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Università degli Studi di Napoli “Federico II”

Scuola Politecnica e delle Scienze di Base


Area Didattica di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali

Dipartimento di Fisica “Ettore Pancini”

Laurea triennale in Ottica e Optometria

Anisometropia e postura: perturbazione del


sistema visivo e risposta posturale (PAC)
monitorata mediante “Track IR”

Relatori: Candidato:
Prof. Salvatore Abys Dario Russo
M44000546

A.A. 2019/2020

1
“Pensi di avere un limite e provi a toccarlo.
E riesci a correre un pò più forte grazie alla tua mente,
alla determinazione, all’istinto e all’esperienza.
Puoi volare molto in alto.
Pensa se non ci avessi provato.”
Ayrton Senna

2
Indice
Introduzione………………………...…………………................4
Capitolo 1: Connessioni neuroanatomo-fisiologiche……...…………....5
1.1 Formazione Reticolare, Locus Coeruleus e Talamo………………………...........7
1.2 Via Oculocefalogiria…………………………………………………………….10
1.3 Connessioni miofasciali…………………………………………………………13

Capitolo 2: Postura e perturbazione visiva.......……...………………..14


2.1 Cos’è la postura………...…………..……………………………………….......14
2.2 Il recettore oculare nel contesto posturale…………….……………………...…16
2.3 Effetti delle lenti oftalmiche………………………………………………... ….18
2.4 Perturbazione del sistema visivo……………………………………………….. 19
2.4.1 Anisometropia………………………………………………………………..21
2.4.2 Astigmatismo………………………………………………………………...23
2.5 Posizione Anomala del Capo (PAC)…………………………………………....24

Capitolo 3: La fase sperimentale……………………………................27


3.1 Obbiettivo e idea………………………………………………………………..27
3.2 Apparato sperimentale: “TRACK IR”………………………………………….28

Capitolo 4: Raccolta dati……………………………...…….................34


4.1 Protocollo utilizzato per rilevazione PAC……..……………………………….35
4.2 Analisi dei dati rilevati…………………………………………………………37

Conclusioni……………………………………………………………..46
Appendice…………………………………………………………………………48
Riepilogo acronimi utilizzati……………………………………………………..51
Bibliografia e sitografia…………………………………………………………..52

3
Introduzione

Cosi come la fisica si avvale di un modello per descrivere un fenomeno naturale, allo stesso modo
possiamo descrivere il corpo umano paragonandolo ad una macchina. In un qualsiasi macchinario
ogni ingranaggio lavora in funzione di tutti gli altri, analogamente nel nostro corpo ogni cellula,
ogni nervo e ogni organo lavora per rendere efficiente la macchina nella sua totalità, fornendo tutta
l'energia di cui abbiamo bisogno al fine di svolgere le classiche attività quotidiane e, quando serve,
per spingerci anche oltre i nostri limiti.
Essendo minacciato da agenti esterni, il corpo è ogni giorno in continua lotta per sopravvivere, per
preservare le proprie peculiarità al fine di far funzionare ogni parte a favore del tutto lottando e
guarendo dalle malattie più varie, resistendo alle minacce senza che, sul piano cosciente, l’essere
umano si accorga di nulla. Il corpo è una macchina che, potenzialmente perfetta, va incontro a
deterioramento: vecchiaia, patologie, errori genetici e semplici disturbi possono modificare il nostro
corpo rendendolo meno efficiente.
Laddove il corpo non può più arrivare, la scienza ci dà il suo fondamentale supporto per fare in
modo che la macchina umana torni ad essere efficace.
In ambito optometrico la scienza ci ha fornito tante soluzioni, dalla continua evoluzione tecnologica
degli strumenti di supporto fino ad arrivare alle complesse tecniche optometriche, sempre più utili
in quanto il mondo che ci circonda costringe l’uomo ad avere sempre più complicanze in termini di
una equilibrata visione binoculare. I motivi di questi disturbi possono essere svariati e questo lavoro
di tesi non li evidenzierà tutti, ma in particolare su uno vuole soffermarsi: l’anisometropia e di come
questa può alterare l’equilibro di altri distretti causandone delle errate risposte posturali.
L’idea nasce da una riflessione fatta in seguito ad un esame optometrico, svolto durante una
sessione di tirocinio formativo, su una persona anisometrope che al termine di un’accurata analisi
visiva mostrava una posizione della testa diversa rispetto la fase iniziale.
Ci sarà, dunque, qualche correlazione tra anisometropia e postura? Una lente oftalmica può
correggere, oltre che un vizio refrattivo, un vizio posturale?
Negli ultimi anni l’aspetto posturale ed il suo equilibrio sono stati presi sempre più in
considerazione da diversi specialisti, mettendo in evidenza la stretta relazione tra i sistemi
recettoriali di afferenza, tra cui l’occhio, e la regolamentazione posturale. Ne consegue che una
disfunzione di un sistema è in grado di alterare altri distretti i quali, in maniera automatica,
cercheranno di adattarsi al nuovo pattern posturale. Detto questo possiamo ipotizzare che esiste una
connessione tra il sistema visivo e il sistema posturale.

4
Capitolo 1

Connessioni neuroanatomo-fisiologiche

Il legame tra il sistema visivo e il sistema posturale è noto da tempo ma ha ricevuto particolare
attenzione con la sperimentazione di Harmon (1948)1 che stabilì la distanza ergonomica da adottare
durante le attività di lettura, poiché le posizioni che il corpo assume influiscono direttamente sulla
visione e sugli altri distretti del corpo.
La relazione è bidirezionale ed il corpo viene interpretato come una unità anatomo-funzionale, il
sistema tonico posturale (STP), dove il sistema nervoso centrale (SNC) rappresenta il centro di
acquisizione delle afferenze sensorio-motorie che arrivano sia dall’esterno attraverso l’ambiente, sia
dall’interno mediante gli apparati recettoriali distribuiti in tutti il corpo 2.

Fig. 1: Il Sistema Tonico Posturale e i Recettori (Luca Giannelli: “clinica visuo posturale” pp.36)

Se le afferenze sono: non integrate con il sistema, disfunzionali, patologiche o superano i limiti
(Range di Tolleranza Biologica) delle potenzialità adattive, sia l’engramma che il modello posturale
saranno alterati; il SNC risponderà con dei compensi posturali effettuati automaticamente per
adattarsi, inducendo asimmetrie tonico posturali sia in postura statica che in attività dinamica

1
Harmon DB. “Notes on a dynamic theory of vision”. 2nd rev;1957, Later 3rd rev. Austin, TX, published by author, 1985.
2
Kandel E., Schwartz J., Jessel T. : “Principi di neuroscienze”. CEA, 1988 – 2° ed. 1994

5
alterando fluidità ed efficacia dell’organismo 3. L’integrazione centrale dei diversi sistemi
recettoriali, in ogni istante, informano il SNC sullo stato del corpo rispetto all’ambiente e verso se
stesso per il mantenimento dell’asse dell’equilibrio, che si basa proprio sull’equilibrio tonico
muscolare. Il SNC organizza l’atto motorio sempre all’interno della conservazione dell’equilibrio.
La funzione motoria nelle sue varie componenti: ideazione, pianificazione ed esecuzione del
movimento, è il risultato di una integrazione funzionale complessa di comparti: aree corticali
motorie, i gangli della base e il cervelletto4. Mantenere l’equilibrio durante il movimento significa
integrazione tra movimento e aggiustamenti posturali a feedback e a feedforwoard5, che hanno il
compito di mantenere il centro di massa corporeo all’interno della superficie d’appoggio. Tutto
questo avviene attraverso le vie extrapiramidali e piramidali4. Sotto l’aspetto visuo posturale gli
occhi sono la nostra guida posturale, perché il cervello attraverso il canale visivo acquisisce la
maggior parte delle informazioni che provengono dall’esterno e tramite le sue numerose
interconnessioni neuromotorie modula in tempo reale le funzioni statico-cinetiche del corpo.

“La visione dà un rilevante contributo alla percezione della direzione gravitaria portando stabilità
al sistema posturale. E’ un’importante afferenza per il SNC: è organizzatrice del movimento
corporeo e permette il normale sviluppo e posizionamento del corpo rispetto l’ambiente.” 3

La stabilizzazione posturale è criticamente dipendente dagli stimoli percettivi e dalle caratteristiche


della funzionalità del sistema visivo, poiché la sola stimolazione visiva è sufficiente a produrre una
reattività posturale.

“La riduzione della percezione della stabilità favorisce la co-contrazione muscolare a scapito del
movimento in inibizione reciproca” 3

La co-contrazione muscolare, ossia aumento del tono dei gruppi muscolari agonisti e antagonisti,
comporta adattamenti posturali verso la disfunzione. Per tono muscolare s’intende la tensione
minima esistente in un muscolo necessaria per il compimento di un’azione 6, ne consegue che una
sua modifica è lo step finale del processo di elaborazione del SNC e si esprime attraverso i riflessi
posturali e lo stato di volontà. Nella relazione tra visione e postura, il tono muscolare oculare
influenza ed è a sua volta influenzato da diverse aree del SNC: la formazione reticolare, il locus

3
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp.36-38 Medical Books editore, 2019
4
Berardelli A.; Cruccu G.: “La neurologia della sapienza”. ED Esculapio. 2012
5
Anastasi G.: “Postura: Aspetti neuro anatomofunzionali” Congresso int. di Posturologia Clinica. Napoli nov. 2017
6
https://it.wikipedia.org/wiki/Tono_muscolare
6
coeruelus, il talamo, la corteccia della base, il vestibolo e lo stesso sistema visivo mediante il
circuito feedback.

1.1 Formazione reticolare, Locus Coeruleus, Talamo

Fig. 2: Sezione sagittale mediana dell’encefalo (Luca Giannelli: “clinica visuo posturale” pp.38)

Formazione Reticolare

La formazione reticolare (FR) è una rete di fibre e centri nervosi che ha inizio dal bulbo, attraversa
le strutture del tronco dell’encefalo e raggiunge il talamo ove si fonde con i nuclei della linea
mediana; è un importante centro di integrazione sensitivo-motoria. La si può suddividere in tre zone
funzionali: centrale, mediana e laterale 7. Nel campo visuo posturale è un sistema determinante il
livello di eccitabilità delle funzioni motorie e ne regola il tono muscolare 8. Attraverso le fibre
gamma la FR con i suoi tratti: reticolo-spinale, reticolo-pontino e reticolo-bulbare, modula il tono
eccitatorio e inibitorio di tutti i muscoli9.

“L’espressione del tono dei muscoli oculomotori è formazione reticolare dipendente, quest’ultima
contiene i neuroni premotori che condizionano il tono di scarica dei motoneuroni del muscoli
extraoculari” 10

7
http://www.treccani.it/enciclopedia/formazione-reticolare_%28Dizionario-di-Medicina%29/
8
Berardelli A.; Cruccu G.: “La neurologia della sapienza”. ED Esculapio. 2012
9
Kandel E., Schwartz J., Jessel T.: “Principi di neuroscienze”. CEA, 1988 – 2° ed. 1994
10
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp.36-40 Medical Books editore, 2019
7
La FR è uno dei fulcri principali della funzione oculomotoria ed è strettamente legata ai collicoli
superiori e al midollo cervicale, confermando neurologicamente la via “oculocefalogiria”, che
connette gli occhi al vestibolo e alle strutture miofasciali
del rachide cervicale superiore per i movimenti del capo 10.
La FR è importante nel controllo della velocità e
dell’ampiezza durante i movimenti fusionali fondamentali
per la compensazione della foria e della variazione della Fig. 3: Rachide cervicale

convergenza oculare, compresa quella accomodativa. La formazione reticolare paramediana (FRP),


invece, modula i movimenti saccadici e di inseguimento; per cui variazioni e/o asimmetrie di tono
in afferenza dai muscoli oculari o in efferenza dalla FR possono ripercuotersi su tutto il STP.
Ogni perturbazione visiva ed extravisiva, in grado di modulare l’eccitabilità della FR, interferirà
con l’equilibrio degli assi visivi dei due occhi richiedendo una variazione di tono dei muscoli
oculari che andrà a compromettere una visione binoculare ottimale, siccome gli assi visivi sono
obbligati a mantenere un corretto e preciso allineamento sull’oggetto fissato. Tutto ciò comporta
una riduzione dell’efficienza visiva e l’instaurarsi di meccanismi di compenso a livello del collo.

“La Posizione Anomala del Capo (PAC) è la manifestazione clinica più frequente di
disorganizzazione del sistema visivo e di anomala integrazione della via oculocefalogiria” 10

Locus Coeruleus

Il locus coeruleus (LC) è il principale nucleo noradrenergico del cervello, dando origine a fibre che
innervano vaste aree. Contiene solo neuroni noradrenergici per cui riveste un ruolo importante nello
stato di vigilanza, nel meccanismo di allerta, che prevede un aumento di tono muscolare, e nella
risposta a stimoli nuovi. Insieme a l’ipotalamo partecipano alla regolazione dei ritmi circadiani
implicati anch’essi nella funzione Arousal (livello di eccitazione cerebrale).
Il LC agisce sull’attività simpatica e parasimpatica ed è un regolatore dell’eccitazione e delle
funzioni autonome.11 I muscoli extraoculari hanno una connessione diretta con il LC attraverso un
piccolo nucleo di cellule diramate tra LC e complesso nucleare oculomotore; per cui variazioni
dell’eccitabilità del LC sono in grado di interferire con l’espressione tonica dei muscoli extra
oculari e viceversa.
I livelli di Arousal definiscono i livelli di tono basale muscolare attraverso i neurotrasmettitori
dell’encefalo che si attivano in funzione della risposta afferenziale dei diversi recettori. Il LC, che è
inserito nella FR, è uno dei principali sistemi di eccitazione.

