passaggi ai L’inserimento di una casa alta Municipio delegato all’esame
lati dei vani commerciali, in non come elemento a sé stante, dei progetti di intervento nel
corrispondenza dei quali le ma come parte di un isolato a tessuto antico della città.
superfici delle vetrine sono corte del quale costituisce l’ec- Per l’impossibilità di derogare
smussate e assumono un pro- cezione verticale, si riallaccia al- ai limiti di altezza, la proposta
filo esagonale. l’edificazione del Ringturm di di Tami era scartata e, dopo la
L’edificio alto, nota caratteri- Vienna, opera di Erich Bolten- demolizione della caserma nel
stica del progetto, è trattato in stern del 1955, progetto molto 1973, l’area veniva venduta dal
modo analogo alla Casa Torre pubblicato e assurto a simbolo Municipio alla Banca dello
di Cassarate (1953-1958), con della modernità per la capitale Stato che procedeva a riedifi-
la leggibilità in facciata della austriaca. carla secondo altro progetto.
2

2 387
Sezione trasversale.
3
Planimetria generale e, a destra,
piante dei piani seminterrato
e primo del corpo di fabbrica
con la sala congressi.
T E S TAT I N A

Case d’appartamenti Skory Il complesso delle Case Skory è I blocchi seguono la pendenza addice ai due edifici residenzia-
situato lungo la strada principa- del sito e sono sfalsati tra loro li che l’architetto costruisce nel-
le che dal quartiere luganese di di mezzo piano. lo stesso periodo a Lugano e
Loreto sale a Sorengo. Committente di Rino Tami è Locarno: le Case Dufour e Be-
Sorengo, ARCHIVIO DEL MODERNO Nel progetto, l’impianto, a pet- una nota impresa di costruzioni retta (1961). Nelle Case Skory il
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 176 tine, consta di tre blocchi di tre locale con la quale egli ha avuto ballatoio è associato ad alloggi
RT T 219-221
1960-1966 piani e seminterrato, tra loro ripetute collaborazioni profes- spaziosi in duplex, che occupa-
RT S 61-64
con Francesco van Kuyk RT S FOT 8/4
paralleli, disposti sull’asse sionali e che più avanti gli affi- no due dei tre livelli abitativi,
nord-sud perpendicolarmente derà anche l’incarico di proget- mentre solo il terzo è suddiviso
BIBLIOGRAFIA alla strada, collegati da due ele- tare un edificio per la sua sede in piccoli bilocali.
Adler, Girsberger 1969, p. 194 menti di un solo piano a delimi- a Bioggio (1963). Il piano terreno, in realtà un se-
Mehrfamilienhäuser in Sorengo 1969
tare due cortili aperti verso Nella monografia su Tami del minterrato aperto soltanto sui
Quartiere residenziale 1970
Carloni 1984, pp. 82-83 nord. L’altezza limitata dei cor- 1984, il complesso è indicato lati nord ed est, è destinato ai
pi di collegamento è determina- come: «1961 Case di apparta- garage e ad attività commerciali
ta dall’esigenza di non chiudere menti economici, Sorengo». La sulle testate nord, affacciate sul-
verso sud gli spazi dei cortili sui datazione si riferisce alle prati- la strada. La superficie tra le
quali si affacciano gli alloggi. I che edilizie e all’effettivo inizio stecche è suddivisa tra i piazzali
collegamenti verticali aperti so- dei lavori di costruzione, ma la di accesso ai garage, dove è pu-
no ubicati nel punto di innesto progettazione di massima risale re possibile il posteggio ester-
dei blocchi alti con il corpo po- agli ultimi mesi del 1960. no, e i giardini privati alla quota
steriore di collegamento. Da Se pure nel progetto compare, del primo piano.
quel lato, ogni stecca termina per la prima volta nell’opera di Il progetto veniva modificato
con un corpo a quattro piani Tami, la distribuzione a balla- una prima volta per la doman-
con un alloggio per piano e, nel toio, tuttavia la definizione di da di costruzione e una secon-
sotterraneo, i locali tecnici con «economici» in questo caso da nel passaggio alla fase ese-
le cantine. non è appropriata, mentre si cutiva. L’impianto delle stec-

388 1
Pianta ai vari livelli
(primo progetto).
CASE SKORY

che è costruito su assi paralleli Nel secondo progetto, utilizza-


corrispondenti alla struttura to per la domanda di costruzio-
muraria che determinano ne, i ballatoi diventano due,
quattro moduli di 6,60 m. A uno al primo piano e uno al ter-
ciascun modulo corrispondo- zo, con l’inversione in verticale
no un alloggio grande e uno tra gli alloggi simplex e duplex.
piccolo, tanto che la tipologia Come nel primo progetto, i
pare quella della casa a schiera soggiorni sui lati ovest si apro-
più che della casa economica a no su terrazzini in parte a log-
ballatoio. gia, ricavata all’interno del vo-
Il primo progetto prevede l’ac- lume degli edifici, e in parte
cesso agli alloggi del primo pia- sporgenti a balcone.
no attraverso singole scale atte- Nel progetto esecutivo, agli al-
state a lato dei garage. loggi in duplex si accede dal
Ai superiori in duplex si giunge ballatoio, ubicato sopra i piaz-
da un ballatoio al secondo pia- zali dei garage del piano terre-
no sul lato est, al livello delle no. Gli ampi ingressi e le cucine
zone giorno, e attraverso scale abitabili si trovano sul retro,
interne si sale al livello superio- dalla parte del ballatoio.
re delle zone notte. Agli alloggi I soggiorni, esposti a ovest, si
di testata a sud si accede diret- aprono su piccoli giardini che
tamente dai pianerottoli del va- occupano circa metà dell’am-
no scala, mentre agli altri dei piezza dei cortili tra le stecche,
corpi bassi di collegamento at- a quota superiore rispetto al
traverso singole scale esterne piazzale dei garage. La scala in-
dai piazzali dei garage. terna è portata nel centro del-
2

2 389
Scorcio dal cortile.
3
Prospetti (progetto di massima).
CASE SKORY

l’alloggio, parallela alle facciate. miste, Tami utilizza un sistema dai parapetti di cemento arma- cio, a testimoniare il loro essere na nell’edificio della Centrale
Al piano superiore, privo di ac- di muri di cemento armato, tec- to, fanno da collegamento oriz- schermo e non struttura. Per telefonica di Viganello (1956-
cesso diretto dall’esterno, si tro- nica entrata in uso in quegli an- zontale, a costituire una trama coerenza, le facciate settentrio- 1958, 1965-1966) e che qui è
vano tre camere da letto e il ba- ni per l’edilizia residenziale strutturale che racchiude in nali sono muri ciechi di cemen- rafforzata dal corpo scale ester-
gno. Le unità abitative del terzo economica, in parallelo allo svi- uno schema perretiano le su- to armato. Balconi e ballatoi no, derivante da Casa Solatia
piano presentano i due locali luppo della prefabbricazione. perfici di tamponamento di presentano un gocciolatoio (1949-1951), arricchito dell’ele-
abitabili sul fronte ovest, aperti Riesce tuttavia a evitare uno mattoni paramano, forate dai massiccio che ricomparirà nelle mento camino.
su una loggia dove una cabina schema rigido e la superficie vani delle finestre. residenze economiche citate Le Case Skory segnano un bi-
armadio esterna rompe la con- abitativa è libera da elementi Nelle facciate ovest si ripete il prima. L’elemento di testata a vio nell’attività di Tami, che da
tiguità tra i vari alloggi. strutturali. ritmo verticale dei muri portan- sud è caratterizzato da un uso qui in poi si differenzierà nei
Il soggiorno comunica col cuci- La morfologia esprime la scelta ti, ma la soletta di copertura è del beton su maggiore scala. due linguaggi del mattone e del
nino, esposto sul ballatoio, strutturale. Nelle facciate est qui unico elemento di collega- La facciata sud è l’unica dove è cemento armato, destinato a
mentre al bagno, pure illumina- delle stecche sono evidenti i mento orizzontale, e le due in- presente un tamponamento di prevalere.
to da una finestra ad est verso il muri di cemento armato che termedie sono mascherate dal mattoni paramano, mentre le I due blocchi superiori sono
ballatoio, si accede soltanto dal ritmano la composizione e mar- tamponamento. altre due, completamente di ce- stati costruiti a partire dalla pri-
piccolo ingresso. cano la separazione tra i moduli I parapetti di cemento armato mento armato, hanno la com- mavera del 1961, subito dopo
Nelle Case Skory, invece delle abitativi. Le solette, anch’esse dei balconi sono sporgenti ri- ponente plastica molto marca- la licenza edilizia; il terzo non è
solite strutture puntiformi o leggibili in facciata, e i ballatoi spetto al perimetro dell’edifi- ta, che troverà espressione pie- stato realizzato.

390 4
Piante ai vari livelli
del complesso residenziale.
CASE SKORY

5 391
Veduta del ballatoio
dai corpi scala collocati
sulle testate meridionali.
CASE SKORY

392 6
Prospetto dei corpi scala
e sezione trasversale
delle case in linea;
prospetto meridionale.
CASE SKORY

7 393
Prospetti orientale
e settentrionale.
Casa Dufour Anstalt Con il progetto di una casa Nei progetti degli anni Trenta Trenta, il ballatoio era ripreso
d’appartamenti per la Dufour l’attenzione di Tami era rivolta in importanti progetti di edili-
Anstalt a Lugano, nel 1961 Ri- in primo luogo alla riduzione zia economica che ne favoriva-
no Tami si confrontava, per la delle superfici degli alloggi, qui no la riabilitazione agli occhi
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO prima volta concretamente, con ormai acquisita, cosicché ora degli architetti (Bergpolder di
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 181 il tema della residenza economi- l'architetto si concentra sulla ti- Rotterdam di van Tijen, Brink-
RT T 222-227
1961-1963 ca. Non era approdato all’ese- pologia edilizia e sulla raziona- mann e van der Vlugt 1934) e
RT S 65/1-2
con Francesco van Kuyk RT S FOT 8/5
cuzione nessuno dei diversi lizzazione delle piante degli al- nel dopoguerra veniva ripropo-
progetti in tale ambito che egli loggi minimi. Caratteristica dei sto nell’edilizia economica della
BIBLIOGRAFIA aveva compilato nei primi anni tre lavori è la tipologia a balla- ricostruzione italiana. Il rinno-
Carloni 1984, p. 80 Trenta per i terreni Bordonzot- toio. Nell’ambiente provinciale vato uso vedeva questa tipolo-
ti, nel quartiere luganese di Lo- ticinese, il ballatoio aperto do- gia abbinata di preferenza agli
reto. Casa Dufour sarà seguita veva essere percepito come si- alloggi di piccolo taglio, mono-
a breve da Casa Beretta a Lo- nonimo di indigenza e sfrutta- locali o bilocali, in modo da
carno (1962-1965) e dal pro- mento perché associato alla ca- aprire i servizi sul ballatoio e gli
getto per Casa Trevi nel quar- sa operaia “di ringhiera”, che ambienti principali sul lato op-
tiere di Molino Nuovo a Luga- dall’Ottocento ai primi del No- posto, verso l’esterno.
no (1963-1965). I tre edifici ap- vecento aveva colonizzato le Tami aveva avuto un primo ap-
paiono variazioni di un unico periferie urbane. In quelle case, proccio alla tipologia a ballatoio
tema, tanto che già nella pub- a partire da un vano scale dal con Casa San Lorenzo, proget-
blicazione su Tami curata da quale si accedeva al ballatoio, tata nel 1956 ma in esecuzione
Tita Carloni in occasione del era possibile disimpegnare un contemporaneamente a Casa
cinquantesimo di attività del- gran numero di alloggi, molto Dufour; in seguito vi sarebbe
l’architetto, nel 1984, sono pre- maggiore rispetto ai due-tre tornato nel progetto, non rea-
sentati raggruppati sotto la co- delle tradizionali case in linea, lizzato, di Casa Skory a Bioggio,
mune dizione «Case di appar- con conseguente economia di nelle Case Skory a Sorengo
tamenti, Lugano e Ascona». superficie. Durante gli anni (1960-1966) e ancora, negli

394 1
Pianta del piano tipo.
C A S A D U F O U R A N S T A LT

anni Settanta e Ottanta, con i uno dalla superficie piú gene- modulo di circa 3,80 m, che va- da letto sulla sinistra, aperta su mattoni paramano e di elemen-
progetti di Casa Colonna e Ca- rosa, ai quali si accede diretta- ria di pochi centimetri in cia- una loggia. Il ballatoio serve ti strutturali di cemento armato
sa Marzorati a Lugano. mente dal vano scale. scuno degli esempi citati. due o più bilocali; l’alloggio di bocciardato: marcapiani, para-
Per le case Dufour, Beretta e I ballatoi sono collocati sul lato Due moduli affiancati costitui- testata ne ingloba la superficie petti dei balconi, architravi di
Trevi è previsto un impianto a esterno che viene fatto coinci- scono l’alloggio bilocale-tipo, e guadagna un locale. finestre, pilastri. I ballatoi, col-
L, col vano scale a cerniera tra dere con l’affaccio maggior- composto da un ingresso qua- Il linguaggio architettonico dei locati sul lato esterno, con i pa-
i due corpi. L’elemento mag- mente sfavorevole, solitamente drato con cucina sulla destra e tre oggetti è apparentato alle rapetti di cemento armato co-
giore è destinato agli alloggi a nord. La struttura è a pilastri bagno sulla sinistra, entrambi realizzazioni di Tami degli anni stituiscono l’elemento formale
piccoli, bilocali, disimpegnati e solette di cemento armato e con affaccio sul ballatoio, e due Cinquanta, a partire dalla Pic- piú significativo dell’insieme, e
dai ballatoi, mentre quello mi- muri di cotto, la copertura pia- locali frontali: il soggiorno sulla cionaia di Lugano, con l’alter- gradualmente, da Casa Dufour
nore è suddiviso tra un altro al- na. Nel corpo di fabbrica prin- destra, che occupa tutta la lun- nanza in facciata di superfici di a Casa Beretta e infine nel pro-
loggio di dimensioni ridotte e cipale, la struttura segue un ghezza disponibile, e la camera tamponamento rivestite da getto per Casa Trevi, assumono

2 395
Veduta delle case da via Berna.
C A S A D U F O U R A N S T A LT

una componente plastica sem- Tami aveva voluto spiegarne gettisti giovani quali l’Atelier 5 L’edificio presenta sette piani orizzontale dei parapetti in ce-
pre piú marcata. La facciata l’uso in Casa Patuzzo a Marog- di Berna. Per quanto riguarda, fuori terra e un sotterraneo. Al- mento armato. Le finestre di
opposta è scandita dall’alter- gia (1960-1963) con esigenze invece, l’uso del cemento arma- l’impianto planimetrico a L si dimensioni ridotte dei bagni
nanza dei pieni e dei vuoti di fi- strutturali dovute alla situazio- to abbinato al mattone parama- aggiunge sul lato esterno, verso sono mascherate in facciata da
nestre e logge degli apparta- ne particolare del sito. no, Tami riesce a mostrare la la strada, un terzo corpo di un griglie di mattoni paramano. Il
menti bilocali. L’ultimo piano, Osservando la sequenza della versatilità di questo binomio e a solo piano fuori terra, destinato corpo dei negozi è completa-
come nel Palazzo delle Dogane sua produzione in questi anni si fare scuola in Ticino. Ripresi da ad accogliere vani commerciali. mente vetrato verso la strada.
(1958-1962) e nella sede del- nota invece il graduale passag- Alberto Camenzind in edifici La superficie racchiusa dalla C L’edificazione è stata termina-
l'Unione di Banche Svizzere gio a una vera e propria archi- con destinazione diversa, come è sistemata a verde, a sua volta ta nel 1963.
(1958-1969), è arretrato e viene tettura del cemento armato, co- il Ginnasio di Bellinzona del delimitata verso via Berna da
preceduto da una loggia conti- me testimoniato dai tre esempi 1958 e la sede dell’Alfa Romeo una fila di posteggi aperti.
nua, dove la soletta di copertu- citati e dalle successive Case ad Agno del 1963, beton e mat- Il piano-tipo è articolato in sei
ra si protende a sbalzo fino ad Skory a Sorengo, per arrivare toni paramano, utilizzati in se- alloggi di cui uno grande, di
allinearsi alla facciata. alla fine del decennio alla totale guito da gran parte dei proget- cinque locali, e due bilocali con
Con l’applicazione all’edilizia rinuncia al mattone paramano; tisti ticinesi, diventeranno ca- accesso diretto dal vano scale,
economica di un linguaggio già un processo indubbiamente le- ratteristici della migliore archi- solo due bilocali-tipo, con ac-
utilizzato in importanti edifici gato all’evoluzione dell’archi- tettura dell’epoca. cesso dal ballatoio e formati da
di reddito in ambito urbano, tettura europea, di Le Corbu- Casa Dufour veniva edificata a due moduli, mentre l’alloggio
Tami riesce a conferire un’im- sier in particolare, e che aveva Lugano, all’angolo tra via omo- di testata del corpo principale,
magine molto decorosa alle tre trovato espressione nella Sviz- nima e via Berna, in un quartie- con l’aggiunta di un terzo mo-
case. Il ballatoio di cemento ar- zera tedesca con l’affermazione, re urbanizzato a villini negli an- dulo diventa un quadrilocale.
mato a faccia vista prelude a a partire dalla seconda metà de- ni Venti, esteso tra la collina e Il ballatoio si trova sul lato
una sempre maggiore presenza gli anni Cinquanta, di studi l’asse stradale storico di viale nord-est e caratterizza la faccia-
del beton nella sua architettura. d’architettura costituiti da pro- Franscini. ta posteriore con la scansione

396 3
Prospetti verso via Berna.
C A S A D U F O U R A N S T A LT

4 397
Prospetto posteriore.
5
Prospetto verso via Dufour
e sezione trasversale del corpo
di fabbrica con i ballatoi.
Casa Erreti Nel 1961 Rino Tami iniziava la Il primo concetto, prevede una tange il lato corto. Il giardino
progettazione di una nuova abi- pianta costruita su una maglia si apre sul lsto orientale, con
tazione per la sua famiglia a So- esagonale con angoli di 30 e vista sul lago di Lugano con
rengo, nella zona residenziale 60º, ripresa dalle griglie wrigh- una pendenza lieve nel primo
Sorengo, BIBLIOGRAFIA di via Noale, dove nel decennio tiane. Per la disposizione degli tratto che aumenta dalla linea
Cantone Ticino (Svizzera) Casa d’abitazione 1964-1965 precedente aveva già costruito ambienti, e in particolare per il mediana del terreno – in origi-
Villa di un architetto 1964
1961-1963 le Case Lang, Cavadini e Stei- soggiorno avanzato a picco sul- ne prescelta per l’abitazione –
Eigenes Haus in Lugano-Sorengo 1965
con Francesco van Kuyk Pellegrini, Tallone 1969 ner. Proprio in prossimità di la scarpata, il riferimento prin- fino al confine.
Villa dell’architetto a Sorengo 1970 quest’ultima, Tami aveva acqui- cipale sembra essere Hanna La pianta rettangolare è dise-
50 anni di architettura in Ticino stato l’ultimo lotto di un ramo House, costruita da Frank gnata con una rigorosa geome-
1983, p. 50 della strada. Lloyd Wright nel 1936. tria. La distribuzione interna è
Stutz, Ruchat 1983
ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Carloni 1984, pp. 87-89
La casa prendeva il nome dalle Il progetto definitivo di Casa articolata in modo da aprire i
RT C 174, 178 Antonini 1985 iniziali dell’architetto. Erreti ritorna a una geometria locali abitabili dalla parte del
RT T 230-231 Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati Il terreno presenta un primo di angoli retti, inoltre, l’edifi- giardino e confinare i servizi –
RT S 65/4 1992, p. 92 tratto in lieve pendenza, quindi cio è arretrato nel punto occi- ingresso, bagni e scala – sul re-
RT S FOT 8/8 Schweizer Architekturführer 1996, p. 318
un dosso dove si inserisce il dentale del sito, dove l’altitu- tro. Il piano terreno è occupato
Bergossi 2004, pp. 374-377
Kunstführer durch die Schweiz progetto, seguito da una incli- dine è maggiore, e soprelevato dalla zona giorno, il primo dal-
2005, p. 735 nazione maggiore. rispetto alla strada, che ne le camere da letto, il piccolo

398 1
Pianta e prospetto principale
(primo progetto).
CASA ERRETI

sottotetto da una camera di ser- dato dal volume del tetto, che volta legata a tutti gli interventi l’Esposizione nazionale di Zuri- ultimi anni, anche se le tre falde
vizio poi adibita a studio. prende il sopravvento su quel- nel giardino, dalle aiuole ai go del 1939. non compongono più la forma
Il garage è ricavato sotto il sog- lo della casa vera e propria. Le muri di recinzione, alla piscina, Le analogie con Casa Kraft a farfalla della casa luinese, ma
giorno, grazie alla differenza di due falde sono impostate sulla con una gerarchia geometrica, vanno oltre il patio frontale, la oltre a riproporre una sagoma
quota tra casa e strada. La re- quota del pavimento del primo ma la massa del tetto compri- posizione del camino e il colore già presente nel corpo setten-
stante superficie del sotterra- piano, mentre il piano terreno me il piano giorno sul terreno. delle facciate. Casa Erreti si po- trionale del deposito dello Sta-
neo è occupata dalla cantina e è prevalentemente vetrato. Struttura e tetto sono di ce- ne come un’evoluzione del pro- bilimento Usego (1950-1952) e
dai locali tecnici. Due soli elementi verticali pie- mento armato, come tutti i getto Kraft. in quello delle Officine idroe-
Il piano giorno è caratterizzato ni interrompono le vetrate e muri esterni. Alla luce della geometria asim- lettriche di Avegno (1953), cer-
dalla fluidità degli spazi tra un fungono da colonne a sorreg- Come con Casa Kraft a Luino metrica del timpano che costi- cano analogie con opere di altri
locale e l’altro e tra interno ed gere la facciata superiore mas- (1953) Tami aveva dato ai com- tuisce la facciata principale, il progettisti, come il Parktheater
esterno, grazie alle grandi ve- siccia, che diventa un frontone mittenti l’immagine da loro de- processo progettuale, nella ri- di Grenchen, dell’architetto
trate. La veranda coperta, verso esploso. Il volume articolato siderata dell’abitazione lombar- cerca di un’identità locale, non Ernst Gisel del 1953 e il ginna-
la quale si affacciano la zona della casa attenua le rigorose da, così con Casa Erreti sembra può non aver tenuto conto del- sio di Bellinzona di Alberto Ca-
pranzo e la cucina, è trattata geometrie della pianta, che volersi rifare alla «costruzione la ricerca analoga condotta dal menzind del 1958.
come un patio, con un lato sembra appoggiata sulla piat- nostrana nello spirito moder- grigionese Rudolf Olgiati. In questi due casi il tetto si leg-
aperto sul giardino. taforma rettangolare della pa- no» che aveva identificato il Tami ritorna al sempre preferi- ge solo nella sua componente
L’impatto forte del progetto è vimentazione esterna, a sua Grotto Ticinese, costruito per to tetto a falde, trascurato negli volumetrica; in Casa Erreti,

2 399
Veduta del fronte verso il lago.
CASA ERRETI

proprio come nella casa d’ap- simbolo della vita rurale, solo to delle superfici, lisciate e tin- piano delle tecniche tradizio-
partamenti Las Caglias a Flims in apparente contrasto con le teggiate di bianco, con la trama nali del luogo, sintesi del desi-
di Olgiati del 1959, il rivesti- pareti di cemento armato. strutturale appena leggibile, è derio di Tami di far convivere
mento con materiali tradiziona- In questo lavoro Tami ritorna molto diverso da quello delle l’esigenza di modernità con il
li della soletta inclinata, con alla struttura in beton che, co- facciate della Biblioteca canto- legame alla cultura costruttiva
travetti in vista nelle gronde e me in Casa Patuzzo (1960- nale (1936-1941), dove con la propria del territorio. In que-
coppi, accentua la componente 1963), si estende a tutti i muri bocciardatura prevale un’im- sto senso, altro punto rilevan-
rustica, sottolineata dalla pre- visibili in facciata e al tetto. magine astratta. Casa Erreti al- te è la colorazione rosso cupo
senza forte della canna del ca- La forte presenza del beton ca- lude alle strutture murarie tra- dei serramenti di legno, che si
mino e ripresa davanti alla casa ratterizzerà i progetti successi- dizionali in pietra intonacata e abbina alle tegole rosse del
dalla colonna di pietra sormon- vi, a partire dalla Chiesa del imbiancata a calce, e sembra in manto di copertura.
tata da una scultura in bronzo Cristo risorto (1971-1976) e fi- questo modo voler portare il
raffigurante un gallo che canta, no all’autostrada. Il trattamen- cemento armato sullo stesso

400 3
Pianta del livello principale.
CASA ERRETI

4
5

4 5 401
Scorcio del fronte Sezione longitudinale.
verso la strada.
6
Prospetti.
Casa Beretta La progettazione di una casa commerciale aperto verso la e con il progetto di Casa Trevi
d’appartamenti al lido di Lo- strada. Il corpo minore presen- (1963-1965).
carno, su commissione dei si- ta un piano in meno in eleva- L’impianto è analogo a quello
gnori Beretta, prendeva il via zione e la copertura è adibita a di altre due case, col vano sca-
Locarno, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO nel dicembre del 1962. Il ter- terrazzo a disposizione dei resi- le tra i due corpi di fabbrica. Il
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 180 reno a disposizione si trovava denti. Tra l’edificio principale e ballatoio è posizionato sul lato
RT T 235-244
1962-1965 compreso tra una strada di il lago è previsto un secondo nord, lungo la strada, in modo
RT S 69/2-4
con Francesco van Kuyk RT S FOT 9/3 traffico a settentrione e la riva manufatto, sviluppato solo sul che su quel lato vengano ad
del lago a meridione. piano terreno, con due alloggi. aprirsi solo i servizi degli allog-
BIBLIOGRAFIA Il progetto prevede una casa La superficie tra i due fabbrica- gi, mentre alle camere e ai sog-
Carloni 1984, pp. 80-81 d’appartamenti di sei piani fuo- ti è sistemata a giardino. giorni è riservato l’affaccio mi-
ri terra con impianto a L: il cor- Il sotterraneo dell’edificio prin- gliore, sul giardino, con esposi-
po maggiore parallelo al confi- cipale ospita tutti i servizi, zione a sud e vista del lago.
ne nord, lungo la strada, e il se- mentre un’autorimessa è rica- Il piano-tipo prevede solo cin-
condo, perpendicolare, che si vata sotto il giardino. Casa Be- que alloggi: il più esteso, con
protende verso il lago. Il piano retta ha una stretta parentela un ampio soggiorno, tre ca-
terreno è adibito a funzione con Casa Dufour (1961-1963) mere e un atrio, è nel corpo
minore, un bilocale è inserito
sul retro. Dal ballatoio si acce-
de a tre alloggi, due bilocali-ti-
po su due moduli, di 3,86 m, e
in testata un trilocale, sempre
di due moduli, dove la camera
in esubero è ricavata dalla su-
perficie dell’ultimo tratto del
ballatoio che viene inglobato
nell’alloggio.
Il linguaggio architettonico non
muta rispetto a Casa Dufour;
soltanto il ballatoio presenta un
sopralzo del parapetto in corri-
spondenza delle porte degli al-
loggi, elemento sicuramente da
attribuire alla maggiore esigen-
za di privacy data la vicinanza
della strada, ma che, insieme ai
doccioni in beton, conferisce
anche un notevole effetto pla-
stico alla costruzione.
L’edificazione è stata portata
a termine nel 1965.

