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PREVI.

L'utopia metabolista
A quarant'anni di distanza, un quartiere sperimentale permette di radiografare il metabolismo lento della città infinita .

PREVI–Proyecto Experimental de Vivienda, il quartiere sperimentale costruito sul finire degli anni Sessanta dalla generazione di
architetti dell'avanguardia radicale internazionale riunitasi a Lima, in Perù, descrive una modello di crescita che intende conciliare
il conflitto tra città informale e disegno urbano.

Nel 1965, il presidente-architetto del Perù Fernando Belaúnde Terry avviò le consultazioni per un programma di edilizia sociale
che regolamentasse il flusso inarrestabile di popolazione in cerca di un destino urbano (già a metà degli anni Sessanta la città
informale, con le sue barriadas, sembrava aver sopraffatto la parte ?urbanizzata' di Lima). Sotto la guida di Peter Land, e il
sostegno delle Nazioni Unite, nacque il progetto di un quartiere sperimentale che coinvolse i migliori architetti dell'avanguardia
radicale internazionale scelti fra coloro che avevano una solida reputazione in fatto di edilizia sociale. A partecipare in quello che
diventò un denso collage urbano furono invitati architetti coinvolti nei più interessanti esperimenti di social housing dei primi anni
Sessanta come, per esempio, il quartiere di Runcorn New Town Housing di James Stirling, il programma di case-capsula per
Nippon Prefabrication Co. del gruppo dei Metabolisti; o ancora le Tube Housing di Charles Correa (diventata un modello per la
regione indiana del Gujarat); o la Cité Horizontale di Casablanca di Georges Candilis, già collaboratore di Le Corbusier a
Marsiglia.

A PREVI, questi tredici architetti di fama internazionale, dunque, insieme ad altrettanto architetti peruviani, furono incaricati di
mettere a punto un quartiere modello di 1500 unità abitative che elaborasse prototipi di case urbane capaci di inglobare al proprio
interno il programma di ogni futura trasformazione: ogni singola unità conteneva i termini della propria crescita. Forse fu questo il
primo atto del riconoscimento del valore delle dinamiche di crescita informale adottate negli slum. In antitesi al modello di
crescita per grandi gesti fuori scala, dalle megastrutture al gigantismo dei superblocchi, la sperimentazione attuata a previ mise in
campo una dinamica costruita sul modello di case basse e alta densità. Quando nell'ottobre del 1968 un colpo di stato militare
portò alla destituzione del presidente architetto che aveva voluto il progetto di previ, il coinvolgimento delle Nazioni Uniti impedì
che fosse abbandonato. La giuria, riunitasi nel 1969, pur avendo indicato dei progetti vincitori (del gruppo internazionale furono
selezionati il Kikutake-Kurokawa-Maki, Atelier 5 ed Herbert Ohl, accomunati dall'aver adottato sistemi di prefabbricazione con
pannelli di cemento armato), si risolse ad avviare la costruzione di tutte le proposte tranne due e, nel 1974, la prima fase di 500
unità fu finalmente costruita per essere affidata al suo destino di crescita e progressivo oblio.

Fernando Belaúnde Terry La storia del quartiere sperimentale di previ è collegata a quella di Fernando Belaúnde Terry, il
presidente-architetto del Perù per due mandati (dal 1963 al 1968 e dal 1980 al 1985). Laureato in architettura all'Università del
Texas nel 1935, dopo un breve praticantato in Messico, Belaúnde rientrò in Perù dove si dedicò alla promozione dell'architettura
(tra le altre cose, fu il fondatore della rivista El Arquitecto Peruano) prima di dedicarsi totalmente alla carriera politica.

Senza flessibilità non si può avere espressione culturale: si ricavano solamente nozioni calate dall’alto su come la gente deve
vivere.

Nella zona nord di Lima sorge un complesso di edilizia popolare che avrebbe potuto cambiare il volto delle città nei paesi in via di
sviluppo. A passarci accanto in auto può anche passare inosservato, eppure il Projecto Experimental de Vivienda, meglio
conosciuto come PREVI, vanta un pedigree: per quanto sia ormai quasi del tutto dimenticato, all'epoca della sua costruzione vi si
cimentarono alcuni dei migliori architetti del mondo. E oggi persino i residenti, pur considerandosi di certo fortunati di abitarci,
paiono del tutto ignari di occupare l'ultimo grande esperimento di social housing.

