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Il passato è nel presente,

il presente è nel futuro,


il futuro è nel passato
Atelier è un laboratorio nel quale si prova,
si riprova, si gioca, s’inventa, si crea.
Origini della musica
di Emmanuel Anati
Prima edizione italiana e mondiale, settembre 2011.
Seconda edizione digitale: aprile 2014.
Copyright by Emmanuel Anati 2011, 2014.

Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata. Autorizzazioni a riprodurre sia testo, sia
illustrazioni, sono concesse solo per iscritto dal detentore del copyright. Se non menzionato
altrimenti le illustrazioni sono state realizzate o selezionate dal Prof. Anati o sotto la sua
diretta supervisione.

Parole chiave: arte preistorica, arte rupestre, musica, strumenti musicali, Paleolitico,
cacciatori-raccoglitori..

Impaginazione e grafica digitale: Stefania Carafa


Redazione: Ariela Fradkin, Chiara Franchi, Silvia, Franzoni, Nives Pezzoni, Stefania Carafa,
Giulia Scotti.
Progetto editoriale: Atelier

ATELIER
Città della Cultura
Via Guglielmo Marconi, 7
25044 Capo di Ponte, Brescia
atelier.etno@gmail.com
Emmanuel Anati

ORIGINI DELLA MUSICA


Tav.1. Cinque donne danzanti. Pittura rupestre in rosso della Terra di Arnhem in stile
Mountford, risalente ad oltre 12.000 anni. Le linee sulla testa delle danzanti sono state
interpretate come la musica che si eleva verso il cielo o come indicazione dello stato di
estasi nel quale avviene la danza. L’idea che si tratti di figure di boomerang, espressa negli
anni cinquanta da Mountford, potrebbe essere plausibile se sapessimo quale sia il significato
di quel numero di boomerang raffigurato sopra la testa delle danzatrici.
Parte prima
Origini della musica
Tav.2. La danza degli uccelli acquatici. Pittura in rosso da Pahi, Tanzania. Fase dei
Cacciatori Evoluti risalente a circa 8.000 anni fa.
1 - Come definire l’inizio della musica?
Tutte le arti sono nate in contemporanea? Come rispondere a
questo interrogativo? Arti grafiche e visive, musica, danza, dizione,
poesia e spettacolo, ogni arte ha un proprio iter e si è manifestata
per gradi. La capacità dell’essere umano di avere l’esigenza e la
coscienza della creatività artistica è l’effetto di acquisizioni
neurocerebrali cresciute con l’evolversi della Specie.
La musica, è una sequenza di rumori, definita come l’arte di
combinare suoni producendo armonia, melodia e/o ritmo. Esprime
non solo suono. Come arte è nata a seguito della capacità e
dell’esigenza dell’uomo di concepire l’idea di arte. Tale prodotto
dell’intelletto umano, fin dai primordi, s’ispira ai canti ed ai richiami
degli uccelli e di altri animali che condividono con l’uomo il pianeta
Terra e come questi si esterna con formule ripetitive. Esprimersi
tramite i suoni è parte della natura dei mammiferi e di altre specie.
La foresta e la savana, gli spazi dove ancora domina la vita libera
del mondo animale, sono pieni di suoni e di risonanze. Ogni specie
si riconosce dai suoi richiami, e non solo nell’ambiente naturale,
anche presso gli animali domestici, dall’abbaiare dei cani al miagolio
dei gatti. Tutti hanno nei suoni che emettono espressioni di
sentimenti, di gioia o di paura, di soddisfazione o di insoddisfazione,
di guerra o di pace, di amore o di odio. Sono esternazioni e
messaggi.
Le testimonianze archeologiche documentano i resti materiali
prodotti con sostanze che si sono conservate. Strumenti musicali in
materie organiche raramente sopravvivono per millenni. Ma il primo
strumento musicale dell’uomo fu la propria voce e finora non si è
trovato il mezzo di risalire alle origini degli usi che ne erano fatti. Altri
primati, quali gli urang-utang, gli scimpanzé o i babbuini, ai quali non
si attribuisce la facoltà della parola, esprimono vocalmente
sentimenti, desideri, paure, comunicano messaggi ed esternazioni.
Talvolta sembrano musica, talvolta linguaggio. Si tratta di linguaggio
o di musica? O dell’uno e dell’altra? O di nessuno dei due?
Come definire le origini della musica? Se il rumore diventa musica
al passaggio dal richiamo isolato anche se ripetitivo, ad una
sequenza di suoni che hanno un ritmo ed una melodia, sorge il
quesito se anche il canto di certi uccelli possa includersi come
musica.
All’inizio la musica era linguaggio, musica e linguaggio erano lo
stesso. Oggi il linguaggio si distingue dalla musica per la diversità
della struttura dei suoni che le due categorie di espressione sonora
emettono e delle risonanze cognitive e associative che provocano.
Se la musica è divenuta tale quando si è distinta e separata dal
linguaggio, per quanto c’è dato sapere, essa è un retaggio
esclusivamente umano. Tuttavia i se rendono il quesito semantico,
ovvero dipendente dalla definizione soggettiva che gli viene
attribuita. Ancor oggi la musica può essere linguaggio e il linguaggio,
musica, forse in alcune lingue o culture più che in altre.
2 - Musica umana e “musica” della natura

