Rimadesio Velaria pannelli scorrevoli,

Eos mensole.
Design Giuseppe Bavuso
FILOMURO
Porta Collezione Filomuro, modello VERT 1VFV, vetri
trasparenti, profili alluminio nero, maniglia Playa.
Parquet Garofoli Platinum selection, finitura Rovere
Nero Profondo. www.garofoli.com
CASABELL A news
VI appuntamenti per ridurre il consumo di energia degli
N E WS 25.01.2020 edifici, aumentando, al contempo, i
livelli di comfort al loro interno.

VIII—XIX 03.05.2020 light-building.com

DOSSIER fiere

RIQUALIFICA ZIONE
Uniform into 18.03.2020
VIII–IX the work/out of 21.03.2020
SISTEMI
X
the work Holz-Handwerk
M AT E R I A L I
Fondazione Mast – Bologna (I)
RIVESTIMENTI
X–XII Evento espositivo a cura di Urs Stahel
che comprende due mostre: La divisa
e Fensterbau
P RO D O T T I
XII–XVIII da lavoro nelle immagini di 44 fotografi
e Walead Beshty, Ritratti Industriali.
Frontale
XVIII–XIX Dedicato alle uniformi da lavoro,
R E A L I Z Z A ZI O N I attraverso 645 scatti di grandi foto-
grafi internazionali, mostra le molte-
plici tipologie di abbigliamento indos-
sate dai lavoratori in contesti storici,
XXI sociali e professionali differenti.
AG C : I GR ANDI TR ASPARENTI mast.org

appuntamenti
a cura di Silvia Sala
05.03.2020
30.09.2020
Fornasetti –
Theatrum
Mundi
Complesso Monumentale della Pilotta
– Parma (I)
L’esposizione –nata in occasione di
Parma 2020– vede in dialogo tra loro
architetture e opere della Pilotta e
creazioni fornasettiane, dando vita
a una rete di rimandi iconografici
e suggestioni culturali che poten-
ziano la leggibilità degli oggetti e delle
immagini in mostra.
parma2020.it
fiere
08.03.2020
13.03.2020
Light + Building
Messe Frankfurt – Francoforte sul
Meno (DE)
La più grande fiera mondiale dedicata
al mercato dell’illuminazione –inge-
gneria, tecnologia dei servizi– e dell’e-
dilizia, che mostra soluzioni smart e
collegate in rete, tecnologie orientate
al futuro e tendenze attuali del design
NürnbergMesse – Norimberga (DE)
Durante l’evento fieristico combi-
nato, verranno presentate le novità nel
settore della lavorazione artigianale del
legno e dei serramenti: finestre, porte e
facciate. Il tema centrale dell’edizione
2020 di entrambi i saloni sarà la digita-
lizzazione.
holz-handwerk.de
frontale.de
appuntamenti
23.03.2020
26.07.2020
Venice and
American
Studio Glass
Stanze del Vetro – Isola di San Giorgio
Maggiore, Venezia (I)
Con 155 eccezionali pezzi tra cui vasi,
sculture e installazioni in vetro create
da 60 artisti, americani e veneziani,
questa mostra esaminerà attenta-
mente l’influenza che l’estetica e le
tradizionali tecniche di lavorazione
del vetro veneziano hanno avuto sullo
Studio Glass americano dagli anni
Sessanta a oggi.
lestanzedelvetro.org

SOM M ARIO
WHITE, RED & GREEN

In the mood of nature.

outdoor
indoor
Rivestimenti
in legno composito
e naturale.
decodecking.it
 riqualificazione
dossier
sistemi
Fassa Bortolo
Sistema Bio-Architettura
Il Sistema Bio-Architettura di Fassa è
una soluzione dedicata sia al mondo
delle tecniche della bio-architettura,
che a quello del recupero e restauro
di costruzioni storiche e si compone
di due linee di prodotto. In primis
la linea Puracalce®, una gamma di
prodotti ecocompatibili a base di
calce aerea italiana: prodotti tradizio-
nali –malte e intonaci–, risananti –
rinzaffi e intonaci–, rivestimenti murali
bianchi e colorati con diverse granulo-
metrie e finiture –intonaci e stucchi–.
A questa si aggiunge la linea Bio-Re-
stauro Storico Ex Novo, una gamma
di prodotti che vanno dalle malte di
consolidamento fino a prodotti per
il risanamento di murature umide,
che sfruttano in modo particolare le
proprietà della calce idraulica naturale
NHL 3,5: soluzioni a elevata porosità
e traspirabilità che, grazie alla loro
funzione di regolatore termo-igrome-
trico, creano un ambiente più salubre
e confortevole. Inoltre, la consistenza
plastica e il basso modulo di elasti-
cità riducono il rischio di microfes-
surazioni, rispetto ai prodotti cemen-
tizi, per loro natura più rigidi, quindi
hanno migliore lavorabilità e facilità di
applicazione.
fassabortolo.it
sistemi
BMI
Sistema Tetto BMI
Progettare e realizzare coperture con
caratteristiche di affidabilità, sicurezza
ed efficienza è determinante per assi-
VIII Dossier
curare il comfort e il benessere abitativo
di qualsiasi ambiente. Il tetto incide,
infatti, sulla prestazione energetica
di un edificio, in relazione all’isola-
mento sia dal freddo sia dal caldo. BMI
abbina le tecnologie più avanzate alle
migliori tecniche costruttive, servizi e
prodotti, per fornire soluzioni complete
e personalizzate per il rifacimento o la
ristrutturazione della copertura di un
edificio residenziale o pubblico. Queste
le novità 2020: Sistema di Copertura a
Verde Estensivo –soluzione di prote-
zione particolarmente efficace della
copertura piana, adatto a tutte le zone
climatiche e pedonabile per agevolare
la manutenzione e la fruibilità della
copertura–, Sistema di Copertura Cool
Roof –con membrana a elevata riflet-
tenza solare e camminamenti tecnici–,
Sistema PRO –particolarmente adatto
per coperture con pendenza inferiore
al 30% e minima al 10%– e il Sistema
FIRST –con nuovo pannello isolante
dallo spessore contenuto Climafirst
e perfetto aggrappaggio della tegola,
grazie al listello metallico anticorro-
sione Ventigrid–. BMI mette a disposi-
zione diversi sistemi a elevate presta-
zioni per coperture a falde e piane;
inoltre, progetta e realizza coperture
sicure con una resa estetica ottimale.
bmigroup.com
sistemi
Daikin
Altherma H Hybrid
Innovativo sistema di riscaldamento
ibrido che unisce una pompa di calore
elettrica e una caldaia a condensa-
zione a gas. Altherma H hybrid è una
soluzione indicata per la sostituzione
della vecchia caldaia in appartamenti
e case indipendenti medio-piccole. È
programmata per selezionare auto-
maticamente la giusta combinazione
di tecnologie per massimizzare l’effi-
cienza energetica, ridurre i consumi e
fornire livelli di comfort ideali.
Grazie al sistema di controllo elettro-
nico brevettato, Altherma H Hybrid
consente una gestione automa-
tica della portata abbinata alle diffe-
renti modalità di funzionamento:
sola caldaia, sola pompa di calore
o entrambe contemporaneamente.
Quest’ultima modalità caratterizza il
vero funzionamento ibrido del sistema,
in quanto, l’acqua viene preriscal-
data dalla pompa di calore e immessa
in caldaia per effettuare solamente
il restante salto termico. Il risultato
finale è un'efficienza stagionale supe-
riore del 35% rispetto a una caldaia a
condensazione. Tra le altre caratteri-
stiche: bassi costi di esercizio per il
riscaldamento e la produzione di acqua
calda rispetto alle caldaie tradizionali,
installazione facile e rapida, elevato
risparmio e tempi di rientro dell’in-
vestimento ridotti –anche grazie agli
incentivi per la riqualificazione ener-
getica–.
daikin.it
sistemi
Ecosism
Geniale Cappotto Sismico®
Innovativa soluzione tecnologica che,
mediante un intervento combinato
che massimizza il rapporto benefici/
costi, consente sia la messa in sicurezza
sismica sia l’efficientamento energetico
degli edifici esistenti secondo le norma-
tive vigenti. Geniale Cappotto Sismico®,
applicato all’esterno del fabbricato,
come nuova “pelle” sismo-resistente, è
costituito da una lastra sottile in calce-
struzzo armato gettato in opera all’in-
terno di due strati di materiale isolante
personalizzabile. Il getto, opportu-
namente dimensionato in fase di
progetto, viene reso solidale alla strut-
tura esistente mediante l’inserimento
di opportuni ancoraggi che, disposti a
livello delle fondazioni e dei cordoli di
piano, garantiscono la massima colla-
borazione tra il nuovo sistema e la
struttura stessa. Grazie all’uso della
maglia in acciaio zincato caratteristica
di Ecosism®, il sistema viene fornito
con l’isolante pre-assemblato e con
le guide per la corretta posa in opera
delle armature strutturali già predispo-
ste, consentendo così di minimizzare
le operazioni e gli sfridi di cantiere.
Inoltre, per migliorare il comporta-
mento a flessione della lastra e ridurne
il rischio d’instabilità fuori dal piano, è
possibile prevedere la realizzazione di
opportune nervature di rinforzo oriz-
zontali e verticali. Infine, grazie alla
particolare conformazione della maglia
metallica in acciaio zincato, è possi-
bile realizzare uno strato di finitura in
intonaco tradizionale particolarmente
solido che garantisce la massima
protezione del materiale isolante nei
confronti di urti ed eventi metereolo-
gici. Geniale Cappotto Sismico® viene
prodotto a misura sulla base del rilievo
architettonico in situ e in funzione del
progetto strutturale sviluppato dal
tecnico incaricato.
I pannelli del Cappotto Sismico,
prodotti con un’altezza pari a quella
d'interpiano della struttura, rical-
cano fedelmente i prospetti dell’edi-
ficio (predisposizione delle forome-
trie in fase di produzione) e possono
essere personalizzati mediante l’uti-
lizzo di differenti tipologie di mate-
riale isolante. Il Cappotto Sismico può
essere progettato per diversi livelli d’in-
cremento delle prestazioni sismiche
ed energetiche, in funzione sia degli
spessori che dei materiali utilizzati.
A tal fine, adottando specifici prodotti
quali la lana di roccia, è possibile
garantire sia il miglioramento delle
performance energetiche sia l’incre-
mento dell’isolamento acustico e della
resistenza al fuoco dell’edificio.
ecosism.com
sistemi
Rehau
Nea Smart 2.0
Nuova generazione di termostati
dotati di funzionalità intelligenti per
la regolazione efficiente della tempera-
tura negli impianti di riscaldamento/

raffreddamento radiante. Ideale per
soddisfare qualsiasi esigenza di clima-
tizzazione tanto nelle nuove costru-
zioni quanto nelle ristrutturazioni, il
nuovo sistema Rehau è adatto sia per
la funzione di semplice regolazione
della temperatura ambiente, sia per
soluzioni complesse in grado di gestire
fino a 60 ambienti, che compren-
dono il controllo della mandata e il
collegamento con i deumidificatori
per la gestione del punto di rugiada
e del comfort ambientale. Disponi-
bile in versione wireless e cablata, Nea
Smart 2.0 assicura semplicità e flessi-
bilità di montaggio rendendo possibili
installazioni miste. Grazie alla tecno-
logia ibrida del modulo di controllo
centrale, che permette la connessione
di entrambe le tecnologie, bus e senza
fili, e senza necessità di fare ricorso a
componenti aggiuntivi, questa solu-
zione è versatile, espandibile in qual-
siasi momento, capace di soddisfare
qualsiasi esigenza impiantistica.
Studiato per integrarsi nelle moderne
Smart Home, Nea Smart 2.0 offre una
regolazione flessibile e assicura un
risparmio energetico fino al 20%,
imparando dalle abitudini di clima-
tizzazione e di utilizzo degli utenti per
evitare sprechi energetici.
rehau.it
sistemi
Progress
Profiles
Prodeso Heat Grip System
Per rendere l’abitazione confortevole
in pochi minuti, Progress Profiles –
azienda specializzata in profili tecnici
e decorativi di finitura e nei sistemi di
posa– ha brevettato Prodeso Heat Grip
System, un sistema di riscaldamento
elettrico per pavimenti e rivestimenti
estremamente flessibile e ultrasottile.
Posato solo dove necessario, anche su
pavimentazioni preesistenti, elimina
ingombranti radiatori e garantisce un
significativo risparmio di costi, tempi
d’installazione e consumo energetico.
C A S AB E LLA 9 0 7
Prodeso Heat Grip System aumenta
il comfort e il livello di benessere in
casa, coniugando funzionalità, innova-
zione ed efficienza energetica. Con uno
spessore totale di 8,5 mm, il sistema è
composto dalla membrana desolida-
rizzante e impermeabilizzante Prodeso
Heat Grip Membrane realizzata in polie-
tilene e provvista di un tessuto non
tessuto in polipropilene termosaldato
nella parte inferiore. La membrana
assicura lo sfogo ottimale del vapore
adattandosi a qualsiasi tipo di sotto-
fondo e garantendo un miglior ancorag-
gio, grazie a una resistenza allo strappo
molto elevata. Prodeso Heat Grip
System –utilizzabile subito dopo l’in-
stallazione– può essere, inoltre, alimen-
tato anche grazie a fonti di energia
rinnovabile, rispondendo alle richieste
dei consumatori sempre più attenti alla
sostenibilità ambientale.
progressprofiles.com
sistemi
Ondulit
Sistema multistrato
La stratigrafia di copertura, così come
ogni altro elemento di chiusura,
concorre direttamente al bilancio ener-
getico dell’edificio, sia in inverno che
in estate. Il sistema multistrato Ondulit
offre un efficace comportamento in
regime termico estivo e in generale in
tutti quei climi e situazioni costrut-
tive in cui gli effetti dell’irraggiamento
solare costituiscono una componente
importante, grazie alla particolare
composizione stratificata della sua
tecnologia. In un materiale di poco
più di 2 millimetri di spessore sono
racchiuse prestazioni termiche para-
gonabili a quelle di materiali di coper-
tura e isolanti molto più spessi e volu-
minosi: lo strato esterno in lamina di
alluminio è caratterizzato da un’elevata
riflettanza solare –ovvero alta capacità
di riflettere la radiazione solare– e da
un’ingente emissività –ovvero cospiqua
capacità di rilasciare il calore assor-
bito–. Le due caratteristiche, insieme,
permettono alla lastra multistrato
di essere classificata come Cool Roof
secondo i parametri del Cool Roof
Rating Council. I Cool Roof sono tetti
che si scaldano poco, grazie a un’ele-
vata capacità di riflettere l’irradiazione
solare incidente e, al contempo, di
emettere una gran quantità di energia
termica nell’infrarosso. Essi possono
fornire un efficace contributo alla riso-
luzione al problema del surriscalda-
mento estivo dei singoli edifici e delle
grandi aree urbane –isole di calore–,
migliorando il comfort abitativo e ridu-
cendo i consumi per climatizzazione.
Grazie alla combinazione delle sue
particolari proprietà fisiche, il sistema
multistrato Ondulit è molto più di un
Cool Roof, infatti, senza ulteriori strati
isolanti, è in grado di assicurare anche
un eccellente comfort interno.
ondulit.it
sistemi
RDZ
Super D
Nella gamma dei sistemi radianti a
pavimento specifici per gli interventi
di ristrutturazione, Super D di RDZ
si contraddistingue per la compat-
tezza dell’installazione, la rapidità di
risposta alle variazioni climatiche in
ambiente e la possibilità di posa su
pavimentazione esistente senza demo-
lizioni in abbinamento a massetti
speciali ribassati. Cuore del sistema
è il pannello bugnato in polistirene
espanso sinterizzato additivato con
grafite, stampato in idrorepellenza
a celle chiuse. L’elevata resistenza
meccanica (≥ 500 kPa) e i pratici
incastri sui quattro lati ne consentono
una posa a regola d’arte, semplice e
affidabile, mentre la superficie supe-
riore, sagomata con rialzi di 16 mm,
favorisce l’agevole alloggiamento del
tubo in polibutilene Ø 12x1.3 mm.
Il sistema, disponibile in un’ampia
gamma di spessori per rispondere
a diverse esigenze progettuali, nella
versione con pannello da 10 mm
riqualificazione
dossier
rappresenta la soluzione ideale per
la climatizzazione a pavimento degli
edifici oggetto di restauro o riqualifica-
zione energetica. Grazie al ridottissimo
spessore della lastra bugnata, all’ec-
cellente potere isolante della grafite e
all’abbinamento con massetti di soli
10 mm che garantiscono adeguata resi-
stenza meccanica, Super D permette
di beneficiare di tutti i vantaggi di un
sistema radiante a pavimento tradizio-
nale, con un ingombro estremamente
contenuto –3,5 cm esclusa pavimenta-
zione– e una velocità di messa a regime
quattro volte superiore. La grande
versatilità e le elevate performance
lo rendono, inoltre, adatto sia all’in-
stallazione nel settore residenziale
che terziario dove assicura massimo
comfort abitativo ed elevato risparmio
energetico in ogni stagione.
rdz.it
sistemi
Magnetti
Building
Acqua-Stop®
Sistema costruttivo –nato dalla collabo-
razione con il Dipartimento d’Ingegne-
ria strutturale e Geotecnica di Genova–
costituito da un manto continuo in
TPO fissato alla copertura per indu-
zione elettromagnetica, senza praticare
fori, ideale sia per la riqualificazione
sia per la nuova edilizia. Caratteristiche
principali di questa speciale soluzione
sono la massima impermeabilità, l’ele-
vata resistenza agli agenti atmosferici
e ai raggi UV, la qualità estetica, ma,
soprattutto, il minore assorbimento di
calore in estate per mantenere buone
temperature in copertura e all’in-
terno dell’edificio. Stabile e atossico,
Acqua-Stop® si adatta perfettamente a
qualsiasi movimento strutturale ed è
perfettamente integrabile con sistemi
fotovoltaici. Infine, la durabilità del
materiale, garantisce un’attesa di vita
del manto di circa 25 anni.
magnettibuilding.it
IX
 riqualificazione
dossier
materiali
Primate
Primate Termiko Start Geo Green
Lastra stampata in EPS, di colore verde
chiaro, realizzata con il solo impiego
di perle vergini a buona condutti-
vità termica a celle chiuse per l’isola-
mento termico in polistirene espanso
sinterizzato, idonea per la zoccola-
tura di partenza dei sistemi a cappotto.
Primate Termiko Start Geo Green è
indicata per l’isolamento termico di
facciate ventilate e pareti esposte all’ac-
qua e fondazioni e/o muri controterra,
ma anche di coperture di tetti a falde o
tetti piani. Si adatta a tutte le applica-
zioni per l’isolamento termico, in parti-
colare in tutti i sistemi compositi d’iso-
lamento per esterno. L’applicazione di
Primate Termiko Start Geo Green, con
il suo comportamento igrometrico,
incrementa sensibilmente la capacità
di una parete di ostacolare il passag-
gio di calore e contemporaneamente di
evitare condensazioni di vapore acqueo
all’interno o sulla superficie della
parete stessa garantendo livelli presta-
zionali costanti nel tempo.
primateitalia.it
materiali
Laterlite
Laterlite ultraSLIM
Massetto autolivellante fluido a basso
spessore per la realizzazione di pavi-
menti da interni. Laterlite ultraSLIM è
X Dossier
adatto a ricevere la posa diretta di pavi-
menti di qualsiasi tipologia: piastrelle
ceramiche, grès porcellanato, pietre
naturali, materiali lapidei, marmi,
klinker, cotto, pavimenti sopraele-
vati, parquet prefinito, pavimenti flot-
tanti, parquet massello, resine, resi-
lienti in gomma, linoleum, PVC e tessili.
Il suo spessore ultrasottile –1-15 mm–
lo rende adatto a creare una superficie
liscia e/o piana preparatoria alla posa
in opera della pavimentazione finale.
La sua consistenza fluida e autolivel-
lante risulta ideale per lisciare e livel-
lare i fondi non complanari o irrego-
lari. Laterlite ultraSLIM è, inoltre, la
soluzione per il livellamento di solette
di calcestruzzo, in particolare in fase
di consolidamento e rinforzo dei solai
esistenti, con i calcestruzzi leggeri
strutturali Leca e CentroStorico.
leca.it
materiali
Vitrealspecchi
Madras® Pixel Gradient
design Ivo Pellegri
Vetro tecnico per partizioni scher-
manti con trama costituita da punti
trasparenti di grandezze diverse e
disposti a scalare, che s’integra con i
migliori sistemi di partizione modulare
degli spazi, senza appesantirne este-
ticamente le strutture. Il diradarsi
della trama verso terra e il soffitto,
consente di preservare la luminosità
degli ambienti e la leggerezza visiva
delle partizioni. Si genera così un effet-
to-tenda progressivo che scherma
la visione dove necessario, in totale
privacy, senza mai isolare. Il fondo
della trama è opacizzato con esclusive
tecniche di satinatura Madras®: perfet-
tamente liscio, piacevole alla vista e al
tatto. Madras® Pixel Gradient è adatto
per uffici, studi professionali, luoghi
aperti al pubblico e tutti quegli spazi
che necessitano di coniugare privacy e
interconnessione visiva tra un ambiente rivestimenti
e l’altro. Pixel Gradient, pur garantendo
la privacy, permette, comunque, d’in-
travedere chi c’è al di là del vetro che
De Castelli
delimita lo spazio. Infine, se installato Scomposta
in strutture architettoniche illuminate design R&D De Castelli
a LED, Pixel Gradient si rivela di grande
effetto con l’oscurità, perché la luce,
trasmessa all’interno del vetro, mette in
risalto la sua particolare texture.
vetromadras.it
materiali
Saint-Gobain
Isover Sistema di rivestimento a parete, costi-
Isover Insulsafe33 tuito da pannelli di varie altezze e
larghezze. L’installazione è molto
semplice, grazie al sistema modulare
di aggancio di ogni pannello, che
deve essere posizionato sulle staffe
ancorate a muro. Il suo ingombro
minimo permette a Scomposta di
essere applicata sopra a ogni tipo di
parete esistente. Progettata e ingegne-
rizzata per uso interno, su richiesta,
può facilmente essere applicata anche
in esterno –prevedendo staffe e profili
in acciaio inox e un sistema aggiuntivo
di aggancio dei pannelli, per evitare che
il vento li possa rimuovere–.
decastelli.com
Ideale per l’isolamento tramite insuf-
flaggio d’intercapedini in parete e rivestimenti
di sottotetti non abitabili di difficile
accesso, Isover Insulsafe33 è una lana
di vetro in fiocchi di colore bianco
CIMENTO®
prodotta in Italia, a base di vetro rici- Rivestimenti per facciate
clato, senza resina, sostenibile e rici-
clabile al 100%. L’insufflaggio è una
tecnica molto semplice, veloce e pulita
che permette di migliorare sensi-
bilmente l’efficienza energetica e il
comfort termico e acustico degli edifici
esistenti, senza che gli inquilini degli
immobili debbano lasciare le proprie
abitazioni. L’inserimento del mate-
riale isolante può essere effettuato sia
dall’esterno sia dall’interno dell’abita-
zione, in quest’ultimo caso, con minori
costi di realizzazione e senza bisogno
di permessi condominiali. L’isola-
mento mediante insufflaggio consente
di realizzare interventi di ristruttura-
zione energetica, sfruttando lo spazio
nelle intercapedini delle pareti o le
superfici dei sottotetti, senza ridurre lo
spazio abitativo. Isover Insulsafe33 offre
prestazioni di eccellenza in particolare
negli edifici risalenti agli anni ’60 e ’70, I pannelli per esterni CIMENTO®, brand
non adeguatamente coibentati. di SAI Industry, che propone prodotti
isover.it cementizi innovativi per l’architettura,
saint-gobain.it il settore contract, il retail e l’hotelle-
 riqualificazione
dossier
rie, ricreano l’effetto del cemento faccia
a vista. Ogni pannello si compone di
una lastra in fibrocemento (FBC) sulla
quale vengono stesi pochi millime-
tri di CIMENTO® –composto cemen-
tizio esclusivo registrato, che impiega
per oltre il 90% aggregati minerali
mescolati a un legante cementizio–. Il
pannello può essere fissato alla strut-
tura di una facciata ventilata per mezzo
di fori, oppure con un sistema a scom-
parsa. In entrambi i casi i pannelli
sono consegnati già pronti per l’instal-
lazione e non hanno necessità di ulte-
riori finiture o intonaci. CIMENTO® per
facciate esterne è disponibile in diversi
colori e nelle finiture: Liscio, Vibrato,
Tavolato e Sabbiato.
cimento.tech
rivestimenti
WallPepper
WallPepper®Acoustic
Innovativo prodotto fonoassorbente e
fonoisolante, applicabile sia a parete
che a soffitto, ideato per aggiungere alla
forza decorativa del rivestimento anche
un notevole miglioramento del comfort
e benessere acustico degli ambienti,
diminuendo il fastidioso riverbero del
suono riflesso dalle pareti. Il sistema
si compone di speciali teli in fibra di
vetro intrecciata –3 mm di spessore–
con retro alveolare, di colla in pasta
pronta all’uso e del protettivo bicompo-
nente WallSilk® CAT. Facili da posare
con la tecnica della colla a muro, i teli
da 94 cm sono già tagliati a filo senza
bisogno di sormonto e si accostano
facilmente. WallPepper®Acoustic, oltre
alle proprietà fonoassorbenti possiede
delle caratteristiche termoisolanti e
può contribuire al risparmio energe-
tico grazie ad un valore di conduttività
termica equivalente a quello della lana
di roccia.
wallpepper.it
XII Dossier
rivestimenti
Schüco Italia
Facid
Il sistema per facciate tessili FACID
nasce per rispondere alle esigenze
dell’architettura “in divenire”, poiché
permette di adattare in modo rapido ed
efficiente l’estetica esterna degli edifici
preservandone la quotidiana funzio-
nalità. La tecnologia Facid si basa su
un sistema brevettato di fissaggio che
non richiede un’installazione parti-
colarmente complessa e può essere
utilizzata sia per la realizzazione di
facciate sospese, ventilate e con scher-
matura solare integrata, sia per la crea-
zione di un nuovo livello decorativo
supplementare, dando vita a speciali
facciate combinate. Caratterizzato da
flessibilità e durata, il sistema da un
lato regala a progettisti e architetti
una notevole libertà creativa, dall’al-
tro offre a serramentisti e installatori
una soluzione dal peso ridotto e dall’e-
levata rapidità di realizzazione e posa
in opera. Un’ampia gamma di tessuti,
da scegliere in base al tipo di applica-
zione e di edificio, è a completa dispo-
sizione di architetti e progettisti. Tra
le numerose proposte, personalizza-
bili nel colore e nel grado di porosità
–per soddisfare particolari esigenze
di aerazione, come nei parcheggi–, è
possibile trovare tessuti stampabili
in PVC pretensionati o tessuti in fibre
di vetro, particolarmente indicati per
applicazioni con protezione antincen-
dio in classe A2. Infine, per favorire la
vivibilità degli spazi outdoor, Schüco
ha sviluppato la nuova facciata FACID
Silence, che integra nel materiale
tessile delle speciali componenti fono-
assorbenti che consentono di miglio-
rare notevolmente i livelli d’inquina-
mento acustico delle aree urbane.
schueco.it
rivestimenti
Instabilelab
Carta da parati per esterni
Carte da parati specifiche, anche per
muri esterni, per qualsiasi esigenza
decorativa grazie all’utilizzo del
supporto Fibratex, un tessuto in fibra
di vetro con finitura ordita a trama
stretta, trattato con Tex Dekor, una
resina dalle specifiche proprietà per
il rivestimento delle pareti esterne a
effetto opaco. Un sistema che, accanto
a un forte impatto estetico, garanti-
sce un’ottima resistenza agli agenti
atmosferici. L’edificio cambia le
sembianze, si rinnova, si distingue
e si valorizza grazie alla vastissima
scelta tra le esclusive proposte dell’a-
zienda veneziana. Le creazioni Insta-
bilelab nascono dal desiderio di creare
sempre ambienti originali, alternativi
ed esclusivi e dal forte impatto sceno-
grafico. Le proposte destinate agli
esterni possono essere scelte tra tutte
le grafiche presenti nell’ampia colle-
zione di Instabilelab.
instabilelab.it
prodotti
Climapac
MyBox
Nuovo cassonetto termoisolante per
avvolgibili su misura, in grado di
eliminare le dispersioni di calore e
influire notevolmente sulla qualità
abitativa. Grazie alla sua elevata tenuta
dell’aria Mybox impedisce la forma-
zione di spifferi e condensa, contra-
stando le muffe e rendendo gli spazi
indoor più salubri e confortevoli. La
trasmittanza termica certificata –
con valori U=0,583 W/m2K– migliora,
inoltre, l’efficienza dell’abitazione,
contribuendo da un lato a ridurre
le spese di riscaldamento e raffre-
scamento dell’edificio, e dall’altro a
migliorarne la classificazione ener-
getica, con conseguente aumento del
valore immobiliare. Progettato in
funzione delle caratteristiche murarie
del contesto di inserimento, MyBox è
caratterizzato da un design essenziale,
è disponibile sia in versione squadrata
che stondata, e può essere tinteggiato
con qualsiasi colore e texture in modo
da integrarsi con lo stile dell’edifi-
cio. La semplicità d’installazione, non
solo non rende necessari interventi
invasivi –sia in caso di sostituzione del
solo cassonetto che contestualmente
al cambio del serramento–, ma agevola
anche le operazioni di manutenzione,
rendendolo particolarmente adatto in
contesti di ristrutturazione e riqualifi-
cazione del foro finestra.
climapac.it
prodotti
Fakro
FTT u8 Thermo
Il miglioramento delle prestazioni
energetiche degli edifici è ormai una
consolidata sfida a cui tutti gli opera-
tori del settore edile sono chiamati
costantemente a rispondere. Soluzione
ideale anche per l’edilizia passiva, FTT
U8 Thermo è una finestra con presta-
zioni termiche tra le migliori disponi-
bili sul mercato, con singolo pacchetto
vetrato, realizzata in legno di pino
selezionato, impregnato sottovuoto
–metodologia in grado di rendere il
legno resistente anche alle muffe più
insidiose– e rifinito con due mani di
vernice acrilica. Proposto a bilico –
ma con l’asse di rotazione posizio-
OS2 75
porte e finestre Secco
ottone brunito

Disponibile nelle pregiate finiture: acciaio inox e

ottone, bruniti e naturali, Corten e acciaio zincato
verniciato.

