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ANATOMIA
STRUTTURALE E
FUNZIONALE
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
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raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
- Kostantinos Kavafis -
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PREFAZIONE
L’impresa di allestire un testo di allenamento agile,
moderno e ben illustrato, che sia adatto, nello stesso
tempo, ai tecnici del settore, agli appassionati, agli
aspiranti trainer, interessati ad approfondire il
Calisthenics, è indubbiamente impegnativa.
Ogni ambito disciplinare ha una propria specificità e
proprie esigenze che, nel caso particolare dell’anatomia
umana, della fisiologia, della didattica di allenamento, di
alimentazione e di tecniche di marketing, impongono la
necessità di approfondire una parte piuttosto che altre, di
dare un taglio descrittivo o topografico piuttosto che
funzionale e così via. Il nostro auspicio è quello di essere
riusciti a proporre una dispensa che corrisponde, nel suo
complesso, a tutte queste necessità in maniera
soddisfacente.
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Dopo un’introduzione sull’organizzazione generale del
corpo umano e una prima parte del capitolo 1 dedicata
alle basi necessarie di istologia e fisiologia, il testo
presenta una parte centrale di anatomia descrittiva nel
modo più accurato e semplificato possibile. Essa
rappresenta quella sezione indispensabile per fornire le
conoscenze anatomiche di base a tutti gli aspiranti
allenatori. Infatti, con questo primo blocco dedicato al
corpo umano, l’intenzione è quella di far comprendere gli
elementi fondamentali (ossa, legamenti, tendini, muscoli,
articolazioni), per poi combinarli in composti (catene
muscolari, continuum articolare, movimento umano) nei
capitoli successivi. La metafora chimica di elementi e
composti verrà citata spesso nel corso di questa
dispensa, al fine di far emergere il messaggio
fondamentale: il nostro corpo va studiato con intelligenza,
comprendendo che vi sono degli elementi singoli che si
combinano tra di loro per creare un sistema complesso
più ampio. Per cui, se in questa prima parte useremo la
tecnica divisoria delle parti del corpo umano per studiarne
ognuna individualmente, incoraggiamo il lettore a
mantenere un’ampia visione di insieme, necessaria per
percorrere questa via di conoscenza nel modo più
efficace possibile.
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Buona lettura,
Lo staff Burningate.
ANATOMIA UMANA
Iniziamo questo modulo parlando di questi due concetti:
anatomia strutturale e anatomia funzionale, cercando di
capire perché entrambi sono importanti e come uno va ad
arricchire l’altro.
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- L’ANATOMIA FUNZIONALE ci aiuta a
comprendere la relazione che c’è tra i vari
elementi, quindi tiene conto sia dell’anatomia
strutturale ma aggiunge un elemento
fondamentale, ossia come il singolo muscolo
influenza e viene influenzato dagli altri.
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- Ogni struttura nel corpo ha una funzione specifica
che è governata anche dal sistema nervoso.
- La soggettività dell’individuo è importante: si porta
l’attenzione a come l'individuo svolge un ruolo
nell'intero sistema.
IL LINGUAGGIO ANATOMICO
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Quindi i sistemi complessi sono suddivisi in sottounità,
sottocomponenti che reagiscono all’unisono nei confronti
di un’informazione esterna o interna. Sono accoppiati con
l’ambiente che occupano, e sono suscettibili anche a
piccolissime variazioni ambientali.
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osservando in particolare le interazioni tra i suoi elementi.
Sono queste interazioni che rendono il sistema caotico,
non ogni singolo elemento/componente in sé.
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1) Cellula: la più piccola unità strutturale che mostra la
funzionalità di un organismo vivente (la più piccola
porzione vivente del corpo umano). Nel nostro corpo ce
ne sono decine di migliaia di miliardi (Se ne stimano
30-37000), per cui possiamo solo immaginare quanto sia
possibile essere scomposti e segmentati al fine di essere
studiati.
Ogni cellula ha una vita propria e contemporaneamente
interagisce con le cellule circostanti.
Cenni di fisiologia
Le cellule che compongono il corpo umano sono
profondamente diverse tra di loro: generalmente molte
hanno in comune il nucleo, il reticolo endoplasmatico,
l’apparato di Golgi. Non tutte però: per esempio i globuli
rossi sono sprovvisti del nucleo.
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Questo concetto è importante da capire perchè le
caratteristiche possedute da una cellula sono quelle
migliori che possa avere in relazione alla funzione che
deve svolgere.
In natura nulla esiste senza un motivo.
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Cellule nervose - chiamate anche neuroni; trasmettono
impulsi elettrici verso e dal Sistema Nervoso Centrale;
dirigono ogni movimento, pensiero e sensazione
CENNI DI ISTOLOGIA
Queste nozioni ci servono per capire che il nostro corpo
non è un tessuto unico, ma è differenziato.
Ci sono 4 tipologie base di tessuti nel corpo:
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Gioca un grande ruolo anche nei movimenti: le ossa sono
tenute insieme tra loro grazie ai legamenti.
NOTA:
Legamenti: tengono insieme le ossa
Tendini: uniscono l’osso al muscolo
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È anch’esso progettato per la protezione degli organi
interni e inoltre produce calore: è il tessuto che è
maggiormente attivo a livello metabolico, insieme anche
al tessuto adiposo bruno.
Il sistema scheletrico
Lo scheletro umano è composto da circa 206 ossa mobili
(alcune persone hanno qualche osso in più, altre qualche
osso in meno) e da 68 articolazioni.
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Le ossa sono "vive" ossia in uno stato costante di
cambiamento attraverso processi di calcificazione e
decalcificazione grazie alla funzione degli osteoblasti
(entrano) e osteoclasti (escono).
La densità minerale ossea e lo sviluppo osseo sono
entrambi determinati dall'equilibrio del sangue tra calcio e
fosforo (ruolo importante dell’alimentazione), nonché dall
adattamento agli stress fisici (ruolo fondamentale
dell’allenamento).
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La seguente immagine riassume quanto detto finora:
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A sua volta si suddivide in:
Appendicolare superiore: clavicola, scapola, omero, radio,
ulna, carpali, metacarpali, falangi
Appendicolare inferiore: bacino (ilio, ischio, pube),
femore, rotula, tibia, fibula, tarsali, metatarsali
Fonte: https://medicinaonline.co
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Un’articolazione è il punto d'incontro tra due ossa.
La cartilagine è un tipo di tessuto che mantiene stabili due
ossa adiacenti che entrano in contatto (o articolate) l’una
con l’altra.