Ciò che distingue l’arte umana della musica dalla “musica” naturale
di altri animali e dei fenomeni naturali, è la risonanza intellettuale che
risponde, almeno in teoria, al dialogo umano mentre il dialogo con la
musica di altri animali è per l’uomo meno immediatamente recettibile,
anche se indubbiamente aveva un ruolo di comunicazione ed
esternazione per la specie emittente. Le reazioni di animali alla
musica indicano l’effetto neurologico radicale del suono presso una
grande varietà di specie viventi. Recenti ricerche hanno mostrato che
anche certi vegetali, in particolare piante arboree, sono ricettivi alla
musica.
I mammiferi e altri organismi viventi hanno sviluppato la capacità di
analizzare suoni e rumori per imperativi basilari quali difesa,
individuazione di pericoli, risorse cibarie, sociali e sessuali.
L’aggiunta, ai suoni e rumori elementari, di associazioni complesse di
suoni e rumori che formano “musica” impone un processo cognitivo
complesso che associa nuovi fattori all’ istintiva reazione a suoni e
rumori elementari e suscita un esercizio mentale intellettualizzante.
Tale processo non è esclusivamente umano. Sequenza
organizzata di suoni o di rumori è presente anche nel coro di uccelli,
nell’ululo di un branco di lupi o nei richiami di mammiferi marini. Il
dialogo tra rumori e la loro eco è presente anche nei suoni della
natura, provocati dal vento nella foresta, dalle onde del mare, da
tuoni nella tempesta, da eruzioni vulcaniche e da altre manifestazioni
naturali già assai prima dell’apparizione dell’uomo, fin dall’inizio, dal
“Big Bang”. Ma il suono non esiste se non vi è orecchio che lo
ascolta. E la musica non è tale se non è recepita come tale.
Una questione tuttora aperta al dibattito è se nell’evoluzione della
Specie sia nata prima la musica o la parola. In base ai richiami del
mondo animale, l’emissione di suoni che volevano trasmettere
messaggi o esternazioni facevano parole dei suoni e suoni delle
parole.
Ogni popolazione sul pianeta, dalle società arcaiche di cacciatori e
raccoglitori di frutti spontanei, alle etnie pastorali, agli agricoltori
incipienti, e fino alle comunità urbane, da quando si riesce ad averne
testimonianze, non può fare a meno della musica che è parte delle
esigenze primarie dell’uomo, come il vitto, il sesso, lo spazio vitale, la
socializzazione e l’esprimersi con altre arti.
L’orecchio è il convettore tra memoria e input di nuovi dati e come
tale ha una funzione vitale nel processo cognitivo.
Tav.3. Gruppo di tre personaggi maschili altamente stilizzati in colore bruno pallido. Pittura
rupestre della Terra di Arnhem, Australia. Probabilmente la testa e forse anche altre parti
erano dipinte con un pigmento che non si è conservato.
3 - Funzione psichica e sociale della musica

Osservando e ascoltando le manifestazioni musicali dei popoli


Cacciatori-Raccoglitori che ancora sopravvivono, si nota che la
musica è quasi sempre accompagnata da gestualità che sovente
diventa danza. Il corpo vi partecipa, con operazioni vocali, con il
battito del ritmo con le mani, con espressioni visuali, con movimenti
corporei. Il ritmo della musica può sintonizzarsi o meno con il battito
del cuore, e tale sintonia o dissintonia può essere causa ed effetto di
emozioni.
La musica ha funzione sociale, sia per il ruolo comunicativo, sia per
la sincronizzazione che coordina chi vi partecipa.
La musica è evocazione. Può imitare i richiami di certi animali,
specie quando si tratta di canti totemici nei quali l’uomo
s’immedesima con il proprio animale totemico, o quando subentra la
cerimonia propedeutica della caccia e si cerca di dialogare con lo
spirito dell’animale. Può imitare il vento o la bufera, quando si rivolge
agli spiriti pertinenti per far cessare i furori della natura. Può imitare il
presunto linguaggio di un antenato quando si rivolge ad esso per
indulgenze o per magnificarlo. Può trasformarsi in rito quando è usata
per evocare ritmi e/o melodie consuete da generazioni, anche
quando si tratta delle nenie che le madri di tutti i popoli cantano per
fare addormentare i figli.
La musica ha un forte impatto socializzante, poiché induce il
gruppo umano a partecipare ed anche perché crea comunicazione
tra chi produce musica e chi la ascolta. Ha sempre avuto anche un
forte potere psicoterapeutico perché espressione di esternazione e di
liberazione di pulsioni.
È presumibile che la prima musica che l’uomo considerasse tale
fosse un’imitazione e un’eco ai suoni ed ai rumori della natura, una
risposta dell’uomo nel dialogo musicale con la natura che lo
circondava, come avviene presso varie specie animali.
Probabilmente l’uomo praticava la musica già assai prima di
considerarla tale e forse già prima di divenire Homo sapiens, in altre
parole di divenire essere umano nel moderno senso del termine.
Possiamo forse dedurre che la musica sia nata prima dell’uomo.
Tav.4. Terzetto di antropomorfi che producono musica. Uno di essi, che ha due antenne sulla
testa, usa i bastoncini da musica. La figura centrale emana suoni dalla bocca mentre il
personaggio sulla destra sta battendo le mani. Arte dei cacciatori evoluti. Kwa Mtaa, Maasai
Escarpment, Tanzania.
Parte seconda
Musica preistorica: i popoli Cacciatori
1 - Funzione della musica nelle società di Cacciatori-Raccoglitori

L’economia basata sulla caccia e la raccolta di frutti spontanei ha


permesso la sopravvivenza della Specie umana dalle origini, alcuni
milioni di anni fa, fino a ieri. La cultura umana, in tutte le sue
molteplici espressioni si è formata all’epoca dei Cacciatori-
Raccoglitori, la prima e più lunga epoca dell’uomo, definita
Paleolitico, o Antica età della Pietra. Epoche caratterizzate da
economie diverse, basate sulla domesticazione di piante e di animali,
l’agricoltura, l’allevamento del bestiame, il commercio, sono
subentrate nell’ultimo 2% dell’epoca dell’uomo, ovvero negli ultimi
diecimila anni, espandendosi gradualmente. Oggi le ultime
popolazioni di Cacciatori-Raccoglitori sono in via di estinzione. Da
esse si apprende il ruolo della musica in questo tipo primario di
società umana. Tutte hanno rudimentali strumenti musicali e tutte
hanno la musica come elemento costante e permanente della vita
quotidiana.
Popolazioni di Cacciatori-Raccoglitori nei vari angoli del globo, in
condizioni diverse di clima e di risorse, quali gli Aborigeni australiani,
le tribù di Pigmei del bacino del Congo o gli Inuit dell’estremo nord
canadese, popolarmente chiamati “ Eschimesi”, fanno un costante
uso della musica, sia per commemorare ogni evento ed ogni azione,
sia anche come esternazione individuale, sia per socializzare ed
affermare l’unità del gruppo.
Ogni occasione ha canti particolari, molti dei quali si tramandano di
generazione in generazione. Ogni musica ha significati ed è
accompagnata da messaggi, parole, memorie. Musica e danza si
accompagnano. I ritmi possono essere di pace o di guerra, di
comunicazione con gli uomini, con gli animali, con la natura, o con
esseri mitici. La musica è spesso il linguaggio di comunicazione con il
mondo degli spiriti, degli antenati o delle forze della natura. “Gli spiriti
ancestrali preferiscono ascoltarci con la musica, le parole da sole
giungono a loro più difficilmente” (Commento di aborigeno, Note di
viaggio, Terra di Arnhem, 1974).
L’eco ha un ruolo molto importante in tutte le società tribali. Nelle
caverne l’eco ha effetti particolari, ma anche nel paesaggio all’aperto,
le località dove si produce eco sono favorite quali luoghi di culto e
considerate sacre. Presso gli Aborigeni australiani come presso le
popolazioni San del Sud Africa l’eco è considerata la risposta degli
spiriti ai richiami dell’uomo e si sviluppa un dialogo tra la voce
dell’uomo e l’eco, che i saggi iniziati sanno decifrare.

