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Corso di Diploma in OSTEOPATIA

TITOLO DELLA TESI (BIENNIO):

Psicosomatica e Osteopatia: una visione ampliata dalla


colonna vertebrale al diaframma con caso clinico

Direttore:
Dott. Luca Bonadonna

Candidato:
Roberto Facincani

Anno accademico 2020/2021


INDICE

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INTRODUZIONE
1. ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLA COLONNA VERTEBRALE
1.1. LE VERTEBRE
1.2 VERTEBRE CERVICALI
1.3 VERTEBRE DORSALI
1.4 VERTEBRE LOMBARI
1.5 VERTEBRE SACRALI
1.6 VERTEBRE COCCIGEE
2. PSICOSOMATICA DELLA COLONNA VERTEBRALE
2.1 SIMBOLISMO DELLA COLONNA VERTEBRALE
3.COLONNA VERTEBRALE: LA SCALA D’ORO
3.1 VERTEBRE: RUOLO INFORMATIVO PSICOSOMATICO
4. DIAFRAMMA: IL MUSCOLO CHE COLLEGA MENTE E CORPO
4.1 ANATOMIA DEL DIAFRAMMA
4.2 COLLEGAMENTI CON IL CORPO
4.3 RESPIRAZIONE DIAFRAMMATICA
4.4 ALTRE FUNZIONI DEL DIAFRAMMA
4.5 SINTOMI E CAUSE
5.CASO CLINICO
5.1 DATI PERSONALI
5.2 VALUTAZIONE CLINICA
5.3 ANAMNESI
5.4 ESAME OBIETTIVO
5.5 VALUTAZIONE OSTEOPATICA
5.6 TRATTAMENTO OSTEOPATICO
5.7 CONCLUSIONI
6. BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI

INTRODUZIONE

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Il nostro corpo e la nostra mente vivono in profonda relazione, non sono infatti
due parti distinte e separate ma bensì sono in costante e reciproco
collegamento: è oggi consolidato il comune pensiero che sentimenti ed
emozioni, disagi e paure, possono avere ripercussioni sul benessere fisico.
Proprio di questi aspetti si occupa la Psicosomatica, che ricerca le connessioni
tra i disturbi fisici e la mente. Esistono fattori di stress che possono condizionare
il benessere, situazioni stressanti che non si riescono ad affrontare e che
maturano dall’interno poiché rimangono inespressi e interiorizzati. Oggi anche
in ambito medico viene ormai condivisa l’idea che il benessere del fisico sia
legato o per meglio dire influenzato da tutte quelle che sono le emozioni, i
sentimenti e il vissuto. Il concetto di malattia scatenato da una sola causa si può
quindi definire vecchio e c’è bisogno di una visione più ampia e multifattoriale in
cui si deve dare sempre più importanza all’aspetto psicologico e al malessere
legato alla patologia su cui si va ad indagare. Si parla ad esempio sempre più
spesso di ansia, disagi emotivi, stress, condizioni che portano al manifestarsi di
problematiche precise a livello fisico, dall’acidità di stomaco al reflusso, dal mal
di testa alle dermatiti. Si parla in questo caso di disturbo psicosomatico per
indicare un malessere cronico che si può affrontare solo si si prende in
considerazione anche l’aspetto mente del corpo.

Nel campo del corpo, il primo compito dell’osteopata consiste nel ricercare la
causa originaria che ha scatenato le problematiche che affliggono il paziente. Il
che non vuol dire semplicemente diagnosticare una sciatalgia dovuta alla
compressione delle radici nervose da parte di un disco intervertebrale protruso,
ma capire per quali motivi il paziente ha sovraccaricato proprio quel disco.
Per riuscirci deve affidarsi a uno dei principi fondamentali dell’Osteopatia, che
recita:
“Il corpo è un’unità; la persona è un’unità di corpo, mente e spirito”.

Ciò ci ricorda che la causa primaria delle disfunzioni del paziente potrebbe
risiedere in organi e tessuti anche lontani dalla regione in cui il paziente avverte
i sintomi. Un dolore alla spalla potrebbe essere dovuto a una disfunzione dello

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stomaco, un capogiro o una emicrania a un difetto di mobilità cervicale, una
lombalgia a una colite, e così via, quindi una disfunzione somatica potrebbe
essere dovuta a una condizione disfunzionale psico-emozionale e viceversa.
Una condizione emotiva stressante o un trauma psichico può sfogare la sua
energia sul corpo e l’Osteopata ha il dovere di indagare anche su questa
possibilità. Per cui, vista la difficoltà oggigiorno di vivere in contesti sociali e
ritmi che hanno poco di umano, è molto frequente trattare pazienti che una forte
componente psicosomatica.

Per fare qualche ulteriore esempio dell’approccio psicosomatico, una


cervicalgia può essere ricondotta all’impossibilità dell’individuo di dire ciò che
sente; un dolore allo stomaco a non riuscire a digerire determinate situazioni;
una infiammazione della cuffia dei rotatori per il dover sobbarcarsi del peso
delle responsabilità eccessive; il dolore alla colonna vertebrale per le
preoccupazioni economiche o per il carico lavorativo esagerato; le continue
distorsioni alle caviglie possono avere la premessa in un equilibrio psichico
alterato; i capogiri a un conflitto tra la componente razionale e
istintiva/passionale della persona; ecc.

La conseguenza è che il sentimento, il pensiero tenuto troppo a lungo finirà con


il pesare tanto, a volte anche troppo. Per fare un esempio, farà aumentare il
tono muscolare che diventerà contrattura dei muscoli che agiscono sulla
colonna vertebrale, senso di rigidità, dolore. Nel tempo, si sovraccaricheranno i
dischi intervertebrali, e il rachide diventerà meno mobile. Finché, se la persona
non avrà ascoltato tutti i campanelli di allarme che il corpo gli ha mandato, si
arriverà alla vera e propria lesione: per rimanere attinenti all’esempio, l’ernia del
disco. A questo punto la persona cadrà in un circolo vizioso perché il dolore del
corpo si riverbererà sulla mente, aumentandone il malessere.