11
Nieuwenhuys R., Voogd JD, et Al.: “Il sistema nervoso centrale”. Ed. Springer 2009
8
“I sistemi attivanti l’Arousal sono principalmente legati all’attività della Formazione Reticolare”12

L’Arousal può essere attivato anche da regioni specifiche dell’ipotalamo posteriore e del cervello
basale anteriore; i sistemi attivanti sono costituiti da diversi gruppi di neurotrasmettitori o neuro
modulatori, come la noradrenalina dal LC, generando eccitazione mediante una modificazione
diretta dell’attività talamica e corticale 12.
La foria e la convergenza sono influenzate dall’attività dell’Arousal in risposta ad uno stress visivo
ed extravisivo come confermato da Forrest EB (1988)13, inoltre, essendo tono-dipendente,
alterazioni di queste due possono influenzare l’eccitabilità della FR e LC e provocare scompensi in
altri sistemi, come l’apparato stomatognatico, perché attraverso il nucleo mesencefalico del
trigemino (MN5) si conferma la connessione neuroanatomica e funzionale tra il sistema visivo e
apparato stomatognatico.14 (Fig.4).

Fig. 4: Test della lateralità senza e con correzione oftalmica (Luca Giannelli: “clinica visuo posturale” pp.42)

Talamo
Il Talamo è la più conosciuta tra le diverse stazioni di collegamento con gli occhi. E’ una struttura
profonda dell’encefalo ed è costituito da numerosi nuclei di relè tra telencefalo e periferia del corpo.
Interviene nell’integrazione di molteplici funzioni, le afferenze sensitive, sensoriali e i relativi
collegamenti corticali, ne fanno la porta di ingresso alla corteccia cerebrale per la maggior parte
delle informazioni provenienti dal nostro corpo e dal mondo esterno.

12
Torterolo P.Vanini G.: New concepts in relation to generating and maintaining arousal. 2010
13
Forrest EB.: Visione e stress. Edizioni O.E.P marzo 1988
14
Crossman A.R.; Neary D.: “Neuroanatomy”. Elseiver Health Science, 2014
9
“Il Talamo regola, dà l’avvio al gesto motorio grazie ai sistemi piramidali ed extrapiramidali, ed è
connesso con i nuclei oculomotori. E’ un’altra tra le vie di propriocezione dei muscoli oculari.” 15

Da alcuni studi condotti da Tanaka M. (2007) 16 si evince che il talamo centrale riceve input dei
sagnali di posizione degli occhi da due differenti fonti: quelli registrati nella porzione centrale
profonda del talamo potrebbero riflettere i comandi di posizione degli occhi, mentre quelle
registrate dorsalmente potrebbero essere un feedback propriocettivo dei muscoli oculari estrinseci.

1.2 Via Oculocefalogiria

Il legame neurofisiologico che connette gli occhi ai movimenti del capo si esplica attraverso diversi
riflessi e viene definito: Via Oculocefalogiria (OCG).
E’ la via neurologica che lega occhi, vestibolo e propriocezione cervicale con lo scopo di:
mantenere stabile l’immagine sulla retina durante i movimenti del capo, automatizzare i movimenti
degli occhi con il collo e viceversa ed infine attraverso i riflessi dell’OCG si generano risposte
motorie riflesse coordinate dei muscoli degli arti superiori e inferiori del collo per il mantenimento
dell’equilibrio. In pratica è un sistema che regola la coordinazione tra le informazioni derivanti da:
propriocezione della muscolatura oculare, dalla retina, dall’informazione propriocettiva della
muscolatura del collo e dall’informazione vestibolare.
Le connessioni dirette e indirette con la corteccia cerebrale, il pretetto, i nuclei della base, il
cervelletto, il trigemino, la FR e il LC, ecc. si integrano per esprimere un atto motorio involontario
di collegamento tra occhi, collo e vestibolo attraverso la modulazione di eccitazione ed inibizione
della muscolatura flessoria ed estensoria degli arti e del tronco. Una corretta integrazione tra le
afferenze è essenziale per un’equilibrata e funzionale organizzazione corporea, poiché se così non
fosse il SNC si adatta usando la strategia di movimento in co-contrazione per compensare la
mancata funzionalità stabilizzatrice per il sistema visivo. Il percorso OCG presenta un numero
elevato di connessioni che non definiremo tutte. L’oculocefalogiria nasce dalla corteccia dal campo
oculare frontale (FEF), secondariamente dal campo oculare supplementare (SEF), dalle aree PEF
(parietal eye field), MT (middle temporal visual area), MST (medial superior temporal visual area)
e dalla corteccia occipitale visiva (17,18,19 Brodmann). A livello mesencefalico presenta le
principali connessioni di queste aree corticali con i Collicoli Superiori e il nucleo interstiziale
rostrale del fascicolo longitudinale mediale (RiFLM).

15
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp.42 Medical Books editore, 2019
16
Tanaka M.: “Spatiotemporal properties of eye position signals in the primate central thalamus”. Cereb Cortex. 2007
10
Attraverso diverse stazioni nucleari e diversi fasci dove il più importante è il fascicolo
Longitudinale Mediale (FLM), vi è la connessione neuroanatomica tra i nuclei dei principali
muscoli oculomotori (III, IV, e VI), il nucleo vestibolare (VIII), l’accessorio (XI) e il midollo
spinale17; il tutto contribuisce alla conduzione dei messaggi per i riflessi dell’OCG. L’ accessorio
(XI) a sua volta innerva il muscolo sternocleidomastoideo (SCM) e il muscolo trapezio superiore
(TR Sup.). (Fig. 5)

Fig.5: Oculocefalogiria (Luca Giannelli: “clinica visuo posturale” pp.49)

Il percorso non può essere separato dalle connessioni che i vari sistemi hanno con il SNC e con il
cervelletto. Si ribadisce l’importanza della FR che si evidenzia da un lavoro di Buttner U., Freund
H.J e Cohen B. (1986)18 confermando che essa innerva anche la muscolatura del collo e del tronco
coinvolti nel controllo posturale.

“E’ possibile definire la FR mesencefalica, bulbare e pontina come il regista della via OCG,
perché le informazioni provenienti dalla corteccia, CS, dal cervelletto, dagli occhi, dal vestibolo e
dal collo, passano tutte per essa.”17

17
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp.47-48 Medical Books editore, 2019
18
Buttner U., Freund H.J e Cohen B. et al.:” The oculomotor and skeletalmotor systems: differences and similarities”.
Elsevier. Progress in Brain research Vol. 64.1986 III:95. Google libri
11
Al fine di garantire stabilità visiva e una corretta stabilità della testa durante il movimento corporeo.
I principali riflessi dell’OCG sono: riflesso Vestibolo-Oculare (VOR), riflesso Cervico-Oculare
(COR), riflesso Optocinetico (OKN).
In sinergia tra loro assicurano l’allineamento del capo e del corpo rispetto alla forza di gravità e
all’accelerazione lineare angolare, in contemporanea ruotano gli occhi in direzione opposta ai
movimenti del capo con la stessa velocità in modo da mantenere stabile la scena visiva assicurando
una percezione nitida dell’immagine.
Il riflesso VOR, mediato dai nuclei vestibolari, consente di tenere fisso lo sguardo mentre si ruota il
capo, operando una deviazione coniugata dei globi oculari (versione) in senso opposto alla
rotazione del capo con la stessa velocità. Utilizza le informazioni di origine vestibolare per
stabilizzare l’immagine sulla retina ed è sensibile a rotazioni di piccole ampiezze ed elevata velocità
del capo.
Il VOR ha come base tre neuroni: neuroni vestibolari periferici, neuroni dei nuclei del vestibolo e i
nuclei dell’oculomotore (III, IV, VI). Per modulare il riflesso è necessario il cervelletto che
analizza, prevede e corregge il movimento oculare; inoltre, tra le più importanti, è connesso con la
FR e il nucleo interstiziale del Cajal (INC) 19. Quest’ultimo, ritenuto essere uno dei centri di
controllo posturale per la posizione torsionale e verticale degli occhi e della testa, dà conferma
neuroanatomica della relazione tra il sistema visivo e postura.
I riflessi vestibolari agiscono anche sul collo attraverso i riflessi vestibolo-cervicali, che consentono
il raddrizzamento della testa nello spazio e sugli arti attraverso i riflessi vestibolo-spinali. Infine è
importante sapere che il controllo volontario dei movimenti oculari è indipendente dal sistema
vestibolare.
Il FEF consente di spostare volontariamente lo sguardo anche durante i movimenti rotatori del
capo. Se così non fosse

“gli occhi si muoverebbero in modo sudditante ai riflessi VOR e COR”20

Per movimenti prolungati della testa, es. girare sulla giostra, i segnali vestibolari non riescono più a
stabilizzare gli occhi ed ecco che entra in gioco il riflesso Optocinetico, utilizzando le informazioni
visive con lo stesso scopo di stabilizzare l’immagine sulla retina; in pratica in base alle informazioni
che mi vengono sulla retina muovo gli occhi. Risponde bene ed efficacemente solo ai movimenti
lenti delle immagini visive sulla retina indotti dai movimenti del capo e fornisce al sistema
vestibolare un segnale visivo attraverso neuroni retinici.

19
Berardelli A.; Cruccu G.: “La neurologia della sapienza”. ED Esculapio. 2012
20
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp. 56 Medical Books editore, 2019
12
Infine, non meno importante, c’è il riflesso COR che è evocato dalla variazione dell’angolo tra il
tronco e la testa ossia dall’inclinazione, flesso-estensione e rotazione del collo. Coopera alla
stabilizzazione dello sguardo durante i movimenti del capo producendo una deviazione
compensatoria degli occhi di segno contrario alla rotazione. Ha una funzione sinergica al VOR ma
con un guadagno più basso. I riflessi cervicali sono più implicati nella stabilizzazione dello sguardo
durante i movimenti della testa e del
collo, controllando la muscolatura
cervicale e la postura più che la
posizione degli occhi. La via OCG
utilizza principalmente i muscoli
trapezio superiore e
sternocleidomastoideo, proprio per la
connessione diretta fra il nucleo
accessorio, i nuclei dei muscoli
oculari e vestibolari. Si menzionano
anche i muscoli suboccipitali i quali
sono il cuore delle sinergie di
coordinazione tra occhi e collo.

Fig. 6: Muscolatura del collo (sternocleidomastoideo e muscolo trapezio)

1.3 Connessioni miofasciali

Le connessioni miofasciali del capo e dell’occhio rappresentano un ulteriore legame funzionale tra
le diverse strutture. La fascia è una membrana fibrosa costituita da tessuto connettivo denso che
riveste, connette e stabilizza varie strutture anatomiche quali muscoli, nervi e vasi. Forma una rete
tridimensionale di tale tessuto che permea in tutto il corpo chiamato sistema fasciale.

“Avvolge, compenetra e supporta tutti gli organi, muscoli, vasi e nervi, unendoli in un insieme
funzionale che lavora in maniera integrato e interdipendente”21

Non entreremo nel dettaglio ma è utile capire che quando un muscolo viene contratto scarica parte
della sua tensione alla fascia che, avendo un certo orientamento delle fibre collagene, trasmette a
distanza le varie tensioni lungo le sue linee di forza.

21
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp. 62 Medical Books editore, 2019
13
È così che un singolo gruppo muscolare influenza un gruppo a distanza perché le fasce tra loro sono
collegate. A livello del capo troviamo la fascia epicranica che lateralmente si continua con la fascia
del muscolo temporale.
Quest’ultima da inserzioni a numerose fibre muscolari del muscolo temporale che contraendosi
sviluppa tensione sulla fascia corrispondente e si trasmette alla fascia epicranica, la quale copre
tutto il cranio.
Inoltre la fascia temporale si continua caudalmente intorno all’arco zigomatico per poi coprire il
muscolo massetere, la cui azione è quella di elevare la mandibola 22, e la ghiandola parotide.

Fig. 7: A sinistra muscolo massetere e temporale. A destra ghiandola parotide

Per finire la fascia del muscolo massetere si continua con la fascia che avvolge il muscolo
sternocleidomastoideo (SCM).
A livello oculare non è ancora molto chiaro il rapporto che la fascia ha con le varie strutture
circostanti. La più importante è la fascia del Tenone, la cui funzionalità è quella di sdoppiarsi
intorno a ciascun muscolo oculare avvolgendolo e fornendo inserzione a numerose fibre muscolari.
Inoltre modula e connette i muscoli, rinforzandone l’azione, e permette il movimento del globo
oculare senza che venga deformato, ma distribuendo la tensione muscolare su un’ampia area del
globo.
Anteriormente si fonde con la congiuntiva oculare ed insieme ad essa si fissa alla regione ciliare
della sclera; inoltre la parte oculare della fascia del Tenone sembra fondersi con il fornice
congiuntivale superiore ed inferiore, oltre che con la fascia che avvolge il muscolo elevatore della
palpebra superiore e con il setto orbitale inferiore ed il tarso.
Tramite queste connessioni è in stretta continuità anatomica con la fascia del volto ma anche della
testa, mettendo in comunicazione l’occhio e i suoi movimenti con i muscoli masticatori (temporale
e massetere), del collo e del resto del corpo.