Tav.5. Danza di quattro donne. Pittura rupestre in rosso da Unbalanja, in stile Mountford,
Terra di Arnhem, Australia.
Tav.6. Particolare di una sequenza di personaggi filiformi, probabilmente in una scena di
danza. Pitture rupestri in rosso. Periodo delle Teste Rotonde, Jabbaren, Tassili, Algeria.
2 - Le più antiche testimonianze

Si presume che il primo strumento musicale sia stato la voce


dell’uomo. Tuttavia, fin da periodi remoti si hanno testimonianze di
strumenti musicali che si sono conservati. Da sempre e fino ad oggi,
nella quasi totalità, gli strumenti musicali sono fatti di legno e di altre
materie organiche deperibili che raramente si conservano per
millenni. Solo strumenti fatti di materie che hanno sopravvissuto al
tempo, quali osso, avorio, corno, conchiglia, sono documentati. L’uso
di foglie, noci, bacche, bacchette musicali ed altro è presumibile ma
non documentato da reperti diretti riferibili ai primordi.
Altri strumenti naturali, ancora oggi utilizzati, come sassi, battendo i
quali si producono suoni, anche se sopravvissuti al tempo, non
sempre possono essere identificati come strumenti musicali. Da
quando l’uomo ha prodotto arte figurativa che si è conservata e che è
pervenuta alla nostra conoscenza, vi sono raffigurazioni di strumenti
musicali e di danze, ma ciò appare solo negli ultimi cinquantamila
anni.
Nel mondo tribale ancora oggi vengono usate casse di risonanza che
non si rivelano a prima vista come strumenti musicali, come la bocca
umana usata, oltre che come strumento autonomo, anche con l’arco
musicale, la zucca secca, la corazza della tartaruga, tronchi d’albero
vuoti, canne di bambù, ed altro.
Praticamente molti elementi naturali possono servire da tamburi e
da altri strumenti di percussione. Bambù ed altri tubi naturali possono
essere strumenti a fiato, flauto o megafono del tipo del didjeridou.
Bacche varie e noci possono avere la funzione di tintinnaboli, sonagli,
raschiatoi o altro. Tutti questi oggetti in materiale organico non
sopravvivono a lungo, ma anche se ritrovati in livelli antropici
preistorici raramente viene loro attribuita la funzione di strumenti
musicali.
Tav.7. Ragazze che danzano. Pittura rupestre di cacciatori evoluti, Oued Mertoutek, Hoggar,
Algeria. Se pur dipinte da sette o ottomila anni, ritmo e gesti rispondono all’estetica moderna.
Tav.8. Pittura di suonatore di tubo. La musica appare sottoforma di puntini che escono dallo
strumento. Il fatto che la musica vada verso il basso potrebbe indicare il tipo di musica che è
figurata. Arte dei Cacciatori Evoluti, Pahi, Tanzania.
3 - Gli strumenti musicali: tipologia
Gli strumenti musicali definibili come tali, ritrovati in contesto
dell’Antica età della Pietra presentano una gamma diversificata, a
testimonianza della varietà di suoni e di esperienze auditive.
Strumenti a fiato, a corda, a percussione, a vento (rombi), a sonaglio
ed a “raschiatoio” potrebbero ancora oggi formare un’ orchestra. La
quasi totalità degli strumenti musicali identificati, attribuibili al
Pleistocene, anteriori a dodicimila anni fa, provengono dall’Europa.
Si ritiene che ciò non dipenda necessariamente dalla particolare
tendenza musicale degli europei preistorici bensì da una maggiore
intensità delle ricerche in Europa rispetto agli altri continenti.
Tra gli strumenti a fiato, già a partire dal Paleolitico medio, vi sono
fischietti, tubi musicali, flauti, corni vecchi di oltre quarantamila anni.
Corna di vari ruminanti sono comuni ritrovamenti in strati paleolitici e
spesso sono vuoti al loro interno. Potevano essere usati per
produrre o megafonare suoni. Per la loro natura stessa l’uso
musicale non aveva bisogno di elaborazioni o di rifacimenti da parte
della mano umana, per cui rari sono i casi in cui se ne possa
dimostrare la funzione come corni musicali anche se questa rimane
un’ ipotesi plausibile.
Tav.9. Fischietto di falange di renna del sito di Laugerie Haute, Les Eyzies, Francia.
Paleolitico superiore, risalente a circa 20.000 anni. La tradizione dei fischietti in falange di
renna persiste per molti millenni.
Tav.10. Falange di renna trasformata in fischietto. Scoperta nella località francese di La
Quina nel 1905 in uno strato della cultura Musteriana risalente a circa 70.000 anni.
Lunghezza circa 5 cm.
4 - Strumenti a fiato
Falangi di renna con una perforazione sono numerose e diffuse in
tutta Europa. Furono riconosciute come strumenti musicali già da
Edouard Lartet, uno dei padri della paleontologia, nel 1860 e da allora
ne sono venute in luce in Europa una sessantina. Nel classico sito
preistorico di La Quina, già nel 1905, lo studioso francese Henri Martin
ne riconobbe una in livello del Paleolitico medio di circa settantamila
anni fa, riferibile all’uomo di Neanderthal, ovvero in epoca precedente
all’avvento in Europa dell’ Homo sapiens moderno, nostro diretto
antenato. Oggi se ne conoscono almeno cinque trovate in contesto
della cultura musteriana del Paleolitico medio e riferibili
presumibilmente all’uomo di Neanderthal. Le altre sono attribuite a varie
fasi del Paleolitico superiore, prodotte dall’ Homo sapiens. Simili
fischietti di falangi di renna erano ancora in uso, mezzo secolo fa,
presso popolazioni lapponi e siberiane.
Questo peculiare fischietto è rimasto in uso per almeno settantamila
anni. Gli strumenti a fiato divengono comuni con l’inizio del Paleolitico
superiore, circa trentacinquemila anni fa e se ne trovano anche diversi
in un medesimo strato archeologico. Nella grotta di Hohle Fels, in
Germania, tre flauti provengono da un’area dove è stata trovata anche
una statuetta femminile ritenuta vecchia di trentacinquemila anni.
Produce una nota unica (se pur diversa da strumento a strumento)
soggetta a modulazioni e ad intensità diverse determinate dal fiato.
Tav.11. Divje Babe, Slovenia. Frammento di flauto o tubo, svuotato e con perforazioni, ritenuto
essere un femore di orso. Livello Musteriano, Paleolitico medio, vecchio di circa 50.000 anni.