402 1
Pianta del piano terreno.
C A S A B E R E T TA

2 403
Veduta del fronte settentrionale
dalla strada.
C A S A B E R E T TA

404 3
Prospetto verso la strada.
4
Pianta del piano tipo dell’edificio
affacciato su strada
e pianta delle coperture
del fabbricato verso il lago.
Chiesa parrocchiale Nella primavera del 1960, il I tre prescelti erano Giuseppe neoromanici tradizionali dell’e-
di Santa Maria Assunta Consiglio parrocchiale di Giu- Antonini, Giacomo Alberti e clettismo accademico nei due
biasco decideva di affrontare il Rino Tami, tutti con studio a esempi di Massagno e Viganel-
problema dell’inadeguatezza Lugano e tutti considerati spe- lo, e di un neoromanico media-
della chiesa del borgo a fronte cialisti del ramo: Antonini per to da temi Heimatstil in tutti gli
dell’incremento demografico. aver realizzato tra il 1948 e il altri casi. Tra luglio e ottobre
Giubiasco, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Stabilito che la capienza sareb- 1950 la grande Chiesa di San dello stesso anno i tre architetti
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 172 be dovuta salire a mille perso- Nicolao nel quartiere luganese trasmettevano le loro relazioni
RT S 73/1-2
1962-1965 ne, erano preconizzati tre sce- di Besso, Alberti per aver co- al Consiglio parrocchiale.
RT S FOT 10/2
progetto nari completamente antitetici: struito le Chiese di Santa Lucia Antonini propendeva per la
BIBLIOGRAFIA demolizione della chiesa esi- a Massagno e Santa Teresa a demolizione con ricostruzione
Tami 1965 stente e sua sostituzione con un Viganello durante gli anni in situ, e giungeva alla sua po-
Volonterio 19692 manufatto nuovo; semplice am- Trenta e la Chiesetta di San Ni- sizione ragionando in primo
Carloni 1984, p. 151
pliamento del fabbricato; co- colao a Tenero a metà degli an- luogo sui costi delle varie op-
struzione di una nuova chiesa e ni Cinquanta, e Tami per la zioni. Alberti preferiva l’am-
conservazione di quella esisten- Chiesa del Sacro Cuore a Bel- pliamento con aggiunta di due
te. Il Consiglio incaricava quin- linzona tra il 1936 e il 1939. navate laterali e raddoppio del-
di tre architetti di elaborare un Tutti gli esempi citati hanno in la lunghezza dell’edificio, in vi-
rapporto per valutare quale fos- comune le facciate in pietra – sta della ricostruzione di un’u-
se la migliore tra le possibili so- granito o pietre grigie del luogo nitarietà romanica peraltro mai
luzioni. – declinate secondo i canoni posseduta da Santa Maria As-

1 405
Planimetria.
C H I E S A PA R R O C C H I A L E D I S A N TA M A R I A A S S U N TA

sunta che, sorta nella prima allontanamento delle superfeta- febbraio successivo Tami lo in- il balcone dei discorsi in faccia- in ferro poggiata all’interno
metà del XIII secolo, era stata zioni recenti e di disturbo, e la viava a Basilea all’architetto ta si ricollega alle piazze delle dei muri in pietra sale con
ripetutamente ampliata e ma- conservazione della sequenza Hermann Baur (1894-1980), nuove città italiane dell’Agro grande inclinazione fino a por-
nomessa. Alla sua visione ar- storica degli elementi decorati- noto costruttore di chiese, chie- Pontino; parallelismo che viene tare l’altezza netta interna a ot-
chitettonica ottocentesca, Al- vi, dalle pitture romaniche agli dendogli un giudizio e ottenen- confermato dalla compresenza to metri e quindi si chiude con
berti contrapponeva però una stucchi barocchi. La chiesa an- done l’approvazione. dei due poli, civile e religioso, un tetto piano.
puntuale analisi dello sviluppo dava quindi adibita a cappella Tami sviluppa il progetto urba- sebbene qui la loro contiguità Tale struttura è rivestita all’e-
urbanistico di Giubiasco, che per le funzioni infrasettimanali. nistico su una maglia esagonale sia diversa dalla contrapposi- sterno da lastre di rame e all’in-
reputava anomalo per aver Per le celebrazioni festive pro- generata dall’aula della nuova zione monumentale degli esem- terno da tavole. La disposizione
portato alla sopravvivenza poneva invece la costruzione di chiesa ed estesa oltre il vecchio pi italiani. Tami spiegava che le dei banchi nell’aula, invece che
dell’ampio spazio libero cen- una nuova aula sul fianco sini- edificio sacro su angoli di 120º due entità spaziali e funzionali riprendere le geometrie tradi-
trale, e poneva il problema del- stro dell’esistente – dimensio- con la nuova edificazione conti- si sarebbero poste in rapporto zionali con il passaggio centrale
l’adeguatezza o meno dell’ubi- nata per mille persone con sei- nua articolata in quattro bloc- con il nuovo polo commerciale libero davanti all’altare maggio-
cazione attuale per la chiesa cento posti a sedere – ad essa chi, i primi due destinati alla ca- sorto nei quartieri nuovi, sul la- re, si adegua alle direzioni delle
del moderno borgo. collegata da un passaggio porti- sa parrocchiale, gli altri alla se- to opposto della strada canto- pareti perimetrali, cosicché il
Tami, più giovane rispetto ai cato e con la quale avrebbe de municipale e agli uffici del- nale. passaggio è inclinato a collegare
due colleghi, affrontava il tema avuto in comune il campanile l’amministrazione comunale. La nuova chiesa si differenzia il presbiterio all’ingresso, che è
architettonico con spirito mo- romanico, elemento che l’archi- Aggiunti alle due chiese, i nuovi dalla vecchia per l’accentuazio- spostato sulla sinistra, e i ban-
derno e spiegava il suo pensie- tetto giudicava caratterizzante volumi formano una barriera ne della sua orizzontalità, op- chi, pur paralleli all’altare, sono
ro in maniera assai convincente per il paesaggio del borgo. continua tra il vecchio abitato posta alla verticalità dell’antica tra loro sfalsati. Il progetto pro-
nella sua stringata relazione. L’anno seguente la Commissio- di Giubiasco e la strada canto- e del campanile. È costituita da cedeva a rilento per la difficoltà
Egli partiva dall’assunto del- ne cantonale dei monumenti nale, a protezione del primo un grande spazio unico esago- di raggiungere un accordo su
l’intangibilità della chiesa esi- storici, invitata a esprimersi sul- che viene schermato dal rumo- nale irregolare, sul quale si in- alcune necessarie permute di
stente che, pur opera minore, le tre possibilità, giudicava at- re del traffico. nesta un esagono minore per il terreno tra Comune e parroc-
aveva secondo lui un pregio in- tuabile solo la proposta di Ta- L’articolazione in blocchi per- fonte battesimale. L’ingresso chia, ma anche per la carenza di
negabile e irrinunciabile. mi. Nel giugno del 1962 il Con- mette di delimitare due piazzet- alla chiesa avviene sul lato del fondi di quest’ultima.
Tami mostrava un’attenzione siglio parrocchiale incaricava te dalla parte del nucleo, men- campanile, tangenzialmente al- Nel settembre del 1965 Tami
per il patrimonio costruito non quindi Tami di stendere il pro- tre il grande spazio rimane sul lo spazio dell’aula. consegnava il preventivo al
certo diffuso tra gli architetti getto della nuova chiesa e della fronte del complesso, suddiviso Il perimetro è costituito da Consiglio parrocchiale che ap-
del tempo in Ticino. Fonda- casa parrocchiale. in due piazze contigue ma sepa- una muratura in pietra a vista provava l’esecuzione, tuttavia
mentale per lui era stata la pre- In tale occasione, il Municipio rate dall’angolo di 120º della – come nel vecchio campanile per diverse ragioni, tra le quali i
senza nella Commissione fede- del borgo invitava l’architetto a costruzione e da una lunga fon- –, a formare uno zoccolo di tre costi elevati, una sempre mani-
rale dei monumenti storici e il estendere la progettazione al- tana: la piazza religiosa, per il metri di altezza che solo dietro festata ostilità del parroco per
legame d’amicizia instaurato l’intera area centrale, con l’inse- sagrato, in parte a verde, e la il presbiterio prosegue fino un progetto giudicato troppo
con il suo presidente, Linus rimento di nuovi edifici comu- piazza civica, tutta pavimenta- all’altezza massima dell’edifi- innovativo, il calo dei fedeli, la
Birchler. Tami proponeva il re- nali sulla piazza. Entro l’anno il ta, monumentale, sulla quale si- cio, mentre il volume superio- malattia di Tami, il progetto ve-
stauro della chiesa con il solo progetto era compilato e nel gnoreggia il Municipio, che con re, costituito da una struttura niva abbandonato.

406 2
Prospetti.
Casa Trevi Anstalt L’edificazione a scopo residen- vecchi fabbricati per costruire ria e residenziale ai superiori. Il
ziale della periferia nord di Lu- un edificio multipiano fino al- secondo corpo è residenziale ai
gano prendeva avvio negli anni l’altezza di 22,70 m dal suolo, piani superiori e al pianterreno
Quaranta e subiva un’accelera- fissata come massima dal piano ospita un laboratorio che si
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO zione alla fine degli anni Cin- regolatore e pari a sette piani espande su metà del cortile in-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 173 quanta. Il progetto di un edifi- fuori terra. La tipologia dell’e- terno. Il sotterraneo è destinato
RT S 70/1
1963-1965 cio residenziale, commerciale e dificio progettato riprende a posteggio, con rampa d’ac-
progetto artigianale per la Trevi Anstalt quella messa a punto da Tami cesso da via Trevano.
con Francesco van Kuyk nel 1963 su un terreno all’inizio con Casa Dufour (1961-1963) e Il tetto del laboratorio del pia-
di via Trevano, segnava la tra- Casa Beretta (1962-1965). no terreno è sistemato a giardi-
sformazione funzionale di L’impianto a L, allinea il corpo no in modo da ricuperare la su-
un’area industriale sulla quale di fabbrica minore su via Tre- perficie a verde a favore delle
negli ultimi anni dell’Ottocento vano e il maggiore lungo il con- residenze.
si era insediata la società italia- fine settentrionale del fondo. I La superficie del piano terre-
na Chini, attiva nella produzio- due corpi di fabbrica sono col- no non occupata dai negozi né
ne delle pietre artificiali per l’e- legati dal vano scale nel punto dal laboratorio è sollevata di
dilizia. Dopo la Chini, sul sito si di giunzione. Nelle intenzioni un metro rispetto al terreno,
erano susseguite diverse attività dell’architetto, la disposizione ed è cosí ottenuta anche un’il-
produttive che ne avevano sud- dei due blocchi è finalizzata a luminazione diretta per il sot-
diviso fra loro la superficie, e riparare il corpo interno dai ru- terraneo. Il piano-tipo di Casa
un cinematografo. mori della strada. Il primo ele- Trevi è articolato in sette al-
Nel progetto di massima dell’a- mento, che funge da filtro, ha loggi, suddivisi tra i due corpi
prile del 1963, Rino Tami pro- infatti destinazione commercia- di fabbrica con l’appartamen-
pone di liberare il sito da tutti i le al piano terreno, mista terzia- to di sei locali nel corpo mino-
re, con un bilocale sul retro e
i bilocali-tipo nel corpo mag-
giore, organizzati su due mo-
duli, in questo caso di 3,75 m,
con accesso dal ballatoio di-
sposto lungo la facciata set-
tentrionale.
Nel progetto di massima del
1963 la pianta dei bilocali-tipo
ripete il modello di Casa
Dufour e Casa Beretta; in quel-
lo del 1964 presenta invece uno
spazio unico passante, articola-

1 407
Pianta del piano tipo.
C A S A T R E V I A N S T A LT
2

to in zona cucina e zona sog- Nel corpo di fabbrica fronteg-


giorno, aperto sulla loggia. giante la strada si riscontra il
Il linguaggio architettonico si sollevamento dell’edificio sul
inserisce nello stesso capitolo di piano terreno, che rimane com-
Casa Dufour e Casa Beretta. Il pletamente trasparente, e con i
prospetto meridionale è carat- pilastri arretrati all’interno del-
terizzato dall’alternanza di pie- le vetrine.
ni e di vuoti e dall’ultimo piano Il linguaggio dei piani superio-
arretrato, col tetto piano come ri, con l’alternanza di architravi
sospeso sul perimetro del fab- costituiti dalle testate delle
bricato. Il retro è invece domi- strutture orizzontali e dalle tra-
nato dalla componente orizzon- vi veletta di cemento armato
tale dei ballatoi. Il nastro di ce- bocciardato, ai parapetti tam-
mento armato dei parapetti, nel ponati da mattoni in cotto e alle
progetto di massima del settem- finestre a nastro, si ricollega al
bre del 1963, come in Casa Be- tipo di edificio commerciale-
retta è interrotto dai doccioni in amministrativo già esplorato da
beton. Nel progetto dell’aprile Tami a partire dalla Piccionaia.
del 1964, la soprelevazione del Nella primavera del 1964 era
parapetto, già presente in Casa autorizzata la costruzione. In
Beretta davanti alle entrate de- disaccordo con Tami su alcune
gli alloggi, è spostata davanti al- scelte, il committente incarica-
le cucine, mentre in corrispon- va un altro professionista di
denza degli ingressi il ballatoio modificare il progetto dandone
si allarga di circa 20 cm. esecuzione dopo alcuni anni.

408 2
Prospetto del fronte
verso via Trevano.
3
Prospetti del fronte principale.
T E S TAT I N A
2

Ampliamento della Clinica Sant’Anna La Clinica Sant’Anna era stata


costruita negli anni Trenta, su
progetto di Giuseppe Antoni-
ni, su un’altura situata tra la
Sorengo, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO strada da Lugano a Ponte Tre-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 185-188 sa e la collina di Sorengo.
RT T 247-285
1963-1967 RT S 70/3-7
Apparteneva alle suore della
RT S FOT 9/4-5 congregazione di Menzingen e
fin dalla sua apertura offriva un
BIBLIOGRAFIA servizio specialistico nell’ambi-
Inaugarata la nuova cappella 1968
to della Maternità. All’inizio
Kapelle der Klinik St. Anna 1969
Carloni 1984, pp. 91-93 degli anni Sessanta, anche in
Carrard, Oechslin, Ruchat-Roncati seguito all’aumento delle nasci-
1992, p. 84 te, si rendeva necessario un am-
Brentini 1994, pp. 182, 184, 199 pliamento della struttura. Rino
Kunstführer durch die Schweiz
2005, p. 735
Tami era incaricato di studiare
le possibilità d’intervento e nel-
l’ottobre del 1963 elaborava un
progetto di massima.
L’edificio esistente aveva un
corpo principale a quattro pia- ne il perimetro. Nei due nuovi la demolizione della clinica e la
ni e un’ala a nord est di soli due piani è previsto l’inserimento di sua ricostruzione spostata di
piani. Tami prevede di realizza- camere di degenza sul lato sud poco in direzione di Sorengo.
re una cappella in un volume e servizi sul lato nord. Nemmeno questo progetto era
nuovo che prosegue al piano Abbandonata questa concezio- approfondito.
terreno il corpo principale e di ne, probabilmente perché giu- Nel gennaio del 1964 veniva
ristrutturare l’ala a due piani dicata di esito insufficiente, ri- avviata anche la progettazione
per portarla all’altezza del resto sale al gennaio del 1964 un pro- di un altro edificio, denomina-
dell’edificio, pur mantenendo- getto di massima che prevede to Villa Anna 2, da costruire

1 2 409
Prospetti orientali Schema planimetrico
della residenza per le suore. (progetto di ampliamento
del 1963).
AM P LIAM E NTO D E LLA C LI N I CA SANT’AN NA

410 3
Piante dei piani seminterrato
e terreno della residenza
per le suore.
AM P LIAM E NTO D E LLA C LI N I CA SANT’AN NA

nel parco della clinica, destina- Nell’area dell’innesto tra i due tre piani superiori e l’attico, ri- clinica è progettato a cerniera padiglione estraneo rispetto al-
to esclusivamente a residenza corpi è situato il vano scale. cavato nel sottotetto, tutta de- tra esistente e ala nuova. La la clinica, una chiara aggiunta,
per le suore. La sua progetta- L’edificio ospita al piano terre- stinata alla Maternità. Il corpo cappella resta dove era prevista anche se contigua alle preesi-
zione avanzava speditamente. no i servizi collettivi – cucina e triplo della profondità di 13 m secondo il progetto del 1963. stenze. Vi si accede dal corri-
Dopo l’approvazione da parte un salone –, il piano-tipo è in- prevede un corridoio centrale Per la nuova ala della Mater- doio del piano terreno e si svi-
delle suore era richiesta la li- vece suddiviso in venti camere con camere sul lato soleggiato e nità, Tami si atteneva al lin- luppa su una pianta pentagona-
cenza edilizia e il cantiere si av- singole e un salotto. I bagni co- servizi su quello opposto. Vici- guaggio di Antonini e conferiva le costituita da un rettangolo
viava nel 1965. muni sono ai lati del vano scale, no all’innesto con l’edificio esi- al nuovo complesso caratteri affiancato a un triangolo.
Villa Anna 2 è un edificio a tre mentre le camere sono dotare stente, la profondità di fabbrica omogenei, con facciate intona- La lunghezza dell’aula dall’in-
piani più pianterreno, sotterra- di soli lavabi. Gli affacci delle sale a 15 m in modo da ricavare cate, balconi continui dal para- gresso al muro di fondo del
neo e sottotetto, costituito da camere presentano bovindi a sul lato dei servizi uno stanzone petto di muratura e tetto a fal- presbiterio è di 15 m, mentre
due volumi a pianta rettangola- pianta triangolare, sul tipo di a sei letti. de. Non applicava i bovindi di l’ampiezza varia dal minimo di
re della stessa dimensione, in- quelli della Casa Torre di Cas- Le camere di degenza, invece, a Villa Anna 2, che avrebbero as- 8 m (il presbiterio), al massimo
nestati l’uno sull’altro sugli an- sarate (1953-1958), a garanzia seconda dei piani, pur sulla sicurato un maggiore comfort di 10,50 m in corrispondenza
goli e sfalsati tra loro di un pia- della privacy. Tuttavia la plasti- stessa dimensione, sono a due o alle camere, e che invece veni- dell’ingresso.
no a causa della pendenza del cità dei volumi aggettanti dei a tre letti senza servizio o singo- vano adottati in quegli anni da Il soffitto appare staccato dalle
terreno. Il tetto a capanna è bovindi sovrapposti genera un le con bagno interno. Nei mesi Augusto Jäggli nel Centro inva- pareti da finestre a nastro, co-
studiato in modo che nel punto contrasto con il tetto a falde di seguenti il progetto si modifica- lidi di Gerra Piano. me nelle ville progettate da Ta-
di giunzione tra i due volumi la aspetto tradizionale. va e in quello presentato per le La cappella, con i suoi caratteri mi alla fine degli anni Cinquan-
falda superiore prosegua a co- Il nuovo progetto di amplia- pratiche edilizie, nell’ottobre moderni, si stacca anche nella ta, tanto che si rendono neces-
prire anche l’edificio inferiore, mento della clinica, presentato del 1964, le dimensioni dell’ag- morfologia degli esterni dal re- sarie sul lato destro due colon-
riprendendo le articolazioni nel maggio del 1964, prevede giunta risultano raddoppiate in sto dell’edificio, sia nel tetto ne metalliche.
volumetriche spesso utilizzate l’aggiunta di un’ala a sud-ovest, lunghezza in direzione nord. piano sia nella tipologia delle Nell’aula trovano posto otto fi-
da Tami nelle case unifamiliari. comprendente il piano terreno, Un nuovo atrio d’entrata alla aperture. Essa costituisce un le di banchi. Sul lato sinistro,

4 5

4 5 411
Pianta e sezioni della cappella. Disegni di dettaglio
del tabernacolo.
AM P LIAM E NTO D E LLA C LI N I CA SANT’AN NA

un volume pieno aggiunto alla tata dal biancore generale di


geometria pentagonale contie- pareti, soffitto, pavimento e ar-
ne il confessionale, dietro al redi sacri, raccoglie spunti
quale è sistemata la sagrestia, dall’opera di Alvar Aalto, in
priva di accesso esterno. particolare dalla sua Chiesa del-
Il volume aggiuntivo si apre le Tre Croci a Vuoksenniska
sull’aula per ospitare il fonte (1955-1958), dalla quale la cap-
battesimale, che nel progetto pella si differenzia per la rigida
iniziale si trova subito a sinistra geometria. Le fonti di luce am-
dell’entrata, mentre nel proget- morbidiscono però la spigolo-
to definitivo è slittato in avanti, sità pentagonale confondendo
in modo da formare un angolo tutto in un soffuso candore.
con il presbiterio. Il fonte batte- Un lucernario illumina con luce
simale all’interno della cappella zenitale il fonte battesimale, il
assume così importanza mag- presbiterio riceve luce da un fi-
giore, come a rilevare il suo nestrone collocato sulla parete
ruolo in una clinica specializza- obliqua che collega il suo soffit-
ta nella Maternità, e amplia lo to a quello della navata. Oltre a
spazio della chiesa. queste fonti di luce, nello spa-
Il fonte si trova ribassato di tre zio tra muri dell’aula e soletta
gradini rispetto alla cappella, di copertura si apre una lunga
scelta che Tami riconduce a un finestra a nastro.
simbolismo paleocristiano. La “Via Crucis”, opera di Re-
Il presbiterio, privo della balau- mo Rossi, vede ogni stazione
stra secondo la nuova liturgia collocata in nicchie triangolari
post-conciliare, rimane soprae- affiancate l’una all’altra e con
levato di tre gradini. In posizio- un lato vetrato in modo da far
ne dominante, sull’angolo tra risaltare i bassorilievi.
fonte battesimale e presbiterio, Sia il primo progetto, sia quello
in una nicchia è collocata eseguito, situati cronologica-
un’antica scultura in legno della mente negli anni del Concilio
Madonna col Bambino. ecumenico, risentono delle in-
Dei tre spazi – fonte, aula e pre- novazioni apportate alla litur-
biterio –, quest’ultimo presenta gia, come pure di un simboli-
l’altezza maggiore: qui la gran- smo tradizionale sempre evoca-
de vetrata obliqua, invisibile to da Tami. L’ampliamento ha
dall’aula, getta un potente fa- avuto luogo nel 1965 e nel
scio di luce sull’altare. 1966. La costruzione della cap-
La luminosità della chiesa, esal- pella nel 1967.

412 6
Vedute dell’aula e della nicchia
con il fonte battesimale.
Quartiere Lungolago La grande proprietà luganese gatori avevano venduto albergo dichiarato bene naturale pro-
situata a meridione del conven- e parco a un gruppo imprendi- tetto dalla Commissione canto-
to di Santa Maria degli Angioli toriale intenzionato a sfruttarne nale delle bellezze naturali, allo-
sulla quale all’inizio dell’Otto- appieno le potenzialità edifica- ra presieduta da Manlio Foglia.
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO cento era sorta la villa di vacan- torie, anche con l’occupazione Dopo aver fatto elaborare un
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 175
za della famiglia milanese Vas- della superficie verde. primo progetto da Bruno Bassi,
RT T 293-324
1963-1968 RT S 71
salli, intorno al 1875 era stata La proprietà era stata suddivisa nel 1963 il gruppo dei proprie-
progetto acquistata da Alexander Béha, in nove lotti, e nel 1964 riven- tari vendeva i lotti a una secon-
BIBLIOGRAFIA che aveva trasformato la resi- duta ad altrettante società ano- da cordata che si rivolgeva a Ri-
Volonterio 19691 denza in dépendance dell’Hô- nime. L’albergo, nel frattempo, no Tami per chiedere un nuovo
Carloni 1984, pp. 101-103
tel du Parc e valorizzato il par- era stata demolito. studio di edificazione.
co, la cui vegetazione straordi- Il sito aveva forma trapezoida- Nelle ultime settimane del 1963
naria era diventata richiamo tu- le, con il lato maggiore allineato Rino Tami elaborava i primi di-
ristico citato nelle guide della su via Mazzini, verso il lago, per segni per la nuova edificazione
città. Nel 1905, dopo il passag- una lunghezza di circa 180 m e dell’area, e nel dicembre del
gio dai Béha agli albergatori profondità di circa 60 m. Oltre 1964, presentava al Municipio
Ehret e Zähringer, su progetto alla pendenza da sud verso un avamprogetto che era ap-
di Paolito Somazzi, specialista nord, ve n’era una seconda da provato nel giugno del 1965.
di architettura alberghiera, la ovest verso est che formava due Il perimetro del fondo, a tra-
villa era stata ampliata e sopre- terrazze parallele al lato lungo e pezio irregolare, suggeriva
levata per diventare il più mo- digradanti verso il lago. l’articolazione in blocchi pure
derno stabilimento turistico lu- Unico resto del magnifico par- trapezoidali, con angoli smus-
ganese, con il nome di Grand co dell’albergo, un imponente sati a costituire figure esagonali.
Hotel du Parc. Sopraffatti dalla faggio rosso, in prossimità del Il progetto prevede diversi edi-
crisi turistica, nel 1962 gli alber- confine su via Mazzini, veniva fici contigui benché disassati,
collegati tra loro sul fronte
principale da una lunga galleria
di negozi coperta da un tetto-
giardino. I due elementi princi-
pali della composizione sono la
casa-torre di undici piani nel
punto più orientale del sito, de-
stinata ad albergo e apparta-
menti monolocali, e la stecca
composta da tre unità immobi-
liari in linea, con nove piani re-
sidenziali su uno di uffici, posi-
zionata a metà del terreno, lun-
ga 68 m e larga 17 m.

