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FONETICA E FONOLOGIA
Anna Accademico 2019/2020
Prof.ssa Nicoletta Puddu
FONETICA E FONOLOGIA.
Entrambe queste discipline fanno parte di uno dei livelli di analisi della lingua; analisi che
hanno a che fare con la proprietà della DOPPIA ARTICOLAZIONE: per cui l’analisi
verterà o sul significante o sul significato.
Sia la fonetica che la fonologia si occupano dell’analisi del mero significante.
FONETICA: Scienza che studia i suoni prodotti dagli esseri umani; analizza il significamte
senza considerare i suoi rapporti con il significato.
La fonetica studia i FONI: unità di analisi della fonetica.
Le PLICHE VOCALI che sono rivestite di mucosa sono due estroflessioni delle opposte
pareti della laringe; sono unite nella parte anteriore e sulla parte posteriore sono collegate
alle CARTILAGINI ARITENOIDI; quando respiriamo le due pliche restano separate per
permettere il passaggio dell’aria, lo spazio tra le due PLICHE VOCALI è detto RIMA
GLOTTIDALE/VOCALE.
La LINGUA è l’organo fondamentale per parlare e per la fonazione; è l’organo più mobile
dell’apparato fonatorio e si divide in RADICE, DORSO, APICE/PUNTA.
Il PALATO DURO è una cupola ossea che separa la cavità orale da quella nasale.
I DENTI contribuiscono al processo fonatorio solo con la parte posteriori degli incisivi.
Le LABBRA sono un organo mobile e contribuiscono alla fonazione con la loro posizione:
aperte, chiuse, distese, arrotondate.
VOCALI E CONSONANTI
Oltrepassato l’ostacolo delle pliche vocali l’aria raggiunge finalmente la faringe e da qui la
cavità nasale o la cavità orale, ma anche qui il flusso d’aria egressivo può incontrare altri
ostacoli e allora si avrà la produzione di FONI CONSONANTICI; se invece l’aria
egressiva passa senza alcun ostacolo post-faringeo produrremo dei FONI VOCALICI che
sono sempre FONI SONORI 8perché prodotti con vibrazione laringea).
I FONI CONSONANTICI se prodotti con ostacolo superiore saranno FONI SORDI come
la [s] in sale e saranno FONORI SONORI se prodotti con ostacolo laringeo e vibrazione
delle pliche come la [z] di rosa.
LA TRASCRIZIONE FOENTICA.
La trascrizione dei foni richiede diversi simboli dal nostro normale alfabeto ortografico; la
trascrizione fonetica opera una segmentazione della sequenza fonica continua in unità
discrete associandovi simboli grafici univoci.
Nell’alfabeto tradizionale abbiamo due grafemi che possono rappresentare un solo suono
o viceversa.
Per ovviare a queste incongruenze e avere una maggiore precisione e adattabilità a tutte le
lingue, nel XIX secolo è stato creato in Francia l’alfabeto fonetico internazionale (API/
IPA).
IPA: International Phonetic Alphabet è in continuo aggiornamento, l’ultimo
aggiornamento risale al 2015.
I DITTONGHI.
Con il termine DITTONGO indichiamo un suono vocalico che cambia timbro
durante la sua produzione in modo che la fine sia differente dalla vocale iniziale; questo
cambio di articolazione è dovuto al cambio di posizione degli organi articolatori che
scivolano da una posizione all’altra.
I dittonghi possono essere composti da una vocale più una semivocale o
approssimante [j w] e parleremo allora di DITTONGHI DISCENDENTI o SEMIVOCALI;
o possono essere formati da un approssimante [j w] e più una vocale e avremo dei
DITTONGHI ASCENDENTI o SEMICONSONANTI.
I dittonghi non vanno confusi con gli iati: lo iato è l’incontro di due vocali che
restano distinte [p o e t a] mentre il dittongo è un’unica emissione sonora di due
vocali [p je d e].
[wo v o] [m aj] [k aw z a] [p je n o]
CONSONANTI.
Quando articoliamo delle consonanti l’aria passa attraverso la cavità orale
incontrando diversi ostacoli.
Gli ostacoli dipendono dal modo in cui gli organi fonatori si avvicinano tra loro e dal
luogo in cui questo avvicinamento avviene.
Parleremo quindi di MODO di ARTICOLAZIONE e LUOGO di ARTICOLAZIONE.
A questi parametri classificatori va aggiunto anche la presenza o assenza di
VIBRAZIONE.
MODI DI ARTICOLAZIONE.
Classifichiamo, seguendo il modo di articolazione, diverse consonanti:
Consonanti NASALI: qui l’ostacolo è nella cavità orale e l’aria continua a passare dal
naso [n m ]; sono consonanti continue
Consonati LATERALI: l’ostacolo qui è centrale e l’aria passa dai lati della lingua [l];
sono consonanti continue
Consonanti VIBRANTI: c’è una debole occlusione che provoca suoni mono o poli-
vibranti [r R]; sono consonanti continue.
