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Politecnico di Milano Dipartimento di Progettazione dellArchitettura Dottorato di Ricerca in Architettura Urbanistica Conservazione dei Luoghi dellAbitare e del Paesaggio

XVII ciclo

La disposizione a corte nel progetto della residenza


Studio dellevoluzione di un tipo urbano nel 900 in Europa

Coordinatore Prof.ssa Maria Grazia Folli Relatore Prof. Massimo Fortis

Fabio Zorza
Milano 2005

Indice

Introduzione
I motivi della ricerca: la disposizione a corte nel progetto della residenza

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Premessa
Questioni di metodologia della ricerca in architettura

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I.

Precisazioni definizione

intorno

una

Corte residenziale collettiva Tipo urbano, progetto urbano Disposizione a corte, isolato e tracciato viario

45

II.

Inquadramento storico: la citt ereditata


La formazione della citt industriale Alta densit e speculazione fondiaria Suddivisione in lotti e regolamenti edilizi Questione delle abitazioni

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III.

I precedenti
New Town di Edimburgo di J. Craig Le grandi corti di Cerd a Barcellona Parigi tra Haussmann e Movimento Moderno ed evoluzione di corti e courettes

81

IV.

La definizione di un tipo urbano: 1900-1929


Diffusione della corte-isolato come soluzione tipo della moderna citt industriale Amsterdam, Van der Pek, Berlage, de Bazel Rotterdam, Brinkman e Oud Milano, le realizzazioni dello Iacp Vienna, gli Hfe operai Amburgo, il piano di Schumacher Madrid, linfluenza di Zuazo Berlino, siedlungen di transizione

V.
_

Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa


La definizione di un nuovo linguaggio urbano
La rottura del 1929 Il blocco isolato, tipizzazione, standardizzazione Forma aperta, serialit I CIAM e la citt funzionale, il clima ideologico e sperimentale La svolta di May con Westhausen Oud a Blijdorp Gropius, razionalit scientifica Concorso di Amsterdam del 33 E. May a Francoforte _

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Dilatazione della forma chiusa, chiusura della forma aperta


Il dopoguerra, la crisi degli ultimi CIAM Il progetto del quartiere, influenze sociologiche Alla ricerca di un centro, di una piazza, di una strada Bakema e isolato composito A. e P. Smithson Pouillon e gli interni urbani nella periferia parigina

La rinascita del passato, lo spazio chiuso come valore


La riproposta di modelli di strada e isolato negli anni 70 e 80 Gli studi di Leslie Martin I tentativi nostalgici di Rob Krier I progetti di Hans Kollhoff Il banco di prova dellIBA di Berlino, Kleihues, Krier, Ungers Martorell, Bohigas, Mackay a Barcellona, De Las Casas a Madrid

VI.

Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo


Corte e paesaggio naturale Variazioni e distorsioni della disposizione a corte Nuovi quartieri ad Amsterdam I casi recenti di Barcellona Considerazioni finali

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Note Bibliografia Tavole comparative

227 231 239

J. Coenen, quartiere Cramique, Maastricht, 1987.

Introduzione
I motivi della ricerca: la disposizione a corte nel progetto della residenza

Da una rapida ricognizione dei progetti di carattere residenziale costruiti durante lultimo decennio negli ambiti urbani o di prima periferia delle grandi citt europee possiamo riscontrare la presenza costante di una forma urbana riconoscibile, di una logica di disposizione degli edifici residenziali che rimanda in vari modi alla forma chiusa della corte e alle sue numerose varianti. Non si pu negare che questa attitudine progettuale di carattere generale sia diffusa tra architetti e urbanisti, nonostante la sua apparente inattualit: essa predilige per il progetto di residenza quella che possiamo definire una disposizione a corte, declinata con diverse soluzioni di chiusura o apertura, attraverso i volumi costruiti che tendono a racchiudersi e definire uno spazio interno distinto e protetto. Lo spazio cos delimitato tende ad assumere una valenza domestica ma allo stesso tempo collettiva, contrapponendosi allo spazio pubblico della citt al di fuori. Dopo un secolo di sperimentazioni sulla residenza, ritorna ancora una forma urbana che rimanda alla citt storica e ai suoi elementi, anche se a scala diversa. evidente la distanza che separa queste recenti realizzazioni dagli esempi pi noti del periodo eroico della ricerca sullabitazione razionale del secolo scorso, come se tutta leredit rappresentata dalla produzione degli architetti moderni tra le due guerre, che si studia ripetutamente sui libri di storia, fosse stata dimenticata o volontariamente ignorata. Gli esempi che possiamo elencare sono molti, pi o meno noti; dalla periferia recente di Madrid, dove interi quartieri presentano isolati chiusi sui quattro lati accostati in modo serrato, per i quali si potrebbe parlare strettamente di

Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

tipo urbano a corte, al quartiere Cramique di Maastricht dove nellinsieme della composizione del planivolumetrico compaiono solo alcuni edifici a corte chiusa, che i progettisti hanno successivamente reinterpretato; dalla tendenza a ripetere la corte chiusa o semiaperta come principio di uniformit urbana nelle Zac (Zone dAmnagement Concert) parigine, ai monotoni blocchi a C accostati o contrapposti nei recenti Pru (Piani di riqualificazione urbana) milanesi. In alcuni casi si tratta del risultato di un preciso intento progettuale, basato su una certa idea di citt compatta; in altri si tratta della semplice trascrizione architettonica di regolamenti e indici urbanistici, stilati ad hoc da uffici tecnici che si trasformano in involontari artefici della nuova immagine urbana; in altri ancora possiamo solo scorgere una stanca applicazione di modelli di edilizia residenziale sufficientemente sicuri e in sintonia con le tendenze speculative del mercato immobiliare. Se assumiamo come unico parametro di lettura la forma dellimpianto planimetrico, questi progetti, come molti altri, possono essere raggruppati sotto la categoria di edifici residenziali collettivi con disposizione a corte; tra di loro corrono similitudini e assonanze evidenti. Ma se li analizziamo pi a fondo, tentando di

B. Albert, complesso residenziale Grote Circus nel quartiere Cramique, Maastricht, 1994.

Introduzione: i motivi della ricerca

A. Cruz, A. Ortiz, complesso residenziale Patio Sevilla nel quartiere Cramique, Maastricht, 1999. MBM Arquitectes, complesso residenziale Kleine Circus nel quartiere Cramique, Maastricht, 1994.

entrare nei meccanismi di costruzione della forma architettonica, scopriamo delle profonde differenze: per fare degli esempi, nella logica di disposizione degli spazi, nella collocazione degli accessi, nella natura dello spazio racchiuso e nel suo rapporto con lesterno, nella distribuzione degli alloggi e nel trattamento degli affacci, fino al rapporto della forma costruita con il tracciato viario, e di conseguenza con lisolato. Importanti variazioni sul tema, queste ultime, che contribuiscono a definire lidentit e la qualit di ciascun progetto. Sono proprio queste differenze a spingere chi scrive ad approfondire, attraverso lanalisi, lo smontaggio e la comparazione dei progetti residenziali a corte, le possibilit che offre questo particolare tipo insediativo alla citt contemporanea, in termini di qualit, adeguatezza e attualit. Come vediamo, questi parametri non sono legati espressamente alla disposizione a corte, ma alla sua concretizzazione attraverso il progetto degli elementi specifici, che informano il progetto generale e ne determinano le qualit. Infatti, a fronte di una grande diffusione, per non dire successo, di questo tipo urbano, ci troviamo di fronte a giudizi molto disparati sulla qualit e lappropriatezza di queste architetture nei diversi contesti urbani. Spesso abbiamo limpressione di progetti svuotati di senso, ripetitivi e autoreferenziali, in quanto carenti di rapporti da un lato con le forme e i modi duso della citt, dallaltro con il carattere stesso dellabitare che trapela dalla forma degli alloggi e dalla loro distribuzione. Non vi dubbio che in molti casi sia evidente un processo di banalizzazione della forma urbana, da forma a formula; la corte residenziale facilmente applicabile in tutti i contesti ma spesso risulta fatalmente svilita e svuotata di quei contenuti progettuali che apprezziamo nei migliori esempi costruiti nelle citt europee. Talvolta la corte diventa una formula magica

Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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per rendere meglio appetibili insediamenti urbani che presentano una bassa qualit architettonica, ma che attraverso lo slogan abita a corte pretendono di incarnare i preziosi valori che garantiscono quiete, armonia, serenit e comfort senza rinunciare ai vantaggi di abitare nel centro della citt. L approfondimento dei progetti, strumento analitico essenziale di questa ricerca, ci sembra quindi necessario al fine di far emergere i nodi problematici specifici della residenza a corte nei contesti urbani; per questo motivo che il nostro sguardo deve volgere verso gli esempi migliori, e inevitabilmente verso un passato recente, a cui gli esempi sopra riportati rimandano, denso di casi importanti per la definizione di questo tipo urbano. Il tipo insediativo a corte, considerato come uno dei possibili modi di risolvere il problema della residenza collettiva in ambito urbano, stato messo a punto e largamente utilizzato lungo tutto il corso del XX secolo, con qualche precedente importante anche nel 700 e nell800; come vedremo, esso ha visto le sue origini come soluzione per risolvere il problema della carenza di alloggi nei centri urbani in espansione. quindi strettamente legato alla formazione della moderna citt industriale, e si propone come strategia per risolvere i problemi del suo sviluppo organico, in accordo con i principi che invocavano migliori condizioni di igiene e salubrit per le abitazioni operaie in primo luogo, per evidenti ragioni di emergenza quantitativa, ma anche per tutti gli altri edifici residenziali in genere. La grande corte residenziale diventata quindi, nei diversi casi che vedremo, una soluzione che garantiva il controllo del disegno urbano in continuit con la citt storica e allo stesso tempo condizioni ottimali per la residenza in termini di presenza di aria, luce, e verde. Ritroviamo questo tipo di forma urbana declinata lungo tutto il corso del 900, durante il quale ha

C. Weeber, quartiere residenziale Venserpolder, Amsterdam, 1986.

Introduzione: i motivi della ricerca

Complesso residenziale di via Segantini, Milano, 2000.

subito variazioni, sperimentazioni e verifiche, e ha contribuito alla costruzione di intere parti di citt. Spesso si presenta sotto forme simili contemporaneamente in citt diverse. Possiamo dire che ha una sua storia precisa, fatta di casi reali, forme che si ripetono o che rimandano luna allaltra a distanza di tempo e di spazio; si pu fare luce sulla sua formazione e sviluppo, come tipo riconoscibile. Ipotesi della ricerca che la lenta evoluzione di questa forma non si sia mai interrotta, che si possa tracciare una linea continua, un filo rosso che lega alcune esperienze senza soluzione di continuit, nonostante alcuni intervalli significativi, come per esempio lapparente rottura degli anni 30. Una specie di ritorno costante di questa forma urbana, anche dopo periodi in ombra, come se seguisse un suo particolare percorso, trasversale alle vicende e alle ideologie che accompagnano la storia dellarchitettura, a volte infilandosi in percorsi carsici per rispuntare alla luce pi a valle. In questa evoluzione, non certo naturale o finalistica ma legata al progresso e allinnovazione

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

della cultura progettuale urbana, si possono riscontrare alcune costanti, come vedremo, che dipendono dalla strategia urbana indotta dalla forma generale, ma anche significative variazioni, che ci permettono di valutare la corrispondenza con il tempo e il contesto, con levoluzione dei modi di abitare la casa e la citt. L approfondimento di questi concetti sembra essere lunica forma di conoscenza utile e trasmissibile nellambito della progettazione architettonica; il retaggio costituito dagli esempi del passato offre a tutti gli effetti un bagaglio di conoscenza di forme, dispositivi, soluzioni e risultati che indispensabile acquisire per emettere un giudizio sulla realt e per affrontare la progettazione nel presente. L approfondimento conoscitivo su quanto di meglio gi stato ideato, caldeggiato e verificato su un determinato problema pu evitare il rischio di ricominciare sempre daccapo, ripercorrendo strade fallimentari gi battute, e, in ogni caso, pu aiutare a rintracciare le innovazioni da apportare alle linee di ricerca cui ci si intende consapevolmente riallacciare per riprendere il cammino verso una nuova architettura, a partire dal punto in cui si arrestato il lavoro intellettuale di chi ci ha preceduto.1

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Complesso residenziale Oggiaro, Milano, 1997.

(P.r.u.)

Palizzi-Quarto

Introduzione: i motivi della ricerca

De Architekten Cie, Claus en Kaan, Schaap en Stigter, quartiere Ij-burg, Amsterdam, 2001.

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Premessa
Questioni di metodologia della ricerca in architettura

Il problema di chiarire, per quanto possibile, la natura del lavoro di ricerca nel campo dellarchitettura si posto come premessa indispensabile al lavoro stesso, in particolare nel caso di una ricerca elaborata allinterno di un dottorato di progettazione dellarchitettura. Sicuramente non facile indagare i rapporti tra teoria e pratica della progettazione, per la variet con cui questi si sono verificati nel lungo corso della storia dellarchitettura, per le enormi differenze che possiamo riscontrare nel tempo e nello spazio. Non si pretende nemmeno di dare in questa sede risposte illuminanti e definitive; sembra importante per impostare il problema nelle sue linee generali, riportando idee e tesi consolidate per quanto attiene alla epistemologia della ricerca e in generale ai processi della conoscenza, provando a fare delle precisazioni e indicare una direzione possibile. Il senso di questa premessa proprio quello di trovare una coerenza per il lavoro che segue.

Quadro epistemologico Esiste la possibilit di una conoscenza oggettiva e trasmissibile nel campo dellattivit artistica? Se la disciplina architettonica si pu definire artistica, in che cosa si differenzia da quelle scientifiche? Si pu parlare, infine, di teoria architettonica se non riconosciamo ad essa lo statuto scientifico? Sono domande che investono tutto il campo del sapere, la sua produzione, la sua accumulazione e trasmissione; ma anche la natura del rapporto

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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tra il sapere teorico e il mondo reale, tra teoria e pratica. In questo terreno scivoloso ci sono ancora molti dubbi da chiarire, ostacoli e pregiudizi da superare; per esempio la tendenza diffusa ad identificare tutta la complessit del sapere umano e i suoi meccanismi con la conoscenza scientifica. Non c dubbio che la scienza stata, durante gli ultimi due secoli, il principale referente epistemologico. Ma il fatto che le scoperte scientifiche dellera moderna si annoverino tra le principali conquiste del pensiero, non autorizza a pensare che la ricerca scientifica sia il passo obbligato di qualsiasi possibile forma di conoscenza2. Gli interrogativi posti mettono quindi in luce quella che ancora oggi si pu riconoscere come una dicotomia irriducibile tra scientificit e artisticit, visti come due poli opposti delle attivit conoscitive, che operano con procedimenti completamente diversi. In particolare, come evidenzia Carlos Mart Ars3, le attivit artistiche soffrono di una concezione soggettivistica basata sulla manifestazione del sentimento o della coscienza dellartista, concezione ereditata dalla filosofia di matrice idealista. Succede cos che, quando si pone il problema di formulare, in modo sistematico, la conoscenza legata alle discipline artistiche, sorge immediatamente unopinione latente e generalizzata incline a negare, in quanto impossibile, qualsiasi strutturazione del sapere artistico, nonch a rifugiarsi in una visione atomizzata e particolarista, basata sulla presunta condizione ineffabile dellarte4. Allo stesso modo, una concezione di origine positivista ridurrebbe la scienza a una mera accumulazione di esperimenti e di dati dai quali ricavare meccanicamente teorie e spiegazioni scientifiche, come fossero gi contenute ma solo nascoste nella realt, ed escludendo a priori qualsiasi attivit legata al campo dellimmaginazione. A questo proposito lopera teorica di Karl

Premessa - Questioni di metodologia della ricerca in architettura

Popper, che riflette in generale sui meccanismi di produzione della conoscenza, rappresenta un riferimento importante per la cultura contemporanea. Anche se i suoi sforzi mirano per lo pi a spiegare ci che denomina la logica della scoperta scientifica, evidenziando un ruolo attivo del soggetto osservatore a cui viene riconosciuta una immaginazione critica che guida e pianifica la propria percezione, le sue elaborazioni teoriche ci sono di grande aiuto per dimostrare la possibilit di una conoscenza oggettiva anche nel campo artistico. Seguiamo la teoria di Popper: i meccanismi di percezione della realt presuppongono lesistenza di un mondo reale fatto di cose e di un soggetto individuale che percepisce attraverso i sensi. Gli stati mentali dellindividuo, necessari nellatto di acquisire informazioni, sono per temporanei, hanno unesistenza effimera, e non possono essere condivisi con altri individui se prima non vengono espressi attraverso il linguaggio. Il lavoro di formulazione attraverso il linguaggio presuppone unoperazione di astrazione e generalizzazione, e il prodotto cos ottenuto possiede una nuova natura, diventa un concetto autonomo dal soggetto che lo ha espresso. Inizia una vita indipendente, in un mondo popolato da oggetti che possiedono tutti la stessa natura: teorie, argomenti, concetti formano cos un universo di contenuti oggettivi del pensiero, che si possono accumulare nel tempo. Il contributo di Popper sta proprio nella definizione di questa epistemologia senza soggetto conoscente, indipendente dagli stati mentali del soggetto, che invece sono temporanei e variabili. Questa precisazione permette a Popper di formulare la teoria dei tre mondi, che riassume e generalizza i processi della conoscenza umana. Superando definitivamente le posizioni derivanti dalla filosofia idealista, che proponevano una visione dualista della conoscenza basata sulla contrapposizione di mondo della realt da una

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

parte e soggetto pensante dallaltra, Popper rivendica una nuova autonomia al mondo delle idee, affermando lesistenza di tre universi ontologicamente distinti tra loro, ma tutti indiscutibilmente reali: il mondo delle cose materiali (mondo 1), il mondo dei concetti e delle costruzioni teoriche (mondo 3), entrambi indipendenti nella loro crescita nel tempo, e il mondo degli stati di coscienza (mondo 2). L attivit mentale dellindividuo il solo collegamento esistente tra concetti astratti e realt fisica, opera cio da tramite tra i due mondi. Il soggetto inoltre lunica forza attiva, con potere di azione e di scelta, il motore che permette di passare dalle idee alle cose e viceversa. Questa volont, legata al soggetto, ma anche al luogo e al tempo, immediatezza, presente continuo; in quanto tale non ha la facolt di contenere nel tempo idee e concetti, che invece si accumulano, sempre ad opera dellattivit del pensiero, nel loro mondo autonomo, il mondo 3, e sopravvivono nel tempo. Proprio questa la differenza che sottolinea Popper tra lavere un pensiero e formularlo in un linguaggio. In base a questa teoria ci sarebbe quindi una continua azione di scambio: per costruire concetti si parte dallosservazione della realt, al contrario per incidere sul mondo delle cose si utilizzano le conoscenze teoriche. Questo travaso di materiali provoca un processo continuo di retroalimentazione nel quale gli effetti si convertono in cause generatrici del dinamismo stesso.5 Resta da definire allora la natura dellattivit del soggetto: infatti quando opera in un senso, dal mondo 3 al mondo 1, agisce concretamente nel mondo della realt fisica; quando invece opera dal mondo 1 al mondo 3 il prodotto di natura concettuale e teorica. Possiamo ora affermare che questa la base epistemologica sia dellattivit scientifica delluomo sia di quella artistica?

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Premessa - Questioni di metodologia della ricerca in architettura

Possiamo cio riconoscere concretamente sia nel campo artistico che in quello scientifico questo travaso di materiali, e gli oggetti specifici relativi ai due ambiti del sapere? Per quanto attiene al campo scientifico, opinione condivisa che il mondo 1 sia composto dalle cose materiali, oggetto dellosservazione, mentre il mondo 2 da teorie, dimostrazioni di carattere generale. Un esempio: non ci sono dubbi sullappartenenza a questultima categoria della tavola degli elementi di Mendelejev, o della legge gravitazionale dei corpi, cos come appartengono al mondo 1 gli oggetti da cui queste leggi chimiche e fisiche sono desunte. Nel campo artistico ci troviamo daccordo nel riconoscere gli oggetti del mondo 1 come le cose prodotte dalluomo, artefatte, siano esse opere darte in senso stretto o meno, mentre pi difficile definire la natura degli oggetti del mondo 3; che cosa sono per esempio i concetti astratti nellattivit architettonica? Come si formano, come si tramandano? Nel tentativo di dimostrare la dimensione conoscitiva dellarchitettura, Mart Ars introduce il concetto di tipo architettonico, legato alla struttura organizzativa della forma, come generalizzazione basata su fatti singolari che porta alla possibilit di mettere a punto concetti generali dotati di legittima cittadinanza nel mondo 3. Basti pensare ai termini che, nel corso della storia, hanno consentito alla nostra disciplina di mettere a punto una descrizione degli edifici. Ricordiamo, ad esempio, con quanta esattezza si possono descrivere le parti di un organismo basilicale e come a ogni parte corrisponda una denominazione precisa e inequivocabile: atrio, portico, navata, transetto, coro, abside, deambulatorio. Questi sostantivi rimandano a contenuti universali, dato che sono applicabili a diversi fatti particolari, ciascuno dotato di una propria individualit6. Secondo questa teoria, gi lattivit di descrizione assolve

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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un ruolo decisivo nello sviluppo del sapere architettonico, perch presuppone lespressione attraverso il linguaggio scritto di unopera costruita, e di conseguenza una inevitabile generalizzazione che produce oggetti del mondo 3 dotati di astrazione e autonomia. Un simile ragionamento lo si pu estendere anche ad altre arti, declinando il significato di forma strutturale agli specifici oggetti delle discipline. Verificata lesistenza di concetti astratti anche in campo artistico, Mart Ars propone una ulteriore precisazione rispetto alla teoria popperiana dei tre mondi. In linea generale la differenza tra le due attivit del sapere consiste nella direzione privilegiata nel processo descritto sopra: lattivit scientifica dal mondo delle cose tende al mondo delle idee teoriche, mentre lattivit artistica dal mondo delle costruzioni teoriche a quello delle opere reali. Entrambe condividono lo stesso sistema epistemologico, ma non lo stesso fine, e nemmeno la natura del prodotto dellazione del soggetto. Mentre lobiettivo fondamentale della ricerca scientifica quello di formulare principi astratti e leggi universali a partire dallosservazione dei fenomeni, la principale finalit dellattivit artistica consiste, al contrario, nellelaborazione di oggetti fisici che sorgono per distillazione di idee e concetti con i quali cerchiamo di interpretare la realt.7 Se il fine conoscitivo quindi comune ai due campi disciplinari del sapere umano, come questa teoria ha legittimato, i prodotti finali sono invece di natura radicalmente opposta: dagli sforzi scientifici nascono teorie e concetti astratti, la cui origine e i cui effetti sono nel mondo reale; dal lavoro artistico nascono opere concrete, che hanno avuto origine nel mondo delle idee, e contribuiscono ad ampliarlo ulteriormente. In tutte le attivit possiamo riscontrare una tendenza alla comprensione del reale, allavanzamento e alla trasformazione, ma se in un campo i prodotti sono dipinti, edifici, sinfonie, parole, nellaltro

Premessa - Questioni di metodologia della ricerca in architettura

sono concetti, dimostrazioni, teorie, che si accumulano nel tempo acquistando una propria autonomia proprio come i prodotti artistici. Da un lato viene riconosciuto uno statuto conoscitivo alle attivit artistiche, liberandole dallinterpretazione soggettivistica della mera creazione individuale, isolata nel tempo e nello spazio, dallaltra si legittima una volont attiva nel campo scientifico, una immaginazione critica che non rinuncia allintuizione, nel senso etimologico di guardare con attenzione.

Sulla natura della ricerca Le riflessioni appena fatte ricostruiscono sinteticamente un quadro di riferimento epistemologico che individua le differenze tra discipline artistiche e scientifiche, non in unottica di contrapposizione ma di complementarit che abbraccia il territorio del sapere umano in tutta la sua complessit. Si rileva inoltre come i prodotti specifici dellarte siano oggetti reali, non concettuali: essi hanno un carattere sintetico, sono la precipitazione concreta in un tempo e in un luogo di idee attraverso lazione soggettiva. In questo quadro dove si colloca allora il lavoro di ricerca nel campo artistico? Se il lavoro di ricerca ha come fine il riconoscimento di concetti generali e la loro descrizione partendo dalle opere reali, allora percorre la strada che abbiamo descritto in precedenza come senso privilegiato dallattivit scientifica. La possiamo allora definire come attivit scientifica applicata allarte, oppure come attivit artistica secondaria? E chi la pratica uno scienziato dellarte, o un artista in pausa di riflessione? Non c dubbio che vi sono in merito molte posizioni di pensiero. Giorgio Grassi, per esempio, mettendo in luce laspetto sintattico dellarchitettura ne evidenzia il suo carattere di costruzione logica; in questo senso arriva a dire

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

che analisi e progetto hanno in comune il fine conoscitivo, ma anche il procedimento, cio un ordine logico di scelte successive di carattere logico-sintattico8. C anche chi ritiene, non senza un certo grado di provocazione, che in campo artistico non esiste la ricerca, e che lunico modo per contribuire allavanzamento delle discipline artistiche produrre oggetti artistici; nello specifico ci significa occuparsi di fare progetti di architettura e di portarli alla realizzazione. Avendo dimostrato per lesistenza di un mondo di oggetti astratti anche nel nostro campo disciplinare, ci chiediamo come e da chi vengano prodotti se non dallazione del pensiero soggettivo, unica volont attiva nel processo della conoscenza, come abbiamo dimostrato sopra. I concetti precisi e condivisi di navata, transetto, abside, ma anche di colonna, finestra, cornicione non esisterebbero se nessuno avesse proceduto alla descrizione di opere costruite, dopo una loro osservazione e comparazione, attraverso il linguaggio. Questi concetti non nascono da soli, n esistono gi a priori, come se fossero idee platoniche. Daltra parte lesistenza di un dottorato di ricerca in progettazione dellarchitettura legittima gi di per s lesistenza di questo tipo di attivit, e pone la questione di definire i meccanismi del lavoro di ricerca ad un livello di primaria importanza. Il lavoro di ricerca esiste quindi, ed subito evidente anche lutilit di una teoria architettonica, che permette di riflettere sui contenuti dei progetti. A differenza dei prodotti principali dellarte e della scienza, rispettivamente opere concrete e opere concettuali, le generalizzazioni conseguenti al lavoro di ricerca in architettura non possiedono lo stesso carattere di verit e perfezione. La evidenza pregnante di una dimostrazione matematica possiede, a ben vedere, un carattere di verit simile alla presenza inevitabile e concreta di unopera costruita.

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Premessa - Questioni di metodologia della ricerca in architettura

Hanno forse in comune il carattere sintetico, operazione di una distillazione. L operazione di risalire la corrente del processo di sintesi quindi non pu che avere un carattere analitico, paziente e laborioso. E conduce in un territorio vasto dove non troviamo verit e risposte, ma materiali generali per rispondere pi consapevolmente alle domande della conoscenza, attraverso il progetto, o per ampliare la gamma delle domande possibili. Risulta chiaro allora che la ricerca definita come attivit peculiare anche in campo artistico, soprattutto per lo stretto rapporto che mantiene con il progetto; il fine ultimo infatti sembra quello di definire basi sempre pi ampie per lelaborazione di risposte progettuali. Allo stesso tempo, per, progetto e ricerca sono due procedimenti ben distinti, che muovono materiali in senso opposto; sono autonomi nei metodi, luno sintetico laltro analitico, e nei fini, luno rispondere concretamente ad un problema e laltro aprire le questioni. Attraverso il lavoro teorico nelle arti non si arriva alla messa a punto di procedimenti da applicare meccanicamente, come qualcuno pu credere: sempre Mart Ars in questo senso avverte che la parola teoria non dovrebbe suscitare in nessun caso false illusioni, e meno ancora insinuare lesistenza di percorsi infallibili9. proprio questa tendenza che trasforma pericolosamente (per i processi conoscitivi) la teoria in dottrina, teoria che afferma che la sua verit definitivamente provata, e rifiuta tutte le smentite della realt10; dottrina che mette a punto processi progettuali sicuri dei quali dimostra la necessit e la correttezza. Evidentemente questo non il fine di questa ricerca, n lo dovrebbe essere per i lavori che hanno questo nome. Considero perci che il compito di una teoria del progetto non sia quello di confezionare formule in grado di risolvere i problemi una volta per tutte, ma piuttosto quello

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

di ampliare la pratica del progetto ed il suo campo problematico, fornendo allo stesso tempo strumenti che consentano di porre tali problemi con maggiore chiarezza e correttezza, vale a dire che permettano di riconoscere pi ordinatamente la complessit del reale11.

Sulla centralit del progetto Con quale metodo procede la ricerca in architettura? Se pensiamo al ruolo che essa riveste nel processo della conoscenza del reale possiamo arrivare a definirne i meccanismi, spero in modo condivisibile. La ricerca procede in modo analitico, abbiamo visto, risalendo la corrente del progetto, ed ha come materiale base di lavoro ma anche come fine ultimo la realt costruita; tuttavia produce concetti e idee teorici. Ecco perch esiste il pericolo che una teoria si chiuda in s stessa quando si allontana troppo dal progetto e dalle condizioni materiali, costruendo un ambito autoreferenziale e sterile ai fini della conoscenza. Per questo motivo inoltre affermiamo la centralit del progetto come interesse della ricerca, e la necessit di partire sempre dalle opere realizzate, che sono la definizione stessa di architettura. ...qualsiasi teoria del progetto deve partire dallo studio delle opere di architettura nella loro singolarit e concretezza. Questa affermazione pare ovvia, e probabilmente lo davvero. Tuttavia mi sembra che il suo frequente inadempimento sia una delle principali cause del discredito che oggi grava su qualsiasi tentativo di discorso teorico nel campo dellarchitettura12. Per fare un esempio, il libro Delirious New York stato sempre indicato sia dallautore, che lo sottotitola Un manifesto retroattivo per Manhattan, sia dai critici un lavoro mirato alla fondazione di una nuova teoria della progettazione, mettendo cos in secondo piano

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Premessa - Questioni di metodologia della ricerca in architettura

linteresse specifico che la ricerca mostra sulla citt: Koolhaas diffonde il proprio manifesto, getta le basi della propria architettura, pone i cardini e i decumani della propria fondazione13. In realt il libro un lavoro di ricerca principalmente perch analitico, indagatore, fondato sullanalisi dettagliata delle opere pi importanti di un certo periodo, di cui ricostruisce le ragioni, i principi, nonch le vicende e le fasi della realizzazione; perch evidenzia il dato costante che emerge, cio un esasperato gigantismo abbinato ad una innovativa complessit nei programmi funzionali. Solo alla fine Koolhaas decide di prendere in prestito quei principi per farli rivivere nei propri progetti, con un procedimento operativo, sintetico, che appartiene di pi al mondo del progetto che a quello della ricerca. Un lavoro di ricerca inoltre deve saper rinunciare al desiderio di influire direttamente sulla realt; il cambiamento e la trasformazione sono compiti del progetto, e attraverso la ricerca si pu solo dare un contributo indiretto. L autonomia del momento teorico fondamentale affinch questi apporti possano essere utilizzati come fonte di ragionamenti anche da altri soggetti, diversi dal ricercatore stesso. Ci non esclude che questultimo possa farne uso, quando indossa le vesti di progettista. Per tale motivo ogni costruzione teorica che abbia per oggetto il progetto architettonico deve essere capace di accettare la sua condizione secondaria, il suo ruolo transitivo ed ausiliare, sempre riferito e subordinato alle opere, vere depositarie della conoscenza in qualsiasi attivit artistica14.

Sulla forma Il lavoro di indagine e di descrizione delle opere di architettura si avvale, come categoria di generalizzazione, della forma e della sua concettualizzazione, la struttura formale, meglio

Downtown Athletic Club, New York, 1931.

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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definita come tipo architettonico: categoria che contiene tutti quei concetti che alludono a una struttura, a unidea organizzativa della forma che riporta gli elementi dellarchitettura verso un ordine riconoscibile15. Questa una delle scelte possibili, ma a noi sembra che la forma, per il suo carattere fisico e materiale, per il suo essere evidente e descrivibile, sia una categoria tra le pi adatte ad avvicinare i dispositivi del progetto di architettura. Inoltre essa , a differenza di altre categorie come luso e la funzione, la pi stabile nel tempo, quella che coincide pi in profondit con lessenza materiale dellarchitettura, fino a diventare un suo strumento peculiare. Vi sono sicuramente altri modi possibili di fare ricerca: per esempio, per avere una conoscenza pi approfondita necessario indagare le cause e la situazione al contorno che hanno portato a costruire unopera in un certo modo. Mettere in evidenza motivazioni, attori, contesto sembra per un lavoro di ricerca che appartiene pi allambito storico che a quello progettuale. Non c dubbio che la produzione delle opere reali sia strettamente legata ad un contesto storico ben preciso e alla destinazione funzionale originale, dai quali spesso dipende anche la stessa declinazione di una forma. Ma lesperienza storica mostra con chiarezza che la forma pi duratura di qualsiasi sua utilizzazione, e la somma integrale di tutte le particolarit duso non d come risultato unarchitettura16. Nel saggio di Rudolf Borchardt sulla villa della campagna toscana, per esempio, la ricostruzione del contesto storico e delle origini di questa forma di abitare radicata nel territorio non sufficiente a descrivere le relazioni tra gli elementi dellarchitettura che la costituiscono; infatti lautore, uomo di lettere pi che di architettura, per descrivere questa forma procede ad una analisi degli elementi generali e ricorrenti, dando cos sostanza formale ad un tipo architettonico che esprime un contrasto di

Hotel Waldorf-Astoria, New York, 1929.

Premessa - Questioni di metodologia della ricerca in architettura

origine latina fra campagna e citt. In questo genere di costruzioni, in cui da lungo tempo lesigenza del signore riuscita a conciliare gli aspetti puramente utilitari delledificio con le forme tradizionali della sua vita, rimangono anche altre testimonianze sparse, rispecchiate nellarchitettura, della destinazione originaria. [...] La serie delle stanze adatte a questo scopo [abitazione] incomincia al primo piano, a cui nella casa colonica si accede per mezzo di una scala laterale che termina su un pianerottolo con una tettoia sorretta da pilastri, archetipo della loggia; la villa invece sviluppa questa scala in un ampio giro frontale che serve da accesso scoperto con belle balaustre e articola lo spazio antistante nella forma ardita e splendida di una mezza esedra (la pi bella forse quella della Villa Sardi a Pieve San Martino presso Lucca) raccordandola poi, in modi sempre nuovi, col balcone sovrastante, dove si apre di solito la vetrata centrale del salone. E cos, quanto pi a fondo si va, pi spesso si intuisce una forma pi antica della villa, al di l dellaspetto principesco, barocco o stile impero, e si ammira la tenacia con cui, nel paese pi conservatore del mondo, le forme e le funzioni continuano a dipendere organicamente le une dalle altre17. Provando ad ampliare il campo anche allambito della citt, e parlando quindi di configurazione fisica e spaziale siamo daccordo con Ludovico Quaroni quando, descrivendo le caratteristiche costitutive della citt, egli distingue tra struttura sociale, che sostanza e contenuto, e citt fisica, costituita da strutture edilizie contenenti (civitas e urbs nel pensiero dei latini). Quando parliamo di spazio ci riferiamo soltanto alla citt fisica, ma questo spazio dovr essere calibrato, organizzato, strutturato in relazione stretta con la citt sociale18: il tentativo in questa ricerca per quello di indagare con maggiore autonomia il momento del progetto sulla citt fisica, che in alcuni casi legato alla realt sociale ed

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

economica solo nella motivazione iniziale, per poi cercare strade proprie, riferimenti e ragioni interne, come se esistesse un mondo delle forme parallelo e autonomo, fatto da realizzazioni e progetti, che fosse possibile studiare e ricostruire a prescindere dalle specifiche situazioni storiche di sfondo. Come scrive elegantemente Henri Focillon, il segno significa, ma, divenuto forma, aspira a significarsi, crea il suo nuovo senso, si cerca un contenuto, gli d una nuova giovane vita per mezzo di associazioni, di dislocazioni, di stampi verbali19. Per questo motivo ci sembra che lo strumento pi utile per ampliare la base delle conoscenze in architettura, avendo come fine il progetto, sia la forma, le sue permanenze e le sue declinazioni, da descrivere e analizzare nei progetti costruiti e nelle intenzioni rimaste sulla carta. Il fine della ricognizione, bene ricordarlo, non dimostrativo della correttezza di una forma o di un metodo; la forma in s non pu essere giusta o sbagliata, n tanto meno il progetto. In architettura, anche il contrario pu essere vero, ha scritto Fernando Tavora20, evidenziando questo apparente paradosso che sta alla base della conoscenza nel campo artistico. Sia la forma che il progetto quindi possono avere un carattere profondo, oppure superficiale. E proprio il lavoro della ricerca ha il dovere di definire le basi per agevolare unattivit progettuale consapevole e che sfugga la banalit della costruzione corrente.