1 413
Disegno prospettico
del complesso residenziale
e alberghiero da via Mazzini.
Q UARTI E R E LU N G O LAG O

414 2
Prospetto su via Mazzini.
3
Planivolumetrico
(progetto di massima del 1964).
Q UARTI E R E LU N G O LAG O

La stecca presenta sei alloggi da rispettare il faggio e incor- muro di contenimento sulla nella capacità di realizzare an- ri. Dopo la liquidazione delle
per piano. Malgrado le diverse porarlo in un giardino. strada. che tale facciata con un livello prestazioni di Tami che si rifiu-
metrature, il taglio è medio e Tra queste e l’edificio dietro Nel luglio del 1966 Tami pre- di decenza architettonica pari a tava di apportare sostanziali
l’unico elemento di pregio è il la stecca si incunea il basso sentava la domanda di costru- quello dei molti belli e meno modifiche al progetto, nel 1971
terrazzo verso il lago di ogni fabbricato della piscina coper- zione vera e propria per la pri- belli edifici che sorgono quoti- l’impresa Boni e Regazzoni,
unità abitativa. ta, fronteggiato da una vasca ma tappa dei lavori, compren- dianamente nel nostro paese». parte del nuovo gruppo degli
Sul retro della stecca è previsto esterna, dietro il giardino del dente la torre residenziale e Le facciate del progetto del imprenditori, procedeva diret-
il volume basso delle autori- faggio rosso. alberghiera, la stecca, il risto- Lungolago sono caratterizzate tamente alla stesura del proget-
messe, collegato con una palaz- Nelle pratiche Tami indicava rante, la palazzina uffici e l’au- dal grigio uniforme del cemen- to esecutivo.
zina di uffici e il ristorante, che che l’altezza massima degli edi- torimessa sul retro. La costru- to armato, ravvivato solo dal L’anno successivo essa chie-
fa da cerniera tra torre e stecca. fici dalla quota della strada ri- zione delle piscine e delle tre verde dei serramenti. deva la collaborazione di Pep-
Tre palazzine residenziali, sem- sulterebbe inferiore a quella del palazzine residenziali a ovest Ottenuta la licenza nel giugno po Brivio, al quale in seguito
pre a pianta esagonale irregola- vecchio Grand Hotel. La fronte era invece rimandata. del 1967, la difficoltà di accor- commissionava un progetto
re, tra loro contigue formano prospicente il lago dell’albergo Il 23 novembre 1966 Rino Ta- darsi degli imprenditori coin- completamente nuovo, che è
una corte aperta verso la retro- distrutto si estendeva su 50 m, mi scriveva alla Commissione volti nell’affare e l’indecisione stato realizzato con il nome di
stante via Loreto. ma all’altezza propria del fab- delle bellezze naturali: «spero sugli standard, di lusso o civili, Central Park.
Le palazzine sono arretrate ri- bricato andava aggiunto un alto che vorrete farmi l’onore di da dare agli alloggi, portavano
spetto a via Mazzini, in modo zoccolo di pietra che faceva da accordarmi sufficiente fiducia a procrastinare l’inizio dei lavo-

4 415
Disegno prospettico
della piscina coperta.
Q UARTI E R E LU N G O LAG O

416 5 6
Sezione trasversale della stecca Piano terreno della soluzione
affacciata su via Mazzini corrispondente al primo lotto
e dell’edificio per uffici di lavori da realizzare.
retrostante.
Q UARTI E R E LU N G O LAG O

7 417
Prospetto della stecca
su via Loreto e sezione
sui parcheggi interrati.
8
Pianta del piano tipo.
Casa Donati La progettazione di una casa traffico, e rispetto ai venti del Direttamente sull’ingresso si at-
per la famiglia Donati, con la nord. L’architetto sfrutta la testa la scala che conduce al li-
quale aveva legami di parentela, pendenza del terreno in modo vello inferiore, seminterrato,
impegnava Rino Tami dagli ini- da aprire l’ingresso pedonale con altre camere sotto le prime
Rovello, Savosa, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO zi del 1964. Il sito prescelto, sul retro, alla quota della strada e il garage sotto il soggiorno.
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 179 esposto a sud, a valle di un vil- a monte, mentre sulla strada a Dalla zona pranzo una scala
RT T 292
1964-1965 laggio sulle alture a settentrione valle attesta l’accesso veicolare scende invece al soggiorno, ri-
RT S 70/8-11
di Lugano, era ricavato dalla al garage. La differenza di quo- bassato di 1,5 m, che si apre la-
lottizzazione di una proprietà ta tra ingresso e garage è di 4,39 teralmente sul giardino e fron-
agricola che comportava anche m. L’ingresso corrisponde al li- talmente su un balcone sotto il
il tracciamento di nuovi percor- vello della cucina e della zona quale si trova l’accesso al garage
si di quartiere. Il terreno veniva pranzo, che si protendono in dalla strada. Scala d’accesso,
a trovarsi all’incrocio di due avanti in direzione sud-ovest, doppia altezza, copertura incli-
nuove strade: una a monte, che mentre l’altro braccio di fabbri- nata parallela alla scala fanno
conduceva al villaggio, e l’altra, ca, soprelevato di 51 cm, si al- del soggiorno un ambiente par-
a fondo cieco, che si sviluppava lunga in direzione sud-est per ticolarmente ricco.
in discesa dalla prima, a servire accogliere quattro camere da La distribuzione interna si basa
alcuni dei nuovi lotti. letto, dispiegate in modo su questo sistema di doppie
Tami concepisce la casa con un conforme al tipico modello a scale in parallelo che non trova
impianto a L e la colloca in mo- corpo triplo prediletto da Ta- riscontro in altre opere di Tami,
do da proteggere la porzione di mi, che comprende le camere molto piacevole per quanto
giardino più soleggiata rispetto sul fronte, un corridoio inter- concerne il percorso nella zona
alla strada a monte, a maggiore medio e i servizi sul retro. giorno, ma difettoso nella misu-
1

418 1 2
Veduta del fronte orientale. Pianta ai due livelli e sezione
longitudinale del corpo
di fabbrica con gli ambienti
della zona giorno.
C A S A D O N AT I
3

mentre il piano superiore, nel sovrapposte per i due piani,


corpo delle camere, presenta dove le superfici piene sono
struttura muraria di cotto con perlinate. A sinistra delle fine-
copertura tradizionale con car- stre un elemento plastico rom-
penteria di legno. Le facciate pe la simmetria della composi-
sono trattate con un intonaco zione: il camino del soggiorno
liscio, che uniforma le parti di ne trapassa la parete e con la
cemento armato a quelle di cot- canna fumaria si pone comple-
to. I serramenti di legno sono tamente in facciata. 4
colorati di rosso scuro e il man- Il linguaggio di Casa Donati
to di copertura è di tegole rosse. presenta un’analogia di fondo
ra in cui non consente un colle- La facciata nord-est può essere con Casa Erreti a Sorengo
gamento diretto tra il livello in- considerata la principale, dato (1961-1963), il cui modello, in
feriore e quello intermedio del il suo affaccio verso l’ingresso pratica, viene adattato a una di-
soggiorno. pedonale e la strada. versa situazione orografica.
La casa presenta struttura mu- Oltre che dalla morfologia tra- La domanda di costruzione ve-
raria di cemento armato, che dizionale a capanna, che dise- niva presentata il 23 marzo
dalle fondazioni si estende a gna un timpano, essa è caratte- 1964, la licenza era concessa in
tutto il piano seminterrato e rizzata dal gioco di pieni e vuo- giugno e la costruzione, iniziata
che nel corpo del soggiorno ti del portico d’ingresso a de- subito dopo, veniva portata a
prosegue fino a parte della so- stra, e del balcone a sinistra, termine nel 1965.
letta inclinata di copertura a mentre in centro sono prota- La casa è stata ristrutturata e al-
sorreggere lo sbalzo sul garage, goniste due finestre a nastro terata nel 2004.

3 4 419
Scorcio del fronte verso valle. Sezione longitudinale del corpo
di fabbrica con gli ambienti
della zona giorno.
5
Prospetti.
Progettazione architettonica Nel dicembre del 1962, su inca- cui 670 in galleria e 75 su via- del parcheggio e, di conseguen-
della nuova strada cantonale rico del Dipartimento delle dotto. All’interno della galleria za, riesce a limitare l’altezza dei
pubbliche costruzioni, gli inge- la sezione stradale è di 6 m per muri di controriva; disegna i
e del posteggio comunale gneri Giovanni Lombardi e le carreggiate e di un ulteriore portali della galleria e, infine,
Morcote, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Giuseppe Gellera di Minusio, metro per lato per i marciapie- indica il tipo di muri di soste-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 181 elaboravano uno studio preli- de. Dopo l’esame da parte delle gno e controriva e la soluzione
1964-1969 RT T 325-339
minare per un nuovo tracciato Commissioni cantonali delle formale del viadotto. Inserisce
RT S 72
progetto RT S FOT 10/1
della strada cantonale che aggi- bellezze naturali e dei monu- anche un secondo livello nel-
rasse il villaggio di Morcote, al menti storici, il Dipartimento l’autosilo, esclusivamente desti-
BIBLIOGRAFIA fine di liberare dal traffico di delle pubbliche costruzioni af- nato ai residenti.
Strada circonvallazione 1971 transito la riva del lago. Delle fidava a Rino Tami l’incarico di Il nuovo progetto veniva conse-
quattro varianti proposte, il di- inserire armoniosamente l’ope- gnato nell’agosto 1966 e suc-
partimento sceglieva quella che ra nel paesaggio. cessivamente rielaborato e ri-
prevedeva una nuova strada a L’incarico a Tami cadeva nel presentato nel 1967, perché il
monte, parte su viadotto e par- periodo in cui prendeva avvio il Dipartimento chiedeva di spo-
te in galleria, che non richiede- suo ruolo di architetto consu- stare più a monte il tracciato
va la demolizione di nessun edi- lente per la costruzione dell’au- della nuova strada. Ulterior-
ficio. Con accesso da ovest era tostrada, conferitogli dallo stes- mente modificato nel 1969, il
previsto anche un posteggio so consigliere di Stato Franco progetto otteneva l’approvazio-
per 144 automobili, tra le ulti- Zorzi, che si mostrava partico- ne di entrambe le Commissioni
me case del villaggio e la sopra- larmente sensibile al tema del- cantonali, ma non del Consiglio
stante strada nuova. Nell’aprile l’inserimento di nuove infra- di Stato, sia per il costo elevato,
del 1964, Lombardi e Gellera strutture stradali nel paesaggio. sia per l’eccessivo impatto sul-
consegnavano un progetto con In particolare, Tami introduce l’ambiente, veniva definitiva-
il nuovo tracciato di 1400 m, di la parziale copertura a verde mente accantonato.

420 1
Disegno prospettico dal lago.
N U OVA STR ADA CANTO NALE

2 421
Prospetto e planimetria.
Posta (PTT) e centrale telefonica La necessità di realizzare una parsi della progettazione del cetti-guida sono evidenti e non
centrale telefonica a Giubia- nuovo complesso negli ultimi subiscono variazioni rilevanti
sco costituiva per l’Ammini- mesi del 1966. nell’intervallo tra la progetta-
strazione postale l’occasione I primi elaborati grafici, in zione e l’esecuzione, avvenuta
Giubiasco, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO di concentrare in un unico scala 1:100, portano la data tra il 1969 e il 1971. L’edificio
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 182 nuovo edificio tutte le attività: del 30 settembre. Nel mese di è disposto sull’asse ovest-est,
1966-1971 RT T 340-366
la posta vera e propria, gli al- ottobre il progetto era riela- dalla strada cantonale verso la
RT S 73/3
RT S FOT 10/3
loggi di servizio e le rimesse borato una prima volta, men- collina. Come a Viganello, è
per i veicoli postali. tre alla stesura definitiva si ar- presente una netta separazione
BIBLIOGRAFIA A queste funzioni si aggiunge- rivava nel gennaio del 1967. tra la centrale e il resto dell’e-
Tami 19702 va la centrale telefonica, che Solo due anni più tardi erano dificio. Un primo blocco pros-
Posta e centrale telefonica 1973
con la sua dimensione di circa sviluppati i progetti esecutivi. simo alla strada contiene l’uffi-
Carloni 1984, pp. 104-105
450 m2, costituiva l’elemento È indicativa la contiguità tem- cio postale aperto al pubblico,
di maggiore incidenza. porale tra la costruzione della seguito dal salone di servizio e
Per la costruzione, era scelto Centrale telefonica, nel 1965, da tre grandi autorimesse.
un terreno esterno al nucleo presso le Officine postali di Vi- I due piani sopra la posta
del borgo, ma tangente alla ganello (1956-1958) e la pro- ospitano ciascuno un alloggio
strada cantonale in direzione gettazione del complesso giu- e alcuni uffici, mentre la cen-
di Bellinzona. biaschese. trale telefonica è disposta nei
Rino Tami cominciava a occu- Già nella prima versione i con- due livelli sopra il salone di

422 1
Veduta del fronte principale.
P O S TA E C E N T R A L E T E L E F O N I C A

2 423
Piante del primo piano
e del piano terreno.
P O S TA E C E N T R A L E T E L E F O N I C A

424 3
Veduta interna dell’ufficio
postale
4
Pianta del secondo piano.
P O S TA E C E N T R A L E T E L E F O N I C A

servizio. L’edificio si presenta lità plastica. L’utilizzo di profi- te del primo blocco guardano taglio è risolto infine con pan-
come una variazione in scala li d’acciaio per le strutture ver- al modello di edifici ammini- nelli di calcestruzzo costituiti
ridotta del suo omologo di Vi- ticali porta al distacco dell’edi- strativi luganesi come La Pic- da prismi verticali che recano
ganello: il volume della cen- ficio dal suolo, poiché le fac- cionaia (1952-1956) e la Sede il segno di colpi di mazza, as-
trale è identificabile dalle lame ciate del salone della posta al UBS (1958-1969), e ripropon- sestati ad arte per fare affiora-
verticali di cemento armato su piano terreno sono arretrate in gono l’articolazione in soletta, re la ghiaia del conglomerato,
entrambi gli affacci; al contra- modo da lasciare un passaggio parapetto e finestra a nastro quasi a voler ribadire la pre-
rio, il blocco residenziale-am- coperto esterno, un moderno dove ognuno degli elementi è senza della pietra nell’edificio,
ministrativo ha una prevalenza porticato. Sul lato opposto, le identificato da un materiale. come se tra l’acciaio dei profi-
della componente orizzontale, autorimesse non sono chiuse Se la struttura dei parapetti è li, il cemento armato delle tra-
ripresa sul lato opposto dalla verso la strada. in cemento armato, con muro vi e il bronzo dei serramenti,
lama di cemento armato che fa L’accurato studio delle pro- interno in cotto e strato iso- l’architetto volesse ricuperare
da copertura per le autorimes- porzioni dell’edificio è confer- lante intermedio, i disegni ri- la pietra quale materia più
se, saldata al corpo mediano mato dalla sua impostazione velano una indecisione sul ri- consona al luogo: la valle alpi-
della centrale telefonica. su griglie modulari, leggibile vestimento esterno. na, contrapposta al paesaggio
Quest’ultimo viene a trovarsi nelle tavole progettuali. Scartato il cotto della Piccio- prealpino sottocenerino, aper-
in posizione di baricentro geo- Mentre a Viganello il cemento naia e del Palazzo delle Doga- to verso la pianura lombarda.
metrico di una composizione armato è protagonista unico, ne (1958-1962), e la lussuosa
squilibrata dalla forte persona- nel caso di Giubiasco le faccia- pietra lucida dell’UBS, il det-

5 425
Prospetti.
Sistemazione della foce del Cassarate La grande area compresa tra il mento della Radio nei nuovi opera di Americo Marazzi risa-
letto del fiume Cassarate a ove- studi di Besso. lente al 1928, il padiglione del
st, i cantieri di navigazione a L’area si presentava in modo tennis del 1934 di Giovanni
est, viale Castagnola a nord e la disorganico ed era sentita l’esi- Bernasconi. Se Tami poteva
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO riva del lago a sud, proprietà genza di ampliare la superficie decidere di demolire tutti gli
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 184 del Comune di Lugano nella del lido e del porto, e di realiz- edifici allora esistenti, l’unico
RT T 410
1968-1971, 1980 giurisdizione comunale di Ca- zare un molo per i natanti di condizionamento gli veniva
RT S 80/2-3
progetto RT S FOT 12/2
stagnola, era tradizionalmente passaggio. dalla piscina coperta che il
destinata ad attività ricreative: Il 25 novembre del 1968 il Mu- Municipio aveva previsto di
BIBLIOGRAFIA lido, tennis club, porto turisti- nicipio di Lugano affidava a realizzare all’interno del peri-
Lugano: progetti per la sistemazione co, mentre il campo di calcio Rino Tami l’incarico di proget- metro del lido, secondo un
urbanistica 1972
Tami 19721
negli anni Cinquanta era già tarne la completa sistemazio- progetto di massima già com-
Chiesa 1975, pp. 350-354 stato trasferito a Cornaredo e ne. Tami poteva ridisegnare pilato dall’Ufficio tecnico cit-
Concorso per la ristrutturazione del la superficie era stata inglobata l’area senza essere vincolato tadino.
Campo Marzio Sud 1980 nel lido. Nell’angolo nord oc- dalle preesistenze: oltre al vec- Elaborato il progetto, Tami lo
Fumagalli 1980
cidentale dell’area sorgeva la chio studio della radio, edificio consegnava il 24 marzo del
Hunziker, Leuzinger, Stauffacher 1980
Lugano: Ristrutturazione Campo Marzio vecchia sede degli studi ra- razionalista progettato da Bru- 1969. L’unica tavola illustrati-
Sud 1980 diofonici, anch’essa di pro- no Bossi nel 1938, la sede della va del lavoro è oggi introvabi-
Tami 1980 prietà della città, adibita ad al- Società dei canottieri, lo stabi- le. Dalla corrispondenza inter-
Carloni 1984, pp. 118-119 tre funzioni dopo il trasferi- limento balneare cittadino, corsa tra committente e archi-

426 1
Planimetria (primo progetto).
S I S T E M A Z I O N E D E L L A F O C E D E L C A S S A R AT E

tetto si deduce un ridisegno stagnola, l’ampliamento del infine il settore più orientale Annunciava di aver diminuito
dell’area con la completa rico- porto da 100 a 250 posti barca, dell’area, detto “Lanchetta”. la concentrazione delle nuove
struzione delle infrastrutture. i nuovi edifici utilitari, l’esten- A Tami veniva affidata una costruzioni sul sito della foce e
In particolare, con la copertura sione della superficie del lido consulenza architettonica per di aver dovuto trovare una
dell’ultimo tratto del Cassara- da 25 900 a 44 600 m2 e i nuovi la piscina coperta, a partire dal nuova ubicazione per il molo a
te, il Parco Civico o Parco Cia- posteggi a sud di viale Casta- progetto di massima già esi- causa dell’inadeguatezza del
ni dalla sponda destra del fiu- gnola. stente, mentre per la seconda fondale nell’area inizialmente
me viene prolungato sulla foce. Il 22 maggio successivo, il Mu- fase gli veniva richiesta la pro- proposta.
Sul fiume viene ubicato il risto- nicipio decideva il piano degli gettazione definitiva. Nel seguente mese di novem-
rante, mentre a fianco della fo- interventi. Il 28 maggio a Tami Le ultime due fasi venivano in- bre, Tami consegnava il nuovo
ce, in posizione molto sugge- venivano impartite le nuove vece sospese. Nel febbraio del progetto con in tutto quattro
stiva, Tami inserisce un teatro istruzioni. 1970 il Municipio chiedeva a sostanziali modifiche: la prima
all’aperto, ripreso dal progetto Le fasi per l’esecuzione sareb- Tami di aggiungere alle opere concerne l’aumento della ca-
per il festival cinematografico bero state quattro: la nuova pi- già previste anche una piscina pienza del nuovo porto; la se-
nel Parco Ciani (1945). scina coperta sarebbe stata la all’aperto di 50 x 21 m. Rino conda lo spostamento del mo-
Altri punti focali del progetto prima opera ad andare in ese- Tami si interessava al progetto lo sul lato orientale dell’area,
sono: la passeggiata pedonale cuzione, seguita dalla sistema- della piscina coperta, e solo il davanti alla Casa Torre; la ter-
sopraelevata sul retro del lido zione della foce vera e propria 27 ottobre del 1970 scriveva al za un ulteriore edificio per la
come nuova comunicazione con il nuovo porto e tutti gli Municipio di aver ristudiato il Polizia lacuale e la Società di
dal parco in direzione di Ca- annessi, quindi il nuovo lido e progetto globale della foce. salvataggio, e l’inserimento di

2 3 427
Schizzi di studio per l’anfiteatro. Studi per il prospetto
dell’edificio per la
nettezza urbana
(soluzione del 1971).
S I S T E M A Z I O N E D E L L A F O C E D E L C A S S A R AT E

un ristorante sopra l’edificio disponibile per il lido, che è sul luogo dell’esistente; a sud bizioso progetto, Tami avreb- del progetto precedente: il
delle rimesse per i natanti della ampliata fino a farne un nuovo di questo si trovano due edifici be realizzato solo la piscina co- porto ampliato sul sito in cui
Nettezza urbana; infine, la co- parco in riva al lago. utilitari, mentre la restante par- perta. già si trova, la passeggiata so-
pertura del fiume è ridotta di Tutte le funzioni sono distri- te della foce, con il teatro all’a- Nel 1980, terminata la costru- praelevata, la comunicazione
superficie al minimo necessa- buite sul perimetro di questa perto diventa un nuovo settore zione della piscina, il Munici- migliore col Parco Ciani, non è
rio per il caffè e il passaggio di area: le piscine sono concen- del Parco Ciani. pio di Lugano apriva un con- riproposto il teatro all’aperto,
comunicazione con il parco. trate verso il fiume; la piscina Quantunque non sviluppati corso tra gli architetti con stu- sostituito da un ristorante,
Nei primi mesi del 1971 lo Stu- coperta viene ubicata lungo il nei dettagli, gli edifici proget- dio a Lugano per il ridisegno mentre il nuovo edificio dei
dio Tami elaborava i disegni in viale Castagnola, dove verrà ef- tati, tutti di altezza limitata a della stessa area già esaminata Canottieri segna il confine ver-
scala 1:100 da utilizzare per il fettivamente realizzata; una fa- un piano, presentano un lin- da Tami. Egli non poteva par- so est del lido. Nemmeno a
calcolo del preventivo. scia lungo il viale è destinata ai guaggio omogeneo moderno e teciparvi in quanto attivo a So- questa proposta è stato dato
Dall’area scompaiono i campi posteggi; molo e attiguo edifi- lineare, con pareti di cemento rengo, ma a competizione ter- seguito.
da tennis e la sede della Società cio della nettezza urbana sono armato, tetti piani dalle gronde minata inviava alla città di Lu-
di navigazione del lago di Lu- spinti fino al confine orientale sporgenti e finestrature a na- gano un suo nuovo progetto.
gano a favore della superficie dell’area. Il porto è ampliato stro sotto la gronda. Dell’am- I concetti base sono gli stessi

428 4
Prospetti dell’edificio per i cantieri
navali e il club dei canottieri
(soluzione del novembre 1970).
S I S T E M A Z I O N E D E L L A F O C E D E L C A S S A R AT E

5 429
Prospetto e planimetria
(soluzione del 1980).
La Romantica Il progetto interessava la zona prevedeva un complesso resi- due piani. Al concetto del can-
della villa ottocentesca con par- denziale e alberghiero costitui- nocchiale si sostituiva quello
co sulla penisola di Melide, già to da una torre di 22 piani fuori della visuale trasversale conti-
allora trasformata in esercizio terra destinata ad albergo e 4 nua dalla passeggiata pedonale
Melide, ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO pubblico con il nome “La Ro- palazzine residenziali di 4 piani tra Melide e Bissone attraverso
Cantone Ticino (Svizzera) RT T 486-492 mantica”. Il proprietario del ciascuna, a ovest della torre, tra l’edificio in direzione nord ver-
1969-1970 RT S 91/5-7 fondo nel 1965 aveva manife- questa e l’abitato di Melide. so Lugano.
RT S FOT 12/1
progetto ARCHIVIO LIVIO VACCHINI
stato il desiderio di riedificare L’intervento era per tre quarti a Tutto il complesso è costruito
con Livio Vacchini l’area, in quel periodo interes- destinazione turistica e per il re- su una griglia di circa 3,75 m.
BIBLIOGRAFIA sata da esproprio parziale in stante residenziale. Il modulo base corrisponde
V.M. 1970 concomitanza con la realizza- La separazione tra i vari corpi all’ampiezza delle camere ri-
Hollenstein 1992, p. 51
zione dell’autostrada. era finalizzata alla formazione corrente nella stecca orizzon-
Era la stessa Commissione can- di un effetto cannocchiale tra i tale e nella torre. La tipologia
tonale delle bellezze naturali a due settori del Ceresio. della casa alta, riprendendo il
suggerire l’idea della verticale Il progetto preliminare veniva concetto guida della Torre di
in opposizione a quattro sche- accolto dagli uffici cantonali Cassarate, prevede le camere
mi edificatori proposti dal pro- con atteggiamento tendenzial- disposte sul fronte sud, in mo-
prietario. Nella primavera del mente favorevole, sulla scia del do che tutte possano approfit-
1969 questi, allora residente parere positivo espresso dalla tare della vista e dell’insola-
nella Casa Torre di Cassarate, si Commissione cantonale delle zione migliori. L’edificio è il
rivolgeva a Rino Tami per affi- bellezze naturali, favorevole risultato del raggruppamento
dargli l’incarico. Tami invitava all’idea della verticale che essa delle lame verticali delle ca-
Livio Vacchini a collaborare al stessa aveva caldeggiato in pas- mere, sfalsate in modo da ga-
progetto. Vacchini accettava, e sato, scettica invece sui quattro rantire ciascuna di esse dalle
nella lettera di ringraziamento edifici residenziali, e che ora in- reciproche interferenze visua-
al maestro, in segno di rispetto, sisteva sul mantenimento del- li. La stecca residenziale è di-
scriveva che Tami solo sarebbe l’alberatura ottocentesca del simpegnata a ballatoio; lo
stato responsabile della proget- parco. Per ottemperare alle schema è analogo alle Case
tazione. Di fatto, mentre negli condizioni, i progettisti attua- Dufour e Trevi a Lugano.
schizzi conservati nell’archivio vano una parziale revisione del Già il progetto preliminare su-
Tami è identificabile la sua ma- lavoro. Il successivo progetto, scitava apprensione tra i fautori
no – uno schizzo è autografo – del 1970, avvicinava la torre al della salvaguardia del paesag-
tutte le tavole progettuali si di- villaggio di Melide di 20 m, al gio e soprattutto il via libera
scostano dalla grafia che ricor- fine di salvaguardare il parco della Commissione delle bellez-
reva nello studio Tami in quegli che si sviluppava soprattutto ze naturali alla verticale origina-
anni. L’Archivio Vacchini con- sulla superficie protesa verso il va una forte polemica tra i poli-
serva anche alcune tavole origi- centro del lago e, invece delle 4 tici locali contrari alla realizza-
nali del progetto. palazzine, prevedeva un edifi- zione, arruolati dietro il presi-
Sul sito della villa e del suo par- cio unico a stecca, tuttavia com- dente della Lega per la prote-
co, esteso su 16 000 m2, Tami pletamente diafano nei primi zione della natura, l’avvocato

