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Il

volume rappresenta un’introduzione alla riflessione scientifica


sulla lingua tedesca nei suoi principali livelli di analisi:
fonetica/fonologia, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica,
testo. Esso non presuppone approfondite conoscenze del tedesco
né particolari nozioni di linguistica e contiene numerosi esercizi,
un’ampia bibliografia ragionata e una guida all’uso di internet per
facilitare l’apprendimento e la ricerca. Il volume è destinato agli
studenti universitari del tedesco (principianti e progrediti), ma
anche a coloro che vogliono sapere come funziona la lingua
tedesca.

Claudio Di Meola è professore ordinario di Linguistica tedesca


presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di
ROma “La Sapienza”. I suoi interessi scientifici riguardano la
linguistica cognitiva, la sintassi del tedesco (congiunzioni,
preposizioni), la semantica del tedesco (metafora, polisemia)
nonché la linguistica contrastiva. Oltre a numerosi saggi su note
riviste internazionali, ricordiamo le monosgrafie “Kommen un
gehen” (1994), “Der Ausdruck der Konzessivität in del deutschen
Gegenwartsprache” (1997), “Die Grammatikaliesierung deutscher
Präpositionen” (2000)
CLAUDIO DI MEOLA
LA LINGUISTICA TEDESCA
Un’introduzione con esercizi e bibliografia ragionata
BULZONI EDITORE
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
È vietata la traduzione, la memorizzazione elettronica, la
riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresa la
fotocopia, anche ad uso interno o didattico. L’illecito sarà
penalmente perseguibile a norma dell’art. 171 della Legge n. 633
del 22/04/1941
ISBN 88-8319-883-2
© 2004 by Bulzoni Editore 00185 Roma, via dei Liburni, 14
http://www.bulzoni.it
e-mail: bulzoni@bulzoni.it
Indice
PREFAZIONE
0. INTRODUZIONE: LINGUA, PARLANTE E LINGUISTICA
0.1. L’importanza della lingua per il parlante comune
0.2. La linguistica come studio scientifico della lingua
0.3. I campi della linguistica (tedesca)
1. FONETICA, FONOLOGIA E GRAFIA
1.1. La produzione dei suoni linguistici e il problema della loro
trascrizione
1.1.1. Gli organi fonatori
1.1.2. Vocali, consonanti (e semivocali)
1.1.3. Il problema della trascrizione: foni e grafemi
1.2. Le vocali in italiano e in tedesco
1.2.1. Il triangolo (o trapezio) vocalico: le vocali italiane
1.2.2. Le vocali tedesche
1.2.3. Cenni di pratica articolatoria
1.3. Le consonanti in italiano e in tedesco
1.3.1. Le consonanti italiane
1.3.2. Le consonanti tedesche
1.4. I fonemi in tedesco
1.4.1. Due discipline vicine: fonetica e fonologia
1.4.2. La definizione di “fonema”
1.4.3. Gli allofoni
1.4.4. I tratti fonologici
1.5. Processi fonologici e regole fonologiche
1.5.1. I principali processi fonologici
1.5.2. Le regole fonologiche
1.6. La struttura della sillaba
1.6.1. Struttura generale
1.6.2. Possibilità combinatorie tra segmenti
1.7. Aspetti dell’ortografia tedesca
1.7.1. Il rapporto tra suono e grafema
1.7.2. I princìpi ortografici
1.7.3. L’ortografia tedesca e la riforma del 1996
Tabella riassuntiva dei principali suoni in tedesco
Glossario delle parole tedesche citate
Esercizi
2. MORFOLOGIA
2.1. La parola e la classificazione delle parole
2.1.1. “Parola” nella lingua comune e “parola” come termine
tecnico
2.1.2. La classificazione delle parole
2.2. Elementi costitutivi della parola: i morfemi
2.2.1. La segmentazione della parola e la nozione di morfema
2.2.2. Morfemi lessicali e grammaticali, morfemi liberi e legati
2.2.3. Radice, base e affissi
2.3. Flessione e formazione delle parole
2.4. Aspetti della flessione in tedesco
2.4.1. La flessione nominale
2.4.2. La flessione verbale
2.4.3. Metafonia, apofonia e “morfema zero”
2.5. Formazione delle parole: composizione
2.5.1. Composti occasionali e usuali
2.5.2. Composti determinativi e copulativi
2.5.3. Composti endocentrici ed esocentrici
2.5.4. Tipologia categoriale dei composti
2.5.5. Composti determinativi NN: il rapporto semantico tra testa e
modificatore
2.5.6. Il morfema di raccordo (“Fugenmorphem “)
2.6. Formazione delle parole: derivazione
2.6.1. I principali suffissi del tedesco
2.6.2. I principali prefissi del tedesco
2.6.3. Circonfissi
2.6.4. Differenze tra suffissi e prefissi
2.6.5. Composizione o derivazione?
2.7. Formazione delle parole: conversione
2.8. Altri tipi di formazione delle parole
2.8.1. Contaminazione
2.8.2. Abbreviazione
2.9. Prestiti
Esercizi
Bibliografia per approfondimenti
3. SINTASSI
3.1. La frase nelle sue principali tipologie
3.1.1 La definizione di “frase”
3.1.2. I principali tipi di frase
3.2. Il costituente come unità della frase
3.2.1. Test per individuare i costituenti
3.2.2. Problemi nell’individuazione dei costituenti
3.2.3. Costituenti discontinui
3.2.4. Ambiguità strutturali
3.3. Classi di parole e tipi di sintagma
3.4. Diagrammi ad albero e regole per la formazione della frase
3.4.1. Diagrammi ad albero
3.4.2. Regole per la formazione della frase
3.5. Ordine delle parole a livello di sintagma
3.6. Ordine delle parole a livello di frase
3.6.1. Il sintagma verbale come ossatura della frase: testa e
complemento
3.6.2. Il sintagma verbale come ossatura della frase: l’analisi in
“campi sintattici”
3.6.3. Regole posizionali per il Vorfeld, Mittelfeld e Nachfeld
3.7. Funzioni semantiche e sintattiche nella frase semplice
3.7.1. Le funzioni semantiche
3.7.2. Le funzioni sintattiche
3.8. Frase principale e frase secondaria
3.8.1. La distinzione tra frase principale e frase secondaria
3.8.2. Collegamento tra frasi: coordinazione e subordinazione
3.9. Tipologia delle frasi secondarie
3.9.1. Proposizioni soggettive e proposizioni oggettive
3.9.2. Proposizioni attributive
3.9.3. Proposizioni avverbiali
Esercizi
Bibliografia per approfondimenti
4. SEMANTICA
4.1. Il significato come entità linguistica
4.1.1. Il significato è qualcosa che fa parte della lingua
4.1.2. Il significato è un’entità relativa
4.1.3. Il significato è collegato all’uso delle parole
4.1.4. Esistono diversi tipi di significato
4.2. Relazioni semantiche tra parole
4.2.1. Sinonimia
4.2.2. Opposizione
4.2.3. Inclusione semantica: iponimia
4.2.4. Altri rapporti
4.3. Il campo semantico
4.4. I tratti semantici
4.4.1. Principali caratteristiche dei tratti semantici
4.4.2. Individuazione dei tratti all’interno del campo semantico
4.5.I significati “traslati”: metafora e metonimia
4.5.1. La metafora come figura retorica e come strumento
cognitivo
4.5.2. La metonimia
4.6. La semantica dei prototipi
4.6.1. La categorizzazione del reale
4.6.2. Prototipi e tratti semantici
4.7. La polisemia
4.8. La semantica della frase
4.8.1. Rapporti tra parole nella frase
4.8.2. Rapporti tra frasi
Esercizi
Bibliografia per approfondimenti
5. PRAGMATICA
5.1. Il contesto situazionale
5.2. Gli atti linguistici: caratteristiche e tipologia
5.3. Atti linguistici diretti e indiretti
5.4. Massime conversazionali e implicature conversazionali
5.5. Le presupposizioni
5.6. La deissi
5.7. L’analisi conversazionale
Esercizi
Bibliografia per approfondimenti
6. LINGUISTICA TESTUALE
6.1. Verso una definizione di “testo”
6.2. I sette requisiti del testo (1): coesione e coerenza
6.3. I sette requisiti del testo (2): intenzionalità, accettabilità,
informatività, situazionalità, intertestualità
6.4. La struttura informazionale del testo: macrostruttura e
microstruttura
6.4.1. La macrostruttura
6.4.2. La microstruttura: le nozioni di tema e rema
6.4.3. La microstruttura: la progressione tematica
6.5. La struttura referenziale del testo: tempi, luoghi,
persone/oggetti
6.5.1. Referenza temporale
6.5.2. Referenza spaziale
6.5.3. Referenza personale/oggettuale
6.6. La tipologia testuale
6.6.1. Classificazione secondo la situazione comunicativa generale
6.6.2. Classificazione secondo la specifica intenzione comunicativa
dell’emittente
Esercizi
Bibliografia per approfondimenti
APPARATO BIBLIOGRAFICO GENERALE
1. Lingua tedesca: opere di consultazione
1.1. Grammatiche linguistiche
1.2. Grammatiche didattiche
1.2.1. Grammatiche per discenti stranieri in generale
1.2.2. Grammatiche per discenti italiani
1.3. Dizionari monolingui
1.3.1. Dizionari generali
1.3.2. Dizionari specifici
1.4. Dizionari bilingui
1.4.1. Dizionari generali
1.4.2. Dizionari tecnici
2. Linguistica tedesca
2.1. Introduzioni alla linguistica tedesca
2.2. Dizionari terminologici
2.3. Opere contrastive italiano/tedesco (opere generali)
Avviamento al lavoro scientifico
3.1. Introduzioni alla stesura di lavori scientifici (in tedesco)
3.2. Repertori bibliografici
3.3. Riviste scientifiche
3.4. Case editrici
LINGUA E LINGUISTICA TEDESCA IN INTERNET: IL WEB COME
LUOGO DI APPRENDIMENTO E DI RICERCA (A CURA DI
EMMANUELA MEIWES)
1. La rete come luogo di ricerca
1.1. I cataloghi elettronici delle biblioteche italiane
1.2. I cataloghi elettronici delle biblioteche tedesche
1.2.1. L’Opac del Goethe-Institut
1.2.2. Metaopac delle biblioteche tedesche
1.2.3. Servizio interbibliotecario Subito
1.3. La biblioteca digitale
1.4. I corpora dell’IDS-Mannheim-on-line
1.5. Siti di linguistica (selezione)
Esercizi:
2. La rete come luogo di apprendimento
2.1. Portali per il tedesco come lingua straniera
2.2. Placement tests
2.3. Siti per principianti con diverse tipologie di esercizi
2.4. Esercizi per diversi ambiti di competenza linguistica
2.4.1. Esercizi d’ascolto
2.4.2. Esercizi di lettura
2.4.3. Esercizi di grammatica per principianti e progrediti
2.4.4. Landeskunde
2.4.5. Esercizi di scrittura
2.4.6. Percorsi didattici in rete
2.4.7. Esercizi di lessico
2.5. Informazioni sull’ortografia
2.6. Esercizi riferiti ai più diffusi libri di testo
2.7. Corsi di lingua on-line
2.8. Radio, riviste e giornali
GLOSSARIO ITALIANO-TEDESCO (TERMINI LINGUISTICI)
PREFAZIONE

Il presente manuale di linguistica tedesca è concepito per


l’insegnamento universitario a livello di laurea triennale e si basa
sulle lezioni che ho tenuto negli ultimi anni presso la Facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”.
La recente riforma universitaria ha comportato un riordino dei
settori scientifico-disciplinari nell’ambito della germanistica: se
prima l’insegnamento della lingua tedesca era di pertinenza delle
cattedre di Letteratura (esame di Lingua e letteratura tedesca), ora è
di competenza della Linguistica (che ha cambiato nome in Lingua e
traduzione). Ciò ha mutato profondamente il carattere della
Linguistica tedesca come insegnamento universitario. Prima della
riforma, infatti, essa era una materia a scelta destinata a studenti
con un’ottima conoscenza della lingua e una solida preparazione
teorico-linguistica. Ora, invece, è diventata materia obbligatoria
per tutti gli studenti che vogliono imparare il tedesco
all’università.
La presente introduzione si rivolge pertanto a un vasto pubblico
di studenti non presupponendo né approfondite conoscenze del
tedesco né particolari nozioni linguistiche. Risulta adatta anche a
principianti assoluti. I sei capitoli complessivi, concepiti per
coprire l’intero arco del triennio, ripercorrono i quattro
tradizionali settori-chiave della disciplina (fonetica/fonologia,
morfologia, sintassi e semantica), a cui ho voluto aggiungere due
importanti campi come la pragmatica e la linguistica testuale. In
ogni semestre del triennio si potrebbe trattare rispettivamente un
capitolo. I primi due capitoli, destinati a una prima annualità di
tedesco, prevedono la sistematica traduzione in italiano degli
esempi tedeschi (il primo capitolo è dotato infatti di un
glossarietto); nei capitoli seguenti, dedicati alle annualità
successive, verranno fornite traduzioni solamente in caso
l’espressione tedesca presenti un certo livello di difficoltà.
L’ordine dei capitoli segue la progressione canonica partendo
dalle unità più piccole della lingua (i singoli suoni) per arrivare,
dopo la parola e la frase, all’unità più grande rappresentata dal
testo. Tale progressione trova una motivazione teorica (la
trattazione della morfologia richiede nozioni di fonologia, la
trattazione della sintassi richiede nozioni di morfologia ecc.), ma
anche squisitamente pratico-didattica: è infatti opportuno iniziare
con un capitolo su fonetica/fonologia in quanto, proprio per i
principianti, l’apprendimento di una corretta pronuncia risulta
essere di importanza fondamentale.
L’impostazione del manuale è moderatamente contrastiva: ove
ritenuto opportuno didatticamente, verrà fatto riferimento alla
lingua italiana. Verranno trattati sia casi in cui le due lingue
presentano strutture comparabili, sia casi in cui esse divergono
notevolmente. Il confronto tedesco-italiano dovrebbe portare lo
studente a riflettere non solo sulla lingua straniera che sta
imparando ma anche sulla propria lingua madre. Alla fine di ogni
capitolo una serie di esercizi si propongono non tanto di “ripassare”
il contenuto del rispettivo capitolo quanto di stimolare lo studente
a sviluppare maggiormente la sua coscienza metalinguistica.
Come sussidi didattici verranno inoltre forniti: una bibliografia
per ulteriori approfondimenti alla fine di ogni capitolo; una
bibliografia ragionata, strutturata secondo la tipologia generale
delle relative opere (grammatiche, dizionari, manuali, studi
contrastivi ecc.); un glossario italiano-tedesco dei principali
termini linguistici usati nel manuale; una breve guida all’uso di
internet per l’apprendimento della lingua e per la ricerca
linguistica (curata da Emmanuela Meiwes).
Vorrei ringraziare gli amici e colleghi, primi fra tutti Hardarik
Blühdorn e Heinz Vater, con cui ho potuto discutere vari aspetti del
mio libro. Sono grato a Livio Gaeta e Marianne Hepp per aver
rivisto singoli capitoli. Un grazie particolare va a Emmanuela
Meiwes e Franca Ortu, che hanno letto un’intera precedente
versione di questo manuale e mi hanno dato numerosi spunti e
suggerimenti, sempre puntuali e preziosi.
Roma, 16 novembre 2003
Claudio Di Meola
0. INTRODUZIONE: LINGUA, PARLANTE E
LINGUISTICA

0.1. L’importanza della lingua per il parlante comune

La lingua è un fattore importantissimo nella vita quotidiana di


tutti noi parlanti. Ciò si vede, in particolare, dall’attenzione che
dedichiamo al comportamento linguistico sia degli altri sia di noi
stessi.
Consideriamo dapprima il comportamento degli altri parlanti.
Sappiamo dalla nostra esperienza che non tutte le persone parlano
alla stessa maniera. Pertanto, il modo di parlare di una persona ci
rivela molte cose. Possiamo innanzitutto stabilire la provenienza
regionale di un parlante. A volte è indicativa la scelta di parole (così
ad es. anguria è tipico del Nord Italia, cocomero del Centro), altre
volte lo è la costruzione della frase (il meridionale tenere famiglia al
posto di avere famiglia). Inconfondibile è quasi sempre la
pronuncia. Anche quando si usa la lingua standard (nazionale) al
posto del dialetto, vi sarà quasi sempre qualche elemento della
pronuncia a “tradire” il parlante (ad es. la pronuncia di polso come
polzo indica una provenienza laziale, di casa come hasa un’origine
toscana ecc.). Dall’osservazione, neanche troppo approfondita, del
nostro interlocutore emergono inoltre elementi che ci rivelano
qualcosa sulla sua estrazione sociale, sul suo grado di istruzione,
sulla sua cultura generale o addirittura sulla sua professione.
Noi come parlanti non solo osserviamo l’interlocutore, ma
controlliamo attentamente anche il nostro proprio
comportamento linguistico adattandolo, di volta in volta, alla
concreta situazione d’uso. Un ruolo centrale ha per noi la figura
dell’interlocutore, il quale può essere una persona conosciuta o
sconosciuta, una persona che trattiamo con intimità o invece con
riguardo. Esistono pertanto diverse gradazioni che vanno dalla
confidenza alla deferenza. Usiamo di conseguenza diverse formule
di cortesia, che vanno dall’esplicito-diretto (Passami il sale!)
all’implicito-indiretto (Potrebbe essere così gentile e passarmi il sale?).
Anche il contesto situazionale-istituzionale ha la sua importanza:
con una stessa persona possiamo infatti parlare in maniera diversa
a seconda che si tratti di una situazione informale (ad es.
chiacchierata a tavola), oppure formale (ad es. interrogatorio in
tribunale). Ovviamente teniamo anche conto dell’argomento di cui
si parla (un fatto della vita quotidiana, un tema tecnico-scientifico
ecc.) e del fine della comunicazione (raccontare una storia, dare
informazioni, chiedere un favore, fare una promessa, impartire un
ordine, suscitare commozione, offendere ecc.).
Va rilevato che il parlante, in generale, usa la lingua non solo per
comunicare contenuti, ma anche per perseguire obiettivi
“personali” come ad es. fare bella figura, mettersi in mostra o
distinguersi dagli altri. Ecco perché anche il parlante comune, nella
vita di tutti i giorni, si sforza di essere “creativo”: è alla costante
ricerca di nuove espressioni linguistiche (parole coniate sul
momento, metafore originali e divertenti, giochi di parole ecc.).
Tutti i parlanti, inoltre, si occupano in modo cosciente della
lingua da essi usata. Il parlante comune riflette sulla lingua, ne
parla con gli altri ed esprime precisi giudizi in merito. Questa
esplicita riflessione sul linguaggio stesso è detta “attività
metalinguistica”. In numerose occasioni, nella vita quotidiana, il
parlante si sofferma infatti su determinati aspetti della lingua:
quando ad es. chiede all’interlocutore il significato di una parola
(«Bisogna agire in modo deciso» - «Che cosa intendi per ‘deciso’?»),
quando commenta una parola usata dall’interlocutore («Bisogna
agire in modo deciso» -«Questo ‘deciso’ non mi piace»), quando discute
sull’opportunità di usare una parola in un determinato contesto
(«Non sarebbe meglio usare ‘energico’ al posto di ‘deciso’?»), oppure
quando, scrivendo o parlando, si sofferma un attimo per cercare
mentalmente un sinonimo della parola che originariamente aveva
in mente.
Il parlante comune esprime continuamente dei giudizi di merito
riguardo ai fenomeni linguistici che incontra. Di frequente il
parlante si pronuncia su ciò che ritiene “corretto” o “sbagliato”
nella sua lingua: così ad es. un italiano può criticare costruzioni
“sbagliate” come a me mi piace o spero che viene domani ed
esplicitamente preferire le “corrette” alternative a me piace o spero
che venga domani (salvo poi, senza accorgersene, usare magari lui
stesso quelle “sbagliate”).
Tra i parlanti sono diffuse alcune opinioni generali sulla lingua.
Spesso si lamenta un decadimento dei costumi linguistici.
Cambiamenti linguistici - come ad es. il regredire del congiuntivo a
favore dell’indicativo o il diffondersi di prestiti inglesi - vengono
considerati come un segno del “declino” della lingua stessa,
minacciata nella sua “purezza” originaria. Vi è inoltre la tendenza a
esprimere giudizi estetici sulle varie lingue (in genere, sono
reputate “bella” la propria lingua e “brutte” le lingue degli altri).
Infine, alcune varietà linguistiche come i dialetti vengono
considerate inferiori alle lingue standard (nazionali), negando loro
lo status di “lingua”. Vedremo ora che si tratta di pregiudizi senza
alcun fondamento scientifico.

0.2. La linguistica come studio scientifico della lingua

La linguistica, come studio scientifico della lingua, si prefigge di


raggiungere una conoscenza sistematica della struttura e del
funzionamento della lingua. La linguistica differisce pertanto
profondamente da ciò che il parlante comune “sa” intorno alla
lingua. La linguistica, innanzitutto, ha un carattere descrittivo e
non prescrittivo: essa descrive come funziona la lingua,
astenendosi da giudizi su come essa “dovrebbe” essere secondo i
criteri di una (presunta) correttezza. La linguistica dimostra che la
correttezza è un criterio estremamente soggettivo: non tutti i
parlanti esprimono infatti gli stessi giudizi (così la costruzione a
me mi piace, osteggiata da alcuni, va benissimo per altri); oppure,
analizzando la storia della lingua, si può vedere che un fenomeno
in passato considerato “sbagliato” ora è stimato “corretto” (e
viceversa).
La linguistica, inoltre, smentisce quasi tutti i luoghi comuni
riguardo alla lingua. L’analisi scientifica dimostra, ad esempio, che
non vi è alcun “decadimento” della lingua. Tutte le lingue
cambiano perennemente, ma la loro funzionalità complessiva e la
loro efficienza comunicativa rimangono sempre inalterate. Se un
aspetto della lingua si semplifica (si pensi, per l’inglese, alla perdita
dei “casi”), un altro aspetto si complica (per es. l’ordine delle parole
nella frase che diventa più rigido). E, difatti, nessuno dei cosiddetti
puristi è in grado di indicare un esempio di lingua effettivamente
corrotta. Risulta evidente che dietro questa erronea concezione si
nasconde il mito della “età dell’oro”: un fenomeno viene giudicato
negativamente soltanto perché è diverso da ciò che lo ha preceduto
e a cui si era abituati.
Anche la distinzione tra dialetto (considerato inferiore) e lingua
(considerata superiore) si rivela essere puramente “politica”:
funzionalmente, i dialetti sono lingue a tutti gli effetti con un
complesso sistema grammaticale e lessicale. L’unica differenza
consiste nel fatto che i dialetti godono di minor prestigio in quanto
spesso essi non hanno una letteratura ufficiale e mancano
grammatiche e dizionari che codificano il loro uso.
ü interessante notare, infine, che il parlante comune sa usare la
propria lingua ma non ha, in genere, un’idea precisa di come essa
funzioni. A meno che non abbia ricevuto una formazione
linguistica (anche attraverso la “grammatica” studiata a scuola),
non è in grado di esplicitare le regole che stanno alla base del suo
parlare. La sua conoscenza risulta meramente intuitiva. A volte
capita che il parlante è convinto di poter indicare una regolarità
che però, a una più attenta riflessione, si rivela essere errata. Se ad
es. un discente straniero chiede a un parlante tedesco la differenza
di significato tra i verbi di posizione stehen e liegen, quasi
sicuramente egli dirà che essa consiste nell’opposizione
verticalità/orizzontalità, adducendo esempi del tipo: Die Flasche
steht [estensione verticale] / liegt [estensione orizzontale] auf dem
Tisch ‘la bottiglia sta sul tavolo’. Il criterio discriminante deve però
essere un altro, come mostra il seguente controesempio: Der Teller
steht [estensione orizzontale] auf dem Tisch ‘il piatto sta sul tavolo’.
Più importante dell’estensione risulta infatti la presenza/assenza,
per l’oggetto in questione, di una base che funge da superficie
privilegiata di appoggio.
Perché studiare la linguistica (tedesca)? Lo studio scientifico
della lingua tedesca non corrisponde solo a un interesse teorico
intorno al tedesco, diffuso soprattutto tra gli studenti universitari.
Ha anche risvolti prettamente pratici. Proprio per i discenti
universitari del tedesco - che in genere già conoscono una o più
lingue straniere - una sistematica conoscenza metalinguistica può
facilitare l’apprendimento della lingua stessa. A tal proposito, va
sottolineato che l’oggetto di studio della linguistica va ben oltre ciò
che tradizionalmente si intende con la nozione (scolastica) di
grammatica: sia come profondità d’analisi sia come ampiezza delle
problematiche trattate. Vediamo ora brevemente quali sono i
campi principali di cui si occupa la linguistica.

0.3. I campi della linguistica (tedesca)

Tutte le lingue - e quindi anche il tedesco - sono composte da vari


livelli di analisi ampiamente indipendenti tra loro. Ogni livello
segue infatti regole proprie. Tradizionalmente vengono distinti i
seguenti ambiti della linguistica: 1) fonetica/fonologia,
morfologia, sintassi e semantica, unanimemente definite centrali
per la linguistica; 2) pragmatica e linguistica testuale, in tempi
recenti anch’esse spesso considerate centrali; 3) ai margini della
linguistica, infine, varie discipline applicate (come ad es.
glottodidattica e logopedia) e vari campi di ricerca interdisciplinare
(sociolinguistica, psicolinguistica, neurolinguistica, linguistica
computazionale ecc.); tali tematiche non verranno prese in
considerazione nel presente manuale. Vediamo ora invece di
passare brevemente in rassegna i campi della linguistica che
saranno approfonditi in seguito.
La fonetica è l’analisi dei suoni di una lingua dal punto di vista
della loro articolazione e delle loro caratteristiche acustiche. La
fonologia, invece, studia i rapporti tra i suoni di una lingua in
quanto inseriti nel sistema della lingua stessa. I concreti suoni
vengono ricondotti a unità più astratte (fonemi). I fonemi sono
unità minime distintive che hanno la funzione di differenziare le
parole (per es. nelle coppie it. pane/cane e ted. Ball/Fall
‘palla’/‘caduta’). La realizzazione fonetica dei fonemi varia a
seconda del contesto (per es. /gl di Tag ‘giorno’ si pronuncia [k] in
Tag, [g] nella forma plurale Tage).
La morfologia è lo studio della struttura interna delle parole.
Per es. la parola Flughafen ‘aeroporto’ è costituita dagli elementi
Flug ‘volo’ e Hafen ‘porto’, Freundschaft ‘amicizia’ da Freund ‘amico’
e -schaft ‘-izia’. L’unità minima della parola a livello morfologico è il
morfema: può avere un significato pieno (Freund) o astratto-
grammaticale (-schaft). Fanno parte della morfologia di una lingua
la flessione di verbi e sostantivi (modificazione di una stessa
parola: per es. singolare Freund, plurale Freunde) nonché la
formazione delle parole (creazione di nuove parole come nel caso di
Flughafen a partire da Hafen e di Freundschaft a partire da Freund).
La sintassi si occupa della combinazione di parole in costruzioni
più ampie quali i sintagmi (un bel cane / ein schöner Hund) e le frasi
(io ho un bel cane / ich habe einen schönen Hund). Particolare
attenzione è dedicata all’ordine delle parole nei sintagmi e nella
frase. La sintassi tratta anche la combinazione di frasi in periodi
complessi (frasi coordinate e subordinate).
La semantica studia il significato di singole parole e di intere
frasi. Il significato è un’entità concettuale, un’astrazione da non
confondere con il referente (l’oggetto esterno a cui una parola si
riferisce): così, ad es., il significato di tavolo è un concetto generale
e più astratto di un singolo concreto tavolo a cui mi posso riferire
di volta in volta. Il significato di una parola si stabilisce nel
rapporto con altre parole dal significato simile (ad es. bello in
rapporto a carino, estetico, ameno ecc.) oppure opposto (pace-guerra,
amico-nemico ecc.).
La pragmatica analizza il rapporto tra le espressioni della lingua
e le loro situazioni d’uso. Vengono considerati a tal proposito: le
intenzioni del parlante, le aspettative dell’ascoltatore, ciò che il
parlante sa dell’ascoltatore, ciò che l’ascoltatore sa del parlante ecc.
Fondamentale risulta l’analisi dei cosiddetti atti linguistici (le
azioni che si compiono usando un’espressione linguistica). Ad
esempio una frase come Mi può dire che ore sono?, presa alla lettera,
è una domanda riguardo all’abilità dell’ascoltatore di comunicare
sue conoscenze - ma come atto linguistico è una richiesta.
Un’espressione come Qui fa proprio freddo in aula, presa alla lettera,
è una semplice constatazione - in realtà può essere usata come
richiesta cortese di chiudere la finestra.
La linguistica testuale studia le relazioni formali e semantiche
che vanno al di là della singola frase. Centrale risulta la nozione di
testo. Il testo è un’unità comunicativa che tratta un determinato
tema ed è legato a una determinata situazione. Il testo è un insieme
coerente di frasi tra cui si stabiliscono precise relazioni logico-
semantiche. Tali relazioni possono essere esplicitate (per es.
tramite congiunzioni di tipo causale, temporale ecc.) oppure
possono rimanere implicite (come ad es. nelle due sequenze Ha
litigato con il capoufficio; è stato licenziato e È stato licenziato; ha
litigato con il capoufftco, che hanno un significato del tutto
diverso).
Un discorso a parte va infine fatto per la linguistica diacronica,
che - più che una disciplina a sé stante - risulta essere una
prospettiva che si può applicare a discipline diverse. La linguistica
diacronica, infatti, traccia la storia di una lingua e descrive i
cambiamenti che essa subisce sui piani fonologico, morfologico,
sintattico, semantico ecc. Importante è inoltre la questione circa le
possibili cause del mutamento linguistico (cause interne alla lingua
o esterne).
1. FONETICA, FONOLOGIA E GRAFIA

1.1. La produzione dei suoni linguistici e il problema della


loro trascrizione

1.1.1. Gli organi fonatori

L’apparato articolatorio dell’uomo funziona come uno strumento a


fiato: l’aria espiratoria esce dai polmoni, si incanala e trova - a
seconda del suono che si vuole produrre - vari tipi di strettoie e/o
ostacoli. Non tutti i suoni prodotti dall’uomo sono però suoni
linguistici (quando ad es. diamo un colpo di tosse, ci schiariamo la
voce o facciamo un fischio).

??? Come si può rendere visibile il flusso d’aria che emettiamo parlando?

L’uomo non possiede organi specificamente adibiti alla produzione


dei suoni linguistici, in quanto il suo apparato articolatorio serve
primariamente alla respirazione e all’assunzione di cibi (i polmoni,
la trachea, la glottide, la cavità orale e la cavità nasale). Il seguente
schema raffigura i principali organi fonatori:
Labbra
Denti
Alveoli
Palato
Velo
Faringe
Epiglottide
Corde vocali
(Le frecce indicano il passaggio dell’aria, proveniente dai
polmoni, che permette la fonazione).
Fig. 1.1. Organi fonatori [fonte: Canepari, Luciano (1979).
Introduzione alla fonetica. Torino: Einaudi, p. 13]
La maggior parte degli organi fonatori sono mobili e ciò
permette all’uomo di formare una vasta gamma di suoni linguistici
diversi (detti foni). Fanno eccezione solamente tre organi che sono
fissi e costituiscono la parte anteriore-superiore della cavità orale: i
denti; l’alveolo (la zona del palato, in rilievo, immediatamente
dietro ai denti superiori); il palato duro. Vediamo ora, più in
dettaglio, il ruolo delle varie parti mobili seguendo il flusso dell’aria
espiratoria:
- la laringe: è situata nella zona del cosiddetto pomo d’Adamo e
contiene le corde vocali. Le corde vocali sono membrane elastiche
unite tra loro a una sola estremità. Lo spazio aperto tra di esse è
chiamato glottide. Le corde vocali possono assumere varie
posizioni, ma due sono particolarmente rilevanti per la produzione
dei suoni linguistici: a) corde aperte (posizione simile a una «V»):
l’aria passa tra le due membrane provocando solo un leggerissimo
fruscio (i cosiddetti suoni “sordi”); b) corde accostate (posizione
simile a una «I»): l’aria le mette in vibrazione (i cosiddetti suoni
“sonori”).

Fig. 1.2. Corde vocali [fonte: Nespor, Marina (1993). Fonologia.


Bologna: Il Mulino, p. 32]

??? Come si può verificare fisicamente la vibrazione delle proprie corde vocali?
Provate ad articolare le parole tono e dono, ciglio e giglio, fango e vango e descrivete le
differenze! Oppure provate ad articolare la seguente sequenza [fffvvvfffvvv] e
descrivete ciò che notate!

- l‘ugola: è la parte più posteriore della volta palatina. Essa serve ad


articolare vari tipi di r (per es. in francese, in tedesco o in italiano la
cosiddetta “erre moscia”).
- il velo: è la parte molle del palato. Normalmente si trova in
posizione alzata, in modo da non far entrare l’aria nella cavità
nasale. È invece abbassato quando si articolano i suoni nasali.
- la lingua: è l’organo più importante per l’articolazione dei
suoni ed è costituita da tre parti: punta, dorso e radice. La lingua si
può spostare sia orizzontalmente (arretrando e avanzando) sia
verticalmente (abbassandosi o alzandosi).
- le labbra: vengono accostate per articolare per esempio il
suono iniziale [p] di panca o [b] di banca.

1.1.2. Vocali, consonanti (e semivocali)

I suoni linguistici vengono tradizionalmente divisi in vocali e


consonanti. Le vocali sono suoni sonori, prodotti mediante
vibrazione delle corde vocali. L’aria espiratoria, dopo aver passato
la glottide, non incontra nessun altro tipo di ostacoli: né
un’ostruzione (totale o parziale) né un restringimento. Il suono è
prolungabile a piacimento. La sua qualità dipende dalla posizione
della lingua, la quale delimita - di volta in volta - la grandezza della
cavità orale che funge da cassa acustica. Per alcune vocali subentra
anche un arrotondamento delle labbra. Le vocali costituiscono, in
genere, il nucleo della sillaba in cui esse si trovano.
Le consonanti sono invece quei suoni - sordi oppure sonori - in
cui il passaggio dell’aria viene bloccato totalmente (per es. [p] e [b]),
parzialmente (per es. [1], [m], [n]) o a intervalli (per es. [r]) oppure
quei suoni in cui si forma un restringimento del canale fonatorio
tale da produrre una frizione udibile (per es. [f] e [s]).
Le semivocali (come ad es. la i di ieri o di sei) hanno tutte le
caratteristiche delle vocali vere e proprie a esclusione della durata.
Essa infatti è molto ridotta in quanto si passa immediatamente
all’articolazione successiva.
La combinazione di una vocale con una semivocale è detta
dittongo. Distinguiamo due tipi: 1 ) dittonghi ascendenti in cui la
vocale segue la semivocale e si ha un aumento di sonorità (ieri); 2)
dittonghi discendenti in cui la vocale precede la semivocale e si ha
una diminuzione di sonorità (sei).

1.1.3. Il problema della trascrizione: foni e grafemi

I suoni della lingua, i foni, non vanno confusi con le lettere


dell’alfabeto usate per trascriverli, i grafemi. Grafema è il termine
tecnico per indicare un’unità a livello di scrittura. Si tratta pertanto
di due piani di analisi da tenere nettamente distinti. Già in una
lingua come l’italiano, in cui l’alfabeto sembra riprodurre
fedelmente e coerentemente i suoni prodotti, vi sono chiare
discrepanze:
1 ) Una stessa lettera può segnare suoni distinti, ma considerati
molto simili. Per es. la lettera s, la quale indica sia la variante
sonora (come in casa) sia quella sorda (come in sale). Si pensi anche
alla z in zio o zucchero che può essere pronunciata sia sonora che
sorda. Oppure alla lettera a che serve a segnare sia una breve (come
in malore) sia una lunga (come in male).
2) Una stessa lettera può segnare suoni molto diversi tra loro:
così ad es. la c in casa e la c in cena oppure la g in gallo e la g in gelo.
3) Uno stesso suono può essere rappresentato da lettere diverse
(per es. cena e cielo, dove lo stesso suono è segnato rispettivamente
con una lettera sola o con una combinazione di due lettere).
In altre lingue, la discrepanza tra scrittura e pronuncia è molto
più marcata. Si pensi ad es. all’inglese, dove una [i] lunga può essere
scritta ee (meet ‘incontrare’), ea (meat ‘carne’) o addirittura ie (mien
‘espressione’). Paragonando poi lingue diverse, si nota che le
corrispondenze tra lettere e suoni sono tutt’altro che costanti (per
es. la e dell’italiano vento e la ä del tedesco Äpfel segnano lo stesso
suono).
Viste le incongruenze tra lettere e suoni, la linguistica ha
sviluppato un modo di segnare i suoni linguistici in maniera
sistematica e scientifica: il cosiddetto “alfabeto fonetico
internazionale” (codificato dall’IPA, International Phonetic
Association). Tale alfabeto è contraddistinto da una corrispondenza
biunivoca tra suono e segno: a ogni suono corrisponde un solo
segno, a ogni segno corrisponde un solo suono - e ciò
indipendentemente dalla specifica lingua in questione (italiano,
tedesco, inglese ecc.) e dall’alfabeto usato per trascriverla (latino,
greco, cirillico ecc.). I segni dell’alfabeto fonetico corrispondono in
parte al nostro alfabeto di origine latina, come ad es. [p] o [b], in
parte sono segni diversi (per es. [ɛ] per trascrivere la e aperta di
festa). Per convenzione, i singoli segni vanno sempre messi tra
parentesi quadre - cioè […] - per non creare possibilità di
confusione con eventuali grafemi simili (segnati, ove necessario
per disambiguare, con un altro tipo di parentesi: <p>, <b> ecc.).