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- Articolazioni fisse o Sinartrosi – La parola ‘sin-‘
ci dice che le ossa sono fuse e quindi permettono
il minimo o nessun movimento. Queste sono
articolazioni fibrose, il che significa che il tessuto
legante tra due ossa è di natura “fibrosa”.
Esempio di un articolazioni fisse sono le suture tra
le ossa del cranio.
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B - Tipo di tessuto che collega le ossa
In base al tipo di tessuto che collega le ossa, possiamo
classificare l’articolazione come:
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I sistemi di fluidi articolari
Il liquido sinoviale è un fluido lubrificante, ammortizzante
e nutriente, che serve a prevenire lo sfregamento tra le
superfici articolari (previene e ritarda l’esaurimento della
guaina) e a mantenere in salute i vari elementi costituenti
le diartrosi.
Il liquido sinoviale un fluido viscoso, della stessa
consistenza dell'albume dell'uovo, che contiene varie
sostanze, tra cui: acido ialuronico e un polimero di
disaccaridi composto da acido D-glucuronico e
D-N-acetilglucosamina, lubricina e cellule fagocitiche.
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contro resistenze eseguiti con una tecnica corretta,
esplorando con metodo. (Garber et al., 2011)
Grazie all’anatomia strutturale possiamo capire come
alcuni processi di degenerazione o infiammazione
dipendono in larga misura dalle scelte che facciamo.
La cartilagine
Che ruolo ha la cartilagine nelle articolazioni?
Le superfici articolari delle articolazioni sono coperte da
cartilagine a scorrimento regolare, per esempio le
vertebre (quindi anfiartrosi).
Poiché non ha un apporto di sangue, la cartilagine deve
ricevere i suoi nutrienti dal liquido sinoviale attraverso la
forza applicata all'articolazione. Per questo è importante
avere una buona quantità di liquido sinoviale, e il
movimento ci può aiutare ad averne la giusta quantità.
L'applicazione di una pressione eccessiva e costante o di
una forza ripetuta, può danneggiare la cartilagine: questo
tipo di lesione può portare all'artrite, insieme alla
mancanza di adeguata produzione di forza o movimento
dell'articolazione. Per prevenire questo processo è
fondamentale fornire al corpo stimoli diversi, movimenti
diversi.
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Nel caso di movimenti sempre uguali ripetuti per molto
tempo, l’artrite è strettamente connessa a questo
meccanismo.
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Articolazioni Sinoviali/Diartrosi
Le articolazioni sinoviali sono di diverso tipo, conoscerle
è importante perchè ci permette di capire che tipo di
movimenti possiamo fare e cosa possiamo aspettarci da
determinati gesti atletici.
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tre gli assi fondamentali (sagittale, trasverso e
verticale). Sono le articolazioni più mobili del
corpo umano. Questo tipo di articolazione si trova
generalmente in ossa larghe come l’articolazione
della spalla e l’anca.
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cui uno, a gola concava (troclea), si inserisce nella
faccia convessa dell’altro. Gli assi dei cilindri sono
paralleli. E’ un articolazione uniassiale. Questo
tipo di articolazione consente la rotazione lungo
un solo asse. Un esempio comune di questo tipo
di articolazione è l’articolazione atlanto-occipitale
nel collo.
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concavo dell’altra per consentire un movimento
rotatorio limitato. Un esempio molto classico di
questo tipo di articolazione è l’articolazione
carpo-metacarpale nel pollice.
-
IL CONTINUUM ARTICOLARE
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Partendo dal basso abbiamo:
- CAVIGLIA (M)
- GINOCCHIO (S)
- ANCA (M)
- RACHIDE LOMBARE (S)
- RACHIDE TORACICO (M)
- CINGOLO SCAPOLO OMERALE (S&M)
- RACHIDE CERVICALE (S&M)
- GOMITO (S)
- POLSI (M)
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MUSCOLI, LEGAMENTI E TENDINI
Il corpo umano è composto approssimativamente da 650
muscoli scheletrici. I muscoli sono le primarie fibre
contrattili nel corpo. I muscoli scheletrici sono considerati
volontari, poiché siamo in grado di controllare
consapevolmente la loro attivazione; vi sono anche i
muscoli involontari o lisci come per esempio i muscoli che
gestiscono i movimenti intestinali.
Il muscolo scheletrico è un tessuto muscolare striato che
agisce sullo scheletro per produrre movimento. Un
singolo muscolo è composto da fibre muscolari (cellule),
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strati di tessuto connettivo che avvolgono il muscolo
(fascia), nervi e vasi sanguigni.
L'elemento costitutivo primario di una cellula muscolare è
la proteina.
L’unità motoria primaria è il miocita che è responsabile
dell’inizio e del mantenimento del movimento.
L’elemento costitutivo più piccolo del muscolo è il
sarcomero, che può andarsi a sviluppare in serie o in
parallelo a seconda dell’attività fisica che stiamo
svolgendo: attività come l’allungamento sviluppano
sarcomeri in serie, mentre attività legate alla
forza/ipertrofia vanno a sviluppare i sarcomeri in parallelo
(aumento della dimensione trasversa del muscolo).
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I tendini sono un tessuto connettivo denso, che collegano
i muscoli alle ossa. Sono più “flessibili” dei legamenti, ma
meno dei muscoli. Sono formati da fibre di collagene
tendineo disposte in fasci parallelo. Questa struttura
consente ai tendini di trasmettere una forza direzionale
precisa sull’articolazione.
Nota: L'angolo di pennazione è l'angolo compreso tra l'asse del
muscolo e l'asse delle sue fibre.
Anche se comporta una perdita del potere contrattile, la
pennazione consente di compattare un gran numero di fibre in
un'area trasversa minore e di produrre, così, una forza
maggiore.
Mettiamo insieme muscoli, legamenti e tendini:
Ogni muscolo che attraversa un’articolazione agisce su di
essa. Esiste un alto livello di coordinamento tra muscolo
agonista (primo motore), muscolo antagonista (si oppone
all'agonista - rilassa) e muscoli sinergici o aggiustatori
(assistono il primo motore e ci permettono un movimento
di maggior precisione e qualità). Questo delicato
coordinamento determina il controllo della velocità, della
quantità, della precisione e della forza del movimento.
Il corpo ragiona per economia: se ho dei muscoli primari
forti e degli stabilizzatori efficienti, posso esprimere forza
utilizzando una minore quantità di energia.
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geometrici dello spazio che permette di possedere un
linguaggio comune quando si parla di movimento.
