LA RICERCA EMPIRICA IN EDUCAZIONE”
RIASSUNTO
Coggi, Ricchiardi
1. La ricerca in educazione
La ricerca è una forma di costruzione del sapere: segue un metodo scientifico e le sue
procedure sono trasparenti, cioè controllabili e replicabili per giungere a risultati validi
In educazione: ci sono diverse forme di ricerca:
-
R ICERCA TEORETICO - ARGOMENTATIVA di tipo filosofico, finalizzata a
sviluppare modelli educativi
R ICERCA
- STORICA : st dagogici
udia l’evoluzione dei modelli pe
- RICERCA EMPIRICA : può essere descrittivo-sperimentale o interpretativa e
si
occupa della rilevazione sistematica dei dati in un contesto reale; può avere diversi
obiettivi; è importante il RIGORE nei passaggi di costruzione di conoscenze, quindi l
a
pianificazione (≠ esperienze attuate: basate su raccolte non sistematica dei dati)
Ci sono diverse classificazioni delle strategie di ricerca empirica: due criteri che
distinguono:
a) Ricerca osservativa/con intervento : criterio riguarda l’approccio che il ricercatore h
a
con la realtà studiata, finalizzato a studiarla così com’è o a studiare gli effetti
dell’introduzione di un intervento
b) Ricerca qualitativa/quantitativa: distinzione più complessa, riguarda le attese e le
scelte del ricercatore riguardo a: possibilità o no di conoscere la realtà, strategie e
strumenti da adottare, natura dei dati da rilevare.
1. Ricerca osservativa/con intervento
1. RICERCA OSSERVATIVA: utile per studiare le condotte e le condizioni che le
suscitano (es. clima relazionale di una classe, condizioni socio-culturali), senza
perturbarne lo svolgimento naturale, o per indagare fenomeni impossibili o immorali da
L’ INCHIES TA : misurazione sistematica di un insieme di fattori
riprodurre (es. esiti della violenza su bimbi).
Le forme principali sono:
- per effettuare
comparazioni e individuare probabili agenti differenziati. Di norma è condotta su
Con OSSERVAZIONE SISTEMATICA : rilevazione diretta delle condotte
ampio campione (≠indagine). Sono CORRELAZIONALI se si chiedono se c’è o no un
legame tra due o più fattori o variabili.
-
R ICER CA VALUTATIVA : osserva e giudica l’oggetto di ricerca per poi dei
soggetti presi in considerazione, con annotazione tramite strumenti strutturati. (es.
studi su comunicazione non verbale madre-b, sull’autonomia dei b. handicappati,…)
-
migliorarlo
intervenendo. È un insieme eterogeneo di tecniche, procedure, metodi che
permettono di valutare prodotti singoli (libri) o strutture complesse (organizzazione
scolastiche), o programmi di intervento sociale, con attenzione alla
1
concettualizzazione, alla pianificazione, alla realizzazione e all’utilità dei progetti
attuati.
-
R ICERCA ETNOGRAFICA : vuole delineare le caratteristiche di una cultura e
comprendere i suoi aspetti; quindi si studia approfonditamente un gruppo di
persone, ponendo attenzione alla loro cultura. Ricercatore è partecipante.
STUDIO DÌ UN CASO : indagine empirica condotta su un singolo sogg etto
- ,
un’istituzione o un evento contemporaneo, in un contesto di vita reale; si usano
molteplici forme di informazione.
2. RICERCA CON INTERVENTO: quando si individua il problema, si introduce un
cambiamento per verificarne gli effetti, per costruire una nuova conoscenza (esperimento)
o per risolvere il problema (ricerca-azione). Le sue forme sono:
- ESPERIMENTO: in ambito scientifico = riproduzione artificiale, ripetibile, di un
fenomeno controllando tutti i parametri. In ambito didattico-educativo=
introduzione in un contesto di variazioni sistematiche di almeno 1 fattore (=
VARIABILE INDIPENDENTE), per studiarne gli effetti su altri (= VARIABILE
DIPENDENTE). Bisogna predisporre 2 situazioni equivalenti, una con variabile
indipendente (= GRUPPO SPERIMENTALE), l’altra no (= GRUPPO DÌ
CONTROLLO). Bisogna controllare tutti i fattori che potrebbero interferire con i
risultati. Si procede formulando l’ipotesi NULLA, ovvero che non ci siano
differenze tra i due gruppi se non casuali; usando tecniche statistiche si controlla se
le differenze riscontrate negli esiti finali respingono l’ipotesi nulla si dirà che
l’intervento sperimentale ha conseguito effetti sistematicamente diversi da quello
ordinario, evidenziando l’improbabilità dell’ipotesi nulla e accettando l’ipotesi
ALTERNATIVA, che suppone ci sia differenza tra gli esiti dei due interventi.
Purché le conclusioni siano valide, si esagererà l’equivalenza iniziale dei gruppi,
grazie a estrazioni casuali di alunni e insegnanti. Non si arriva mai a risultati certi.
Se l’intervento sperimentale risulta più efficace:proposta di innovazione e
miglioramento.
QUASI ESPERIMENTO : se il ricercatore non può tenere
- sotto controllo tutti i
fattori che intervengono nella situazione da studiare (ES. insegnate che vuole
introdurre nuovo metodo per sua classe, usando come controllo quella del collega);
gli esiti vanno generalizzati con prudenza.
ESPERIMENTO SU CASO SINGOLO :
- davanti a situazione problematica di un
solo soggetto, lo studioso farà diagnosi iniziale e poi farà agire un intervento per
studiarne l’efficacia e rileverà sistematicamente i risultati delle sua azioni.
RICERCA - AZIONE : nasce da un problema concreto in un contesto edu. Si
- attiva
un gruppo formato dagli operatori che hanno riscontrato la difficoltà + ricercatori
esperti, per pianificare un intervento per risolvere il problema, che andrà attuato e
verificato nella sua efficacia attraverso un processo che porta a controllare il grado
di risoluzione del problema e a ridefinire le caratteristiche, per produrre interventi
sempre più efficaci, secondo un ciclo a spirale.
2
2. Ricerca qualitativa/quantitativa
Strategie storicamente contrapposti dagli studiosi; oggi: uso integrato, composizione delle
linee di ricerca
1. RICERCHE QUANTITATIVE:
- SCOPI: spiegare o descrivere o prevedere eventi osservabili, isolando fatt ori
da un
contesto e studiandone le relazioni. Individuare e misurare variabili e loro legami
nello studio di una realtà empirica, sulla base di ipotesi formulate alla luce di teorie
e ricerche precedenti. Si pianifica il controllo delle ipotesi, seguendo le fasi legittime
del pensiero logico.
- CARATTERISTICHE: si avranno conclusioni valide se avrà identificato le variabili
da studiare nel contesto, avrà controllato i fattori di disturbo e avrà attuato con
rigore gli interventi. Gli strumenti di rilevazione sono altamente strutturati e si
origineranno risultati di tipo numerico. Le tecniche di analisi dei dati sono di tipo
logico e statistico. Consente generalizzabilità dei risultati determinabile , con
verifiche mirate. È una ricerca NOMOTETICA, cioè vuole formulare teorie generali
o modelli validi anche su altri gruppi.
- FORME: i 3 tipi di esperimento, l’inchiesta, la ricerca condotta tramite oss.
sistematica e alcune forme di ricerca valutativa.
2. RICERCHE QUALITATIVE:
- SCOPI: comprendere la realtà educativa indagata, con il coinvolgimento del
ricercatore. Scopo IDIOGRAFICO = studia il singolo. Ricerca procede con metodo
induttivo: dal reale alle formulazioni.
CARATTERISTICHE: piani di rilevazioni flessibili scelti dal ri cercatore, aperti
- ai
cambiamenti dovuti alle influenze del contesto osservato. Studiare i fatti umani nella
loro globalità e complessità, con tecniche basate sull’empatia. Rifiuta l’astrazione dal
contesto e critica l’analiticità con cui i quantitativi parcellizzano i fenomeni complessi
per arrivare a unità empiricamente osservabili. Predilige un approccio OLISTICO alla
realtà complessa; dunque adotta studi in profondità su gruppi ristretti interessanti di
per sé, come casi unici. Non vuole generalizzare i risultati perché è impossibile
calcolare tutte le differenze individuali e le variabili contestuali che possono
influenzare l’esito. Si propone cmq di controllare la validità delle fasi di ricerca
attuate e della rilevazione attraverso la triangolazione degli osservatori e dei pdv,
rendendo ispezionabile la base-dati da cui vengono tratte le conclusioni. Usa
strumenti che colgono la profondità (interviste ermeneutiche o bibliografiche, focus
group, osservazione, diari)
FORME: ricerca etnografica, lo stud la ricerca -
- io di caso, azione e alcune forme di
ricerca valutativa, o ricerca esplorativa.