Sullesperienza storica Portare alla luce la permanenza e le trasformazioni di una particolare struttura formale, che nel capitolo successivo cercheremo di definire, sembra essere il compito di una ricerca nel nostro campo disciplinare. Il materiale che andiamo ad indagare nel corso dello studio, nella sua fisicit ed evidenza, ha una caratteristica

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Premessa - Questioni di metodologia della ricerca in architettura

particolare: esso il prodotto di una attivit progettuale che si colloca in un tempo passato (pi o meno antico) ma ci si presenta a noi con una inevitabile simultaneit. Noi viviamo immersi in questo continuo presente; edifici di epoche passate stanno accanto a edifici contemporanei, senza soluzione di continuit. vero che abbiamo parlato di forma come carattere generale dellarchitettura, da estrapolare e studiare secondo regole proprie; Giorgio Grassi afferma che gli esempi di un passato pi remoto e pi recente si confrontano sul piano della loro forma, al di sopra dei motivi umani ed economici, politici e religiosi ai quali essi per lo pi vengono fatti corrispondere21. Tuttavia non possibile prescindere dalla condizione storica del loro stesso farsi, dalla successione temporale del manifestarsi di forme e idee. E dato che tutto il materiale su cui lavoriamo si colloca genericamente nel passato, come ogni opera nel momento stesso in cui entra nel mondo reale e si stacca dallautore iniziando una vita propria22, necessario chiarire meglio il rapporto con il nostro oggetto di studio, o con ci che possiamo definire tradizione. A tale proposito, nellambito della letteratura, Thomas S. Eliot scrive che la tradizione non un patrimonio che si possa tranquillamente ereditare: chi vuole impossessarsene deve conquistarla con grande fatica. [...] Avere senso storico significa essere consapevole non solo che il passato passato, ma che anche presente; il senso storico costringe a scrivere non solo con la sensazione fisica, presente nel sangue, di appartenere alla propria generazione, ma anche con la coscienza che tutta la letteratura europea da Omero in avanti, e allinterno di essa tutta la letteratura del proprio paese, ha una sua esistenza simultanea e si struttura in un ordine simultaneo. Questo vale a maggior ragione per larchitettura, come abbiamo visto prima, per la reale presenza contemporanea di oggetti di

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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epoche diverse. Tale ragionamento porta Eliot ad affermare che nel lavoro di critica letteraria spesso viene lodato un poeta per quelle caratteristiche della sua opera in cui egli somiglia meno ad altri poeti, e si cercano quegli elementi che lo differenziano dai predecessori; invece, accostandosi a un poeta senza alcun pregiudizio, ci accorgeremmo che le parti non solo migliori, ma anche pi personali della sua opera sono forse quelle in cui i poeti scomparsi, i suoi antenati, dimostrano con maggiore vigore la loro immortale vitalit. Il contrasto tra linteresse nello studio delle caratteristiche costanti o di quelle variabili sembra, a prima vista, unopposizione tra due modelli inconciliabili di accostarsi al passato; in realt a noi sembra una falsa dicotomia, in quanto luno presuppone e giustifica laltro. dalla interazione tra i due che possiamo avere una conoscenza complessiva dei fenomeni di produzione e permanenza di forme. Infatti proprio la variazione sul tema, la presenza concreta di opere individuali e quindi diverse che affrontano situazioni simili con soluzioni analoghe, permette la individuazione di caratteri generali e astratti che uniscano tra loro le esperienze, creando i presupposti per la confrontabilit. Secondo Mart Ars la storia mostra i processi in trasformazione, lanalisi tipologica si rif a ci che, negli stessi processi, permane identico. Inoltre, entrambi gli aspetti si relazionano lun laltro, giacch solo la mutazione rende visibile la permanenza. Come sostiene la teoria aristotelica, lessenza di una cosa pu essere stabilita attraverso i cambiamenti che essa subisce 23. L esempio di uno studio che accosta liberamente opere del presente e del passato classico, utilizzando il concetto di forma per trovare delle costanti ma non rinunciando ad evidenziare le differenze storiche tra le opere la ricerca di Colin Rowe24, uno tra i primi

Premessa - Questioni di metodologia della ricerca in architettura

critici moderni a gettare ponti strutturali tra larchitettura moderna e quella antica. Nel suo saggio sulla villa, utilizza i concetti di forma, struttura e geometria per comparare abilmente i progetti di Le Corbusier e Palladio, trovando costanti formali che permettono di identificare il tipo, ma procedendo con una lettura precisa delle differenze e delle loro ragioni storiche. Il lavoro di ricerca, per come lo stiamo definendo, si serve dei concetti di permanenza e di variazione nellanalisi del passato, ma sempre

C. Rowe, confronto tra Villa Stein di Le Corbusier e Villa Malcontenta di Palladio, 1947.

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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orientato comunque al presente, nel senso che lazzeramento del tempo nella formazione dei ragionamenti sulla forma ci che consente al progettista di appropriarsi dei concetti generali e allo stesso tempo di raggiungere una consapevolezza storica. Il possesso del senso storico, che senso dellatemporale come del temporale, e dellatemporale e del temporale insieme: ecco quello che rende tradizionale uno scrittore. Ed nello stesso tempo ci che lo rende pi acutamente consapevole del suo posto nel tempo, della sua contemporaneit25. Si delinea in questo modo un processo di accumulazione di esperienze e forme, per cui possiamo dire che il progettista contemporaneo possiede un maggiore grado di conoscenza rispetto ai progettisti del passato; questo vero solo se intendiamo il maggior livello di complessit insita nella contemporaneit non come qualit in se stessa, ma come potenzialit espressa attraverso lo studio analitico, la immedesimazione profonda e la riscoperta di una tradizione sempre pi ampia. Ma la differenza tra il presente e il passato sta in questo: che il presente, quando sia consapevolezza, consapevolezza del passato in un senso e in una misura mai raggiunti, come consapevolezza di s, dal passato 26. Tuttavia sembra necessario precisare che lo studio del passato deve cercare di evitare i rischi di una sua riproposizione attraverso il frammento isolato, sclerotizzato e senza una conoscenza profonda, come avvenuto nel caso del citazionismo sconnesso e segmentato di certa architettura postmoderna. Salvatore Settis27, a tale proposito, evidenzia come sia molto diffusa attualmente la pratica della scomposizione dellantico in frammenti decontestualizzati, e perci pronti al riuso, al montaggio. Egli in particolare si riferisce al passato cosiddetto classico, o quello che nelle varie epoche stato considerato tale, mettendo in luce i meccanismi ricorrenti nella cultura occidentale di riscoperta

Premessa - Questioni di metodologia della ricerca in architettura

periodica del proprio passato. Attraverso continui rinascimenti, secondo un modello ciclico di nascita e morte delle arti, le varie epoche hanno cercato di rivivere le esperienze degli antichi e di riproporne linsegnamento, nel tentativo di legittimare il presente scegliendosi nel passato i modelli giusti. Allestremo opposto troviamo un modo di agire che tutto incentrato nel presente e nel transitorio, nel tentativo di afferrare la mutevole realt contemporanea. Questa concentrazione ossessiva ed esclusiva sul contemporaneo, tanto caratteristica del nostro tempo, si spiega forse per lansia di intendere lenorme complessit di un mondo globale, limitandosi a conoscerlo quale esso oggi (e lo sforzo gi grande) 28. Ma chiaro che in questo modo emerge solo la condizione frammentaria delle continue variazioni, a meno di non assumere proprio il frammento come condizione peculiare della modernit, fino a farne un valore assoluto. Quello che si propone con la ricerca che segue lo studio di un tipo urbano nelle sue manifestazioni concrete e nelle variazioni significative, concentrandosi nel periodo storico che ha visto il suo maggiore successo, in termini di quantit e di qualit dei progetti, non con lintenzione di riproporlo oggi incondizionatamente, ma per metterne in luce i modi, i motivi formali, e le caratteristiche spaziali in rapporto alla citt. In ultima analisi, con un fine disinteressatamente conoscitivo, questo lavoro vuole essere liberato, non solo dal vincolo dellutilizzazione immediata, ma anche da un malinteso funzionalismo moderno che confina gli elementi storici dellarchitettura agli studi di storia dellarte29.

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B. Taut, M. Wagner, siedlung Britz, Berlino, 1925.

I. Precisazioni intorno a una definizione

Procedere ad una definizione di tipo insediativo a corte potrebbe essere unoperazione rischiosa: vorrebbe dire fissare uno schema a priori non basato sulla consistenza dei fatti costruiti, ma su unidea precostituita. Infatti una definizione dovrebbe essere scritta alla fine della ricerca quando, con la conoscenza acquisita dei progetti, potremmo con facilit chiarire le costanti formali e arrivare ad una generalizzazione soddisfacente. Allo stesso tempo per il procedimento intuitivo, cio di immaginazione critica precedentemente descritto, indispensabile per decidere cosa guardare, dove orientare la scelta; il soggetto non pu essere passivo nellacquisizione dei dati. L ipotesi di questo lavoro che, se le prime forme compiute di residenza collettiva a corte fanno la loro comparsa nei primi anni del 900, in realt la gestazione degli elementi che la compongono e delle problematiche connesse alla pianta, alla distribuzione degli alloggi, agli accessi, avviene a partire da met 800; coincide cio con la formazione della citt industriale europea, con i tentativi di pianificarne lo sviluppo e di risolvere gli urgentissimi problemi di domanda di case a basso costo. Ma solo a partire dallinizio del 900 che troviamo questo tipo urbano applicato con tutti i suoi elementi, anche di origine diversa, a formare una nuova combinazione riconoscibile come tale. La genesi della corte nellarchitettura domestica, come noto, ha origini antichissime, ed una presenza costante in culture lontane nel tempo e nello spazio: dalle case a patio delle antiche citt ellenistiche e romane, fino alla corte dei palazzi rinascimentali, lo spazio aperto racchiuso dalla casa un elemento fisso riconoscibile, attorno al quale si organizzano gli spazi domestici e

Case a patio, Priene, IV sec. a.C. A. Sangallo, palazzo Farnese, Roma, 1515.

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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rappresentativi. In questi esempi per esso conserva sempre un carattere privato, legato alle attivit svolte dal singolo nucleo familiare che lo abita. Per trovare quel carattere collettivo e quel senso di comunit a cui rimanda la corte che accoglie pi abitazioni bisogna risalire agli impianti conventuali, soprattutto dellordine dei Certosini, che organizzavano le singole dimore dei frati intorno ad un cortile comune: un procedimento di montaggio di elementi autonomi attorno ad una grande corte chiusa, come il modello conventuale della Certosa di Ema evocato e riattualizzato da Le Corbusier nella sua proposta degli Immeubles-Villas. Vi sono analogie anche con altri tipi di impianti a corte, come le caserme militari, gli ospedali e i lazzaretti, i villaggi operai degli utopisti come Owen e Fourier, con le realizzazioni sovvenzionate di impronta sociale come la Cit Napolon di Parigi e di Lille, o ancora pi lontano nel tempo con i beghinaggi fiamminghi o i caravanserragli; un forte senso di collettivit si rispecchia nello spazio racchiuso della corte, ma ci indissolubilmente legato al carattere speciale o temporaneo di quel tipo di residenza. Nel tipo urbano a corte che stiamo indagando invece c una combinazione di elementi: da un

B. Ammannati, progetto di un complesso residenziale per canonici, XVI sec. Certosa di Garegnano, Milano, XVI sec.

I - Precisazioni intorno a una definizione

lato alloggi destinati a nuclei familiari stabili, dallaltro la collettivit dello spazio interno della corte, spesso intesa come manifesto estetico della comunit, in contrapposizione allindividualismo piccolo borghese della casa unifamiliare. La scelta di trattare il tema residenziale strettamente legata anche al periodo storico oggetto di studio: mai come nel 900 infatti la residenza stata il problema centrale del lavoro degli architetti in Europa. L urgenza della questione abitativa in tutte le maggiori citt, a causa di un rapido e ingente aumento della popolazione, porta a una grande quantit di realizzazioni, ma anche a un considerevole sforzo teorico per discutere attorno alle soluzioni migliori da adottare nella citt moderna, che ha dato vita ad un dibattito a scala internazionale ricco e stimolante, solo in parte rappresentato dalle tematiche emerse nei CIAM. Sono molteplici i testi, le proposte, gli schemi, le realizzazioni e i dibattiti che tra il 1910 e il 1945 affrontano la riflessione sulle forme residenziali che devono corrispondere a un mondo soggetto a tali profonde trasformazioni. In un certo modo, quindi, lecita la identificazione tra citt moderna e proposte residenziali della architettura

Verbrannter Hof, Straburg, 1760. Htel dei Moschettieri neri, quartiere di SaintGermain, Parigi, 1671.

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

moderna, poich queste costituiscono la trama di fondo dalla quale emerge lidea di citt elaborata dalla cultura architettonica della prima met del secolo XX 30. Attraverso lo studio delle forme residenziali, considerate come una parte dellintero, si propone di conseguenza uno studio dellevoluzione dellidea di citt e del suo spazio. Dalla definizione che abbiamo dato di residenza a corte risulta chiaro che non si tratta precisamente di un tipo architettonico, ma piuttosto di un tipo urbano; si colloca cio in una categoria intermedia tra architettura e urbanistica, in quanto nella sua identificazione sono presenti materiali di entrambe le discipline. Si parla della

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E. Vandenbergh, Cit Napolon, Lille, 1863.

I - Precisazioni intorno a una definizione

Veugny, Cit Napolon, Parigi, 1849.

forma degli spazi e della loro organizzazione, di corrispondenza fra questi e la struttura, ma non si coinvolgono gli elementi minimi della costruzione, come per esempio colonne o finestre. Allo stesso modo una categoria che pur non coinvolgendo direttamente le scelte di carattere previsionale, macrourbanistico, e nemmeno lorganizzazione generale della citt, risulta strettamente connessa alla forma delle strade, allaltezza delle facciate, e in generale alla disposizione degli spazi pubblici e privati negli ambiti residenziali. Quanto al termine progettazione urbana adottato in vece di quello pi convenzionale di urbanistica, vale la pena di precisare che tale nuova dizione, pur essendosi imposta nel dibattito internazionale solo da pochi decenni, denota unattitudine progettuale molto pi antica di quella implicata dalla seconda espressione. Si tratta, a ben riflettere, di quellambito disciplinare che, fin da tempi remoti, ha contrassegnato il disegno della forma fisica dello spazio urbano come sviluppo delle teorie architettoniche.31 A questa categoria intermedia di fatti costruiti possiamo far corrispondere una specifica attivit progettuale, distinta sia dal progetto architettonico sia da quello urbanistico, che potremmo in via generale definire progetto urbano. Se il progetto di architettura pu essere inteso come una precipitazione concreta e

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

sintetica di intenzioni e principi attorno ad un edificio, e lurbanistica come una riflessione programmatica aperta a scenari e previsioni sulla citt, necessariamente legata alle reali dinamiche socio-economiche, il progetto urbano lavora con materiali prettamente fisici e spaziali, attraverso la loro disposizione, con unattenzione alla specificit del luogo, e ad una scala che andando oltre la dimensione del singolo alloggio cerca di dare senso allinsieme. Il tipo insediativo a corte, inteso come risultato del progetto urbano, non pu non confrontarsi con i concetti di isolato e di tracciato viario. Questi due ambiti sono strettamente legati fra loro, ma non sono in rapporto consequenziale. Dalla combinazione tra la forma del lotto edificabile delimitato dalle strade e la modalit di costruzione dello stesso possono scaturire soluzioni molto diverse; anche se nella realt sono spesso cos coincidenti da essere inscindibili, conservano comunque a livello disciplinare una loro precisa autonomia. In questo senso lisolato inteso come elemento specifico del progetto urbano, anche se per tradizione rimanda al fatto costruito e alledificazione compatta tipica della citt densa, non indica un tipo di costruzione chiusa sui lati perimetrali, ma da intendersi come la forma delle aree edificabili in rapporto alle strade; un principio generale di urbanizzazione che possiede un valore universale e permanente. presente, come elemento strutturante della forma urbana, in culture molto distanti tra loro nello spazio e nel tempo: dal sistema ippodamico ellenistico o dalla centuriazione romana, passando per le bastie e le citt mercantili medievali o le citt della colonizzazione spagnola in America, fino ad arrivare alla nozione di superisolato che appare in molte proposte urbanistiche degli architetti del Movimento Moderno32. Il concetto di isolato, quindi, coincide con un modo generale di

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I. Cerd, il tracciato del piano per Barcellona, 1859.

I - Precisazioni intorno a una definizione

F. Schumacher, piano per Dulsberg, Amburgo, 1919.

urbanizzare un territorio, che procede attraverso la definizione del tracciato stradale, la maglia, di qualsiasi forma e dimensione, e la definizione dei lotti edificabili, a prescindere dalla forma del volume con cui viene occupato questo lotto. Se possiamo riscontrare lapplicazione concreta di questo principio ancora dai tempi antichi, nel XIX secolo che troviamo le prime riflessioni teoriche, accompagnate alla pratica, sullisolato come principio ordinatore per la costruzione della citt moderna. L ingegnere catalano Ildefonso Cerd nel 1859, per esempio, parla di vas e intervas come elementi fondamentali costitutivi di ogni fenomeno urbano, a proposito del suo piano di ampliamento di Barcellona. Lintervas la porzione di spazio compresa e delimitata dalle vas, indipendentemente allinizio dalla dimensione, dato che pu trattarsi di isolati geografici o agrari di diversi chilometri di lunghezza, come di intervas urbani di alcune decine di metri di lato33. Al suo progetto di

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

ensanche antepone una dettagliata analisi di forma e misure degli isolati di numerose citt europee, nord e sudamericane, come per esempio Buenos Aires. Con questo studio Cerd legittima il ruolo fondativo dellisolato e della maglia stradale nella costruzione della citt. Anche lurbanista tedesco Joseph Stbben, nel suo manuale del 1890, d una definizione simile di isolato: I terreni edificabili racchiusi da strade o da linee di allineamento vengono chiamati isolati edilizi o semplicemente isolati. Essi si formano perch i terreni compresi tra le strade principali della zona di ampliamento vengono ulteriormente suddivisi con linserimento di strade secondarie, finch si raggiunge la grandezza di terreno giusta per la costruzione34. Tale principio quindi generalmente accettato nella cultura urbanistica a cavallo tra ottocento e novecento; successivamente, a partire dalla fine degli anni 20 e dalle idee connesse alla nuova natura della citt funzionale, lisolato come processo di urbanizzazione verr identificato con la forma della citt compatta e, per propriet transitiva, con tutti i difetti legati alla altissima densit e alle scarse condizioni igienico sanitarie riscontrate spesso nelle citt europee dominate dalla speculazione fondiaria; a ci si aggiungano le problematiche relative alla spazialit della strada corridoio, alle cortine edilizie continue, alle corti chiuse. Proprio per questo motivo il termine isolato stato rifiutato dalla cultura ufficiale dei moderni a partire dagli anni 30, come vedremo, a favore di un nuovo modo di costruire svincolato dalla strada e fondato sullautonomia del blocco edilizio isolato, anche se possiamo affermare che in generale non c una consequenzialit diretta fra principio di urbanizzazione e forma del costruito.

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I - Precisazioni intorno a una definizione

Le Corbusier, evoluzione nella costruzione dellisolato urbano, 1946.

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K. Gruber, veduta ricostruttiva del centro di Danzig.

II. Inquadramento storico: la citt ereditata

Se il concetto di isolato rimanda ad unidea generale che corrisponde a molti modi diversi di costruire la citt, in questa ricerca cerchiamo di restringere il campo dellanalisi: in primo luogo con la funzione residenziale, come abbiamo visto; in secondo luogo orientando linteresse verso un particolare modo di occupare il lotto edificabile, cio quello a corte. Secondo la definizione precedentemente data, lisolato residenziale a corte possiede due aspetti peculiari: la disposizione dei volumi ai margini del lotto e la conseguente delimitazione di una spazialit protetta centrale e riconoscibile come volont del progetto. Per questo motivo nella ricerca rientrano solo gli esempi che sono stati costruiti con un unico atto progettuale, dal quale dipende la forma generale e la presenza dello spazio interno della corte; per lo stesso motivo non consideriamo gli isolati che si sono venuti costruendo nel tempo, attraverso una suddivisione in lotti e una edificazione per parti accostate. In questi casi non riconosciamo la presenza di un interno collettivo, come nellesempio degli isolati della citt gotico mercantile, che presentano una continuit esterna, ma una frammentazione dello spazio allinterno. Non trattiamo gli isolati della citt romana che, ad eccezione delle insulae di Ostia antica, sono formati per lo pi da case a un piano disposte intorno a un piccolo cortile e presentano un interno quasi completamente occupato, se si escludono i vuoti dei patii. Per le stesse ragioni escono dallambito della ricerca tutti i prodotti della citt industriale del XIX secolo, come gli isolati di case daffitto della Berlino di fine ottocento, ma anche Colonia, Madrid, e in generale tutte le citt che hanno subito a partire dalla fine del XVIII secolo grossi

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

processi di industrializzazione. Queste forme con cui si andata costruendo la citt industriale europea sono frutto il pi delle volte dellattivit edilizia speculativa, e quindi non vi possiamo trovare una volont architettonica. Nonostante ci, proprio da qui prendiamo le mosse per rintracciare le origini delle motivazioni di una alta densit in ambito urbano, e in parallelo anche le prime comparse degli elementi della tipologia a corte come soluzione alternativa. Dai disegni riportati in molti manuali di urbanistica di fine ottocento, possiamo vedere come il tipo di isolato urbano destinato a residenza operaia fosse costruito con altissime densit, e con fine evidentemente speculativo. A Berlino, per esempio, i lotti edificabili in cui era suddiviso lisolato erano sfruttati in tutta la loro profondit, con la costruzione spesso di corpi edilizi interni con precarie condizioni igieniche per la mancanza di aria e di luce. I cortili interni infatti erano ridotti al minimo, fino a prendere le misure e le fattezze di veri e propri cavedi. Questo tipo di costruzione era consentito, in alcuni casi fissato, dai regolamenti edilizi comunali; tali normative cercavano di regolare la costruzione dei quartieri della nuova citt industriale: tuttavia i vincoli imposti riguardano le misure minime dei singoli elementi e non la forma generale di occupazione dellisolato, lasciando quindi grandi libert agli speculatori edilizi di densificare tutto lo spazio disponibile. Anche dove viene applicato un vero piano di trasformazione il risultato non cambia molto: la citt di Parigi con gli interventi di Haussmann, prefetto della citt dal 1853 al 1869, come analizza puntualmente Philippe Panerai35, presenta unedificazione compatta con isolati omogenei allesterno, per il disegno delle facciate e delle aperture, ma la suddivisione degli isolati in lotti fa s che venga messa a punto una tipologia intensiva che utilizza lo spazio interno solo come servizio

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Isolati a costruzione compatta, Colonia, Magdeburgo, Vienna, fine 1800.

II - Inquadramento storico: la citt ereditata

Isolati a costruzione compatta, Mannheim, 1900 circa.

per garantire il minimo di aria e luce. In sostanza, anche nella Parigi di Haussmann linterno degli isolati non esiste come fatto compiuto. L esito, anche se pianificato, non molto diverso dagli isolati speculativi delle altre citt europee. Daltra parte il tipo di edificazione intensiva riconosciuto come inscindibile dalla formazione della citt industriale, per tutti i meccanismi di accumulazione del capitale e di presenza della forza lavoro necessari allo sviluppo della metropoli. Il modello delledilizia chiusa visto da alcuni come un male inevitabile, contrapposto al modello delledilizia aperta, cio a edifici liberi sui quattro lati costruiti al centro del lotto, che ha una densit molto inferiore. Vi sono anche posizioni intermedie come quella di Stbben che, elencando pregi e difetti dei due modelli compresenti nella costruzione della citt

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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moderna, aggiunge anche che sarebbe dunque una pazzia adottare in una citt ledilizia aperta come regola generale36, per gli alti costi connessi alla propriet del terreno per esempio, ma anche per la necessit di offrire case in affitto ai quei larghi strati della popolazione che non hanno grandi capacit economiche ma allo stesso tempo costituiscono la forza lavoro base per lesistenza stessa della citt industriale. I vantaggi della tipologia edilizia chiusa consistono nel fatto che per un edificio residenziale necessaria unarea edificabile di minori dimensioni, che gli edifici sono pi adatti ad assolvere funzioni commerciali e industriali, che infine essendo larea accessibile solo dal davanti, la sicurezza maggiore. [...] Gli svantaggi di questultima tipologia edilizia sono di triplice natura: primo, allineamento una accanto allaltra di facciate di diverse altezze, di orditura e distribuzione degli elementi costruttivi diseguali; secondo, spiacevoli inconvenienti causati da inutili elementi di propriet comune come ad esempio muri divisori tra unabitazione e laltra, canne fumarie, scarichi e gabinetti, entrate e servizi di altro genere; terzo, pericolo di togliersi a vicenda aria, luce e sole37. Certamente alla fine dellottocento la situazione in alcune grandi citt doveva avere raggiunto un punto critico, con risvolti inquietanti sulle condizioni di vita di buona parte della popolazione, se sempre Stbben nel 1890 arriva a scrivere nel suo manuale questa frase significativa: Come la costruzione della prima

G. E. Haussmann, isolato lungo il boulevard Pereire, Parigi, 1860 circa.

II - Inquadramento storico: la citt ereditata

Edilizia residenziale speculativa, Madrid, 1900 circa.

casa dabitazione rappresenta per lumanit la fine della preistoria e la costruzione della prima citt linizio di una civilt pi sviluppata, cos la presenza di pi famiglie ammassate in un edificio di cui non sono proprietarie, se non proprio un passo indietro, costituisce certo un lato oscuro della nostra civilt38. Anche Rudolf Eberstadt nel 1910 mette in luce il grave problema delle abitazioni nelle grandi citt, diventato ormai questione, e quindi patologia da curare con soluzioni nuove e urgenti. Professore ordinario di economia nazionale alluniversit di Berlino, egli coglie soprattutto gli aspetti legati alla speculazione fondiaria e allandamento dei prezzi delle case in rapporto alle conseguenze sociali del problema; ma nel suo manuale troviamo anche riportate le piante delle mietkasernen berlinesi, per esempio. I corpi edilizi di 5 o 6 piani, che variano tra i 10 e i 12 metri di profondit corrispondenti a due stanze, sono collocati in successione dalla strada allinterno del lotto, e sono separati da cortili di circa 7 metri, cio poco pi della met degli edifici stessi. Risulta subito evidente la completa mancanza di spazi aperti, terrazze e balconi, ma anche di luce e aria per gli appartamenti interni dei piani pi bassi. La situazione di emergenza lo porta ad affermare che le trasformazioni fondiarie nelle citt lasciano pensare che la crescita urbana non abbia altro scopo che costituire loggetto di una attivit redditizia di alcune poche persone. [...] In nessun altro periodo lurbanistica tedesca ha avuto simili difficolt39. Eberstadt partecipa, insieme a Mhring e Petersen al concorso del 1910 per la grande Berlino; in questa occasione viene presentata una soluzione alternativa per la residenza in citt che cerca di risolvere i problemi della eccessiva densit: un grande impianto a corte, sempre fondato sul principio dellisolato a costruzione perimetrale, contiene grazie alle sue dimensioni dilatate un interno urbano organizzato con una serie di abitazioni basse,

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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giardini privati, strade locali e servizi collettivi. L apporto fondamentale degli urbanisti e architetti del razionalismo tedesco a cavallo del secolo, come evidenzia Giorgio Grassi, lapproccio analitico con cui guardano ai problemi della costruzione della citt moderna partendo dai dati di fatto della citt stessa, in continuit con una tradizione storica che non rifiuta lesistente cercando modelli alternativi, ma tenta una soluzione razionale con i materiali disponibili, rifuggendo lutopia. Per questo motivo nei manuali di Eberstadt, di Stbben, di Wolf, troviamo spesso descrizioni e classificazioni dellesistente, molto utili per capire la realt che essi dovevano affrontare, ma anche considerazioni che contengono in nuce questioni diventate poi prioritarie per gli esponenti del Movimento Moderno. Per esempio possiamo leggere, nel manuale di Stbben, le caratteristiche precise delle case daffitto in area tedesca: A seconda che sul fronte si affaccino due appartamenti per piano o un solo appartamento, la larghezza delledificio varia tra i 9 e i 40 metri, con una media di circa 18 metri. La profondit del lotto oscilla anchessa tra valori cos diversi. Poich per una casa daffitto il giardino riveste unimportanza secondaria e di solito per la presenza tuttintorno di edifici alti, ha vita molto stentata, si pu concludere che per le case daffitto, ancora pi che le case individuali, auspicabile una profondit ridotta. [...] Cos, nel lotto trovano posto di solito un edificio

Mietskaserne, i cortili interni, Berlino, 1902.

II - Inquadramento storico: la citt ereditata

Mietskaserne, pianta tipo e planimetria di un isolato, Berlino, 1902.

anteriore, le ali laterali, una dipendenza sul retro e un cortile senza giardino. Se il lotto molto profondo, il sistema dei corpi di fabbrica laterali, posteriori o trasversali, pu essere ripetuto a piacere, malgrado ci possa essere dannoso per gli abitanti. A Berlino per esempio ci sono casi in cui cinque cortili ed altrettanti edifici trasversali seguono uno dietro laltro e pi di 200 famiglie abitano lo stesso lotto40. L esigenza di un modo diverso di abitare evidenziata dalluso delle parole aria, luce e sole, diventate in seguito manifesto di Le Corbusier, e priorit di tutti gli architetti moderni. Accanto a descrizioni cos manualistiche troviamo anche riflessioni pi generali, come quelle di Eberstadt, che mettono a fuoco per esempio la condizione nuova di separazione tra luogo del lavoro e luogo di residenza che si presenta nella citt moderna, e che richiede alcune modifiche nella struttura urbana. L urbanistica attuale dunque per la prima volta si trova a dover risolvere il problema di costruire dei quartieri esclusivamente di abitazione41. E la messa a punto della tipologia per questi quartieri sar il problema principale degli architetti per i successivi decenni. Unaltra considerazione importante, che aggiunge un ulteriore tassello per comprendere i motivi storici delle proposte residenziali che seguirono, che la necessit di spazi per abitare, in rapporto ai costi della costruzione e degli affitti, porta alla riflessione intorno alle dimensioni ottimali degli appartamenti. Il fabbisogno di alloggi piccoli e medio piccoli costituisce almeno l85% del totale. Gli alloggi pi cari costituiscono solo una minima parte del totale degli alloggi urbani. Nelle citt essenzialmente industriali il rapporto forse ancora pi deciso. Oggi in fondo dovrebbe essere lappartamento piccolo a dare la propria impronta allurbanistica42. Sono chiare le relazioni e quindi la continuit con le ricerche dei moderni sullexistenzminimum; successivamente

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

il senso di queste ricerche stato frainteso, nel senso che le misure minime accettabili per gli appartamenti avevano il senso di aumentare lo spazio a disposizione degli abitanti e quindi di migliorarne le condizioni di vita, non di fissarlo al minimo per sempre. In ultima analisi, nella citt ereditata dall800 la suddivisione dellisolato in lotti edificabili, accompagnata da una mancanza di vincoli sulla profondit e altezza delle costruzioni, che porta allo sfruttamento intensivo del terreno, e ad un completo riempimento dellinterno. In area tedesca, abbiamo visto, la soluzione diffusa quella della successione di corpi edilizi e di cortili nella profondit dello stesso lotto. Questo porta Stbben a consigliare una misura ridotta della profondit dei lotti per costruire case daffitto. Ma la situazione di addensamento delle costruzioni e di carenza di alloggi per i ceti popolari non molto diversa in tutte le capitali europee. Anche se sono numerosi i piani di sviluppo elaborati nell800, dobbiamo ricordare che erano per lo pi volti a dotare le citt di quelle attrezzature collettive che caratterizzano la moderna civilt industriale. Ai nuovi monumenti della citt borghese (scuole, ospedali, carceri, municipi, musei, biblioteche, mercati, dogane, cimiteri), meticolosamente quantificati e posizionati, faceva riscontro spesso il laissez-faire delle zone destinate alla residenza, favorendo il libero sviluppo della rendita fondiaria.

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II - Inquadramento storico: la citt ereditata

Eberstadt, Mhring, Petersen, concorso per la grande Berlino, 1910.

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A. Armesto, ricostruzione volumetrica del piano Cerd, Barcellona, 1979.