1.2. Le vocali in italiano e in tedesco


CIT
??? Vi siete mai chiesti perché il medico, quando vuole vedere la
gola, ci dice di articolare una [a] (e non ad es. una [u] o una [i])?
TIC

1.2.1. Il triangolo (o trapezio) vocalico: le vocali italiane

La qualità delle vocali dipende in primo luogo dalla forma assunta


dalla cavità orale in seguito al posizionamento della lingua, in
secondo luogo dalla forma data alle labbra. La zona di articolazione
va dal palato al velo. Durante l’articolazione la lingua mantiene
sempre una certa distanza dalla volta palatina in modo tale da non
ostacolare il flusso d’aria. La punta della lingua è sempre abbassata
(vicino ai denti inferiori), la zona della lingua che determina
l’articolazione è il dorso.
Si può rendere visibile l’esatta zona di articolazione ricorrendo a
fotografie o film a raggi X. Per localizzare il punto in cui il dorso
della lingua si avvicina maggiormente alla volta palatina, si colloca
sul dorso stesso una pallina di piombo che risulterà ai raggi.
La lingua si sposta verticalmente e orizzontalmente.
Consideriamo prima lo spostamento verticale: se la lingua si
abbassa rispetto alla posizione “normale” di riposo, verrà articolata
una [a] come in mare, se si alza verrà pronunciata una [i] come in
fine oppure una [u] come in muro. La [a] è pertanto una vocale
“bassa”, [i] e [u] sono vocali “alte”. Per quanto riguarda lo
spostamento in senso orizzontale: se la lingua avanza, il risultato è
una vocale anteriore come la [i], se arretra abbiamo una vocale
posteriore come la [u]. Il seguente schema esemplifica il luogo di
articolazione delle vocali italiane:
Fig. 1.3. Vocali italiane
Si nota che le vocali “estreme” - la [i], la [a] e la [u] - in italiano
formano un triangolo. In linguistica però si preferisce parlare di un
trapezio perché, in altre lingue, vi sono vari tipi di vocale bassa
oltre la [a], per cui il perimetro costituito dalle posizioni vocaliche
assume una forma quadrangolare.
Ma vediamo anche le altre vocali dell’italiano. Consideriamo
dapprima l’asse verticale (parametro dell’altezza): [i] e [u] sono,
come abbiamo detto, vocali alte; la [e] di mela e la [o] di dove sono
medio-alte, la [e] di festa e la [o] di posta sono vocali medio-basse, la
[a] è bassa. Per quanto riguarda l’asse orizzontale (parametro
dell’avanzamento/arretramento): vocali anteriori rispetto alla
posizione di riposo della lingua sono [i], [e], [ɛ]; [a] è l’unica vocale
centrale; [ɔ], [o] e [u] sono vocali posteriori.
Prendiamo ora in considerazione la posizione delle labbra. Due
sono le posizioni fondamentali: quella normale (o distesa), tipica
delle vocali anteriori [i], [e], [ɛ] e della centrale [a]; quella
arrotondata, tipica delle vocali [u], [o], [o]. Il primo gruppo di vocali
viene pertanto detto non arrotondato, il secondo arrotondato.
Le due posizioni possono essere combinate con diversi gradi di
apertura delle mascelle: si distingue infatti una e chiusa [e] da una e
aperta [e] nonché una o chiusa [o] da una o aperta [ɔ], Il grado di
apertura coincide con l’altezza delle vocali: le vocali relativamente
più alte sono chiuse, le vocali più basse sono aperte.
Va detto inoltre che, in italiano, tutte le vocali sono orali. Vocali
nasali, invece, esistono ad esempio in lingue come il francese (la
<o> di monde, la <a> di ambition ecc.).
L’italiano, infine, possiede anche numerosi dittonghi:
ascendenti come in piano, ieri, piove, chiudi, guado, guerra, uomo,
guida; discendenti come in sai, sei, poi, lauro, neutro. Esistono anche
i cosiddetti trittonghi in cui due semivocali fanno da cornice a una
vocale (suoi, guai ecc.).

1.2.2. Le vocali tedesche

Vediamo ora uno schema che riproduce tutte le vocali tedesche:

Vi sono alcune significative differenze con il sistema vocalico


italiano:
1) Le vocali brevi e lunghe non si differenziano solamente per la
lunghezza, ma (quasi sempre) anche per il luogo di articolazione. È
convenzione segnare la lunga con due punti ([i:] ecc.). Le vocali
brevi sono in genere più aperte (basse) delle rispettive vocali
lunghe (e, inoltre, più centrali). Per i e u, la differenza di pronuncia
è leggera:
Miete [i:] Mitte [ɪ]
Ruhm [u:] Rum [ʊ]

Di poco conto anche la differenza per la a, dove la breve è


leggermente più centrale della lunga (ma ha pressappoco lo stesso
grado di apertura):

Saat [ɑ:] satt [a]

Netta è invece la differenza di pronuncia per e ed o:

Beet [e:] Bett [ɛ]


Robe [o:] Robbe [ɔ]

Queste due vocali rappresentano un notevole problema per i


discenti italiani. La e lunga è chiusa, la e breve invece aperta. La o
lunga è chiusa, la o breve invece aperta.
Una o lunga aperta non esiste come suono in tedesco; esiste
invece una e lunga aperta (che però graficamente viene segnata
come a). Vediamo a tal proposito le seguenti due coppie di esempi:

nehme [e:] nähme [e:]


beten [e:] bäten [e:]

2) Mentre in italiano sono arrotondate solo le vocali posteriori, in


tedesco troviamo pure vocali anteriori arrotondate:

Mühle [y:] Müller [Y]


Höhle [ø:] Hölle [œ]

Anche per queste due vocali arrotondate la breve risulta più aperta
(e leggermente più centrale) rispetto alla lunga. La prima vocale è
sempre segnata graficamente mediante una ü, la seconda mediante
una ö.
3) In tedesco esistono poi due vocali centrali, entrambe brevi,
che non hanno riscontro in italiano:

Sache, Reise, Liebe [ɘ]


Tor, Uhr, ihr; Mutter, Finger, Lehrer [ɐ]

La prima vocale [ɘ], detta anche schwa o vocale indistinta, è -


riferita al parametro dell’altezza - una vocale media e viene segnata
graficamente come una e. Compare in sillaba non accentata: in
sillaba iniziale di parola (Beratung, Gebäude), centrale (Liebelei,
Geschiedene) o finale (Tasche, Bitte). La sua pronuncia assomiglia
alla e finale in napoletano (cane, notte ecc.).
La seconda vocale centrale [ɐ] è una vocale più bassa, con una
pronuncia molto vicina a una [a] prodotta con poco sforzo
articolatorio. La vocale viene segnata graficamente con -r in quanto
deriva dalla vocalizzazione di una [ʀ] consonantica (come
dimostrano coppie del tipo Tore [to:ʀɘ] / Tor [to:ɐ]). La vocale
compare in fine sillaba dopo vocale. Quando la vocale precedente è
schwa quest’ultimo cade, e [ɐ] si trova a essere segnato dalla
sequenza grafica -er.

??? Per quale motivo [ɛ:] viene segnato graficamente come ä, [y:] come ü e, infine, [ø:]
come öl

In tedesco, per quanto riguarda il lessico autoctono, abbiamo tre


dittonghi discendenti: [ai] (Mai), [aʊ] (Baum), [ɔɪ] (neu). Dittonghi
ascendenti si trovano solo in parole di origine straniera (Region,
sozial, Duell).

1.2.3. Cenni di pratica articolatoria

Per una corretta pronuncia delle vocali brevi, bisogna aver ben
presente la posizione delle singole vocali nel trapezio vocalico: per
es. [ɪ] è una vocale intermedia tra le vocali italiane [i] ed [e], [u] una
vocale intermedia tra [u] e [ʊ]. Bisogna cercare di passare
lentamente da un suono all’altro, eventualmente controllando i
movimenti della lingua con uno specchio.
Lo specchio diventa poi fondamentale per verificare il
movimento delle labbra quando si vogliono pronunciare le vocali
anteriori arrotondate (che non esistono in italiano). Per
pronunciare correttamente [y:], bisogna articolare la vocale [i:]
dell’italiano e poi, senza arretrare la lingua, arrotondare le labbra
come per una u. Per pronunciare correttamente [ø:], va articolata la
vocale [e:] dell’italiano e poi, senza arretrare la lingua, vanno
arrotondate le labbra come per una o.
1.3. Le consonanti in italiano e in tedesco

1.3.1. Le consonanti italiane

Le consonanti italiane si possono classificare secondo tre criteri: 1)


il modo di articolazione (il tipo di ostruzione che si crea nel canale
fonatorio); 2) il luogo di articolazione (il punto in cui si crea
l’ostruzione); 3) la presenza o meno di sonorità (l’eventuale apporto
delle corde vocali). Secondo il modo di articolazione, si lasciano
individuare le seguenti categorie di suoni:
- i suoni occlusivi: gli organi fonatori costituiscono
un’ostruzione totale del canale fonatorio. Il flusso d’aria viene
bloccato completamente, per poi essere liberato dopo brevissimo
tempo. Il suono è causato da questa piccola “esplosione”. Le
occlusive in italiano sono (arretrando di volta in volta il punto di
articolazione): le labiali sorda [p] in panca e sonora [b] in banca; le
dentali sorda [t] in tare e sonora [d] in dare; le velari sorda [k] in cara
e sonora [g] in gara.
- i suoni fricativi: gli organi fonatori si avvicinano, lasciando
all’aria un passaggio strettissimo. Il suono è causato da tale
frizione. Le fricative in italiano sono (arretrando di volta in volta il
punto di articolazione): le labio-dentali sorda [f] in fino e sonora [v]
in vino; le dentali sorda [s] in cassa e sonora [z] in casa; le
alveopalatali sorda [ʃ] in scena e sonora [ʒ] in garage.
- i suoni affricati: gli organi fonatori costituiscono
un’occlusione totale; il rilascio però non è istantaneo bensì
graduale. Le affricate hanno pertanto due momenti articolatoli: un
momento occlusivo e un momento fricativo. Il punto di
articolazione rimane lo stesso, la presenza/assenza di sonorità
rimane invariata. Le affricate in italiano sono: le dentali sorda [ts]
in strazio e sonora [dz] in zero; le alveopalatali sorda [tʃ] in Cina e
sonora [dʒ] in Gina.
- i suoni nasali: il velo è abbassato in modo da permettere
all’aria di passare per la cavità nasale, mentre quella orale risulta
totalmente bloccata. Le nasali in italiano sono: la labiale [m] in
mare, la labiodentale [ɱ] in invidia, la alveolare [n] in insidia, la
palatale [ɲ] in stagno, la velare [ŋ] in anche.

??? Perché la nasale in insidia è più arretrata rispetto a quella in invidia?

- i suoni laterali: la lingua costituisce un’ostruzione al centro della


cavità orale, il flusso d’aria passa ai lati. Le laterali in italiano sono:
la alveodentale [1] in li, la palatale [ʎ] in gli.
- i suoni vibranti: un organo fonatorio mobile (quale la lingua o
l’uvula) vibra, formando così a intermittenza una leggera
occlusione. In italiano standard vi è una sola vibrante, prodotta con
la lingua: la alveolare [r] in ramo.
Il seguente schema riassume i principali suoni consonantici
dell’italiano:

luogo di
articolazione
modo di
labiali dentali alveopalatali palatali velari
articolazione
occlusive pb td kg
fricative fv s z ʃ ʒ
affricate ts dz tʃ dʒ tʃ dʒ
nasali m ɱ n ɲ ŋ
laterali l ʎ
vibranti r

Fig. 1.5. Consonanti italiane

1.3.2. Le consonanti tedesche

Vediamo ora le principali classi di suoni in tedesco, confrontandoli


con l’italiano:
- i suoni occlusivi: le labiali [p] in Pein e [b] in Bein; le dentali [t]
in Teer e [d] in der; le velari [k] in Chor e [g] in gor. In numerosi
contesti la pronuncia delle occlusive sorde è - a differenza
dell’italiano - aspirata. In più, esiste in tedesco un’occlusiva
glottidale (detta anche “colpo di glottide”) che ha perlopiù valore di
demarcazione segnando il confine di una sillaba o di un elemento
morfologico: [ʔ] come consonante iniziale di Apfel o Eisen.
L’occlusiva glottidale si articola chiudendo completamente le corde
vocali (e non semplicemente accostandole come nei suoni sonori).
Tolta l’occlusione, l’aria esce bruscamente. L’occlusiva compare in
genere prima di una sillaba che inizia con un suono vocalico
accentato.
- i suoni fricativi: le labio-dentali [f] in fein e [v] in Wein; le
dentali [s] reißen e [z] in reisen; le alveopalatali [ʃ] in Schule e [ʒ] in
Genie. In più esistono alcune fricative che non hanno
corrispondenza in italiano: la fricativa palatale [ç] in ich; la fricativa
velare [x] in Dach; la fricativa uvulare [ʁ] che compare spesso in
alternativa alla r vocalica [ɐ] (in parole come dort o Form); la
fricativa laringale [h] in haben. i suoni affricati: la labiale [pf] in
Pfahl (che non si trova in italiano), la dentale [ts] in Zahl,
l’alveopalatale sorda [tʃ] in deutsch e sonora [dʒ] in prestiti come Job.
Non ha invece corrispondenza in tedesco l’affricata italiana dentale
sonora [dz].
- i suoni nasali: la labiale [m] in Meer, la alveolare [n] in Natur, la
velare [ŋ] in Klang.
- i suoni laterali: il tedesco conosce un’unica laterale: la
alveolare [1] in Liebe.
- i suoni vibranti: la vibrante tedesca, a differenza dell’italiano, è
in genere articolata mediante il movimento dell’uvula: l’uvulare [R]
in Reise. In alcune varietà regionali del tedesco esiste però anche la
vibrante alveolare [r].
Il seguente schema riassuntivo classifica le consonanti tedesche
secondo luogo e modo di articolazione:
luogo di
articolazione
modo di uvulari
labiali dentali alveopalatali palatali velari
articolazione glottidali
occlusive pb td k g ʔ
fricative fv s z ʃ ʒ ç X ʁ h
affricate pf ts tʃ (dʒ) tʃ (dʒ)
nasali m n ŋ
laterali 1
vibranti (r) R

Fig. 1.6. Consonanti tedesche

1.4. I fonemi in tedesco

1.4.1. Due discipline vicine: fonetica e fonologia

La fonetica è la disciplina che si occupa dei processi di articolazione


e percezione dei suoni linguistici. L’impressione acustica che i
parlanti hanno dei suoni dipende - oltre che dai processi psicofisici
legati all’apparato percettivo dell’uomo - in larga misura proprio
dalle caratteristiche acustiche dei suoni stessi. La fonetica acustica,
di cui non abbiamo parlato, analizza le proprietà fisiche dei suoni e
le evidenzia attraverso i cosiddetti spettrogrammi:
- la frequenza: consiste nel numero di vibrazioni delle onde
sonore in un determinato lasso di tempo, misurato in cicli per
secondo (hertz). La frequenza determina la tonalità del suono: con
l’aumento della frequenza ne aumenta l’altezza.
- l‘intensità: si riferisce all’ampiezza dell’onda sonora e viene
misurata in decibel. L’ampiezza è proporzionale al volume
percepito del suono.
- la durata: si misura in centesimi di secondo. In tal modo si può
ad esempio quantificare la differenza tra vocali “lunghe” e “brevi”.
La fonetica tratta quindi gli aspetti fisiologici e fisici dei suoni.
La fonologia, invece, si occupa dei rapporti tra suoni all’interno di
un determinato sistema linguistico: studia la funzione e
l’organizzazione di suoni nella loro qualità di elementi linguistici.

1.4.2. La definizione di “fonema”

I suoni che all’interno di un sistema linguistico hanno una


funzione distintiva sono detti fonemi. I fonemi, pur mancando essi
stessi di qualsiasi significato, servono a distinguere i significati: i
fonemi segnalano differenze semantiche tra parole. Tale funzione
distintiva diventa evidente quando abbiamo una cosiddetta coppia
minima (due parole che si differenziano per un solo suono, ma per
il resto sono perfettamente uguali). Alcuni esempi italiani di coppie
minime:

- santo / canto: si differenziano per il primo suono: /s/ opposto a /k/


- santo / sunto: si differenziano per il secondo suono: /a/ opposto a /u/
- santo / sarto: si differenziano per il terzo suono: /n/ opposto a /r/
- santo / santi: si differenziano per l’ultimo suono: /o/ opposto a /i/

Non solo due ma anche più parole possono essere distinte tramite
la variazione di un singolo suono:
- santo / santi / santa / sante: si differenziano per l’ultimo suono:
/o/, /i/, /a/, /e/

Per individuare i fonemi di una lingua, bisogna sostituire i suoni


di determinate parole di quella lingua: se il risultato è un’altra
parola, allora il suono sostituito costituisce un fonema (ad es.
cane/pane); se il risultato è invece la “stessa parola”, allora il suono
sostituito non costituirà un fonema (ad es. [ra:mo] e [Ra:mo], con
sostituzione della vibrante, che dà sempre la parola ramo). Si
ricorda che in linguistica è convenzione segnare i fonemi tra due
barre oblique (es. /b/), distinguendoli dai corrispettivi foni ([b]).

1.4.3. Gli allofoni

Gli allofoni sono varianti dello stesso fonema. Si possono


distinguere vari tipi di allofoni:
- gli allofoni liberi: risultano sostituibili senza restrizioni in una
determinata posizione. Così ad es., in tedesco, le occlusive sorde in
finale di parola possono essere pronunciate aspirate o non aspirate;
pertanto, la /p/ in Stopp può essere realizzata come [ph] o come [p].
- gli allofoni regionali: sono realizzazioni alternative di uno
stesso fonema che hanno una precisa distribuzione geografica. Il
fonema tedesco /r/, ad es., viene realizzato generalmente come
vibrante uvulare [R], in alcune zone però (Baviera e Meclemburgo)
come vibrante alveolare [r].
- gli allofoni condizionati: dipendono dalla posizione del
fonema nella parola. I fonemi tendono infatti ad avere realizzazioni
diverse a seconda del condizionamento subito ad opera dei suoni
“vicini” nella catena parlata. Così ad es. /n/ può essere realizzato
come labiodentale [ɱ] in fünf poiché precede la labiodentale [f],
come alveolare [n] in finden poiché precede la dentale [d], come
velare [ŋ] in Ungar poiché precede la velare [g]. Il parlante ha
soggettivamente la “certezza” di pronunciare in tutti questi casi lo
stesso suono, ma obiettivamente non è così. - gli allofoni
complementari: sono un caso particolare di allofoni condizionati.
All’interno di un morfema (unità costitutiva della parola dotata di
significato) o all’interno di una sillaba, le varianti presentano una
distribuzione mutualmente esclusiva. Tale distribuzione è detta
complementare. Prendiamo come esempio le occlusive sorde del
tedesco: esse sono sempre aspirate all’inizio di morfema (per es. /k/
in kahl è [kh]), sempre non aspirate dopo consonante (/k/ in Skala è
[k]). Un altro esempio di distribuzione complementare è costituito
dalle occlusive sonore in tedesco: esse sono ad es. sonore all’inizio
della sillaba, sorde invece in fine sillaba. Vediamo il seguente
prospetto:

fonema allofono inizio sillaba allofono fine sillaba


/b/ [b] (Bein; Lo-bes, Lie-be) [p] (Lob, Lieb-ling)
/d/ [d] (Dame; Län-der, Kin-der) [t] (Land, Kind-heit)
/g/ [g] (Gabel; Ta-ge, stei-gen) [k] (Tag, Steig-flug)

1.4.4. I tratti fonologici

I fonemi sono le unità minime nella catena parlata. Essi risultano


però, a un livello astratto, ulteriormente scomponibili in quanto
ogni fonema è caratterizzato da un insieme di proprietà dette tratti
(fonologici). Così ad es., in base al trapezio vocalico, possiamo dire
che /i/ è una vocale alta anteriore, /a/ una vocale bassa centrale
ecc.
I tratti sono caratteristiche distintive in quanto permettono di
differenziare un fonema dall’altro. Per individuare i tratti distintivi
bisogna pertanto cercare coppie (minime) di fonemi:
contrapponendo due fonemi dello stesso gruppo di suoni (“classe
naturale”) ci si interroga sulla caratteristica che li distingue uno
dall’altro. Prendiamo ad es. le vocali anteriori /i/ ed /ɛ/: la prima è
più alta della seconda. Possiamo quindi definire la prima come
[+alta], la seconda come [-alta]. I tratti sono per definizione binari,
vale a dire ammettono solamente due valori (“più” e “meno”).
Si assume che esista un ristretto inventario di tratti universali
adatto a classificare i fonemi di tutte le lingue del mondo. Quali
sono questi tratti e come si fa a individuarli? Si parte, come già
detto, da coppie minime per allargare via via il numero dei fonemi
da prendere in considerazione.
Vediamo ancora come esempio le vocali anteriori. Andando
oltre la coppia minima /i/-/ɛ/, rivolgiamo la nostra attenzione
all’italiano e includiamo anche il terzo grado di altezza: /i/, /e/, /ɛ/.
Come possiamo classificare queste tre vocali a seconda della loro
altezza con l’ausilio di tratti binari che permettono solo due valori?
Dobbiamo assumere due tratti fonologici, [±alto] e [±basso]:
[+alto]: la lingua si alza rispetto alla posizione di riposo; [-alto]: la
lingua non si alza rispetto alla posizione di riposo.
[+basso]: la lingua si abbassa rispetto alla posizione di riposo; [-
basso]: la lingua non si abbassa rispetto alla posizione di riposo.

/i/ [+alto] [-basso]


/e/ [-alto] [-basso]
/ɛ/ [-alto] [+basso]

La combinazione di tratti per /e/, [-alto, -basso], significa che la


lingua non si alza e non si abbassa, vale a dire permane nella
posizione di riposo.
Per distinguere tra di loro le vocali anteriori tedesche, non
bastano più i tratti [±alto] e [±basso]. Bisogna infatti tener conto
delle due vocali arrotondate /y/ e /ø/. Dobbiamo pertanto
assumere un terzo tratto [±arrotondato]:

[+arrotondato]: labbra protese in


avanti; [-arrotondato]: labbra non
protese in avanti
alto basso arrotondato
/i/ + - -
/y/ + - +
/e/ - - -
/ɛ/ - + -
/ø/ - + +
Fig. 1.7. Tratti fonologici (vocali
anteriori tedesche)
Vediamo quindi che ogni fonema può essere descritto come un
fascio di tratti che sarà sempre più ampio in relazione al numero
crescente dei fonemi considerati nella contrapposizione. Volendo
includere nel prospetto anche le vocali centrali e posteriori, va
tenuto conto di un ulteriore tratto:

[+posteriore]: la lingua si ritrae rispetto alla posizione di riposo; [-posteriore]: la


lingua non si ritrae rispetto alla posizione di riposo.

Per quanto riguarda la lunghezza vocalica, in tedesco le lunghe e le


brevi si distinguono per una differente energia articolatoria (le
lunghe sono tese, le brevi no):

[+teso]: particolare tensione muscolare durante l’articolazione del suono; [-teso]:


assenza di particolare tensione muscolare durante l’articolazione del suono.

Allargando l’analisi all’intero sistema fonologico di una lingua,


avremo l’elenco massimale dei tratti fonologici. Per il tedesco, oltre
a quelli già considerati per le vocali, risultano rilevanti i tratti
relativi alle consonanti. Accanto al tratto generale [±consonantico]
- che serve a contraddistinguere appunto l’intera classe - abbiamo i
seguenti tratti:
[+nasale]: l’abbassamento del velo consente il flusso dell’aria attraverso la cavità
nasale; [-nasale]: l’innalzamento del velo non consente il flusso dell’aria attraverso la
cavità nasale.
[+sonoro]: vibrazione delle corde vocali; [-sonoro]: nessuna vibrazione delle corde
vocali.
[+continuo]: il flusso d’aria attraverso la cavità orale è ininterrotto durante
l’articolazione del suono (ad es. le fricative); [-continuo]: il flusso d’aria attraverso la
cavità orale è interrotto durante l’articolazione del suono (ad es. le occlusive).
[+sonorante]: l’apertura dell’apparato articolatorio è tale da permettere un flusso
d’aria abbastanza libero con conseguente risonanza del suono (come nel caso delle
liquide /l/ e /r/ nonché delle nasali); [-sonorante]: l’apertura dell’apparato
articolatorio non è tale da permettere un flusso abbastanza libero (come nel caso
delle occlusive e fricative, dette perciò anche “ostruenti”). [+coronale]: la punta della
lingua si alza rispetto alla posizione di riposo (nel caso delle dentali e alveopalatali);
[-coronale]: la punta della lingua non si alza rispetto alla posizione di riposo’(tutte le
altre consonanti). [+laterale]: il flusso d’aria è limitato ai lati della cavità orale (/l/); [-
laterale]: il flusso d’aria non è limitato ai lati della cavita”orale (tutte le altre
consonanti).

Questi tratti si basano tutti sulle caratteristiche articolatorie dei


relativi suoni (punti e modi di articolazione). Essi ci consentono di
classificare i segmenti consonantici tedeschi. La seguente tabella
riassume i fasci di tratti per ogni segmento:
segmenti (ordinati secondo il luogo di articolazione)

tratto Pbf Vmt ds z nl r ʃ ç kgŋ R


consonantico + + + + + + + + + + + + + + + + + + +
sonorante - - - - + - - - - +++- - - - - ++
continuo - - ++ - - - ++- ++++- - +- +
coronale - - - - - ++++++++- - - - - -
alto - - - - - - - - - - - - ++++++-
posteriore - - - - - - - - - - - - - - +++++
nasale - - - - + - - - - +- - - - - - +-
laterale - - - - - - - - - - +- - - - - - - -
sonoro - +- + + - +- ++++- - - +- ++

Fig. 1.8. Tratti fonologici (consonanti tedesche)


Da questa tabella emerge come i tradizionali luoghi di
articolazione siano stati “tradotti” in combinazioni di tratti binari:
labiale come [-coronale, -posteriore]; dentale come [+coronale, -
alto]; alveopalatale come [+coronale, +alto], palatale come [-
coronale, +alto, -posteriore], velare come [+alto, +posteriore],
uvulare come [-alto, +posteriore].
La tabella ci mostra inoltre come tutte le consonanti con il
tratto [+posteriore] abbiano nel contempo la caratteristica [-
coronale]. Coincidenze di tal genere vengono chiamate
“ridondanze”, uno dei due tratti è detto “ridondante” (cioè
superfluo per una univoca caratterizzazione). Va annotato, poi, che
le affricate non compaiono in questa tabella in quanto possono
essere descritte come sequenze di una occlusiva più una fricativa.
Mancano, infine, anche le due glottidali che in genere vengono
considerate una classe a parte.
1.5. Processi fonologici e regole fonologiche

1.5.1. I principali processi fonologici

Finora abbiamo considerato, in un’ottica “statica” che privilegia le


strutture della lingua, le caratteristiche fonologiche dei vari suoni e
i loro rapporti strutturali all’interno di un complesso sistema
fonematico (per es. quello delle consonanti tedesche). In un’ottica
“dinamica”, invece, ci possiamo occupare dei processi fonologici
che determinano la formazione di sequenze di fonemi all’interno
della catena parlata. I più importanti processi fonologici sono
generalmente i seguenti:
- elisione: caduta di un fonema;
- epentesi: inserimento di un “nuovo” fonema;
- assimilazione: adeguamento di un fonema rispetto a un altro
fonema vicino;
- dissimilazione: differenziazione di un fonema rispetto a un
altro fonema vicino;
- metatesi: inversione di due fonemi contigui.
I processi fonologici possono essere diacronici (da una fase
storica all’altra, come ad es. la prima o la seconda mutazione
consonantica) come anche sincronici (di uno stesso momento
storico). In questa sede ci interessa soltanto il secondo tipo di
processo. Nel tedesco odierno, hanno rilevanza soprattutto i
processi di elisione, epentesi e assimilazione.
L‘elisione, la caduta di un segmento, è in tedesco un processo
facoltativo che riguarda la lingua colloquiale (la cosiddetta
Umgangssprache) e si verifica soprattutto nella parlata veloce. Di
frequente, la vocale indistinta (lo schwa) cade prima di una
sonorante (soprattutto nasale, ma anche laterale). Qui di seguito
contrapponiamo la pronuncia “accurata” (come la possiamo
trovare nei radiogiornali o telegiornali) e la pronuncia “trascurata”
tipica delle normali conversazioni quotidiane:
leben [le:bɘn] [le:bn]
beten [be:tɘn] [be:tn]
lachen [laxɘn] [laxn]
Atem [ɑ:tɘm] [ɑ:tm]
Kessel [kɛsɘl] [kɛsl]

Come mostra la serie degli infiniti verbali citati, l’elisione dello


schwa avviene indipendentemente dalla qualità della consonante
precedente (una labiale in leben, una dentale in beten, una velare in
lachen). Va considerato, inoltre, che l’elisione dello schwa comporta
spesso altri mutamenti (ad es. varie forme di assimilazione), in
parte dovuti alla riduzione del numero delle sillabe all’interno della
parola in questione.
Altri processi di elisione facoltativa riguardano segmenti
consonantici. Nella lingua colloquiale della Germania centro-
settentrionale è diffusa la caduta di /t/ finale in parole come nicht o
vielleicht nonché la caduta dell’occlusiva all’interno di una
affricata: /pf/ diventa [f] (Pferd si pronuncia come fährt), /ts/
diventa [s] (ganz si pronuncia come Gans).
L’epentesi, l’inserimento di un segmento, risulta in tedesco
meno diffuso rispetto all’elisione. Un esempio è dato dall’aggiunta,
nel parlato colloquiale, di un’occlusiva sorda tra nasale e dentale:
kommt [kɔmt] [kɔmpt]
singt [zɪŋt] [zɪŋkt]

La parola singt viene pertanto pronunciata come sinkt.


L’assimilazione comporta un mutamento nei tratti di un
determinato segmento e, in genere, porta a una semplificazione
della pronuncia dell’intera sequenza. L’assimilazione può essere
totale (sostituzione di un segmento con un altro): è il caso della
nasale /n/ in parole come einmal, pronunciata [aɪmma:l]. Il più
delle volte, però, siamo in presenza di un’assimilazione parziale (un
adeguamento non di tutte, ma soltanto di una parte delle
caratteristiche del segmento in questione).
L’assimilazione può avvenire in due direzioni contrapposte:
l’assimilazione progressiva comporta il mutamento di un
segmento successivo al suono che determina il processo,
l’assimilazione regressiva comporta invece il mutamento di un
segmento precedente al suono che determina il processo. Facciamo
qualche esempio. In tedesco esiste l’assimilazione nasale sia
progressiva che regressiva. Nell’assimilazione progressiva, /n/
viene adeguato al luogo d’articolazione dell’ostruente precedente
(sonora e sorda). Ciò si veri-
fica nel tedesco colloquiale, dove per precedente caduta dello
schwa viene a crearsi un contatto diretto tra due segmenti
consonantici:

heben [he:bm]
hupen [hu:pm]
reden [ʀe:dn]
beten [be:tn]
legen [le:gŋ]
Laken [lɑ:kŋ)]

La nasale alveolare /n/ diventa labiale dopo le labiali /b/ e /p/, resta
ovviamente alveolare dopo le dentali /b/ e /t/, diventa velare dopo
le velari /g/ e /k/.
Nel caso dell’assimilazione regressiva, /n/ diventa velare in
adeguamento a una successiva occlusiva velare:

Bank [baŋk]
Tank [taŋk]

Può esservi incertezza riguardo alla possibile direzione


dell’assimilazione quando ad esempio la nasale si trova tra due
consonanti: nel caso di Lebens [le:bms], /n/ si adegua alla labiale
precedente (e non alla dentale seguente); nel caso di lockend [lɔknt],
/n/ si adegua alla dentale seguente (e non alla velare precedente).
Numerose forme di assimilazione riguardano, in tedesco, non il
luogo di articolazione ma la caratteristica della sonorità. Infatti,
un’ostruente sonora diventa sorda davanti a un’ostruente sorda.
Nei seguenti esempi /b/ e /d/ si desonorizzano entrando in
contatto diretto con /s/:

bleibst [blaɪpst]
bliebest [bli:bɘst] [bli:pst]
Waldes [valdɘs] [valts]

Per bliebest e Waldes, l’assimilazione avviene ovviamente solo dopo


l’eventuale caduta dello schwa.

??? La parola haben [hɑ:bɘn] viene spesso pronunciata come [hɑ:m]. Sono rilevanti,
nell’ordine, un processo di elisione, uno di assimilazione, uno di elisione. Quali sono
nello specifico tali processi?

1.5.2. Le regole fonologiche

Le regole fonologiche descrivono il passaggio dal livello di


rappresentazione fonologica al livello di rappresentazione fonetica,
sistematizzando i
processi che governano le realizzazioni fonetiche dei vari
fonemi a seconda del contesto all’interno della catena parlata. La
notazione di una regola fonologica ha la seguente forma generale:
A → B / X _ Y
La prima parte della regola indica il processo fonologico vero e
proprio (il segmento A viene sostituito dal segmento B), la seconda
parte indica il contesto in cui ciò avviene (la posizione del
segmento tra X e Y). X e Y si riferiscono in genere a segmenti (o tipi
di segmento). Prendiamo, come esempio la già ricordata
desonorizzazione di un’ostruente sonora davanti a ostruente sorda:
ich lebe [b] du lebst [p] er lebt [p]
ich lade [d] du lädst [t] er lädt [t]
ich fege [g] du fegst [k] er fegt [k]
ich kurve [v] du kurvst [f] er kurvt [f]
ich reise [z] du reist [s] er reist [s]

Possiamo formalizzare questa regola inserendo nello schema


generale i segmenti in questione:
[b, d, g, v, z] → [p, t, k, f, s] / _ [p, t, k, f, s]
Una soluzione più economica di un semplice elenco consiste
nella notazione in tratti fonologici in quanto essi caratterizzano
l’intero gruppo di segmenti in questione. Nel nostro caso, [b, d, g, v,
z] sono accomunati dal fatto di essere tutti [+consonantico, -
sonorante, +sonoro]. Avremo pertanto la seguente formulazione
della regola:

[+consonantico] [+consonantico]
[-sonorante] → [-sonoro] /_ [-sonorante]
[+sonoro] [-sonoro]

Del tipo di segmento A vengono riportati tutti i tratti


caratterizzanti la classe naturale (le ostruenti), del tipo di segmento
B soltanto i tratti modificati ([+consonantico] e [-sonorante] non
compaiono perché rimasti invariati). Per quanto riguarda il
contesto, viene indicato solo il successivo segmento Y (dato che il
precedente X è irrilevante per la regola in questione).
Le specificazioni del contesto X e Y possono essere anche zero: se
X è zero, allora il segmento che cambia si trova all’inizio del
contesto rilevante (ad es. della sillaba o della parola); se Y è zero,
allora il segmento che cambia si trova alla fine del contesto
rilevante. Ciò accade nella cosiddetta Auslautverhärtung, processo
in cui un’ostruente sonora diventa sorda in fine sillaba.
Confrontiamo ad esempio le seguenti forme di sostantivo plurale
con i rispettivi singolari:

[x] (velare) [ç] (palatale)
acht [a] ich [ɪ]
Bucht [ʊ] psychologisch [y:]
hoch [o:] echt [Ɛ]
Hochzeit [ɔ] höchst [ø:]

Il segmento [ç] può comparire inoltre dopo consonante (per la


precisione, dopo /n/, /r/ e /l/), [x] invece no: nelle parole manch,
durch e solch la fricativa viene sempre pronunciata [ç], mai [x]. Il
segmento [ç], infine, può a differenza di [x] trovarsi anche in
posizione iniziale assoluta. Ciò accade in parole di origine straniera.
La vocale seguente risulta ininfluente sulla qualità della fricativa:
China, Chemie e Charisma vengono sempre pronunciate con la
palatale [ç].
Si nota pertanto che [ç] e [x] compaiono sempre in contesti
mutualmente esclusivi. Essi hanno una distribuzione
complementare per cui possono essere considerati allofoni di uno
stesso fonema. Se partiamo da /ç/ come fonema base, possiamo
descrivere la sua velarizzazione dopo vocale centrale e posteriore
mediante la seguente regola:

die Diebe [b] der Dieb [p]


die Länder [d] das Land [t]
die Berge [g] der Berg [k]
die Archive [v] das Archiv [f]
die Kreise [z] der Kreis [s]

Possiamo riassumere i due tipi di desonorizzazione - davanti a


ostruente sorda e in fine di sillaba - in un’unica regola (dove il
simbolo # indica il confine di sillaba):
[+consonantico] [+consonantico]
[-sonorante] → [-sonoro]/_ [-sonorante]
[+sonoro] [-sonoro]

Un caso interessante, poi, è costituito dalla distribuzione di due


fricative, entrambe segnate graficamente da ch: la palatale [5] e la
velare [x]. Vediamo i vari contesti in cui compaiono questi due
segmenti. In una prima serie di esempi, [5] si trova dopo vocale
anteriore, [x] dopo vocale centrale e posteriore:

[-sonorante]
[+continuo] [-consonantico]
[-coronale] → [+posteriore] / [-anteriore]
[-posteriore]
[-sonoro]

1.6. La struttura della sillaba

1.6.1. Struttura generale

La sillaba è una sequenza di suoni che costituiscono un’unità di


pronuncia. Tale unità risulta ben presente al parlante nativo, il
quale intuitivamente non trova alcuna difficoltà a suddividere una
parola in sillabe: così ad esempio la scansione della parola italiana
va-lo-re o di quella tedesca Be-ra-tung risulta spontanea. Va tenuto
conto del fatto che la sillabazione orale si fonda su regole insite
nella lingua stessa, mentre la sillabazione scritta segue regole
convenzionali stabilite di volta in volta dai grammatici (per es. la
parola tedesca Weste è sillabata nello scritto We-ste secondo la
“vecchia” o Wes-te secondo la “nuova” ortografia).
Ogni sillaba ha un nucleo caratterizzato da un massimo di
sonorità: in genere si tratta di una vocale, in alcuni casi anche di
una sonorante (come ad es. /m/ in A-tem o /l/ in Ke-ssel). Una
sillaba può essere costituita dal solo nucleo (segnato V), ma il più
delle volte essa contiene anche altri elementi, consonantici o
semivocalici (segnati C). I segmenti prima del nucleo sillabico sono
detti “incipit”, quelli successivi “coda” (nucleo e coda costituiscono
assieme la “rima”). Sono possibili varie strutture, di cui riportiamo
soltanto alcuni esempi per il tedesco (le sillabe che finiscono in
vocale sono dette “aperte”, quelle che finiscono in consonante sono
dette “chiuse”):

V A-tem
CV ma-chen
VC Po-et
CVC tot
VCC End-zeit
CVCC Baum
CCCV Stra-ße

È da rilevare il fatto che le consonanti non possono comparire nella


sillaba in un ordine qualsiasi, ma sono organizzate secondo una
gerarchia di forza basata sul criterio della sonorità: nell’incipit si ha
un progressivo aumento di sonorità, nella coda una progressiva
diminuzione. Esiste una scala di sonorità universale che non
considera singoli suoni, bensì classi di suoni:

Fig. 1.9. Scala di sonorità

1.6.2. Possibilità combinatorie tra segmenti


Ogni lingua ha regole, in parte anche molto complesse, riguardo
alle possibili combinazioni tra i concreti suoni di queste varie
classi. In tedesco, ad esempio, l’incipit è costituito da massimo tre
consonanti. Nel caso di tre consonanti, la prima deve essere una
fricativa coronale sorda ([J] come in Sprung o [s] come in Skrupel), la
seconda un’occlusiva sorda ([p] come in Sprache, [t] come in Strand,
[k] come in Skla-ve), la terza una liquida ([R] come in Sprung, [l] come
in Spli-tter).
Particolarmente ricche sono le possibilità combinatorie nel caso
di due consonanti. Facciamo solamente alcuni esempi (non
considerando prestiti da lingue straniere): le dentali [t] e [d] nonché
la labiale [v] possono essere combinate unicamente con [R] (Traum,
Dra-ma; Wrack); le labiali [p], [b], [f] solo con [R] e [l] (Pro-be, plump;
Brief, blei-ben; frisch, flie-gen); le velari [k] e [g] con [R], [1], [n] (krank,
klein, Knall; Grab, Glut, Gna-de) e [k] anche con [v] (Qual
pronunciato [kva:l]); l’alveopalatale [J] con [R], [1], [n], [m], fv] e [t]
(Schrank, Schlaf, Schna-bel, Schmutz, Schwes-ter, Stadt). Due
tendenze risultano evidenti: in primo luogo, suoni simili
(appartenenti a una stessa classe) mostrano possibilità
combinatorie simili o addirittura uguali; in secondo luogo, la prima
posizione è sempre data da un’ostruente, la seconda da una
sonorante (con l’unica eccezione di [v], possibile in entrambe le
posizioni).
Se la sillaba presenta un dittongo dobbiamo distinguere i
dittonghi ascendenti da quelli discendenti. Nei dittonghi
ascendenti, la semivocale fa parte dell’incipit in quanto precede la
vocale che costituisce il nucleo sillabico (Re-gion). Nei dittonghi
discendenti, invece, la semivocale fa parte della coda (Baum).
Anche la coda della sillaba è caratterizzata da molteplici regole
combinatorie. Innanzitutto, è interessante notare che numerose
combinazioni possibili nell’incipit si ripresentano, in ordine
inverso, anche nella coda. Così abbiamo ad es. le combinazioni [ʃm]
- [mʃ] (schmal - Ramsch), [kl] - [lk] (klar - Kalk), [fl] - [lf] (Floh - Wolf).
Due sono però le principali differenze rispetto all’incipit: a) è
possibile la combinazione di più sonoranti, con decrescente
sonorità (liquida + nasale: Farn, Arm; han-deln, Helm; liquida [ʀ] +
liquida [l]: Kerl); b) non vi sono ostruenti sonore (a causa della
Auslautverhärtung).
Va precisato, infine, che non tutte le sequenze fonologicamente
possibili risultano poi in parole realmente esistenti. Così ad es.
sono formate correttamente le sillabe [kalp], [kalt], [kalk], [kalf],
[kalm], [kaln], [kals], [kalʃ], [kalç] - ma solo le prime tre
corrispondono a parole reali (Kalb, kalt, Kalk).