PREVI è il prodotto di condizioni del tutto straordinarie. Negli anni Sessanta, la popolazione di Lima cresceva a un ritmo tale da
rendere i progetti governativi di edilizia popolare vergognosamente inadeguati, e per ovviare al problema gli abitanti della capitale
si costruivano le proprie abitazioni in quelle informali barriadas che oggi occupano oltre metà della sua superficie. Nel 1966 il
presidente del Perù era un architetto, Fernando Belaunde. Su suggerimento di Peter Land, un architetto inglese che lavorava alle
Nazioni Unite, Belaunde indisse un concorso internazionale per trovare una soluzione ai problemi di crescita della città. A leggere
oggi la lista dei partecipanti, si ha l'impressione di fare l'appello dell'avanguardia di quegli anni: James Stirling, Aldo Van Eyck, i
Metabolisti, Charles Correa, Christopher Alexander, Candilis Josic & Woods, per citare solo i più famosi. Tredici studi
internazionali e tredici peruviani concorsero a dar vita a quella che appare una specie di Olimpiade del social housing. Una tale
concentrazione di architetti di questo livello non ha più fatto sentire il suo peso nel campo dell'edilizia popolare: negli anni a
seguire, infatti, la professione se ne è disinteressata, finendo per identificare il museo come il vertice delle proprie ambizioni.

Nel primo giorno che trascorriamo a PREVI il cielo è fosco, come accade quasi sempre a Lima. La luce è diffusa, come in un
museo, e non produce ombre; è perfettamente asettica. Di questi tempi PREVI è una comunità recintata, ma dopotutto in Sud
America tutto è recintato. Nell'entrarvi, alla nostra destra lasciamo un campo di calcio e un parco giochi. Sulla sinistra una piccola
piazza alberata e alcune abitazioni che presentano finestre post moderne a oblò: sono le case di James Stirling, si può ancora
riconoscere il suo progetto a un solo piano alla base delle costruzioni a due o tre livelli che oggi occupano il sito. La giornata
intera sarà fatta di momenti analoghi: queste sono le case di Van Eyck, queste altre devono essere di Alexander. Non è sempre
facile dirlo, perché dopo tre decenni di espansione le abitazioni originali sono incrostate di strati geologici: piani aggiuntivi, tetti a
spioventi, terrazzi, scale esterne, facciate di finto marmo, tegole di cotto e mani di vernice a colori accesi rendono necessario
servirsi di una forma di archeologia che costringe a eliminare, mentalmente, queste accrezioni.
E tuttavia è questo il lato geniale di PREVI: essere progettata come piattaforma per il cambiamento. Le abitazioni non erano un
fine, ma un inizio: le fondamenta per un'opera di espansione. Un concetto rivoluzionario. Naturalmente quella di modificare il
prodotto offertole rappresenta una tradizione della classe operaia, come Le Corbusier scoprì con disappunto a Pessac, ma non si è
mai trattato di una cosa deliberata. Le soluzioni prevalenti nel settore dell'edilizia popolare, la torre e il grande condominio, erano
singolarmente rigide. In più, esse non potevano venir adottate perché non offrivano delle risposte abbastanza economiche e
sufficientemente rapide per la situazione peruviana. Il concorso peraltro era orientato verso concetti come l'alta densità e l'altezza
ridotta, così gli architetti furono invitati a recarsi a esaminare il modo in cui vivevano gli abitanti delle barriadas. Molti furono
colpiti dalla loro rustica ingenuità, così PREVI fu concepito come una loro versione formale.
La storia del progetto è piuttosto tormentata. Quando, nel 1970, i giudici incaricati di esaminare le proposte in concorso non
riuscirono a scegliere un vincitore, fu deciso di realizzarle tutte. Il progetto pilota consisteva di cinquecento abitazioni, e
consentiva di testare pienamente sul terreno le varie idee, così che in una seconda fase la migliore sarebbe emersa fra tutte. La
seconda fase tuttavia non ebbe mai inizio.

Per questo, molti considerano PREVI un fallimento. Immaginate di investire in ventisei diversi metodi progettuali e costruttivi, dai
mattoni ai pannelli prefabbricati in cemento, nella speranza che, una volta giunti alla standardizzazione, le economie di scala
avrebbero abbattuto i costi. Alla fine, PREVI diventò un'anomalia: un laboratorio di social housing che conteneva una quantità di
soluzioni così diverse e flessibili da renderlo probabilmente irripetibile. Svoltando in un vicolo, ci troviamo in una piazzetta su cui
si affacciano un gruppo di abitazioni.