Si è ipotizzato che anche nel Paleolitico, usato ad intermittenze,


servisse per inviare messaggi e per identificarsi. Poteva essere usato
anche per segnare un ritmo o per aggiungersi alla voce e ad altri
strumenti. Nel cuore della Siberia, fino a recentemente, era usato dallo
sciamano per richiamare gli spiriti.
Tubi musicali, flauti e altri strumenti a fiato, hanno anch’essi i più
antichi esemplari nel Paleolitico medio. Il tubo musicale è sonorizzato
dal fiato ad una estremità mentre il flauto da un orifizio. Ambedue gli
strumenti possono avere un variabile numero di fori di sfiato gestiti dalle
dita per ottenere note diverse. E anch’essi contano già oltre una
sessantina di esemplari in Europa attribuibili al Pleistocene il che
attesta la presenza di una tradizione musicale ben affermata e diffusa.
Alcuni di essi, come ad esempio un flauto in osso d’aquila da Le
Placard, in Francia, hanno incisioni in motivi ritmici che si presume
indichino la musica che veniva suonata. Sarebbero le più antiche
scritture grafiche di musica e indicherebbero la preoccupazione del
ritmo nella musica di allora.
Un femore di orso delle caverne, svuotato, con una sequenza di fori,
che se effettivamente intenzionali ne farebbero un flauto, è venuto in
luce, sotto cinque strati di cultura musteriana del Paleolitico medio,
nella grotta di Divje Babe, in Slovenia e datato tra quarantamila e
sessantamila anni.
Nella sola grotta di Isturitz, in Francia, sono venuti in luce oltre una
ventina di flauti, in strati diversi del Paleolitico superiore, dal periodo
Aurignaziano al Magdaleniano, che coprono un arco di tempo da
trentamila a quattordicimila anni fa. Questi strumenti a fiato, prodotti e
utilizzati nel corso di millenni, per la massima parte sono fatti di ossa di
grandi uccelli, come aquile, cigni o avvoltoi, ma ve ne sono anche in
ossa lunghe di altri animali. Nella grotta di Geissenklösterle in
Germania, ne è stato trovato uno in avorio di mammut. È presumibile
che la materia prima più comune per questi strumenti fosse il legno per
cui si ipotizza che quanto è stato ritrovato non sia che una piccola parte
di ciò che fu prodotto. Indubbiamente il flauto è stato uno strumento
popolare per oltre trentacinquemila anni.
Tav.12. Boccuccia di flauto in osso di volatile con decorazioni incise. Abri Laraux, Lussac-les-
Chateaux, Vienne, Francia. Paleolitico superiore, periodo Perigordiano. Lunghezza 5,8 cm.
Tav.13 e Tav.14. Due frammenti di flauti musicali in osso d’aquila della grotta di Le Placard,
Francia, Periodo Maddaleniano. Si è ipotizzato che le decorazioni stessero ad indicare i ritmi
della musica.
Tav.15. Flauto in osso di avvoltoio. Hohle Fels, Germania. Lunghezza 20 cm. Risalente a circa
35.000 anni.
Tav.16. Flauto in osso di avvoltoio da Isturitz, Pirenei, Francia. Periodo Perigordiano, circa
28/25.000 anni fa. Lunghezza cm 21. Le quattro perforazioni sono state eseguite con una punta
litica. Le lucidezze della superficie indicano un uso prolungato. Lungo buona parte della
superficie vi sono segni incisi a ritmo regolare.
5 - Strumenti a corda e a vento
Come già menzionato, strumenti fatti di materie organiche, che
dovevano costituire la grande maggioranza, salvo casi eccezionali, non
si sono conservati. Il repertorio riguarda solo quanto è documentabile
ed è presumibile che vi sia stata una varietà di strumenti a corda, con
diversi tipi di casse di risonanza, che non si sono conservati. Popoli
Cacciatori-Raccoglitori ancora viventi usano strumenti a più corde, con
casse di risonanza in legno, in pelle di animali, in corazze di tartarughe
e di altri animali, in particolari conchiglie. Sono strumenti di popolazioni
che culturalmente sono nell’età della Pietra. Non sappiamo quando tali
strumenti si sono sviluppati ed entrati in uso ma non sono invenzioni
recenti. Strumenti a corda non sono stati riconosciuti come tali in scavi
archeologici ma ve ne sono immagini nell’arte preistorica come in una
famosa istoriazione della caverna du Volp, Ariège, Francia, rilevata
circa un secolo addietro dall’Abbate H.Breuil, dove un personaggio
mascherato da bisonte, o coperto da una pelle di bisonte, si trova in
posizione di danza e suona l’arco musicale. Lo tiene davanti alla bocca
o al naso del muso da bisonte e si ipotizza che la bocca stessa abbia
funto da cassa di risonanza. Gli strumenti cosiddetti a vento sono
oggetti che hanno un foro o un aggancio, legati ad una corda vengono
fatti girare vorticosamente attorno alla mano che li aziona e producono
un rumore che gli Aborigeni australiani considerano la voce degli spiriti.
I “rombi” australiani hanno forma di rombo, sovente modellati a