1.7. Aspetti dell’ortografia tedesca

1.7.1. Il rapporto tra suono e grafema

Nel caso “ideale”, a ogni suono della lingua corrisponde un solo


grafema (in italiano ad es. l’occlusiva labiale sonora [b] viene
sempre segnata <b>) e a ogni grafema corrisponde un solo suono
(in italiano la lettera <b> segna unicamente [b]). Tale rapporto di
corrispondenza 1:1 tra suono e grafema è detto biunivoco.
Rispetto a questo principio di assoluta fedeltà fonetica si
riscontrano varie incongruenze nell’ortografia tedesca che possono
costituire una difficoltà per discenti stranieri. Vi sono casi in cui a
più suoni corrisponde un unico grafema (ad es. [b] e [p] segnati
entrambi con <b> come in Lobes e Lob) e casi in cui a più grafemi
corrisponde un unico suono (ad es. <s>, <ss> e <ß> segnano [s] in
las, lassen e ließ).
Vediamo più in dettaglio un esempio in cui uno stesso grafema -
<g> - rappresenta suoni diversi:
[g] geben, legen
[k] sagt, Weg
[ç] wenig, König
[ʒ] Genie, Garage
[dʒ] Gin, Giro
La <g> può segnare l’occlusiva velare sonora, l’occlusiva velare
sorda, la fricativa palatale sorda e, in parole di origine straniera,
anche la fricativa palatale sonora e l’affricata palatale sonora.
Frequente risulta anche il caso inverso in cui uno stesso suono è
rappresentato da più grafemi diversi. Prendiamo la fricativa
alveopalatale sorda [ʃ]:

sch Schule, scheinen


s Straße, Stimme; Sprung, Spannung
ch Charme
sh Shirt
sk Ski
sci Pastasciutta

La fricativa può essere segnata con una combinazione di tre lettere


<sch> oppure da una <s> semplice (prima di occlusiva sorda
dentale o labiale). In aggiunta, in parole di origine straniera, può
essere rappresentata da <ch> (parole dal francese), <sh>
(dall’inglese), <sk> (dal norvegese) e <sci> dall’italiano.
Un altro esempio di rappresentazione grafemica multipla è dato
dall’occlusiva velare sorda [k]:

k Kind. Dank
ck backen, lecker
g Tag, sagt
c Café, Computer
ch Charakter, Chor
q Qualität, Äquator
X Taxi, Sex

I grafemi <c>, <ch> e <q> si trovano di regola in parole di origine


straniera; il grafema <x> segna la sequenza di due suoni [ks].
L’ortografia tedesca non ha, inoltre, un modo univoco per
segnare la lunghezza vocalica. Sono attestati quattro procedimenti
principali per trascrivere una vocale lunga:
- vocale Benzin [i:], müde [y:], edel [e:], Mädchen [Ɛ:], hören
semplice: [ø:],Samen [a:], Mut [u:], tot [o:];
- vocale + ihm [i:], früh [y:], Ehre [e:], zäh [Ɛ:], stöhnen [ø:],
h: Sahne [ɑ:], Kuh [u:], Bohne [o:]
- vocale
Schnee [e:], Saal [ɑ:], Boot [o:];
doppia:
- vocale +
Miete [i:].
e:

Vediamo che i primi due procedimenti sono sistematici in quanto


attestati per tutte le vocali lunghe del tedesco. Il raddoppiamento
grafico si trova invece solo per tre vocali. L’aggiunta di <e> risulta
produttiva unicamente per /i/; per altre vocali è attestata solo in
maniera sporadica, principalmente per nomi di luogo (come ad es.
Soest [o:] o Raesfeld [ɑ:]). La funzione grafica primaria della <e> è
infatti quella di sostituire <ä>, <ü> ed <ö>: <ae> può segnare [e:],
<ue> [y:] ed <oe> [0:]. Va menzionata infine l’esistenza di un quinto
procedimento per segnare la lunghezza vocalica: l’aggiunta di una
vocale <i>, attestata solamente per alcuni nomi di luogo (ad es.
Troisdorf [o:]).
Pertanto uno stesso suono, vale a dire una determinata vocale
lunga, può essere rappresentato con tipi di grafie diversi: [e:] con
<e> in edel, con <eh> in Ehre e con <ee> in Schnee-, [i:] con <i> in
mir, <ih> in ihr, <ie> in Tier e addirittura <ie + h> in Vieh (vi è
quindi la possibilità di una combinazione di più procedimenti).
Anche la notazione delle vocali brevi si presenta poco
sistematica. La breve può essere segnata da una vocale semplice per
cui, graficamente, risulta impossibile distinguere la breve (Rast [a]
da rasten) e la lunga (rast [a:] da rasen). Spesso la breve viene invece
segnata tramite doppia consonante seguente:
lassen [a] lasen [ɑ:]
betten [ɛ] beten [e:j
offen [ɔ] Ofen [o:]
Komma [ɔ] Koma [o:]
Widder [ɪ] wider [i:]

Esempi del genere esistono con numerose consonanti doppie


(knabbern, Flagge, rennen, Klappe, Terror, Mitte, Skizze ecc.). Il
grafema <kk> per [k] è raro, limitato a poche parole di origine
straniera (ad es. Okkasion, okklusiv); diffusa invece la combinazione
<ck>, come mostrano i seguenti esempi: dick, Decke, Dackel, ducken,
Dock.
Passiamo, infine, alla grafia dei dittonghi tedeschi. Dei tre
principali dittonghi ([aʊ], [aɪ], [ɔɪ]), solo il primo presenta una grafia
unica: <au> (Baum, Auge, Sau ecc.). Il dittongo [aɪ] ha due grafie
distinte: talvolta <ai> (come in Mai, Laie, Kaiser), quasi sempre <ei>
(Bein, dein, fein, kein, mein, nein, Pein, rein, sein, Wein ecc.). A volte,
le due grafie servono a distinguere due omofoni (parole diverse con
la stessa pronuncia): Seite ‘lato’ e Saite ‘corda’, Weise ‘modo’ e Waise
‘orfano’. Anche il dittongo [ɔɪ] presenta due principali grafie,
entrambe diffuse: <eu> in parole come neu, deutsch, Freund, Kreuz o
Feuer; <äu> in forme come träumen, Gebäude, Käufer, Bräune,
häufig. Anche in questo caso si possono trovare coppie di omofoni
(ad es. l’infinito läuten ‘suonare’ e il dativo plurale Leuten ‘gente’).
Vi è inoltre una terza grafia, <oi>, presente solamente in alcune
parole di origine straniera (Konvoi, Koine).

1.7.2. I princìpi ortografici

Le apparenti incongruenze nella grafia tedesca sono, in realtà, il


risultato del conflitto tra princìpi ortografici diversi. Tali princìpi
ispirano non solo l’ortografia tedesca, ma in genere ogni ortografia.
Sono princìpi conflittuali, e ogni ortografia storica (per es. quella
tedesca contemporanea, quella italiana contemporanea ecc.) si
presenta come un compromesso tra vari princìpi. Vediamo i più
importanti:
1) Il principio fonetico impone di rispettare la pronuncia della
parola. Esiste un rapporto biunivoco tra suono e grafema (per es.
tra [l] e <l> in tedesco).
2) Il principio fonologico porta a rispettare l’unitarietà di un
fonema anche quando esso presenta allofoni diversi: così si scrive
<d> per [d] in Länder e per [t] in Land (in quanto si tratta in
entrambi i casi di realizzazioni del fonema /d/), <ch> per [ç] in dich
e per [x] in Dach, <r> per l’allofono uvulare [ʀ] e alveolare [r].
3) Il principio morfologico comporta il rispetto dell’identità di
una parola pur nelle sue varianti di pronuncia. Il mantenimento di
una stessa grafia (o di una grafia simile) facilita il riconoscimento
di una determinata forma come appartenente alla rosa delle
varianti di una stessa parola. Facciamo qualche esempio: il plurale
Länder è pronunciato con una e aperta [ɛ], che però viene trascritta
<ä> (e non <e>!) proprio per evidenziare il collegamento con la
forma singolare Land (con [a] trascritta <a>); il plurale Bäume è
pronunciato con il dittongo [ɔɪ], che viene trascritto <äu> (e non
<eu>!) per via del collegamento con la forma singolare Baum (con
[aʊ] trascritto <au>). Anche quando una determinata parola deriva
morfologicamente da un’altra parola, la grafia può sottolineare tale
parentela: ad es. la [ɛ] di ländlich trascritta con <ä> a causa di Land,
il dittongo [ɔɪ] di Häuschen segnato con <äu> a causa di Haus ecc. A
volte, vi è coincidenza con il principio fonologico: quando
scriviamo Tag [k] e Tage [g] con <g> o Leib [p] e Leiber [b] con <b>. Va
ricordato che in medio alto tedesco, il principio fonetico si rivelava
più forte rispetto a quello morfologico: così ad es. le forme singolari
tac e lîp erano scritte riflettendo l’esito della desonorizzazione in
fine sillaba (Auslautverhärtung).
4) Il principio storico-etimologico tiene in considerazione la
storia di una parola. Non dimentichiamo che solo all’inizio del
Novecento la Germania ha avuto una riforma ortografica che ha
tentato di unificare le varie grafie sino ad allora in uso. Se il suono
[ɑ:] viene scritto <a> in Tal, <ah> in Zahl e <aa> in Saal, ciò riflette
semplicemente il fatto che originariamente le parole venivano
scritte così e oggi si mantiene la grafia per un mero fatto di
tradizione. Un caso interessante è costituito dagli omofoni non
omografi, dove la diversità di grafia rispecchia la diversità di
etimologia (per es. Leere ‘vuoto’ e Lehre ‘insegnamento’, malen
‘dipingere’ e mahlen ‘macinare’ ecc.).
5) Il principio grammaticale evidenzia la struttura sintattico-
grammaticale di un testo. In tedesco, ad es., si usano le maiuscole
per indicare i sostantivi (Leben ‘vita’ rispetto a leben ‘vivere’).
6) Il principio estetico suggerisce di rispettare il “senso
estetico”, evitando grafie “brutte” o “confuse”. Facciamo un
esempio. Il raddoppiamento consonantico, usato per indicare la
brevità della vocale precedente (Robbe [ɔ] opposto a Robe [o:]) non si
applica se la consonante viene indicata da un gruppo di lettere:
abbiamo quindi lachen [a] e mai *lachchen, mischen [ɪ] e mai
*mischschen ecc. Si tratta di un principio altamente soggettivo
poiché il senso estetico cambia con notevole facilità. Prima vigeva
ad es. la consuetudine di evitare sequenze di tre consonanti uguali
(il composto di Bett e Tuch era scritto Bettuch ‘lenzuolo’, il composto
di See e Elefant era scritto Seelefant), ora non più (si scrive infatti
Betttuch e Seeelefant).

??? Ogni ortografia rappresenta un diverso compromesso tra vari princìpi. Secondo
voi, confrontando l’italiano, il tedesco e l’inglese, quali princìpi sono rispettivamente
dominanti?

1.7.3. L’ortografia tedesca e la riforma del 1996

Il tedesco è una lingua che si scrive da circa 1200 anni. Durante


tutto il Medioevo e anche gran parte dell’epoca moderna esistevano
consuetudini a livello locale ben radicate: la scrittura variava da
convento a convento, successivamente da cancelleria a cancelleria.
L’estrema frammentazione del territorio tedesco, diviso in
numerose entità statali autonome, ha continuato a costituire forti
barriere anche quando l’avvento della stampa ha portato a prime
forme di unificazione dell’ortografia. Non è esagerato affermare
che quasi ogni casa editrice seguiva regole proprie.
Con l’unificazione tedesca (1871) il quadro politico cambia
radicalmente. Su iniziativa del ministro prussiano della pubblica
istruzione, nel 1876 si ha una prima grande conferenza per
regolare l’ortografia. Pochi anni dopo (1880) esce il dizionario
ortografico di Konrad Duden, che trova subito una larga
accettazione. Nel 1901 ha luogo la seconda conferenza ortografica.
I risultati, che si basano sull’opera di Duden, vengono pubblicati
nel 1902 e accettati ufficialmente da Germania, Austria e Svizzera.
Da allora in poi, il dizionario ortografico ufficiale (il Duden) è
apparso in numerose edizioni, che via via hanno apportato
modifiche all’ortografia. Nel corso degli anni, gli esperti hanno
ripetutamente discusso su come semplificare l’ortografia (al centro
del dibattito è stata soprattutto la questione se abolire o meno le
maiuscole). Ma ogni tentativo di riforma radicale è fallito.
A partire dagli anni ottanta, su mandato dei ministri della
pubblica istruzione delle Regioni della Germania Federale, si sono
riuniti vari gruppi di lavoro. Le loro proposte sono state accettate
nel 1996 dai Paesi di lingua tedesca. Nel 1998 la nuova ortografia è
entrata nelle scuole, nel 1999 numerosi organi di stampa si sono
adeguati alle nuove convenzioni.
Si tratta di una riforma che oggettivamente apporta solo piccoli
cambiamenti all’ortografia tedesca, ma che ha suscitato accesi
dibattiti tra il pubblico. Numerosi scrittori e pubblicisti tedeschi
hanno protestato vivacemente, considerando l’ortografia come
parte integrante della cultura nazionale tedesca. I linguisti, invece,
tendono a ridimensionare l’importanza dell’ortografia in genere,
distinguendo nettamente tra la lingua in sé e le convenzioni
grafiche usate per fissarla. La lingua, infatti, cambia e si evolve
sulla base di fattori interni e influssi esterni, ma non per via di
regole ortografiche modificate.
Vediamo ora brevemente quali sono i principali cambiamenti
entrati in vigore con la recente riforma ortografica. Per quanto
riguarda l’aspetto centrale di ogni ortografia, il rapporto tra suono
e grafema, si nota innanzitutto una più rigida applicazione del
principio morfologico (principalmente a discapito del principio
storico-etimologico):
1) L’uso del grafema <ß> (il cosiddetto Eszett). Nella “vecchia”
ortografia, vigevano due regole in parziale sovrapposizione: <ß>
era obbligatorio dopo vocale lunga o dittongo (Straße, draußen) ed
era obbligatorio dopo l’ultima vocale del morfema, a prescindere
dalla sua lunghezza (lunga come in Fuß, breve come in Fluß). Dopo
vocale breve, poi, se questa non è l’ultima del morfema si scriveva
<ss> (lassen, küssen ecc.).
Ora, invece, si ha una regola sola che si basa esclusivamente
sulla lunghezza della vocale precedente: dopo vocale lunga o
dittongo si scrive <ß>, dopo vocale breve <ss>. Tale regola, che è
conforme alla consuetudine più generale di segnare le brevi
tramite raddoppiamento della consonante successiva, ha come
conseguenza il mantenimento di una stessa grafia per una stessa
radice:

“vecchio”: der Ruß, des Flusses, die Flüsse; das Flüßchen


“nuovo”: der Fluss, des Flusses, die Flüsse; das Flüsschen
“vecchio”: ich fasse, du faßt, er faßt, wir fassen; faß!
“nuovo”: ich fasse, du fasst, er fasst, wir fassen; fass!

Da questi esempi appare evidente l’uniformità raggiunta dalla


nuova ortografia.
2) Sequenze di tre grafemi uguali. Se in un composto si viene a
creare una sequenza di tre grafemi uguali, tutte e tre le lettere si
conservano per evidenziare la struttura morfologica del composto
stesso (Schifffahrt in luogo del “vecchio” Schiffahrt, Nulllösung in
luogo di Nullösung ecc.).
Mentre le due nuove regole appena descritte sono generali in
quanto si applicano a tutte le parole della lingua che presentano
una determinata caratteristica, le modifiche seguenti riguardano
solo singoli casi:
3) Raddoppiamento di grafemi consonantici dopo vocale breve
(in alcune parole). Facciamo qualche esempio: As viene ora scritto
Ass (in conformità con il genitivo des Asses e il nominativo plurale
die Asse), numerieren diventa nummerieren (in analogia con il
sostantivo da cui è derivato: Nummer), plazieren diventa platzieren
(in analogia con il sostantivo da cui è derivato: Platz).
4) Grafia della e aperta (in alcune parole). La e aperta [ɛ] viene
trascritta <ä> in luogo di <e> per far risaltare la parentela con
parole che presentano una [a] (trascritta ovviamente <a>): così ad
esempio behende è ora scritto behände (per via di Hand) e Stengel
diventa Stängel (per via di Stange).
Altri aspetti della riforma ortografica - che non approfondiremo
in questa sede - riguardano un più ampio utilizzo della grafia
separata (ad es. spazieren gehen al posto di Spazierengehen, Rad
fahren al posto di radfahren o zu viel al posto di zuviel), un più ampio
uso delle maiuscole per indicare i sostantivi (Angst machen invece
di angst machen, heute Morgen invece di heute morgen, der Nächste
invece di der nächste ecc.) nonché un maggior adeguamento della
divisione sillabica scritta a quella orale (Fens-ter in luogo di Fen-
ster, Zu-cker in luogo di Zuk-ker ecc.).

Tabella riassuntiva dei principali suoni in tedesco



vocali consonanti
ɪ Mitte p Pein
i: Miete b Bein
ʏ Müller t Tag
y: Mühle d Dame
e: beten k Kind
ɛ Bett g Gabel
ɛ: bäten ʔ _Apfel
ɘ beten f fein
œ Hölle V Wein
ø: Höhle s Kreis
a acht z satt
ɑ: Straße ʃ Schule
ɐ Fenster ʒ Garage
ʊ Fluss ç ich
u: Fuß X Dach
ɔ offen ʁ Form
o: Ofen h heute
Pf Pferd
ts Zahl
tʃtʃ deutsch
m Mutter
n neu
ŋ Klang
l Liebe
ʀ Reise
Glossario delle parole tedesche citate

acht otto
Angst paura
Apfel; Äpfel mela; (pl.)
Arm braccio
Ass asso
Atem respiro
Auge occhio
backen cuocere (al forno)
Bank banca, panchina
bäten 1./3. pers. pl. cong. II di bitten ‘pregare’
Baum; Bäume albero; (pl.)
Beet aiuola
behände agile, svelto
Bein gamba
Beratung consulenza
Berg montagna
beten pregare
Bett letto
betten mettere a letto
Biene ape
Bitte preghiera
bleiben; bleibst; restare; 2. pers. sing. pres. ind.; 2. pers. sing,
bliebest preterito ind.
Bohne fagiolo
Boot barca
Bräune abbronzatura
Bräune abbronzatura
Brief lettera
Bucht baia
Charme grazia, leggiadria
Chemie chimica
Chor coro
Dach tetto
Dackel bassotto
Dame signora, dama
Dank gratitudine, ringraziamento
Decke coperta, soffitto
dein tuo
der il
deutsch tedesco
dich te (acc.)
dick grosso, spesso
Dieb ladro
Dock bacino di carenaggio
dort lì, là
Drama dramma
draußen fuori
ducken abbassare
durch attraverso
echt vero, genuino
edel nobile, pregiato
Ehre onore
einmal una volta
Eisen ferro
Endzeit fine dei tempi
Endzeit fine dei tempi
3. pers. sing. pres. ind. di fahren ‘andare,
fährt
guidare’
Farn felce
fasse 1. pers. sing. pres. ind. di fassen ‘afferrare’
fege 1. pers. sing. pres. ind. di fegen ‘spazzare’
fein sottile, delicato
Fenster finestra
Feuer fuoco
finden trovare
Finger dito
Flagge bandiera
fliegen volare
Floh pulce
Fluss fiume
Flüsschen fiumiciattolo
Freund amico
frisch fresco
früh presto
fünf cinque
Fuß piede
Gabel forchetta
Gans oca
ganz tutto, intero
Gebäude edificio
geben dare
gehen camminare, andare
Geschiedene divorziato
Glut brace
Glut brace
Gnade grazia
1./3. pers. sing. preterito ind. di gären
gor
‘fermentare’
Grab tomba
haben avere
Hand mano
handeln agire
häufig spesso
Haus casa
Häuschen casetta
heben sollevare
Helm elmetto
heute oggi
hoch alto
höchst massimo, altamente
Hochzeit matrimonio
Höhle caverna
Hölle inferno
hören sentire
hupen suonare (il clacson)
ich io
ihm a lui (dat.)
ihr voi
kahl calvo
Kaiser imperatore
Kalb vitello
Kalk calce
kalt freddo
Käufer acquirente
Käufer acquirente
kein nessuno
Kerl tipo, tipaccio
Kessel caldaia, bacino
Kind; Kinder bambino; (pl.)
Kindheit infanzia
Klang suono, timbro
klar chiaro
klein piccolo
knabbern rosicchiare
Knall botto
Koma coma
Komma virgola
3. pers. sing. / 2. pers. pl. pres. ind. di
kommt
kommen ‘venire’.
König re
krank malato
Kreis cerchio
Kreuz croce
Kuh mucca
1. pers. sing. pres. ind. di kurven ‘curvare,
kurve
virare’
küssen baciare
Qual tormento
lachen ridere
lade 1. pers. sing. pres. ind. di laden ‘caricare’
Laie laico
Laken lenzuolo, telo
Land; Länder Paese; (pl.)
Land; Länder Paese; (pl.)
ländlich rurale, campestre
1/3. pers. sing, preterito ind. di lesen
las; lasen
‘leggere’;
lassen lasciare
leben; lebe vivere; 1. pers. sing. pres. ind.
Lebens gen. di Leben ‘vita’
lecker gustoso, appetitoso
legen posare, mettere
Lehrer insegnante
Leib; Leiber corpo; (pl.)
Liebe amore
Liebelei flirt
Liebling beniamino
1./3. pers. sing. preterito ind. di lassen
ließ
‘lasciare’
Lob; Lobes lode; (gen.)
lockend allettante
machen fare
Mädchen ragazza
Mai maggio
manch qualche
Meer mare
mein mio
Miete affitto
mir a me (dat.)
mischen mischiare
Mitte metà, centro
Morgen mattina
Morgen mattina
müde stanco
Mühle mulino
Müller mugnaio
Mut coraggio
Mutter madre
Nächste prossimo
1./3. pers. sing. cong. II di nehmen
nähme; nehme
‘prendere’;
nein no
neu nuovo
nicht non
Nulllösung soluzione zero
Ofen stufa, forno
offen aperto
Pein pena, tormento
Pfahl palo
Pferd cavallo
Platz posto, luogo
platzieren collocare
plump massiccio, impacciato
Probe prova
Rad bicicletta, ruota
Ramsch scarto
sfrecciare; 3. pers. sing. / 2. pers. pl. pres.
rasen; rast
ind.
Rast pausa, sosta
rasten sostare, riposare
reden parlare
rein puro
rein puro
Reise viaggio
reißen strappare
reisen; reise viaggiare; 1. pers. sing. ind. pres.
rennen correre, affrettarsi
Robbe foca
Robe toga, abito talare
Ruhm gloria
Saal sala
Saat semina, semenza
Sache cosa
3. pers. sing. / 2. pers. pl. pres. ind. di sagen
sagt
‘dire’
Sahne panna
Samen seme
Sau scrofa
scheinen splendere, sembrare
Schiene rotaia
Schifffahrt navigazione
Schlaf sonno
schmal stretto, sottile
Schmutz sporco
Schnabel becco
Schnee neve
Schrank armadio
Schule scuola
Schwester sorella
See mare, lago
sein suo
sein suo
3. pers. sing. / 2. pers. pl. ind. pres. di singen
singt
‘cantare’
3. pers. sing. / 2. pers. pl. ind. pres. di sinken
sinkt
‘affondare’
Sklave schiavo
solch tale, siffatto
Spannung tensione
spazieren passeggiare
Splitter scheggia
Sprache lingua, linguaggio
Sprung salto
Stange stanga, barra
Stängel gambo
steigen salire
Steigflug volo in salita
Stimme voce
stöhnen gemere, sospirare
Stopp stop, fermata
Strand spiaggia
Straße strada
Tag; Tage giorno; (pl.)
Tal valle
Tank serbatoio
Tasche borsa, tasca
Teer catrame
Tier animale
Tor; Tore porta, cancello; (pl.)
tot morto
tot morto
Traum sogno
träumen sognare
Tuch telo
Uhr orologio
Ungar ungherese
Vieh bestiame
vielleicht forse
Waldes gen. di Wald ‘bosco’
Weg via, sentiero
Wein vino
wenig poco
Weste gilè
Widder ariete
wider contro
Wolf lupo
Wrack rottame
zäh duro, tenace
Zahl numero
zu viel troppo
Zucker zucchero

Esercizi

E 1-1: Coppie minime


Quali sono i fonemi che rispettivamente distinguono le seguenti
coppie di parole?
Buch-Tuch, Buche-Bude, Saat-Saal, Vater-Väter, statt-Staat,
Rast-rast
E 1-2: Lettere e fonemi
Trovate nella seguente frase due realizzazioni dei fonemi /d/,
/f/, /n/ e una realizzazione dei fonemi /i:/, /ʃ/, /ʏ/, /s/, /h/!
Der Student arbeitet viel, weil er in fünf Tagen ein Examen hat.
E 1-3: Lettere e fonemi
In tedesco, quali fonemi vengono segnati con il grafema <e>?
Quali grafemi vengono usati per segnare il fonema /ɛ/?
E 1-4: Trascrizione
Trascrivete le seguenti parole mediante l’alfabeto fonetico
internazionale (segnando l’eventuale lunghezza vocalica)!
Körper, Haut, Kopf, Haare, Augen, Ohren, Nase, Mund, Zähne,
Zunge, Hals, Bauch, Rücken, Herz, Arm, Hand, Bein. Fuß
E 1-5: Trascrizione
Trascrivete le seguenti coppie di parole mediante l’alfabeto
fonetico internazionale (segnando l’eventuale lunghezza vocalica)!
bleiben-bleib!; lachen-lächeln; blöd-blöder; Vater-Väter; Stadt-
Staat; Hüte-Hütte; dehnen-denn
E 1-6: Trascrizione
Trascrivete in grafia “normale” le seguenti parole!
[bu:x], [ʀɔk], [ho:zɘ], [klaɪt], [ʃu:], [tɑ:k], [ze:], [tɛlɐ], [tsɑ:l], [man],
[lɔlɪtɘ]
E 1-7: Trascrizione
Trascrivete mediante l’alfabeto fonetico internazionale le
seguenti parole omografe in italiano e tedesco!

italiano tedesco
latte die Latte ‘tavola, traversa’
renne ich renne ‘corro’
stufe die Stufe ‘scalino’
stabile die stabile Brücke ‘stabile’ (nom./acc. f.)

E 1-8: Tratti fonologici


Quali sono i tratti fonologici che distinguono le seguenti parole?
Pein-Bein, Pein-fein, Vase-Phase, dein-sein, Haken-hacken,
beten-betten, Tür-Tier, Tüten-tuten
E 1-9: Tratti fonologici
Quali tratti fonologici sono rispettivamente comuni ai seguenti
gruppi di fonemi in modo da caratterizzarli come “classi naturali”?
/p, b, f, v, m/ /f, v, s, z, J, 5, x/ /m, n, g/
E 1-10: Parole “possibili” e “impossibili”
Quali delle seguenti forme - tutte parole attualmente inesistenti
in tedesco - rispettano le regole combinatorie tra segmenti (e sono
pertanto parole “possibili”) e quali le violano invece (parole
“impossibili”)? sprong, sbrit, trobe, tlobe, lgat, kurl, kulr, orm,
bulm, kukl
Bibliografia per approfondimenti
Altmann, Hans / Ziegenhain, Ute (2002). Phonetik, Phonologie
und Graphema-tikfürs Examen. Wiesbaden: Westdeutscher Verlag.
Äugst, Gerhard / Dehn, Mechthild (20022). Rechtschreibung und
Rechtschreibunterricht. Können - Lehren - Lernen. Eine Einführung für
Studierende und Lehrende aller Schulformen. Stuttgart: Klett.
DUDEN - Das Aussprachewörterbuch (20004). A cura di Max
Mangold. Mannheim: Dudenverlag.
Gallmann, Peter / Sitta, Horst (1996). Die Neuregelung der
deutschen Rechtschreibung. Mannheim: Dudenverlag.
Hakkarainen, Heikki J. (1995). Phonetik des Deutschen. München:
Fink.
Hall, Alan T. (2000). Phonologie. Eine Einführung. Berlin/New
York: de Gruyter.
Hengartner, Thomas / Niederhauser, Jörg (1993). Phonetik,
Phonologie und phonetische Transkription. Grundzüge, Begriffe,
Methoden und Materialien. Aarau: Sauerländer.
Kohler, Klaus J. (19952). Einführung in die Phonetik des
Deutschen. Berlin: Schmidt.
Maas, Utz (1999). Phonologie. Einführung in die funktionale
Phonetik des Deutschen. Opladen: Westdeutscher Verlag.
Pompino-Marschall, Bernd (20032). Einführung in die Phonetik.
Berlin/New York: de Gruyter.
Ramers, Karl-Heinz (20012). Einführung in die Phonologie.
München: Fink.
Ramers, Karl-Heinz / Vater, Heinz (19954). Einführung in die
Phonologie. Hürth: Gabel.
Ternes, Elmar (19992). Einführung in die Phonologie. Darmstadt:
Wissenschaftliche Buchgesellschaft.
Wiese, Richard (1996). The Phonology of German. Oxford:
Clarendon Press.
2. MORFOLOGIA

2.1. La parola e la classificazione delle parole

2.1.1. “Parola” nella lingua comune e “parola” come termine tecnico

La morfologia è lo studio della struttura interna delle parole. Ma


che cos’è esattamente una “parola”? Nella lingua quotidiana, noi
usiamo l’espressione parola in una molteplicità di contesti:
avere una parola sulla punta della lingua; chiedere la parola; il
dono della parola; mantenere la parola
Solo nel primo caso parola si riferisce a un’unità della lingua; chi
chiede la parola, in genere, non si limita a una sola parola ma
pronuncia un discorso più o meno lungo; il dono della parola indica
poi il linguaggio umano in generale; la parola mantenuta, infine,
non è altro che una promessa mantenuta, vale a dire un’azione che
si compie mediante l’uso di parole.
Per il parlante comune, parola è ciò che nella lingua scritta è
delimitato da spazi bianchi. Questa “definizione” di parola incontra
però alcune difficoltà. Innanzitutto la parola grafica si riferisce
solamente all’uso scritto. Ma anche nello scritto stesso vi sono casi
limite rappresentati dal cosiddetto trattino: per es. l’inglese well-
known è da considerarsi una sola parola o due parole? Che dire poi
di parole come la congiunzione cosicché che possono anche essere
scritte mediante due unità grafiche separate (così che) oppure di
parole che, in tedesco, oggi vengono scritte unite da chi segue
ancora la “vecchia” ortografia (per es. radfahren ‘andare in
bicicletta’) e separate da chi si adegua invece alla nuova ortografia
(Rad fahren)?
Spinoso è inoltre il problema di espressioni che, formalmente
composte da più parole grafiche, vengono nondimeno percepite
come un’entità unitaria: per es. punto di vista, ferro da stiro,
macchina da scrivere (queste espressioni, in altre lingue,
corrispondono a una parola sola: vedi il tedesco Gesichtspunkt,
Bügeleisen, Schreibmaschine). Come si fa poi a distinguere
un’insieme “unitario” come taglio di capelli (ted. Haarschnitt) da
costruzioni più estemporanee come taglio di alberi, taglio di rami,
taglio di carne ecc.? Come classificare infine i cosiddetti verbi
separabili in tedesco, che in alcune costruzioni vengono scritti
uniti (per es. all’infinito: abschreiben ‘copiare’), in altre separati (er
schreibt ab ‘egli copia’)?
In linguistica, la nozione di parola è ampiamente controversa e
di conseguenza esistono numerosi tentativi di definizione. Da
queste definizioni possiamo trarre almeno quattro criteri che una
“parola” deve soddisfare per essere considerata tale in senso
tecnico:
1) Identità acustica. La parola è contrassegnata da determinate
caratteristiche di accento, che variano da lingua a lingua. In
inglese, ad esempio, vi è differenza tra la parola composta White
House (accento sul primo elemento) e la combinazione di parole
white house (accento sul secondo elemento), oppure tra la parola
composta blackbird ‘merlo’ (accento sul primo elemento) e la
combinazione di parole black bird ‘uccello nero’ (accento sul
secondo elemento).
2) Autonomia semantico-funzionale. La parola è un elemento a
sé stante, dotato di un significato e/o di una funzione
grammaticale anche fuori da ogni contesto, ben presenti al
parlante comune.
3) Stabilità morfologica. La parola è un’unità che nelle sue varie
forme preserva la struttura fondamentale (vedi i plurali ted.
Dieb/Diebe e it. pentola/pentole) e che non può essere interrotta da
altri elementi (per es. pentola a pressione, ma non *pentola a forte
pressione).
4) Mobilità sintattica. La parola è l’elemento più piccolo che può
essere spostato (o sostituito) in una frase.
Va infine sottolineato che la parola può essere considerata a due
diversi livelli di astrazione: a) la parola concreta come appare in un
determinato testo (per es. le parole tedesche singt, sang, gesungen);
b) la parola astratta quale compare nel dizionario; si tratta di
un’unità che fa parte del lessico di una lingua ed è pertanto
chiamata lessema; un esempio è dato dal verbo tedesco singen, a cui
fanno capo le varie forme concrete del paradigma (singt, sang ecc.).
Per convenzione, citiamo un lessema verbale con la forma
dell’infinito (appunto singen), un lessema nominale o pronominale
con la forma del nominativo singolare (Tag, dieser ecc.) e un
lessema aggettivale con la forma usata nella costruzione
predicativa (das Kleid ist schön).
La differenza tra i due livelli di analisi appare evidente nel caso
delle cosiddette preposizioni articolate (unione di preposizione più
articolo). A livello concreto, si tratta di parole uniche (le forme
italiane dal, sul, del, nel ecc.; le forme tedesche am, ins, zur ecc.). A
livello astratto, siamo in presenza dell’unione di due lessemi
distinti (da+il, su+il, di+il, in+il per gli esempi italiani; an+dem,
in+das, zu+der per quelli tedeschi).

2.1.2. La classificazione delle parole

Tradizionalmente, le parole vengono suddivise in classi di parole


(dette anche “classi grammaticali” o “parti del discorso”). Il loro
numero può variare a seconda dei criteri adottati e della lingua
considerata. Per il tedesco, le principali classi sono le seguenti:
verbo schlafen, essen, kaufen
nome / sostantivo Tisch, Haus, Geist
aggettivo schön, groß, billig
avverbio bald, gern, dort
articolo der, ein
pronome ich, mein, dieser
preposizione auf, bei, vor
congiunzione und, aber, weil
particella sehr, sogar, ja

Va innanzitutto sottolineato che una stessa parola può, a seconda


della costruzione in cui compare, appartenere a più classi
differenti. Gli aggettivi, ad esempio, possono spesso fungere da
avverbi (aggettivo: der Mann ist schnell - avverbio: der Mann läuft
schnell); l’articolo può essere usato come pronome relativo (der
Mann, der schnell läuft); alcune preposizioni sono anche
congiunzioni (preposizione: seit Ostern, bis Ostern - congiunzione:
seit Ostern vorbei ist, bis Ostern kommt); le particelle, infine, sono
quasi sempre coincidenti con altre classi di parole: nell’esempio der
Kuchen ist echt gut ‘il dolce è veramente buono’, la particella
rafforzativa echt coincide con un aggettivo, nell’esempio der Kuchen
ist aber gut ‘il dolce è proprio buono’, la particella modale aber
coincide con una congiunzione.
Per una classificazione delle parti del discorso, tre criteri
risultano fondamentali:
1) Criterio morfologico. Le classi morfologicamente variabili
sono tradizionalmente così suddivise: coniugabile è la classe del
verbo (variazione secondo persona, numero, tempo, modo);
declinabili sono le classi del nome, aggettivo, articolo e pronome
(variazione secondo genere, numero e caso). Alle classi variabili si
contrappongono le classi invariabili (avverbio, preposizione,
congiunzione, particella).
2) Criterio numerico. Le classi aperte (verbo, nome, aggettivo,
avverbio) sono grandi e facilmente espandibili; il numero di parole
di ciascuna classe è in veloce aumento grazie al costante apporto di
neologismi. Le classi chiuse (articolo, pronome, preposizione,
congiunzione, particella) sono invece piccole e il numero di parole
appartenenti a ciascuna classe rimane pressappoco costante nel
tempo.
3) Criterio semantico. All’opposizione numerica tra classi aperte
e classi chiuse corrisponde l’opposizione semantica tra classi
lessicali e classi funzionali. Le parole delle classi lessicali hanno un
significato lessicale “pieno”: i verbi si riferiscono ad azioni ed
eventi, i nomi a oggetti concreti o concetti astratti, gli aggettivi a
caratteristiche, gli avverbi a modalità. Le parole delle classi
funzionali, invece, hanno un significato primariamente
grammaticale-relazionale: gli articoli precisano caratteristiche
grammaticali del nome (der Mann), i pronomi segnalano una
sostituzione (der Mann ist müde; er geht nach Hause), le preposizioni
mettono in relazione due nomi (das Auto vor dem Haus), le
congiunzioni mettono in relazione due frasi (sie ist schön, aber sie ist
arm), le particelle stabiliscono un collegamento tra il contenuto
della frase e l’atteggiamento del parlante (wie konnte das bloß
passieren ‘come poteva capitare’, dove bloß ha la funzione di
esprimere la sorpresa del parlante).

