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ANNALISA ROVEDA
«ABSTRACT IN ITALIANO»
Tratto dal romanzo di Robert Bloch, Psycho divenne il capolavoro più celebre di
Alfred Hitchcock, dove l’ambiguità del doppio sentimento esistenziale,
l’innocenza e la colpevolezza, provoca la spaventosa tragedia dell’identità,
ovvero il trionfo della morte. L’ossessione e la morbosità sono temi ricorrenti
nel film e Hitchcock, maestro del genere a suspense, riuscì bene nel suo intento
di influenzare e controllare le reazioni del pubblico con la sua arte
cinematografica. Questa comprende non solo la scelta degli attori, ma soprattutto
le immagini e la colonna sonora che si dimostrano particolarmente adatte al tema
agghiacciante. Psycho istituisce un legame diretto con le nostre paure più
profonde ed è ciò che rende il film un’opera immortale.
«ENGLISH ABSTRACT»
Psycho is taken from Robert Bloch’s novel by the same name and later became
Hitchcock’s most famous masterpiece. Here the ambiguity of the two existential
feelings, innocence and guilt, causes the dreadful tragedy of identity, or the
triumph of death. Obsession and morbidity are recurrent themes in the film
and Hitchcock, the master of suspense, achieved his goal to affect and control
the public’s reactions with his cinematic art. His genius is not only linked to the
casting, but also to the shooting and to the soundtrack – all perfect features for
his spine-chilling theme. Psycho establishes a relationship with our deepest fears
– which is why it will remain an immortal work of art.
«RESUME EN FRANÇAIS»
PREFAZIONE………………………………………………………………………………………2
NOTORIOUS, 1946…………………………………………………………………………….18
PSYCHO, 1960………………………………………………………………………………….24
ANALISI TRADUTTOLOGICA……………………………………………………………………71
CONCLUSIONI…………………………………………………………………………………..79
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI………………………………………………………………….81
1
PREFAZIONE
Sin dal suo concepimento, Psycho è un film che gioca tutte le sue carte
sulle capacità del cinema di costruire e determinare le emozioni dello
spettatore attraverso la tecnica, il linguaggio e, soprattutto, attraverso lo
stile dell’autore. In questa particolare dimensione l’attore non è altro che
uno dei semplici strumenti di cui il regista dispone per determinare l’ordito
della sua trama. Il modo in cui Hitchcock tratta il volto dei suoi attori,
spesso fissati in espressioni univoche e sostanzialmente prive di
sfumature, ne è un’evidente dimostrazione.
2
ALFRED HITCHCOCK (1899 – 1980)
Biografia
3
Il suo primo impiego nel ramo cinematografico arrivò nel 1920, quando
fu assunto come disegnatore di titoli in un nuovo studio londinese, il
Players-Lasky-Studios, dove disegnò i titoli di testa per film nel corso dei
due anni successivi. Fu proprio in quel periodo che Hitchcock conobbe la
regista e sceneggiatrice Alma Reville.
Nel 1922, durante le riprese del film Always Tell Your Wife, il regista
incaricato si ammalò; al suo posto subentrò Hitchcock, che terminò le
riprese, entrando così per la prima volta nel mondo della regia e
mettendosi immediatamente in luce per le sue ottime qualità. Fu proprio
sul set di questo film che Hitchcock approfondì la sua amicizia con Alma,
che il 2 dicembre 1926 diventò sua moglie. Dal matrimonio nacque
Patricia, il 7 luglio 1928.
Nel 1923 a Hitchcock fu affidata la regia del film Number 13, il quale
però rimase sfortunatamente incompleto a causa della chiusura della sede
londinese dello studio. Tuttavia, Hitchcock non si arrese e nello stesso
anno fu assunto dalla compagnia più tardi conosciuta come Gainsborough
Pictures dove, per tre anni, lavorò nell’ombra per numerosi film,
occupandosi di una quantità straordinaria di mansioni: dalla sceneggiatura
ai disegni, dai titoli alle scenografie, fino ad arrivare al montaggio e
all’aiuto regia.
Nel 1925 la compagnia gli affidò la regia del film The Pleasure Garden
(Il Giardino del piacere), una produzione tedesco-britannica che riscosse
successo. L’anno successivo, Hitchcock diresse il suo secondo film, The
Mountain Eagle (1926), andato perduto.
4
l’innocente accusato ingiustamente di un crimine, inaugurando il
cosiddetto “periodo inglese” del regista.
Nel 1929 Hitchcock diresse Blackmail (Ricatto), il primo film inglese con
suono sincronizzato. Inizialmente fu girato come film muto, in cui solo
l’ultima bobina doveva essere sonora, ma il regista si oppose a questa
scelta e decise di rigirare alcune scene registrando anche il suono e i
dialoghi.
Nel 1972, durante le riprese del film Frenzy, la moglie Alma fu colpita
da un ictus che la paralizzò parzialmente e non le permise più di
camminare correttamente.
5
Hitchcock si divertì anche a produrre film per la televisione, nei quali
poteva sfogare tutta la sua vena arguta e satirica. Leggendarie sono
rimaste le antologie del mistero per il piccolo schermo come Regali di
Hitchcock e L’Ora di Hitchcock, produzioni che contribuirono a diffondere il
suo nome fra la gente di ogni tipo.
6
un’opera che avrebbe dovuto intitolarsi The Short Night e che rimase
incompleta.
7
ROBERT BLOCH (1917-1994)
Robert Bloch nacque a Chicago nel 1917. A nove anni vide il suo primo
film dell’orrore, Il Fantasma dell’Opera, diretto da Rupert Julian nel 1925 e
ispirato al romanzo di Gaston Leroux del 1910. Dopo essersi diplomato
Bloch acquistò una macchina per scrivere usata e pubblicò il suo primo
racconto, The Feast in the Abbey, su «Weird Tales». È sulle pagine di
questa rivista, di cui diventò colonna portante insieme a E. Howard, C.A.