braccio d’elica, di fine spessore, sono strumenti ai quali si attribuisce
poteri magici. Sono fatti in legno, pietra, conchiglia, osso, avorio o corno
e ricoprono un ruolo nei riti d’iniziazione e in altre pratiche religiose.
Strumenti simili sono noti in vari orizzonti del Paleolitico superiore
europeo e in alcuni casi, come nei siti di Saint Marcel, Lespugue e di
Lalinde in Francia, hanno decorazioni che appaiono come descrizione
grafica del suono che producono e degli spiriti o delle entità totemiche
che evocano.
Lo studioso francese Denis Peyrony, scoprendo l’oggetto di Lalinde
nel 1930, lo definì subito come rombo musicale, interpretazione che fu
a lungo contestata, fin quando prove pratiche con facsimili ne
confermarono l’identità. È probabile che tra i reperti archeologici, di
antichi scavi, conservati nelle cantine dei musei, vi siano altri strumenti
simili che non sono ancora stati riconosciuti come tali.
Tav.17. Associazioni di figure e simboli che nella presente riproduzione sono stati isolati dalle
numerose sovrapposizioni. Caverna du Volpe, Ariège, Francia. Un personaggio-bisonte suona
l’arco musicale, strumento ancora oggi in uso presso popolazioni di cacciatori. Al centro, una
figura zoomorfa, metà cervo e metà bisonte, è preceduta da una renna e associata a segni tra
cui una silhouette femminile. Pare che il musicista antropozoomorfo danzi insieme agli animali
che uniscono, nella loro figurazione, caratteristiche di specie diverse. Anche gli animali
sembrano danzare. Si presume che si tratti di metafore di associazioni di identità totemiche.
Tav.18. Rombo del periodo Maddaleniano da Isturitz, Francia.
Tav.19. Oggetto in corno di renna, a forma di pesce. Su ambo le estremità vi è un solco per
attacco di cordicella. Si presume sia uno strumento musicale, il rombo, di tipo ancora in uso
presso popolazioni australiane. Gourdan, Francia. Paleolitico superiore.
Tav.20. Oggetto in corno da Lorthet, Hautes Pyrénées, Francia, con pittogramma di un serpente
al centro di un contorno che potrebbe rappresentare un altro animale, forse una foca,
costituendo l’associazione totemica di due animali. Si presume sia un rombo musicale.
Tav.21. (sinistra) Rombo musicale in osso decorato con cerchi concentrici e motivo a linee.
Saint Marcel, Francia, Paleolitico superiore. Lo strumento viene legato ad una cordicella e fatto
girare attorno a se stesso producendo un rombo nell’aria.
Tav.22. (destra) Rombo in corno di renna, da Lalinde, Dordogna, Francia. I motivi incisi che ne
ricoprono la superficie hanno forti analogie con quelli che decorano i churinga in legno degli
aborigeni australiani.
6 - Strumenti a percussione e a sonagli, raschietti
I tamburi e gli altri strumenti a percussione sono i principali strumenti
musicali presso tutti i popoli Cacciatori-Raccoglitori recenti eppure non
se ne ha documentazione esplicita per il periodo Paleolitico.
I sonagli, fatti di conchiglie, sono anch’essi usati da popoli Cacciatori-
Raccoglitori recenti. In livelli paleolitici si trovano spesso conchiglie
perforate alle quali si attribuisce volentieri il ruolo di componenti di
collane. Anche come tali sarebbero collane musicali per le risonanze
che un gruppo di conchiglie ha quando si muovono toccandosi. Ma è
ipotizzabile che taluni di questi gruppi di conchiglie avessero la funzione
intenzionale di fare musica, anche se l’ipotesi resta tale.
L’oggetto tenuto in mano dalla famosa venere di Laussel, risalente ad
una fase arcaica del Paleolitico superiore, attribuita alla cultura
Gravettiana, e fatta risalire tra ventottomila e ventiduemila anni fa, è un
corno con una serie di tacche. È stato interpretato come strumento
musicale, con duplice uso, quello di corno musicale, strumento ad aria
e di raschietto, passando con un oggetto in legno, osso o conchiglia
sulle tacche, avrebbe prodotto un rumore che usava il corno stesso
come cassa di risonanza.
Gli strumenti a raschietto o raschiatoi, sono comuni presso
popolazioni di Cacciatori-Raccoglitori recenti e diversi oggetti con
tacche, rinvenuti in strati paleolitici hanno avuto questa attribuzione,
benché ciò resti una ipotesi, non potendo dimostrare la funzione che tali
oggetti abbiano ricoperto.
Tav.23. Raschietto musicale in femore umano fossile proveniente dal Perù.
Tav.24. Altorilievo di Laussel, Francia. L’immagine rappresenta una donna matura, con un corno
in mano sul quale sono incise 13 tacche. Sull’anca destra della donna è inciso un segno a
“bâtonnet”. Sul lato sinistro, in basso si vede una parte di rilievo obliterata o danneggiata, dove
sembra vi sia stata una figura animale posta verticalmente.