22
http://www.treccani.it/enciclopedia/massetere/
14
Capitolo 2: Postura e perturbazione visiva

2.1 Cos’è la postura

Per postura s’intende una posizione naturale ed equilibrata del corpo nello spazio sia in statica che
in dinamica, e si esprime con il bilanciamento. Essa è determinata dalla contrazione tonica dei
muscoli scheletrici, che fissano le articolazioni e corrisponde alla stazione eretta. Una normale
postura è frutto di una corretta integrazione delle afferenze sensoriali (fig. 1), stabilità strutturale e
un SNC integro tale da produrre un gesto motorio coordinato e quanto più efficace. Fin da piccoli il
corpo combatte contro due condizioni fisiche: la pressione atmosferica e la forza di gravità; il tutto
per raggiungere e mantenere la stazione eretta e l’equilibrio, dove per equilibrio s’intende la
condizione in cui il soggetto assume una postura o una serie di posture ideali rispetto alla situazione
ambientale e per i programmi motori previsti.
La ricerca di quest’ultimo prevede che il sistema posturale lo assolva: nella maniera più economica
possibile (minimo consumo energetico e attività muscolare tonico-fasica), con la massima stabilità e
con il massimo confort (minimo stress sulle strutture anatomiche osteo-legamentose e fasciali)
ricercando la posizione antalgica (antidolorifica) 23. Lo stare in piedi (stazione eretta verticale) è
definita posizione ortostatica, in questa postura il soma oscilla minimamente entro dei limiti che
vengono mantenuti, al fine dell’equilibrio, attraverso delle continue contrazioni tonico-fasiche
muscolari riflesse. Queste continue azioni prendono il nome di “attività tonica posturale”, che si
avvale di vie sensitive-motorie complesse. Nel momento in cui il corpo si trova a svolgere le sue
abituali attività integrandosi con l ‘ambiente esterno, entra in gioco un meccanismo, che come un
centralino riceve e coordina le diverse informazioni che arrivano dai diversi recettori posturali per
produrre il gesto motorio; il sistema tonico posturale.
Esso analizza 3 fasi: input, integrazione e output. Quest’ultima si esplica attraverso la muscolatura
definita tonica, in quanto il loro scopo non è quello di produrre un movimento, ma di mantenere con
attività costante il corretto equilibrio ed orientamento nello spazio dei segmenti ossei che
compongono il corpo umano. Sono muscoli brevi con elevata resistenza alla fatica che creano la
base, per effettuare i movimenti più vari e complessi, alla muscolatura fasica la quale è in grado di
generare grandi forze affaticandosi molto prima.
Quando il STP entra in disfunzione e attua il meccanismo della co-contrazione, non fa altro che
provocare un accorciamento della muscolatura tonica, aumentandone il tono. Questa condizione
protratta nel tempo si trasforma in retrazione permanente, affiancata dall’azione della fascia che si
23
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp. 80 Medical Books editore, 2019
15
ristruttura secondo i nuovi equilibri miotensivi. Di conseguenza il compito della risoluzione del
problema passerà alla muscolatura fasica, che a causa delle maggiori dimensioni e scarsa resistenza,
andrà ad evidenziare di più le asimmetrie di tono e un tempo ridotto nel quale è in grado di
mantenere questo sforzo. Il risultato finale sarà la nascita di un sintomo dolorifico su base posturale.
La fase di input è su base recettoriale, i quali ricevono informazioni dall’ambiente e dal proprio
corpo (sotto forma di energia fisica, chimica e termica) trasducendoli in un codice neurologico
usato poi dal SNC. 24 In base alla localizzazione i recettori sono classificati in: esocettori,
propriocettori ed interocettori. L’occhio, nel suo complesso, è inserito negli esocettori come organo
che riceve informazioni dal mondo esterno (retina) e come propriocettore nella componente della
muscolatura extraoculare.
La seconda fase è a carico del SNC che utilizza le informazioni dei recettori per rilevare le
perturbazioni e mettere in atto specifiche strategie per attuare aggiustamenti posturali. Utilizza due
principali meccanismi: i movimenti anticipatori feedforword e i movimenti di retroazione
feedback.25 Il primo è chiamato così perché organizza con anticipo il movimento da compiere ed è
chiamato prima dell’inizio dei movimenti volontari. Modifica il tono di intere catene di muscoli a
favore di un'azione di supporto al movimento per proteggere e salvaguardare l'equilibrio. Queste
risposte sono preprogrammate sulla base di previsioni della perdita di equilibrio che possono
insorgere durante l'esecuzione di un movimento. Quando sono assenti il corpo diventa instabile e
finisce con il cadere a terra.
Il meccanismo feedback viene chiamato da stimoli sensoriali a seguito della perdita di equilibrio
con la funzione di ottimizzare il movimento nella sua fase di esecuzione; possiamo quindi dire che i
due meccanismi collaborano con lo scopo di rendere il corpo stabile in ogni attività motoria.
Per automatizzare le risposte motorie il STP si adatta, con l’ausilio dei propri mezzi, in base ai vari
input e modula il sistema in funzione delle perturbazioni e modifiche delle entrate recettoriali.
Il messaggio da comprendere è che l’adattamento è un meccanismo automatico e agisce come un
sistema chiuso, perché non considera che il risultato debba essere sempre positivo per l’efficienza
generale del sistema ma che l’adattamento avvenga con il minor consumo di energia possibile.
Essendo che ogni azione può essere effettuata solo attraverso l’integrazione degli input recettoriali,
nel momento in cui ci fosse un’informazione errata proveniente da un recettore il sistema apporta
una serie di modifiche che possono produrre atteggiamenti posturali anche a carico di distretti
topograficamente distanti. Le modifiche posturali possono essere più o meno rilevanti a seconda
dell’intensità e della permanenza dell’elemento perturbante e in funzione della capacità adattiva del
soggetto. Possono manifestarsi con il dolore e questo è indice di una possibile disfunzione del STP.

24
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp. 82 Medical Books editore, 2019
25
Kandel E., Schwartz J., Jessel T.: “Principi di neuroscienze”. CEA, 1988 – 2° ed. 1994

16
2.2 Il recettore oculare nel contesto posturale

È chiaro che il sistema visivo deve essere in coerenza con le altre afferenze recettoriali per ottenere
un’equilibrata integrazione a livello centrale. L’occhio sappiamo che è ancorato a dei muscoli
(extraoculari) e senza di essi non avrebbe modo di muoversi per svolgere delle funzioni; in estrema
sintesi deve:

 Mantenere stabile l’asse visivo durante la fissazione della mira osservata;


 Rintracciare, inseguire e fissare gli oggetti che entrano nel campo visivo;
 Permettere una esplorazione dell’ambiente e/o dell’oggetto d’interesse;
 Consentire una visione singola e stereoscopica, definire la posizione dei bulbi oculari
rispetto alle orbite.

I principali movimenti volontari e/o riflessi che il sistema visivo è in grado di compiere sono:
saccadici, inseguimento, riflesso di fissazione, riflesso vestibolo-oculare, riflesso optocinetico e
vergenza26. Oltre l’integrità della parte oculomotoria, il sistema visivo deve avere anche delle
caratteristiche funzionali ben integrate:

 Deve essere in grado di ottenere una buona percezione visiva e simile nei due occhi;
 Deve funzionare senza creare o richiedere adattamenti posturali di compenso;
 Identificare e dare un giudizio sulla posizione degli oggetti ambientali rispetto alla propria
posizione;
 Portare stabilità al STP.

Nel sistema posturale l’occhio ha una duplice funzione recettoriale: esterocettiva e propriocettiva.
La funzione propriocettiva è modulata dall’attività muscolare tonica fasica dei muscoli extraoculari
(MOE) e dalle vie dell’OCG, che si riflettono sui muscoli del collo e delle spalle.

“La propriocezione è una sensazione tridimensionale perché è una integrazione tra recettore che
raccoglie informazioni dall’interno del corpo, stimolo esterno più l’elaborazione cerebrale; per cui
un problema propriocettivo non è un problema del solo recettore.”27

26
Rossetti A.; Gheller P. “Manuale di optometria e contattologia” pp 93-95, Zanichelli editore, 2003
27
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp. 83 Medical Books editore, 2019
17
I MOE attraverso i propri recettori (tra cui i fusi neuromuscolari) sono in grado di stabilire la loro
posizione rispetto a testa e collo, vestibolo, apparato stomatognatico, tronco e appoggio podalico. In
questi muscoli sono presenti i motoneuroni gamma per cui il loro tono è regolato dalla FR.
Inoltre si conferma, da diverse ricerche, la presenza dell’innervazione del Sistema Nervoso
Simpatico diretta sui fusi muscolari28; cosa che lascia ipotizzare che una iperattività del SNS possa
influenzare il meccanismo di oculomotricità e dell’allineamento dei due occhi.
Altri studi richiamano l’attenzione al legame con le catene miofasciali dimostrando che la
vibrazione dei MOE in un soggetto in piedi evoca movimenti posturali con simile dipendenza
direzionale dal lato dell’applicazione delle vibrazioni come in figura 8; lo studio è stato fatto
servendosi di una piastra stabilometrica.

Fig. 8: Variazione del baricentro corporeo (Luca Giannelli: “clinica visuo posturale” pp107)

Ricerche simili hanno validato la connessione tra i muscoli oculari, cervicali e l’apparato
stomatognatico, dove l’occhio può influenzare la strategia di assetto posturale, posizione
mandibolare, tono del massetere e i muscoli cervicali (soprattutto il tono dei sub-occipitali). A
dimostrazione di come è importante non sottovalutare e lasciare al caso ogni problematica.
Le diverse condizioni foriere di una disfunzione della componente propriocettiva sono:

 Ipoconvergenza oculare, insufficienza di divergenza;


 Eteroforia e/o disparità di fissazione orizzontale e verticale;
 Deficit di oculomotricità (strabismo, paresi e paralisi dei muscoli oculari);
 Geometrie di lenti non adeguate e/o non correttamente centrate;
 Diverse correzioni prismatiche prescritte valutando solo la funzione visiva e non
visuoposturale.

28
Passatore M. Roatta S.: “influence of sympathetic nervous system on sensorimotor function”. Physiol. 2006
18
Da sottolineare che i primi due punti sopracitati devono avere particolari caratteristiche perché la
loro presenza non è sempre indicatrice di disfunzione.
La funzione esterocettiva è svolta della retina, responsabile della trasduzione del segnale che arriva
dall’ambiente esterno, nella visione centrale e periferica attraverso i suoi recettori; inoltre fornisce
informazioni sulla posizione del proprio corpo rispetto all’ambiente prendendo dall’esterno le
informazioni sulla posizione e dimensione degli oggetti. Le diverse condizioni foriere di una
disfunzione della componente esocettoriale sono:

 Difetti visivi non corretti adeguatamente (miopia, ipermetropia, astigmatismo);


 Occhiale con potere di lenti non adeguati;
 Variazione di potere delle lenti che superano il range di tolleranza biologica di adattamento;
 Disfunzioni accomodative;
 Condizioni refrattive particolari: Anisometropia;
 Forma e dimensioni della montatura inadatte;
 Qualità della funzione binoculare nella sua componente sensoriale (soppressione);
 Patologie oculari;
 Alterazioni dell’occhio come l’ambliopia e il cheratocono;
 Geometria delle lenti.
È evidente che tutte queste perturbazioni possano portare squilibri al STP.

2.3 Effetti delle lenti oftalmiche

La correzione di un’ametropia mediante lenti oftalmiche è uno dei svariati ausili che l’ottico-
optometrista adotta per compensare un vizio refrattivo. Per le loro caratteristiche strutturali possono
provocare degli effetti disturbanti sia sulla componente esocettoriale sia sulla componente
propriocettiva.
La lente attraverso il suo potere e la distanza occhio-lente modifica la dimensione, la distanza
apparente ed orientamento degli oggetti portando una variazione della distanza percettiva degli
oggetti rispetto a sè e del campo visivo periferico.
Le lenti sferiche negativa e positive apportano queste modifiche in tutte le direzioni di sguardo. Nel
caso della lente negativa l’occhio ha un aumento del CV periferico, viceversa per la lente positiva;
entrambi rispetto a una condizione di assenza della lente.
Le lenti toriche per la correzione dell’astigmatismo producono, invece, distorsioni con un
ingrandimento o riduzione dell’immagine retinica e CV principalmente sull’asse di maggior potere.
Risulta chiaro che queste modifiche vanno a disturbare la componente esocettoriale (retina).
19
La componente propriocettiva, invece, è disturbata dalle conseguenze derivanti dalle modifiche
prima evidenziate; ovvero che dietro queste problematiche gli occhi si trovano a compiere
movimenti di ampiezza in aumento e riduzione a seconda della lente considerata.
Il nuovo campo visivo retinico risulterà diverso rispetto alla mappa retinotopica a livello dei
Collicoli Superiori per cui dovrà essere ricalibrata neuro percettivamente da tutti i sistemi di
organizzazione oculomotoria ed essere associati alla posizione e movimento del collo e della testa.
Ciò comporta un adattamento del VOR, che da come feedback un errore di calibrazione tra
ampiezza del movimento della testa e ampiezza di movimento compensatorio oculare, e di
conseguenza del COR e questo potrebbe non essere accettato da soggetti che già presentano una
disfunzione nell’OCG creando nuovi percorsi disfunzionali anche distali dagli occhi.
Il SNC deve ricalibrare il riflesso VOR affinchè si elimini il senso di slittamento retinico che dà la
sensazione di cinetosi29 e instabilità.
In fisiologia la ricalibrazione inizia subito ma ci vogliono 4-5 giorni per terminare, dopo di che il
soggetto non lamenta più sensazioni di instabilità sia con, sia senza occhiali.