Smith e a H.P. Lovecraft, con il quale intrattenne anche una
corrispondenza epistolare, che Bloch nacque come scrittore. Su «Weird
Tales» furono pubblicati più di settanta racconti, per la maggior parte di
genere horror, nei quali era evidente l’influenza di E.A. Poe e di H.P.
Lovecraft.
Le opere degli anni ‘40 riflettevano il suo interesse per gli assassini
psicopatici: Yours Truly, Jack the Ripper (1943) è una delle più popolari
storie di Bloch circa il padre di tutti i serial killer. Nel 1942 Bloch iniziò a
lavorare in un’agenzia di pubblicità, in cui rimase per undici anni. Nel 1947
fu pubblicato il suo primo romanzo, The Scarf, storia di un giovane che
diventa uno strangolatore di professione in seguito a un trauma infantile. I
romanzi degli anni ’50 e ’60 serviranno a meglio definire e separare i
generi del crimine e dell’orrore. Con Psycho, scritto nel 1959, che fu
ripreso da Hitchcock per il suo film, Bloch si avvicinò a Hollywood, dove
collaborò a diversi progetti per il cinema e per la televisione.
8
Durante la sua carriera Bloch vinse numerosissimi premi nel campo del
fantasy (World Fantasy Convention Award nel 1975), dell’horror e della
fantascienza (Premio Hugo nel 1959), come pure un Edgar Award
dell’associazione Mystery Writers of America nel 1960. Nel 1990 ricevette il
Bram Stoker Award dall’associazione Horror Writers of America, e nel 1991
fu premiato con il World Horror Convention Grandmaster Award.
9
I FILM DI ALFRED HITCHCOCK
1922
NUMBER THIRTEEN (incompleto)
ALWAYS TELL YOUR WIFE
WOMAN TO WOMAN
1923
THE WHITE SHADOW
1924
THE PASSIONATE ADVENTURE
1925
THE BLACKGUARD
THE PRUDE’S FALL
THE PLEASURE GARDEN
1926
THE MOUNTAIN EAGLE
il periodo inglese
THE LODGER
1927
DOWNHILL
EASY VIRTUE
THE RING
1928
THE FARMER’S WIFE
10
CHAMPAGNE
1929
HARMONY HEAVEN
THE MANXMAN
BLACKMAIL
1930
ELSTREE CALLING
JUNO AND THE PAYCOCK
MURDER
MARY
1931
THE SKIN GAME
1932
RICH AND STRANGE
NUMBER SEVENTEEN
LORD CHAMBER’S LADIES
1933
WALTZES FROM VIENNA
1934
THE MAN WHO KNEW TOO MUCH
1935
THE THIRTY-NINE STEPS
1936
THE SECRET AGENT
11
SABOTAGE
1937
YOUNG AND INNOCENT
1938
THE LADY VANISHES
1939
JAMAICA INN
il periodo americano
1940
REBECCA
FOREIGN CORRESPONDENT
1941
MR. AND MRS. SMITH
SUSPICION
1942
SABOTEUR
1943
SHADOW OF A DOUBT
LIFEBOAT
1944
BON VOYAGE
12
AVENTURE MALGACHE
1945
SPELLBOUND
1946
NOTORIOUS
1947
THE PARADINE CASE
1948
ROPE
1949
UNDER CAPRICORN
1950
STAGE FRIGHT
1951
STRANGERS ON A TRAIN
1952
I CONFESS
1954
13
fine periodo americano
1955
TO CATCH A THIEF
1956
THE TROUBLE WITH HARRY
1957
THE WRONG MAN
1958
VERTIGO
1959
NORTH BY NORTHWEST
1960
PSYCHO
1963
THE BIRDS
1964
MARNIE
1966
TORN CURTAIN
14
1969
TOPAZ
1972
FRENZY
1976
FAMILY PLOT
15
THE LODGER (A STORY OF THE LONDON
FOG), 1926
Cast
Marie Ault (Mrs. Jackson, madre della ragazza)
Arthur Chesney (Mr. Jackson, padre della ragazza)
June Tripp (Daisy Jackson)
Malcom Keen (Joe Betts, il detective, fidanzato di Daisy)
Ivor Novello (l’inquilino)
Dettagli tecnici
16
Trama
Critica
«The Lodger è il primo film in cui ho messo in pratica ciò che avevo imparato in
Germania. Il mio rapporto con questo film è stato del tutto istintivo: per la prima
volta ho applicato il mio stile. In realtà, possiamo dire che The Lodger è il mio
primo film» (Alfred Hitchcock)
«Mi piace molto. È un bel film e testimonia una grande invenzione visiva»
(François Truffaut)
17
NOTORIOUS, 1946
Cast
Ingrid Bergman (Alicia Huberman)
Cary Grant (Devlin)
Claude Rains (Alexander Sebastian)
Louis Calhern (Paul Prescott)
Leopoldine Konstantin (Mrs. Sebastian)
Reinhold Schünzel (Doctor Anderson)
Dettagli tecnici
18
Riprese: Beverly Hills, California
Società: Vanguard Films
Trama
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Alicia, figlia di una spia nazista
residente negli Stati Uniti, per riscattare il male compiuto dal padre
quando questi era ancora in vita, accetta di avvicinare Sebastian, suo
amico, capo di un gruppo di spie tedesche in America, per carpirne i
misteri e rivelarli ai servizi segreti americani. La missione le viene proposta
da Devlin (Cary Grant), membro di un’organizzazione che per il Governo
americano ha il compito di controllare e rendere inoffensivi, quando
possibile, tutti coloro che lavorano per il Terzo Reich. Per Devlin, Alicia
rappresenta la donna ideale cui affidare la delicata missione: ma ben
presto sopraggiunge un imprevisto a complicare l’intera faccenda. Alicia si
innamora di Devlin e quando Sebastian le chiede di sposarlo Devlin pensa
che sarebbe una grande occasione per avere libertà di movimento nella
casa della spia. Delusa per la mancata gelosia di Devlin, Alicia accetta e
inizia le indagini all'interno della casa fino a sottrarre al marito una chiave
che porta sempre con sé. Durante un ricevimento scende in cantina
usando la chiave dove trova alcune bottiglie contenenti uranio. Sebastian,
però si accorge di tutto e senza compiere gesti plateali inizia ad
avvelenare Alicia lentamente, giorno dopo giorno. Sebbene veda che la
ragazza non sta bene, Devlin attribuisce il tutto all'abuso di alcol e non se
ne preoccupa fino al giorno in cui Alicia manca ad un appuntamento. A
quel punto si accorge di essersene innamorato: fa irruzione in casa della
spia e preleva Alicia ormai vicina alla morte.