430 1
Prospetto verso il lago
del complesso residenziale
e alberghiero
(soluzione del 1969).
LA ROMANTICA

Graziano Papa (tra l’altro ami-


co di Tami), e gli architetti ten-
denzialmente favorevoli all’in-
tervento. Il progetto era difeso
sulla stampa locale dall’archi-
tetto Giovanni Bernasconi, an-
tico sostenitore di Tami, e dai
giovani professionisti contrari a
un’ingerenza politica nel loro
campo. I contrari all’edificazio-
ne della torre, lamentavano che
le leggi sulla tutela del paesag-
gio in materia di edificazione
sulle rive dei laghi venissero ag-
girate con lo stratagemma della
destinazione turistica dell’ope-
ra, come in effetti stava acca-
dendo. Anche Francesco Chie-
sa, primo presidente della com-
missione, ormai centenario, ve-
niva sollecitato a difendere il
paesaggio minacciato e, in un
breve comunicato, sollevava
2
dubbi sull’adeguatezza del pro-
getto al sito, ricordando in par-
ticolare il pregio architettonico
della villa ottocentesca, tema
peraltro ignorato dalla Com-
missione dei monumenti stori-
ci. La Società ticinese per la
conservazione delle bellezze
naturali ed artistiche, sezione
locale di Heimatschutz, com-
missionava ai tre architetti Max
Lehner, Robert Steiner e Jakob
Zweifel una perizia sul proget-
to. Anche l’architetto Paul Ho-
fer era incaricato di valutare
l’opportunità di realizzare il
progetto Tami. Entrambe le
perizie, pubblicate nel gennaio
del 1971, erano contrarie al
progetto. Rino Tami otteneva
l’appoggio dei giovani architetti
ticinesi e cercava il sostegno di
critici italiani quali Gillo Dor-
fles, che in una conferenza alla
Scuola tecnica superiore a Tre-
vano, il 22 marzo 1971, soste-
neva la verticale ma non riusci-
va a far passare il progetto, che
subito dopo veniva affossato
dal Consiglio di Stato.
3

2 431
Studi planimetrici, schizzi
per le piante e per il prospetto.
3
Planimetria generale
(soluzione del 1969).
Posteggio a Gandria Il tema è analogo a quello del sturbo alla idilliaca visione del
posteggio annesso al proget- villaggio dal lago, resa famosa
to della nuova strada canto- da Mario Chiattone in un ca-
nale a Morcote (1964-1969), ratteristico manifesto turistico.
Gandria, Lugano ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO come questo non realizzato. Ri- Tra le sue carte, Tami conser-
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 181 spetto alla situazione morcote- vava diverse fotografie scattate
1970-1971 RT T 406-409 se, a Gandria il percorso della da una barca nello specchio la-
RT S 80/1
progetto strada cantonale, risalente agli custre fronteggiante il villag-
anni Trenta, è già abbondante- gio, che testimoniano la sua
mente distante dall’abitato da preoccupazione “ambientale”.
non richiedere correzioni; anzi, Tami riprende dal progetto
nel boscoso pendio intermedio morcotese la parziale copertu-
Tami riesce agevolmente a inse- ra a verde per il manufatto, in
rire il posteggio con accesso modo da evitare altezze sfavo-
dalla strada per mezzo di una revoli per il muro di controri-
rampa parallela alle curve di li- va e riuscire a mascherare l’in-
vello e con schema a cul de sac. tervento nella vegetazione.
Come a Morcote, l’architetto Tami non andava oltre i piani
ricerca un inserimento nel pae- di massima e il progetto era
saggio tale da non arrecare di- accantonato.

432 1
Il posteggio nel contesto di
Gandria in un fotomontaggio.
POSTEGGIO A GANDRIA

2 433
Planimetria.
3
Prospetto verso il lago.
Piscina coperta comunale Gli anni Sessanta avevano visto cazione del nuovo impianto, no principale. Davanti alla fac-
in Svizzera la nascita di diverse dall’area del lido vero e pro- ciata meridionale corre la pas-
nuove piscine coperte, a fianco prio a quella esterna, lungo il serella sopraelevata della pas-
di quelle storiche delle tre gran- viale Castagnola – compresa seggiata tra Parco Ciani e Ca-
Lugano, ARCHIVIO DEL MODERNO di città, Zurigo, Basilea e Ber- tra il vecchio edificio degli stu- stagnola, prevista nell’ambito
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 189 na. In particolare, a favore dei di radiofonici e il piazzale d’in- del progetto del lido.
1969-1978 RT T 374-405 giovani in età scolastica, era sta- gresso del lido –, e intendeva Al di sopra di questa, una sorta
RT S 74-79
ta avviata la promozione del- armonizzarne l’architettura al di grande shed aumenta l’altez-
RT S FOT 10/5
l’attività sportiva in funzione progetto di Tami per i nuovi za della facciata, che risulta
BIBLIOGRAFIA salutistica. edifici dell’area. La risposta di composta da un’unica parete
Piscina coperta 1972 Nell’ambito della progettazio- Tami era un progetto comple- vetrata per catturare la luce so-
D.A. 1979 ne dell’area del lido di Lugano, tamente nuovo. L’edificio è ar- lare e illuminare l’ambiente
Piscina coperta a Lugano 1981
50 anni di architettura in Ticino 1983, p.
il 22 maggio del 1969 il Muni- retrato rispetto al viale al fine della piscina. Una sequenza di
134 cipio cittadino decideva di con- di ricavare spazio per due file feritoie sulla facciata nord ripe-
Negrini 1983 ferire a Rino Tami l’incarico di di posteggi a pettine. te in singoli episodi – e scala as-
Carloni 1984, pp. 116-118 consulente per la rielaborazio- Di pianta pressoché quadrata, sai minore – la forma dello shed
ne del progetto di una piscina esso si articola in due volumi, sulla facciata meridionale, assi-
coperta, già allestito dall’Uffi- uno maggiore per la vasca vera curando un’illuminazione in-
cio tecnico del Comune. e propria a ovest, l’altro mino- terna anche da quel lato.
Il mandato seguiva la decisione re per tutti i servizi a est. La struttura dell’edificio è di
municipale di cambiare l’ubi- La vasca, di quattro corsie, vie- cemento armato, con muri
ne quindi a trovarsi sull’asse esterni a facciavista.
nord-sud. Il pelo dell’acqua e il Il corpo basso ha una copertura
pavimento della sala si trovano piana con una soletta di ridotto
alla quota del terreno naturale spessore, per lo più staccata
circostante, in modo che, con dalle pareti da finestre conti-
ampie vetrate apribili, sia pos- nue, e un’immagine di legge-
sibile la comunicazione visiva e rezza, che riprende le case uni-
fisica con l’esterno. familiari progettate da Tami al-
Le aperture sono sui lati ovest e la fine degli anni Cinquanta
sud, qui su una superficie pavi- (Casa Marazzi a Locarno). Nel
mentata dalla quale è possibile corpo alto, a causa delle grandi
accedere al lido. portate, la soletta di copertura è
Il corpo est ospita, al piano rial- appesa a quattro alte travi di ce-
zato, gli uffici, l’ingresso princi- mento armato trasversali spor-
pale, la cassa, il bar – affacciato genti sul tetto, portate da altret-
sulla vasca – l’infermeria e la pi- tante coppie di pilastri interni
scina dei bambini – leggermen- rispetto al perimetro dei muri.
te soprelevata rispetto a quella Per tutte le questioni di igiene e
principale –, e al piano inferio- distribuzione, Tami si era do-
re tutti gli spogliatoi. cumentato visitando i moderni
I locali tecnici per il riscalda- stabilimenti svizzeri.
mento sono ubicati nell’angolo La Commissione edilizia comu-
nord occidentale dell’edificio, nale, riunita alla presenza di
nel seminterrato a lato del baci- Tami per esaminare il progetto,

434 1
Pianta.
P I S C I N A C O P E R TA C O M U N A L E

2 3 435
Veduta del fronte orientale. Prospetti.
P I S C I N A C O P E R TA C O M U N A L E

chiedeva alcune modifiche: la del progetto per concluderla il lastri metallici (quattro per la- Il sistema strutturale con travi mi. Nella facciata est, quella
vasca doveva risultare di sei 3 aprile dell’anno seguente, to) visibili all’interno dello di cemento armato al di sopra dell’ingresso principale, sono
corsie e avere una dimensione quando inviava al Municipio di spazio. La conseguenza è lo della copertura viene invece inseriti alcuni elementi tipici
di 16 x 25 m; si doveva rinun- Lugano un nuovo elaborato. spostamento a quota maggio- adottato per il corpo basso. La della sua architettura residen-
ciare al trampolino e quindi Il corpo principale con il baci- re del piano della copertura, parete ovest non presenta più la ziale: la soletta di copertura
uniformare la profondità a due no d’acqua è allargato, mentre sopra le travi reticolari. La grande apertura centrale ed è quasi sollevata dalla parete, le
metri; si voleva infine potenzia- l’altro resta delle stesse di- forma delle travi porta ad ar- completamente cieca fino alla testate delle travi sdoppiate
re i servizi tecnici di riscalda- mensioni, pur con modifiche retrare i pilastri verso l’inter- finestra a nastro. Una nuova su- sporgenti oltre il filo della fac-
mento e rigenerazione dell’ac- interne. La centrale del riscal- no dell’ambiente. perficie vetrata viene inserita ciata e il camino esterno.
qua in vista di una loro connes- damento passa dal lato ovest a La parete ovest del vano pisci- nella parte inferiore della pare- Le altre tre facciate presentano
sione alle due nuove piscine quello est, e tutta l’area ovest na, indipendente dalla struttura te nord. invece un carattere di funziona-
esterne previste nell’ambito del del sotterraneo è occupata del tetto, termina con una fine- L’edificio della piscina si carat- le semplicità. L’interno della pi-
progetto del lido. Le dimensio- dall’impianto di rigenerazione stra a nastro inclinata verso l’in- terizza per l’uso del cemento scina è caratterizzato dall’“one-
ni del bacino facevano riferi- dell’acqua. terno fino all’elemento obliquo armato, ormai prediletto da Ri- stà dei materiali”: le pareti sono
mento a valori standard: lun- A causa dell’ampliamento del- inferiore della trave reticolare; no Tami e in quegli anni molto di cemento armato a vista e i pi-
ghezza pari alla metà delle pi- la campata del vano piscina si sul lato orientale lo stesso detta- comune in tutta la Svizzera. La lastri d’acciaio, tutti visibili, di-
scine olimpioniche e larghezza rende necessaria una modifica glio si ripete a partire dalla co- sua schematicità lo avvicina al ventano elementi che ritmano
pari a sei corsie di 2,50 m più della struttura del tetto. Alle pertura del corpo basso. La tra- capitolo delle opere per l’auto- lo spazio.
due fasce laterali di 50 cm. travi di cemento armato spor- ve reticolare e le finestre obli- strada, legato com’è a esigenze Il soffitto è rivestito di tavole
Nel dicembre dello stesso 1969 genti sulla soletta di copertura que determinano il profilo di funzionalità. Tami riesce ad per accogliere l’impianto di cli-
Tami riceveva l’incarico defini- si sostituiscono travi reticolari dell’edificio, che viene ripreso ottenere una forte plasticità matizzazione nello spessore
tivo e iniziava la rielaborazione d’acciaio, poggiate su otto pi- nelle facciate nord e sud. grazie al dialogo tra i due volu- delle travi reticolari. Alla sem-
plicità con cui sono trattati i
materiali degli interni fa riscon-
tro un disegno essenziale dei
particolari. La vetrata che sepa-
ra il bar dall’ambiente della pi-
scina è costituita da lastre di cri-
stallo accostate senza telaio e
inserite direttamente nel soffit-
to e nello zoccolo.
Nell’ottobre del 1970, con il
progetto e il relativo preventi-
vo, il Municipio chiedeva al
Consiglio comunale di appro-
vare la costruzione.
Per tutto l’anno successivo il
progetto veniva esaminato al fi-
ne di diminuirne il costo, e si
arrivava alla domanda di co-
struzione nel febbraio del 1972.
L’edificazione è avvenuta tra
1976 e 1978.
Nel 2000 il cemento armato
delle facciate ha dovuto essere
risanato ed ora si presenta rive-
stito da una pellicola bianca.
4

436 4
Veduta della piscina.
P I S C I N A C O P E R TA C O M U N A L E

5 437
Particolare del fronte meridionale.
Chiesa di Cristo risorto Lo sviluppo demografico del architettura contemporanea. La Francia ed era considerato
quartiere luganese di Molino giuria era composta dal presi- un’autorità in materia. La sua
nuovo, pianura agricola a nord dente avvocato Camillo Jelmi- inclusione nella giuria conferiva
della città dove dal dopoguerra ni, dal vicepresidente canonico al concorso un respiro naziona-
Lugano, BIBLIOGRAFIA aveva preso piede la residenza, Arnoldo Giovannini, dai mem- le, ribadito dalla presenza di
Cantone Ticino (Svizzera) Chiesa di Cristo Risorto 1972 già negli anni Sessanta palesava bri architetti Hermann Baur, Anton Brütsch (1916) di Zugo,
Fumagalli 1972 l’esigenza di erigervi una chie- Hans Anton Brütsch, Alberto e proiettato verso l’Italia dalla
1971-1976
G.V. 1972
sa. Scelto il terreno per la co- Camenzind, Enrico Castiglioni, figura di Enrico Castiglioni
Costruzioni religiose 1973
Chiesa a Lugano 1976 struzione, a fianco del cimitero Alberto Finzi e dai quattro sup- (1914) di Busto Arsizio, proget-
Remo Rossi, “Evangelisti” 1982 comunale, il 4 marzo 1971 il plenti: l’architetto Oreste Pi- tista di diversi edifici sacri tra i
50 anni di architettura in Ticino 1983, Capitolo della Cattedrale di senti, in rappresentanza dell’or- quali il grande Santuario della
p. 119 San Lorenzo, con il parroco dine degli architetti, il pastore Madonna delle Lacrime a Sira-
ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO Stutz, Ruchat 1983
RT C 190 Carloni 1984, pp. 108-115
della Chiesa del Sacro Cuore, Giorgio Bernoulli, don Umber- cusa, ardita opera moderna di
RT T 414-433 Tami 19861 bandiva un concorso per la to Reggiori, parroco dal Sacro cemento armato allora in co-
RT S 83 Tami 19862 progettazione del nuovo edifi- Cuore, e don Valerio Crivelli. struzione. Tuttavia tale apertu-
RT S FOT 11/1-2 Hollenstein 1992, p. 52 cio sacro, da dedicare a Cristo Hermann Baur (1894-1980), ra era contraddetta dalla limita-
Brentini 1994, pp. 183, 186, 193, 196
risorto. membro fondatore della Socie- zione del concorso ai soli archi-
Schweizer Architekturführer 1996, p. 294
Anderes 1998, p. 485 La scelta dei membri della giu- tas Sancti Lucae, sodalizio sviz- tetti domiciliati nel cantone o
Kunstführer durch die Schweiz 2005, pp. ria evidenziava la volontà di zero finalizzato alla promozio- originari di un comune ticinese.
480, 718 realizzare un’opera in grado di ne dell’arte sacra moderna, du- Ai partecipanti venivano forni-
esprimere, oltre all’aderenza ai rante la sua lunga carriera di ar- te diverse planimetrie dell’area
principi liturgici postconciliari, chitetto aveva costruito una di concorso e i relativi estratti
l’appartenenza a un ambito di trentina di chiese tra Svizzera e del piano regolatore comunale,

438 1
Planimetria
(progetto di concorso).
C H I ESA D I C R I STO R I S O RTO

oltre alla necessaria documen- avveniva tra i rimanenti sette.


tazione liturgica tratta dalla In- Il primo premio era conferito al
stitutio generalis del Messale progetto «Chiara» di Rino Ta-
romano: il V capitolo, Disposi- mi, il secondo a «Isola» di An-
zione e arredamento delle chiese gelo Bianchi, il terzo a «Letizia
per la celebrazione della Eucari- e riposo» di Alfonso Boschetti,
stia. Il bando di concorso, per il il quarto a «DC 2000» di
resto molto snello, richiedeva Giampiero Mina, il quinto a
un progetto in scala 1:200, una «Ora et labora» di Olindo Lo-
planimetria generale in scala renzetti.
1:500, comprendente anche la Venivano acquistati il progetto
nuova sistemazione della su- «Cristo risorto» di Bruno Rei-
perficie comunale antistante il chlin e «La chiesa perché» di
cimitero, un modello in scala Renato Viglino, con Padre Cal-
1:50 per la comprensione del- listo Caldelari, Giuliano Togni
lo spazio interno e la relazione e Edy Quaglia. La giuria racco-
tecnica con il calcolo della cu- mandava di chiedere a Tami e
batura. Bianchi di rivedere i loro pro-
La Chiesa di Cristo risorto getti in base alle critiche ricevu-
avrebbe avuto la duplice desti- te e di ripresentarli entro tre
nazione di parrocchiale del mesi per la scelta definitiva.
quartiere di 10 000 abitanti, e L’idea di Tami si articola su
di luogo per la celebrazione dei una pianta geometrica esago-
2 funerali sia per i cattolici sia per nale, costituita dall’intersezio-
gli evangelici di Lugano. ne di triangoli equilateri. La
Il Capitolo della Cattedrale rac- maglia esagonale è preferita a
comandava in primo luogo l’e- quella ortogonale in funzione
conomicità e la semplicità, in della facilitata mobilità in pre-
modo da poter realizzare facil- senza di flussi importanti di
mente l’opera. persone. Nella relazione Tami
Le indicazioni per la chiesa era- parla, infatti, di un «tracciato di
no schematiche: si chiedeva un percorsi esterni ed interni più
sagrato in parte coperto, un’au- organico». L’accesso all’aula
la per circa 350 fedeli, un fonte sviluppa quanto pensato già
battesimale, un’area per 30 co- per la Chiesa parrocchiale di
risti, una cappella per le funzio- Santa Maria Assunta a Giubia-
ni non festive con 50 posti, una sco (1962-1965) e avviene gra-
sagrestia di 50 m2, tre camere dualmente, attraverso diversi
mortuarie, un guardaroba, una comparti, per separare netta-
sala di svago con 50 posti, un mente lo spazio liturgico dalla
appartamento di cinque locali strada di traffico sulla quale la
con autorimessa, un «sistema di chiesa è attestata.
campane», senza riferimento a La cappella feriale è posizio-
un campanile, e i servizi tecnici nata in modo da permettere a
necessari. La consegna degli chi vi si trova di seguire anche
elaborati veniva fissata per il 15 l’officiante all’altare maggiore
settembre, poi posticipata all’1 e funge quindi da riserva di
dicembre. posti per le funzioni più fre-
La giuria al completo esamina- quentate. Ogni momento del-
va i progetti tra il 12 e il 14 gen- la liturgia ha uno spazio pro-
naio 1972. Dei diciotto lavori prio riconoscibile.
presentati al concorso ne scar- L’edificio di cemento armato a
tava undici, e la competizione facciavista è costituito da una
3

2 3 439
Veduta dall’alto della chiesa. “Idea per una chiesa”: schizzi
autografi di Rino Tami per la
pianta e la sezione di una chiesa.
C H I ESA D I C R I STO R I S O RTO

piastra piana di tre metri di al- lucernari verticali opportuna- raneo della chiesa è prevista la esigenza di sacralità, sono i cin- sicuramente aveva presente,
tezza, pari ai muri di cinta del mente posizionati a rischiarare sala comunitaria con accesso que punti dell’architettura dove però il possente campani-
vicino cimitero, con i quali co- punti di superficie limitata, ma diretto. La sistemazione ester- chiesastica di Baur ben ricono- le aveva un ruolo preminente
stituisce una continuità. Nella di importanza simbolica, e rag- na prosegue la geometria esa- scibili anche nel progetto di Ta- nell’impatto dell’insieme.
piastra trovano sede tutte le giunge la massima intensità nel gonale dell’edificio nei percor- mi per il Cristo risorto. La scel- Nella produzione sacra del pe-
funzioni collaterali al culto, presbiterio. L’ascesa del volu- si, nei muretti di delimitazione ta del cemento armato a faccia- riodo in Svizzera, il Cristo ri-
mentre sull’aula vera e propria me della copertura termina nel- e nella fontana prossima all’in- vista come tecnica costruttiva sorto spicca per la rigida geo-
il volume esplode verso l’alto la cella campanaria, alternativa gresso principale. esclusiva si riallaccia alla pro- metria del suo impianto rispet-
procedendo dal fondo verso il al campanile tradizionale e in- Nel progetto «Chiara» si legge duzione di Tami del tempo, to alle forme più morbide pre-
presbiterio. globata nell’edificio. Tami evita un’attenzione particolare all’o- differenziando questo progetto ferite a settentrione delle Alpi e
La copertura inclinata è soste- il campanile isolato, convinto pera di Baur, che Tami cono- dalla Chiesa parrocchiale di riconduce il progetto alla ferma
nuta da un traliccio rivestito che questo sarebbe sopraffatto sceva bene per avere anch’egli Santa Maria Assunta, dove i presa di posizione di Tami del
all’esterno da lastre di rame e dai volumi delle vicine case fatto parte della Societas Sancti muri erano di pietra a vista. 1946 con la famosa lettera De
all’interno da tavole. L’illumi- plurifamiliari. Lucae. Collocazione precisa sul Il vigore qui espresso dal ce- l’antigeometrie a “Werk”.
nazione è studiata per porre Le tre camere mortuarie sono territorio, percorsi d’accesso, mento armato riconduce alla Nella monografia su Tami pub-
l’accento sui diversi luoghi del contigue alla chiesa, mentre la rapporto tra navata e presbite- Chiesa di Santo Stefano ad Ar- blicata a cura di Tita Carloni
percorso d’accesso e, general- canonica ne è separata da un rio ricco di tensione, presenza len, in Germania, di Justus nel 1984 in occasione dei cin-
mente flebile, si accentua con passaggio pedonale. Nel sotter- di opere pittoriche e scultoree, Dahinden del 1966, che Tami quant’anni di attività, in aper-

440 4
Pianta.
C H I ESA D I C R I STO R I S O RTO

5 6

5, 6 7 441
Vedute della chiesa. Prospetto occidentale.
C H I ESA D I C R I STO R I S O RTO

tura della sezione dedicata al del progetto per Gubiasco an- za uniforme, il campanile inglo-
Cristo risorto è inserito uno dato a vuoto. Rispetto a Santa bato nell’edificio, i percorsi
schizzo autografo, datato «15 / Maria Assunta qui compare il d’accesso che portavano a un
2 / 970», che reca l’intestazione campanile, là non necessario, avvicinamento graduale all’au-
«Idea per una chiesa». che tuttavia rimane staccato dal la, la contiguità della cappella
Vi sono riportati la pianta e due volume principale, e si precisa feriale. La giuria esprimeva in-
sezioni. Sotto il titolo si leggono la geometria alla base del pro- vece dubbi sul sagrato, reputa-
tre punti programmatici: «1) getto. to esiguo, sulla ripartizione tra
ogni momento liturgico ha il L’esagono perimetrale della posteggi e giardino, sull’ecces-
“suo” spazio, 2) contiguità tra chiesa si rivela inscritto in due sivo dislivello tra aula e presbi-
spazio liturgico e coro, 3) asse triangoli acutangoli opposti terio, sulla pianta dell’aula e
tabernacolo e campanile». con assi mediani paralleli. sull’altezza interna che credeva
Queste caratteristiche si ritro- Nel passaggio successivo, il generare un «eccessivo patos
vano poi nel progetto per la progetto di Cristo risorto, i due ascensionale».
Chiesa di Cristo risorto. triangoli diventano equilateri e Non mancava una certa per-
Ma anche la pianta esagonale, presentano asse mediano coin- plessità riguardo la soluzione
la posizione della cappella fe- cidente e corrispondente all’as- formale, per la quale erano au-
riale e del campanile, il presbi- se dell’altare. spicate scelte più «robuste».
terio e gli accessi dello schizzo Del progetto di Tami era ap- Infine, la giuria segnalava che il
presentano differenze minime prezzato dalla giuria l’inseri- progetto non presentava diffi-
rispetto al progetto luganese. mento nel contesto urbano, coltà dal punto di vista econo-
In tal caso l’idea alla base sa- con la disposizione dei singoli mico (volumetria contenuta) e
rebbe già nata l’anno preceden- elementi, la morfologia caratte- costruttivo (cemento armato).
te il concorso come evoluzione rizzata da uno zoccolo di altez- Del progetto di Angelo Bian-
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442 8 9
Sezione trasversale. Veduta del fronte verso
il piazzale del cimitero.
C H I ESA D I C R I STO R I S O RTO

chi e del suo collaboratore Pe- sollevata la questione dell’op- parroco del Sacro Cuore e il tiva per l’autorizzazione a co- dedicati agli evangelisti, collo-
ter Disch, la guria apprezzava portunità di continuare a co- consiglio della “Fondazione struire la chiesa e il 23 agosto cati su una parete esterna, e da
l’impostazione generale e struire chiese con l’esclusiva Chiesa di Cristo risorto in Lu- 1973 quella definitiva. un crocifisso dello stesso autore
muoveva solo alcune critiche funzione a loro propria, il cul- gano-Molino nuovo”, costitui- Il cantiere si apriva il 24 giugno nel presbiterio.
puntuali, pur esprimendo dub- to, o piuttosto di realizzare edi- ta per portare a compimento 1974 e i lavori terminavano nel La composizione incavata nel
bi sull’immagine architettoni- fici polifunzionali dove il culto l’opera, nei giorni seguenti la corso del 1975. cemento armato dietro l’altare,
ca. Il progetto di Bruno Reich- potesse trovare spazio tra altre pubblicazione dell’esito del Nel novembre di quell’anno simboleggiante la Resurrezio-
lin impressionava la giuria più attività. Se il progetto di Tami concorso, per contenere le spe- la casa parrocchiale era già di- ne, era opera di Tami e il taber-
degli altri. si poneva sul primo fronte, se decidevano di rinunciare al- chiarata abitabile. Il 22 feb- nacolo dello scultore Albert
Il grande volume cilindrico quello di Viglino con padre la seconda fase proposta dalla braio 1976 il vescovo di Luga- Schilling. Altari, ambone e altri
era molto apprezzato per l’im- Callisto era sul secondo. giuria e affidavano la progetta- no, Giuseppe Martinoli, inau- arredi fissi di marmo bianco
magine che avrebbe conferito Di questa discussione si faceva zione definitiva direttamente a gurava solennemente la chie- erano disegnati da Tami secon-
alla chiesa, differenziandola portavoce anche Paolo Fuma- Tami. sa. I serramenti di tutte le fi- do la geometria che aveva ispi-
inequivocabilmente nel tessu- galli, dalla “Rivista tecnica”, L’architetto assecondava la giu- nestre – i grandi tagli lumino- rato l’intero progetto.
to residenziale circostante. con toni accesi che provocava- ria e modificava la morfologia si nella parete a fianco del Un recente intervento di risa-
Piaceva anche la sistemazione no una risposta secca della giu- della cella campanaria e la posi- presbiterio e le piccole aper- namento del calcestruzzo delle
interna con il ciborio monu- ria. Da parte sua, Tami rispon- zione del campanile; altre va- ture nella parete di fondo del- facciate, resosi necessario per il
mentale; tuttavia la soluzione deva con alcuni appunti poi rianti apportate risultavano di l’aula e della cappella – veni- loro stato di degrado, con feno-
era giudicata non conforme condensati nel testo Costruire poco conto, né egli interveniva vano muniti di lastre di alaba- meni di sgretolamento, carbo-
allo spirito di semplicità intro- una chiesa oggi, in cui sottoli- sulla soluzione formale o sul- stro, per dare allo spazio una natazione e affioramento dei
dotto nella liturgia dal Conci- neava l’importanza per l’uomo l’altezza interna. luce soffusa e impedire la vi- tondini, ha reso illeggibile la
lio ecumenico. di continuare a dare un’imma- Il 21 agosto 1972 la Fondazio- sta dei caseggiati circostanti. trama del cemento armato, al-
Il concorso era occasione di gine architettonica al sacro. ne presentava al Municipio di L’opera era arricchita da quat- terando la caratteristica forma-
una discussione in cui veniva Il Capitolo della Cattedrale, il Lugano una domanda preven- tro bassorilievi di Remo Rossi le dell’edificio.