I 3 piani anatomici cardinali sono il piano frontale, piano
sagittale e piano trasverso e i segmenti corporei si
muovono su di essi tracciando traiettorie attraverso
movimenti traslatori o rotatori.
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I piani del corpo umano sono 3:
3) Piano Trasverso:
Il piano trasverso, detto anche orizzontale, corre parallelo
all’orizzontale e divide il corpo in parte superiore e
inferiore. Il moto descritto sul piano trasverso ha luogo su
un asse verticale ed è definito rotazione assiale, interna o
esterna.
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LA COLONNA VERTEBRALE
La colonna vertebrale è una delle parti più vitali e
importanti del corpo umano: la sua funzione è quella di
supportare i nostri tronchi e rende possibili tutti i nostri
movimenti. Forma buona parte dello scheletro assile e la
natura ha progettato in modo minuzioso la sua anatomia
per assolvere a molteplici funzioni.
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resto del corpo di lavoro minimo sui muscoli per
mantenere una postura eretta.
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REGIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE
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Il vero midollo spinale termina approssimativamente al
livello L1, dove si divide nelle molte diverse radici nervose
che viaggiano verso la parte inferiore del corpo e le
gambe. Questa raccolta di radici nervose è chiamata
cauda equina, che significa “coda di cavallo” e descrive la
continuazione delle radici nervose all’estremità del
midollo spinale.
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Queste curve aiutano la colonna vertebrale a sostenere il
carico della testa e della parte superiore del corpo e
mantengono l’equilibrio in posizione verticale. L’eccessiva
curvatura, tuttavia, può causare squilibri spinali.
1) Vertebre
Le vertebre supportano la maggior parte del peso imposto
sulla colonna vertebrale. Il corpo di ogni vertebra è
collegato ad un anello osseo costituito da più parti. Una
proiezione ossea su entrambi i lati del corpo vertebrale
chiamato peduncolo supporta l’arco che protegge il
canale spinale. Le lamine sono le parti delle vertebre che
formano la parte posteriore dell’arco osseo che circonda
e copre il canale spinale.
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serie di protuberanze nel centro del collo e della schiena
di una persona.
2) Disco intervertebrale
Tra le vertebre spinali si trovano i dischi, che funzionano
come ammortizzatori e articolazioni. Sono progettati per
assorbire gli stress trasportati dalla colonna vertebrale
consentendo al tempo stesso ai corpi vertebrali di
muoversi l’uno rispetto all’altro. Ogni disco è costituito da
un forte anello esterno di fibre chiamato anello fibroso e
un centro morbido chiamato nucleo polposo.
3) Faccette articolari
Le faccette articolari collegano gli archi ossei di ciascuno
dei corpi vertebrali. Ci sono due fessure tra ciascuna
coppia di vertebre, una per lato. Le articolazioni delle
faccette collegano ciascuna vertebra a quelle
direttamente sopra e sotto di essa e sono progettate per
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consentire ai corpi vertebrali di ruotare l’uno rispetto
all’altro.
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alle radici nervose o al midollo spinale possono causare
sintomi come dolore, formicolio, intorpidimento e
debolezza, sia all’interno che attorno alla zona
danneggiata e alle estremità.
5) Muscoli spinali
Molti gruppi muscolari che muovono il tronco e gli arti si
attaccano anche alla colonna vertebrale. I muscoli che
circondano strettamente le ossa della colonna vertebrale
sono importanti per mantenere la postura e aiutare la
colonna vertebrale a trasportare i carichi creati durante la
normale attività, il lavoro e il gioco. Il rafforzamento di
questi muscoli può essere una parte importante della
fisioterapia e della riabilitazione.
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Il movimento di ogni sezione articolata della colonna
avviene nelle tre dimensioni dello spazio (sagittale,
mediale e frontale): perciò, la deformazione di ogni disco
consentirà un totale di sei possibili spostamenti reversibili,
relativi alla coppia di vertebre tra le quali è inserito.
Ogni vertebra ha dei determinati gradi di movimento (il
tratto sacrale è stato omesso perché è strettamente
legato alla mobilità del bacino)
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È importante comprendere i gradi di mobilità della
colonna perchè se una articolazione è un anfiartrosi,
quindi semimobile, dobbiamo andare a capire dove è
meglio ricercare la mobilità, senza forzare quei punti dove
è meglio non ricercarla (come per esempio il tratto
lombare che abbiamo detto avere la funzione di
stabilizzare), e andando ad enfatizzare quei punti dove
sappiamo di poter essere mobili (come per esempio nel
tratto cervicale e nel tratto toracico).
La consapevolezza dei gradi di libertà della colonna ci
permette di mantenerla in salute, cosa importantissima in
ottica di invecchiamento sano.
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Nel primo caso è bene mantenere la colonna in posizione
neutra, ma nella vita quotidiana è salutare (oltre che
estremamente funzionale) fare esplorare alla colonna
tanti gradi di movimento.
La forma esatta di una curva spinale varia da individuo a
individuo. La colonna perfetta è quella che ci fa stare
bene sia nella vita quotidiana che in quella sportiva, è una
colonna in grado di sopportare una grande varietà di
stimoli ed è una colonna che lavora in sinergia con il core
(elemento che si vedrà in seguito).
I tessuti molli possono avere un grande effetto sulle
curve. Tuttavia, esistono deviazioni dall'allineamento
normale o neutro della colonna vertebrale:
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La scoliosi può essere di due tipi:
Funzionale è causata da squilibri muscolari e del tessuto
connettivo (in questa scoliosi il corpo trova il modo per
riuscire a stare su).
Strutturale è causata da deformità scomparsa ed è
presente alla nascita.
Nota: un’alterazione strutturale non sempre porta ad
un’alterazione funzionale
Ci soffermiamo su questo tratto perché è quello che da
origine alle coste e al suo interno sono racchiusi organi
importantissimi come il cuore e i polmoni.
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12 paia di coste e lo sterno formano la gabbia toracica.
Le prime 7 coste sono note come "vere" coste poiché si
attaccano direttamente allo sterno.
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IL CORE | il nucleo
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degli arti, fungendo da “centro delle catene cinetiche dal
quale partono tutti i vari movimenti.”
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Il core si può suddividere in due unità:
1) Unità interna
è lo strato più profondo che incapsula la cavità
intra-addominale e sostiene gli organi al suo interno.