19
Critica
20
Bergman, efficacemente sostenuta da Claude Rains e da Cary Grant».
(Lorenzo Quaglietti, L'Unità, Roma, 1 novembre 1947)
Cast
21
Jesslyn Fax (la scultrice)
Dettagli tecnici
Trama
22
nascosto nell'appartamento di Thorvald. Riesce a cavarsela, ma a questo
punto l'uxoricida sa che Jeff lo ha scoperto e decide di fargli visita.
Critica
«[…] Siamo tutti dei voyeur, fosse solo quando guardiamo un film
intimista. Del resto, James Stewart dalla sua finestra si trova nella
situazione di uno spettatore che guarda il film». (François Truffaut)
23
PSYCHO, 1960
24
Cast
Alias
25
Psyco (1960) (Italia)
Psyko (1960) (Finlandia)
Dettagli tecnici
Trama
26
e lasciare Phoenix. Mentre è al volante, sentendosi stanca, decide di
fermarsi e passare la notte in un motel. Marion viene accolta da Norman
Bates, il giovane proprietario, che vive nella casa accanto al motel con sua
madre, una donna malata con la quale ha un rapporto complesso e
morboso.
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prima e che il suo corpo è stato sepolto nel vicino cimitero. I dubbi
crescono e Lila e Sam si recano al motel per indagare, ma Lila rischia la
vita: Norman, che indossa gli abiti di sua madre e una parrucca da donna,
cerca di ucciderla quando la ragazza scopre che la madre di Norman è
stata imbalsamata e nascosta in casa.
28
standard del 1960. Inoltre, in Psycho, il regista non ingaggiò gli attori del
calibro di North by Northwest (Intrigo Internazionale), ma gli attori che
utilizzava per i suoi show televisivi. Inoltre, il film è in bianco e nero,
moltissime scene del film non contengono dialoghi e il motel e la casa di
Norman Bates furono costruiti su un terreno sul retro degli studi della
Universal.
Eppure, nessun altro film di Hitchcock ebbe un impatto sul pubblico più
forte di quello che ha avuto Psycho. Come lui stesso spiegava a Truffaut,
lo scopo del film era di controllare le reazioni e le emozioni degli
spettatori.
29
do care about the pieces of film and the photography and
the soundtrack and all of the technical ingredients that
made the audience scream. I feel tremendously satisfying
for us to be able to use the cinematic art to achieve
something of a mass emotion. And with Psycho we most
definitely achieved this».
Il risultato? Fu il film più scioccante che il suo pubblico avesse mai visto.
Le pubblicità dell’epoca chiedevano alla gente di non rivelare le sorprese
che Hitchcock aveva in serbo per loro, come il brutale assassinio di
Marion, l’apparente eroina, che di fatto figura soltanto in un terzo del film,
e i segreti della madre di Norman. Dunque, era necessario vedere il film
sin dall’inizio, come affermava Hitchcock stesso:
«It is required that you see Psycho from the very beginning!
The late-comers would have been waiting to see Janet Leigh
after she had disappeared from the screen action».
30
un’innocente. La vediamo per la prima volta un venerdì pomeriggio in una
stanza trasandata di un hotel con Sam, il suo fidanzato, il quale le spiega
di non poterla sposare a causa dei debiti e della sua ex moglie: per questo
motivo, Marion e Sam sono costretti a incontrarsi di nascosto, in orari
sconvenienti per entrambi. Ma quando Tom Cassidy, un cliente
dell’agenzia Lowery, le consegna quarantamila dollari insinuando che, con
quella somma, potrebbe comprarsi la stessa Marion la donna non ci pensa
due volte e, anziché depositare in banca il denaro, scappa da Phoenix per
raggiungere Sam a Fairvale, in California. Quindi il movente di Marion è
l’amore per Sam e la sua vittima è una persona sgradevole.
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Marion, stanca di guidare, accosta l’auto e si addormenta. Un poliziotto
(Mort Mills) la sveglia e le pone delle domande riguardo al suo viaggio e al
perché si trova in quella zona. Marion risponde lasciando trapelare
insicurezza e preoccupazione, tuttavia il poliziotto la lascia andare. Più
tardi la donna decide di vendere la sua auto e comprarne un'altra usata,
targata California, ma si accorge che dall’altra parte della strada c’è lo
stesso poliziotto, appoggiato alla sua auto, con le braccia conserte e lo
sguardo fisso su di lei. Tuttavia, così com’è iniziato, l’inseguimento del
poliziotto giunge alla conclusione. Questa è una particolarità di Hitchcock:
ogni volta che lo spettatore crede di aver individuato un particolare
importante per lo svolgimento della storia capisce poi di essere stato
fuorviato dal regista, che volontariamente ha inserito dei particolari senza
importanza, capaci di distogliere l’attenzione del pubblico dal fatto
principale (accade lo stesso all’inizio del film, quando il regista mostra
Marion e Sam nella stanza dell’hotel: l’inizio “erotico” di Psycho ha il chiaro
scopo di portare il pubblico fuori strada, per poi sorprenderlo in seguito).