In questi casi è ovvio che la competenza per eliminare la causa di disagio


legato alla mente sia delle figure professionali specializzate, ma come la mente
può influenzare negativamente il corpo, così il corpo può aiutarla a ritrovare
equilibrio e pace; in questo contesto l’osteopatia integrata all’approccio
psicosomatico può stabilizzare il risultato ottenuto. Quindi, l’osteopata mirerà a

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stimolare il paziente per sciogliere le tensioni muscolari e fasciali che lo
attanagliano, riattivare una fisiologica respirazione diaframmatica, eliminare il
pungolo irritativo della sintomatologia somatica dolorosa. Il raggiungimento di
questi obiettivi rappresenterà un significativo messaggio di pace e tranquillità
per la mente.

Per concludere, l’osteopatia integrata con la psicosomatica, porta alla visione


che il ripristino del movimento deve essere globale per donare benessere. Si
devono poter muovere le gambe come le idee; i muscoli come le emozioni;
deve circolare il sangue trasportando gli ormoni-messaggeri e devono fluire le
informazioni nervose come i pensieri.

1. ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLA COLONNA VERTEBRALE

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La colonna vertebrale è un'asta ossea
flessibile, formata dalla sovrapposizione
di 33/34 elementi ossei, simili tra loro,
chiamati vertebre.
La colonna vertebrale è impari e
mediana ed è posta dorsalmente, le
vertebre sono disposte l'una sull'altra
lungo l'asse verticale del corpo e si
articolano tra loro in modo da permettere
movimenti di flessione sul piano
sagittale e sul piano frontale, ottenendo
un'elevata flessibilità̀ complessiva. Tale
flessibilità̀ è resa possibile anche dalla
presenza di dischi intervertebrali interposti tra una vertebra e la successiva;
grazie alla loro comprimibilità̀ consentono il movimento reciproco di una
vertebra sulla successiva. I dischi intervertebrali sono strutture cartilaginee che
completano e proteggono le facce articolari delle vertebre.
La colonna vertebrale è l'asse portante del corpo umano: superiormente
sostiene la testa, con la quale si articola; nella parte mediana fornisce
inserzione alla gabbia toracica sulla quale, a sua volta, si inseriscono gli arti
superiori; nell'estremità̀ inferiore si inserisce il cinto pelvico con le ossa del
bacino su cui si inseriscono gli arti inferiori.
La colonna vertebrale non è perfettamente rettilinea, ma presenta una serie di
curvature necessarie per stabilizzare la postura e la deambulazione: a livello
cervicale e lombare troviamo una curvatura convessa anteriormente detta
lordosi; a livello dorsale e sacrococcigeo troviamo una curvatura convessa
posteriormente, detta cifosi. La colonna vertebrale è percorsa interiormente dal
canale vertebrale formato dalla sovrapposizione delle vertebre e all'interno
troviamo il midollo spinale.
Ai lati del canale vertebrale troviamo i fori intervertebrali, uno per lato a livello di
ogni vertebra, necessari per consentire l'uscita dei nervi spinali.

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1.1. LE VERTEBRE

Le vertebre sono le ossa che compongono la colonna vertebrale e, in base alla


loro conformazione, vengono suddivise in 5 gruppi:
• 7 vertebre cervicali;
• 12 vertebre dorsali;
• 5 vertebre lombari;
• 5 vertebre sacrali;
• 4/5 vertebre coccigee.
Tutte le vertebre si somigliano tra loro per alcune caratteristiche morfologiche
ma variano leggermente a seconda della loro
posizione.

La parte più̀ importante di una vertebra è


costituita da una struttura cilindrica posta
anteriormente, chiamata corpo che presenta
sulle basi due facce articolari, necessarie per
l'articolazione con le vertebre contigue. Al
corpo della vertebra si salda l'arco vertebrale
mediante due peduncoli posti sulla faccia
posteriore. L'arco vertebrale continua
posteriormente con un processo, diretto verso il basso, chiamato apofisi
spinosa. Ai lati dell'arco vertebrale si dipartono due espansioni ossee, una per
lato, chiamate apofisi trasverse dirette orizzontalmente e lateralmente.
Nel punto in cui le apofisi trasverse si saldano all'arco vertebrale, si dipartono le
apofisi articolari, due per lato, una rivolta verso l'alto e una rivolta verso il basso,
per un totale di quattro apofisi per ogni vertebra.
Le apofisi articolari sono provviste di faccette articolari per l'articolazione con le
analoghe apofisi presenti sulle vertebre contigue.
Al centro della vertebra è presente un grosso foro chiamato foro vertebrale, di
forma circolare, delimitato anteriormente dal corpo della vertebra e lateralmente
e posteriormente dall'arco vertebrale: la sovrapposizione dei fori vertebrali

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forma il canale vertebrale. Il corpo della vertebra, che è un osso breve, è
formato al centro da un osso spugnoso, mentre la sua parte esterna e tutte le
apofisi e i processi precedentemente descritti sono formati da tessuto osseo
compatto.

Se osserviamo le vertebre nella loro successione lungo la colonna notiamo una


variazione progressiva della loro struttura:
• il volume delle vertebre cresce progressivamente, soprattutto il corpo
vertebrale, scendendo dalla prima cervicale fino all'ultima lombare, in relazione
alle maggiori sollecitazioni dovute al peso del corpo; da questo punto in poi il
fenomeno s'inverte, ovvero il volume torna a diminuire fino all'ultima coccigea la
quale è ridotta a dimensioni piccolissime;
• il foro vertebrale, inizialmente molto ampio, riduce il suo diametro
progressivamente fino a giungere all'ultima vertebra sacrale, dove ha fine; nelle
vertebre coccigee è assente;
• le apofisi spinose sono orientate orizzontalmente nelle vertebre cervicali e
sono bifide; scendendo, nelle vertebre dorsali, sono sempre più orientate
verso il basso; nelle vertebre lombari tornano progressivamente ad orientarsi
orizzontalmente.