III. I precedenti

Se i primi esempi compiuti di tipi a corte per la residenza collettiva, per come labbiamo definita, fanno la loro comparsa a partire dal primo decennio del 900, ci sono dei casi precedenti che non possiamo trascurare perch contengono in nuce molte tematiche che risulteranno fondamentali per gli esempi successivi. Per questo motivo ci sembra lecito lanciare dei ponti allindietro e ricercare lorigine di forme e idee progettuali, o anche solo qualche traccia. Proprio di traccia possiamo parlare a proposito dei progetti di ampliamenti urbani molto lontani nel tempo, come Berlino Friedrichstadt di Nehring del 1688, che presenta una maglia regolare di isolati rettangolari costruiti lungo il perimetro e liberi al centro. Pi innovativo e sperimentale sembra invece il piano per la New Town di Edimburgo redatto da James Craig quasi un secolo dopo, nel 1767. Alla met del settecento i problemi della moderna citt industriale erano ancora lontani, e in questo

F. Nehring, Friedrichstadt, Berlino, 1688.

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caso non si tratta di case economiche, o di carattere collettivo. Tuttavia Craig introduce una singolare complessit nellorganizzazione interna dellisolato a corte: non un grande spazio vuoto, ma una nuova ricchezza di volumi e funzioni, definendo cos un paesaggio interno e nascosto, un microcosmo domestico e di servizio che permette il funzionamento autonomo del grande blocco rettangolare. Il piano realizzato il progetto risultato vincitore di un concorso indetto dal comune di Edimburgo: esso si presenta come nuova parte della citt, separata nettamente dal preesistente nucleo medioevale. Sicuramente Craig era a conoscenza del lavoro di John Wood a Bath e dei progetti urbani pi importanti in Gran Bretagna prima di quella data, come la costruzione degli squares londinesi, ma anche delle piazze parigine a forma regolare come place Vendme. La particolarit che presenta questo intervento per, almeno nella parte originale che si imposta su George Street, che esso non sembra manipolare lo spazio aperto a definire piazze di varie forme collegate fra loro da strade; non procede cio con

J. Craig, New Town, Edimburgo, 1767.

III - I precedenti

J. Craig, New Town, Edimburgo, 1767.

il disegno di circuses e squares, come nei progetti di Wood a Bath; lelemento del progetto invece lisolato costruito, ripetuto e accostato a formare una strada principale, atto fondativo della New Town, in tensione fra due fuochi, Charlotte Square e St. Andrews Square. Dalla planimetria si pu intuire come limportanza della composizione sia sbilanciata a favore della strada principale e dei suoi elementi, gli isolati a corte, piuttosto che sulle estremit monumentali, le due piazze, che in realt risultano marginali. Quindi lattenzione compositiva concentrata sulla tipologia degli isolati, uniti tra loro dalla regolarit del tessuto stradale. Negli ampliamenti successivi, dovuti a vari architetti tra i quali spiccano le figure di Robert Adam e William Henry Playfair, compariranno invece equilibrate composizioni basate su crescents e circuses. L isolato, che misura circa 135 x 175 metri, non considerato come un grande edificio unico, ma costruito attraverso la suddivisione in lotti lasciati alledilizia privata. Tuttavia, le precise indicazioni del progetto, la continuit delledificazione perimetrale, e i vincoli dei

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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regolamenti edilizi emanati a pi riprese, danno una interessante uniformit agli isolati, tanto che nelle rappresentazioni del progetto ultimato assumono la generalit di una soluzione tipo. L edificazione perimetrale, di 3 piani, interrotta sui lati corti da una strada che penetra allinterno e taglia a met lisolato; su questa strada (street) dalle dimensioni ridotte si affacciano altre case di 2 piani daltezza. Il dato interessante che compare unaltra forma di circolazione interna, un anello di servizio (lane) per laccesso al retro delle case e ai giardini, delimitato da basse costruzioni, come antiche autorimesse, destinate a stalle e depositi di carri e attrezzi. Quindi ci che allesterno appare come una grande corte, allinterno nasconde una organizzazione funzionale degli spazi, una inner city fatta di giardini, depositi, strade di servizio, affacci pi silenziosi e riparati; spazi sempre serviti da strade pubbliche ma dal carattere pi domestico, proprio per il loro insinuarsi in un interno riparato dalla costruzione continua perimetrale. Nel caso di Edimburgo, quindi, abbiamo un isolato dalle grandi dimensioni costruito a

J. Craig, planimetria di un isolato, Edimburgo, 1767.

III - I precedenti

corte, che si presenta come elemento autonomo e ripetibile, e che di fatto costruisce il primo nucleo della New Town. La definizione dello spazio interno e circoscritto, atto fondativo della tipologia urbana a corte, non avviene per contrasto con lo spazio pubblico esterno, e cio attraverso un grande spazio libero e rappresentativo dellidentit della corte, ma per analogia: viene riproposto, a scala ridotta, un microcosmo urbano, protetto e domestico, dove trovano posto i percorsi secondari, le funzioni di servizio e i flussi di persone e di cose necessari alla vita del grande isolato. Un isolato non senza interno, come saranno gli isolati densificati dalla speculazione edilizia nelle citt industriali dellottocento; linterno diventa invece una citt in miniatura, cuore nascosto e pulsante che propone una spazialit a scala umana, rispetto alle grandi dimensioni delle strade pubbliche principali, che rispondono alla scala della citt. La possibilit di attraversare la corte, passando da un luogo pubblico ad uno pi privato, o comunque riservato, verr sviluppata in altri progetti molti anni dopo, come lisolato Permanyer a Barcellona, o il Winarskyhof a Vienna; la variazione nella declinazione dello spazio aperto, al fine di definire nuovi livelli di privacy, come per gradi successivi, una qualit ottenuta solo dopo lazione iniziale di demarcazione di un limite, di costruzione di un confine, un dentro e un fuori, attraverso ledificazione perimetrale a corte. Un secolo dopo, un tentativo di fondare lisolato a partire dallo spazio libero centrale, principale affaccio delle costruzioni ai suoi lati, e quindi nuova tipologia per la residenza urbana, il progetto per lensanche di Barcellona. Il piano di ampliamento della capitale catalana, redatto da Ildefonso Cerd nel 1859, presenta alcune grosse novit rispetto ai coevi piani ottocenteschi per le altre grandi citt europee: allontanandosi dalla retorica della grande

F. Mansart, place Vendme, Parigi, 1685.

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composizione propria delleclettismo, lingegnere catalano alla ricerca di una struttura urbana moderna, equilibrata e senza gerarchie in grado di rispondere alle esigenze di vita di una grande citt, in contrapposizione al tessuto denso e insalubre dellantico centro medievale, attraverso la definizione precisa di un nuovo tessuto urbano e delle dimensioni corrette dei suoi elementi costitutivi, strada e isolato. La sua opera appare stranamente isolata dal contesto storico del tempo: infatti i legami che allaccia sono piuttosto da rintracciare nella tradizione antica della centuriazione romana, intesa come processo di colonizzazione di un nuovo territorio, ma anche nelle citt americane di nuova fondazione, come testimoniano i suoi studi contenuti nella Teora de la Construccin de las Ciudades, una sorta di memoria del progetto per Barcellona pubblicata nel 1867. L urbanizzazione del nuovo ampliamento disegnata secondo una maglia regolare e ortogonale di strade che si estende in modo omogeneo e che sembra non avere limiti, se non quelli naturali del nucleo antico

I. Cerd, piano di Reforma y Ensanche, Barcellona, 1859.

III - I precedenti

I. Cerd, diversi raggruppamenti dei nuovi isolati dellensanche, Barcellona, 1863.

a sud, del fiume Bess a est, della montagna di Montjuic a ovest e del borgo di Gracia a nord, senza apparenti gerarchie. Allinterno di questa scacchiera vi sono punti eccezionali e irregolarit, come la forte cesura costituita dalla avinguda Diagonal. L ensanche si presenta cos come una citt alternativa a quella storica, non un suo ampliamento, proprio per questo modo di accostarsi alle preesistenze senza continuit di disegno. Lo sforzo progettuale ruota principalmente attorno allelemento base del nuovo tracciato,

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lisolato quadrato con gli angoli smussati: Cerd giunge a definirne le dimensioni esatte dopo un lungo studio comparativo degli isolati di circa 17 grandi citt di tutto il mondo, tra cui Boston, New York, Philadelphia, Washington, New Orleans, Pechino, Buenos Aires, Lima, Edimburgo e Berlino. Attraverso grafici e tabelle, con unanalisi matematico-geometrica, mette in relazione lunghezza dei lati, superficie coperta, densit, altezza e tipologia di occupazione del suolo. Le dimensioni ottimali scelte per Barcellona per non sono semplicemente la media dei risultati, ma una deliberata scelta basata anche su osservazioni relative alle condizioni climatiche della citt, per la quale rileva la benefica influenza dei venti dominanti, alle previsioni di occupazione del suolo e di profondit degli edifici, alle esigenze funzionali del traffico veicolare e pedonale. Emergono a questo proposito tematiche igieniste, basate sulla quantit di aria e di luce assorbite dagli edifici, che ritorneranno spesso nelle argomentazioni degli architetti del primo novecento, a volte con la forza e la novit di un manifesto, ma che hanno evidentemente radici lontane. Laboriose analisi statistiche consentirono a Cerd di concludere che la mortalit degli abitanti era in diretto rapporto con lincidenza dei raggi solari sugli edifici; perci riteneva che fosse necessario cercare per gli isolati una giacitura che permetta a tutti i loro lati di sfruttare il pi possibile i raggi del sole. La soluzione adottata fa coincidere le diagonali del quadrato che costruisce lisolato con i quattro punti cardinali; i volumi costruiti lungo i lati quindi hanno orientamento nord-est sud-ovest e nord-ovest sud-est. L isolato si presenta quindi come il risultato matematico che garantisce le condizioni pi favorevoli per una moderna citt industriale; i lati del quadrato misurano 113 metri, le strade pi strette 20 metri, di cui 10 per i veicoli e 5 sui due lati per i pedoni; gli angoli sono smussati

Tipica casa daffitto dellensanche, Barcellona.

III - I precedenti

Ricostruzione dei tipi urbani del piano Cerd, Barcellona.

a 45 per favorire il traffico e per ingrandire lo spazio degli incroci; laltezza massima fissata in 20 metri, cos da generare una sezione stradale anchessa quadrata; la profondit del corpo di fabbrica varia da 17 metri, in un primo tempo, fino a 28 metri, con le successive modifiche delle ordinanze. Questultimo dato risulta molto importante perch incide sulla densit edilizia; in caso di profondit massima e di costruzione sui quattro lati dellisolato, garantito comunque un valore accettabile, con una occupazione del suolo che si mantiene inferiore al 50%. Il tipo di riferimento per gli edifici residenziali, come dimostrano i progetti realizzati dallo stesso Cerd, deriva dalle prime case plurifamiliari costruite a Barcellona nel XVIII secolo, e si configura come una sorta di casa daffitto che occupa un lotto di 24 metri di profondit e di 15-20 metri di facciata. Il piano terra destinato ad attivit commerciali; il primo piano, detto principale, destinato allabitazione del proprietario, a volte con accesso indipendente da una apposita scala; il resto dei piani, 3 o 4, collegato da una scala centrale, contigua al cortile dilluminazione, che distribuisce due appartamenti per piano. Nonostante ledificazione dellisolato venga parcellizzata attraverso la suddivisione in lotti destinati a questa tipologia, diventata

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poi tipica dellensanche barcellonese, lo studio della forma di occupazione dellintero isolato mantiene unimportanza centrale nel piano di Cerd, come si evince dal valore attribuito allo spazio libero interno: Affinch lentitisolato abbia tutte le condizioni necessarie per sussistere di per s, in modo da darle una certa indipendenza ed autonomia, deve avere appunto una grande corte, o meglio giardino, che la attraversi nel mezzo [...], la quale ha da essere aperta alle sue estremit43. Dunque la soluzione ottimale e pi ricorrente nel piano quella dei due corpi paralleli con giardino passante, che prefigura una sorta di citt radiosa, con il verde che penetra allinterno di unedificazione sostanzialmente aperta. Ma Cerd prevede anche altre disposizioni, come quella ad angolo retto, o con edifici su tre lati; questi elementi base, come fossero tasselli di un domino, gli servono alloperazione pi interessante, dal nostro punto di vista, che consiste nella costruzione di una serie di possibilit combinatorie alla scala urbana che sviluppano lidea della disposizione a corte, prefigurando nuove e stimolanti soluzioni. Allinterno di una omogeneit di tracciato, laccostamento di un limitato numero di forme tipo porta a composizioni volumetriche complesse, impostate su pi isolati, dove spesso troviamo la figura della corte, anche se dilatata e attraversata da strade, ma sempre delimitata dagli edifici residenziali. Per queste proposte possiamo parlare di unapertura dellisolato e di una nuova immagine di citt, ma sempre allinterno di una concezione di citt costruita con gli elementi desunti dalla storia, cio, oltre allisolato, la strada, la facciata continua, la corte interna. Sono evidenti la ricchezza delle possibilit progettuali e le nuove e variegate qualit che pu assumere lo spazio aperto racchiuso dagli edifici nelle soluzioni prospettate nel piano. Una esemplificazione concreta, oltre alle variazioni

I. Cerd, diversi raggruppamenti dei nuovi isolati dellensanche, Barcellona, 1863.

III - I precedenti

I. Cerd, proposta per due isolati a corte aperta contrapposti, Barcellona, 1863.

rimaste sulla carta, pu essere il progetto, elaborato dallo stesso Cerd, di ridefinizione dei due isolati per la societ del Fomento del Ensanche de Barcelona, del 1863; due U contrapposte che racchiudono spazi a giardino in parte privati, adiacenti alle case, in parte pubblici, in forma di passaggio trasversale agli isolati controllato da due casette unifamiliari poste sui due lati liberi dei quadrati. In questo caso laccostamento di due isolati permette una gestione diversa dello spazio aperto che, cambiando di dimensione, pu essere destinato ad attivit pi pubbliche. Una variazione allinterno di un singolo isolato, invece, rappresentata dal cosiddetto passaggio Permanyer, costruito nel 1864 dallarchitetto Jeroni Granell i Barrera. La costruzione a tutta altezza lungo il perimetro interrotta da un passaggio che divide in due parti uguali lisolato, sul quale affacciano 17 case allinglese (secondo la terminologia dello stesso progetto), cio case unifamiliari a schiera di ascendenza georgiana con ingresso da un giardino privato collegato

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al passaggio. L accesso a queste case avviene quindi attraverso un graduale attraversamento di spazi sempre pi interni e sempre pi privati, disvelando le potenzialit di uno schema allapparenza rigido, e la qualit degli spazi che si possono ottenere. Tuttavia, com noto, la Barcellona immaginata da Cerd rimasta sulla carta; le potenzialit espresse dalle combinazioni nella disposizione dei diversi isolati non hanno avuto esito. In realt anche la soluzione ottimale delledificazione sui due soli lati paralleli stata presto scartata a causa delle pressioni della rendita fondiaria, costringendo ad una revisione del piano verso una maggiore densit; la soluzione tipo divenne quindi la costruzione chiusa sui quattro lati, con profondit e altezza delledificato aumentate a colpi di ordinanze comunali, fino ad una situazione limite di chiusura e inaccessibilit della corte interna. Il piano ha comunque avuto il merito di evitare che linterno degli isolati venisse occupato con altre costruzioni residenziali a cortili successivi, come per esempio a Berlino; in molti casi stato per occupato il piano terra, invaso dal prolungamento verso linterno delle attivit commerciali affacciate sulla strada, tanto che non si pu parlare di interno unitario e

J. Granell i Barrera, Passaje Permanyer, Barcellona, 1864. J. Serraclara, Progetto per la costruzione di 211 case, Barcellona, 1867.

III - I precedenti

Interno dellisolato tipico dellensanche, situazione attuale, Barcellona, 2004.

riconoscibile, ma solo di retri. Il tipo urbano a grande corte prefigurato da Cerd, come abbiamo visto, non ha avuto occasioni di essere realizzato nella capitale catalana; possiamo avere unidea dellimmagine di questi spazi dai disegni prospettici a volo duccello realizzati da Antonio Armesto, che ha ricostruito una Barcellona immaginaria ma fedele ai principi originali del piano. Paradossalmente gli esempi che pi si avvicinano a questo tipo di citt sono stati costruiti solo molto recentemente quando, a partire dagli anni 80 e dallevento scatenante delle Olimpiadi, la

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

citt riscopre un nuovo periodo di espansione edilizia. Il prolungamento della scacchiera verso il mare, nella zona della Villa Olimpica, interessato da progetti che reinterpretano lisolato riscoprendo il valore dello spazio interno della corte, o dilatando la corte stessa su pi isolati, come vedremo nel capitolo VI. Sono esempi interessanti i tre isolati residenziali progettati da Carlos Ferrater, attraversati da un percorso parzialmente pubblico che collega le tre corti trattate a giardino; i cinque isolati al Poble Nou con soluzione simile ma con un affaccio sul mare; la zona della Villa Olimpica, progettata da Martorell, Bohigas e Mackay, che sperimenta le potenzialit degli isolati accorpati. Un altro esempio che rimanda alle prefigurazioni di Cerd, anche se costruito in unaltra citt, pu essere considerato il progetto della Casa de las Flores di Secondino Zuazo, realizzato a Madrid nel 1928. L isolato rettangolare occupato da due corpi doppi paralleli che lasciano nella parte centrale un giardino libero e passante. Tutti questi progetti, anche se costruiti in tempi e luoghi lontani dalla Barcellona di Cerd, sono dimostrazioni importanti delle potenzialit contenute nelle combinazioni spaziali delle diverse disposizioni a corte nellisolato. Essi dimostrano anche che il piano per Barcellona un precedente fondamentale, anche se solo parzialmente realizzato, di un modo possibile di costruire la residenza urbana; la prefigurazione di grandi disposizioni a corte per unimmagine di citt dai contenuti nuovi e moderni, ma che allo stesso tempo salva gli strumenti disciplinari di strada, isolato e corte, derivati dalla citt storica. Un altro tema fondamentale legato alla definizione del tipo residenziale a corte il processo, che ha origini nel XIX secolo, di progressiva eliminazione dei cavedi di aerazione e illuminazione interni al corpo di fabbrica; la loro

C. Ferrater, isolati residenziali al Poble Nou, Barcellona, 1992. S. Zuazo, Casa de las Flores, Madrid, 1928.

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III - I precedenti

trasformazione, che spesso si attua attraverso una dilatazione dimensionale, porta alla formazione di vere e proprie corti interne, talvolta trattate a giardino, che assumono il ruolo di nuovo affaccio pregiato nellisolato. Le conseguenze sulla forma e lorganizzazione degli spazi interni agli alloggi sono di una certa importanza: per esempio, la diminuzione della profondit delledificio, a sua volta legata alla comparsa di un nuovo affaccio interno, silenzioso e intimo sullo spazio della corte, cambia profondamente le regole della distribuzione e la gerarchia delle zone che compongono la casa. Anche se le problematiche relative ai cavedi sono diverse da citt a citt, a causa del loro stretto legame con i regolamenti edilizi e le consuetudini costruttive delle singole citt europee, si riscontra una similitudine nel percorso evolutivo che porta alla loro graduale scomparsa, almeno nelle proposte pi avanzate. Ci non toglie che vi siano delle eccezioni: permanenze di una forma dovute alla persistenza della costruzione dei cavedi, come per esempio a Barcellona. La corrispondenza con una particolare situazione climatica e la tradizionale profondit del corpo di fabbrica negli isolati dellensanche hanno favorito la larga diffusione di uno spazio dingresso derivato dal cavedio, immagine ricorrente della casa daffitto catalana: una sorta di atrio coperto, con la luminosit di un patio e con finiture da esterno, da cui parte la scala di distribuzione e su cui affacciano stanze di soggiorno e corridoi. La qualit spaziale di questa soluzione rilevante; tuttavia la luce e la ventilazione naturale che assicura alle stanze delle case risultano scarse. Un caso esemplificativo, invece, pu essere levoluzione della corte nella Parigi posthaussmanniana, nel periodo che va dalla met dell800 alla prima guerra mondiale. Il piano urbanistico del prefetto della Senna, a causa della forma stellare delle maglie stradali, definiva

Atrio dingresso di una casa daffitto dellensanche, Barcellona, 2004.

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isolati dalle forme irregolari, spesso triangolari, il cui principio di costruzione si basava su una divisione in parcelle. Gli studi di Philippe Panerai rilevano come la suddivisione in lotti e la costruzione allinterno di queste parcelle obbedisse a principi molto chiari; ogni parcella aveva un solo lato sulla strada, ed era di forma regolare con un rapporto equilibrato fra i lati, non esistevano lotti sviluppati in profondit n disposti nel senso della facciata; la costruzione, allineata su strada, era in forma di L o di T, ed i corpi interni prendevano luce da corti formate dallaccostamento di pi elementi. A questo punto si potrebbe considerare lisolato una costruzione unica, un blocco nel quale sono stati ricavati dei cortili. Ma in realt, questo blocco risulta dallassociazione di elementi identici44. Questa tecnica prevede dunque la messa in comune, fra due o pi lotti, dei cavedi e dei cortili, che acquistano un valore negativo di retro; lisolato di Haussmann si pu leggere cos come un tutto pieno, senza interno, come dimostra anche la grande attenzione posta esclusivamente sulluniformit delle facciate sulla strada, ottenuta attraverso vincoli sullaltezza, sulle sporgenze di cornici e balconi, sulla dimensione delle finestre. Lo spazio collettivo del cortile non coincide pi con lunit chiusa del lotto: esso ha un carattere ibrido, che non quello del singolo lotto, ma nemmeno dipende dalla disposizione dellinsieme dellisolato. Soprattutto, questo spazio collettivo poco definito ha perduto la sua capacit di dar vita a forme di identificazione, perch venuto meno il suo valore di spazio nascosto alla vista e riservato; al piano terreno, un muro, dallaspetto spesso sgradevole, continua a separare gli immobili; anche se, al di sopra di questo muro, il cortile pu ancora essere letto come unitario, esso percepito da persone fra cui non c per rapporto di vicinato perch entrano nelledificio da parti diverse45. Oltre ai cortili in comune, negli edifici

P. C. Fouquiau, piano di lottizzazione a Clignancourt, Parigi, 1880.

III - I precedenti

A. Fasquelle, edificio in avenue du Bois-de-Boulogne, Parigi, 1895. L. Sorel, edificio in rue Le Tasse, Parigi, 1906.

residenziali della Parigi di met ottocento continuava a comparire anche il cavedio di aerazione, per affacciare le stanze di servizio come toilette e cucine. nel periodo successivo ad Haussmann che troviamo i primi tentativi di modificare la natura e la funzione di questo spazio buio e malsano, tentativi sollecitati anche dalle critiche mosse dai medici igienisti che iniziavano a trattare i problemi della salute pubblica. Questi anni di transizione, come evidenzia Monique Eleb, tra Haussmann e il Movimento Moderno, non conoscono cambiamenti rivoluzionari nei modi e nelle forme dellabitare; tuttavia tutti gli elementi che struttureranno le idee moderne esistono, ma in disordine; sono stati testati e sperimentati, spesso senza pubblicit46. L introduzione dei sistemi tecnici di distribuzione dellacqua, del gas, dellelettricit e le numerose invenzioni come lascensore o il telefono, si osservano pi frequentemente nelle case di lusso; cos come, sempre nelle case della borghesia, si osservano pi facilmente

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le innovazioni sulla pianta, che vedono una razionalizzazione della distribuzione basata su un raggruppamento degli ambienti della vita domestica. Tende a configurarsi un sistema di tripartizione funzionale: la zona di accoglienza (salon), la zona di servizio (cuisine e toilette) e le camere private (chambre coucher) sono disimpegnate da un sistema di circolazione che garantisce lindipendenza funzionale. Ad ogni blocco corrisponde un affaccio privilegiato: il salone sulla facciata principale, le camere sulla piccola corte interna (cour), mentre i servizi sui cavedi (courette). Nelle case per le classi medie e operaie, per evidenti economie sugli spazi, la tripartizione diventa bipartizione, cio le tre funzioni tendono ad accorparsi in due blocchi; la funzione di accoglienza confluisce in parte nelle camere e in parte nella zona cucina, spesso incorporata nella salle manger, con un corridoio minimo di distribuzione. Garnier e Amman, nel 1892, descrivono cos la distribuzione dellappartamento in un edificio collettivo destinato alla classe media: En gnral, on cherche tablir dans un appartement deux espces de grands compartiments distincts. Le premier est consacr aux pices de rception et aux chambres coucher; le second est occup par la salle manger, la cuisine et les pices accessoires. Cette distribution donne de la nettet au plan et, dans les dtalis de la vie simplifie les mouvements47. A questa bipartizione corrispondono due tipi di affaccio, che si vanno configurando come lesterno su strada e linterno sulla corte. Tuttavia, prima di questa soluzione ideale, vi sono molti passi intermedi: nelledificio per abitazioni operaie di rue Ernest-Lefvre, progettato da Labussire nel 1905, compare una grande cour su cui affacciano le camere ma anche delle petite cour per scale e servizi (pices humides), solo sui tre lati dellisolato senza sbocco su strada. Dalla disposizione interna dei servizi nel lato verso strada chiaro che la

H. Guimard, Castel Branger, rue Lafontaine, Parigi, 1898. G. Umbdenstock e E. Picard, edificio in avenue HenriMartin, Parigi, 1912.

III - I precedenti

A. Labussire, blocco di abitazioni in rue ErnestLefvre, Parigi, 1905.

gerarchia degli spazi aperti vede ancora come privilegiato lo spazio pubblico della strada. Ma in questo esempio la corte inizia ad avere un ruolo importante, collettivo e rappresentativo, come dimostra il trattamento curato dei parterre verdi, lorologio centrale, ma anche la regola distributiva dinsieme che trasforma la corte in passaggio obbligato per laccesso alle scale di distribuzione. Anche nelle abitazioni borghesi la corte, considerata un lato secondario e scadente, un mauvais ct, subisce un processo di abbellimento, unattenzione progettuale che tende a trasformarla in giardino, con

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lintroduzione quindi della qualit dellelemento verde come accessorio di lusso della casa in citt. Permangono invece ancora i piccoli cavedi di aerazione dei servizi. Le dimensioni minime di cour e courette vengono fissate, nel periodo preso in considerazione, da due decreti successivi adottati dalla municipalit di Parigi nel 1884 e nel 1902. Esse sono definite a partire dal tipo di stanza alla quale danno luce e aria. Il decreto del 1884 fissa, in funzione dellaltezza delledificio, una superficie e una larghezza media minime per la corte sulla quale prendono luce e aria le stanze destinate allabitazione (per un immobile di meno di 18 m, 30 m2; se pi alto, 40 m2 quando le ali hanno meno di 18 m di altezza, e 60 m2 se sono pi alte) [...] Per le cucine, una categoria intermedia di corti di superficie minima di 15 m2 definita dal secondo decreto (9 m2 nel 1884). Per i cavedi sui quali si aprono gabinetti, vestiboli e corridoi, che non possono essere destinati allabitazione la superficie di 4 m2 prima richiesta passa a 8 m2 nel

A. Labussire, blocco di abitazioni dellavenue Daumesnil, Parigi, 1908. L. Chesnay, cavedio della casa daffitto di rue de Messine, Parigi, 1906.

III - I precedenti

A. Perret, edificio di rue Franklin, Parigi, 1902.

190248. Anche se le ordinanze ne hanno aumentato le superfici minime, le courettes rimangono comunque invariate nella loro natura funzionale per quanto riguarda le case daffitto; sono sostanzialmente un retro, uno spazio da nascondere, e nemmeno i tentativi di aprirne un lato verso linterno, introducendo i principi della corte aperta, contribuiscono a migliorarne la qualit. Il risultato che la corte interna penalizzata da una serie di rientranze con gli affacci di toilette, cucine e scale. Sostanziali innovazioni si hanno solo nei progetti di architetti davanguardia e nelle case popolari, come quelle costruite dalle varie fondazioni che aderiscono ai programmi delle H.B.M. (Habitations bon march). Nel primo caso si tratta del tentativo di aprire la corte verso lesterno, ripensando quindi al ruolo della strada, come nel progetto della casa di rue Franklin di Auguste Perret, del 1902. In questo edificio la rientranza del volume, che interessa solo i piani intermedi delledificio, serve a far penetrare il sole fino al cuore della casa, ad aumentare la lunghezza della facciata, ma sempre per dare luce ai locali di soggiorno e alle camere; allinterno i servizi sono aerati da cavedi anche in questo caso. La particolare disposizione della pianta permette anche uno sfruttamento intensivo del lotto: la superficie di questo arretramento misura 12 m2, quando il regolamento municipale esige che una corte interna misuri almeno 56 m2 di superficie49. Questa soluzione quindi testimonia una attitudine ad innovare il ruolo della corte, a modificare la sua natura e a farla entrare in rapporto con la strada, dandole aria e luce; le potenzialit contenute in embrione in rue Franklin hanno forse influenzato il progetto di boulevards redans elaborato da Eugne Hnard nel 1903. In questo sistema lineare, composto da un viale alberato delimitato da edifici residenziali continui, compaiono delle grandi corti aperte sul

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lato strada che fungono da spazio intermedio tra ledificio e la strada stessa: una innovazione tipologica importante, rimasta sulla carta, attuata con la definitiva trasformazione della natura della corte interna in corte esterna, anche se persistono ancora piccole corti chiuse al centro degli edifici per laffaccio di scale e corridoi. Il boulevard un progetto che si presta a molte letture; per esempio, possiamo vedere le due corti aperte che si fronteggiano sui due lati del viale come ununica corte chiusa e attraversata da un passaggio pubblico, oppure considerare tutto il boulevard come un unico interno semi pubblico, frastagliato con arretramenti pi privati, e opposto al vero esterno della citt al di fuori, che gli edifici delimitano chiaramente con una facciata continua. La portata di questa innovazione tipologica evidente, tanto che non si pu escludere che anche Le Corbusier, nei suoi progetti utopici sulla citt contemporanea, abbia attinto da questo e da altri progetti di Hnard, pubblicati tra il 1903 e il 1909 con il titolo Etudes sur les transformations de Paris. Il principio della corte aperta su strada inizia ad essere discusso anche nei congressi internazionali, insieme allabolizione dei cavedi, soprattutto per le abitazioni economiche; la corte percepita come un polmone che fa respirare ledificio, uno spazio rappresentativo, o dove trovano posto i giochi dei bambini; spesso trattata come un prolungamento della strada, sia nella forma che nei materiali come pavimentazioni e arredi. Altre volte, come abbiamo visto, la corte assume la forma di un giardino, diventando un affaccio pregiato per la salubrit dellaria, e la tranquillit e il silenzio. Talvolta lo spazio aperto del giardino suddiviso in diverse aree funzionali legate alla vita allaperto; trovano posto cos i prolungamenti verso lesterno delle lavanderie, o addirittura gli orti, dati in concessione agli abitanti, come nelledificio della fondazione Singer-Polignac in rue de la Colonie, del 1911. La corte

E. Hnard, progetto di boulevard redans, 1903. A. Labussire, blocco di abitazioni in rue de lAmiralRoussin, Parigi, 1907.

III - I precedenti

M. Payret-Dortail, blocco di abitazioni dellavenue Emile-Zola, Parigi, 1913. Albenque e Gonnot, progetto di un blocco di abitazioni in rue Henri-Becque, Parigi ,1913. G. Vaudoyer, blocco di abitazioni della Fondazione Singer-Polignac in rue de la Colonie, Parigi, 1911.

diventata cos un elemento fondamentale per la vita delledificio, uno spazio gioioso e pieno di attivit, un prolungamento allaperto degli alloggi, ma anche una passeggiata dingresso per raggiungere le scale. Questo processo di formazione delle corti interne a giardino legato anche alle dimensioni del lotto edificabile, che nella Parigi a cavallo tra XIX e XX secolo si va ingrandendo fino ad occupare lintero isolato. Mentre per le case della borghesia, spesso legate alla piccola parcella edificabile, le innovazioni sono meno evidenti, per le abitazioni popolari, le habitations bon march, e per alcune case daffitto si registrano importanti modificazioni tipologiche, che portano alla comparsa della corte interna come elemento caratterizzante e irrinunciabile del progetto. Nella casa daffitto di rue CharlesBaudelaire progettata da J. Charlet e F. Perrin nel 1908, per esempio, lunione di tre lotti contigui ha permesso di lavorare con grandi

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dimensioni; comparsa una cour commune di 260 m2 al centro, trattata a giardino con percorsi che portano alle scale di distribuzione; sono scomparsi definitivamente i cavedi, e la pianta sembra rispondere a precise regole compositive. Il corpo di fabbrica doppio con corridoio centrale dove c un doppio affaccio, mentre singolo sulle ali e sul retro; sulla corte si aprono sia camere e sale da pranzo, sia servizi e cucine, anche se in posizione pi defilata. Nella casa daffitto dellavenue de Suffren dellarchitetto Bouvard, del 1912, abbiamo uninnovazione tipologica sostanziale che dipende direttamente dalla dimensione del lotto, che coincide con lintero isolato; ledificio a corte libero sui quattro fronti esterni e la distribuzione razionale e omogenea nelle varie parti, con un corridoio centrale che distribuisce camere e saloni, affacciati sullesterno, e cucine, sale da pranzo e servizi rivolti allinterno della corte chiusa, denominata cour jardin. Questo progetto contiene molti temi compositivi che caratterizzano la tipologia urbana a corte, come la profondit costante del corpo di fabbrica, la chiusura attorno allo spazio aperto a giardino, la presenza eccezionale degli angoli esterni, e quindi delle stanze dangolo, elementi che si caricano di valenze rappresentative e simboliche. In questo caso langolo stato smussato con un profilo tondo, e compaiono le finestre proprio sulla parete curva. In altri casi, come vedremo nel prossimo capitolo, nellangolo vengono concentrati gli sforzi progettuali per risolvere il problema dellincontro di due regolarit, o se si vuole di una regola che si piega alleccezione: dalla soluzione banale dei due fianchi ciechi allintroduzione di stanze dangolo con finestre particolari; al piano terra, dalla presenza di locali commerciali al posizionamento dellingresso alla corte. L evoluzione dellabitazione a Parigi nel periodo considerato quindi interessante per levidente

J. Charlet e F. Perrin, casa daffitto in rue CharlesBaudelaire, Parigi, 1908.

III - I precedenti

lavoro sugli elementi che compongono la casa moderna, come dimostrano gli esempi costruiti che abbiamo analizzato. Inoltre numerosi architetti, collaborando con filantropi e riformatori sociali, creano nuovi dispositivi atti a trasformare la societ o, per lo meno, le condizioni di vita delle classi svantaggiate. La messa in pratica da parte delle fondazioni filantropiche di una politica di costruzione di habitations bon march apre un nuovo campo di riflessione ai progettisti. In luogo di semplici riduzioni dei programmi per le abitazioni borghesi, la casa popolare diventa loggetto di una ricerca specifica50. E proprio legata a questo nuovo orizzonte di ricerca progettuale troviamo la trasformazione dello spazio interno, da piccola courette di servizio a grande corte giardino, che si definisce come elemento portante di questa nuova tipologia urbana. Un nuovo interno protetto e collettivo, che arricchisce lo spazio aperto di nuove qualit; un nuovo affaccio, silenzioso e intimo, che talvolta inverte le regole della distribuzione dei locali della casa.

R. Bouvard, blocco di abitazioni in avenue Suffren, Parigi, 1912.

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G. F. La Croix, complesso di abitazioni per la Rochdale, Amsterdam, 1917.