Questa struttura è formata dal diaframma, da tutto il
pavimento pelvico, dal diaframma, dal trasverso
dell’addome e dal multifido. Questi muscoli possono
essere di natura un po’ deboli e potenziandoli si
costituisce una base molto forte attorno ai quali l’unità
esterna potrà muovere il resto del corpo.
2) Unità esterna
è composta dai muscoli più superficiali atti al movimento:
il gran dorsale, il grande gluteo, la fascia toracica, il
muscoli erettori spinali, il legamento sacro-tuberoso ed il
muscolo bicipite femorale.
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– muscoli di movimento (unità esterna) come retto
dell’addome, obliquo esterno, adduttori, quadricipite,
ischio-curali, grande gluteo ed ileopsoas, che ci
consentono i grandi movimenti.
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forze sulla/attraverso la colonna e le pelvi, viene garantita
dai muscoli della unità esterna. I muscoli dell’unità
esterna, però, sono meno adatti a svolgere il compito
richiesto, tendono ad affaticarsi precocemente,
comportano un controllo meno fine e preciso e provocano
stress eccessivi sulle strutture sottostanti che nel tempo
possono essere soggette ad alterazioni degenerative vere
e proprie.
Il disequilibrio tra stabilizzatori interni ed esterni può
essere alla base di molti problemi alla colonna vertebrale.
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azioni individuali siano piccole sulle articolazioni che
attraversano, come gruppo sono molto importanti per
mantenere la salute della colonna vertebrale.
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muscolo lunghissimo del dorso, mentre nelle restanti parti
si trova profondamente al muscolo semispinale. Presenta
un’elevata distribuzione di fibre di tipo I che ne
determinano l’importante ruolo di stabilizzatore della
colonna, insieme con gli altri muscoli erettori spinali.
La specificità e l’importanza del muscolo multifido risiede
nella zona lombare. Esso svolge, insieme ad altri muscoli,
una funzione stabilizzatrice sul rachide lombare. I
principali muscoli che svolgono tale compito sono: Il
multifido lombare e Il trasverso addominale. Quest’ultimo
si co-contrae sempre con il muscolo multifido.
Circa i due terzi del supporto statico della colonna è
determinato dall’azione del muscolo multifido; i muscoli
erettori spinali aiutano a equilibrare tutte le forze coinvolte
nella flessione della colonna; i muscoli interspinali e gli
intertrasversali sono molto importanti per la rotazione del
tronco e la stabilità laterale.
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LA PARETE ADDOMINALE
La parete addominale è costituita da muscoli superficiali
(laterali e mediali) e muscoli profondi.
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Tra i muscoli profondi dell’addome ricordiamo:
- GRANDE PSOAS
- PICCOLO PSOAS
- MUSCOLO ILIACO
- QUADRATO DEI LOMBI (muscolo principale che
inclina lateralmente la colonna)
IL DIAFRAMMA
Tra i muscoli profondi abbiamo il diaframma, e tutti lo
associamo alla respirazione. Partiamo proprio dalla
biomeccanica del respiro prima di approfondire questo
muscolo.
Biomeccanica del respiro:
- quando il diaframma si contrae: inspirazione ed
espansione dei polmoni e delle costole
- quando il diaframma si rilassa: espirazione e
contrazione di costole e polmoni
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Un palazzo, per stare integro e svilupparsi verso l'alto, ha
bisogno di strutture verticali, ma allo stesso tempo, per
tenerlo insieme e stabilizzarlo, occorrono delle strutture
trasversali. Nel corpo umano queste strutture sono
rappresentate dai diaframmi. Non il diaframma ma i
diaframmi.
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Il diaframma è una parte fondamentale del nostro
organismo e, se si presenta libero da restrizioni, tensioni
e squilibri, permette a tutto il corpo di godere di buona
salute.
Questo muscolo si sviluppa in fase embrionale: la cupola
diaframmatica si forma dalla migrazione di strutture che
partono dal tratto cervicale (C3-C5). Questo stretto
rapporto tra tratto cervicale e diaframma fa intuire come
un dolore cervicale possa essere causato dal diaframma
bloccato (e viceversa).
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Possiede una forma irregolare perché è più largo in senso
laterale che in senso antero-posteriore ed è più alto sul
lato destro che sul lato sinistro, per la presenza del
fegato. Divisibile in due porzioni: una centrale tendinea
(centro frenico) ed una periferica muscolare. Le porzioni
muscolari hanno varie inserzioni: vertebrali, costali e
sternali.
Il diaframma assume particolare importanza per i rapporti
con i nervi vaghi: il nervo vago sinistro (anteriore
all'esofago) e il destro (posteriore).
Diaframma e postura
Altra grande importanza la riveste dal punto di vista
posturale: si osserva infatti abbastanza spesso
un'iper-estensione del tratto lombare alto in soggetti con
una respirazione di tipo alto: in presenza di un diaframma
che tende a rimanere in una posizione relativamente alta
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(in espirazione) le trazioni continue verso l'anteriorità
trasmesse dai pilastri sugli attacchi lombari possono
creare di conseguenza delle accentuazioni della curva
lombare nella porzione alta.
Viceversa persone con diaframma basso (in
inspirazione), per esempio in soggetti con una grossa
ptosi addominale, si osserva una perdita delle curve
fisiologiche associate ad una accentuazione della lordosi
lombare bassa.
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Il diaframma riveste una grande importanza anche sul
piano emozionale, ed è vero che esiste un modo di dire
caratteristico per definire un grosso stress emotivo :" mi è
mancato il respiro", oppure "ho ricevuto un pugno nello
stomaco", quindi gli shock emotivi, così come quelli fisici,
condizionano inevitabilmente questa struttura e possono
essere memorizzati dai tessuti. Da non dimenticare
l'importanza del diaframma sulla meccanica sulla
digestione: ha una funzione che facilita la peristalsi degli
organi sotto diaframmatici (in particolare lo stomaco),
grazie al suo movimento continuo di pompa.
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Come vediamo dalla figura il bacino si può muovere in
diverse direzioni.
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Il pube in avanti o indietro influenza il tono del tuo perineo
quando stai in piedi. Pensa a quando aumenta la
pressione addominale, per esempio quando tossisci o
starnutisci. Aumenta il peso che deve sostenere il tuo
Perineo e di conseguenza cambi la tua Postura.
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articolari, influenzando il diametro del tuo Perineo e di
conseguenza il suo muscolare.
LE ANCHE
“Anche” è un nome generico che comprende
principalmente due elementi: le ossa del bacino e
l’articolazione dell’anca.
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BACINO:
Le ossa del bacino, dette anche ossa pelviche, sono
quattro: l'osso sacro, le due ossa iliache e il coccige.