1.2 VERTEBRE CERVICALI

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Costituiscono lo scheletro del collo. Questo gruppo di vertebre è formato da 7
elementi tutti simili tra loro, con l'eccezione delle prime due vertebre, Atlante ed
Epistrofeo. Queste due vertebre sono molto diverse da tutte le altre.
L'Atlante è la prima vertebra cervicale, così chiamata perché́ sostiene il peso
del capo (come nella mitologia greca Atlante sosteneva la terra sulle spalle);
superiormente si articola con il cranio tramite l'osso occipitale, inferiormente si
articola con l'epistrofeo. L'atlante è privo di corpo e possiede un foro vertebrale
molto grande. Ai lati del foro vertebrale, sulla superficie superiore della vertebra,
sono presenti due faccette articolari per l'articolazione con le ossa occipitali.
Inferiormente, sul piano sagittale
mediano e in posizione anteriore, è
presente una faccetta articolare
per il dente dell’epistrofeo.

L'Epistrofeo è la seconda vertebra


cervicale, caratterizzata dalla presenza di una
sporgenza, simile ad un perno, che dal corpo sale
verso l'alto, in posizione anteriore, chiamato dente
dell'epistrofeo o processo odontoideo. Questo
processo penetra nel foro dell'Atlante e si articola con
la sua apposita faccetta articolare. Il gioco articolare
compiuto da queste vertebre consente tutti i movimenti
del capo: 'articolazione tra l'occipite e l'atlante consente la flessione del capo
(movimento del sì̀); l'articolazione atlante epistrofeo rende possibile la rotazione
del capo (movimento del no).

Le caratteristiche principale delle altre vertebre cervicali sono: la presenza di un


corpo molto piccolo e un foro molto grande, l'apofisi spinosa biforcuta e le
apofisi trasverse molto ridotte rispetto alle dorsali, percorse da un piccolo foro
verticale per il passaggio dell'arteria vertebrale.

1.3 VERTEBRE DORSALI

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Sono 12 elementi ossei e hanno la caratteristica di presentare lateralmente,
lungo le due circonferenze superiori e inferiori del corpo, due semi-faccette
articolari chiamate rispettivamente semi-faccette articolari superiori e semi-
faccette articolari inferiori; insieme formano una faccetta articolare completa,
utilizzata per l'articolazione con la testa di una costa. Infatti, la caratteristica
principale delle vertebre dorsali è di fornire il supporto articolare per le coste,
presenti unicamente nel tratto dorsale della colonna. Le apofisi trasverse delle
vertebre dorsali presentano anteriormente delle faccette articolari su cui si
appoggia il tubercolo costale.

1.4 VERTEBRE LOMBARI

Sono 5 vertebre e la loro principale caratteristica è di possedere un processo


trasverso molto più̀ sviluppato rispetto alle altre vertebre che prende il nome di
processo costiforme. Il corpo di queste vertebre è molto grosso e anche l'apofisi
spinosa è molto voluminosa e sporgente sul piano orizzontale.

1.5 VERTEBRE SACRALI

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Sono 5 vertebre fuse tra loro che costituiscono un unico osso chiamato osso
sacro. Questo è un osso piatto, d'aspetto triangolare e percorso in tutta la sua
lunghezza dal canale sacrale che costituisce il prolungamento, all'interno
dell'osso sacro, del canale vertebrale.
L'osso sacro presenta due facce, una anteriore di forma concava e una
posteriore di forma convessa con una cresta disposta lungo il piano sagittale
mediano, chiamata cresta sacrale mediana. Da questa cresta sporgono alcuni
tubercoli che costituiscono, anche se ormai visibilmente regrediti, la
continuazione della spina dorsale, esse, infatti, rappresentano le apofisi spinose
delle vertebre sacrali.
La fusione delle vertebre dà luogo alla formazione di quattro fori per parte,
allineati ai lati del corpo delle vertebre e posti in comunicazione col canale del
sacro. La fusione dei processi trasversi porta alla formazione di due superfici
laminari, presenti una per lato, chiamate ali del sacro.
Le estremità superiori delle ali del sacro presentano due ampie superfici piane,
una a destra e una a sinistra, che servono per articolazione con le ossa del
bacino, queste facce articolari sono chiamate superfici auricolari.
La parte centrale è chiamata corpo dell'osso sacro ed è costituita dalla fusione
dei corpi delle vertebre sacrali.

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1.6 VERTEBRE COCCIGEE

Queste vertebre sono presenti in numero di 3/4, fuse insieme a costruire l'osso
coccige. Il coccige è un residuo evolutivo che costituisce un rudimento di coda.

2. PSICOSOMATICA DELLA COLONNA VERTEBRALE

Lo scheletro e le ossa rappresentano la nostra struttura, la nostra costruzione


architettonica interiore. Ogni volta che avvertiamo dolori alle ossa significa che
soffriamo nelle nostre strutture interiori, nelle convinzioni della nostra vita. La
maggior parte di queste strutture sono inconsce, rappresentano i nostri archetipi
più̀ profondi, ciò̀ su cui ci appoggiamo inconsapevolmente e costantemente
nella vita quotidiana, nella nostra relazione con la vita.
Le ossa sono quanto di più̀ profondo esiste nel nostro corpo, ciò̀ intorno al
quale tutto è costruito. Rappresentano, inoltre, ciò̀ che vi è di più̀ duro, rigido e
solido in noi. Esse ospitano il midollo osseo, dove si produce la più̀ segreta
alchimia umana. Simboleggiano quindi ciò̀ che vi è di più̀ profondo in noi, nella
nostra psicologia inconscia, ne costituiscono la struttura architettonica. Sono ciò̀
su cui è costruito e poggia il nostro rapporto con la vita.