3
3. FORME DÌ RICERCA EDUCATIVA
Classificazione in base ai criteri precedenti:
ricerca osservativa Ricerca con intervento
Ricerca quantitativa 1. inchiesta 1. esperimento
2.ricerca con osservazione 2. quasi-esperimeto
sistematica 3. esperimento su singolo
3. ricerca valutativa caso
Ricerca qualitativa 1.ricerca etnografica 1. ricerca-azione
2. studio di caso
3. ricerca valutativa
2. Le fasi della ricerca quantitativa
Si svolge con un processo ordinato, che segue alcune f
asi:
1. Individuare e specificare il TEMA della ricerca
Bisogna scegliere un tema che sia: e
- Interessante per il ricerc
Originale rilevante la società appartenen
atore
Fattibile in term te
-
- ini
di costi, tempie risorseumane
- Non eccessivamente circoscritto,
a conclusioni sociali ril
che non porta evanti
Bisogna chiarire i concetti di cui ci si vuole occupare,
per una più precisa formulazione del
tema: bisogna indicare l’ambito di riuscita e l’età della
popolazione a cui deve essere un intervento didattico
rivolta la ricerca.
2. Identificare lo SCOPO dello studio
Spiegare che lo causano quasi
Si può scegliere di:
- Descrivereun fenomeno → inchiesta
(ricerca osservativa)
- Valutare un programma, un →ri
sistema, un curricolo, cerc
valutativa a
- un eventofattor →esperim -
ificando i i ento o
U
esperimento.
Un conflitto cognitivo,
- Mettere in relazione più fattori
A seconda dello scopo, varierà anche la strategia di pi
anificazione (vedi dopo le frecce)
3. Definire il PROBLEMA di cui si occupa la ricerc
a
Sintetizzare la domanda che ci si pone: la capacità di s
cegliere problemi è legata alla
Una perplessità, un dubbio a cui occorre
sensibilità, alla preparazione di chi opera, osserva o st
udia. La ricerca si origina
abitualmente da un bisogno conoscitivo o di ricerca, cr
eato da:
- na situazione anomala o imprevista
- o tra
dovuto a incoerenza
Deve avere caratteristiche di una domanda diretta
osservazioni successive
conoscenze precedenti e osservazioni dirette
Deve
- Una difficoltà personale o sociale
- Il problemaesse
e re
delle fonti e
originale.
4. Costruire il QUADRO TEORICO e condurre un
ESAME STORICO-CRITICO della
letteratura. Si procede così:
- ;
perché il problema sia chiaro, bisogna esplicitare co
sa si intende con i termini usati
l
- le ricerche svolte
sul tema, raccoglierle, sceglierle e organizzarle per:
ELABORAZIONE: RASSEGNA STORICO - CRITICA: con criterio sistematico,
non replicare ricerche e non
commettere stessi errori, conoscere metodi e strume
nti già usati, identificare risultati
con cui confrontarsi, individuare problemi ancora a
perti.
- per il passaggio precedent
RICERCA
BLIOGRAFICA: e, molto
complesso, ci si può servire
(1) Metodi tradizionali: IN BIBLIOTECA: si focalizz
a sul tema scelto accedendo
sistematicamente alla letteratura sullo stesso. Se il
tema è nuovo per il cercatore
bisogna partire da fonti più generali e sintetiche (e
nciclopedie o dizionari
specializzati), poi manuali e monografie e saggi cr
itici, accedendo anche alla
letteratura straniera
(2) Tecniche di ricerca informatizzata: sul WEB: reper
imento diretto di info, di
articoli e saggi. Ricerca sul web sfrutta i motori di
ricerca (importante scegliere i
più potenti), che possono trovare documenti più o
se il concetto è complesso: si
meno pertinenti. Ci si può
riferire agli OPAC: cataloghi delle biblioteche onli
INDIVIDUAZIONE DEGLI INDICATORI: dare
ne. Si possono usare BANCHE
DATI: raccolte di info a cui accedere sul web, indi
cizzati sula base di parole-
chiave, reperibili in thesaurus
Gli indicatori possono essere cercati tra le CAUSE, ci
5
producono la caratteristica da osservare
- VALUTAZIONE DELL
lettura: per dec il valore
E FONTI: i: idere
le di
orità
ATTENDIBILITÀ: relativa al rigore della fonte
e dei siti web, va controllato,
distinguendo importanti centri di ricerca e autori
rilevanti; discriminando tra
riviste specialistiche e divulgative;
ORIGINALITÀ: idee nuove o rielaborazione di p
- osizioni precedenti
AUTENTICITÀ: attribuzione corretta all’autore
e la corretta datazione, citando le
fonti
ORGANIZZAZIONE DEL MATERIALE: Individ
uato il materiale, bisogna
gerarchizzarlo in FONDAMENTALE (direttamente
relativo all’argomento), UTILE
(pertinente), SECONDARIO (approfondimenti) ; C
LASSIFICARE almeno il materiale
fondamentale (ordine cronologico o per argomento)
e archiviarlo usando schede
- per
comprendere le scelte successive. Presentare gli aut
ori e le ricerche con diverse
modalità: ordine cronologico, geografico, per probl
emi, sulla base dell’appartenenza
dei ricercatori a linee di studio/prospettive teoriche
≠
5. Formulare esplicitamente le IPOTESI, definendon
e le VARIABILI osservabili.
A. FORMULAZIONE DELLE IPOTESI TEORI
CHE
L’ipotesi è una possibile risposta al problema che il ric
ercatore si è posto, in forma
dichiarativa, è un assunto provvisorio, formulato per d
esumere conoscenze logiche e per
controllare quelle empiriche. È un asserto che può deri
vare una generalizzazione delle
Ricavare indicatori descrivendo le PROPRIET À DINAMICHE possedute
la caratteristica che si vuole misurare, quindi gli EFFETTI
relazioni osservate accidentalmente tra fattori o può es
direttamente PR OPRIET
sere inferita dalla letteratura. È un
modello con cui il ricercatore si rappresenta la realtà;
per tradurla in ipotesi di ricerca
empirica deve tradurre l’asserto in una relazione tra pr
oprietà misurabili: definizione
Operativa.
Contenere congetture sull’intensità di una variabile o sulla relazione tra due
B. DALLE IPOTESI TEORICHE ALLE IPOTES
fattori
I ESPRESSE IN FORMA OPERATIVA:
univo
DEFINIZIONE OPERATIVA E INDIVIDUAZIO
NE DELLE VARIABILI
Non si possono misurare i concetti astratti, bisogna pa
ssare alla loro misura affidabile e
replicabile in un contesto, individuando una serie di ca
INDIPENDENZA: nessun legame
tegorie (= indicatori) per giungere a
misure univoche.
CORRELAZIONE: variare concomitante di 2 variabili, con la
Passaggi della definizione operativa:
- sidefinisce
il CONCETTO, coprendo tutto il campo semant
ico
- CAUSALIT À : se tutte le volte che si manipola una variabile, si
:definire
passa concetti
più
gli elementi ANALITICI
semplici che compongono il costrutto
- una
definizione basata sulle caratteristiche osservabili
e misurabili
Ci sono 3 forme di definizione operativa:
i fattori
osservabili che
6
- d
- Definir concetto,
in termini
di OSSERVABI
e LI
Il ricercatore deve poi quantificare le osservazioni fatt
e con l’uso degli indicatori: misura
delle VARIABILI = proprietà che può assumere valori
o stati (modalità) diversi.
C. SPECIFICAZIONE DELLE IPOTESI ESPRE
SSE IN FORMA OPERATIVA
Riformulare quindi le ipotesi in forma operativa per a
vviare la ricerca:
- Deveessereconnessa direttamenteal tema/problema
o
- Essere
formulata in modo co,sotto forma di enunciato di
chiaro, chiarativo
- Esserecontrollabile: verificabile nella realtà empiric
a
Ipotesi possono avere diverso livello di generalità: se s
i parte da asserto ampio e poi si
circoscrive analiticamente per essere empiricamente c
ontrollabile.
Normalmente le ipotesi riguardano più variabili: relazi
oni tra esse:
- tra le variabili
, quindi conoscendo la misura di una
non si può prevedere niente sull’altra
- possibilità di calcolare
anche il grado di tale relazione reciproca e preveder
e l’andamento dell’altra (calcolato
con coefficiente di correlazione)
- ottiene un effetto
conseguente sull’altra, se si riescono ad evitare le in
terferenze di altre variabili.
N.B.: non si cercano leggi nel comportamento umano ,
ma delle ricorrenze nelle condotte
per definire regolarità di comportamento che con prob
abilità appariranno o possono
essere previste.