Vincitore del Compasso d’Oro, il serramento OS2

75 si distingue per la sua eleganza e flessibilità
di progettazione, avendo a disposizione oltre 40
profili per disegnare nel dettaglio il serramento
desiderato. Anche con sezioni a vista minimali, di
soli 47 mm, i serramenti del sistema OS2 75 pos-
sono avere apertura ad anta/ribalta e altissime
prestazioni di isolamento.

Fondaco dei Tedeschi - Venezia ITA

OMA - Rem Koolhaas

Secco Sistemi | www.seccosistemi.com

 riqualificazione
dossier
nato al di sopra della mezzeria del
telaio della finestra–, il modello FTT
U8 Thermo è dotato di vetrocamera
passivo composto da quattro vetri
temperati –vetro esterno temperato,
due vetri intermedi temperati basso
emissivi e un vetro interno temperato
sempre basso emissivo– e inserito in
un battente appositamente proget-
tato che riduce al minimo il fenomeno
della formazione di ponti termici,
garantendo un ottimale isolamento.
Disponibile in differenti dimensioni,
dalla più piccola di 55x98 cm alla più
ampia di 134x140 cm, FTT U8 Thermo
è idonea per tetti con pendenza da
15° a 70°. Come tutte le proposte
Fakro, anche questo modello è dotato
inoltre di una superficie vetrata molto
ampia che è possibile equipaggiare
con molteplici accessori FAKRO sia
interni che esterni e presenta l’inno-
vativo sistema topSafe, utile a raffor-
zare la costruzione della finestra, per
una maggiore resistenza contro l’effra-
zione.
fakro.it
prodotti
La Nordica
Extraflame
Amika
Nuova stufa a pellet con camera
di combustione stagna e serba-
toio ermetico, dal design pulito ed
elegante. Le sue forme rotonde, il
rivestimento in acciaio temperato
frontale e l’elegante top in maiolica –
disponibile nella versione bordeaux,
bianco, nero e pietra– rendono questo
prodotto una soluzione estrema-
mente versatile e adatta a ogni spazio
e abitazione. Amika è caratteriz-
XIV Dossier
zata, inoltre, da pressostati anche sul
cassetto cenere, da un’efficiente cande-
letta ceramica con sistema di accen-
sione di ultima generazione e da un
motore centrifugo per la ventilazione
ambiente, dotato di funzione comfort
per garantire grande silenziosità senza
rinunciare alle prestazioni. Grazie
alle sue prestazioni, Amika consente
di accedere agli incentivi del Conto
Termico –sistema d’incentivi con cui
lo Stato finanzia la scelta di sostituire
vecchi generatori per il riscaldamento
domestico con prodotti più perfor-
manti–.
lanordica-extraflame.com
prodotti
Oventrop
Mote 200 Bluetooth
Nuovo termostato elettronico
programmabile, progettato per la
gestione della regolazione da remoto
dei radiatori in spazi chiusi. Ideale
per la sostituzione delle termo-
valvole manuali di vecchia conce-
zione –installate sui radiatori di un
sistema di riscaldamento centraliz-
zato o autonomo– Mote 200 Bluetooth
consente di risparmiare energia e di
abbattere i costi derivanti da una rego-
lazione non funzionale della tempe-
ratura. Compatibile con ogni corpo
valvola che abbia un filetto di collega-
mento M 30x1.5, Mote 200 Bluetooth
provvede all’auto-calibrazione della
corsa della valvola, misurando auto-
maticamente la profondità e la resi-
stenza dell’ago attuatore della valvola
del radiatore. Per connettersi alla
testina termostatica Mote 200 Blueto-
oth è sufficiente uno smartphone con
interfaccia Bluetooth su cui caricare
l’applicazione –iOS e Android– disponi-
bile gratuitamente negli store digitali.
Molto intuitiva e facile da utilizzare,
l’applicazione consente all’utente d’in-
tervenire facilmente sia nella regola-
zione della temperatura, sia nell’inse-
rimento di diversi profili orari.
oventrop.it
prodotti
Zehnder Group
Italia
Zehnder ComfoAir Q
Nuova linea di unità di ventilazione
centralizzate, dotata di sistema a rego-
lazione intelligente, ideale per appar-
tamenti, case unifamiliari, uffici e
piccole attività commerciali, in grado
di garantire la massima efficienza
energetica e di funzionamento in
ogni condizione climatica interna ed
esterna. Le innovazioni tecnologiche
di Zehnder ComfoAir Q sono finaliz-
zate, da un lato, all’aumento dell’effi-
cienza di scambio termico, dall’altro,
alla riduzione dei consumi elettrici dei
ventilatori. I ventilatori, di dimensioni
leggermente maggiori, funzionano
con meno sforzo e a velocità più bassa:
questo si traduce in minore rumoro-
sità e minori consumi elettrici. L’uti-
lizzo di un innovativo by-pass modu-
lante, unito a 4 sensori di temperatura
e 4 di umidità, regola la portata e la
temperatura dell’aria di immissione
sulla base di un profilo di tempera-
tura impostato dall’utente. Questa
tecnologia, che prende il nome di
comfort adattativo, tiene conto della
diversa percezione della temperatura
nei diversi periodi dell’anno. Influi-
sce positivamente sulla qualità dell’a-
ria indoor e sul buon funzionamento
dell’unità anche il nuovo e brevet-
tato sistema di filtraggio: i due filtri,
uno in mandata e uno in ripresa, sono
posizionati direttamente sui canali di
ingresso dell’aria nell’unità e, grazie ai
loro innovativi profili, garantiscono il
100% di tenuta all’aria, evitando trafi-
lamenti d’aria e scambi termici, per la
massima igiene ed efficienza possibile.
Il sistema di controllo Flow-Control,
invece, garantisce una portata d’aria
bilanciata sui due flussi e permette
all’impianto di ventilazione di lavorare
in maniera ancora più efficiente,
tramite la regolazione della velocità
dei ventilatori in funzione dei disturbi
esterni.
zehnder.it
prodotti
Vimar
Wi-Fi ClimaThermo
Termostato progettato per consentire
d’impostare in modo semplice e
intuitivo il clima di casa anche da
remoto. Semplice da utilizzare, grazie
al wi-fi integrato, il dispositivo può
essere sempre controllato tramite
smartphone o tablet. Adatto a qual-
siasi tipo d’impianto –a pavimento,
con radiatori o fan-coil– Wi-Fi Clima-
Thermo, grazie ai tasti di scelta rapida,
permette, inoltre, l’accesso veloce ad
alcune funzioni, come: la modalità
Uscita che porta automaticamente la
temperatura a un livello preimpostato
o la modalità Economy che riduce il
set-point impostato al valore deside-
rato. Dal punto di vista tecnologico,
l’evoluto algoritmo di cui è dotato il
termostato consente di mantenere la
temperatura il più stabile possibile,
evitando eccessivi sbalzi e favorendo
il risparmio energetico, con la possibi-
lità di monitorare le ore complessive
di attivazione della caldaia e l’intuitivo
Indicatore Ecometer, segnala i valori di
consumo ed evidenzia il superamento
della temperatura di comfort: due
accorgimenti che, uniti, consentono di
ottenere fino al 30% di risparmio sulle
spese energetiche. Inoltre, la silhouette
sottile e leggera di Wi-Fi ClimaThermo,
grazie alla sua finitura reflex, ricrea un
particolare effetto vetro che garantisce
l’integrazione del dispositivo in
qualsiasi contesto abitativo.
vimar.com
urmet.com • info@urmet.com
 riqualificazione
dossier
prodotti
Ariston
Alteas One Net
Caldaia murale a condensazione di
ultima generazione con wi-fi integrato
e controllo vocale. Il termostato Cube e
la sonda con fili inclusi di serie contri-
buiscono alla termoregolazione aumen-
tando l’efficienza dell’impianto e il
comfort dell’ambiente. Il nuovo scam-
biatore di calore brevettato XtraTech è
il cuore della tecnologia a condensa-
zione ONE per il riscaldamento, proget-
tata per garantire risultati durevoli
nel corso del tempo. Alteas One Net è
dotata dell’innovativo Ignition System:
controllo elettronico della combu-
stione in grado di individuare automa-
ticamente le caratteristiche del gas,
fornendo prestazioni costanti di riscal-
damento, controllo avanzato e sicu-
rezza in ogni condizione. Grazie al
wi-fi sempre connesso all’App Ariston
NET è possibile impostare, modificare
e controllare la temperatura di riscal-
damento, raffreddamento e dell’acqua
calda in qualsiasi momento, ovunque ci
si trovi. Il pannello in vetro temperato
e antigraffio rende Alteas One Net un
oggetto d’arredo integrabile in qualsi-
asi tipo di ambiente.
ariston.com
prodotti
Mobart Ben
Serramenti
Mobart Ben, azienda italiana di rife-
rimento per la progettazione, produ-
zione e fornitura di arredamenti in
XVIII Dossier
legno chiavi in mano, su misura e su
progetto, propone diverse collezioni
di serramenti –finestre, porte interne
ed esterne– di altissima qualità, tutte
realizzate artigianalmente, in diverse
essenze, come l’Abete lamellare e
il Larice lamellare. Svariate sono le
finiture a disposizione: laccata, spaz-
zolata e levigata in maniera tradizio-
nale e spaccata. Quest’ultima finitura,
in particolare, è studiata con cura nei
minimi dettagli ed è adatta a ristruttu-
razioni anche di vecchi edifici, fienili,
immobili rustici. Tutti i serramenti
Mobart Ben s’inseriscono armoniosa-
mente sia nell’ambiente esterno che
in quello interno: essendo realizzabili
con la medesima essenza, finitura e
colorazione dell’intorno. Per i porton-
cini d’ingresso, Mobart Ben offre solu-
zioni a catalogo e su misura, capaci di
rispondere alle specifiche richieste e
gusti del committente. Anche i poggioli
subiscono l’inclemenza delle intempe-
rie e nel tempo possono usurarsi facil-
mente. Grazie all’utilizzo di nuove
vernici e legni, l’azienda realizza pezzi
che necessitano di minore manuten-
zione.
mobartben.it
prodotti
Palazzetti
Ecomonoblocco WT 60 3D
Un inedito prodotto che arricchisce
la gamma Ecomonoblocco WT: un
vero e proprio impianto di riscalda-
mento, un focolare di ultima genera-
zione che sintetizza prestazioni di altis-
simo livello. Ecomonoblocco WT 60 3D,
grazie all’ampiezza del vetro e al colore
chiaro del Thermofix che permettono
una visione panoramica del fuoco,
e, con il suo particolare formato, è
in grado di valorizzare le più diverse
scelte architettoniche e, all’occorrenza,
di dividere anche gli ambienti. Ecomo-
noblocco WT 60 3D è dotato di un
innovativo sistema di regolazione della
combustione con escursione continua,
che agisce contemporaneamente sui
flussi di aria primaria e secondaria. Il
risultato è immediato ed evidente: la
fiamma si fa più o meno intensa, così
come la temperatura dell’ambiente.
L’utente può regolare la fiamma a suo
piacimento, anche da remoto con tele-
comando o tramite APP dallo smar-
tphone –per i modelli predisposti–. Il
sistema O2Ring, integrato nei modelli
WT predisposti, consente di abbattere
notevolmente le emissioni nocive in
ambiente ponendo l’Ecomonoblocco
WT tra i prodotti a legna più ecolo-
gici ad oggi sul mercato, così da poter
essere utilizzato anche nelle aree dove
sono in vigore limitazioni a seguito
delle misure antismog.
palazzetti.it
realizzazioni
Ceramiche
Caesar
Stazione ferroviaria – Elmas, Cagliari (I)
progetto Marco Tradori e Paolo Fadda
Il progetto di ristrutturazione della
stazione sarda ha integrato strut-
ture esistenti con nuovi spazi dedicati
alla ristorazione e ad alcune attività
commerciali, favorendo l’aggregazione
sociale in un’area urbana di grande
transito, ma carente di servizi. Il rive-
stimento esterno della facciata è stato
realizzato con lastre 30x120 cm di grès
porcellanato della serie More di Cera-
miche Caesar. L’alternanza di tre diffe-
renti tonalità naturali –Nylus, Iridium,
Lux–richiama l’idea della roccia sedi-
mentaria tipica della zona, derivante dai
limi e dai sedimenti del vicino stagno di
Santa Gilla, solidificatasi in diverse ere
geologiche. La stessa serie è stata utiliz-
zata anche per la pavimentazione della
Stazione, vestita della colorazione Nylus
nel formato 30x60 cm.
caesar.it
realizzazioni
Casalgrande
Padana
Complesso Flatmates – Ivry-sur-Seine
(FR)
progetto Wilmotte & Associés Architects
Ai bordi di Parigi, un intervento di
sperimentazione sull’abitare condiviso
rivolto ai giovani imprenditori impe-
gnati nel campus di start-up Station
F, ricavato all’interno della storica
Halle Freyssinet, ex deposito ferrovia-
rio del 1929. Tre torri scure, rivestite
con i materiali di Casalgrande Padana,
pensate come luogo d’incontro e per
vivere il cohousing in modo tempora-
neo e innovativo, costituiscono il più
grande spazio residenziale condiviso
in Europa. Nel disegno delle facciate,
le lastre Granitoker della collezione
Beton, nel colore dark –60x120cm, 14
mm spessore– distribuite per 7.000 mq,
concorrono a definire la composizione
architettonica che alterna la materia
scura e compatta ai parapetti metallici
forati dei balconi interni al lotto e alle
grandi cornici di allumino anodizzato
naturale. Queste superfici, omogenee
e poco porose di Casalgrande Padana,
sono impermeabili alle piogge acide,
resistenti al gelo, prive di resine, collanti
e additivi organici. Caratteristiche che,
anche nel grande formato impiegato,
installato secondo le tecniche della
facciata ventilata, permettono di non
subire alterazioni nel tempo, dovute
allo shock termico.
casalgrandepadana.it

realizzazioni
Hi-Macs®
Fort Kinnaird – Newcraighall, Edim-
burgo (UK)
progetto Leonard Design Architects
Nell’importante ristrutturazione del
centro commerciale per lo shopping e il
tempo libero, tutte le vecchie facciate
sono state sostituite con superfici
in Hi-Macs®. Questo versatile mate-
riale è stato retroilluminato con LED,
creando un suggestivo effetto serale.
Offrendo possibilità di design quasi
infinite, Hi-Macs® risulta ideale per
facciate esterne e vanta numerose carat-
teristiche e vantaggi, tra cui la possibi-
lità di formatura termoplastica tridi-
mensionale e la disponibilità di una
vasta gamma di colori. In particolare, il
materiale è stato selezionato in questo
progetto per la sua eccellente resistenza
agli agenti atmosferici e per la sugge-
stiva traslucenza.
himacs.eu
realizzazioni
Marazzi
Corso Trento e Trieste – Lanciano,
Chieti (I)
progetto RicciSpaini Architetti Associati
e Dipartimento di Architettura e Progetto
della Sapienza Università di Roma
MAURIZIO ALECCI
Il progetto di riqualificazione urbana
mira a restituire ai cittadini uno spazio
fruibile. La pavimentazione del corso
è stata ridisegnata prendendo ispi-
razione da alcuni motivi decorativi
della tradizione abruzzese, al fine di
C A S AB E LLA 9 0 7
renderli sfondo della vita cittadina.
Il grande tappeto geometrico, che si
estende sull’intera carreggiata, riallac-
ciandosi ove possibile alla pavimenta-
zione esistente in lastre di basalto, è
stato realizzato con grès porcellanato
doppio caricamento SistemN 20mm di
Marazzi nelle nuances Sabbia e Grafite,
tagliato ad hoc su disegno dei progetti-
sti. La possibilità di creare un prodotto
custom e d’intervenire con lavorazioni
personalizzate, unite alle elevate presta-
zioni tecniche e le colorazioni raffinate
proposte, rendono SistemN un prodotto
ideale per la posa a pavimento e rivesti-
mento di zone private o commerciali,
interne ed esterne.
marazzi.it
realizzazioni
Gruppo Miniera
San Romedio
Monte di Pietà, Forlì (I)
progetto Roberto Gherardi
L’antico complesso monumentale forli-
vese è stato restituito alla sua originaria
bellezza, procedendo, soprattutto, alla
riqualificazione delle strutture architet-
toniche e alla ridestinazione degli spazi.
Oltre al recupero dei due piani origi-
nari, la superficie disponibile è passata
a quattro livelli: scavando al di sotto
dell’edificio sono stati creati ambienti
destinati agli archivi, al caveau, alle
aree tecnologiche e una vera e propria
area museale nella quale sono conser-
vati i reperti rinvenuti durante i lavori.
Gli interventi hanno interessato diversi
ambiti progettuali, dal consolida-
mento statico al risanamento conser-
vativo, dalla deumidificazione con il
ciclo macroporoso Dry House al conte-
nimento dei consumi energetici. Il
ruolo svolto da una vasta gamma di
materiali HD System, ognuno scelto
in rapporto alle peculiarità d’utilizzo,
è stato determinante. Dry House è un
sistema composito di risanamento delle
patologie derivanti dall’effetto combi-
nato dell’umidità di risalita e dalla forte
presenza salina. Il Gruppo Miniera San
Romedio nasce nel 2018 per preser-
vare l’importante know-how dell’a-
zienda Tassullo nella produzione e nella
selezione di materiali per l’edilizia e
per rilanciare sul mercato l’attività con
una verticalizzazione di alcune compe-
tenze specifiche nel comfort abitativo
con la divisione Puro, e nel restauro e
recupero dell’edilizia di pregio con la
divisione HD System.
minierasanromedio.it
realizzazioni
Secco Sistemi
Castello Carafa – Roccella Jonica,
Reggio Calabria (I)
progetto De Paola
Un complesso intervento di recupero
ha interessato l’antico sistema di forti-
ficazione che, assolta la sua funzione
primaria, oggi diventa importante stru-
mento di conoscenza e promozione
del territorio. Per garantire il rispetto
dei caratteri dell’edificio e quindi
anche delle sue aperture, sono stati
scelti i serramenti OS2 65 in acciaio
zincato di Secco Sistemi, una solu-
zione che associa alle valenze formali,
alte prestazioni. Sono oltre 40 i profili
che il sistema a taglio termico OS2
mette al servizio del progetto, molte-
plici le combinazioni con i quali espri-
mere la propria poetica progettuale
sempre finalizzata alla ricerca della
massima trasparenza e della purezza
delle linee: dall’acciaio zincato all’ac-
ciaio inox, dalla patina inconfondibile
riqualificazione
dossier
del corten alla ricchezza materica dell’ot-
tone, utilizzato in questo progetto, o
alla capacità di assumere i tratti croma-
tici del bronzo antico. Tutti proposti in
un’ampia gamma di finiture e con una
resa estetica di alto livello, tutti in grado
di interpretare lo scorrere del tempo
aggiungendo valore al progetto.
seccosistemi.com
realizzazioni
Prefa
Korb-Etagen – Vienna (AT)
progetto Stefan Ferenczy BEHF Architects
CROCE & WIR
L’imponente edificio che sorge nella
Brandstätte, fu costruito sul finire del
XIX secolo, ma l’aspetto che lo caratte-
rizza risale a un rifacimento degli anni
Cinquanta del Novecento. Il complesso
sorge fra il duomo di Santo Stefano e
la Peterskirche. Il progetto di riqualifi-
cazione ha rispettato non solo l’archi-
tettura originaria, ma anche il contesto
circostante. Il palazzo, in origine
formato da tre edifici, è stato comple-
tamente riorganizzato nella sua strut-
tura. Non è stata un’impresa facile
unire i diversi elementi e farne un tetto
organico: i tre edifici hanno altezze
differenti e molte strutture eteroge-
nee e irregolari. Il materiale eclettico
che ha permesso la realizzazione della
copertura è stato realizzato su misura
da Prefa: scaglie 29x29 in colore dorato
Mayagold. Le stesse scaglie 29x29 nel
colore oro perlato sono state usate
anche per il rivestimento delle facciate
verticali del piano attico.
prefa.com
XIX
AGC:
i grandi trasparenti —
— «Che cosa sarebbero il calcestruzzo e l’acciaio
senza il vetro?» –si chiedeva un architetto
tedesco nel 1933, indicando le superfici vetrate
come un autentico elemento costruttivo e
strumento della nuova architettura. Tanto
più rispondente al vero, a partire dalla
diffusione della tecnica per la produzione
industriale di vetro piano ( float glass), questa
affermazione potrebbe essere adottata come
commento alla gamma amplissima di vetri
“specializzati” realizzati da un’azienda leader
in questo settore –AGC Glass Europe. Vetri
selettivi per esterni, vetri satinati e laccati
per interni, vetri a specchio, vetri antiriflesso,
vetri stratificati dalle elevate prestazioni
luminose ed energetiche sono solo alcune tra le
tipologie di vetri offerte da AGC, insieme a un
servizio di coating on demand che consente di
realizzare vetri su misura in termini di colore,
efficienza energetica, selettività e luminosità.
AGC ha contribuito con i suoi prodotti alla
realizzazione di nuove architetture milanesi
quali, tra altre, la Torre Generali di Zaha Hadid
e la Torre Allianz di Arata Isozaki a CityLife, la
Fondazione Feltrinelli di Herzog & De Meuron,
la Fondazione Prada di OMA–Rem Koolhaas.
In quest’ultima riuscita trasformazione di
un complesso di “archeologia industriale”
dell’inizio del secolo scorso in un centro per
l’arte e la cultura contemporanee, AGC ha
integrato con “elementi costruttivi trasparenti”
la varietà di soluzioni formali e la qualità dei
materiali che caratterizzano l’intervento.
Le grandi vetrate della Torre in cemento bianco
e del Podium rivestito in pannelli di schiuma
di alluminio sono realizzate con la nuova
generazione di vetri abbinabili ad alta selettività
–Stopray Vision-60T su Clearvision– studiati
per equilibrare l’apporto di luce naturale, il
controllo solare e l’isolamento termico: un
prodotto che unisce qualità tecnica e bellezza, a
conferma del ruolo di AGC come interlocutore
d’eccezione per il mondo del progetto
contemporaneo.

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via Filippo Turati, 7 avenue Jean Monnet, 4
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BU C H N E R B RÜ N D LE R R A M E B AT T U T O E C A L C E S T R UZ ZO
A R M AT O – C HA LET A R M É E N C U IVR E 92
A RC H I T E K T E N ET B ETO N I N I TA L I A S E I C E N T O Q UA R A N TA ;
C A S A M O S O G N O, C A N T O N T I C I N O, I N A L E M AG N A D U E C E N T O E
Nicola Braghieri
SVIZZER A TRENTUNA; CENTO IN FR ANCIA ,
5 I N T U R C H I A N OVA N T U N A ; M A I N
A B I TA R E I N C O M P I U T O 48—59 S PAG N A S O N G I À M I L L E E T R E
Massimo Curzi F e d e r i c o Tr a n f a
DA N I E L MO R E N O F LO R E S
C A S A D E L A S T E JA S VO L A D O R A S ,

14—19 P I F O, Q U I T O, E C UA D O R 94
49
BA AQ ’ A P PA R E N T E I N G E N U I TÀ E R E A L E
L A FOTO G R A F I A
C A S A N A I L A , P U E R T O E S C O N D I D O, 94
R I C E R C AT E Z Z A : U N ’O P E R A R E C E N T E
OA X AC A , M E S S I C O A D O L F O N ATA L I N I
D I U N A R C H I T E T T O E C UA D O R E G N O
15 Jean - Marie Martin
S TA N Z E DAVA N T I A L L’O C E A N O
Francesca Serrazanet ti 95—97
60—71 E N G LIS H T E X T S
20 —31 FUM I N O R I N OUSA KU 95
ENGLISH TEXTS
B RO O KS + SC A R PA A RC H I T E C T S + S T U D I O
L I P T O N T H AY E R H O U S E , E VA N S T O N , M N M M I O T SU N E YA M A
I L L I N O I S , S TAT I U N I T I " H O L E S I N T H E H O U S E ",
21 C A S A A N I S H I O I , T O K YO, G I A P P O N E
N U OV E A P P L I C A Z I O N I P E R I L 61
M AT T O N E “ C O M U N E ” D I C H I C AG O LO SPIRITO DEI TEMPI E IL RIUSO
Marco Biagi FA I DA T E
Marco Biagi

2 SOMMARIO
La casa e il culto del decoro nell’epoca
della globalizzazione
A iniziare da quella che Andrea Ambroso ha raccontato, ricostruendo la vicenda curiosa ed
eloquente della “casa Chica” che, nel 1996, Smiljan Radic e Marcela Correa si sono autoco-
struiti tra le montagne di Viches a sud di Santiago del Cile prima di trasformarla in un “pozzo”
ostruito di ricordi, questo numero di «Casabella» racconta alcune piccole storie a noi più vi-
cine. Gli scenari tra i quali esse si sono svolte sono i più diversi e lontani: il Cile e l’Illinois, le
montagne svizzere e l’Ecuador, Nishioi, nella conurbazione di Tokyo e Puerto Escondido su
una magnifi a baia disegnata dall’Oceano Pacifi o. Gli sfondi naturali di queste storie non
sono meno diversi da quelli culturali che riflettono. Tra le loro premesse non vi sono soltanto
le differenti destinazioni per le quali le nove case che presentiamo –come ogni casa d’al-
tronde– sono state concepite e le esigenze di committenti così diversi come non è probabil-
mente azzardato immaginare siano quelli della Casa Thayer, progettata dallo studio guidato
da Angela Brooks e Lawrence Scarpa, oppure di Emilia Andrade, che si è affidata a Daniel Mo-
reno Flores per costruire la sua casa a Puembo, non lontano da Quito. Ma non sono soltanto
le diverse esigenze dei committenti che sono riflesse nei progetti che abbiamo selezionato.
Le loro differenze sono anche conseguenze di modi di intendere l’abitare, l’organizzazione de-
gli spazi, la gerarchia degli ambienti domestici, i modi d’uso, le funzioni, i materiali impiegati,
come un tema progettuale aperto, per il cui svolgimento la tradizione gioca un ruolo ormai 1

marginale.
Sia la “casa Chica”, che aveva tra i propri “modelli” le precarie abitazioni suburbane co-
struite con il consunto che le città depositano ai propri margini in ogni parte del mondo, sia le
case progettate da Daniel Buchner e Andreas Bründler, Moreno Flores e Fuminori Nousaku,
puntano sul rifiuto del decoro e la predilezione per il residuale, ovvero sull’uso di quanto
dall’uso apparentemente esaurito. Il decoro è inseparabile dalla concezione stessa dell’abita-
zione. In epoca moderna un filo sottile, che ha assunto colorazioni diverse senza però spez- 2

zarsi, ha cucito insieme esperienze e accadimenti apparentemente molto lontani. L’eleganza

derivata dalla funzionalità che ne impregna lo spazio minimo ha meritato alla Frankfurter
Küche disegnata da Margarete Schütte-Lihotzky una teca ch,e per quanto paradossale, oc-
cupa ora il centro di una sala del MoMA a New York. Ma era così diverso il signifi ato di que-
sta cucina concepita per gli appartamenti delle Siedlungen di Francoforte progettate da Ernst
May negli anni Venti, da quello dei “ninnoli e alzatine in ceramica” che Walter Benjamin ha de-
scritto come presenze caratteristiche dell’interieur borghese? E non è forse il bisogno di de-
coro quello che modella secondo la tradizione ogni spazio domestico, protettivo e sicuro, or-
ganicamente in armonia con l’evoluzione degli ordinamenti famigliari, dei costumi, dei bisogni
e dei gusti? Non soltanto negli esempi che proponiamo ora all’attenzione dei nostri lettori il
superamento del bisogno del decoro e la predilezione per il consunto sembra essere oggi una
tendenza che unisce il lavoro di molti architetti in ogni angolo del mondo. Non è la sola, natu-
ralmente, ma è quella che sembra generare gli effetti più pervasivi, come supponiamo si av-
verta anche sfogliando questo numero di «Casabella». Questa tendenza la si può notare so-
prattutto prendendo in esame progetti di case unifamiliari o in occasioni minori, per i quali il
ruolo giocato dall’individualità delle scelte e dalla singolarità dei gusti ha un peso preminente.
Non è facile coglierlo, invece, in costruzioni che riflettono pedissequamente scelte e gusti det-
tati dai meccanismi della globalizzazione, soprattutto lì dove il decoro assume le sembianze 1
—un interno borghese
deformi della spettacolarità, della differenziazione e dell’eccezionalità, ovvero della povertà —a bourgeois interior
della loro infondatezza. Anche per questa ragione l’occasione che un architetto ha di proget- 2
tare una abitazione può offrigli la possibilità, in alcuni casi fortunati ma come sempre è avve- —Margarete Schütte-Lihotzky,
Frankfurter Küche, 1926
nuto, di sottrarsi ai pervasivi dettati di questa miseria e di lavorare sul terreno della diversità —Margarete Schütte-Lihotzky,
piuttosto che su quello dell’omologazione che il culto del decoro porta con sé. Casabella Frankfurter Küche, 1926