Quando siamo fortemente turbati, impressionati, scossi nelle nostre convinzioni


profonde, basilari, nei confronti della vita, di ciò̀ che crediamo essa debba o non
debba essere, la nostra struttura ossea lo manifesterà̀ attraverso un disagio o
una sofferenza. È per questa ragione, ad esempio, che, dopo la menopausa, il
fenomeno dell’osteoporosi si manifesta in alcune donne e non in tutte. Si
sviluppa in particolar modo se la donna vive la menopausa come una perdita di
identità̀ femminile. Infatti, l’archetipo è ancora quello di una donna che procrea:
tale è stato il suo ruolo sociale per molto tempo.

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2.1 SIMBOLISMO DELLA COLONNA VERTEBRALE

La colonna vertebrale è l’asse del corpo umano. Con le 134 articolazioni


vertebrali e le 31 paia di nervi influenza i quattro arti e mette in collegamento i
muscoli le cellule e tutti gli organi fisiologici del corpo umano.
Se consideriamo la storia dell’evoluzione dell’uomo, dall’andatura quadrupede
fino all’assunzione della posizione eretta, possiamo affermare che la colonna
vertebrale è la base nonché il simbolo dell’evoluzione della specie umana.
La colonna vertebrale è composta da 33/34 vertebre, ciascuna con un ruolo ben
preciso. Si suddivide in 4/5 vertebre coccigee, 5 vertebre sacrali, 5 lombari, 12
dorsali, 7 cervicali.
Il numero 5 è portatore di simbolismo dell’uomo, dell’orizzontalità, della materia,
della base delle cose: 5 sensi, 5 dita, eccetera. Le vertebre sacrali e lombari
costituiscono le due basi della nostra colonna, una fissa, la “sorgente”, l’altra
mobile, la “base”. Il numero 7 esprime il simbolismo della spiritualità, del divino,
di ciò che è elaborato: 7 chakra, 7 pianeti, 7 colori dell’arcobaleno, 7 note
musicali, 7 bracci del candelabro ebraico, eccetera. Le cervicali formano il collo.
Esse sostengono ciò che vi è di più elaborato in noi, ossia la testa con il
cervello.
Le vertebre dorsali che sostengono il busto sono 12, ossia la somma dei due
precedenti (5+7); 12 come i segni dello zodiaco, i mesi dell’anno, gli apostoli,
eccetera.
La spina dorsale da un punto di vista simbolico si correla con l’accumulazione
delle esperienze di vita, ovvero ogni vertebra sarebbe un gradino di esperienza
e, in certa misura, di consapevolezza: la colonna è composta da 33 vertebre e
in ebraico il numero 33 sarebbe lamed (= 30) + gimel (= 3), entrambe con una
forte nozione di movimento (l’ideogramma di lamed corrisponde a un pungolo,
l’altro a un cammello). Le parole che contengono questa combinazione di
lettere (con lamed, gimel) hanno spesso un significato legato al concetto di
“liberazione”. Ad esempio: dopo i 33 anni Cristo è libero e con sé libera l’Uomo.
Alla fine della scala e delle esperienze di vita rappresentate dalla colonna,
ovvero compiuti i 33 scalini attraverso un movimento attivo, si prospetta una

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liberazione. Analogamente, il Cristo che muore a 33 anni è come se avesse
fatto tutte le esperienze possibili del mondo. La colonna, contenendo il midollo,
è come se racchiudesse “tutte le esperienze possibili”. Inoltre, essendo la spina
dorsale un segmento verticale fatto di metameri, è come se ognuno di essi
fosse una tappa, quindi, esprime anche una certa gradualità̀ delle esperienze,
dalle più̀ “basiche” alle più complesse.
La colonna è la riproduzione dell’albero che si radica nella terra e si alza verso il
cielo, che collega il basso e l’alto, il corpo e lo spirito, l’uomo e Dio.

Una funzione della colonna vertebrale è quella di sostenere e collegare.


Analogicamente la parte superiore, sostenendo il capo, da indicazioni sulla
capacità di dire sì o no alle esperienze, di sostenere il peso dei propri pensieri e
di essere in grado di guardarsi intorno all’interno dell’esperienza che si sta
attraversando, per accettarla o cambiare strada. Questa parte della colonna è
anche collegata alla capacità di comunicare: essa, infatti è prossima alla zona
della gola e agli organi di fonazione. Le vertebre cervicali, inoltre, risentono del
rapporto con le responsabilità̀ : il peso sulle spalle, infatti, va a caricare questa
parte.

La zona dorsale del rachide indica invece il rapporto con la protezione di quanto
è intimo: insieme alla gabbia toracica essa protegge gli organi interni.
Attraverso il collegamento con gli arti superiori da indicazioni sulla capacità di
accogliere o respingere e sulla capacità di agire.
La zona lombare si collega con la parte istintuale e sessuale.
Il sacro e il coccige, essendo le basi della colonna, rappresentano il trono su cui
si siede l’individuo ed ha a che vedere con la stabilità e, tramite il collegamento
con gli arti inferiori, alla capacità di muoversi nella vita.
I muscoli e le ossa sono sotto il controllo del sistema nervoso centrale e
periferico, sono cioè sotto il dominio della volontà e danno la possibilità di agire
nell’ambiente. Le patologie, che limitano la mobilità dell’apparato locomotore dal
punto di vita biologico, indicano anche una limitazione della mobilità psichica,
cioè la presenza di un disagio inconscio che inibisce la vita di relazione,