Dalle giunture lungo le pareti prefabbricate in cemento, sono facilmente riconoscibili come la proposta danese firmata da Knud
Svenssons. La proprietaria di una casa bianca con le finiture blu, Juana Mazoni, apre e ci fa entrare attraverso un patio. Il
soggiorno è verde acido, una grotta di Aladino fatta di soffici divani, merletti e specchi dorati. In stridente contrasto con questo
nido così ovattato, il soffitto a cassettoni in stile modernista pare sostenuto da un vistoso lampadario a bracci. Fu proprio quando
vide per la prima volta questo soffitto, a metà degli anni Settanta, che la signora Mazoni capì di essere sul punto di trasferirsi in
un'abitazione piuttosto speciale. Da qualche parte conservano persino una fotografia che li ritrae insieme a Svenssons, il quale
promise loro che sarebbe tornato per aiutarli a costruire un'altra stanza sopra il soggiorno (per replicare il loro amato soffitto a
pannelli). A tanti anni di distanza, tuttavia, lo stanno ancora aspettando.

A PREVI ogni famiglia ha una storia sulla propria casa. Gli abitanti possono anche ignorare il nome dell'architetto, ma conoscono
il Paese dello studio che l'ha progettata, ed è normale riferirsi alle diverse tipologie per nazione: il tal dei tali abita in una delle
case olandesi, oppure in una abitazione francese. È diventata un sistema di orientamento. Ma più ancora, tra le famiglie che
occupano ciascun settore tipologico è nato un senso di solidarietà. Durante la Coppa del mondo di calcio (alla quale il Perù
partecipa solo di rado) tifano per la squadra del Paese dell'architetto che ha firmato la loro abitazione. E a volte organizzano
persino dei tornei che li vedono sul campo divisi allo stesso modo per nazioni.

Chissà se nel lontano 1969 una tale competitività sia nata anche tra gli architetti. Quel che è certo è che anch'essi assunsero degli
approcci marcatamente diversi nei confronti del problema di un edilizia popolare ad alta densità e altezza contenuta.

Christopher Alexander, che si sarebbe fatto un nome con i libri della serie Pattern Language, prima di metter mano al suo
progetto abitò per due settimane in una barriada. Magari non riesce facile capirlo guardando le sue abitazioni, ma all'interno ci
sono pochissime stanze completamente chiuse perché a quanto pare egli aveva notato che i peruviani preferiscono socializzare in
luoghi riservati. Perciò pensò a spazi di piccole dimensioni che potessero eventualmente essere chiusi da tende.

Aldo Van Eyck osservò che le donne erano il cuore della casa, infatti collocò la cucina al centro della planimetria. Assunse inoltre
una posizione molto più restrittiva riguardo a come gli inquilini avrebbero potuto espandere gli spazi, creando cortili divisi in
diagonale da muri per impedire che vi venissero edificati locali aggiuntivi. Ovviamente non ebbe alcun successo: d'altra parte, per
una famiglia di otto persone con un una nuova generazione in arrivo lo spazio esterno non è certo una priorità.

A seguito delle innumerevoli aggiunte e modifiche, oggi è pressoché impossibile leggere il successo di ogni singola tipologia sulla
base delle successive modifiche.

Le case dei Metabolisti, progettate dal trio Kisho Kurokawa, Fumihiko Maki e Kiyonori Kikutake, in questo senso non sembrano
tra le soluzioni più riuscite. Lunghe e sottili, sono prevalentemente date in affitto a negozi e ristoranti piuttosto che essere usate
come abitazione.