3
1

4 Varianti della domesticità

Buchner Bründler
Architekten
Casa Mosogno in Canton Ticino
1
dettaglio dell’appoggio
della struttura del tetto
detail of the impost of the
structure of the roof
C A S AB E LLA 9 0 7
Abitare incompiuto richiesto alla propria abitazione abituale.
Massimo Curzi Risiede proprio in questo distaccarsi dalle
In Ticino esiste un’area geografica molto esigenze, spesso non fondamentali, la
particolare che raccoglie tesori nascosti e rari, possibilità per l’ospite di riscoprire sensazioni
valori fatti di persone e di mestieri antichi che e modi di vivere rimossi o semplicemente
garantiscono memoria di tecniche costruttive allontanati per questioni di comodità o per
e di modi di vivere altrimenti dimenticati. La questioni legate al lavoro e agli impegni della
Valle dell’Orsenone è una di queste; in passato vita di tutti i giorni. Si tratta, quindi, di
dedita alla lavorazione della paglia, in questi ritrovare una lentezza del vivere alla ricerca
ultimi anni ha subito, come molti altri Comuni di un abitare più primitivo. Gli architetti, in
della valle, una fortissima riduzione dei questa occasione, hanno fatto scelte speciali
residenti. Vista la rara bellezza della natura, nel che raramente si possono adottare, anche
periodo estivo ospita un forte flusso di nuovi grazie a proprietari illuminati che hanno avuto
abitanti stagionali provenienti da tutta Europa il coraggio di dare forma a un modo di vivere
che trasformano questa remota valle in uno non convenzionale.
stimolante punto di contatto e scambio Il progetto riguarda tre volumi prospicienti
culturale. Il progetto dello studio di Basilea una grande terrazza, sorretta da un poderoso
Buchner Bründler riguarda un piccolo gruppo muro in pietra a secco, che domina il passaggio
di fabbricati in pietra e legno posti ai piedi del a fondovalle del torrente Isorno. Si tratta di
villaggio di Mosogno Sotto, un gruppo di tre architetture costruite con materiali trovati sul
corpi architettonici costruiti nel XVIII secolo posto e composti con grande fatica su questo
e inutilizzati per decenni: il loro degrado ha ripido pendio, probabilmente edificate su una
aggiunto ulteriore fascino al luogo, generando roccia stabile che ne garantisce solidità e
nei nuovi proprietari e negli architetti permanenza. Si tratta di volumi costituiti
sentimenti molto speciali e inconsueti. di sola pietra e legno, intonacati in origine
Occorre premettere che si tratta di esternamente per stabilizzarne e difenderne la
architetture utilizzate generalmente per periodi massa muraria e internamente per nobilitarne
più o meno lunghi di vacanza, abitate quindi le pareti, spesso poi colorate o decorate. Volumi
con uno spirito assai diverso da chi vive con muri perimetrali di forte spessore, coperti
quotidianamente in città: a una casa di vacanza in larghe e sottili lastre di pietra, con solai in
si richiede uno stacco sensibile dal comfort legno dolce che, con il tempo e l’abbandono,
5
2
2, 3, 4
lo stato dei luoghi prima
dell’intervento progettuale
e dettaglio della nuova cupola
di copertura realizzata in settori
d’acciaio
the condition of the sites
before the project, and detail
of the new roof dome made
with steel sectors
5
vista da sud della testata
del corpo principale
view from south of the end
of the main volume
3
4 che permette di legare e tenere insieme i muri
6 Varianti della domesticità
sono degradati e in parte crollati. Corpi
architettonici che presentavano aperture
piccole e misurate, posizionate sui soli
prospetti toccati dal sole, lontane dal fronte
nord, quello battuto dai freddi venti dominanti,
che generalmente si presentava cieco o con
aperture non vetrate. Il fine ultimo era quello
di conservare il più possibile il calore interno,
spesso, come nel caso del piccolo volume a
nord, prodotto dal calore degli animali che
abitavano il piano inferiore, sottostante le
camere da letto.
Il lavoro degli architetti è stato rigoroso e
attento: le parti in legno ammalorate o cadute
sono state rimosse, i muri in pietra, che per
loro massa e consistenza hanno resistito al
trascorrere del tempo, sono stati consolidati
con mosse precise e puntuali che hanno
consentito di legare la massa muraria
orizzontalmente e verticalmente. I materiali
aggiunti sono stati scelti per la loro leggerezza
e lavorati in piccole modulazioni, selezionati
con grande attenzione e cura sia per una
modalità d’intervento vincolata, che non
consentiva la creazione di un cantiere vero e
proprio con gru o altre facilitazioni logistiche,
sia per una questione di empatia tra i
materiali esistenti e quelli previsti da
progetto, una sensibilità che in qualche modo
è tra le qualità più evidenti del noto studio di
Basilea. Il cemento diviene il materiale chiave
in pietra esistenti, consentendo l’ulteriore
giustapposizione di nuovi elementi costruttivi.
Nuove mensole e cordolature in cemento
armato connettono le murature diventando
perfetti appoggi per strutture metalliche
o trame lignee. Le parti metalliche,
generalmente risolte con profili standard
a T o IPE, lasciano imbullonamenti a vista.
Il tetto del volume maggiore appare lieve
grazie all’andamento ondulato della lamiera
di copertura che consente sbalzi di gronda
con spessori minimi.
L’edificio più grande ospita la residenza
estiva, coraggiosamente lasciata “aperta” ai
5

C A S AB E LLA 9 0 7 7
 6

6, 7
viste del complesso
architettonico da valle
e da monte
downhill and uphill views
of the architectural complex
8
pianta e sezioni di progetto
project plan and sections

8 Varianti della domesticità

 9

9, 10
due viste del grande terrazzo
esposto a sud che affaccia sul
sottostante torrente Isorno
two views of the large terrace
to the south, overlooking the
Isorno River below

10

10 Varianti della domesticità

11 14

11–16
dettagli costruttivi
construction details

12 15

13 16

C A S AB E LLA 9 0 7 11
 17 18

17
vista del piccolo annesso
coperto da una cupola in
cemento armato
view of the small annex
covered by a reinforced
concrete dome
18
dettaglio della cerchiatura in
ferro che stabilizza le murature
e sostiene il grande camino
centrale
detail of the iron hooping
that stabilizes the masonry
and supports the large
central fireplace
19
l’interno del corpo principale
con la pavimentazione in
cemento che lega e sottofonda
le murature in pietra: il cemento
a pavimento genera gli elementi
funzionali
interior of the main volume
with the concrete floor that
binds and underpins the
stone masonry: the concrete
flooring generates the
functional elements

19

12 Varianti della domesticità

20

20
l’interno del volume principale
con la struttura metallica che
lega strutturalmente le
murature e supporta il nuovo
camino
view of the interior of the
main volume with the metal
structure that connects the
masonry and supports the
new fireplace

C A S AB E LLA 9 0 7 13
1

14 Varianti della domesticità

BAAQ’
Casa Naila, Puerto Escondido, Messico
1
i fronti rivolti verso l’oceano,
realizzati con una struttura
leggera in legno e bambù, si
aprono completamente verso
l’esterno
the brick diaphragm seen
from the courtyard
C A S AB E LLA 9 0 7
Stanze davanti all’Oceano si trovano alcune case realizzate dallo
Francesca Serrazanetti studio BAAQ’.
Il rapporto con il paesaggio, la reinvenzione
della tradizione nel dialogo con il
contemporaneo, la ricerca sui materiali sono
temi alla base di qualsiasi buona pratica
architettonica. Ma in alcuni luoghi e per
alcuni progettisti sono aspetti fondamentali
e inscindibili. È certamente questo il caso
di Alfonso Quiñones e del suo studio BAAQ’:
con base a Città del Messico, la sua esperienza
è profondamente radicata nello Stato di
Oaxaca, sulla costa pacifica del Paese. Qui,
pochi chilometri a nord di Puerto Escondido,
ha lavorato come architetto locale nello
sviluppo di Casa Wabi, il progetto di
residenze artistiche e attività sociali nato
nel 2014 per volontà dell’artista Bosco Sodi
e ampliato negli anni; in questo contesto
Quiñones ha collaborato ai progetti di Tadao
Ando (Casa Wabi, 2016), Álvaro Siza
(laboratori per la lavorazione dell’argilla,
2017), Kengo Kuma (padiglione con spazi
di lavoro della cooperativa, 2018) mediando
il dialogo tra architettura contemporanea
internazionale e tradizione costruttiva locale.
Queste influenze, oltre a quelle ereditate da
maestri messicani di diverse generazioni,
sono riconoscibili nel suo lavoro.
Una cinquantina di chilometri a sud
di Casa Wabi, lungo la costa di Oaxaca,
La Casa Cal e la Casa Lac (2016) sono due
residenze a specchio che, con l’attenzione
al contesto e al clima locale, rivisitano la
tradizionale palapa, la dimora coperta da un
ampio tetto di foglie di palma essiccate già
usata da Tadao Ando per coprire gli spazi in
cemento a vista della Casa Wabi. Casa Naila è
l’ultimo edificio completato in queste zone da
Quiñones: nelle sue modeste dimensioni, il
progetto si aggiunge a un percorso di ricerca
che assimila la composizione minimale, la
ricerca materica, la mediazione tra tradizione
e contemporaneità, la sensibilità per
un’estetica dell’imperfezione e l’attenzione
all’esperienza domestica degli spazi.
La casa si trova su una punta, dove la
costa avanza rivolgendosi da più lati verso
l’oceano: il progetto può così sfruttare
l’esposizione con due fronti rivolti al mare
e valorizzare la porosità degli ambienti interni
e la continuità con gli esterni.
Il disegno rielabora la tipologia a patio,
impostando lo schema compositivo
sull’incontro tra due assi ortogonali che
marcano gli assi visivi e definiscono gli spazi
aperti collettivi. Sono infatti i vuoti del patio
centrale e dei quattro bracci a costituire la
geometria a croce, che coincide con lo spazio
vuoto delimitato dai quattro volumi sugli
15
2
2, 3, 4
viste di insieme della Casa
Naila: la combinazione di
materiali locali e calcestruzzo a
vista definisce i fronti più aperti
e quelli più chiusi, nei piani
bassi rivolti verso l’entroterra
overall views of the Naila
house: the combination of
local materials and fair-face
concrete forms the more
open facades, as well as the
more closed ones on the
lower levels facing inland
5 tra i quattro volumi (a uno o due livelli)
piante e sezioni
plans and sections
3 impostazione geometrica della pianta. Le
4
16 Varianti della domesticità
angoli. Queste quattro “stanze” danno forma
al progetto: sono appoggiate su un basamento
rettangolare in calcestruzzo a vista sul quale
trovano spazio aree trattate a verde, una
grande vasca d’acqua centrale e aree che
costituiscono a tutti gli affetti degli ambienti
comuni della casa, in continuità con la zona
giorno interna.
Il progetto si articola nella relazione
e nelle variazioni elaborate sulla semplice
altezze diverse dei blocchi e le coperture
inclinate, oltre a rispondere alle esigenze
d’uso degli interni, conferiscono dinamicità al
progetto: mitigando nei caratteri del contesto
la propria presenza e digradando dolcemente
verso il mare, sembrano emergere come
elementi naturali sulla costa.
La contrapposizione tra volumi chiusi
e volumi aperti è implicita nel disegno della
pianta, fondato sui nove moduli pieni/vuoti
generati dall’impostazione a croce, e nella
scelta dei materiali: a porzioni di setti in
cemento a vista si giustappongono, infatti,
strutture in legno e bambù, un materiale
molto diffuso e utilizzato come sistema
costruttivo tradizionale nella costa di Oaxaca.
Il contrasto tra calcestruzzo e materiali
locali, già sperimentato con Tadao Ando nella
vicina Casa Wabi, conferisce al progetto una
sua modernità e una ricercatezza geometrica
basata sui due assi prospettici dell’impianto
compositivo. La modulazione delle pareti in
calcestruzzo, in continuità con la terrazza-
basamento della casa, definisce le aree di
chiusura. Le pareti in legno e bambù che
compongono, invece, la maggior parte
dell’involucro, da un lato lasciano di per sé
filtrare aria e luce naturale, dall’altro sono per
grandi porzioni apribili, creando una totale
continuità tra interno ed esterno in dialogo
con il paesaggio circostante. I fronti
assumono così diversi caratteri, chiudendosi
verso l’entroterra e aprendosi completamente
verso il mare.
5

BAAQ’, Casa Naila

Casa unifamiliare sulla costa
dell’Oceano Pacifico, Messico

scheda del progetto

progetto
BAAQ’ / J. Alfonso Quiñones
team di progetto
Inca Hernández, Itzae
Carrasco, Ainhoa Jimenez,
Alfonso Sodi, Liliana Tamayo
costruzione
Mario Conde
consulenza strutturale
Alfonso Sodi
dati dimensionali
250 mq superficie
complessiva
cronologia
aprile 2019: completamento
localizzazione
Puerto Escondido, Oaxaca,
Messico

fotografie
Edmund Sumner

0 5m

C A S AB E LLA 9 0 7 17
 6 9

6
la cucina, rivolta a nord, ospita
una stufa in terracotta, tipica
delle case rurali di Oaxaca.
I rivestimenti in terra
conferiscono all’interno comfort
termico e un aspetto naturale.
the kitchen, facing north,
contains a terracotta stove
typical of rural dwellings in
Oaxaca. The earth cladding
provides thermal comfort
and a natural look
7
le stanze ai piani superiori,
coperte da un tetto con
struttura in legno
the rooms on the upper
levels, covered by a roof 7 10
with a wooden structure
8
la zona giorno si apre
completamente verso la terrazza
e verso la piscina al centro della
corte
the living area opens
completely to the terrace and
towards the pool at the center
of the courtyard
9, 10, 11
il fronte rivolto verso sud con le
facciate apribili: i volumi della
casa sono appoggiati su un
11
basamento in calcestruzzo a
vista
the southern front with
opening facades: the volumes
of the house rest on a base in
fair-face concrete

18 Varianti della domesticità

12

C A S AB E LLA 9 0 7 19
1

20 Varianti della domesticità

Brooks + Scarpa
Casa Thayer, Evanston, Illinois
1
diagramma di rotazione dei
mattoni nel prospetto su strada
diagram of rotation of the
bricks in the facade on the
street
C A S AB E LLA 9 0 7
Nuove applicazioni per il A quell’esperienza e ad altre ricerche
mattone “comune” di Chicago analoghe hanno ripensato, sulla costa ovest degli
Marco Biagi Stati Uniti, Angela Brooks e Lawrence Scarpa
Qualche lettore ricorderà certamente il nella concezione del sofisticato paramento fittile
sofisticato panneggio murario traforato ideato, che definisce l’affaccio urbano principale del
nel 2005, dallo studio grigionese Bearth e cottage privato illustrato in queste pagine,
Deplazes, in collaborazione con i colleghi recentemente completato in un sobborgo
Gramazio e Kohler, titolari della cattedra di residenziale a nord di Chicago. Diversamente
costruzione digitale presso il Politecnico dall’architettura tradizionale delle villette
Federale di Zurigo, per il tamponamento circostanti, sia in legno sia muratura, con i
perimetrale di un deposito agricolo dell’azienda caratteristici portici d’ingresso, le terrazze e le
vinicola Gantenbein, in quel di Fläsch, nella verande attestati direttamente sul viale alberato,
regione elvetica della “Bündner Herrschaft”, i due progettisti californiani hanno qui optato,
nota per i suoi vitigni pregiati (in «Casabella» infatti, per una tipologia “a patio”, con il nucleo
n. 771, novembre 2008). Si trattava, allora, abitativo principale arretrato e la corte interposta
di un interessante e pionieristico esperimento tra questi e la strada. Il prospetto dell’edificio
sull’automazione dei processi costruttivi viene pertanto a coincidere, di fatto, con il
applicato alla reinvenzione di un sintagma recinto del lotto e può dunque raggiungere
tradizionale del vernacolo rurale quale il il grado di astrazione pressoché assoluto, che
grigliato di mattoni. Nell’occasione, i 72 pannelli esibisce al netto del portale d’accesso ritagliato
in clinker, destinati a schermare l’ossatura in nell’angolo in cui la manica laterale dello studio
calcestruzzo armato del fabbricato agricolo, intercetta la cortina in laterizio. Protagonista
furono prefabbricati in laboratorio grazie a un eletto del progetto elaborato da Brooks & Scarpa
robot industriale controllato da un software è il Chicago common brick, lo “storico” mattone
appositamente programmato. Un congegno giallo con cui è stata ricostruita la metropoli
capace di posare e incollare, uno sull’altro, nordamericana dopo il disastroso incendio del
i blocchi in laterizio secondo giaciture 1871. Scabro e screziato, poiché prodotto con le
progressivamente ruotate sulla base di un argille impure estratte dal Lago Michigan, ricche
disegno tridimensionale prestabilito, al fine di calce, ferro, ghiaia e particolato, il Chicago
di ottenere una tessitura tridimensionale common brick è un materiale da costruzione
ondulata dall’effetto cangiante. economico e prosaico, alquanto diffuso
21
2
2, 3
esempi di utilizzo dei common
bricks nell’edilizia residenziale
di Chicago
examples of the use of
common bricks in residential
construction in Chicago
4, 5
primi schizzi di progetto
first project sketches
3 Šklovskij nel 1925: per costringerci a vedere
4
5
22 Varianti della domesticità
nell’edilizia del Midwest americano, ma
normalmente relegato alle parti meno esposte e
pregiate dei fabbricati: pareti laterali e posteriori,
canne fumarie, interni. In quest’occasione si è
voluto distillare lo straordinario latente
nell’ordinario, disattendendo aspettative e
convenzioni consolidate per esplorare il
potenziale formale inespresso di un materiale
povero e apparentemente banale. L’operazione
rimanda alle tecniche dell’arte e al procedimento
dello “straniamento” descritto da Viktor
davvero qualcosa e non limitarci semplicemente
a riconoscerlo, occorre sottrarre l’oggetto alla
consuetudine, spostarlo dal suo contesto
abituale per poterlo guardare con occhi nuovi
e ricavarne un in più di consapevolezza.
Nel caso in esame, i mattoni di Chicago,
promossi alla ribalta dello spazio urbano, non
sono stati impiegati nell’orditura di una vera
apparecchiatura muraria, ma sovrapposti
in esili colonnine tortili giustapposte e
indipendenti, innervate da ferri verticali
d’armatura e legate da un telaio posteriore
di correnti metallici, a delineare un diaframma
increspato a permeabilità variabile, capace
di dosare e modulare privacy e visibilità
dall’interno e dall’esterno della casa. Il
diagramma di rotazione differenziata dei
mattoni lungo lo sviluppo dei montanti
accostati genera un pattern di diradamenti
e addensamenti ad andamento oscillante che,
per una sorta di effetto Moiré, modifica
costantemente la percezione e la trasparenza
della parete in relazione al mutare dell’angolo di
incidenza della luce e di quello di osservazione.
Per ottimizzare i tempi di esecuzione manuale
della struttura, Brooks e Scarpa hanno studiato
uno schema di rotazione dei mattoni basato
sulla distanza tra gli spigoli di due elementi
consecutivi, evitando il ricorso al goniometro e
realizzando, nella messa in opera, un risparmio
medio di tempo di circa trenta secondi al pezzo.
Sul totale delle 6270 unità che compongono la
quinta architettonica, significa un guadagno
netto di oltre due settimane di lavoro.
6

6, 7
i fronti nord e sud; il fronte
sud rivestito in pannelli
prefabbricati finiti con intonaco
di cemento a vista
north and south facades;
south facade clad in
prefabricated cement-plaster
panels

C A S AB E LLA 9 0 7 23
 8

8
la permeabilità notturna del
prospetto alla luce artificiale
nocturnal permeability of the
elevation to artificial light
9
il volume astratto dell’edificio
tra le abitazioni tradizionali
lungo il viale d’accesso
the abstract volume of the
building between traditional
houses along the accessway
10
pianta del piano terra e del
primo piano, prospetti nord
e sud. Legenda 1 corte 2 studio
3 cucina 4 garage 5 soggiorno
6 giardino 7 camera da letto
8 bagno 9 atrio 10 camera
padronale 11 bagno padronale
12 terrazza
ground floor plan and first
floor plan, north and south
elevations. Legend
1 courtyard 2 studio
3 kitchen 4 garage 5 living
area 6 garden 7 bedroom
8 bathroom 9 atrium
10 master bedroom 11 master
bathroom 12 terrace

24 Varianti della domesticità

11

26 Varianti della domesticità

 13 15

13, 14
primi schizzi di studio relativi
al telaio metallico di supporto
delle colonnine in laterizi
first study sketches of the
metal framework supporting
the brick columns
15–19
particolari costruttivi delle
colonne tortili in mattoni
incernierate su ferri d’armatura
verticali
construction details of the
twisting columns in brick
on vertical iron supports
16

14

28 Varianti della domesticità

17 20

20, 21
la permeabilità variabile dello
schermo in mattoni nella zona
di sovrapposizione alla testata
della manica laterale
dell’abitazione
the variable permeability of
the brick screen in the zone
overlapping the end of the
lateral wing of the house

18

21

19

C A S AB E LLA 9 0 7 29
 22 25

22
dettaglio dello spigolo sud-est
southeast corner detail
23
il giardino sul retro
the back garden
24
vista interna del soggiorno
interior view of the living
area
25
lo studio sul lato ovest del
cortile
the studio on the western
side of the courtyard
26
il percorso d’accesso all’interno
del patio
path of access to the interior
of the patio

26

23

24

30 Varianti della domesticità

27

27
il diaframma di mattoni visto
dalla corte
the brick diaphragm seen
from the courtyard

C A S AB E LLA 9 0 7 31
1

32 Varianti della domesticità

Rama Estudio
Casa Lasso, Ecuador
1
vista laterale: casa Lasso
sorge in una pianura ai margini
di un bosco di eucalipti
lateral view: the Lasso
house stands on a plain next
to a eucalyptus grove
C A S AB E LLA 9 0 7
Una casa, una trave il contesto è sempre significativo sia da un
Camillo Magni punto di vista morfologico, topografico e
Rama Estudio è una realtà professionale nata a
Quito dalla collaborazione tra Carla Chávez,
Felipe Donoso e Carolina Rodas, tre giovani
architetti ecuadoriani formatisi tra l’Università
Cattolica dell’Ecuador e le Politecniche di
Barcellona e Madrid. La loro ricerca si
distingue per la capacità di coniugare le forme
del progetto contemporaneo con quelle della
tradizione. In questo processo si riconosce un
approccio comune a diversi contesti
dell’America Latina (e non solo), in cui emerge
il valore della memoria come dispositivo
evocativo e di qualità dell’architettura.
Eludendo le retoriche del vernacolare o del
pittoresco, questi progetti mostrano la qualità
dell’imprevisto, dell’imperfezione,
dell’interferenza che le preesistenze offrono al
progetto. È un dialogo raffinato in cui il
confronto con le abitudini più consolidate
caratterizza il progetto contemporaneo,
favorendo sorprendenti sperimentazioni.
L’obiettivo è costruire un’architettura che
superi la schematica dicotomia moderno/
tradizione a favore di un più libero modo di
usare i materiali attingendo a repertori formali
sia nuovi sia antichi, utilizzando componenti
esistenti, reinterpretando sistemi costruttivi
tradizionali e aggiornando spazialità popolari
ai nuovi stili di vita. Non a caso il rapporto con esposti ai venti dominanti e proteggono la
insediativo, sia da un punto di vista simbolico,
perché capace di evocare i caratteri storici e le
atmosfere ambientali dei luoghi in cui i
progetti sorgono.
Casa Lasso è un esempio di tutto questo:
costruita nella provincia del Cotopaxi
all’interno della fattoria San José, immersa in
una zona rurale caratterizzata da un rigoglioso
bosco di eucalipti, la costruzione reinterpreta le
tradizioni costruttive vernacolari usando
materiali locali e impiegando manodopera
artigianale. A tal fine sono state impiegate
murature portanti “tapial” in terra cruda
compressa dentro casseri di legno declinate in
cinque setti strutturali paralleli tra loro e
longitudinali al terreno. Lo spessore dei muri è
di 40 cm a cui si aggregano una serie di
contrafforti di 80 cm per un totale di 120 cm di
spessore. Sono murature architettonicamente
rilevanti che condizionano il carattere
dell’edificio attraverso la matericità, l’inerzia
termica, l’odore e la dimensione della terra. Un
cordolo in cemento armato corre lungo il colmo
dei muri e funge da appoggio per le travi del
tetto e da connessione dei setti al fine di
irrigidire la struttura e renderla, con il
contributo dei contrafforti, antisismica. Lunghi
muri privi di finestre caratterizzano i fronti
33
2
2, 3
viste del prospetto sud: i muri
in terra cruda privi di finestre
proteggono la casa dai forti
venti dominanti
views of the south elevation:
the rammed earth walls
without windows protect the
house against the prevailing
winds
4
dettaglio dell’angolo ovest: una
trave reticolare in legno sostiene
un’ampia copertura a doppia
falda
views of the south elevation:
the rammed earth walls
3
without windows protect the
house against the prevailing
winds
5
pianta del piano terra,
prospetti nord e sud, sezione
longitudinale lungo la campata
centrale, prospetti laterali e
sezioni trasversali dell’area del
camino e della zona pranzo
ground floor plan, north
and south elevations,
longitudinal section of the
central span, lateral facades
and cross-sections of the
fireplace area and dining
room
4
34 Varianti della domesticità
qualità termica dell’interno, mentre i lati corti
sono aperti al paesaggio attraverso ampie
vetrate che consentono allo sguardo di
attraversare l’intera costruzione. Due travi
reticolari in legno appoggiate sulle murature
centrali sorreggono un’evocativa copertura
a doppia falda. La dimensione di queste travi
consente di inserire un piccolo soppalco
abitabile nella zona centrale della casa che
impreziosisce lo spazio interno e offre una
sorprendente visione sull’orizzontalità della
campagna circostante.
Il fulcro dell’abitazione è la zona dedicata
al camino, simbolo antico dell’unità familiare:
quest’area occupa il centro della pianta ed è
evidenziata dal cambio di quota del pavimento,
ribassato di 62 cm al fine di disegnare il
perimetro dello spazio dedicato al focolare
e di circondarlo con una serie di panche in
legno. L’interno è caratterizzato da muri
paralleli che rendono lo spazio impermeabile
in una direzione e totalmente fluido nell’altra,
rafforzando la continuità degli interni e il
rapporto con l’esterno. È uno spazio senza
gerarchie che assume molteplici funzioni
e si prolunga verso le aree aperte della casa:
una terrazza e un secondo focolare.
Una serie di pannelli scorrevoli in legno
consente di trasformare radicalmente lo spazio
domestico e di suddividerlo in più ambienti: due
camere da letto, un soggiorno e una grande
cucina con servizi. Questa flessibilità si riverbera
negli arredi mobili, in particolare nei letti a
ribalta che possono comparire e scomparire a
seconda degli usi. Tutti gli arredi sono integrati
all’architettura: modulati sul ritmo dei
contrafforti, ne occupano le intercapedini
trasformando un semplice muro in un sistema
di arredo abitato.
Il valore dell’architettura di Casa Lasso
risiede nel sofisticato dialogo tra forme
contemporanee e atmosfere tradizionali capaci
di evocare le radici rurali del contesto. È
nell’equilibrio di questa sottile ambiguità che
riconosciamo l’interesse della ricerca di Rama
Estudio e la qualità delle loro costruzioni.
 6 9

6
dettaglio del prospetto ovest:
l’ampia copertura protegge
un’area esterna connessa con
l’interno della casa
detail of the west elevation:
the large roof protects an
outdoor area connected to
the interior of the house
7
dettaglio della scala in ferro che
conduce al soppalco della zona
giorno
detail of the iron staircase
leading to the loft in the
living area
8 10
vista della zona ribassata
intorno al camino
view of the recessed zone
around the fireplace 7
9
vista della zona notte: gli
elementi d’arredo si inseriscono
nel ritmo dei contrafforti murari
con piccole finestre a illuminare
i letti
view of the bedroom zone:
the furnishings are inserted
in the rhythm of the masonry
braces with small windows to
light the beds
10, 11
un sistema di pannelli
scorrevoli e arredi mobili
trasforma la zona notte: 11
confronto tra il sistema aperto
e quello chiuso
a system of sliding panels
and mobile furnishings
transforms the bedroom
zone: comparison between
open and closed system 8