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costringendo la persona all’immobilità. I muscoli indicano forza, potenza,
possibilità di conquista del mondo esterno.
Le ossa danno stabilità e struttura, rendendo possibile la posizione eretta. Dal
modo di dire “farsi le ossa” si intuisce che l’ossificazione è importante per la
sopravvivenza all’inizio della vita e negli anni della crescita per dare sostegno
alla persona.
L’apparato locomotore determina la postura e il portamento della persona,
indicatori importanti delle caratteristiche di personalità; per esempio, l’ipercifosi
costringe a guardare verso il basso costringendo ad un atteggiamento di umiltà.
La stazione eretta e il guardare verso l’alto sono una tappa fondamentale
dell’evoluzione e ciò che altera la postura indica, quindi, una regressione non
solo fisica ma anche psichica. Il corpo parla attraverso la postura e
l’atteggiamento. Quando i conflitti irrisolti e i blocchi di energia si accumulano,
uno degli organi più esposti è la colonna vertebrale.
Le articolazioni permettono di muoversi; i dolori articolari limitano i movimenti
fino al totale irrigidimento, che rispecchia l’irrigidirsi a livello comportamentale,
intellettuale e affettivo.

Tutti i pesi assunti, fardelli, responsabilità̀ , portano la colonna vertebrale al


centro di conflitti che possono rimanere inconsci e manifestarsi somaticamente
con il dolore provocato dalla tensione della muscolatura paravertebrale lombare
o dallo schiacciamento dei dischi intervertebrali.
Il peso può̀ essere eccessivo, l’anello fibroso cede provocando un’ernia che ci
rivela una pressione eccessiva sul rachide; si diviene incapaci di muoversi e
lottare, si vorrebbe gridare di dolore.
La lombalgia insorta acutamente, detta colpo della strega, si manifesta quando
qualcuno porta pesi non suoi e riceve un colpo improvviso da dietro che gli fa
perdere la mobilità (libertà) e l’immobilità lo sottrae dall’ingrato compito.

La colonna vertebrale è la sede primaria delle nostre memorie poiché ogni


blocco, ogni crisi, ogni emotività si è prima mostrata come tensione, che poi,

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magari, si è riversata su qualche organo correlato, per poi cronicizzarsi e
spesso diventare patologia.

Quindi, la spina dorsale è da considerarsi un asse di comunicazione sempre in


allerta, che si preoccupa di manifestare alla nostra mente quando qualcosa non
è in linea con ciò̀ che proviamo nel nostro più̀ intimo io.

3.COLONNA VERTEBRALE: LA SCALA D’ORO

Sin dai tempi più̀ antichi la colonna vertebrale viene associata al simbolismo
dell’albero in cui scorre la linfa vitale. Il corpo umano viene descritto come un
albero rovesciato, con le radici in cielo e i rami in terra. Il tronco corrisponde alla
parte mediana, dove troviamo la colonna vertebrale, il punto che unisce il cielo
e la terra.
Il flusso energetico che scorre all’interno della colonna vertebrale è
paragonabile alla capacità di ognuno di vivere i differenti piani esistenziali con
coscienza e saperli integrare fra loro. Attraverso le esperienze del corpo fisico si
libera energia vitale, il cui flusso è paragonabile a un fiume dorato e luminoso
che sgorga dalle viscere della terra. Questo fiume rappresenta il midollo
spinale, fonte di pienezza, vitalità̀ e godimento.
Fino ai primi 3 mesi di vita questo fiume di energia scende dalla fontanella fino
al coccige, per poi invertire la sua rotta risalendo fino alla seconda vertebra
lombare, dove pone il suo limite definitivo. Il midollo spinale deposita una
memoria ancestrale alla base della colonna vertebrale, un “segreto” dal quale
avrebbe origine il nome “sacro” di quel tratto vertebrale. In questa zona nasce la
nostra vita cosciente attraverso lo sviluppo della sessualità̀ , poiché́ ogni tappa
dell’esistenza umana e la crescita della coscienza universale è rappresentata in
questo asse.
La zona della cauda equina rappresenta l’inizio della vita adolescenziale, il
luogo dove si costituisce il primo “io” separato dal sé parentale.
Le ultime 4 vertebre coccigee contengono una “memoria segreta” che
rappresenta il personale cammino terrestre e universale. Il numero 4 è sempre

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simbolo dell’arresto di un’inversione dall’esterno all’interno, che è la matrice e la
scoperta nell’uomo del proprio essere divino. Il coccige costituisce, quindi, la
prima porta che conduce all’esistenza fisica e ci dona la capacità di
sopravvivenza.
Il numero 3, che rappresenta la scoperta divina, si unisce al 4 nel percorso delle
12 dorsali e il quadrilatero rappresentato dal tronco sarà̀ il luogo di attesa dove
l’uomo sperimenterà̀ e forgerà la capacità creativa liberata nella regione
sacrale. Questo seme di fuoco, maturato nelle viscere della terra e fatto
crescere nella fornace del quadrilatero dorsale, diverrà il frutto da cogliere lungo
l’ultima tappa, rappresentata dalle vertebre cervicali, associate alla divinità̀ .
La colonna vertebrale si prefigura, quindi, come albero della vita perché il suo
obiettivo è di portare l’uomo verso la sua vera natura universale e divina,
tramite delle tappe ognuna delle quali porta a una crescita personale.

3.1 VERTEBRE: RUOLO INFORMATIVO PSICOSOMATICO

In quanto asse portante, con la sua caratteristica di flessibilità, la colonna


simboleggia la “resistenza come adattamento” piuttosto che la “resistenza come
rigidità”. Risulta quindi interessante studiare le connessioni della colonna
vertebrale non solo dal punto di vista anatomico funzionale.