Consonanti DENTALI: l’apice della lingua sfiora la parte posteriore degli incisivi
superiori [t s]
Consonanti VELARI: suoni consonantici che si articolano con il dorso della lingua
contro il velo palatale [k g ŋ].
LA FONOTASSI.
Ogni lingua ha regole interne che ci permettono di individuare possibili parole
associabili alla propria lingua.
Queste regole variano da lingua a lingua e nel corso della storia.
Ci sono REGOLE DI RESTRIZIONE che riguardano il numero di vocali e consonanti
consecutive che una lingua ammette, queste possibilità di nessi consonantici e vocalici
sono scelte arbitrarie di ogni lingua.
DURATA VOCALICA.
La durata delle vocali può essere più o meno lunga.
Alcune lingue hanno la durata vocalica come caratteristica distintiva. (inglese)
In italiano tale durata non ha valore distintivo ma la durata è legata alla sillaba,
dunque vocali in sillaba aperta tonica non finale hanno una durata lunga.
[k a° s a] [ k a s s a]
DURATA CONSONANTICA
Per trascrivere le consonanti lunghe/doppie ci sono due alternative: raddoppiare il
simbolo consonantico [k k ] o utilizzare due puntini dopo la consonante che deve
raddoppiarsi [k:]
La trascrizione fonetica usando il raddoppio fonetico è più appropriata perché ci
permette di indicare/individuare più facilmente la vocale breve o lunga.
ALTEZZA
L’altezza e data dal numero di cicli di apertura e chiusura delle pliche vocali nella
produzione fonica al secondo.
Questa è calcolata come FREQUENZA FONDAMENTALE (Fo) in Hertz (Hz) che
varia da uomo (85-155) a donna (165-255) a bambini (250- 400)
La variazione della frequenza determina l’intonazione della frase.
INTENSITÀ.
Più alta è la pressione dell’aria espiratoria contro l’ostacolo maggiore sarà l’intensità
del fono. Ma tutti i foni a parità di pressione d’aria si collocano su una scala di apertura.
LA SILLABA.
La sillaba è un’unità prosodica sorpasegmentale formata da 1 o più foni attorno ad
un picco di intensità; che in italiano è rappresentato da un fono vocalico; questo picco di
intensità è caratterizzato da un NUCLEO, una TESTA e una CODA, nucleo e coda
formano la rima sillabica.
Ogni sillaba comincia con un minimo di apertura e finisce prima del minimo
successivo.
In parole formate da quattro o più sillabe oltre alla sillaba tonica, ne esistona altre
con accento secondario. [|funtsjo ‘narjo]
ISOCRONIA.
L’ISOCRONIA SILLABICA indica la tendenza di una lingua ad assegnare uguale
durata a sillabe che hanno lo stesso ruolo (tipico delle lingue romanze e dell’italiano); qui
il RITMO delle frasi serve a mantenere le sillabe toniche alla stessa distanza
L’ISOCRONIA ACCENTUALE è invece la tendenza di una lingua a mantenere un
intervallo temporale costante tra due sillabe toniche consecutive (ritmo tipico delle lingue
germaniche).
INTONAZIONE
L’intonazione è la variazione di frequenza di vibrazione delle corde vocali in
funzioni dichiarative, interrogative, per contrasto o per enfasi.
In italiano la frase dichiarativa ha un contorno intonazionale discendente, mentre
l’interrogativa ha un contorno intonazionale ascendente, con variazioni tra le interrogative
si/no che hanno un contorno intonazionale più ascendente delle interrogative -ch.
I FONEMI sono l’unità minima di seconda articolazione del segno linguistico dotati di valore
distintivo; più esattamente i FONEMI sono una classe astratta di foni dotata di valore distintivo.
Un esempio di fonema è nasale velare [ŋ] che in italiano non ha valore distintivo in quanto compare
solo come fenomeno coarticolatorio della nasale [n] che precede una velare; mentre il inglese [ŋ] ha
valore distintivo [s i n] [s i ŋ] per cui [n] e [ŋ] sono due fonemi che si oppongono.
Quindi dal punto di vista della distinzione Saussuriana tra langue e parole possiamo dire che il
FONO è parte della parole cioè della realizzazione concreta della lingua e il FONEMA è appartiene
alla langue in quanto parte del sistema linguistico.
PROVA DI COMMUTAZIONE.
Per identificare una coppia di fonemi si ricorre alla PROVA DI COMMUTAZIONE che si esegue
sostituendo un solo fonema nella stringa di segmenti di una parola, se la sostituzione crea una
nuova parola, i due foni allora appartengono a due fonemi in opposizione tra loro.
Se queste due parole si differenziano per un solo fonema allora saranno chiamate COPPIA
MINIMA.
Dunque una Coppia Minima è formata da due parole uguali in tutto tranne che per un fonema al
posto di un altro in una certa posizione.
UNA COPPIA MINIMA IDENTIFICA SEMPRE UNA COPPIA DI FONEMI.