2.4 Perturbazione del sistema visivo

Per perturbazione del sistema visivo s’intende l’ostacolo che non permette il normale
funzionamento dell’apparato visivo. È formato da una serie di componenti tra i quali il bulbo
oculare è quello più soggetto a variazioni strutturali.
Quest’ultimo sin dalla nascita è in continua evoluzione partendo da una condizione iniziale in cui
risulta più corto della norma fino, a differenza della sua parte anteriore (cornea e cristallino) che
raggiungono già a 2 anni le normali dimensioni, a crescere rapidamente nella sua porzione
posteriore (probabilmente influenzato oltre che dai fattori genetici anche da fattori ambientali e
neurologici) raggiungendo le dimensioni dell’adulto (circa 23,5 mm in un soggetto normale) già
nell’adolescenza. Questo processo è chiamato emmetropizzazione.
Lo sviluppo, posteriore del bulbo associato a quella della cornea, se avviene in maniera disarmonica
porta alla comparsa dei vizi di refrazione (miopia, ipermetropia, astigmatismo). La loro insorgenza
porta il recettore oculare a non svolgere il proprio compito al massimo delle sue possibilità, seppur
in maniera diversa in base al difetto considerato.
Come già predetto nei paragrafi precedenti questi difetti sono foriere di instabilità per il STP e in
particolar modo si vuole qui esplicare cosa potrebbe produrre a livello posturale il singolo difetto.
29
La chinetosi (o cinetosi) è un disturbo neurologico che alcuni individui provano in seguito a degli spostamenti ritmici
o irregolari del corpo durante un moto, ad esempio in altalena, su di una giostra, o durante viaggi con mezzi di trasporto
come nave, automobile, aereo, ecc
20
In uno studio di Valentino e Fabozzo (1993)30 si è studiato le relazioni funzionali tra i MOE e i
muscoli del collo con lo scopo di dimostrare un’eventuale modifica della postura del capo derivante
da situazioni anomale di tono dei muscoli Sternocleidomastoideo e Trapezio in soggetti con difetti
di refrazione.
Lo studio è stato fatto confrontando un gruppo di dieci soggetti emmetropi con un altro di pari
numero di soggetti miopi con età compresa tra i venti e quarant’anni, utilizzando l’elettromiografia
sui muscoli SCM e TR e valutandone il tono nelle diverse posizioni di sguardo. Il risultato è stato
quello di una netta differenza di tono dei muscoli SCM e TR tra il gruppo dei soggetti miopi
rispetto a quello degli emmetropi.
Nei miopi la risposta tonica è risultata aumentata non solo nelle varie direzioni di sguardo ma anche
in direzione primaria.
Un’altra evidenza scientifica, di Monaco e Coll. (2006), dimostra come la miopia non corretta altera
l’attività tonica dei muscoli temporali anteriori. È stato utilizzato il controllo elettromiografico sui
muscoli masticatori con mandibola in reset position su 20 soggetti (10 emmetropi e 10 miopi) e
sono stati confrontati i risultati effettuati sia ad occhi aperti, sia ad occhi chiusi. Nel primo caso c’è
stato una netta differenza di attività tonica superiore nei miopi, mentre nel secondo caso, essendo
stata eliminata la partecipazione oculare, il risultato è emerso similmente dai due gruppi.
Nel caso del soggetto ipermetrope o miope ipercorretto la sintomatologia più frequente è di tipo
cefalgica. Da uno studio condotto da Giannelli L. (2012)31, in cui si è analizzata la funzionalità
visiva di 3298 soggetti addetti al videoterminale, è emerso che chi ha affaticamento visivo ha una
probabilità significativa di avere anche cefalea e/o cervicalgia, e il contrario.
L’ipermetrope non corretto sfrutta l’intervento del cristallino per la messa a fuoco di oggetti lontani
ed ancor più nelle attività prossimali causando stress (quindi affaticamento visivo) alle strutture
motorie di interesse.
Per le connessioni miofasciali questi aumenti di tensione si riflettono in altri distretti di interesse del
STP.
È chiaro che qui sono state evidenziate lievi ametropie, perché nel caso di quelle forti il discorso
diventa molto più ampio e sfocia in altre problematiche: quelle causate dalle ametropie stesse
(esoforia e exoforia) e quelle legate ad altri disturbi della visione binoculare quali insufficienza di
divergenza, di convergenza, accomodativa e l’eccesso di convergenza, divergenza e di
accomodazione.
I relativi riscontri posturali non verranno trattati in questo lavoro di tesi.

30
Fabozzo A.; Valentino B.: Interaction between the muscle of the neck and the extraocular muscles of the myopic eye.
An elettromyographic study. Surg Radiol Anat. 1993;15(4):321-3
31
Giannelli L.; Giannelli M.; Moro G.: “L’esame visivo efficace” di Ed. Medical Books 2012
21
2.4.1 Anisometropia

Il corretto funzionamento del sistema visivo dipende in gran parte dalla presenza di visione
binoculare, ossia la capacità di fondere in una singola percezione gli impulsi provenienti dai due
occhi. Grazie ad essa possiamo percepire, in maniera più accurata e diretta, la tridimensionalità del
mondo che ci circonda, ed in base a ciò riusciamo a valutare le distanze relative degli oggetti e
capirne la differente collocazione spaziale. Spesso siamo rapiti dal preconcetto che i singoli difetti
visivi sono la causa di tutti i problemi, quando sappiamo bene che da un punto di vista funzionale
sono solo una parte dei deficit visivi funzionali. Dobbiamo stare attenti, quindi, a non avere una
visione miopica e focalizzarci di conseguenza solo su una parte di un problema più complesso. Di
occhi ne abbiamo due e sono costantemente chiamati a collaborare per permettere la visione
binoculare ottimale, di conseguenza se anche uno dei due venga alterato è possibile che
quell’equilibrio si rompa. Tra le varie problematiche compromettenti per la visione binoculare, ed
oggetto di studio per questo lavoro di tesi, riscontriamo l’anisometropia. Essa consiste nella
differenza di stato refrattivo tra i due occhi, in termini sia di ametropia e sia di acutezza visiva.
Possiamo immaginare come già una differenza di 0,25 diottrie di potere tra OD e OS è definibile
anisometropia, ma visivamente è significativa una differenza di almeno 1,00-1,50 D32. Si classifica,
quindi, in base alla combinazione dello stato refrattivo (anisomiopia, anisoipermetropia,
antiametropia) e all’entità dell’anisometropia: bassa (differenza inferiore alle 2,00D), media
(compresa tra 2,00 e 3,50 D) e alta (superiore alle 3,50 D). Le varie combinazioni sono possibili a
causa del tipo di ametropia (assiale e/o refrattiva), origini anatomiche, patologiche e chirurgiche.
Questo disturbo produce una diversa qualità di immagine retinica e cerebrale e la sua insorgenza in
età plastica condiziona lo sviluppo del sistema visivo in termini di AV e di visione binoculare;
riscontrando spesso ambliopia e a volte strabismo. Se le anomalie non sono cosi severe vi è
comunque un processo fusionale incompleto. La visione, nel soggetto anisometrope, nelle sue
condizioni abituali e non corretta è limitata in funzione del tipo e entità della stessa. Ad esempio un
anisomiope o un antiametrope può usare un occhio per lontano (meno miope o ipermetrope) ed il
controlaterale da vicino 33. Vi sarà visione alternata, quindi non c’è fusione sensoriale completa, ma
non si instaurerà ambliopia. Nel caso di anisoipermetropia medio-elevata la visione sarà sempre a
carico dell’occhio meno ipermetrope, perché a qualsiasi distanza presenterà minore richiesta
accomodativa; in età plastica il controlaterale sarà costantemente soppresso e si instaura ambliopia
anisometropica. Per quanto riguarda, invece, la visione in un anisometrope corretto varia in base
alla correzione scelta: se a tempiale o con lenti a contatto. Questo perché la condizione
32
Paliaga G.P.: “I vizi di refrazione”. III edizione. Minerva Medica 1995.14:181-187
33
Rossetti A.; Gheller P. “Manuale di optometria e contattologia” pp 37, Zanichelli editore, 2003
22
anisometropica prevede una diversa compensazione ottica nei due occhi che provoca aniseiconia
d’immagine e una diversa entità di potere prismatico (anisoforia ottica). Inoltre, per anisometropie
maggiori di 3,50 D, la richiesta accomodativa per le attività prossimali è diversa tra i due occhi
siccome è funzione del potere e della DAL; quindi il sistema visivo sceglierà di seguire l’impulso
accomodativo di un occhio lasciando l’altro in errore di focalizzazione perché sappiamo bene che
l’innervazione del sistema accomodativo è coniugata. L’aniseiconia è la differenza di grandezza
retinica nei due occhi dovuta al diverso ingrandimento prodotto dalla correzione a tempiale in
questo caso, ma è riscontrabile anche in caso di stessa ametropia di stessa entità ma di tipo diverse
(un occhio ametropia assiale e l’altro refrattiva). La differenza aumenta con: l’aumento della
differenza di potere tra le due lenti correttive, l’aumento della curva base anteriore che è
responsabile del fattore di forma, l’aumento della DAL. Essa praticamente si annulla con l’utilizzo
di LAC che sono da preferire nei casi di anisometropia posturalmente significativa. L’anisoforia
ottica si presenta quando l’asse di fissazione non coincide con il centro ottico delle lenti, ossia
quando gli occhi si dirigono in tutte le altre posizioni di sguardo. Per la struttura della lente viene
indotto un effetto prismatico che, essendo dipendente da decentramento e potere stesso della lente,
risulta diverso tra i due occhi. Siccome le lenti hanno poteri diversi viene favorita, quindi, la
dissociazione d’immagine verso la diplopia che deve essere compensata attraverso il sistema delle
vergenze fusionali. La compensazione è solo di natura volontaria perciò regolata attraverso riflessi
di natura psico-ottica e non sempre è in grado di compensare agevolmente questi disturbi. In aiuto
subentra il sistema posturale come rinforzo adattivo e dove la PAC rappresenta la condizione più
frequente34, muovendo maggiormente il capo che deve seguire il movimento oculare per mantenere
la direzione di sguardo il più vicino possibile ai centri ottici delle lenti. La pratica clinica evidenzia
che l’anisometropia può influenzare la stabilità fusionale promuovendo principalmente: sensazione
di disagio percettivo con alterazione delle distanze, effetto “swinging” di ondeggiamento del mondo
osservato che si può manifestare anche con la sensazione di vertigine soggettiva, difficoltà a
mantenere la fissazione in compiti visivi precisi come perdere la riga andando a capo leggendo testi
o lavorando ad excel; disturbi visivi associati a pesantezza oculare, bruciore e cefalea che inizia a
livello nucale e si porta a livello sovraorbitario/frontale. Le cause sono molteplici e dipendono dalla
predisposizione del soggetto, però il dolore a partenza nucale può essere dovuto ad una
sovrattivazione della zona cervicale, che continua ad adattarsi inclinando il capo su una spalla per
migliorare la posizione degli occhi e ridurre la componente aniseiconica e l’effetto anisoprismatico.
Se il problema interessa il sistema fusionale il dolore resta in posizione più elevata verso il centro
della fronte, mentre se è prevalentemente di natura accomodativa (anisoaccomodazione) la
sensazione di dolore è localizzata a livello periorbitario e in posizione mediale.

34
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp. 221 Medical Books editore, 2019
23
I muscoli del collo che vengono in aiuto per il sistema visivo se disturbati a lungo, a seguito di una
PAC, favoriscono il disequilibrio posturale e può cronicizzare nel tempo.