Realizzate con comuni blocchi di calcestruzzo (breeze blocks), è difficile immaginare che possano aver avuto lo stesso budget
delle generose case con cortile di James Stirling, con i loro muri in prefabbricato di cemento. In seguito, una di queste ultime è
stata trasformata in una scuola a quattro piani; altrove, il nucleo originario è celato all'interno di un'espansione senza più forma
riconoscibile. Alcune di queste abitazioni sono straordinarie opere di trasformazione, la cui surreale  grandeur suburbana a volte
tradisce la loro organizzazione: finestre scure e stile hacienda possono anche non incontrare l'approvazione degli architetti, ma
descrivono bene l'orgoglio e le aspirazioni degli occupanti. In ciò va individuato uno dei maggiori successi di PREVI: anche di
fronte alle migliorate condizioni economiche i proprietari non hanno abbandonato il quartiere. I residenti sono rimasti e vanno
fieri dei miglioramenti che hanno apportato, trasformando un complesso di case popolari in quella che oggi sembra una comunità
medio borghese.
PREVI può anche essere sostanzialmente dimenticato, ma la lezione non è andata perduta. Semplicemente, ci sono voluti
trent'anni per impararla. Oggi, almeno in America latina, realizzare edilizia residenziale in prospettiva di una potenziale
espansione e riadattamento è diventata la nuova ortodossia: il modello 'mezza casa' dello studio cileno Elemental, impiegato nel
complesso Quinta Monroy di Iquique, è un discendente di PREVI. E per quanto non sia giusto equiparare quest'ultimo col molto
più ridotto Quinta Monroy, il paragone esplicita con chiarezza la situazione nella quale gli architetti che si occupano di  social
housing operano oggi. Per quanto costruire per qualcuno 'mezza casa' sia una soluzione ingegnosa a un problema estremo, ciò
rimarca anche la mancanza di quel pieno sostegno governativo che oggi gli architetti affrontano rispetto all'idealismo del Perù di
Belaúnde. È chiaro che i compromessi accettati da professionisti dedicati come Elemental riflettono il fallimento dello stato e la
debolezza dell'ideologie. Dato che i governi hanno preferito non far fronte alle loro responsabilità sociali, gli architetti hanno
corteggiato la sponsorizzazione privata.

In tempi recenti l'esperienza più simile in termini di concorsi per edilizia residenziale capaci di definire una generazione è  Ordos
100, vanaglorioso progetto di un miliardario cinese in un'area disabitata del deserto mongolo.

La grande lezione di PREVI (Proyecto Experimental de Vivienda) a Lima è che vede l'abitazione non solo come un prodotto di
necessità o un bene patrimoniale, ma come un'attività, un processo che costruisce comunità.

A metà degli anni '60, il Perù aveva un governo eletto democraticamente, guidato da Fernando Belaunde Terry, un architetto.  È in
questo contesto che il presidente, di pari passo con la Housing Bank of Peru, decide di lavorare con l'Organizzazione delle
Nazioni Unite per sviluppare diverse strategie sul tema dell'edilizia sociale e delle questioni urbanistiche, di pari passo con la
United Nations Development Program (UNDP) e con la consulenza dell'architetto britannico Peter Land.

Nel settembre 1968, il piano operativo è stato firmato tra il governo peruviano, le Nazioni Unite e l'UNDP, con Peter Land come
direttore del progetto e collegamento tra le Nazioni Unite e il governo peruviano. Nell'ottobre 1968, un colpo di stato militare
rimosse Belaunde e il governo fu lasciato nelle mani di una giunta militare.  Sebbene il nuovo governo continui con l'impegno a
realizzare PREVI, cambia anche tutte le autorità dalle loro posizioni chiave e apporta alcuni aggiustamenti al progetto che
riducono significativamente le sue aspettative iniziali. PREVI è stato completato nel 1973.  

Il progetto PREVI originale consisteva in tre piani d'azione sul tema dell'edilizia abitativa sociale, noti come progetti pilota. 

Il PP1, doveva sviluppare un nuovo quartiere di case a basso costo, contemplando i servizi comuni, con nuove e migliori
progettazioni e con particolare attenzione ai metodi di costruzione nuovi o esistenti, che consentissero risorse e costi efficienti,
questo sarebbe stato selezionato dal risultati di un concorso internazionale ed è il ramo di PREVI più riconosciuto per i nomi di
coloro che hanno partecipato e per il modo in cui si è evoluto come gruppo. 

Il PP2 è consistito in uno studio per la ristrutturazione di alcune abitazioni e della loro comunità in aree degradate della città, che
ha riportato i suoi risultati in un rapporto consegnato al governo con le raccomandazioni da mettere in pratica. 

Il PP3, Si è concentrata sul problema dell'autocostruzione delle abitazioni, realizzando progetti mirati alle esigenze che
scaturivano da questa esigenza e fornendo assistenza tecnica ai migranti, agli abusivi senza titolo fondiario e alle persone con i
redditi più bassi. 