“semel fonema, semper fonema”.
In base al RENDIMENTO FUNZIONALE di ogni fonema avremo più o meno COPPIE MINIME;
ad esempio [p] e [k] sono Fonemi ad Alto Rendimento perché con questi fonemi riusciamo a
individuare un gran numero di coppie minime; mentre i fonemi [n] e [ŋ] inglesi hanno un BASSO
RENDIMENTO.
Non tutti i foni sono fonemi, spesso un fonema ha diverse realizzazione sonore ma senza valore
distintivo, questi fonemi si chiamano ALLOFONI (gli allofoni sono spesso presenti nelle parlate
regionali come il caso del fonema [r] e delle sue varie articolazioni sonore in [R]….(le cosiddette
erre mosce).
Esistono ALLOFONI a VARIANTE CONTESTUALE cioè una variante che appare solo in alcuni
contesti come le variazioni della [n] in italiano.
Gli ALLOFONI a VARIANTE COMBINATORIA occorrono in distribuzione complementare: cioè
in alcuni contesti è ammesso l’uso dell’uno o dell’altro allofono.
Il linguista russo Trubeckoj, padre della fonologia e della classificazione dei fonemi, definisce tali
unità distintive attraverso alcuni TRATTI DISTINTIVI.
Tale teoria, dopo la sua morte, verrà poi ripresa e perfezionata da Roman Jakobson.
In questa teoria il fonema è visto come un INSIEME DI PROPRIETÀ FONOLOGICAMENTE
PERTINENTI DI UNA FORMA FONICA.
La teoria dei TRATTI DISTINTIVI analizza i fonemi in base ad alcune caratteristiche articolatorie
che diventano tratti distintivi di quei fonemi e che aiutano dunque a classificarli in maniera
Questa teoria trova la sua prima formulazione in Preliminary to Speech Analysis di Jackobson,
Halle e Fant; in questa fase individuano 12 tratti distintivi che vengono raddoppiati nella
riformulazione, del 1968, di Chomsky e Halle The Sound pattern of English.
RICAPITOLANDO…
La FONOLOGIA studia la FUNZIONE dei SUONI nella LINGUA, studia la FORMA DEI SUONI
dal punto di vista della LANGUE, adottando una PROSPETTIVA INTERNA alla LINGUA con
l’uso di concetti e modi propri della LINGUISTICA.
LE VOCALI TONICHE
In italiano,
l’articolazione vocalica
non ha la classica forma
a trapezio poiché non
utilizziamo tutti i foni
vocalici in esso
contenuti, ma solo sette
vocali toniche e cinque
vocali atone
In italiano il VOCALISMO si basa sulla REGOLA DI COMPENSAZIONE per cui una SILLABA
TONICA APERTA IN POSIZIONE NON FINALE è SEMPRE LUNGA.
Si ha una sorta di compensazione vocalica per sopperire alla mancanza di una cosa consonantica.
Al contrario le cinque vocali atone sono sempre brevi.
Nei DITTONGHI (in italiano sono 12 dittonghi ascendenti) il picco sillabico è sempre nella vocale.
In italiano oltre alle consonanti presenti nella tabella IPA aggiungiamo le affricate [ts dz t∫ dʒ] e
l’approssimante labiodentale [w].
Le OCCLUSIVE: possono essere brevi o lunghe, e sono sei [t d p b k g]; le occlusive velari davanti
a foni palatali dovrebbero essere trascritte con [c j].
Le FRICATIVE sono brevi o lunghe e in italiano sono [f v s z ∫ ]; [z] sempre breve; [ ∫ ] sempre
lunga in posizione intervocalica.
[s] e [z] sono FONEMI dell’italiano standard ma si comportano come allofoni nelle varietà
regionali.
Inoltre [s] è sempre presente ad inizio parola e dopo consonante; mentre [z] è sempre presente
davanti a consonate sonora.
Le AFFRICATE in italiano standard sono due coppie [ts dz] e [t∫ dʒ]; ]ts dz] sono sempre lunghe
mentre [t∫ dʒ] sono brevi, ma lunghe quando sono in posizione intervocalica.
Le VIBRANTI in italiano abbiamo l’alveolare [r] che può essere breve o lunga.
L’ACCENTO DI PAROLA
In italiano tendenzialmente sulla penultima sillaba e queste parole sono dette PAROLE PIANE o
PAROSSITONE.
Se l’accento cade sull’ultima sillaba avremo PAROLE TRONCHE; quando l’accento cade sulla
terzultima sillaba le parole si definiscono SDRUCCIOLE; con accento sulla quartultima sillaba
BISDRUCCIOLE e con l’accento sulla quintultima TRISDRUCCIOLE.
In alcuni casi l’accento in italiano può avere valore distintivo [‘k a p i t a n o] [k a p i t a ’n o].
L’ACCENTO SECONDARIO di norma si trova in nomi composti e cade solitamente sulla
posizione originaria del composto.