Nel rapportarsi tra loro, le ossa del bacino costituiscono
una struttura che si definisce “cintura pelvica”.
La cintura pelvica rappresenta il collegamento tra il
cosiddetto scheletro assiale e lo scheletro appendicolare
inferiore.
L'osso sacro e il coccige sono, rispettivamente, il
penultimo e l'ultimo tratto della colonna vertebrale, quindi
risiedono posteriormente. Le ossa iliache, invece, sono gli
elementi ossei che si sviluppano lateralmente all'osso
sacro e danno vita alle anche e alla sinfisi pubica.
Le ossa del bacino hanno due fondamentali funzioni:
sorreggere il peso della parte superiore del corpo e
connettere quest'ultima agli arti inferiori.
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Il bacino è situato tra l'addome e le cosce e comprende:
le ossa pelviche, la cavità pelvica, il pavimento pelvico e il
perineo.
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Articolazione sacro-iliaca: il trasmettitore di forze
72
La funzione principale dell’articolazione sacro iliaca è di
supportare il peso della parte superiore del corpo umano,
e lo possiamo sperimentare ogni giorno quando un
individuo si alza in piedi, cammina, corre, ecc.
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ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE
74
processi patologici che riguardano tale struttura (ad
esempio coxartrosi ecc.). Nell’uso comune, il termine
anca viene spesso utilizzato per fare riferimento alla sola
articolazione coxo-femorale. L’anca umana deve
sostenere un carico notevole. È l’articolazione che
sostiene il carico più elevato di tutto il corpo
L'anca è un esempio di enartrosi; conosciute anche come
diartrosi (o articolazioni sinoviali) a sfera, le enartrosi data
la loro natura sono articolazioni dotate di notevole
mobilità, che si caratterizzano per il perfetto incastro di
una superficie articolare a forma di palla sferica in una
superficie articolare concava altrettanto sferica.
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L'anca è anche nota con i nomi di "articolazione
coxo-femorale" e "articolazione femoro-acetabolare".
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femorale all’interno della cavità acetabolare. Internamente
all’articolazione è presente un altro legamento, detto
legamento rotondo, che collega la testa del femore con la
parte inferiore del cotile; la sua funzione motoria è scarsa,
ma contiene i vasi e i nervi destinati alla testa del femore.
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LO PSOAS
“Quando parliamo di allenamento degli addominali, c’è un
muscolo da non far contrarre, visto che la sua attivazione,
non solo toglie il lavoro al CORE (muscoli target), ma
aumenta anche le forze anteriori sulle vertebre portando a
pericolose iperlordosi. Questo muscolo si chiama
ileopsoas.”
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Quest’ultimo ha un’origine sui corpi vertebrali (T12-L4) e
sui processi costiformi (L1-L5), mentre il muscolo Iliaco è
situato nell'ala interna dell’osso iliaco.
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funzione senza eccedere, mantenendo la lordosi in range
sicuri.
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GLUTEI: i muscoli più forti (dopo i muscoli oculari e
della mandibola)
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- Piccolo Gluteo – abduce la coscia e assiste nella
sua rotazione mediale
I glutei sono tendenzialmente degli extrarotatori, tranne il
piccolo gluteo, che assiste nell’intrarotazione
82
Gli ischiocrurali sono i muscoli posteriori della coscia
ovvero:
- il muscolo bicipite femorale,
- il muscolo semimembranoso
- il muscolo semitendinoso
83
QUADRICIPITI FEMORALI
84
Tale tendine incorpora la rotula, congiungendo di fatto
due ossa tra loro (rotula e tibia). Nota: questa ragione viene
anche chiamato legamento patellare.
85
TENSORE DELLA FASCIA LATA E BANDELLETTA
86
stazione eretta asimmetrica, poiché è un potente
stabilizzatore del bacino insieme alla muscolatura glutea.
In sostanza:
87
ADDUTTORI DELLA COSCIA
88
Il muscolo gracile origina anch’esso dal ramo inferiore del
pube e si inserisce a livello della faccia mediale della
tibia, assieme al semitendinoso e al sartorio a comporre
la cosiddetta zampa d’oca superficiale. E’ il più mediale e
il più superficiale degli adduttori.
IL GINOCCHIO
89
Il ginocchio è una della articolazioni più resistenti del
corpo umano: da un lato è sufficientemente mobile da
consentire il movimento della parte inferiore della gamba,
indispensabile per svolgere molte attività quotidiane,
come camminare, stare seduti, correre e mantenere la
posizione eretta, Dall'altro è sufficientemente forte da farsi
carico del peso del corpo.
90
Mobilità e forza sono le due caratteristiche principali di
questa zona del corpo.
91
tibia. Posteriormente, invece, i legamenti poplitei obliquo
e arcuato uniscono il femore alla tibia e al perone. Infine, i
legamenti collaterali mediale e laterale connettono il
femore e la tibia impedendo che il ginocchio si muova
lateralmente verso l'interno o l'esterno del corpo, mentre i
crociati prevengono l'estensione eccessiva del ginocchio
(crociato anteriore) e impediscono alla tibia di muoversi
posteriormente rispetto al femore (crociato posteriore).
92
Il suo raggio di movimento è limitato dalla sua stessa
anatomia e si ferma a circa 120 gradi ma, rispetto ad altre
articolazioni simili, quando è moderatamente flesso
permette una certa libertà di rotazione verso l'interno e
l'esterno.
93
LA CAVIGLIA
95
La caviglia permette al piede di effettuare due movimenti
fondamentali e opposti: la plantarflessione e la
dorsiflessione.
- La plantarflessione è il movimento che permette di
puntare il piede verso il pavimento. L'essere
umano compie un movimento di plantarflessione
quando prova a camminare sulle punte.
- La dorsiflessione, invece, è il movimento che
consente di sollevare il piede e camminare sui
talloni.
96
Nota: Durante lo squat, l'articolazione talocrurale (l'articolazione
della tibia e del perone con l'astragalo) funziona per facilitare il
movimento attraverso la flessione plantare e la dorsiflessione.
L'articolazione subtalare nello squat è la principale responsabile
della limitazione dell'eversione / inversione e del mantenimento
della stabilità posturale del piede. ROM nell'articolazione
talocrurale: 20° in flessione dorsale e di 50° in flessione
plantare. Il ROM per l'articolazione subtalare è di circa 5 °
ciascuno per l'inversione e l'eversione.
97
IL COLLO
98
Noi ci concentreremo sui muscoli superficiali del collo che
sono il platisma, lo sternocleidomastoideo e il trapezio.