Diversi di questi ipotetici raschietti sono venuti in luce in livelli


archeologici del Paleolitico tra cui uno, in Belgio, in avorio di mammut,
proveniente da uno strato musteriano del Paleolitico medio risalente a
circa quarantamila anni. Sono ritenuti raschietti musicali alcuni oggetti
in corno, osso e avorio, provenienti da livelli del Paleolitico superiore
nella grotta di Pekarna, non lungi da Brno, nella Repubblica Ceca, al
Mas d’Azil, a Bruniquel e altrove in Francia. Questi strumenti hanno
tacche incise che permettono di creare singolari rumori tramite strofinio
con altro oggetto, ed hanno una perforazione che si presume dovesse
servire a tenere un manico.
7 - Risonanze delle grotte, uso dell’eco.

Quale ruolo hanno avuto le grotte nella nascita della concezione di


una composizione di suoni definibile come musica? Recenti studi a cura
di Legor Reznikoff, Michel Dauvois e altri, sembrano determinare che
l’ubicazione delle opere d’arte figurativa nelle grotte paleolitiche ornate
corrisponde a luoghi dalle caratteristiche acustiche particolari. Si è
cercato di dimostrare un legame tra le immagini dipinte e le risonanze
musicali del loro posizionamento. Cosa avveniva in quelle località?
Quali voci, suoni, richiami, canti, incantazioni, echeggiavano in quei
luoghi? Quale era il loro contesto culturale? Riti d’iniziazione, pratiche
sciamaniche, dialogo con gli spiriti delle tenebre? Sono quesiti ai quali
per il momento non vi sono risposte.
In alcune grotte, tra cui la grotta del Toirano in Liguria, Italia, vi sono
tracce di colpi su stalagmiti che si è ipotizzato, fossero effetto di azione
dell’uomo al fine di ottenere le litofonie che ancora oggi sono prodotte in
tal modo. Nell’ambiente chiuso delle grotte questi suoni sono
particolarmente suggestivi perché creano rimbalzi e sovrapposizioni di
onde sonore, risposte che animano le suggestive formazioni rocciose.
La possibile relazione tra luoghi di particolare risonanza e l’arte
pittorica, nella grotta di Nerja, presso Malaga in Spagna ha condotto
Lya Dams ad ipotizzare l’uso di sequenze di stalagmiti come “Organi di
pietra” suggerendo un contesto mistico di musica e creatività pittorica in
seno alle grotte-santuario.
Impronte di piedi nel fango solidificato, attorno ad opere d’arte visiva,
hanno suggerito nella grotta “des Deux Frères” in Francia, l’ipotesi di
danze che avrebbero accompagnato la musica in cerimonie all’interno
delle grotte.
Le tracce di colpi dei quali la pietra è coperta, hanno una patina ed
uno stato di usura naturale che ne testimoniano l’antichità. L’area
circostante ha numerose selci del Paleolitico superiore arcaico (pre-
gravettiano) attribuite ad un periodo precedente a trentamila anni fa.
Dando anche lievi colpi alla pietra, con un mazzuolo in legno o con altra
pietra, il suono prodotto si sente ad una distanza di oltre un kilometro.
La pietra è ubicata a circa 100 m. da una sorgente d’acqua, ha davanti
uno spiazzo piano, nei pressi di un wadi, o corso d’acqua oggi secco
per gran parte dell’anno, in una gola dove ogni rumore ha una forte
risonanza d’eco. L’ipotesi che questo gong suggerisce è che abbia
servito da richiamo in un luogo d’incontro e che il suo posizionamento
sia stato scelto a causa dell’eco che vi si propaga.
Pietre-gong sono usate in tutto il mondo tribale ed anche presso
popoli Cacciatori-Raccoglitori, in Africa, in Australia, in Amazzonia e
nella Terra del Fuoco.
Tav.25. Particolare di socializzazione e di danza in un’incisione rupestre della grotta di Addaura,
Sicilia, Italia. Fase finale dei Cacciatori Arcaici. Alcuni dei personaggi sembrano indossare
maschere con becco d’uccello.
Tav.26. Scena di danza su incisioni rupestri di Kaukab Hill. Figure danzanti femminili dello stile
Kaukab: un monumento particolarmente estetizzante ed idealizzante del periodo pastorale.
8 - Musica e spiritualità
La musica ha sempre avuto una funzione spirituale e tutti i popoli
Cacciatori-Raccoglitori di epoca storica hanno una costante relazione
tra musica e ritualità. Gli sciamani della Siberia e del grande nord
europeo ed americano usano tamburi, fischietti ed altri strumenti per il
dialogo con il mondo dei defunti. Accompagnano con la musica
cerimonie di evocazione del “Grande Esodo”, le feste di Mezza Estate,
la preparazione per le partite di caccia alla renna o al caribù. Vari popoli
cacciatori, come gli Aborigeni australiani, o i Pigmei del bacino del
Congo nel centro Africa, hanno musiche e canti tradizionali per riti
d’iniziazione, riti funerari e riti di commemorazione degli spiriti
ancestrali. Li accompagnano con movimenti del corpo di varia portata,
dal lieve movimento della testa o delle braccia, alla danza. I San, detti
Boscimani, del Sud Africa, hanno evocazioni musicali e di danza per
stabilire relazioni con gli spiriti degli animali cacciati o che intendono
cacciare.
Presso ogni popolazione di Cacciatori-Raccoglitori musica e danza
accompagnano ogni evento importante come mezzo di comunione con
gli spiriti ancestrali e loro partecipazione negli eventi sociali.
Tav.27. Danza di personaggi mascherati con sonagli alle caviglie. Pittura rupestre del Tibesti,
Ciad.
9 - Conclusioni
I ritrovamenti archeologici ci hanno mostrato che l’arte della
musica era già ampiamente sviluppata e diffusa cinquantamila anni
fa e che da allora non ha mai abbandonato l’uomo. Le testimonianze
materiali, sovente aperte a interpretazioni diverse, concernono i
reperti che sono giunti fino a noi: le musiche non si sono conservate.
Ed anche gran parte degli strumenti stessi, se fatti di legno o altre
materie deperibili, si sono persi per sempre. Tuttavia, dalla modesta
documentazione disponibile possiamo affermare che già nel
Paleolitico medio l’uomo di Neanderthal, creava strumenti intesi a
produrre suoni, e che l’Homo sapiens del Paleolitico superiore, già
trentamila anni fa, produceva una notevole varietà di strumenti
musicali e si dedicava alla musica. La musica da sempre è stata
parte della cultura e della vita quotidiana dell’ Homo sapiens. Ma a
quando risalgono le origini della musica? La musica è parte della
natura. Definire tra i rumori e i suoni cosa sia musica e cosa non lo
sia, è una discrezione culturale che varia da periodo a periodo e da
cultura a cultura.
I suoni della natura, anche quelli che non recepiamo
coscientemente, fonte d’ispirazione per ogni altro suono, sono nati
con l’inizio dell’universo, con il “Big Bang” ben prima che sulla Terra
si sviluppasse la vita. Non sappiamo quale funzione possano aver
avuto le loro vibrazioni nello sviluppo della vita stessa. La sinfonia
del vento, delle onde marine, della pioggia, della burrasca, dei tuoni,
dei vulcani, ha accompagnato la vita fin dalle sue prime
manifestazioni monocellulari ed è nel DNA di ogni specie vivente. I
richiami del mondo animale hanno guidato l’uomo fin dal suo
emergere ed hanno ispirato i suoi richiami divenuti musica e danza.
Il silenzio genera silenzio ma esso non esiste sul nostro pianeta per
chi non è sordo.
Il suono genera eco nell’anima dell’uomo. La musica è memoria di
musica e genera musica. Da quando consideriamo che la musica sia
un’arte? Molti popoli cacciatori che hanno l’anima di artisti, creano
opere d’arte e praticano quotidianamente la musica, non hanno nel
loro vocabolario una parola che possa tradursi come “arte”. Per loro
la musica è parte della vita.
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1995 The concept of musical syntax, Musical Quarterly, n° 79. Pp. 281-308.
Riferimenti delle tavole illustrative:
Tav.1 Disegnato da foto da E. Anati, 2002
Tav.2 Da E. Anati, 1995, ridisegnato da M. Leakey, 1983
Tav.3 Da E. Anati, 1995, ridisegnato da D. Lewis, 1988
Tav.4 Da E. Anati, 1995, ridisegnato da M. Leakey, 1983
Tav.5 Da E. Anati, 1995, ridisegnato da C.P. Mountford, 1956
Tav.6 Da E. Anati, 1995, ridisegnato da H. Lothe, 1958
Tav.7 Da E. Anati, 1995, disegnato da E. Anati, 1994
Tav.8 Da E. Anati, 1995, ridisegnato da E. Anati, da M. Leakey,1983
Tav.9 Disegnato da C. Lopes, 2011
Tav.10 Disegnato da C. Lopes, 2011
Tav.11 Disegnato da C. Lopes, 2011
Tav.12 Disegnato da C. Lopes, 2011
Tav.13 Disegnato da E. Anati, 1989
Tav.14 Disegnato da E. Anati, 1989
Tav.15 Disegnato da C. Lopes, 2011
Tav.16 Disegnato da C. Lopes, 2011
Tav.17 Da E. Anati, 1989, da H. Breuil e H. Begouen, 1958
Tav.18 Disegnato da C. Lopes, 2011
Tav.19 Disegnato da E. Anati, 1989
Tav.20 Disegnato da E. Anati, 1989
Tav.21 Disegnato da E. Anati, 1989
Tav.22 Disegnato da E. Anati, 1989
Tav.23 Disegnato da C. Lopes, 2011
Tav.24 Disegnato da E. Anati, 1989
Tav.25 Disegnato da E. Anati, 1993
Tav.26 Da E. Anati, 1968, vol I, disegnato da E. Anati
Tav.27 Rilievo di H. Beck, 1969
Origini della Musica - Saggi I