2.4.2 Astigmatismo

In questo paragrafo non verrà descritto il difetto visivo nelle sue caratteristiche e classificazioni, ma
il suo contributo nell’ambito posturale. L’astigmatismo è un comune vizio refrattivo molto diffuso
il quale viene spesso sottovalutato perché, da un punto di vista di clinica visiva classica, lievi
astigmatismi (da 0,25 a 0,50 D) di solito non vengono corretti, siccome in molti casi non portano
rilevanti riduzioni di acutezza visiva. Questa scelta, seppur a volte ragionevole anche per motivi
estetici, comporta una risposta posturale in quanto un astigmatismo non corretto o non
adeguatamente prescritto in termini di potere e asse, sia foriero di cervicalgia, lombalgia, podalgia,
cefalea e modifiche dei rapporti occlusali. Esso se non corretto promuove maggiormente un
adattamento del capo, di origine visiva, inclinandolo su una spalla; in questo modo, siccome la
visione dell’astigmatico ha una differente nitidezza nei diversi meridiani, si agevola quello di
miglior visione. Questa caratteristica è tipica dei lievi astigmatismi con asse vicino ai meridiani
orizzontale e verticale o obliqui (i più disturbanti), perché con l’aiuto della PAC si ha una migliore
percezione del mondo che è costruito da linee verticali e orizzontali e si ottiene la miglior visione
con il minor affaticamento percettivo (Fig.9). L’uomo ricerca la miglior percezione delle linee
verticali e orizzontali rispetto a quelle oblique perché c’è: un aumento dell’attività corticale, un
miglioramento della percezione visiva, una migliore precisione nell’apprezzamento della verticalità
e orizzontalità soggettiva, dovuta alla maggiore sensibilità delle cellule deputate all’orientamento
dei piani dello spazio a livello della corteccia cerebrale visiva. 35

Fig. 9: Astigmatismo e PAC (Luca Giannelli: “clinica visuo posturale” pp 243)

35
Maione M., Maraini G.: “l’unità visiva sensorio-motoria; fisiopatologia e clinica dello strabismo”. Editrice Libreria
Goliardica – Parma, 1977 – 7: 145-163
24
2.5 Posizione Anomala del Capo (PAC)

Prima di riconoscere una posizione anomala del capo e definirla tale va specificato, se pur con dei
limiti, quale sia la posizione naturale della testa (NHP). Varie sono state le definizione di cui
l’ultima risale al 1950 da Moorrees and Kean36 dove si specifica che la NHP è una posizione
riproducibile di una testa quando è in posizione verticale, con gli occhi che guardano dritti in
corrispondenza di un segno, quindi con gli assi visivi sul piano orizzontale.
Fisiologicamente è controllata dai riflessi VOR e COR, vestibolo spinali, dall’orecchio interno con
le risposte gravitazionali otolitiche che forniscono le interazioni tra posizione dell’occhio, posizione
della testa e i muscoli e la fascia. Può essere influenzata dalla funzione respiratoria nasale,
dall’occlusione, dalla morfologia scheletrica craniofacciale e dal sistema visivo.
Non si esclude che la NHP può cambiare con lo stato emotivo, età, caratteristiche personali,
condizioni ambientali e dolore.
Viene usata in tanti campi scientifici poiché fornisce un sistema di riferimento per le misurazioni,
valutazione e monitoraggio dei risultati; inoltre può godere di una buona riproducibilità e
ripetibilità, esclusa la fase di crescita.
La NHP, quindi, non è una posizione fissa ma

“una piccola gamma di posizioni oscillanti intorno al soggetto”37

A livello della testa una posizione del capo al di fuori di questa condizione prima definita risulta
essere un adattamento posturale che si presenta frequentemente nella pratica clinica, definendola
PAC.
È un atto di compenso necessario all’organismo per svolgere funzioni che altrimenti non potrebbero
aver luogo, oppure verrebbero effettuate in modo gravoso; inoltre il perdurare di questa condizione
ha un evidente impatto sulla funzione visiva oltre che su tutto l’equilibrio posturale e
stomatognatico alterandone fluidità ed efficacia.
Quindi può essere una risposta a una disfunzione o un input per la generazione di una disfunzione;
si pensi a un operatore al videoterminale in condizioni di lavoro non ergonomiche. Esso se ha un
monitor di lato e la tastiera di fronte a lui a una certa distanza si può immaginare come deve
costringere, continuamente, il capo alla rotazione per poter osservare il monitor e per poter
osservare la tastiera.
36
Coenraad F., A. Moorrees, M.R. Kean: "Natural head position, a basic consideration in the interpretation of
cephalometric radiographs”. Anthropol.16: 213–234, June 1958
37
Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” pp. 348 Medical Books editore, 2019
25
Inoltre nel fare le due cose affatica anche il sistema visivo, essendo i due a distanze diverse. Il
perdurare di questa condizione scomoda di lavoro può portare a disturbi posturali.
La PAC se viene assunta permanentemente o frequentemente rispetto all’asse del corpo sfocia in un
torcicollo.
Entrambi devono essere sempre riferiti alla spalla dove il capo si dirige. A seconda della posizione
assunta dal capo distinguiamo:

 Torcicollo orizzontale: capo ruotato sulla spalla destra o sinistra;


 Torcicollo torsionale: capo inclinato (flessione laterale o tilt) sulla spalla destra o sinistra;
 Torcicollo verticale: flesso estensione del capo (mento abbassato o elevato).

Fig. 10: Posizioni di un torcicollo o PAC: da sinistra verso destra distinguiamo rispettivamente torcicollo orizzontale,
torsionale e verticale.

Il torcicollo o PAC può essere di tipo semplice o misto, in cui due o più posizioni si combinano
insieme.
Le cause che provocano questo tipo di risposta sono svariate, ma quelle indotte da una disfunzione
e/o alterazione a carico del sistema visivo le riassumiamo: astigmatismi non corretti, eteroforia,
disparità di fissazione, ipoconvergenza oculare, occhiali posizionati male sul viso, centrature lenti
non corrette e geometria lenti non adeguate all’esigenza del soggetto.
Il tutto per la ricerca di miglior: acutezza visiva in termini di risoluzione, sensibilità al contrasto,
visione binoculare equilibrando l’equilibrio tonico dei muscoli oculari ed/o evitare la diplopia o la
soppressione di un occhio.
La PAC seppur migliora la collaborazione tra i due occhi, genera un quadro disfunzionale
soprattutto a livello della colonna cervicale e lombare nonché a livello podalico e stomatognatico.

26
Capitolo 3: La fase sperimentale

3.1 Obbiettivo e idea

In questa parte del lavoro di tesi si vuole andare ad evidenziare degli aspetti che possono generarsi
in seguito a un semplice disturbo che molto spesso non riceve la sua debita importanza, quindi del
legame esistente tra il sistema visivo e quello posturale.
Per svolgere accuratamente questo lavoro sperimentale è stato inevitabile servirci di uno studio
optometrico (Vision Ottica Abys) poiché li, man mano che si svolgevano le attività di routine
quotidiana, abbiamo trovato le persone potenzialmente idonee al nostro studio; persone che non
appartenevano a un pacchetto clienti già noto ma si è voluto selezionare tra potenziali nuovi clienti,
tra l’altro molto gentili mostrando disponibilità nel sottoporsi al test. Inoltre la struttura è
ampiamente fornita di tutte le attrezzature utili allo svolgimento delle varie fasi del lavoro.
Nel paragrafo relativo all’introduzione è stato anticipato ciò che sarebbe stato lo sviluppo della tesi
e quindi l’obbiettivo di ricercare delle risposte posturali in seguito a una perturbazione visiva, che
non sia solo una semplice aberrazione ma anche una condizione anomala in cui si trova il sistema
visivo quale l’anisometropia; inoltre ci si chiede se una “lente oftalmica” fosse in grado di risolvere
un’eventuale risposta errata di tipo posturale. Quella di cui stiamo parlando è, chiaramente, una
risposta in termini di posizione anomala del capo (PAC) e in particolare si vuole cercare di capire se
le piccole anisometropie, nell’ordine di 1 D di differenza tra i due occhi compresi soggetti che
presentano anisometropie astigmatiche, risultano disturbanti ai fini posturali. Siccome parliamo di
piccoli disturbi visivi ci si poneva il dubbio che essi potessero o non potessero provocare una PAC,
o meglio ancora manifestare quelle di piccola entità nel caso in cui fosse presente. Quelle di piccole
entità sarebbero difficili da riscontrare, per motivi di soggettività non essendoci un riferimento da
cui trarre delle considerazioni, per non parlare poi di ostacoli alla visione della persona in esame nel
momento in cui ci si posizionasse di fronte per meglio capire. In pratica si commetterebbero molti
errori ed inoltre in questo modo non esiste un riscontro numerico.
Da qui nasce l’esigenza di utilizzare un apparato che ci permettesse di svolgere questo lavoro
discretamente e di fornirci dei valori da cui trarre poi delle conclusioni. Sul mercato, attraverso
varie ricerche, non si è trovato qualcosa che specificamente monitorasse una PAC o magari non è
pubblicizzato abbastanza da comparire sul web; allora nasce un’altra esigenza e cioè quella di
costruirlo e di farlo nella maniera più economica possibile.
Inizialmente è stato difficile trovare qualcosa che sposasse questo progetto perché qualsiasi cosa si
utilizzava, interferiva con la naturale postura della persona; basta un qualcosa di disturbante per la

27
visione o un semplice peso che può indurre uno spostamento della testa e di conseguenza falsare i
risultati.
Si è pensato di usare il meccanismo giroscopico dei moderni cellulari, ma siccome andrebbe
adattato sul capo con qualche supporto di conseguenza si aggiungerebbe altro peso al telefono
stesso.
Cosi solo dopo aver bocciato vari sistemi nasce l’idea, traendo spunto da vari video sul web, di
sfruttare lo stesso meccanismo di rilevazione dei movimenti della testa che usano i simulatori
virtuali e di adattarlo ai nostri obbiettivi.
Cosi, come una consolle riesce a rilevare un movimento della testa e a riprodurlo in un aereo
virtuale per l’esplorazione dei comandi dell’abitacolo, allo stesso modo un apparato mi rileverà, in
ogni istante, i movimenti della testa della persona in esame senza che qualcuno o qualcosa
intralciasse la misura. Qui nasce il mio “TRACK IR”.

3.2 Apparato sperimentale: il “TRACK IR”

Questo strumento è chiamato così perché principalmente sfrutta il movimento di vari LED, con
emissione di luce nell’infrarosso, nello spazio che attraverso un software vengono elaborati
fornendoci di conseguenza delle coordinate.
Di seguito viene riportata l’immagine dell’apparato sperimentale:

Fig. 11: Apparato sperimentale “TRACK IR”

28
Prima di descriverne il funzionamento elenchiamo gli strumenti adoperati per la messa in opera del
tutto. Ci siamo serviti:

1. Telecamera PS3
2. Staffa treppiedi regolabile
3. Montatura celluloide con filtri neutri trattati antriflesso
4. Clip per montatura con alloggiamento lenti oftalmiche della cassetta lenti
5. Point Tracker
6. Filtro ottico ZOMEI
7. PC

La telecamera adoperata e quella specifica per questo scopo, utilizza


una risoluzione di 640×480 pixel a 75 Hz, oppure 320×240 pixel a
120 Hz. È stata scelta questa perché appositamente progettata dalla
SONY per aver una migliore acquisizione delle immagini e cattura dei
movimenti con maggiore fluidità rispetto le tradizionali webcam. Non
parliamo di differente risoluzione poiché sono simili, ma la differenza
sta nel frame rate. Le webcam classiche raggiungono un massimo di
30fps mentre questa da noi utilizzata può lavorare a 75fps o 120fps in
funzione della risoluzione scelta. Attraverso dei driver di proprietà
SONY comunica con il PC e trasmette le informazioni consentendoci,
utilizzando i restanti componenti che man mano spiegheremo, di
Fig. 12: Telecamera PS3 rilevare qualsiasi movimento nel suo campo di visione e di poterlo poi
elaborare al PC. Inoltre è dotata di un obiettivo zoom regolabile (da 56 a 75 gradi di campo visivo)
per una maggiore versatilità. La telecamera per poter esplicare al
meglio la sua funzione è posta su un treppiedi regolabile, dandoci
possibilità di regolarla in funzione dell’altezza e della distanza che
deve essere posta durante il monitoraggio. Viene posizionata di fronte
alla persona esaminata, la quale indossa la montatura in celluloide
che abbiamo opportunamente scelto in modo da essere quanto più
comoda possibile per la maggior parte delle persone. Ha un calibro
47mm, ponte 24mm e lunghezza aste 147mm; inoltre per economicità
è stata scelta tra le varie montature sul mercato di tipo premontato
con l’accuratezza di sostituire le lenti in dotazione con dei filtri neutri
forniti dalla ZEISS dotati di trattamento antiriflesso. Fig. 13: Montatura celluloide