D. FORMULAZIONE DELLE IPOTESI IN FOR
MA STATISTICA
Serve un’altra traduzione delle ipotesi in FORMA ST
ATISTICA, per usare i risultati che si
ottengono e decidere se accettare o no le congetture su
lla base dei dati raccolti. Bisogna
quindi trasformare le ipotesi operative che connettono
le variabili, in ipotesi nulla e
alternativa. Con un adeguato test statistico si potrà cor
roborare (se la probabilità di
sbagliare è inferiore al 5% o all’1%)o confutare le ipot
esi, per controllare un asserto sulla
base dei dati sperimentali.
INDIPENDENTI (= caratteristica dei sogg etti /ambiente che può essere manipolata
E. CLASSIFICAZIONE DELLE VARIABILI NE
var. indipendenti che possono avere effetti differenziati o
LLE IPOTESI
[Si possono distinguere le variabili (= quantitative, mi
surabili a livello cardinale e
INTERVENIENTI: f attori che teoricamente influiscono sulla variabile
ordinale) dalle mutabili (= qualitative). Anche se qui l
e chiameremo sempre variabili.]
A seconda della funzione della variabile nell’ipotesi, p
il ricercatore riesce a neutralizzarle, mantenendole costanti
uò essere diversamente nominata:
7 VALIDIT À
VALIDIT À della rice
- dal
ricercatore) e DIPENDENTI (= su cui si vedono gli
effetti della manipolazione della
- prima)
PIANI DÌ OSSERVAZIONE: nelle ricerche osservative, si
MODERATRICI:
modificatori sulla relazione che intercorre tra variab
ile indipendente e dipendente.
PIANI DÌ ESPERIMENTO: nelle
Devono essere esplicitate nelle ipotesi per controllar
ne l’azione (es. il genere)
- dipendente ma
non possono essere osservate o manipolate (posson
o anche non essere state considerate
- all’inizio)
CONTROLLATE:
- PIANIFICARE LA RICERC
unPIANO SPERIMENT
A (scegliere ALE o
OSSERVATIVO)
Bisogna curare gli aspetti di:
- suoi obiettivi, ogni passa
INTERNA: coerenz
e della ricerca con i ggio deve
essere controllato
- possibilità di generali
i risultati rca ad altr
ESTERNA: zzare e
situazioni simili
Per preservare validità interna: ricercatore deve struttu
rare e costruire opportuni SCHEMI
D’AZIONE:
- esplicitano le modalità con
cui si condurrà la rilevazione, per poter controllare l
e esi. Strettamente legati alla
specificità della ricerca
- sipossono traccia
delle
ricerche con intervento; re
tipologie di disegni sperimentali:
Il PIANO A GRUPPO UNICO: scelta di un campi
one rappresentativo e
svolgimento di due fasi successive sullo stesso: 1-
rilevare situazione iniziale
rispetto alla variabile dipendente; poi interverrà con il
metodo tradizionale (=
fattore ordinario); poi rileverà situazione finale. 2-
rilevazione della situazione
iniziale, attuazione dell’intervento innovativo (= fattor
e di esperimento),
rilevazione della situazione finale. Dunque si calcolan
o i cambiamenti ottenuti,
confrontando quelli con metodo sperimentale (Ce) e o
rdinario (Co); se uno dei due
è significativamente superiore all’altro, uno dei due fa
ttori è più efficace. Se i
cambiamenti sono equivalenti, lo sono anche i due me
todi, come suppone l’ipotesi
nulla; se no vale l’ipotesi alternativa.
Vantaggi: facilità di applicazione e relativa costanza d
elle caratteristiche del
gruppo
Svantaggi: intervengono alcuni fattori di disturbo non
facilmente controllabili:
Progressiva maturazione dei soggetti
Interferenza tra i due metodi d’insegnamento
Effetto storia: qualche evento che accade tra le 2 a
ttuazioni di metodi (es. ins
malattia)
8
Legato al ripetersi delle prove: assuefazione dei soggetti al test, sovrastimare
risultati finali
Per controllare alcuni di essi: cambiare piano d’esperimento: passare al GRUPPO
CICLICO (O ISTITUZIONALE) RICORRENTE = usare due classi dello stesso
grado, che si alternano nella stessa situazione in due anni successivi, realizzabile
solo se il bacino di reclutamento della scuola non cambia significativamente, e
potendo cambiare anche il disegno sperimentale.
PIANO A DUE GRUPPI
Se è possibile ricorrere a due gruppi equivalenti: sperimentale (Gs) e di controllo
(Gc) inizialmente identici in tutti i fattori che possono incidere sulla variabile
dipendente. Passaggi: rilevamento situazione iniziale nei due gruppi per
verificarne equivalenza (Si), poi in uno si introduce il fattore ordinario, nell’altro il
metodo innovativo, poi si rileva la situazione finale in entrambi confrontandole per
stabilire quale ha ottenuto risultati migliori.
Vantaggi: è intuitivo
Svantaggi: difficoltà pratiche (2 classi equivalenti e insegnanti bendisposti) e rischi
di invalidità legati ai seguenti fattori:
Possibile influenza delle differenze tra gli insegnanti che gestiscono i due
metodi
L’effetto storia (può differenziare i percorsi di uno dei due)
L’incidenza della ripetizione delle prove (legata all’apprendimento se i soggetti
affrontano più volte la stessa prova: sopravvalutazione degli effetti dei
trattamenti dovuta invece all’ “effetto testing”
PIANO A QUATTRO GRUPPI
Per ovviare all’effetto testing, misurando l’entità dell’effetto provocato dalla
ripetizione delle prove, si può predisporre un piano a 4 gruppi equivalenti. Su due
si effettuano i passaggi del piano precedente, sugli altri due non si effettua la
rilevazione della situazione iniziale. Così confrontando risultati di 1 e 3 (con
metodo sperimentale) e 2 e 4 (m ordinario) si evidenzia l’effetto della prova iniziale
sui risultati finali
Vantaggi: consente di controllare l’effetto maturazione e l’effetto prova ed evita
l’interferenza dei due metodi
Svantaggi: è oneroso e non consente di controllare l’effetto storia.
PIANI PARZIALI
Se l’esperimento prevede l’azione di più variabili, se ne possono isolare gli effetti
distinguendo il piano generale in piani parziali, in cui si fanno agire i fattori in
sequenza controllando gli effetti delle diverse variabili considerate.
PIANO FATTORIALE
Se si vogliono studiare gli effetti e le interazioni di più variabili indipendenti sulla
variabile dipendente. Si creano 4 gruppi equivalenti: nei primi si agisce con il
9
metodo nuovo ma si scelgono due testi diversi; nel terzo e quarto si tiene il metodo
ordinario e si cambiano i testi. Si confrontano i risultati nei quattro gruppi.
Fattori di disturbo della validità interna:
-
EFFETTO STORIA: eventi o nuove situazioni che si verificano mentre la ricerca si
svolge
EFFETTO MATURAZIONE:
- trasformazione cognitiva e della personalità legata allo
sviluppo, che può distorcere i risultati
TESTING O EFFETTO PROVE:
- distorsione provocata dalla somministrazione ripe tuta
di prove simili (conoscenze maturate nella risoluzione della prima prova)
EFFETTO STRUMENTAZIONE: i
- sogg etti possono alterare il comportamento, in
relazione alle attese che si suppone abbia il ricercatore.
EFFETTO SELEZIONE: diverse
- strategie di scelt a dei soggetti coinvolti
nella ricerca
- MORTALITÀ SPERIMENTALE soprattutto nelle ricerche longitudinali su lunga
durata
- REGRESSIONE STATISTICA: tendenza delle modalità delle variabili di assumere
valori intorno alla media
CASUALIT À : fattori soggettivi e/o l egati
- a situazioni contingenti dei soggetti
sperimentali, che possono interferire sugli esiti
INTERAZIONE DÌ FATTORI:
- azione congiunta di più fattori, che possono riguardarei
soggetti, lo sperimentatore, la situazione sperimentale.