2.2. Elementi costitutivi della parola: i morfemi

2.2.1. La segmentazione della parola e la nozione di morfema

Numerose parole possono essere suddivise in unità più piccole


della parola ma più grandi del singolo suono. Tali unità sono
rilevanti a livello di struttura di parola e vanno pertanto
nettamente distinte dalle sillabe, elementi rilevanti a livello di
struttura fonetico-fonologica. Facciamo qualche esempio italiano:
rifare va segmentato morfologicamente in ri-fare, apripista in apri-
pista, autogol in auto-gol ecc.
Gli elementi costitutivi della parola vengono detti morfemi. I
morfemi sono in genere costituiti da una sequenza ininterrotta di
suoni (fonemi); hanno quasi sempre un significato; non possono
essere suddivisi in unità ancora più piccole dotate di significato e
costituiscono pertanto le unità minime di una parola.
Il criterio fondamentale per l’individuazione di un morfema è la
sua presenza in parole diverse. Per es. l’elemento ri- di rifare è
presente, con significato paragonabile, in ritornare, ridare, riscrivere
ecc.; l’elemento apri- si ritrova in parole come apriscatole e
apribottiglie, auto- in autopilota e autotassazione.
Facciamo ora qualche esempio tedesco. La parola
Sommerkleidung ‘abbigliamento estivo’ può essere suddivisa nei tre
morfemi Sommer-kleidung: Sommer ‘estate’ e Kleid ‘vestito’ possono
anche fungere da parole autonome o comparire in numerose parole
complesse (Sommerferien ‘vacanze estive’, Sommermonat ‘mese
estivo’, Sommerresidenz ‘residenza estiva’ ecc.; Winterkleid ‘vestito
invernale’, Wollkleid ‘vestito di lana’, Minikleid ‘vestito corto’ ecc.).
L’elemento -ung compare come morfema finale in numerosi
sostantivi: Bildung ‘formazione’, Wohnung ‘abitazione’, Zeichnung
‘disegno’ ecc.

??? Per quali motivi la segmentazione di beinhalten ‘comprendere, contenere’ come


bein-halten risulta errata?

2.2.2. Morfemi lessicali e grammaticali, morfemi liberi e legati

Già questi primi esempi ci mostrano l’esistenza di vari tipi di


morfemi. Una fondamentale distinzione è quella tra morfemi
lessicali e morfemi grammaticali. I morfemi lessicali hanno un
significato “pieno” come ad es. Sommer e Kleid nella parola
complessa Sommerkleidung. I morfemi grammaticali hanno un
significato più astratto. Così ad es. -ung ha la funzione di formare
un sostantivo a partire da un verbo: Bildung da bilden ‘formare’,
Wohnung da wohnen ‘abitare’ ecc. Un altro esempio per un morfema
grammaticale è -er, che ha il significato astratto generale di
indicare la persona che compie un’azione: da malen ‘dipingere’
abbiamo Maler ‘pittore’, da lehren ‘insegnare’ abbiamo Lehrer
‘insegnante’ ecc.

??? È possibile precisare ulteriormente il significato grammaticale del morfema -er?

Una seconda distinzione è quella tra morfemi liberi e legati. Sono


detti liberi quei morfemi che possono fungere anche da parola
autonoma, legati quei morfemi che possono solo occorrere come
parte di una parola autonoma. I morfemi legati compaiono quindi
solamente in combinazione con un altro morfema che sia libero.
La distinzione tra morfemi lessicali e grammaticali coincide di
solito con quella tra morfemi liberi e legati: i morfemi lessicali sono
liberi, i morfemi grammaticali sono legati. Solo in rari casi un
morfema lessicale è un morfema legato. Facciamo un esempio:
l’elemento Schwieger- in Schwiegersohn ‘genero’, Schwiegertochter
‘nuora’, Schwiegervater ‘suocero’ ecc. ha il significato lessicale di
‘parente acquisito tramite matrimonio’, ma non compare mai come
parola autonoma.
Va infine ricordato che uno stesso morfema può avere diverse
realizzazioni fonetiche. Tali realizzazioni sono dette allomorfi (si
noti il parallelismo nella terminologia con la coppia
“fonema”-“allofono”). Prendiamo come esempio il morfema Land
‘Paese’, che ha ben quattro allomorfi diversi:

[land] des Landes


[lant] das Land
[lɛnd] die Länder
[lɛnt] das Ländchen

2.2.3. Radice, base e affissi


I morfemi vengono tradizionalmente suddivisi in “radice” e
“affissi”; in più, si usa la nozione di “base”. Cerchiamo ora di
chiarire meglio questi concetti. La radice costituisce la parte
principale della parola: è l’elemento ultimo e irriducibile che, tolti
tutti gli elementi accessori, risulta portatore del significato
fondamentale della parola (per es. global in antiglobalizzazione). La
radice è costituita di norma da un morfema libero. Facciamo
qualche esempio tedesco:

vor-ehe-lich ‘pre-matrimoni-ale’ Ehe ‘matrimonio’


Vor-programm- ‘pre-programma- Programm
ierung zione’ ‘programma’
Gegen-partei ‘contro-parte’ Partei ‘parte’
Sozial-ismus ‘social-ismo’ sozial ‘sociale’

Esistono ovviamente parole complesse che possono avere più di


una radice. Per es. Sommerkleid ‘vestito estivo’ ne ha due: Sommer e
Kleid.
La base è la forma di partenza per processi di formazione delle
parole. La base può coincidere con la radice (per es. quando da triste
si forma tristezza), ma può essere anche più ampia della semplice
radice. Prendiamo la parola italiana normalizzazione per la quale da
norma sono state formate - tramite successivi procedimenti - le
parole normale, normalizzare e, infine, normalizzazione. La parola
norma funge quindi da base per normale, normale funge da base per
normalizzare, normalizzare da base per normalizzazione.
Vediamo un esempio tedesco: la parola Unsauberkeit ‘sporcizia’.
La radice è sauber, la base è unsauber. Ricostruiamo il processo di
formazione di questa parola: a partire dalla base (aggettivale)
sauber ‘pulito’ è stato formato l’aggettivo unsauber ‘sporco’, a
partire dalla base unsauber è stato formato il sostantivo
Unsauberkeit.

??? È corretta l’affermazione secondo la quale tutte le radici sono anche basi, ma non
tutte le basi sono radici? Fate qualche esempio!
Gli affissi sono morfemi grammaticali che servono alla
costruzione delle parole. Considerando la loro posizione rispetto
alla base, possiamo distinguere in tedesco:
1) prefissi: precedono la base (un-sicher, in-diskret, a-politisch,
dis-har-monisch, vor-industriell, anti-demokratisch, heterosexuell,
pan-arabisch).
2) suffissi: seguono la base (Seufz-er ‘sospiro’, Volks-tum
‘carattere nazionale’, National-ismus, Finster-nis ‘oscurità’, Frech-
heit ‘sfacciataggine’, Mutterschaft ‘maternità’ ).
3) circonfissi: si collocano contemporaneamente prima e dopo
la base (così ad esempio ge-…-t nei participi passati ge-kauf-t, ge-
mach-t ecc. o be-…-igen in infiniti come be-schein-igen ‘certificare’,
be-rein-igen ‘ripulire’ ecc.). Alcuni studiosi però negano che i
circonfissi esistano come categoria in tedesco e preferiscono
analizzarli come una combinazione di prefisso più suffisso.
Gli affissi, in quanto morfemi grammaticali, hanno un
significato più astratto che non le radici. Così ad es. i prefissi un- e
in- hanno un significato di negazione, anti- di opposizione, vor- di
anteriorità temporale ecc. È interessante notare come uno stesso
suffisso possa assumere più significati grammaticali diversi: -er
può indicare sia colui il quale compie un’azione (Fahrer ‘guidatore’
fahren ‘guidare’) sia uno strumento (Lüfter ‘ventilatore’ da lüften
‘ventilare’).

2.3. Flessione e formazione delle parole

Confrontiamo i seguenti processi di costruzione delle parole:

A. Gast ‘l’ospite’ B. Gast ‘ospite’


Gast-es ‘dell’ospite’ gast-lich ‘ospitale’
Gäst-e ‘gli ospiti’ Gast-freundschaft ‘ospitalità’
Gäst-en ‘agli ospiti’ Gast-stube ‘locanda’
La differenza consiste nel fatto che le forme del gruppo A sono
variazioni di una stessa parola (intesa come lessema), mentre le
forme del gruppo B costituiscono parole diverse - che possono
anche appartenere a classi grammaticali diverse, come ad es.
l’aggettivo gastlich rispetto al sostantivo Gast.
Il primo procedimento di costruzione della parola è detto
“flessione”, il secondo “formazione delle parole”. La flessione - che
per sostantivi, aggettivi e pronomi è detta “declinazione”, per verbi
“coniugazione” - è un procedimento generalizzato e regolare. Il
procedimento è generalizzato nel senso che viene sempre attuato
nella grammatica di una lingua (per es. tutti i verbi tedeschi
formano una prima persona singolare presente, tutti i sostantivi
hanno una forma al genitivo ecc.); esso è regolare nel senso che,
conoscendo la base di una parola, si possono automaticamente
costruire tutte le forme del suo paradigma (dall’infinito kaufen
posso regolarmente ricavare le forme del presente kaufe, kaufst,
kauft, kaufen, kauft, kaufen, del preterito kaufte, kauftest, kaufte,
kauften, kauftet, kauften ecc.).
La regolarità della flessione diventa particolarmente evidente
nel caso dei neologismi (le parole nuove di una lingua). Prendiamo
ad es. il verbo tedesco mailen ‘spedire per posta elettronica’, preso
dall’inglese to mail ed entrato solo recentemente nell’uso. Anche se
noi come parlanti non abbiamo mai sentito l’espressione mailen, ci
basta sapere che è un verbo tedesco per formare tutte le forme del
suo paradigma: il presente ich maile, du maiist, er mailt ecc.; il
preterito ich mailte, du mailtest, er mailte ecc. Non abbiamo bisogno
di imparare a memoria il paradigma, potendolo ricostruire ogni
volta senza problemi.
La formazione delle parole, invece, ha carattere facoltativo.
Data una base, non ci è possibile sapere a priori se esiste una forma
costruita mediante un determinato affisso. Prendiamo come
esempio i verbi che, tramite il suffisso -ung, diventano sostantivi:
leiten ‘dirigere’ Leitung ‘direzione’
öffnen ‘aprire’ Öffnung ‘apertura’
zahlen ‘pagare’ Zahlung ‘pagamento’
reisen ‘viaggiare’ *Reisung ‘viaggio’ [Reise]
helfen ‘aiutare’ *Helfung ‘aiuto’ [Hilfe]
gehen ‘andare’ *Gehung ‘andatura’ [Gang]
laufen ‘correre’ * Laufung ‘corsa’ [Lauf]

Volendo costruire un sostantivo a partire da una base verbale


tedesca, non sappiamo con certezza se la nuova formazione sarà in
-ung o seguirà qualche altro schema (per es. laufen-Lauf come
kaufen-Kauf ecc.). A volte, poi, non è possibile formare alcun
sostantivo perché esiste già una parola con il medesimo significato
(stehlen ‘rubare’ non ha un sostantivo *Stehlung ‘furto’ perché esiste
già Diebstahl).

2.4. Aspetti della flessione in tedesco

2.4.1. La flessione nominale

Per la flessione nominale (declinazione), sono rilevanti in tedesco


le seguenti tre categorie grammaticali:
- genere: maschile, femminile, neutro
- numero: singolare, plurale
- caso: nominativo, accusativo, genitivo, dativo
Il genere di un determinato sostantivo è, al contrario di quanto
si ritiene comunemente, tutt’altro che casuale. Il genere, infatti, è
determinato da ben precisi fattori morfologici, fonetico-fonologici
e semantici:
a) Morfologia. Dalla struttura morfologica del sostantivo si può
risalire con quasi assoluta certezza al genere (pochissime sono le
eccezioni). Facciamo qualche esempio. Sono maschili le parole
derivate mediante i suffisi -ling (Schmetterling, Feigling, Prüfling), -
ant (Fabrikant, Musikant, Informant), -iker (Alkoholiker, Grafiker,
Politiker), -ismus (Nationalismus, Kapitalismus, Idealismus), -ist
(Sozialist, Kommunist, Jurist); oppure le parole semplici che
terminano con uno pseudosuffisso come -ich (Teppich, Kranich,
Stich) o -ig (König, Honig, Essig).
Sono femminili le parole derivate ad esempio mediante i suffissi
-ei (Bücherei, Metzgerei, Schlägerei), -in (Freundin, Feindin,
Professorin), -heit (Krankheit, Kindheit, Schönheit), -keit (Sauberkeit,
Höflichkeit, Flüssigkeit), -schaft (Freundschaft, Feindschaft,
Herrschaft), -ung (Bildung, Leitung, Werbung), -ität (Banalität,
Rarität, Realität).
Sono neutre, infine, le parole derivate con i suffissi diminutivi -
chen (Wäldchen, Mädchen) e -lein (Tischlein, Fräulein), con suffissi
come -tum (Christentum, Heldentum, Eigentum) o -ing (Doping,
Jogging) oppure parole terminanti in -ment (Dokument, Experiment,
Fundament).
b) Fonologia. Anche la struttura fonologica della parola ci
fornisce preziose indicazioni sul genere del sostantivo. In alcuni
casi si tratta effettivamente di regolarità “forti”. Sono maschili
quasi tutti i monosillabi che iniziano con «[ʃ]+cons.» (Schlaf,
Schlauch; Schmerz, Schmuck; Schnee, Schnitt; Speck, Spieß; Schrank,
Schreck; Stiel, Stuck; Schwanz, Schweiß); che iniziano con dr-, tr-, kn-
(Draht, Dreck; Trieb, Tritt; Knall, Knick); che terminano in
«nasale+cons.» (Schrank, Dank, Trunk, Funk). Sono femminili quasi
tutti i monosillabi che finiscono in «fricativa ([f], [ç], [x]) più
occlusiva dentale sorda -t» (Kraft, Luft; Sicht, Schicht; Fracht, Bucht)
o in -ur (Schnur, Spur, Kur); quasi tutte le parole che finiscono in -e
(Wonne, Tanne, Kante). Sono neutri quasi tutti i monosillabi che
terminano in -ett (Bett, Fett, Mett).
In altri casi siamo invece in presenza di mere probabilità
statistiche. Per i monosillabi, ad esempio, vi è una correlazione tra
il genere e il numero di consonanti rispettivamente all’inizio e alla
fine della parola: se il sostantivo inizia in vocale (zero consonanti),
la possibilità che sia maschile è pari al 46%; con una consonante
aumenta al 59%, con due al 73%, con tre all‘82%; se il sostantivo
termina in vocale (zero consonanti), la possibilità che sia maschile
è pari al 43%; con una consonante aumenta al 63%, con due al
74%, con tre al 77%.
c) Semantica. Quando il sostantivo si riferisce a un essere
umano o a un animale, risulta determinante il genere naturale del
referente (per es. der Mann, die Frau; der Vater, die Mutter; der Sohn,
die Tochter ecc.; der Hahn ‘gallo’, die Henne ‘gallina’; der Stier ‘toro’,
die Kuh ‘mucca’; der Kater ‘gatto’, die Katze ‘gatta’).
Vi sono poi alcune probabilità statistiche: sono ad esempio
maschili le denominazioni di numerose bevande alcoliche
(Schnaps, Wein, Sekt), di rocce e minerali (Granit, Kalk, Ton) e di
unità temporali (Abend, Tag, Monat, Frühling); femminili i nomi di
alberi (Palme, Pappel, Eiche), fiori (Rose, Nelke, Tulpe) e frutti (Birne,
Pflaume, Melone, Ananas) nonché i numeri (Vier, Zehn ecc.); neutri i
nomi dei metalli (Gold, Silber, Eisen) e di numerosi Paesi e luoghi
geografici (das schöne Deutschland, das sonnige Italien; das moderne
Berlin, das alte Rom) nonché verbi e aggettivi sostantivati (Essen,
Kochen; Schöne, Echte).
Questi tre fattori possono entrare in conflitto tra di loro: ad
esempio nei sostantivi (neutri) Mädchen ‘ragazza’ e Fräulein
‘signorina’ prevale il fattore morfologico su quello semantico; nei
sostantivi (maschili) Rüde ‘cane maschio’ e Bulle ‘toro’ prevale il
fattore semantico su quello fonologico.
Alcuni sostantivi hanno, infine, un genere oscillante. Si tratta
prevalentemente di prestiti: Barock (der/das), Liter (der/das), Pub
(der/das). In altri casi, il diverso genere distingue due varianti di
significato della stessa parola (der Verdienst ‘guadagno’, das
Verdienst ‘merito’) o addirittura due parole diverse (der Kiefer
‘mascella’; die Kiefer ‘pino silvestre’).
Rivolgiamo ora la nostra attenzione alla categoria del numero.
In tedesco, esistono i seguenti morfemi di plurale:
-(e)n die Frau, die Frauen; der Bär, die Bären; die Tafel, die
Tafeln;
-e der Tag, die Tage; der Greis, die Greise; der Riss, die Risse;
-s das Echo, die Echos; der Park, die Parks; der Opa, die Opas;
-er der Leib, die Leiber; der Geist, die Geister; das Feld, die Felder.
A ciò vanno aggiunti i sostantivi in cui non compare alcun
morfema visibile di plurale (ad es. der Lehrer, die Lehrer, der Wagen,
die Wagen; das Gebirge, die Gebirge).
La scelta del morfema risulta spesso determinata dalla struttura
morfologica (e dal genere) della forma singolare. Vediamo alcune
delle più importanti regolarità generalizzate (senza eccezioni):
- tutti i sostantivi terminanti in -ei (Metzgerei), -in (Ärztin) [con
raddoppiamento della consonante finale: Ärztinnen], -heit
(Krankheit), -keit (Eitelkeit), -schaft (Botschaft), -ung (Leitung)
formano un plurale in -(e)n;
- tutti i sostantivi terminanti in -ig (König), -ich (Teppich), -ling
(Feigling), -nis (Kenntnis) [con raddoppiamento della consonante
finale: Kenntnisse], -sai (Schicksal) formano un plurale in -e;
- tutti i sostantivi terminanti in -tum (Königtum) formano un
plurale in -er;
- tutti i sostantivi terminanti in -ler (Tischler), -en (Wagen), -chen
(Mädchen) hanno un plurale senza suffisso.
Vi sono poi alcune forti tendenze (pochissime eccezioni):
- i sostantivi neutri e maschili terminanti in -er (das Lager, der
Splitter) ed -el (das Mittel, der Wechsel) hanno un plurale senza
suffisso; i femminili terminanti in -er (die Feder) ed -el (die
Schachtel) formano un plurale in -n;
- i sostantivi maschili e femminili terminanti in -e (der Bote, die
Straße) formano un plurale in -n.
Vanno infine menzionate le seguenti semplici tendenze
(eccezioni più o meno numerose):
- i monosillabi maschili (Bart, Brief) e neutri (Bein, Brot) tendono
a formare un plurale in -e (ciò vale rispettivamente per circa l‘89%
dei maschili e il 74% dei neutri);
- i monosillabi femminili tendono a formare il plurale in -en
(Frau, Schrift) (ciò vale per circa il 73% dei femminili).
Va specificato inoltre che le forme plurali possono essere
caratterizzate da una modificazione della vocale radicale: [a/ɑ:],
[ɔ/O:] e [ʊ/u:] diventano rispettivamente [ɛ/ɛ:] (scritto <ä>), [œ/ø:]
(scritto <ö>) e [ʏ/y:] (scritto <ü>). Ciò avviene per tutti i sostantivi
con plurale in -er (Wald/Wälder, Gott/Götter, Huhn/Hühner),
numerosi sostantivi con plurale in -e (tutti i femminili come
Gans/Gänse, molti maschili come Sohn/Söhne) e numerosi
sostantivi con plurale senza suffisso (come ad es. Hafen/Häfen,
Kloster/Klöster, Mutter/Mütter).
Per quanto riguarda la categoria del numero, va ricordato infine
che vi sono sostantivi di cui esiste solamente la forma singolare
(per es. Obst ‘frutta’, Gold ‘oro’, Kälte ‘freddo’) e sostantivi di cui
esiste solo la forma plurale (per es. Eltern ‘genitori’ e Ferien ‘ferie’).
Rivolgiamo ora la nostra attenzione alla categoria del caso. Il
tedesco conosce quattro casi: nominativo, accusativo, dativo e
genitivo. Prendiamo come esempio qualche paradigma flessivo con
le forme dei quattro casi al singolare e plurale:

declinazione declinazione
mista
forte debole
N der der die der
das Jahr die Kraft
sg. Wald Mensch Frau Staat
des des der des
G des Jahr(e)s der Kraft
Wald(e)s Menschen Frau Staat(e)s
dem dem der dem
D dem Jahr(e) der Kraft
Wald(e) Menschen Frau Staat(e)
den den die den
A das Jahr die Kraft
Wald Menschen Frau Staat
N die die die die
die Jahre die Kräfte
pl. Wälder Menschen Frauen Staaten
der der der der
G der Jahre der Kräfte
Wälder Menschen Frauen Staaten
den den den den
D den Jahren den Kräften
Wäldern Menschen Frauen Staaten
die die die die
A die Jahre die Kräfte
Wälder Menschen Frauen Staaten
Tradizionalmente, si distinguono tre tipi di declinazione: “forte”
(senza le desinenze -en o -n), “debole” (con le desinenze -en o -n) e
“mista” (singolare forte e plurale debole).
La declinazione forte prevede, per i neutri e maschili, un
genitivo singolare in -(e)s e un dativo con la desinenza -e
facoltativa; nominativo e accusativo coincidono formalmente e
sono senza desinenza. I femminili sono privi di desinenza anche
per il genitivo e dativo, per cui si verifica una coincidenza tra tutti e
quattro i casi del singolare. Al plurale, i sostantivi della
declinazione forte (neutri, maschili, femminili) hanno come
desinenze -e, -(e)r, -s oppure sono senza suffisso. La declinazione
debole prevede, per i maschili, forme in -(e)n estese a tutto il
singolare e il plurale; per i femminili, forme in -(e)n limitate al
plurale.
Analizzando questi paradigmi nel loro insieme, si nota che molti
casi coincidono formalmente (tale fenomeno è detto
“sincretismo”). Casi univoci, cioè immediatamente riconoscibili
basandosi sul solo sostantivo, sono l’eccezione: il genitivo singolare
dei neutri e maschili delle declinazioni forte e mista nonché il
dativo plurale della declinazione forte (per tutti e tre i generi).

2.4.2. La flessione verbale

Per la flessione verbale (coniugazione), sono rilevanti in tedesco le


seguenti categorie grammaticali:
- persona: prima, seconda, terza
- numero: singolare, plurale
- tempo: presente, preterito, perfetto, piuccheperfetto, futuro,
futuro anteriore
- modo: indicativo, congiuntivo, imperativo diatesi: attivo,
passivo
Considerando l’intero paradigma verbale, si nota che le forme
sono in parte semplici e in parte complesse. Le forme semplici sono
costituite da suffissi che si aggiungono alla radice: il presente
indicativo (ich lieb-e, du liebst, er lieb-t ecc.) e congiuntivo (ich lieb-e,
du lieb-est, er lieb-e ecc.), il preterito indicativo e congiuntivo (ich
lieb-t-e, du lieb-t-est, er lieb-t-e ecc.), l’imperativo (lieb-e!, lieb-t!)
nonché l’infinito presente (lieb-en) e il participio (lieb-end; ge-lieb-t).
Le forme complesse (dette anche “perifrastiche”) sono invece
costituite da un verbo ausiliare (haben, sein, werden) e da una forma
non finita (infinito o participio). Si tratta dei tempi verbali perfetto
indicativo (er hat geliebt ecc.) e congiuntivo (er habe geliebt),
piuccheperfetto indicativo (er hatte geliebt) e congiuntivo (er hätte
geliebt), futuro indicativo (er wird lieben) e congiuntivo (er
werde/würde lieben), futuro anteriore indicativo (er wird geliebt
haben) e congiuntivo (er werde/würde geliebt haben) e di tutto il
paradigma del passivo (er wird/ist geliebt, er wurde/war geliebt ecc.).
Tradizionalmente si distingue tra coniugazione “debole”
(regolare) e coniugazione “forte” (irregolare). I verbi che seguono la
coniugazione debole formano il preterito e il participio passato con
un suffisso -t- (infinito lieben: lieb-t-e, gelieb-t). I verbi forti (ca. 170
di numero) presentano al preterito e al participio passato una
modificazione della vocale radicale (infinito singen: sang, gesungen)
e formano il participio con un suffisso in nasale (-en).

2.4.3. Metafonia, apofonia e “morfema zero”

I paradigmi della flessione nominale e verbale ci mostrano che la


flessione può essere marcata, oltre che tramite affissi, anche da
modificazioni interne della radice. Due sono i procedimenti
principali: metafonia (Umlaut) e apofonia (Ablaut).
L’Umlaut caratterizza, come abbiamo visto, numerose forme di
plurale dei sostantivi (Gast/Gäste, Kraft!Kräfte, Lamm/Lämmer
ecc.). Storicamente,, l’Umlaut è una forma di armonia vocalica: una
vocale centrale o posteriore come [a/ɑ:], [ɔ/O:] e [ʊ/u:], per influsso
di una [i] nella sillaba successiva, avanza e diventa [ɛ/ɛ:], [œ/ø:] e
[ʏ/y:]. Nella flessione nominale, la [i] è però caduta nel corso
dell’evoluzione linguistica. Per “vederla” bisogna risalire all’epoca
dell’antico alto tedesco (gast/gesti, kraft/krefti, lamb/lembir). In
tedesco moderno, l’Umlaut si è poi diffuso, per analogia, anche
presso numerosi sostantivi che non hanno mai presentato una
originaria -i nella loro desinenza plurale (Garten-Gärten, Mutter-
Mütter, Mann/Männer ecc.). L’Umlaut, da processo fonologico, è
diventato una marca morfologica del plurale.
La seconda forma di modificazione interna della radice è il
cosiddetto Ablaut, la variazione sistematica di vocali all’interno di
uno stesso paradigma. Un esempio è dato dai paradigmi dei
cosiddetti verbi “forti” in tedesco. Confrontiamo la radice
dell’infinito presente con quella del preterito e del participio
passato:

binden ‘legare’ band gebunden

La vocale radicale cambia secondo lo schema i-a-u. Questo schema


di modificazione non è un fatto isolato, limitato al solo caso in
questione, ma è presente in tutta una serie di verbi
(complessivamente 19):

finden ‘trovare’ fand gefunden


empfinden ‘sentire’ empfand empfunden
singen ‘cantare’ sang gesungen
ringen ‘lottare’ rang gerungen
schwinden ‘scemare’ schwand geschwunden
sinken ‘affondare’ sank gesunken

Anche altri schemi sono presenti in più verbi, come ad esempio ei-i-
i (complessivamente 23):

reiten ‘cavalcare’ ritt geritten


gleiten ‘slittare’ glitt geglitten
streiten ‘litigare’ stritt gestritten
leiden ‘soffrire’ litt gelitten
L’alternanza vocalica nei verbi forti segue quindi schemi regolari,
però limitati rispettivamente a gruppi circoscritti di verbi. L’Ablaut
è infatti un procedimento flessivo che al giorno d’oggi non è più
produttivo. “Improduttivo” significa che non viene applicato a
verbi che costituiscono dei neologismi (per es. tutte le
neoformazioni del tipo mailen, faxen o chatten seguono lo schema
flessivo “debole”). “Improduttivo” significa inoltre che verbi una
volta “forti” vengono ora coniugati “deboli” (per es. backen ‘cuocere
al forno’ ha accanto al “vecchio” preterito forte buk un “nuovo”
preterito debole backte oppure gären ‘fermentare’ ha accanto al
“vecchio” preterito forte gor un “nuovo” preterito debole gärte).
Confrontando i vari suffissi per formare il plurale dei sostantivi,
abbiamo notato che un gruppo consistente di sostantivi non
presenta alcun suffisso di plurale (per es. Lehrer/Lehrer,
Mutter/Mütter ecc.). In questo caso si parla di morfema zero. Tale
unità astratta viene postulata quando, considerando l’intero
paradigma flessivo di una parola, si nota che “manca qualcosa”: ciò
accade quando una categoria grammaticale, che di solito viene
espressa mediante un morfema, in un determinato caso non ha
una realizzazione fonica.
Anche nella flessione verbale è possibile assumere l’esistenza di
morfemi zero. Prendiamo come esempio la flessione di un verbo
“regolare”, confrontando il preterito e il presente:

preterito presente
ich lieb-t-e ich lieb-Ø-e
du lieb-t-est du lieb-Ø-st
er lieb-t-e er lieb-Ø-t
wir lieb-t-en wir lieb-Ø-en
ihr lieb-t-et ihr lieb-Ø-t
sie lieb-t-en sie lieb-Ø-en

Il preterito ha la seguente struttura: radice, morfema indicante il


tempo verbale, morfema indicante la persona. Passando alla
struttura delle forme presenti, si nota che non vi è alcun morfema
per la categoria temporale. Nondimeno, proprio per analogia con la
struttura del preterito, si postula l’esistenza di un morfema zero.

2.5. Formazione delle parole: composizione

Tre sono i principali procedimenti di formazione delle parole in


tedesco: composizione, derivazione e conversione. Il composto è
una parola costituita da altre parole (almeno due); un esempio è
dato anche dall’italiano cassaforte, costituito dalle parole cassa e
forte. Un derivato è invece costituito da una parola e un affisso
(come velocemente, formato dalla parola veloce seguita dal suffisso -
mente; oppure infedele, formato dalla parola fedele preceduta dal
prefisso in-). La parola nata per conversione, poi, non ha affissi ma
è il risultato di una ricategorizzazione della base (da deliberare (V)
abbiamo delibera (N) ecc.). Prendiamo ora in considerazione le varie
tipologie dei composti tedeschi, per poi passare alla derivazione
(2.6.) e alla conversione (2.7.).

2.5.1. Composti occasionali e usuali

Un prima distinzione da farsi è quella tra composti occasionali e


composti usuali. Grazie alla creatività dei parlanti ogni giorno
nascono numerosi nuovi composti nella lingua tedesca. Così ad es.
ci si potrebbe riferire a un pompiere particolarmente coraggioso
con il composto Feuerheld (da Feuer ‘fuoco’ e Held ‘eroe’).
L’ascoltatore, anche se non ha mai sentito tale parola, è
immediatamente in grado di comprendere questa neoformazione
occasionale: essa è infatti totalmente trasparente e il suo
significato è direttamente derivabile dal significato dei suoi
componenti.
Tutti i composti hanno iniziato la loro vita come composti
occasionali. La grande maggioranza di questi occasionalismi viene
coniata sulla necessità del momento, per poi scomparire
immediatamente. Alcuni composti però diventano usuali: entrano
stabilmente nell’uso e non vengono più percepiti come una
giustapposizione di parole autonome. Il composto usuale trova, in
generale, menzione nei dizionari. Un esempio è la parola
Feuerschutz, composta da Feuer e Schutz ‘protezione’. Un altro
composto usuale è Feuerwehr ‘corpo dei vigili del fuoco’, da Feuer e
Wehr ‘difesa, protezione, resistenza’. Quest’ultima formazione non
viene quasi più percepita come composto perché Wehr, come
parola autonoma, sta scomparendo dall’uso. La trasparenza della
parola diminuisce ulteriormente nei casi in cui il composto è
completamente fossilizzato: un elemento del composto non esiste
più come parola a sé stante (così ad es. Himbeere ‘lampone’ e
Brombeere ‘mora’, composti da Him-/Brom- e Beere ‘bacca’).
Vediamo di contrapporre alcuni composti usuali a ipotetici
composti occasionali (che risultano comprensibili spesso
solamente in un determinato contesto):

composto usuale composto occasionale


Muttersprache lett. ‘lingua della Vatersprache lett.
madre’, cioè ‘lingua madre’ ‘lingua del padre’
Wehrdienstverweigerer lett. ‘ricusatore Zivildienstverweigerer
del servizio militare’, cioè ‘obiettore di lett. ‘ricusatore del
coscienza’ servizio civile’
Hochhaus lett. ‘casa alta’, cioè Niedrighaus lett. ‘casa
‘grattacielo’ bassa’
Handtuch lett. ‘panno per la mano’, Fußtuch lett. ‘panno per
cioè ‘asciugamano’ il piede’

2.5.2. Composti determinativi e copulativi

Una seconda distinzione è quella fra composti determinativi e


composti copulativi. Nei composti determinativi sussiste una
gerarchia tra i due elementi costitutivi: la testa (detta anche
“determinato”) è l’elemento principale, il modificatore (detto anche
“determinante”) è l’elemento secondario. La testa esprime il
significato fondamentale, il modificatore contiene informazioni
supplementari che specificano (e restringono) il significato
espresso dalla testa.
In capostazione, ad esempio, la testa è capo e il modificatore è
stazione: il composto indica una persona (capo), e stazione ne
specifica l’ambito di competenza (si confrontino i composti
capotreno, capofila ecc.). La testa, inoltre, è portatrice delle
categorie grammaticali dell’intero composto: riguardo al genere
(capostazione è maschile come il capo, non femminile come la
stazione) e il numero (il plurale di capostazione è capistazione, non *
capostazioni).
In italiano, l’ordine degli elementi nel composto è
«testa+modificatore» (tranne in alcuni casi come autostrada). In
tedesco, invece, l’ordine è «modificatore+testa». Nel seguente
esempio, i composti indicano rispettivamente diversi tipi di
bicchiere (Glas):

Wasserglas ‘bicchiere da acqua’


Weinglas ‘bicchiere da vino’
Sektglas ‘bicchiere da spumante’
Milchglas ‘bicchiere da latte’

Anche in tedesco, la testa è l’elemento grammaticalmente portante:


per il genere (Weinglas è neutro come das Glas, non maschile come
der Wein) e per il numero (il plurale di Weinglas è Weingläser, non
*Weineglas).
Nei composti copulativi, invece, non sussiste - a livello
semantico - un rapporto gerarchico tra i due elementi: cassapanca è
una cassa che al contempo funge anche da panca o, volendo, è una
panca che nel contempo funge anche da cassa. Altri esempi italiani
sono cacciabombardiere, agrodolce o giallorosso. Vediamo qualche
composto tedesco:
süß-sauer ‘agrodolce’
Uhrenradio ‘radiosveglia’

In questi casi, l’ordine dei due costituenti non è fisso (esistono


anche sauer-süß e Radiouhr). Il più delle volte, però, uno dei due
ordini è diventato convenzionale e risulta l’unico possibile:

Hosenrock ‘gonna pantalone’


taubstumm ‘sordomuto’
nasskalt ‘umido e freddo’
dummdreist ‘stupido e sfacciato’

2.5.3. Composti endocentrici ed esocentrici

Tutti i composti finora considerati sono endocentrici: il nucleo


semantico coincide con uno dei due elementi del composto
(capostazione è un tipo di capo, cassapanca è un tipo di cassa o di
panca ecc.). Il composto esocentrico ha, invece, un punto di
riferimento esterno che non coincide con quello dei due
componenti: un pellerossa non è né un tipo di colore né un tipo di
pelle: è, invece, una persona che ha la pelle rossa. Simile è l’italiano
piedipiatti, espressione gergale per ‘poliziotto’. In tedesco abbiamo
ad es. Rothaut ‘pellerossa’ e Blaurock ‘giubba blu’ (cioè ‘soldato della
cavalleria statunitense’).
I composti esocentrici sono anche detti “composti possessivi”. Si
tratta infatti di costruzioni pars pro toto in cui, il più delle volte, una
parte caratteristica del corpo umano sta per la persona nella sua
interezza. In tedesco, il secondo componente del composto è
sempre un sostantivo, il primo un aggettivo (o anche un
sostantivo). Vediamo qualche esempio con Kopf ‘testa’ in
combinazione con aggettivi e sostantivi come primo elemento:
aggettivo + Kopf
Kahlkopf kahl ‘calvo’
Graukopf grau ‘grigio’
Weißkopf weiß ‘bianco’
Dummkopf dumm ‘stupido’
Schlaukopf schlau ‘astuto’
Starrkopf starr ‘rigido, duro’ ; quindi ‘testa dura’
Dickkopf dick ‘spesso, grosso’; quindi ‘testone’
quer ‘trasversale, obliquo’; quindi ‘bastian
Querkopf
contrario’

sostantivo + Kopf

Lockenkopf Locke ‘ricciolo’


Glatzkopf Glatze ‘calvizie’
Holzkopf Holz ‘legno’ ; quindi ‘testa di legno’
Hitzkopf Hitze ‘calore’; quindi ‘testa calda’
Trotz ‘caparbietà, resistenza’ ; quindi ‘persona
Trotzkopf
cocciuta’
Schafskopf Schaf ‘pecora’; quindi ‘pecorone, imbecille’

2.5.4. Tipologia categoriale dei composti

I composti possono essere suddivisi secondo la rispettiva classe di


parole. I composti nominali hanno come testa un sostantivo/nome
(N), i composti verbali un verbo (V), i composti aggettivali un
aggettivo (A) e, infine, i composti avverbiali un avverbio (Avv). Il
tipo più frequente è dato dai composti nominali, meno diffusi
quelli verbali e aggettivali, rari quelli avverbiali.
Consideriamo dapprima i composti che hanno come testa un
sostantivo (N). Assai numerosi sono i composti che presentano
come modificatore N (si tratta del tipo più frequente); composti
con A, V, P (preposizione) come modificatore sono piuttosto diffusi
(visto il contenuto semantico ridotto delle P, i composti con P
potrebbero essere però considerati come esempi di derivazione e
non di composizione); composti con Avv risultano relativamente
poco rappresentati; altri tipi ancora sono decisamente rari.
Vediamo rispettivamente qualche esempio:
composti nominali:
NN: Abendbrot lett. ‘pane della sera’, cioè ‘cena’
Küchenfenster ‘finestra della cucina’
Blumenstrauß ‘mazzo di fiori’
Schlafzimmer ‘camera da letto’
AN: Großvater lett. ‘grande padre’, cioè ‘nonno’
Großangriff ‘grande attacco’
VN: Bindfaden lett. ‘filo per legare’, cioè ‘spago’
Denkmodell ‘modello di pensiero’
PN: Vorstadt lett. ‘pre-città’, cioè ‘sobborgo, periferia’
Gegenangriff ‘contrattacco’
AvvN: Soforthilfe ‘aiuto immediato’
Nichtraucher ‘non fumatore’
[pronome + N]: lett. ‘forma-io’, cioè
altri: Ichform
‘prima persona’
[numerale + N]: lett. ‘lotta-due’, cioè
Zweikampf
‘duello’
[interiezione + N]: lett. ‘ecco-esperienza’,
Aha-Erlebnis
cioè ‘illuminazione’
Trimm-dich- [gruppo di parole + N]: lett. ‘allena-te-
Pfad percorso’, cioè ‘percorso ginnico’

Vediamo ora i composti che hanno V come testa. Il tipo più diffuso
prevede Avv o P come modificatore; in ordine di frequenza
troviamo poi i composti con A, N e V:
composti
verbali:
lett. ‘andare indietro’, cioè
AvvV zurückgehen
‘ritornare’
entgegenkommen ‘venire incontro’
hinaufsehen ‘guardare in alto’
lett. ‘girare attraverso’, cioè
PV: durchdrehen
‘tritare’
umfahren ‘girare intorno’
lett. ‘correre al di là’, cioè
überlaufen
‘disertare’
lett. ‘giocare falso’, cioè
AV: falschspielen
‘barare’
freihalten ‘tenere libero’
NV: teilnehmen ‘prendere parte’
danksagen ‘dire grazie’
VV: mähdreschen lett. ‘mietere e trebbiare’

Consideriamo ora i composti aggettivali. Esistono composti con N,


A, V, P e altri tipi meno diffusi:
composti
aggettivali:
NA: brusthoch ‘alto fino al petto’
lett. ‘pronto al soccorso’, cioè
hilfsbereit
‘disponibile’
AA: schwerkrank ‘malato grave’
taubstumm ‘sordomuto’
VA: röstfrisch ‘tostato fresco’
treffsicher ‘sicuro nel tiro’
lett. ‘prima-veloce’, cioè
PA: vorschnell
‘precipitoso’
übernervös ‘ipernervoso’
Altri: linksradikal [Avv + A]: ‘radicale di sinistra’
ichbezogen [pronome + A]: ‘egocentrico’
[numerale + A]:
viereckig
‘quadrangolare’

Piuttosto rari sono i composti aventi come testa un avverbio.