Anati, E. 2011 Origini della musica, Capo di Ponte, (Atelier), 63 pp., 27 tavv.

Come e perchè ha avuto origine la musica? Quale funzione ricopre per l’individuo e per la
società? Quali sono le più antiche testimonianze dell’archeologia e dell’arte preistorica sulla
presenza di musica e di strumenti musicali? Sono alcuni dei quesiti affrontati in quest’opera
che propone una sintesi di un tema vastissimo. Il testo è accompagnato da figure dei più
antichi strumenti musicali finora noti e da immagini raffiguranti musica e danza.
Iniziazione e riti di passaggio - Saggi II

Anati, E. 2011 Iniziazione e riti di passaggio, Capo di Ponte, (Atelier), 91 pp., 27 tavv.

Quali sono le origini del battesimo, della circoncisione, della cresima o del barmizwa, del
matrimonio e della sepoltura? Le pratiche d’iniziazione e i riti di passaggio di alcuni clan
aborigeni della Terra di Arnhem, in Australia, rivelano gli archetipi di pratiche diffuse a livello
mondiale e comuni a molti popoli del pianeta. Il rito ha il duplice ruolo di educare e di
socializzare, ha mantenuto stabile la loro vita di clan per millenni fungendo da collante tra
individuo e gruppo.
Chi sei? Chi sono? Alla ricerca dell’identità - Saggi III

Anati E. 2012 Chi sei? Chi sono? Alla ricerca dell’identità, Capo di Ponte, (Atelier), 83 pp.,
27 tavv

I problemi derivanti dalla ricerca d’identità iniziano nel neonato e accompagnano l’essere
umano fino all’ultimo respiro. Definire l’identità della persona, della nazione o della “razza”,
ha preoccupato e preoccupa tutte le popolazioni che conosciamo, dai popoli cacciatori alle
più evolute culture urbane e letterate. Nel presente studio è proposta una dimensione
storica di un archetipo del sistema cognitivo. Da cosa deriva l’esigenza di definire la propria
identità?
Maschere - Saggi IV

Anati E. 2012 Maschere, Capo di Ponte, (Atelier), 83 pp., 33 tavv

Cosa nasconde e cosa rivela la maschera? La maschera può nascondere l’identità, ma può
anche rivelare un’identità sommersa, sia essa un oggetto-maschera o una maschera
concettuale. Risalendo alle origini si mette in luce un aspetto del processo cognitivo e si
pongono quesiti sul confronto delle tendenze umane, tra globalizzazione e individualismo.
Ripercorrendo la storia della maschera si tracciano fenomeni ricorrenti del rapporto
dell’uomo con la propria identità.
Mito tra utopia e verità - Saggi V

Anati, E. 2012 Mito fra utopia e verità, Capo di Ponte, (Atelier), 72 pp., 28 tavv.

Come nascono i miti? La produzione di miti si rivela essere una costante del processo
cognitivo di tutte le società umane. Sono esaminati i parametri di tale processo che elabora
radici di memoria, archetipi, in itinerari di idealizzazione, sublimazione e strutturazione. Miti
analoghi di culture diverse rivelano criteri psichici ricorrenti. Fin dalle origini l’uomo alimenta
il mito e il mito alimenta l’uomo. Il mito alimenta il mito.
Origini delle religioni - Saggi VI

Anati, E. 2013 Origini delle religioni, Capo di Ponte, (Atelier), 108 pp., 43 tavv.

Come e quando hanno avuto origine le religioni? Lo studio dell’arte preistorica sta portando
una rivoluzione sulle nostre conoscenze delle origini del pensiero religioso. I siti rupestri
hanno ricoperto per millenni la funzione di luoghi di culto e d’identità tribale, fungendo da
archivi di miti, credenze, riti. L’arte visuale, tuttavia, non è la più antica testimonianza della
presenza di religione. Cerchiamo di risalire ancora più indietro nel tempo.
Nascere e crescere da nomadi. La relazione madre-figli nelle società primarie - Saggi
VII

Anati, E. 2013 Nascere e crescere da nomadi. La relazione madre-figli nelle società


primarie, Capo di Ponte, (Atelier), 84 pp., 28 tavv.

Costanti e variabili tra società primarie e società occidentali nella relazione madre-figli. La
relazione madre-figli è l’elemento portante di tutte le specie di mammiferi e acquisisce
regole particolari presso i primati. Nelle società umane si presentano delle diversità dovute
ai ruoli extra-materni assunti dalla madre e al suo status sociale nelle varie compagini
culturali. Questo testo rimette in discussione luoghi comuni.
Origini della scrittura
Saggi VIII

Anati, E. 2013 Origini della scrittura, Capo di Ponte, (Atelier), 124 pp., 65 tavv.