La colonna vertebrale rappresenta la necessità di porsi in modo dinamico di


fronte alle avversità e alle difficoltà, rispondendo con un continuo
aggiustamento alle sollecitazioni esterne (movimenti di inclinazione, flessione e
rotazione…). Può essere definita, con le sue vertebre, la “portatrice” del
linguaggio corporeo per far prendere forma alla capacità di ripristinare il
benessere. Ogni vertebra esprime un messaggio. Ogni vertebra è legata alla
psiche. Ogni vertebra si relaziona all’aspetto emotivo che dovrebbe essere
“nutrito” e gestito. (VEDI IMMAGINI)

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4. DIAFRAMMA: IL MUSCOLO CHE COLLEGA MENTE E CORPO

Ogni giorno che passa sentiamo parlare sempre di più del fatto che il Nostro
corpo è tutto collegato, che lavorando su un punto si lavora sul resto del corpo.
È proprio il caso del Diaframma, muscolo che più di tutti gli altri si collega ad
Organi, muscoli e altre aree anatomiche, tanto più che si pensa che trattandolo
si possa lavorare su tutto il corpo. Oltre a questo, il diaframma è molto
importante anche per altri motivi: è il muscolo della respirazione, e questo
importante ruolo ne fa l’artefice della Nostra vita.

4.1 ANATOMIA DEL DIAFRAMMA

Il muscolo diaframma è un muscolo a forma di cupola, e divide la zona


anatomica del torace dall’addome. Se ci immaginiamo in piedi e a riposo, esso
si dirama nella sua parte dx fino al 4/5 spazio intercostale e al 5 a sx. E’ diviso
in due parti:

• la parte centrale, è un ampio tendine chiamato centro frenico.


• la parte posteriore è invece una parte carnosa che è situata nella
parte posteriore del diaframma, suddivisa in periferica (dove ci sono due
robusti tendini che si chiamano pilastri diaframmatici), costale e sternale.

Possiamo immaginarci questo muscolo come una rete, una tela di un ragno che
parte dalle ultime costole e si va ad inserire nella parte anteriore delle vertebre
lombari e si dirama fino allo sterno (davanti, nella gabbia toracica).

4.2 COLLEGAMENTI CON IL CORPO

Il diaframma si collega con moltissime zone anatomiche del corpo, e proprio per
questo motivo un “blocco” di questo muscolo potrebbe essere causa di
problematiche in queste parti del corpo. Ma quali sono?

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• Sistema Nervoso. Il diaframma è innervato dal nervo frenico, molto
importante dal punto di vista dei collegamenti con il resto del corpo. Il
nervo frenico infatti origina nella zona cervicale (c3,c4,c5) scende
collegandosi con vari muscoli (scaleno e scom) e va a innervare il
diaframma e l’aponeurosi epatica.
• Fascia diaframmatica: la fascia di divide in 3 parti e si collega con fegato,
milza, stomaco, reni, pancreas e surrenali (fasce inferiori), con il sistema
nervoso neurovegetativo (nervo vago) ed esofago (entrambi con la fascia
centrale) e con il pericardio e la base del diaframma (fascio superiore).
• Pilastri diaframmatici: sono dei tendini situati nella periferia del
diaframma. Una parte (arco mediale) circonda il muscolo ileopsoas e va
fino alla 1a-2a vertebra. L’altra (arco laterale), circonda la parte superiore
del muscolo quadrato dei lombi e si inserisce nella 12a costa.
• Legamenti: per mezzo dei suoi legamenti il diaframma si collega agli
Organi. Quindi, lavorando su questo muscolo è possibile migliorare e
migliorare il funzionamento dell’Organo e viceversa. I legamenti sono
collegati al pericardio (legamenti pericardici), al fegato (falciforme e
coronario nella parte posteriore fegato), ombelico (rotondo) → a questo è
ancorato il fegato, vescica (legamento pubovescicale), perineo (più che
un Organo, uno spazio anatomico che si collega con il muscolo).
• Aperture: il diaframma presenta al suo interno delle “gallerie” (chiamate
orifizi) dove passano delle altre importanti strutture anatomiche: orifizio
vena cava inferiore (passa la vena cava inferiore e alcuni rami del nervo
frenico; è una formazione tendinea), orifizio esofageo (passa l’esofago,
arterie esofagee, tronco vagale, è una formazione muscolare), orifizio
aortico (passa aorta, dotto toracico, vena azygos, è una formazione
osteofibrosa).

In altre aperture minori passano altre strutture, come nervi, muscoli (psoas e
quadrato dei lombi), vasi linfatici (rami epigastrici da fegato e parte
addominale).

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Tutti questi collegamenti sono legati a FUNZIONI importantissime, che vedremo
nelle sezioni successive.

4.3 RESPIRAZIONE DIAFRAMMATICA

La respirazione è una funzione vitale, in cui il corpo attua degli scambi gassosi
fra interno ed esterno del corpo. Respiriamo, oltre che con il naso, anche con
altre strutture (rinofaringe, laringe, faringe, bronchi) e con dei muscoli (uno di
essi è il diaframma).

La respirazione è divisa in due tempi:

• Inspirazione: in questa fase (attiva) il diaframma si abbassa e,


facendo questo, espande il
volume del torace per permettere
all’aria di arrivare negli alveoli
polmonari.
• Espirazione: in questa fase
(successiva alla precedente), il
diaframma si rilassa
passivamente, tornando alla sua
posizione di cupola iniziale.
Il processo appena descritto avviene
quando ci troviamo in uno stato di
tranquillità.

Capita però, in molte attività quotidiane,


di essere “sempre di corsa”: che questa
situazione sia dovuta dallo sport, dalla vita vita frenetica (dovuta al lavoro o alla
famiglia o allo stress), o che sia semplicemente per un colpo di tosse, il corpo si

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trova in condizioni di aver bisogno di “più aria”, e allora la respirazione viene
forzata. I due tempi che abbiamo appena visto cambiano in:

• Inspirazione forzata: oltre al diaframma intervengono muscoli


intercostali, elevano ancora di più sterno e costole per aumentare la
capacità di prendere aria.
• Espirazione forzata: vengono coinvolti i muscoli addominali, in
questa modalità il torace si abbassa riducendo il volume addominale per
avere più aria in uscita durante lo sforzo.