Vediamo qualche esempio:

composti
avverbiali:
lett. ‘dappertutto-verso’, cioè ‘in tutte le
Avv überallhin
direzioni’
lett. ‘più lungo-verso’, cioè ‘in seguito, in
AAvv weiterhin
avvenire
NAvv kieloben ‘con la chiglia verso l’alto’
PAvv übermorgen ‘dopodomani’
2.5.5. Composti determinativi NN: il rapporto semantico tra testa e
modificatore

Il tipo di composto più frequente in assoluto è rappresentato dal


composto determinativo N+N. È da rilevare che il significato di un
composto va oltre la mera somma del significato dei due singoli
elementi ed è spesso condizionato dal contesto d’uso. Prendiamo
come esempio il composto Fischfrau ‘donna pesce’. A seconda del
contesto, tale parola può riferirsi a una figura mitologica come la
sirena, a una donna nata sotto il segno dei pesci, a una donna che
vende pesce ecc.
Il rapporto semantico tra testa e modificatore può essere infatti
molteplice. Facciamo qualche esempio in cui Kinder ‘bambini’ è il
modificatore del composto:

esplicitazione del ruolo semantico


composto
rapporto semantico modificatore
agente (che compie
Kinderarbeit lavoro di bambino/i
azione)
paziente (che
Kindererziehung educazione di bambino/i
subisce azione)
Kinderarzt medico per bambino/i scopo
elemento
Kinderchor coro di bambini
costitutivo
Kindergeld assegno per bambino/i beneficiario
Kinderhand mano di bambino possessore
Kinderkrankheit malattia di bambino/i tema, ambito

A volte, i composti sono intrinsecamente ambigui. Un esempio è


dato da Kinderfest, ‘festa fatta per bambini’ e ‘festa fatta da
bambini’, o Kinderlied ‘canzone composta per bambini’ o ‘canzone
cantata da bambini’.
Vi sono ancora numerosi altri tipi di rapporto semantico. Così
ad es. il modificatore può indicare, rispetto alla testa, il materiale
(Wollrock ‘gonna di lana’, Holzbrett ‘tavola di legno’), il luogo o la
provenienza (Randgruppe lett. ‘gruppo al margine’; Südfrucht lett.
‘frutto del sud’), la causa (Freudentränen ‘lacrime di gioia’), lo
strumento (Schusswunde ‘ ferita da sparo’) ecc.
Un nutrito gruppo di composti N+N presenta come testa un
sostantivo derivato da un verbo transitivo (per es. Fahrer da fahren
‘guidare’, Lehrer da lehren ‘insegnare’ ecc.) o da un verbo
intransitivo (Fall da fallen ‘cadere’ ecc.). In questi casi, il significato
del composto è immediatamente ricavabile:

composto esplicitazione del rapporto semantico


Autofahrer jemand, der Auto fährt
Filmkritiker jemand, der Filme kritisiert
Sportlehrer jemand, der Sport lehrt
Geldgeber jemand, der Geld gibt
Berichterstatter jemand, der Berichte erstattet
Schneefall Schnee, der fällt
Blutsturz Blut, das stürzt (‘emorragia’)

Il rapporto semantico all’interno del composto tra testa (ad es.


Fahrer) e modificatore (per es. Auto) è lo stesso che vige, nella
corrispondente frase completa, tra il verbo (fahren) e il
complemento retto dal verbo stesso (Auto). Tali composti vengono
pertanto chiamati “composti di reggenza” (Rektions-komposita).
In altri casi, la relazione tra i due elementi è molto indiretta e
non è precostituita dalla semantica del verbo che sta alla base della
testa. Prendiamo di nuovo come esempio composti con la testa
Fahrer.
composto esplicitazione del rapporto semantico
jemand, der wie ein Geist fährt (‘automobilista
Geisterfahrer
che guida contromano’)
Alkoholfahrer jemand, der unter Alkoholeinfluss fährt

Il modificatore non indica più, come nel composto di reggenza,


l’oggetto diretto di fahren, ma vari tipi di specificazione modale.
Per interpretare correttamente la semantica di tali composti, serve
la nostra “conoscenza del mondo”: così Brotmesser è un coltello
(Messer) che serve a tagliare il pane (Brot), Stahlmesser è un coltello
fatto di acciaio (Stahl).
Infine ancora qualche esempio di coppie di composti. Il primo è
un composto di reggenza, il secondo no:

composto di
altri tipi di composti determinativi
reggenza
Herz- Krankenhaus-untersuchung (‘esame eseguito
untersuchung in ospedale’)
Literatur- ARD-Kritiker (‘critico che lavora presso la rete
kritiker televisiva ARD’)
Zigarren- Ketten-raucher (lett. ‘fumatore-catena’, cioè
raucher ‘fumatore accanito’)

??? Qual è rispettivamente la relazione semantica tra testa e modificatore nei tre
composti Krankenhausuntersuchung, ARD-Kritiker e Kettenraucher?

2.5.6. Il morfema di raccordo (“Fugenmorphem “)

Nella maggioranza dei composti nominali, i due elementi vengono


uniti direttamente. Questo è sempre il caso se il primo elemento è
una preposizione (Vorwahl ‘prefisso’, Nachname ‘cognome’ ecc.) o
un aggettivo (Hochebene ‘altopiano’, Tiefgarage ‘garage sotterraneo’
ecc.). È prevalentemente il caso (80-90%) quando si tratta di una
radice verbale non coincidente con un sostantivo (Bedienkomfort
‘maneggevolezza’, Überholmöglichkeit ‘possibilità di sorpassare’
ecc.); solo raramente, infatti, abbiamo un elemento di raccordo
come in Wart-e-saal ‘sala d’attesa’ o Häng-e-lampe ‘lampadario da
soffitto’. Se il primo elemento è infine un sostantivo, la percentuale
dell’unione diretta (come negli esempi Landhaus ‘casa di
campagna’, Rindfleisch ‘carne bovina’ ecc.) scende al 60-70%.
Diffusi sono quattro elementi di raccordo, collocati tra i due
sostantivi del composto: -e (Hund-e-hütte), -er (Bild-er-rahmen), -
(e)n (Professor-en-stelle, Sonne-n-schein), ~(e)s (Leib-es-übung,
Bahnhof-s-halle).
I morfemi di raccordo hanno la loro origine in morfemi flessivi
indicanti il plurale (-e, -er, en) o il genitivo (-es). Ma nella lingua
contemporanea hanno ormai raggiunto completa indipendenza
rispetto alla loro origine flessiva, assumendo la funzione
totalmente diversa di elemento d’unione. Ciò emerge da una serie
di dati di fatto:
a) In molti casi un morfema di raccordo derivante da un
morfema del plurale compare in un composto in cui il primo
elemento è semanticamente un singolare. Prendiamo ad es.
Tortenstück (‘pezzo di torta’), che è un pezzo di una sola torta, non di
più torte. Paragonabilmente: Kirchenschiff (lett. ‘nave di una
chiesa’, cioè ‘navata’), Spinnennetz (lett. ‘rete di un ragno’, cioè
‘ragnatela’).
b) In alcuni casi un morfema di raccordo derivante da un
morfema del singolare compare in un composto in cui il primo
elemento è semanticamente un plurale (Bischofskonferenz
‘conferenza dei vescovi’).
c) In molti casi un morfema di raccordo derivante da un
morfema di genitivo maschile (-es) è usato con un primo elemento
di genere femminile: per
es. Liebesgott (die Liebe, genitivo: der Liebe). Similmente:
Gesellschaft-s-politik, Heirat-s-anzeige, Bedeutung-s-unterschied,
Ansicht-s-karte ecc.
d) Uno stesso primo elemento può essere seguito da morfemi di
raccordo diversi: Kind-Ø-taufe, Kind-s-kopf, Kind-es-raub, Kind-er-
zimmer.
Esistono poche “regole” per l’uso del morfema di raccordo.
Queste si basano essenzialmente sulle caratteristiche morfologiche
del modificatore. Per alcune categorie di sostantivi, il morfema di
raccordo tende a coincidere con la sua desinenza del plurale o del
genitivo singolare; determinante può risultare altresì la presenza di
affissi derivativi. Facciamo rispettivamente qualche esempio:
1) Se un sostantivo forma un plurale in -e/-er, probabilmente
comparirà -e-/-er- (der Hund, die Hunde - Hund-e-hütte; das Kleid, die
Kleider - Kleid-er-schrank). Se un sostantivo femminile terminante
in -e forma un plurale in -n, probabilmente comparirà -n- (die
Sonne, die Sonnen - der Sonne-n-auf-gang).
2) Se un sostantivo maschile forma un genitivo in -(e)n,
probabilmente comparirà -n- (der Hase, des Hasen - Hase-n-braten).
3) Se un sostantivo ha il suffisso -ling o -tum, comparirà sempre
-s-(Säugling-s-pflege’, Altertum-s-forschung); dopo i suffissi -heit, -
keit, -schaft, -ung, -ion, -ität e dopo il prefisso Ge- comparirà spesso -
s-.

2.6. Formazione delle parole: derivazione

Ora presenteremo una breve panoramica dei principali affissi che


in tedesco contribuiscono alla formazione di parole nuove: suffissi,
prefissi e (rari) circonfissi. Riassumeremo anche le principali
differenze tra prefissi e suffissi e accenneremo ai casi limite tra
composizione e derivazione.

2.6.1. I principali suffissi del tedesco

Vediamo alcuni dei principali suffissi del tedesco che servono per
derivare rispettivamente nomi, aggettivi, avverbi e verbi:
suffissi per formare nomi:

-e: [da verbi] Wiege, Suche, Frage


[da aggettivi] Frische, Stärke
[da verbi] Lehrer, Schneider, Denker, Raucher, Leser,
-er:
Gewinner
[da nomi] Kritiker, Musiker, Berliner, Hamburger
[da aggettivi] Dummheit, Schönheit, Offenheit,
-heit:
Sicherheit
-keit: [da aggettivi] Sauberkeit, Flüssigkeit, Eitelkeit
-
[da aggettivi] Müdigkeit, Süßigkeit, Hilflosigkeit
igkeit:
-nis: [da verbi] Erlaubnis, Hindernis, Erlebnis

- [da nomi] Freundschaft, Feindschaft, Landschaft,


schaft: Wissenschaft, Leidenschaft
-tum: [da nomi] Unternehmertum, Bürokratentum, Altertum
-ung: [da verbi] Verbindung, Besprechung, Bildung

??? In questa panoramica non sono stati considerati i suffissi di origine straniera
(come ad es. -ie, -ion, -ismus ecc.). Conoscete parole con questi suffissi?
suffissi per
formare
aggettivi:
[da verbi] brauchbar, deklinierbar,
-bar:
verwendbar
[da nomi] bildhaft, zweifelhaft,
-haft:
frühlingshaft
-ig- [da nomi] bergig, bärtig, mächtig
-isch: [da nomi] mörderisch, städtisch
[da nomi] sommerlich, täglich, sachlich,
-lich:
mündlich
[da nomi] mühelos, sprachlos,
-los:
konkurrenzlos
suffissi per
formare avverbi:
-s: [da nomi] anfangs, abends, mittags, nachts
[da nomi] stundenweise, beispielsweise,
-weise:
massenweise
[da aggettivi] freundlicherweise,
notwendigerweise
suffissi per
formare verbi:
[da nomi] telefonieren, rebellieren,
-ieren:
boykottieren, skalpieren, argumentieren

Si noti che i suffissi che contengono una -i- possono produrre


l’Umlaut nella base (così ad esempio Macht-mächtig, Stadt-städtisch,
Tag-täglich).
Soffermiamoci infine brevemente sul significato dei suffissi.
Nella maggioranza dei casi, il significato è puramente
grammaticale, indicando la trasformazione di una classe di parole
in un’altra. La presenza di una componente di significato lessicale
emerge solo dal confronto di coppie minime come kindlich
‘infantile’ contrapposto a kindisch ‘puerile’ o bildhaft ‘immaginifico’
contrapposto a bildlich ‘figurato’.
Vi sono poi intere classi di suffissi che presentano un significato
emotivo-affettivo. Si tratta dei suffissi a carattere diminutivo
(come in italiano le formazioni in -etto/-ino/-uccio o in tedesco
quelle in -lein/-chen). Così ad es. una casetta indica non solo una
casa di dimensioni piccole ma anche, a seconda del contesto, una
‘casa graziosa’ o ‘casa a me cara’.

2.6.2. I principali prefissi del tedesco

Vediamo ora alcuni dei principali prefissi che sono produttivi in


tedesco. Fra parentesi è indicato il significato di tali prefissi. A volte
si tratta di un significato spaziale concreto come ‘allontanamento’
o ‘contatto’, a volte di un significato astratto come ‘incoativo’
(inizio di un’azione) o ‘perfettivo’(completamento di un’azione):

sostantivi:
Missbrauch,
miss-: [negativo]
Missverständnis
Undank,
un-: Unmensch, [negativo]
Unfrieden
Urmensch,
ur-: Urwald, [primo/primitivo]
Urschrei
aggettivi:
unfrei, unklug,
un-: unschwer, [negativo]
unmenschlich
unmenschlich
uralt,
ur-: urgemütlich, [primo/primitivo/rafforzativo]
urplötzlich
verbi:
a) prefissi
inseparabili:
bedienen,
be-: bedrohen, [transitivo]
belügen
entnehmen,
ent-: entkommen, [privativo]
entladen
erfassen,
er-: erarbeiten, [perfettivo/risultativo]
errechnen
verändern,
ver-: vergraben, [perfettivo/risultativo]
verspeisen
zerschlagen,
zer-: zerstören, [modale/risultativo]
zerteilen
b) prefissi
separabili:
abfahren,
abschneiden,
ab-: [allontanamento/interruzione]
abschalten,
abbestellen
ankommen,
anklopfen,
an-: [contatto]
anbinden,
anschalten
anschalten
aufheben,
aufblasen,
auf-: [verticalità/contatto/incoativo]
aufkleben,
aufleuchten
auswandern,
ausschalten,
aus-: [uscita/risultativo]
auslachen,
ausklingen
einreisen,
einschließen,
ein-: [entrata/incoativo]
einhängen,
einschlafen
losschneiden,
losbinden,
los-: [allontanamento/incoativo]
losfahren,
losbrüllen
nachfahren,
nachdrucken,
nach-: [ripetizione]
nachsehen,
nachlesen
vordringen,
vorlesen,
vor-: [avanzamento/anteriorità]
vorwerfen,
vordenken
zulächeln,
zuschlagen,
zu-: [direzionalità/chiusura]
zuhören,
zukleben

Va notato che alcuni prefissi verbali (come über-, durch- o um-)


possono essere sia separabili che inseparabili, con differenze di
significato e di accento (il prefisso separabile è accentato, quello
inseparabile no). Facciamo qualche esempio:

verbo separabile verbo inseparabile


übergehen ‘passare (dall’altra
übergehen ‘omettere’
parte)’
übersetzen ‘traghettare’ übersetzen ‘tradurre’
durchblicken ‘guardare
durchblicken ‘intuire, capire’
(attraverso)’
durchwühlen ‘sconvolgere,
durchwühlen ‘rovistare’
sconcertare’
umfahren ‘travolgere’ umfahren ‘girare intorno’
umlagern ‘spostare’ umlagern ‘circondare, assediare’

??? Conoscete altri verbi con prefissi inseparabili? Il significato è sempre quello
sopraindicato?
??? Esistono anche prefissi di origine straniera (per es. anti-, dis-, in-, inter-, prä-,
trans-, ultra- ecc.). Conoscete parole con questi prefissi?

2.6.3. Circonfissi

A volte, nella derivazione, si ha la combinazione di un suffisso e un


prefisso, entrambi elementi costitutivi. In tal caso si può parlare di
“circonfisso”. Così ad esempio dal sostantivo Aufsicht
‘supervisione’ si ha beaufsichtigen ‘supervisionare’: oltre al suffisso
-igen, risulta obbligatoria la presenza del prefisso be- (non esistendo
infatti una forma come *aufsichtigen). Mediante circonfissi
vengono derivati:
- verbi (da sostantivi come in be-schein-igen ‘certificare’ e da
aggettivi come in er-munter-n stimolare, incoraggiare”);
- sostantivi (da verbi come in Ge-lauf-e ‘andirivieni’ e Ge-
schwatz-e ‘chiacchierio’);
- aggettivi (da verbi come in un-erforsch-lich ‘inesplorabile’ e
unaufhaltsam ‘inarrestabile’).

2.6.4. Differenze tra suffissi e prefissi

Vi sono alcune differenze fondamentali tra prefissazione e


suffissazione, i due principali procedimenti di derivazione:
1 ) I suffissi determinano la classe di appartenenza della parola
derivata, i prefissi no.
2) I suffissi, in genere, modificano la classe di appartenenza
della parola (A>V: klug, Klug-heit), i prefissi no (rutschen, ab-
rutschen, entrambi V).
3) I suffissi nativi non sono mai portatori dell’accento
principale della parola, i prefissi possono esserlo (Un-mensch, Ur-
heber). Un discorso a parte va fatto per i suffissi di origine straniera
(cfr. -ion e -ität in parole come Vision e Banalität).
4) I suffissi sono in genere specifici riguardo alla classe di parole
a cui si aggiungono (per es. il suffisso aggettivale -bar si unisce
preferibilmente a verbi), mentre i prefissi possono aggiungersi a
una base qualsiasi (come in absehen, Absicht ecc.).

2.6.5. Composizione o derivazione?

A volte, il confine tra composizione (unione di due o più morfemi


liberi) e derivazione (unione di un morfema libero con morfemi
legati) è tutt’ altro che netto. Non a caso, si parla - accanto a
“prefissi” e “suffissi” - anche di “prefissoidi” e “suffissoidi”.
Vediamo alcuni esempi interessanti.
In primo luogo, analizziamo l’unione di un morfema libero con
una preposizione (come in aus-gehen ‘uscire’). Tale formazione può
essere classificata sia come caso di composizione (considerando la
preposizione come parola autonoma) sia come derivazione
(considerandola come particella legata). Due criteri sembrano
rilevanti: la produttività del modello di formazione e il carico
semantico dell’elemento preposizionale. Se la produttività è bassa
e/o il carico semantico è alto, allora si propenderà ad assumere un
caso di composizione (come ad esempio in beifügen ‘aggiungere’ o
entgegengehen ‘andare incontro’). Se viceversa la produttività è alta
e/o il carico semantico è basso, allora si ipotizzerà un caso di
derivazione (come ad esempio in ausreisen ‘espatriare’ o aufprallen
‘urtare’).
In secondo luogo, vi sono composti il cui primo elemento è una
parola lessicale (aggettivo o sostantivo) ormai ampiamente
desemantizzata e pertanto interpretabile come prefissoide. Nel
caso di hochaktuell ‘altamente attuale’ o Bombenstimmung (lett.
‘umore-bomba’, cioè ‘ottimo umore’) l’elemento ha ormai solo un
generico significato accrescitivo. Ciò è particolarmente evidente
quando si tratta di un modello di formazione produttivo:

hoch: hochaktuell, hochelegant, hochoffiziell, hochabstrakt, hochanständig,


hochberühmt ecc.

Bombe: Bombenstimmung, Bombengeschäft, Bombenerfolg, Bombenreklame,


Bombenwirkung ecc.

A volte, i giochi di parole si basano sulla risemantizzazione di


questi elementi. Un esempio è la frase Terroristen sind in
Bombenstimmung.
In terzo luogo, esistono composti il cui secondo elemento è una
parola lessicale con un grado più o meno avanzato di
desemantizzazione. Prendiamo le formazioni con -arm (lett.
‘povero’). In alcuni casi, il significato di base è ancora presente e la
parola complessiva indica effettivamente una mancanza giudicata
negativamente:

arm (negativo):
blutarm ‘anemico’, gefühlsarm ‘insensibile’, inhaltsarm ‘insignificante’

In altri esempi però la connotazione negativa di arm è andata


perduta. Il significato complessivo è positivo:

arm (positivo):
knitterarm ‘che si sgualcisce poco’, bügelarm ‘che va stirato poco’, pflegearm ‘che va
curato poco’, kalorienarm ‘che contiene poche calorie’, nikotinarm ‘ che contiene
poca nicotina’

2.7. Formazione delle parole: conversione

La conversione è la ricategorizzazione di una determinata base


senza che ciò venga segnalato da un apposito suffisso (cfr. gli
esempi italiani guidare > guida, revocare > revoca). Si potrebbe anche
parlare di derivazione mediante suffisso zero. In tedesco, i tipi di
conversione più diffusi sono V>N, N>V e A>V.
Nella conversione V>N, la base verbale diventa un sostantivo
(quasi sempre di genere maschile). È un tipo di conversione poco
produttivo nella lingua contemporanea:

fall(en) > Fall ‘caduta’


beginn(en) > Beginn ‘inizio
spring(en) > Sprung ‘salto’

Solo in rari casi si verifica (come in Sprung) un cambiamento della


vocale radicale. Abbastanza diffusa risulta poi la nominalizzazione
dell’infinito (essen > Essen ‘il mangiare’ ecc.).
Nella conversione N>V, è il sostantivo che diventa base verbale.
Questo procedimento è altamente produttivo nel tedesco odierno:

Kleid > kleid(en) ‘vestire’


Öl > öl(en) ‘oleare’
Regen > regn(en) ‘piovere’

Anche qui, in rari casi, sopravviene una modificazione della base


sotto forma di caduta di schwa (come per Regen).
Data una coppia di parole come Fall/fallen non risulta possibile -
a livello strettamente sincronico - determinare la direzione della
derivazione. Solo conoscendo la storia della lingua possiamo
postulare la direzione V>N (ed escludere N>V). Quando invece ci
troviamo di fronte a sostantivi che presentano un prefisso
tipicamente verbale (come be- nel caso di Beginn ‘inizio’, ent- nel
caso di Entscheid ‘decisione, sentenza’, ver- nel caso di Vergleich
‘confronto’ ecc.) siamo sicuri che la base di derivazione è verbale e
non sostantivale.
Consideriamo ora la conversione A>V. Un aggettivo si
trasforma in base verbale:

reif > reif(en) ‘maturare’


weit > weit(en) ‘allargare’
trocken > trockn(en) ‘asciugare’

Altri tipi di conversione, meno diffusi, sono infine Num>N (die


Fünf ‘il cinque’), P>N (das Aus ‘il fuori campo’) o sintagma>N (das
Auswendiglernen ‘l’imparare a memoria’).

2.8. Altri tipi di formazione delle parole

Tra i tipi “minori” di formazione delle parole vanno menzionati la


contaminazione (l’incrocio tra parole) e varie forme di
abbreviazione.

2.8.1. Contaminazione

La contaminazione può essere considerata come un particolare tipo


di composizione in cui almeno una delle due parole coinvolte
risulta abbreviata. Il più delle volte si tratta di neoformazioni
occasionali, con evidenti intenti scherzosi o satirici:
Medizyniker < Mediziner ‘medico’ + Zyniker ‘cinico’
< akademisch ‘accademico’ + dämlich
akadämlich
‘stupido’
< Kompromiss ‘compromesso’ +
Kompromissgeburt
Missgeburt ‘aborto’

In relativamente pochi casi la parola entra stabilmente nell’uso

Stagflation < Stagnation + Inflation


jein < ja + nein

In altri esempi, infine, la neoformazione è talmente


convenzionalizzata da non essere più riconoscibile come tale:

< vorherrschend ‘predominante’ + überwiegend


vorwiegend
‘preponderante’
angeheitert < angetrunken ‘alticcio’ + aufgeheitert ‘allegro’

2.8.2. Abbreviazione

Alcune abbreviazioni esistono solo come forma scritta che, nella


lettura, verrà sempre sciolta (così ad esempio usw. viene letto und
so weiter, z.B. viene letto zum Beispiel ecc.). Qui invece ci
occuperemo unicamente di quelle forme abbreviate che anche nel
parlato vengono pronunciate come tali. Esistono vari tipi di parole
abbreviate. In un primo tipo, la parte iniziale della parola sta per il
tutto. Si tratta prevalentemente di parole di origine straniera:
Akku < Akkumulator
Uni < Universität
Foto < Fotografie
Abi < Abitur ‘maturità’

In altri casi, la parte finale rappresenta la parola intera. Vi sono


esempi di prestiti, ma anche di composti autoctoni:

Bus < Omnibus


Cello < Violoncello
Rad < Fahrrad
Schirm < Regenschirm

In altri esempi ancora cade la parte finale del primo elemento di un


composto complesso:

Fernamt < Fern(sprech)amt


Ölzweig < Öl(baum)zweig

Un tipo diverso di abbreviazione è dato dalla sequenza di singole


lettere che stanno per i vari elementi di un’espressione articolata:

APO < außerparlamentarische Opposition


TÜV < technischer Überwachungsverein
PKW < Personenkraftwagen
EDV < elektronische Datenverarbeitung

Queste forme vengono in parte pronunciate come sequenze di


suoni (APO [ɑ:po:], TÜV [tʏf]), in parte come sequenza di lettere
(PKW [pe:kɑ:ve:], EDV [e:de:faʊ]). In luogo della lettera iniziale,
infine, vi può essere la sillaba iniziale a rappresentare i rispettivi
elementi:
Kripo < Kriminalpolizei
Trafo < Transformator

Va rilevato che a volte le parole abbreviate hanno connotazioni di


significato leggermente diverse rispetto alla parola “piena”. Così ad
es. Nazi e Sozi sono chiaramente negativi rispetto ai “neutrali”
Nationalsozialist e Sozialist, Demo e Limo hanno una connotazione
colloquiale rispetto a Demonstration e Limonade.

2.9. Prestiti

Il prestito, tecnicamente parlando, non è un procedimento di


formazione delle parole. Nondimeno è opportuno trattarlo in
questa sede in quanto costituisce un importante mezzo per
ampliare il lessico di una lingua. Si ha un prestito quando una
lingua assume una parola da un’altra lingua. Una prima distinzione
è quella tra prestito di necessità e prestito di lusso.
Il prestito di necessità si ha quando, assieme a una parola, si
prende anche l’oggetto o il concetto che essa designa (per es. Toast e
Sport dall’inglese). Il prestito di lusso avviene quando si prendono
parole che hanno già un corrispettivo nella propria lingua. Così ad
es. le parole inglesi Babysitter, Copyright, Comeback o Cop, per cui già
esistono in tedesco Kindermädchen, Urheberrecht, Rückkehr e
Polizist. Questi prestiti hanno un fine essenzialmente stilistico in
quanto interessano proprio le connotazioni di estraneità: si
evocano una civiltà, una cultura o un modo di vita considerati
prestigiosi. A volte, diventa difficile distinguere tra i due tipi di
prestito (monosillabi inglesi, come ad es. Boom o Show, sono
effettivamente più brevi dei corrispettivi tedeschi Aufschwung e
Vorführung).
Un’altra distinzione è quella tra prestiti integrati e non
integrati. Questi ultimi, essendo presi nella loro forma originaria,
sono immediatamente riconoscibili dal parlante comune (per es. le
parole inglesi Connection e cool o quelle francesi Connaisseur e
Coupon). Il prestito integrato, invece, non è più individuabile a
prima vista in quanto è stato adattato alla fonologia e morfologia
della lingua ricevente (così Zwiebel dal latino cepula, Keks
dall’inglese cakes).
Un tipo particolare di prestito è costituito dal calco. Si
distinguono due tipi di calco:
a) il calco traduzione: con materiali autoctoni si costruisce un
nuovo composto traducendo gli elementi di un composto
straniero. Tale traduzione può essere letterale (dall’inglese cold war
si ha il tedesco Kalter Krieg) oppure più libera (dall’inglese
skyscraper ‘gratta-cielo’ si ha il tedesco Wolkenkratzer ‘gratta-
nuvole’).
b) il calco semantico: una parola autoctona esistente assume un
nuovo significato prendendolo da una corrispettiva parola
straniera. Così ad esempio schneiden ha assunto l’ulteriore
significato di ‘ignorare qualcuno’ sul modello dell’inglese to cut,
oppure Papier ha assunto il significato di ‘articolo, testo’ per
influsso dell’inglese paper.
Vanno infine menzionati i cosiddetti internazionalismi, parole
di origine greca e/o latina che si ritrovano nel lessico colto di tutte
le lingue europee: ad es. ted. Osmose, it. osmosi, fr. osmose, ingl.
osmosis; ted. präferenziell, it. preferenziale, fr. préférentiel, ingl.
preferential.

Esercizi

E 2-1: Suddivisione in morfemi


Scomponete le seguenti parole in morfemi. Nel caso di morfemi
legati, elencate rispettivamente altre due parole che contengono lo
stesso morfema (per es. Krank-heit, con -heit che compare anche in
Frei-heit e Dumm-heit):
Urgroßvater, grünlich, Wintermantel, Verwundung,
Einsamkeit, Erziehung
E 2-2: Tipi di morfemi
Scomponete le seguenti parole in morfemi, indicando il
rispettivo tipo di morfema (radice, prefisso, suffisso)!
Tischler, Fußballer: lernen, lernte. gelernt; Autos,
Vorgeschichten, Vaters
E 2-3: Tipi di morfemi
Scomponete le seguenti parole in morfemi, indicando il
rispettivo tipo di morfema (radice, prefisso, suffisso, morfema di
raccordo)!
Sonntag, Sonnenaufgang, Feindesland; traditionsbewusst,
öffentlich, hoffentlich
E 2-4: Analisi morfematiche alternative
Le seguenti parole possono - a seconda del significato - essere
analizzate morfematicamente in maniera diversa:
Fußballersatz, Lehrerkenntnisse, Messer, Mogelei
E 2-5: Flessione nominale
Fate ipotesi sul genere delle seguenti parole, basandovi su
regolarità fonologiche e/o semantiche!
Sonne, Woche, Eiche, Fichte; Pflicht, Gicht, Licht, Bösewicht;
Drall, Drang, Dreh, Drei
E 2-6: Flessione nominale
I morfemi della flessione nominale in tedesco possono avere più
di una funzione. Fate qualche esempio!
E 2-7: Flessione verbale
I morfemi della flessione verbale in tedesco possono avere più di
una funzione. Fate qualche esempio!
E 2-8: Composizione o derivazione?
Le seguenti parole sono formazioni «sostantivo+aggettivo».
Discutete se in alcuni di questi esempi il primo elemento può essere
considerato un prefissoide e, quindi, l’intera parola un caso di
derivazione piuttosto che di composizione!
todernst, todsicher, todmüde, todschick, todunglücklich,
todbleich, todelend, todkrank, todstill, todtraurig, todlangweilig
E 2-9: Composizione determinativa o copulativa?
Quali delle seguenti parole potrebbero essere classificate come
composti copulativi?
Waisenhaus, Waisenkind, Waisenrente; Strichpunkt,
Strichliste, Strichzeichnung; Manteljacke, Wolljacke, Winterjacke
E 2-10: Suffissi e prefissi
Cercate di delineare i vari significati del prefisso aus- e del
suffisso -er a partire dai seguenti esempi:
aussteigen, ausschütten, ausgraben, ausreisen; ausstreichen,
ausradieren, ausschalten; ausdiskutieren, auslesen, ausklingen,
ausglühen; ausschmücken, ausmalen;
Seufzer, Ausrutscher; Schwimmer, Sparer, Spieler, Begleiter,
Helfer; Handwerker, Mathematiker, Physiker; Öffner, Ordner,
Anlasser, Lüfter;

Bibliografia per approfondimenti

Altmann, Hans / Kemmerling, Silke (2000). Wortbildung fürs


Examen. Studien-und Arbeitsbuch. Wiesbaden: Westdeutscher
Verlag.
Barz, Irmhild / Schröder, Marianne / Fix, Ulla (a c. di) (2000).
Praxis- und Integrationsfelder der Wortbildungsforschung.
Heidelberg: Winter.
Bhatt, Christa (1991). Einführung in die Morphologie. Hürth:
Gabel.
Booij, Geert / Lehmann, Christian / Mugdan, Joachim (a c. di)
(2000). Morphologie. Ein internationales Handbuch zur Flexion und
Wortbildung. Berlin/New York: de Gruyter.
Donalies, Elke (2002). Die Wortbildung des Deutschen. Ein
Überblick. Tübingen: Narr.
Eichinger, Ludwig M. (2000). Deutsche Wortbildung. Eine
Einführung. Tübingen: Narr.
Erben, Johannes (20004). Einführung in die deutsche
Wortbildungslehre. Berlin: Schmidt.
Fleischer, Wolfgang / Barz, Irmhild (19952). Wortbildung der
deutschen Gegenwartssprache. Tübingen: Niemeyer.
Motsch, Wolfgang (1999). Deutsche Wortbildung in Grundzügen.
Berlin/New York: de Gruyter.
Muthmann, Gustav (19912). Rückläufiges deutsches Wörterbuch.
Tübingen: Niemeyer.
Naumann, Bernd (20003). Einführung in die Wortbildungslehre
des Deutschen. Tübingen: Niemeyer.
Olsen, Susan (1986). Wortbildung im Deutschen. Eine Einführung
in die Theorie der Wortstruktur. Stuttgart: Kröner.
Rickheit, Mechthild (1993). Wortbildung. Opladen:
Westdeutscher Verlag.
Simmler, Franz (1998). Morphologie des Deutschen. Flexions- und
Wortbildungsmorphologie. Berlin: Weidler.
3. SINTASSI

3.1. La frase nelle sue principali tipologie

3.1.1 La definizione di “frase”

La sintassi è la disciplina all’interno della linguistica che si occupa


della costruzione della frase. Ma che cosa è esattamente una
“frase”? Esistono numerosi tentativi di definizione, molti dei quali
risultano però poco appropriati. Così ad esempio le definizioni di
stampo psicologico, logico, fonologico e ortografico.
La definizione psicologica considera la frase come espressione
di un pensiero. Si può obiettare che è difficile, se non impossibile,
stabilire il numero dei pensieri presenti in una frase. Ci si può ad es.
domandare se una struttura come vidi Gianni dormire esprima un
solo pensiero o piuttosto due pensieri distinti: io vidi e Gianni
dormiva. La definizione logica individua la frase come relazione tra
due concetti, Soggetto e Predicato. L’elemento relazionale è però
assente in frasi come pioveva, in esclamazioni del tipo attenzione! o
peccato! oppure in titoli di giornale come Terremoto in Turchia. La
definizione fonologica vede la frase come unità tra due pause di
respiro. Innanzitutto, tale definizione ha senso solo per la lingua
parlata; inoltre va considerato che esistono frasi lunghissime che
non possono essere pronunciate all’interno di una singola unità di
respiro. Anche la definizione ortografica (la frase come unità tra
due punti fermi) è limitata a priori in quanto vale solo per una
varietà di lingua, quella scritta; inoltre si pone, anche considerando
il solo piano dello scritto, il problema di come valutare la funzione
del punto e virgola e dei due punti.
È invece la definizione strutturale quella più promettente e
adeguata. La frase può essere definita come una costruzione che
non fa parte di costruzioni più grandi. In altre parole, la frase è
un’unità linguistica conchiusa che possiede un alto grado di
autonomia, superiore a quella che hanno unità di livello inferiore
(come parole o gruppi di parole).
I parlanti nativi possono esprimere giudizi sulla grammaticalità
(cioè sulla “correttezza”) di costruzioni sintattiche. Proprio a causa
della sua autonomia è la frase il livello preferenziale per questi
giudizi. Così ad esempio i parlanti nativi del tedesco saranno
concordi nell’accettare le sequenze di parole (la-b) come frasi
grammaticali e rifiutare invece sequenze come (lc-d):

(1) a Der Mann hat seiner Frau ein Auto geschenkt.


b Seiner Frau hat der Mann ein Auto geschenkt.
c *Der Mann hat geschenkt seiner Frau ein Auto.
d *Der Mann seiner Frau hat geschenkt ein Auto.