99
sterno, ed una laterale, il capo clavicolare, sul
terzo mediale superiore e posteriore della
clavicola. I due capi tendinei risalgono, lo sternale
in direzione postero-laterale e il clavicolare
verticalmente, portandosi dietro il primo a spirale,
poi formano un unico ventre muscolare che porta
sino al processo mastoideo dell'osso temporale,
dove si inserisce per mezzo di una robusta
inserzione tendinea, nonché sulla metà laterale
della linea nucale superiore dell'osso occipitale.
Tendenzialmente le fibre clavicolari si portano
verso la superficie superiore e l'apice del processo
mastoideo mentre quelle sternali si portano verso
la linea nucale inferiore. Lo spazio triangolare
compreso tra i due capi tendinei è la fossa
sopraclavicolare minore. Il muscolo
sternocleidomastoideo è vascolarizzato
principalmente da rami delle arterie auricolare
posteriore ed occipitale per quanto concerne il suo
terzo superiore, dall'arteria tiroidea superiore
presso il ventre muscolare e dall'arteria
soprascapolare nel terzo inferiore. È innervato dal
nervo accessorio (XI) ma anche da rami
provenienti dai nervi cervicali da C1 a C4, che
contengono sia fibre propriocettive che fibre
motorie. La funzione del muscolo è quella di
100
ruotare la testa verso la spalla ipsilaterale, aiuta
inoltre l'inclinazione della testa in avanti; quando si
contraggono entrambi possono sollevare la testa
da posizione supina.
- Il muscolo trapezio, di forma piatta e triangolare,
appartiene sia al collo che al torace, ed è così
chiamato perché assieme al suo controlaterale dà
origine ad una forma trapezoidale. È inserito sul
terzo mediale della linea nucale superiore, nonché
sulla protuberanza occipitale esterna, sui processi
spinosi da C3 a T12 e sui corrispondenti
legamenti sopraspinosi. Le sue fibre superiori, che
sono quelle contenute nel collo hanno decorso
infero-mediale, si dirigono verso i processi spinosi
delle vertebre cervicali e il bordo posteriore della
clavicola. È irrorato da rami dell'arteria occipitale
che penetrano tra le fibre muscolari sulla sua
faccia posteriore e irrorano anche la cute
soprastante tramite rami perforanti. La porzione
superiore del trapezio è innervata dal nervo
accessorio e da fibre propriocettive dei nervi C3 e
C4. La porzione superiore del trapezio, a spalla
fissa, piega la testa e il collo indietro e
lateralmente.
101
IL TRAPEZIO
102
posizione, le fibre superiori di entrambi i muscoli trapezi
possono estendere la testa al collo tirando l’osso
occipitale più vicino alla scapola.
Le fibre medie lavorano per ritrarre e addurre la scapola
avvicinandola alla colonna vertebrale.
Le fibre inferiori deprimono la scapola avvicinandola alle
vertebre toraciche inferiori. Per ruotare la scapola, le fibre
inferiori e superiori lavorano insieme per spingere
lateralmente l’angolo inferiore della scapola e sollevare
l’acromion. Infine, il trapezio stabilizza la scapola per
prevenire movimenti estranei contraendo leggermente
tutte le sue fasce di fibre contemporaneamente.
Il trapezio è il muscolo più evidente di tutti i muscoli che
intervengono nella zona scapolo-toracica e diverse parti
del trapezio hanno direzioni delle fibre muscolari,
nettamente diverse, spiegando quindi la molteplicità delle
sue azioni.
103
LA SPALLA
104
sua lunghezza. Nelle persone magre, è visibile sotto la
pelle. La clavicola ha tre funzioni principali:
1) unisce l'arto superiore al tronco;
2) protegge le strutture neurovascolari sottostanti
che forniscono l'arto superiore;
3) trasmette forza dall'arto superiore allo scheletro
assiale.
La scapola è l'osso pari, situato postero-lateralmente alla
gabbia toracica, che collega il tronco all'arto superiore di
ciascun lato del corpo. Piatta e di forma triangolare, è un
osso davvero unico. Sulle sue superfici, presenta due
processi ossei (acromion e processo coracoideo) - che
garantiscono l'unione tra scapola e clavicola - e una
cavità (cavità glenoidea) - che accoglie la testa dell'omero
e aggancia l'arto superiore al tronco.
L'omero è l'osso pari che costituisce lo scheletro di
ciascun braccio, cioè la sezione di arto superiore
compresa tra spalla e avambraccio. Appartenente alla
categoria delle ossa lunghe, concorre alla formazione di
due importanti articolazioni del corpo umano:
l'articolazione gleno-omerale (volgarmente nota come
articolazione della spalla) e l'articolazione del gomito.
La spalla è l’articolazione più mobile del nostro
organismo; questa mobilità è dovuta alle caratteristiche
anatomiche dell’articolazione.
105
La spalla comprende tre articolazioni e due superfici di
scivolamento (o “false” articolazioni).
106
I muscoli
Nella spalla, trovano posto numerosi muscoli di cui alcuni
si legano allo scheletro della spalla con entrambe le
estremità (iniziale e terminale), mentre altri (i rimanenti)
con un'estremità soltanto (o l'iniziale o il terminale).
107
In aggiunta, svolgono un ruolo fondamentale anche due
altri muscoli grandi: il Gran Dorsale ed il Gran Pettorale.
Essi, pur non avendo sede propriamente sulla spalla,
rispondono alle caratteristiche degli elementi muscolari
estrinseci e partecipano a numerosi movimenti del
braccio. Vediamo quindi alcuni Muscoli della parte alta del
busto e del braccio:
108
Romboidi (grande e piccolo) – Il piccolo romboide
origina dal legamento nucale e dal processo spinoso della
settima vertebra cervicale (C7). Il grande romboide
presenta un’origine più bassa, dalle spinose delle prime
quattro vertebre dorsali. I due muscoli risultano separati
da un sottile spazio e rimangono paralleli tra loro lungo
tutto il decorso. Il piccolo si inserisce sul margine mediale
della scapola, appena sopra all’inserzione del grande,
anch’esso sul margine mediale della scapola. Attivandosi
esercitano sulla scapola un’azione che comporta la sua
elevazione, retrazione (o adduzione) e rotazione interna.
109
Elevatore della scapola - muscolo biarticolare che
origina dai processi trasversi della 1a-4a vertebra
cervicale. La sua parte superiore è coperta dal muscolo
sternocleidomastoideo, mentre la parte inferiore è situata
profondamente rispetto al trapezio . Si inserisce all'angolo
mediale e nella parte alta del margine vertebrale della
scapola.