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I due iniziano una lunga conversazione nella sala di ricevimento del
motel, sovrastati da uccelli imbalsamati che sembrano sul punto di
piombare sulle loro teste e catturarli come se fossero le loro prede.
Marion, che un attimo prima aveva sentito Norman discutere con una
donna anziana, consiglia all’uomo di evadere dal motel e costruirsi una
vita propria, lontano dalla madre padrona. Marion si dimostra così
affettuosa e gentile con Norman che egli si sente minacciato dai
sentimenti che inizia a provare per lei. Ecco perché sente il bisogno di
ucciderla.
«(…) The sex angle was raised so that later on the audience
not mistaken, out of your fifty works, this is the only one
Osservando la famosa scena della doccia oggi, molti sono gli elementi
che spiccano. Innanzitutto, diversamente dai moderni film horror, Psycho
non mostra mai il coltello che entra nella carne; il sangue c’è, anche se
non è molto; Hitchocock ha girato il film in bianco e nero perché secondo
lui il pubblico non avrebbe sopportato la visione di così tanto sangue nel
suo colore reale (anche se il remake di Gus Van Sant del 1998 ripudia
questa teoria). In particolare, le note taglienti della colonna sonora di
33
Bernard Herrmann sostituiscono visioni raccapriccianti. La scena finale è
simbolica: il sangue e l’acqua scendono nello scarico e la telecamera
riprende il tutto in primo piano, creando un’immagine che ha la stessa
grandezza dell’occhio immobile di Marion. Questa è una delle scene più
efficaci della storia del cinema, in cui l’arte e la maestria contano di più dei
dettagli grafici.
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La morte dell’eroina è seguita dal lavoro meticoloso di Norman per
cercare di eliminare ogni traccia del delitto. Hitchcock continua a sostituire
i protagonisti; Marion è morta tuttavia noi, in modo totalmente inconscio,
cominciamo a identificarci con Norman, non perché apprezziamo il gesto
omicida, ma perché, in una simile situazione, verremmo assaliti anche noi
dalla paura. La sequenza si conclude con la scena capolavoro di Bates che
spinge l’auto di Marion (nel cui baule Norman aveva nascosto il suo
cadavere) in una palude. L’auto affonda, ma a un certo punto si ferma:
Norman osserva la scena molto attentamente, fino a quando l’auto
scompare del tutto sommersa dal fango.
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Se analizzassimo le nostre emozioni in quel momento preciso del film, ci
renderemmo conto che noi vorremmo davvero che quella macchina
affondasse, così come lo vuole Norman.
even though he’s burying a body, when the car stops sinking
camera very high for two reasons. The first was so that I
concealing her face and the audience would have been leery.
that I was trying to avoid showing her. But the main reason
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between the long shot and the close-up of the big head as
Ciò che rende Psycho immortale, al contrario di molti film horror che
presto vengono dimenticati, è il legame diretto con le nostre paure: la
paura di commettere un crimine in modo impulsivo, la paura della polizia,
la paura di diventare vittima di uno psicopatico e, naturalmente, quella di
deludere nostra madre.
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ANALISI DEI PERSONAGGI PRINCIPALI
38
della personalità quando nella sua vita subentrò Joe Considine,
un uomo affascinante di circa quarant’anni che cominciò a
corteggiare la madre. L’uomo le propose di vendere la casa e
con i soldi ricavati avrebbero costruito un motel. Norman non si
oppose all’idea, anzi, per i primi tre mesi lui e la madre
gestirono il motel insieme. I problemi nacquero quando la
madre disse a Norman che presto avrebbe sposato Joe
Considine. Fu così che Norman impazzì e decise di avvelenare la
coppia usando del veleno per topi. Norman divenne instabile di
mente, per questo motivo passò un periodo in ospedale; in
seguito, non riuscendo a sopportare la perdita della madre,
decise di profanare la sua tomba e, mettendo in pratica le sue
profonde conoscenze sulla tassidermia, la imbalsamò. Allo
stesso tempo, Norman assunse una personalità multipla
caratterizzata da almeno tre sfaccettature: Norman, il
ragazzino che aveva sempre bisogno della madre e che odiava
tutto ciò che si interponeva fra lui e lei; Norma, la madre, la
persona a cui non era permesso si morire; infine, il terzo
aspetto, che si potrebbe chiamare Normal, l’adulto Norman
Bates, che affronta la routine quotidiana e cerca di nascondere
l’esistenza delle altre due personalità.
39
MARION CRANE: fidanzata di Sam Loomis, lavora presso
l’agenzia immobiliare Lowery di Phoenix. È una ragazza
innamorata il cui desiderio più grande è quello di sposare il più
presto possibile Sam e per questo è disposta a tutto. Anche a
rubare quarantamila dollari e a fuggire da Phoenix per
raggiungere il suo fidanzato a Fairvale, in California. Marion
fugge in automobile e viene anche fermata da un poliziotto, con
il quale di mostra preoccupata e ansiosa. Giunta al motel,
instaura una relazione amichevole con Norman, per il quale
prova simpatia e forse compassione; spinta da un istinto quasi
materno, Marion cerca di dare qualche consiglio a Norman
40
riguardo sua madre, spiegandogli che è importante che lui
faccia le sue scelte e viva la sua vita indipendentemente da lei.