Può capitare di essere particolarmente stressati, o magari essere sotto altri


sforzi fisici prolungati. In questo caso nella respirazione forzata saranno
coinvolti altri muscoli: è il caso dei muscoli inspiratori accessori, per aumentare
il volume della gabbia toracica (dagli scaleni, passando per romboidei, gran
pettorale, gran dorsale fino ad arrivare al reclutamento di trapezio, elevatore
della scapola, ecc.) e nell’espirazione forzata entreranno in funzione tutti gli
addominali (e i trasversi dell’addome).
La respirazione diaframmatica è regolata dal centro respiratorio, alla base del
cranio (midollo allungato). In sintesi, il cervello riceve dei messaggi sulla
percentuale di anidride carbonica presente nel corpo. Se il livello è troppo alto,
viene stimolata l’espirazione per eliminare la Co2 e inspirare nuovamente per
“reintrodurre” ossigeno.

4.4 ALTRE FUNZIONI DEL DIAFRAMMA

Tenendo in considerazione di quanto è importante il diaframma nella


respirazione, e se questo si blocca, come vada a mettere in tensione una serie
di muscoli ad esso associato, è interessante notare che il diaframma può
essere artefice anche di altre problematiche. Vediamole insieme:

• Funzione statica: se il diaframma si blocca con gli addominali: succede


con gesti non premeditati, ad esempio grosso spavento. Si creerà una

22
condizione in cui la colonna vertebrale viene portata in lordosi con il
l’aiuto dei muscoli psoas e trasverso. Il primo attira in avanti la regione
lombare (punto fisso sul femore), con il piccolo obliquo che attira L5 in
avanti. Il trasverso si contrae, mettendo in compressione gli organi
addominali contro la colonna. In questo modo si va incontro a rigidità a
livello lombare con “spostamento in avanti” delle vertebre lombari,
portando ad iperlordosi lombare, orizzontalizzazione del sacro con
problemi nella cerniera L5-S1 e sacro iliache (ali iliache tenute indietro
dai muscoli ischiocrurali non seguono il movimento del sacro).
• Funzione di fonazione: Immaginiamo la nostra fonazione come uno
strumento a fiato: abbiamo la laringe che equivale all’ancia (la parte dello
strumento che vibrando lo fa suonare), l’insieme buccale le chiavi (i fori
che ci permettono di suonare una nota, o nell’uomo, di rendere più o
meno grave la voce). Il diaframma prende il ruolo di soffietto, ovvero
quello strumento che produce il soffio d’aria. Solo grazie a un’espirazione
eseguita bene (e con la giusta quantità) nella laringe possiamo avere la
formazione del suono che da carattere alla nostra voce. E “buttare fuori”
scorie contenute all’interno del corpo (sia fisiche che psicosomatiche).
• Funzione digestiva: il diaframma crea un “massaggio viscerale”, che
aiuta nella defecazione (quindi aiuta tutte le persone affette, per
esempio, da stitichezza), aiutando inoltre l’esofago (nel passaggio degli
alimenti dal faringe alla cavità gastrica, aiutando così la digestione).
• Circolazione: come abbiamo visto nel paragrafo riguardante l’anatomia, il
Diaframma è attraversato (per mezzo dei vari orifizi) da varie vene e il
canale dell’Aorta. La sua buona funzionalità aiuta la circolazione di
ritorno, ovvero il passaggio del sangue dagli arti periferici (gambe e
braccia) fino al cuore, dove verrà “pulito” da tutte le scorie. Un
malfunzionamento di questo muscolo porterà a stasi a livello delle
gambe, creando problemi circolatori (vene varicose, cellulite, ecc.).

4.5 SINTOMI E CAUSE

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Il diaframma si blocca a causa di traumi fisici (es. incidente stradale) o a livello
psicosomatico. Il meccanismo è semplice: una deviazione o un irrigidimento
della colonna vertebrale possono creare “una memoria” del trauma che se non
risolto nella giusta maniera porta nel tempo a problemi come ansia, stress,
paure, fobie, torcicolli, dolori al rachide, cefalee muscolo occipito tensive, ernie
lombari, mal di schiena, cervicalgia, ecc. (e viceversa).

Il diaframma può cominciare a funzionare male, e un piccolo difetto nella


respirazione, moltiplicato per i miliardi di volte che ci troviamo a respirare,
provocheranno le famose problematiche nelle zone anatomiche collegate con il
diaframma, colonna vertebrale inclusa. Lavorare al meglio questo muscolo
aumenterà il Ben-essere e la qualità della vita, provocando i sintomi che
vedremo nel prossimo paragrafo.
Prendendo spunto dai paragrafi sulla respirazione e sui collegamenti, possiamo
riassumere i segnali che il corpo dà quando il diaframma non lavora più bene:

• Sensazioni di respiro/fiato corto (ventilazione polmonare). Questo


aspetto è dovuto dalla vita odierna, in cui siamo sempre più abituati a
fare espirazioni corte, a trattenere il fiato (in inspirazione); provocando
nel tempo tensioni muscolari e/o psicosomatiche.
• Dolori in area scapolare/cervicale/lombare/spalle. Dolori
intercostali/sternali. Se il diaframma non lavora bene il corpo farà
lavorare tutta una serie di muscoli accessori alla respirazione, situati
nella zona del collo e della schiena.
• Difficoltà a digerire bene o gonfiore a livello addominale: se il diaframma
è in inspirazione, lo stomaco viene compresso (la famosa sensazione di
“peso sullo stomaco”), come il fegato, l’intestino, la vescica e gli organi
genitali interni.
• Stasi circolatoria gambe (ad es. cellulite): collegandoci al punto
precedente, se il diaframma è inspirazione, gli organi non faranno più
circolare bene il sangue e la linfa, “bloccando” il tutto negli arti inferiori.
• Problemi al Pericardio/Cuore: Se il diaframma è bloccato, si irrigiderà
anche il Pericardio (che avvolge il muscolo cardiaco) con dolori che
possono arrivare fino alla zona del costato e al collo.