I fattori di disturbo della validità esterna sono gli stessi, più le distorsioni del
campionamento = ERRORE DÌ CAMPIONAMENTO: se la selezione dei soggetti non è
accurata, i risultati non sono generalizzabili
F. INDIVIDUARE IL CAMPIONE
Il ricercatore deve definire i soggetti a cui intende generalizzare i risultati del suo studio:
insieme di soggetti con una caratteristica comune individuabile è la POPOLAZIONE
STATISTICA. Raramente la si può coinvolgere tutta, quindi bisogna limitare lo studio a
una parte di essa, un CAMPIONE, selezionando i soggetti con opportune strategie
(CAMPIONAMENTO) per individuare un campione RAPPRESENTATIVO: CASUALE O
PROBABILISTICO: estratto a caso con tecniche che consentono di applicare le leggi della
probabilità per le operazioni di generalizzazione. Ci sono diverse strategie di estrazione di
campioni casuali:
CAMPIONAMENTO CASUALE SEMPLICE Ogni sogg etto
- ha la stessa probabilità
per essere estratto; usato se la popolazione è relativamente omogenea rispetto alla
questione oggetto di ricerca. Può diventare costoso se riferito a una popolazione estesa
CAMPIONAMENTO SISTEMATICO
geograficamente Da un elenco dei soggetti
- della popolazione,
si stabilisce quanti elementi estrarre e di conseguenza l’intervallo sistematico (es 1 ogni
10). Il primo soggetto è estratto a caso.
10
-
CAMPIONAMENTO CASUALE STRATIFICATO Presenta dei sottogruppi
omogenei che rispecchiano la composizione della popolazione. Si usa quando la
popolazione ha dei sottogruppi identificati (= stati) con caratteristiche diverse. Si
estraggono casualmente i soggetti dai sottogruppi, proporzionalmente o no rispetto
alla sua presenza nella popolazione, a seconda delle ipotesi
-
CAMPIONAMENTO A GRUPPI O A GRAPPOLI Si attua se è utile
assumere,come entità campionarie, gruppi interi (classi o scuole). Si estraggono non i
singoli ma i gruppi
- CAMPIONAMENTO A STADI
Attraverso passaggi graduali successivi,
dall’estrazione di marco-unità fino a quella di soggetti (es. si estraggono prima le
regioni in cui condurre la ricerca, poi province, comuni, scuola, classi)
- CAMPIONE NON PROBABILISTICO S celto sulla base di procedure non casuali,
ad es. la disponibilità dei soggetti (c. di volontari), l’accessibilità (c. accidentale: il più
adottato nei quasi-esperimenti, scelta dei soggetti arbitraria legata ai vincoli del
ricercatore e alle disponibilità dei soggetti), le caratteristiche ritenute essenziali per lo
studio (c. per quote ragionate). Con questo tipo di campioni i risultati non soni
generalizzabili e non si possono applicare le leggi della probabilità, ma possono essere
trasferiti con prudenza a contesti comparabili
G. SCEGLIERE GLI STRUMENTI DI RILEVAZIONE
Molteplicità di strumenti che rilevano i dati in forma strutturata per poterli classificare,
contare e identificare un’unità per la misurazione = rendere trattabili i dati da studiare,
associandogli dei numeri per poi avviare elaborazioni statistiche.
Ci sono diverse scale di misura:
NOMINALE
- conteggio delle caratteristiche qualitative
: classificazione e (es.
nazionalità)
ORDINALE : suddivisione dei dati in classi ordinate in base
- al grado con cui una
caratteristica è presente, senza sapere esattamente quanto (es. status socio-economico)
A INTERVALLI UGUALI : per misurare
- proprietà continue, con un’unità di misura e
un’origine. Così si possono stabilire le distanze tra i punti della scala (es. punteggio ai
test d’intelligenza)
RAPPORTI hanno u
- DÌ : n’origine autentica (es. grandezze fisiche)
Gli strumenti più usati nella ricerca quantitativa sono:
QUESTIONARI
- : adottati con campioni ampi,
LE INTERVISTE STRUTTURATE: utili nella ricerca valutativa e rigidamente strutturati
-
esperimenti per avviare
CHECK - :
LE SCALE DÌ AUTO E ETERO OSSERVAZIONE
- LE LIST liste di comportamenti, utili nella ricerca osservativa
soggetto deve valutare il suo grado di concordanza
- : liste di asserzioni con cui il
TEST PSICOLOGICI per la rilevazione di caratteristiche cognitive
della personalità
- enon cognitive
:
11
PER LA RILEVAZIONE DELL’APPRENDIMENTO
- LE PROVE OGGETTIVE :a
stimoli chiusi
H. Effettuare l’INTERVENTO (per i 3 tipi di esperimento) o avviare le RILEVAZIONI
(per le inchieste, le ricerche osservative e valutative); individuare le TECNICHE DÌ
ELABORAZIONE DATI più adeguate, condurre le ANALISI STATISTICHE ,
descrivere e interpretare i RISULTATI
Elaborare i dati = sintetizzarli per corroborare o confutare le ipotesi formulate.
Conducono a un impoverimento della realtà ma consentono di stabilire dei confronti
indispensabili per compiere bilanci. Per superare gli errori si usano i metodi statistici:
consentono di organizzare le osservazioni,individuare le misure si sintesi per ordinare i
dati raccolti e confrontarli; permette di sintetizzare i dati per sapere qual è il valore tipico
che li riassume, dove tendono a concentrarsi: calcolando le MISURE DÌ TENDENZA
CENTRALE: media aritmetica, moda, mediana. Si può anche evidenziare come le misure
si distribuiscono lungo la gamma ottenuta: calcolo degli INDICI DÌ VARIABILITÀ, della
VARIANZA,..
Con la statistica si può stabilire se ci sono e di che grado relazioni tra le variabili (calcolo
dei COEFFICIENTI DÌ CONNESSIONE E CORRELAZIONE); se ci sono differenze non
casuali tra frequenze, medie, percentuali (test di significatività delle differenze), a quali
possibili fonti far risalire concordanze e differenze (analisi della varianza e della
covarianza). Quindi le tecniche di analisi statistica aiutano a cogliere correttamente la
significatività delle differenze tra i risultati di più gruppi ma spetta al ricercatore
sviluppare le inferenze consentite dai dati elaborati e trarre conclusioni.
I. TRARRE CONCLUSIONI e SOCIALIZZARLE
Al termine delle indagini il ricercatore deve redigere una presentazione della ricerca, che
ne illustri l’impianto, le fasi e commenti i risultati ottenuti anche per i “non specialisti”,
sviluppando un piano di disseminazione dei risultati.
J. VALUTARE L’INTERO PROCESSO DÌ RICERCA SVOLTO
È rilevante per trarre conclusioni rispetto alla qualità complessiva dei risultati conseguiti e
alla possibilità di generalizzarli (si valutano sia i prodotti che il processo di ricerca). Dal
2003 in Italia è stato istituito il CIVR per verificare la qualità dei risultati della ricerca
condotta da università, enti pubblici o privati e ha predisposto un archivio nazionale di
QUALIT
prodotti valutati sulla base di criteri condivisi con l’Europa:
RILEVANZA: valore
- À : posizionamento rispetto all’eccellenza scientifica
- aggiunto del prodotto per l’avanzamento della conoscenza e
ORIGINALIT À À :
benefici sociali derivanti
riferimento
- /INNOVATIVIT contributo nuove acquisizioni nel settore di
- INTERNAZIONALIZZAZIONE e/o POTENZIALE COMPETITIVO
INTERNAZIONALE: posizionamento del prodotto sullo scenario internazionale (con 2
12
sistemi: ISI: categorizzare i prodotti e attribuire valore a un certo numero di riviste con
comitato scientifico; IMPACT FACTOR: individua il numero di citazioni che ha
raccolto un prodotto)
3. I momenti delle diverse forme di ricerca qualitativa
Penetra meglio nei contesti educativi; essa non ha una rigida pianificazione come quella
quantitativa, i passaggi non hanno logica sequenziale ma hanno percorsi più flessibili e
dinamici: MOMENTI (fasi: quantità)
Secondo Janesick, il piano della ricerca qualitativa:
- È OLISTICO: finalizzato a comprendere l’immagine complessiva del contesto sociale
studiato
- centra sulle R
Si ELAZIONI all’interno di un sistema
Si
- riferisce alle INTERAZIONI PERSONALI immediate dirette in un certo contesto
Si focalizza sulla COMPRENSIONE del CONTESTO SOCIALE e non su previsione
- e
controllo
a metà il tempo tra il LAVORO SUL C AMPO
- Richiede di dividere e l’ANALISI DEI
DATI
Incorpora
- una DESCRIZIONE del RUOLO DÌ RICERCATORE come strumento di
ricerca
Incorpora
- la documentazione del CONSENSO INFORMATO ed è sensibile alle
IMPLICAZIONI ETICHE
A. I MOMENTI DELLA RICERCA-AZIONE
Nella forma classica ha momenti simili a quelli dell’esperimento, perché ne nasce come
alternativa per correggerne alcuni aspetti ritenuti troppo semplificanti; infatti i metodi
quantitativi mostrano dei limiti quando si applicano a fenomeni complessi con il piano
sperimentale classico.