Il presente testo esamina il processo cognitivo che ha condotto all’invenzione della scrittura
ed evidenzia costanti di memorizzazione e di sintesi associativa presenti nella mente
dell’Homo sapiens da millenni. Alcuni esempi di decodificazione dell’arte preistorica
presentano una nuova visione riguardo all’inizio della scrittura, mostrano la presenza di
fenomeni di comunicazione grafica che trasmette concetti complessi, sensazioni e
sentimenti.
Ordine e Caos nelle societá primarie. Uno studio sugli aborigeni australiani - Saggi IX

Anati, E. 2014 Ordine e caos nelle società primarie. Uno studio sugli aborigeni australiani,
Capo di Ponte, (Atelier), 84 pp., 28 tavv.

Ordine e caos si confrontano come principio del concetto binario che caratterizza la ricerca
di una logica elementare nel funzionamento di ciò che l’uomo riesce a ipotizzare circa il
comportamento del mondo che lo circonda.
I segni originari dell’arte. Riflessioni semiotiche a partire dall’opera di Anati -
Colloqui I

Anati, E. (ed.) 2012 I segni originari dell’arte, riflessioni semiotiche a partire dall’opera di
Anati, Seminari di semiotica e morfologia, Urbino 5-6 settembre 2010, Capo di Ponte,
(Atelier), 160 pp., 58 figg.

Atti del Colloquio organizzato all’Università di Urbino, nel 2010, dall’omonimo titolo, con
saggi di nove autori che affrontano il tema visto da varie discipline: Antropologia,
Archeologia, Storia dell’Arte, Semiotica, Psicologia, Psicoanalisi, Sociologia.
Espressioni intellettuali e spirituali dei popoli senza scrittura - The intellectual and
spiritual expressions of non-literate peoples - Colloqui II

Anati, E. (ed.) 2012 Espressioni intellettuali e spirituali dei popoli senza scrittura. The
intellectual and spiritual expressions of non literate peoples, Capo di Ponte, (Atelier), 260
pp., 96 figg.

Atti del Colloquio organizzato in Valcamonica dall’Unione Internazionale delle Scienze


Preistoriche nel 2012, dall’omonimo titolo. Comprende saggi di 30 autori provenienti da 11
Paesi sulle facoltà intellettuali delle società primarie.
What caused the creation of art? A round table at the 25th Valcamonica Symposium -
Colloqui III

Anati, E. (ed.) What caused the creation of art? A round table at the 25th Valcamonica
Symposium, Capo di Ponte, (Atelier), 44 pp., no figg.

“What caused the creation of art?” People from different disciplines and different cultural
backgrounds present contrasting views. And yet, the same question has bothered thinkers
for generation.
Sogno e memoria – Per una psicoanalisi della Preistoria – Colloqui IV

Anati, E. 2014 Sogno e memoria. Per una psicoanalisi della Preistoria, Capo di Ponte,
(Atelier), 180 pp., no tavv.

L’analisi del comportamento umano e delle sue esternazioni grafiche nell’arte apportano
nuove prospettive alle scienze sociologiche. Gli incontri multidisciplinari hanno promosso
un’eccezionale cooperazione dando luogo a nuove prospettive per le varie discipline,
invitando gli addetti a non temere di esplorare sentieri poco battuti nella foresta delle
scienze umane. I testi qui raccolti sono una selezione introduttiva a tali orientamenti per
favorire sviluppi in questa nuova disciplina “multidisciplinare”: l’antropologia concettuale.
Mito d’origine - Fiction I

Emmanuel 2012 Mito d’origine, Capo di Ponte, (Atelier), 55 pp., 44 figg.

Le prime opere di Atelier Fiction Mito d’origine ed Epoca dei sogni, raccontano favole che a
prima vista sembrano venire da un altro mondo. Tra realtà e sogno, tra realismo e mito, tra
simboli e metafore, ci accompagnano nello spazio delle memorie sommerse. Palline e
stecchini vagano, s’incontrano e si moltiplicano nello spazio nero, accompagnano da
sempre le ombre e le luci del pensiero. Sono opere create dall’autore in giovane età ora
pubblicate per la prima volta, a distanza di alcuni decenni da quando furono concepite.
Epoca dei sogni - Fiction II

Emmanuel 2012 Epoca dei sogni, Capo di Ponte, (Atelier), 63 pp., 51 figg.

Al primo volume “Mito d’origine” segue questo secondo nel quale proseguono le mitostorie
dei “papacuchini” personaggi fatti di stecchini da denti e mollica di pane, esseri che vivono
nello spazio dell’immaginazione e delle metafore. Questi esseri senza articolazioni
compongono una corte attorno a un re e una regina che comandano l’immensità dell’infinito
nero.
La Seduta - Fiction III

Emmanuel 2013 La seduta. Dramma umano e cagnesco, Capo di Ponte, (Atelier), 76 pp.,
21 tavv.

Quest’opera giovanile dell’autore riflette una mordente critica sociale che dopo mezzo
secolo non sembra aver perso la sua carica. Fu scritta negli anni ’60 del secolo passato, nel
clima di rivolta giovanile del dopoguerra. Fu pubblicata per la prima volta nel 1979 in
“L’Umana Avventura”(vol. 7), periodico bimensile edito dalla Jaca Book, Milano. Nel corso
del tempo il testo originale ha subito qualche modifica. Esce adesso in nuova veste,
illustrata dalle fantasie visuali di Bruna Poetini.
Is Har Karkom the Biblical Mount Sinai? - Monographs I

Anati, E. 2013 Is Har Karkom the Biblical Mount Sinai? (II ed.), Capo di Ponte, (Atelier), 96
pp., 53 figg.

Antichi santuari e accampamenti raccontano la storia finora sconosciuta di una montagna


nel cuore del deserto dell’Esodo. È Har Karkom il biblico Monte Sinai? Questo volume pone
altre questioni: fino a che punto possiamo considerare le narrazioni bibliche come fonte di
documentazione storica? Qual è la vera storia dietro la narrazione biblica dell’Esodo e della
rivelazione del Monte Sinai?
Table of Contents
(Senza titolo)
ORIGINI DELLA MUSICA
1 - Come definire l’inizio della musica?
2 - Musica umana e “musica” della natura
3 - Funzione psichica e sociale della musica
1 - Funzione della musica nelle società di Cacciatori-Raccoglitori
(Senza titolo)
2 - Le più antiche testimonianze
3 - Gli strumenti musicali: tipologia
4 - Strumenti a fiato
5 - Strumenti a corda e a vento
6 - Strumenti a percussione e a sonagli, raschietti
7 - Risonanze delle grotte, uso dell’eco.
(Senza titolo)
8 - Musica e spiritualità
9 - Conclusioni

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