IV. La definizione di un tipo urbano

Le esperienze che abbiamo analizzato nel capitolo precedente lasciano intravedere come, sia a Barcellona che a Parigi, la risposta al problema dello sviluppo urbano e della costruzione di residenza di massa converga verso un tipo di costruzione perimetrale dellisolato, che riconosce un nuovo spazio aperto interno e collettivo come valore aggiunto per le abitazioni in citt. A fronte di un dato di partenza molto diverso, retaggio della storia, dalle tradizioni costruttive, dal contesto specifico delle due citt, la soluzione di disporre a corte il corpo di fabbrica, e di considerare lintero isolato come unit minima di progetto, ha origini diverse: a Barcellona lisolato quadrato proposto come elemento base del piano di espansione, anche se nella realizzazione, lasciata alliniziativa privata attraverso la frammentazione in piccoli lotti, lunit dello spazio interno viene meno; a Parigi lunione dei piccoli lotti edificabili in cui sono suddivisi gli isolati del piano Haussmann permette la costruzione di complessi residenziali di dimensioni sempre maggiori, fino a raggiungere la misura dellintero isolato, che si dispongono attorno ad un nuovo tipo di spazio aperto, la corte giardino. In un caso un processo imposto che ha trovato difficolt di realizzazione, nellaltro un processo nato dallinterno, causato dalla progressiva trasformazione degli elementi della casa urbana, delle normative e delle condizioni di urbanizzazione, fino a raggiungere una conformazione a corte. Se nel corso dellottocento si sono create le premesse generali, solo dagli anni 10 del novecento che la corte urbana collettiva viene proposta in modo sistematico come una possibile soluzione razionale alla necessit di espansione di molte citt europee; la grande quantit di

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realizzazioni, e quindi le sperimentazioni e le variazioni che possiamo analizzare nei vari casi, ci conducono a parlare di formazione di un tipo urbano riconoscibile. Si rende cio evidente un grado di generalit in questo tipo di forma costruita: una modalit che utilizza soluzioni progettuali ricorrenti per rispondere a problemi simili e in contesti simili, e di cui possiamo distinguere gli elementi strutturanti. In parallelo alla definizione della soluzione urbana ottimale, nei primi trentanni del novecento assistiamo anche ad una messa a punto razionale della dimensione e della distribuzione degli ambienti della casa, codificazione che si ripeter in modo abbastanza stabile per tutto il secolo: stabilire la definitiva separazione fra residenza e lavoro, rigettare fuori dallalloggio familiare i membri estranei al nucleo ristretto,

H. P. Berlage, piano per Amsterdam sud, 1900-1917.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

Amsterdam sud, trattamento dello spazio centrale degli isolati.

regolamentare le relazioni di vicinato e il sistema delle circolazioni interne ed esterne alledificio, fornire servizi collettivi al di fuori della casa in luoghi istituzionalizzati, assegnare ad ogni persona luoghi appropriati del territorio domestico, proporzionare la superficie dellabitazione alla grandezza della famiglia, infine, dare una configurazione funzionale allo spazio domestico, stabilizzando le specializzazioni, facendo funzionare le relazioni domestiche in uno spazio reso utile51. Ad un profondo cambiamento nellorganizzazione dello spazio interno della casa, non corrisponde un altrettanto drastico sovvertimento dello spazio urbano che, definito attraverso il blocco perimetrale, presenta gli elementi caratteristici della citt storica, senza sostanziali innovazioni: la strada, delimitata dalla continuit delle facciate, come un vuoto allungato che si apre nelle piazze senza soluzione di continuit, che accoglie tutte le funzioni pubbliche e di circolazione; la facciata che separa nettamente un esterno da un interno. Il tipo urbano a corte quindi si profila come la soluzione in grado di risolvere i problemi posti dalla nuova citt in espansione, di rispondere alle domande di razionalit e igiene, aria e luce per gli alloggi, alla necessit di verde, e allo stesso tempo di garantire una continuit di spazi con la citt storica, attraverso il sistema della maglia stradale e dellisolato, e di conseguenza della strada corridoio e di tutto il suo consolidato

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funzionamento. Tale soluzione, che vede in questo periodo le prime realizzazioni importanti, permette di riconquistare lo spazio interno dellisolato come grande corte comune, e spesso di introdurre lelemento naturale del verde nella citt di pietra; ma consente anche di controllare per intero la costruzione del corpo di fabbrica perimetrale, e quindi di progettare con criteri razionali le piante, garantendo una profondit ridotta e un doppio affaccio agli alloggi. Di seguito si propone unanalisi delle esperienze pi significative, concentrate per la maggior parte nelle citt del nord Europa: Amsterdam, Rotterdam, Milano, Vienna, Amburgo, Madrid e Berlino. L Olanda in particolare ad un livello avanzato nella risposta ai problemi di carenza degli alloggi, di sovraffollamento delle citt e delle scarse condizioni igieniche delle abitazioni operaie; dotandosi di una legge nazionale sulla casa, la Woningwet, entrata in vigore nel 1902, ha dato avvio a processi diffusi che hanno avuto influenze, anche se indirette, sullarchitettura, e in generale hanno sensibilizzato lamministrazione pubblica e la cultura imprenditoriale sui temi della casa economica. La legge, infatti, obbligava i comuni a dotarsi di una normativa sulle abitazioni che determinasse standard qualitativi minimi, come la dimensione di stanze, scale, finestre e la tipologia di servizi e impianti; a svolgere un censimento della popolazione e degli alloggi, per determinare i reali bisogni di case; a dotarsi di una commissione digiene che vigilasse sulle condizioni delle abitazioni. La grande importanza storica della Woningwet legata anche allintroduzione dello strumento di esproprio delle aree edificabili e dellobbligo per un gran numero di comuni di redigere piani regolatori; in questo modo le amministrazioni diventavano parte integrante

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IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

H. P. Berlage, elaborazione di piante dal modello di A. Keppler, 1911.

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nellattivit urbanistica, e i programmi di edificazione non incontravano ostacoli burocratici. Il tutto era favorito dallaiuto economico dello stato, che garantiva contributi per la costruzione e la gestione delle case; lammissione a questi fondi era possibile solo per quelle societ attive esclusivamente nellinteresse del miglioramento delledilizia popolare, e quindi riconosciute ufficialmente dal governo. Anche se non si tratta di strumenti concettualmente nuovi, n rivoluzionari, la prima volta che vengono contemplati in una legge di estensione nazionale e sono organicamente legati a un regime di finanziamenti pubblici e di controlli. [...] Lo stato, con la Woningwet, dava un riconoscimento ufficiale e sociale ad associazioni, cooperative e societ aventi come scopo la realizzazione di edilizia popolare52. Questo il motivo del diretto coinvolgimento dei migliori architetti olandesi nella progettazione dei nuovi quartieri: le imprese, per mantenere il loro statuto e laccesso ai fondi, dovevano spostare il loro obiettivo dalla speculazione alla innovazione qualitativa nel rispetto delle nuove normative, e quindi non potevano che far lavorare gli architetti in questo senso. Inoltre la casa per la societ non era un bene di consumo da immettere sul mercato: rimaneva di propriet della societ per i primi cinquantanni e poi passava alla gestione comunale. Le condizioni della progettazione sono quindi tali da rappresentare un campo di sperimentazione per tutti gli architetti che si impegnano nel settore delledilizia residenziale53. Il problema del progetto della casa economica diventa un tema specifico di ricerca progettuale, con una sua autonomia e una sua nuova dignit. Alla ricerca sulla tipologia dellalloggio si affianca il tema della composizione urbana, dato il nuovo significato che acquista la dimensione dellintervento residenziale; i grandi complessi unitari, che gli imprenditori privati non avevano

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

mai realizzato, vengono invece adottati dalle societ edilizie e diventano le nuove quantit di crescita della citt e di identificazione della sua forma54. In questo quadro complesso e variegato, soffermiamo la nostra attenzione sulle esperienze progettuali di Van der Pek, Berlage e de Bazel ad Amsterdam, e di Oud e Brinkman a Rotterdam. Gli anni che vanno dal 1909 al 1918, anno di approvazione del piano di espansione di Amsterdam sud, sono caratterizzati da numerose realizzazioni, nei quartieri ad est e ad ovest, dove vengono sperimentate le prime innovazioni sulle piante degli alloggi, secondo la Woningwet, e i primi impianti urbani unitari che confermano il blocco chiuso perimetrale come soluzione condivisa. L architetto Van der Pek realizza per la societ Rochdale lintervento pioniere di case sovvenzionate ad Amsterdam, in Van Beuningenstraat: completato nel 1909, anche se non occupa un intero isolato ma solo due lati, mostra i caratteri distintivi di questo tipo di edilizia, che resteranno costanti anche nelle opere

J. E. Van der Pek, complesso residenziale in Van Beuningenstraat, Amsterdam, 1909.

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di altri architetti. Il blocco di 4 piani si presenta compatto e solido, luniformit garantita dalla ripetizione di uno stesso tipo di apertura; il muro di mattoni a vista ha una decorazione scarna ed essenziale, e anzi presenta degli elementi strutturali grezzi come le chiavi delle catene di rinforzo dei solai. La facciata scandita da volumi leggermente sporgenti che segnalano gli ingressi al piano terra, raggruppati con quattro porte molto vicine; data limpossibilit di dare laccesso diretto su strada a tutti gli appartamenti, come nella tradizione della casa olandese, Van der Pek ha cercato una soluzione di compromesso: la casa al piano terra ha la porta su strada, le case agli altri piani sono servite da una scala che distribuisce un solo appartamento per piano. Quindi lo spazio interno comune viene attentamente ridotto al minimo, o eliminato quando possibile. Gli elementi sporgenti scandiscono verticalmente la facciata, e rimandano alle proporzioni delle tradizionali case a schiera; il ritmo serrato evidenziato anche dallalternanza di tetto piano e tetto a falda, un abile compromesso tra casa singola e casa collettiva. Allinterno la pianta scandita dai muri portanti trasversali, che misurano la dimensione degli alloggi; la stanza pi importante il soggiorno, affacciato sulla strada, che distribuisce la cucina con finestra verso linterno. La disposizione degli ambienti razionale e con buoni standard igienici; per esempio le due camere sono indipendenti e disimpegnate dal locale di ingresso. Da una tavola riassuntiva delle piante tipo di vari interventi realizzati ad Amsterdam, si pu capire linteresse progettuale che ruota attorno alla tipologia della casa economica; su disegni di questo tipo ci sar uno scambio e un confronto anche con altri progettisti, attorno alle questioni di normalizzazione della casa e dei suoi elementi. Si pu notare che Van der Pek sperimenta anche soluzioni con maggiore profondit del corpo di fabbrica; nel progetto realizzato in Atjehstraat

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

J. E. Van der Pek, piante tipo di vari interventi realizzati ad Amsterdam tra il 1909 e il 1913.

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nel 1912 la scala trova la sua collocazione nel centro delledificio, evitando cos sulla facciata le finestre non allineate corrispondenti al mezzo piano. Con una sola rampa di 15 alzate, impensabile oggi con i regolamenti edilizi di altri paesi come lItalia, distribuisce due appartamenti per piano, con doppio affaccio e suddivisione tra soggiorno, affacciato su strada, cucina e camera sullinterno; qui c la presenza interessante di una loggia coperta. Questa loggia la testimonianza di una nuova qualit nellaffaccio interno: infatti, lelemento di maggiore novit

J. E. Van der Pek, complesso residenziale in Atjehstraat, Amsterdam, 1912.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

H. P. Berlage, complesso residenziale Indischebuurt, Amsterdam, 1912.

di questo intervento proprio la disposizione degli edifici nel lotto, due blocchi lineari che racchiudono un giardino comune. La corte giardino assume cos un carattere collettivo, ma allo stesso tempo intimo e protetto; laccesso, nel lato corto aperto sulla strada, limitato da un cancello, e controllato da due padiglioni, con una soluzione che richiama il progetto non realizzato di due isolati contrapposti di Cerd a Barcellona, illustrato nel capitolo precedente. La tendenza ad occupare lintero isolato con una costruzione perimetrale confermata anche dai progetti di Berlage per la societ De Arbeiderswoning. Nel 1911 viene invitato, insieme a de Bazel, ad elaborare alcuni progetti partendo da una planimetria tipo, copia esatta del modello che Roberts progetta per lesposizione universale di Londra nel 1851. Il modello propone una scala centrale che serve due appartamenti speculari per piano; sul lato interno guardano le camere da letto, sulla strada le stanze di soggiorno e la scala. La cucina ridotta ad un piccolo locale di servizio con il lavello, ed raggruppata con il bagno di fianco alle scale. Questo prototipo viene ripetuto, con poche variazioni, in molti progetti tra cui i tre blocchi ad Amsterdam est, Indischebuurt, del 1912. Berlage in questo intervento suddivide il grande lotto edificabile con tre blocchi a corte rettangolari di 4 piani, di dimensioni 28 x 45 metri. Anche qui luniformit garantita dallutilizzo essenziale del mattone, ma compaiono finestre di diverse dimensioni: una standard per camere e stanze di soggiorno, una molto ridotta per il locale della cucina, che inquadra sui due lati il corpo scale, in aggetto e con aperture ancora differenti. La disposizione a corte ottenuta dallaccostamento del modulo con scala centrale descritto, pi adatto ad una tipologia in linea, con una variazione per poter risolvere langolo; la giustapposizione di due moduli ruotati di 90 gradi genera uno svuotamento dello spigolo esterno, colmato parzialmente da una stanza da

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letto supplementare. In questo progetto viene confermato il rapporto diretto degli ingressi con la strada: non compare nessun elemento di mediazione, e il percorso daccesso alla casa tocca solo in minima parte gli spazi comuni. La corte destinata a giardino, per esempio, non attraversabile; anche se comune, risulta accessibile solo dagli appartamenti del piano terra. Berlage utilizza per la prima volta in questo

H. P. Berlage, complesso residenziale Indischebuurt, Amsterdam, 1912.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

progetto il blocco chiuso perimetrale (bouwblok) in modo sistematico, ed ha quindi lopportunit di studiarne anche le implicazioni urbanistiche: con laccostamento dei blocchi possibile agire sulla gerarchia degli spazi aperti, e identificare diversi gradi tra pubblico e privato. Tra la corte, intima e inaccessibile, e la strada carrabile, definisce strade trasversali dal carattere pedonale e domestico: passaggi che sono veri prolungamenti allesterno delle case, e che hanno una dimensione simile alle corti interne. In questo e in altri progetti, come quelli elaborati per la Algemeene Woningbouwvereeniging, Berlage si distanzia dalla tradizione olandese della costruzione a schiera; il modello adottato di organizzazione orizzontale degli alloggi, sovrapposti su quattro piani, non permette pi il riconoscimento in facciata della singola abitazione, e introduce una nuova scala compositiva. Attraverso la concatenazione speculare, Berlage fa scomparire, nella costruzione del prospetto dellisolato, la singola casa olandese quale momento espressivo. La moltiplicazione delle dimensioni attraverso la simmetria porta lattenzione direttamente allintero isolato, mentre il nucleo minimo di costruzione, il singolo tipo dalloggio, privo di espressione propria55. Anche se il progetto di Indischebuurt consolida lidea del bouwblok come elemento base per la costruzione della citt, esso rappresenta uneccezione per il disegno unitario della corte e del blocco nella sua totalit: linteresse di Berlage concentrato pi sullunit dello spazio pubblico della strada e della piazza, che su quella del blocco a corte. Nello scritto del 1918 sulla normalizzazione nelledilizia residenziale56 Berlage, partendo da argomentazioni in difesa di Van der Waerden e della sua proposta di utilizzare un unico tipo edilizio per la residenza economica, arriva a discutere il problema di base, cio di come ci si fosse sempre serviti di poche e

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semplici forme per costruire citt e architetture; la standardizzazione vista come attivit umana per eccellenza, nel tentativo di dare regolarit e ordine al senza-forma. Analizzando impianti urbani dellantichit, mette in evidenza la regolarizzazione dello stesso tracciato stradale, considerandola come scelta logica e necessaria. L edilizia direttamente legata al tracciato stradale. La pianta e la costruzione procedono unitamente, luna presuppone laltra. Perch evidente che, mentre si progetta il tracciato stradale, contemporaneamente necessario pensare anche agli edifici che vanno costruiti, per soddisfare nel modo pi vantaggioso le esigenze economiche. [...] La strada, la piazza e la costruzione sono reciprocamente interagenti in ogni progetto urbanistico. Urbanistica significa creare lo spazio usando le costruzioni come materiale57. Da queste parole chiara la gerarchia nel metodo progettuale di Berlage; egli crea lo spazio con la costruzione, non crea la costruzione che definisce lo spazio. Per questo motivo pi importante lunit architettonica di una strada che di un isolato; lo spazio di cui parla Berlage quello della piazza, non quello della corte interna. Tuttavia la disposizione perimetrale nellisolato non messa in discussione, anzi la forma urbana che garantisce i risultati spaziali voluti. La conseguenza sul piano concreto, come dimostrano le realizzazioni del piano per Amsterdam sud approvato nel 1918, che lisolato a corte non inteso come unit minima di progetto; la sua costruzione viene suddivisa per parti, privilegiando luniformit degli spazi pubblici, o delle parti degli isolati che affacciano sulla stessa strada. L esame dellattivit edilizia e lo studio della pianta catastale mostrano come lisolato, ad eccezione di qualche caso, non sia ununit sul piano del progetto architettonico, ma venga sempre realizzato per piccoli frammenti assegnati ad architetti differenti. C la tendenza a realizzare interventi che interessano i due lati

H. P. Berlage, piano per Amsterdam sud, complesso sullAmstelkanaal, 1922. H. P. Berlage, piano per Amsterdam sud, complesso Takbuurt, 1920. H. P. Berlage, piano per Amsterdam sud, complesso Amstels Bouwvereeninging, 1921.

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Amsterdam sud, trattamento dello spazio centrale degli isolati.

di una strada piuttosto che un isolato. Tuttavia, non possibile ridurre la nozione di isolato ad una sommatoria di interventi ottenuta a posteriori. L isolato si impone invece come un tipo riconosciuto, vale a dire come uno strumento da usare collettivamente, una organizzazione spaziale sulla quale si verifica un consenso, della quale possibile enumerare le propriet e definire levoluzione58. Queste considerazioni sono verificate nelle realizzazioni degli architetti della scuola di Amsterdam, per le quali difficilmente si pu parlare di disposizione a corte; i progetti residenziali, con una tipologia praticamente uniforme di costruzione in linea sul margine del lotto, ripropongono il modello con scala centrale e due appartamenti per piano, e accessi direttamente sulla strada. L interno dellisolato, anche se protetto e intimo, non ha un carattere collettivo a causa della frammentazione dello spazio, destinato a giardini privati; talvolta attraversabile, ma solo per raggiungere gli ingressi dal giardino delle case al piano terra. A conferma di ci anche la mancanza di disegni planimetrici dinsieme degli isolati, e anche di rappresentazioni prospettiche dellinterno: una delle poche eccezioni la prospettiva dellinterno del progetto di de Klerk per Eigen Haard, che conferma quanto detto. Paradossalmente il tema della corte e del blocco uniforme stato sviluppato pi negli interventi di edilizia economica precedenti il piano di Amsterdam sud; per la nostra ricerca quindi pi interessante la preparazione, il banco di prova del piano che il piano stesso. Tra questi esempi troviamo Spaarndammerbuurt, quartiere operaio a ovest di Amsterdam, il cui piano di espansione fu redatto nel 1912 da Van der Mey. Gli isolati, di grandi dimensioni, sono costruiti generalmente lungo il perimetro dei lotti, ma spesso sono deformati e piegati per la presenza di funzioni pubbliche, come la scuola o lufficio postale: queste irregolarit sono progettate allinterno

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del blocco che, nella maggioranza dei casi, affidato ad un solo progettista. Il blocco a corte acquista cos una complessit interna controllata gi in partenza dallazione del progetto. Un esempio molto interessante nel quartiere di Spaarndammerbuurt linsieme di isolati progettato da Cornelis de Bazel nel 1918: una sequenza di 5 isolati a corte disposti a loro volta intorno a uno spazio aperto, una vasta piazza interna ove situata una scuola. L accostamento serrato dei volumi permette di leggere questo intervento come un unico grande isolato a corte con un doppio anello concentrico che racchiude spazi aperti di diversa natura: i giardini privati tra la prima e la seconda cortina, e la piazza pubblica con funzioni collettive al centro. Questo esterno per non al di fuori, anzi doppiamente protetto, riconosciuto come cuore pubblico del quartiere, e filtrato dagli stretti passaggi tra gli isolati: possiamo parlare di un interno doppiamente isolato, o di un isolato nel quale viene costruita una dinamica che riproduce la citt, ma alla scala del quartiere. Se questo tipo di disposizione a corte degli isolati stessi viene riproposta anche in alcune parti del piano di Amsterdam sud, in questo caso vi anche ununit interna alle singole corti; lo spazio organizzato in modo che accanto ai giardini privati troviamo anche cortili comuni, con una continuit di percorsi interni. L accesso alle case invece avviene sempre da un corpo scale che si apre sulla strada, come negli esempi precedenti, e la costruzione scandita dallaccostamento di moduli con muri portanti trasversali, scala centrale, e distribuzione con camere affacciate allinterno e soggiorni allesterno. Dello stesso anno anche il complesso adiacente costruito da Walenkamp, lo Zaanhof, che propone ancora la doppia cortina che racchiude una corte giardino. In questo caso compare una variante che ricorda gli isolati di Craig a Edimburgo: lanello pi esterno, come un bastione di difesa,

J. M. Van der Mey, quartiere Spaarndammerbuurt, Amsterdam Ovest, 1912. C. de Bazel, complesso residenziale nel quartiere Spaarndammerbuurt, Amsterdam, 1918.

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C. de Bazel, complesso residenziale nel quartiere Spaarndammerbuurt, Amsterdam, 1918.

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di 4 piani e nasconde un anello interno di soli 2 piani, una sorta di cittadella con la piazza pubblica al centro. L accesso a questo interno pubblico avviene in modo graduale attraverso dei sottopassaggi, delle porte a difesa di questa nuova intimit collettiva: un modo di ricreare delle dinamiche urbane allinterno del grande isolato, le cui case riprendono la tradizione dei beghinaggi fiamminghi. In realt la cortina interna non composta dallaccostamento di case a due piani, ma risulta dalla sovrapposizione di due alloggi. Panerai sottolinea le influenze, per i progetti di de Bazel e di Walenkamp, della forma del close inglese: In questi due esempi lisolato, di vaste

H. P. Berlage, J. Gratama, G. Versteeg, complesso residenziale Transvaalbuurt, Amsterdam Est, 1916.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

H. P. Berlage, J. Gratama, G. Versteeg, complesso residenziale Transvaalbuurt, Amsterdam Est, 1916.

dimensioni, orientato tanto verso il centro, costituito da uno square pubblico, che verso le strade che lo definiscono. Il perimetro, formato da una doppia cortina edilizia, potrebbe, esso stesso, essere considerato come una somma di isolati, ma ci sembra che la marcata unit di ciascuno di questi elementi rimandi piuttosto allidea di un particolare tipo di isolato: lo Hof, che viene riproposto riallacciandosi alla tradizione fiamminga del beghinaggio e reinterpretando lesperienza inglese del close59. Una simile complessit nellarticolazione interna dellisolato si pu ritrovare anche nellinsieme di abitazioni al Trasvaalbuurt, progettato da Berlage nel 1916 in collaborazione con Gratama e Versteeg. La grande corte accoglie al suo interno alcune strade pubbliche, che si configurano come uninflessione dello spazio esterno che si insinua, compresso da strette vie, e che si allarga in una piazza con funzioni pubbliche da una parte, e in due close residenziali dallaltra. La doppia cortina nasconde al suo interno i giardini privati, che hanno per un sistema di accesso collettivo che parte dagli angoli svuotati

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delle corti. Anche in questo caso lanello esterno costituito da edifici pi alti, come si legge in una descrizione di Gratama: [...] si deciso di chiudere con una barriera perimetrale di edilizia alta, entro cui ledilizia bassa possa rimanere protetta, aprendosi sul lato lungo verso il Ringvaart; come una piccola cittadina, circondata da forti mura60. L atto del proteggere rafforzato dal fatto che la strada di spina del complesso passa attraverso due portali scavati nellanello esterno, che conserva la sua continuit e delimita nettamente un dentro e un fuori. Grande attenzione poi posta sulle soluzioni dangolo, che viene risolto con una interruzione del volume e un accostamento dei due fianchi: questa soluzione, apparentemente schematica, momento di eccezionalit, nel disegno del profilo scalettato e nel posizionamento di terrazzi, diventando limmagine stessa del quartiere. In tutti questi esempi analizzati ad Amsterdam viene confermato il bouwblok con la grande corte centrale come elemento base per la costruzione della citt; i progetti presentano tematiche pi interessanti quando da un semplice accostamento di edifici lungo il margine del lotto si passa ad un controllo sullintero isolato, e quindi alla sua organizzazione e al suo spazio interno, come nei progetti di case economiche per le societ edilizie che costruiscono quartieri per lavoratori a partire dal 1910, cio prima del piano di Amsterdam sud. In questi casi la tipologia delle abitazioni prevede quasi sempre la scala di distribuzione con accessi solo dalla strada, per cui la corte interna, a diretto contatto con gli alloggi al piano terra, non presenta mai quel carattere collettivo a cui rimanda invece lunit architettonica. Un maggiore grado di complessit nellorganizzazione degli spazi si presenta nei progetti che, ad una scala ancora pi vasta, controllano un insieme di isolati: questa differenziazione ottenuta non dal semplice accostamento, ma da una loro disposizione a

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

corte, attorno ad uno spazio pubblico ma interno e protetto. Nelle planimetrie si legge il tentativo di isolare e proteggere un interno prezioso e intimo, attraverso una doppia cortina di edificazioni, con i passaggi controllati da portali scavati nella continuit della costruzione. Un ulteriore sviluppo verso un trattamento unitario e collettivo della corte interna rappresentato dai progetti elaborati da J. J. P. Oud a Rotterdam tra il 1918 e il 1924. In questi anni, e fino al 1933, Oud professionalmente impegnato nelle problematiche della residenza di massa grazie alla carica che ricopre di architetto capo dellautorit municipale, la Woningdienst. In questa veste egli affronta le questioni della carenza degli alloggi, della normalizzazione delledilizia e della ottimizzazione della tipologia della casa confrontandosi anche con le teorie e le esperienze concrete degli architetti di Amsterdam; tra questi Berlage, con cui ha un fitto scambio di idee, e che parteciper anche al progetto per il masterplan del quartiere di Spangen, insieme a P. Verhagen. Nei progetti elaborati per Rotterdam il modello di edificazione a blocco marginale non viene mai messo in discussione, ma viene applicato con un minore grado di complessit per quanto riguarda lorganizzazione dellinsieme di isolati, che tendono ad essere semplicemente accostati senza definire ulteriori interni urbani, come avviene ad Amsterdam. La soluzione ottimale vista nella massima regolarit del tracciato: in fase di realizzazione dei primi blocchi di Spangen, Oud si lamenta delle numerose soluzioni particolari da progettare in corrispondenza degli angoli ottusi o acuti, o in presenza di strade curve. La planimetria pi o meno dettata dalle linee degli isolati edificabili. L andamento di queste linee, che si incontrano con angoli acuti od ottusi, e si incurvano in modo irregolare in corrispondenza di Spaansche Bocht, ha costretto allelaborazione di

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specifici disegni, e ha causato dispendio di tempo in fase esecutiva e realizzativa. In generale, una planimetria stradale semplicemente ortogonale, o comunque regolare, essenziale per una costruzione veloce ed economica, che in questi tempi un imperativo61. A questa ricerca di regolarit nel disegno urbano corrisponde per un maggiore grado di elaborazione progettuale del blocco, vero

J. J. P. Oud, blocchi residenziali Spangen I e V, Rotterdam, 1918.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

J. J. P. Oud, blocchi residenziali Spangen I e V, Rotterdam, 1918.

elemento minimo della nuova citt; Oud infatti pi interessato alluniformit del blocco a corte in s che dei due lati di una strada. In questo senso egli supera la concezione monumentale dello spazio urbano di Berlage, fatta di simmetrie e assi, e si sofferma sul valore civile e urbano della facciata stessa, sullimmagine del blocco che esprime la nuova condizione urbana: luniformit della costruzione, il suo prospetto discreto e ritmico, devono generare un contrasto con gli episodi eccezionali, come il trattamento degli angoli o gli edifici isolati. Nei blocchi di Spangen I e V, progettati nel 1918, lo sforzo per la ricerca di un tema unitario di facciata testimoniato dallutilizzo di un

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solo tipo di finestra, dalla proporzione verticale e allungata. Le piccole dimensioni di questa bastano ad illuminare camere e servizi; per i soggiorni, invece, sono ravvicinate in gruppi di tre. A loro volta le aperture sono allineate in fasce verticali dellaltezza di tre piani, ottenute con un leggero arretramento del paramento di mattoni, come lesene che riportano il disegno di facciata ad una scala urbana. Per unire in orizzontale i lunghi prospetti viene introdotto il tema, poi ricorrente, delle tre bande nere che fanno da basamento su cui appoggiano le lesene, e che incorniciano gli ingressi. Questi procedimenti classici nella composizione del blocco riguardano anche langolo: non si legge uno svuotamento, una negazione, come in Indischebuurt di Berlage, ma solo una leggera rientranza data dallaccostamento di due volumi. Il quarto lato dei due grandi isolati assegnato ad unimpresa privata, per cui Oud non ha la possibilit di controllare luniformit dellintero blocco; ciononostante, riesce a convincere i progettisti Meischke & Schmidt ad introdurre nei loro prospetti alcuni elementi, come le bande nere orizzontali, che garantiscono una certa continuit. L interno della corte pubblico e contiene una scuola, raggiungibile attraverso

J. J. P. Oud, masterplan per il polder Mathenesser, Rotterdam, 1920.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

J. J. P. Oud, blocchi residenziali Spangen VIII e IX, Rotterdam, 1919.

alcune aperture nella cortina edilizia; questa soluzione non convince Oud, che nei progetti successivi tender a sviluppare le caratteristiche domestiche della corte, e ad isolare gli edifici pubblici, mettendoli in diretto contatto con la strada, come nel masterplan del 1920 per il polder Mathenesser, non realizzato. Se nei blocchi I e V viene riproposta una tipologia di alloggi gi ampiamente sperimentata ad Amsterdam, con i quattro ingressi ravvicinati, nei successivi blocchi VIII e IX Oud introduce una nuova soluzione tipologica che ha conseguenze importanti sullorganizzazione degli spazi della corte: lunica scala distribuisce un appartamento al piano terra e al primo, e due duplex al secondo. Questi ultimi hanno una scala interna che collega il soggiorno con le camere, al terzo piano. Il corpo scale per riesce a scomparire nel disegno di facciata perch le finestre corrispondenti alla mezza rampa terminano al secondo piano, mentre al terzo compare la finestra della camera da letto, perfettamente allineata con le altre: viene cos efficacemente ricomposta la continuit del coronamento. Inoltre viene invertita per la prima volta la posizione del locale di soggiorno: non pi affacciato sulla strada, ma sulla corte interna. Questa coraggiosa scelta, giustificata anche dal fatto che il locale pi grande trova cos posto sulla facciata libera da scale e servizi, testimonia il nuovo valore che viene attribuito alla corte, vero luogo della quiete e della domesticit. Essendo la larghezza delle corti interne di solito maggiore della larghezza delle strade, i locali di soggiorno sono collocati non sulla strada ma affacciati sulla corte. Questa di conseguenza circondata da una fascia continua di balconi sui quali aprono i soggiorni, mentre al centro c un giardino comune delimitato da percorsi pedonali che danno accesso ai giardini privati degli appartamenti del piano terra. Negli ultimi progetti, basati ampiamente sullo stesso tipo di

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alloggio, stato fatto uno sforzo pi deciso per traslare laspetto residenziale dalla strada alla corte interna: i percorsi pedonali sono progettati meglio, pergolati con panchine offrono ai residenti un luogo dove sedersi, mentre per i bambini una vasca di sabbia stata installata al centro del giardino62. La corte in effetti raggiunge dimensioni importanti, atte a contenere le funzioni descritte da Oud: nel blocco IX i lati di 25 e 70 metri racchiudono una superficie di circa 1.750 m2. La presenza di uno spazio centrale collettivo e protetto, dedicato ai momenti di relax della domesticit, introduce quindi un nuovo modo di vivere, proiettato allinterno del blocco, anche attraverso i prolungamenti allaperto dei soggiorni che vi si affacciano, le logge. Il giardino interno per accessibile, per gli abitanti degli appartamenti dei piani superiori, solo con un percorso tortuoso; la scala, in posizione esterna, obbliga ad uscire in strada per poi rientrare allinterno del giardino attraverso un passaggio ricavato nei due lati corti del blocco. Questa caratteristica probabilmente ancora un retaggio della tradizione olandese della casa singola, che ha rigorosamente la porta di casa sulla strada. Nel blocco IX di Spangen si pu notare che langolo diventa un tema compositivo particolare, che richiede una decisa variazione del modulo: verso linterno vengono concentrate le zone di servizio, difficilmente illuminabili, con un affaccio molto ravvicinato di due appartamenti diversi; allesterno invece la stanza dangolo privilegiata per la possibilit di aprire finestre sui due lati. Questa possibilit viene sfruttata pienamente posizionando nellangolo il locale di soggiorno, al primo e al secondo piano, con porte finestre e logge: unica eccezione in cui il soggiorno affaccia sulla strada. Al piano terra invece trovano posto i locali commerciali, per cui langolo diventa il punto pi visibile, data la variazione nel trattamento del prospetto, e pi pubblico, per la presenza di attivit connesse alla

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

J. J. P. Oud, complesso residenziale Tusschendijken, Rotterdam, 1920.

residenza, che rimandano alla vita urbana della strada. Tutte le caratteristiche messe a punto a Spangen verranno riproposte da Oud, in modo organico e completo, negli isolati di Tusschendijken del 1920. Oltre ad un perfezionamento delle scelte tipologiche utilizzate nei progetti precedenti, qui lintero complesso di 8 isolati progettato in modo uniforme, in una sequenza ordinata e regolare. L angolo, con le logge scavate nella facciata e il muro pieno che raccorda i due prospetti, diventa lelemento ritmico e costante del complesso, in coerenza con gli intenti di Oud di generare un contrasto tra la facciata dal carattere discreto e leccezione, come langolo o come il prospetto interno. La corte interna mantiene la stessa larghezza, ma diventa pi lunga: con i lati di 100 e 25 metri raggiunge una superficie di 2.500 m2. Acquista cos sempre pi importanza, anche nella fase di progettazione: lestrema cura nei dettagli evidente anche nella famosa prospettiva a china,

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che per la prima volta mostra linterno della corte come volont di progetto, nellambito delle case economiche. Viene rafforzato maggiormente il rapporto tra linterno delle case e la corte: per esempio anche le cucine sono dotate di una porta finestra che apre sul balcone, che diventa cos un elemento continuo e fruibile da tutte le stanze della casa. La presenza degli affacci dei soggiorni su tutti e quattro i lati interni della corte, con i prolungamenti delle logge, genera unimpressione di estrema intimit tra i diversi appartamenti; in questo modo infatti essi condividono uno spazio verde comune, ma esposto alla vista diretta di tutti. Anche i giardini privati al piano terra mancano di quel legame diretto ed esclusivo con lappartamento a cui appartengono: divisi solo da una bassa recinzione dallo spazio comune vengono assorbiti da questo, e ne acquistano le caratteristiche. Tuttavia la novit di questo spazio

J. J. P. Oud, complesso residenziale Tusschendijken, Rotterdam, 1920.

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interno importante: possiamo interpretarlo come il tentativo di definire una citt alternativa, tutta interna e nascosta dalla strada, squisitamente residenziale, separando con lucidit il luogo della domesticit dellabitare dagli altri spazi della vita urbana. Negli stessi anni, e sempre nel quartiere di Spangen, Michiel Brinkman d una diversa interpretazione del blocco a corte; lisolato, di dimensioni molto maggiori di quelli progettati da Oud, viene chiuso da una costruzione perimetrale, e poi suddiviso allinterno con altri volumi simulando spazi e dinamiche urbane. In questo complesso troviamo una strada di accesso, giardini comuni, sottopassaggi, piazze; un interno pubblico a tutti gli effetti, anche grazie a una strada carrabile che lo attraversa. Questa sequenza di spazi per mantiene anche un carattere di interno domestico; il giardino, anche se collettivo, protetto dallo spazio al di fuori della citt attraverso il recinto perimetrale

M. Brinkman, blocco residenziale in Spangen, Rotterdam, 1919.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

continuo di quattro piani, le cui soglie di accesso sono limitate in numero e dimensione. L interno di questo grande isolato a corte dunque uno spazio frammentato dove il pubblico e il privato hanno raggiunto una commistione equilibrata e senza conflitti. Diversamente dagli isolati di Oud, il rapporto tra le case e lo spazio aperto pi diretto, non solo per gli ingressi dalla corte, ma anche per il nuovo utilizzo del ballatoio: collocato al secondo piano per distribuire gli alloggi duplex, il ballatoio viene potenziato, trasformandosi in una sorta di strada soprelevata, animando di vita pubblica le corti interne. Anche se molto diverse nei principi di organizzazione dello spazio interno, le esperienze di Oud e di Brinkman a Rotterdam rappresentano sperimentazioni sullisolato a corte che hanno in comune lutilizzo del blocco chiuso perimetrale come elemento minimo di progetto dello spazio urbano. Ancora una volta linnovazione non si pone ad un livello generale che coinvolge tutti gli spazi esterni della citt, i quali rimangono configurati attraverso gli elementi classici della strada, delimitata da facciate continue, e della piazza; levoluzione della forma riguarda lo spazio collettivo allinterno della corte, e da questa dipendono le importanti novit apportate al modo di abitare in citt, ottenute senza sconvolgere il generale assetto urbano. I progetti di case economiche elaborati dallIstituto per le Case Popolari di Milano rappresentano una esperienza importante e poco studiata nel panorama dellarchitettura moderna: forse il carattere passatista o eclettico della loro immagine esteriore ha impedito alla critica ufficiale di considerarli come degni e meritevoli di attenzione. Ma il trattamento dei prospetti, con elementi ripresi dal repertorio classico, rientra in un ambito tematico, quello del linguaggio, che merita una trattazione autonoma rispetto al taglio di questa ricerca; interessa