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10 443
Veduta della chiesa.
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Veduta dal coro verso Veduta dell’aula.
il corridoio d’ingresso. 13
Veduta del coro
dalla cappella feriale.
Casa Creazzo Con Casa Creazzo a Sorengo, Tami una casa unifamiliare fronte il dislivello è sempre
Rino Tami riprendeva l’edifica- (Casa Ottaviani). troppo forte per consentire una
zione del piccolo quartiere resi- Per l’accesso al lotto retrostan- comunicazione diretta tra in-
denziale di Giroggio, comincia- te si rendeva necessario un via- terno ed esterno.
Sorengo, ARCHIVIO DEL MODERNO ta nel 1959 con le Case Berna- letto che si snodava dalla strada Sotto la zona giorno il dislivello
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 193-196 sconi e Tritt. di quartiere. La pendenza del minore è risolto con un basa-
1981-1983 RT T 458-466
Il terreno a monte del piazzale terreno vincolava la disposizio- mento pieno, sotto le camere
RT S 85/2-4
con Luca Tami RT S FOT 11/3-4
d’accesso delle due case ricor- ne dei fabbricati e degli accessi con un vero e proprio piano in-
e Werner Wussler date era stato acquistato da Ri- e l’inclinazione di un viale late- feriore.
BIBLIOGRAFIA no Tami al momento della pri- rale rettilineo sarebbe risultata L’ingresso alla casa, pertanto,
Carloni 1984, p. 120 ma lottizzazione. Nel 1981 Ta- proibitiva. non può essere posteriore, co-
Casa a Sorengo 1985
mi lo suddivideva in due lotti, La casa è disposta con l’affac- me nelle usuali soluzioni di Ta-
uno a monte e uno a valle. cio principale in direzione sud- mi, ma deve trovarsi a ovest, a
Quest’ultimo era ceduto al est. La pendenza da ovest a est fianco del garage.
committente di Casa Creazzo; e da nord a sud fa in modo che L’impianto a croce, tipico delle
l’altro sarebbe stato acquistato solo a ovest sia possibile avere il case unifamiliari di Tami, lascia
da un terzo, che a sua volta terreno alla quota del piano di qui il posto a uno schema lon-
avrebbe commissionato a Rino calpestio della casa, mentre sul gitudinale trasversale. Sull’in-

1 445
Pianta del piano principale.
CASA CREAZZO

gresso si innesta il lungo corri- tipici sfalsamenti. Il piano se- perde l’illuminazione diretta gliano in orizzontale i muri e
doio che disimpegna su un lato minterrato è adibito esclusiva- per lasciarla al corridoio. formano nastri scuri.
locali di soggiorno e camere e mente ai servizi. La struttura prevede un muro Conclusa l’elaborazione del
sull’altro zona cucina, disposta Un primo progetto prevedeva perimetrale doppio, di cui solo progetto definitivo, Rino Tami
sul retro dietro il garage. per la zona notte i bagni sul re- quello interno portante, e tetto affidava l’esecuzione al figlio
L’architetto cerca tuttavia di tro della casa, con affaccio di- piano di cemento armato pog- Luca, che aveva avviato un
riproporre idealmente il suo retto sull’esterno. giato sui muri perimetrali come nuovo studio di architettura in-
schema usuale, prolungando Nell’esecuzione, soltanto il ba- un cappello. sieme al tecnico Werner Wus-
verso l’esterno la zona cerniera gno padronale, collegato alla La casa, dalla volumetria sche- sler, per molti anni dipendente
tra giorno e notte, della sala da camera matrimoniale sul termi- matica, è caratterizzata dall’al- di Tami. La costruzione comin-
pranzo, mediante una terrazza nale della casa, rimane in quella ternanza cromatica tra le strut- ciava nell’estate del 1982 per
coperta. posizione, mentre il bagno del- ture murarie intonacate e pittu- concludersi l’anno successivo.
Zona giorno e zona notte si tro- le camere dei figli è spostato nel rate, i bordi di cemento armato
vano sullo stesso livello, senza i centro del corpo di fabbrica, e del tetto e i serramenti che ta-

446 2 3 3

Prospetti. Scorcio del fronte orientale


verso valle.
Chiesa di San Giovanni Battista Il 25 aprile del 1986, Mogno, in secondo piano rispetto a della valle. Il muro di fondo
in val Lavizzara, era colpita da quello ufficiale. della chiesa, anch’esso di pie-
una valanga che distruggeva Contrariamente alla proposta tra, supera l’altezza dell’edifi-
metà dell’abitato. Per la rico- Botta – un elemento ovale co- cio e, sul lato a valle, è rialzato
Mogno, Lavizzara ARCHIVIO DEL MODERNO, MENDRISIO struzione della chiesa era in- perto da una superficie incli- ulteriormente ad accogliere la
Cantone Ticino (Svizzera) RT C 198 terpellato Mario Botta che, un nata in vetro, a forte penden- campana. Sul lato opposto, il
1987-1989
RT S 92/1
anno dopo il disastro, presen- za, che si staglia verso il cielo a muro si prolunga come uno
progetto BIBLIOGRAFIA
tava il disegno di un nuovo sfidare la natura con la forza sperone rettilineo sull’altura
Caglio 1989 edificio sul sito di quello di- della sua geometria –, il pro- alle spalle del villaggio, adat-
Caglio 1992 strutto. La pubblicazione del getto Tami, che porta la data tato all’inclinazione del terre-
Volonterio 1993 progetto bottiano suscitava del 10 novembre 1987, preve- no e posizionato sulla direzio-
Carloni 1994
perplessità tra gli abitanti, che de un piccolo, semplice edifi- ne della valanga dettando la
con una petizione cercavano cio con una marcata connota- posizione anche alla chiesa. A
di bloccarne l’esecuzione. Al- zione rustica. La chiesa ha differenza del progetto Botta,
cuni dei contrari chiedevano a pianta rettangolare e una su- nell’opera concepita da Tami
Rino Tami di elaborare una perficie tale da ospitare di- la chiesa cerca protezione nel
proposta alternativa. Tami ac- ciotto sedie per i fedeli. I muri muro, la cui presenza indica la
cettava, ma si manteneva ai sono tutti previsti in pietra di volontà di schermare il villag-
margini delle polemiche, nel scavo. Il tetto presenta una so- gio da ulteriori disastri. Sul la-
frattempo approdate ai tribu- la falda dal manto di copertu- to della cappella il muro è
nali, e il suo progetto restava ra in piode di granito, tipiche rinforzato da sei profondi

448 1
Prospetti d’ingresso e laterale,
planimetria, pianta e disegno
prospettico d’insieme
(secondo progetto).
C H I E S A D I S A N G I O V A N N I B AT T I S TA

contrafforti. Sul fronte, il pic- ponente rustica. È mantenuto getto antagonista, la pianta è rali di pietra rustica, mentre la nato alla copertura piana. Al-
colo sagrato è circoscritto da lo sperone murario di collega- qui triangolare, con i tre angoli parete frontale con l’ingresso è l’illuminazione provvede an-
un muretto di pietra, interrot- mento con la montagna. L’edi- smussati a costituire un esago- pressoché completamente ve- che un cupolino di vetro nel
to in corrispondenza dell’os- ficio, che assume la significativa no e riproporre la maglia ad an- trata. Sulla muratura poggiano tetto. Anche il sagrato, delimi-
sario, costituito da un pozzo denominazione di Chiesa pro- goli di 30° e 60°, che Tami le travi di cemento armato della tato da un muretto di pietra, è
circolare. tettrice di Mogno, diventa identifica con la geometria pu- soletta di copertura, a sua volta disegnato insieme alla chiesa
Tami abbandonava la prima tutt’uno con il muro retrostante ra. Il nuovo progetto si ricollega rivestita da piode. per costituire con quella un
idea e, due anni piú tardi, il 12 posto sull’asse mediano, di mo- quindi alla Chiesa parrocchiale Nelle interluci delle travi sono triangolo di dimensione mag-
dicembre 1989, presentava un do che la saldatura tra i due ele- di Giubiasco che l’architetto previsti vetri fissi. Il dettaglio giore, che prosegue ancora
nuovo progetto, costruito su menti avviene dietro l’altare, a non aveva potuto edificare. richiama le case costruite da verso valle ad accogliere un
una geometria dalla forza para- costituire un unico cuneo con- Nell’aula si trovano posti a se- Tami agli inizi degli anni Ses- piccolo cimitero e infine l’os-
gonabile al progetto Botta, ben- tro le valanghe. Rispetto alla dere per trenta fedeli. L’edificio santa (Marazzi, Andina, Ber- sario, collocato all’estremità
ché dotato ancora di una com- componente circolare del pro- presenta ancora murature late- nasconi), dove però era abbi- dell’asse mediano del com-
plesso. Al di sopra del tetto
della chiesa si aggancia lo spe-
rone murario di pietra, che
funge da campanile. Il muro
del campanile si abbassa quin-
di con la stessa inclinazione
della copertura della chiesa, in
direzione opposta, fino alla
quota massima del muro die-
tro l’altare, per poi proseguire
in orizzontale fino ad andare a
morire nel pendio retrostante.
Il muro presenta in questo caso
un’anima di cemento armato ri-
vestita di pietra, ed è rinforzato
da cinque costoloni sempre di
beton, su ambedue i lati, men-
tre nel colmo la trave di cemen-
to armato rimane a vista e si
modella a formare una merlatu-
ra destinata a spezzare eventuali
2
valanghe.
Nelle due facciate laterali, ca-
ratterizzate dalle due pendenze
opposte sfalsate, è leggibile il
profilo ricorrente nell’opera di
Tami a partire da Casa Rossi a
Sorengo (1953), dove al cami-
no si sostituisce il campanile.
Il progetto veniva studiato in
diverse lievi varianti nella for-
ma dello sperone anti valanghe
e nel passaggio o meno di una
strada subito dietro la chiesa,
attraverso il muro.
Al progetto non veniva dato se-
guito e dal 1992 era dato invece
il via libera a Mario Botta. La
nuova chiesa è stata inaugurata
nel 1996.
3

2 3 449
Schizzi di studio per la pianta Schizzi di studio per la pianta,
e i prospetti i prospetti e l’alzato del coro
(primo progetto). (secondo progetto).
Appendici

451
Testimonianze

Adolf Max Vogt sta”, non fosse altro per la “corrente verticale” che già attorno
al 1911 caratterizzava il cubismo di un Braque o di un Picasso,
dotandolo di un suo specifico movimento.
Il passaggio dalla carrozza all’automobile e dalla ferrovia all’ae- Nella costruzione delle autostrade, però, l’architetto deve far
roplano ha prodotto un’estetica alternativa, fondata sullo sguar- fronte a una realtà completamente nuova, l’ho già detto ma
do in rapido movimento. Solo i macchinisti sanno con quale im- tengo a ribadirlo: l’osservatore dell’architettura stradale non è,
peto il binario si avventa contro il parabrezza della locomotiva, come accade normalmente, un fruitore immobile o in lento
mentre per il passeggero che vede fluire il paesaggio accanto a movimento, ma un veloce automobilista, il quale, per osservare
sé l’effetto è assai più tenue. Con il potenziamento della rete au- il portale che gli si avvicina, ha al massimo dieci o quindici se-
tostradale, in Europa e in America, l’automobilista si trova in condi a disposizione. Velocità e accelerazione: proprio come in
prima persona dietro il parabrezza. E poiché l’autostrada deve un film. E in effetti l’automobilista in autostrada è il regista di
garantire una certa velocità, il suo profilo dovrà risultare neces- un suo film personale, che ha per tema il paesaggio e i portali
sariamente armonioso: i rilievi non saranno dunque percorsi da delle gallerie.
ripidi nastri di curve bensì attraversati da gallerie. Consideriamo ora cinque portali che Rino Tami realizzò negli
Il Cantone Ticino non solo parla italiano, ma condivide la ric- anni della sua maturità creativa.
chezza architettonica e l’entusiasmo per l’architettura proprio Portale sud della galleria Maroggia, 1967. Sul lato a valle Tami
degli italiani sin dai tempi del Medioevo e del Rinascimento. colloca quattro pilastri verticali, la cui configurazione formale
Potrà quindi sembrare paradossale, ma certo non sorprende, è sostanzialmente estranea alla dinamica del flusso viario. Solo
che tra tutti i cantoni svizzeri solo il Ticino, su iniziativa del in una variante di progetto compaiono elementi diagonali det-
Consigliere di Stato Franco Zorzi, direttore del Dipartimento tati dall’inclinazione della montagna.
delle Pubbliche Costruzioni, nominasse negli anni 1963-1983 Portali nord e sud della galleria Melide-Grancia, 1968-1970. Un
un “Consulente estetico per la costruzione delle autostrade” e anno dopo siamo già in presenza di un tipico “portale Tami”.
che l’architetto Rino Tami venisse chiamato a rivestire questa Qui tutto, tranne il muro frontale, è strutturato in diagonale.
carica. La galleria per carrozze postali è così diventata galleria per au-
«L’autostrada vista come opera d’arte è un tema meraviglioso tomobili. Rino Tami osa aggiornare l’architettura del portale,
che mi affascina e mi appassiona», dichiara Rino Tami (Hol- inserendo sul versante settentrionale, quale elemento divisorio
lenstein 1992, p. 58) e con questo assurge a pioniere di un nuo- tra le carreggiate, un setto diagonale di cemento. Sul lato sud
vo modo di dar forma, che non deve tenere conto di un osser- ripete esattamente lo stesso elemento, ma sfrutta l’inclinazione
vatore immobile o che passeggia, ma di automobilisti che naturale della collina per conferirgli maggiore estensione. In
sfrecciano a 120 km l’ora. Il portale delle gallerie autostradali, questo modo può inserire l’indispensabile impianto di ventila-
dimidiato da un setto verticale tra le carreggiate, diventa nel- zione. E qui si afferma il Tami specialista di tunnel.
l’arco di una dozzina di anni il leitmotiv del lavoro di Tami, dal Portale nord della galleria del Ceneri, 1973. Tre anni più tardi
portale di Maroggia del 1967 a quello della galleria del Gottar- Tami affronta il tema del brusco passaggio, non privo di peri-
do ad Airolo, del 1980. Si è tentati di definire queste opere del- coli, dalla luce all’oscurità all’ingresso di una galleria. Rimane
la maturità di Tami come un’unica serie compositiva “cubi- fedele alla nuova scoperta della diagonale, che configura come

453
TESTIMONIANZE

una sorta di X, ora tuttavia quasi simmetrica. Questa pseudo- co, rispolvero la memoria piuttosto appannata di tempi così
simmetria è indispensabile, giacché i leitmotiv si chiamano lontani e ricucio un aneddoto per accorciarne la distanza.
“viaggio” e “velocità”. 1957, inizio del secondo semestre, dopo un primo semestre con
Spalla nord del viadotto di Traseggio, 1979. Tami mantiene ed un docente berlinese con cui, per varie ragioni e non ultima la
elabora il passaggio morbido dal tunnel alla luce. La trama la- difficoltà della lingua, avevamo capito davvero poco: eravamo
terale di cemento armato passa da due a quattro diagonali. più grezzi e acerbi che mai.
Portale della galleria del San Gottardo, Airolo, 1980. La catena Rino Tami, che finalmente si spiegava in un tedesco a noi ita-
dei portali si sviluppa lungo tredici anni e culmina nel 1980 lofoni comprensibile, formulò il tema di un ex tempore, detto
con il portale meridionale della galleria del Gottardo. Costrut- in loco Tageskonkurrenz: casa di vacanza, due stanze, cucina e
tori coerenti e dotati come Rino Tami tengono una sorta di bagno, in collina, sullo Züriberg. L’esercizio si sarebbe dovuto
contabilità interna e sono in grado di tirare le somme al mo- svolgere, secondo la tradizione dell’ETH, in una sola giornata
mento opportuno. Nel 1980 Tami ha 72 anni. Probabilmente di clausura, ma la saggezza dell’insegnante e l’esperienza del
sa che questo incarico importante a livello locale per una gal- professionista lo dilatarono a quattro giorni, comprensivi del
leria conosciuta a livello mondiale sarà l’ultimo. E raggiunge la fine settimana.
sintesi suprema. Il maestro eccelle proprio quando mostra di Dopo aver percorso in lungo e in largo, una giornata grigia di
ritenere illusoria la ricerca spasmodica del nuovo, adattandosi nebbia e piovigginosa, il terreno assegnato, sfogliato in biblio-
a una combinazione tra il già collaudato e la rivisitazione del- teca alcuni “Werk” dalla copertina rossa, che riportavano case
l’appena nuovo. Il rombo che funge da setto divisorio (desunto di Tami, e insozzato metri di “carta da spolvero”, proposi a
dai portali della galleria Melide-Grancia) viene ripetuto assur- una compagna di corso, ungherese, di trascorrere il fine setti-
gendo a motivo centrale. È invece nuovo l’elemento in forma mana in Ticino, alla scoperta di alcuni degli oggetti pubblicati
d’ala, con copertura inclinata di vetro per l’aerazione, posto ai e lì realizzati.
lati del portale. Era primavera. Lasciata la pioggia e la nebbia zurighese al di là
L’architettura moderna – da Frank Lloyd Wright a Le Corbu- del Gottardo, ci accolse il sole, e una sorta di euforia si sostituì
sier, fino ad Alvar Aalto – non ha costruito castelli e di conse- all’angoscia della scadenza impegnativa.
guenza nemmeno propriamente dei “portali”. Una nozione A Lugano lasciamo la stazione e percorriamo in discesa la Salita
che sembrava stesse scomparendo e che invece riemerge nel dei Frati, poi via Motta, indirizzo segnalato per la palazzina re-
mondo, solo in apparenza puramente tecnico, delle autostrade. sidenziale, fresca di realizzazione, allora ancora affacciata sulla
Rino Tami, il “consulente estetico per la costruzione delle au- strada: facile da riconoscere, meno facile scovarne l’accesso.
tostrade del Ticino” voluto dal Consigliere di Stato Franco Ci arrampichiamo sulla scarpata, attraversando il giardino, fi-
Zorzi, gli ha conferito un nuovo significato, manifestando co- no a raggiungere, sul retro, il luogo dell’ingresso, quasi una
me anche il nuovo mondo dell’automobile pretenda una pro- piccola corte, tra un corpo scala aperto emergente in cemento
pria dignità. armato come la struttura puntuale, ma con la superficie scana-
Malgrado la sua funzione sia “solo” quella d’ingresso a una lata orizzontalmente, un muro di contenimento arredato con
galleria, il portale di Airolo dovrà di diritto entrare nella storia campanelli e buca delle lettere. Una forsythia è già fiorita. Il pa-
dell’arte. L’ultima opera di Tami è infatti assurta al rango di rapetto della scala, in tondino di ferro contorto e dipinto di az-
scultura: una scultura che può essere letta come un uccello dal zurro, ci ricorda la Casa del popolo di Horta a Bruxelles, ap-
becco acuminato, pronto a spiccare il volo, o, se guardata fron- pena visitata col maestro.
talmente, come un battello dalla chiglia snella e dall’ampio Ci allontaniamo per osservare meglio le facciate. Memorizzar-
scafo. Proprio questa sua duplice interpretazione indica che ne la composizione non è facile, molte e ricche sono le compo-
l’arte, qui, è parte in gioco. nenti. L’apparenza unitaria del volume si scompone in una
molteplicità di materiali, silico-calcare, laterizio grigliato, eter-
nit ondulato, ferro, legno, cemento, e tuttavia si ricompone
con disinvolta eleganza in unità armonica con l’intorno. Le
grandi terrazze anticipano altrettanto generosi spazi interni, a
Flora Ruchat-Roncati cui non osiamo accedere, anche se la voglia di suonare a una
delle porte in legno di larice è grande.
Memori dell’unica norma ribadita a lezione, che riguardava la
Com’era Tami insegnante a Zurigo? Ben che vada, potrei dire semplicità e l’unità dei materiali, siamo disorientate. L’emozione
che cosa Tami ha insegnato a me, e in questo caso sarebbe co- erompe barbaramente in fame, sete e voglia di città. Una bibita
munque riduttivo limitare il suo insegnamento ai tempi della al Caffè dei commercianti, la funicolare attraverso il Sassello, ap-
scuola: il suo esempio, in particolare per quanto riguarda la pena restituito, ma non da Tami, a quartiere si dice urbano. Di
configurazione dell’autostrada, è ancora oggi vivo, fonte di ri- nuovo il treno, un omnibus, ci lascia a Maroggia, dove scarpinia-
flessione, di confronto, di ispirazione. Detto questo, sto al gio- mo fino al bordo del lago quasi al tramonto: le tre pareti di sasso