29
Questa montatura è stata cosi scelta per permetterci di sostituire l’occhialino di prova, alias Oculus,
che è regolabile.
Fatta questa sostituzione e trovandoci in una fase sperimentale nasce
l’esigenza di cambiare continuamente la correzione in uso e quindi
non potevamo, anche per questioni di tempo e praticità, ordinare di
volta in volta nuove lenti e lavorarle per la montatura.
Per ovviare a quest’ultimo problema ci siamo serviti del supporto di
due clip da posizionare sulla montatura prima citata, appositamente
costruiti per poter alloggiare le lenti oftalmiche della cassetta lenti sia
sferiche che astigmatiche. Quest’ultime possono essere
Fig. 14: Clip per lenti oftalmiche utilizzate perché i due clip sono forniti, esternamente, delle tacche di
orientamento (in gradi) per posizionare l’asse dell’astigmatismo (come l’oculus). La montatura ha
anche un altro aspetto funzionale, cioè quello di avere un’asta abbastanza larga da reggere il
PointTracker che indossati su di un volto formeranno cosi un solo corpo. Il PointTracker è un
oggetto di materiale plastico dal
peso irrilevante a cui sono fissati a
determinate distanze 3 LED
infrarossi con un orientamento
specifico in modo che quando si
muove la testa, la loro posizione
relativa cambierà. Vengono
alimentati via cavo attraverso il pc
in modo da eliminare il peso di un
ipotetico pacco batteria che andasse Fig. 15: Caratteristiche led adoperati

a gravare sul peso totale della montatura e a viziare un ipotetico movimento della testa nella
direzione del peso stesso. I LED hanno le caratteristiche riportate in figura 14, tra cui ci interessa il
range di lunghezza d’onda in cui emette la massima potenza radiante.
Questa informazione torna utile nel momento in cui vogliamo
migliorare la sensibilità dell’apparato anteponendo un filtro ottico
infrarossi della ZOMEI davanti l’obiettivo della telecamera. Il filtro è di
tipo passo alto, cioè si lascia attraversare da tutte le lunghezze d’onda,
della luce incidente, al di sopra di una determinata lunghezza d’onda
definita di taglio. Per questo filtro ottico è λt = 720nm, vale a dire taglia
e non si lascia attraversare da tutte le lunghezze d’onda inferiori a
Fig. 16: Filtro ottico ZOMEI questa. In pratica la telecamera potrà rilevare soltanto la radiazione

30
infrarossa poiché il filtro oscura quella ultravioletta e del visibile, motivo per cui appare di colore
“nero”. Questa scelta è stata fatta anche per un motivo di privacy della persona in esame,
eliminando fattori emotivi riguardo la tensione nell’essere ripresi. C’è da precisare che il filtro
ottico avrebbe dovuto avere una λt più alta ma per motivi di disponibilità del prodotto e tempo di
spedizione oltre i 25 giorni non è stato possibile. Infine l’apparato sperimentale si completa con il
software utilizzato da un pc. Questo è il cuore del nostro apparato perché un movimento della testa
comporta un movimento del pointracker fissato alla
montatura; di conseguenza la posizione relativa dei 3 led
viene utilizzata dal programma per capire come si muove la
testa. Per cui inizialmente il sistema deve essere calibrato
per ogni soggetto trovando il punto definito centro di
rotazione della testa, inteso come il fulcro attorno al quale
avvengono i movimenti che il software abbina al
movimento dei led nello spazio e in funzione di come
questo si muove ci dà dei valori nella schermata principale.
Generalmente nello spazio possiamo muovere la testa in 6 modi Fig. 17: Point Tracker

diversi, quindi abbiamo 6 gradi di libertà. Possiamo rilevare i seguenti diversi movimenti (senza il
movimento degli occhi), che classificheremo:

 Yaw: rotazione della testa da una spalla all'altra sul piano orizzontale (PAC orizzontale);
 Pitch: rotazione della testa su e giù sul piano verticale (PAC verticale);
 Roll: inclinazione della testa da una spalla all'altra (PAC torsionale);
 X: movimento orizzontale laterale;
 Y: movimento verticale (su e giù)
 Z: Zoom (movimento avanti / indietro)

I primi tre movimenti (Yaw, Pitch e Roll) avvengono rispetto al centro di rotazione ipoteticamente
fisso, mentre i restanti tre movimenti (X, Y, Z) sono degli spostamenti che compie il centro di
rotazione stesso (Fig. 18). Questi movimenti effettuati dalla testa del soggetto in esame sono
tradotti, dal programma di tracciamento, in un rispettivo movimento della testa sullo schermo e
quantificati con dei valori in gradi sessagesimali per le rotazioni e in centimetri per gli spostamenti.
Inoltre vengono riportati anche su delle mappe (grafico in Fig. 18).
Quest’ultime ci servono solo per avere un riscontro grafico, poiché su questi grafici ci sono delle
curve la cui funzione è quella di poter essere modificate a proprio piacimento andando ad agire su
quella che è la rotazione del capo nel gioco.

31
Ad esempio se si registra una rotazione in input di 5° (realtà) si può far risultare che nel gioco
(output) avvenga di 10° modificando opportunamente queste mappe.

Fig. 18: Movimenti (estremizzati)


permessi e relativo grafico;
azzeramento su ortoposizione:

a) Testa in ortoposizione: da notare


che il grafico parte dall’origine.

b) Movimento Yaw a destra di 40°


(il movimento è speculare rispetto
al movimento della persona).

c) movimento Pitch verso l’alto di


20°; notare come il led in basso
risulta più grande poiché, nel
sollevare il mento, si avvicina di più
alla telecamera rispetto gli altri.

d) Movimento Roll verso la spalla


sinistra di 40° (il movimento risulta
speculare rispetto alla persona).

e) Movimento orizzontale laterale X


di 20 cm.

32
f) Movimento verticale Y di 10 cm;
immaginare come se il collo si fosse
allungato.

g) Movimento Zoom avanti Z di 20 cm


circa; notare come i ledi risultano più
grandi, proprio perché la testa
spostandosi in avanti entrambi i led
risultano più vicini alla telecamera e
occupano più pixel del campo visivo
della stessa.

Il grafico ha sulle ascisse i valori di input e sulle ordinate i valori di output. Il nostro scopo è quello
di impostare il grafico delle mappe ottenendo una curva lineare (Fig.18), cioè input uguale a output,
in modo tale da rilevare i dati più velocemente. Questo perché nella schermata iniziale (Fig.19)
vengono riportati i valori sia di input (dati grezzi) che di output e solo quest’ultimi si azzerano.
Da precisare che solo per i grafici dei movimenti X, Y, Z il rapporto tra i valori non è 1:1, ma
1:0,75 (Fig.18 e, f, g). L’azzeramento viene fatto da noi quando la testa si troverà in ipotetica
ortoposizione, quindi ciò che andremo a leggere negli output sarà un valore puro relativo a un
movimento della testa della persona nel rispettivo grado di libertà permesso (prima descritti)
rispetto la sua ortoposizione. Esempio se leggo Yaw 5, la testa è stata ruotata a destra di 5°.

Fig. 19: Schermata iniziale del software


33
Il valore espresso negli output, in seguito all’azzeramento fatto in ortoposizione, può risultare
negativo o positivo. Il software usa la seguente convenzione:

 Yaw negativo = rotazione verso spalla sinistra, positivo = rotazione verso spalla destra;
 Pitch negativo = rotazione verso il basso, positivo = rotazione verso l’alto;
 Roll negativo = inclinazione verso spalla destra, positivo = inclinazione verso spalla sinistra;
 X negativo = traslazione verso destra, positivo = traslazione verso sinistra;
 Y negativo = traslazione in basso, positivo = traslazione in alto;
 Z negativo = traslazione in avanti, positivo = traslazione indietro.

Capitolo 4: Raccolta dati

Dopo aver costruito lo strumento utile al nostro scopo è possibile passare a una fase successiva che
ci permetterà poi di poter raccogliere i vari dati da analizzare.
Il lavoro è stato svolto su una campionatura di 15 persone non facendo distinzione di sesso,
professione ed età, ma risulta dai dati un’età media di (32,46 ± 14,96) anni; inoltre è stato effettuato
in condizioni mesopiche nella stessa sala optometrica già sopra citata, sia per una ottimale
refrazione e sia per evitare il disturbo di altre fonti di radiazione infrarossa.
Per ogni persona è stata svolta una completa analisi visiva permettendoci di trovare la migliore
correzione che, per ogni soggetto, non andasse a sfavorire una perfetta visione binoculare.
Questa fase, di notevole importanza, risulta essere preparatoria per lo step finale poiché senza la
miglior correzione e senza la sicurezza di assenza di una eteroforia, non è possibile rilevare,
quantificare ed eventualmente correggere una PAC relativa al semplice disturbo di natura
esocettoriale dell’occhio. Questi dati iniziali vengono raccolti da una tabella (Fig.20) in cui si
riporta anche la correzione abituale della persona (correzione in uso prima della refrazione da noi
effettuata) o si specifica, nel caso non portasse occhiali, che il soggetto non usa correzione.
La tabella (Tab.1), i cui valori sono espressi nella tabella riportata in appendice, è del tipo:

NOME E ETA’
CORREZIONE ABITUALE NUOVA CORREZIONE
COGNOME (anni)
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
OD OD
OS OS

Fig. 20: Tabella 1 (completa in appendice) relativa ai dati iniziali

34
Il passo successivo è stato quello di monitorare, con il nostro apparato, l’eventuale risposta
posturale che può nascere da una correzione abituale non più idonea o assenza di correzione e
confrontarla con ciò che può avvenire quando inseriamo la nuova correzione da noi trovata.

4.1 Protocollo utilizzato per rilevazione PAC

Per questa fase del lavoro è stato necessario stilare un protocollo in modo da eseguire il
monitoraggio della testa in maniera standardizzato e di rapida esecuzione su ogni persona.
Necessariamente, a questo precede una fase preparatoria poiché il protocollo deve essere applicato
in determinate condizioni per evitare che altri fattori possano influire il test.
La persona, quindi, è comodamente seduta sulla poltrona regolabile con la schiena ben poggiata allo
schienale, il capo non poggiato, le braccia libere di scendere lungo il corpo con le mani poggiate
sulle ginocchia e le gambe penzoloni; il tutto nella maniera più rilassata possibile (Fig.21).
Fisserà un target, generalmente una lettera singola dell’ottotipo mostrato sull’LCD, posto ad altezza
occhi e alla distanza di 5 metri; per meglio dire la poltrona solleverà la persona, in funzione della
sua altezza, per porla in linea con il target ma anche per non permettere l’appoggio dei piedi a terra.
Infine la telecamera viene posizionata ad un’altezza poco sotto al taglio degli occhi della persona.
In queste condizioni si cerca di eliminare o ridurre al minimo eventuali disturbi provenienti da altri
recettori che informano il Sistema tonico posturale.
Ad esempio lo stare seduti riduce l’influenza del sistema vestibolare, tenere le gambe penzoloni
evita l’influenza dell’appoggio podalico, fissare un target oltre i 5 metri elimina la sollecitazione dei
muscoli extraoculari richiamati da accomodazione e convergenza, infine avere uno stato forico nella
norma riduce, insieme al punto precedente, le informazioni di natura propriocettiva dell’occhio per
il STP.

Figura 21: Condizione necessaria per poter applicare il protocollo

35
Svolta la fase preparatoria si fa indossare, comodamente, l’occhiale da noi costruito e si procede
rispettando i seguenti punti:
1. Informare la persona su come verrà svolto il test ed inoltre assicurare che la telecamera sia
oscurata e che non registri;
2. Montare sull’occhiale i clip con la correzione abituale della persona o, nel caso non l’avesse,
solo i clip;
3. Far compiere un movimento di rotazione della testa dalla spalla sinistra alla destra o
viceversa;
4. Appena sta per terminare il movimento precedente invitare di puntare il target con uno
scatto (deciso più che veloce);
5. Chiedere, fissando il target, di lasciarsi andare (rilassarsi) senza compiere movimenti
volontari;
6. Azzerare lo strumento;
7. Dopo circa 40/50 secondi annotare i valori emersi;
8. Far chiudere gli occhi, cambiare la correzione in uso (o assenza) con la nuova correzione
trovata e far riaprire gli occhi;
9. Ripetere i punti 3, 4, 5 e 6;
10. Dopo circa 40/50 secondi annotare i valori emersi.

Il protocollo utilizzato, nella sua totalità, ha una durata di circa 4 minuti.


Al termine vengono riportati i valori in una tabella (tab.2) presente in appendice. La dividiamo in
due parti:

MOVIMENTI PERMESSI RILEVATI AL PUNTO 7 DEL


NOME E MOVIMENTO
PROTOCOLLO
COGNOME RISULTANTE
YAW [°] PITCH [°] ROLL [°] X [cm] Y [cm] Z [cm]

Fig. 22a: Tabella 2 parte 1; relativa ai valori ricavati dal punto 7 del protocollo utilizzato.

NOME E MOVIMENTI PERMESSI RILEVATI AL PUNTO 10 DEL PROTOCOLLO MOVIMENTO


COGNOME YAW [°] PITCH [°] ROLL [°] X [cm] Y [cm] Z [cm] RISULTANTE

Fig. 22b: Tabella 2 parte 2; relativa ai valori ricavati dal punto 10 del protocollo utilizzato.

36
4.2 Analisi dei dati rilevati

Inizialmente esaminiamo la tabella 1 da cui possiamo trarre dei grafici che ci permettono di capire
delle cose interessanti. Sappiamo che in essa sono contenuti i dati relativi alla correzione abituale e
alla nuova correzione, entrambe a permanenza, della persona da cui in prima analisi sono stati messi
a confronto riportando nel grafico 1 la prima citata in colorazione blu e la seconda in colore arancio.
Per permettere ciò e per rendere lo studio più semplice dei dati, i valori delle correzioni (Sfera,
cilindro) sono stati riportati in termini di valori sferici mediante la formula dell’equivalente sferico.