La ricerca-azione cerca anche di saldare la scissione tra ricerca educativa e pratica
pedagogico-didattica; infatti non si usano i risultati della ricerca in campo scolastico a
causa del suo linguaggio tecnico e della scarsa formazione alla ricerca degli insegnanti;
quindi si sono elaborate forme di ricerca più vicine al singolo contesto, più coinvolgenti. I
momenti della ricerca-azione:
Fase di avvio: MANIFESTAZIONE DELLA DIFFICOLT À O PROBLEMA:
- il tema non è
definito a priori dal ricercatore ma nasce da una necessità che si presenta al gruppo che
lavora in ambito edu; quindi sono gli operatori a dare avvio alla ricerca, coinvolgendo
il ricercatore nel loro contesto per individuare una strategia di soluzione. Quindi gli
operatori hanno ruolo più attivo, fanno parte del gruppo di ricerca
FORMAZIONE DEL GRUPPO: operatori forniscono al ricercatore tutte
- le info
necessarie per comprendere la difficoltà individuata; il ricercatore deve definire mete
comuni, flessibili e formare il gruppo alla ricerca e a controllare le dinamiche che si
instaurano nel gruppo
13
-
DEFINIZIONE SISTEMATICA DEL PROBLEMA con un ulteriore ricercatore
- FORMULAZIONE DEGLI OBIETTIVI DÌ RICERCA E DELLE POSSIBILI AZIONI
RISOLUTIVE (ipotesi di azione)
SCELTA DELLE MO
- À DALIT per rilevare info
- RILEVAZIONE INIZIALE: per definire situazione di partenza
- INTRODUZIONE DEL TRATTAMENTO
- VERIFICA DEL TRATTAMENTO l’efficacia dell’intervento e
- VALUTAZIONE FINALE: per accertare ricalibrarlo
- SVILUPPO ULTERIORE: Tornare sul problema con le nuove conoscenze acquisite; la
ricerca-azione ha un andamento ciclico, a spirale
Invece secondo Cunnngham ci sono 3 sequenza dopo la fase di avvio: FORMAZIONE
DEL GRUPPO, PROGETTAZIONE DELL’AZIONE, ATTUAZIONE DELLA RICERCA;
ognuna è seguita da una valutazione per avviare uno sviluppo ulteriore.
B. I MOMENTI DELLA RICERCA ETNOGRAFICA
È uno studio osservativo, ispirato agli studi antropologici. Passaggi fondamentali:
- FORMULAZIONE DELLA DOMANDA CONOSCITIVA: su questioni connesse alla
cultura del gruppo abitualmente al centro della ricerca
Possibile ESPLORAZIONE PRELIMINARE DELLA LETTERATURA :
- SCELTA DÌ UN GRUPPO E DÌ UN CONTESTO IN CUI SVOLGERE LA RICERCA è
- secondo alcuni
meglio non avere teorie precostituite per non condizionare la rilevazione e
interpretazione dei dati; altri invece ritengono necessario che la ricerca parta da una
ricognizione del panorama teorico, per orientarsi nell’osservazione e focalizzare
attenzione sui momenti più significativi. Comunque non bisogna partire da ipotesi pre-
NEGOZIAZIONE DEL RUOLO DÌ RICERCATORE all’interno del gruppo osservato
strutturate ma solo da un generico interrogativo
- :
deve far accettare la propria presenza nel gruppo, chiarendo la propria posizione con le
“autorità del luogo”. Per ovviare le resistenze potrebbe anche non rivelare la propria
identità ma per motivi etici molti la dichiarano fin da subito, anche solo a un membro
del gruppo da studiare. Ha un ruolo rilevante il “mediatore”, cioè colui che, stimato,
può qualificare il ricercatore, mettendolo in comunicazione con i “testimoni
PARTECIPAZIONE PROLUNGATA alla vita del gruppo : deve curare
privilegiati” (informatori)
- le relazioni con
il gruppo per non essere intrusivo e decidere le modalità e la frequenza della sua
RILEVAZIONE DEI DATI attravers o osservazione (prima estensiva e poi ,
presenza sul campo e le strategie di rilevazione.
- focalizzata)
interviste (formali o informali, di tipo ermeneutico e biografico), questionari a
domande aperte, analisi dei documenti, focus group; il ricercatore deve anche
effettuare una graduale selezione dei casi su cui si focalizzerà la sua raccolta di dati con
diverse strategie:
• Opzione a priori sulla base di criteri della ricerca
14
• Studiare tutti i soggetti nel gruppo
• Scelta sulla base di implicazioni teoriche o di ricerche precedenti
• •
Scelta di integrare anche casi estremi o devianti
• Selezione dei casi tipici
Opzione per pochi casi, che presentano la massima variazione possibile
STESURA E ORDINAMENTO DELLE NOTE ETNOGRAFICHE : analisi
rispetto ad una caratteristica rilevante della ricerca
A questo segue la triangolazione dei pdv e la raccolta di manufatti, documenti.
- del materiale
ANALISI DEI DATI: destrutturazione e ricomposizione dei materiali e interpretazione
empirico prodotto, che veicola il significato di ciò che è stato osservato (le note del
Si leggono più volte gli episodi descritti e poi si “decostruisce” il materiale empirico,
ricercatore devono essere di qualità).
attraverso griglie di analisi che permettono di suddividere il materiale in base a
- .
categorie, che sono stabilite in relazione a studi precedenti, a scopi della ricerca, a
caratteristiche del contesto. Quando si sono individuate le categorie, avviene una
suddivisione del materiale e una riaggregazione dello stesso sulla base della
classificazione scelta. Ultimo passaggio: analisi “confermativa”: si ancorano i fatti
osservati a una teoria. Si può interpretare tramite un modello o tramite metafore che
esemplifichino la rete di significati sottostante alla ritualità del gruppo
REDAZIONE DEL RAPPORTO DÌ RICERCA : dati e
- interpretazioni nel resoconto
finale, che pubblicizza il lavoro svolto dal ricercatore. Per questo tipo di ricerche ci
sono dei problemi di generalizzabilità: alcuni ritengono si possano estendere ai contesti
simili, invece la credibilità del lavoro etnografico poggia sull’impegno prolungato in
una situazione. Per ridurre le interferenze della soggettività del ricercatore si può
ricorrere alla triangolazione dei dati provenienti da diversi strumenti e descrivere la
relazione osservativa. Quindi la lunga permanenza sul campo costituisce il maggior
per il controllo delle interpretazion
punto di validità della ricerca etnografica, mentre la relazione e la soggettività
rischiano di minarne l’attendibilità.
- RITORNO SUL LUOGO per approfondimenti e i
date, facendo conoscere lo scritto agli attori
- REVISIONE O INTEGRAZIONE del rapporto di ricerca
-
O sservativa pura ( = STUDIO DÌ
C. I MOMENTI DELLO STUDIO DÌ CASO
Studioso concentra la sua attenzione su un caso unico (persona, comunità, istituzione,
forme più vicine alla ricerca azione (= analisi
evento) ben definito. Diverse forme di studio di caso:
- CASO INTENSIVO;tra cui forma COMPARATIVA =
Forme più vicine all’ esperimento (anche se
confronto tra più soggetti paradigmatici )
tecniche qualitative).
- di un caso finalizzato a valutare la
possibilità di introdurre un cambiamento che porti un miglioramento)
- con lo studio di caso si usano strumenti e
15
≠classificazione di Denzin: studio di caso
- INTRINSECO : si un oggetto di studio non perché rappresen
m tativo di altri
s
c STRUMENTALE : si
e
g
COLLETTIVO : l’analisi di casi soggetti, s imili o no,
li
e
p
e
r
l
a ▪ La definizione del caso: la sua storia, il contesto fisico,
s
u
a ▪ La concettualizzazione dell’oggetto di studio : scelta dei temi e
e
c
c
▪ La scelta delle fonti di informazione e degli strumenti
e
suo contesto naturale e rilevare interazioni spontanee
z
❖ Il lavoro sul campo che implica:
i
o
n
a
li ▪ La riduzione : dato che solitamente il materiale
t
à ▪ L’indicizzazione/codifica
- significati studia un oggettodi cui è
▪ La triangolazione delle info chiave (per individuare costa nti) e delle
consenta generalizzazioni ad altri
rappresentativo. Si studia un caso in quanto
ipico
- individuali vie
ne replicata su altri
perché è importante che ci siano delle costanze e
delle differenze
I momenti dello studio di caso (Stenhouse):
❖ La definizione dello SCOPO della ricerca: che f
arà variare i criteri per la selezione del
caso
❖ La selezione e negoziazione dell’accesso al cas
o che comporta:
sociale, storico in cui è
inserito e gli altri casi tra cui è stato individuato (op
erazione simile all’anamnesi
psicologica)
degli obiettivi da
approfondire nella ricerca (serve una base di
scenza teorica relativa al
fenomeno)
: per descrivere il caso nel
▪ La negoziazione del ruolo
di ricercatore
nel contesto
▪ La raccolta dati: deve tenere
emolteplici
pdv
nto di più aspetti
❖ L’organizzazione delle registrazioni
he prevede:
molto ampio
poco
omogeneo, si devono scegliere quelli
gnificativi
: classificazione per la sintesi
e interpretazione dei
fonti. Si
possono anche comparare interpretazioni alternativ
e per poter poi scegliere
quelle maggiormente corroborate dai dati e fare cos
ì inferenze
❖ La stesura del resoconto e il back-talk: nella ste
sura deve scegliere quanto scendere nel
dettaglio, quanto spazio lasciare alle comparazi
oni con gli altri casi e se formalizzare le
interpretazione, scegliere quanto spazio lasciare
alla soggettività del ricercatore e
prestare attenzione ai problemi etici riguardanti
l’uso di dati identificativi. La
restituzione degli esiti è un atto dovuto e richie
de la capacità di una comunicazione
attenta che non susciti ansia e non rovini le rela
zioni. Il resoconto può essere
socializzato nel contesto dove è stata condotta l
a ricerca per permettere un controllo
dell’affidabilità delle interpretazioni.