454
TESTIMONIANZE

dei rifugi del fine settimana, uno per ogni fratello Tami, sono in sguardo complice accarezziamo il muro di sasso, come vedem-
ombra, minuscole quasi come capanni da spiaggia, solo una por- mo fare lo stesso professore con la colonna di Chartres, quasi
ta perlinata, dipinta di rosso mordente come la mantovana, che per assorbirne il profilo, e con approccio sensuale infonderci il
nonostante la nostra statura, quasi tocchiamo. necessario amore all’architettura.
Tra le case scandite, regolarmente sfalsate, tra un fronte e l’al- Troviamo la padrona di casa in giardino, parla degli alberi che
tro giovani arbusti spogli, si intravede, basso, il lago: sempre stavano già li prima che si costruisse, un pioppo e uno coi lun-
pronti il quaderno, la matita e la bindella, misuriamo, ragionia- ghi fagioli ciondolanti, forse una catalpa. Ci dice quanto fosse
mo... Non avrebbe potuto assegnarci un terreno a lago, magari stato bravo l’architetto a «rispettarli», quasi fossero per lei più
in pendenza, insomma qualcosa di simile a qua? Avremmo già importanti della casa stessa. Ci fa gentilmente entrare, dice che
avuto il compito quasi risolto, tanto sono essenziali, semplici le abbiamo scelto un bellissimo mestiere… Dalla sera prima ne
costruzioni che ci stanno di fronte. Sarebbe davvero la risposta ero convinta anch’io.
più immediata allo stesso contenuto dell’esercizio, se non fosse Il lunedì mattina i nostri piani, su cartoncino bianco scala 1:50,
anche per noi evidente l’assoluta coerenza delle tre case alle come richiesto, stavano appesi in aula, per niente simili tra loro
condizioni del terreno scosceso: ancorate lì e non altrove, quin- ma vicini, dove si confondevano con gli altri ottanta, tanti era-
di assolutamente inutilizzabili. no gli studenti del corso. Tami entrò, scortato dagli assistenti,
Mentre sul quadernetto nero degli schizzi disegniamo con pre- e cominciò la critica togliendosi dal taschino dell’elegante giac-
cisione la parte che ci sta di fronte, sasso per sasso, soglia, por- ca di tweed all’inglese un grosso fixpencil B4. L’agitazione non
ta, tetto, balaustra, Agnès, la più istruita (aveva già frequentato ci lasciava seguire più di tanto i commenti, seguivamo invece il
la facoltà a Budapest), parla di serie, di ritmo, di proporzioni... movimento della mina, che si rigirava con disinvoltura sui fogli
evidenzia l’equilibrio, la bellezza del paesaggio di cui i tre og- appesi… Tami mi disse, molto tempo dopo e a proposito della
getti sono già parte. Ci manca una barca, aggiunge... Già, il fi- Chiesa di Mogno, che poco vale il commento a un progetto se
glio del padrone dei mulini era stato a scuola con me. Lui non non è espresso con la chiarezza di un disegno… alternativo.
c’è, ma un fratello, più grande e gentile, ci accompagna con un Così, anche nelle critiche Tami era scarso di parole ma spietato
barcone ad arcioni. nel gesto. Non nel caso di Agnès, alla quale destinò solo pochi
Il sole si spegne, si accendono le luci della strada, i fronti ve- commenti e un generoso sorriso di consenso. Il mio foglio, in-
trati vibrano di luce riflessa, si rispecchia la sagoma tremolante vece, lo fece nero, ma mettendomi una mano sulla spalla ag-
sulla superficie dell’acqua. Noi continuiamo a disegnare, quasi giunse, in italiano: «grosso modo, non è poi così male. L’archi-
al buio, ma il figlio del mugnaio, spazientito, ci riporta a riva. tettura è difficile e la scuola è un tiranno, così mi dicevano a
A casa sua ci aspettano madre, padre, fratello e una tavola im- Roma. Tutto vero ma tenga duro, verranno tempi migliori».
bandita. Tutto bene, ma il nostro problema non è per niente ri- Incassai e con l’amica andammo a prenderci un caffè, ridac-
solto, anzi. Se qualcosa abbiamo capito è la complessità, l’im- chiando sulle bravate dei giorni precedenti. Le raccontai poi
possibilità di trasferire una soluzione da un luogo a un altro, e tutte al professore, in una serata triste, dopo la morte troppo
quanto sia vero, come ci aveva detto il Maestro, che il luogo precoce della nostra amica ungherese.
contiene in nuce il progetto… da scoprire, da rivelare. Tami lasciò Zurigo dopo soli tre anni di insegnamento. A parte
Ci consoliamo pensando che, in fondo, i terreni si possono mo- le motivazioni legittime e ufficiali, attribuite al nuovo e impor-
dificare, anche questo ci aveva detto. Certo però che il lago sul- tante incarico per l’autostrada, credo si trattasse anche di una
lo Züriberg non ce lo possiamo mica inventare! fuga da un sistema contrario alla sua natura paradossalmente
Ci vuole una casa in collina. La troviamo il giorno dopo, a anarchica, da un paesaggio, una luce, un clima a lui quasi ostili.
Morbio: la casa del farmacista. La Scuola, dov’era stato non solo rispettato e ammirato ma an-
Ci sorprende il muro di pietra, curvato ai due estremi, che de- cora di più amato, rappresentava, se non una vera tirannia, una
limita il giardino, e un’altrettanto strana apertura ad arco sfida troppo astratta alla sua anima di architetto pragmatico e
schiacciato, con il pilastrino che la conclude dalla parte dell’ac- al tempo stesso poeta, una scommessa persa, quella di ricono-
cesso al posteggio coperto. Ci mettiamo a disegnare con molta scere in ogni ingenua se non infelice proposta dello studente,
maggiore difficoltà delle case al lago. Cerchiamo una ragione e nonostante la matita grossa, il potenziale di un vero progetto
all’uso di questa geometria anomala, che avevamo appena no- a sua immagine e somiglianza. «Accidenti!» lo sentii commen-
tato sullo Züriberg, e che lì ci aveva suggerito quello che Tami tare una volta, «mi date sempre ragione, con voi non si può
definiva il Verbotenestil, ma qui è usata a muro di sostegno, ar- mai litigare».
gine del giardino e zoccolo abitato della casa: con le piccole fi- Già, anche la conflittualità, necessariamente sostituita nel rap-
nestre che non turbano la continuità della superficie e la com- porto didattico da disponibilità da un lato e soggezione dall’al-
posizione dei conci; nasce dalla forma del terreno escludendo tro, era una sua necessità e un suo dono: mirata a spuntare la
citazioni vernacolari proprie del famigerato Heimatstil, «no, qualità della forma e dello spazio, ma gestita con saggezza, fur-
tutto un altro discorso». Ci affrettiamo così a sciogliere il dub- bizia e innata eleganza, esigeva il contatto quotidiano con la
bio di un’ipotetica contraddizione tra il dire e il fare, e con uno realtà dei problemi non solo progettuali e costruttivi ma anche

455
TESTIMONIANZE

sociali e politici, intimamente legata quindi ai luoghi dell’ope- Aurelio Galfetti


rare. Tocca all’architetto, diceva, dare un ordine alle idee con-
fuse della committenza, badare a non massacrare il paesaggio,
tirar fuori dall’ammasso dei desideri che gli vengono sottopo- Architetto Galfetti, ha conosciuto prima Rino Tami o le sue opere?
sti, una cosa civile, equilibrata, e non da ultimo dimostrare che Quando frequentavo il Politecnico di Zurigo, l’opera di Rino
ciò che è bello non è necessariamente ciò che costa. Tami era poco pubblicata sulle non molte riviste di architettu-
È così, attraverso l’esempio di un’etica professionale esclusiva- ra che circolavano: “Werk”, “Bauen + Wohnen”, “Rivista tec-
mente sottesa all’impegno per l’architettura, che Rino Tami ha nica” e “Casabella”, ma noi studenti lo vedevamo come una
continuato a insegnare, oltre la scuola e oltre la vita. grande personalità e conoscevamo bene le sue ville, che anda-
vamo a vedere dal vero. Vivevamo un conflitto tra il regionali-
smo dei lavori di Tami e i postulati di Le Corbusier, che stava-
no all’opposto. La Biblioteca cantonale allora attirava meno la
mia attenzione, mentre ho scoperto e apprezzato la Chiesa del
Peppo Brivio Sacro Cuore soltanto più tardi.

Durante i suoi studi a Zurigo è venuto in contatto con Tami?


Quando penso a Rino Tami come architetto, penso prima di Quando ha insegnato al Politecnico di Zurigo, Tami seguiva gli
tutto alla Biblioteca cantonale di Lugano. È con quest’opera studenti dei primi anni. Io ho assistito alla sua prolusione, ma
che Tami trasforma il proprio linguaggio in chiave moderna, ero già avanti negli studi e non ho frequentato il suo corso. Ho
dopo le prove di Zurigo e la Chiesa del Sacro Cuore a Bellin- però osservato il suo modo di insegnare, fatto non di grandi le-
zona, prendendo le distanze da una sorta di “tradizione fami- zioni ex cathedra, ma del rapporto diretto con l’allievo sul pro-
gliare” e dalle posizioni di Francesco Chiesa. getto. Tami non si appassionò all’insegnamento, forse anche
Credo che la Biblioteca cantonale sia un edificio propriamente perché non gli piaceva vivere in una grande città come Zurigo.
“svizzero”: ogni area linguistica della confederazione vi è rap-
presentata attraverso un tratto peculiare della sua cultura ar- Come e quando sono cominciati i vostri rapporti professionali?
chitettonica. Il volume d’entrata, ad esempio, rimanda a una Nel 1960 io ero impegnato nella costruzione di Casa Rotalinti
declinazione del razionalismo di area tedesca, che si manifesta a Bellinzona. Il mio committente era segretario di concetto del
nella forma di parallelepipedi forati da aperture di solito oriz- consigliere Zorzi, che allora iniziava ad avere degli incontri con
zontali o quadrate. In questo schema Tami introduce un ele- Tami in vista dell’incarico per l’autostrada. Rotalinti volle sen-
mento che desume dalla tradizione locale, come una sorta d’o- tire il parere di Tami sulla sua casa, così ci incontrammo a Bel-
maggio all’architettura ticinese: e questo elemento è la finestra linzona. Il discorso dalla casa scivolò sull’autostrada, e Tami
verticale. Le colonnine di cemento armato che reggono il tetto mi chiese di dargli una mano. Prese il via un rapporto che pro-
della sala di lettura sono invece un coup de chapeau a Perret, seguì finché egli visse, anzi, anche oltre, perché l’incarico della
con tanto di strizzatina d’occhio, molto ironica, agli amici ro- sistemazione dell’uscita di Locarno, con la rotonda di piazza
mandi di Tami (e tra questi Jeanne Buèche, la prima donna ro- Castello, mi fu trasmesso come una sorta di eredità. Lo stesso
manda a conseguire il diploma di architetto al Politecnico fe- è avvenuto con la mia consulenza per l’AlpTransit.
derale di Zurigo). In quegli stessi anni Fernand Dumas e Denis
Honegger avevano costruito l’edificio dell’Università di Fri- Di che tipo era la vostra collaborazione?
burgo (1939-1941), esempio di un “perretismo” molto artico- Il rapporto tra noi è sempre rimasto quello tra il maestro e l’al-
lato e variato, di tipica impronta locale, che credo abbia in- lievo. Non c’è mai stata competizione perché io ho sempre
fluenzato Tami. L’impronta del razionalismo italiano è invece considerato Tami il maestro. Del resto, quando lui aveva un’i-
evidente nel prospetto settentrionale del deposito dei libri, do- dea progettuale pretendeva che fosse messa in pratica, sapeva
ve il trattamento minuto della superficie richiama alla mente, però esercitare l’autorità in modo elegante. Tami tracciava
per certi versi, la nuova ICO di Figini e Pollini o il dispensario schizzi in scala 1:500, io stendevo i disegni che poi lui portava
antitubercolare di Gardella. Ed è in questa singolare e riuscita nel suo studio e rielaborava. Alcuni oggetti come il Centro di
sintesi di fonti e modelli che si riconosce uno dei tratti distin- manutenzione di Airolo, li ho disegnati direttamente “alla Ta-
tivi dell’opera di Rino Tami. mi”, quando ormai avevo capito dove lui volesse arrivare. I
rapporti tra noi furono sempre incentrati sul lavoro, e non l’ho
mai seguito nei suoi hobby preferiti, che erano il gioco della
scopa e la pesca sul lago. Lo accompagnavo invece lungo l’au-
tostrada a vedere i manufatti realizzati. Allora non c’erano tutti
i cartelli e i ripari fonici che nel corso degli anni hanno appe-
santito l’insieme, e il progetto era percepibile nella sua essen-

456
TESTIMONIANZE

zialità, tanto che Tami mi chiedeva di staccare dai muri di con- di Lugano all’interno del Parco Ciani, a ridosso della villa, col
troripa le piante che vi si erano arrampicate. sacrificio delle antiche scuderie e del verde; proponeva invece
Per Tami era fondamentale l’inserimento corretto del progetto di scegliere come ubicazione la foce del Cassarate, ma nel di-
sul terreno, la sua architettura nasceva dalla pianta e dal rap- battito pubblico non riuscì ad avere la meglio sui politici, e ne
porto che essa aveva con l’esterno; per esempio non sopporta- rimase molto amareggiato. La decisione passò, ma gli architetti
va gli architetti che partivano dal disegno delle facciate. Ana- ticinesi rifiutarono di prendere parte al concorso. Un altro epi-
logamente, lavorando al suo fianco vedevo che era dispiaciuto sodio che ricordo è la decisione governativa di nominare un ar-
di non poter mai intervenire preventivamente, per determinare chitetto cantonale. Tami cercò invano di convincere me e altri
il tracciato autostradale. Gli si prospettò la possibilità di farlo progettisti che stimava ad accettare l’incarico. Riuscì invece a
per l’attraversamento del Pian Scairolo, e tracciò uno schizzo farci accedere alla Commissione cantonale dei Monumenti sto-
che comprendeva anche lo sviluppo industriale dell’area. Non rici, sensibile com’era al destino dei beni culturali.
fu preso in considerazione perché venne reputato opportuno
commissionare degli studi preliminari, che terminarono quan- Come si poneva Tami nei confronti degli architetti della sua ge-
do l’edificazione caotica dell’area era ormai avviata. Tami era nerazione?
invece sempre interpellato su progetti ormai compiuti, e tra- Tami ha sempre favorito i giovani architetti emergenti. All’inizio
sformarli secondo la sua idea gli richiedeva pazienza e capacità degli anni Settanta, quando fu decisa la creazione della Scuola
di mediazione. Tendenzialmente, se Tami non riusciva a con- media, Tami fu incaricato di studiare la realizzazione delle sedi
vincere i committenti a concedergli mano libera, lasciava l’in- necessarie. Contrario alla prefabbricazione prevista dal Diparti-
carico, come accadde per il Quartiere Lungolago a Lugano. Da mento, suggerì di affidare a Mario Botta l’incarico di progettare
consulente per l’autostrada presentò le dimissioni almeno due la sede di Morbio e a Livio Vacchini quella di Losone, alla quale
volte, ma il Consigliere di Stato riuscì a fargliele ritirare. ho collaborato anch’io. Volle Vacchini anche come collaborato-
re per il progetto di grattacielo alla Romantica e coinvolse diver-
Rino Tami sentiva un forte attaccamento per il suo Paese, il Ti- si studenti per alcuni concorsi ticinesi, come ad esempio il pro-
cino, come si manifestava? getto di una città sul delta del fiume Ticino. Tami ha sempre
In primo luogo a Tami piaceva vivere in Ticino, e anche per avuto grande stima di Mario Botta che, nonostante i disaccordi
questo aveva lasciato l’insegnamento a Zurigo. Tami combatté su alcuni casi particolari, quali il concorso per la ristrutturazione
per il suo Paese anche alcune battaglie in cui mi coinvolse. del Sanatorio di Agra, considerava il principale artefice del suc-
Considerava un errore la costruzione del Palazzo dei congressi cesso dell’architettura ticinese nel mondo.

457
Nota biografica

Arturo Tami nasce il 7 agosto 1908 alla Lisora, piccolo borgo no Ugo Donati, storico dell’arte e antiquario. Carlo completa
del comune di Monteggio sulla valle della Tresa, a poca distan- gli studi nel 1922, anno in cui si diploma sia alla Scuola canto-
za da Lugano. Dopo Carlo (1898), Cesira (1900) e Olinto nale dei Capomastri di Lugano, erede dell’ottocentesca Scuola
(1904), Arturo è il quarto dei figli di Giuseppe, albergatore, e di Disegno, sia alla Scuola di Architettura dell’Accademia Cle-
Giacinta, sorella dell’architetto luganese Giuseppe Bordonzot- mentina di Bologna.
ti. La sua condizione di ultimogenito porta i familiari ad attri- Nel 1925 quando frequenta il Liceo Cantonale, Rino è eletto
buirgli l’appellativo di Rino, che nel tempo si consolida come segretario di Gaunia, associazione degli studenti cattolici luga-
suo unico nome. nesi, e mantiene la carica per dieci anni. Crea diverse belle xi-
Delle origini della famiglia Tami poco si conosce: dal villaggio lografie per la pubblicazione “Rivista gaunica”. Alla conclusio-
di Fescoggia nell’alto Malcantone, il bisavolo Giuseppe (1791- ne degli studi liceali, nel 1927, ottiene il massimo dei voti nel
1853) scende a Monteggio all’inizio dell’Ottocento, da dove il disegno artistico e geometrico, ma anche i risultati nelle altre
suo primogenito emigra ad Algeri. Le belle decorazioni pitto- materie sono brillanti. Nell’estate seguente Rino lavora come
riche sui soffitti della casa alla Lisora, databili approssimativa- tuttofare in un albergo a Losanna, ma nell’autunno dello stesso
mente alla metà del XIX secolo, fanno pensare alla presenza di anno è a Roma alla Regia Scuola Superiore di Architettura. Se-
mastri da pennello tra gli ascendenti. gue i corsi del primo e del secondo anno e supera tutti gli esa-
Dopo aver lavorato molti anni all’estero, nel 1906 Giuseppe mi con buoni punteggi. Nell’estate del 1929 lascia Roma per le
Tami assume la gerenza del prestigioso Hôtel Americana, si- vacanze in famiglia, ma a causa di una grave malattia non può
tuato nel centro di Lugano sul fronte lago, nell’allora piazza farvi ritorno in autunno.
Giardino (oggi piazza Alessandro Manzoni). Da quando la fa- Nello stesso anno, Bordonzotti associa allo studio d’architettu-
miglia lo raggiunge a Lugano, la vicinanza dello zio architetto ra il nipote Carlo Tami, che ha acquisito una profonda cono-
e del suo studio professionale ha grande importanza nella for- scenza della tecnica del cemento armato.
mazione di Rino e dei fratelli. Carlo vi entra nel 1914 come gio- A Lugano, durante la convalescenza e in attesa della sempre ri-
vane apprendista disegnatore. Rino stesso ricorderà l’odore mandata ripresa della formazione accademica, tra il 1930 e il
della grafite come una costante della sua infanzia. 1931 Rino collabora con lo zio e il fratello maggiore. In questo
Nel 1919 la crisi del turismo innescata dalla Grande guerra co- periodo partecipa anche ai concorsi di architettura, dove for-
stringe Giuseppe Tami a chiudere definitivamente l’albergo. malmente risulta iscritto lo Studio Bordonzotti-Tami. Classifi-
La famiglia si trasferisce allora in un piccolo alloggio ricavato catosi al secondo posto in due competizioni, tra professionisti
in una porzione dello studio d’architettura del Bordonzotti, ticinesi già affermati, si qualifica come studente architetto. Ri-
anch’esso ridimensionato dalla crisi. L’interesse per l’attività sale al 1930 il suo primo testo di architettura: Dove trattasi
dello zio cresce, sebbene Giuseppe Tami desideri avviare i figli dell’architettura come questione straticinese, apparso su “Rivi-
alla professione alberghiera. Come testimoniano i loro taccui- sta Gaunica”. Seguirà nel 1936 un altro testo: I sepolcri imbian-
ni, oltre a Carlo, anche Olinto e Rino acquisiscono grande fa- cati dell’architettura, sempre su un numero di “Rivista Gauni-
miliarità con il disegno. Nel 1921, a soli 13 anni, Rino elabora ca” dedicato all’architettura.
per divertimento il suo primo progetto di un villino. Nella for- La malattia di Bordonzotti, nel 1931, porta Rino a impegnarsi
mazione di Rino Tami deve aver avuto un ruolo anche il cugi- maggiormente nell’attività dello studio, in particolare nella

458 Rino Tami all’epoca


dei suoi studi romani.
N O TA B I O G R A F I C A

progettazione. Il ruolo di Rino si consolida con la diversifica- zionale di Zurigo del 1939, con il quale Rino Tami, su invito di
zione dell’attività del fratello. Nel 1931 questi assume la presi- Hans Hofmann rappresenta il Cantone nella manifestazione,
denza della società Supercinema, che gestisce tra gli altri l’o- consolida la fama dello studio nella Confederazione.
monimo nuovo cinematografo ubicato nei Palazzi Gargantini; Con gli anni Quaranta giungono importanti riconoscimenti.
inoltre, riceve un impegnativo incarico con la nomina a mem- All’inizio del decennio Armin Meili coinvolge Rino Tami nel
bro della Commissione cantonale di stima. Alla morte dello gruppo di lavoro per il programma nazionale di Risanamento
zio, nel 1932, Carlo rimane titolare unico. di alberghi e località turistiche. Nel 1945 fa parte della giuria
Rino nel 1934 è al Politecnico Federale di Zurigo per seguire nell’importante concorso per il nuovo Piano regolatore di Lu-
come uditore, nel semestre estivo, il corso di Architettura di gano. Nell’aprile del 1945 è istituito il gruppo ticinese della Fe-
Otto Rudolf Salvisberg. La breve esperienza zurighese segna il derazione degli architetti svizzeri del quale Rino Tami è invita-
suo passaggio definitivo al funzionalismo, e gli permette di to a fare parte con Paolo Mariotta (capogruppo), Alberto Ca-
stringere legami con il gruppo degli estimatori e allievi di Sal- menzind (segretario), Giuseppe Antonini, Bruno Brunoni e
visberg che negli anni si riveleranno utili. Da Zurigo Rino par- Augusto Jäggli. A Tami è affidato l’incarico di curare i rapporti
tecipa al concorso per il nuovo Asilo dei ciechi di Lugano, nel con la rivista “Werk”. La FAS gli apre le porte dei concorsi na-
quale si classifica primo. Rientra anche dal breve soggiorno zionali, sia come partecipante sia come membro delle commis-
sulla Limmat senza avere ottenuto un titolo di studio, quindi, sioni esaminatrici. Entra quindi nella Societas Sancti Lucae, as-
in base alla legge cantonale sull’esercizio della professione di sociazione svizzera finalizzata alla promozione dell’arte sacra
architetto del 1907, non ha possibilità di essere ammesso a moderna. Nominato membro della Commissione federale dei
esercitare. Accolto come contitolare dello studio da Carlo, già monumenti storici, svolge l’incarico di responsabile del con-
regolarmente iscritto alla Società svizzera degli Ingegneri ed trollo sull’area ticinese, sempre in sintonia con il presidente Li-
Architetti, riceve l’incarico di costruire l’Asilo dei Ciechi e lo nus Birchler, con il quale sviluppa un rapporto amichevole.
esegue in collaborazione con il fratello. Nel 1946 Rino sposa Eugénie Mousny e la coppia si stabilisce
In anni segnati da difficoltà economiche, grazie alla serietà nell’appartamentino appositamente realizzato nella casa alias
professionale sempre dimostrata, Carlo riesce a ottenere nu- Crivelli in via Gerso 4. In questa occasione Rino Tami disegna
merosi lavori, oltre che dai clienti storici di Bordonzotti, dagli diversi mobili, mentre generalmente preferisce limitarsi alla
amici, dall’esteso parentado, dalla Curia vescovile e anche at- progettazione degli arredi fissi, sostenendo di non essere un
traverso la sua attività in seno al Partito conservatore, sui ban- «architetto da salotto».
chi del quale siede al Consiglio comunale di Lugano, mentre Nel gennaio del 1953 lo Studio Carlo e Rino Tami si scioglie.
Rino, pur dello stesso indirizzo, non esercita attività politica. Rino ne apre uno a suo nome, che dal 1957 avrà sede in un pic-
Rino si concentra invece sempre più sull’attività professionale, colo ufficio nel “Cardo” in via Pioda a Lugano, e nel 1968 si
in particolare sulla progettazione e sull’elaborazione dei piani trasferirà a Sorengo, mentre l’attività di Carlo, rimasto nel vec-
costruttivi, con la collaborazione continuativa dei disegnatori e chio studio a Villa Alma già appartenuto al Bordonzotti, si
di un tecnico e l’aiuto temporaneo di giovani architetti, e spo-
radicamente di neodiplomati zurighesi per la stesura degli ela-
borati dei progetti di concorso.
Le scelte architettoniche sono sempre presentate collegialmen-
te dai due fratelli, tuttavia, già dall’inizio dell’attività comune,
Carlo dirada l’intervento nella progettazione e si riserva altri
delicati incarichi: insieme a Rino, il controllo delle fasi com-
plesse dei cantieri, forte della sua conoscenza tecnica, la gestio-
ne ferma ma diplomatica delle divergenze tra lo studio da una
parte e le ditte esecutrici, o le autorità dall’altra. Carlo pro-
muove sistematicamente la partecipazione ai concorsi d’archi-
tettura. Negli anni successivi all’avvio dell’attività comune nel
1934, i lavori dei due fratelli si classificano ripetutamente ai
primi posti, e nel 1937 essi ottengono il primo premio nel con-
corso per la nuova sede della Biblioteca cantonale a Lugano.
Ricevuto dal Consiglio di Stato l’incarico di progettare e co-
struire l’edificio, tra 1939 e 1941 i Tami realizzano la loro pri-
ma opera importante, subito pubblicata da note riviste di ar-
chitettura in Svizzera e all’estero. Ottiene il plauso dei ticinesi
la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Bellinzona, altra opera si-
gnificativa del periodo, mentre il Grotto per l’Esposizione na-

Inaugurazione dell’Esposizione 459


Nazionale, Zurigo 1939.
Si riconoscono da sinistra a
destra: il secondo è Mario Musso,
seguono Angiolo Martignoni,
Rino Tami e Carlo Grassi.
N O TA B I O G R A F I C A

sezione svizzera della Unione internazionale degli architetti.