Le conseguenze del terremoto che colpì Lima nel 1970 portarono alla scissione del PP3, che avrebbe continuato a lavorare sul
tema dell'autocostruzione, ma basato su proposte antisismiche, e che in seguito divenne noto come PP4, poiché era focalizzato
sulla fornitura di soluzioni abitative di qualità per le vittime come parte dei piani di ricostruzione e con il sostegno e la consulenza
delle Nazioni Unite squatter senza titoli di proprietà e persone con il reddito più basso. Le conseguenze del terremoto che colpì
Lima nel 1970 portarono alla scissione del PP3, che avrebbe continuato a lavorare sul tema dell'autocostruzione, ma basato su
proposte antisismiche, e che in seguito divenne noto come PP4, poiché era focalizzato sulla fornitura di soluzioni abitative di
qualità per le vittime come parte dei piani di ricostruzione e con il sostegno e la consulenza delle Nazioni Unite  squatter senza
titoli di proprietà e persone con il reddito più basso. Le conseguenze del terremoto che colpì Lima nel 1970 portarono alla
scissione del PP3, che avrebbe continuato a lavorare sul tema dell'autocostruzione, ma basato su proposte antisismiche, e che in
seguito divenne noto come PP4, poiché era focalizzato sulla fornitura di soluzioni abitative di qualità per le vittime come parte dei
piani di ricostruzione e con il sostegno e la consulenza delle Nazioni Unite.

Il Lima Experimental Housing Project è stato concepito come un'opportunità per comprendere e costruire soluzioni specifiche,
praticabili ed economiche per la realtà latinoamericana. Da questa esperienza, il progetto pilota 1, il nuovo quartiere, è trasceso nel
tempo; Lo stesso che doveva essere considerato con le premesse di: bassa altezza e alta densità, pensando al modulo e al modello
della futura espansione urbana, l'aggregazione delle abitazioni all'interno del quartiere, un ambiente pedonale a misura d'uomo con
il suo approccio paesaggistico di quartiere e con un metodo costruttivo antisismico che consentirebbe la razionalizzazione e
l'industrializzazione dei processi costruttivi. La casa doveva essere pensata come uno spazio flessibile, che ne proponesse la
crescita progressiva, 

Peter Land fece la selezione degli architetti internazionali che parteciparono al concorso nel 1969, scegliendo gli studi che
riteneva più qualificati nella ricerca di soluzioni ponderate in tema di abitazione. Non erano necessariamente architetti famosi, il
loro aver svolto lavori sulla strada comune per alloggi individuali bassi e ad alta densità era considerato un'alternativa realistica e
nuova al problema abitativo. Ne è un esempio l'aver considerato Germán Samper e il suo team, che già nel 1958 avevano
sviluppato il quartiere La Fragua a Bogotá , dove esplorarono la tipologia di abitazione flessibile di crescita progressiva che
incorporava tra le sue funzioni anche la possibilità di essere produttivo.

I concorrenti internazionali erano:

1. Herbert Ohl della Germania (premiato, non costruito),


2. James Stirling dell'Inghilterra,
3. Knud Svenssons della Danimarca,
4. Rafael Esguerra,
5. Alvaro Saenz,
6. Rafael Urdaneta e Germán Samper della Colombia,
7. Atelier 5 della Svizzera (premiato),
8. Toivo Korhonen della Finlandia,
9. Charles Correa dell'India,
10. Fumihiko Maki, Kisho Kurokawa, Kiyonori Kikutake, del Giappone (vincitore del premio),
11. Jose Luis Iñiguez di Onzoño e Antonio Vazquez di Castro della Spagna,
12. Oskar Hansen e Svein Hatloy della Polonia,
13. Aldo van Eyck dei Paesi Bassi,
14. Georges Candilis, Alexis Josic e Shadrach Wood della Francia e
15. Centre for Environmental Structure -Christopher Alexander dagli Stati Uniti. 

E i peruviani :

Miguel Alvariño; Ernesto Paredes; Luis Mirò Quesada; Carlos Williams e Oswald Nunez; John Gunter e Mario Seminario; Carlos
Morales e Eugene Montagne; Giovanni Reiser; Edoardo Orrego; Luis Vier e Consuelo Zanelli (non costruiti); Franco Vella, José
Bentín, Raúl Quiñones e Luis Takahashi; Elsa Mazzari e Manuel Llanos (premiati); Frederick Cooper, José García-Bryce,
Antonio Graña e Eugenio Nicolini; Fernando Chaparro, Víctor Ramírez, Víctor Smirnoff e Víctor Wiskowsky (premiato); Jaques
Crousse, Jorge Páez e Ricardo Pérez-León (premiato).