110
Gran Dorsale – Il grande dorsale è un muscolo piatto a
forma triangolare riveste la parte posteriore del torace e
della regione lombare. Il grande dorsale si trova nello
strato più superficiale dei muscoli spinoappendicolari e
inoltre, fa parte dei muscoli estrinseci del torace.
111
Approfondimento muscolo gran dorsale:
Il muscolo gran dorsale è un muscolo pari, relativamente sottile,
largo e di forma triangolare, che copre buona parte degli altri
muscoli della schiena, tranne il trapezio.
Assieme ai muscoli trapezio, grande romboide, piccolo
romboide ed elevatore della scapola, il gran dorsale appartiene
ai muscoli superficiali della schiena, noti anche come muscoli
della schiena dello strato superficiale o muscoli estrinseci
superficiali della schiena.
112
In base a una convenzione anatomica che ne facilita la
descrizione, il muscolo gran dorsale è classicamente suddiviso
in quattro parti (o regioni):
- La parte vertebrale
- La parte iliaca
- La parte costale
- La parte scapolare
Queste quattro regioni contrassegnano anche i quattro
differenti punti di origine del muscolo grande dorsale (che
vedremo successivamente).
113
spinale (posteriore) origina dal labbro inferiore della spina
della scapola
114
Coracobrachiale – flette e adduce la spalla
Il muscolo coraco- brachiale origina, come dice il nome
stesso, dall'apice del processo coracoideo della scapola,
origine che condivide con il capo breve del muscolo
bicipite . Si inserisce sul terzo medio della faccia
antero-mediale dell'omero.
115
STRUTTURA
Dal punto di vista strutturale, l'articolazione della spalla
comprende 5 muscoli, fondamentali nel garantire la
stabilità dell'articolazione in questione (non a caso sono
conosciuti anche con il nome di muscoli stabilizzatori
della spalla) nonché la caratteristica mobilità.
Questi 5 muscoli sono: il muscolo bicipite brachiale e 4
muscoli della cuffia dei rotatori, ossia il muscolo
sottoscapolare, il muscolo sovraspinato, il muscolo
piccolo rotondo e il muscolo sottospinato.
116
MUSCOLO BICIPITE BRACHIALE
117
MUSCOLI DELLA CUFFIA DEI ROTATORI
Funzione
Grazie all'anatomia delle loro superfici articolari, le
enartrosi sono le articolazioni sinoviali del corpo umano
dotate di maggiore mobilità, in quanto enartrosi, quindi,
l'articolazione della spalla è molto mobile.
118
L'articolazione della spalla ha la funzione di permettere i
movimenti di:
119
- Abduzione scapolare. È il gesto per cui la scapola
tende ad allontanarsi il più possibile dal piano
sagittale.
- Circonduzione dell'omero. È la combinazione dei
gesti di flessione, estensione, abduzione e
adduzione dell'omero.
IL GRAN DORSALE
120
Funzioni primarie:
Contribuisce al movimento di estensione del braccio;
l'estensione del braccio consiste nel sollevare l'omero
all'indietro da una posizione di partenza che è parallela al
tronco.
- Agonisti: deltoide posteriore, tricipite brachiale
(capo lungo) e grande pettorale (fasci sternali).
- Antagonisti: deltoide anteriore, bicipite brachiale,
coracobrachiale e grande pettorale (fasci
clavicolari).
Partecipa al movimento di adduzione del braccio;
l'adduzione del braccio consiste nel muovere l'omero da
una posizione perpendicolare (o quasi) alla colonna
vertebrale a una posizione parallela alla stessa colonna
vertebrale (cioè lungo il fianco).
- Agonisti: grande pettorale, grande rotondo e
tricipite brachiale (capo lungo).
- Antagonisti: deltoide laterale e sovraspinato.
Concorre al movimento di rotazione interna del braccio; la
rotazione interna del braccio consiste nel ruotare l'omero
verso l'interno con il gomito piegato a 90°.
- Agonisti: sottoscapolare, deltoide anteriore,
grande pettorale e grande rotondo.
- Antagonisti: sottospinato, piccolo rotondo e
deltoide posteriore.
121
Il gran dorsale risulta essere un muscolo ideale per
l'arrampicata, i movimenti previsti dal nuoto e il gesto del
rematore.
Funzioni secondarie:
- L'estensione del tronco e l'elevazione del tronco.
Durante il movimento di estensione, il tronco
spinge in alto e in avanti, e la colonna vertebrale si
inarca. Agonisti: grande pettorale ed erettori della
colonna vertebrale. Antagonisti: retto addominale.
- La flessione del tronco. Durante il movimento di
flessione, il tronco si chiude in avanti e la colonna
vertebrale si "accorcia".
Agonisti: retto addominale. Antagonisti: erettori
della colonna vertebrale.
- La flessione laterale del tronco. Durante il
movimento di flessione laterale, il tronco e la
colonna vertebrale si piegano a destra o sinistra.
Agonisti: quadrato dei lombi e retto addominale.
Antagonisti: erettori della colonna.
- L'anteroversione (o antiversione) del bacino.
Durante il movimento di anteroversione, il bacino
ruota in avanti, con conseguente accentuazione
della lordosi lombare. Agonisti: retto addominale.
Antagonisti: semitendinoso, semimembranoso e
bicipite femorale.
122
- La depressione della scapola. Durante il
movimento di depressione, la scapola si abbassa.
Agonisti: dentato anteriore, trapezio (fasci
inferiori) e piccolo pettorale. Antagonisti: elevatore
della scapola e trapezio (fasci superiori).
- La stabilizzazione della scapola alla gabbia
toracica, durante i movimenti della spalla.
- L'inspirazione forzata e l'espirazione forzata.
Durante l'inspirazione forzata, le fibre posteriori
del grande dorsale favoriscono l'elevazione delle
costole inferiori, così che sia maggiore il volume
d'aria introdotto a livello polmonare; durante
l'espirazione forzata, invece, le fibre anteriori del
gran dorsale contribuiscono a comprimere la
gabbia toracica, al fine di espellere l'aria
incamerata dai polmoni.
123
I PETTORALI
124
- Muscoli estrinseci, i quali trovano almeno una
inserzione su ossa toraciche per poi portarsi in
altri distretti corporei.