Tami lascia però l’insegnamento già nel 1961, preferendo tor-
nare alla quotidianità del costruire. L’esigenza di seguire da vi-
cino la concretizzazione dell’opera architettonica lo ha sempre
trattenuto dal ricercare incarichi lontano da Lugano.
Su mandato del Governo cantonale, negli anni Sessanta Tami
comincia una ventennale attività di “consulenza estetica” per
la tratta ticinese dell’autostrada, destinata a proseguire con
sempre maggiore attenzione e autorevolezza e con esiti incisivi.
La sua posizione gli consente anche di coinvolgere nella pro-
gettazione altri architetti. Tami sostiene diverse personalità
della nuova generazione, con le quali coltiva rapporti di amici-
zia, come Tita Carloni, Luigi Snozzi, Aurelio Galfetti, Livio
Vacchini, Flora Ruchat-Roncati, Mario Botta, ed è considerato
il “padre” dell’architettura ticinese moderna.
concentrerà sugli investimenti immobiliari ai quali Rino pren- Per oltre un trentennio Tami è il più apprezzato architetto del
derà parte come progettista, come Casa Torre a Cassarate. Cantone Ticino, e il progettista ticinese maggiormente noto in
La seconda metà degli anni Cinquanta è un periodo particolar- Svizzera, con un grande successo professionale sia presso i pri-
mente fecondo. Tami realizza un cospicuo numero di opere si- vati sia in campo pubblico. Come dimostra il suo interesse per
gnificative, a partire dallo Stabilimento Usego di Bironico le potenzialità plastiche del cemento armato, ripreso con le
(1950-1952) e dalla Casa d’appartamenti Solatia a Lugano opere autostradali a molti anni di distanza dalla Biblioteca can-
(1949-1951), per proseguire con il famoso complesso del Cine- tonale, la capacità di rinnovarsi, pur senza rinnegare il suo pas-
ma Corso in via Pioda a Lugano (1952-1956), Casa Torre sato, gli consente di restare un architetto attivo e aggiornato fi-
(1953-1958), Casa Nadig a Maroggia (1956-1957) e, infine, gli no alla tarda età.
studi della Radio della Svizzera Italiana in collaborazione con La prima monografia, intitolata Rino Tami, 50 anni di architet-
Alberto Camenzind e Augusto Jäggli, la cui vicenda progettua- tura, esce nel 1984 a cura del suo antico allievo e poi amico Tita
le si concluderà solo nel decennio seguente. Carloni, con un poderoso saggio introduttivo di Graziano Papa.
Pur con la sovrapposizione di diversi lavori, Rino Tami riesce Incuneata tra la riscoperta del Moderno di Ascona attuata da
a mantenere un’agile struttura dello studio. Presenze impor- Paolo Fumagalli su “Rivista tecnica” nel 1972, la mostra sul Li-
tanti sono quella discontinua di Peppo Brivio e quella stabile berty ticinese del 1981, con il catalogo curato da Guido Borella,
di Francesco van Kuyk, oltre a quelle di Oscar Hofmann, Wer- la raccolta pubblicata da Peter Disch nel 1983, 50 anni di archi-
ner Wussler e del figlio Luca Tami. tettura in Ticino, dove Tami è l’architetto più rappresentato, e la
La fruttuosa stagione degli anni Cinquanta è coronata nel 1957 mostra su Mario Chiattone nel 1985 allestita da Pier Giorgio
con la nomina a professore di Architettura al Politecnico di Gerosa, la pubblicazione colloca Rino Tami in una posizione di
Zurigo, come successore di William Dunkel. Tami è il primo grande rilievo nella storia dell’architettura ticinese moderna, poi
ticinese a ricevere tale incarico. Insediatosi da poco, con Alfred ribadita dalle mostre sulla sua opera organizzate al Museo Vela
Roth, Charles Eduard Geisendorf, Werner Max Moser, Albert di Ligornetto, a Venezia e, infine, a Zurigo nel 1992, quest’ulti-
Heinrich Steiner e Paul Waltenspühl fa parte della commissio- ma accompagnata dalla pubblicazione di un volume a cura del-
ne incaricata di seguire la progettazione della nuova sede di l’Institut für Geschichte und Theorie der Architektur.
Hönggerberg. Subentra a Dunkel anche come presidente della Rino Tami muore a Lugano il 15 marzo 1994.

460 Rino Tami illustra il progetto Nella pagina a fianco:


sul cantiere dei nuovi studi della Rino Tami sul cantiere dello
Radio della Svizzera Italiana, stabilimento Usego, 1950.
1958.
Regesto delle opere

Nelle pagine che seguono sono indicati, anno per anno, tutti i
progetti e le opere realizzate di Rino Tami. Mancano i lavori
che Tami ha dedicato all’autostrada N2 in collaborazione con
l’Ufficio Strade Nazionali. Una scelta, questa, dovuta al tipo di
incarico ricevuto da Tami (“consulente estetico”), e alla conse-
guente impossibilità nel definire, con la precisione richiesta da
un Regesto, l’intervento effettuato, progettato o solo indirizza-
to. Per una storia di questo incarico, che comunque impegna
Tami per circa vent’anni, dal 1963 al 1983, si rimanda al testo
firmato da Serena Maffioletti.
Nel Regesto non sono citati, inoltre, alcuni progetti redatti in
collaborazione con Carlo Tami, il cui archivio non è attual-
mente consultabile.

462
R EG ESTO D E LLE O P E R E

1928 Casa Fischer-Marcionelli, “Quinto” palazzo Gargantini, Archivio del Moderno,


Lugano, Lugano, Mendrisio: RT S 1/1; SCT C 2
Villa Polar, Breganzona, Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera),
Lugano, 1929-1936, 1931-1933,
Cantone Ticino (Svizzera), con Carlo Tami. Giuseppe Bordonzotti 1933
1928-1929. Archivio del Moderno, con Carlo e Rino Tami.
(Vedi scheda nella sezione Mendrisio: RT C 112; Archivio del Moderno, Lottizzazione ed edificazione
“Opere e progetti”) RT T 9; RT S 6/5 Mendrisio: SCT C 1; SCT T 7; della proprietà Martignoni,
Bibliografia: Tami 1936; SCT S 1-2 Lugano,
Tessiner Architekten von Bibliografia: Daguerre 1998, Cantone Ticino (Svizzera),
1929 heute 1938 pp. 100-118 progetto, con Carlo Tami.
Archivio del Moderno,
Villino Orelli, Brè, Lugano, Mendrisio: SCT C 2
Cantone Ticino (Svizzera). 1930 1932
Archivio del Moderno, Case economiche
Mendrisio: RT C 106 Nuova Chiesa parrocchiale Ricostruzione del campanile, sui fondi Martignoni,
di Santa Lucia, Massagno, Chiesa parrocchiale Lugano,
Nuovo Palazzo Municipale, Cantone Ticino (Svizzera), di San Martino, Bironico, Cantone Ticino (Svizzera),
Locarno, 1930-1931, Cantone Ticino (Svizzera), progetto.
Cantone Ticino (Svizzera), progetto di concorso. con Carlo Tami. Archivio del Moderno,
progetto di concorso. Archivio del Moderno, Bibliografia: Tami 1933, Mendrisio: SCT C 2
Archivio del Moderno, Mendrisio: RT S M 3/1 pp. 15-18
Mendrisio: RT S M 3/1 Casetta economica, s.l.,
Bibliografia: Carloni 1984, Ampliamento dell’Ospedale, progetto.
p. 147 1931 Castelrotto, Croglio, Archivio del Moderno,
Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: SCT C 2
“Quarto” palazzo Gargantini Villa Silvio Gavazzeni 1932, 1936, 1938, 1949.
con Supercinema, Lugano, e progetto di ampliamento (Vedi scheda nella sezione Casa Bosia, Paradiso,
Cantone Ticino (Svizzera), della clinica Villa Quies, “Opere e progetti”) Cantone Ticino (Svizzera),
1929-1931, Bergamo (Italia), con Carlo Tami.
Giuseppe Bordonzotti 1931-1932, Case economiche Archivio del Moderno,
con Carlo e Rino Tami. Giuseppe Bordonzotti “la Favorita”, “Me basteria” Mendrisio: RT C 106
Bibliografia: Daguerre 1998, con Carlo e Rino Tami. e “La Balilla”, Lugano,
pp. 100-118 Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera), Garage per Casa Bosia,
Mendrisio: SCT C 1; SCT S 4 1932-1933, progetto. Lugano,
Cantone Ticino (Svizzera),

Ricostruzione del campanile, Lottizzazione ed edificazione Cinema Centrale, Chiasso, 1933. 463
Chiesa parrocchiale della proprietà Martignoni,
di San Martino, Bironico, 1932. Lugano, 1933.
R EG ESTO D E LLE O P E R E

con Carlo Tami. Bibliografia: Forni 1934; 1934-1936. Casa parrocchiale, Mendrisio,
Archivio del Moderno, Progetto di casa rurale 1939 (Vedi scheda nella sezione Cantone Ticino (Svizzera),
Mendrisio: RT C 106 “Opere e progetti”) progetto di concorso,
Casa d’appartamenti con Carlo Tami.
Salone parrocchiale, Sessa, sulla proprietà Bellinzona, Asilo dei ciechi, Lugano, Archivio del Moderno,
Cantone Ticino (Svizzera), s.l., progetto. Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: SCT C 2
con Carlo Tami. 1934-1936. Bibliografia: Tami 1936;
Archivio del Moderno, Oratorio, Termine, (Vedi scheda nella sezione Carloni 1987; Carloni 1988
Mendrisio: SCT C 2 Monteggio, “Opere e progetti”)
Cantone Ticino (Svizzera), Cappella nella Villa Vescovi-
Cinema Centrale, Chiasso, progetto. Padiglione dei bambini, le, Balerna,
Cantone Ticino (Svizzera), Archivio del Moderno, Lugano, Cantone Ticino (Svizzera),
1933-1934, Mendrisio: SCT S 7 Cantone Ticino (Svizzera), con Carlo Tami.
con Carlo Tami. 1934-1935. Archivio del Moderno,
Archivio del Moderno, Famedio, (Vedi scheda nella sezione Mendrisio: SCT C 2; SCT S 5
Mendrisio: SCT C 2 Cimitero di Bellinzona, “Opere e progetti”)
Bibliografia: Ossanna progetto di concorso, Casa Cattaneo,
Cavadini 2001, pp. 31-57 1934-1935. Madonna del Piano, Croglio,
Archivio del Moderno, 1935 Cantone Ticino (Svizzera),
Mendrisio: RT S Fot 1/1 con Carlo Tami.
1934 Bibliografia: Tami 1936 Bottega sulla proprietà Archivio del Moderno,
Battista Tami, Mendrisio: SCT C 2; SCT S 5
Casa d’appartamenti Casa Mario e Cesira Creazzo, Molinazzo, Monteggio,
sulla proprietà Bordonzotti, Lugano, Cantone Ticino (Svizzera), Ampliamento del cimitero,
Lugano, Cantone Ticino (Svizzera), progetto, con Carlo Tami. Sorengo,
Cantone Ticino (Svizzera), 1934-1936, Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera),
progetto. esecuzione con Carlo Tami. Mendrisio: SCT C 2 1935-1938, 1950-1952,
Archivio del Moderno, Archivio del Moderno, 1967,1972.
Mendrisio: SCT C 2 Mendrisio: RT C 106; RT T Risanamento (Vedi scheda nella sezione
22; RT S 9/5; RT S Fot 3/6; del quartiere Sassello, “Opere e progetti”)
Azienda agricola-tipo, s.l., SCT C 2; SCT S 5 Lugano, Cantone Ticino
progetto di concorso, Bibliografia: Tami 1936 (Svizzera).
con Carlo Tami. (Vedi scheda nella sezione 1936
Archivio del Moderno, Casa Bordonzotti Respini, “Opere e progetti”)
Mendrisio: RT S 1/2; Locarno, Casa d’appartamenti
RT S Fot 1/2 Cantone Ticino (Svizzera), economici sulla proprietà

464 Casa Mario e Cesira Creazzo, Palestra comunale, Balerna,


Lugano, 1934. 1937.
R EG ESTO D E LLE O P E R E

Sottocasa-Colombo, Lugano, Chiesa del Sacro Cuore di 1940; Wohn und Ferienhäuser Arbeiten der Architekten
Cantone Ticino (Svizzera), Gesù e residenza dei im Tessin 1942 Carlo und Rino Tami 1950
progetto, con Carlo Tami. Reverendi Padri Cappuccini,
Archivio del Moderno, Bellinzona, Grotto ticinese Villa Schmidt, Massagno,
Mendrisio: SCT C 2 Cantone Ticino (Svizzera), per l’Esposizione nazionale Cantone Ticino (Svizzera),
1936-1939, 1954, 1965, 1985, del 1939, Zurigo (Svizzera), con Carlo Tami.
Nuova cappella al Seminario 1986. 1937-1939. Archivio del Moderno,
diocesano, Lugano, (Vedi scheda nella sezione (Vedi scheda nella sezione Mendrisio: SCT C 2
Cantone Ticino (Svizzera), “Opere e progetti”) “Opere e progetti”)
progetto, con Carlo Tami. Ampliamento
Archivio del Moderno, Biblioteca cantonale, Lugano, di Casa Burstein,
Mendrisio: RT C 106 Cantone Ticino (Svizzera), 1938 Massagno,
1936-1941. Cantone Ticino (Svizzera),
Tomba Rossetti, Biasca, (Vedi scheda nella sezione Cappella funeraria con Carlo Tami.
Cantone Ticino (Svizzera). “Opere e progetti”) von Riedemann, Sorengo, Archivio del Moderno,
Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera). Mendrisio: SCT C 2
Mendrisio: RT T 11; (Vedi scheda nella sezione
RT S Fot 2/3 1937 “Opere e progetti”) Ampliamento dell’Ospizio,
Bibliografia: Aloi 1948, Acquacalda,
p. 191 Palestra comunale, Balerna, Casa Steiner, Luino, Cantone Ticino (Svizzera),
Cantone Ticino (Svizzera), Varese (Italia), 1938, 1952,
Tomba Rossi, Sessa, progetto, con Carlo Tami. con Carlo Tami. con Carlo Tami.
Cantone Ticino (Svizzera). Archivio del Moderno, Archivio del Moderno, Archivio del Moderno,
Archivio del Moderno, Mendrisio: RT C 106; Mendrisio: RT C 119 Mendrisio: RT C 106;
Mendrisio: RT S 2/1 RT S 2/5 RT T 1; RT S 1/14; RT S Fot
Casa “Il torchio”, 1/9; SCT C 2
Palazzo di Giustizia, Lugano, Ristrutturazione della Casa Lisora, Monteggio,
Cantone Ticino (Svizzera), arcipretale, Lugano, Cantone Ticino (Svizzera), Ampliamento
progetto di concorso, Cantone Ticino (Svizzera), con Carlo Tami. di Casa Wullschleger,
con Carlo Tami. 1937-1938, Archivio del Moderno, Lugano,
Bibliografia: Concorso per il con Carlo Tami. Mendrisio: RT C 106; Cantone Ticino (Svizzera),
Palazzo di Giustizia 1936; Archivio del Moderno, RT S Fot 3/13 1938, 1945,
Il concorso per il Palazzo di Mendrisio: RT S Fot 1/10; Bibliografia: Sistemazione del con Carlo Tami.
Giustizia 1937 SCT S 5 “Torchio” 1940; Wohn und Archivio del Moderno,
Bibliografia: C. e R. Tami Ferienhäuser im Tessin 1942; Mendrisio: RT S Fot 3/3;
SCT C 4; SCT S 6

Casa Steiner, Luino, 1938. Ampliamento dell’Ospizio, 465


Acquacalda, 1938.
R EG ESTO D E LLE O P E R E

Bibliografia: Landhaus im Villa Vella, Forte dei Marmi, Casa Bucher, Montagnola, Risanamento di alberghi
Tessin 1939; Wohn und Lucca (Italia), Collina d’Oro, e località turistiche, Lugano,
Ferienhäuser im Tessin 1942 1939-1940. Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera),
(Vedi scheda nella sezione con Carlo Tami. 1940-1943,
“Opere e progetti”) progetto, con Karl Egender,
1939 Casa parrocchiale, Alberto Camenzind,
Casa delle sorelle Soldini, Castagnola, Lugano, Hans Fischli, Agostino
Tomba Ermanni, Sorengo, Lugano, Cantone Ticino (Svizzera), Cavadini, Hanns Hirt.
Cantone Ticino (Svizzera). Cantone Ticino (Svizzera), con Carlo Tami e Max Archivio del Moderno,
Archivio del Moderno, 1939-1940, Alioth. Mendrisio: RT S 10/1
Mendrisio: RT C 105; con Carlo Tami. Archivio del Moderno, Bibliografia: Meili 1945, pp.
RT S 2/3 Archivio del Moderno, Mendrisio: RT C 114; RT T 12 174-179; Oechslin, Ruchat-
Mendrisio: RT C 115; Roncati 1998, p. 20
Casa dello scultore RT S 7/2 Arsenale militare, Biasca,
Carlo Toppi, Roma (Italia), Cantone Ticino (Svizzera), Ampliamento della Camiceria
con Carlo Tami. Ristrutturazione con Carlo Tami Realini, Stabio,
Archivio del Moderno, della Casa della Prebenda e Augusto Jäggli. Cantone Ticino (Svizzera),
Mendrisio: SCT C 3 Teologale del Borghetto, Archivio del Moderno, 1940-1943,
Lugano, Mendrisio: RT C 111; con Carlo Tami.
Ristrutturazione Cantone Ticino (Svizzera), RT T 7; RT S 2/7 Archivio del Moderno,
di un appartamento 1939-1940, Mendrisio: SCT S 13
di Casa Vella, Lugano, con Carlo Tami. Altari minori per la Chiesa Bibliografia: A.C. 1946;
Cantone Ticino (Svizzera), Archivio del Moderno, parrocchiale, Fusio, Lavizzara, Camiceria a Stabio 1983
con Carlo Tami. Mendrisio: RT C 111; Cantone Ticino (Svizzera),
Archivio del Moderno, RT S 6/1 con Carlo Tami.
Mendrisio: RT C 112; Bibliografia: Tessiner Archivio del Moderno, 1941
RT S 6/4 Baufragen 1940 Mendrisio: RT C 117
Casa Elsener,
Casa Moor, Beride, Croglio, Ristrutturazione Campione d'Italia,
Cantone Ticino (Svizzera), 1940 di Casa Pizzagalli, Massagno, Como (Italia).
progetto, con Carlo Tami. Cantone Ticino (Svizzera), (Vedi scheda nella sezione
Archivio del Moderno, Palazzo Pax, Lugano, 1940-1941, “Opere e progetti”)
Mendrisio: SCT C 3; Cantone Ticino (Svizzera). con Carlo Tami.
SCT S 5 (Vedi scheda nella sezione Archivio del Moderno, Formazione di copertura
“Opere e progetti”) Mendrisio: RT C 113; RT T a falde sul tetto a terrazzo
411; RT S 6/3 del Cinema Odeon, Lugano,

466 Casa parrocchiale, Castagnola, Arsenale militare, Biasca, 1940.


Lugano, 1940.
R EG ESTO D E LLE O P E R E

Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: RT C 119; Archivio del Moderno, progetto, con Carlo Tami.
con Carlo Tami. RT S 8/4 Mendrisio: SCT C 4 Archivio del Moderno,
Archivio del Moderno, Mendrisio: RT C 113
Mendrisio: SCT C 3 Sistemazione della Posta Ricostruzione di Casa
di Molino nuovo, Lugano, Taborelli e Forni, Faido, Ristrutturazione di Casa
Garage per Casa Righenzi, Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera), Colombera, Ponte Tresa,
Lugano, con Carlo Tami. con Carlo Tami. Cantone Ticino (Svizzera).
Cantone Ticino (Svizzera), Archivio del Moderno,
con Carlo Tami. Casa Anderegg, Lugano, Ristrutturazione e amplia- Mendrisio: RT C 114;
Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera), mento di Casa Ernst, Melide, RT T 15
Mendrisio: SCT C 3 1941-1942, Cantone Ticino (Svizzera).
progetto, con Carlo Tami. (Vedi scheda nella sezione Casa Margherita,
Sistemazione di Villa Ciani, “Opere e progetti”) Ponte Tresa,
Lugano, Casa Bunge, Muzzano, Cantone Ticino (Svizzera),
Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera), Tomba Marcionelli, Bironico, progetto di ristrutturazione,
progetto, con Carlo Tami. 1941-1942, Cantone Ticino (Svizzera), con Carlo Tami.
Archivio del Moderno, con Carlo Tami. con Carlo Tami. Archivio del Moderno,
Mendrisio: SCT C 4 Archivio del Moderno, Archivio del Moderno, Mendrisio: RT C 114
Mendrisio: RT C 113; RT T Mendrisio: RT C 105;
Casa Creazzo, Lugano, 10; RT S 7/1; RT S Fot 2/12 RT S 2/2; RT S Fot 2/5 Centrale telefonica, Pollegio,
Cantone Ticino (Svizzera), Bibliografia: Aloi 1948, p. 193 Cantone Ticino (Svizzera),
progetto, con Carlo Tami. Appartamento Tami, Lugano, progetto, con Carlo Tami.
Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera), Appartamento Hunziker Archivio del Moderno,
Mendrisio: RT S 9/5-6; 1941-1943. in Casa Gambrinus, Lugano, Mendrisio: SCT C 4
SCT C 4; SCT S 6 (Vedi scheda nella sezione Cantone Ticino (Svizzera),
“Opere e progetti”) con Carlo Tami. Facciate
Casa Noseda, Archivio del Moderno, per la Centrale elettrica
Morbio inferiore, Mendrisio: SCT C 4 del Lucendro, Airolo,
Cantone Ticino (Svizzera). 1942 Cantone Ticino (Svizzera).
(Vedi scheda nella sezione (Vedi scheda nella sezione
“Opere e progetti”) Ristrutturazione 1943 “Opere e progetti”)
dell’Albergo Centrale,
Casa Lonati, Lugano, di Casa Bullo e di Casa Sistemazione Interventi a Villa Clelia,
Cantone Ticino (Svizzera), Cappellanica, Faido, di Casa Pizzagalli, Viglio, Lugano,
progetto, con Carlo Tami. Cantone Ticino (Svizzera), Collina d’Oro, Cantone Ticino (Svizzera),
Archivio del Moderno, con Carlo Tami. Cantone Ticino (Svizzera), con Carlo Tami.

Casa delle sorelle Soldini, Casa Lonati, Lugano, 1941. 467


Lugano, 1939.
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Stabilimento dolciario Archivio del Moderno, Archivio del Moderno, (Vedi scheda nella sezione
Perezzi, Massagno, Mendrisio: SCT C 4 Mendrisio: RT C 113; RT S 6/3 “Opere e progetti”)
Cantone Ticino (Svizzera),
con Carlo Tami. Tomba Creazzo-Tami,
1944 Lugano, 1945
Edificio dell’Amministrazione Cantone Ticino (Svizzera),
federale, Berna, Ristrutturazione con Carlo Tami. Châlet Claire, Forch,
Cantone Berna (Svizzera), della Tomba Wangemann, Archivio del Moderno, Cantone Zurigo (Svizzera),
1943-1944, Riva San Vitale, Mendrisio: RT C 105; progetto di ampliamento,
progetto di concorso, Cantone Ticino (Svizzera), RT S Fot 2/1 con Carlo Tami.
con Carlo Tami. con Carlo Tami. Bibliografia: Aloi 1948, p. 204 Archivio del Moderno,
Archivio del Moderno, Archivio del Moderno, Mendrisio: RT C 119
Mendrisio: RT S 1/3 Mendrisio: RT C 115; RT T Ristrutturazione
11; RT S 7/3 di Casa Sulzer, Muzzano, Biblioteca cantonale,
Casa Hofer, Cantone Ticino (Svizzera), Lucerna,
detta “La Piccionaia”, Allestimento per Mostra 1944-1945. Cantone Lucerna (Svizzera),
Castagnola, Lugano, d’arte contemporanea, (Vedi scheda nella sezione progetto di concorso,
Cantone Ticino (Svizzera), ex Albergo Riviera, Lugano, “Opere e progetti”) con Carlo Tami.
1943-1945. Cantone Ticino (Svizzera), Archivio del Moderno,
(Vedi scheda nella sezione con Carlo Tami. Soprelevazione di Casa Mendrisio: RT S 1/5-6;
“Opere e progetti”) Archivio del Moderno, Daglio, Lugano, RT S Fot 1/4
Mendrisio: SCT C 4 Cantone Ticino (Svizzera),
Pavimenti 1944-1945, Monumento
della Chiesa parrocchiale, Grotto Morandi, con Carlo Tami. a Giuseppe Motta, Berna,
Riva San Vitale, Corcelles, Payerne, Cantone Berna (Svizzera),
Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Vaud (Svizzera), Azienda agricola Frieden, con Carlo Tami
1943-1945, con Carlo Tami. Novazzano, e Paolo Mariotta.
con Carlo Tami. Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera), Archivio del Moderno,
Archivio del Moderno, Mendrisio: RT C 121; RT S 1944-1949. Mendrisio: RT S 1/8
Mendrisio: RT C 119; RT S 8/5 Fot 1/8; SCT C 8; SCT S 13 (Vedi scheda nella sezione Bibliografia: Concorso per un
“Opere e progetti”) progetto di monumento a G.
Sala di scherma S.A.L., Ampliamento Motta 1942; Sistemazione
Lugano, del Grotto Pizzagalli, Figino, Restauro dell’Oratorio architettonica del Monumento
Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera), di San Bartolomeo, Croglio, Motta 1943; Wettbewerb für
1943 ca, progetto, con Carlo Tami. Cantone Ticino (Svizzera), ein Motta-Denkmal in Bern
con Alberto Camenzind. 1944-1945. 1943; Bernasconi 1981

468 Sala di scherma S.A.L.,


Lugano, 1943.
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Progetto di ampliamento Trasformazione della facciata Mendrisio: RT C 119; Palazzo Riva,


di Casa Stella maris, del Cinema Rex, Lugano, RT T 19; RT S 9/1 Primavesi Ghioldi, Lugano,
Massagno, Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera),
Cantone Ticino (Svizzera), con Carlo Tami. “Ca’ del medico”, Stabio, progetto di restauro,
con Carlo Tami. Cantone Ticino (Svizzera), con Carlo Tami.
Archivio del Moderno, Ristrutturazione del quarto 1945-1947, Archivio del Moderno,
Mendrisio: RT C 119; RT S piano di Casa Gambrinus, con Carlo Tami. Mendrisio: RT C 123;
92/4; SCT C 4 Lugano, Archivio del Moderno, RT S 56/11
Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: RT C 119; SCT S 13
Appartamento Biucchi, con Carlo Tami. Teatro all’aperto, Lugano,
Lugano, Case popolari, Lugano, Cantone Ticino (Svizzera).
Cantone Ticino (Svizzera), Allestimento per Mostra Cantone Ticino (Svizzera), (Vedi scheda nella sezione
con Carlo Tami. Arte del Ticino, 1945-1948. “Opere e progetti”)
Archivio del Moderno, Kunsthaus, Zurigo, (Vedi scheda nella sezione
Mendrisio: RT C 117; RT T Cantone Zurigo (Svizzera), “Opere e progetti”) Ristrutturazione
29; RT S 11/5 con Carlo Tami. di Villa Rezzonico, Lugano,
Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera),
Scuola federale di ginnastica Mendrisio: SCT C 4 1946 con Carlo Tami.
e sport, Macolin, Archivio del Moderno,
Cantone Berna (Svizzera), Seconda Casa Fischer, Ristrutturazione Mendrisio: RT C 120;
progetto di concorso, Lugano, di Casa Moresi, RT S 11/1
con Carlo Tami. Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio,
Archivio del Moderno, 1945-1946, Cantone Ticino (Svizzera), Ampliamento
Mendrisio: RT S 1/7; RT S con Carlo Tami. progetto, con Carlo Tami. del negozio Fumagalli,
Fot 1/5 Archivio del Moderno, Archivio del Moderno, Lugano,
Bibliografia: Concorso di idee Mendrisio: RT C 116; Mendrisio: RT C 116 Cantone Ticino (Svizzera),
1945; Bernasconi 1981 RT T 18; RT S 8/7; SCT C 4 1946-1947,
Bibliografia: Moretti 1948, p. Casa Buri, Breganzona, con Carlo Tami.
Soprelevazione 106 Lugano,
di Casa Wullschleger, Cantone Ticino (Svizzera), Casa Benedick,
Lugano, Ristrutturazione con Carlo Tami. Viganello, Lugano,
Cantone Ticino (Svizzera), di Villa Groppi, Rovio, Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera),
con Carlo Tami. Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: RT C 119 1946-1947.
Archivio del Moderno, 1945-1947, Bibliografia: Wohnhaus bei (Vedi scheda nella sezione
Mendrisio: SCT C 4; SCT S 6 con Carlo Tami. Lugano 1947 “Opere e progetti”)
Archivio del Moderno,