4. Gli strumenti per la rilevazione dei dati
16
Fase importante, presente in tutti i tipi di ricerca, attuata regolarmente da insegnanti e
educatori.
Se gli strumenti sono:
- completamente strutturati: misure di tipo qu antitativo
- Strumenti non strutturati (es. interviste libere, domande aperte, disegni): ricerca
qualitativa
Tradizione di ricerca:
- Strumenti che si basano sull’introspezione: osservazione del soggetto su se stesso (usati
con prudenza se bimbo è piccolo)_ strumenti autobiografici, scale autodescrittive
Strumenti allospettivi: l'
- osservatore esterno rileva comportamenti: checklist, scale di
valutazione
A. IL QUESTIONARIO
DEF: lista organizzata di domande poste per iscritto, nelle stesse condizioni, a un ampio
gruppo di soggetti per raccogliere info, conoscere opinioni, atteggiamenti, intenzioni e
azioni compiute.
1. precisare lo SCOPO generale della rilevazione (nel titolo).
2. definire le aree da indagare, i COSTRUTTI.
3. elencare le VARIABILI da misurare, e specificarne gli INDICATORI.
4. formulare le DOMANDE per iscritto (aperte: usate nella ricerca esplorativa; chiuse:
dicotomiche – V/F, a scelta multipla, ad imbuto – progressivamente più analitiche,
con graduatoria di risposta – ordinare le alternative, con scale di giudizio - definire
grado di accordo). VANTAGGI: rapidità di somministrazione, di correzione,
interpretazione univoca; SVANTAGGI: limitano la spontaneità.
5. Studiare la POPOLAZIONE a cui è destinato il questionario (es. con un’intervista
preliminare).
6. Definire l’ORDINE DÌ PRESENTAZIONE delle domande (evitare affaticamento e
noia, con ordine logico).
7. Svolgere una SOMMINISTRAZIONE PILOTA: per controllare chiarezza delle
domande e tempi previsti .
8. Si può effettuare una REVISIONE DEL QUESTIONARIO secondo i criteri: non deve
durare più di mezz’ora, per ogni area indagata ci devono essere almeno 4/5
domande; domande non ambigue.
9. Decidere le MODALITÀ DÌ SOMMINISTRAZIONE del questionario: diretta (in
gruppi o individuale), per posta, per telefono, in rete.
10. Passaggi finali della messa a punto dello strumento:
predisporre la VERSIONE DEFINITIVA DEL QUESTIONARIO
- .
SOMMINISTRARE AL CAMPIONE Più AMPIO
- .
- analizzare i RISULTATI: controllare con tecniche statistiche la validità di costrutto e
sintetizzare andamenti risposte.
- PRESENTARE LE CONCLUSIONI a cui si è giunti.
17
B. L’INTERVISTA
DEF. Forma di conversazione in cui l’esperto pone domande orali a un singolo o a un
gruppo (anche in contesti non formali ≠colloquio), per conoscerne opinioni, atteggiamenti,
info, percezioni, esperienze,…
È più flessibile del questionario, perché le domande possono essere spiegate, permette di
raccogliere più info, ma l intervistatore può influenzare (desiderabilità sociale).
In base al grado di strutturazione:
- INT ERVISTA SEMISTRUTT URATA: domande pianificate, ma ordine non rigido, si
approfondimenti
- INT ERVISTA STRUTTURATA: domande e ordine pianificate, sono lette
dall’intervistatore
- INT ERVISTA LIBERA: prestabilito tema e punti fondamentali, ma sono liberi la
modalità di formulazione e l’ordine. Richiede competenza nell’analisi e codifica delle
risposte (es. int. biografica)
Interviste di gruppo:
- FOCUS GROUP: discussione centrata su un tema, guidata da un conduttore (con
scaletta), con persone esperte sull’argomento
DISCUSSIONE COLLET TIVA: nella didattica, dove insegnante
- osserva sia modalità di
interazione tra i bambini, sia modalità e risultati della costruzione sociale delle
conoscenze. Durante la discussione si possono cogliere le sequenze nello sviluppo del
ragionamento, i momenti di empasse, atmosfera.
C. IL COLLOQUIO
DEF: è uno strumento di rilevazione e/o intervento (di recupero e di orientamento) che
implica una serie di domande e un rapporto ricercato da almeno uno dei due soggetti.
Consente di affinare la conoscenza delle strategie di apprendimento e delle misconoscenze
degli alunni; delle attitudini, degli interessi e motivazioni, delle competenze
comunicativo-relazionali.
1. il colloquio diagnostico e di recupero
Da coll. Diagnostico (valutazione di aspetti cognitivi o di personalità) e terapeutico
(intervento), l’insegnante ha suggerimenti utili per rilevare difficoltà degli alunni e
pianificarne il recupero.
2. il colloquio di orientamento e quello clinico-critico
Colloquio Di orientamento: per favorire scelta scolastica e professionale, incentrato su
motivazioni, interessi, attitudini.
Colloquio Clinico-critico: usato da Piaget per rappresentare la costruzione del mondo da
parte del fanciullo e lo sviluppo delle operazioni mentali. Il b. è posto in una situazione
sperimentale problematica, il ricercatore pone interrogativi e gli da materiale concreto da
18
manipolare per risolvere il problema. Utile per la rilevazione dei processi cognitivi e delle
loro trasformazioni.
3. La riflessione parlata
Per rilevare i ragionamenti, nel loro svolgimento, in una situazione di problem-solving.
Strumento proposto da Claparede per studiare come si formano le ipotesi. Il ricercatore
pone al b. un’attività stimolo da eseguire e il b. deve dire tutto ciò che pensa mentre la
risolve (l’intervistatore può osservare due livelli di comportamento: ciò che il b. fa e ciò
che il b. pensa). Fasi:
- STIMOLO: situazione definita e valida , con problema complesso
- REAZIONE: risposta
- ANALISI DELLA REAZIONE: con la registrazione della reazione.
La validità di questo strumento sta nel fatto che non vengono studiati i processi
introspettivi ma i processi cognitivi mentre si svolgono.
Per tutti i tipi di colloquio: prestare attenzione a:
- CONTESTO: rassicurante, senza interferenze
- Regolazione del TEMPO: non più di 30/45 minuti
LINGUAGGIO adatto all’età del soggetto,
- tono di voce incoraggiante
- Curare gli ASPETTI PARALINGUISTICI: espressione volto, postura, prossemica,
abbigliamento
D. I TEST O REATTIVI
DEF. Strumenti in grado di rilevare le condotte di una persona ponendola in una
situazione controllata e replicabile, osservandola e raccogliendo un campione
rappresentativo dei suoi componenti in relazione a particolari caratteristiche o proprietà.
Questi vengono poi confrontati con quelli di un gruppo con le stesse caratteristiche
culturali per collocare la prestazione del singolo in relazione a quella del gruppo.