Più dettagliatamente, i muscoli estrinseci possono
a sua volta essere classificati in estrinseci
scapolari, che connettono il torace al cingolo
scapolare (es. Gran Pettorale), e muscoli
estrinseci pelvici, i quali connettono il bacino o
pelvi con il torace (es. muscoli addominali).
125
GRAN PETTORALE
126
(intraruota) l'omero. Prendendo invece come punto fisso
l'omero, solleva il tronco. Il grande pettorale agisce inoltre
nell'inspirazione profonda, dilatando il torace quando
l'arto è fisso.
127
Più in profondità rispetto al Gran Pettorale troviamo il
Piccolo Pettorale.
PICCOLO PETTORALE
128
Risulta quindi opportuno valutare lo stato del muscolo
pettorale prima di far eseguire esercizi in cui è richiesto il
movimento dell’omero, in particolare nelle distensioni in
qualsiasi piano anatomico.
IL PLESSO BRACHIALE
129
Il plesso brachiale è un importante formazione reticolare
di diversi nervi spinali (cioè nervi del sistema nervoso
periferico), i quali hanno il compito di innervare non solo
la spalla, ma anche l'intero arto superiore (quindi braccio,
avambraccio e mano).
130
Le principali componenti articolari della spalla sono
l’articolazione gleno omerale e la pseudo-articolazione
scapolo-omerale: il mancato sincronismo e l’inadeguata
coordinazione neuro-muscolare sono i principali
responsabili della formazione di conflitti e problemi nel
movimento di questa zona del corpo.
131
della testa dell’omero nella glenoide durante i movimenti,
deve essere considerata la componente dinamica.
Possiamo suddividere i muscoli coinvolti nel movimento
del cingolo scapolo-omerale in:
132
l’articolazione gleno-omerale e l’articolazione
scapolo-toracica debbano muoversi in maniera sincrona,
per permettere un movimento fluido e naturale: durante le
fasi di elevazione e abduzione della spalla, la quantità e
la qualità del movimento reciproco determina il “ritmo
scapolo-omerale“, cioè la capacità di muoversi
sincronicamente e reciprocamente, rispettando una
tempistica fondamentale per la corretta esecuzione del
gesto.
Il ritmo scapolo-omerale rappresenta quindi la sequenza
armonica dei movimenti che coinvolge tutte le
articolazioni e tutti i muscoli del complesso articolare della
spalla: i muscoli del cingolo scapolo-omerale
interagiscono tra di loro generando specifiche coppie di
forze in grado di mantenere fisso e stabile il centro
istantaneo di rotazione tra la testa omerale e la glenoide
durante il movimento (equilibrio gleno-omerale).
133
Bisogna tener conto che:
- sul piano sagittale solo fino a 60° è una flessione
vera a carico della articolazione gleno omerale;
- sul piano frontale solo fino a 30° è una abduzione
vera a carico della articolazione gleno omerale.
Poi interviene il Ritmo Scapolo Omerale: si mette in
azione la scapola e la glena viene proiettata verso l’alto.
Per cui sul piano sagittale la flessione può proseguire
dopo i 60° e sul piano frontale l’abduzione prosegue dopo
i 30° con il seguente ritmo scapolo omerale: il rapporto tra
la glenomerale e la scapolotoracica è di 2:1, cioè ci sono
due gradi dati dalla glenomerale per ogni grado dato dalla
scapolotoracica.
Nell’elevazione (abducendo il braccio) il primo ostacolo è
dato dallo “scontro” tra trochite e acromion (a 30°), che
viene bypassato con un movimento di extrarotazione, in
questo modo presento la parte più piccola del trochite, il
blocco viene ritardato e l’elevazione può proseguire.
Finché poi la testa dell’omero cozza contro la glenoide
(secondo ostacolo dato dal fine corsa osseo, a 90°) ed è
allora che sI innesca il ritmo scapolo omerale
134
IL GOMITO
135
- l’estremità superiore del radio, osso
dell’avambraccio che poi forma l’articolazione con
la mano
- l’estremità superiore dell’ulna, osso
dell’avambraccio.
136
Nel gomito la stabilità deriva da quattro formazioni
anatomiche principali:
- la coronoide,
- l'olecrano,
- il legamento collaterale interno
- il legamento collaterale esterno.
137
IL POLSO E LA MANO
Il polso è un'articolazione di tipo sinoviale, che vede
interagire le ossa del carpo scafoide e semilunare con le
due faccette articolari dell'estremità distale del radio.
FUNZIONI
Il polso è un'articolazione fondamentale per la funzionalità
della mano. Infatti, rientrano tra i suoi compiti i movimenti
di:
138
- Flessione della mano. È il movimento che
consente di avvicinare il palmo della mano al
braccio. Immaginando di osservare un arto
superiore completamente disteso in avanti, la
flessione del polso è il movimento che piega la
mano verso il basso.
- Estensione della mano. È il movimento che
consente di avvicinare il dorso della mano al
braccio. Immaginando di osservare un arto
superiore completamente disteso in avanti,
l'estensione del polso è il movimento che piega la
mano verso l'alto.
- Deviazione radiale della mano. È il movimento
che consente di avvicinare il lato della mano con il
pollice al radio.
- Deviazione ulnare della mano. È il movimento
che consente di avvicinare il lato della mano con il
mignolo all'ulna.
- Circonduzione della mano. È il movimento di
rotazione della mano.
139
Nel capitolo relativo all’handbalance questo argomento
verrà trattato in maniera più esaustiva, vista e considerata
il coinvolgimento dei polsi in ogni aspetto della verticale.
140
CONCLUSIONE
Questa intera parte di dispensa, inerente all’anatomia
umana (strutturale), ha come obiettivo quello di fornire
una visione il più completa e aggiornata possibile di
questo interessante argomento. Una volta conosciuti
questi aspetti di base, si chiede al lettore di fare adesso
un “salto di livello” e quindi di entrare nella dimensione più
reale dell’anatomia funzionale, ovvero che riguarda
l’organizzazione del corpo umano nello spazio, le linee di
forza delle catene muscolari presenti in esso e da lì in poi
proseguire unendo le nozioni di biomeccanica alle
caratteristiche adattative che rendono la macchina
biologica umana unica e straordinaria.
141
BIBLIOGRAFIA
Anatomia dell’Uomo. Seconda edizione, Ambrosi et al.,
2010. Edi-Ermes
Anatomia Umana. Terza edizione, W. Platzer, 2004, Casa
Editrice Ambrosiana
Anatomia funzionale. Kapandji, 2011, edizione italiana
curata dal dott. Paolo Alberto Pagani
142