36 Varianti della domesticità

12

12
vista del soggiorno
caratterizzato dai muri in terra
cruda, dalla doppia trave
reticolare in legno e dal
movimento del suolo che
evidenzia l’area intorno al
camino
view of the living area with
walls in rammed earth, a
double wooden reticular
beam and the level shift that
emphasizes the area around
the fireplace
13
le ampie finestre e i muri in
terra cruda orientano lo sguardo
verso il paesaggio circostante
the large windows and walls
in rammed earth orient the
gaze towards the
surrounding landscape

13

C A S AB E LLA 9 0 7 37
1

ADRIEN GENRE

38 Varianti della domesticità

Charles Pictet
Chalet a Lens, Svizzera

Rame battuto e calcestruzzo armato sulla questione. Gli architetti contemporanei

1
dettaglio della facciata in lastre
di rame e cemento armato
detail of the facade in copper
sheets and reinforced
concrete
Chalet armé en cuivre et beton svizzeri, indipendentemente dalla lingua con
Nicola Braghieri cui parlano e dal luogo in cui si trovano,
Che piaccia o meno, il genere d’edificio
presentato su queste pagine è comunemente
chiamato con il nome di chalet. Benché
l’etimologia sia assai controversa, altrettanto
quanto la tipologia e le tecniche con cui è
costruito, questo appellativo racchiude i
molteplici caratteri dell’abitazione tradizionale
svizzera ed è figura indispensabile per la
definizione dell’identità nazionale. Sicuro è
invece che, grazie a una fortunata narrazione
romantica e a una tenace attività di
promozione territoriale, lo chalet sia un
elemento chiave della mitologia alpina. A ogni
buon conto, è una parola del lessico volgare
moderno che non appartiene, almeno nel
significato a cui oggi è associato, alle lingue
originarie, cioè l’arpitan, il franco-provenzale
alpino, e i vari Töitschu, gli antichi dialetti alto- prescrizioni normative e le aspirazioni dei suoi
alemanni. Ça va sans dire che tutti lo utilizzano
e tutti ne rivendicano, a loro modo, la
paternità: i francofoni per la dizione, i
germanofoni per la natura costruttiva. Base
apodittica di ogni discorso sulla casa svizzera
è, comunque, che «Der Germane baut in Holz,
der Romane in Stein», cioè «i tedeschi
costruiscono in legno e i latini in pietra». Tale
assunto è il leitmotiv che accompagna ogni
dissertazione, più o meno colta e accademica,
costruiscono oggi rincorrendo ben altre regole
e abitudini che quelle dei popoli antichi. Regole
e abitudini che rispondono naturalmente alle
perverse normative “estetizzanti” imposte dalle
amministrazioni locali in fatto di salvaguardia
del territorio e di rispetto degli standard
energetici.
Charles Pictet è un architetto ostinato.
Anche quando riceve l’incarico di costruire un
edificio ai margini di una vasta lottizzazione
nella quale, da più di cinquant’anni, si è
accumulato un campionario completo di ogni
razza di chalet, dalle versioni neo-vernacolari
alle tipiche ville a forma di “televisore” dallo
sconsolante gusto “modernetto alpino”. La
difficile condizione in cui si è trovato è stata
quella di far convivere, giocoforza, le
committenti con il carattere della costruzione,
in un contesto in cui l’architettura tradizionale,
profondamente legata al suo territorio, ha
perduto la ragion d’essere senza trovare
un’espressione degna e coerente con le
esigenze contemporanee.
Poste queste condizioni di base, Charles
Pictet decide senza indugio di guardare altrove,
cioè verso quel patrimonio inestimabile, e per
la gran parte sconosciuto, di opere in cemento

C A S AB E LLA 9 0 7 39
 armato costruite in modo intensivo dalla
seconda metà del Novecento in ogni angolo
del Cantone.
Veri capolavori di ingegneria idraulica
e infrastrutturale che hanno impegnato
due generazioni di architetti locali e, di
conseguenza, condizionato la pratica del
mestiere. Per quasi cinquant’anni, l’architettura
civile è stata caratterizzata dalla decisa
affermazione di un linguaggio di sintesi
radicale tra i materiali della logica industriale
e gli elementi lessicali della tradizione
vernacolare. Senza alcun compiacimento
o sfrontatezza, saranno questi gli elementi
ricorrenti di un diffuso “brutalismo gentile”,
che ha senza ambiguità affascinato Charles
Pictet e orientato il suo lavoro. Guardando
a queste opere di un negletto passato assai
prossimo, è possibile ritrovare le ragioni
e la natura stessa dell’architettura alpina,
nella quale si svela l’esatta e necessaria
corrispondenza tra forma e funzione, dunque
tra materia e tecnica, tra superficie e struttura,
tra facciata e pianta.
A sottolineare questa poetica, Charles
Pictet sceglie, pur dovendo affrontare non
poche difficoltà tecniche, di costruire lasciando
la struttura portante all’esterno e di isolare
l’edificio internamente. Le alte prestazioni, a
basso costo, dell’isolamento perimetrale oggi
impongono maledettamente la scelta opposta
quasi come obbligata. Così, la trama grezza del
cemento, che riporta vistosamente l’impronta
del cassero, contrasta con il rivestimento
preciso delle lamine di rame incise con un
motivo geometrico, alludendo esplicitamente
all’eterna dialettica, di cui si è già accennato,
tra pietra e legno. Ma attenzione, non
necessariamente ciò che era di pietra è ora
di cemento e ciò che era di legno ora è di rame.
Il gioco è ben più sottile e trascende dalla
dimensione estetica per pervenire alla
condizione morale, dove la costruzione esprime
la sua natura senza finzione o compromesso.
Attitudine dialettica che per Charles Pictet non
ammette alcuna manipolazione. Valga per
40 Varianti della domesticità
tutto la scelta coraggiosa del disegno del
grande arco che, pur imponente, non dissimula
la sua natura materica lasciando evidente,
fino al limite dell’intradosso, la nitida trama
verticale del cassero ligneo impressa sul sottile
spessore del muro in cemento armato.
La trama, ottenuta lasciando macerare per
una settimana supplementare le tavole di abete
prima della scasseratura, caratterizza tutte le
murature e accentua, grazie alla presenza di
pochi giunti, la forza grezza della struttura e
l’ordine gigante degli elementi. I giunti delle
fasi di getto sono tra loro disallineati in modo
da dissimulare i livelli interni e rendere
inafferrabile la lettura “a scala domestica”
dell’edificio.
Tale ambiguità tra la dimensione abitativa
e quella funzionale è rimarcata da alcuni
importanti elementi quali le balaustre in
cristallo, omaggio borghese in raffinato
contrasto al ruralismo del tetto in scandole di
larice e alle imponenti grondaie senza pluviali
appese a sbalzo alla struttura in calcestruzzo.
Anche le finestre, dai serramenti in legno di
larice impregnato con mordente scuro, sono
incredibilmente grandi, quasi aperture per
fienili o turbine elettriche. Contrasti e ricercate
ambiguità che arricchiscono ogni dettaglio
del progetto, interno ed esterno, in pianta
e in facciata. Questo gioco, costruito intorno
alle abitudini e ai gesti quotidiani, ha come
risultato un impianto che, pur cercando
di affermare una sua vocazione domestica,
ribadisce la natura composita e multiforme del
suo meraviglioso repertorio brutal-vernacolare.
 2

2, 3
vista da valle e vista di scorcio
dal pascolo
view from downhill and view
of the pasture
FILIPPO SIMONETTI

3
FILIPPO SIMONETTI

C A S AB E LLA 9 0 7 41
 4

4
vista da monte sull’entrata
view of the entrance from
uphill
5, 6
dettagli della facciata a valle
details of the lower facade
7
piante, prospetti e sezione
plans, elevations and section

FILIPPO SIMONETTI
5 6
ADRIEN GENRE

ADRIEN GENRE

42 Varianti della domesticità

7

Charles Pictet Architectes

Associés, Chalet in Vallese,
Lens, Svizzera
Casa adagiata su di un pendio
delle Alpi Svizzere

scheda del progetto

progetto
Charles Pictet Architectes
Associés
direttore di progetto e
collaboratore
Adrien Genre
strutture
BISA Sierre
impianti
Charles Pictet
committente
privato
dati dimensionali
452 mq superficie lorda
370 mq superficie netta
2.318 mc volume
cronologia
2013: progetto
2014–18: costruzione
localizzazione
Lens, Canton Vallese,
Svizzera

fotografie
Adrien Genre
Filippo Simonetti

0 5m

C A S AB E LLA 9 0 7 43
 FILIPPO SIMONETTI ADRIEN GENRE
8

44
Varianti della domesticità
11
10

FILIPPO SIMONETTI FILIPPO SIMONETTI

 12 14

8–11
dettagli delle logge e dell’entrata
details of the loggias and the
entrance
12–15
viste dell’interno: le grandi
vetrate sul paesaggio circostante
e i collegamenti verticali tra
i vari livelli
interior views: the large
window on the surrounding
landscape and the vertical
connections of the various
levels

FILIPPO SIMONETTI
FILIPPO SIMONETTI

15

13
FILIPPO SIMONETTI

ADRIEN GENRE

C A S AB E LLA 9 0 7 45
 16 18

16, 17, 18
viste dell’interno: distribuzione
di spazi e volumi
interior views: layout
of the spaces and volumes
19
il camino
the fireplace
20
vista dell’atelier di pittura
al piano inferiore
view of the painting studio
on the lower level
FILIPPO SIMONETTI

17

ADRIEN GENRE
19
FILIPPO SIMONETTI

ADRIEN GENRE

46 Varianti della domesticità

FILIPPO SIMONETTI 20

C A S AB E LLA 9 0 7 47
1

48 Varianti della domesticità

Daniel Moreno
Flores
Casa Tejas Voladoras, Quito, Ecuador
1
scorcio del soggiorno
view of the living area
2 completato la costruzione della casa
Jose María Saez con Daniel
Moreno Flores, casa Los
Algarrobos, Puembo, Distretto
metropolitano di Quito,
2009–11
Jose María Saez with Daniel
Moreno Flores, Casa Los
Algarrobos, Puembo, Quito
Metropolitan District,
2009–11
C A S AB E LLA 9 0 7
Apparente ingenuità e reale ricercatezza: che rappresenta un esempio di come in Ecuador
un’opera recente di un architetto ecuadoregno si vada consolidando una ricca classe borghese
Jean-Marie Martin che va trasformando località rurali quali
Ecuador: stretto tra Colombia, Perù e l’Oceano Puembo insediandovisi con le proprie case
Pacifico, conta circa 17 milioni di abitanti; è per le vacanze, ha una superficie di 338 mq,
attraversato dall’Equatore; il Prodotto Interno la “Casa de las Tejas Voladoras” è di soli 68 mq.
Lordo pro capite nel 2017 è stato di 11.500 Il progetto si è definito a partire da un confronto
dollari (60.000 negli Stati Uniti). La Parroquia serrato tra l’architetto e la committente, Emilia
Pifo, che fa parte del Distretto metropolitano Andrade. Logopedista, Andrade è una dei
di Quito, conta circa 16.000 abitanti ed è fondatori di Deidayvuelta, una casa editrice
considerata la “porta di accesso” all’Amazzonia. specializzata nella pubblicazione di libri
Qui, nel 2018, Daniel Moreno Flores ha illustrati e promotrice di iniziative a favore della
diffusione della lettura, nonché guida della
unifamiliare che presentiamo in queste pagine. sezione ecuadoregna del Picnic de Palabras,
Moreno Flores è nato in Francia nel 1984; una attività che ha preso avvio a Bogotá e che
si è laureato in architettura alla Pontificia ora coinvolge quindici città sudamericane. Nel
Universidad Católica del Ecuador, dove ha avuto parco La Carolina di Quito Picnic de Palabras
come insegnante l’architetto spagnolo Jose organizza incontri aperti, durante i quali i
María Saez con il quale ha collaborato alla cittadini, ma soprattutto i bambini, vengono
costruzione (2009–11) di un’opera inusuale guidati alla lettura. E come un luogo di lettura
ma rappresentativa delle trasformazioni sociali Moreno Flores ha progettato la casa di Emilia
2 Andrade, organizzata intorno a uno spazio
generosamente vetrato, che accoglie un soppalco
raggiungibile grazie e una scala zoppa ben
concepita. Apparentemente gli ambienti interni
sono stati disegnati senza concedere spazio
alla ricercatezza, in realtà gli accostamenti
dei diversi materiali recuperati –il laterizio,
le componenti strutturali in legno di eucalipto
in atto in Ecuador, la casa Los Algarrobos grezzo, montanti e trabeazioni, i rivestimenti
a Puembo, non lontano da Quito. Se questa villa, e i pavimenti in cannucciato– sono frutto
49
3
3, 4
vedute d’insieme dell’abitazione
circondata dal verde
overall views of the house
surrounded by greenery
4
50 Varianti della domesticità
di un gusto raffinato e per nulla ingenuo.
Che quello che si vede all’opera osservando gli
ambienti della casa di Emilia Andrade sia un
gioco smaliziato lo conferma la configurazione
dell’involucro. Anche in questo caso sono stati
impiegati in buona misura materiali riciclati, la
cui presenza definisce l’immagine inusuale con
cui la costruzione si offre alla vista, così diversa
da quella della casa Los Algarrobos. A rendere
suggestiva questa immagine concorrono,
soprattutto, i paramenti liberi che proteggono
dal sole le superfici vetrate, formati cucendo tra
di loro con il filo metallico delle vecchie tegole.
Oltre che per l’uso inconsueto di un
materiale usato comunemente per altri scopi,
questa interpretazione del brise-soleil è resa
ancor più curiosa dal fatto che i coppi
grezzamente disposti in file verticali o inclinate
sono retti da leggere strutture in ferro, risultando
così indipendenti dal rivestimento della casa,
mentre definiscono degli spazi protetti o di
servizio al suo intorno. Anche le pareti in cotto
che individuano l’ingresso sono trattate come
superfici libere, dato che non sono appoggiate
sul terreno ma su plinti in calcestruzzo; in
questo modo concorrono a rendere ancor più
percepibile che il montaggio per parti dell’intera
costruzione ha avuto come fine quello di
trasmettere una immagine di spontanea, ma in
realtà ben congegnata leggerezza. Ma, ciò detto,
bisogna riconoscere che il risultato ottenuto da
Moreno Flores si segnala per la sua originalità e
freschezza. Soprattutto gli spazi interni,
intelligentemente orientati per avvalersi delle
viste offerte dal paesaggio e dalla vegetazione
circostante, sono modellati da una concezione
non conformista della domesticità che non
dovrebbe essere azzardato immaginare risultato
del dialogo che l’architetto e la committente
hanno saputo instaurare. Ne è derivata una
costruzione eterodossa e per nulla ingenua.
L’errore più grave sarebbe quello di osservarla
facendo proprio il luogo comune secondo il quale
la cultura nel mondo si differenzia in base al
valore del Prodotto Interno Lordo pro capite nei
diversi Paesi.
5

5, 6
la casa è circondata dagli alberi,
inserita nel lotto come se fosse
sempre stata lì, e come se la
vegetazione circostante facesse
parte integrante della casa
the house is surrounded by
trees, inserted on the lot as if
it had always been there, and
as if the trees were an
integral part of the dwelling

C A S AB E LLA 9 0 7 51
 7 11

7, 8
schizzi di studio
study sketches
9
utilizzo e disposizione
delle essenze
use and positioning
of the types of trees
10
studio della copertura
roof study
11
esploso assonometrico 8
exploded isometric
12
pianta del piano terra e della
copertura. Legenda 1 ingresso
2 soggiorno 3 pranzo 4 cucina
5 camera 6 servizi. Sezioni A-A
e B-B e sezione prospettica.
Il corpo principale è configurato
come un impluvio con un pozzo
di luce sul lato inferiore;
all’esterno vi è una terrazza
inclinata, delimitata dalle
piastrelle sospese e dal cielo, e
questo spazio è destinato alla
lettura, il secondo volume
configura la camera da letto, in
rapporto visivo diretto con la
montagna, il terzo volume è
composto da piani sovrapposti
9
che abbracciano un albero: tutto
il suo fogliame ricade nel bagno
ground floor plan and roof
plan. Legend 1 entrance
2 living area 3 dining room
4 kitchen 5 bedroom
6 services. Sections A-A and
B-B. The main volume is
configured as an impluvium
with a light well on the
smaller side; outside, there is
a sloping terrace bordered by
suspended tiles and the sky;
this space is set aside for
reading; the second volume
contains the bedroom, in
direct visual relation to the
mountain; the third volume
is composed of stacked levels
that embrace a tree: its
foliage falls into the 10
bathroom

52 Varianti della domesticità

12

5m
Daniel Moreno Flores
Casa de las Tejas Voladoras,
Ecuador

scheda del progetto

progetto
Daniel Moreno Flores

0
6 5
impresa
Luis Guamán
strutture
1
Patricio Cevallos
collaboratori
Nicole Montero, Cristian
Navarrete, Martín Pasaca,
Jaime Tillería, Pablo
2 4 3 Betancourt
committente
Emilia Andrade
dati dimensionali
130 mq superficie costruita,
esterno
68 mq superficie costruita,
interno
cronologia
2018: completamento
localizzazione
Pifo, Quito, Ecuador

fotografie
JAG Studio
Santiago Vaca Jaramillo

C A S AB E LLA 9 0 7 53
 13 16

13–17
diverse fasi della costruzione;
per la sua realizzazione sono
stati impiegati materiali
recuperati dalla natura
circostante e dalla città, come
le piastrelle che sono state
recuperate da tre case diverse
a Quito; la casa è fatta di legno SANTIAGO VACA
di abete rosso, la struttura
è di legno di eucalipto, come
le doghe che provengono da
una vecchia casa di città; oltre
al mattone per il tetto, al vetro
14
e alla fibra di cemento è stato
utilizzato il legno di totora
del Lago di San Pablo
various construction phases;
for the construction,
materials recovered from
the surrounding nature and
the city have been utilized,
like the tiles salvaged from
three different houses in
Quito; the house is made of
red spruce, with a structure
in eucalyptus wood, like the
boards taken from an old
SANTIAGO VACA

house in the city; besides

brick for the roof, glass and
fiber cement, totora wood
from Lago San Pablo has
been used 15 17
18, 19, 20
disposizione delle tegole
arrangement of the tiles
SANTIAGO VACA

SANTIAGO VACA

54 Varianti della domesticità

 18 20

19
SANTIAGO VACA

C A S AB E LLA 9 0 7 55
21 23

22 24

56 Varianti della domesticità

25 28

21–29
scorci della struttura, dettagli
degli esterni e degli interni
views of the structure, details
of exteriors and interiors

26

27 29

C A S AB E LLA 9 0 7 57
 30 32

30–34
la casa completata e la
distribuzione dei suoi spazi
interni per il giorno e per la
notte
the completed house and the
layout of its interiors for day
and night zones

33

31

58 Varianti della domesticità

34

C A S AB E LLA 9 0 7 59
1

60 Varianti della domesticità

Fuminori Nousaku
e Mio Tsuneyama
Casa a Nishioi, Tokyo, Giappone

Lo spirito dei tempi e il riuso fai da te dell’impronta antropica sul pianeta, acuita
Marco Biagi dall’esperienza personale del disastroso
Questo progetto di una coppia di giovani terremoto del 2011 e del conseguente incidente
architetti giapponesi per il proprio studio- alla centrale nucleare di Fukushima. La
abitazione a Tokyo solleva interrogativi e strategia che ha consentito a Fuminori Nousaku
sollecita alcune riflessioni. Riflessioni sullo stato e Mio Tsuneyama di conciliare esigenze e
dell’arte dell’architettura e sul possibile ruolo di aspirazioni si è incentrata su quello che oggi,
tale attività nella società attuale e del prossimo con espressione anglosassone, è chiamato
futuro. L’architettura è sempre espressione di adaptive reuse, ovvero la trasformazione
una civiltà, il riflesso di una situazione, di un e la conversione d’uso di fabbricati esistenti.
1
il modello esposto alla Biennale
gusto, di condizionamenti materiali, culturali, Un’opzione ancora, relativamente, poco
di Seoul nel 2019 nonché, ovviamente, del punto di vista dei frequentata in Giappone, dove, per tradizione,
the model shown at the Seoul propri artefici sul mondo in cui vivono. prevale la pratica di una sostituzione rapida
Biennial in 2019
Nell’architettura giapponese, i punti di vista e capillare del tessuto edilizio e si è abituati
sanno essere spesso radicali, mai assertivi, a ricostruire periodicamente anche templi
sicuramente formulati con una coerenza millenari. Una pratica, tuttavia, destinata
rigorosa e intransigente, poco familiare al verosimilmente a crescere e a diffondersi negli
temperamento occidentale. In controtendenza anni a venire, proprio in una prospettiva
rispetto a certe sublimazioni estetizzanti verso auspicabile di contenimento dei consumi e
l’astratto e l’immateriale, che pure tengono riduzione degli scarti da smaltire. Trasformare
banco sulla scena architettonica del Sol Levante, e convertire non significa solo ridistribuire spazi
l’intervento illustrato in queste pagine “scava”, è e scendere a patti con la tipologia, ma vuol dire
il caso di dire, letteralmente nella dimensione affrontare delicati problemi di interpolazione
fisica e funzionale dell’organismo edilizio, e sovrapposizione tra vecchio e nuovo, problemi
disinteressandosi, apparentemente, di problemi di consolidamento degli elementi strutturali,
di forma, di espressione e, persino, di finitezza ad esempio, o di adeguamento impiantistico
dell’opera. I presupposti risiedono nel budget e prestazionale dei manufatti, tutt’altro che
limitato a disposizione della coppia di banali da dipanare e risolvere. Dentro la logica
professionisti trentacinquenni e, soprattutto, del recupero e dell’adeguamento in fieri si
nella loro sensibilità generazionale per il tema è sviluppato il singolare esperimento di
epocale della sostenibilità ambientale e “Urban Wild Ecology” intrapreso da Nousaku

C A S AB E LLA 9 0 7 61
2
2
panorama del quartiere di
Nishioi, a Tokyo, attraversato
dalla linea sopraelevata dello
Shinkansen
panoramic view of the
Nishioi area in Tokyo,
crossed by the elevated
Shinkansen line
3, 4
vedute da nord con l’ingresso
principale e le vetrate dello
studio sull’angolo all’incrocio
tra due strade di quartiere
views from north with
the main entrance and the
windows of the studio on
3
the corner of two streets
in the neighborhood
5, 6, 7
fasi di incamiciatura e rinforzo
del pilastro angolare
phase of cladding and
reinforcement of the corner
pillar
8, 9, 10
la posa della coibentazione
in polistirene estruso al piano
terra
installation of extruded
polystyrene insulation
on the ground floor
11
la ricostruzione delle pareti
d’affaccio sulla strada
reconstruction of the walls
4
facing the street
12, 13, 14
la sostituzione dei pavimenti
in legno di recupero e piastrelle
a mosaico ceramico
replacement of the flooring
with recycled wood and
ceramic mosaic tile
15–18
la realizzazione dell’aiuola verde
davanti all’entrata
creation of the green area
in front of the entrance
62 Varianti della domesticità
e Tsuneyama a partire dal 2017, incisivamente
compendiato dallo slogan “Holes in the House”.
I “buchi in casa” sono le aperture ritagliate nei
solai che separano i quattro livelli di
un’abitazione a struttura in acciaio, risalente
alla bolla speculativa degli anni Ottanta,
acquistata a basso costo nel comprensorio
depresso di Nishioi, Tokyo, quartiere speciale
di Shinagawa. Sono rotture “fisiche”, volte a
scardinare l’angusta compartimentazione
verticale dei vani e istituire una continuità tra i
piani che favorisca la circolazione del calore, dal
basso, e della luce, dall’alto. Ma si tratta anche
di “rotture” metaforiche di schemi preconcetti,
di convenzioni sociali, di prassi invalse per cui,
nella metropoli nipponica, l’accesso alla prima
residenza, per una giovane coppia, passa
necessariamente per l’indebitamento finanziario
e l’affidamento alle soluzioni “chiavi in mano”
preconfezionate dal mercato immobiliare. Gli
squarci sono dunque gesti sovversivi, effrazioni
attraverso le quali suggerire la possibilità di
scenari alternativi, di percorsi più autentici,
partecipati e consapevolmente responsabili,
sebbene maggiormente incerti negli esiti.
L’approccio è esperienziale, quasi
situazionista. Non c’è un vero progetto, un
disegno finale. C’è solo il processo e l’obiettivo
tendenziale di affinare il congegno in corso
d’opera. Migliorarne l’efficienza, la versatilità,
adattarlo a corrispondere alle mutevoli necessità
di vita e lavoro nell’ecosistema urbano
contemporaneo, ricorrendo alle risorse che
si rendono via via disponibili. Oltre agli
sventramenti lungo le scale, all’eliminazione
dei controsoffitti, all’esposizione a vista di cavi
elettrici e lampade, appesi con funi alle travi
dei solai, gli interventi più rilevanti sull’edificio
si sono focalizzati al piano terreno, promosso
da magazzino a ufficio con valenza dimostrativa
e di incentivo nei confronti delle numerose
opportunità analoghe presenti nel vicinato.
Due grandi vetrate scorrevoli mettono in
comunicazione l’interno con la strada.
Il pilastro d’angolo, ammalorato, è stato
incamiciato, rinforzato e impiegato come
5 6 7

8 9 10 11

12 13 14

15 16 17 18

C A S AB E LLA 9 0 7 63
 19
X

19, 20
viste dal basso della sequenza di
bucature lungo le scale
views from below of the
sequence of openings along
the stairs
21, 22
viste del modello e del
manifesto grafico studiato per
presentare il progetto
views of the model and of the
graphic poster developed to
present the project

20

64 Varianti della domesticità

 21

supporto per una coppia di sedute appoggiate Fuminori Nousaku Architects

e Studio mnm Mio Tsuneyama
alle pareti. I tamponamenti prefabbricati in Progetto “Holes in the House”,
calcestruzzo alleggerito sono stati coibentati e ristrutturazione di una casa
rivestiti con tavole di legno di cedro e cipresso a Nishioi, Tokyo, Giappone

locale destinate allo smaltimento e recuperate scheda del progetto

da uno stand temporaneo. Così pure il progetto
Fuminori Nousaku Architects
pavimento, riscaldato con un sistema di e Studio mnm Mio
serpentine ad acqua calda e di tubi perimetrali Tsuneyama
progettisti
da cui il calore risale, attraverso i vuoti, fino alla Fuminori Nousaku, Mio
mansarda, dov’è nuovamente convogliato in Tsuneyama
basso per mezzo di condotti ventilati. Pannelli dati dimensionali
42,74 mq superficie dell’area
solari in copertura contribuiscono al fabbisogno occupata
energetico dell’alloggio. L’acqua piovana, raccolta 149,84 mq superficie totale
di pavimento (154,77 mq
in una cisterna, è riciclata per alimentare i esistente – 4,93 mq buchi)
sanitari e annaffiare le piante. In prossimità cronologia
dell’ingresso, una porzione di asfalto è stata 2017–in corso: progetto
e realizzazione
asportata per ricavare un angolo fresco di verde localizzazione
per l’estate, mentre vasche per il compostaggio Nishioi, Tokyo, Giappone
e la coltivazione domestica di ortaggi sono fotografie
installate sul tetto e sulla terrazza della cucina. Fuminori Nousaku
Ryogo Utatsu / Neoplus Sixten
All’ultimo piano, la realizzazione di una Inc.
lavanderia insonorizzata e di uno stenditoio
sul lato sud scherma la camera da letto dal sole 22
e dal sibilo penetrante dei treni superveloci che
sfrecciano a poca distanza sulla linea
sopraelevata dello Shinkansen. L’elenco dei
provvedimenti attuati potrebbe proseguire.
Provvedimenti puntuali, concepiti ed eseguiti con
spirito da bricoleur, sulla spinta di pragmatismo
“ecologico” che avrebbe come traguardo ideale
la casa off-grid e/o zero-energy. L’estetica della
“rovina” e del “non finito” che ne deriva e che il
procedimento legittima non è un fine quanto un
effetto collaterale. Una conseguenza che trascrive
sotto altra forma, peraltro, quei caratteri di
precarietà e impermanenza tipici dell’architettura
giapponese.
Ricordava a suo tempo Fosco Maraini, che
in Giappone il concetto di bellezza è legato alla
natura, mentre il termine città non esprime
neppure la civitas, come in Occidente, ma indica
il luogo del mercato, degli affari, delle
produzioni che, in quanto tale, basta che
funzioni: «inserirvi dei valori estetici esulerebbe
dal contesto specifico, striderebbe
costituzionalmente con l’oggetto».