TEST DÌ INTELLIGENZA: valutare QI, potenzialità cognitive generali e
Categorie principali:
- il tipo di
intelligenza. Possono essere di tipo STATICO (rilevano le prestazioni cognitive in un
TEST DÌ PERSONALIT À : esplorano l’individualità (singolare
certo momento) o DINAMICO (valutano il potenziale di apprendimento del soggetto)
- o generale):
atteggiamenti, interessi, emozioni. Possono essere OGGETTIVI (questionari e scale) o
PROIETTIVI (stimoli poco o non strutturati) a scuola gli ins possono usare quelli
oggettivi, tra cui i TEST SOCIOMETRICI (es. “Moreno”: rilevare dati sui rapporti di
attrazione e repulsione o indifferenza tra i membri del gruppo; da rappresentare poi
con il sociogramma)
VALIDIT À
I test sono elaborati con metodologia rigorosa, curando:
- = Capacità del test di misurare solo la grandezza per la quale è stato
▪ VALIDIT À DÌ CONTENUTO: le domande del test
costruito. 3 tipi:
sono un campione
rappresentativo dei contenuti da misurare. Quindi: le domande devono essere
19
coerenti con una teoria affidabile; devono riguardare i principali ambiti in cui il
costrutto si può manifestare (x campione ampio); chiarezza formale degli item.
Per valutare la v. di contenuto: sottoporre test a giudici, che ne valutano la
pertinenza.
À DÌ
▪ VALIDIT CRITERIO (v
alidità Misurata rispetto a un criterio esterno) : 3
forme:
• VALIDITÀ CONCORRENTE: concordanza tra le misure ottenute con il test e
un altro già validato
• VALIDITÀ PREDITTIVA: capacità del test di prevedere i risultati futuri
(confrontando risultati ottenuti dal test con quelli effettivamente raggiunti
dal soggetto)
• VALIDITÀ DIFFERENZIALE: capacità del test di discriminare i risultati di
gruppi differenti per sesso, età,..
▪ VALIDIT À DÌ COSTRUTTO : grado di rispondenza esistente
tra il tratto che il
test misura e tale realtà. Per controllarla bisogna sottoporre il test a campione
ampio (> 400) e sottoporre i dati ottenuti all’analisi fattoriale, per vedere se c’è
concordanza tra gli item costruiti per rilevare un medesimo costrutto. Altre
analisi statistiche sui test:
• Calcolo delle norme: per dare info sui parametri del campione di riferimento:
confrontare il risultato di un soggetto con quello della media
• L’item analysis: effettuata su un test standardizzato di profitto, da info
relative alla difficoltà degli item e alla loro capacità di individuare e
selezionare i soggetti competenti e vedere se la prova è adatta
ATTENDIBILIT À
po’. - capacità del test di mantenere gli stessi risultati se ripetuto dopo un
E. LE SCALE AUTODESCRITTIVE
Usate per rilevare interessi, atteggiamenti, opinioni, valori. Sono un insieme di item che
sono indicatori di un costrutto più generale, a cui per rispondere bisogna scegliere il livello
S CALE NUMERICHE
più adeguato. Diversi tipi:
S CALE
- . GRAFICHE: si valuta facendo un segno lungo una riga tra i
: i vari gradi sono indicati due dai numeri
estremi
- in
corrispondenza del livello scelto, o scegliere tra avverbi (mai, qualche volta,…). Es.
Scala Likert: il soggetto deve esprimere per ogni asserzione il livello di accordo. È
costruita con i passaggi: redazione di asserti con opinioni positive o negative su un
argomento; somministrazione a gruppi di discriminazione (soggetti di posizioni
opposte) per scegliere gli item più discriminanti; mescolare asserti positivi e negativi;
S CALE DESCRITTIVE : traducono i vari
predisposizione per ogni asserto di una scala a 3 o a 5 livelli.
- gradi attraverso una frase esplicativa. Es.
scala di Thurstone: raccogliere almeno cento brevi asserzioni, da colloqui esplorativi o
letteratura, per esprimere i diversi atteggiamenti possibili; numerarle e sottoporle a
20
giudici che devono dividerle in 3 gruppi, a seconda che l’asserto sia favorevole,
indifferente, contrario; ogni categoria si ridivide in altre 3, quindi se ne ottengono 9; si
selezionano gli item sui cui c’è alto grado di accordo (una ventina di asserzioni, con 2
per ogni categoria); i soggetti della ricerca devono poi scegliere le asserzioni su cui
sono d’accordo.
- SCALE GUTTMAN
: deterministica, ovvero si presume che la caratteristica sia
individuabile in modo sicuro, quindi sono dicotomiche (si/no); ci sono una serie di
asserzioni ordinabili in modo univoco per descrive l’intensità della proprietà misurata
(chi risponde si a una domanda deve aver risposto si anche a quelle precedenti). Serve
per valutare l’intensità della caratteristica in oggetto.
- :
SCALE OSGOOD “differenziale il significato che i
semantico”: scopo di illustrare
concetti assumono per un soggetto. Ci sono due colonne di aggettivi opposti, tra cui ci
sono 7 livelli tra cui scegliere.
F. GLI STRUMENTI DÌ OSSERVAZIONE DIRETTA
DEF. OSSERVAZIONE: implica un guardare selettivo, secondo ipotesi, finalizzato a
rilevare info in modo valido e costante. Diverse forme di osservazione: classificazione in
base a:
adotta il criterio del GRADO
- Se si DÌPARTECIPAZIONE DELL’OSSERVATORE si
distinguono:
• OSSERVAZIONE DOCUMENTARIA: livello più basso di partecipazione, usata
nelle ricerche storiche ed etnografiche.
• OSSERVAZIONE INDIPENDENTE: introduzione dello studioso nel contesto da
analizzare, che raccoglie direttamente i dati, ma mantiene le distanze dal gruppo
osservato, non interagisce.
• OSSERVAZIONE PARTECIPANTE: studioso entra nel sistema di relazioni del
contesto studiato, può essere attivo o passivo(non vuole mutare le dinamiche del
contesto).
- Grado di controllo esercitato dal ricercatore sul contesto da analizzare: AMBIENTE:
• OSSERVAZIONE NATURALISTICA: il ricercatore non esercita alcun controllo
sull’ambiente, è la rilevazione continuata dei comportamenti di un soggetto nel suo
habitat.
• OSSERVAZIONE IN CONDIZIONI CONTROLLATE: il ricercatore impone un
certo grado di vigilanza sulla situazione da osservare, senza però manipolare la
variabile indipendente.
• OSSERVAZIONE IN AMBIENTE ARTIFICIALE: in laboratorio, avviene in un
setting molto strutturato, in funzione delle ipotesi della ricerca.
- Grado di strutturazione degli STRUMENTIADOTTATI ela connessa NATURA DEI
DATI RILEVANTI
• Tecniche di osservazione SISTEMATICA: definire scopo, costrutto da osservare e
indicatori, è metodica e pianificata, si usano procedure coerenti e ripetibili e
21
strumenti rigorosi di rilevazione. Queste tecniche danno origine a dati
quantitativi.
STRUMENTI DÌ OSSERVAZIONE SISTEMATICA:
➢ CHECK-LIST: promemoria con elenco di comportamenti attesi, da indicarn
e la
presenza e l’intensità (con caratteristiche considerate dicotomiche); utili per
osservare comportamenti semplici, ma rischio di lacune. Per costruirle: scegli
ere
area di osservazione, identificare azioni significative e dividerle in condotte
elementari e ordinate, aggiungere all'elenco gli errori comuni, sistemare le
attività in ordine, predisporre formato finale per annotare i segni presenti nel
contesto osservato.
➢ I SISTEMI DÌ CODIFICA: consente di annotare le condotte che si manifest
▪ SISTEMI DÌ SEGNI = liste di condotte che possono apparire
ano
in un contesto in un lasso di tempo.
o no in un
periodo di osservazione, quindi la rilevazione è discontinua e permette di
▪ SISTEMI DÌ CATEGORIE = articolare i comportamenti da osservare
rilevare solo la presenza, la frequenza, la durata di alcuni comportamenti
significativi.
in
unità di analisi e registrarne la presenza o assenza e la frequenza con cui si
presentano. A differenza dei sistemi di segni, quelli di categorie richiedono
sempre una codifica, infatti è necessaria un’osservazione continua perché si
▪ SISTEMI DÌ CODIFICA INTERATTIVI = permettono di analizzare
verifica sempre uno dei comportamenti previsti. Le categorie devono essere
mutualmente esclusive, per classificare univocamente il comportamento.
le
interazioni tra più persone, annotando scambi verbali e non, in un intervallo
temporale prestabilito, tra i soggetti in un contesto.
➢ SCALE DÌ VALUTAZIONE: offrono una procedura sistematica per rilevare g
li
apprezzamenti degli osservatori. Sono un elenco di comportamenti da osservare
e indicarne per ciascuno su una scala la frequenza di presentazione e la sua
intensità.
➢ LE GUIDE DÌ OSSERVAZIONE: strumenti più completi, contengono:
inquadramento teorico, definizione operativa delle condotte, descrizione dei
contesti in cui osservare, una proposta di strumenti di rilevazione sistematica,
indicazioni per interpretare i risultati.