Biblioteca cantonale, Stabilimento dolciario Perezzi, 469


Lucerna, 1945. Massagno, 1943.
R EG ESTO D E LLE O P E R E

Stabilimento biochimico con Carlo Tami. Cantone Vaud (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera),
farmaceutico La Fleur, Archivio del Moderno, con Carlo Tami. progetto di concorso,
Lugano, Mendrisio: RT C 117; RT S 11/6 Archivio del Moderno, con Carlo Tami.
Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: RT C 121; RT S Bibliografia: Concorso per
1946-1950. Villa Eugster, Fot 3/11 l’ampliamento del Kursaal
(Vedi scheda nella sezione Castagnola, Lugano, 1949; Bernasconi 1981
“Opere e progetti”) Cantone Ticino (Svizzera), Casa della Comunità
progetto, con Carlo Tami. evangelica, Lugano, Edifici amministrativi
Lottizzazione del parco Cantone Ticino (Svizzera), del Cantone Ticino,
di Villa Sassa, Lugano, Ristrutturazione progetto di concorso, Bellinzona,
Cantone Ticino (Svizzera), di Casa Mondada, Minusio, con Carlo Tami. Cantone Ticino (Svizzera),
1946-1949. Cantone Ticino (Svizzera), Bibliografia: Concorso indetto progetto di concorso,
(Vedi scheda nella sezione con Carlo Tami dalla Comunità Evangelica 1948 con Carlo Tami.
“Opere e progetti”) e Bruno Brunoni. Archivio del Moderno,
Archivio del Moderno, Laboratorio Santini, Lugano, Mendrisio: RT C 130
Mendrisio: RT C 117; Cantone Ticino (Svizzera), Bibliografia: Concorso edifici
1947 RT S 11/8 1948-1949, con Carlo Tami. amministrativi dello Stato
1949; Bernasconi 1981;
Interventi a Villa Beretta Casa Morandi, Payerne, Palazzo postale, Airolo, Ossanna Cavadini 2007
Piccoli, Lugano, Cantone Vaud (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera),
Cantone Ticino (Svizzera), 1947-1948. 1948-1950. Cinema Castello, Cevio,
con Carlo Tami. (Vedi scheda nella sezione (Vedi scheda nella sezione Cantone Ticino (Svizzera),
Archivio del Moderno, “Opere e progetti”) “Opere e progetti”) 1949-1950,
Mendrisio: RT C 117; RT T con Carlo Tami.
30; RT S 11/4 Villa del Pino solitario, s.l., Case popolari “Pro familia”, Archivio del Moderno,
1947-1948, Lugano, Mendrisio: RT C 128;
Ristrutturazione con Carlo Tami. Cantone Ticino (Svizzera), RT S 17/4
di Casa Enderlin, Lugano, Archivio del Moderno, 1948-1950. Bibliografia: Martinoli 1996
Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: RT C 119 (Vedi scheda nella sezione
con Carlo Tami. “Opere e progetti”) Casa d’appartamenti
Archivio del Moderno, Fischer Marcionelli
Mendrisio: RT C 117 1948 (Casa Solatia), Lugano,
1949 Cantone Ticino (Svizzera),
Appartamento Enderlin, Interventi alla Tuilerie 1949-1951.
Lugano, Briqueterie Morandi Frères, Ampliamento del Kursaal, (Vedi scheda nella sezione
Cantone Ticino (Svizzera), Payerne, Lugano, “Opere e progetti”)

470 Edifici amministrativi Cinema Castello, Cevio, 1949.


del Cantone Ticino, Bellinzona,
1949.
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1950 (Vedi scheda nella sezione progetto di concorso, con Carlo Tami.
“Opere e progetti”) con Carlo Tami Archivio del Moderno,
Casa d’appartamenti Frieden, e Peppo Brivio. Mendrisio: RT C 130;
Balerna, Casa Lang, Sorengo, Archivio del Moderno, RT T 23; RT S 10/6
Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera). Mendrisio: RT C 130; RT S Bibliografia: Vier Wettbewerb
con Carlo Tami. (Vedi scheda nella sezione 10/5 zur Erweiterung der
Archivio del Moderno, “Opere e progetti”) Universität Saarbrücken 1952;
Mendrisio: RT C 129; Ampliamento Wettbewerb zur Erweiterung
RT S 18 Casa Cavadini, Sorengo, di Casa Garbarino, Lugano, der Universität Saarbrücken
Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera), 1952; Carloni 1984, p. 58
Grandi magazzini 1950-1951, 1963. progetto.
Innovazione (ex Casa Airoldi), (Vedi scheda nella sezione Archivio del Moderno, Nuovi studi della Radio
Lugano, “Opere e progetti”) Mendrisio: RT C 135 e della Televisione
Cantone Ticino (Svizzera), della Svizzera Italiana,
con Carlo Tami. Casa del Venerando Capitolo, Padiglione svizzero Lugano,
Balerna, per la Biennale di Venezia, Cantone Ticino (Svizzera),
Casa “Genzana”, Lugano, Cantone Ticino (Svizzera), Venezia (Italia). 1951-1965.
Cantone Ticino (Svizzera), 1950-1953, con Carlo Tami. (Vedi scheda nella sezione (Vedi scheda nella sezione
con Carlo Tami. Archivio del Moderno, “Opere e progetti”) “Opere e progetti”)
Mendrisio: RT C 129; RT T
Casa Anta, Lugano, 49; RT S 17/1-3 Arredamento
Cantone Ticino (Svizzera), dell’appartamento Jegher, 1952
1950-1952. Lugano,
(Vedi scheda nella sezione 1951 Cantone Ticino (Svizzera), Ampliamento
“Opere e progetti”) con Carlo Tami di Casa Tarchini, Balerna,
Tomba di Giovanni Tami, Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera),
Stabilimento Usego, Bironico, Sessa, Mendrisio: RT C 199 progetto, con Carlo Tami.
Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera), Archivio del Moderno,
1950-1952. con Carlo Tami. Biblioteca con Mendrisio: RT C 135;
(Vedi scheda nella sezione Archivio del Moderno, auditorium dell’Università RT S 8/1
“Opere e progetti”) Mendrisio: RT C 105; RT S di Saarbrücken e schema per
Fot 2/7 il futuro sviluppo dell’area Ristrutturazione
Casa Müller, Porto Ronco, universitaria, di Casa Belloni, Ruvigliana,
Ronco sopra Ascona, Sede dell’Unione di Banche Saarbrücken (Germania), Lugano,
Cantone Ticino (Svizzera). Svizzere, Zurigo, 1951-1952, Cantone Ticino (Svizzera),
Cantone Zurigo (Svizzera), progetto di concorso, progetto, con Carlo Tami.

Casa del venerando Capitolo, Sede dell’Unione di Banche 471


Balerna, 1950. Svizzere, Zurigo, 1951.
R EG ESTO D E LLE O P E R E

Archivio del Moderno, (Vedi scheda nella sezione (Vedi scheda nella sezione Ampliamento
Mendrisio: RT C 135 “Opere e progetti”) “Opere e progetti”) dell’oratorio, Ascona,
Cantone Ticino (Svizzera),
Casa Antonio Bernasconi, Casa Motta-Guglielmetti, Deposito delle Officine progetto.
Lugano, Sorengo, idroelettriche della Maggia, Archivio del Moderno,
Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera), Avegno, Mendrisio: RT C 135;
con Carlo Tami. 1952-1954, Cantone Ticino (Svizzera). RT S 29/5
Archivio del Moderno, progetto, con Carlo Tami (Vedi scheda nella sezione
Mendrisio: RT C 132; RT S 28/1 e Peppo Brivio, “Opere e progetti”) Chiesa di Prato Leventina,
progetto definitivo Prato Leventina,
Nuovo albergo ristorante di Peppo Brivio. Casa Davidson, Cantone Ticino (Svizzera),
sul passo del Lucomagno, Archivio del Moderno, Castagnola, Lugano, 1953-1954,
Acquacalda, Mendrisio: RT C 145; Cantone Ticino (Svizzera). progetto di restauro.
Cantone Ticino (Svizzera), RT S 28/3-7 (Vedi scheda nella sezione Archivio del Moderno,
con Carlo Tami “Opere e progetti”) Mendrisio: RT S 56/10
e Peppo Brivio. Il Cardo, La Piccionaia
Archivio del Moderno, e il Cinema Corso, Lugano, Casa Kraft, Luino, Tre case di vacanza Tami,
Mendrisio: Fondo Luigi Ferrari Cantone Ticino (Svizzera), Varese (Italia). Maroggia,
1952-1956. Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera),
Grandi magazzini (Vedi scheda nella sezione Mendrisio: RT C 132; 1953-1954.
Innovazione lago, Lugano, “Opere e progetti”) RT T 73; RT S 29/2-3; (Vedi scheda nella sezione
Cantone Ticino (Svizzera), RT S Fot 5/6 “Opere e progetti”)
1952-1953. Restauro della Chiesa Bibliografia: Hoffman 1955,
(Vedi scheda nella sezione di Santa Maria di Ponte, pp. 104-105; Tre ville in Casa Torre, Cassarate,
“Opere e progetti”) Brissago, Svizzera 1955; Villa à Luino, Lugano,
Cantone Ticino (Svizzera), Italie 1959-1960; Aloi 1961, Cantone Ticino (Svizzera),
Ampliamento dello stabilimento 1952-1955. pp. 223-226; Schwab 1962; 1953-1958.
Frieden, Balerna, (Vedi scheda nella sezione Negrini 1983; Carloni 1984, (Vedi scheda nella sezione
Cantone Ticino (Svizzera), “Opere e progetti”) p. 59 “Opere e progetti”)
1952-1953.
(Vedi scheda nella sezione Casa di vacanza Ritter,
“Opere e progetti”) 1953 Morcote, 1954
Cantone Ticino (Svizzera),
Casa Steiner, Sorengo, Casa Rossi-Del Prete, progetto. Area di servizio Aquila
Cantone Ticino (Svizzera), Sorengo, Archivio del Moderno, sulla strada del Monte
1952-1953. Cantone Ticino (Svizzera). Mendrisio: RT C 135 Ceneri, Rivera,

472 Casa Kraft, Luino, 1953. Casa Motta-Guglielmetti,


Sorengo, 1952.
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Cantone Ticino (Svizzera). (Vedi scheda nella sezione 1956 Officine postali (PTT)
Archivio del Moderno, “Opere e progetti”) e Centrale telefonica,
Mendrisio: RT C 147; Usego, Sierre, Viganello, Lugano,
RT T 76-77; RT S 55/1 Casa Bernasconi, Balerna, Cantone Vallese (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera),
Cantone Ticino (Svizzera), progetto di massima. 1956-1958, 1965; 1966.
Casa Gassmann, 1954-1955. Archivio del Moderno, (Vedi scheda nella sezione
Salorino, Mendrisio, (Vedi scheda nella sezione Mendrisio: RT C 199; “Opere e progetti”)
Cantone Ticino (Svizzera). “Opere e progetti”) RT T 494; RT S 56/8
Archivio del Moderno, Casa Nadig e Casa Tami,
Mendrisio: RT C 132; Magazzini comunali, Maroggia,
RT S 55/3-5 1955 Bellinzona, Cantone Ticino (Svizzera),
Cantone Ticino (Svizzera), 1956-1957.
Accesso a Casa Gianinazzi, Casa Poncini, Lugano, progetto. (Vedi scheda nella sezione
Lugano, Cantone Ticino (Svizzera), Archivio del Moderno, “Opere e progetti”)
Cantone Ticino (Svizzera). progetto, Mendrisio: RT C 149;
Archivio del Moderno, con Giampiero Mina. RT T 80; RT S 56/3-5
Mendrisio: RT C 135 Archivio del Moderno, 1957
Mendrisio: RT C 148 Ampliamento Stabilimento
Casa Croci Bianchi-Regazzoni, RiRi, Mendrisio, Sistemazione della Residenza
Pregassona, Lugano, Casa Stengele, Cantone Ticino (Svizzera), governativa, Bellinzona,
Cantone Ticino (Svizzera). Nuova Friburgo, progetto. Cantone Ticino (Svizzera),
Archivio del Moderno, Rio de Janeiro, (Brasile), 1957-1960, 1972.
Mendrisio: RT C 147 progetto. Casa Rossiez, Ascona, (Vedi scheda nella sezione
Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera), “Opere e progetti”)
Ristrutturazione Mendrisio: RT C 135 progetto.
di Casa Arduin Archivio del Moderno,
(Gestioni Latine mobiliari), Casa Tami, Maroggia, Mendrisio: RT C 135; 1958
Lugano, Cantone Ticino (Svizzera), RT S 56/7
Cantone Ticino (Svizzera), 1955-1958, Tomba
1954-1955. progetto, con Peppo Brivio. Casa San Lorenzo, Lugano, di Savina Fischer-Marcionelli,
(Vedi scheda nella sezione Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera), Bironico,
“Opere e progetti”) Mendrisio: RT C 169 1956, 1961. Cantone Ticino (Svizzera).
(Vedi scheda nella sezione Archivio del Moderno,
Casetta di legno “Opere e progetti”) Mendrisio: RT C 105;
per le vacanze, Lugano, RT S Fot 2/4
Cantone Ticino (Svizzera). Bibliografia: Carloni 1984, p. 106

Casa di vacanze Ritter, Area di servizio Aquila, Casa Rossiez, Ascona, 1956. 473
Morcote, 1953. Rivera, 1954.
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Sede dell’Unione di Banche Quartiere La Cirla, Paradiso, Archivio del Moderno, Archivio del Moderno,
Svizzere, Lugano, Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: RT C 166-167; Mendrisio: RT C 173;
Cantone Ticino (Svizzera), progetto, RT T 215-218; RT S 60/7; RT S 60/5-6
1958-1969. con Francesco van Kuyk. RT S Fot 8/3
(Vedi scheda nella sezione Archivio del Moderno, Bibliografia: Villa Sorengo Sistemazione dell’area
“Opere e progetti”) Mendrisio: RT C 135; 1966-1967; Casa di abitazione della ex caserma, Bellinzona,
RT T 412; RT S 82/7 1968; 50 anni di architettura Cantone Ticino (Svizzera),
Casa Marazzi, Locarno, in Ticino 1983; Carloni 1984, 1960-1961.
Cantone Ticino (Svizzera), Casa Boni e Regazzoni, pp. 84-85 (Vedi scheda nella sezione
1958-1961. Lugano, “Opere e progetti”)
(Vedi scheda nella sezione Cantone Ticino (Svizzera), Casa Patuzzo, Bissone,
“Opere e progetti”) 1959-1962. Cantone Ticino (Svizzera), Case d’appartamenti Skory,
(Vedi scheda nella sezione 1960-1963. Sorengo,
Palazzo delle Dogane, “Opere e progetti”) (Vedi scheda nella sezione Cantone Ticino (Svizzera),
Lugano, “Opere e progetti”) 1960-1966.
Cantone Ticino (Svizzera), Casa Bernasconi, Sorengo, (Vedi scheda nella sezione
1958-1962. Cantone Ticino (Svizzera), Casa Sonvico, Maroggia, “Opere e progetti”)
(Vedi scheda nella sezione 1959-1961. Cantone Ticino (Svizzera),
“Opere e progetti”) (Vedi scheda nella sezione 1960-1963,
“Opere e progetti”) con Francesco van Kuyk. 1961
Archivio del Moderno,
1959 Insediamento residenziale Mendrisio: RT C 169; Casa Verda, Bellinzona,
di villeggiatura Laguna, RT T 228; RT S 66-67 Cantone Ticino (Svizzera),
Sede provvisoria Magadino, 1961-1962,
dell’Unione di Banche Cantone Ticino (Svizzera), Casa Andina, Tegna, con Francesco van Kuyk.
Svizzere, Lugano, 1959-1964. Cantone Ticino (Svizzera), Archivio del Moderno,
Cantone Ticino (Svizzera). (Vedi scheda nella sezione 1960-1963. Mendrisio: RT C 171;
Archivio del Moderno, “Opere e progetti”) (Vedi scheda nella sezione RT T 233; RT S 68/2-6
Mendrisio: RT S 59 “Opere e progetti”)
Casa Dufour Anstalt,
Galleria d’arte Marazzi, 1960 Progetto di massima Lugano,
Locarno, Cantone Ticino per una filatura, Cantone Ticino (Svizzera),
(Svizzera), progetto, Casa Tritt, Sorengo, Quartino, Magadino, 1961-1963.
con Francesco van Kuyk. Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera), (Vedi scheda nella sezione
Archivio del Moderno, 1960-1961, 1960-1961, “Opere e progetti”)
Mendrisio: RT C 155 con Francesco van Kuyk. con Francesco van Kuyk.

474 Casa Verda, Bellinzona, 1961. Casa Tritt, Sorengo, 1960.


R EG ESTO D E LLE O P E R E

Casa di vacanza Casa Beretta, Locarno, Cantone dei Grigioni Ampliamento


e convalescenza Cantone Ticino (Svizzera), (Svizzera), progetto. della Clinica Sant’Anna,
“La Collinetta”, Ascona, 1962-1965. Archivio del Moderno, Sorengo,
Cantone Ticino (Svizzera), (Vedi scheda nella sezione Mendrisio: RT C 170; Cantone Ticino (Svizzera),
1961-1963, “Opere e progetti”) RT S 81 1963-1967.
progetto, (Vedi scheda nella sezione
con Francesco van Kuyk. Chiesa parrocchiale Casa d’appartamenti Marazzi, “Opere e progetti”)
Archivio del Moderno, di Santa Maria Assunta, Locarno,
Mendrisio: RT C 173; Giubiasco, Cantone Ticino (Svizzera), Quartiere Lungolago,
RT T 234; RT S 68/7 Cantone Ticino (Svizzera), progetto. Lugano,
1962-1965. Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera),
Casa Erreti, Sorengo, (Vedi scheda nella sezione Mendrisio: RT C 155; 1963-1968.
Cantone Ticino (Svizzera), “Opere e progetti”) RT T 245-246 (Vedi scheda nella sezione
1961-1963. “Opere e progetti”)
(Vedi scheda nella sezione Ristrutturazione
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1962 Campione d'Italia, Archivio del Moderno, Casa Donati, Rovello, Savosa,
Como (Italia), progetto. Mendrisio: RT C 179; Cantone Ticino (Svizzera),
Casa Manassi, Carona, Archivio del Moderno, RT T 286-287; RT S 69/5-7 1964-1965.
Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: RT C 199 (Vedi scheda nella sezione
progetto, Casa e deposito Skory, “Opere e progetti”)
con Francesco van Kuyk. Mobili metallici Bioggio,
Archivio del Moderno, per la Sara SA, progetti. Cantone Ticino (Svizzera), Progettazione architettonica
Mendrisio: RT C 174; Archivio del Moderno, 1963-1964, progetto. della nuova strada cantonale
RT S 82/5 Mendrisio: RT C 199; Archivio del Moderno, e del posteggio comunale,
RT S 92/5-6 Mendrisio: RT C 177; Morcote,
Albergo Tramezzani, Caslano, RT T 288-291; RT S 70/2; Cantone Ticino (Svizzera),
Cantone Ticino (Svizzera), Orologio elettrico Nepro, RT S Fot 9/6 1964-1969.
progetto, progetto. (Vedi scheda nella sezione
con Francesco van Kuyk. Archivio del Moderno, Casa Trevi Anstalt, Lugano, “Opere e progetti”)
Archivio del Moderno, Mendrisio: RT C 199 Cantone Ticino (Svizzera),
Mendrisio: RT C 170; 1963-1965.
RT S 82/9 Casa d’appartamenti (Vedi scheda nella sezione
Fontana, Celerina, “Opere e progetti”)

Casa di vacanza e convalescenza Casa Manassi, Carona, 1962. 475


“La Collinetta”, Ascona, 1961.
R EG ESTO D E LLE O P E R E

1965 1967 Casa Marty-Merian, Archivio del Moderno,


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Mendrisio: RT C 180 Archivio del Moderno, RT S 73/8 Cantone Ticino (Svizzera),
Mendrisio: RT C 180; 1969-1970.
Casa “La simmetrica”, RT T 369 Ristrutturazione della Banca (Vedi scheda nella sezione
Sorengo, Nazionale, Lugano, “Opere e progetti”)
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progetto. dello Stabilimento termale, Archivio del Moderno, Piscina coperta comunale,
Archivio del Moderno, Stabio, Mendrisio: RT C 183; Lugano,
Mendrisio: RT C 170 Cantone Ticino (Svizzera), RT T 368; RT S 73/5 Cantone Ticino (Svizzera),
progetto. 1969-1978.
Casa sulla proprietà Witte, Archivio del Moderno, Sistemazione della foce (Vedi scheda nella sezione
Lugano, Mendrisio: RT C 183; del Cassarate, Lugano, “Opere e progetti”)
Cantone Ticino (Svizzera), RT T 367; RT S 73/4 Cantone Ticino (Svizzera),
progetto. 1968-1971, 1980.
Archivio del Moderno, Casa sulla proprietà Bianchi, (Vedi scheda nella sezione 1970
Mendrisio: RT C 180; Lugano, “Opere e progetti”)
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Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera), Cantone Ticino (Svizzera),
1966 Mendrisio: RT C 170; 1968-1971, progetto. 1970-1971.
RT T 370-371; RT S 73/6 Archivio del Moderno, (Vedi scheda nella sezione
Posta (PTT) Mendrisio: RT C 192; “Opere e progetti”)
e centrale telefonica, RT T 373; RT S 73/7
Giubiasco, 1968
Cantone Ticino (Svizzera), 1971
1966-1971. Case unifamiliari Lucino, 1969
(Vedi scheda nella sezione Breganzona, Lugano, Casa d’appartamenti
“Opere e progetti”) Cantone Ticino (Svizzera), Tomba di Chiara Tami, Pizzagalli, Lugano,
progetto. Sorengo, Cantone Ticino (Svizzera),
Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera). progetto.
Mendrisio: RT T 372

476 Casa Colonna, Lugano, 1968. Ampliamento della Biblioteca


cantonale, Lugano, 1976.
R EG ESTO D E LLE O P E R E

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Mendrisio: RT C 192 1976-1980, Mendrisio: RT C 198;
Chiesa di Cristo Risorto, progetto. Bibliografia: Carloni 1984, p. 90 Case Darugar, Lugano,
Lugano, Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera),
Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: RT C 109; Casa Posmonte, Agra, progetto.
1971-1976. RT T 452; RT S 5 Cantone Ticino (Svizzera), Archivio del Moderno,
(Vedi scheda nella sezione Bibliografia: Carloni 1984, progetto. Mendrisio: RT C 192;
“Opere e progetti”) pp. 45-47 Archivio del Moderno, RT T 468; RT S 90/5
Mendrisio: RT C 192;
RT S M 21/7, 22/1
1972 1980 1991

Case Creazzo Storni, Casa Marzorati, Lugano, 1986 Omaggio a Mario Botta, s.l.,
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1972-1973. Archivio del Moderno, Cantone Ticino (Svizzera), Mendrisio: RT C 198;
Archivio del Moderno, Mendrisio: RT C 192; con Luca Tami. RT S 92/2
Mendrisio: RT C 191; RT T 457; RT S 85/1 Archivio del Moderno,
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Mendrisio: RT S 84/3 1987-1989.
1982 (Vedi scheda nella sezione
“Opere e progetti”)
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Casa Tami, Sorengo, 1982. Omaggio a Mario Botta, 1991. Chiesa “a tempo perso”, 1991. 477
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Crediti fotografici Futagawa, Y. & Associated Photographers, p. 12 c.


gta, Photo Lisa: p. 13.
Archiv der Bayerischen Staatsgemälde-Sammlungen, Hannes Henz e Detlef Leinweber: p. 214 s., 322.
München: p. 30 d. Julius Hoffmann: p. 16 (le due a sinistra), 70.
Archivio DTL: p. 49 s. Willi Hürlimann: p. 316.
Archivio privato Franco Masoni: p. 49 d. R. Jansky: p. 46.
Archivio RSI, Lugano: p. 114, 125, 129, 130 a., 295, 298 b., 460. Giulio Lupo: p. 99, 107, 108.
Leo Beringer: p. 219. Museum of Finnish Architecture, Helsinki: p. 23 d.
A. & W. Borelli: p. 235. W. Nefflen: p. 231.
Enrico Cano: p. 16 a., 32, 38, 68 a.s. e d. (la seconda dall’alto), H. Ryser: p. 68 d. (la seconda dal basso).
209 s., 237, 263 s., 265 b., 336, 441, 444 a.d. Julius Schulmann: p. 29.
Sabine Cortat: p. 178 a., 185, 248, 249 b., 250, 267, 268, 319, Roberto Sordina: p. 142, 146 a., 148 (le due in basso), 152,
349, 351 le due in basso, 362, 367 a., 369, 373. 153, 157, 158, 162, 163, 165, 169, 171.
CSAC: p. 20. Staatsarchiv Schwyz: p. 59 a.d.
Ernst Deyhle: p. 364. Kurt Tritten, Foto-Cine Lugano: p. 395.
FAAT, Fondo G. Bernasconi: p. 44 (le due centrali). Vincenzo Vicari: p. 68 b.s., 76 b., 180, 182, 183 s., 194, 197,
Alberto Flammer: p. 31, 284 a., 285, 291, 351 a., 376, 391, 201, 207, 209 (le tre a destra), 211, 212, 214 d., 220, 221,
401, 422, 424, 435, 436, 437, 447, 474. 227, 229, 233, 255, 271, 363, 374.
Foto Cine Brunel: p. 25, 40, 41, 313, 315. Alfonso Zirpoli: p. 71 b., 72 s.

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BIBLIOGRAFIA

Stampa Reggiani S.p.A. -– Varese


dicembre 2007

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