C A S AB E LLA 9 0 7 65
23 24
N

CONPOST SOLAR
PANEL
KITCHEN
GARDEN

[CONCIME] Sul tetto c’è un piccolo orto

Collecting heat using solar heat per coltivare verdure. Gli scarti della

ROOF PLAN [CALORE] La luce e il calore del sole sono

risorse fondamentali. Persino in città
肥 cucina vengono mescolati al terriccio e
trasformati in compost che immette

熱 possiamo sfruttare la potenza del sole:

installiamo pannelli sul tetto per
sostanze nutritive nel suolo, aiutando gli
ortaggi a crescere. Si produce quindi una
circolazione verticale di cibo e compost.
raccoglierne il calore e lo usiamo per
riscaldare l’acqua, sia per il sistema di
riscaldamento sia per l’impianto idrico. Al fine di
raccogliere più calore in inverno, i pannelli sono Solar Heat Collector
inclinati con un’angolazione di 40°. I pannelli solari Yazaki EcoSolar TypeII
sono dispositivi efficienti ed economici. 2002×1002×60mm

[CARTA] [ISOLAMENTO] È importante isolare con cura il

HANGER PIPE soffitto dell’ultimo piano, perché il calore del sole lo colpisce
Heating Medium Pype12φ
紙 direttamente ed è facile che esso si diffonda nell’ambiente.
Poiché la lana di roccia è aderente al solaio, è problematico
fissare ulteriore materiale termoisolante. Abbiamo quindi
conservato l’intradosso e il tessuto non tessuto del soffitto
CLOSET
Ceiling:
断 esistente, sigillando le intercapedini tra i due con fibra di
cellulosa ricavata da carta riciclata, per esempio da vecchi
giornali. Anche se il tessuto non tessuto produce delle onde
Non Woven Fabric sul soffitto, per via del peso della fibra di cellulosa, l’effetto ha
DOW

Exhaust Fan150φ Cellulose Fiber200t un che di morbido e gradevole.

Laundry Poles 27φ
DOUBLE WIN

BEDROOM HOLE DUCT

Outer Wall:
Diatomaceous Earth2t
Styrofoam 45t
Noise from train
POLYCARBONATE Intake warm air accumulated
SLIDING DOOR
Double Sliding Door:
[ASSORBIMENTO]
L’aria calda si
LAUNDRY
Wooden Sash + Polycarbonate 2t
吸 raccoglie all’ultimo
piano, vicino al [VENTILAZIONE] Quando il clima è mite, abbiamo la
possibilità di aprire il lucernario per ventilare
LAUNDRY POLE soffitto, ed è diffusa
nelle stanze al primo piano per
mezzo di ventole e condotti.
Handrail: Japanese Cedar45t

[SILENZIO] Abbiamo
換 naturalmente l’edificio, sfruttando la differenza di
temperatura tra il primo e l’ultimo piano. Se il
lucernario è aperto di notte o al mattino presto, lo
[RUMORE] [ASCIUGARE] Il ridotto il rumore del

音
percorso sopraelevato della linea
ferroviaria Tōkaidō Shinkansen e
Baluster：
St-〇27φ
静 treno Shinkansen
installando tramezzi in
spazio si rinfresca. Se dormiamo, invece, non lo
apriamo a causa del rumore.

THIRD FLOOR PLAN il percorso della linea Yokosuka policarbonato tra la

corrono molto vicino alla casa. stanza da letto e la stanza del
洗濯機
Ogni volta che passa il treno, si bucato. Possiamo così goderci un
sonno profondo mentre la luna e le
乾 sente un forte sferragliamento.
La cosa risultava particolarmente
fastidiosa nelle prime ore del
stelle brillano soavi dal lucernario.

mattino, nella stanza da letto [PIANTE] La veranda al

secondo piano era angusta e
KITCHEN
GARDEN
all’ultimo piano. Inoltre, la luce del sole
entra dal lato sud e la casa vicina non è
abbastanza alta da bloccarla, ma questo non
Warm air ascending through the hole
植 non offriva grandi possibilità
di utilizzo, così abbiamo
portava grandi benefici perché la camera da
St-Pl 12t costruito una fioriera al
letto di solito non è vissuta nelle ore diurne.
Chemical Anchor margine della panca addossata alla
Anzi, d’estate il sole in eccesso rendeva la finestra per realizzare un collegamento con
camera sgradevolmente calda. La soluzione la natura e l’esterno. Il panorama della
è stata dividere il piano e creare un solarium città è pertanto filtrato dal verde. La
sul lato meridionale, ideale per stendere il Fireproof:
fioriera garantisce anche una certa privacy
bucato, dato che quest’ultimo non risente Rockwool Sheet Fireproof:
Fireproof: rispetto al vicino condominio. Poiché
del rumore. Il risultato è stato un ambiente Makibe Rockwool Sheet , Makibe possiamo accedervi dalla cucina, abbiamo
BATH 1 Rockwool Sheet , Makibe
in programma di coltivarvi perilla, pepe e
più confortevole per il sonno, vestiti e Fireproof:
[FORATURA] L’aria vicina al altre erbe gastronomiche.
lenzuola perfettamente asciutti e un Rockwool Sheet , Makibe
KITCHEN pavimento è riscaldata dal
ambiente più fresco d’estate. Outer Wall:
Diatomaceous Earth2t 孔 calore radiante che proviene
COUNTER

Styrofoam 45t dai mattoni riscaldati con

acqua calda. L’aria calda sale Outer Wall:
Diatomaceous Earth2t
al piano più alto attraverso le Styrofoam 45t
CURTAIN forature praticate nei solai di ogni piano.
Air Dact:
LIVING/DINING Window Frame: Japanese Cedar30t
Alminium Laminated Glass Cloth
Thermometer and Hygrometer Glasswool 20t [INTONACO] La
Dact150φ superficie esterna del
HOLE DUCT [DOPPIO] Gli infissi scorrevoli in
alluminio, a ghigliottina, hanno 塗 pannello in calcestruzzo

重 trent’anni e un vetro singolo che

non garantisce un isolamento
Double Sliding Window [MISURAZIONE]
Per poter valutare le
cellulare leggero ALC
non ha isolamento.
Dopo aver smantellato
Double
Sliding Window

測
Handrail: Japanese Cedar45t
termico soddisfacente, mentre le condizioni la finitura esistente, vi è stato
finestre a lamelle non sono a tenuta stagna ambientali, applicato polistirolo da 30 mm con
e, quindi, d’inverno, lasciano entrare aria misuriamo la un adesivo, incollato direttamente
fredda. Tuttavia, sostituirle con serramenti temperatura e l’umidità nelle al pannello tramite farina fossile.
più efficienti costa troppo, senza considerare stanze di ogni piano. La Baluster: St-〇27φ Per risparmiare, lo abbiamo
le difficoltà di lavorare a un’altezza così differenza di temperatura tra il montato noi stessi.
elevata. Aggiungere delle finestre interne ai pianterreno e il terzo piano era
telai scorrevoli in alluminio è il modo più di circa 5° a marzo. È un
semplice per aumentare l’isolamento esercizio utile studiare la
termico senza produrre rifiuti. sensazione che si prova nello
spazio e associarla a un valore
numerico.
Warm air ascending
SECOND FLOOR PLAN through the hole
St-Pl 12t
ケミカルアンカー

[ACQUA CALDA] Sul tetto

dell’edificio di quattro piani
湯 raccogliamo il calore del sole per
riscaldare l’acqua. I pannelli
solari sono inclinati in direzione Air Intake Fan 150φ
dei raggi del sole. Il calore viene
raccolto nel vetro da tubi che contengono Distribution Panel Blowing warm air
liquido antigelo; da lì viene inviato al
serbatoio dell’acqua calda tramite una
pompa di circolazione. L’acqua si riscalda
nel serbatoio per poi essere utilizzata in [COMUNE] Una stanza giapponese è
bagno e in cucina. [TERRA] Eliminare la pavimentazione [CONDOTTI DI AERAZIONE] Le
per tradizione polivalente, senza una
JAPANESE JAPANESE 土 nel corridoio d’ingresso ha trasformato
la superficie in un doma (pavimento di
terra), e ciò significa che le persone
送 stanze giapponesi affacciate solo
a nord diventano
particolarmente fredde
共 funzione rigida. Le stanze giapponesi
sono progettate per essere flessibili e
ROOM 1 ROOM 2 possono entrare con le scarpe. Questo d’inverno, a causa della usate dalla comunità. Ad esempio,
ha creato una sorta di spazio intermedio che porta mancanza di luce solare diretta. Per possono fungere da spazi privati, aule o camere
dalla scala esterna all’interno della casa, con il rimediare, dirigiamo in questi spazi l’aria per gli ospiti.
risultato che il confine tra la casa e l’esterno si è calda che si accumula all’ultimo piano
spostato all’interno. L’area con il pavimento di attraverso appositi condotti.
terra è uno spazio presente in molte case
PAPER SLIDING DOOR giapponesi, in cui le persone si siedono sul bordo
della superficie di tatami e chiacchierano dopo aver
studiato. Paper Sliding Doors
ENTRANCE DUCT Electrical Wiring

BATH 2 HOLE
Drainpipe:
Galvalume 75φ

Rising warm air

Dirt Floor:
Paint Clear

FIRST FLOOR PLAN Existing Rock Wool , Paint White

LED Lighting LED Lighting
[TAGLIO] Solitamente, Existing Rock Wool, Paint White

切 l’obiettivo è ottenere la
massima metratura
totale possibile. In Outer Wall:
[MATERIALI] Cable Wiring Rack questo edificio, tuttavia, Japanese Cedar Panel Board 12t
Abbiamo raccolto per raggiungere obiettivi Styrofoam 45t

A 材 materiali di scarto e li
abbiamo riutilizzati
Outer Wall:
Japanese Cedar Panel Board 12t
Styrofoam 45t
apparentemente incompatibili,
abbiamo preso l’insolita decisione
[APERTO] In origine, il pianterreno era un deposito di carta
chiuso da serrande. Se si osservano gli edifici circostanti, sembra
come materiali da
costruzione. Il legno
di tagliare la soletta di cemento e
creare aperture che collegano i vari
che tutti i pianterreni fossero impiegati dalle fabbriche come
magazzini, ma molti oggi sono chiusi. Questi magazzini e le
開 [PIOGGIA] La pioggia che cade
di cedro e cipresso della zona, piani. fabbriche inutilizzati offrirebbero la possibilità di aprire piccole sull’edificio viene raccolta. Come accade
T REET che era destinato allo normalmente in città, si accumula in una
FRO N T S
Hot Water Tank
Yazaki Ecosolar TypeⅡ
attività. Per dare un esempio, abbiamo deciso di eliminare le serrande e
smaltimento dopo essere stato 1795×592×715 praticare una grande apertura d’angolo in modo da creare uno spazio di grondaia, viene scaricata e penetra nel
usato per qualche mese in lavoro visibile. Poiché il muro esterno del pianterreno non è a rischio terreno. Noi la raccogliamo per annaffiare
un’esposizione, è stato riciclato d’incendio, sono stati usati doppi vetri in resina. le piante e per lo scarico dei sanitari. La
YUZU nelle finiture di pavimenti e Rain usiamo anche per annaffiare
RAIN pareti. Tutto diventa spazzatura, [LEGNO] [FUOCO] Bruciare pellet di legno e sfruttare il Resin
calore.
water le fioriere delle case adiacenti,
se gli esseri umani lo liquidano
雨 nel vicolo, e instaurare
Sash with Double Glazing Glass
Poiché bruciano completamente, i pellet di legno non
come spazzatura. È importante producono fumo, quindi sono adatti alle aree urbane. È un relazioni di vicinato.
BENCH ispirarsi allo spirito mottainai sistema perfetto per la nostra casa di quattro piani, perché non
(basso spreco) che comporta la richiede la costruzione di un camino. Il combustibile viene
MOMIJI scelta di usare le cose finché bruciato sul posto, quindi anche l’efficienza energetica è buona.
possibile, invece di gettarle alla Sia l’aria sia il corpo si riscaldano
prima occasione. lentamente. Possiamo anche divertirci a
Rainwater Tank

cuocere piatti sulla stufa. 木 火 600φ×960

Reetaining Wall:
Circulating Hinoki Wood Panel Board15t Beeswax Wax
LF

heating medium Structural Plywood 12t

BOOK SHE

Styrofoam 45t

WORKPLACE Heat Exchanger

Radiant heat from hot water Radiant heat from hot water Radiant heat from hot water
COUNTER
Floor:
U-Groove
Hinoki Wood Flooring15t , Bwwax Wax
Basement Door: Structural Plywood Board24t Crosslinked Polyethylene Pipe
Japanese Cedar 30t Styrofoam100t

BASEMENT
DOOR U-Groove
Crosslinked Polyethylene Pipe

[IMMAGAZZINARE] [CALDO] [CONFINE] [RIVESTIMENTO] [SEDUTE] Il pilastro d’acciaio

TANK all’angolo era ricoperto da una piastra d’acciaio su cui
Il liquido antigelo viene usato nel sistema
蓄 暖 境 di riscaldamento a pavimento che sfrutta
lo scambio termico ed è composto di un
si appoggiava la serranda, ma quando la copertura è
stata rimossa, abbiamo scoperto che la base della
巻 座
serbatoio di acqua calda e tubi in colonna era arrugginita a causa di vecchie
polietilene reticolato. Li abbiamo isolati con polistirolo di 100 mm di infiltrazioni di acqua piovana. Per rinforzarla, abbiamo dovuto fissare una
spessore, in modo che il calore non si disperda nella soletta di cemento. Una lastra di cemento attorno al pilastro, finché non è apparsa l’armatura
canalina a U, posata lungo il perimetro della casa, ospita i tubi. Il calore esistente. A quel punto abbiamo quindi inserito una nuova armatura con un
dell’acqua che passa attraverso di essi si trasferisce nel cemento circostante. ancoraggio chimico e versato il calcestruzzo in uno stampo che era di 150 mm
Demolished Demolished Lo scopo è riscaldare il perimetro dell’edificio, che subisce maggiormente gli più largo della sezione trasversale del pilastro e alto 700 mm dal rivestimento
effetti della temperatura esterna dell’aria, in modo da creare un ambiente del pavimento. Abbiamo costruito le sedute per la zona riunioni sfruttando lo
New GROUD FLOOR PLAN New confortevole nello spazio dell’ufficio senza usare energia supplementare. spessore del rinforzo in calcestruzzo, in modo che l’utente possa ora sedersi e
DETAIL SECTION PLAN
lavorare alla finestra, godendo della vista sulla città.
Plants S=1/100 Plants S=1/20

66 Varianti della domesticità

23
piante dei piani di copertura,
terzo, secondo, primo e terra con
le indicazioni del demolito e del
costruito
plans of the roof, third,
second, first and ground
floors, with indications of
demolition and construction
24
sezione con le indicazioni del
demolito e del costruito
section with indications of
demolition and construction.
[CALORE] La luce e il calore del
sole sono risorse fondamentali.
Persino in città possiamo
sfruttare la potenza del sole:
installiamo pannelli sul tetto per
raccoglierne il calore e lo usiamo
per riscaldare l’acqua, sia per il
sistema di riscaldamento sia per
l’impianto idrico. Al fine di
raccogliere più calore in inverno,
i pannelli sono inclinati con
un’angolazione di 40°. I pannelli
solari sono dispositivi efficienti
ed economici.
[RUMORE] [ASCIUGARE] Il
percorso sopraelevato della linea
ferroviaria Tōkaidō Shinkansen
e il percorso della linea Yokosuka
corrono molto vicino alla casa.
Ogni volta che passa il treno, si
sente un forte sferragliamento.
La cosa risultava particolarmente
fastidiosa nelle prime ore del
mattino, nella stanza da letto
all’ultimo piano. Inoltre, la luce
del sole entra dal lato sud e la
casa vicina non è abbastanza alta
da bloccarla, ma questo non
portava grandi benefici perché la
camera da letto di solito non è
vissuta nelle ore diurne. Anzi,
d’estate il sole in eccesso rendeva
la camera sgradevolmente calda.
La soluzione è stata dividere il
piano e creare un solarium sul
lato meridionale, ideale per
stendere il bucato, dato che
quest’ultimo non risente del
rumore. Il risultato è stato un
ambiente più confortevole per il
sonno, vestiti e lenzuola
perfettamente asciutti e un
ambiente più fresco d’estate.
[DOPPIO] Gli infissi scorrevoli in
alluminio, a ghigliottina, hanno
trent’anni e un vetro singolo che
non garantisce un isolamento
termico soddisfacente, mentre le
finestre a lamelle non sono a
tenuta stagna e, quindi,
d’inverno, lasciano entrare aria
fredda. Tuttavia, sostituirle con
serramenti più efficienti costa
troppo, senza considerare le
difficoltà di lavorare a un’altezza
così elevata. Aggiungere delle
finestre interne ai telai scorrevoli
C A S AB E LLA 9 0 7
in alluminio è il modo più
semplice per aumentare
l’isolamento termico senza
produrre rifiuti.
[ACQUA CALDA] Sul tetto
dell’edificio di quattro piani
raccogliamo il calore del sole
per riscaldare l’acqua. I pannelli
solari sono inclinati in direzione
dei raggi del sole. Il calore viene
raccolto nel vetro da tubi che
contengono liquido antigelo; da
lì viene inviato al serbatoio
dell’acqua calda tramite una
pompa di circolazione. L’acqua
si riscalda nel serbatoio per poi
essere utilizzata in bagno e in
cucina.
[MATERIALI] Abbiamo raccolto
materiali di scarto e li abbiamo
riutilizzati come materiali da
costruzione. Il legno di cedro e
cipresso della zona, che era
destinato allo smaltimento dopo
essere stato usato per qualche
mese in un’esposizione, è stato
riciclato nelle finiture di
pavimenti e pareti. Tutto diventa
spazzatura, se gli esseri umani lo
liquidano come spazzatura. È
importante ispirarsi allo spirito
mottainai (basso spreco) che
comporta la scelta di usare le
cose finché possibile, invece di
gettarle alla prima occasione.
[IMMAGAZZINARE] [CALDO]
[CONFINE] Il liquido antigelo
viene usato nel sistema di
riscaldamento a pavimento che
sfrutta lo scambio termico ed è
composto di un serbatoio di
acqua calda e tubi in polietilene
reticolato. Li abbiamo isolati con
polistirolo di 100 mm di
spessore, in modo che il calore
non si disperda nella soletta di
cemento. Una canalina a U,
posata lungo il perimetro della
casa, ospita i tubi. Il calore
dell’acqua che passa attraverso
di essi si trasferisce nel cemento
circostante. Lo scopo è
riscaldare il perimetro
dell’edificio, che subisce
maggiormente gli effetti della
temperatura esterna dell’aria, in
modo da creare un ambiente
confortevole nello spazio
dell’ufficio senza usare energia
supplementare.
[ASSORBIMENTO] L’aria calda si
raccoglie all’ultimo piano, vicino
al soffitto, ed è diffusa nelle
stanze al primo piano per mezzo
di ventole e condotti.
[MISURAZIONE] Per poter
valutare le condizioni
ambientali, misuriamo la
temperatura e l’umidità nelle
stanze di ogni piano. La
differenza di temperatura tra il
pianterreno e il terzo piano era
di circa 5° a marzo. È un
esercizio utile studiare la
sensazione che si prova nello
spazio e associarla a un valore
numerico.
[TERRA] Eliminare la
pavimentazione nel corridoio
d’ingresso ha trasformato la
superficie in un doma
(pavimento di terra), e ciò
significa che le persone possono
entrare con le scarpe. Questo ha
creato una sorta di spazio
intermedio che porta dalla scala
esterna all’interno della casa,
con il risultato che il confine tra
la casa e l’esterno si è spostato
all’interno. L’area con il
pavimento di terra è uno spazio
presente in molte case
giapponesi, in cui le persone si
siedono sul bordo della
superficie di tatami e
chiacchierano dopo aver
studiato.
[TAGLIO] Solitamente, l’obiettivo
è ottenere la massima metratura
totale possibile. In questo
edificio, tuttavia, per
raggiungere obiettivi
apparentemente incompatibili,
abbiamo preso l’insolita
decisione di tagliare la soletta di
cemento e creare aperture che
collegano i vari piani.
[SILENZIO] Abbiamo ridotto il
rumore del treno Shinkansen
installando tramezzi in
policarbonato tra la stanza da
letto e la stanza del bucato.
Possiamo così goderci un sonno
profondo mentre la luna e le
stelle brillano soavi dal
lucernario.
[FORATURA] L’aria vicina al
pavimento è riscaldata dal calore
radiante che proviene dai
mattoni riscaldati con acqua
calda. L’aria calda sale al piano
più alto attraverso le forature
praticate nei solai di ogni piano.
[CONDOTTI DI AERAZIONE] Le
stanze giapponesi affacciate solo
a nord diventano
particolarmente fredde
d’inverno, a causa della
mancanza di luce solare diretta.
Per rimediare, dirigiamo in
questi spazi l’aria calda che si
accumula all’ultimo piano
attraverso appositi condotti.
[APERTO] In origine, il
pianterreno era un deposito di
carta chiuso da serrande. Se si
osservano gli edifici circostanti,
sembra che tutti i pianterreni
fossero impiegati dalle fabbriche
come magazzini, ma molti oggi
sono chiusi. Questi magazzini e
le fabbriche inutilizzati
offrirebbero la possibilità di
aprire piccole attività. Per dare
un esempio, abbiamo deciso di
eliminare le serrande e praticare
una grande apertura d’angolo in
modo da creare uno spazio di
lavoro visibile. Poiché il muro
esterno del pianterreno non è a
rischio d’incendio, sono stati
usati doppi vetri in resina.
[LEGNO] [FUOCO] Bruciare
pellet di legno e sfruttare il
calore. Poiché bruciano
completamente, i pellet di legno
non producono fumo, quindi
sono adatti alle aree urbane. È
un sistema perfetto per la nostra
casa di quattro piani, perché
non richiede la costruzione di
un camino. Il combustibile
viene bruciato sul posto, quindi
anche l’efficienza energetica è
buona. Sia l’aria sia il corpo si
riscaldano lentamente.
Possiamo anche divertirci a
cuocere piatti sulla stufa.
[RIVESTIMENTO] [SEDUTE] Il
pilastro d’acciaio all’angolo era
ricoperto da una piastra
d’acciaio su cui si appoggiava la
serranda, ma quando la
copertura è stata rimossa,
abbiamo scoperto che la base
della colonna era arrugginita a
causa di vecchie infiltrazioni di
acqua piovana. Per rinforzarla,
abbiamo dovuto fissare una
lastra di cemento attorno al
pilastro, finché non è apparsa
l’armatura esistente. A quel
punto abbiamo quindi inserito
una nuova armatura con un
ancoraggio chimico e versato il
calcestruzzo in uno stampo che
era di 150 mm più largo della
sezione trasversale del pilastro e
alto 700 mm dal rivestimento del
pavimento. Abbiamo costruito le
sedute per la zona riunioni
sfruttando lo spessore del
rinforzo in calcestruzzo, in
modo che l’utente possa ora
sedersi e lavorare alla finestra,
godendo della vista sulla città.
[CONCIME] Sul tetto c’è un
piccolo orto per coltivare
verdure. Gli scarti della cucina
vengono mescolati al terriccio e
trasformati in compost che
immette sostanze nutritive nel
suolo, aiutando gli ortaggi a
crescere. Si produce quindi una
circolazione verticale di cibo e
compost.
[CARTA] [ISOLAMENTO] È
importante isolare con cura il
soffitto dell’ultimo piano, perché
il calore del sole lo colpisce
direttamente ed è facile che esso
si diffonda nell’ambiente. Poiché
la lana di roccia è aderente al
solaio, è problematico fissare
ulteriore materiale
termoisolante. Abbiamo quindi
conservato l’intradosso e il
tessuto non tessuto del soffitto
esistente, sigillando le
intercapedini tra i due con fibra
di cellulosa ricavata da carta
riciclata, per esempio da vecchi
giornali. Anche se il tessuto non
tessuto produce delle onde sul
soffitto, per via del peso della
fibra di cellulosa, l’effetto ha un
che di morbido e gradevole.
[VENTILAZIONE] Quando il
clima è mite, abbiamo la
possibilità di aprire il lucernario
per ventilare naturalmente
l’edificio, sfruttando la differenza
di temperatura tra il primo e
l’ultimo piano. Se il lucernario è
aperto di notte o al mattino
presto, lo spazio si rinfresca. Se
dormiamo, invece, non lo
apriamo a causa del rumore.
[PIANTE] La veranda al secondo
piano era angusta e non offriva
grandi possibilità di utilizzo,
così abbiamo costruito una
fioriera al margine della panca
addossata alla finestra per
realizzare un collegamento con
la natura e l’esterno. Il panorama
della città è pertanto filtrato dal
verde. La fioriera garantisce
anche una certa privacy rispetto
al vicino condominio. Poiché
possiamo accedervi dalla cucina,
abbiamo in programma di
coltivarvi perilla, pepe e altre
erbe gastronomiche.
[INTONACO] La superficie
esterna del pannello in
calcestruzzo cellulare leggero
ALC non ha isolamento. Dopo
aver smantellato la finitura
esistente, vi è stato applicato
polistirolo da 30 mm con un
adesivo, incollato direttamente
al pannello tramite farina
fossile. Per risparmiare, lo
abbiamo montato noi stessi.
[COMUNE] Una stanza
giapponese è per tradizione
polivalente, senza una funzione
rigida. Le stanze giapponesi
sono progettate per essere
flessibili e usate dalla comunità.
Ad esempio, possono fungere da
spazi privati, aule o camere per
gli ospiti.
[PIOGGIA] La pioggia che cade
sull’edificio viene raccolta. Come
accade normalmente in città, si
accumula in una grondaia, viene
scaricata e penetra nel terreno.
Noi la raccogliamo per
annaffiare le piante e per lo
scarico dei sanitari. La usiamo
anche per annaffiare le fioriere
delle case adiacenti, nel vicolo, e
instaurare relazioni di vicinato.
Traduzione italiana di Teresa
Albanese per Scritpum, Roma.
67
 25 29

25, 26
cantiere di trasformazione
dell’ex magazzino al piano terra
worksite for the
transformation of the fomer
warehouse on the ground
level
27, 28
scorci dello studio completato
views of the completed studio
29, 30, 31
viste del soggiorno, pranzo,
cucina e bagno al secondo piano
views of the living and dining
rooms, kitchen and bath on
the second floor
26

30

27

31

28

68 Varianti della domesticità

32

32, 33
campo e controcampo della
camera da letto nella mansarda
view and opposite view of the
bedroom in the attic

33

C A S AB E LLA 9 0 7 69
34 35

36

70 Varianti della domesticità

37

34
scorcio della stanza
“giapponese” al primo piano,
conservata nel suo assetto
originario e utilizzata come
spazio versatile per gli ospiti o
come aula per riunioni e
conferenze
view of the “Japanese” room
on the first floor, kept in its
original layout and used as a
versatile space for guests,
meetings and conferences
35, 36
viste dal piano primo al piano
terra e dal terzo al secondo
views from the first floor to
the ground floor, and from
the third floor to the second
37
lo sventramento dei solai e la
struttura d’acciaio a vista tra i
piani secondo e terzo
gutting of the slabs and the
exposed steel structure
between the second and
third floors

C A S AB E LLA 9 0 7 71
72 Turning Point: Smiljan Radic, Casa Chica
 Smiljan Radic,
Casa Chica, 1996
Il senso dell’accaduto
Andrea Ambroso
L’angolazione da cui Smiljan Radic osserva il reale è il pre-
sente, inteso nella sua duplice accezione di memoria –in bi-
lico tra narrazione storica e percorsi dell’autobiografia– e
attesa. Se la memoria àncora la costruzione alla regola e alla
prassi, l’attesa la apre all’eventualità e alla possibilità, in un
fragile equilibrio. E di questa fragilità Radic ha fatto la co-
stante della sua ricerca, lavorando senza riconoscere al pro-
getto il fine di proporre soluzioni definitive e immutabili. In
Cile, in «una terra senza impronte»1 dove la memoria, ma an-
che la geografia e la geologia sono in continua trasforma-
zione, la fragilità si fa stabile. Qui, tra queste tensioni e con-
traddizioni, Radic innesta una nuova dialettica –conscio che
la tradizione è il prodotto delle domande che noi sappiamo
rivolgere a quanto è accaduto– per definire assetti formali
che variano di continuo, si modificano, perdurano, resistono
e poi muoiono. Tra le montagne di Vilches, a sud di Santiago
del Cile, su un altopiano basaltico dominato da una foresta
di querce, nel 1996 Radic inizia, assieme alla moglie scul-
trice Marcela Correa, l’“auto-costruzione” di Casa Chica. La
piccola abitazione sorge su un terreno di proprietà della fa-
miglia Correa che si amplierà nel corso degli anni dal mezzo
ettaro iniziale a trentadue ettari, per diventare a tutti gli ef-
fetti un laboratorio costruttivo. Alla Casa Chica (1996) si af-
fiancheranno, nel corso di circa vent’anni, la Casa A (2008),
la Casa di Heidegger (2009), la Casa del Poema dell’Angolo
Retto (2012), la Casa Trasparente (2012) e l’Atelier Corral
(2015) per la moglie scultrice. In ognuno di questi edifici, re-
alizzati per la sua famiglia, Radic elabora allo stesso tempo
il recupero di memorie e tradizioni e l’attuazione di nuovi
principi costruttivi e insediativi. I prototipi abitativi, concepiti
come un’unica stanza, sono abitazioni-rifugio, spazi minimi
C A S AB E LLA 9 0 7
che soddisfano le necessità primarie dei suoi abitanti. Am-
bienti transitori tra natura e mondo antropizzato, rappresen-
tano il luogo più prossimo alla natura e alla solitudine.
Al bordo di un crepaccio, Casa Chica prospetta il fiume
Lircay. La casa è definita da una pianta rettangolare libera,
di 3,66 x 5,92 m e 2,26 m di altezza – rispettando i dettami
del Modulor di Le Corbusier. Il rifugio incorpora nella stessa
unità spaziale i servizi indispensabili, una piccola cucina a
legna e un bagno. Il rapporto con il sito diventa peculiare: un
muro di contenimento in pietra –con pianta a “C” e ali ad al-
tezze diverse– funge da parete di fondo dell’intera abita-
zione. Il lato corto, più basso, è completato da un collage di
frammenti, un patchwork di oggetti recuperati e collezionati
nel tempo da Radic e da Marcela Correa. Questo spazio abi-
tativo, fisicamente compresso, fa da contraltare all’ampia
apertura vetrata che guarda verso il fondovalle.
Il muro di contenimento è la componente architettonica
alla quale il progetto ha assegnato un ruolo da protagonista:
è insieme fondazione e recinto della casa; edifica il luogo e
delimita il concreto spazio dell’abitare, stabile, privato, in-
timo. Parzialmente sprofondato nel terreno, realizza un gu-
scio primordiale, alla ricerca dell’atmosfera originaria, del
regno primitivo delle percezioni e dell’immaginazione.
Si tratta di una struttura ricorrente che Radic utilizza
con lo stesso intento fin dalla sua prima opera, l’Embarca-
dero Dolores (San Rafael 1990), e successivamente nella
realizzazione dell’Atelier Corral.
Il muro si configura come un’antica pirca, nome che de-
riva dal quechua pirqa –parete, recinto di pietra– e che
identifica una costruzione utilizzata comunemente dai po-
poli andini fin dai tempi delle civiltà precolombiane. Le rocce
73
1