Tutto questo fa scattare in Norman una grande rabbia: nessuno
si può permettere di giudicare sua madre. Giunta nella sua
camera, Marion ripensa a ciò che ha fatto e si pente: l’indomani
mattina avrebbe parlato con la sorella, Lila, e avrebbe
riconsegnato i soldi. Ma i piani di Norman erano diversi…
41
IL GENIO DI HITCHCOCK E LE APPARIZIONI NEI
FILM
«Era stato un uomo timido che nella vita aveva finto per intimidire, un
uomo che si era esercitato fin dall'adolescenza a controllare la situazione».
Così François Truffaut definisce Alfred Hitchcock nel libro a lui dedicato dal
titolo Il cinema secondo Hitchcock.
42
Dalla pellicola Rebecca (id., 1940) in poi il vezzo, o quel che fosse,
divenne irrinunciabile. E così lo intravediamo in una stazione in The
Paradine Case (Il caso Paradine, 1947) oppure mentre attraversa la strada
in Suspicion (Il sospetto, 1941) o ancora con una gabbia di uccelli sulle
ginocchia mentre è seduto di fianco a Cary Grant su un mezzo pubblico in
To catch a Thief (Caccia al ladro, 1955).
43
protagonista di Psycho (Psyco, 1960), che serve al regista per condurla
fino al motel in cui verrà uccisa, non alla fine e neppure a metà film, ma
addirittura all'inizio.
Mentre nel cinema horror l’effetto sorpresa consiste nel fare apparire
improvvisamente qualcosa o qualcuno che lo spettatore non si aspetta, nei
film di Hitchcock le sensazioni di ansia e paura provate dal pubblico sono
commisurate al grado di consapevolezza o di incoscienza del pericolo che
grava sul personaggio. Un esempio tipico di suspense è presente nel film
Rear Window (La Finestra sul Cortile, 1954), in cui solo chi guarda il film
può vedere il vicino di casa sospetto uscire di notte con una donna,
mentre Jeff in quel momento sta dormendo. Lo stesso avviene in Psycho
(Psyco, 1960); mentre Arbogast sale le scale della casa di Norman, lo
spettatore vede la porta aprirsi, riuscendo quasi a prevedere l’omicidio del
detective.
44
Due viaggiatori si trovano in un treno in Inghilterra. L’uno dice
all’altro:
«Mi scusi signore, che cos’è quel bizzarro pacchetto che ha
messo sul portabagagli?».
«Beh, è un MacGuffin».
«E cos’è un MacGuffin?».
«È un marchingegno che serve a catturare i leoni sulle
montagne scozzesi».
«Ma sulle montagne scozzesi non ci sono leoni!».
«Allora non esiste neppure il MacGuffin!».
Dato che i film sono uno spettacolo di per sé e non una copia conforme
e verosimile della realtà, Hitchcock decise di servirsi di questo espediente
per manipolare lo spettatore e per fare sì che si immedesimasse nella
stessa paura provata dall’eroe/eroina del film.
45
negli Stati Uniti, che sottostava alla regola in base alla quale al centro
della storia narrata doveva esserci sempre lo spettatore, senza
trasgressioni o colpi di scena.
46
TRADURRE PER IL CINEMA
47
CENNI STORICI
I seguaci del regista Jean Renoir, che nel 1939 si era opposto con
fermezza alla tecnica del doppiaggio e all’assurdità di far parlare in italiano
le attrici e gli attori stranieri, non tengono conto del fatto che la traduzione
è alla base del linguaggio cinematografico fin dalle origini e prima ancora
del passaggio dal muto al sonoro, quando si pose il problema di come
mantenere e favorire la circolazioni dei film su scala internazionale.
L’interrelazione fra il codice verbale e quello visivo implica, infatti, che il
dialogo sia tradotto in immagine e viceversa.
Va anche ricordato che in Italia, tra la fine del 1929 e l’inizio del 1931, a
causa di una legge fascista che vietava l’uso delle parole straniere, quindi
anche di quelle che venivano dallo schermo, si verificò una sorta di
controrivoluzione per cui i primi film sonori vennero ammutoliti di nuovo e
48
proiettati con qualche didascalia e con l’accompagnamento delle
orchestrine da sala, tipiche dei film muti.
49
espressivo, vale a dire far coincidere il momento cruciale della battuta
con il gesto e la mimica facciale.
50
SCARSA CONOSCENZA DELLA LINGUA DI PARTENZA
51
objection overruled), formule che non esistono nel nostro sistema
giuridico.
52
Some like it Hot (A Qualcuno piace caldo, di Billy Wilder, 1959), oggi gli
hot-dogs, i Kelloggs, i MacDonald, i Burger King, lo scotch e così via
rimangono per lo più inalterati.
Dr F.: I’m sure we’ll get along splendidly. (puts his hand on
Igor’s hump) Oh sorry. I…you know, I don’t mean to embarrass
you, but I’m a rather brilliant surgeon. Perhaps I could help you
with that hump.
Dr F. Let’s go!
53
Igor: Allow me, master.
Voice: Augh!
Inge: Oh, hello. Would you like to have a roll in the hay?
(sings) All roll…
[thunder]
[howling sound]
Inge: Werewolf!
Dr F.: Werewolf?
Igor: There!
Dr F.: What?
54
Dr. F.: Naturalmente, naturalmente. Sono certo che andremo
molto d’accordo…Scusa. Non volevo metterti in imbarazzo, ma
sono un chirurgo di una certa bravura. Potrei aiutarti con quella
gobba.