M. Brinkman, blocco residenziale in Spangen, Rotterdam, 1919.

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invece che questa esperienza si presenti come coerente e riconoscibile per la sperimentazione condotta sulla tipologia della casa popolare, sia per lalloggio che per la disposizione planimetrica allinterno del tessuto urbano. Le numerose realizzazioni, distribuite in modo uniforme nelle zone di espansione della citt, hanno contribuito a consolidare il tipo urbano a corte per la casa economica, accogliendo un modo di abitare tutto interno agli isolati, eredit delle corti storiche milanesi come quelle delle case di ringhiera, ma introducendo alcune innovazioni nellorganizzazione degli spazi legate soprattutto

Iacp, quartiere Mac-Mahon, Milano, 1909.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

Iacp, quartiere Mac-Mahon, Milano, 1909.

al sistema degli accessi e alla distribuzione. In particolare prendiamo in considerazione i progetti realizzati a partire dal 1909 e fino al 1929 da Giovanni Broglio e dallufficio tecnico da lui diretto. In occasione del ventennale della fondazione dellIstituto, Broglio cura una pubblicazione delle opere costruite, facendo anche un bilancio del lavoro svolto e cercando di evidenziare i principi che hanno guidato la sperimentazione tipologica, nonch gli obiettivi di base da perseguire: Il programma [dello Iacp] di procurare case sane, bene costruite, decorose e al massimo buon mercato alla classe operaia

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e alla piccola borghesia63. A questa accennata distinzione di classe dei destinatari delle case corrisponde una chiara differenza nei progetti: gli appartamenti popolari e ultra popolari hanno superfici ridotte, servizi igienici minimi, mancano del locale di soggiorno, sostituito da una stanza da pranzo con un piccolo cucinino annesso; gli appartamenti per sovventori invece hanno spazi abbondanti, con soggiorni e atri, oltre che stanze da bagno con vasca, e cucina separata dalla sala da pranzo. interessante notare invece che, per quanto riguarda la tipologia urbana, la scelta della costruzione perimetrale e della corte interna non viene discussa o problematizzata, ma viene assunta come lunica scelta possibile. Inoltre Broglio, nonostante siano stati eliminati gli stretti cavedi di aerazione interni al corpo degli edifici, fa ancora una distinzione fra cortili di servizio chiusi sui quattro lati e corti, generalmente aperte almeno su un lato, rilevando effettivamente lo stato di fatto delle realizzazioni dellIstituto: Quando vengono adottati fabbricati a cortile chiuso, verso linterno prospettano solamente le scale, le cucinette, le anticamerine, i gabinetti, terrazzini ecc. (vedi quartieri Genova e Vittoria). Quando invece verso il cortile prospettano locali di abitazione, i cortili medesimi sono tenuti molto ampi, di modo che aria e sole non facciano difetto. In ogni caso sono assolutamente

Iacp, quartiere Lombradia, Milano, 1911.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

Iacp, quartiere Genova, Milano, 1919.

eliminati gli alloggi che abbiano luce e prospetto solamente verso cortili chiusi, siano essi grandi o piccoli. Nel quartiere Melloni i cortili sono quattro volte pi grandi di quelli prescritti dal regolamento digiene e nel mezzo di ciascuno di essi stato collocato il campo da gioco, dove i bambini possono fare la ricreazione sotto la vigilanza dei genitori e del custode64. Da queste parole emerge un atteggiamento ambiguo: da un lato permane una diffidenza verso laffaccio sulla corte, considerato secondario e sfavorito, retaggio dei cortili di servizio e delle loro scarse condizioni igieniche, e vengono accolte le nuove istanze di aria e luce in abbondanza per gli appartamenti, attraverso lintroduzione del doppio affaccio; dallaltro si intuisce che lo spazio della corte tende a diventare sempre pi grande e ad accogliere nuove funzioni, confermando il proprio ruolo di cuore collettivo e protetto dellisolato residenziale. La vicinanza

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tra appartamenti e corte consentita dalla posizione interna delle scale di distribuzione e dal loro rapporto diretto con la corte, caratteristica costante di tutte le realizzazioni dellIstituto; la corte diventa cos un prolungamento allaperto delle case, un passaggio obbligato per laccesso agli alloggi ma intermedio tra casa e strada, e quindi luogo collettivo di incontri nellintimit di uno spazio racchiuso. La scelta della posizione delle scale ha una serie di conseguenze sullorganizzazione della forma architettonica e presenta alcune costanti che risultano strutturanti rispetto a questo tipo urbano: dalla strada alla corte vi un solo ingresso, rappresentato da un androne segnalato con una eccezione nel ritmo di facciata, e controllato da un locale annesso destinato a portineria; questo ingresso, solitamente aperto, uno stretto filtro tra interno ed esterno e riveste un ruolo simbolico come porta collettiva; diversamente dagli esempi olandesi che abbiamo analizzato, la facciata su strada risulta libera dagli ingressi delle scale, per cui frequentemente compaiono locali commerciali. Inoltre il primo piano utile rialzato di mezza rampa: questa soluzione evita lintrospezione diretta dalla strada, favorendo una maggiore privacy, e garantisce una notevole altezza ai negozi. A fronte di una serie di regole ricorrenti nella distribuzione generale del blocco a corte, riscontriamo invece una ricca sperimentazione tipologica sullalloggio: un grande numero di variazioni, anche minime, che cercano la collocazione ottimale dei locali di servizio. I piccoli bagni e le cucine sono oggetto di continui spostamenti e sembrano vagare nella pianta come un corpo estraneo, fino ad assestarsi contro il muro esterno; in alcuni quartieri, come il Regina Elena del 1923, viene sperimentata infatti la soluzione innovativa della facciata doppia, con una fascia destinata a servizi o a ripostigli. Generalmente, per, i locali di servizio sono di

Iacp, quartiere Vittoria, Milano, 1919. Iacp, quartiere Botticelli, Milano, 1923.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

Iacp, quartiere Villapizzone, Milano, 1926. Iacp, quartiere Tonoli, Milano, 1928.

piccole dimensioni e si scontrano con la logica costruttiva con muri portanti longitudinali, dove il passo strutturale coincide con i locali; in pianta si legge in modo preciso e costante il corpo doppio e la continuit del muro di spina centrale, anche se tutti gli appartamenti hanno il doppio affaccio. La disposizione a corte quindi costante, ma le dimensioni variano notevolmente: la prima realizzazione, il quartiere Mac Mahon del 1909, racchiude una corte di 26 x 22 metri, per una superficie di 572 m2; il quartiere Genova del 1919,

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20 x 40 metri, e 800 m2; il quartiere Villapizzone del 1926, 34 x 38 metri, e 1.292 m2; il quartiere Melloni del 1929, 31 x 65 metri, e 2.015 m2. Se possiamo riscontrare una crescita cronologica della dimensione della corte, vi sono anche alcune riproposte inspiegabili, come il cortile cavedio nel quartiere Vittoria del 1919, con i lati di soli 4 x 10 metri, e una superficie di 40 m2. In generale la corte tende ad avere una dimensione riconoscibile, una specie di unit massima di grandezza che non viene mai superata, oltre la quale funziona solo la ripetizione. Infatti anche nei quartieri di notevoli dimensioni, dovera possibile ampliare ancora la grandezza della corte, viene preferita la ripetizione del blocco, la sua combinazione e declinazione a formare insiemi urbani sempre leggermente diversi. E proprio in questi ensemble di corti che occupano un grande isolato viene definita una nuova spazialit. I blocchi accostati non generano sempre strade carrabili; spesso lo spazio tra una corte e laltra non pubblico e attraversabile, ma destinato a giardino privato delle abitazioni al piano rialzato, che vi accedono attraverso una rampa con pochi gradini. In questo modo lo spazio verde privato e la corte comune non sono attigui, come negli isolati Tusschendijken di Oud, ma separati dalledificio stesso: una variante importante, perch permette di dare alla corte un carattere pi rappresentativo, e di collocare

Iacp, quartiere XXVIII ottobre, Milano, 1927.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

pi opportunamente lo spazio aperto privato, spesso destinato a orto, e quindi con un carattere pi spontaneo e variegato. Inoltre questa sorta di strada verde e inaccessibile definita tra gli edifici, e visibile dalla strada carrabile, interrompe ritmicamente i prospetti, che risultano sempre di lunghezza contenuta. In alcuni casi, come nel quartiere Melloni del 1929, la strategia di disegno dellensemble simile a quella adottata nel quartiere Spaarndammerbuurt da de Bazel; i blocchi a corte vengono disposti a loro volta a corte a definire uno spazio pi interno, protetto dalle grandi vie di traffico della citt. In questo caso per il cuore del quartiere non occupato da uno spazio aperto pubblico, ma da unaltro blocco, evidentemente il pi grande e il pi regolare. La caratteristica distributiva tipica e costante dei blocchi a corte realizzati dallIstituto case popolari di Milano, che riconosce la corte come elemento intermedio tra le scale interne e la strada, e quindi tra pubblico e privato, viene proposta anche nelle realizzazioni della

Iacp, quartiere Melloni, Milano, 1929.

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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municipalit di Vienna nel periodo dal 1919 al 1933. Il modello di hof che ha costruito interi quartieri nel periodo della Vienna socialista, impostato sulla costruzione perimetrale del lotto attorno ad una corte collettiva centrale, ha per una caratteristica dimostrativa della politica sociale dellamministrazione, che sfocia in una certa monumentalizzazione della residenza; lenfatizzazione di alcuni elementi simbolici della composizione, o la comparsa dei nomi dei quartieri incisi sulle facciate si possono ascrivere a questa finalit, anche se il tema della scritta ha contribuito notevolmente a definire lidentit dei complessi residenziali, e talvolta utilizzato anche oggi senza fini propagandistici. Le corti residenziali assumono in questo modo il carattere difensivo di castelli costruiti a protezione di un modo sicuro di abitare, di un rifugio opposto allo spazio di vita della citt, con cui difficilmente si integrano. Cosa essi presuppongono per lavventura esperita dagli abitanti del Castello,

C. Holzmeister, Blathof, Vienna, 1924.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

K. Ehn, Lindenhof, Vienna, 1924.

una volta usciti dal tutto-chiuso che li protegge, ma che contemporaneamente per il solo fatto di essere Castello li espelle quotidianamente? Una cosa sicura: lo Hof lascia solo chi in esso ha dimora, una volta immesso nel mondo dei fatti, degli accadimenti. Eppure, in quel mondo di accadimenti, lo Hof galleggia. Esso non abita la citt, anche se promette un riposo, un catartico abitare. [...] A chi esce dai portali enfatizzati degli Hfe, a chi decide di forzare quelle soglie che avvertono con le loro cancellate in ferro battuto e con la loro struttura sovradimensionata del pericolo che l pronto ad assalirlo, il regno del simbolico non ha pi nulla da dire65. Costruzioni dimostrative di una volont di risolvere con grandi ensemble il problema degli alloggi popolari, spesso gli hfe hanno programmi complessi, che accolgono al loro interno oltre alla residenza anche funzioni collettive, comprese dentro ledificio stesso, oppure come volumi autonomi allinterno delle corti. Per questo motivo le corti a volte raggiungono dimensioni notevoli: Blathof (di Clemens Holzmeister, 1924) ha una corte allungata di circa 5.000 m2, suddivisa in tre parti a quote diverse e con un asilo infantile al centro; Lindenhof (di Karl Ehn, 1924) ha una forma simile con una corte di 4.800 m2 anchessa divisa in tre parti da edifici destinati a servizi collettivi, un asilo e unaula circolare per spettacoli; Bebelhof (di Karl Ehn, 1925) ha

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una forma irregolare ma pi accentrata, con una corte di 4.600 m2 completamente libera, destinata a giardino. Questi interni sono realt protette e collegate allo spazio esterno solo da pochi passaggi; le porte di ingresso sono enfatizzate e curate con dettagli architettonici ricercati; la corte viene attrezzata con giardini e percorsi pavimentati con ruolo di promenade, di graduale passaggio dal pubblico al privato. Sul lato esterno verso la strada trovano posto negozi e laboratori, spesso in posizione angolare, come in Blathof, o lungo un intero lato, come in Bebelhof. In genere la soluzione dangolo sempre occasione di eccezionalit plastica, o di aumento dellaltezza con soluzioni a torre; i portali di ingresso invece corrispondono alla mezzeria di uno dei lati. Le corti possono essere anche di dimensioni pi ridotte, simili a quelle realizzate dallo Iacp a Milano: Quarinhof (di Siegfried Theiss e Hans Jaksch, 1924) ha una corte giardino di 1.600 m2; Klosehof (di Josef Hoffmann, 1924) racchiude in una corte quadrata di 1.700 m2 un edificio isolato a torre, che ospita una palestra al piano terra e che occupa visivamente quasi tutto lo spazio libero; Reumanhof (di Hubert Gessner, 1924) si sviluppa con una corte aperta su strada, ulteriore filtro con lo spazio pubblico, che distribuisce

K. Ehn, Bebelhof, Vienna, 1925.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

S. Theiss, H. Jaksch, Quarinhof, Vienna, 1924.

gli ingressi alle due corti chiuse laterali, di soli 1.250 m2. Effettivamente queste corti risultano abbastanza piccole e strette: la considerevole altezza degli edifici, di 6 o 7 piani, contribuisce a togliere aria e luce allaffaccio interno, e quindi a peggiorare le condizioni igieniche degli alloggi. Ad un livello di innovazione nelluso collettivo degli spazi interni delle corti, non corrisponde unaltrettanta qualit negli spazi degli alloggi; la mancata sperimentazione tipologica, insieme ad un utilizzo di tecniche di costruzione tradizionali e a basso costo, rendono gli appartamenti della Vienna socialista non paragonabili a tutte le realizzazioni coeve in Europa. Le gravi carenze dipendono in primo luogo dalla mancanza del doppio affaccio, a causa della continuit del muro di spina centrale; le stanze sono poste in sequenza, senza il corridoio di distribuzione, i servizi sono minimi, con bassi livelli di igiene e comfort; in generale c una certa indifferenza per laffaccio, interno o esterno, e le superfici

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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H. Gessner, Reumanhof, Vienna, 1924.

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K. Ehn, piante tipo del Karl Marx-hof, Vienna, 1927. Pianta tipo delle hfe viennesi.

sono sempre molto ridotte, come si pu vedere anche nelle piante tipo del Karl Marx-Hof del 1927. In generale, quindi, lesperienza degli hfe viennesi non allavanguardia per la sperimentazione sugli spazi degli alloggi; essa appare come un esempio incompleto, mancando di quel nesso necessario tra progetto dello spazio privato della casa e organizzazione degli spazi collettivi. Tuttavia interessante per le soluzioni urbane dei blocchi a corte, che talvolta presentano grossi elementi di novit. Nel Winarskyhof (di Josef Hoffmann e Peter Behrens, 1924), per esempio, viene proposta una corte formata da due cortine concentriche a cavallo di due isolati che la rendono pubblica e attraversabile: una strada carrabile penetra al suo interno ma non spezza la continuit del corpo di fabbrica, aperto solo con una successione di portali. Lo spazio interno rimane separato dallo spazio urbano pubblico dalla continuit delledificio ai piani superiori. Anche nel Karl Seitz-hof (di Hubert Gessner, 1926) possiamo leggere un tentativo di trovare una commistione tra spazio racchiuso privato e spazio pubblico: la cortina perimetrale dellisolato a corte viene piegata verso linterno a definire, con la forma di emiciclo, una grande piazza pubblica, sulla quale si aprono gli ingressi alla corte interna. In questo modo lesterno pubblico e attraversabile rimane nettamente diviso dallinterno privato, anche se entrambi sono definiti dallo stesso atto progettuale.

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L interesse di questa esperienza sta nella conferma della nuova qualit dello spazio interno collettivo della corte, come abbiamo visto, e nelle strategie urbane che tentano di modificare il rapporto tra blocco a corte e isolato urbano, introducendo sempre variazioni allinterno di un modo condiviso di costruire la citt. Questi grandi complessi che declinano la corte in modi continuamente diversi, non definiscono per una tecnica precisa di disegno urbano basata sul blocco chiuso, come avviene a Rotterdam per esempio, ma risolvono punto per punto i problemi progettuali posti dalla citt esistente attraverso la disposizione a corte. Il modello dello Hof non implica infatti ipotesi di nuova organizzazione urbana. Al contrario, esso si inserisce nelle maglie della citt esistente accettandone tutti i

J. Hoffmann, P. Behrens, Winarskyhof, Vienna, 1924. H. Gessner, Karl Seitz-hof, Vienna, 1926.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

vincoli66. Il carattere eccezionale e dimostrativo, quindi, impedisce il formarsi di unesperienza condivisa, di una proposta teorica di citt attraverso degli elementi riconoscibili; gli hfe si pongono come alternativa alla citt, non come elemento strutturante del disegno urbano. Per questa loro condizione eccezionale, e per la monumentalizzazione della residenza Manfredo Tafuri li ha definiti come luoghi collettivi per dimorare in tragica provvisoriet67. Un caso in cui il blocco a corte utilizzato sistematicamente come elemento base dellespansione urbanistica quello di Amburgo negli anni dal 1919 al 1930. L attivit di pianificazione dei nuovi quartieri di espansione dovuta principalmente a Fritz Schumacher che, in qualit di sovrintendente alledilizia della citt di Amburgo, sperimenta nei progetti le potenzialit della disposizione a corte degli edifici residenziali. Il suo lavoro parte da una osservazione delle condizioni della citt esistente, della quale ripropone i valori spaziali legati alla parte pubblica della strada; rileva invece, ancora una volta, una insufficienza di progetto nella parte interna dellisolato, usato come affaccio di servizio e occupato intensivamente da prolungamenti delle case. L abilit di Schumacher nella manipolazione dello spazio urbano si mostra chiaramente nella proposta di riforma di un isolato tipico di Amburgo, dalla forma allungata e frazionato in piccoli lotti sfruttati intensivamente; il progetto, che prevede di interrompere la continuit del lotto, una contaminazione tra una corte aperta e una strada a fondo cieco, ma in realt percorribile attraverso un sottopassaggio pedonale. La nuova qualit di questo spazio urbano racchiuso ottenuta con un progetto che interessa lisolato edificabile nel suo insieme, e non il singolo lotto; questa nuova scala del progetto urbano viene utilizzata per le proposte dei quartieri di

Isolati residenziali di Amburgo, inizi 1900.

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Dulsberg (1919-1931) e di Jarrestadt (1927-1930), impostati sullelemento base del blocco a corte e realizzati con la collaborazione di numerosi architetti che hanno diversamente interpretato questo tipo urbano. Il primo esempio interessante rappresentato da una serie di blocchi realizzati dallo stesso Schumacher nel 1919 a Dulsberg: un gruppo di cinque edifici residenziali con la corte interna passante, aperta sul lato corto, che richiamano la forma degli isolati di Spangen progettati da Oud negli stessi anni. Anche se lattraversabilit solo pedonale, le aperture sono vere interruzioni del volume, che quindi si compone con due C contrapposte; la corte interna si configura come giardino semi-pubblico, protetto, e con la presenza degli ingressi alle scale di distribuzione. Inoltre verso linterno affacciano direttamente le zone giorno e indirettamente i servizi: viene introdotto lo spazio di mediazione della loggia, per evitare in facciata le piccole finestre dei bagni. La forma del blocco non corrisponde allisolato stradale: come in molti progetti dello Iacp di Milano, questultimo molto pi grande,

F. Schumacher, riforma di un isolato tipico di Amburgo, 1918.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

F. Schumacher, quartiere di Dulsberg, Amburgo, 19191931. F. Schumacher, blocchi residenziali a Dulsberg, Amburgo, 1919.

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per cui tra un blocco e laltro non c una strada carrabile, ma viene definito uno spazio aperto destinato a orto o giardino privato. In questo caso, diversamente da Milano, tale spazio non visibile dalla strada, ma chiuso con un edificio ad un solo piano destinato ad attivit commerciali. Questa serie di edifici quindi, attraverso la disposizione a corte, racchiude in sequenza spazi con diversi livelli di privacy: i piccoli giardini privati, dove affacciano le camere, e le corti giardino, di dimensioni maggiori (circa 2.500 m2), che esprimono limmagine collettiva della residenza, e che rappresentano la mediazione tra la strada e gli ingressi alle scale. Il blocco Freie Stadt V (di Klophaus e Schoch), nello stesso quartiere, propone invece il tema della doppia cortina su un isolato molto grande, che racchiude al centro una corte pubblica e attraversabile, mentre tra il primo e il secondo anello nasconde i giardini privati. Simile in planimetria al complesso Zaanhof di Walenkamp, nel quartiere Spaarndammerbuurt ad Amsterdam, differisce da questo per laltezza dei corpi costruiti, che rimane costante per lanello esterno e quello interno, invece di diminuire verso il centro.

Klophaus e Schoch, blocco residenziale Freie Stadt V, Amburgo, 1920.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

Quartiere Barmbeck-nord, Amburgo, 1920. K. Schneider, blocco residenziale in Habichtstrasse, Amburgo, 1927.

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In generale, per quanto riguarda la posizione degli ingressi alle scale, non c una regola applicata in modo uniforme nei vari quartieri realizzati; se nei progetti di Schumacher sono per lo pi interni alla corte, in altri casi sono posizionati allesterno, come in molti edifici nel quartiere di Barmbeck-nord. In questi casi per troviamo la presenza costante di una fascia di verde che distanzia lingresso dal marciapiede, e quindi le finestre del piano rialzato dalla strada, a differenza della tradizione olandese che mette a stretto contatto ledificio con la strada. In altri casi ancora, come per il blocco in Habichtstrasse di Karl Schneider del 1927, la posizione delle scale, e di conseguenza degli ingressi, non segue una logica dettata dalla presenza della corte, ma dal migliore orientamento rispetto allirraggiamento solare. Infatti le scale sono posizionate il pi possibile verso laffaccio sfavorito a nord, segno della preminenza delle istanze igieniche legate allasse eliotermico rispetto a quelle spaziali della tipologia urbana. Anche nel progetto per il blocco centrale del quartiere di Jarrestadt, Schneider alterna nellaffaccio interno le zone giorno e le camere, ma la posizione delle scale rimane sempre

Quartiere Jarrestadt, Amburgo, 1927-1930. K. Schneider, blocco centrale di Jarrestadt, Amburgo, 1927.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

K. Schneider, blocco centrale di Jarrestadt, Amburgo, 1927.

esterna. Questo perch viene introdotto un nuovo elemento architettonico, il balcone continuo verso la corte, che abbiamo gi trovato nel progetto per Tusschendijken di Oud, che rappresenta un vero prolungamento degli alloggi verso lo spazio aperto. Diversamente dagli isolati di Rotterdam, dove abbiamo evidenziato un eccesso di intimit per lestrema vicinanza degli affacci interni, lisolato a corte di Jarrestadt si sviluppa su dimensioni eccezionali, con i lati di circa 100 metri per una superficie di 10.000 m2. La corte, trattata a giardino e divisa in quattro quadranti, ha cos le caratteristiche per diventare un elemento autonomo, in rapporto con ledificio che la racchiude ma non direttamente dipendente

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da questo; la presenza dei lunghi e continui balconi confermano un rapporto esclusivamente visivo tra gli appartamenti e lo spazio aperto, e gli ingressi posizionati allesterno rendono la corte libera dalla funzione distributiva. Infatti la corte pubblica e attraversabile, e rappresenta il centro del quartiere, nonch lo sfondo prospettico dellasse principale di penetrazione. Nellesperienza di Amburgo, quindi, limpostazione dei quartieri ad opera di Fritz Schumacher fondata sullelemento del blocco a corte, visto come naturale sviluppo e razionalizzazione della citt ottocentesca, ha prodotto una successiva sperimentazione su questo tipo urbano attorno ad un modo condiviso di costruire la citt. La variazione e le innovazioni apportate dai progetti di numerosi architetti hanno mostrato la ricchezza di questo nuovo spazio interno, in alcuni casi strettamente domestico, in altri pubblico e rappresentativo dellidentit del quartiere stesso. Un caso abbastanza isolato, ma che vale la pena di prendere in considerazione, rappresentato dallesperienza di Secundino Zuazo a Madrid. Nonostante i numerosi progetti residenziali realizzati a partire dal 1919 su singoli lotti edificabili allinterno della citt consolidata, solo nel 1930 Zuazo ha la possibilit di intervenire su un intero isolato: con il progetto della casa de Las Flores egli cerca di dare una nuova configurazione allisolato urbano storico di Madrid, caratterizzato da unalta densit e da una divisione in parcelle, occupate da case molto profonde e con cavedi di aerazione al centro. Questo progetto rappresenta unalternativa alla tipologia intensiva della citt dellottocento, ottenuta senza scardinare i rapporti urbani con la strada e la continuit delle facciate. Nello stesso tempo per egli ripropone una densit molto alta, insieme ad un nuovo tipo di cortile di servizio.

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S. Zuazo, Casa de las Flores, Madrid, 1928.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

S. Zuazo, Casa de las Flores, Madrid, 1928.

Il dato innovativo della casa de Las Flores, per la citt di Madrid, la presenza della corte interna collettiva, curata e disegnata come cuore del blocco; lisolato, di 115 x 80 metri, costruito perimetralmente da un doppio corpo aperto sui lati corti che racchiude un campo de juegos di 70 x 25 metri, per una superficie di 1.750 m2; lo spazio interno risulta quindi passante, ma privato e separato dalla strada da una cancellata, una leggera variazione di quota, e uno spazio intermedio, pavimentato e pubblico. Il giardino interno quindi una specie di oasi protetta di quiete e tranquillit, anche perch gli ingressi alle scale sono posizionati sullesterno, in diretto rapporto con il marciapiede che circonda lisolato; allo stesso tempo risulta visibile dalla strada pubblica come un fronte interno inaccessibile. Tuttavia questa corte rimane oppressa dalla eccessiva altezza dei corpi di fabbrica che la racchiudono, altezza che aumenta dallanello esterno di 4 piani a quello interno di 8 piani. La soluzione soffre quindi di un alto sfruttamento del suolo, dato

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necessario per dimostrare la possibilit di un nuovo tipo di costruzione allinterno dellisolato urbano storico, mantenendo gli stessi livelli di densit, ma raggiungendo una nuova qualit dello spazio aperto interno. Per fare ci, Zuazo costretto a proporre i cortili di servizio, avvicinando il corpo su strada e quello sulla corte fino alla misura minima di 10 metri; in questo spazio affacciano i bagni, le cucine, gli atri, talvolta le camere, e vi trovano posto anche le scale di distribuzione. Espulse cos dal corpo di fabbrica, le scale costituiscono un volume di collegamento tra edificio su strada e edificio interno, servendo 4 appartamenti per piano. Le camere e i locali di soggiorno affacciano fuori da questi cortili, cio sulla strada o sulla corte giardino; per questo motivo ci sembra che per la casa de Las Flores si possa parlare non di isolato a corte, ma di disposizione a corte di due blocchi a corte. Il progetto di Zuazo, volutamente

S. Zuazo, Casa de las Flores, Madrid, 1928.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

S. Zuazo, Casa de las Flores, Madrid, 1928.

esemplificativo di una transizione tra citt storica e nuovi quartieri residenziali, stato applicato anche come modello nella seconda proposta di prolungamento del paseo de la Castellana di Madrid, del 1930, in sostituzione del blocco isolato funzionalista proposto lanno precedente dallo stesso Zuazo insieme a Hermann Jansen. In questo progetto si notano le potenzialit del blocco semi-chiuso di definire un fronte continuo sul grande asse stradale, e insieme di racchiudere spazi interni pi protetti e domestici. In altri progetti urbani, anche se non realizzati, Zuazo sviluppa il tema dello spazio racchiuso attraverso una disposizione planimetrica a corte, nel tentativo ripetuto di definire un interno urbano dal carattere residenziale, talvolta complesso e di grandi dimensioni, contrapposto allo spazio pubblico e caotico della grande citt. Nel progetto di sistemazione della Plaza de Toros, del 1933, il grande isolato viene perimetrato da un edificio continuo, e suddiviso in altre due corti residenziali; laccesso ai giardini interni preceduto da una piazza pubblica destinata al mercato, con un alto edificio lamellare che sembra custodire lingresso alla strada interna. Strategie simili si possono riscontrare nei progetti per Saragoza del 1928 e per la Diagonal di Barcellona del 1931. Tuttavia la casa de Las Flores rimane come caso esemplare, per i rimandi alle altre esperienze europee degli anni 20 e per limmediatezza del fatto costruito.

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S. Zuazo, progetto per la Plaza de Toros, Madrid, 1933. S. Zuazo, H. Jansen, prolungamento del paseo de la Castellana, Madrid, 1929.

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S. Zuazo, prolungamento del paseo de la Castellana, Madrid, 1930.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

Eberstadt, Mhring, Petersen, concorso per la grande Berlino, 1910.

Il caso di Berlino molto complesso e variegato, e qui selezioniamo solo alcune esperienze significative per la ricerca. Data la presenza massiccia delle mietkasernen per labitazione popolare, negli anni antecedenti la prima guerra mondiale vi sono dei tentativi, da parte della municipalit, di modificare le condizioni abitative di questo tipo di costruzione a cortili chiusi in successione, ma con risultati assai discutibili. Tuttavia ci sembrano interessanti gli esiti del concorso per la grande Berlino del 1910, e in particolare il progetto di Mhring, Eberstadt e Petersen che presenta unalternativa al modo di concepire la citt densa: il principio del blocco chiuso viene riproposto, ma con dimensioni dilatate a tal punto che possibile ricostruire allinterno un altro pezzo di citt, caratterizzata da basse costruzioni a schiera. L anello esterno continuo, che definisce il grande isolato a corte e presenta solo poche aperture, racchiude una superficie di 94.000 m2: si viene cos a definire una realt autonoma e protetta, con strade secondarie, un parco, una piazza alberata e una chiesa; una sorta di unit minima della nuova citt, che garantisce una densit controllata e mantiene una realt separata dallo spazio pubblico della metropoli. Solo con la presenza di Martin Wagner, direttore dellufficio per lattivit edilizia nella circoscrizione di Berlino-Schnberg nel periodo fra le due guerre, avviene il passaggio reale a una serie di importanti realizzazioni che interessano la citt, soprattutto nel campo delledilizia residenziale. Affiancano la municipalit di Berlino nella sua opera varie cooperative edilizie di pubblica utilit per le costruzioni economiche, tra cui la Gehag, costituita nel 1924. Tra i fondatori c lo stesso Wagner, a cui si deve lassunzione di Bruno Taut alla direzione della societ. Fino al 1925 gli interventi delle varie cooperative edilizie hanno un carattere disperso ed eterogeneo, e

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sono ispirati ad un modello che accoglie la bassa densit e gli elementi naturali del verde come alternativa alla densit speculativa delle caserme daffitto; i risultati sono siedlungen che rimandano pi ad insediamenti rurali che a quartieri urbani di una grande citt come Berlino. Dal 1925 invece ha inizio la costruzione di grandi complessi residenziali che fanno uso del tipo edilizio a tre piani con scala a servizio di due appartamenti per piano, grazie da una parte alle maggiori possibilit finanziarie del comune e dallaltra alle idee di Wagner sulla razionalizzazione del ciclo edilizio. In questo contesto, la prima grossiedlung realizzata e la pi significativa Berlino Britz, progettata da Bruno Taut in collaborazione con Martin Wagner nel 1925. La parte centrale, a forma di ferro di cavallo, una perfetta sintesi tra

B. Taut, M. Wagner, siedlung Britz, Berlino, 1925.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

B. Taut, M. Wagner, siedlung Britz, Berlino, 1925.

costruzione in linea aperta e costruzione a blocco chiuso: il modulo costituito da scala e due alloggi viene ripetuto in serie, senza variazioni, ma la leggera inclinazione dei muri trasversali produce una curvatura costante al corpo edilizio, che si richiude attorno ad uno spazio centrale comune. In questo modo la disposizione a corte ottenuta con un accostamento in serie, evitando le problematiche soluzioni degli angoli, che richiedono sempre un maggiore sforzo progettuale, e comunque una variazione troppo onerosa in una costruzione basata su principi di razionalizzazione del cantiere. a tutti gli effetti un tipo in linea, piegato e curvato, che definisce per un tipo urbano a corte, anche se aperto su un lato verso la strada. La corte centrale trattata con diverse fasce concentriche: orti privati direttamente a contatto con ledificio, un percorso pedonale e un prato in discesa verso uno specchio dacqua centrale, per un totale di 16.000 m2. La grande estensione di questo spazio, pi di una volta e mezza rispetto al blocco centrale di Jarrestadt ad Amburgo, e la sua articolazione fanno del ferro di cavallo di Britz una corte aperta sul paesaggio, che da questo si differenzia per il grado di artificialit e di disegno dello spazio aperto. Lo spazio non ha il carattere pubblico di una piazza, non direttamente attraversabile; ha un valore contemplativo, e allo stesso tempo uno spazio domestico, un prolungamento delle logge. Tutti gli elementi funzionali infatti sono portati al di fuori: la strada curva che segue la sagoma delledificio, per esempio, e gli ingressi alle scale. Come a Rotterdam, questa corte giardino non direttamente accessibile dagli appartamenti, ma non c nemmeno quella commistione tra verde pubblico e privato che causa nei progetti di Oud una eccessiva intimit domestica. Il grande parco nel blocco centrale della siedlung, intimo cuore del quartiere, allo stesso tempo anche collettivo e rappresentativo; infatti

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il luogo dove si svolge la annuale festa del lavoro, manifestazione che esalta i valori morali, spirituali e fisici di chi vi abita. La disposizione a corte di Berlino Britz quindi contiene una doppia valenza, perfettamente in equilibrio tra la sfera dellintimit domestica e quella della rappresentativit collettiva: Le stesse case, qui, smettono per la prima volta di esserlo in senso individuale, non sono pi nemmeno singoli blocchi, ma larchitettura piuttosto qui lespressione di un lavoro collettivo per la soluzione del problema della casa. Ci che un tempo si chiamava facciata di una casa, si estende qui per pi di 300 metri, ed il concetto stesso di facciata si trasformato in una forma che tiene insieme il tutto, e che mostra il meglio della tecnica abitativa, e il pi sano, con semplicit68. La siedlung di Britz viene anche esaltata dalla Gehag come esempio di razionalizzazione della costruzione, che permette di contenere notevolmente i costi. In realt non c ancora unintroduzione consistente di macchine nel processo costruttivo, n lintroduzione di