SMILJAN RADIC

74 Turning Point: Smiljan Radic, Casa Chica

 2
1
—Casa Chica, Vilches, Cile, inverno
1996. La Casa Chica è il primo
rifugio costruito da Smiljan Radic
con Marcela Correa, concepita
come un rifugio di montagna, una
piccola grotta di soli 30 mq. Il tema
dominante è quello della caverna
primitiva che denota la volontà di
tornare all’origine primordiale
dell’uomo-animale
–Casa Chica, Vilches, Chile,
winter 1996. Casa Chica is the
first refuge built by Smiljan Radic
with Marcela Correa, conceived
as a mountain refuge, a small
grotto of just 30 m2. The main
3
theme is that of the primitive
cavern, indicating the desire to
return to primordial man-animal
origins
2 3 4
—Casa A, Vilches, Cile, 2008:
schizzi di progetto, vista frontale
e laterale. Con la nascita dei due
figli, Radic e Marcela Correa
abbandonano Casa Chica e
iniziano la trasformazione di una
casa esistente sullo stesso lotto.
Radic elimina tutte le
superfetazioni accumulate durante
la vita dell’abitazione,
semplificandone la forma e la
struttura e riportando la casa alla
tipologia iniziale della “Frame A”.
A causa del terremoto del 2010
la casa è crollata
–Casa A, Vilches, Chile, 2008:
project sketches, frontal and

GONZALO PUGA
lateral view. After the birth of
two children, Radic and Marcela
Correa abandoned Casa Chica
and began the transformation 4
of an existing house on the same
lot. Radic eliminated all the
elements added during the life
of the house, simplifying its form
and structure and taking the
house back to its initial typology
as an “A Frame.” The house
collapsed due to an earthquake
in 2010

GONZALO PUGA

C A S AB E LLA 9 0 7 75
 5
5
—Casa di Heidegger, Vilches, Cile,
2009, vista frontale. Il nome deriva
dalla similitudine formale della
casa con il noto rifugio di
Heidegger nella Foresta Nera.
La casa venne completamente
rivestita in fonola, un materiale
ondulato di cartone
impermeabilizzato, povero,
economico e fragile
—Heidegger house, Vilches,
Chile, 2009, frontal view. The
name comes from the famoust
hut of Heidegger in the Black
Forest. The house is completely
clad in fonola, a waterproofed
corrugated material, humble,
economical and fragile
6
—Casa Trasparente, Vilches, Cile,
2010–12, vista frontale. Un altro
esempio di trasformazione di una
casa esistente: Radic semplifica
il volume del 60%, il rivestimento in
policarbonato trasparente permette
la continuità visiva tra interno ed
esterno, enfatizzando la fragile
struttura di legno dipinta di bianco
—Transparent house, Vilches,
SMILJAN RADIC

Chile, 2010–12, frontal view.

It is another example of
transformation of an existing
structure: Radic simplifies the
6
volume by 60%; the transparent
polycarbonate cladding permits
indoor-outdoor visual continuity,
emphasizing the fragile white
painted wooden structure
7 8 9
—Casa del Poema dell’Angolo
Retto, Vilches, Cile, 2012, in
costruzione, vista laterale e vista
interna con in evidenza la scultura
di Marcela Correa e il lucernario.
Dopo il crollo di Casa A, Radic inizia
la costruzione della Casa del Poema
dell’Angolo Retto, nome che deriva
dall’omonima opera di Le Corbusier,
pubblicata nel 1955, concepita
come un involucro di cemento
all’esterno e di legno all’interno
—House for the Poem of the Right
Angle, Vilches, Chile, 2012, under
construction; lateral view and
interior view showing the
sculpture by Marcela Correa and
the skylight. After the collapse of
Casa A, Radic began construction
of the House for the Poem of the
Right Angle, a name derived from
the work thus titled by Le
Corbusier published in 1955; the
house’s enclosure is in concrete
GIORGIO MASTINU

on the outside and wood on

the inside

76 Turning Point: Smiljan Radic, Casa Chica

 7

C A S AB E LLA 9 0 7
9

77
GIORGIO MASTINU GONZALO PUGA
 10

GONZALO PUGA
11 12
GONZALO PUGA

GONZALO PUGA

78 Turning Point: Smiljan Radic, Casa Chica

 13
10 11 12
—Atelier Corral, Vilches, Cile,
autunno 2015. Viste esterna e
interna e del recinto in pietra con
attrezzi di lavoro di Marcela Correa.
Con il termine corral si definisce un
recinto per animali costruito con
materiali comuni reperiti sul luogo.
L’Atelier Corral è un recinto venivano da loro selezionate e accatastate
costruito con tasselli di pietra per poi essere impiegate nella recinzione
scolpiti a cui si contrappone una dei terreni e nella realizzazione di depositi
fragile tenda sorretta da una trave
di acciaio che funge da carroponte per attrezzi agricoli o corti per animali. Le
per spostare le sculture costruzioni rurali sorgevano “spontanee”

—Atelier Corral, Vilches, Chile,
fall 2015. Exterior and interior
views, view of the stone
enclosure with work tools of
Marcela Correa. The Spanish
term corral indicates an
enclosure for animals built with
ordinary materials found at the
site. Atelier Corral is a shelter
made with blocks of sculpted
stone that form a contrast with
a fragile curtain supported by
a steel beam that functions
as a gantry for the movement
of the sculptures
13 14
GONZALO PUGA
dai materiali facilmente reperibili nell’am-
biente circostante, secondo un processo
in cui la creazione del paesaggio antropiz- 14
zato nasceva dalla decostruzione del pae-
saggio naturale.
Appropriandosi di questo processo
esperienziale, Radic e Marcela Correa en-
trano in contatto con la densità delle pie-
tre, il loro peso, la loro posizione, i loro co-
lori e le loro dimensioni, per costruire un
oggetto arcano, archeologicamente risco-
perto, un object trouvé primitivo. «Per

GONZALO PUGA
—Ristorante Mestizo, Santiago quattro mesi abbiamo raccolto», ricor-
del Cile, Cile, 2007: il fronte
dell’edificio affacciato sul Parque
dano, «pietre tagliate e lavorate dai prigio-
Las Américas; vista interna della nieri di Santiago, trasferendole là per co-
copertura sorretta da grandi pietre struire le mura. Volevamo che la costru-
di basalto
—Mestizo restaurant, Santiago, zione avesse il carattere di un vecchio
Chile, 2007: the front of the luogo, per ancorarlo al sito»2.
building facing Parque Las Il muro di Radic ripropone una strut-
Américas; interior view of the
roof supported by large basalt tura vernacolare che suggerisce un’atmo-
stones sfera antica, genera un oggetto che ap-
15 pare quasi preesistente all’intervento 15
—Serpentine Gallery Pavilion, dell’architetto, una sorta di rovina ritrovata,
Kensington Gardens, Londra, 2014
—Serpentine Gallery Pavilion, essenziale «per dimostrare all’altro che qui
Kensington Gardens, London, qualcosa è successo. È la parte esteriore
2014 “necessaria” per la nuova costruzione»3.
Sarà negli anni successivi, in partico-
lare con il Ristorante Mestizo (Santiago
del Cile, 2007), uno scheletro di cemento armato sorretto
da pietre di basalto, e la sofisticata Serpentine Gallery Pavi-
lion (Londra, 2014), un guscio in resina sottile, fragile e se-
mitrasparente sospeso su grandi pietre, che Radic svilup-
IWAN BAAN

perà la sua ricerca attorno al tema dell’oggetto riscoperto.

La sua riflessione matura si concentrerà attorno alle follies,
costruzioni, o parti di costruzioni, che segnalavano luoghi od
organizzavano percorsi, capricci architettonici in grado di ri-
svegliare, sin da tempi molto lontani, la memoria, suscitare
la sorpresa e stimolare l’immaginazione di visitatori o pas-

C A S AB E LLA 9 0 7 79
 16
santi. Nel paradosso di un elemento artifi-
ciale che finge di essere naturale, la folly
rifiuta la distinzione di vero e falso e ciò 18
che giustifica la sua esistenza è «solo il —Le Dolmen, Parco Jean-Jacques
GONZALO PUGA
16
—installazione di Marcela Correa
all’interno del terreno di Vilches
—installation by Marcela Correa
inside the lot in Vilches, Chile
17
—Casa Chica durante
l’autocostruzione
—Casa Chica during self-
construction of the house

suo apparire. Il suo apparire, solamente», Rousseau, Ermenonville, Francia

—Le Dolmen, Parc Jean-Jacques
come sostiene Radic4. Rousseau, Ermenonville, France
Nella costruzione di Casa Chica, che 19
17
trova la propria origine e forma in un pro- —Embarcadero Dolores,
cesso additivo di materiali raccolti nel San Rafael, Cile, 1990
—Embarcadero Dolores,
tempo, il collage diventa strumento co- San Rafael, Chile, 1990
struttivo. «La Casa Chica era effettiva- 20
mente una collezione di materiali e oggetti —Casa Chica, Vilches, Cile
che Marcela Correa aveva raccolto per —Casa Chica, Vilches, Chile
anni», ha scritto Radic, «raccolto, o addi-
rittura affollato in una struttura d’acciaio
di sei metri per quattro metri: finestre piccole e molto pe-
santi provenienti da una demolizione, massi fluviali del po-
sto, pezzi di marmo portoghese ricevuti in dono, una stufa a
legna, una canna fumaria, legno di quercia grezza lo-
18
cale…»5.
Ispirato dalla sensibilità del ready-made e influenzato
dall’universo estetico della moglie, agli occhi dell’architetto
gli oggetti si presentano come forme in divenire, evocative
di antichi significati e generatrici di nuovi nel passaggio dal
tempo del collezionare al tempo dell’abitare.
Quando riscopre questi oggetti comuni, Radic non co-
struisce una scenografia statica e nostalgica ma, al contra-
rio, si impadronisce di un tessuto culturale, di un’economia
e di un sistema insediativo rurale tipici della Valle Centrale
del Cile, fatto di prassi, abitudini e regole. Così, la cucina a
legna, come nelle abitazioni contadine, diventa la presenza
principale nella casa. La stufa, simbolo dell’hogar, il luogo
del fuoco attorno al quale la famiglia si riunisce per scal-
19
darsi e nutrirsi, ne è il cuore pulsante. La doccia, il barbecue,
il vecchio tavolo di campagna e i mortai in pietra trovano po-
sto all’esterno, dilatando lo spazio domestico. Il recinto
dell’abitazione non è più definito dai limiti strutturali, le pa-
reti, ma dalla stessa superficie abitabile colonizzata da ma-
nufatti domestici essenziali.
Ma Radic non costruisce lo spazio in relazione agli og-
getti, sono piuttosto gli oggetti che si auto-dispongono se-
guendo una logica di “interazione magnetica”, per cui
ognuno di loro caratterizza un particolare campo di forze in

80 Turning Point: Smiljan Radic, Casa Chica

 20

SMILJAN RADIC

C A S AB E LLA 9 0 7 81
21 22

23 24

Smiljan Radic Clarke

Casa Chica, Vilches, Cile

scheda del progetto

progetto
Smiljan Radic
costruzione
Smiljan Radic Clarke (architetto),
Marcela Correa Maturana (scultrice)
dati dimensionali
1 ettaro superficie del lotto
30 mq superficie costruita
cronologia
1995: progetto
1996: costruzione
localizzazione
Vilches, Talca, Cile

fotografie
Giorgio Mastinu
Gonzalo Puga
Smiljan Radic

82 Turning Point: Smiljan Radic, Casa Chica

 25
21—24
—Casa Chica, schizzi e disegni
di Smiljan Radic: sovrapposizione
pianta e sezione prospettica;
proiezione ortogonale. Al centro la
pianta, in alto la copertura, a destra,
a sinistra e in basso i prospetti, in
alto a sinistra il tavolo e il barbecue
esterni alla casa; particolare base alla propria forza attrattiva o repul-
costruttivo del serramento verticale siva. Seguendo questa logica funzionale-
dell’ampia vetrata, realizzato con distributiva, il luogo si auto-costruisce
vari profili di acciaio saldati tra loro
—Casa Chica, sketches and componendo una serie di recinti attivati
drawinsg by Smiljan Radic: overlay dalle relazioni e dai movimenti dei suoi
of plan and perspective section; abitanti che, spostandosi da un recinto
orthogonal projection. At the
center, the plan; above, the roof; all’altro, definiscono gli ambienti. Il risul-
right, left and below, the tato è una soluzione aperta, che, dilatan-
elevations, upper left drawing of dosi, risulta antitetica alla pianta compatta
the table and barbecue outside
the house; construction detail e crea un assetto mutevole e trasforma-
of the vertical frame of the large bile nel tempo.
window, made with various steel
L’ampia vetrata che guarda il fondo-
sections welded together
valle innesca un meccanismo allo stesso
25
—Viadotto del Malleco, Collipulli, tempo evocativo e innovativo: da un lato è

MATHIAS JACOB DUNNER

IX Regione dell’Araucanía, Sud del un richiamo alle soluzioni costruttive delle
Cile. Con i suoi 102 metri di altezza
è il secondo ponte più alto del Cile.
infrastrutture che attraversano il Cile mo-
I primi progetti per la costruzione derno, dall’altro è un elemento di rottura
della ferrovia, iniziata nel 1948, attraverso la disarticolazione dei suoi
miravano all’unificazione di tutto il
Cile e alla creazione di una rete che
componenti. 26

si estendesse dalle terre calde di I giunti, le catene e i puntoni, la mo-

Arica fino all’estremo Sud del Cile,
la Regione dei Laghi
—Malleco viaduct, Collipulli, 9th
Region of Araucanía, southern
Chile. With its height of 102
meters it is the second highest
bridge in Chile. The first projects
for the construction of the
railroad, which began in 1948,
called for the unification of Chile
and the creation of a network
extending from the warm lands
of Arica to the southern extremity a un’originale elaborazione stilistica e
of Chile in the Lakes Region
26 27
—Casa Chica, prospetto sud,
veduta dell’ampia vetrata
appoggiata su pietre di basalto
scolpite a mano dai prigionieri di
Santiago del Cile. In evidenza la
traslazione del controventamento
—Casa Chica, south elevation,
view of the large window resting
on basalt stones cut by hand by
prisoners in Santiago. Showing
the shift of the bracing
esclude e incorpora, amplifica esponenzialmente la perce-
zione della fragilità con cui viene espressa l’ambiguità irri-
dellazione del ferro, vengono tagliati e sal-
dati per generare un blocco sì solidale ma
estremamente sottile. Il colore giallo con il
quale è dipinta la struttura di ferro crea un
dispositivo mnemonico e autonomo che si
limita a poggiare sulle pietre levigate. La
vetrata diventa così un sistema costruttivo
estraneo alla logica industriale della ripro-
duzione e della standardizzazione, grazie
all’eterogeneità dei componenti dai vari
formati.
Il controventamento della struttura
metallica che dovrebbe collegare i due
27
punti opposti, costruendo una struttura
reticolare conclusa, viene traslato, desta-
bilizzando non solo la costruzione logico-
formale ma anche la continuità visiva tra
interno ed esterno.
La trasparenza della vetrata, che
apre e chiude, avvicina e allontana,

C A S AB E LLA 9 0 7 83
 SMILJAN RADIC SMILJAN RADIC

29
28

84
Turning Point: Smiljan Radic, Casa Chica
31
30

SMILJAN RADIC SMILJAN RADIC

 32 35
28—31
—Casa Chica, vista laterale del
muro di contenimento costruito
con le pietre del fiume che scorre a
fondo valle; viste esterna e laterale.
Il lato corto è completato da un
collage di oggetti recuperati e
collezionati da Marcela Correa;
vista interna
—Casa Chica, lateral view of the

PABLO CASALS AGUIRRE

retaining wall built with stones
from the river that flows in the
valley; exterior and lateral views.
The short side is completed by
a collage of objects salvaged
and collected by Marcela Correa;
36
interior view
32 33 34
—Casa Chica, viste interne:
le finestre e la cucina; l’ingresso
e la cucina a legna; dettaglio
costruttivo del muro in pietra
con il serramento esterno
—Casa Chica, interior views,
windows and kitchen; entrance
and wood-burning stove; 33
construction detail of the stone

PABLO CASALS AGUIRRE

wall with the external casement
35 36
—insediamento spontaneo rurale
nella Valle Centrale del Cile, vista
interna: la tipologia abitativa
informale è tecnologicamente
concepita in funzione dei materiali
naturali reperiti in loco. La cucina
a legna è il nucleo principale della
casa, attorno a essa si organizzano
tutti gli spazi dell’abitazione;
l’interno dell’abitazione, con
oggetti poveri, spesso riciclati
e indispensabili per poter vivere
—spontaneous rural settlement
in the Central Valley of Chile.
Interior view: the informal
dwelling is technologically
conceived in keeping with the
natural materials found at the
site. The wood-burning stove is
the core of the house, around
which all the spaces are
organized
34

C A S AB E LLA 9 0 7 85
37
37—40
—Casa Chica, vista frontale
durante il montaggio del
serramento; vista interna con in
evidenza la soluzione d’angolo
dell’ingresso; vista del dettaglio
costruttivo, in evidenza il muro
in ciottoli di pietre, la cornice
solvibile tra interno ed esterno, natura e costruita in pietre di basalto
architettura. Grado zero del materiale, scolpite a mano e l’appoggiato
immobile, incolore, inodore e inorganico, del serramento di acciaio; scorcio
della vetrata e del muro di
il vetro rompe con la tradizione e genera contenimento
uno strappo nella filosofia costruttiva —Casa Chica, frontal view during
dell’edificio. assembly of the casement;
38
interior view showing the corner
L’impiego di diversi linguaggi costrut- solution at the entrance;
tivi, che pure partono da un unico ceppo construction detail showing
ideale, nessuno dei quali prevale sull’altro the wall in pebbles, the frame
constructed in hand-hewn basalt
nel rifiuto di qualsiasi gerarchizzazione, stones, and the placement of the
dimostra la volontà di Radic di traslare la steel casement, view of the
window and the retaining wall
materia da un mondo reale a un mondo
percepito per fare leva sull’esperienza vi- 41 42 43
—Casa Chica, vista laterale della
siva e memoriale. Se l’approccio archeo- casa in fase di abbandono;
logico recupera modi di vivere e prassi trasformazione di Casa Chica
costruttive, l’assemblaggio discontinuo, nel 2008 in un pozzo d’acqua;
scorcio del pozzo d’acqua: in
la disarticolazione e la contaminazione di evidenza il nuovo muro frontale di
frammenti, di citazioni e memorie rive- cemento armato e i resti di Casa
lano una necessità di rottura e la ricerca Chica, la struttura metallica gialla
e il muro di contenimento laterale
di una ridefinizione. L’ambiguità delle vi- in pietra
sioni mette in scena il nuovo, il sorpren- —Casa Chica, lateral view
of the house in the phase of
39
dente e l’inaspettato. L’effetto di strania- abandonment; transformation
mento così prodotto e lo slittamento di of Casa Chica in 2008 into a well;
significato rendono la ricerca sperimen- angle view showing the new front
wall in reinforced concrete and
tale e in grado di formulare nuove pro- the remains of Casa Chica: the
spettive. yellow metal structure and the
Il sistema analogico in cui è immersa lateral retaining wall in stone
Casa Chica, fatto di rimandi e visioni, non
la sottrae tuttavia alla sua vita, un presente
che secondo Radic altro non è che una successione di mo-
menti in cui tutto è passeggero e tutto muta. E così, da un
lato l’incapacità da parte della piccola architettura di resi-
stere alle intemperie, dall’altro la sua inadeguatezza nel ri-
40
spondere alle nuove esigenze funzionali di vita, come l’in-
grandimento della famiglia, facilitano il lento e inesorabile
abbandono dell’edificio. «Dopo averla utilizzata per dieci
anni, l’abbandonammo e perse tutta la sua capacità di resi-
stenza», ricorda Radic. «Mostrare la sua immagine è tentare
di mantenere vivi i grandi ricordi, le scene di famiglia e la
casa. Si tratta di portare la realtà a una cosa tanto intangi-
bile materialmente parlando come è la memoria, così da po-
ter lasciare alle spalle la realtà che, irrimediabilmente, cade
esausta»6.

86 Turning Point: Smiljan Radic, Casa Chica

 GONZALO PUGA
41

C A S AB E LLA 9 0 7
GONZALO PUGA GONZALO PUGA

42

43

87
 44
44
—Casa Chica, vista della
copertura, sullo sfondo la
Cordigliera delle Ande
—Casa Chica, view of the roof,
with the Cordillera de los Andes
in the background
Quella sperimentazione che aveva 45
—il pozzo d’acqua, sullo sfondo
animato la costruzione di Casa Chica non la Cordigliera delle Ande
trova più stimolo, e lascia il posto a una ri- —the well, with the Cordillera
flessione sullo “stato di stanchezza” della de los Andes in the background
piccola abitazione. Affascinato dalla ca-
ducità delle cose, Radic trasforma l’ab-
bandono in scelta architettonica, delegando allo scorrere
del tempo e all’incuria la fine dell’esistenza della casa. Ora il
materiale pare quasi acquisire il ruolo di feticcio, l’immagine
di qualcosa che non può più realmente essere posseduta.
Così, alla difficoltà della separazione, Radic oppone la di-
struzione, un gesto che è, insieme, concettuale ed esisten-
ziale. Nel 2008 trasforma la Casa Chica, costruendo un
nuovo muro in cemento che inghiotte le pareti laterali e la
grande vetrata, convertendo l’edificio in una vasca d’acqua.
SMILJAN RADIC

“Seppellisce” la sua casa nella quiete di un pozzo, nella cui

acqua si specchia la fragilità dell’esistenza, con la giovi-
45 nezza, la maturità e le ombre della malinconia, in un’equa-
zione perfetta, in una relazione osmotica, tra la storia dell’ar-
chitettura e la storia della sua vita. E di Casa Chica rimane
solo «una storia familiare, con speranza una frase collo-
quiale, un pozzo profondo di acqua molto fredda, come
quella del fiume che scorre nel fondo del suo crepaccio»7.
GIORGIO MASTINU

Note
1 Smiljan Radic, Frágil fortuna, in «ARQ», n. 42,
luglio 1999.
2 Moisés Puente, Casi Ocho Hectáreas -
Conversación entre Smiljan Radic, Moisés Puente,
in «Apartamento Magazine», n. 12, autunno 2013.
3 Smiljan Radic, Guía del abandono, in «ARQ», n.
37, novembre 1997.
4 Smiljan Radic, La muerte en casa, in «ARQ+2»,
novembre 2014.
5 Enrique Walker, Una conversación con Smiljan
Radic in «El croquis», n. 167, 2013.
6 Smiljan Radic, Esta casa ya no existe, in
«Obradoiro», n. 33, marzo 2008.
7 Ibidem.