Grafico 1: Istogramma in cui si riporta il confronto tra correzione abituale e nuova correzione OD

Grafico 2: Istogramma in cui si riporta il confronto tra correzione abituale e nuova correzione OS

37
Nei grafici vengono riportati sulle ascisse
i nomi delle persone e sulle ordinate i
valori relativi ai poteri espressi in
equivalente sferico delle due correzioni, di
cui notiamo verso il basso i poteri positivi
mentre verso l’alto i poteri negativi.
Questa scelta di imporre la crescita del
valore diottrico in questo modo viene fatta Grafico 3: Tipologie di anisometropia osservate

in funzione di una casistica relativa al grafico 3, in cui si evince che in questo studio la maggioranza
delle persone osservate sono anisomiopiche (60%); le restanti sono anisoipermetropiche per il 27%
e antiametropi per il 13%.
Continuando, da questi due istogrammi, risalta una cosa molto evidente ovvero che per ogni
persona si può apprezzare come le due
correzioni risultano differenti.
Inoltre essendo variata la correzione per
tutti i soggetti, dal grafico 4 qui di lato,
risulta che per più della metà delle
persone esaminate (67%) la correzione è
variata per entrambi gli occhi; mentre
per una piccola parte, il 33%, la
correzione è variata solo per un occhio.
In questa analisi sono incluse anche le Grafico 4: Variazione di uno o entrambi gli occhi

persone che inizialmente si sono presentate come non portatori di un occhiale correttivo, ma che
dopo l’analisi visiva è risultata opportuna una correzione.
Dopo questa fase si è passati poi, come già detto nel precedente paragrafo, all’applicazione del
protocollo per consentirci di monitorare una eventuale PAC.
In questa fase è stata formulata la tabella (Tab.2) contente dati riguardanti i due step in cui possiamo
suddividere il protocollo.
Il primo step termina al punto 7 in cui si ricavano i valori relativi ai movimenti permessi e effettuati
dalla persona “indossando” la correzione abituale, mentre il secondo step finisce al punto 10 dove si
ricavano i valori dei movimenti con la nuova correzione.
Soffermandoci al primo step, ovvero alla prima parte della tabella 2, possiamo apprezzare come il
7% delle persone non ha effettuato nessun movimento indossando la correzione abituale, mentre il
restante 93% ha risposto al test attuando un movimento almeno in una direzione.

38
Di questa fetta cosi grande, inoltre, si è riscontrato che il 20% ha effettuato un movimento in forma
lieve (nell’ordine di 1° anche in combinazione di più movimenti) rispetto al restante 73% in cui si è
osservato un movimento evidente (oltre i 2°). Di seguito viene riportato il grafico 5 corrispondente.

Grafico 5: Risposta al primo step del protocollo, ovvero al punto 7.

Successivamente si è sviluppato il secondo step compilando la seconda parte della tabella 2. Ora
dato che al passaggio precendente si è riscontrata praticamente una PAC, alla fine della seconda
parte del protocollo ci si chiede:

 La persona risponde allo stimolo indotto dalla nuova correzione?


 Come risponde?
 La nuova correzione è stata utile?

Per poter dare una risposta è stato fatto un confronto tra i dati rilevati al primo step e al secondo
step. Sono stati presi in esame tre dei sei movimenti permessi (Yaw, Pitch e Roll), che ricordiamo
sono relativi rispettivamente a: rotazione sul piano orizzontale, rotazione sul piano verticale e
inclinazione della testa verso una spalla. Si scelgono solo questi tre siccome nei restanti non sono
stati rilevati movimenti significativi (Spesso si nota dalla tabella 2 il valore 0°).
Gli istogrammi contenuti nel grafico 6, di seguito mostrato, vengono ottenuti riportando su ascisse i
nomi delle persone e sulle ordinate il valore in gradi sessagesimali del movimento compiuto in
esame. Ogni istogramma è relativo al singolo movimento permesso confrontato tra punto 7 e punto
10 del protocollo.

39
Grafico 6: Istogrammi relativi, rispettivamente, al confronto tra il movimento permesso (Yaw, Pitch, Roll) compiuto al
punto 7 con lo stesso tipo di movimento compiuto al punto 10 del protocollo.
40
I valori relativi al punto 7 sono di colore blu, mentre quelli relativi al punto 10 sono di colore
arancio.
In tutti e tre gli istogrammi notiamo come per la maggior parte dei soggetti analizzati la barretta di
colore arancio risulta avere un valore minore o addirittura si azzera rispetto alla barretta di colore
blu, inoltre per chi già non aveva compiuto un movimento al punto 7 non si registra il movimento
neanche al punto 10.
Per rendere più visibile l’analisi fatta si fa riferimento ad un ulteriore grafico che ci riassume in
maniera semplice cos’è avvenuto al fine di questo secondo step del protocollo (Grafico 7) e ci
permette di rispondere alle domande prima citate.

Grafico 7: Risposta alla nuova correzione ed entità del recupero della PAC

Osservando il grafico 7 si può esplicitare come i dati sono abbastanza chiari e notare che in qualche
modo tutti hanno risposto allo stimolo indotto dalla nuova correzione, in particolare il 73% delle
persone ha risposto in maniera positiva e un piccolo 27% in maniera negativa. In quest’ultima fetta
viene inserita anche chi non ha mostrato proprio risposta, magari a causa di troppa tensione non
riuscendo a rilassarsi.
Per risposta positiva, invece, è inteso che la persona ha compiuto un movimento uguale ma minore
rispetto al punto 7 del protocollo o addirittura non l’ha compiuto e questo lo si evince dal grafico 6
dove le due risposte sono messe a confronto, deducendo di conseguenza che la persona risponde
alla nuova correzione favorendo un recupero della PAC o al massimo non peggiora una condizione
di posizione del capo sia normale che anomala.
Emerge, inoltre, che dalle persone rispondenti positivamente al test un 27% riesce a recuperare
totalmente la deviazione indotta dalla correzione abituale, mentre un 46% compie solo un recupero
41
parziale della PAC. Questa condizione di posizione anomala sappiamo che è dipendente da molti
fattori e, avendo agito principalmente sul recettore oculare e cercato di ridurre (non eliminare)
l’intervento di altri distretti, questo potrebbe giustificare il risultato di un recupero solo parziale; ma
se osserviamo il grafico 8 notiamo qualcosa di importante.

(25 ± 15 ) (33,5 ± 5,8) (38 ± 17 )

Grafico 8: Risposta al protocollo in funzione dell’età della persona

Questo grafico è stato ottenuto riportanto in ascisse le persone che hanno risposto al punto 10 del
protocollo raggruppate a seconda del tipo di risposta che hanno fatto emergere (barrette verdi),
mentre sulle ordinate viene riportata la loro età.
Di questi tre gruppi formati si è calcolata l’età media (corrispondente alla barra blu, più spessa
volutamente).
Ciò che si nota, a mio parere di rilevante importanza, è il condizionamento sul recupero della PAC
del fattore età della persona perché risulta dal grafico che con l’avanzare dell’età e il mancato
intervento a tempo debito nel ripristinare una condizione normale, la posizione anomale del capo si
struttura nel tempo e di conseguenza più è alta l’età della persona più è difficile recuperarla
totalmente. Questo perché ricordiamo che tutte queste persone inizialmente usavano correzioni non
idonee al loro difetto visivo.
Un’altra analisi è possibile farla prendendo in considerazione entrambe le tabelle 1 e 2 in cui si può
fare un’osservazione. Dalla tabella 1 prendendo in esame la colonna inerente alla nuova correzione
è possibile formare due gruppi di persone.
In un primo gruppo inseriamo tutte le persone in cui l’OD necessita di maggiore correzione (occhio
che vede peggio), nel secondo inseriamo le persone in cui è l’OS a richiedere maggiore correzione.

42
Di seguito riportiamo i grafici corrispondenti che riassumono quanto detto (Grafico 9 e 10). Questi
sono ottenuti riportando sulle ascisse le persone divise per gruppi prima citati e sulle ordinate le
diottrie riferite a sfera e cilindro presi singolarmente per entrambi gli occhi.

OD OS

Grafico 9: Gruppo 1 della tab.1, persone in cui l’OD richiede maggior correzione.

OD OS

Grafico 10: Gruppo 2 della tab.1, persone in cui l’OS richiede maggior correzione.

Per ogni persona, quindi, si riporta in entrambi i grafici la nuova correzione scrivendo prima quella
riferita all’occhio destro e poi il sinistro ed inoltre si evidenzia con il rosso i poteri di sfera e
cilindro dell’occhio richiedente la maggior correzione. Possiamo notare come in entrambi i grafici
le barrette rosse sono quelle riferite a poteri maggiori. Per completare l’analisi dobbiamo passare
alla tabella 2 e fare anche qui due gruppi e poi confrontarli con quelli della tabella 1.
Prendiamo in considerazione il movimento permesso Yaw rilevabile dal software, ricordiamo che si
riferisce alla rotazione della testa sul piano orizzontale rispetto al centro di rotazione (ruotare verso
43
la spalla SX o DX). Inseriamo nel primo gruppo le persone che effettuano un movimento Yaw
negativo (vale a dire rotazione verso la spalla sinistra), mentre nel secondo gruppo le persone che
effettuano un movimento Yaw positivo (rotazione verso la spalla destra).

Rotazione verso sinistra

Rotazione verso destra

Grafico 11: persone che hanno effettuato il movimento YAW; gruppo 1 della tab.2 in blu e gruppo 2 della tab.2 in
arancio.

Osservando i tre grafici in contemporanea (Grafico 9, 10, 11) emerge che le persone appartenenti al
gruppo 1 della tabella 2 (persone che ruotano il capo verso sinistra) le ritroviamo tutte nel gruppo 1
della tabella 1 (OD che richiede maggior correzione), mentre le persone che appartengono al gruppo
2 della tabella 2 (persone che ruotano il capo verso destra) le ritroviamo nel gruppo 2 della tabella 1
(OS che richiede maggior correzione). Tutto ciò è a dimostrazione che l’occhio che vede peggio
cerca di avvantaggiarsi, portandosi più in avanti, rispetto l’occhio controlaterale che vede meglio.
Per quanto riguarda i soggetti con astigmatismo anisometropico non possiamo fare una analisi vera
e propria siccome la maggior parte dei soggetti non lo presentano o sono ad asse (180°±15°) e
(90°±15°) e di conseguenza non comportano evidenti disturbi. Infatti, come già detto nel paragrafo
2.4.2, risulta che gli astigmatismi obliqui sono quelli più disturbanti per l’equilibrio posturale e nel
nostro studio ne è capitato uno su quindici persone. È il caso di:

NOME E ETà
CORREZIONE ABITUALE NUOVA CORREZIONE
COGNOME (anni)
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
C. B. 40 OD -3,75 OD -3,25 -0,75 70°
OS -2,75 OS -2,75 -0,25 140°

Fig. 23: Caso di astigmatismo obliquo; parametri presi da tabella 1.

44
La persona si presenta con la sua correzione abituale, rivelatasi non idonea, dove principalmente
non presenta una correzione cilindrica, da noi trovata, di cui ha bisogno. Interessante ora è vedere
cosa succede durante il monitoraggio della testa riportando i valori emersi dalla tabella 2.

NOME E MOVIMENTI PERMESSI RILEVATI AL PUNTO 7 DEL PROTOCOLLO MOVIMENTO


COGNOME YAW [°] PITCH [°] ROLL [°] X [cm] Y [cm] Z [cm] RISULTANTE
In alto, inclina su
C. B. 0 5 -3 0 0 1
spalla dx

NOME E MOVIMENTI PERMESSI RILEVATI AL PUNTO 10 DEL PROTOCOLLO MOVIMENTO


COGNOME YAW [°] PITCH [°] ROLL [°] X [cm] Y [cm] Z [cm] RISULTANTE
In alto, inclina liev.
C. B. 0 3 -1 0 0 0
su spalla dx

Fig. 24: Parte della tabella 2 riportante i valori relativi al punto 7 e 10 del protocollo della persona C.B.

Dai dati possiamo notare come la persona, nella fase di monitoraggio con la correzione abituale,
non avendo il supporto della correzione cilindrica tende a compiere un movimento di inclinazione
verso la spalla destra (Roll negativo).
Se osserviamo il FARO (adottando il sistema TABO) della nuova correzione in figura 25, capiamo
cosa sta accadendo.

Fig. 25: Faro della nuova correzione sferocilindrica; viene riportata la correzione in termini di focale. La freccia rossa
indica la direzione di spostamento del meridiano più vedente durante l’inclinazione del capo. Da notare che la figura è
speculare a chi la osserva.

In qualche modo attraverso il movimento di inclinazione su spalla destra la persona inconsciamente


sta cercando di portare il meridiano maggior vedente verso quello orizzontale o verticale più vicino
(vedere direzione freccia rossa in fig.25) nel tentativo di avere una migliore percezione del mondo
che, come già detto, è costruito da linee verticali e orizzontali. In questo modo si ottiene la miglior
visione con il minor affaticamento percettivo. Tant’è vero che nella seconda parte del protocollo,
dove la persona utilizza la correzione di cui ha bisogno, il movimento di Roll negativo è diminuito
quasi a zero.