Una giuria internazionale si riunì a Lima nell'agosto del 1969 e dopo aver assegnato sei premi metallici (tre internazionali e tre
locali), consigliò che, data l'alta qualità dei progetti, si costruisse un piccolo gruppo di ciascuna delle proposte presentate, con la
idea di ottenere il massimo beneficio possibile da ognuno. 

Alla fine sarebbero state costruite 500 case, e non le 1.500 inizialmente previste, fu firmato un contratto con le 26 ditte offerenti
per lo sviluppo del progetto, che dovevano essere associate a ingegneri, e ogni proposta doveva includere la casa definitiva e il
raggruppamento per circa 20 unità. Le case dovevano prevedere unità di crescita a fasi, un'unità base di una pianta e fino a due o
tre piante di crescita. A sua volta, un'unità completa per servire da esempio in ogni gruppo come modello da seguire per
l'espansione futura. 

In un momento in cui la tendenza mondiale dell'edilizia sociale era quella dei grattacieli, PREVI intendeva implementare e
comprendere i vantaggi della bassa densità abitativa, poiché ne considerava i vantaggi in termini di accesso, scala umana, privacy,
manutenzione, proprietà e principalmente la possibilità di espansione in vista del mutare delle esigenze che la struttura di una
famiglia può sperimentare nel tempo. In PREVI prevale l'idea della città viva e complessa, dove è apparsa spontanea una
diversificazione di usi e stili, trasformandola in un quartiere attivo e flessibile, organicamente integrato nella città e dove la sua
origine passa inosservata. Quasi mezzo secolo dopo, PREVI è un quartiere consolidato e ricco di possibilità, un esempio che
dobbiamo fermarci a rivedere per capirne i successi e gli errori, e senza dubbio è il precedente più importante in America Latina
sui temi dell'edilizia abitativa progressiva bassa e ad alta densità; PREVI è il risultato di un processo che è partito dal
riconoscimento dell'importanza universale dell'abitazione unita al contributo dei suoi utenti come fattore scatenante per fare città,
un evento in sé che continua a onorare la sua natura sperimentale, che persegue l'idea di una città aperta, malleabile, mutevole e
ricca di cultura, un progetto che valorizzi la casa come processo, dove l'aperto e l'indefinito è al di sopra del limitato e del finito, e
dove sarà l'abitante a valorizzare la proprietà già la città nel tempo e con la loro partecipazione. e senza dubbio è il precedente più
importante in America Latina in termini di progressiva edilizia bassa e ad alta densità;  PREVI è il risultato di un processo che è
partito dal riconoscimento dell'importanza universale dell'abitazione unita al contributo dei suoi utenti come fattore scatenante per
fare città, un evento in sé che continua a onorare la sua natura sperimentale, che persegue l'idea di una città aperta, malleabile,
mutevole e ricca di cultura, un progetto che valorizzi la casa come processo, dove l'aperto e l'indefinito è al di sopra del limitato e
del finito, e dove sarà l'abitante a valorizzare la proprietà già la città nel tempo e con la loro partecipazione. e senza dubbio è il
precedente più importante in America Latina in termini di progressiva edilizia bassa e ad alta densità; PREVI è il risultato di un
processo che è partito dal riconoscimento dell'importanza universale dell'abitazione unita al contributo dei suoi utenti come fattore
scatenante per fare città, un evento in sé che continua a onorare la sua natura sperimentale, che persegue l'idea di una città aperta,
malleabile, mutevole e ricca di cultura, un progetto che valorizzi la casa come processo, dove l'aperto e l'indefinito è al di sopra
del limitato e del finito, e dove sarà l'abitante a valorizzare la proprietà già la città nel tempo e con la loro partecipazione.

Concorso PREVI - Progetto abitativo sperimentale - Lima, Perù


Esguerra, Saenz e Samper

Concorso Internazionale PREVI Progetto Housing Sperimentale

Lime. Perù

Cliente: Comune di Lima - Nazioni Unite

Architetto consulente: Urbano Ripoll

Lavori eseguiti: Progetto.