88 Turning Point: Smiljan Radic, Casa Chica

C A S AB E LLA 9 0 7 89
BIBLIOTECA
1691—
Tony Fretton
A E I OU. Articles, Essays,
Interviews and Out-Takes
Jap Sam Books, Heijningen, 2018
Jean-Louis Pascal, Alfred Recoura,
Salle ovale, Bibliothèque Nationale,
ISBN 9789490322700
Paris, 1897–1936
I testi raccolti in questo volume
coprono un arco di tempo molto
lungo, dal 1986 al 2017, e ci
restituiscono, nella loro
eterogeneità, i tratti salienti del loro
autore. Tony Fretton è infatti un
architetto difficile da inquadrare, sia
nel panorama britannico, sia in
¶ «Vorrei che tutti quello europeo. La sua collocazione
leggessero, non per eccentrica, anti-establishment, non
diventare letterati o poeti, riguarda soltanto la carriera di
progettista ma anche quella di
ma perché nessuno sia intellettuale. Il suo desiderio di
più schiavo». fondare un proprio studio coincise
infatti con la crisi del welfare state e
Gianni Rodari l’inizio delle trasformazioni urbane
che investirono Londra e l’intera
società britannica nella seconda
metà degli anni Ottanta. Tony
Fretton individuò nell’arte
contemporanea lo strumento più
adeguato per criticare una società in
decadenza e la vicinanza a questo
mondo gli consentì di ottenere le
prime significative commesse come
architetto indipendente. Attraverso
l’insegnamento e sua generosità di
mentore Fretton divenne, in una
Londra che scopriva il fascino della
marginalità, il punto di riferimento di
una generazione di architetti che
saprà fare tesoro delle riflessioni, e
delle discussioni, avvenute in sua
compagnia. La sua consacrazione
professionale matura durante gli
anni della docenza presso il TU di
Delft, in Olanda, un osservatorio
privilegiato che gli consente di
dialogare con i colleghi fiamminghi e
trovare nuove commesse anche
nell’area scandinava. Coerente con
la sua immagine di outsider, Tony
Fretton non ha mai teorizzato la sua
architettura limitandosi a pubblicare
90
articoli, brevi saggi e interviste i cui
soggetti spaziano dalla critica alla
cronaca. Sollecitato da Elli Mosayebi
e Christian Inderbitzin a riferire in
merito alla compresenza di
vernacolo e classicità nella sua
produzione architettonica, la
risposta di Fretton ne descrive con
precisione la natura: «Da inglese
penso e lavoro in modo empirico,
prendendo spunto dall’esperienza
dei sensi piuttosto che dalla logica.
Sento però un’affinità con il
Classicismo Britannico, per esempio
con l’opera di Nicholas Hawksmoor,
Thomas Archer e Robert Adam.
Aggiungerei la mia fascinazione per
l’arte, da Duchamp al concettuale,
che ha a che vedere con la valenza
sociale degli oggetti, e la mia
tendenza a considerare gli oggetti
architettonici come opere d’arte e
artefatti culturali. Tutti questi fattori
concorrono a rendere naturali le
relazioni che si stabiliscono tra gli
edifici che progetto e ciò che li
circonda, che riconosco come
artefatti culturali: relazioni che si
svelano sia dal punto di vista
pittorico che dell’esperienza».
1692—
Harriet Roth
Richard Neutra. The Story of
the Berlin Houses, 1920-1924
Hatje Cantz, Berlin 2019
ISBN 9783775745154
Con questo libro Roth ha voluto
dimostrare che le quattro case, sino
a ora poco conosciute e ritenute di
incerta paternità, costruite a Berlino
Zehlendorf nel 1923 per Adolf
Sommerfeld vennero progettate da
Neutra (1892–1970) mentre era
impiegato nello studio di Erich
Mendelsohn e nell’imminenza del
suo trasferimento negli Stati Uniti.
Argomentato questo assunto anche
grazie a un’esaustiva
documentazione grafica, Roth ha
poi cercato di provare l’importanza
di quest’opera (peraltro discutibile e
da lui non controllata sino alla fine)
per la carriera di Neutra. Lo ha fatto
in maniera arruffata, basandosi
confusamente su un interessante
apparato iconografico, sulla lettura
dei diari e delle lettere di Neutra e
avvalendosi in modo bislacco di
quanto la letteratura offre. Nel libro
vengono banalizzati e non di rado
distorti giudizi e considerazioni
formulati da altri studiosi e si
leggono affermazioni che lasciano
perplessi o stupefatti. Elencarle
sarebbe lungo e per non tediare ci
limitiamo a pochi esempi: che Albert
Einstein sia stato un membro
dell’Arbeitsrat für Kunst (p. 40) è da
dimostrare, mentre l’affermazione
secondo la quale «verticalism»
caratterizzò l’architettura
espressionista e «horizontalism» la
«modern architecture» (p. 125)
sfiora il nonsense; che Yvonne Gallis
(Jeanne Victorine, familiarmente
“Vonvon”), moglie di Le Corbusier, si
chiamasse Blaise è una novità (p.
168), come il fatto che El Lissitzky
sia stato «head of Vkutemas» (p.
162); ma è con l’affermazione «on
his first visit to Venice in 1912,
Neutra saw the colours of Luca della
Robbia (1400-1482) in the Bargello»
(p. 145) che Roth si è spinta al di là
del confine con la decenza.
1693—
Michel Carlana, Luca Mezzalira,
Curzio Pentimalli
Quirino De Giorgio: An
Architect’s Legacy
Park Books, Zürich 2019
ISBN 9783038601760
L’opera di De Giorgio (1907–97),
architetto attivo dal 1928 al 1988,
anche se in possesso di un
formale certificato di laurea
presso lo IUAV solo dal 1959, era
sinora conosciuta solo per parti
chiuse in se stesse: il
coinvolgimento con il Futurismo e
i suoi protagonisti –Marinetti,
Depero, Dormal; l’importante ciclo
di lavori per il Partito Nazionale
Fascista padovano del 1937–40
–tra altre, le sedi dei gruppi rionali
fascisti Bonservizi e Cappellozza,
quest’ultima provvista di un Teatro
all’aperto dei Diecimila, l’unico
“teatro di masse” realizzato in
Italia, demolito negli anni
Sessanta– e i borghi rurali di
Candiana e Vigonza (1938); le sale
cinematografiche del secondo
dopoguerra –in particolare il
cinema Altino a Padova (1946–
51), tempestivamente incluso da
G.E. Kidder Smith in Italy Builds
(1955). L’interesse del libro che
segnaliamo, oltre che nel
provvedere a un regesto esaustivo
dei progetti e delle realizzazioni di
De Giorgio tramite rigorose
indagini d’archivio e riscontri sul
campo, risiede nel tentativo di
rileggere “dall’interno”
l’esperienza totale di un artista
per il quale pittura, grafica,
fotografia erano strumenti
convergenti nel progetto di
architettura; e al contempo
sottoporre a una verifica
“dall’esterno”, analizzando temi,
forme, strutture, tecniche
costruttive, materiali, rapporto
con i luoghi delle opere realizzate,
il coerente sviluppo della ricerca
di De Giorgio, nei diversi momenti
della sua attività e in rapporto al
tempo in cui ha vissuto e lavorato.
Conseguente a queste intenzioni
è la struttura conferita al libro: il
saggio di Carlana (tradotto in
italiano in un fascicolo allegato al
volume) si articola lungo quasi
400 pagine, in puntuale relazione
con documenti grafici originali e
ridisegnati (planimetrie, piante e
sezioni), fotografie d’epoca e
contemporanee (di E. Rizzato).
L’ampia e bella documentazione è
anche volta a mostrare le
trasformazioni subite dalle
architetture sopravvissute (circa
90) e dal territorio in cui esse sono
state realizzate –un merito
ulteriore di questo libro, poiché
denuncia la colpevole
C A S AB E LLA 9 0 7
disattenzione per la
conservazione fisica dell’eredità
dell’architettura italiana del
Novecento.
1694—
Leyla Daybelge, Magnus Englund
ISOKON and the Bauhaus in
Britain
Batsford, London 2019
ISBN 9781849944915
Il libro racconta la storia del
complesso residenziale, Lawn
Road Flats, che Wells Coates
(1895–1958) costruì per Jack e
Molly Pritchard a Londra nel
1933–34. Questo blocco di 32
appartamenti rappresentò un
esperimento inedito in un Paese
che non conosceva questa
tipologia residenziale e, secondo
Daybelge ed Englund, fu il primo
edificio in cemento armato
realizzato in Inghilterra. Dopo il
1934 Pritchard tentò, senza
successo, di riprodurre questo
esperimento, concepito come
esempio di modi di vita
metropolitani, ovvero dello stile
ISOKON, la società da lui creata
per commercializzare complementi
di arredo progettati da architetti
modernisti, primi fra tutti quelli
emigrati dalla Germania dopo il
1934, tra i quali Gropius, Moholy-
Nagy e Breuer (autore dell’Isobar
frequentato anche da Henry Moore
e Ben Nicholson, inserito in Lawn
Road Flats). I loro brevi e non felici
soggiorni in Inghilterra sono
descritti minuziosamente, ma con
qualche svista e non poche
semplificazioni, da Daybelge ed
Englund, che in maniera discutibile
hanno rivendicato l’originalità di
quanto hanno scritto, ignorando
che sulle vicende degli architetti
tedeschi attivi in Inghilterra dopo il
1933 esiste una discreta
letteratura (cfr. per esempio le
informazioni fornite dal libro
Deutsche Architekten in
Großritannien di A. Schätzke del
2014). I coniugi Pritchard, Coates, i
loro amici e sodali erano socialisti e
fautori di stili di vita estremamente
tolleranti, a iniziare dal culto per la
libertà sessuale. Anche per queste
ragioni Lawn Road Flats divenne il
“centro” di una intensa vita eoltre a
Gropius, Breuer, Moholy-Nagy,
Adrian Stokes anche Agatha
Christie, il cui vicino di casa, Arnold
Deutsch, attivista comunista di
origini ceche giunto in Inghilterra
nel 1934, fu l’artefice
dell’arruolamento tra le spie
sovietiche di Kim Philby, il più
celebre degli agenti noti come i
Cambridge Five (Donald MacLean,
Guy Burgess, Anthony Blunt, Join
Cairncross). Quanto D. Burke ha
scritto in The Lawn Road Flats.
Spies, Writers and Artists (2014) e
la storia delle “spie di Cambridge”
provano che con il “socialismo di
Cambridge” degli anni Venti e
Trenta ha molto a che fare anche
con quanto Coates, Molly e Jack
Pritchard realizzarono a Lawn
Road, un radicale manifesto che
non ebbe molto seguito, ma che
influenzò seriamente la cultura
architettonica inglese dopo il
1945.
1695—
Angiolo Pucci
a cura di Mario Bencivenni e Massimo
de Vico Fallani
I giardini di Firenze
V. Suburbio vecchio e nuovo di
Firenze
Leo S. Olschki, Firenze 2019
ISBN 9788822266286
In questo penultimo volume
dell’opus magnus del Pucci si
descrivono i giardini di delizie e di
utilità, intorno agli anni Trenta, del
“suburbio” fiorentino, cioè la
«fascia del territorio comunale
acquisito a seguito della riforma
amministrativa del 1865 e del
piano di ampliamento redatto e
diretto da Giuseppe Poggi»,
quando Firenze fu capitale. La
scelta del Pucci è sempre quella di
privilegiare i giardini per il loro
«significato “orticolo”», «pregio
originale» della sua opera. Dei 283
casi trattati, ne spiccano tre: la villa
e giardino dei Demidoff, la cui
ricchezza, qui descritta, è stata
«quasi completamente cancellata
dalla sconsiderata crescita
edilizia» del secondo dopoguerra;
il giardino della Società Toscana di
Orticultura, in cui spicca il tepidario
di G. Roster, emulo, forse, della
Great Stove di J. Paxton o della
Palm House di D. Burton; infine l’ex
tenuta di Giovanni Rucellai a
Quaracchi. La citazione dal suo
Zibaldone mostra l’amore per la
natura condiviso dal suo grande
architetto, l’Alberti: «V’è rosai di
rose bianche e rosse e incarnate
[…] che al tempo delle rose mostra
tanto bene che colla penna non si
può dare quella consolazione la
quale l’occhio piglia in vederle».
Inoltre, emerge il ruolo “sociale”
dell’operazione: «Uno albereto […]
da potervi stare al fresco […] del
quale se ne riceve gran
consolazione non tanto noi di casa
e del paese quanto ancora i
forestieri e viandanti al tempo de’
gran calori». Come non pensare
qui alla “panca di via” di palazzo
Rucellai? Ma su un’altra nota è
giusto terminare, dove il Pucci
parla del platano secolare del
prato dello Strozzino, citando un
certo G.P.: «Si dirà da
qualcheduno: […] non abbiamo
abbastanza monumenti in
terracotta od in pietra da
difendere, perché dobbiamo
occuparci anche di un albero
vecchio e decrepito? […] non
sarebbe meglio, dico io, che in
luogo di far piantare un certo
numero di alberelle rachitiche,
dalle mani inesperte dei nostri
scolari, cominciassimo noi grandi a
difendere le nostre belle, buone e
vecchie piante?». Parole, ahinoi,
quanto mai profetiche.
91
 Federico Tranfa
In Italia
seicentoquaranta;
in Alemagna
duecento e trentuna;
Cento in Francia,
in Turchia novantuna;
ma in Spagna son
già mille e tre.*
001-500 è un semplice regesto, ma anche un tributo e una
celebrazione dei quarant’anni di lavoro di Jacques Herzog e
Pierre de Meuron. La numerazione segue quella dell’archi-
vio dello studio, un giacimento di documentazione unico
nel suo genere che, dal 2014, ha trovato nell’Helsinki Drei-
spitz di Basilea (n. 312/500) una sede definitiva. L’idea di
trasformare un elenco in un libro è del suo editore, Dino
Simonett, che lo ha fatto condensando in un singolo volu-
me ciò che, nel corso del tempo, è diventato impossibile
abbracciare con lo sguardo. Un’idea felice perché grazie
alla sua scarna semplicità il volume consente ai lettori –
persino meglio che in un’opera completa– di osservare,
ponderare, individuare linee di ricerca, ricorrenze, analogie
1696— e ripetizioni attraverso una mole di lavoro inusitata. Se di
a cura di Dino Simonett Herzog & de Meuron si pensa di conoscere tutto, è proprio
Herzog & de Meuron sfogliando un compendio come questo che ci si rende con-
001-500 to di quanto vasta e articolata è stata finora la produzione
Simonett & Baer, Basel 2019 dello studio. Basilea, come afferma Simonett, è l’epicentro
dell’opera di Herzog & de Meuron. La città nella quale si
può percorrere a ritroso l’intera carriera degli architetti. A
ISBN 9783906313269
Basilea e nei sobborghi di Riehen, Laufen, Weil am Rhein e
Saint-Louis (gli ultimi tre al di là della frontiera tedesca e
francese), nell’arco di due decenni dalla fondazione, lo stu-
dio getterà infatti le basi per una carriera internazionale
che li vedrà vincitori dei concorsi per la nuova Tate Modern
a Londra (n. 126/500), il complesso residenziale in Rue des
Suisses a Parigi (n. 149/500), il Laban Dance Centre a Lon-
dra (n. 160/500), il De Young Museum a San Francisco (n.
173/500) e incaricati della realizzazione del Küppersmühle
Museum a Duisburg (n. 151/500), del Prada Building di
Aoyama a Tokyo (n. 178/500). Un passaggio di scala, quel-
lo dal contesto locale a quello internazionale, che a uno
sguardo distratto potrebbe apparire repentino ma che in
realtà è stato preceduto –anche nel primo decennio di atti-
vità dello studio– da una serie di progetti industriali: i ma-
gazzini Ricola (n. 038/500; 053/500; 094/500), le offici-
ne e le cabine di segnalazione delle ferrovie svizzere (n.
* Lorenzo Da Ponte, Don Giovanni, atto primo, 048/500; n. 049/500; n. 119/500; n. 140/500) e i labora-
scena quinta, “Madamina, il catalogo è questo”. tori farmaceutici: Sandoz-Novartis (n. 033/500; n.
92 Biblioteca
046/500) e Roche (n. 100/500) indispensabili per affinare
la capacità degli architetti di confrontarsi con temi com-
plessi, sia per tipologia sia per dimensione. Anche il rap-
porto con il mondo dell’arte, prima dell’exploit londinese, ha
fatto parte della crescita dello studio, che non aveva certo
trascurato le relazioni con gli artisti e i collezionisti: studio
fotografico Frei a Weil am Rhein (n. 014/500), casa per un
collezionista a Therwil (n. 034/500), museo e collezione
privata Sammlung Goetz a Monaco di Baviera (n.
056/500), museo del fumetto e della caricatura a Basilea
(n. 131/500) e studio per Rémy Zaugg (n. 133/500). Se
l’architettura della prima decade è spiazzante e radicale,
quella della seconda diventa sinonimo di contemporaneità
e persino di tendenza. Talvolta, raggiunta la notorietà, gli
architetti tendono a replicare le proprie fortunate ricette,
non solo per opportunità ma anche per esplicito desiderio
dei committenti. Jacques Herzog e Pierre de Meuron non
sono tra questi e hanno preferito comportarsi come gioca-
tori che puntano più e più volte la vincita, senza mai incas-
sarla. In architettura l’attitudine al rischio si manifesta in
forme diverse ma di rado coinvolge in maniera così profon-
da i modi e gli strumenti ai quali si affidano le proprie idee.
Definire il linguaggio dell’architettura di Herzog & de Meu-
ron non è un compito semplice. Secondo Michel Kessler,
l’ex collaboratore che ha scritto la prefazione del regesto,
esso si situa «tra il Ventesimo e il Ventunesimo secolo, tra le
limpide, fredde forme del modernismo e l’imperscrutabile
era del digitale». Questo tipo di oscillazione semantica non
è però risolta né in termini cronologici né tipologici, e ciò
spiega, almeno in parte, la difficoltà nel metterlo a fuoco.
Opera emblematica a chiusura del primo ventennio lo
Schaulager (n. 169/500), lo spazio espositivo e deposito
commissionato dalla fondazione Laurenz e costruito a
Münchenstein, Basilea. Interrogarsi sulle origini della pro-
pria poetica, mettendole in scena, è un’attività alla quale lo
studio si è dedicato in più di un’occasione: in coincidenza
con il primo decennale presso l’Architekturmuseum di Ba-
silea (n. 047/500), alla Biennale architettura di Venezia del
1991 (n. 076/500), al Centro Georges Pompidou di Parigi
nel 1995 (n. 130/500 in collaborazione con Rémy Zaugg),
ma soprattutto attraverso la mostra Archéologie de l’Imagi-
naire tenutasi presso il Canadian Center for Architecture di
Montreal nel 2002 (n. 183/500). Un’esposizione che –per
la prima volta– metteva a nudo il processo creativo di Her-
zog & de Meuron svelandone le fonti iconografiche, le affi-
nità elettive e le tortuosità del pensiero. Nell’arco di tempo
compreso tra il 1998 e il 2019 lo studio si è misurato con la
crescente complessità del mondo contemporaneo, appro-
fittando delle occasioni riservate ai grandi studi internazio-
nali. Appartengono a questo novero il Forum 2004 a Bar-
cellona (n. 190/500), lo stadio olimpico di Pechino (n.
226/500), l’ampliamento della Tate Modern a Londra (n.
263/500), la torre residenziale 56 Leonard Street a New
York (n. 305/500), e il Triangle a Parigi (n. 307/500). Sono
inoltre individuabili delle linee di ricerca, come quella che
passando per il progetto della Caixa Forum a Madrid (n.
201/500) li ha condotti alla realizzazione della Elbphilhar-
monie ad Amburgo (n. 230/500), e delle ricorrenze formali
come la sequenza che accomuna la casa sul lago in Ger-
mania (n. 276/500), il Parrish Art Museum di Water Mill (n.
349/500) e la stazione della funivia del Chäserrugg a Un-
terwasser (n. 374.2/500). Un tema trasversale, e per certi 1 6 7

versi sorprendente, che emerge dal catalogo è quello della N. 029, edificio per
domesticità. Un soggetto intimo e delicato al quale Herzog appartamenti, Basilea,
& de Meuron dedicano alcuni dei loro progetti più interes- Svizzera, 1984–88
santi: la casa per un chirurgo veterinario a Dagmersellen (n. 2
022/500), l’edificio residenziale di Hebelstrasse a Basilea N. 096, Koechlin House,
(n. 029/500), il centro di riabilitazione spinale a Basilea (n. Riehen, Svizzera, 1993–99
165/500), la residenza privata a Bickleigh (248/500) e la 3
piscina all’aperto di Riehen (n. 319/500). Scorrendo il rege- N. 276, House above a Lake,
sto ci rendiamo conto di come Herzog & de Meuron siano Germania, 2005–08
intervenuti nel nostro Paese con alterna fortuna. Se la casa 4 8 9
di vacanze a Tavole (n. 017/500) rappresenta infatti il primo N. 005, Blue House,
progetto costruito lontano dalla Svizzera, le commesse ita- Oberwil, Svizzera, 1979–80
liane di Prada non andarono oltre le promesse contenute 5
nella mostra Works in Progress, allestita a Milano, in colla- N. 034, House for an Art
borazione con OMA, nel 2001 (n. 194/500), e nel Master Collector, Therwil, Svizzera,
Plan per l’Expo 2015 (n. 444/500), la cui proposta vincitri- 1985–86
ce venne poi disattesa al momento della trasformazione 6
delle linee guida in piano esecutivo (Herzog & de Meuron N. 053, Ricola Factory
parteciparono alla manifestazione come autori del padi- Addition and Glazed
glione Slow Food, n. 446/500). Il secondo progetto co- Canopy, Laufen, Svizzera,
10 11
struito in Italia –a distanza di 28 anni dal primo– è quindi 1989–91
l’esito dell’incarico ricevuto nel 2008 dalla Fondazione Fel- 7
trinelli per la riqualificazione dell’area di Porta Volta (n. N. 428, Urban Study, Mexico
327/500). Un ambito, quello dell’analisi territoriale e urba- City, Messico, 2013–14
na, che lo studio ha sempre coltivato, anche attraverso la 8
fondazione di Studio Basel, un laboratorio di ricerca N. 401, The Macallan New
dell’ETH di Zurigo condotto in collaborazione con i colleghi Distillery, Easter Elchies,
d’insegnamento Roger Diener e Marcel Meili. La struttura Craigellachie, Scozia, 2012
del libro, che ricalca quella del sito web dello studio (n. 9
380/500 del regesto), ribadisce la sua vocazione di stru- N. 064, residenza
mento archivistico. Cinquecento progetti in quarant’anni studentesca, Digione, 12 13

costituiscono un corpus sterminato, eterogeneo e contrad- Francia, 1990–92

dittorio, che tuttavia ha fortemente segnato l’estetica archi- 10
tettonica contemporanea interrogando incessantemente N. 105, Eberswalde
la disciplina sui propri, labili, confini. Technical School Library,
Germania, 1994–99
11
1 2
N. 307, Triangle, Parigi, 2006
12
N. 046, Sandoz Technology
Development Center, 14 15
Novartis, Basilea, Svizzera,
1988–93
13
N. 137, Dominus Winery,
3
Napa Valley, California,
1995–98
14
N. 235, AVIC-Plaza Highrise
Building, Shenzhen, Cina,
2003
15 16 17

N. 094, Ricola-Europe SA,

Mulhouse-Brunstatt,
4 5
Francia, 1992–93
16
N. 425, Roche pRED Center,
Basilea, Svizzera, 2015–
17
N. 154, Ricola Marketing
Building, Laufen, Svizzera,
1997–99

C A S AB E LLA 9 0 7 93
Adolfo Natalini

«”Das ist die Sehnsucht: wohnen im

Gewoge und keine Heimat haben in der Zeit.
Questa è la nostalgia: vivere nella piena
e non avere patria dentro il tempo.”
Rainer Maria Rilke, Die Frühen Gedichte,
1909.

Sprofondato nella malinconia di una sera

piovosa di fine ottobre, cerco riparo contro
l’oscurità cercando parole che possano
spiegare il senso di queste scritture anche
a me stesso, arrivato a questa sera.
Ho trovato scritto in un altro foglio: sono
un architetto che ha costruito gruppi di
abitazioni, qualche museo, qualche centro
commerciale, edifici per l’università, uffici
e anche un cimitero.
Ho costruito qualche strada e qualche
piazza.
Ho disegnato piani che comprendevano
tutte queste cose.
Da giovane ho progettato oggetti, mobili
e ambienti. All’inizio ho disegnato cose
e costruzioni impossibili, immaginando
storie e mondi differenti.
Ho viaggiato inseguendo l’architettura
tra Paesi diversi senza sentirmi mai a casa.
Forse ho viaggiato solo per ritornare.
Ho imparato e insegnato per moltissimi
anni: continuo ancora avendo più ricordi
che speranze.
Ho lavorato con molti architetti parlando
lingue diverse.
Ho incontrato tanti amici e molti
ne ho perduti.
Molte volte ho cercato di rappresentare
su linee graduate gli anni e i progetti. Una
volta ho inciso su barre di acciaio, ottone
e rame gli eventi da ricordare: era il 1978.
Poi non ho più tentato l’impresa. Ora ci provo
sulla carta e tento un elenco. “Il nostro
lavoro”, scrivevo nel 1971 col Superstudio,
“si è svolto sempre in cataloghi e inventari”.
Ora faccio il computo di pensieri, lavori,
fatti e persone per dare ordine al tempo,
tentando invano di curvarne la freccia per
farla diventare un circolo infinito.»

Nel corso degli ultimi anni ho ricevuto diversi

MARCO MAGNI
fogli simili a quello qui riprodotto. Spesso
erano corredati da schizzi e note a piè
pagina. Erano venati da una profonda, ironica
malinconia. Forse varrà la pena leggerli.
Adolfo Natalini era solito mandarmeli per
posta o lasciarli scivolare nelle mie tasche
quando ci si incontrava. Mettendomi in mano
quello datato 29 ottobre 2019 intendeva, ora
mi è chiaro, mettermi a parte di ciò che non
immaginavo, ovvero di come avvertisse
imminente il momento di lasciarci. Questo
momento è arrivato il 22 gennaio 2020.
Francesco Dal Co