La grammaticalità di un determinato ordine lineare è tutt’altro che


universale, come dimostra il breve confronto con l’italiano:

(2) a *L’uomo ha a sua moglie una macchina regalato.


b *A sua moglie ha l’uomo una macchina regalato.
c L’uomo ha regalato a sua moglie una macchina.
d L’uomo a sua moglie ha regalato una macchina.

3.1.2. I principali tipi di frase

In tedesco si possono distinguere quattro principali tipi di frase:


dichiarativa: Er kommt nach Hause.
interrogativa: Wann kommt er nach Hause? Kommt er nach
Hause?
imperativa: Komm nach Hause!
ottativa: Käme er doch nach Hause!
Una tale classificazione si basa su fattori quali il modo del verbo
finito, la sua posizione nella frase, lo schema intonativo nel parlato
e l’interpunzione nello scritto.
Nelle frasi dichiarative, il verbo finito compare all’indicativo o
al congiuntivo II e occupa di norma il secondo posto nella frase;
l’intonazione è discendente (segnata nello scritto da un punto
fermo). Anche le frasi interrogative presentano un verbo
all’indicativo o al congiuntivo II, ma sono caratterizzate da
un’intonazione ascendente (segnata da un punto interrogativo).
Distinguiamo due tipi: la interrogativa parziale è introdotta da un
pronome/avverbio interrogativo, il verbo è al secondo posto e la
domanda riguarda una singola informazione della frase
(nell’esempio Wann kommt er nach Hause? non è in dubbio l’evento
in sé, ma solamente l’ora in cui avviene); la interrogativa totale,
mancando un pronome/avverbio interrogativo, presenta invece il
verbo al primo posto e la domanda riguarda il contenuto della frase
nella sua interezza (Kommt er nach Hause? mette in dubbio l’evento
in sé). Nelle frasi imperative, il verbo compare all’imperativo e
occupa di regola il primo posto nella frase, l’intonazione è
discendente e viene segnata da un punto fermo o esclamativo. Le
frasi ottative, infine, presentano spesso un verbo in prima
posizione con la forma del congiuntivo II; l’intonazione è
discendente e viene segnata da un punto esclamativo.
Finora abbiamo considerato solamente frasi principali
(autonome) che nel contempo sono frasi semplici (formate da una
sola frase). Come vedremo più avanti, esistono però anche frasi
secondarie (dipendenti da un’altra frase) e frasi complesse
(formate da più di una frase).

3.2. Il costituente come unità della frase

Una frase è formata da parole. La parola è però solamente l’unità


minima della frase. Esistono infatti anche unità maggiori, di livello
intermedio, che si pongono tra la singola parola e l’intera frase.
Esse sono dotate di una certa autonomia e vengono dette
costituenti. Facciamo un esempio:

(3) Die fleißige Studentin liest in den Sommerferien viele Bücher.


La nostra intuizione ci porta a individuare quattro costituenti: Die
fleißige Studentin | liest | in den Sommerferien | viele Bücher. Vediamo
ora metodi più rigorosi per stabilire se una determinata sequenza
sia effettivamente un costituente oppure no.

3.2.1. Test per individuare i costituenti

Esistono vari test sintattici per individuare i costituenti di una


frase. Tramite tali test, la frase viene modificata strutturalmente.
Se il risultato è una frase grammaticalmente accettabile e
semanticamente equivalente, allora il test in questione è
considerato superato in maniera positiva. I tre tipi principali di test
sono il test di permutazione, di sostituzione e di coordinazione.
Attraverso il test di permutazione una determinata sequenza di
parole viene spostata all’interno della frase. Se il risultato è una
frase grammaticale, allora la sequenza in questione molto
probabilmente rappresenta un costituente. Prendiamo
nuovamente la frase:

(3) Die fleißige Studentin liest in den Sommerferien viele Bücher.

Possiamo effettivamente muovere tutte e quattro le sequenze


individuate in precedenza come possibili costituenti. Consideriamo
i seguenti ordini alternativi, che risultano grammaticalmente
corretti:

(3) a Die fleißige Studentin liest viele Bücher in den Sommerferien.


b In den Sommerferien liest die fleißige Studentin viele Bücher.
c Liest die fleißige Studentin in den Sommerferien viele Bücher?

La frase (a) rappresenta una prova di permutazione


rispettivamente di viele Bücher e in den Sommerferien, la frase (b) di
in den Sommerferien e die fleißige Studentin, la frase (c) di liest e die
fleißige Studentin. I costituenti possono essere anche molto
complessi, come si vede nel seguente esempio dove uno dei
costituenti è composto da una frase infinitiva da cui a sua volta
dipende una relativa:
(4) a Die Mutter versucht das Kind zu füttern, das Hunger hat.
b Das Kind zu füttern, das Hunger hat, versucht die Mutter.

Un secondo tipo di test è costituito dalla prova di sostituzione


(nelle sue varie articolazioni). Consideriamo dapprima la
sostituzione con un pronome (prova di pronominalizzazione).
Nella seguente frase, la sostituzione con pronomi personali porta
all’individuazione dei costituenti die Frau, ihrem Mann e ein Auto:

(5) a Die Frau schenkt ihrem Mann ein Auto.


b Sie schenkt ihrem Mann ein Auto.
c Die Frau schenkt ihm ein Auto.
d Die Frau schenkt es ihrem Mann.

Lo stesso risultato qui è raggiunto mediante la sostituzione con


pronomi interrogativi:

(6) a Die Frau schenkt ihrem Mann ein Auto.


b Wer schenkt ihrem Mann ein Auto?
c Wem schenkt die Frau ein Auto?
d Was schenkt die Frau ihrem Mann?

Come si vede, in molti casi il test di pronominalizzazione mediante


un pronome interrogativo è al contempo anche un test di
permutazione. Un ulteriore test di sostituzione è la prova di
sostituzione generale sulla base di espressioni sinonimiche. Nella
frase appena considerata, ad esempio, die Frau e ihrem Mann
possono essere sostituiti con nomi propri come Brigitte e Karl, ein
Auto con il sinonimo einen Wagen ecc.
Va infine menzionata la sostituzione con zero (detta anche
prova di cancellazione). Se una determinata sequenza può essere
cancellata, è probabile che sia un costituente:

(7) a Peter spielt mit seinem Freund Ball.


b Peter spielt Ball.
c Peter spielt mit seinem Freund.

Il terzo tipo di test è la prova di coordinazione. Se due elementi si


lasciano coordinare, probabilmente siamo in presenza di
costituenti:

(8) a Brigitte und ihr dicker Hund essen gerne Schokolade.


b Ich kaufe mir einen neuen Mantel, einen Hut und eine schöne Tasche.

3.2.2. Problemi nell’individuazione dei costituenti

L’applicazione dei test non è però affatto meccanica e presenta


alcuni problemi. Va infatti considerata l’eventualità che un test
possa dare esito positivo in presenza di una sequenza che
manifestamente non è un costituente e altresì che un test possa
dare esito negativo in presenza di una sequenza che
manifestamente rappresenta un costituente.
Facciamo qualche esempio riguardo a sequenze che non sono un
costituente ma “passano” lo stesso un test. È il caso del test di
sostituzione generale. Infatti, una sequenza di due (o più)
costituenti può essere sostituita da un solo costituente:

(9) a Er hört | [gerne] [Musik].


b Er hört | [Beethoven].

Oppure una sequenza che palesemente non ha lo status di


costituente può essere sostituita da un costituente:

(10)a Hans liest [ein spannendes Buch über] Schiller.


b Hans liest [gerne] Schiller.

La prova di sostituzione generale, quindi, ha solo un senso se si


tiene conto delle classi di sostituzione. Un elemento deve essere
sostituito sempre da un elemento dello stesso tipo (come in 11a),
non da un elemento di un altro tipo (come in 11b):

(11)a Hans liest Schiller / ein Buch.


b Hans liest Schiller / gerne.

Ad ogni buon conto, la prova di sostituzione, per essere considerata


valida, non deve cambiare completamente la struttura della frase
(come invece accade nel seguente esempio 12):

(12)a Anna möchte [dass die Kinder] kommen.


b Anna möchte [nach München] kommen.
Volgiamo ora la nostra attenzione al caso di indubbi costituenti che
non “passano” un determinato test. Ciò si verifica con la prova di
cancellazione. Alcuni costituenti, infatti, non possono essere mai
cancellati (come ad es. quelli che fungono da Soggetto):

(13)a Sie wohnt seit zehn Jahren in Rom.


b *Wohnt seit zehn Jahren in Rom.

Anche costituenti di tipo avverbiale, in determinate frasi, non


possono essere cancellati:

(14)a Sie wohnt seit zehn Jahren in Rom.


b *Sie wohnt seit zehn Jahren.
(15)a Ich hänge das Bild an die Wand.
b *Ich hänge das Bild.

Il superamento di una prova non è quindi condizione necessaria e


sufficiente per una sequenza al fine di essere considerata
costituente: (a) non è condizione necessaria in quanto vi sono
costituenti che non superano una determinata prova; (b) non è
condizione sufficiente in quanto anche non-costituenti possono
superare una determinata prova. Una sequenza può essere pertanto
considerata costituente solo quando supera un numero
significativo di prove. Ecco perché alla presentazione delle singole
prove è stato detto che il superamento di un test indica un
“probabile” status di costituente.

3.2.3. Costituenti discontinui

Una peculiarità del tedesco è data dal fatto che alcuni tipi di
costituenti, in determinate costruzioni, possono essere interrotti
da altri elementi e presentarsi quindi in forma discontinua.
Prendiamo il costituente verbale:

(16)a Peter spielt.


b Peter hat gespielt.
c Peter könnte spielen.
Aggiungendo altri elementi, il costituente verbale, se composto da
«verbo ausiliare + verbo principale», viene diviso:

(17)a Peter spielt mit seinem jüngeren Bruder Schach.


b Peter hat mit seinem jüngeren Bruder Schach gespielt.
c Peter könnte mit seinem jüngeren Bruder Schach spielen.

Anche i cosiddetti verbi separabili possono formare costituenti


discontinui:

(18)a Wahlbetrug kommt immer häufiger vor. (verbo: vorkommen)


b Peter macht seinen Bruder nach. (verbo: nachmachen)

La frase relativa, inoltre, può essere staccata dal sostantivo a cui si


riferisce (e con cui forma un costituente complesso):

(19)a Peter hat mit seinem jüngeren Bruder, den er immer besiegt, gespielt.
b Peter hat mit seinem jüngeren Bruder gespielt, den er immer besiegt.

In certe costruzioni enfatiche, infine, un attributo può essere


staccato dal sostantivo a cui si riferisce:

(20)a Ich habe keine Gespenster gesehen.


b Gespenster habe ich keine gesehen.

3.2.4. Ambiguità strutturali

A volte, una determinata frase può essere ambigua


strutturalmente. Vale a dire, la frase può ricevere interpretazioni
diverse che corrispondono a segmentazioni in costituenti diverse.
Prendiamo il seguente esempio:

(21)Der Mann beobachtet die Frau mit dem Fernglas.


[Der Mann] [beobachtet] [die Frau mit dem Fernglas].
[Der Mann] [beobachtet] [die Frau] [mit dem Fernglas].

Nella prima interpretazione, la sequenza die Frau mit dem Fernglas


rappresenta un unico costituente che può essere, ad esempio,
spostato nella frase o sostituito da un pronome. Il significato della
frase si può glossare con ‘l’uomo osserva la donna la quale ha con sé
un binocolo’. Nella seconda interpretazione, la stessa sequenza
rappresenta due costituenti distinti. Ora il significato della frase è
‘l’uomo osserva la donna mediante un binocolo’. Anche la seguente
frase presenta un’ambiguità strutturale:

(22)Die Studenten feiern am Montag nach der Klausur das Ende des Semesters.
[Die Studenten] [feiern] [am Montag nach der Klausur] [das Ende des Semesters].
[Die Studenten] [feiern] [am Montag] [nach der Klausur] [das Ende des Semesters].

Nel primo caso, gli studenti festeggiano il lunedì successivo al


giorno della prova scritta; nel secondo, la festa è il lunedì stesso, al
termine della prova scritta.

??? Su quale ambiguità strutturale si basa la seguente barzelletta?


Gestern hat Herr Müller angefangen, Semmeln zu schneiden, und heute sitzt er immer
noch am Küchentisch und schneidet und schneidet… “Was machst du da bloß so lange”,
fragt ihn ein Freund. “Semmelknödel”, sagt Herr Müller. “Im Kochbuch steht: Drei Tage
alte Semmeln schneiden. Morgen bin ich fertig.”

3.3. Classi di parole e tipi di sintagma

Finora abbiamo parlato genericamente di “costituenti” senza


entrare in merito alla loro struttura interna. Ogni parola, quando
entra nella costruzione di una frase, porta con sé le caratteristiche
della sua classe (flessiva/nonflessiva ecc.) e si unisce con parole di
altre classi per formare costituenti. In genere, ogni costituente fa
perno intorno a una determinata classe di parole e forma un
sintagma. Prendiamo come esempio la seguente frase:

(23)[Der reiche Mann] [schenkt] [seiner jungen Frau] [fast immer] [rote
Rosen] [zu Weihnachten].
der = articolo, reiche = aggettivo, Mann - nome, schenkt = verbo, seiner = pronome,
jungen = aggettivo, Frau = nome, fast = avverbio, immer = avverbio, rote = aggettivo,
Rosen = nome, zu = preposizione, Weihnachten = nome

Così il costituente der reiche Mann ha come elemento principale un


nome (Mann) ed è strutturalmente un sintagma nominale; fast
immer ha come elemento principale un avverbio (immer) ed è un
sintagma avverbiale ecc. Vediamo ora una breve panoramica dei
principali tipi di sintagma:

tipo di elemento
esempi
sintagma principale
schläft, hat geschlafen, kann
verbale verbo
schlafen
nome / Frauen, die Frau, eine schöne
nominale
pronome Frau, sie, die Frau meines Bruders
avverbiale avverbio oft, sehr oft
preposizionale preposizione auf dem Tisch, auf Tischen
aggettivale aggettivo schön, sehr schön

Rispetto alle classi di parole individuate in precedenza (cfr. 2.1.2)


va notato che articolo, congiunzione e particella non possono
fungere da elemento principale di un sintagma. È altresì evidente
che un sintagma può essere composto dal solo elemento principale
(così ad es. il sintagma nominale Paul e il sintagma verbale schläft
nella frase Paul schläft).
Finora abbiamo parlato, piuttosto genericamente, di “elemento
principale” del sintagma. Tale elemento e detto testa e presenta le
seguenti caratteristiche:
a) è l’elemento necessario che non può essere tralasciato;
b) è l’elemento che può sostituire l’intero sintagma;
c) è l’elemento da cui dipendono eventuali altri elementi del
sintagma. Facciamo un esempio e consideriamo, all’interno della
frase die Frau des Direktors ist schön, il sintagma nominale die Frau
des Direktors: die Frau è la testa del sintagma in quanto non può
essere tralasciato (la frase *des Direktors ist schön non è
grammaticale); die Frau, inoltre, può sostituire l’intero sintagma
(come dimostra la frase die Frau ist schön), infine, da die Frau
dipende sintatticamente des Direktors.
Il resto del sintagma, detto complemento, è l’elemento che
precisa la testa. Esso dipende sintatticamente dalla testa e può
essere di solito tralasciato. Un caso particolare è dato però dal
sintagma preposizionale in cui sia la testa sia il complemento sono
elementi indispensabili.

??? Per quale motivo si assume che la testa di un sintagma come auf dem Tisch sia la
preposizione auf e non dem Tisch (che pur porta il maggior carico semantico del
sintagma)?
??? Per quale motivo si assume che la testa di un sintagma come hat geschlafen sia il
verbo ausiliare hat e non geschlafen (che pur porta il maggior carico semantico del
sintagma)?

3.4. Diagrammi ad albero e regole per la formazione della


frase

Quando vogliamo individuare la struttura di una frase, dobbiamo


dapprima assegnare a ogni parola la sua classe lessicale (N, V, A
ecc.), poi vedere come le parole si uniscono in sintagmi (SN, SV, SA
ecc.). La costituzione dei sintagmi avviene a vari livelli gerarchici.
Prendiamo come esempio un sintagma preposizionale come auf
dem Tisch: articolo (dem) e nome (Tisch) si uniscono nel sintagma
nominale dem Tisch, che a sua volta forma con la preposizione auf il
sintagma preposizionale.

3.4.1. Diagrammi ad albero

I diversi livelli gerarchici di una frase possono essere ben


rappresentati graficamente da un diagramma ad albero. Così ad
esempio la frase Der reiche Mann schenkt seiner Frau einen
Sportwagen zu Weihnachten:
Vediamo ora il diagramma ad albero della frase Peter trinkt sehr
gerne frische Milch:

Abbiamo visto in precedenza alcune frasi strutturalmente


ambigue che possono avere due letture differenti. Tali letture
corrispondono rispettivamente a diagrammi distinti.
Consideriamo le due possibilità per Der Mann beobachtet die Frau
mit dem Fernglas:
I diagrammi ad albero seguono alcune regole: ogni nodo
rappresenta un costituente (o parte di costituente che in altre
costruzioni può fungere da costituente autonomo); da un nodo
possono partire una o più linee verso il basso, ma una sola linea
verso l’alto; le linee non possono incrociarsi.
3.4.2. Regole per la formazione della frase

Ogni lingua ha regole proprie per formare costituenti e frasi


grammaticalmente corretti. Vediamo ora alcune regole che
riguardano il tedesco. Una frase tedesca deve obbligatoriamente
contenere un SN e un SV. Possiamo formalizzare questa regola nel
modo seguente:

F → SN SV (leggi: F è costituito da SN e SV)

In tedesco, oltre al sintagma verbale, una frase presenta sempre un


sintagma nominale (er schläft, es schneit)-, ciò vale anche per i rari
tipi di frase che non contengono un Soggetto (mir ist kalt). In
italiano, invece, la presenza di un SN non è obbligatoriamente
richiesta (cfr. frasi come dorme, nevica, ecc.). La regola per la
costruzione della frase italiana è pertanto: F → (SN) SV.
Ogni tipo di sintagma ha le sue proprie regole di formazione.
Vediamo il SN in tedesco:
SN (Art) (Agg) N (SN/SP)

Un sintagma nominale deve contenere un nome e può contenere,


facoltativamente, un articolo, un aggettivo, un altro SN o, in
alternativa, un SP. I vari elementi devono rispettare l’ordine lineare
suindicato. Facciamo qualche esempio:

N Männer
Art N die Männer
Agg N alte Männer
Art Agg N die alten Männer
N SN Männer dieses Alters
N SP Männer aus Italien

Consideriamo ora le regole per la formazione di alcuni altri tipi di


sintagma:
SAgg → (Avv) Agg (per es. Sie ist sehr schön)
SAvv → (Avv) Avv (per es. Sie läuft sehr schnell)
SP → P SN (per es. Das Buch liegt auf dem Tisch)

Particolarmente complessa è, infine, la formazione del SV il quale è


costituito, oltre che dal verbo, anche da un numero variabile di
sintagmi obbligatori e di possibili sintagmi facoltativi. I sintagmi
obbligatoriamente richiesti da un verbo, detti complementi, sono
determinati dalla valenza del verbo stesso. Così ad esempio il verbo
schlafen non richiede - prescindendo dal Soggetto che non fa parte
del SV - alcun complemento (er schläft), lieben uno solo (er liebt seine
Frau), schenken due (er schenkt seiner Frau einen Ring). La valenza di
un verbo è di solito realizzata attraverso complementi; dove ciò
non avviene, tali complementi sono sottintesi. Così ad es. posso
formare la frase er schenkt einen Ring, omettendo seiner Frau,
quando il destinatario del regalo è noto al parlante e all’ascoltatore.
I complementi mancanti sono pertanto sempre ricostruibili dal
contesto situazionale.
Non così i sintagmi facoltativi che rappresentano aggiunte non
richieste dalla struttura del verbo stessa. Esempi potrebbero essere
il sintagma avverbiale morgen o il sintagma preposizionale zum
Geburtstag nella frase seguente:

(24)Morgen schenkt er seiner Frau einen Ring zum Geburtstag.

3.5. Ordine delle parole a livello di sintagma

Passiamo ora in rassegna i vari tipi di sintagmi esistenti in tedesco


considerando, rispettivamente, l’ordine lineare tra testa (T) e
complemento (C). Analizziamo dapprima il sintagma nominale. Il
più delle volte troviamo l’ordine TC:

die Beschreibung des Buches;


der Inhalt von vielen Büchern;
der Wunsch nach Frieden;
die Museen in München;
die Museen dort;
der Mann, den ich gestern gesehen habe;

In questi esempi, il complemento è rispettivamente un SN al


genitivo, un SP, un SAvv e una frase relativa. Solo in alcuni casi
abbiamo l’ordine inverso CT:

Annas Hut: Vaters Stock

Qui il complemento, un SN al genitivo, è costituito da un nome


proprio o da un nome di parentela. Possiamo quindi affermare che
l’ordine principale per il SN è TC.
Vediamo ora il sintagma aggettivale. Se l’aggettivo ha funzione
attributiva, si ha l’ordine CT; il complemento può essere un SAvv o
un SP:

die [sehr gute] Arbeit; das [extrem nützliche] Buch


der [an Linguistik interessierte] Student; die [vor Freude erschöpfte] Frau

In caso di funzione predicativa, invece, sono possibili entrambi gli


ordini (CT e TC):

sie ist [an Linguistik interessiert]


sie ist [interessiert an Linguistik]

Per il sintagma avverbiale, l’ordine è sempre CT:

sie liest [sehr oft] Romane; sie läuft [sehr schnell]; er steigt [den Berg hinauf]

Il sintagma preposizionale presenta, come ordine più diffuso, TC:

vor dem Haus; nach dem Essen; in der Stadt;


wegen des Geldes; gegenüber dem Haus; entgegen der Meinung; entlang des Flusses

Alcune preposizioni permettono, come alternativa, l’ordine CT (e


sono quindi anche postposizioni):

des Geldes wegen: dem Haus gegenüber; der Sonne entgegen; den Fluss entlang

Alcune preposizioni, infine, consentono esclusivamente l’ordine


CT (e sono quindi postposizioni a tutti gli effetti):
der Gerechtigkeit halber; der Freundschaft zuliebe

Il sintagma verbale, in senso stretto, comprende il verbo


principale ed eventualmente anche il verbo ausiliare e la negazione.
Nella frase principale, l’ordine è TC; nella secondaria introdotta da
congiunzione, invece, è CT (si ricordi che il verbo “ausiliare” è
considerato come testa!):

er kann schwimmen / er schwimmt nicht


… weil er schwimmen kann!… weil er nicht schwimmt

Possiamo quindi riassumere i rispettivi ordini nella seguente


tabella:

SN SAgg SAvv SP SV
ordine TC (CT) CT (TC) CT TC (CT) TC/CT

È evidente che il tedesco contemporaneo non presenta un unico


ordine lineare. Ma è possibile individuare tra le due alternative un
ordine principale? Alcuni fatti diacronici ci indicano che l’ordine
principale è costituito da TC. Prendiamo il sintagma nominale che
oggi presenta ancora entrambi gli ordini. Nei secoli scorsi,
strutture del tipo des Mannes Mütze (con il complemento genitivale
preposto) erano diffuse; oggi invece non sono più usuali (si dice: die
Mütze des Mannes). Si nota quindi che l’ordine CT ha perso terreno
nei confronti di TC. Simile è lo sviluppo storico nel caso del
sintagma preposizionale. Un tempo, le postposizioni (ordine CT)
erano diffuse in tedesco; nella lingua odierna, invece, tutta una
serie di postposizioni vengono sempre più usate come preposizioni
(ordine TC) - così ad esempio wegen, gegenüber, entsprechend, gemäß
ecc. Per quanto riguarda il sintagma verbale, i due ordini sembrano
paritetici: TC nella frase principale, CT nella secondaria. Il fatto che
alcune secondarie tendano, specialmente nella lingua parlata, ad
assumere l’ordine TC (v. 3.8.1.), è forse un ulteriore segno del
progressivo affermarsi di TC. In conclusione, solamente nei
sintagmi aggettivale e avverbiale (peraltro strettamente
imparentati) l’ordine CT mantiene la sua posizione.
??? Si può stabilire un collegamento tra l’ordine lineare all’interno dei sintagmi e
l’ordine lineare all’interno delle parole (composte)?
??? Cercate di confrontare, passando in rassegna i vari tipi di sintagmi, l’ordine
lineare in tedesco e in italiano!

3.6. Ordine delle parole a livello di frase

3.6.1. Il sintagma verbale come ossatura della frase: testa e


complemento

Abbiamo visto che il sintagma verbale, in senso stretto, presenta


nella frase principale l’ordine TC, nella secondaria l’ordine CT.
Consideriamo ora il sintagma verbale in senso lato: esso
comprende anche i sintagmi che esprimono l’Oggetto diretto e
indiretto (in quanto sintagmi dipendenti direttamente dal verbo) e
costituisce pertanto l’ossatura della frase. Vediamo qualche
esempio di frase principale (in cui è evidenziato il verbo finito):

(25)a Er kauft ein Auto.


b Er kauft seiner Frau ein Auto.
c Er hat ein Auto gekauft.
d Er will seiner Frau ein Auto kaufen.

Oggetto diretto e indiretto si trovano alla destra del verbo finito


(come del resto il verbo non finito che qui è gekauft e kaufen).
L’ordine è pertanto TC. Consideriamo ora la frase secondaria
introdotta da congiunzione, dove l’ordine è invece CT; Oggetto
diretto e indiretto stanno alla sinistra del verbo finito (come del
resto anche il verbo non finito):

(26)a … weil er ein Auto kauft.


b … weil er seiner Frau ein Auto kauft.
c … weil er ein Auto gekauft hat.
d … weil er seiner Frau ein Auto kaufen will.

In conclusione, l’ordine lineare del sintagma verbale in senso lato è


sempre identico a quello che caratterizza il sintagma verbale in
senso stretto.

3.6.2. Il sintagma verbale come ossatura della frase: l’analisi in


“campi sintattici”

L’analisi in campi sintattici parte dal presupposto che il sintagma


verbale, ossatura della frase, è spesso un costituente discontinuo.
Ciò può verificarsi quando abbiamo un verbo ausiliare che affianca
quello principale. Prendiamo come esempio la seguente frase
principale:

(27)Er hat seiner Frau ein Auto zum Geburtstag geschenkt.

Le due parti del SV formano la cosiddetta Satzklammer (parentesi


frasale): il verbo finito costituisce la linke Satzklammer, il verbo
non-finito la rechte Satzklammer. Ciò che precede il verbo finito è
detto Vorfeld (campo preposto), quello che si trova tra le due
Satzklammern è detto Mittelfeld (campo interposto), quello che è
situato dopo il verbo non-finito è dettò Nachfeld (campo posposto).
Nel nostro esempio (27), er costituisce il Vorfeld, seiner Frau ein
Auto zum Geburtstag il Mittelfeld, il Nachfeld rimane vuoto.
Esistono, in tedesco, tre tipi di frase a seconda della posizione
del verbo finito:
a) verbo in prima posizione; è l’ordine tipico delle frasi
interrogative totali (Kommt er morgen?);
b) verbo in seconda posizione; è l’ordine tipico delle frasi
principali dichiarative (Er kommt morgen.);
c) verbo in ultima posizione; è l’ordine tipico delle frasi
secondarie introdotte da congiunzione (… weil er morgen kommt.).
Possiamo applicare l’analisi in campi sintattici a queste tre
tipologie di ordine delle parole:
Linke Rechte
Vorfeld Mittelfeld Nachfeld
Satzklammer Satzklammer
vari verbo non 1
V-l verbo finito
costituenti finito costituente
1 vari verbo non 1
V-2 verbo finito
costituente costituenti finito costituente
verbo non
V- vari 1
congiunzione finito +
finale costituenti costituente
verbo finito

N.B. Sono riportati in grassetto gli elementi obbligatori della


costruzione. Va considerato che è obbligatorio, inoltre, il Soggetto
della frase e, a seconda del verbo, possono esserlo anche altri
elementi (come Oggetto diretto, Oggetto indiretto e certi
Complementi avverbiali).
Facciamo qualche altro esempio per ogni tipo di frase:
Linke Rechte
Vorfeld Mittelfeld Nachfeld
Satzkl. Satzkl.
sie sich zum
V-l Meldet
Test?
sie sich zum
Meldet an?
Test
zum
Meldet sie sich an
Test?
Komm!
Hör endlich auf damit!
gestern nach
V-2 Er ist gegangen.
Hause
zu seiner
Gestern ist er nach Hause gegangen
Frau.
Es schneit.
ein Mann vor
Es stand
der Tür.
Wann ging er nach Hause?
V-
weil er nach Hause ging
fin.
zum
dass sie sich anmeldet
Test.
um sich anzumelden.
den er sieht.

Il verbo finito si trova in prima posizione nelle frasi interrogative


totali e nelle frasi imperative (in altre parole: il Vorfeld è vuoto). Il
verbo finito si trova in seconda posizione nelle frasi dichiarative e
nelle interrogative introdotte da un pronome; in ultima posizione
nelle frasi secondarie introdotte da una congiunzione (come weil,
dass, um) o da un pronome relativo.

3.6.3. Regole posizionali per il Vorfeld, Mittelfeld e Nachfeld

Vediamo ora, più in dettaglio, alcune regole che governano i vari


campi sintattici della frase tedesca. Volgiamo dapprima la nostra
attenzione al Vorfeld. Nel Vorfeld non può essere collocato più di
un unico costituente:

(28)a Er | ging gestern ins Kino.


b Gestern | ging er ins Kino.
c *Er gestern | ging ins Kino.

Tale costituente può essere di varia complessità:

(29)a Gestern | ging er ins Kino.


b Gestern nach dem Abendessen | ging er ins Kino.
c Nachdem er gestern zu Abend gegessen hatte, | ging er ins Kino.

Come vediamo dall’ultimo esempio, il primo costituente può anche


consistere in una frase secondaria. Risulta pertanto inappropriato
affermare che in una frase principale, posposta a una secondaria, il
verbo si trovi al “primo” posto - considerando l’intero periodo, la
frase secondaria non è altro che un unico costituente e pertanto il
verbo è sempre collocato al secondo posto.
Il Vorfeld può essere anche occupato dal pronome es, con tre
funzioni fondamentalmente diverse:
- pronome soggetto “pieno”: Es [das Buch] liegt auf dem Tisch.
- pronome soggetto “vuoto”: Es schneit.
- pronome soggetto “segnaposto”: Es stand ein Mann vor der Tür.
Nell’ultimo caso, il pronome cade non appena il soggetto “vero”
torna in prima posizione:

(30)Ein Mann stand vor der Tür.

Va precisato, infine, che le congiunzioni coordinanti - come und,


oder, aber, sondern, denn - sono preposte al Vorfeld (tale posizione è
detta “Vor-Vorfeld” o anche “Außenfeld”):

(31)a Aber | er | ging ins Kino.


b Denn | er | ging ins Kino.

Si ricorda però che i cosiddetti avverbi congiunzionali sono


collocati nel Vorfeld stesso:

(32)a Dennoch | ging er ins Kino.


b Deswegen | ging er ins Kino.

Il Mittelfeld può consistere in un numero imprecisato di


costituenti. Nel caso dei pronomi, la sequenza degli elementi è ben
regolata: prima viene il pronome del Soggetto (nominativo), poi
quello dell’Oggetto diretto (accusativo), poi quello dell’Oggetto
indiretto (dativo). Prendiamo come punto di partenza la domanda
Wird der Mann der Frau das Buch schenken?, a cui si può rispondere
con la costruzione che mette in evidenza schenken:

(33)Schenken wird er es ihr. [er = NOM, es = ACC, ihr = DAT]

Quando non abbiamo pronomi, l’ordine è abbastanza libero. Sono


soltanto riscontrabili alcune tendenze. In genere, abbiamo le
seguenti sequenze relative:
1) L’elemento dato/conosciuto precede l’elemento
nuovo/sconosciuto. Così, in risposta alla domanda Was hat der
Mann der Frau geschenkt? (dove Frau è un elemento dato), l’ordine
lineare più diffuso è il seguente:

(34)a Der Mann hat der Frau das Buch geschenkt.

Meno diffuso risulta invece l’ordine inverso (accettabile solo in


determinati contesti):

(34)b ?Der Mann hat das Buch der Frau geschenkt.

Viceversa, in risposta alla domanda Wem hat der Mann das Buch
geschenkt? (dove das Buch è un elemento dato), l’ordine lineare più
diffuso è il seguente:
(35)Der Mann hat das Buch der Frau geschenkt.

A questa tendenza generale si ricollega una seconda tendenza, più


specifica, basata sul fatto che entità conosciute vengono spesso
codificate da SN definiti, entità sconosciute da SN indefiniti.
2) Un SN definito (es.: die Frau) precede un SN indefinito (es.: ein
Buch). I seguenti due esempi rappresentano l’ordine lineare non
marcato a seconda che il tema del discorso sia la donna o il libro:

(36)a Der Mann hat der Frau ein Buch geschenkt.


b Der Mann hat das Buch einer Frau geschenkt.

Alla tendenza generale di dare precedenza all’elemento dato si


ricollega una terza tendenza, più specifica, basata sul fatto che
entità conosciute vengono spesso codificate da pronomi, entità
sconosciute no.
3) Un SN pronominale di regola precede un SN non-
pronominale:

(37)a Der Mann hat ihr das Buch geschenkt.


b Der Mann hat es der Frau geschenkt.

Un’ulteriore tendenza riguarda la funzione sintattica del rispettivo


costituente.
4) Il Soggetto tende a precedere l’Oggetto; l’Oggetto indiretto
tende a precedere quello diretto. Così, al di fuori di uno specifico
contesto, l’ordine più diffuso è ad esempio il seguente:

(38)a … weil ein Mann einer Frau ein Buch geschenkt hat.
b … weil der Mann der Frau das Buch geschenkt hat.

L’ordine lineare più diffuso (Soggetto-Oggetto indiretto-Oggetto


diretto) rispecchia il grado di attività caratterizzante i partecipanti
all’azione: il Soggetto spesso è l’entità che compie l’azione,
l’Oggetto indiretto quella che ne è interessata, l’Oggetto diretto
quella che la subisce (vedi sotto 3.7.). A ciò può essere ricondotta
un’ulteriore tendenza empirica concernente l’animatezza
dell’entità a cui si riferisce il SN in questione.
5) Un SN con referente animato precede un SN con referente
inanimato. Vediamo un esempio in cui l’Oggetto diretto precede
“sorprendentemente” quello indiretto, proprio in virtù della sua
animatezza. Ciò si verifica con verbi del tipo unterziehen o
aussetzen:

(39)a Die Ärztin hat einen Patienten einer Therapie unterzogen.


b Er hat die Frau der Gefahr ausgesetzt.

Vanno infine menzionate due ulteriori tendenze:


6) Soggetto e Oggetto tendono a precedere indicazioni
circostanziali di vario tipo (tempo, luogo, modo, causa ecc.).
7) I costituenti di minor peso semantico e sintattico tendono a
precedere quelli di maggior peso.
Il Nachfeld risulta di regola occupato solo in alcune costruzioni
con frasi secondarie finite e infinite (40), nonché in frasi indicanti
un paragone (41):

(40)a Die Kinder haben gesagt, sie hat eine Geschichte erzählt.
b Er fängt an zu erzählen.
(41)a Gestern hat es mehr geregnet als heute.
b Er konnte die Stimme modulieren wie ein Schauspieler.

In tutti gli altri casi, lo spostamento di un costituente dal Mittelfeld


al Nachfeld è una mera questione stilistica. Ciò può avvenire
quando un costituente è particolarmente lungo, quando lo si vuole
mettere in particolare evidenza o, al contrario, quando è
considerato un’aggiunta di poca importanza.
Va precisato, infine, che Soggetto e Oggetto (diretto/indiretto)
di norma non compaiono mai nel Nachfeld.

3.7. Funzioni semantiche e sintattiche nella frase semplice

Finora abbiamo parlato dei vari tipi di sintagmi (nominali, verbali,


aggettivali ecc.), ma non delle loro funzioni nella frase. Possiamo
distinguere le funzioni semantiche da quelle sintattiche.
3.7.1. Le funzioni semantiche

Consideriamo dapprima la seguente coppia di frasi:

(42)a Peter nimmt das Buch von seiner Mutter.


b Peter bekommt das Buch von seiner Mutter.

Entrambe le frasi hanno lo stesso numero di costituenti con la


stessa struttura interna. Diverso è solo il verbo, e con ciò cambia la
funzione semantica dei vari costituenti: nel primo caso, Peter
attivamente si procura il libro; nel secondo, lo riceve passivamente
in dono. In generale, esistono varie funzioni semantiche nella frase
(dette anche “ruoli semantici” o “ruoli tematici”):
- Agente è l’entità che compie l’azione causando un mutamento
dello stato delle cose:

(43)a Sandra schlägt ihren Mann, b Sandra wäscht ihr Auto.

- Paziente è l’entità che subisce l’azione:

(44)a Sandra schlägt ihren Mann. b Sandra wäscht ihr Auto.

- Beneficiario è l’entità che riceve qualcosa:

(45)a Er schenkt seiner Frau einen Ring.


b Der Mann erhielt einen Gutschein.

- Strumento è l’entità usata per compiere una determinata azione o


raggiungere un determinato stato:

(46)a Sie isst die Suppe mit einem Löffel.


b Er wurde durch Arbeit reich.

- Possessore è l’entità che ha la proprietà o il controllo di qualcosa,


oppure l’entità a cui viene attribuita una determinata
caratteristica:

(47)a Ich habe zwei Autos.


b Mir gehören mehrere Häuser.
- Esperiente è l’entità che prova un sentimento o prende coscienza
di qualcosa:

(48)a Er hasst seinen Bruder.


b Ihn bewegt das Schicksal seines Freundes.

- Origine è il punto d’inizio di un movimento concreto o astratto:

(49)a Er kommt aus dem Zimmer.


b Er kommt aus dem Rhythmus.

- Meta è il punto d’arrivo di un movimento concreto o astratto:

(50)a Er kommt ins Krankenhaus.


b Er kommt in Schwierigkeiten.