Voce: Ahi!
Inge: Oh, lei vuole venire il giro con me? Prego di montare
subito, io intanto aspettare…(canta) Dai, dai, vieni con me…
[tuono]
[ululato]
55
Inge: Lupo ulula!
Dr F.: ……
Igor: Là!
Dr F.: Cosa ?
56
rotolandosi nel fieno con fare provocante nel carro su cui deve salire lo
stupito Dottor Frankenstein. «To have a roll in the hay» è un
eufemismo per dire «fare l’amore». Quello che si perde nella prima
parte della battuta («Oh, lei venire in giro con me?») viene in parte
recuperato dall’ambiguità del verbo «montare» («Prego di montare
subito») e dalle parole, anch’esse ambigue, inventate per la canzone
(«dai…dai, vieni con me»).
57
ANALISI NARRATOLOGICA DELL’OPERA
«She’s an old woman, and not quite right in the head. If you keep on listening to her
this way, you’ll end up not quite right in the head either. Tell her to go back to her
room and lie down. That’s where she belongs. And she’s better go there fast,
because if she doesn’t, this time you’re going to strangle her with her own Silver
Cord…».
«Get a grip on yourself, now. You can’t afford to be panicky. The worst part of it is
over».
58
Si tratta quindi di un narratore che si muove con disinvoltura nello
spazio e nel tempo, dotato di una grande capacità di introspezione.
Nel romanzo sono presenti due forme particolari di discorso diretto, vale
a dire il pensiero diretto libero e il flusso di coscienza. Si tratta di due
tecniche narrative che si sono diffuse nella narrativa moderna e
contemporanea e costituiscono una forma di rappresentazione del
pensiero del personaggio più adatta a esprimere l’accumularsi
imprevedibile e spesso caotico di pensieri e impressioni che caratterizzano
la vita psichica dell’individuo. Questo significa che nel romanzo vengono
inseriti alcuni pensieri senza che le virgolette o un verbo lo indichino al
lettore. Si parla di flusso di coscienza quando la rappresentazione del
pensiero del personaggio appare nella forma di trascrizione immediata del
libero fluire del pensiero, con associazioni impreviste, salti, omissioni e
accumulo di impressioni.
Nel romanzo sono presenti sia mimesi (discorso diretto) sia diegesi
(discorso indiretto) ed entrambe le tipologie di discorso sono in equilibrio
tra loro. L’autore ha anche inserito descrizioni molto dettagliate dei luoghi
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e degli eventi, dimostrando una grande abilità e un particolare gusto per il
macabro. All’inizio del romanzo, ritengo molto efficace la descrizione del
salotto in cui Norman è solito passare le sue giornate, un luogo
caratterizzato da un ordine perfetto, maniacale e morboso contrapposto,
invece, all’esterno, al caos della città e all’aria aperta.
«[…] Here everything was orderly and ordained; it was only there, outside, that the
changes took place. And most of those changes held a potential threat».
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punto di vista che riguardano l’antica tradizione inca di scuoiare i nemici e
trasformare il loro corpo in un tamburo, dopo averlo precedentemente
imbalsamato per preservarlo e conservarlo nel tempo:
«Norman smiled, then allowed himself the luxury of a comfortable shiver. Grotesque
but effective – it certainly must have been! Imagine flaying a man – alive, probably –
and stretching his belly to use it as a drum! How did they actually go about doing
that, curing and preserving the flesh of the corpse to prevent decay? For that matter,
what kind of a mentality did it take to conceive of such an idea in the first place?».
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l’autore decide di riscriverla a capo utilizzando lo stile corsivo e in essa è
come se si scorgesse il punto di vista di Norman, come se si percepisse
all’improvviso la sua voce sovrapposta a quella di Mary. Senza contare poi
le continue ripetizioni dell’aggettivo crazy («I think perhaps all of us go a
little crazy at times»; «It had all seemed like a dream come true, and
that’s what it was. A dream. A crazy dream»), che si riferisce alla pazzia e
alla schizofrenia di Norman, nonché al titolo stesso del romanzo, Psycho.
«She switched off the ignition and waited. […] And now the darkness was here,
rising all around Mary. She was alone in the dark. The money wouldn’t help her and
Sam wouldn’t help her, because she’d taken the wrong turn back there and she was
on a strange road. But no help for it – she’d made her grave and now she must lie
in it. Why did she think that? It wasn’t grave, it was bed».
Dal punto di vista semantico, nel romanzo sono presenti delle parole
che hanno un significato particolare. Innanzitutto, è necessario
sottolineare l’importanza della parola CASA, che ricorre in tutta la storia,
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luogo chiuso caratterizzato da un’atmosfera claustrofobica e opprimente.
La casa e i suoi oggetti, per i quali Norman prova un grande affetto, in
realtà sono per lui una prigione, ma l’uomo non è prigioniero solo di un
luogo fisico, ma soprattutto della sua mente, della sua schizofrenia e della
figura della madre creata dalla sua mente malata.
«[…] Do I boy?» she repeated, even more softly. «I make you sick, eh? Well, I think
not. No, boy, I don’t make you sick. You make yourself sick. That’s the real reason
you’re still sitting over here on this side road, isn’t it, Norman? Because the truth is
that you haven’t any gumption. Never had any gumption, did you, boy? Never
had any gumption to leave home. Never had the gumption to go out and get
yourself a job, or join the army, or even find yourself a girl...».
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per lui sono i libri. A questo proposito, ritengo opportuno citare alcune
parole della madre:
«You hate people. Because, really, you’re afraid of them, aren’t you? Always have
been, ever since you were a little tyke. Rather snuggle up in a chair under the lamp
and read. You did it thirty years ago, and you’re still doing it now. Hiding away under
the covers of a book».