B. Taut, M. Wagner, siedlung Britz, Berlino, 1925.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

tecniche nuove basate sulla prefabbricazione; c una tipizzazione degli alloggi, lutilizzazione di carrelli su rotaia per trasportare i materiali, ma la costruzione in mattoni, con tecniche quasi tradizionali. La distribuzione degli alloggi invece notevolmente razionalizzata, con disimpegno che distribuisce tutti i locali, doppio affaccio e dimensioni generose per servizi e cucine. Le successive siedlungen berlinesi seguiranno la strada, oltre che della razionalizzazione costruttiva, anche della serialit urbana, abbandonando definitivamente le forme chiuse per seguire una logica ripetitiva del blocco in linea. Ma anche Britz non definisce una regola di disegno urbano fondato sulla costruzione perimetrale; la disposizione a corte del blocco centrale un fatto eccezionale, ed intorno ad esso si organizza il resto del quartiere in forma pi aperta. Per questo possiamo parlare di Britz come di una siedlung di transizione tra due modi di concepire lo spazio urbano, che nel progetto di Taut convivono in equilibrio dinamico. Un caso, invece, in cui a Berlino viene proposta la forma chiusa come regola per il disegno urbano, la serie di progetti per i terreni a sud di Schnberg, una grande area a soli 3 chilometri da Potsdamer Platz che rimane inedificata per tutti gli anni Venti. Su questa area si succedono diverse proposte, legate alle vicende urbanistiche, tra cui il progetto di Bruno Mhring del 1911, basato sulla suddivisione in isolati e sulla costruzione perimetrale, che non definisce per un tipo urbano preciso e ripetuto, e il progetto redatto da Otto Bartning nel 1927 su richiesta dello stesso Wagner, che sembra pi interessante per la chiarezza nellespressione del tipo a corte. L urbanizzazione dellarea prevista da Bartning, infatti, si fonda su un tipo di isolato di grandi dimensioni, racchiuso da un edificio di 4 piani e attraversato longitudinalmente da una strada secondaria rispetto alla viabilit principale. In pratica la corte definita da due

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corpi a C contrapposti, divisi da una strada alberata che da alcuni disegni sembrerebbe un percorso pedonale, mentre le linee di traffico, automobilistico e tranviario, sono collocate tra un isolato e laltro, e in alcuni casi raggiungono i 40 metri di ampiezza. La corte, destinata a giardino, ha dimensioni che vanno da 14.000 a 18.000 m2, e quindi paragonabili alla corte centrale di Britz: anche qui la disposizione a corte permette di racchiudere pezzi di paesaggio naturale; in questo caso per risulta attraversabile con una sorta di tracciato secondario sovrapposto a quello stradale, con un carattere pedonale, lento e naturalistico, forse poco domestico. Nel progetto di Bartning viene quindi proposto il blocco chiuso come regola generale di urbanizzazione, ma la forma irregolare. Il tracciato basato sulla maglia rettangolare viene distorto, per seguire le irregolarit dellarea e mantenere la continuit degli assi principali, per cui ledificato si adatta rigidamente alle linee delle strade, definendo corti dalla forma sempre diversa. Il principio di costruzione rimane sempre lo stesso, per, generalizzando la soluzione della

O. Bartning, quartiere di Schneberg, Berlino, 1927.

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

corte semi-chiusa di grandi dimensioni introdotta a Britz da Taut ed introducendo il dato innovativo dellattraversabilit, non funzionale agli ingressi, ma rispondente ad una logica di percorsi urbani nel verde. In questa rassegna di progetti e realizzazioni abbiamo evidenziato come, nel periodo degli anni 10 e 20 del novecento, in molte citt europee venga messo a punto un tipo urbano basato sulla disposizione a corte per la residenza di massa; ereditando il classico modo di urbanizzazione fatta da isolati e costruzione perimetrale, vengono introdotte nuove qualit legate, oltre che alla razionalizzazione dellalloggio, anche allinvenzione di un nuovo tipo di spazio interno collettivo. Nei vari esempi, analizzati cercando di cogliere le logiche progettuali, si visto che vi sono grandi differenze nel modo di trattare questo spazio; dalla corte privata e inaccessibile,

O. Bartning, quartiere di Schneberg, Berlino, 1927.

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al giardino-parco attraversabile. Spesso questa caratteristica ha delle conseguenze sia sulla disposizione dellalloggio e degli ingressi, sia sullo spazio urbano. Ci che rimane costante la concezione di fondo della forma della citt e dei suoi elementi, che non vengono messi in discussione radicalmente, ma pazientemente innovati. Possiamo trovare delle analogie tra la costruzione di questo tipo urbano e quella che Gravagnuolo definisce la linea di pensiero che vede la tradizione come principio di progresso, parallela alle esperienze ufficiali di progettazione urbana del novecento: [...] filo mentale contraddistinto dalla scelta di fondo di operare nel senso di una continuit con i processi di costruzione storica delle citt; filo che lega insieme le esperienze teoriche e progettuali di architetti di varie generazioni e di diverso orientamento ideologico69. In questo ambito prevale il tema della tradizione sulla mitologia del nuovo, cara alle avanguardie antipassatiste. La predisposizione mentale a ritessere i fili della memoria, rivitalizzandoli con nuove pulsioni progettuali, trova riscontro in un metodo di progettazione urbana consapevolmente fondato su un procedimento autoanalitico; un metodo che tende a ritrovare allinterno dellevoluzione storica dellarchitettura delle citt non solo gli strumenti e le tecniche, ma la stessa ragion dessere della costruzione dello spazio collettivo70. In questo senso lavanzamento disciplinare si attua a partire da un dato risultato, che in architettura il fatto costruito con tutta la sua evidenza, in positivo e in negativo. Il ricorso alla memoria diventa cos una sorta di ideale staffetta storica, di work in progress che muove dalla predisposizione a valutare criticamente il gi-costruito. In fin dei conti solo un ragionevole criterio di economia mentale, che si oppone allo spreco di ricominciare sempre da capo, alla presunzione di inventare velleitarie soluzioni ex novo a

IV - La definizione di un tipo urbano: 1900-1929

problemi che hanno alle spalle una lunga catena di pensiero71. Aggiungiamo che questo discorso vale in particolare per labitare, in cui il dato di permanenza ha una netta superiorit sul dato di variazione: proprio per questo linnovazione introdotta dal tipo urbano a corte, a prima vista minima, una variazione sostanziale nei modi di costruire la residenza collettiva, e rappresenta unesperienza riconoscibile, come abbiamo cercato di dimostrare.

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J. J. P. Oud, quartiere Blijdorp, Rotterdam, 1931.

V. Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

La definizione di un nuovo linguaggio urbano La sperimentazione attuata sulla disposizione a corte nei progetti di residenza collettiva, attraverso le numerose realizzazioni che abbiamo analizzato, subisce un improvviso arresto a partire dal 1929; da questo anno di svolta la forma chiusa non solo scompare quasi completamente da tutti i nuovi quartieri, ma viene anche criticata fortemente, e da varie parti, nel dibattito teorico europeo e internazionale. Non sembra esserci una spiegazione logica a questo cambiamento, e nemmeno un motivo unico, quanto piuttosto una convergenza di motivazioni diverse, favorite anche da una serie di coincidenze storiche. La crisi economica mondiale del 1929, per esempio, iniziata con il crollo della borsa di New York ma con ripercussioni poi in tutta lEuropa, ha interrotto un periodo di ottimismo e fiducia nellavanzamento lineare del progresso, e di conseguenza nella crescita illimitata delle citt, nel progressivo miglioramento delle condizioni di vita urbana. Negli ambienti di ricerca architettonica nasce lesigenza di trovare un approccio pi scientifico alla costruzione di case, una soluzione che avvicini il problema della costruzione della citt ai metodi di produzione industriali, basati sulla tipizzazione degli elementi, sulla serialit e sulla ripetizione; metodi che consentono di contenere al massimo i costi di costruzione in un periodo dominato dallincertezza economica. Estendendo il procedimento di ripetizione di un elemento tipo considerato ottimale dallalloggio allaggregazione degli alloggi, che prende forma nel blocco edilizio in linea, viene impostata una modalit di progetto che si distanzia radicalmente

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dallesperienza storica di costruzione della citt: la ripetizione del blocco in linea, orientato in modo ottimale rispetto allirraggiamento solare, presuppone un rifiuto dei concetti spaziali tradizionali di strada e isolato, di spazio interno ed esterno in favore di una libera e isotropa disposizione dei volumi sul suolo urbano. Numerosi studiosi, come Carlos Mart, stanno cercando di confutare la tesi della tabula rasa, della rottura con la storia imputata genericamente agli architetti moderni: Nel corso degli ultimi anni hanno proliferato gli attacchi contro larchitettura moderna basati, precisamente, sul rifiuto dei modelli urbani che quella, presumibilmente, avrebbe generato. In questo contesto, le proposte dellarchitettura moderna sono viste come pura negazione o semplice rifiuto delle forme storiche della costruzione della citt. [...] lidea di citt che in quelle proposte implicita non ha origine da una tabula rasa concettuale rispetto alla tradizione urbana, ma, al contrario, definisce una fitta rete di rimandi, a volte sottili, spesso forti e palesi, che la vincolano con la cultura storica della citt. Tale questione importante poich con frequenza si utilizza largomento della rottura con la storia come prova per incolpare larchitettura moderna di tutte le miserie della citt contemporanea. [...] Quello con cui rompe larchitettura moderna leredit della citt ottocentesca e questa rottura , a sua volta, un intento di ricomporre i legami con la tradizione positiva della costruzione della citt72. Tuttavia non possiamo non evidenziare che negli anni 30 e 40 le proposte e le realizzazioni della cultura architettonica ufficiale sono caratterizzate da un desiderio di rinnovamento radicale delle modalit del progetto urbano, alla ricerca di una spazialit nuova e pi consona alla citt moderna; questa innovazione, a volte giustificata con motivazioni ideologiche, presuppone il rifiuto categorico dello spazio

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

P. Mondrian, Composizione in rosso, nero, blu, giallo, grigio, 1920.

chiuso della corte per la residenza urbana. Per questo possiamo parlare di abbandono di un tipo urbano, e di una presa di distanza anche da tutte le realizzazioni del ventennio precedente impostate sullo spazio della corte collettiva come luogo rappresentativo della residenza. Il nuovo approccio scientifico predilige una forma lineare, che risponde ad una regola di accrescimento per parti minime, senza il raggiungimento di una configurazione di ordine superiore; esso si oppone cos alla forma chiusa, non solo per la definizione di uno spazio delimitato da una disposizione a corte, ma anche in quanto forma conclusa, finita. Si configura una contrapposizione di metodo, ma anche di pensiero tra forma ripetitiva, seriale, in-finita, e forma chiusa, conclusa e finita. Inoltre la regola della disposizione a corte presuppone che vi sia un centro nella composizione urbana attorno al quale si dispone il volume costruito; la costruzione di un centro dal quale dipende lintorno rimanda ad un sistema gerarchico, simbolo della cultura tradizionale, in cui il valore dello spazio varia rispetto alla posizione. Il vero superamento di questa linea di pensiero avviene attraverso la disposizione lineare, che tende a simbolizzare la forza dinamica e laspirazione egualitaria della societ moderna. La forma lineare presuppone lassenza di gerarchia e favorisce lequivalenza delle condizioni per tutti gli elementi che configurano una struttura. Proprio per questo diventa uno dei fondamenti dellarchitettura residenziale del Movimento Moderno. Lo schema lineare il pi congruente con il principio di ripetizione di un elemento e con la ricerca di una serie basata su una legge costante73. La ripetizione degli elementi base secondo una regola costante passa attraverso un processo di scomposizione della forma e delle funzioni; per riproporre un nuovo ordine urbano necessaria unopera di smontaggio dellordine esistente,

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di separazione e isolamento delle unit minime di significato. Questa operazione, nellatto per esempio di separare gli isolati residenziali dalla rete stradale, di distinguere la rete dei traffici veicolari da quella dei percorsi pedonali, le zone dei negozi dalle abitazioni, per ripresentarli con una nuova organizzazione pi razionale e geometrica, ha evidenti analogie con il processo di costruzione di un nuovo linguaggio urbano, o meglio una nuova sintassi, peraltro gi anticipata nel campo delle arti figurative da artisti come Mondrian o Klee. Non si pu negare che in tutto ci vi sia un desiderio eversivo di innovazione radicale, di ricominciare da capo facendo tabula rasa delle forme urbane ereditate dal passato e disponendo sulla nuova griglia razionale ed egualitaria i pezzi scomposti della citt, unico lascito della storia, ma utilizzati solo dopo unattenta opera di isolamento e depurazione. Questo atteggiamento mentale, diventato presto ideologico, sfociato in prese di posizione sbrigative contro la citt storica e i suoi spazi, come la strada corridoio, la piazza, gli isolati densi senza aria e luce; ma nella generalizzazione sono state incluse anche tutte le esperienze del ventennio precedente, basate sulla grande corte collettiva, che avevano razionalizzato la forma storica, e per questo pi vicine alla modernit che al passato. Il tipo urbano a corte, quindi, viene rifiutato a priori; viene abbandonata tutta lesperienza dei quartieri costruiti seguendo la logica dellisolato, dello spazio racchiuso dalledificato che definisce un interno e un esterno, metodo radicato in una concezione classica di spazio urbano, anche se tutte le istanze riguardanti la razionalizzazione degli spazi dellabitare erano gi state abbondantemente accolte. possibile individuare questa svolta anche allinterno del lavoro degli stessi architetti, portatori allimprovviso di un rinnovamento radicale. Per esempio, nel progetto di Blijdorp a Rotterdam, del 1931, Oud propone una serie

J. J. P. Oud, quartiere Blijdorp, Rotterdam, 1931.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

J. J. P. Oud, quartiere Blijdorp, Rotterdam, 1931.

di blocchi in linea paralleli, disposti lungo lasse est-ovest, distanziati da unarea a giardino e una strada di servizio. La distanza con i progetti di Spangen e Tusschendijken evidente; lunit minima del disegno urbano non pi lisolato a corte, ma il blocco in linea. Non c pi uno spazio domestico racchiuso e separato dalla strada, anche se il giardino adiacente alla facciata sud chiuso sui lati corti da edifici bassi destinati a residenza per gli anziani. L edificio per risulta visibile su tutti i lati, definitivamente un oggetto isolato nello spazio, non definisce un dentro e un fuori, semmai un fronte e un retro; e le differenze, a parte laffaccio a sud e a nord, e la presenza o meno dei balconi, non sono molte: laccesso alle scale avviene da tutti e due i fronti, ed entrambi i lati affacciano su un giardino, il proprio verso sud, quello del blocco adiacente verso nord. In questo senso la strada, come elemento separatore di ambiti distinti, scompare, cos come scompaiono i locali commerciali al piano terra. In generale tutta la situazione dellarchitettura

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olandese vive una svolta repentina e segnata dalla rottura con il passato; Francesco Dal Co evidenzia la concomitanza di diversi fatti: Il 1929-1930 uno di quegli anni durante i quali laccumulazione storica subisce una brusca accelerazione. Nel caso dellarchitettura olandese, essa coincide con una svolta accentuata. Si chiude, alla fine degli anni Venti, una stagione irripetibile, tra le pi felici vissute dalla cultura e dallarchitettura davanguardia. [...] Alcuni protagonisti rimangono ancora sulla scena, ma la loro presenza non affatto garanzia di tranquillizzanti continuit. [...] Come tradizione ne discuter la cultura architettonica degli anni Trenta, i quali sono introdotti da un groviglio di avvenimenti singolarmente significativo e, per alcuni aspetti, premonitore74. Nel 1929 infatti viene terminata la fabbrica Van Nelle a Rotterdam, ad opera di Brinkman e Van der Vlugt, esito dimostrativo della ricerca razionalista europea; viene completata la costruzione del quartiere di Kiefhoek, manifesto avanguardistico e tappa di svolta nella carriera di Oud. Ma soprattutto nel 1929 Cornelis van Eesteren riveste la carica di architetto-capo della Divisione urbanistica del comune di Amsterdam, diventando il maggior protagonista della scena olandese e giungendo alla stesura del piano urbanistico di Amsterdam, approvato nel 1935. Tale piano sancisce il definitivo abbandono del modello chiuso a favore del sistema aperto per la costruzione dei nuovi complessi residenziali; i quartieri di dimensioni omogenee, per uno sviluppo complessivo di 250.000 abitanti, sono organizzati con unedificazione in linea, suddivisa in vari settori lineari diversificati per tipi edilizi, disposti con rigida continuit e regolarit su vaste aree. Un altro caso significativo il concorso bandito nel 1933 dal comune di Amsterdam per la progettazione di nuove tipologie residenziali, il Goedkoope arbeiderswoningen (GAW)75.

Van Tijen, urbanizzazione Amserdam, 1930.

di

Indischebuurt,

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

Van Tijen, progetto per il concorso GAW, Amsterdam, 1933.

Su unarea regolare, dalle proporzioni quasi quadrate, 300 x 240 metri, si confrontano le soluzioni degli architetti pi attivi nel campo residenziale; il risultato una gamma molto ampia di progetti che conferma la dicotomia esistente tra blocco a corte e blocco isolato, anche se solo quattro progetti tra i selezionati presentano la soluzione a corte chiusa, mentre la maggior parte, tra cui quelli premiati, sviluppano le nuove potenzialit organizzative del quartiere aperto. In particolare il progetto di Van Tijen, vincitore del primo premio, suddivide lisolato con una serie di blocchi con poche variazioni solo ai margini del lotto, del tutto contingenti; gli edifici per, anche se perfettamente equidistanti, sono raggruppati simmetricamente due a due ai lati di un grande giardino su cui affacciano le zone giorno, soluzione che Van Tijen aveva gi sperimentato nel 1930 per lurbanizzazione di Indischebuurt. I retri invece affacciano su una strada senza uscita, di servizio agli ingressi delle scale. Inoltre i blocchi sono uniti, solo su

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un lato, da un corpo basso che chiude il giardino; in questo modo si configura ancora una specie di corte chiusa su tre lati, e quindi protetta e nascosta dalla strada. In questa chiave di lettura i blocchi, accorpati due a due, sono i lati lunghi di un classico isolato, che allinterno racchiude un giardino dal carattere domestico, mentre allesterno definisce lo spazio della strada. Anche se limmagine che domina il quartiere quella del blocco residenziale funzionalista, permangono ancora logiche di organizzazione dello spazio legate alla disposizione a corte. Non si pu dire la stessa cosa del progetto di Bodon, Groenewegen, Karsten e Merkelbach, vincitore del secondo premio: qui il blocco mantiene costantemente lo stesso orientamento,

Bodon, Groenewegen, Karsten e Merkelbach, progetto per il concorso GAW, Amsterdam, 1933. Van Den Broek, progetto per il concorso GAW, Amsterdam, 1933.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

Progetti per il concorso GAW: Stuyt, Bakker, Kray, Hamerpagt, Amsterdam, 1933.

e lo spazio definito tra un edificio e laltro organizzato in modo simile al progetto di Blijdorp di Oud. La sequenza sempre edificio, giardino e strada; non vi sono simmetrie che possano far riconoscere uno spazio chiuso, anche se questo giardino sempre delimitato da corpi bassi posizionati in testata ai blocchi. Le stesse considerazioni si possono fare per il progetto quarto classificato, di Van Den Broek, il quale introduce una variante importante, che coinvolge la scala del quartiere nel suo insieme: lintera area, considerata come un enorme isolato, viene circondata su tre lati da un tipo di edificazione che rimanda alla scala della citt, con un respiro pi metropolitano. Sul lato nord quattro alti edifici lamellari disposti a pettine rispetto alla strada, per esempio, e sul lato est un lungo e continuo fronte di quattro piani, chiudono il quartiere come a proteggere un interno pi legato alle dinamiche della residenza, dove possono dispiegarsi liberamente i blocchi isolati, da un esterno pubblico, caotico ed estraneo. Possiamo quindi riscontrare che il modo della disposizione a corte in questo progetto ha fatto un salto di scala; tuttavia le tipologie urbane utilizzate segnano indiscutibilmente una rottura con gli spazi definiti da una classica tipologia urbana a corte, come invece ancora propongono i progetti di Hamerpagt, di Stuyt, di Kray e di Bakker, non premiati perch evidentemente

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considerati superati. Anche in ambito tedesco si avverte lo stesso clima di svolta verso una spazialit pi aperta, libera dai condizionamenti dellisolato stradale. Le siedlungen berlinesi, dopo la costruzione di Britz, vanno in questa direzione: Siemenstadt, per esempio, del 1929, nonostante il lungo edificio curvo che definisce lo spazio della strada, dominata dal blocco isolato, elemento regolatore dellimpianto; il blocco lineare domina anche il disegno di Haselhorst, di Hinsch e Deimling del 1929. Ma pure Dammerstock a Karlsruhe, nella versione realizzata del 1929, vede scomparire qualsiasi modalit di disposizione a corte. In generale, come abbiamo gi notato, alcuni studiosi mettono in guardia da facili schematizzazioni sul tema tanto variegato delle siedlungen tedesche: Come altri prodotti del moderno, queste sono state lette in modo anche molto differenziato: risultato per sommatoria degli studi analitici e delle innovazioni tipologiche per la cellula di abitazione; variazioni sul tema della citt giardino; esito schematico della edificazione a blocco aperto e della regola dellasse eliotermico. Le siedlungen vengono spesso considerate tra i capostipiti dei quartieri di edilizia pubblica costruiti nelle citt europee anche nel secondo dopoguerra e, in una certa misura, come matrici della estraneit dellurbano propria della maggior parte di questi interventi. Tali letture, in realt ben pi articolate e complesse di quanto siano qui schematizzate, sono tuttavia in genere riferite a sistemazioni storiografiche, a quadri tendenzialmente conclusi76. Ci sembra tuttavia lecito parlare di una tendenza generalizzata, supportata da motivazioni comuni, a trovare una disposizione alternativa a quella a corte per i quartieri residenziali, sperimentando soluzioni radicalmente nuove. Talvolta questa volont anche molto esplicita, come nel caso di Ernst May: nella sua famosa tavola egli illustra il processo di trasformazione

H. Scharoun, W. Gropius, siedlung Siemensstadt, Berlino, 1929. Hinsch e Deimling, siedlung Haselhorst, Berlino, 1929. W. Gropius, siedlung Dammerstock, Karlsruhe, 1929.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

E. May, fasi di evoluzione dellisolato urbano di Berlino, 1929. E. May, siedlung Bornheimer Hang, Francoforte, 1926.

dellisolato urbano (in quel caso di Berlino) come unevoluzione naturale verso il sistema di edificazione in linea, fine ultimo di unarchitettura egualitaria, che posiziona tutti gli edifici con lo stesso ottimale orientamento. In questo schema non compare la tappa fondamentale che abbiamo illustrato nel capitolo precedente, quella dellisolato con la corte collettiva, che ha costruito interi quartieri negli anni 10 e 20. E in realt May, nellesperienza di Francoforte, giunge alla configurazione pi astratta e razionale solo con la siedlung Westhausen, del 1929.

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Ritorna ancora questo anno di svolta; infatti nei quartieri costruiti precedentemente come Bornheimer Hang o Bruchfeldstrasse, entrambi del 1926, compaiono ancora come regola di disegno urbano non solo la disposizione a corte, ma anche configurazioni decisamente chiuse. Nel primo, un grande isolato racchiude una corte di 32.000 m2; allinterno una strada, su cui sono attestati bassi edifici disposti a pettine, attraversa la corte longitudinalmente. Questo modo di definire un interno protetto destinato alla residenza a bassa densit ricorda il progetto di concorso per la grande Berlino di Mhring, Eberstadt e Petersen del 1910. In Bruchfeldstrasse invece viene completato un isolato esistente, chiudendo su tre lati una corte giardino collettiva di 6.800 m2. In altri progetti, come nella siedlung Praunheim del 1926 e Rmerstadt del 1927, anche se scompare la corte collettiva per la bassa densit

E. May, siedlung Bruchfeldstrasse, Francoforte, 1926. E. May, siedlung Praunheim, Francoforte, 1926. E. May, tipologie con affacci a nord, Francoforte, 1926.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

E. May, siedlung Westhausen, Francoforte, 1929.

che le caratterizza, le schiere di case sono organizzate in modo da definire un interno, destinato a giardini privati e orti, e una strada, fronteggiandosi quindi in modo simmetrico per riproporre la logica dellisolato. Le strade cos disegnate, inoltre, curvano liberamente, seguendo la conformazione del terreno, e le case le seguono cambiando orientamento. Proprio per questo tra le varie tipologie messe a punto da May c anche quella con esposizione principale a nord. Solo con la siedlung Westhausen May cambia rotta e perviene ad una applicazione precisa, logica e astratta dei principi razionali illustrati nel suo schema; qui ogni riferimento ad una disposizione a corte scompare, e cos anche il riferimento spaziale alla strada, e lunico elemento della sintassi urbana rimane il blocco isolato, accostato e ripetuto per garantire il massimo scientifico di qualit, in termini di esposizione, aria e verde. La scomposizione di una forma urbana chiusa in una forma aperta e in-finita avvenuta; si aprir in seguito la questione dellidentit degli spazi, nella situazione di difficolt effettiva di fondare le differenze seguendo un metodo seriale che tende ad annullarle. Il 1929 quindi un anno di svolta, che sancisce la scomparsa della forma a corte dai progetti e dalle realizzazioni pi innovative; la coincidenza di motivazioni e forme nuove tra diversi architetti in diversi luoghi dovuta anche alla internazionalizzazione del dibattito sulla residenza, iniziata con la costruzione della Weissenhofsiedlung a Stoccarda nel 1927, e culminata con la fondazione dei CIAM nellanno successivo. proprio nei lavori dei primi congressi internazionali che si elaborano e si teorizzano i nuovi principi sulla costruzione della residenza, e si affermano le idee radicali di personaggi influenti come Gropius e Le Corbusier. Se nel II CIAM, tenutosi a Francoforte nel 1929, gli sforzi si concentrano sullalloggio, attraverso

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lanalisi comparativa dei presunti dati scientifici della distribuzione e del dimensionamento degli ambienti della casa, alla ricerca del livello minimo di vita, nel III congresso, a Bruxelles nel 1930, il metodo analitico-comparativo applicato allorganizzazione del quartiere. Avviene un salto di scala, e la scomposizione interessa ora gli elementi urbani, che vengono riproposti come volumi in uno spazio isotropo, con rapporti proporzionali auspicabili e distanza ottimale tra i blocchi edilizi. La qualit dello spazio racchiuso della corte non viene nemmeno presa in considerazione: la scena dominata dalle idee sulla costruzione in linea di Gropius, con la sua riflessione su Case basse, medie e alte. evidente che questa era loccasione per Gropius di teorizzare le esperienze fatte con la costruzione di Dammerstock e Siemenstadt, ma anche con il significativo progetto del 1929 di grosssiedlung: lo spazio della strada definito da corpi bassi destinati ad ospitare attivit commerciali, mentre i blocchi residenziali sono disposti a pettine, tutti rigorosamente con lo stesso orientamento.

W. Gropius, progetto di grosssiedlung, 1929.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

Le Corbusier, tavola comparativa, III CIAM, Bruxelles, 1930.

L ulteriore passaggio di scala dal quartiere alla citt avviene con il IV CIAM del 1933; van Eesteren, presidente dei CIAM dal 1930, scompone in quattro funzioni lunit del corpo urbano costruito (abitare, lavorare, ricrearsi e circolare), fornendo lindicazione metodologica per la nuova urbanistica funzionale; Le Corbusier chiarisce ulteriormente il metodo, promuovendo la stesura della Carta di Atene, definitiva formulazione di citt funzionale che sottintende il modello urbano della sua Ville Radieuse. In questultima scompare qualsiasi riferimento alla forma chiusa, che lo stesso Le Corbusier aveva proposto dieci anni prima nel progetto della Ville Contemporaine de 3 Millions dhabitants; lungo il suo perimetro, infatti, questa citt utopica era costruita con una serie di Immeuble Villa disposte regolarmente a definire strade e corti interne. Prima di affermare Il faut tuer la rue corridor!, prima cio che la battaglia contro la strada e la forma chiusa diventasse ideologica, anche Le Corbusier aveva sperimentato quindi le possibilit che lisolato a corte offriva di

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racchiudere uno spazio collettivo e di isolarlo dalle funzioni pubbliche della metropoli. Nella prima versione del progetto, del 1922, le dimensioni della corte, di 25 x 120 metri, sono piccole in rapporto allaltezza di circa 9 piani: le proporzioni e la superficie della corte, di circa 3.000 m2, sono simili a quelle di Tusschendijken di Oud, costruita solo due anni prima, che aveva per unaltezza inferiore alla met di quella dellImmeuble Villa. Forse per questo motivo le terrazze-giardino a doppia altezza, vero dato innovativo di questo progetto, sono rivolte verso lesterno, mentre verso linterno della corte sono collocate le strade ballatoio di distribuzione. Nella seconda versione del progetto, del 1925, abbiamo invece uninversione nella pianta, per cui le logge sono orientate verso linterno della

Le Corbusier, Immeuble Villa, 1922.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

Le Corbusier, Immeuble Villa, 1925.

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corte che, grazie alla notevole dilatazione delle dimensioni, si configura come un grande giardino verde, di 45.000 m2, con funzioni di servizio e di svago collettive. Le potenzialit di questa enorme corte collettiva sono per rimaste sulla carta. Nonostante lo stesso Le Corbusier abbia sperimentato negli anni 20 la disposizione a corte per la residenza collettiva, dunque, mediante i lavori dei CIAM di Bruxelles nel 1930 e di Atene nel 1933 viene fondato un metodo progettuale che conferma la costruzione a blocco come il modello pi corretto per la citt moderna; allo stesso tempo viene rifiutata esplicitamente la strada corridoio perch rimanda ad un modo antico e malsano di progettare le citt, e con essa anche la forma chiusa ottenuta con la disposizione a corte dei volumi nellisolato.

Dilatazione della forma chiusa, chiusura della forma aperta noto che il modello di citt funzionale messo a punto con la Carta di Atene si sia prestato ottimamente ad una banale semplificazione nel periodo della ricostruzione post-bellica, e che il suo utilizzo indifferenziato e diffuso in tutte le citt europee ha accentuato i difetti della forma aperta, in particolare per quanto riguarda la difficolt di dare forma ad uno spazio pubblico rispondente a modi radicati di vita urbana, e di definire spazi collettivi in grado di interpretare il senso di identit dei quartieri. La cultura architettonica ufficiale, espressa dai congressi internazionali, non rimasta indifferente allevidente fallimento del modo scientifico e astratto di costruire i quartieri residenziali basati sul blocco in linea, registrando, a partire dal VI CIAM di Bridgewater del 1947, un mutato stato danimo e una nuova serie di istanze progettuali. Sono soprattutto gli architetti delle nuove generazioni ad introdurre

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temi di discussione inediti, legati non solo ai bisogni materiali, ma anche alle attese emotive delluomo, con tutte le conseguenze sulla conformazione dello spazio urbano. Riemerge, dopo essere stato cancellato, il lato estetico, irrazionale, simbolico della progettazione, insieme ad un tentativo di considerare la vita delluomo nella sua interezza, nella sua complessit; questo implica la necessit di pensare alla residenza insieme alle altre funzioni della vita, in un quadro pi ampio che abbraccia il senso profondo dellabitare la citt, al di l del semplice vivere in un quartiere residenziale. Gli studi riguardanti la scala umana vengono supportati da una nuova componente sociologica, che cerca di individuare i principi di aggregazione delle persone, i modi di fruizione dello spazio pubblico e privato, i meccanismi di identificazione in un luogo. Questa tendenza favorita anche da un riavvicinamento alle problematiche e agli spazi dei centri storici delle citt che, dopo le ingenti distruzioni causate dai bombardamenti bellici, diventano unoccasione di verifica progettuale particolarmente propizia, ma inattesa. Relegati per decenni ad operare in periferia, gli architetti moderni devono ora affrontare la questione del centro, con tutto il suo complesso groviglio di radicati valori simbolici nei quali la collettivit residente si identifica ed alla cui appartenenza non vuole rinunciare nel nome dei freddi dettati della pura funzionalit. Ne deriva una prima crisi delle certezze dacciaio dellanteguerra, che apre divergenze di opinioni allinterno degli stessi membri dei CIAM77. Tutta questa serie di nuove questioni sfocia nel VIII CIAM, tenutosi a Hoddesdon nel 1951, che ha come tema Il cuore della citt; nella pubblicazione ufficiale, in lingua inglese, oltre al termine heart usato spesso il termine core, pi enigmatico, che rimanda ad un senso di centro, fisico e simbolico allo stesso tempo. In questo congresso sono numerosi i rimandi alla citt

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storica e ai suoi luoghi di identificazione della collettivit, al suo ruolo di accentramento delle funzioni urbane complementari alla residenza; core della vita associata, la funzione che svolge la citt storica vista quindi come parte irrinunciabile della vita delluomo, e il tentativo quello di trovare nuove configurazioni spaziali che riproducano dinamiche simili. su questi temi che le nuove generazioni di architetti impostano la critica alla citt funzionalista degli anni 30: lurbanistica considerata e sviluppata nei termini della Carta dAtene tende a produrre citt nelle quali le forme associative delluomo sono espresse in modo inadeguato78. Sono quindi gli spazi pubblici la grossa carenza delle proposte precedenti, ed interessante notare che Sert, per esempio, presidente dei CIAM allepoca del VIII congresso, cerchi nella formazione delle antiche citt elleniche il principio di costruzione dello spazio pubblico citando una riflessione del filosofo Ortega y Gasset: So, the urbs or the polis starts by being an empty space, the forum, the agora, and all the rest are just a means of fixing that empty space, of limiting its outlines. The polis is not primarily a collection of habitable dwellings, but a meeting place for citizens, a space set apart for public functions. [...] the Greco-Roman decides to separate himself from the fields, from Nature, from the geo-botanic cosmos. How is this possible? [...] he will mark off a portion of this field by means of walls, which set up an enclosed finite space over against amorphous, limitless space. Here you have the public square79. Parlando del nuovo compito di recentralisation nel processo di costruzione delle citt, Sert riconosce che these areas require a special treatment that previous city planning studies have never dealt with80. In ogni caso questi spazi, sempre esistiti nelle citt europee, necessitano di una riformulazione, in sintonia con i nuovi bisogni della societ: we still believe that the places of public gatherings such as public

S. Steinberg, Galleria Vittorio Emanuele di Milano, 1951.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

J. B. Bakema, quartiere residenziale, Pendrecht, 1951.

squares, promenades, cafs, popular community clubs, etc, where people can meet freely, shake hands, and choose the subject of their discussion, are not things of the past and, properly replanned for the needs of today, should have a place in our cities81. Il principio di delimitazione di uno spazio racchiuso associato allo spazio pubblico per eccellenza, la piazza, e non accostato allidea domestica di residenza. Tuttavia non si pu negare che da questa riflessione emerga unassociazione tra latto di racchiudere un centro e il senso di collettivit di chi contribuisce a questa azione, anche in senso fisico. Possiamo riscontrare quindi una coincidenza della forma a corte con il processo di identificazione di una comunit, di individuazione di un luogo, di protezione e appartenenza. proprio in questo senso che vediamo ricomparire laggregazione a corte nei progetti dei giovani architetti dei CIAM, tra i quali Jacob Berend Bakema. Partendo da una critica ai quartieri costituiti da gruppi allineati di case a schiera e in linea, come nelle estensioni del nuovo piano di Amsterdam, Bakema propone le unit residenziali, elementi minimi dellorganizzazione dellabitare, costruite su un isolato composto da vari tipi abitativi dotati di negozi di quartiere e disposti intorno a una piazza pubblica. Questa struttura si fonda su un nuovo concetto di urbanistica che prevede un rinnovamento politico nella gestione dei quartieri, dove la forma fisica coincide con le forme di rappresentanza sociale. In altre parole, lunit residenziale anche la base per il consiglio di quartiere locale. Tuttavia, nei progetti di Pendrecht II del 1951 e nel quartiere Klein Driene a Hengelo del 1952, linnovazione introdotta si legge soprattutto a livello di organizzazione spaziale e di variazione tipologica, intesa come composizione equilibrata di tipi alti e bassi. Queste unit minime, disposte