3.7.2. Le funzioni sintattiche

Le funzioni sintattiche svolte dai vari costituenti corrispondono


alle tradizionali nozioni grammaticali (Soggetto, Predicato,
Oggetto, Attributo, Complemento avverbiale). Si tratta di concetti
relazionali che indicano la funzione di un costituente in rapporto
agli altri costituenti della frase. Sono funzioni che esistono in
molte lingue, forse si tratta addirittura di universali linguistici.
Non sussiste alcun rapporto diretto tra la struttura sintattica di
un costituente e la sua funzione sintattica. Così ad es. uno stesso
sintagma (die ganze Zeit, SN) può svolgere funzioni sintattiche
diverse:
- Soggetto: Die ganze Zeit war schön.
- Oggetto diretto: Ich habe die ganze Zeit genossen.
- Complemento avverbiale: Die ganze Zeit hat es geregnet. Come
vedremo più avanti, funzioni sintattiche e funzioni semantiche
sono tendenzialmente correlate - ma le corrispondenze non sono
affatto automatiche. Rivedendo le frasi citate al paragrafo
precedente, risulta ad esempio evidente che il Soggetto sintattico
può svolgere numerose funzioni semantiche diverse. Passiamo ora
in rassegna le principali funzioni sintattiche.
1) Soggetto. Il Soggetto sintattico, in tedesco, è un costituente
indipendente dal verbo (in altre parole: non fa parte del sintagma
verbale); mostra congruenza con il verbo finito per numero e
persona; compare al nominativo; svolge normalmente il ruolo
semantico dell’Agente; la corrispondente frase interrogativa
parziale è introdotta da wer/was. Vediamo di approfondire
brevemente alcune di queste caratteristiche.
La congruenza con il verbo finito ci permette di individuare il
Soggetto di una frase. Una prima prova di congruenza parte dal
costituente di cui intendiamo stabilire la funzione sintattica e
consiste nel modificare il suo numero (da singolare a plurale o
viceversa). Quando, modificandolo, si ha come risultato una frase
accettabile, allora il costituente in questione non può essere
Soggetto della frase. Nel seguente esempio ein Auto viene
pluralizzato (Autos), il verbo rimane al singolare, la frase è corretta
lo stesso:

(51)a Ein Auto schenkt die Frau dem Mann.


b Autos schenkt die Frau dem Mann.

Quando invece il risultato della prova di pluralizzazione è una frase


inaccettabile, allora quel costituente è il Soggetto della frase:

(52)a Ein Auto schenkt die Frau dem Mann.


b *Ein Auto schenkt die Frauen dem Mann.

Per essere corretta, infatti, la frase (52b) dovrebbe presentare un


verbo al plurale (schenken). Viceversa, una seconda prova di
congruenza parte dal verbo. Una volta modificato il numero del
verbo, proviamo anche a cambiare il numero dei vari SN presenti
nella frase. Se il risultato è una costruzione grammaticale, il
costituente in questione rappresenta il Soggetto (die Frauen in 53b);
se la frase è agrammaticale, il costituente avrà una funzione
diversa (Autos in 53c):

(53)a Ein Auto schenkt die Frau dem Mann.


b Ein Auto schenken die Frauen dem Mann.
c * Autos schenken die Frau dem Mann.
Abbiamo detto che una caratteristica fondamentale del Soggetto in
tedesco è quella di comparire al nominativo. A volte risulta difficile
individuare il Soggetto poiché il nominativo può coincidere
formalmente con altri casi. Prendiamo la seguente frase in cui una
madre maltratta la figlia:

(54)a Die Mutter [NOM] schlägt die Tochter [ACC].

L’effettivo caso dei due sintagmi nominali in questione diventa


evidente se si sostituiscono i rispettivi sostantivi:

(54)b Die Mutter schlägt den Sohn [ACC].


c Der Vater [NOM] schlägt die Tochter.

Va inoltre precisato che non tutti i nominativi sono effettivamente


il Soggetto della frase (negli esempi seguenti il Soggetto è
evidenziato):

(55)a Meine Freundin [NOM] wird Ärztin [NOM].


b Einsteins Theorie [NOM] ist ein großer Fortschritt [NOM].
c Der Admiral [NOM] bleibt Flottenkommandant [NOM].
d Als Lehrer [NOM] ist er [NOM] sehr streng.

In alcuni casi, il Soggetto non è dato da un sintagma nominale ma


da una frase secondaria:

(56)a Wer anderen eine Grube gräbt, fällt selbst hinein.


b Dass ihr die Prüfung bestanden habt, freut mich.
c Bachs Fugen zu spielen ist nicht leicht.

??? Come si può dimostrare, attraverso una prova di sostituzione, che si tratta
effettivamente del Soggetto della frase?

Il Soggetto, infine, corrisponde normalmente al ruolo semantico


dell’Agente. Così nella seguente frase:

(57)a Der Verbrecher tötete die Frau.

Ma sono possibili anche frasi come:

(57)b Die Frau wurde getötet.


c Das Messer tötete die Frau.
Nella frase (57b) abbiamo una costruzione passiva in cui il Soggetto
è dato dal Paziente. Il passivo viene usato quando l’Agente è
sconosciuto o considerato poco rilevante rispetto al Paziente. Nella
frase (57c), costruzione assai rara, lo Strumento diventa Soggetto.
Ciò accade in contesti particolari. Immaginiamo il caso di un corpo
che presenta ferite multiple:

(57)d Das Messer tötete die Frau, nicht die Kugel.

2) Oggetto diretto. L’Oggetto diretto compare all’accusativo e


svolge di solito il ruolo semantico del Paziente; la corrispondente
frase interrogativa parziale è introdotta da wen/was; se la frase
viene passivizzata, l’Oggetto diretto diventa Soggetto della frase
passiva:

(58)a Die Frau tötete den Mann.


b Der Mann wurde (von der Frau) getötet.

3) Oggetto indiretto. L’Oggetto indiretto compare di solito al


dativo (in rari casi al genitivo) ed è spesso associato al ruolo
semantico del Beneficiario; la corrispondente frase interrogativa è
introdotta da wem/was (oppure con wessen se è genitivo); se la frase
viene passivizzata, l’Oggetto indiretto rimane inalterato nella sua
funzione:

(59)a Die Frau gibt dem Mann das Buch.


b Das Buch wird dem Mann gegeben (von der Frau).

Un numero piuttosto alto di verbi reggono sia un Oggetto diretto


sia un Oggetto indiretto (come nell’esempio precedente geben):
verbi che reggono accusativo e dativo [selezione]:
abgewöhnen, abkaufen, abnehmen, abtreten, anbieten, angewöhnen, anstecken,
antun, anvertrauen, aufdrängen, aufzwingen, befehlen, beichten, beifügen,
beimischen, berichten, bescheinigen, beweisen, bringen, deuten, eingeben,
empfehlen, entgegenhalten, entlocken, entnehmen, erklären, ermöglichen,
erzählen, geben, genehmigen, gestatten, gestehen, gönnen, klagen, lassen, leihen,
liefern, melden, nachweisen, nahelegen, nehmen, raten, sagen, schenken, schicken,
schreiben, schulden, übergeben, untersagen, verbieten, verheimlichen, verkünden,
versprechen, verzeihen, vorlesen, widmen, zeigen, zurufen, zutrauen, zurückzahlen
Sono meno numerosi i verbi che reggono esclusivamente un
complemento al dativo:

verbi che reggono il dativo [selezione]:


ähneln, angehören, auffallen, ausweichen, begegnen, beistehen, danken, dienen,
drohen, einfallen, entkommen, entsprechen, fehlen, folgen, gefallen, gehören,
gelingen, gratulieren, helfen, kündigen, misstrauen, nachgeben, nachlaufen, sich
nähern, nützen, passen, schaden, trauen, wehtun, winken, zuhören, zuschauen,
zureden

In rari casi, infine, l’oggetto indiretto compare al genitivo come


nell’esempio Sie schämt sich ihres Mannes:

verbi che reggono il genitivo [selezione]:


sich bemächtigen, sich erinnern, gedenken, sich schämen, sich vergewissern

Dall’Oggetto indiretto al dativo va tenuto distinto il cosiddetto


dativo libero. Confrontiamo le seguenti due frasi dalla struttura
sintattica apparentemente uguale:

(60)a Er schenkt ihr eine Dose. [Oggetto indiretto]


b Er öffnet ihr eine Dose. [dativo libero]

L’Oggetto indiretto è alle dipendenze del relativo verbo e fa


obbligatoriamente parte della struttura frasale. Se non dovesse
esplicitamente comparire nella frase, tale mancanza è avvertita
come una ellissi:

(61)Er schenkt eine Dose.

Questa frase è solo accettabile se l’ascoltatore conosce il contesto


situazionale e sa chi è il beneficiario di questo dono. Altrimenti,
l’ascoltatore chiederà subito wem? (‘a chi’). Diverso è il caso del
dativo libero che è un costituente facoltativo, mai sottinteso:

(62)Er öffnet eine Dose.

Sentendo o leggendo questa frase, nessuno domanderà


spontaneamente wem? (‘a chi’). Dal punto di vista semantico, si
distinguono vari tipi di dativi liberi:
dativus esempio parafrasi
Er öffnet ihr die Er öffnet die Tür für sie / zu
commodi
Tür. ihrem Vorteil.
Die Vase fällt ihr Die Vase fällt zu Boden (zu
incommodi
zu Boden. ihrem Nachteil).
Er schneidet ihr
possessivus Er schneidet ihre Haare.
die Haare.
Das ist mir zu Das ist meiner Ansicht nach
iudicantis
teuer. zu teuer.
Fahr mir nicht zu Fahr mir zuliebe nicht zu
ethicus
schnell! schnell!

Il dativus commodi indica l’entità che risulta avvantaggiata


dall’azione verbale, il dativus incommodi l’entità che ne risulta
svantaggiata; i due dativi possono essere rispettivamente
parafrasati da costruzioni con zum Vorteil von e zum Nachteil von. Il
dativo possessivo indica un’entità che è posseduta da un’altra
entità o ne fa parte e può essere sostituito dal pronome possessivo.
Il dativus iudicantis esprime un’opinione e un punto di vista
personale; può essere sostituito da espressioni come meiner Ansicht
nach o in meinen Augen. Il dativus ethicus, infine, indica una persona
coinvolta dall’azione (a livello prevalentemente emotivo) e può
essere glossato con espressioni del tipo mir zuliebe ecc. (la frase nel
complesso indica una sorta di obbligo morale, da cui anche il nome
“etico”).
Solamente gli ultimi due tipi di dativo - iudicantis ed ethicus -
possono co-occorrere con un Oggetto indiretto al dativo. Un
esempio è dato dalle seguenti frasi:

(63)a Er hat mir seinem Bruder zu wenig geholfen. [iudicantis]


b Dass du mir seinem Bruder hilfst! [ethicus]

4) Oggetto preposizionale. L’Oggetto preposizionale consiste in


una preposizione, fissata idiomaticamente in dipendenza del
verbo, e in un sintagma nominale:

(64)Ich denke an meinen Bruder.


(65)Ich warte auf meine Mutter.

Si noti che la preposizione facente parte di un oggetto


preposizionale ha una semantica “ridotta” (si è perso infatti
l’originario significato spaziale) e non può essere sostituita da
un’altra preposizione:

(66)a Ich warte auf meine Mutter / *an meine Mutter / *vor meiner Mutter /….

Tale sostituzione, invece, è sempre possibile quando la


preposizione conserva il suo significato e risulta indipendente dal
verbo:

(66)b Ich warte auf der Treppe / an der Treppe / vor der Treppe / … .

Vediamo alcuni dei più diffusi verbi che reggono un Oggetto


preposizionale:
verbi che reggono un Oggetto preposizionale (preposizione
fissa + SN) [selezione]:
an+D: fehlen an, zweifeln an;
an+A: glauben an, sich wenden an;
auf+D: basieren auf, bestehen auf;
auf+A: aufpassen auf, hören auf;
für: sich bedanken für, sich interessieren für;
in+A: sich verlieben in, sich verwandeln in;
mit: beginnen mit, sich verstehen mit;
nach: fragen nach, suchen nach;
über+A: lachen über, nachdenken über;
um: sich bemühen um, sich kümmern um;
von: abhängen von, träumen von;
vor+D: fliehen vor, sich fürchten vor;
zu: führen zu, gehören zu;

5) Predicato. Il Predicato è considerato, assieme al Soggetto, un


costituente indispensabile della frase e indica di solito un’azione,
un avvenimento o un processo riferiti al Soggetto. Sintatticamente,
il Predicato è costituito da tutte le forme verbali finite e non finite
di una determinata frase. Il Predicato può essere semplice (formato
dal solo verbo principale) oppure complesso (formato da verbi
ausiliari oltre che dal verbo principale). Facciamo qualche esempio
di Predicato complesso:

(67)a Er ist spät nach Hause gekommen.


b Sie wollte ihm nur helfen.

6) Predicativo. Il Complemento predicativo indica proprietà


riferite al Soggetto e all’Oggetto della frase:

(68)a Sie ist schön. (Soggetto)


b Sie wird Ministerin. (Soggetto)
(69)a Ich finde sie schön. (Oggetto)
b Er nannte sie eine Lügnerin. (Oggetto)
Nel primo caso troviamo i cosiddetti verbi copulativi (sein, werden,
bleiben ecc.) che collegano il Soggetto a un aggettivo o un nome, nel
secondo caso verbi estimativi (come finden) esprimenti un giudizio
e verbi appellativi (come nennen) indicanti un processo di
denominazione.
7) Complemento avverbiale. Il Complemento avverbiale
contiene indicazioni di tempo, luogo, modalità, causa, finalità ecc.
Il più delle volte, tali complementi sono facoltativi:

(70)Sie kocht [heute] [in der Küche] [mit großer Begeisterung] [trotz ihrer Krankheit].

Solamente in alcuni casi il Complemento avverbiale è


obbligatoriamente richiesto dal verbo:

(71)a Er wohnt [in Rom].


b Sie verbringt den Urlaub [in Florenz].

??? Conoscete altri verbi che richiedono un Complemento avverbiale obbligatorio?

8) Attributo. L’Attributo è un sub-costituente facoltativo che


determina un SN. L’Attributo può essere realizzato sintatticamente
mediante strutture diverse:

(72)a Der interessante Brief war lang. [aggettivo o participio aggettivale]


b Der Brief, der interessant war, war lang. [frase relativa]
c Der Brief des Freundes war lang. [SN al genitivo]
d Der Brief aus Köln war lang. [SP]
e Der Brief dort war lang. [SAvv]

Come Attributo può fungere anche un SN appositivo, che di solito


riprende il caso del SN a cui si riferisce:

(73)a Ich habe eine Tasse [A] schwarzen Kaffee [A] getrunken.
b Ich habe mit Peter [D], dem Mannschaftskapitän [D], gesprochen.

3.8. Frase principale e frase secondaria

3.8.1. La distinzione tra frase principale e frase secondaria


La frase principale viene spesso definita come frase autonoma,
vale a dire come frase che può stare da sola:

(74)a Ich gehe nach Hause.


b Es schneit jeden Tag.
c Peter ist schlau.

In periodi complessi, però, possono comparire frasi principali che


non hanno questa totale autonomia:

(75)a Ich meine, dass du dich schlecht benommen hast.


b *Ich meine.
(76)a Dass du dich gut benommen hast, ist einfach nicht wahr.
b *Ist einfach nicht wahr.

Dobbiamo quindi completare la nostra definizione iniziale: per


“frase principale” si intende una frase autonoma o una frase che,
nel periodo complesso, non dipende da nessun’altra frase. Per frase
secondaria, invece, si intende una frase che non può stare da sola
in quanto dipende da un’altra frase nel periodo.
In tedesco, la distinzione tra frase principale e secondaria è
spesso correlata a una differenza nella posizione del verbo finito: la
frase principale presenta il verbo al secondo posto (fanno eccezione
le interrogative totali Geht er nach Hause? e certe esclamative Hätte
ich doch mehr Zeit!), la frase secondaria presenta il verbo finito
all’ultimo posto (fanno eccezione alcune secondarie senza
congiunzione come in Er glaubt, er sei krank).
In alcuni casi non è facile stabilire se ci troviamo di fronte a una
principale o una secondaria. Prendiamo i seguenti due esempi
(costruzioni di questo tipo si riscontrano spesso nella lingua
parlata):

(77)a Er ist müde, weil er hat viel gearbeitet.


b Ich bin sehr in Eile, obwohl etwas Zeit könnte ich doch finden.

Le congiunzioni weil e obwohl normalmente introducono frasi


secondarie: il verbo dovrebbe stare in ultima posizione, invece qui è
collocato al secondo posto. Resta aperta la questione se si tratta di
frasi secondarie che, eccezionalmente, hanno il verbo “fuori posto”
o se, proprio in virtù della posizione verbale, non si tratta piuttosto
di frasi principali.
Nei periodi complessi, più che di frase principale e secondaria, è
il caso di parlare di frase sovraordinata e frase subordinata. In tal
modo si rende conto del fatto che da una frase secondaria possono
dipendere altre secondarie:

(78)Es ist dumm, dass er nach Hause geht, bevor er seine Arbeit beendet hat.

La frase dass er nach Hause geht è subordinata rispetto a es ist dumm,


ma sovraordinata rispetto a bevor er seine Arbeit beendet hat. Tale
gerarchia viene evidenziata dalla prova di cancellazione. Non è
infatti possibile cancellare una frase sovraordinata mantenendo la
rispettiva subordinata:

(79)*Es ist dumm, bevor er seine Arbeit beendet hat.

A volte non è facile stabilire quale sia la frase sovraordinata


rispetto a una determinata subordinata. Prendiamo il seguente
esempio (80a) che può aver due letture differenti (80b/c):

(80)a Brigitte fährt nach Köln, obwohl sie müde ist, weil sie viel Arbeit hat.
b Brigitte fährt nach Köln, obwohl sie müde ist, weil sie viel Arbeit hat.
c Brigitte fährt nach Köln, obwohl sie müde ist, weil sie viel Arbeit hat.

Nella prima lettura (80b), la frase introdotta da weil dipende dalla


sola secondaria introdotta da obwohl e indica una spiegazione per la
stanchezza di Brigitte. Nella seconda lettura (80c), invece, la frase
dipende dal complesso «frase principale + secondaria introdotta da
obwohl» e contiene una spiegazione per il fatto che Brigitte si rechi
a Colonia nonostante la sua stanchezza.
È infine interessante notare che, in racconti spontanei, le
informazioni più importanti - gli eventi che costituiscono
l’ossatura del racconto - sono quasi sempre convogliate da frasi
principali, informazioni supplementari invece espresse da frasi
secondarie.

3.8.2. Collegamento tra frasi: coordinazione e subordinazione


La coordinazione è il collegamento tra due frasi principali o anche
tra due frasi secondarie; in ogni caso, si tratta di due frasi dello
stesso livello gerarchico:

(81)a Er geht nach Hause und er legt sich ins Bett.


b Er geht nach Hause, weil er müde ist und weil er seine Arbeit beendet hat.

Congiunzioni coordinanti sono, in tedesco, principalmente und,


oder, aber, sondern e denn e hanno un significato molto generale:
additivo (und), disgiuntivo (oder), avversativo (aber, sondern) e
causale (denn). Esiste anche la possibilità di una coordinazione
senza alcuna congiunzione:

(82)Er ging nach Hause, er machte den Kühlschrank auf, er nahm Eis heraus.

In alcuni casi, l’ordine delle due frasi coordinate può essere


liberamente modificato:

(83)a Anja ist faul und Sandra ist fleißig.


b Sandra ist fleißig und Anja ist faul.

In altri casi, però, l’ordine tra le due frasi è rilevante in quanto


rispecchia una sequenza temporale (84) o temporale-causale (85):

(84)a Sie ging ins Kino und sie ging in die Disco.
b Sie ging in die Disco und sie ging ins Kino.
(85)a Sie beleidigte ihren Vorgesetzten und sie wurde entlassen.
b Sie wurde entlassen und sie beleidigte ihren Vorgesetzten.

Va detto inoltre che vi può essere coordinazione non solo tra frasi
ma anche tra costituenti:

(86)a Er kaufte Erdbeeren und Bananen.


b Das Auto ist schön aber teuer.

La subordinazione è il collegamento tra una frase - principale o


secondaria - e una frase (secondaria) che dipende gerarchicamente
dalla prima frase. Proprio perché i rapporti tra le due frasi vengono
esplicitati, l’ordine può essere liberamente invertito:

(87)a Nachdem sie ins Kino gegangen ist, geht sie in die Disco.
b Sie geht in die Disco, nachdem sie ins Kino gegangen ist.
3.9. Tipologia delle frasi secondarie

Una frase secondaria può svolgere vari ruoli sintattici nel periodo
complesso: Soggetto, Oggetto, Attributo e Complemento
avverbiale. Vediamo ora i principali tipi di frase secondaria.

3.9.1. Proposizioni soggettive e proposizioni oggettive

Prendiamo dapprima in considerazione le proposizioni soggettive.


Una frase introdotta dalla generica congiunzione subordinante
dass può svolgere la funzione di Soggetto del periodo complessivo:

(88)Dass Sportwagen billig sind, stimmt nicht.

Se la proposizione soggettiva è posposta, risulta obbligatorio un


pronome che preannunci la subordinata seguente (pronomi con
rinvio in avanti sono detti “cataforici”). Tale pronome è quasi
sempre es, ma risulta possibile anche das:

(89)Es / das stimmt nicht, dass Sportwagen billig sind.

Passiamo ora alle proposizioni oggettive. Una secondaria


introdotta da dass può anche svolgere la funzione di Oggetto
diretto:

(90)Dass du krank bist, habe ich nicht gewusst.

Come si vede dagli esempi seguenti, la proposizione oggettiva non


ha bisogno di essere preannunciata da un pronome cataforico:

(91)a Ich habe nicht gewusst, dass du krank bist.


b Ich hoffe, dass alles gut geht.

La congiunzione dass può inoltre introdurre una frase con funzione


di Oggetto preposizionale:

(92)a Ich rechne mit deinem Kommen. (Oggetto preposizionale)


b Ich rechne damit, dass du kommst. (proposizione oggettiva)

La presenza di un avverbio preposizionale (come ad es. damit,


darauf, davon ecc.) che funga da correlato è obbligatoria anche
quando la subordinata è preposta:

(93)Dass du kommst, damit rechne ich.

3.9.2. Proposizioni attributive

Abbiamo già visto che frasi relative fungono da attributo. Possiamo


distinguere due tipi di frasi relative: determinativa e appositiva. La
relativa determinativa contiene informazioni che servono a
identificare l’antecedente precisandone il senso:

(94)Ich treffe den Kollegen, der in München arbeitet.


[nel senso di: Ich treffe denjenigen Kollegen, der in München arbeitet.]

La frase ha il seguente significato: ‘incontro - tra i vari miei colleghi


- quello che lavora a Monaco (e non un altro)’. La relativa
appositiva fornisce invece informazioni supplementari riguardo a
un antecedente già identificato univocamente:

(95)Ich treffe den Kollegen, der in München arbeitet.


[nel senso di: Ich treffe den Kollegen, der übrigens in München arbeitet.]

3.9.3. Proposizioni avverbiali

Numerose secondarie possono fungere, infine, da Complemento


avverbiale. Vediamo ora le principali relazioni semantiche. Le frasi
temporali esprimono una relazione cronologica tra due eventi che
può essere di contemporaneità (congiunzioni während, indem, als,
solange, sobald, sowie, sooft, wie, wenn), posteriorità (nachdem, seit,
seitdem, als, sobald, sowie, wenn) e anteriorità (bis, bevor, ehe):

(96)a Paul arbeitete, während Eva Tennis spielte. [contemporaneità]


b Paul arbeitete, nachdem Eva Tennis spielte. [posteriorità]
c Paul arbeitete, bevor Eva Tennis spielte. [anteriorità]

È da notare che alcune congiunzioni possono codificare sia


contemporaneità (‘mentre’) che immediata posteriorità (‘subito
dopo’). Sono innanzitutto i tempi verbali a darci indicazioni sulla
rispettiva interpretazione in un determinato contesto:

(97)a Er verließ gerade das Haus, als es Alarm gab. [contemporaneità]


b Kaum hatte er das Haus verlassen, als es Alarm gab. [posteriorità]

Le frasi locative indicano un luogo in relazione a un evento (wo,


wohin, woher):

(98)a Bleib, wo du bist!


b Ich gehe, wohin du willst.

Le frasi modali descrivono le modalità con cui si svolge una


determinata azione o evento (indem, wie, dadurch dass, sodass, als
ob) o la mancanza di tale modalità (ohne dass, anstatt dass, statt
dass):

(99)a Er hat ihr geholfen, indem er ihr Geld gegeben hat. [modalità positiva]
b Er hat ihr geholfen, ohne dass er ihr Geld gegeben hat. [modalità negativa]

Le frasi avversative esprimono un contrasto o un rapporto di


incompatibilità (während, wogegen, wohingegen, wo, wenn):
(100) Peter ist klein, während Hans groß ist.

Le frasi causali indicano la causa di un determinato evento o il


motivo di un’azione (weil, da, zumal, dafür dass):
(101) Weil Hans müde ist, geht er früher nach Hause.

Le frasi finali esprimono lo scopo (l’obiettivo) di una determinata


azione (dass, damit):
(102) Er geht nach Hause, damit er sich ausruhen kann.

Le frasi consecutive indicano la conseguenza di un determinato


fatto o l’effetto che ne scaturisce (dass, sodass, als dass):
(103) Karin hat länger gearbeitet, sodass sie den Zug verpasst hat.

Le frasi condizionali (facenti parte del cosiddetto periodo


ipotetico) esprimono la condizione necessaria per l’avverarsi di un
determinato fatto (wenn, falls, sofern, soweit). Si distingue tra
ipotetica reale e irreale:
(104) a Wenn Hans müde ist, geht er früher nach Hause.
b Wenn Hans müde gewesen wäre, wäre er früher nach Hause gegangen.

Le frasi concessive descrivono una causa che si trova in contrasto


con un effetto apparentemente inatteso (obwohl, obgleich, obschon,
obzwar, wenngleich, auch wenn, selbst wenn, wiewohl, gleichwohl,
trotzdem). Nel seguente esempio, data la stanchezza di Hans, ci si
aspetterebbe che andasse a casa a riposarsi (invece resta in ufficio):
(105) Obwohl Hans müde ist, bleibt er im Büro.

Esistono anche concessive ipotetiche:


(106) Selbst wenn Hans müde gewesen wäre, wäre er im Büro geblieben.

Passando in rassegna le congiunzioni dei vari tipi di frasi


avverbiali, emergono alcuni aspetti interessanti:
1) Sinonimia tra congiunzioni. Una determinata relazione
logico-semantica può essere espressa da una serie di differenti
congiunzioni. In alcuni casi, vi sono evidenti differenze semantiche
connesse alle singole congiunzioni (così, ad esempio, obwohl
introduce concessive reali e selbst wenn introduce di regola
concessive ipotetiche). In altri casi, però, si può parlare di
sinonimia vera e propria; un esempio è dato dalle congiunzioni
obwohl e obschon che presentano differenze che si possono
considerare “stilistiche” in senso lato: obschon è meno frequente di
obwohl e compare preferenzialmente in frasi secondarie posposte
alla principale e/o prive di un verbo finito.
2) Polifunzionali delle congiunzioni. Alcune congiunzioni
possono esprimere più di una relazione logico-semantica. Vediamo
qualche esempio in cui congiunzioni temporali assumono ulteriori
significati specifici. La congiunzione während può essere temporale
e anche avversativa:
(107) a Paul arbeitet, während Eva Tennis spielt. [temporale: contemporaneità]
b Paul arbeitet heute, während Eva morgen arbeitet. [avversativa]

Indem può introdurre frasi temporali e modali (108a/b); wenn frasi


temporali e condizionali (109a/b):
(108) a Indem sie ihn ansah, belog sie ihn. [temporale: contemporaneità]
b Indem sie ihn ansah, schüchterte sie ihn ein. [modale]
(109) a Wenn du nach Hause kommst, mach sofort sauber. [temporale:
contemporaneità]
b Wenn du nach Hause kämest, könntest du sofort sauber machen. [condizionale]

Sia detto per inciso che anche in italiano congiunzioni temporali


possono codificare altre relazioni semantiche: così ad esempio
mentre e quando (contemporaneità) possono essere avversative, dal
momento che (posteriorità) può essere causale.
3) Struttura morfologica delle congiunzioni. Una parte delle
congiunzioni subordinanti coincide morfologicamente con altre
classi di parole (ad esempio seit, bis e während sono anche
preposizioni). La maggior parte però consiste in formazioni
complesse, la cui struttura morfologico-etimologica risulta in
genere totalmente trasparente. Diffusi sono lo schema
«preposizione+pronome» (indem, nachdem, seitdem, trotzdem) e
l’ampliamento di una congiunzione esistente. Un esempio di
quest’ultimo procedimento è dato da ohne dass, statt dass e sodass,
formati sulla base della “congiunzione tuttofare” dass.
Un caso interessante è costituito poi dalle congiunzioni
concessive: wenngleich, auch wenn, selbst wenn si basano sulla
congiunzione condizionale wenn\ obwohl, obschon, obgleich, obzwar
sulla congiunzione condizionale ob (un tempo largamente in uso,
oggi obsoleta). Qui la struttura morfologico-etimologica delle
congiunzioni ci indica la vicinanza delle rispettive categorie logico-
semantiche (condizionalità e concessività).

Esercizi
E 3-1: Costituenti
Individuate in base alle prove di permutazione e di sostituzione
i costituenti della frase Thomas kommt bald nach Hause e della frase
Der Richter schickt den Verbrecher ins Gefängnis!
E 3-2: Costituenti
Individuate in base alle prove di permutazione e di sostituzione
i costituenti della frase Die Mutter singt die Kinder jeden Abend in den
Schlaft della frase Der Mann klopft seinem Freund voller Freude auf
die Schulter\
E 3-3: Diagramma ad albero
Tracciate i rispettivi diagrammi ad albero delle frasi riportate
sotto E 3-1!
E 3-4: Diagramma ad albero
Tracciate i rispettivi diagrammi ad albero delle frasi riportate
sotto E 3-2!
E 3-5: Ambiguità strutturale
Individuate le ambiguità strutturali delle seguenti frasi
proponendo rispettivamente due diverse analisi in costituenti!
(a) An der Universität gibt es faule Studenten und Professoren.
(b) Die Prüfung besteht aus einer Hausarbeit oder einer Klausur
und einem Kolloquium.
E 3-6: Funzioni sintattiche
Indicate le funzioni sintattiche dei vari costituenti nelle
seguenti frasi!
(a) Der Chef verzeiht seinen Mitarbeitern jeden Fehler.
(b) Sie ermöglicht ihren Kindern ein sorgenfreies Leben.
(c) Die Mannschaft wartet in der Kabine auf den Beginn des
Spiels.
(d) Trotz ihrer langen Nase findet sie sich schön.
E 3-7: Funzioni semantiche
Indicate le funzioni semantiche dei vari costituenti nelle
seguenti frasi!
(a) Er hilft seiner Frau in den Wagen.
(b) Er hat einen Brief aus Brasilien erhalten.
(c) Durch Schaden wird man klug.
(d) Er bekommt eine Uhr von seiner Freundin geschenkt.
E 3-8: Grammaticalità
Le seguenti frasi risultano grammaticalmente inaccettabili.
Quali regole vengono rispettivamente violate?
(a) *Sie hat schön sehr gesungen.
(b) *Alle Menschen haben auf eine bessere Zukunft Hoffnung.
(c) *Dem Essen nach sind alle Gäste spazieren gegangen.
E 3-9: Grammaticalità
Le seguenti frasi risultano grammaticalmente inaccettabili.
Quali regole vengono rispettivamente violate?
(a) *Er hat erzählt seiner Freundin alles.
(b) *Seiner Freundin alles hat er erzählt.
(c) *Denn hat er seiner Freundin alles erzählt.
E 3-10: Grammaticalità
Le seguenti frasi risultano grammaticalmente inaccettabili.
Quali regole vengono rispettivamente violate?
(a) *Schenkt seiner Frau einen Ring.
(b) *Stimmt nicht, dass er seiner Frau einen Ring schenkt.
(c) *Es stand zwei Männer vor der Tür.

Bibliografia per approfondimenti

Altmann, Hans / Hahnemann, Suzan (1999). Syntax fürs Examen.


Studien- und Arbeitsbuch. Wiesbaden: Westdeutscher Verlag.
Bünting, Karl-Dieter / Bergenholtz, Henning (19953).
Einführung in die Syntax. Grundbegriffe zum Lesen einer Grammatik.
Weinheim: Beltz Athenäum.
Cardinaletti, Anna / Giusti, Giuliana (1997). Problemi di sintassi
tedesca. Padova: Unipress.
Dürscheid, Christa (2000). Syntax: Grundlagen und Theorien.
Wiesbaden: Westdeutscher Verlag.
Erben, Johannes (19972). Grundzüge der deutschen Syntax. Berlin:
Weidler.
Eroms, Hans-Werner (2000). Syntax der deutschen Sprache.
Berlin/New York: de Gruyter.
Grewendorf, Günther (2002). Minimalistische Syntax.
Tübingen/Basel: Francke.
Heringer, Hans-Jürgen (1996). Deutsche Syntax Dependentiell.
Tübingen: Stauffenburg.
Hoffmann, Ludger (a c. di) (2003). Funktionale Syntax. Die
pragmatische Perspektive. Berlin/New York: de Gruyter.
Jacobs, Joachim et al. (a c. di) (1993). Syntax. Ein internationales
Handbuch zeitgenössischer Forschung. Berlin/New York: de Gruyter.
Klenk, Ursula (2003). Generative Syntax. Tübingen: Narr.
Pasch, Renate et al. (2003). Handbuch der deutschen Konnektoren.
Berlin/New York: de Gruyter.
Ramers, Karl-Heinz (2000). Einführung in die Syntax. München:
Fink.
Wöllstein-Leisten, Angelika et al. (1997). Deutsche Satzstruktur.
Grundlagen der syntaktischen Analyse. Tübingen: Stauffenburg.
4. SEMANTICA

4.1. Il significato come entità linguistica

Il parlante comune si trova nella situazione di saper usare con


sicurezza le parole della sua lingua, ma ha difficoltà nel descrivere
esattamente il loro significato. Ciò si verifica ad esempio quando si
cerca di spiegare, a una persona che non conosce bene l’italiano, il
significato di parole come sedia, bugia o pace. Sussiste quindi una
evidente discrepanza tra conoscenza implicita e conoscenza
esplicita della propria lingua.

4.1.1. Il significato è qualcosa che fa parte della lingua

La natura del significato emerge innanzitutto dalla sua rete di


rapporti con il significante da una parte e il referente dall’altra
(come esemplificato dal cosiddetto “triangolo semiotico”):

Fig. 4.1. Triangolo semiotico


Nella terminologia saussuriana, il segno linguistico è un’entità a
due facce consistente in significato e significante, vale a dire in un
concetto (il contenuto) e un’immagine acustica (la forma).
L’associazione di un significato a un significante è arbitraria. Ciò
risulta evidente dal confronto tra lingue diverse. Uno stesso
significato, ad esempio il numerale ‘10’, viene reso da significanti
diversi: in italiano da [dɪetʃi], in tedesco da [tse:n], in inglese da [tɛn]
ecc.).
Il significato è un’entità che fa parte della lingua e va pertanto
distinto dal referente. Il significato è un’entità mentale, un’idea,
un’immagine astratta, mentre il referente è un entità
extralinguistica, l’oggetto (in senso lato) a cui una parola fa
riferimento. Cerchiamo di comprendere meglio questa differenza
prendendo come esempio la parola sedia: il significato è il concetto
di “sedia”, il referente è una ben specifica sedia di cui si parla in un
determinato contesto.
Osserviamo ora la seguente sequenza di immagini che
raffigurano oggetti su cui sedersi:
Fig. 4.2. Oggetti su cui sedersi [fonte: Gipper, Helmut (19782).
Denken ohne Sprache? Dusseldorf: Schwann, p. 90]
Cercando di denominare i vari oggetti, si vedrà come la parola
sedia ha un significato talmente generico e sottospecificato da
permettere di applicare la parola a tutta una serie di oggetti tra loro
anche notevolmente diversi (si pensi ad esempio alle raffigurazioni
n. 2, 8, 14, 21 e 23).
La differenza tra significato e referente diventa evidente
quando parole distinte si rapportano a uno stesso referente o
descrivono la stessa situazione extralinguistica. Così, ad esempio,
le espressioni il vincitore di Austerlitz e lo sconfitto di Waterloo si
riferiscono entrambe alla persona di Napoleone, ma ciò non vuol
dire assolutamente che le parole vincitore e sconfitto abbiano lo
stesso significato. Posso riferirmi a un cane pastore tedesco con le
espressioni - tutte dal significato diverso - Tier, Hund, Schäferhund,
deutscher Schäferhund (con vari gradi di precisione), oppure
spregiativamente con Biest (‘bestiaccia’) o Köter (‘cagnaccio’).
Le frasi Das Hochhaus steht am Rhein e Das Hochhaus liegt am
Rhein descrivono lo stesso dato di fatto (‘il grattacielo si trova sul
Reno’), ma i verbi stehen (lett. ‘essere in piedi’) e liegen (lett. ‘essere
sdraiati’) hanno significato opposto. Lo stesso discorso si può fare
per le frasi Er kam für drei Jahre ins Gefängnis / Er ging für drei Jahre
ins Gefängnis (‘è andato in prigione per tre anni’) e i rispettivi verbi
kommen (‘venire’) e gehen (‘andare’).

4.1.2. Il significato è un’entità relativa

Il significato non è un’entità assoluta e autosufficiente, un


attributo intrinseco che necessariamente e immutabilmente
appartiene a una parola. Il significato di una determinata parola,
invece, dipende dal significato di altre parole: così il significato di
sedia è collegato a quello di poltrona, seggiola, sedile, sgabello e così
via; il significato di bugia a quello di verità, di pace a quello di guerra
ecc.
Un caso interessante è dato anche dalle denominazioni dei
colori nelle varie lingue. Vi sono lingue che hanno ad esempio tre
espressioni soltanto (‘bianco’, ‘nero’, ‘rosso’) e lingue - come
l’italiano - che ne hanno molte di più (‘giallo’, ‘arancione’,
‘marrone’, ‘verde’, ‘blu’, ‘grigio’ ecc.). Pertanto è evidente che un
‘rosso’ su una scala di tre colori copre una porzione dello spettro
cromatico molto più ampia rispetto a un ‘rosso’ su una scala di una
decina di colori e così via.

4.1.3. Il significato è collegato all’uso delle parole


È facile notare come il significato di una parola cambi a seconda
della situazione e del contesto linguistico. Facciamo qualche
esempio. La parola italiana bravo ha significati diversi in
espressioni come un bravo medico, una brava persona, una notte
brava, farsi una brava passeggiata ecc. Una stessa espressione - come
l’esclamazione bravo! - può significare approvazione o (ironica)
disapprovazione.
Ma sarebbe riduttivo limitare il significato di una parola alla
somma delle sue condizioni d’uso. Vi è infatti quasi sempre una
costante di significato, e ciò garantisce il successo della
comunicazione tra i vari parlanti. Inoltre possiamo comprendere
una parola anche fuori da ogni contesto.