94 Biblioteca
 page 5
Living in nature
Massimo Curzi
In Canton Ticino there is a very particu-
lar geographical area that contains rare,
hidden treasures, values made of people
and age-old crafts that conserve the
memory of construction techniques and
ways of living that would otherwise be
forgotten. The Orsenone Valley is such a
place. In the past it excelled in workman-
ship using straw, but in recent years, like
many other towns in the valley, its
population has dwindled. Due to the rare
beauty of the natural setting, in the
summer it welcomes a throng of new
seasonal inhabitants from all over
Europe, and the remote valley is trans-
formed into a stimulating point of
contact and cultural exchange. The
project by the Basel-based studio
Buchner Bründler focuses on a small
group of buildings in stone and wood
placed at the foot of the small village of
Mosogno Sotto. A group of three
architectural volumes built in the 18th
century and left abandoned for decades.
Their decay adds further charm to the
place, generating very special, extraordi-
nary feelings in the new owners and the
architects.
We should begin by saying that these
buildings are generally utilized for more
or less long periods of vacation, so they
are inhabited with a spirit quite different
EN GLISH from everyday life in the city: a vacation
home is expected to make a perceptible
TEX T S break with the comfort one demands in a
main residence. This break from often
not quite fundamental needs allows the
inhabitants to rediscover sensations and
ways of living that have been put aside
due to questions of convenience, work,
everyday life. They can return to a slower
pace, a more primitive way of being. The
architects, for this occasion, have made
special choices that can rarely be
utilized, also thanks to enlightened
clients who have the courage to cope
with an unconventional dwelling.
The project involves three volumes
facing a large terrace supported by a
large stone wall, overlooking the Isorno
River at the base of the valley. These are
works of architecture made with
materials found at the site and assem-
bled with great effort on this steep slope;
they were probably built on stable rock,
to ensure solidity and permanence.
Hence they are made only of stone and
wood, with external stucco to stabilize
and defend the masonry, and internal
stucco to enhance the walls, often
colored or decorated. Volumes with very
thick perimeter walls, covered in large,
thin slabs of stone, with softwood floor
slabs that had decayed and partially
collapsed over time. Architectural bodies
that had small, measured openings
placed only on the elevations reached by
the sunlight, far from the northern front
that stands up to the cold prevailing
winds. The logic was to conserve internal
warmth as much as possible, as in the
case of the small northern unit, often
produced by animals that inhabited the
lower level, below the bedrooms.
The work of the architects has been
rigorous, conducted with care: the
damaged wooden parts have been
removed, the stone walls –which due to
their bulk and consistency have stood
the test of time– have been reinforced
with precise measures, binding the
C A SA BEL L A 9 07
masonry horizontally and vertically. The
added materials have been chosen for
their lightness and worked in small
modulations, selected with great care,
due to the obligation of not creating a
true construction site with cranes or
other logistical measures, and due to a
question of empathy with the existing
materials, a sensibility that is one of the
clearest traits of the Basel-based firm.
Concrete becomes the key material that
makes it possible to bind and hold
together the existing stone walls,
permitting the further juxtaposition of
new construction elements. New corbels
and supports in reinforced concrete
connect the masonry, becoming perfect
imposts for metal structures or wooden
frameworks. The metal parts generally
utilizing standard T or IPE sections have
visible bolting.
The roof of the larger volume appears
light, thanks to the corrugated shaping
of the sheet metal that permits over-
hanging eaves of minimal thickness.
The largest building containing the
summer residence, courageously left
“open” to the winds, without casements
and with walls that do not close off the
space, guarantees deep shadow in the
warmer phases of summer days. A large
double framework in iron stands at the
center of the space, stiffening and
binding the perimeter masonry and
supporting a suspended iron fireplace
and a tall stone chimney. The reinforced
concrete floor creates a new rectified and
“clean” level from which tables, chairs
and a sculptural staircase connecting
the upper entrance to the large covered
space take form. The concrete screed at
the walls is distanced by means of a deep
shutter to further mark the gap between
new and existing parts, in an attitude
that reminds us of the floating stone
floors of Carlo Scarpa at Castelvecchio.
This first building is connected to a
second, smaller one, covered with an
iron dome that becomes the formwork
for a concrete pour that transforms the
outer roof into a vault featuring a large
open gutter, not unlike the roofs of the
Maison Jaoul by Le Corbusier.
The third volume contains the
bedrooms, and is also heated: generally
used in the winter, it hosts spaces and
internal partitions in painted wood, left
visible, permitting the zone to have a
warm, intimate atmosphere, with muted
acoustics. The internal wooden slab rests
on exhibited brackets of reinforced
concrete of large size.
The architectural bodies thus
described offer periods of beneficial
detachment from everyday life, taking
those who inhabit them back to a degree
zero of dwelling. This “therapeutic”
design attitude should make us reflect,
once again, on our very personal idea of
comfort, often influenced by the social
context in which we live, and undoubted-
ly far from what we effectively need to be
happy and in tune with nature.
page 15
Rooms by the sea
Francesca Serrazanetti
The relationship with the landscape, the
reinvention of tradition in dialogue with
the contemporary world and research on
materials are the themes behind any
good architectural practice. But in
certain places, and for certain designers,
they are also fundamental, inseparable
aspects. This is clearly the case of
Alfonso Quiñones and his studio BAAQ’:
based in Mexico City, his background
has deep roots in the state of Oaxaca, on
the Pacific Coast. A few kilometers to the
north of Puerto Escondido, he has
worked as a local architect in the
development of Casa Wabi, the project of
art residencies and social activities
created in 2014 by the artist Bosco Sodi
and expanded over the years: in this
context, Quiñones has collaborated on
projects with Tadao Ando (Casa Wabi,
2016), Alvaro Siza (workshops for clay
crafts, 2017), Kengo Kuma (pavilion with
workspaces for the cooperative, 2018),
mediating between international
contemporary architecture and the local
tradition of construction. These influ-
ences, as well as those inherited from the
Mexican masters of various generations,
are all recognizable in his work.
About 50 kilometers south from Casa
Wabi, along the Oaxaca coast, several
houses have been built by BAAQ’. Casa
Cal and Casa Lac (2016) are two specular
residences, which in response to the
local climate and context reinterpret the
traditional Palapa, the dwelling with a
large roof of dried palm fronds already
used by Tadao Ando to cover the fair-face
concrete spaces of Casa Wabi. Casa Naila
is the latest building to be completed in
this zone by Quiñones: with its modest
size, the project becomes part of a path
of research that incorporates minimal
composition, research on materials,
mediation between tradition and
contemporary character, the sensibility
of an aesthetic of imperfection, and a
focus on the domestic experience of
spaces.
The house stands on a point where
the coast advances, facing towards the
ocean on multiple sides. The design can
thus exploit the exposure of two fronts
towards the sea, relying on the porosity
of the interiors and their continuity with
the outdoor surroundings.
The project reworks the patio
typology, basing its compositional
scheme on the meeting of two orthogo-
nal axes that set the visuals and define
the shared outdoor spaces. The voids of
the central patio and the four arms form
a cross-shaped layout that coincides with
the empty space bordered by the four
volumes at the corners. These four
“rooms” determine the form: they rest
on a rectangular base in fair-face
concrete, which offers space for areas
with plantings, a large central pool and
areas that effectively become shared
spaces of the house, in continuity with
the internal living area.
The building is organized around the
relationship of four volumes (on one or
two levels) and the variations of a simple
geometric plan. The different heights of
the blocks and the sloping roofs, besides
responding to needs of use of the
interiors, add a sense of dynamism to the
design: they attenuate the house’s
presence in the landscape, sloping gently
towards the sea, seeming to emerge as
natural elements on the coast.
The opposition between closed and
open volumes is implicit in the layout,
based on nine full/empty modules
generated by the crosswise placement,
and in the choice of materials: portions
with exposed concrete partitions
alternate with others in wood and
bamboo, a material widely utilized as a
traditional construction system on the
Oaxaca coast. The contrast between
concrete and local materials already
explored with Tadao Ando in the nearby
Casa Wabi gives the project a modern
character of geometric refinement, based
on the two perspective axes of the
compositional set-up. The shaping of the
concrete walls in continuity with the
terrace-base of the house defines areas of
closure. The walls in wood and bamboo,
on the other hand, which form most of
the enclosure, allow natural light and air
to pass through, as well as having large
portions that can be opened to create
total indoor-outdoor continuity in
relation to the surrounding landscape.
The facades thus take on different
characters, closing towards the inland
and opening completely towards the sea.
page 21
New applications for “common” brick
in Chicago
Marco Biagi
Some of our readers may remember the
sophisticated perforated masonry
surfaces created in 2005 by the Grisons-
based studio Bearth & Deplazes, in
collaboration with the colleagues
Gramazio and Kohler, holders of the
chair in Digital Construction at the
Federal Polytechnic of Zurich, for the
perimeter infill of an agricultural shed of
the Gantenbein winery in Fläsch, in the
Swiss region of “Bündner Herrschaft”
known for its vineyards (in «Casabella»
no. 771, November 2008). That work was
an interesting and pioneering experi-
ment with the automation of construc-
tion processes applied to the reinvention
of a traditional syntagm of the rural
vernacular, namely the brick grille. On
that occasion the 72 clinker panels used
to screen the reinforced concrete
skeleton of the agricultural structure
were prefabricated by industrial robots
controlled by specific software. A device
capable of laying and bonding clay
blocks in progressively rotated positions,
based on a pre-set three-dimensional
design, to obtain an undulating texture
with an iridescent effect.
That experience and other similar
projects have been reinterpreted by
Angela Brooks and Lawrence Scarpa in
the formulation of the sophisticated clay
raiment of the main urban front of the
private cottage shown on these pages,
recently completed in a residential
suburb to the north of Chicago. Unlike
the traditional architecture of the
neighboring houses, with their typical
front porches, terraces and verandas
facing directly onto the tree-lined street,
the two designers from California have
opted for a patio typology, with the main
habitat nucleus set back and the
courtyard placed between it and the
street. The elevation of the building thus
coincides, in practice, with the enclosure
of the lot, and can achieve a level of
abstraction that is nearly absolute, apart
from the access portal set into the corner
in which the lateral wing of the studio
intercepts the brick curtain. The chosen
protagonist of the project by Brooks &
Scarpa is the “common brick” of
Chicago, the “historic” yellow brick with
which the American city was reconstruct-
ed after the disastrous fire of 1871.
Rugged and dappled, because it is
produced with the impure clay taken
95
from Lake Michigan, rich in lime, iron,
gravel and particles, Chicago common
brick is an economical and prosaic
construction material, widespread in the
American Midwest but normally
relegated to the less visible and less
important parts of buildings: lateral and
back walls, chimneys, interiors. On this
occasion the aim is to distill the extraor-
dinary latent in the ordinary, challeng-
ing expectations and established
conventions to explore the expressive
potential of a humble and apparently
banal material. The operation links back
to the techniques of art and the proce-
dure of “estrangement” described by
Viktor Shklovsky in 1925: to force us to
truly see something and not simply to
recognize it, the object has to be taken
out of its habitual context, shifted for us
to see it with new eyes and new aware-
ness.
In the case of this project, the
Chicago bricks promoted onto center
stage in the urban space have not been
deployed in the laying of true masonry,
but stacked in slender, independent
twisted columns, supported by vertical
iron reinforcements and held in place by
a rear framework of metal runners, form-
ing a rippled diaphragm of variable
permeability to gauge and regulate the
degree of privacy and visibility from
inside and outside the house. The
diagram of differentiated rotation of the
bricks along the posts generates a
pattern of spreading and clustering in
alternation, which through a sort of
moiré effect constantly modifies the
perception and transparency of the
walls, in relation to the angle of the light
and of the observer’s vantage point. To
optimize the timing of the handmade
construction, Brooks and Scarpa have
developed a rotation scheme based on
the distance between the edges of two
consecutive parts, avoiding the use of the
goniometer and achieving –in the
implementation– average time savings of
about 30 seconds per piece. For the total
of 6.270 units that go into the architec-
tural curtain, this means net savings of
over two weeks of labor.
page 33
Dialogue with tradition
Camillo Magni
Rama Estudio was founded in Quito,
thanks to the collaboration between
Carla Chávez, Felipe Donoso and
Carolina Rodas, three young Ecuadori-
an architects trained at the Catholic
University of Ecuador and the Polytech-
nic institutes of Barcelona and Madrid.
Their research stands out for an ability
to combine the forms of contemporary
design with those of the tradition. In
this process we can see a shared
approach to different contexts of Latin
America (and beyond), in which the
value of memory emerges as an evoca-
tive device for architectural quality.
Avoiding the rhetoric of the vernacular
or the picturesque, their projects
demonstrate the quality of the unex-
pected, of imperfection and interfer-
ence posed by existing situations. It is a
refined dialogue in which coming to
grips with consolidated habits brings
character to contemporary designing,
triggering surprising experimentations.
The objective is to build an architecture
that goes beyond the schematic
96
modern/traditional dichotomy, to reach
a freer way of using materials, drawing
on both new and ancient formal
repertoires, using existing components,
reinterpreting traditional construction
systems and updating the spatial
orientations of folk architecture for new
lifestyles. The relationship with the
context is always significant in terms of
morphology, topography and settle-
ment, as well as from a symbolic
standpoint, because it can evoke the
historical and environmental atmos-
pheres of the places in which the
projects are inserted.
Casa Lasso is a good example of all
this: built in the province of Cotopaxi
inside the San José farm, immersed in a
rural zone containing a flourishing
eucalyptus forest, the construction
reinterprets the traditional a constrain-
ing vernacular by using local materials
and craftsmanship. To this end, the
architects have used load-bearing
“tapial” masonry in rammed earth
inside wooden forms organized in five
parallel structural partitions, longitudi-
nal to the terrain. The thickness of the
walls is 40 cm, joined by a series of
buttresses of 80 cm, for a total thickness
of 120 cm. These are architecturally
important walls that set the tone of the
building in the direction of material
substance, thermal inertia, the odor and
dimension of the earth. A curb of
reinforced concrete runs along the top of
the walls and functions as support for
the roof beams, connecting the parti-
tions to brace the structure and to enable
it to stand up to earthquakes, with the
contribution of the buttresses. Long
walls without windows are placed along
the fronts exposed to the prevailing
winds, protecting the thermal conditions
inside, while the shorter sides are
opened to the landscape with large
glazings that allow the gaze to cross the
entire construction. Two wooden
reticular beams resting on the central
masonry support an evocative double-
pitched roof. The dimensioning of these
beams makes it possible to insert a small
loft in the central zone of the house,
enhancing the internal space and
offering a surprising view of the horizon-
tal expanse of the surrounding country-
side. The fulcrum of the house is the
fireplace zone, ancient symbol of family
unity: this area occupies the center of the
layout and is underscored by a floor
recessed by 62 cm to designate the
perimeter of the space for the hearth,
surrounding it with a series of wooden
benches. The interior has parallel walls
that make the space impermeable in one
direction and totally fluid in the other,
reinforcing the continuity of the spaces
and the relationship with the outside. It
is a space without hierarchies, which
takes on multiple functions and extends
towards the outdoor areas of the house: a
terrace and a second hearth. A series of
sliding wooden panels permits radical
transformation of the domestic space,
subdividing it into multiple zones: two
bedrooms, a living area and a large
kitchen with services. This flexibility is
echoed by the mobile furnishings,
especially the fold-back beds that can
appear or vanish depending on the needs
of the moment. All the furnishings are
built into the architecture: shaped by the
rhythm of the buttresses, they occupy
the gaps, transforming a simple wall into
an inhabited furnishing system.
E N G L I SH T E X T S
The value of the architecture of Casa
Lasso lies in the sophisticated dialogue
between contemporary forms and
traditional atmospheres capable of
linking back to the rural roots of the
context. In the balance of this subtle
ambiguity, we can recognize the interest
of the research of Rama Estudio and the
quality of their constructions.
page 39
Beaten copper and reinforced concrete
Chalet armé en cuivre et beton
Nicola Braghieri
Like it or not, the type of building shown
in this article is generally called a chalet.
Though the etymology is disputed, as are
the type and the techniques of its
construction, the name conveys the
multiple characteristics of the tradition-
al Swiss dwelling, and it is an indispen-
sable figure for the definition of the
national identity. What is certain is that
thanks to an effective romantic narrative
and ongoing activities of territorial
promotion, the chalet is a key feature of
Alpine mythology. Be that as it may, it is
a word from the modern vocabulary that
does not belong –at least with the
meaning assigned it today– to the
original languages, i.e. Arpitan, the
Alpine Franco-Provençal, and the various
Töitschu, the historic High Alemmanic
dialects. Ça va sans dire that everyone
uses it and everyone claims its invention,
in their own way: the French speakers for
the diction, the German speakers for its
constructive nature. The indisputable
basis for any discussion of the Swiss
house, in any case, is “Der Germane baut
in Holz, der Romane in Stein,” namely
“the Germans build with wood, the
Latins with stone.” This maxim is the
leitmotif that accompanies any more or
less erudite and academic approach to
the question. Contemporary Swiss
architects, apart from the language they
speak and the place in which they reside,
construct today by using very different
rules and habits than the ancient
peoples of this land. Rules and habits
that of course respond to the perverse
“aestheticizing” norms imposed by local
governments to protect the territory and
to comply with standards of energy use.
Charles Pictet is a stubborn architect.
Even when he is commissioned to make
a building at the edge of a vast develop-
ment in which for over 50 years a
complete repertoire of all kinds of
chalets has accumulated, from the
neo-vernacular versions to the typical
villas with the form of a “television” of
discouraging Alpine “modernette” taste.
The problematic condition in which he
found himself was that of having to
reconcile regulatory dictates with the
hopes of his clients regarding the
character of the construction, in a
context in which traditional architec-
ture, with its deep bond to the territory,
has lost its reason for being, without
finding worthy expression coherent with
contemporary needs.
Given these basic conditions, Charles
Pictet decided without hesitation to look
elsewhere, namely at the invaluable and
mostly unknown legacy of works in
reinforced concrete that were intensively
constructed from the second half of the
last century in every corner of the
canton. True masterpieces of hydraulic
and infrastructural engineering made by
two generations of local architects,
influencing the practice of their trade.
For almost 50 years civil architecture has
been marked by a decisive assertion of a
radical language of synthesis between
the materials of industrial logic and the
vocabulary of the vernacular tradition.
Without indulgence and without
brashness, these are the recurring
elements of a widespread “gentle
Brutalism” that has unambiguously
fascinated Charles Pictet and oriented
his work. Looking at these works of a
neglected though very recent past, it is
possible to rediscover the reasons and
nature of Alpine architecture itself, in
which the exact and necessary corre-
spondence between form and function
reveals itself, hence between material
and technique, surface and structure,
facade and plan.
To underscore this poetics Charles
Pictet chooses to build –in spite of no
small number of technical difficulties–
by leaving the load-bearing structure on
the outside and insulating the building
inside. The high performance at low cost
of perimeter insulation infernally
imposes the opposite choice today. Thus
the raw texture of the concrete, display-
ing the imprint of the formwork, is in
contrast with the precise cladding in
sheets of copper etched by a geometric
motif, in an explicit reference to the
eternal dialectic (indicated above)
between stone and wood. We should be
careful, nevertheless: what was stone is
not necessarily now concrete, and what
was wood now copper. The game is
subtler and transcends an aesthetic
dimension to reach a moral condition,
where the construction expresses its
nature, without fakery or compromise. A
dialectic attitude that for Charles Pictet
can tolerate no manipulation. One
emblematic example is the courageous
choice of the design of the large arch,
which though imposing does not
disguise its material nature, leaving the
clear vertical pattern of the wooden
formwork visible as far as the edge of the
intrados, imprinted in the slim sub-
stance of the reinforced concrete wall.
The pattern, obtained by leaving the fir
planks in place for an additional week
before stripping, adds character to all the
wall surfaces and accentuates the raw
force of the structure and the giant order
of its parts, thanks to the presence of few
joints. The joints of the phases of the
pour are not aligned, allowing them to
conceal the internal levels and to prevent
the interpretation of the building “on a
domestic scale.” This ambiguity between
the habitat and functional dimensions is
emphasized by several important
features, like the glass balustrades, a
bourgeois tribute in refined contrast
with the ruralism of the roof in larch
shingles and the impressive eaves
without drainpipes, with an overhang
above the concrete structure. The
windows too, with larch casements
treated with dark stain, are incredibly
large, almost openings for barns or
electrical turbines. Contrasts and refined
ambiguities that enhance every detail of
the project, inside and out, in the plan
and on the facade. This game, built
around everyday habits and gestures,
leads to a construction that while
attempting to assert its domestic role
also reiterates the composite, multiform
nature of its marvelous brutal-vernacular
repertoire.
page 61
The spirit of the times
and do-it-yourself reuse
Marco Biagi
This project by a young couple of
Japanese architects for their own
studio-home in Tokyo raises questions
and prompts reflections. Reflections on
the state of the art of architecture and
its possible role in today’s society and
that of the near future. Architecture has
always been the expression of a civiliza-
tion, the reflection of a situation, a
taste, of material and cultural condi-
tions and influences, and obviously of a
point of view about the world on the
part of its makers. In Japanese architec-
ture the viewpoints are often radical,
never assertive, definitely formulated
with rigorous consistency that would be
quite unfamiliar for the western
temperament. Going against the trend
of certain aestheticizing sublimations
towards the abstract and the immateri-
al, also in Japan, the project illustrated
in this article literally “digs” into the
physical and functional dimension of
the constructed organism, apparently
paying little attention to problems of
form, expression and even complete-
ness of the work. The premises include a
limited budget available to the couple of
35-year-old professionals, and above all
their generational sensitivity to the
epochal theme of environmental
sustainability and man’s impact on the
planet, sharpened by the personal
experience of the disastrous earthquake
of 2011 and the subsequent accident at
the nuclear power facility of Fukushi-
ma. The strategy that has permitted
Fuminori Nousaku and Mio Tsuneyama
to reconcile needs and aspirations has
focused on what is now called “adaptive
reuse,” namely the transformation and
repurposing of existing buildings. This
is an option still relatively unexplored in
Japan, where by tradition the practice of
rapid and capillary substitution of
edified fabric prevails, and people are
accustomed to periodically reconstruct-
ing even age-old temples. But it is an
option that is destined to grow and
spread in the near future, precisely with
an eye on limiting consumption and
reducing waste that must be disposed
of. To transform and convert does not
mean only reorganizing spaces or
coming to terms with the typology; it
also means coming to grips with
delicate problems of insertion and
overlapping of the old and the new,
problems of consolidation of structural
elements, or adaptation of the physical
plant systems and the performance of
constructions. These are far from easy
achievements. Inside the logic of
recovery and adaptation in fieri this
singular experiment of “Urban Wild
Ecology” has been developed by
Nousaku and Tsuneyama starting in
2017, incisively summed up in the
slogan “Holes in the House.” The
“holes” are the openings cut into the
slabs that separate the four levels of a
dwelling with a steel structure, dating
back to the speculative bubble of the
1980s, purchased at a bargain price in
the depressed Nishioi area of Tokyo, a
special district of Shinagawa. They are
“physical” breaks designed to break up
the severe vertical subdivisions of the
rooms, establishing continuity between
the levels to foster circulation of
warmth from below and light from
above. But they are also metaphorical
“breaks” of preconceived notions, of
social conventions, of widespread
practices due to which in the Japanese
metropolis the purchase of a first home
on the part of a young couple necessari-
ly implies financial debt and reliance on
the pre-packaged “turnkey” solutions
offered by the real estate market. The
holes are therefore subversive gestures,
ruptures through which to suggest the
possibility of alternative scenarios, of
more authentic, participatory and
consciously responsible paths, though
implying greater uncertainty as to the
outcome.
The approach is experiential, almost
situationist. There is no real project, no
final design. There is only the process
and the objective of refining the device
during the course of the work. To
improve its efficiency, its versatility, to
adapt it to correspond to the mutable
necessities of life and work in the
contemporary urban ecosystem,
employing the resources that gradually
become available. Besides the gutting
along the staircases, the elimination of
suspended ceilings, the exposure to
view of electrical cables and lighting
fixtures, hung with ropes from the
beams of the floor slabs, the most
important interventions on the building
focus on the ground floor, promoted
from a warehouse to an office with a
demonstrative value with respect to the
many similar opportunities in the
neighborhood. Two large sliding
windows enable the interior to commu-
nicate with the street. The damaged
corner pillar has been enclosed,
reinforced and used as a support for a
pair of seats placed against the walls.
The prefabricated lightened concrete
infill has been insulated and covered
with local cedar and cypress planks
earmarked for disposal and recycled
from a temporary stand. The same is
true of the floor, heated with a system of
hot water coils and perimeter pipes
from which the heat rises, through the
gaps, as far as the attic, where it is again
conveyed downward by means of
ventilated conduits. Solar panels on the
roof contribute energy to the house.
Rainwater collected in a cistern is
recycled for the bath fixtures, and to
water the plants. Near the entrance a
portion of asphalt has been removed to
create a cool green corner in the
summer, while vats for composting and
domestic cultivation of vegetables have
been installed on the roof and the
kitchen terrace. On the upper level a
soundproofed laundry room and drying
area on the southern side screens the
bedroom against sunlight and the
penetrating sound of the high-speed
trains that flash by in the vicinity, on
the elevated Shinkansen line. The list of
measures taken could continue.
Punctual steps, conceived and imple-
mented with the spirit of a bricoleur,
driven by an “ecological” pragmatism
whose ideal goal would be an off-grid or
zero-energy house. The resulting
aesthetic of the “ruin” and the “unfin-
ished” legitimized by the procedure is
not so much an end as a collateral
effect. A consequence that transcribes,
in different form, the characteristics of
precariousness and impermanence
typical of Japanese architecture. In his
day, Fosco Maraini reminded us that in
C A SA BEL L A 9 07
Japan the concept of beauty is connect-
ed with nature, while the term for city
does not even express the civitas, as in
the West, but indicates the place of the
market, of business and production,
which as such is merely expected to
function: “insertion of aesthetic values
would go beyond the specific context,
and would constitutionally clash with
the object itself.”
page 73
Smiljan Radic: Casa Chica.
The meaning of what has taken place
Andrea Ambroso
The angle from which Smiljan Radic ob-
serves reality is the present, seen in its du-
al sense as memory, balanced between
historical narration, autobiographical
paths and expectations. If memory an-
chors construction to rule and praxis, ex-
pectation opens it to eventualities and
possibilities, in a fragile balance. Radic has
made this fragility into the constant of his
research, working without acknowledging
the project as having the aim of proposing
definitive, immutable solutions. In Chile, in
“a land without footprints” where memory,
but also geography and geology, are in
continuous transformation, fragility be-
comes stable. Amidst these tensions and
contradictions, Radic grafts a new dialec-
tic –aware that the tradition is the product
of questions we are able to address to
what has happened– to define formal ar-
rangements that continuously vary, modify
themselves, lasting, resisting and then dy-
ing. Amidst the mountains of Vilches, south
of Santiago, on a basalt plateau overlooked
by an oak forest, in 1996 –together with
his wife, the sculptor Marcela Correa–
Radic began the “self-construction” of Ca-
sa Chica. The small dwelling stands on
land owned by the Correa family, which has
expanded over the years from a half hec-
tare to 32 hectares, effectively becoming a
laboratory of construction. Casa Chica
(1996) has been joined, over a span of
about 20 years, by Casa A (2008), the Cab-
in of Heidegger (2009), the House for the
Poem of the Right Angle (2012), the Trans-
parent House (2012) and the Atelier Corral
(2015) for Correa. In each of these build-
ings made for his family, Radic simultane-
ously develops the recovery of memories
and traditions and the implementation of
new principles of construction and settle-
ment. The residential prototypes, con-
ceived as a single room, are dwelling-ref-
uges, minimum spaces that respond to the
main necessities of the inhabitants. Transi-
tional spaces between nature and the
man-made world, they represent the place
of greatest proximity to nature and soli-
tude.
At the edge of a crevice, Casa Chica
looks towards the Lircay River. The house
has a free rectangular plan, 3.66 x 5.92 m
and 2.26 m in height – complying with the
dictates of the Modulor of Le Corbusier.
The refuge contains the indispensable ser-
vices in the same spatial unit, a small wood-
burning stove and a bathroom. The rela-
tionship with the site becomes particular: a
stone retaining wall –with a C-shaped plan
and wings of different heights– functions
as the backdrop of the entire dwelling. The
shorter, lower side is completed by a col-
lage of fragments, a patchwork of objects
salvaged and collection over time by Radic
and Marcela Correa. This living space,
physically compressed, becomes the coun-
terpart of a large glazing facing the valley.
The retaining wall is the architectural
component that is assigned a leading role
in the project: it is both foundation and en-
closure; it constructs the place and bor-
ders the concrete space of living, stable,
private, intimate. Partially sunken into the
ground, it produces a primordial shell in
pursuit of the original atmosphere, the
primitive realm of perceptions and imagi-
nation.
Radic has utilized this recurring struc-
ture with the same intentions since his first
work, the Embarcadero Dolores (San Ra-
fael 1990), and he has applied it later in the
making of the Atelier Corral.
The wall is configured like an antique
pirca, a name that comes from the Que-
chua pirqa –wall, stone enclosure– and in-
dicates a construction commonly used by
the peoples of the Andes since Pre-Co-
lumbian times. The stones were selected
and piled up, to then be used in the fencing
of land and the creation of storerooms for
agricultural tools or courtyards for animals.
The rural constructions arose “spontane-
ously” from the materials that could be
easily found in the surroundings, in keep-
ing with a process in which the creation of
the man-made landscape came from the
deconstruction of the natural landscape.
Making use of this experiential pro-
cess, Radic and Correa enter into contact
with the density of the stones, their weight,
their position, colors and sizes, to con-
struct an arcane, archaeologically redis-
covered object, a primitive objet trouvé.
«For four months,» they recall, we collect-
ed «stones cut and worked by the prison-
ers of Santiago, moving them here to build
the wall. We wanted the construction to
have the character of an old place, to an-
chor it to the site.»
Radic’s wall reprises a vernacular
structure that suggests an ancient atmos-
phere, generating an object that seems al-
most to exist prior to the architect’s action,
a sort of rediscovered ruin, essential «to
demonstrate to the other that something
has happened here. It is the external part
‘necessary’ for the new construction.»
In the years to follow, especially with
the Mestizo restaurant (Santiago 2007), a
skeleton of reinforced concrete supported
by basalt stones, and the sophisticated
Serpentine Gallery Pavilion (London 2014),
a slim , semi-transparent re sin shell
perched on large stones, Radic has devel-
oped his research around the theme of the
rediscovered object. His mature reflec-
tions have concentrated on follies, con-
structions or parts of them that mark plac-
es or organize pathways, architectural
caprices capable of reawakening memory,
from very remote times, prompting sur-
prise and stimulating the imagination of
visitors or passers-by. In the paradox of an
artificial element that pretends to be natu-
ral, the folly rejects the distinction between
true and false, and what justifies its exist-
ence is «only its appearance, its mere ap-
pearing,» as Radic sustains.
In the construction of Casa Chica,
which takes its origin and form from an ad-
ditive process of materials gathered over
time, the collage becomes a tool of con-
struction. «Casa Chica was effectively a
collection of materials and objects Marcela
Correa had been gathering for years,»
Radic has writ ten, «grouped or even
crowded into a steel structure of six by four
meters: small, very heavy windows from a
demolition, river boulders from the site,
pieces of Portuguese marble received as
gifts, a wood-burning stove, a chimney,
raw local oak…».
Inspired by the concept of the ready-
made and influenced by the aesthetic uni-
verse of his wife, in the eyes of the archi-
tect objects present themselves as forms
in a state of becoming, suggesting ancient
meanings and generating new ones in the
passage from the time of collection to the
time of living.
When he rediscovers these common
objects, Radic does not construct a static,
nostalgic setting, but instead lays claim to
a cultural fabric, an economy and a rural
settlement system typical of the Central
Valley of Chile, made of practices, habits
and rules. Hence the wood-burning kitch-
en, as in rural homes, becomes the main
presence of the house. The stove, symbol
of the hogar, the hearth around which the
family gathers to warm up and to eat, is the
beating heart of the house. The shower, the
barbecue, the old country table and stone
mortars are placed outside, expanding the
domestic space. The enclosure of the
dwelling is no longer defined by structural
limits, the walls, but by the inhabitable area
colonized by essential domestic artifacts.
Nevertheless, Radic does not con-
struct the space in relation to the objects;
instead, the objects arrange themselves,
following a logic of “magnetic interaction”
for which each one is characterized by a
particular force field based on its powers
of attraction or repulsion. Following this
functional-layout logic, the place self-con-
structs, forming a series of enclosures ac-
tivated by the relations and movements of
its inhabitants, who shifting from one en-
closure to another define the spaces. The
result is an open solution, which as it ex-
pands becomes antithetical to the com-
pact plan and creates a mutable arrange-
ment that can transform over time.
The large window facing the valley trig-
gers a mechanism that is evocative and in-
novative at the same time: on the one hand,
it is a reference to the construction solu-
tions of the infrastructures that cross mod-
ern Chile; on the other, it is an element of
distruption, through the disarticulation of
its components.
The joints, the ties and struts, the
shaping of the iron are cut and welded to
generate a cohesive but extremely slender
block. The yellow color with which the iron
structure is painted creates a mnemonic
and autonomous device that simply rests
on the polished stones. The window thus
becomes a construction system extrane-
ous to the industrial logic of reproduction
and standardization, thanks to an original
stylistic formulation and the heterogeneity
of the components with their various for-
mats.
The bracing of the metal structure that
should connect the two opposite points,
forming a concluded reticular structure, is
shifted, destabilizing not only the logical-
formal construction but also the visual
continuity between inside and outside.
The transparency of the window, which
opens and closes, brings closer and makes
distant, excludes and absorbs, augments
the sense of fragility with which the unre-
solvable ambiguity between interior and
exterior, nature and architect is expressed.
Degree zero of the material, immobile,
colorless, odorless and inorganic, the
glass breaks with the tradition and gener-
ates a rift in the constructive philosophy of
the building.
The use of different languages of con-
struction, which nevertheless start from a
single ideal lineage, without one prevailing
over the others, in a rejection of any hierar-
chy, demonstrates Radic’s intention to shift
matter from a real world to a perceived
one, to rely on visual experience and mem-
ory. While the archaeological approach re-
covers ways of living and construction
practices, the discontinuous assemblage,
disarticulation and contamination of frag-
ments, citations and memories reveal a
necessity of disruption and the pursuit of
redefinition. The ambiguity of visions con-
veys the new, the surprising, the unexpect-
ed. The resulting effect of disorientation
and slippage of meaning make the re-
search experimental and capable of for-
mulating new perspectives.
The analogic system in which Casa
Chica is immersed, made of reminders and
visions, does not in any case exempt it from
its life, a present that according to Radic is
simply a succession of moments in which
everything is transient and silent. And thus,
the inability of the small work of architec-
ture to stand up to weathering, on the one
hand, and its lack of capacity to respond to
the new functional needs of life such as the
growth of the family, on the other, facilitate
the slow, inexorable abandonment of the
building. “After having used it for ten years,
we abandoned it, and it lost all of its ability
to resist,” Radic recalls. «Showing its im-
age is an attempt to keep great memories
alive, scenes of the family and the home.
This implies bringing reality to a very intan-
gible thing, materially speaking, such as
memory, so as to be able to put behind us
the reality which, inevitably, gets exhaust-
ed.»
The experimentation that had driven
the construction of Casa Chica finds no
more stimulus, and gives way to a reflec-
tion on the “state of exhaustion” of the
small house. Fascinated by the perishabili-
ty of things, Radic transforms abandon-
ment into an architectural choice, delegat-
ing the end of the house’s existence to the
passage of time and neglect. Now the ma-
terial seems almost to take on the role of a
fetish, the image of something that can no
longer really be possessed. Radic thus
counters the difficulty of separation with
destruction, a gesture that is both concep-
tual and existential. In 2008 he transforms
Casa Chica, building a new concrete wall
that swallows up the lateral partitions and
the large window, converting the building
into a pool of water. He “buries” his house
in the stillness of a well, whose water re-
flects the fragility of existence, with the
youth, maturity and shadows of melan-
choly, in a perfect equation, an osmotic re-
lationship, between the history of architec-
ture and the history of his life. Thus Casa
Chica «remains only a family story, in the
hope of a colloquial phrase, a deep well of
very cold water, like that of the river that
flows in the depths of its crevice.»
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