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su un isolato di circa 13.000 m2, sono organizzate in una composizione centrifuga, e proprio per questo riconoscono un centro dal quale dipende lordine generale. Possiamo parlare quindi di ritorno ad una disposizione a corte, ottenuta attraverso una chiusura della forma aperta; i blocchi in linea e a schiera, prima disposti in rigide configurazioni parallele, ora si piegano verso un nocciolo, un core, e racchiudono uno spazio collettivo centrale; allo stesso tempo dipendono da questo cuore nella loro disposizione. La corte centrale, di circa 1.500 m2, risulta precisamente definita ma molto aperta; la sua spazialit coincide con i modi di costruzione della citt funzionale, libera e attraversabile, piena di luce e di verde; anche se essa non instaura un rapporto diretto con i volumi che la racchiudono, riesce per ad esprimere un senso collettivo e domestico insieme. Inoltre pu dirsi a tutti gli effetti un interno, protetto e pedonale, contrapposto allesterno al di fuori della cortina sfrangiata dei volumi costruiti, dove le strade carrabili separano una unit dallaltra. Il tema della chiusura di schemi di aggregazione aperti un motivo portante nel lavoro di Bakema,

J. B. Bakema, quartiere Klein Driene, Hengelo, 1952.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

J. B. Bakema, Alexanderpolder, Rottedam, 1956.

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che sviluppa questa interessante forma di cortepiazza, in bilico tra spazio pubblico e privato, tra domesticit e collettivit, tra spazio chiuso e spazio aperto. Possiamo trovarne diverse versioni nei progetti per lAlexanderpolder del 1956: da una sequenza lineare di corti aperte, a configurazioni pi chiuse, dove compaiono anche edifici a corte chiusi su tre lati. In altri casi le corti sono il termine di una strada carrabile senza uscita, con una disposizione che rimanda al close inglese, come nellorganizzazione a grappolo del progetto di Leeuwarden nord, del 1959. In ogni caso viene sempre riconosciuto lo spazio protetto della corte come luogo irrinunciabile della domesticit del quartiere, come atto fondativo dellabitare, definendolo con gli strumenti moderni del progetto di residenza. Un altro tema che emerge in vari modi nei CIAM del dopoguerra il nuovo rapporto con la storia dellarchitettura, che vede linizio di un confronto con il passato senza opposizioni ideologiche, ma anzi considerandolo come strumento utile per il progetto. La predisposizione allascolto del passato peraltro una tendenza diffusa nella cultura architettonica internazionale del periodo, come dimostra linteresse suscitato da testi come Architectural Principles in the Age of Humanism (1949), di Rudolf Wittkower, o The mathematics of the ideal villa (1947), di Colin Rowe. In linea con questo ritrovato interesse, possiamo leggere il progetto di Alison e Peter Smithson per Golden Lane, del 1952, come un tentativo di ricomporre la frammentazione degli elementi urbani effettuata negli anni 30 e 40. In particolare, il loro interesse per lo spazio della strada e il rapporto con la facciata li avvicina alla considerazione della qualit degli spazi in relazione alla loro definizione come interno ed esterno, alla loro vicinanza con gli ingressi alle case, al tipo di affaccio dei prospetti. In realt i progettisti non propongono chiare organizzazioni a corte ma, negli schemi e nei fotomontaggi,

J. B. Bakema, complesso residenziale a Leeuwarden nord, 1959. A. e P. Smithson, progetto per Golden Lane, Londra, 1952.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

A. e P. Smithson, complesso residenziale Robin Hood Gardens, Londra, 1966.

il volume costituito da una sovrapposizione verticale di strade piega liberamente a definire degli ambiti spaziali pi chiusi, svincolandosi dalla regola dellorientamento solare. Il tema della strada ballatoio trova la sua combinazione con laggregazione a corte nel progetto per Robin Hood Gardens, realizzato a Londra nel 1966. Due lunghi edifici definiscono unarea interna destinata a giardino, mentre i ballatoi, strade sovrapposte daccesso alle case, sono posizionati verso lesterno. The theme of Robin Hood Gardens is protection. To achieve calm centre, the pressures of external world are held off by the buildings and outworks. This is effected, as near to the source of noise as possible, by the first layer of a boundary wall. Noises that penetrate this layer to the access decks along the outer facades are diffused by more domestic noises. The access decks are separated from the habitable rooms by the individual entrances and stairs so that this internal circulation acts as a further insulation to the bedrooms. These bedrooms have windows on the inner facade overlooking the quiet of the protected

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garden82. In questo grande isolato quindi viene attuata unazione di chiusura, di protezione, anche se solo su due lati; per questo possiamo parlare di dilatazione della forma chiusa, con uno spazio interno di 10.000 m2 separato nettamente da un esterno pubblico, caotico e rumoroso. In una sezione schematica i progettisti chiariscono che i due affacci sono destinati ad ospitare diverse attivit della sfera domestica; allinterno tutto ci che concerne la quiete e il riposo, come le camere da letto, allesterno tutto ci che rumoroso, come i soggiorni. Questi sono visti come cuore sociale dellappartamento, luogo del ricevimento di amici, del divertimento, dello svago e della televisione. Per questo motivo la grande corte interna, definita a ritagliare uno spazio di quiete nella metropoli, rimanda non tanto a un senso di collettivit, ma a una domesticit condivisa; i percorsi di accesso ai ballatoi sono mantenuti allesterno, per cui il passaggio dalla corte non obbligato. Inoltre in questo progetto viene introdotto in modo rilevante il tema dellaccesso carraio al complesso residenziale, diventato preponderante rispetto a quello pedonale, e ai relativi spazi per le autorimesse. Considerando inquinante e rumoroso tutto ci che riguarda lautomobile, i progettisti collocano le strade di servizio allesterno e in trincea, nascondendo le autorimesse nel piano interrato delledificio e lungo i margini del lotto. Il carattere tecnico

A. e P. Smithson, complesso residenziale Robin Hood Gardens, Londra, 1966.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

A. e P. Smithson, complesso residenziale Robin Hood Gardens, Londra, 1966.

e di servizio dello spazio per lautomobile, che occupa tutto il piano terra attorno agli edifici, contrasta con quello pubblico e collettivo delle strade ballatoio in quota; la sensazione quella di aver perso il contatto con il suolo pubblico esterno, e di conseguenza con la citt, e che tutto il complesso sia un rifugio intimistico in un giardino artificiale, costruito come pausa dalla vita urbana. In generale possiamo affermare che i progetti di Bakema e degli Smithson sono legati allelaborazione concettuale emersa nei congressi internazionali degli anni 50, in particolare Bridgewater, Hoddesdon e Aix-en-Provence; insieme ad altri architetti, essi sono anche i protagonisti della crisi dei CIAM, che porter al loro definitivo scioglimento nel 1959 a Otterlo. interessante per notare che, negli stessi anni, la disposizione a corte nei progetti di residenza urbana ritorna, con nuove declinazioni, anche al di fuori dellambito dei congressi internazionali. Uno dei casi pi significativi in questo senso sembra essere quello di Fernand Pouillon e delle sue realizzazioni nella periferia parigina.

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difficile collocare a prima vista i progetti di Pouillon in un periodo storico preciso; essi sembrano in effetti senza tempo, o meglio sembrano riferirsi ad un tipo di costruzione urbana che ha solide radici nel passato, ma allo stesso tempo alcuni dettagli li riportano con decisione al presente. Ci dipende sicuramente dalla particolare personalit di questo architettocostruttore, legato agli insegnamenti di Perret e di Beaudouin; ma anche prova del fatto che ad una riproposizione della disposizione a corte per la residenza collettiva si giunti da un percorso diverso da quello compiuto nella sede ufficiale dei congressi internazionali. Egli vive con la cultura architettonica del suo tempo un rapporto decisamente conflittuale. Delle teorie sulla citt funzionale non condivide lenfasi posta sulledificio residenziale che tende a diventare un sistema complesso autosufficiente a scapito degli elementi dello spazio urbano tradizionale (strade, piazze, isolati). L affannosa ricerca del nuovo che impegnava negli anni 50 gli architetti contemporanei non lo interessa e nei suoi progetti dedica una profonda attenzione al rapporto generale fra linsediamento e il suo contesto allinterno del quale assumono un ruolo fondamentale la costruzione dello spazio aperto

F. Pouillon, complesso centrale di Bordj-el-Barhj, Algeria, 1955. F. Pouillon, quartiere Buffalo a Montrouge, Parigi, 1955.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

F. Pouillon, quartiere Buffalo a Montrouge, Parigi, 1955.

e le sue relazioni con quello edificato83. La priorit di Pouillon nella progettazione dei quartieri residenziali quindi il disegno dello spazio urbano attraverso gli elementi che da sempre lo hanno caratterizzato, senza attuare quella scomposizione della citt necessaria invece per i moderni; per questo motivo lo sforzo progettuale non incentrato sul blocco residenziale, ma sulla composizione dellinsieme, e in particolare sul disegno dei vuoti. Lo spazio vuoto, plasmato e definito dai blocchi residenziali, assume la forma di strada interna, di viale alberato, di corte collettiva. [...] luvre obit au souci constant de la composition des espaces, le plan de masse si cher notre poque,

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napparat plus. Ce sont les espaces vides qui crent le paysage intrieur et non pas la vue arienne des volumes distribus au sol dont lharmonie ne peut tre perceptible la vue du promeneur et de lhabitant84. In questo paesaggio interno la forma della corte un elemento fondamentale, e nei vari progetti essa compare con caratteristiche e dimensioni sempre diverse. Nel quartiere Buffalo a Montrouge, del 1955, le tre corti interne sono sempre aperte almeno su un lato, in una composizione che le unisce attraverso spazi intermedi, portici, viali; un paesaggio interno pubblico e pedonale, estremamente curato, e le corti variano da 2.000 a 4.500 m2 di superficie. Nel quartiere Victor Hugo a Pantin, dello stesso anno, ununica corte pavimentata di soli 1.000 m2 domina la composizione, vera piazza urbana aperta da un lato su un viale alberato e dallaltro

F. Pouillon, quartiere Victor Hugo a Pantin, Parigi, 1955.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

F. Pouillon, quartiere Victor Hugo a Pantin, Parigi, 1955.

su un portico di passaggio. Il complesso Le Point du Jour a Boulogne, del 1958, invece strutturato su una successione di tre corti molto ampie, che raggiungono le dimensioni di 8.000 m2, e sono trattate come giardini pubblici, con alberature, prati e fontane. In questa variet di soluzioni si possono riscontrare per alcuni caratteri costanti che rendono riconoscibili i progetti di Pouillon: le corti interne non sono in diretto contatto con gli ingressi alle scale di distribuzione degli appartamenti, posizionati invece allesterno, e raggiungibili attraverso passaggi pedonali di dimensioni ridotte e dal carattere domestico. Di conseguenza la corte assume una valenza pi pubblica e collettiva, non avendo un diretto rapporto con gli alloggi; il piano rialzato come regola per i piani pi bassi contribuisce allefficacia della soluzione. Le componenti strettamente funzionali sono quindi allontanate dal cuore centrale dei quartieri; allo stesso modo le automobili sono tenute al di fuori, talvolta sistemate in bassi volumi posizionati sui margini

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pi esterni del lotto, a diretto contatto con la strada, come nel complesso di Montrouge. Questa sottrazione di funzioni distributive accentua il valore simbolico e pubblico della corte. Ad una grande variet di tipologie di spazi aperti non corrisponde un altrettanta sperimentazione nella costruzione del blocco edilizio: costituito dalla ripetizione di un modulo con scala e due appartamenti, il volume risulta estremamente regolare. Anche quando esso piega liberamente per definire gli angoli delle corti, la soluzione di pianta sempre tesa a non fare trapelare in facciata leccezionalit della posizione dangolo. I singoli alloggi sono cos nascosti dietro la perentoria regolarit delle facciate, che presentano dove possibile sempre lo stesso tipo di apertura; la posizione interna dei servizi elimina il problema delle finestre irregolari. L uniformit dei prospetti un altro fattore che sposta lattenzione sulla qualit dello spazio racchiuso, vero cuore collettivo dei quartieri di Pouillon. Lottando contro la desolazione della citt contemporanea, Pouillon mostra di sapere che larchitettura urbana richiede strumenti particolari e che una sorta di stato di esaltazione dellarchitettura indispensabile per ridare o salvare la qualit dei luoghi. [...] Molti fattori concorrono a configurare questo processo e tra

F. Pouillon, complesso Le Point du Jour a Boulogne, Parigi, 1958.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

questi sicuramente un ruolo privilegiato spetta alluso libero ed evocativo delle forme della storia (urbana in questo caso) e al sapiente impiego della pietra. Non a caso i quartieri di Pouillon ricordano di volta in volta acropoli, fortezze ottomane, mura e piazze storiche, impianti barocchi o la casbah, anche se dai loro impianti planimetrici bandita ogni indulgenza storicistica85. La disposizione a corte nei progetti di Pouillon, quindi, non si risolve in una forma urbana legata alla costruzione dellisolato, ripetibile come regola di urbanizzazione, ma in una soluzione eccezionale, legata ogni volta alla situazione del contesto da un lato, e alla composizione dellensemble dallaltro: la corte forse, tra gli elementi dello spazio urbano, quello pi importante e rappresentativo, ma deve interagire anche con viali, passaggi, portici e scalinate per mediare il rapporto con la citt. Indubbiamente per, in questo paysage intrieur, si riscontra la volont di fondare con regole precise e ripetute un interno urbano protetto e collettivo, luogo dellabitare per eccellenza, attraverso la declinazione della forma a corte che delimita uno spazio separato dalla citt pubblica al di fuori.

F. Pouillon, complesso Le Point du Jour a Boulogne, Parigi, 1958.

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La rinascita del passato, lo spazio chiuso come valore Negli anni 50 e 60 le nuove organizzazioni spaziali dei quartieri residenziali, e quindi delle forme dellabitare collettivo, hanno visto il riaffiorare della figura della corte con modalit e dimensioni anche molto diverse; per gli spazi della vita associata, invece, c stato il tentativo di riproporre le attivit pubbliche caratterizzanti della citt storica organizzate in nuove configurazioni, come sostiene Sert properly replanned for the needs of today, e cio attraverso la scomposizione e la ricomposizione degli elementi urbani del passato, come la strada e la piazza. A partire dagli anni 70, tuttavia, si iniziano a registrare i risultati insoddisfacenti di questo tentativo, e la cultura architettonica internazionale da pi parti muove verso il riconoscimento delle forme storiche della citt come unica possibilit di garantire qualit urbana, oltre ad un corretto equilibrio spaziale tra sfera privata e vita pubblica. In questo processo gioca un ruolo fondamentale la forma chiusa dellisolato a corte tradizionale, che torna ad essere visto come soluzione ottimale per la costruzione della residenza in citt; lo spazio chiuso dalla corte, rifacendosi agli illustri precedenti della storia dellarchitettura residenziale, diventa cos un valore a priori, in quanto evocatore del modello di citt di riferimento. Il tipo a corte collettiva, dopo aver percorso un lungo e tortuoso fiume carsico, vede di nuovo la luce con innovata intensit. A questo processo di rinascita del passato non estraneo il giudizio negativo sulle periferie delle grandi citt, costruite a partire dal dopoguerra con il modello di citt aperta e dominate da una dispersione incontrollabile dello spazio urbano a causa dellutilizzo indiscriminato del blocco isolato in linea.

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L. Martin, diagramma di Fresnel, 1972.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

L. Martin, studi sulla forma chiusa, 1972.

A questa tendenza si accompagna una sensibilit ancora pi intensa verso le forme del passato, come confermano il successo e la diffusione internazionale di studi sui fatti urbani come Larchitettura della citt di Aldo Rossi, del 1966, o Collage City di Colin Rowe, del 1978, che riportano linteresse degli architetti sulle forme costruite della citt consolidata. Ma rivestono una certa importanza anche gli studi scientifici di Leslie Martin e le derive nostalgiche di Rob Krier. Nel 1972 Leslie Martin pubblica il libro Urban space and structures, nel quale cerca di dimostrare che la grande corte , anche da un punto di vista tecnico, la migliore forma di urbanizzazione di una citt; rispetto alledificio alto isolato al centro del lotto essa consente, a parit di densit, di occupare una minore porzione di suolo, di concentrare lo spazio libero al centro da destinare a verde e di mantenere una minore altezza degli edifici. Oltre a numerosi schemi e allutilizzo del diagramma di Fresnel, che mostra una successione di quadrati concentrici che delimitano aree con uguale superficie, per rendere esplicito il ragionamento Martin

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L. Martin, studi sulla forma chiusa, 1972.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

R. Krier, complesso presso il Tower Bridge, Londra, 1974.

conduce un esperimento sulla citt di New York, paragonando la attuale griglia occupata da edifici alti alla nuova struttura urbana che, con lapplicazione del principio della corte, potrebbe svelare cos una nuova spazialit fatta da vuoti interni di grandi dimensioni e da strade corridoio delimitate da facciate continue: Exactly the same amount of floor space that was contained in the towers can be arranged in another form. If this floor space is placed in buildings around the edges of our enlarged grid then the same quantity of floor space that was contained in the 21-storey towers now needs only 7-storey buildings. And large open spaces are left at the centre86. Senza tentare dimostrazioni scientifiche, ma solo affidandosi allevidenza degli esempi storici, Rob Krier invece abbandona definitivamente tutte le forme urbane prodotte dallarchitettura modernista per esaltare la qualit senza tempo degli spazi urbani della citt storica e dei suoi elementi, la strada, la piazza e lisolato a corte; con il libro Lo spazio della citt del 1975, dal carattere decisamente nostalgico, egli condanna la distruzione dello spazio urbano avvenuta nel corso del XX secolo e la frammentazione ottenuta con lampio utilizzo del blocco edilizio isolato su lotto, affermando che non sar mai possibile costruire una citt accontentandosi di sommare questo tipo di case87. L enfasi posta non tanto sulledificio a corte per la residenza, considerato elemento indispensabile del tessuto urbano, ma sullo spazio pubblico della piazza che, nelle sperimentazioni progettuali di Krier, viene costruito e delimitato da corti pubbliche che si combinano indissolubilmente con quelle residenziali, in un processo di progettazione in negativo: i volumi sono ottenuti per sottrazione di materia, non per aggiunta; lo spazio aperto viene plasmato come strada, cortile, giardino, piazza, e acquista valore solo in quanto chiuso e delimitato. Si pu parlare quindi di una decisa inversione di rotta rispetto ai dettami moderni;

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lo stesso Krier conferma che il libro, con le sue proposte, vuole essere una revisione della Carta dAtene e delle sue conseguenze88. Questa tendenza, che ottiene consensi in tutti gli ambienti di ricerca architettonica europei, trova una delle occasioni pi importanti per dimostrare concretamente i suoi principi nellesposizione internazionale di Berlino, lI.B.A. 84: in questa esperienza, iniziata nel 1979 con la costituzione dellagenzia pubblica incaricata di preparare lInternationale Bauausstellung, lisolato residenziale a corte ritorna ad essere

Planimetria dellintervento I.B.A., Berlino, 1984.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

lelemento base per la costruzione della citt, anche se le interpretazioni della sua forma sono molto varie. Il principale ispiratore della filosofia generale Josef Paul Kleihues, direttore del settore che si occupa delle nuove edificazioni; il tema della ristrutturazione urbana, nellampia zona situata tra il Tiergarten e Kreuzberg, lo costringe a confrontarsi con la maglia stradale esistente, di cui ripropone forme e allineamenti, a differenza di quanto si fatto nel quartiere attiguo, in occasione dellInterbau del 1957. In molte occasioni Kleihues chiarisce che il rapporto con la storia si fonda su una ricostruzione critica, che indaga gli elementi della citt per riproporne i principi: [...] la riscoperta del fatto che la citt storica si conformasse a regola stata tanto immediata quanto irrinunciabile. Ma lidea della ricostruzione degenera sensibilmente in senso nostalgico. Mi riferisco, per prevenire malintesi, alla necessit di una ricostruzione critica della citt che pu riuscire solo sulla base di un razionale confronto con i suoi elementi costitutivi. [...] Ma il moderno, che prese posizione frontale contro lo storicismo, ha inizialmente messo in moto la dialettica solo con una semplice negazione. Non un caso, al contrario proprio una conseguenza meccanicocausale di questo atteggiamento semplicemente negativo che il moderno ha assunto nei confronti della tradizione, il fatto che esso abbia cercato le proprie categorie prevalentemente in dati sperimentali oggettivabili89. Una dimostrazione di questo atteggiamento il progetto di Kleihues per lisolato 270 della Vinetaplatz, del 1972: in una serie di schemi che mostrano la trasformazione del tessuto storico emergono i due isolati di progetto che ripropongono le dimensioni di quelli preesistenti, ma con lo spazio centrale liberato dalle costruzioni e destinato a giardino comune. Il dato innovativo il trattamento degli angoli,

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dove la smussatura diagonale viene accentuata, come nellisolato dellensanche di Barcellona, e il volume viene svuotato: gli angoli diventano cos gli ingressi principali al giardino interno, mentre laccesso alle scale di distribuzione degli appartamenti avviene sempre dal marciapiede esterno, generando due reti di percorsi distinte. Come nei progetti degli anni 20 ad Amburgo, anche qui ledificio prende sempre le distanze dalla strada, proteggendo gli ingressi con unampia fascia di verde che allontana le finestre del piano rialzato dal marciapiede pubblico. Inoltre Kleihues pone molta attenzione alle dimensioni degli isolati, giudicando sfavorevoli quelle eccessive che non consentono una agevole circolazione pedonale; nel progetto di Vinetaplatz le misure preesistenti non vengono modificate perch considerate ottimali: lisolato di 60 x 110 metri racchiude una corte di 3.400 m2 di superficie. Parlando dellampliamento di Berlino come citt residenziale, tra Dorotheenstadt e Friedrichstadt, Kleihues ritorna sullargomento delle dimensioni: Il dato di fascino di quellampliamento la suddivisione in piccoli elementi. Gli isolati hanno una grandezza di 60-65 metri di profondit, da 70 a 200 metri di lunghezza; si tratta di grandezze che sono confrontabili, ad esempio, con quelle di New York. Isolati di questa grandezza non costituiscono un ostacolo, possono essere facilmente aggirati e consentono una comunicazione intensa, presentando un cuore verde e edificazioni ai margini. Questa la parte di citt meglio progettata che Berlino pu mostrare; non c niente di meglio. [...] In

J. P. Kleihues, isolato 270 della Vinetaplatz, Berlino, 1972.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

certo senso ha costituito parziale eccezione Charlottenburg. A Charlottenburg le case hanno allincirca unaltezza di 21 metri alla grondaia, ma anche l i cortili sono completamente coperti di costruzioni; soprattutto lo svantaggio che vi sono isolati giganteschi, avendo il lato maggiore di 200-250 metri e perfino 300 metri di lunghezza. Quando un isolato ha questa grandezza, automatico che la vita al suo interno avulsa da tutto il resto: proprio questo il tipo di isolato, questo il tipo di sovrastruttura che ha condotto alla critica della Berlino di pietra da parte di Werner Hegemann90. In altri progetti elaborati per lI.B.A. viene sviluppato il tema dellunit nella variet: cercando di simulare il processo di costruzione della citt storica, si ritiene che un corretto grado di variazione controllata nellimmagine della citt si possa ottenere conservando gli allineamenti e le altezze dei fronti fabbricabili, e cambiando i partiti architettonici. Per questo scopo la fase preliminare, che comprende uno o pi isolati, coordinata da un solo architetto, mentre successivamente si procede ad una parcellizzazione dei lotti e le progettazioni sono affidate ad architetti diversi. La conseguenza che viene perduta lunit architettonica dinsieme, soprattutto allinterno degli isolati, in modo simile allampliamento di Amsterdam di Berlage: limmagine unitaria e collettiva della corte viene meno, poich si tenta con un unico atto progettuale di riprodurre i processi storici spontanei di accumulazione di gesti individuali. Lo spazio interno rimane a tutti gli effetti un giardino comune, ma limportanza simbolica e architettonica affidata ai fronti esterni e pubblici sulla strada. Un caso significativo in questo senso il complesso Ritterstrasse di Rob Krier: anche se il piano generale stato redatto prima della nascita dellI.B.A., la sua costruzione poi ha seguito le regole comuni di frammentazione dei singoli

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interventi, con conseguente perdita dellunit architettonica dinsieme. Tuttavia il progetto interessante perch presenta una combinazione di 4 isolati a corte che individuano una serie di spazi chiusi dal carattere diverso: i giardini interni collettivi ma domestici; le corti aperte su un lato e pavimentate, simili a strade pedonali a fondo cieco; il cuore centrale rappresentativo e pubblico, che insegue il concetto di piazza. Un altro esempio di frammentazione dellisolato a corte il complesso residenziale Victoria, coordinato da Hans Kollhoff; il sito, difficile per le diverse preesistenze conservate, diviso in due ambiti distinti, nord e sud. A nord il completamento del grande isolato con una costruzione perimetrale realizzato solo parzialmente da Kollhoff, per cui la grande corte, destinata a giardino comune con una superficie di 6.600 m2, non rappresenta il cuore

R. Krier, complesso Ritterstrasse, Berlino, 1980.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

H. Kollhoff, complesso residenziale Victoria, Berlino, 1980.

collettivo dellisolato, ma solo un prolungamento allaperto dello spazio domestico che aumenta le qualit dellabitare, mentre il fattore di rappresentativit pubblica affidato alla facciata su strada, dove sono collocati anche gli ingressi alle scale. In contrapposizione a un credo del moderno, ledificio di progetto ha un fronte e un retro chiaramente riconoscibili. A nostro avviso, questa la conseguenza necessaria, a livello urbano, di isolati costruiti solo lungo il perimetro. L orientamento principale forzatamente quello pubblico, verso la strada. La parte a nord invece il retro, la zona pi privata, consegnata a elementi casuali e al bisogno di espressione individuale. Poich allinterno dellisolato c un cortile e non un giardino pubblico o un parco, limmagine qui doveva essere segnata ancora con pi forza dagli interessi privati di chi vi abita. Verso la strada, invece, il carattere pubblico prioritario e il bisogno di espressione privata trova qui il suo limite91. Viene confermata anche la volont di nascondere tutto ci che riguarda lautomobile, e cio autorimesse e percorsi di servizio: linterramento con accesso tramite una rampa dalla strada pubblica la soluzione che diventer standard nelle nuove costruzioni in citt, e che permette di separare nettamente la quiete dei giardini interni, ad uso esclusivamente pedonale, dalle strutture di servizio e di mobilit privata, rumorose e inquinanti, fermate cos nellanello pi esterno dellisolato residenziale. L unico inconveniente di questa soluzione che il percorso di accesso agli appartamenti, soprattutto quando lautomobile diventa il principale mezzo di trasporto in citt, troppo diretto, secondo la formula box-ascensore-porta di casa, escludendo gli abitanti dallesperienza di quegli spazi di mediazione tra vita pubblica e casa privata che lisolato a corte configura con precisione. Ma la questione ancora oggi molto aperta, data la difficolt di conciliare una forma

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urbana legata ad una fruizione sostanzialmente pedonale e lurgenza di trovare una sistemazione per il numero sempre crescente di automobili private, che evidentemente occupano troppo suolo pubblico per essere semplicemente lasciate lungo le strade. Nella parte sud del complesso Victoria un isolato stretto e lungo racchiuso non da un volume continuo, ma da una serie di padiglioni a pianta quadrata, o ville urbane, disposti lungo il perimetro a distanza regolare. In questo modo il giardino interno, di circa 3.000 m2, risulta collettivo e attraversabile perch, a differenza dellisolato a nord, passaggio obbligato per gli ingressi dei padiglioni. La disposizione a corte di padiglioni isolati proposta anche da Rob Krier in Rauchstrasse; in questo caso la volont di operare in continuit con la storia lo spinge a riproporre il tipo a villa urbana che aveva caratterizzato larea tra il Tiergarten e il Landwehrkanal a partire dai primi insediamenti

H. Kollhoff, complesso residenziale Victoria, Berlino, 1980. R. Krier, ville urbane in Rauchstrasse, Berlino, 1982.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

O.M. Ungers, blocco dabitazione su Ltzowplatz, 1982.

della seconda met dellottocento. Anche qui la sistemazione imperniata sul giardino centrale di fruizione collettiva, e quindi la corte viene riproposta con una forma appartenente al passato ma con un nuovo valore per la residenza urbana. Una soluzione intermedia sembra essere invece quella di Oswald Mathias Ungers per Ltzowplatz: per racchiudere uno spazio interno collettivo trattato a giardino utilizza su un lato un volume continuo, configurato come un blocco in linea, dallaltro una serie di padiglioni isolati. Anche in questo caso, come nel complesso Victoria, la volont di costruire perimetralmente lisolato incrinata dalla difficolt di risvoltare langolo con una variazione nel corpo in linea, per cui si preferisce lasciare un vuoto, staccare gli edifici, o risvoltare con un fianco quasi cieco,

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come nel complesso di Ungers. L ambiguit di questo progetto confermata anche dalla imprecisata funzione della corte allungata, troppo stretta per essere un giardino, e al contempo priva dei percorsi di accesso alle scale, collocati tutti invariabilmente allesterno. Il progetto dello stesso Ungers in Kothenerstrasse, invece, sembra essere pi significativo per il valore attribuito allo spazio chiuso in s e alla forma precisa della corte come elemento del progetto urbano. L unit dello spazio assicurata da impianto perfettamente quadrato che racchiude una piccola corte di 20 x 20 metri con un albero al centro. La ridotta superficie di soli 400 m2 in realt si prolunga verso la strada, attraverso portali di tre piani di altezza che rendono lo spazio interno percepibile dal marciapiede pubblico. L accesso alla distribuzione verticale avviene sotto questi androni, e le scale sono posizionate nei quattro angoli interni, i punti pi sfavorevoli per lilluminazione naturale. In questo impianto rigido non sembra esserci una regola precisa per la posizione degli ambienti in pianta: locali di servizio, camere e soggiorni sono collocati indifferentemente allinterno e allesterno, ma luniformit dei prospetti garantita da un unico

O.M. Ungers, blocco dabitazione in Kothenerstrasse, 1987.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

Martorell, Bohigas, Mackay, complesso residenziale La Maquinista, Barcellona, 1979.

tipo di apertura ripetuta sia nella corte che su strada. Per questo motivo lisolato quadrato di Ungers la rappresentazione astratta di un atteggiamento che riconosce la disposizione a corte come la sintesi del progetto urbano di residenza. L esperienza dellI.B.A. di Berlino, di cui abbiamo riportato alcuni esempi, sicuramente il momento pi importante di verifica dellatteggiamento critico e progettuale nei confronti della citt e della storia emerso tra gli anni 70 e gli anni 80. Per questo motivo essa ha avuto una grande risonanza in tutta Europa, oltre che una certa influenza su esperienze meno note che riguardano le periferie di alcune grandi citt. A tal proposito, e per dimostrare come la tendenza a riproporre la forma chiusa della corte fosse alquanto generalizzata in quel periodo, sembra interessante riportare lesperienza di Martorell, Bohigas e Mackay nellarea urbana di Barcellona e quella di Manuel e Ignacio De Las Casas a Madrid. Lo studio MBM impegnato in una ricerca costante per trovare una sintesi tra le istanze e le conquiste del moderno nel campo della residenza e una forma che assicuri continuit con la citt esistente, senza eliminare gli spazi strutturanti della strada e della piazza. The aim has been to establish the theoretical principles and design methods of an architecture which restores to the city a form and an image rooted in tradition the street, the square, and even the formal matrix of the closed city block yet without abandoning the unquestionable achievements of the Modern Movement, especially in the field of residential typologies. That is, to accept the criticism hygienic, economic, social, ect. of the nineteenth century city while at the same time acknowledging that the more significative forms of that tradition could absorb new types of dwelling in the making of hygienic, economic, and social housing which

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would require neither redents, nor deurbanization, nor zoning92. Tra i numerosi progetti a corte realizzati, due in particolare sembrano introdurre importanti elementi di novit che dimostrano come la sperimentazione sul blocco chiuso possa portare ad una ricchezza spaziale che va oltre la semplice costruzione perimetrale: nel complesso La Maquinista a Barcellona, del 1979, il lavoro sullo spazio aperto ha portato ad una fusione tra dentro e fuori, tra interno ed esterno, con una corte residenziale attraversata da una strada al centro; nel blocco di Mollet, del 1983, un lato della corte quadrata diventa doppio, definendo cos lo spazio di una strada pedonale che funge da filtro tra il cuore interno dellisolato e la strada pubblica. Nella capitale spagnola, invece, Ignacio De Las Casas critica la mancanza di un principio guida che informi i progetti urbani dei nuovi nuclei residenziali cresciuti a dismisura nella Comunidad de Madrid negli anni 80, senza direttive precise che controllino lo spazio pubblico e le tipologie delle case, e suggerisce un modello di citt che erediti dal passato le regole di costruzione urbana, come lallineamento degli edifici sui margini stradali, o lutilizzo dei blocchi a corte, e allo stesso tempo accolga le conquiste del Movimento Moderno per la residenza. Viene abbandonato non solo il controllo del modello urbano, ma anche il rigore nel disegno dellabitazione. [...] Sembra che si confidi nel rispetto della normativa sperando che risulti una buona architettura. Invece, com logico, anche ipotizzando una normativa ottima, questa astratta e la sua applicazione automatica non pu risolvere i problemi se manca unadeguata interpretazione spaziale93. Parlando della citt del passato invece afferma: Questa immagine oggi rimpianta di citt in espansione, egualitaria e continua, considerata miglior soluzione per la citt, non smette di essere un modello astratto

Martorell, Bohigas, Mackay, complesso residenziale a corte, Mollet, 1983.

V - Abbandono e riaffioramenti della forma chiusa

M. e I. De Las Casas, quartiere Fontinas a Santiago de Compostela, Madrid, 1982.

di riferimento. Era un modello inventato per risolvere una citt di un milione, un milione e mezzo di abitanti, ma non oggi n soddisfacente, n adeguato per una citt di quattro o cinque milioni. Bisogner continuare nella ricerca di nuove impostazioni, che facciano proprie sia le conquiste dei Movimenti Moderni che i vantaggi di altri modelli di citt storica94. Questa concezione di controllo dello spazio urbano si attua ancora una volta attraverso un utilizzo sistematico dellisolato a corte, declinato con diverse funzioni e dimensioni, nel progetto del quartiere Fontinas a Santiago de Compostela, Madrid, 1982-1988. Questo progetto fondato su un isolato urbano base di forma quadrata e costruito con la corte centrale aperta su un lato; lasse di simmetria, sul quale si organizzano i blocchi, attraversa al centro una corte gigante, ottenuta dal raggruppamento di 4 isolati, di circa 100 x 100 metri; il centro del quartiere, racchiuso da questa corte eccezionale, risulta cos pubblico e attraversabile, a differenza degli altri isolati, che hanno un interno protetto, domestico e destinato a giardino.
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KCAP, Mllerpier Masterplan, Rotterdam, 1998.