• TECNICHE NARRATIVE: resoconti particolareggiati , senza linguaggio tecni
co,
con forme discorsive, adottata nello studio di casi e nella ricerca etnografica. Più
libertà all’osservatore, usate nella ricerca qualitativa.
STRUMENTI DÌ TIPO ESPERENZIALE O NARRATIVO: produrre protoc
olli di
descrizione del comportamento in corso senza utilizzare preliminarmente sistem
i
di codifica.
➢ ANNOTAZIONI ANEDDOTICHE: osservatore prende nota degli incidenti
critici, cioè eventi quotidiani significativi del soggetto. Bisogna stabilire prim
a
22
cosa si vuole rilevare, di annotare i fatti subito, fedelmente, senza
interpretazioni. Dopo una serie di annotazioni si individua la costante comune,
si cercano i fattori che spiegano un dato comportamento e si progettano
interventi educativi.
➢ DIARIO: annotare eventi che riguardano uno o più soggetti. Spesso è
autobiografico, si usa linguaggio abituale e consente di osservare gli eventi in
prospettiva longitudinale. Prevede analisi qualitativa.
G. GLI STRUMENTI DÌ VALUTAZIONE DELL’APPRENDIMENTO
Si possono classificare secondo diversi criteri:
- In base
all ’oggetto su cui si centra la valutazione si distinguono strumenti che si
centrano su:
• Performance (prestazioni)
• Processi di soluzione dei problemi e ragionamenti nel loro svolgimento
• Conquista di abilità o di comportamenti semplici
alle
- In base caratteristiche formali degli strumenti si distinguono
• Prove tradizionali del contesto europeo, con traccia di domande che lasciano
libertà
• Prove oggettive o strutturate (sistema rigido di domande)
• Strumenti della valutazione autentica (portfolio, mappe, colloqui), simili a quelli
alle
che si adottano per valutare le competenze nella vita corrente (es. sul lavoro)
- In base funzioni della valutazione si distinguono strumenti di valutazione:
• SOMMATIVA: per operare bilanci sui risultati ottenuti, al termine dell’anno/ciclo
• FORMATIVA: svolgere azione regolativa dell’apprendimento durante l’anno
(feedback per l’insegnante)
• DIAGNOSTICA: operare analisi approfondite della situazione individuale
al ,
• PROGNOSTICA: cogliere le potenzialità del soggetto a fini predittivi e orientativi
- In base criterio storico si possono considerare gli strumenti secondo l’ordine con cui
la ricerca docimologica ha dato loro rilevanza e li ha approfonditi.
PROVE TRADIZIONALI: nel primo 900, oggi usate in maniera poco rigorosa, quindi
scarsamente affidabili perché poco valide e attendibili.
❖ Interrogazioni orali: le domande spesso sono un campione accidentale e non
significativo dei contenuti, formulazione delle domande non sempre attenta agli
obiettivi e chiara, a volte può pilotare la risposta, domande diverse a alunni
diversi con diverso grado di difficoltà, clima relazionale in cui avviene.
Nell’interrogazione possono interferire effetti di selezione (legati a memoria o
attenzione dell’insegnate)che può tener conto solo degli aspetti che l’hanno più
impressionato. Spesso l’interpretazione dei risultati non avviene sulla scorta di
criteri predefiniti e quindi può essere influenzata dall’opinione pregressa del
docente.
23
Per migliorarle: stabilire in anticipo gli obiettivi da sondare, strutturare le
domande prima, predisporre una griglia di valutazione delle risposte, che devono
essere annotate, valutare collegialmente. La domanda deve essere chiara, coerente
con gli obiettivi, con un livello di difficoltà adeguato.
Se migliorata, può essere utile per l’esame dei processi intellettuali, perché da
info sui ragionamenti effettuati ed è importante per valutare le capacità verbali
dei bambini.
❖ Interrogazione scritta informale: forma di controllo compiuta mediante lavori
scritti (es. saggi, ricerche, esercizi). Utili per cogliere aspetti importanti della
produzione culturale dello studente. Per migliorarne la qualità bisogna chiarire i
costrutti da rilevare e gli obiettivi, definire tracce coerenti con gli scopi, dire
chiaramente i criteri di correzione, annotare sistematicamente pregi e difetti del
compito corretto, definire livello raggiunto, formulare analiticamente un giudizio.
❖ Tema: perché siano validi e affidabili, bisogna scegliere adeguatamente le tracce
(in connessione con gli obiettivi, formulazione non ambigua, con passi di libri noti
per favorire la riproduzione mnemonica di brani), le modalità di correzione(tre
categorie: METODI OLISTICO-INTUITIVI: per creare graduatorie tra prodotti -
es. concorsi-, prevedono una valutazione globale e quindi usano strategie
omogenee di lettura e assegnazione dei punteggi; le SCALE DÌ PRODOTTI: scelta
di prodotti-tipo, modelli di temi, che rappresentano diversi livelli di prestazione a
cui il correttore può fare riferimento; SCALE DÌ GIUDIZIO: con livelli
accuratamente descritti, sottoposte ad accurata validazione; METODI
ANALITICI: individuare una serie di criteri adeguatamente descritti, desunti da
modelli linguistici) e la formulazione del giudizio.
PROVE STRUTTURATE: strumenti con validità e attendibilità misurabili; stimolano
risposte rigidamente predeterminate quindi interamente corrette o errate, attraverso il
confronto con la chiave di correzione. Con domande uguali per tutti o equivalenti,
devono tenere conto degli obiettivi didattici, voto assegnato con criteri statistici. Ci
sono le PROVE STANDARDIZZATE (preparate da specialisti) e le PROVE
STRUTTURATE DÌ CLASSE (preparate dall’insegnante, più flessibili).
SVANTAGGI: difficoltà nel valutare i processi cognitivi complessi (es. pensiero critico
o divergente)
Fasi per la costruzione:
❖ SCELTA DEI PROCESSI COGNITIVI E DEI CONTENUTI da valutare (ci sono
anche tassonomie già redatte – es. Bloom)
❖ Selezionare i CONTENUTI disciplinari su cui centrare lo strumento, coprendo i
punti nodali della disciplina (riguardano solo gli argomenti)
❖ Costruire tabella a doppia entrata per controllare l’argomento delle varie
domande
❖ FORMULAZIONE DEI QUESITI
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❖ ORDINARE I QUESITI: i primi più semplici per ridurre l’ansia, poi evitare noia
❖ Comporre il FRONTESPIZIO con i dati dell’alunno e poi predisporre le
MODALITÀ DÌ SOMMINISTRAZIONE E LE CHIAVI DÌ CORREZIONE.
❖ Somministrare i quesiti a un GRUPPO PILOTA per controllarne adeguatezza e
durata
❖ CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE EDUMETRICHE
PROVE SEMISTRUTTURATE: costituite da stimoli univoci, che richiedono
elaborazione personale della risposta. Possono essere costituite da:
~ DOMANDA APERTA CON CHIAVE DÌ CORREZIONE NON AMBIGUA: chiare,
univocamente interpretabili, che stimolino risposte brevi.
~ SAGGI BREVI: traccia sintetica, su cui l’alunno deve argomentare; veloce da
correggere,fa lavorare a livello di processi mentali superiori, tra cui quelli meta
cognitivi, e in funzione dei criteri esplicitati per la correzione.
~
PROVE PROPOSTE DALLA VALUTAZIONE AUTENTICA: dibattito sulla necessita
di adottare strumenti più vicini alle condizioni di valutazione della vita reale, quindi
capaci di cogliere competenze complesse in situazioni non scolastiche.
solving complesso, DÌ COMPETENZE: nell’ambito del problem -
~ VALUTAZIONE
con temi di utilità quotidiana.
~ PORTFOLIO: raccolta sistematica di prodotti dello studente, scelti sulla base di
competenze e obiettivi prestabiliti; raccoglie solo materiali più significativi, anche
di attività diverse tra loro, per dimostrare ampiezza e profondità delle competenze
conseguite e coinvolge più attori nel processo di valutazione. Stimola la
motivazione intrinseca, l’autovalutazione e i processi meta cognitivi. Il tipo di
portfolio più comune è lo SHOW CASE PORTFOLIO, che contiene: presentazione e
dati dell’alunno, elenco di obiettivi e competenze che si documentano, materiali
scelti per ciascun obiettivo, rubriche per la valutazione dei materiali, guida per
l’autovalutazione del soggetto.
Il portfolio di PRESENTAZIONE è utile invece per l’ingresso professionale,
documenta l’iter scolastico e lavorativo precedente e le competenze conseguite dal
soggetto: è un bilancio di competenze.
È uno strumento utile per la ricerca qualitativa.
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