45
Conclusioni

Durante questo lavoro di tesi, volto a sottolineare il legame presente tra visione e postura, sono
emersi dei risultati utili che portano a fare delle piccole riflessioni. Premesso che, avendo analizzato
solo 15 soggetti, un numero maggiore di persone avrebbe fortificato i risultati ottenuti e magari fatto
emergere ulteriori dati importanti.
In prima battuta appare evidente come la figura professionale in questione, l’ottico optometrista, si
imbatte continuamente nel riscontrare correzioni non idonee al difetto visivo della persona;
riflessione riscontrante dalla tabella 1 dove si possono evidenziare delle ipercorrezioni o
ipocorrezioni e addirittura in alcuni casi la persona non usa correzione.
Una correzione non idonea, ad esempio, va ad influire sulla vergenza dei bulbi oculari attraverso la
muscolatura estrinseca dell’occhio (informazione di natura propriocettiva) che a sua volta varia il
suo tono per compensare la variazione indotta dalla correzione; questa unita all’ametropia stessa
(informazione di natura esocettoriale) portano delle afferenze disturbanti al Sistema Tonico
Posturale che al punto 7 del protocollo abbiamo visto come risponde.
La risposta da parte del STP è stata la PAC che ci indica una disorganizzazione del sistema visivo e
una anomala integrazione della via Oculocefalogiria.
La PAC essendo una richiesta di adattamento da parte del sistema visivo è però anche in grado di
modificare il rapporto occlusale recando disturbo al sistema stomatognatico che di conseguenza va
a modificare, in funzione del tipo di PAC, lo spessore muscolare dello sternocleidomastoideo.
Adattamento che nel tempo, come si è visto, tende a strutturarsi favorendo un parziale recupero. In
pratica da un piccolo difetto visivo, a cascata, si possono creare fastidi ad altri distretti e viceversa
dove si richiede un intervento di uno specialista nel breve tempo possibile.
Noi in questo lavoro non abbiamo eliminato la componente relativa al sistema stomatognatico (se
presente), non avendo avuto tempo per una collaborazione con specialisti del settore e delle
competenze solide al riguardo, per cui tra le persone che hanno recuperato parzialmente la
deviazione della testa o non hanno dato una risposta andrebbe ricercata anche una causa di questa
natura.
Con questo si vuole sottolineare come sia importante la collaborazione tra varie figure professionali,
dove solo unendo le varie competenze dei rispettivi settori si può arrivare al miglior risultato per il
benessere della persona, comprendendo in che misura ogni singolo recettore influisce sul quadro
clinico evidenziato. Inoltre si invita a non lasciare alcuni aspetti al caso ma a commettere quanto
meno gli errori possibili, ad esempio già un’inversione della dominanza oculare può richiedere un
compenso della testa.

46
Riducendo al minimo gli errori si evidenzia come attraverso una giusta correzione, tra l’altro con
lenti oftalmiche, si favorisce una correzione di un’anomala posizione del capo causata dal sistema
visivo principalmente. I dati hanno fatto emergere come un’anisometropia tende a far deviare la
testa in una direzione in cui si privilegia l’avanzare in avanti dell’occhio che vede peggio rispetto il
controlaterale. Esempio se il destro è l’occhio che vede peggio la rotazione della testa avviene verso
sinistra e viceversa. Dal confronto tra il punto 7 e il punto 10 si vede chiaramente come i vari
movimenti si riducono o si azzerano, per meglio dire “sicuramente non peggiorano”. Questo perché,
avendo fatto il confronto dei movimenti rispetto un’ipotetica ortoposizione della testa, in
posturologia non esiste un vero dritto della testa siccome il corpo nasce e vive in asimmetria.
Ciò conferma che l’anisometropia (inteso anche l’astigmatismo) è disturbante ai fini posturali e di
quanto sia importante una giusta correzione della stessa, ma come qualsiasi altro difetto, e uno stato
del sistema visivo controllato con la giusta periodicità nel tempo.
Concludendo all’ultima domanda:

“Una lente oftalmica può correggere, oltre che un vizio refrettivo, un vizio posturale?”

Per quanto detto finora possiamo rispondere in questo modo: DIPENDE!


Dipende perché le scelte da fare, prima di arrivare alla consegna dell’occhiale finito al cliente, sono
tante in funzione di tutti i parametri modificabili che abbiamo a disposizione e l’errore è dietro
l’angolo. Una scelta sbagliata può essere compensata dal sistema motorio oculare ma poi
bisognerebbe vedere come si ripercuote sul sistema posturale. A parità di causa i soggetti possono
manifestare adattamenti posturali differenti e che sono in funzione del proprio equilibrio.
Quindi:

“SOLO CHI CONOSCE SCEGLIE, ALTRIMENTI CREDE DI SCEGLIERE.”

47
Appendice
NOME E ETà
CORREZIONE ABITUALE NUOVA CORREZIONE
COGNOME (anni)
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
A. D. 28 OD -2,75 -0,75 5° OD -3,00 -0,25 10°
OS -1,75 -1,25 180° OS -2 -2 175°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
B. R. 41 OD -2,75 -0,50 90° OD -3,50 -0,75 90°
OS -1,50 -0,50 80° OS -1,50 -0,50 80°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
YARI 10 OD -2,50 -0,75 170° OD -3,25 -0,75 170°
OS -2,50 OS -2,50
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
S. A. 66 OD OD EMMETROPE
NON USA CORREZIONE
OS OS -0,50 -0,50 170°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
C. B. 40 OD -3,75 OD -3,25 -0,75 70°
OS -2,75 OS -2,75 -0,25 140°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
S. F. 37 OD -0,50 -0,50 170° OD 0,00 -0,50 175°
OS + 0,25 -0,50 2° OS + 0,25 + 0,50 90°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
P. B. 35 OD + 1,25 + 2,00 105° OD + 1,50 + 1,75 105°
OS +1 + 1,50 75° OS + 0,50 + 1,75 70°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
R. S. 30 OD OD -0,75 -2,25 10°
NON USA CORREZIONE
OS OS -1,50 -1,00 160°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
F. P. 30 OD OD -1 -0,50 90°
SENZA CORREZIONE
OS OS + 0,50 -1,00 140°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
E .C. 15 OD OD + 1,25
NON USA CORREZIONE
OS OS + 0,25
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
P. C. 20 OD OD + 1,00
NON USA CORREZIONE
OS OS + 0,25 + 0,75 120°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
S. G. 50 OD + 0,50 -1,50 88° OD + 1,25 -1,75 92°
OS + 0,50 -2,50 84° OS +1 -3,00 90°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
A. M. 16 OD -2,00 OD -2,00
OS -2,50 OS -3,00
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
V. P. 36 OD -1,50 -0,50 180° OD -0,50
OS -1,75 -0,50 174° OS -0,75 -0,50 90°
Sf. Cyl. Ax Sf. Cyl. Ax
D. V. 45 OD -2,75 -0,25 160° OD -3,00 -0,50 160°
OS -2,25 -0,25 175° OS -2,00 -0,25 175°
Tabella 1
48
MOVIMENTI PERMESSI RILEVATI AL PUNTO 7 DEL
PROTOCOLLO MOVIMENTO
NOME E COGNOME
RISULTANTE
YAW [°] PITCH [°] ROLL [°] X [cm] Y [cm] Z [cm]

A. D. 2 -2 0 0 0 0 In basso a destra

B. R. -1 2 0 0 0 1 In alto a sinistra e
indietro

YARI -4 1 1 0 0 0 Liev. in alto, a


sinistra

S. A. 5 -6 1 0 0 -1 In basso a destra e
liev. in avanti

C. B. 0 5 -3 0 0 1 In alto, inclina su
spalla dx

S. F. 5 -8 -1 0 0 0 In basso a destra

P. B. 0 4 -1 0 0 0 In alto e lieve
inclinazione dx

R. S. -1 1 0 0 0 0 Liev. in alto, a
sinistra

F. P. 0 3 0 0 0 2 In alto e indietro

E .C. 0 -14 -1 0 0 2 Fortemente in


basso e indietro

P. C. -2 -5 -2 -1 0 0 In basso a sinistra,
liev. Inclinato a dx
In basso a sinistra e
S. G. -2 -5 3 0 0 0
Inclinato a sx

A. M. 6 -1 1 0 0 0 Liev. in basso, a
destra

V. P. 4 4 -2 0 0 0 In alto a destra

D. V. 0 0 0 0 0 0 Non si rilassava

Tabella 2 parte 1

49
MOVIMENTI PERMESSI RILEVATI AL PUNTO 10 DEL PROTOCOLLO MOVIMENTO
NOME E COGNOME
YAW [°] PITCH [°] ROLL [°] X [cm] Y [cm] Z [cm] RISULTANTE

A. D. 1 2 0 0 0 0 In alto a destra

B. R. 0 0 -1 0 0 0 Lieve inclinazione
dx

YARI -4 0 0 0 0 0 Sinistra

S. A. 1 -3 0 0 0 -1 In basso e liev. a dx

C. B. 0 3 -1 0 0 0 In alto, inclina su
spalla dx

S. F. -1 -4 1 0 0 0 In basso e liev. a
sinistra

P. B. 0 1 -1 0 0 0 Liev. In alto e
inclinazione a dx

R. S. -2 -14 3 1 0 0 Fortemente in
basso e a sinistra

F. P. 0 -1 0 0 0 0 Lieve
abbassamento

E .C. 0 -12 -1 0 0 2 Fortemente in


basso e indietro

P. C. 0 -5 -1 0 0 0 In basso

S. G. -2 -1 0 0 0 0 Sinistra

A. M. 2 1 -2 0 0 0 Liev. In alto a dx e
inclinazione a dx

V. P. 2 2 -1 0 0 0 In alto a destra

D. V. 0 0 0 0 0 0 Non si rilassava

Tabella 2 parte 2

50
Acronimi utilizzati
 STP = Sistema Tonico Posturale
 SNC = Sistema Nervoso Centrale
 FR = Formazione Reticolare
 FRP = Formazione Reticolare Paramediana
 PAC = Posizione Anomala del Capo
 LC = Locus Coeruleus
 OCG = via OculoCefaloGiria
 FEF = Front Eye Field = Campo Oculare Frontale
 SEF = Supplementary Eye Field = Campo Oculare Supplementare
 PEF = Parietal Eye Field
 MT = Middle Temporal visual area
 MST = Medial Superior Temporal visual area
 RiFLM = Nucleo Interstiziale Rostrale del Fascicolo Longitudinale Mediale
 FLM = Fascicolo Longitudinale Mediale
 SCM = muscolo Sternocleidomastoideo
 TR = muscolo Trapezio
 CS = Collicoli Superiori
 VOR = Riflesso Vestibolo-Oculare
 COR = Riflesso Cervico-Oculare
 OKN = Riflesso Optocinetico
 INC = Nucleo Interstiziale del Cajal
 MOE = Muscoli ExtraOculari
 CV = Campo Visivo
 AV = Acuità Visiva
 DAL = Distanza Apice Corneale-Lente
 LAC = Lenti a Contatto
 NHP = Natural Head Position = Posizione Naturale della Testa

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Bibliografia e sitografia

 Harmon DB. “Notes on a dynamic theory of vision”. 2nd rev;1957, Later 3rd rev. Austin,
TX, published by author, 1985.
 Kandel E., Schwartz J., Jessel T. : “Principi di neuroscienze”. CEA, 1988 – 2° ed. 1994
 Giannelli L. “Clinica Visuo Posturale” Medical Books editore, 2019
 Berardelli A.; Cruccu G.: “La neurologia della sapienza”. ED Esculapio. 2012
 Anastasi G.: “Postura: Aspetti neuro anatomofunzionali” Congresso int. di Posturologia
Clinica. Napoli nov. 2017
 Nieuwenhuys R., Voogd JD, et Al.: “Il sistema nervoso centrale”. Ed. Springer 2009
 Torterolo P.Vanini G.: New concepts in relation to generating and maintaining arousal. 2010
 Forrest EB.: Visione e stress. Edizioni O.E.P marzo 1988
 Crossman A.R.; Neary D.: “Neuroanatomy”. Elseiver Health Science, 2014
 Tanaka M.: “ Spatiotemporal properties of eye position signals in the primate central
thalamus”. Cereb Cortex. 2007
 Buttner U., Freund H.J e Cohen B. et al.:” The oculomotor and skeletalmotor systems:
differences and similarities”. Elsevier. Google libri
 Rossetti A.; Gheller P. “Manuale di optometria e contattologia”, Zanichelli editore, 2003
 Passatore M. Roatta S.: “influence of sympathetic nervous system on sensorimotor
function”. Physiol. 2006
 Fabozzo A.; Valentino B.: Interaction between the muscle of the neck and the extraocular
muscles of the myopic eye. An elettromyographic study. Surg Radiol Anat. 1993
 Paliaga G.P.: “I vizi di refrazione”. III edizione. Minerva Medica 1995
 Maione M., Maraini G.: “l’unità visiva sensorio-motoria; fisiopatologia e clinica dello
strabismo”. Editrice Libreria Goliardica – Parma, 1977
 Coenraad F., A. Moorrees, M.R. Kean: "Natural head position, a basic consideration in the
interpretation of cephalometric radiographs”. Anthropol. June 1958
 https://it.wikipedia.org/wiki/Tono_muscolare
 http://www.treccani.it/enciclopedia/formazione-reticolare_%28Dizionario-di-Medicina%29/
 http://www.treccani.it/enciclopedia/massetere/

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