VI. Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

Com noto, molto difficile individuare nel panorama architettonico contemporaneo una tendenza comune e condivisa per quanto riguarda lapproccio al progetto urbano; lo ancora di pi mettere a fuoco il rapporto tra le realizzazioni di nuovi quartieri e il tipo urbano a corte, inteso come principio di aggregazione della residenza attorno ad uno spazio interno collettivo, ma anche come principio ordinatore del disegno urbano. Si riscontra in generale un processo di globalizzazione della cultura architettonica, favorito dalla diffusione dei mezzi di comunicazione informatici, che porta alla condivisione in tempo reale delle esperienze progettuali, e alla conoscenza di fenomeni di trasformazione simili in territori urbani anche molto lontani. A fronte di una somiglianza nella modalit di crescita delle citt europee, di un appiattimento dei bisogni e delle aspettative degli abitanti, non abbiamo una risposta progettuale univoca, ma al contrario un sostanziale localismo, e cio lesplosione di una grande variet di metodi di previsione progettuale che variano caso per caso, in cui i tipi urbani non sono considerati risolutori di specifici problemi architettonici; spesso la corte, la torre, il blocco in linea, la schiera sono utilizzati indifferentemente come in un collage casuale, in una sorta di eccesso di variazione per rispondere a tutte le presunte richieste dei futuri abitanti. Forse il tentativo di trovare linee di pensiero e di progetto dominanti, ammettendo che fosse possibile, sarebbe anche poco interessante ai fini di questa ricerca; sembra pi utile invece rintracciare alcuni nodi problematici ancora aperti, o considerare esempi particolarmente

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significativi che introducono temi ed elementi innovativi, ma sempre allinterno della matrice spaziale della corte collettiva. Un tema ancora aperto, poich coincide con un bisogno sempre crescente nella vita contemporanea, il rapporto tra la disposizione a corte e lelemento naturale, inteso di volta in volta come giardino costruito e disegnato, come paesaggio naturale oppure agricolo. Il verde nella vita urbana rappresenta il momento di quiete, il luogo di svago, di silenzio, di relax, oltre che una preziosa riserva di aria pulita: nella citt compatta esso generalmente un elemento eccezionale, anche in termini quantitativi, rispetto al suolo pavimentato o costruito. In questo caso il tipo urbano a corte ha sempre contribuito a definire il luogo adatto per il verde: latto di racchiudere uno spazio separato dalla citt al di fuori accompagnato quasi sempre dalla volont di caratterizzarlo in contrapposizione con lo spazio urbano pubblico della strada, e quindi attraverso elementi naturali come prato, alberi, arbusti, siepi. Allo stesso tempo questo interno prezioso per la vita urbana protetto, simbolicamente e fisicamente, dalla continuit del volume costruito che lo circonda. Quando la dimensione della corte ridotta, il giardino presenta un carattere domestico, che pu variare a seconda di molti fattori: la vicinanza dei corpi di fabbrica perimetrali, la presenza o meno di orti, di elementi come i giochi per i bambini, degli affacci delle zone giorno o di eventuali prolungamenti allaperto come le logge, la posizione degli ingressi alle scale e dei relativi percorsi. Negli esempi analizzati nei capitoli precedenti abbiamo trovato molte combinazioni diverse di questi elementi, ed chiaro come ogni piccola variazione contribuisca a cambiare il risultato finale. A volte la corte pu essere invece molto grande, perdendo il carattere domestico e diventando un parco di

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VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

Kempe e Thill, Living in-between, progetto di concorso Europan 5, Rotterdam, 1999.

respiro pubblico: il volume costruito diventa uno sfondo che ne delimita i confini, ma non influisce pi in modo decisivo sulla qualit dello spazio, che dipende invece dal disegno e dallorganizzazione del vuoto. Generalmente la corte di grandi dimensioni diventa pubblica e attraversabile, rispecchiando il sentire di una collettivit allargata: per questo la citt guadagna un parco interno, mentre gli appartamenti che vi si affacciano perdono il luogo dove prolungare allaperto le attivit domestiche, ma stabiliscono con esso un rapporto di tipo contemplativo. Recentemente per lesigenza di vivere pi a contatto con la natura ha portato a soluzioni che utilizzano la corte per appropriarsi di intere parti molto dense di verde, simili ad un bosco trasportato allinterno e mantenuto gelosamente separato dallesterno della citt, come una risorsa da proteggere; il caso del progetto vincitore del concorso Europan 5 a Rotterdam, Living in-between, di Kempe e Thill. In questo caso

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la forma chiusa della corte, con una superficie che va dai 2.000 ai 2.500 m2, utilizzata come soluzione dei problemi di isolamento dalla vita pubblica e caotica della citt, nascondendo un interno di giardini rigogliosi; con la diminuzione della profondit del corpo di fabbrica, qui proposto di soli 5 metri, si ottiene una maggiore superficie di affaccio sia verso linterno che verso lesterno: Many people believe that they can get closer to nature if they take up residence in terraced housing in the suburbs. An urban alternative has been developed for them: a building type which replaces the urban sprawl with a inner-urban sprawl. Residents live in a mere five-metre-deep zone which separates the urban external space from a large winter garden95. Le stanze in questo modo possono godere di una doppia esposizione, che anche una doppia natura, pubblica o intima; allo stesso tempo il volume, poco profondo e molto vetrato, lascia trasparire allesterno il cuore

Kempe e Thill, Living in-between, progetto di concorso Europan 5, Rotterdam, 1999.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

H. Kollhoff, progetto per Tegel sud, Berlino, 1989.

verde della corte: chiusura per nascondere un giardino segreto, e trasparenza per estendere alla citt la qualit del verde. Inoltre questa soluzione possiede una importante valenza ambientale, oggi molto attuale per i climi nordici: il giardino dinverno si pu chiudere con una copertura trasparente, diventando una grande serra utilizzata anche per il risparmio energetico delledificio stesso. Se il progetto di Kempe e Thill racchiude un vero bosco artificiale, portato allinterno a generare una nuova qualit separata dalla vita urbana pubblica attraverso la forma chiusa della corte, altri approcci invece, sempre in ambiti urbani, ricercano modi pi liberi di inglobare lelemento naturale con la forma della corte, accogliendo il verde senza distinguere precisamente un dentro e un fuori. Il progetto di Kollhoff per Tegel sud del 1989, per esempio, sembra contenere al suo interno i principi razionalisti del blocco isolato nel verde e le regole urbane delledilizia compatta: il lungo edificio continuo che si sviluppa nel verde tuttavia definisce degli ambiti ben precisi attraverso la disposizione a corte aperta, in equilibrio tra carattere pubblico e domestico, rifacendosi alla qualit rappresentativa della siedlung Britz di Taut. [...] oltre a una coerente edificazione dellisolato sul perimetro, con il suo limitato potenziale nel soddisfare differenti aspettative abitative e oltre alla cosiddetta villa urbana, che contraddice sotto tutti i punti di vista le intenzioni di unedilizia abitativa sociale, non stato intrapreso ancora niente che, da un lato, sollevi la problematica delledilizia residenziale di massa e, dallaltro, giunga alla significanza costruttiva e spaziale del ferro di cavallo di Bruno Taut. [...] intenzione specifica di riallacciarsi a questa tradizione berlinese di unedificazione aperta, che crei degli spazi e sia figurativa [...] ricerca di un effetto di apertura paesaggistica, nonostante la densit edilizia96. Se da un lato vi sono i tentativi di includere

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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lelemento naturale negli ambiti urbani densi della citt compatta, dallaltro si aprono tutte le problematiche relative alle nuove espansioni urbane nel territorio, caratterizzate da una bassa densit e dalla presenza gi importante del paesaggio naturale e agricolo, in quanto preesistenza che struttura il territorio. Come sostiene Mart Ars, in questi contesti di periferia, o comunque esterni alla citt consolidata, non si pu pensare di estendere allinfinito il disegno urbano del tessuto storico senza accogliere i nuovi elementi nella strategia urbana: Bien al contrario, estamos asistiendo a la emergencia de los valores especficos de la periferia como lugar abierto, distendido, bien comunicado con los grandes equipamientos e infraestructuras, lugar de contacto con los grandes vacos y con los espacios naturales, mbito de fcil acomodo para las nuevas formas de instalacin residencial97. In questo senso si possono leggere i progetti del Movimento Moderno che mettevano in questione la strada corridoio: la volont di aprire lisolato chiuso era un tentativo di diminuire la densit dei nuovi quartieri rispetto alla citt storica, incorporando i grandi vuoti del paesaggio naturale, e cercando una organizzazione che permettesse un contatto con il verde pi

H. Kollhoff, progetto per Tegel sud, Berlino, 1989.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

Nijenhuis e Vos, progetto di concorso Europan 5, Almere, 1999. Corte residenziale di Monticelli dOglio, Brescia.

immediato e intenso. Tuttavia il blocco in linea isolato nel verde non il solo modo per mettere in pratica questo rapporto: la disposizione a corte, a prescindere dalla riduttiva identificazione con ledilizia compatta e da limiti dimensionali fissati a priori, pu benissimo accogliere gli elementi del paesaggio naturale, trasformarli in dati portanti del progetto e istituire con loro un nuovo e intenso contatto. Risulta difficile tuttavia verificare tale possibilit nellarchitettura residenziale costruita, poich nella grande maggioranza dei casi le realizzazioni nei contesti di bassa densit delle citt europee hanno preso la strada della casa unifamiliare su lotto, che, con grande spreco di territorio, tende a cancellare le preesistenti tracce naturali. Un esempio significativo, anche se non ancora costruito, pu essere il progetto vincitore del concorso di Europan 5 ad Almere, di Nijenhuis e Vos: una corte bassa, dilatata fino a una lunghezza di 400 metri e sopraelevata dal suolo si adagia nel paesaggio agricolo del polder, esaltandone lorizzontalit e assicurando anche una continuit del suolo naturale. Il progetto estremizza le dimensioni della corte che, con una superficie di 21.000 m2, delimita una intera porzione di campagna; dal verde racchiuso allinterno, su cui affacciano le case a due piani legate fra di loro da un ballatoio continuo, nascono

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bassi volumi che ospitano funzioni legate al tempo libero e al relax. Nella relazione i progettisti insistono sulla possibilit di mantenere intatta la bellezza del paesaggio agricolo, evitandone la frammentazione e la privatizzazione che avviene con la diffusione della casa unifamiliare: In suburban residential areas such as Almere Buiten the beauty of the open polder landscape is divided into fragmented private gardens and small parks98. Sorge quindi il bisogno e la ricerca di una nuova dimensione, pi estesa e dilatata in cui la forma a corte riveste un ruolo risolutivo: consona al paesaggio orizzontale della campagna, essa garantisce anche un rapporto diretto con il dato naturale originale, radicato nel territorio, e non modificato dallazione particolare di ogni singolo abitante. Tuttavia chiaro che questa visione sfiora i confini dellutopia se confrontata con la diffusa tendenza verso una frammentazione e una privatizzazione del suolo che dilaga nei territori a bassa densit. interessante fare un parallelo, anche se a grande distanza di spazio e di tempo, tra questa soluzione e un insediamento agricolo del XVII secolo nella pianura lombarda, la corte residenziale di Monticelli dOglio. Fatte le dovute distinzioni tra un progetto di concorso e un complesso antico che ha subito aggiunte e modifiche nel tempo, e tra il carattere della campagna olandese e quella italiana, si possono trovare alcune analogie nel modo in cui la forma generale a corte riesce a stabilire un rapporto con il territorio naturale e con lo spazio aperto: le case hanno un affaccio diretto sullestesa

Nijenhuis e Vos, progetto di concorso Europan 5, Almere, 1999. Corte residenziale di Monticelli dOglio, Brescia.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

Corte residenziale di Monticelli dOglio, Brescia.

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

campagna allesterno, mentre allinterno si aprono sulla corte collettiva dove lelemento naturale viene urbanizzato; con una superficie di circa 6.000 m2, la corte diventa cos una piazza interna dedicata alle attivit comuni e di svago, e quindi in diretto contatto con le case attraverso gli ingressi collocati sotto il porticato continuo. Allesterno, invece, il territorio agricolo rimanda a una natura estranea e selvaggia, legata alle attivit del lavoro; il rapporto qui soltanto contemplativo, e la facciata continua accentua il senso di difesa. Con una certa coerenza generale, anche gli elementi dellarchitettura sono collocati seguendo questa logica: allinterno, di carattere collettivo, troviamo il porticato e gli ingressi alle case; allesterno, pi legato ad un rapporto individuale con la natura, vi sono finestre rialzate dal suolo, piccoli terrazzi e orti privati. Il borgo di Monticelli, recentemente recuperato con un certo successo in termini di nuovi abitanti, un caso in cui la forma a corte, di origine antica e in un contesto naturale, sembra aderire perfettamente alle esigenze dellabitare contemporaneo, in equilibrio tra collettivit e intimit, e stabilendo uno stretto rapporto con la natura. L organizzazione a corte della residenza, quindi, nel complesso rapporto che pu stabilire con la natura si dimostra come una forma risolutrice, sia nei contesti urbani che nei territori estesi della periferia: il procedimento-chiave, il principio progettuale su cui si basa questo tipo urbano rappresentato dallatto fondativo di racchiudere una porzione di spazio aperto e trasformarlo, dandogli un nuovo significato in contrapposizione con lo spazio esterno. Se in citt la corte tende a isolare porzioni di natura in contrasto con il suolo artificiale dello spazio pubblico esterno, in campagna invece al contesto paesaggistico esterno si oppone una corte pavimentata, urbanizzata, oppure destinata ad ospitare attrezzature comuni.
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Corte residenziale di Monticelli dOglio, Brescia.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

H. Kollhoff, complesso residenziale Malchower Weg, Berlino, 1992.

Abbiamo gi detto che nel panorama contemporaneo la disposizione a corte nella residenza collettiva non presenta costanti formali, nel senso che non possibile rintracciare nei progetti recenti la ripetizione di una forma ritenuta ottimale e applicata in contesti simili; evidente tuttavia la diffusione di una certa attitudine ad utilizzare il principio aggregativo della corte e a identificarlo a priori con la funzione residenziale: latto di radunarsi intorno ad un grande vuoto unazione semplice e antica che indica la collettivit dellabitare, oltre che un modo sicuro di costruire unimmagine conclusa dellinsieme residenziale e garantire lidentit. Spesso si pu riscontrare come il tipo urbano che abbiamo fin qui descritto attraverso gli esempi venga scomposto e ricomposto secondo un nuovo ordine; vengono applicate distorsioni alla forma e dilatazioni alle dimensioni; oppure talvolta, nelloperazione di smontaggio e ricomposizione, il tipo viene proposto solo con pochi ma inequivocabili elementi progettuali costitutivi che rimandano alla disposizione a corte. Si riscontrano alcuni casi in cui la continuit della costruzione perimetrale spezzata, e lorganizzazione della residenza attorno ad uno spazio comune libero avviene per mezzo di volumi residenziali isolati. Il complesso residenziale Malchower Weg di Kollhoff, del 1992, rifacendosi alla tipologia della villa urbana, dispone i blocchi isolati intorno ad un piccolo giardino comune. A prima vista lensemble pu sembrare un semplice gruppo di edifici con corpo scale centrale disposti in serie; tuttavia vi sono degli elementi che rimandano inequivocabilmente alla forma insediativa della corte. Il basamento rialzato di 1,4 metri su cui poggiano le case rappresenta un primo recinto, che definisce precisamente un dentro e un fuori; i gruppi di 8 case sono disposti chiaramente a corte poich risvoltano gli angoli con una rotazione di 90 gradi e sono alquanto ravvicinati fra loro, cos da generare un

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secondo recinto pi interno; i locali di soggiorno e i giardini dinverno sono tutti affacciati verso linterno, dove il giardino comune disegnato con gruppi di betulle e panchine, in unatmosfera di intimit condivisa. Un esempio che invece propone la corte ad una scala molto pi grande il quartiere Kitagata a Gifu, del 1994; anche se il Giappone esula dai confini geografici di questa ricerca, sembra lecito inserirlo in questo elenco di casi proprio per la condizione globale in cui si trova la cultura architettonica contemporanea. Il complesso residenziale, coordinato nella fase preliminare da Arata Isozaki, organizza 4 blocchi in linea di 10 piani piegati intorno ad una grande corte, che raggiunge la superficie di 25.000 m2; allinterno trovano posto servizi collettivi, attivit di svago e un giardino tematico. La dimensione adeguata al carattere pubblico dello spazio, che attraversabile e diventa in questo modo il centro simbolico e sociale del quartiere. Nel blocco progettato da Kazujo Sejima, coerentemente con la qualit della grande corte, verso linterno sono collocate le scale esterne di accesso e i ballatoi; al contrario, nel complesso Malchower Weg a Berlino gli ingressi erano mantenuti rigorosamente verso la strada esterna, per

H. Kollhoff, complesso residenziale Malchower Weg, Berlino, 1992.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

A. Isozaki, quartiere Kitagata, Gifu, 1994.

preservare lintimit del giardino centrale. La qualit e il tipo di spazio racchiuso, che rispecchiano la condizione comunitaria dellabitare collettivo, dipendono quindi da molti fattori legati a precise scelte progettuali: la fondazione della differenza con lo spazio esterno, la continuit della cortina edilizia perimetrale, il grado di isolamento del cuore centrale (anche con pi recinti concentrici), i tipi di affaccio interno ed esterno, la posizione degli ingressi alle case e i relativi percorsi. Per ognuno di questi aspetti sarebbe possibile un ulteriore approfondimento basato anche sul confronto incrociato dei casi: per esempio, la dimensione della corte in rapporto allaltezza dei volumi, alla quantit di appartamenti che vi si affacciano e alla posizione di scale e ingressi, un fattore che ne determina inequivocabilmente il carattere. La domesticit, laccoglienza e lintimit di uno spazio che si presenta come prolungamento allaperto delle case tendono a caratterizzare le corti di piccole dimensioni, fino a circa 2.500 m2; al contrario, nelle corti che superano i 10.000 m2 si perde il contatto diretto tra le case e lo spazio aperto e diminuisce la possibilit di uno sguardo diretto negli appartamenti, favorendo cos un uso pubblico della corte, o linclusione

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di intere porzioni di paesaggio naturale. Una situazione problematica si presenta per le corti di dimensioni intermedie, spesso troppo grandi per una domesticit controllata e troppo piccole per una fruizione pubblica; talvolta vi il rischio di richiamare unimmagine di eccessiva densit, o di volont speculativa, come negli hfe viennesi degli anni 20 oppure nel complesso residenziale di de Architekten Cie. nel quartiere Kop van Zuid a Rotterdam, del 1991. In altri casi la dimensione ridotta non sufficiente a garantire la domesticit dello spazio aperto racchiuso: nel progetto di Kollhoff per la KNSM-Eiland ad Amsterdam, del 1991, una delle corti ottenute

De Architekten Cie, complesso residenziale Kop van Zuid, Rotterdam, 1991.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

dalla distorsione del volume costruito esprime il suo valore pubblico, nonostante i soli 1.200 m2 di superficie, grazie allapertura di un lato con un alto colonnato che lascia entrare la citt al di fuori. Un altro tema ancora aperto la possibilit del tipo a corte di rappresentare un principio generale di disegno urbano, una regola di urbanizzazione dei nuovi quartieri residenziali: a questo proposito vi sono esempi molto diversi, che tendono a proporre modelli selezionando dal grande bacino della storia gli esempi pi adatti allo scopo. La maggior parte delle nuove realizzazioni a cui ci riferiamo ha sede in Olanda, che continua ad avere, a differenza degli altri paesi europei, una grande produzione di edilizia residenziale. Mettendo a confronto i due nuovi insediamenti di Ij-burg e Borneo-Sporenburg ad Amsterdam, appare subito evidente una caratteristica che li accomuna: la distanza dai modelli rappresentati dai quartieri razionalisti, in quanto entrambi eliminano il tipo in linea a blocco isolato e la disposizione seriale dal proprio vocabolario urbano. Tutti e due, inoltre, fondano limpianto generale su una griglia che definisce una maglia regolare di strade e isolati, per poi operare una paziente ricerca di variazione della regola; la differenza sostanziale invece sta nella modalit di costruzione degli isolati, e nel tipo urbano di riferimento. Nel quartiere di Ij-burg viene adottato come punto di partenza il principio della costruzione perimetrale degli isolati che, con una dimensione

H. Kollhoff, complesso residenziale in KNSM-Eiland, Amstedam, 1991.

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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De Architekten Cie, Claus en Kaan, Schaap en Stigter, quartiere Ij-burg, Amsterdam, 2001.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

De Architekten Cie, Claus en Kaan, Schaap en Stigter, quartiere Ij-burg, Amsterdam, 2001.

media di 90 x 170 metri, possono mantenere cos le corti centrali di notevoli dimensioni. Successivamente per, come mostrano gli schemi di progetto, la forma chiusa subisce distorsioni e interruzioni nella continuit del perimetro, per poi giungere ad una estrema frammentazione e ad una suddivisione per parti distinte, assegnate a diversi progettisti. Si ottiene in questo modo una completa perdita di unit nel progetto dinsieme, nei fronti stradali e nella corte, dove edifici distinti si confrontano senza rispettare regole planimetriche comuni o costanti progettuali, ma riproducendo una voluta casualit di accostamento e una estrema schizofrenia nella variazione tipologica. La mancanza di una regola nel tipo che costruisce lisolato vanifica, in alcuni casi, gli sforzi per ottenere una corte interna che

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

sia una coerente espressione di un modo di vita urbano, nonch unimmagine unitaria dellabitare collettivo caratteristico dellisolato a corte. Nella penisola di Borneo-Sporenburg, invece, gli isolati non prevedono uno spazio libero interno e collettivo: non sono isolati cavi, ma isolati pieni, suddivisi con lotti edificabili stretti e profondi e occupati da case costruite sul modello delledilizia gotico mercantile, anche se con lintroduzione di patii privati. In questo quartiere il tipo urbano a corte collettiva non struttura il normale tessuto edilizio, ma compare solo come eccezionalit, invertendo la tradizione storica: grandi monumenti residenziali a corte chiusa sono utilizzati come strumenti di rottura della regola, luoghi di una spazialit pi aperta che dialoga con il paesaggio. Concludiamo questa ricerca con il caso dei recenti progetti residenziali costruiti a Barcellona, citt che presenta un carattere eccezionale nel panorama delle grandi citt europee proprio grazie alla continua azione regolatrice del piano di Cerd. Anche a distanza di un secolo e mezzo, il progetto di ensanche (che abbiamo analizzato nel capitolo III) continua ad avere una grande influenza sul territorio

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A. Geuze, quartiere Borneo-Sporenburg, Amsterdam, 1997.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

Trasformazioni recenti, Villa Olimpica e Poble Nou, Barcellona.

della citt catalana in espansione; le ragioni sono molteplici, e tra queste il fatto che il piano di Cerd prevedesse gi allora lestensione della maglia regolatrice fondata sullisolato quadrato in tutto il territorio circostante, dal Montjuic al fiume Bess. Di conseguenza le nuove operazioni di trasformazione della citt, concentrate soprattutto nel settore nord orientale caratterizzato dalla presenza di grandi sacche industriali che impedivano laccesso al mare, hanno avuto inevitabilmente un costante termine di confronto; proprio in questi casi emersa la potenzialit del piano, che indica un principio di urbanizzazione aperto a molte combinazioni e variazioni e non una regola fissa e rigida di costruzione dellisolato. La realizzazione della Villa Olimpica nel 1992 mette in moto il processo di rinnovamento di tutto il settore; il progetto, coordinato da Martorell, Bohigas e Mackay, propone la prosecuzione della maglia del piano Cerd, modificata soltanto dalle irregolarit dei tracciati ferroviari preesistenti. La libera interpretazione nella costruzione degli isolati, tuttavia, attuata con laccorpamento di pi blocchi e con una notevole frammentazione dovuta alle numerose soluzioni particolari, ha suscitato alcune critiche sul risultato finale: Si voluto presentare la Villa Olimpica come un prolungamento verso il mare della trama di Cerd, per in realt completamente estranea alla condizione generica e ripetitiva dellensanche, visto che scaturisce dallaccumulazione di soluzioni particolari che esaltano la singolarit di ogni caso. Dagli schizzi iniziali alla sua costruzione si mantenuto come criterio la rinuncia alla componente strutturale del progetto favorendo un atteggiamento fenomenologico ed eclettico. Il risultato un pezzo di citt eterogeneo e pittoresco, nel quale si moltiplicano gli effetti visuali e la variet di situazioni fino al punto in cui la norma urbana si sfuma diventando irriconoscibile99.

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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Sembra interessante comunque il tentativo di lavorare su una dimensione che superi la scala del singolo isolato, come daltra parte suggeriva lo stesso Cerd negli schemi combinatori allegati al piano; il caso dellisolato Nova Icria di Martorell, Bohigas e Mackay, che individua un ambito interno protetto dalla continuit della cortina perimetrale dove organizzare unedificazione pi bassa, impensabile in un normale contesto urbano denso, ma rinunciando cos allo spazio aperto collettivo. Questo progetto si propone quindi la fondazione di un luogo domestico e a scala umana allinterno del corpo della grande citt. A questo proposito, i progettisti parlano del complesso come di un punto di arrivo nella loro ricerca sullisolato urbano, che sintetizza i valori spaziali della citt consolidata e le conquiste moderne sulla residenza: Up to this point we had always worked with city blocks which

Martorell, Bohigas, Mackay, piano per la Villa Olimpica, Barcellona, 1990.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

Martorell, Bohigas, Mackay, complesso Nova Icria, Barcellona, 1990.

had an area of about 1 hectare. The scale and dimension of this project allows the organisation of superblocks of 4 or 5 hectares, in which the central space has the potential to be more than an empty space which complements the band of construction: it can be an area of new residential typologies, difficult to include within the compactness of this band. The penetration of vehicular traffic can also be systemised, continuing the layout of all the streets of the Cerd grid, by way of gateway buildings which mark out the meeting point and the articulation of the two urban scales. To some extent, out of an experimental process directed at the recuperation of the city block and the street, a solution has been arrived at which is very similar to the Viennese Hfe. What was at the time virtually an intermediary step between the nineteenth century city block in the style of Cerd or Haussmann and the Siedlungen or the Ville Radieuse, is now the final step in a re-examination whose objective is not exactly an acritical return100. Il progetto di Carlos Ferrater, nel quartiere Poble Nou, sembra invece rispettare non solo la dimensione originale del singolo isolato,

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

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ma anche lunit dellintervento; i tre isolati residenziali, con un trattamento uniforme dei fronti, nascondono un interno destinato a giardino che mantiene un carattere domestico nonostante le dimensioni della corte, di circa 5.000 m2: le logge delle camere affacciano verso il silenzioso spazio progettato con filari di alberi, vasche dacqua, percorsi e panchine. Allo stesso tempo le corti diventano un nuovo spazio pubblico per la citt, poich sono attraversabili con un viale pedonale che le unisce, spezzando la continuit del volume perimetrale e introducendo cos un nuovo tracciato alternativo allinterno della rigida maglia viaria. Questo intervento, rispetto ai superisolati affacciati sul mare a sud, rientra pi coerentemente nella logica ripetitiva dellensanche, in quanto mette a punto una regola di costruzione dellisolato e la declina con poche variazioni, riservando per la residenza la funzione di tessuto di base della citt, senza elementi di eccezionalit o di singolarit. Al contrario, gli isolati come Nova Icria, grazie alle notevoli dimensioni della corte, possono accogliere un programma funzionale pi complesso, che comprende oltre alla residenza anche funzioni diverse legate al commercio, allo svago e allo sport; essi non possono tuttavia diventare regola generale di costruzione della citt. Un ultimo caso interessante la costruzione dei cinque isolati del fronte marittimo del Poble

C. Ferrater, isolati residenziali al Poble Nou, Barcellona, 1992.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

E. Bru, progetto per il fronte marittimo del Poble Nou, Barcellona, 1995.

Nou: il rinnovamento dellarea, successivo ai lavori per le Olimpiadi, stato oggetto di una consultazione ad inviti nel 1995. Si torna a lavorare in questo caso sulla dimensione del singolo isolato come elemento minimo del disegno urbano, ma la possibilit di controllarne una lunga sequenza disposta in prima linea sulla fascia costiera introduce il tema della doppia scala: la scala della citt con il suo lungo fronte marittimo e la scala locale e domestica delle corti residenziali. Proprio su questo rapporto lavora il progetto di Eduard Bru: gli schemi sperimentano le potenzialit di variazione della regola combinando edifici bassi che costruiscono il perimetro dellisolato e torri che disegnano il ritmo del lungo fronte. Rispondendo coerentemente a due logiche diverse, questo progetto riesce a trovare una sintesi efficace, in equilibrio fra regola ed eccezione. Il progetto realizzato, redatto da un gruppo guidato da Ferrater, propone invece una modalit molto pi schematica nellespressione di questo doppio registro, ripetendo sui cinque isolati la stessa combinazione tra edificio alto a sud e chiusura del perimetro sugli altri lati. Nonostante le corti destinate a giardini abbiano le stesse

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Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

dimensioni e proporzioni di quelle costruite dallo stesso Ferrater a poca distanza, il carattere di questi due interni urbani completamente diverso: negli isolati del fronte marittimo lo spazio della corte sospeso tra unimmagine che non riesce ad essere n pubblica n domestica, non sufficientemente grande per essere un parco ma non nemmeno in stretto rapporto con gli appartamenti, nascosti dietro ad un parapetto pieno e continuo; nel secondo caso invece i giardini sembrano essere un naturale prolungamento allaperto degli alloggi, e allo stesso tempo rimandano al carattere pubblico di una piazza alberata. Questo confronto introduce una riflessione finale: il tipo urbano a corte, come tutte le generalizzazioni della forma, nel momento della sua trascrizione in un dato reale e costruito, passa attraverso una importante serie di scelte progettuali specifiche, dalle quali dipende il risultato, la coerenza con gli intenti e in ultima analisi la qualit dellabitare, ma anche il modo di abitare lo spazio urbano. Queste scelte coinvolgono gli elementi del progetto

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C. Ferrater, isolati residenziali, fronte marittimo del Poble Nou, Barcellona, 1998.

VI - Rarefazione di una tipologia: il panorama contemporaneo

architettonico, lorganizzazione della pianta, ma anche il trattamento dello spazio aperto e il rapporto con il contesto urbano in cui si collocano. Il tentativo di questa ricerca stato quello di mettere in luce la complessit delle questioni in gioco nella definizione dei progetti e il ruolo del tipo urbano a corte nella costruzione di uno spazio urbano intermedio tra pubblico e privato; lo si fatto seguendo levoluzione dei progetti urbani, evidenziando lo sviluppo della forma nel corso del novecento, che ha visto periodi di scelte condivise sul tipo a corte, di abbandoni e di riaffioramenti, fino alla rarefazione nel panorama contemporaneo. Di tutti i progetti selezionati sono state analizzate le caratteristiche tecniche, dimensionali, architettoniche e i modi della distribuzione: questi dati, se da un punto di vista assoluto sono importanti per quanto riguarda la dinamica tutta interna dellalloggio, solo nel rapporto con lo spazio della corte determinano un modo di intendere e di costruire la citt abitabile. Il vuoto centrale, come atto fondativo, resta termine ultimo di definizione di qualit dellabitare diverse e complementari e istanza di continuit dei valori trasmessi dalla citt storica; ma esso si riconosce anche in un atteggiamento di comprensione della contemporaneit attraverso il progetto.

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Ringraziamenti Ringrazio il mio relatore, prof. Massimo Fortis, che ha sempre creduto in questa ricerca; il prof. Carlos Mart Ars, che ha gentilmente reso possibile il mio soggiorno di studio a Barcellona e ha contribuito allavanzamento della tesi offrendo importanti spunti di riflessione; la prof.ssa Maria Grazia Folli per lattenzione che ha dedicato al mio lavoro. Ringrazio inoltre: Eleonora Salsa per il continuo scambio di idee, la pazienza e il prezioso aiuto nella stesura del testo; Simona Pierini; Bruno Melotto; Ingrid Jonsson e tutte le persone che hanno contribuito anche indirettamente alla elaborazione di questa tesi.

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Note
1

B. Gravagnuolo, La progettazione urbana in Europa. 1750-1960,

pp.XII/XIII.
2

C. Mart Ars, Larte e la scienza: due modi di parlare con il mondo,

testo conferenza del maggio 1998, p. 3.


3 4 5 6 7 8 9

C. Mart Ars, Le variazioni dellidentit, p. 24 e sgg. Ibid., p. 24. C. Mart Ars, Larte e la scienza cit., p. 4. C. Mart Ars, Le variazioni cit., p. 27. Ibid., p. 5. G. Grassi, La costruzione logica dellarchitettura. C. Mart Ars, Larte e la scienza cit., p. 1. E. Morin, in C. Mart Ars, Larte e la scienza cit., p. 1. C. Mart Ars, Larte e la scienza cit., p. 2. Ibid., p. 2. M. Biraghi, in R. Koolhaas, Delirious New York, p. 295. Ibid., p. 6. C. Mart Ars, Le variazioni cit., p. 28. Ibid., p. 19. R. Borchardt, Citt italiane, pp. 57-58. L. Quaroni, Il progetto per la citt Dieci Lezioni, p. 38. H. Focillon, Vita delle forme, p. 9. F. Tavora, in C. Mart Ars, Larte e la scienza cit., p. 7. G. Grassi, La costruzione cit., p. 76. R. Moneo, La solitudine degli edifici e altri scritti, p. 131 e sgg. C. Mart Ars, Le variazioni cit., p. 20. C. Rowe, La matematica della villa ideale e altri scritti. T. S. Eliot, Tradizione e talento individuale, Opere 1904-1939,

10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25

p. 394.
26 27 28 29 30

Ibid., p. 396. S. Settis, Futuro del classico. Ibid., p. 8. G. Grassi, La costruzione cit., p. 44. C. Mart Ars, Las formas de la residencia en la ciudad moderna,

p. 13 (T.d.A.).
31 32

B. Gravagnuolo, La progettazione urbana cit., p. IV. C. Mart Ars, La manzana en la ciudad contempornea, testo

conferenza del novembre 1996, COAM Urbanismo (T.d.A.).


33

Gruppo 2 C, La Barcellona di Cerd Elementi dellEnsanche

e costruzione dellisolato, Lotus, 23 (1979), p. 77.


34

J. Stbben, in G. Piccinato, La costruzione dellurbanistica

Germania 1871-1914, p. 297.

227

Fabio Zorza - La disposizione a corte nel progetto della residenza

35

P. Panerai, J. Castex, J. Depaule, Isolato urbano e citt

contemporanea, p. 23 e sgg.
36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46

J. Stbben, in G. Piccinato, La costruzione cit., p. 263. Ibid., p. 263. Ibid., p. 269. R. Eberstadt, in G. Piccinato, La costruzione cit., p. 434. J. Stbben, in G. Piccinato, La costruzione cit., p. 271-272. R. Eberstadt, in G. Piccinato, La costruzione cit., p. 433. Ibid., p. 433. I. Cerd, in Gruppo 2 C, La Barcellona... cit., p. 84. P. Panerai, Isolato urbano cit., p. 25. Ibid., p. 26. M. Eleb, LInvention de lhabitation moderne Paris 1880-1914,

p. 7 (T.d.A.).
47 48 49 50 51

C. Garnier, A. Amman, in M. Eleb, LInvention cit., pp. 44-45. M. Eleb, LInvention cit., pp. 304-305 (T.d.A.). Ibid., p. 307 (T.d.A.). Ibid., p. 505 (T.d.A.). G. Teyssot, Le origini della questione delle abitazioni in Francia

(1850-1894), pp. L-LI.


52 53 54 55

M. Casciato, Olanda 1870-1940 Citt, Casa, Architettura, p. 25. Ibid., p. 23. Ibid., p. 24. J. de Heer, in S. Polano, Hendrick Petrus Berlage - Opera completa,

p. 81.
56

H. P. Berlage, Normalizzazione nelledilizia residenziale, in M.

Casciato, Olanda cit., p. 58 e sgg.


57 58 59 60 61 62 63

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69

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