1800 unità abitative.

1969

Questo progetto ha due conseguenze principali: il concetto di alloggi bassi ad alta densità acquisisce uno status internazionale e
diventa così un'alternativa per l'America Latina, diversa dalla città giardino orizzontale di Howard e dalla città giardino verticale
(CIAM). Per lo studio di progettazione rappresenta il momento in cui si prende coscienza che la compattazione delle abitazioni
costringe a pensare in termini di spazio urbano e non come somma di unità isolate. Un gruppo di queste case è stato costruito a
Lima. Il progetto è stato sviluppato con la collaborazione dell'architetto Urbano Ripoll.

Si è presentata un'occasione eccezionale per confrontare le esercitazioni teoriche in un caso concreto. Il progetto si è basato su una
proposta che partiva dalla scelta di un lotto di 80 x 80 mt. all'interno del quale trovavano spazio molteplici distribuzioni di piccoli
lotti quadrati di 9 metri di lato, si univano l'edificato e l'area del patio, alternativamente per creare quattro diverse distribuzioni; su
un lato del lotto sarebbe stato collocato il parcheggio carrabile per i residenti.

Questi lotti formavano un superisolato con un grande spazio centrale per l'ubicazione dei servizi alla comunità.

Tre di questi superblocchi coprivano il terreno disponibile. Le categorie: piccolo lotto, superlotto e superisolato, hanno creato una
struttura urbana semplice, razionale e ripetibile.

Un esempio eccezionale è stato trovato nel centro di Lima che è servito come punto di partenza per il progetto. Un antico palazzo
suntuario era stato conservato su un terreno non edificato. All'interno del lotto un piccolo gruppo di case molto urbane formava un
nucleo ad alta densità. Il tutto formava un grande superblocco circondato da blocchi convenzionali. Il centro dell'isolato era
costituito da un bosco dove gli animali domestici vagavano liberamente. La Quinta Heeren, il nome della proprietà, ha fornito un
riferimento locale per la proposta.

Eccoli: il superisolato, un nucleo verde al centro, in grado di essere occupato dalla scuola o da altri servizi comunitari, e dal
piccolo comune limitrofo; una dimostrazione di case unifamiliari compattate ad alta densità di occupazione Oggi le nuove teorie
architettoniche si basano sulla reinterpretazione delle realtà locali.

Nella proposta colombiana, la cosa più importante era la progettazione di piccoli lotti all'interno di un lotto più grande. Come un
insieme di tessere che si muovono entro limiti precisi, il progetto ha cercato non il rapporto di alcuni volumi con altri -le case- ma
le varianti agli spazi tra le case, cioè il gioco degli spazi esterni.

Dopo una precedente analisi, in PREVI è stato utilizzato il lotto quadrato, per i molteplici vantaggi riscontrati. Uno di questi era
quello di offrire, con un piccolo lotto, un buon fronte stradale. Un altro vantaggio è stato la possibilità di combinare
alternativamente l'area edificata e l'area del patio per creare quattro diversi layout.

Lo schema proponeva anche una circolazione veicolare alla periferia dei superblocchi e una circolazione pedonale basata su un
asse centrale che collegava spazi aperti e servizi alla comunità. L'accento è stato posto sul raggruppamento dei servizi per la
comunità all'interno dei superblocchi. Le strade interne tra questi lotti sono state collegate, al fine di creare percorsi pedonali
spazialmente ricchi e fornire un'interrelazione di quartieri.

In modo costruttivo, la proposta si basava sul miglioramento delle tecnologie locali, che era considerata una posizione realistica e
fattibile.

Il concorso PREVI nel suo complesso è stato un successo, per la varietà delle soluzioni proposte. Dopo aver selezionato i premi,
Herbert Ohl dalla Germania Federale, Atelier 5 dalla Svizzera e Kikutaki Naki e Kurokawa dal Giappone, si è deciso di realizzare
un set con la combinazione delle proposte di tutte le aziende partecipanti.

Qualche tempo dopo il concorso c'è stata l'opportunità di applicare i principi proposti per PREVI a Bogotà. Una comunità
popolare di 200 case autocostruttrici che è stata realizzata con grande successo, e il cui successivo sviluppo socio-economico è
stato molto interessante; L'80% dei proprietari ricava il proprio reddito dal lavoro che si produce nelle stesse abitazioni.

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