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madre che sta per essere inghiottita dalla palude insieme al cadavere di
Mary. Norman si sente felice perché sa che lei meriterebbe quella fine, ma
all’improvviso la situazione si ribalta e ora è Norman che si trova
invischiato nel fango, mentre Mother lo osserva senza aiutarlo. Norman
allora si sveglia spaventato e scopre di avere la madre accanto a sé che lo
accarezza e lo protegge e pensa che, nonostante sia un’assassina, lei sia
l’unica persona che gli vuole veramente bene.
Per quanto riguarda il livello sintattico, nel romanzo prevale uno stile
paratattico, vale a dire una forma basata sulla coordinazione fra enunciati.
Le frasi sono brevi e collegate fra loro da virgole, punti, punti e virgole e
due punti, tuttavia non è da sottovalutare l’uso frequente dei punti di
sospensione, usati abilmente da Bloch per creare attesa e ansia nel
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lettore. Particolarmente interessante è l’uso dei punti di sospensione
proprio alla fine del romanzo, quando il punto di vista si sposta nella sfera
della madre rinchiusa in carcere, tecnica che permette di alimentare nei
lettori una sensazione di angoscia:
«If she sat there without moving, they wouldn’t punish her. If she sat there without
moving, they’d know that she was sane, sane, sane. She sat there for quite a long
time, and then a fly came buzzing through the bars. It lighted on her hand. If she
wanted to, she could reach out and swat the fly. But she didn’t swat it. She didn’t
swat it, and she hoped they were watching, because that proved what sort of a
person she really was. Why, she wouldn’t even harm a fly…».
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Metodo di analisi per una critica della traduzione
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di tale avvicinamento, apprendendo, nel processo, nuovi elementi di
cultura altra, oppure può avvenire l’esatto contrario: è il prototesto a
essere avvicinato al lettore, trasformando gli elementi di cultura altra che
contiene e traducendoli in cultura propria (del lettore). Una traduzione è
detta «adeguata» quando prevede che il prototesto sia conservato come
espressione di una cultura diversa: il traduttore conserva il più possibile le
caratteristiche di cultura altra del prototesto, costringendo il lettore a uno
sforzo per recepire il testo come altro; la lettura risulta quindi più
impegnativa ma arricchisce di più il fruitore. Il concetto di «adeguatezza»
è visto pertanto in funzione del prototesto, mentre quando un testo è
«accettabile», il punto di vista è quello del lettore del metatesto. Nella
traduzione accettabile, infatti, il metatesto conserva un numero limitato di
caratteristiche prototestuali: avviene un processo di addomesticamento
culturale con cui il traduttore avvicina il prototesto alla metacultura. Ne
risulta una lettura del metatesto più facile, ma che arricchisce di meno: il
lettore si trova di fronte a un testo “comodo” (scorrevole), ma privo di
stimolo per la reciproca fecondazione tra culture. Alla luce di queste
nozioni si cercherà di comprendere se abbia prevalso un processo
traduttivo target-oriented (accettabile) o source-oriented (adeguato): nel
primo caso viene perseguita una strategia che privilegia scorrevolezza,
accettabilità e adattamento alle norme della cultura d’arrivo, anche se a
scapito della “fedeltà” al testo di partenza. In questo caso il traduttore si
rende “invisibile”, mettendo in atto un processo di “addomesticamento”
(domestication) del testo, che viene del tutto o in gran parte adattato alle
convenzioni della cultura d’arrivo, perdendo così però la sua forza
innovatrice. Una strategia source-oriented implica invece una scelta di
“straniamento” (foreignization) del testo tradotto, che mantiene le
caratteristiche della cultura originaria e così arricchisce la cultura d’arrivo,
in quanto portatore di innovazioni stilistiche e deviazioni dalla norma
creative e originali (Osimo 2006: 81, 83).
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La strategia traduttiva sarà stata vincolata, con tutta probabilità, anche
da altri fattori, quali lettore modello e dominante: per lettore modello si
intende il prototipo di lettore, o lettore immaginario, cui la strategia
narrativa si rivolge; esso può coincidere più o meno con il cosiddetto
lettore empirico, cioè il lettore che effettivamente legge il testo.
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2004: 91). Si tratta di un modello dall’alto verso il basso, che parte
dall’analisi traduttologica del testo specifico e, individuate le caratteristiche
salienti degli elementi in senso sistemico, controlla le alterazioni della
poetica del testo introdotte dai cambiamenti traduttivi; tutto ciò in
funzione di una dominante specifica e di eventuali sottodominanti.
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ANALISI TRADUTTOLOGICA
La prima scena che sarà oggetto della mia analisi è quella in cui
Norman invita Marion a cenare insieme nel salottino del motel. Si tratta di
una scena chiave; Hitchcock, infatti, mette in atto il processo di
identificazione, una traslazione di identità che rende uguali Marion e
Norman, e che in seguito permetterà a Norman di assumere il ruolo di
protagonista assoluto. Entrambi scoprono di essere simili sotto molti punti
di vista, di sentirsi intrappolati in una situazione dalla quale non hanno
scampo, come se fossero degli uccelli in gabbia. Proprio gli uccelli sono
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protagonisti in questa scena: sono uccelli notturni impagliati, creature
della notte, appesi al muro del salotto. Hitchcock era affascinato dagli
uccelli e, come accade nel film successivo a Psycho, The Birds (1963),
sono proprio questi animali che si ribellano all’uomo.