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• Sensazione di ansia.
• Postura scorretta (presenza di iperlordosi, ipercifosi, scoliosi).

Risulta quindi chiaro come il diaframma sia indispensabile per la gestione di


tematiche psicosomatiche e come sia strettamente legato anche alla colonna
vertebrale.

5.CASO CLINICO

5.1 DATI PERSONALI

Sesso: Maschile
Età: 58
Professione: Imprenditore

5.2 VALUTAZIONE CLINICA

Il cliente presenta dolore nella zona cervicale con dolore riflesso sul braccio
destro, in particolare nell’area del deltoide e del tricipite con un grado di
dolorabilità pari a 6, riferito alla scala VAS. Il dolore incide sul riposo notturno,
con risvegli frequenti. Difficoltà digestiva con sensazione di pressione nella
zona finale dello sterno. Nella fasi di intenso lavoro aumenta la tensione
addominale e, riferisce, il dolore cervicale peggiora, con importante modifica del
tono dell’umore.

25
Scala VAS per il dolore

5.3 ANAMNESI

Il cliente ha dolore cervicale da anni che negli ultimi mesi si ripercuote sul
riposo notturno e sulla digestione. Non ricorda traumi diretti.
Il cliente lamenta il dolore soprattutto nei giorni infrasettimanali fin dalle prime
ore della giornata. Riferisce che spesso è in macchina ma non ha notato
peggioramenti legati alla guida. Nota invece peggioramenti quando per tensioni
al lavoro non digerisce bene. Riferisce un leggero miglioramento della
sintomatologia quando riesce a concedersi dei week end in montagna e fare
lunghe camminate nel verde della natura.

5.4 ESAME OBIETTIVO

In posizione eretta sul piano frontale si nota una leggera rotazione del capo
verso destra.
L’angolo della taglia di destra sembra più accentuato con braccio destro
extraruotato.
Sul piano sagittale, la zona lombare si presenta con lordosi accentuata, le
spalle intraruotate e la lordosi cervicale risulta rettilinizzata.
Nei test di inclinazione laterale e rotazione del capo, il cliente riferisce dolore
da entrambi i lati sia durante la flessione che la rotazione verso destra. La
rotazione del capo a sinistra è minore, mentre l’inclinazione risulta invariata
anche se ridotta.
Nei test di flessione ed estensione del capo si nota una maggiore difficoltà nella
flessione, con una estensione facilità ma accompagnata da dolore.

5.5 VALUTAZIONE OSTEOPATICA

La valutazione osteopatica si è concentrata sull’analisi strutturale della zona


cervicale e del diaframma, per evidenziare eventuale correlazione diaframma-

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cervicale, vista la lordosi lombare accentuata e la funzione biomeccanica del
diaframma in relazione alla colonna vertebrale.

TEST EFFETTUATI

Test per arteria vertebrale


(manovra di funzionalità
vertebra-basilare)

Test di De Kleyn e Test di Adson

27
T
e
st

della compressione foramiale e Test


OAE

28
TEST DIAGRAMMA

CONCLUSIONE TEST

• Test arteria vertebrale e De Kleyn Negativo

• Test di Adson POSITIVO per fascia cervicale media-profonda (INVERSO)

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• Test della compressione formale POSITIVO per dolore locale

• Test OAE NEGATIVO

• Test Diaframma POSITIVO per densità globale


• Test Diaframma POSITIVO inspirazione bassa maggiormente a destra

Terminati i test sopra elencati, sono passato alla valutazione tramite palpazione
del zona cervicale.
Si evidenzia una forte tensione muscolare a livello degli scaleni, dei sub
occipitali e degli SCOM, ma non ho trovato disfunzioni vertebrali valutando il
movimento vertebrale sia in estensione sia in flessione.

5.6 TRATTAMENTO OSTEOPATICO

Il trattamento ha avuto come obiettivo la riduzione del dolore, della tensione


addominale e il ripristino del ritmo sonno-veglia attraverso il riequilibrio del
diaframma pelvico e dello stretto toracico, con tecniche mio-fasciali, per ridurre
le tensioni. Inoltre ho lavorato sulla muscolatura paravertebrale e sulla fascia
cervicale con tecniche miofasciali per migliorare rotazione e inclinazione del
capo.

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TECNICA PER RELEASE Sub occipitali e RELEASE paravertebrali

31
TECNICA ENERGIA MUSCOLARE Scaleni

32
TECNICA Distensione SCOM e TECNICA

Fascia cervicale profonda

TECNICA Mobilizzazione Diaframma

33
5.7. CONCLUSIONI

Rivalutando dopo il trattamento, si è notato un miglioramento della rotazione e


dell’inclinazione del capo e una maggior simmetrica respiratoria. Nella zona del
diaframma c’è stato un miglioramento della densità, e il cliente ha riferito di
sentirsi più leggero nella zona lombare.
Il cliente è stato trattato per altre 3 volte a distanza di una settimana. Il dolore
cervicale è diminuito ( Scala VAS 2) e non si presenta più con frequenza
giornaliera, ma soprattutto non provoca risvegli notturni.

6. BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI

• Malattia linguaggio dell’anima - Rudiger Dahlke - Edizione Mediterranee


• Medicina Quantistica -Piergiorgio Spaggiari Caterina Tribbia - Edizione
Tecniche Nuove
• Diventa medico di te stesso - Giuseppe Nacci - Edizione Editoriale Programma
• Riequilibrio Miofunzionale - Kyle C. Wright - Edizione Edi Ermes
• Tecniche funzionali in osteopatia - Ennio Ori - Edizione Piccin

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