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ossessivo desiderio di possessione. Nessun uomo può avere sua madre
(complesso di Edipo) e se nessuno le si avvicina ecco che la nevrosi
diventa psicosi; il figlio può anche uccidere per impedire che un altro
uomo possieda sua madre. Ed ecco Norman: la madre è libera di
concedersi a un amante, mentre impedisce al figlio, con morbosa
possessione, qualsiasi rapporto con una donna. Tuttavia Norman non
tollera che la madre abbia un altro uomo all’infuori di lui e così ucciderà
l’amante, ma, in un eccesso di psicosi, anche la madre perché lo ha
tradito. In un meccanismo di andata/ritorno la madre si prenderà la sua
rivincita e attraverso il corpo di Norman ucciderà Marion, la donna che al
motel ha osato instaurare un rapporto con il figlio.
È da notare in tutto ciò come spesso nei film di Hitchcock sia totalmente
assente la figura paterna, questo perché con una moglie/madre così la
persona del padre verrebbe inevitabilmente negata o, comunque, non
potrebbe esistere. Non solo: senza la madre, il figlio non avrebbe dovuto
lottare con il padre per emergere, ma si sarebbe solo dovuto avvicendare
in un mondo già fatto. La madre, se le cose andassero così, non avrebbe
nemmeno quel ruolo destabilizzante che minaccia l’uomo nel suo processo
di successione da padre a figlio.
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Norman parla della madre che si è risposata dopo la morte del padre.
Egli è Edipo che si è accecato dopo aver scoperto le proprie colpe («un
figlio non si può sostituire a un amante»). Ed ecco poi un altro
confronto/scontro: la madre e la donna. In Norman il confronto/contro ha
effetti devastanti perché le due figure incarnano la stessa persona. Marion
chiede a Norman se non ha mai pensato di far curare la madre in qualche
ospedale psichiatrico. A questo punto c’è uno scarto visivo nel racconto:
Hitchcock sterza decisamente verso Norman mettendolo in primo piano,
tanto che lo spettatore ha la sensazione di sentirsi addosso a lui. In questo
modo il regista vuole metterci in contatto con lo stato d’animo dell’uomo.
Marion è spaventata dalla reazione di Norman alle sue parole e Hitchcock
la riprende in primo piano, mostrandoci il suo volto inquieto.
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ha fatto e che l’indomani sarebbe tornata a Phoenix (non a Los Angeles,
come aveva detto a Norman) per trovare il modo di uscire dalla trappola in
cui lei stessa si era messa. In realtà la donna non può neanche
immaginare in che trappola si trovi in quel momento e che ormai è
davvero troppo tardi.
«[…] ”She’s not crazy!” The voice wasn’t soft and apologetic any longer; it was high
and shrill. And the pudgy man was on his feet, his hands sweeping a cup from the
table. It shattered on the floor, but Mary didn’t look at it; she could only stare into
the shattered face. […] He stopped, not because he was out of words but because
he was out of breath. His face was vey red, and the puckered lips were beginning to
tremble».
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SCENA 32 – soggettiva stilistica (scena filtrata dalla sguardo di
Hitchcock)
«C’era un’inquadratura della mano che scorre sul corrimano e una carrellata
attraverso la ringhiera delle scale che fa vedere i piedi di Arbogast di fianco. Quando
ho visto i giornalieri della scena mi sono accorto che non andava bene […]. Queste
inquadrature sarebbero state adatte se si fosse trattato di un assassino che saliva le
scale. Quindi mi sono servito di una sola ripresa di Arbogast che sale le scale e,
quando sta per arrivare all’ultimo scalino, ho deliberatamente messo la macchina da
presa in alto per due ragioni: la prima, per poter filmare la madre verticalmente
perché, se l’avessi mostrata di spalle, poteva sembrare che non avessi voluto apposta
far vedere il suo volto e il pubblico non si sarebbe fidato. Dall’angolo dove mi ero
messo invece non davo l’impressione di voler evitare di far vedere la madre. La
seconda e più importante ragione per salire così in alto con la macchina da presa era
di ottenere un forte contrasto tra il campo totale della scala e il primo piano di
Arbogast quando il coltello si abbatte su di lui» (Hitchcock 1985).
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Grazie anche alla musica, alle note agghiaccianti e stridenti dei violini, il
momento si fa ancora più raccapricciante. Hitchcock ha compiuto molti
sforzi per preparare il pubblico a questa scena: prima ha stabilito la
presenza di una donna misteriosa nella casa, poi ha fatto uscire di casa
questa donna e le ha fatto pugnalare Marion sotto la doccia. Tutto quello
che poteva dare suspense a questa scena era contenuto in quegli
elementi.
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Nel romanzo di Bloch l’episodio differisce dal film per alcuni elementi.
«[…] Before she was halfway down, the knocking came. It was happening, Mr.
Arbogast was here; he wanted to call out and warn him, but something was stuck in
his throat. He could only listen as Mother cried gaily, “I’m coming! I’m coming! Just a
moment, now!” And it was just a moment. Mother opened the door and Mr. Arbogast
walked in. He looked at her and then opened his mouth to say something. As he did
so he raised his head, and that was all Mother had been waiting for. Her arm went
out and something bright and glittering flashed back and forth, back and forth… It
hurt Norman’s eyes and he didn’t want to look. He didn’t have to look, either,
because he already knew. Mother has found his razor…».
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CONCLUSIONI
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la scena ancora più inquietante. Il detective sale le scale, ma Hitchcock
decide di riprendere la scala dal basso e i piedi dell’uomo che salgono i
gradini.
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BIBLIOGRAFIA
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Zacchi, Morini, Ascari, Poggi, Fazzini, Serpieri, Bollettieri, Bosinelli,
Scatasta, Angeletti, Notini, Manuale di traduzione dall’inglese,
Milano, Paravia, 2002.
SITOGRAFIA
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