4.1.4. Esistono diversi tipi di significato

Già queste prime considerazioni ci hanno mostrato che il


significato è qualcosa di assai complesso. Una più approfondita
riflessione ci porta a distinguere almeno i seguenti aspetti del
significato: 1) denotativo e connotativo; 2) letterale e situazionale;
3) lessicale e grammaticale.
La prima distinzione è quella tra significato denotativo e
connotativo. Il significato denotativo è il significato di base,
descrittivo e fattuale (per es. notte: ‘lasso di tempo che va dal
tramonto all’alba’). È simile per tutti i parlanti e ha pertanto un
carattere “oggettivo”.
Il significato connotativo è invece l’aspetto emotivo e
comprende le associazioni di idee connesse a quella parola (per es.
notte: ‘paura, solitudine, situazione romantica’). Esso varia molto
da persona a persona e ha pertanto un carattere “soggettivo”. Il
significato connotativo di una parola o espressione è altresì il suo
aspetto “stilistico” in senso lato. Le connotazioni possono
riguardare:
- il registro della lingua (così, ad esempio, sterben è
un’espressione neutra, entschlafen fa parte del registro alto,
abkratzen è colloquiale e verrecken è volgare);
- la dimensione sociale (ad es. geil lett. ‘libidinoso’, nel
linguaggio dei giovani è usato nel senso generale di ‘bello,
emozionante’; l’abbreviazione Prof per Professor/Professorin è tipica
del linguaggio studentesco);
- la dimensione regionale (Velo per Fahrrad ‘bicicletta’ è
caratteristico del tedesco svizzero, Rundstück per Brötchen ‘panino’
è diffuso nella Germania settentrionale, Schwammerl per Pilz
‘fungo’ è specifico della Germania meridionale e dell’Austria);
- la dimensione funzionale: alcune parole sono tipiche del
linguaggio burocratico (Personenkraftwagen al posto di Auto e
Fahrerlaubnis al posto di Führerschein), del linguaggio tecnico-
scientifico (Anorexie in luogo di Magersucht ecc.) o del linguaggio
letterario (la preposizione causale ob in luogo del diffuso wegen);
- la dimensione temporale: parole ormai desuete (come Oheim
‘zio’, weiland ‘prima, un tempo’ o come Rock nel senso di ‘veste,
abito, giacca’) si oppongono a parole recentemente entrate nell’uso
e perciò all’ultima moda (come Abzocke, Billigflieger, Dosenpfand,
Kollateralschaden);
- la dimensione valutativa: una connotazione positiva hanno ad
esempio le parole formate con i prefissoidi accrescitivi Mega- o
Super- (Megakonzert, Superkonzert), una connotazione negativa le
parole formate con i prefissoidi accrescitivi Marathon- o Mammut-
(Marathonrede, Mammutkonzern).
La seconda distinzione è quella tra significato letterale da una
parte e significato situazionale (in senso lato) dall’altra. Il
significato letterale è costante e costituisce una componente
presente in tutte le situazioni d’uso; il significato situazionale varia
invece. Prendiamo la frase Hier wird Deutsch gesprochen che può
comparire in contesti situazionali diversi (S1, S2, S3):
- S1: un cartello esposto all’entrata di un negozio;
- S2: una frase detta a qualcuno che va ad aggiungersi a un gruppo di persone che
conversano a un party;
- S3: una frase usata dall’insegnante di tedesco durante la sua lezione.

Il significato letterale, presente in tutti e tre i contesti, si può


parafrasare con ‘un determinato numero di persone conversa in
lingua tedesca’, mentre fanno parte del (variabile e contingente)
significato situazionale altre componenti di significato: il fatto che
il parlante intenda la frase come informazione (SI e S2) o come
esortazione (S3); il fatto che l’uso del tedesco da parte
dell’ascoltatore sia gradito (S2), obbligatorio (S3) o invece
totalmente irrilevante (SI); il fatto che l’espressione abbia validità
temporanea (S2, S3) o permanente (S1).
La terza distinzione è quella tra significato lessicale e
grammaticale. Il significato lessicale è un significato “pieno” che si
riferisce a entità del mondo esterno (come nel caso di Hund, beißen,
groß, Liebe ecc.), mentre il significato grammaticale è più astratto e
comprende le tradizionali categorie grammaticali come genere,
caso, numero, persona, tempo, modo e aspetto. Il significato
grammaticale è pertanto prettamente relazionale: la sua funzione è
quella di mettere in relazione elementi della lingua stessa come ad
esempio parole all’interno di sintagmi o frasi.
Singoli elementi della lingua possono contenere, in rapporto
variabile, i due tipi di significato. Le parole appartenenti alle classi
lessicali (nomi, verbi, aggettivi, avverbi) hanno esclusivamente o
prevalentemente un significato lessicale (solo alcuni avverbi come
ad es. morgen o gerade possiedono, oltre a quello lessicale, anche un
significato grammaticale di tipo temporale-aspettuale). Le parole
appartenenti alle classi funzionali (in primo luogo preposizioni e
congiunzioni) hanno esclusivamente o prevalentemente un
significato grammaticale: esclusivamente ad es. nel caso di
congiunzioni “vuote” come dass e ob, prevalentemente nel caso di
tutte le altre congiunzioni (come ad es. weil e obwohl con significato
rispettivamente causale e concessivo). I morfemi legati, infine,
hanno in genere significato grammaticale (per es. i morfemi della
flessione verbale); in alcuni casi possiedono però anche significato
lessicale (si pensi ai morfemi diminutivi -cheti e -lein, ricchi di
valori connotativi).
È interessante notare storicamente il passaggio dal significato
lessicale a quello grammaticale. Così ad es. in tutta una serie di
formazioni la parola Bombe ha perso il suo significato lessicale per
assumere un significato grammaticale (cfr. 2.6.5): da parola
autonoma è diventata prefissoide di tipo accrescitivo
(Bombengeschäft, Bombenwirkung ecc.).
4.2. Relazioni semantiche tra parole

4.2.1. Sinonimia

La sinonimia è la relazione semantica che sussiste tra parole che


hanno lo stesso significato o comunque un significato molto
simile. Si può distinguere tra sinonimia in senso stretto (due parole
hanno lo stesso significato denotativo e connotativo) e sinonimia
in senso lato (stesso significato denotativo, ma diverso significato
connotativo).
Consideriamo dapprima la sinonimia in senso stretto (detta
anche sinonimia totale). Sinonimia in senso stretto vuol dire che le
rispettive parole risultano reciprocamente sostituibili in tutti i
possibili contesti d’uso. Le due parole sono totalmente
intercambiabili.
La sinonimia totale è un fenomeno molto raro nella lingua
quotidiana (un esempio è dato dalle preposizioni italiane tra e fra o
dalle forme tedesche Frisöse e Frisörin ‘parrucchiera’), ma
abbastanza diffuso nei cosiddetti linguaggi settoriali che si
occupano di questioni “tecniche”, come ad es. quello dell’economia
o dell’informatica (si vedano le coppie di parole computer ed
elaboratore, disco fisso e disco rigido, dischetto e floppy, internet e
rete). Vediamo ora qualche esempio tedesco preso dal settore
informatico:

Computer Rechner ‘computer’


Arbeitsspeicher Hauptspeicher ‘RAM’

A volte, una parola è usata in alternativa a una sua forma


abbreviata:

Diskettenlaufwerk Laufwerk ‘drive’


Festplattenlaufwerk Festplatte ‘disco fisso’
Il più delle volte, una parola tedesca viene usata accanto alla parola
presa in prestito dall’inglese:

Bereitschaftszeichen Prompt ‘prompt’


Schnittstelle Port ‘porta’
Mutterplatine Motherboard ‘scheda madre’
Prozessor CPU ‘processore’
Steckplatz Slot ‘slot’
Diskette Floppy ‘dischetto’
Eingabe-Taste Return-Taste ‘(tasto di) invio
Magnetbandspeicher Streamer ‘streamer’
Drucker Printer ‘stampante’
Bildschirm Display ‘schermo’
(Maus-)Zeiger Cursor ‘cursore’

Sinonimi totali sono frequenti anche nel linguaggio sportivo.


Prendiamo qualche espressione che si riferisce al tennis:

Schmetterball Überkopfball ‘smash’


Flugball Volleyball ‘volée’
Aufschlag Service ‘servizio’
aufschlagen servieren ‘servire’
Unterschnitt Slice ‘slice’
Gewinnschlag Winner ‘colpo vincente’

Tranne che nel primo esempio, abbiamo sempre una forma tedesca
che si oppone a una forma inglese (o adattata dall’inglese). Ancora
qualche altro esempio preso dallo sport:
Aufwärtshaken Uppercut ‘gancio’
Niederschlag Knockdown ‘atterramento’
Torwart / Torhüter Schlussmann ‘portiere’

??? Perché sono proprio i linguaggi settoriali ad avere un numero abbastanza levante
di sinonimi totali?

Analizziamo ora la sinonimia in senso lato (detta anche sinonimia


parziale). Sinonimi parziali sono parole che coincidono nel loro
significato denotativo, ma non in quello connotativo. La sinonimia
è valida solo per alcuni dei possibili contesti d’uso:
l’intercambiabilità delle due parole è limitata da notevoli
restrizioni.
Consideriamo dapprima differenze di registro. In alcuni casi,
due sinonimi si possono differenziare per una connotazione
neutro-impersonale opposta a una connotazione familiare-
affettiva (accanto alle connotazioni di registro troviamo quindi
anche connotazioni valutative). Ciò si vede molto bene con i nomi
di parentela:

Vater Papa / Papi ‘padre’ / ‘papà’


Mutter Mutti / Mama ‘madre’ / ‘mamma

Großvater Opa / Opi ‘nonno


Großmutter Oma / Omi ‘nonna’

In altri casi, a una parola neutra si oppone una serie di parole


decisamente colloquiali. Alle connotazioni di registro
(neutro/colloquiale) spesso sono connesse anche connotazioni
sociali. Parole tipicamente colloquiali sono ad es. diffuse tra le
denominazioni delle parti del corpo umano oppure tra espressioni
nell’ambito del denaro:
Mund Klappe / Maul / Fresse / Rand
Hand Patsche / Pfote / Pranke / Flosse
Knete / Zaster / Moos / Kohle / Kröten / Piepen /
Geld
Moneten / Mäuse
geizig knauserig / knickerig / kniepig

Per altre parole ancora, un’espressione neutra si oppone a


un’espressione “alta” o leggermente aulica. Qui le connotazioni di
registro si ricollegano a connotazioni temporali in quanto
espressioni “alte” sono spesso anche leggermente obsolete:

Raum Gemach ‘stanza’


obwohl obzwar ‘benché’

Va notato che il proliferare di sinonimi di registro, in determinati


ambiti, è dovuto agli eufemismi, utilizzati per evitare di “chiamare
le cose per nome”. Un tipico esempio è dato dalle parole indicanti la
morte:

sterben einschlafen / die Augen schließen / gehen / heimgehen / erlöst werden

??? Che cosa significano letteralmente tali espressioni eufemistiche e quali immagini
sono alla loro base?

Passiamo ora ai sinonimi che si differenziano per una diversa


connotazione regionale. Tali sinonimi vengono anche chiamati
“geosinonimi”:

Samstag Sonnabend ‘sabato’


Fasching Karneval ‘carnevale’
Fleischer Metzger ‘macellaio’
Treppe Stiege ‘scala’
Guten Tag! Grüß Gott! ‘buon giorno’
??? Qual è la rispettiva diffusione regionale di queste parole? Cercate di ottenere
informazioni in merito consultando un dizionario o un atlante della lingua tedesca!

Consideriamo infine i sinonimi che si differenziano per


connotazioni funzionali. Diffuso è il caso di coppie di parole in cui
la prima appartiene alla lingua comune, la seconda al linguaggio
tecnico-scientifico (come Briefmarke e Postwertzeichen per
‘francobollo’). Prendiamo qualche esempio dal campo della
medicina:

Gehirnentzündung Enzephalitis ‘encefalite’


Fallsucht Epilepsie ‘epilessia’
Kurzsichtigkeit Myopie ‘miopia’
Nesselfieber Urtikaria ‘orticaria’
Muttermal Naevus ‘neo’
Kehlkopfentzündung Laryngitis ‘laringite’
Bluthochdruck Hypertonie ‘ipertensione’
Blutarmut Anämie ‘anemia’
Leberentzündung Hepatitis ‘epatite’

Abbiamo basato la nostra definizione di “sinonimo” sulla


sostituibilità (totale/parziale) delle rispettive parole in determinati
contesti. Va però tenuto conto del fatto che talvolta parole non
aventi apparentemente alcuna somiglianza semantica possono, in
contesti ben specifici, essere sostituibili a vicenda (così ad es. i
verbi stehen e liegen nel già citato esempio Das Hochhaus steht/liegt
am Rhein). In questi casi, ovviamente, non ha senso parlare di
sinonimia.

4.2.2. Opposizione

Si possono distinguere tre tipi di opposizione semantica:


complementarità, antonimia e inversione. Consideriamo dapprima
la complementarità. Sussiste un rapporto di complementarità
semantica (chiamata anche ‘contraddizione’) quando una
determinata parola è in sinonimia con la negazione dell’altra. Così
ad es. vivo e morto: vivo vuol dire ‘non morto’, morto vuol dire ‘non
vivo’. Facciamo qualche esempio tedesco:

tot lebendig
männlich weiblich
verheiratet unverheiratet
schweigen sprechen

In relazione a una determinata categoria (per es. «esistenza in vita»


o «stato civile»), i due sostantivi che sono in rapporto di
complementarità coprono l’intero spettro delle possibilità. Non vi è
una “via di mezzo”: un essere vivente è o vivo o morto, un uomo è o
coniugato o non coniugato ecc. Proprio per questa ragione aggettivi
complementari non sono
graduabili (*ziemlich tot sein ‘essere abbastanza morto’) e non
risultano possibili forme di comparazione:

(1) a *Der Fisch hier ist lebendiger als der andere, b *Peter ist verheirateter als Hans.

??? Come si spiegano apparenti eccezioni quale la frase tedesca Wir haben eine
lebendigere Demokratie als noch vor zwanzig Jahren oppure espressioni italiane quali
mezzo morto o sposatissimo!

Interessante è il caso in cui determinate parole risultano


complementari solamente in alcuni contesti ma non in altri. Un
esempio sono i verbi gewinnen e verlieren. Nel caso di alcuni tipi di
sport sussiste il rapporto di complementarità (per es. per il tennis),
mentre per altri esiste anche la possibilità di un pari (calcio,
pugilato, scacchi).
Passiamo ora all‘antonimia. Vi è un rapporto di antonimia
quando due parole si riferiscono a due opposti settori su una scala
di valori. L’opposizione è quindi inserita in una dimensione
graduale (per es. caldo-freddo):
warm kalt
groß klein
gut schlecht
schön hässlich
jung alt
reich arm

Tra i due antonimi esiste un settore intermedio, e sono possibili


varie gradazioni (tra caldo e, freddo vi è ad esempio tiepido o
temperato). Così, la negazione di warm ‘caldo’ non è
necessariamente kalt ‘freddo’ (in quanto la temperatura potrebbe
anche essere lau ‘tiepido’). Aggettivi in un rapporto di antonimia
sono graduabili (ziemlich warm sein) e sono possibili forme di
comparazione (Das Wasser ist wärmer als gestern).
Le relative posizioni sulla scala non sono assolute ma
dipendenti dal contesto (un topo grande è sempre più piccolo di un
elefante piccolo). Questi aggettivi si riferiscono infatti a una norma:
dire che un topo è grande equivale all’affermazione che un topo è
grande per essere un topo ecc. Simile è il significato delle parole ricco
e povero: chi nella nostra società ha un reddito mensile di 500 euro
è povero, ma potrebbe essere ricco in un paese del terzo mondo.
Gli antonimi designano, come è stato detto, settori opposti sulla
scala - ma non necessariamente i punti estremi. Così, ad esempio,
l’acqua può essere più calda di warm (cioè heiß): un oggetto può
essere più grande del semplice groß (cioè riesengroß), una donna più
bella di schön (bildschön) o più ricca di reich (steinreich) ecc.
Consideriamo infine l‘inversione. Due parole si trovano in un
rapporto di inversione quando descrivono lo stesso processo o lo
stesso dato di fatto da due punti di vista opposti (ad es. vendere e
comprare):
verkaufen kaufen
lehren lernen
Vater Sohn
Ehemann Ehefrau
rechts links
über unter

Pertanto, Peter verkauft Maria das Buch è equivalente a Maria kauft


das Buch von Peter, Hans ist der Vater von Karl è equivalente a Karl ist
der Sohn von Hans, die Kirche ist rechts von dem Rathaus a das
Rathaus ist links von der Kirche ecc. La differenza tra antonimia e
inversione può essere evidenziata tramite una semplice prova.
Prendiamo la coppia di parole oppositive lieben e hassen e formiamo
le sequenti frasi:

(2) Peter liebt Maria. ≠ Maria hasst Peter.

I verbi lieben e hassen sono in un rapporto di antonimia (e non di


inversione) in quanto le due frasi non risultano semanticamente
equivalenti.

4.2.3. Inclusione semantica: iponimia

Il rapporto di inclusione semantica tra parole è chiamato iponimia.


Si tratta di una forma di subordinazione semantica nel senso che il
significato di una parola è più specifico rispetto a quello di un’altra
parola. Prendiamo ad es. le parole mela e frutto: la prima parola
(detta anche iponimo) ha un significato più ristretto rispetto alla
seconda (detta anche iperonimo). Si può infatti dire che la mela è
un tipo di frutto. Assieme a mela, le parole pera, pesca e albicocca
sono sullo stesso livello di specificità rispetto all’iperonimo frutto:
queste parole sono pertanto dette “co-iponimi”.
L’iponimia è una relazione asimmetrica: ogni mela è un frutto,
ma non viceversa (è falso affermare che ogni frutto è una mela). La
mela possiede tutte le caratteristiche del frutto, ma non viceversa.
Vediamo qualche altro esempio di iponimia:

- Sportwagen ‘sportiva’, Limousine ‘berlina’, Cabrio ‘cabriolet’, Kombi ‘station wagon’,


Geländewagen ‘fuoristrada’ ecc. rispetto a Auto ‘automobile’;
- Rose ‘rosa’, Tulpe ‘tulipano’, Nelke ‘garofano’ ecc. rispetto a Blume ‘fiore’;
- Blume ‘fiore’, Baum ‘albero’, Strauch ‘cespuglio’, Kraut ‘erba’ ecc. rispetto a Pflanze
‘pianta’;
- Hund ‘cane’, Katze ‘gatto’, Pferd ‘cavallo’ ecc. rispetto a Vierbeiner ‘quadrupede’;
- Vierbeiner ‘quadrupede’, Fisch ‘pesce’, Vogel ‘uccello’ ecc. rispetto a Tier ‘animale’.

Questi ultimi esempi ci indicano che, in un determinato ambito


semantico, vi possono essere più livelli gerarchici che si basano
sulla rispettiva inclusione semantica (Rose < Blume < Pflanze ecc.;
Hund < Vierbeiner < Tier ecc.). Queste classificazioni contenenti vari
livelli gerarchici si chiamano “tassonomie”.

??? Provate a costruire, per l’italiano e per il tedesco, una tassonomia


rispettivamente per le piante e per gli animali. Considerate che queste classificazioni
non necessariamente coincidono con il sistema di denominazioni scientifiche e
possono anche variare da persona a persona. Discutete quali fattori influiscono su
questa variazione!

4.2.4. Altri rapporti

Esistono numerosi altri tipi di rapporto semantico tra parole. In


questa sede, vogliamo menzionarne brevemente soltanto due:
incoatività e causatività. Entrambi riguardano la classe di parole
dei verbi. Nel caso dell‘incoatività, un verbo descrive la fase
iniziale di un’azione, processo o stato codificati da un altro verbo:
così ad esempio nascere e vivere (in quanto nascere equivale a
‘iniziare a vivere’); oppure avviarsi e andare (in quanto avviarsi
equivale a ‘iniziare ad andare’). Vediamo qualche esempio tedesco
in cui il prefisso verbale convoglia il significato incoativo:
verbo incoativo
schlafen einschlafen
fahren losfahren
drehen andrehen
blühen aufblühen

Esiste un rapporto di causatività tra due verbi quando il primo


verbo si riferisce al prodotto dell’azione descritta dal secondo
verbo. Esempi sono morire e uccidere, in quanto uccidere equivale a
‘causare il morire’. Vediamo qualche verbo tedesco:

verbo causativo
sterben töten
sehen zeigen
stehen stellen
liegen legen

Si noti che il verbo causativo (töten ecc.) è sempre transitivo,


mentre l’altro verbo può anche essere intransitivo.

4.3. Il campo semantico

Abbiamo detto inizialmente che il significato non è una proprietà


intrinseca di una parola, ma si costituisce nel concerto con i
significati di altre parole. Un gruppo di parole semanticamente
simili è chiamato campo semantico o campo lessicale. Facciamo
subito un esempio italiano:
bello, grazioso, ameno, carino, piacevole, gradevole, meraviglioso
Il campo semantico è una struttura a dipendenza reciproca, in
quanto costituisce un insieme di parole che si delimitano a vicenda.
Si tratta di parole che hanno in qualche modo attinenza con uno
stesso concetto (in questo esempio: la bellezza). Il campo semantico
è stato paragonato a un mosaico: ogni parola corrisponde a un
tassello, e ogni tassello è delimitato dai tasselli vicini in modo da
ricoprire tutta una zona di significato. A volte, viene usata anche
un’immagine più “dinamica”: il campo semantico è stato
paragonato a una serie di riflettori che devono illuminare un
determinato settore; ogni fascio di luce, alla fine, trova la sua
collocazione in sintonia con tutti gli altri riflettori. In sintesi,
possiamo definire il campo semantico come un sottosistema
lessicale, con parole appartenenti tutte alla stessa classe
grammaticale.
Il significato di una parola deriva quindi dall’insieme delle
parole “imparentate”. Il campo semantico è ben presente nella
coscienza del parlante: per spiegare una determinata parola, il
parlante usa in genere un’altra parola appartenente allo stesso
campo.
Prendiamo come ulteriore esempio i voti scolastici tedeschi. Nel
corso degli anni, si sono susseguiti i seguenti sistemi di votazione:

sehr
gut genügend mangelhaft
gut
sehr
gut genügend mangelhaft ungenügend
gut
sehr gut
ausreichend mangelhaft ungenügend
gut befriedigend

È interessante notare come i singoli valori cambino a seconda che


abbiamo una scala di quattro, cinque o sei voti complessivi. Il voto
sehr gut, ad es., è sempre il voto più alto, ma il suo valore aumenta
man mano che è seguito da un numero crescente di voti. Il valore
dei singoli voti, inoltre, non è sempre derivabile dal significato
letterale delle rispettive denominazioni. Mangelhaft come voto è
“insufficiente”, letteralmente significa però ‘difettoso’ (si pensi che
anche compiti “buoni” o addirittura “ottimi” presentano dei
‘difetti’).

??? I voti scolastici tedeschi vanno da 1 (massimo) a 6 (minimo), quelli italiani da 0


(minimo) a 10 (massimo). Volendo convertire un voto tedesco in un voto italiano (o
viceversa), quali difficoltà si incontrano?

Consideriamo ora il campo semantico costituito dagli aggettivi


denotanti qualità intellettive:

aufgeweckt, befähigt, begabt, clever, gebildet, geistreich, geistvoll, genial, gerissen,


gescheit, intelligent, helle, klug, kreativ, scharfsinnig, schlagfertig, schlau,
talentiert, tiefsinnig, vernünftig, verständig, weise

Le parole del campo semantico differiscono in parte per il loro


significato denotativo (ad es. weise ‘saggio’ e schlau ‘astuto’
denotano chiaramente facoltà intellettive diverse), in parte per il
loro significato connotativo (helle è colloquiale rispetto a
aufgeweckt ecc.). Si noti che le rispettive spiegazioni nei dizionari
sono spesso circolari: così può capitare ad esempio che klug venga
spiegato con ‘schlau’ e schlau con ‘klug’.
Per determinare più precisamente il significato di una parola
all’interno del campo semantico non basta quindi l’intuizione, ma
servono prove sistematiche. Per individuare differenze di
significato tra parole semanticamente simili, in linguistica
vengono usati innanzitutto due procedimenti: la prova di
sostituzione e la prova di distribuzione. Le illustreremo
brevemente partendo dal campo semantico della “retribuzione”:
Gehalt, Lohn, Stipendium, Sold, Besoldung, Vergütung, Beihilfe,
Honorar, Rente, Diäten, Gage, Heuer
Con la prova di sostituzione, si fornisce un contesto alla parola
formando una frase completa. Successivamente si sostituisce la
parola in questione con un’altra parola del campo semantico e si
accerta se la frase è semanticamente corretta o meno:

(3) Das Honorar / *der Lohn / *der Sold eines guten Anwalts ist kaum zu bezahlen.
(4) Das Gehalt / die Besoldung eines Universitätsprofessors ist in Deutschland höher als
in Italien.
Se la prova dà esito positivo (come nell’ultimo esempio), siamo in
presenza di sinonimi parziali. Sarà quindi nostro compito
determinare tutti i contesti in cui le due parole sono
rispettivamente sostituibili e non sostituibili. Più alto è il numero
dei contesti di sostituibilità, più grande è la vicinanza semantica
tra le due parole.
La seconda prova è quella di distribuzione. Vengono analizzati
tutti i contesti in cui compare una determinata parola (per es. tutti
i possibili usi di Honorar):

(5) Das Honorar eines guten Anwalts / Arztes / Schriftstellers / Sachverständigen /


*Elektrikers / *Schusters ist kaum zu bezahlen.

4.4. I tratti semantici

4.4.1. Principali caratteristiche dei tratti semantici

Un ulteriore metodo per determinare differenze di significato è il


ricorso ai cosiddetti tratti semantici. Nel capitolo dedicato alla
fonologia (cfr. 1.4.4.), abbiamo visto che ogni fonema si lascia
descrivere come un fascio di tratti distintivi, atti a distinguerlo
dagli altri fonemi. Nella semantica cosiddetta “strutturale”, si è
cercato di applicare l’analisi in tratti fonologici al lessico. Si parte
dal presupposto che il contenuto di un lessema è scomponibile in
una serie di tratti semantici, veri e propri atomi di significato. Sono
i tratti semantici che distinguono le parole: così ad esempio Mann e
Frau si differenziano per il tratto [±maschile] (o, se vogliamo, per
[±femminile]), Mann e Hund per [±umano], Mann e Männlichkeit per
[±astratto] ecc.
Quando si parla di tratti bisogna distinguere tra “lingua” (il
fenomeno che stiamo descrivendo) e “metalingua” (i mezzi che
usiamo per la descrizione). La metalingua può consistere in un
codice qualsiasi (per es. simboli grafici), ma più spesso - per
necessità - si usa la lingua stessa. Il tratto [umano], pertanto, non è
da confondere con la parola umano-, il tratto è una caratteristica
ben precisa a livello sub-lessematico mentre umano è un lessema,
vale a dire una parola che ha un’intera gamma di significati ed è
pertanto vaga come tutte le parole di una lingua naturale.
Esistono principalmente due tipi di tratti: tratti denotativi (che
si riferiscono al significato logico-concettuale, cioè alle
caratteristiche immanenti del referente) e tratti connotativi
(riguardanti l’appartenenza di parole a registri particolari, la
frequenza d’uso, la situazione comunicativa ecc.). Così ad es. Vater e
Mutter si distinguono per il tratto denotativo [±maschile], Vater e
Papa/Papi per i tratti connotativi [colloquiale] e [affettivo]. Lo
stesso vale per la coppia Mutter e Mutti.
La semantica strutturale si pone essenzialmente come obiettivi
l’economia e l’universalità: 1) economia in quanto si vuole
descrivere il lessico (o parte di esso) con pochi tratti che si
ritrovano nel significato di numerose parole (così ad es. il tratto
[+maschile] fa parte non solo di Mann, ma anche di Sohn, Vater,
Rentner, Hahn, Bulle ecc.); 2) universalità in quanto i tratti sono
presenti in lessemi di molte lingue (se non di tutte).

4.4.2. Individuazione dei tratti all’interno del campo semantico

Tre metodi portano all’individuazione dei tratti semantici


distintivi validi per un determinato campo semantico:
1) cercare coppie oppositive (cioè individuare parole che si
trovano in opposizione immediata fra loro);
2) cercare relazioni implicative (cioè individuare co-iponimi
riconducibili a uno stesso iperonimo);
3) aggiungere complementi modali, al fine di verificare la
presenza di determinati tratti semantici in un lessema.
Il primo metodo è il più importante e si applica a tutti i campi
semantici, il secondo alla maggior parte, il terzo può essere
utilizzato solamente in specifici casi. Esemplificheremo i tre
metodi analizzando altrettanti campi semantici: i nomi di
parentela, i mezzi di locomozione e i verbi di movimento.
Consideriamo dapprima il campo semantico dei nomi di
parentela, che comprende almeno le seguenti parole:
Vater, Mutter, Bruder, Schwester, Sohn, Tochter, Onkel, Tante, Cousin, Cousine,
Neffe, Nichte, Großvater, Großmutter, Großonkel, Großtante

Stabilendo coppie oppositive si possono individuare i tratti


semantici distintivi del campo: Vater [+maschile], Mutter [-
maschile]. Finora abbiamo trovato una sola caratteristica di Vater.
Allargando gradualmente la serie di parole da prendere in
considerazione (vale a dire opponendo Vater ad altre parole del
campo semantico), si troveranno ulteriori caratteristiche. Vediamo
dapprima la coppia Vater e Sohn. Entrambi sono [+maschile]; in
altre parole, il tratto in questione non serve a differenziare i due
lessemi. Ciò che li oppone, invece, è il rapporto di paternità, vale a
dire un rapporto di generazione che possiamo etichettare mediante
il tratto [ascendente]: Vater [+ascendente], Sohn [-ascendente].
Consideriamo ora la coppia Vater e Großvater. Entrambi i nomi
sono [+maschile] e [+ascendente], ciò che li differenzia è il numero
di generazioni rispetto al punto di riferimento costituito dall’Ego:
una per Vater, due per Großvater. Possiamo pertanto attribuire a
Vater il tratto [+di primo grado], a Großvater [-di primo grado].
Vediamo infine la coppia Großvater e Großonkel. Entrambi
presentano il fascio di tratti [+maschile], [+ascendente], [-di primo
grado]. Per distinguerli, serve un ulteriore tratto che possiamo
chiamare [in linea diretta]. Si nota quindi che, aumentando il
numero delle coppie prese in considerazione, aumentano anche i
tratti distintivi rilevanti.

??? Prendendo in considerazione gli altri lessemi del campo, quali ulteriori tratti
semantici si rivelano distintivi?

Passiamo ora al campo semantico dei mezzi di locomozione che


comprende numerosissimi lessemi. Qui una piccola selezione:
Auto, Limousine, Sportwagen, Cabrio, Kombi, Coupé, Geländewagen, Rennwagen,
Taxi; Transporter, Lastwagen, Lieferwagen, Sattelschlepper; Zweirad, Motorrad,
Mofa, Motorroller; Bus; Zug, Straßenbahn; Flugzeug, Hubschrauber; Schiff, Boot,
Fähre, Kanu, Segelschiff; Fahrrad, Roller, Kutsche; Panzer, Walze, Traktor
Anche in questo caso la ricerca delle coppie oppositive costituisce il
principale metodo per l’individuazione dei tratti. Vediamo alcune
coppie oppositive e il relativo tratto distintivo:

Auto Motorrad [±quattro ruote]


Auto Taxi [±privato]
Auto Lieferwagen [±trasporto persone]
Auto Kutsche [±motore]
Auto Schiff [±terra ferma]

Passiamo ora all’individuazione delle relazioni implicative. In


questo campo sono evidenti una serie di co-iponimi rispetto a uno
stesso iperonimo (sottolineato):

Auto: Limousine, Sportwagen, Cabrio, Kombi, Coupé, Geländewagen, Rennwagen,


Taxi
Transporter: Lastwagen, Lieferwagen, Sattelschlepper
Zweirad: Motorrad, Mofa, Motorroller
Schiff: Boot, Fähre, Kanu, Segelschiff

Un iponimo contiene tutti i tratti dell’iperonimo, in aggiunta uno o


più tratti specifici. La descrizione sistematica delle relazioni
implicative ci aiuta pertanto a definire in maniera veloce e
uniforme i fasci di tratti che risultano comuni a un sottogruppo di
lessemi.
Vediamo infine il campo semantico dei verbi di movimento.
Ancora una volta diamo solo una piccola selezione dei componenti
del campo:

sich bewegen, sich nähern, sich entfernen, steigen, fallen, weichen, kommen, gehen,
laufen, kriechen, stolzieren, marschieren, schreiten, stolpern, springen, stampfen,
stiefeln, eilen, watscheln, trippeln, tapsen, zuckeln, stelzen, schleichen, schlendern,
spazieren, flanieren, bummeln; waten, schwimmen, fliegen;

Anche per questo campo le coppie oppositive sono la chiave


principale per individuare i tratti. Facciamo qualche esempio:
kommen gehen [±centripetale]
steigen fallen [±in alto]
stiefeln schleichen [±veloce]
gehen schwimmen [±terra ferma]

Le relazioni implicative evidenziano la struttura gerarchica del


campo. Così ad esempio i verbi schlendern ‘ciondolare’ e schreiten
‘incedere’ sono co-iponimi di gehen in quanto indicano modi diversi
del ‘camminare’. Il verbo schlendern, infatti, implica gehen (ma non
viceversa) e schreiten implica gehen (ma non viceversa):

(6) a Wenn einer schlendert / schreitet, dann geht er.


b *Wenn einer geht, dann schlendert / schreitet er.

La prima implicazione è semanticamente corretta, non la seconda.


Il terzo metodo - l’aggiunta di un complemento modale - serve
infine a verificare la presenza di un determinato tratto in un
lessema. Prendiamo come esempio i due tratti [veloce] e [lento] e
appuriamo la loro rilevanza per i lessemi gehen, schlendern e
stiefeln, inserendo in una frase-tipo le corrispettive indicazioni
modali schnell e langsam:

(7) a Angelika geht schnell / langsam über die Straße.


b Angelika schlendert * schnell / langsam über die Straße.
c Angelika stiefelt schnell / *langsam über die Straße.

Da questi esempi emerge che il verbo gehen è neutrale rispetto al


parametro della velocità (si può ‘camminare’ a varie velocità), non
così invece schlendern e stiefeln (che comportano sempre,
rispettivamente, una minima o massima velocità).

4.5.I significati “traslati”: metafora e metonimia

4.5.1. La metafora come figura retorica e come strumento cognitivo


La metafora è una figura retorica basata sul trasferimento dal
senso proprio al senso figurato, stabilendo una relazione di
somiglianza. Se per es. affermo che quella donna è un blocco di
ghiaccio uso la parola ghiaccio in senso figurato, stabilendo una
similitudine del tipo quella donna è fredda come un blocco di ghiaccio.
Linguisticamente, si può analizzare la metafora come
modificazione di un tratto semantico, per es. da [+concreto] a [-
concreto].
Va però tenuto conto del fatto che numerose metafore sono
oramai pienamente convenzionalizzate: non vengono, cioè, più
avvertite dai parlanti come tali e sono usate senza alcuna
particolare intenzione retorica. Spesso, addirittura, manca
un’alternativa non-metaforica per esprimere lo stesso concetto.
Vediamo qualche esempio di espressioni metaforiche altamente
convenzionalizzate che si basano su parti del corpo umano:

Flaschenkopf, Nadelkopf, Schraubenkopf, Salatkopf,


Kopf:
Briefkopf; Kopf einer Tafel
Flaschenhals; Hals einer Geige, Hals eines Knochens,
Hals:
Hals einer Säule
Arm eines Polypen, Arm eines Kleides, Arm eines
Arm:
Hebels, Arm eines Flusses
Bein: Tischbein, Hosenbein
Fuß eines Strumpfes, Fuß eines Berges, Fuß einer
Fuß:
Säule
Bergrücken, Handrücken; Rücken eines Fußes,
Rücken: Rücken einer Nase, Rücken eines Buches, Rücken
eines Messers

Il modello del corpo umano viene proiettato metaforicamente su


vari tipi di oggetti. Tale proiezione non è affatto casuale, ma
avviene secondo almeno tre criteri: a) posizione della parte del
corpo relativamente alle altre parti del corpo (come Kopf ‘testa’ è la
parte più alta del corpo, così Briefkopf è la parte più alta di una
lettera); b) forma della parte del corpo (come Kopf ha una forma
sferica, così anche Salatkopf); c) funzione della parte del corpo
(come Fuß ha una funzione di base d’appoggio, così anche Fuß einer
Säule).

??? Troviamo metafore simili in italiano?

In anni recenti la linguistica cognitiva si è occupata intensamente


delle metafore convenzionalizzate. Due studiosi americani, George
Lakoff e Mark Johnson, hanno elaborato una teoria della metafora
basata sul presupposto che la metafora è essenzialmente un
fenomeno della lingua quotidiana, risultando raramente legata a
particolari intenzioni poetiche o retoriche.
La metafora viene inoltre vista come un procedimento che va al
di là della singola espressione metaforica. La metafora è infatti
considerata una struttura concettuale che mette sistematicamente
in relazione due ambiti della nostra esperienza: un dominio di
partenza (semplice, immediatamente comprensibile, spesso
concreto) viene proiettato su un dominio di arrivo (complesso, di
difficile comprensione, spesso astratto).
Negli esempi che abbiamo fatto sopra (Flaschenkopf,
Flaschenhals ecc.) il dominio di partenza è il corpo umano, il
dominio di arrivo sono vari oggetti che ci circondano. Un altro
esempio di metafora concettuale è dato dal rapporto tra spazio e
tempo: una serie di espressioni spaziali vengono infatti trasferite in
ambito temporale (si pensi alla parola Raum ‘spazio, stanza’ in
Zeitraum, al verbo spaziale kommen ‘venire’ in bald kommt
Weihnachten, alla preposizione vor ‘davanti’ in vor Weihnachten
ecc.).
Particolarmente numerose sono le espressioni metaforiche che
hanno come dominio di partenza la guerra e come dominio di
arrivo il dibattito (ARGUMENT IS WAR nella formulazione di
Lakoff/Johnson). Un confronto meramente verbale viene
metaforizzato in chiave di scontro fisico. Qui di seguito sono
riportati alcuni titoli della stampa tedesca:

(8) a Seehofer kämpft für sein Optionsmodell [Handelsblatt, 28.2.1997, p. 4]


b ÖTV-Chef wagt sich vor [Kölner Stadtanzeiger, 24.2.1997, p. 2]
c Kanther reagiert zurückhaltend auf ÖTV-Vorstoß [Handelsblatt, 25.2.1997, p. 4]
d Seehofer weist Attacken gegen Reformpläne zurück [Welt, 20.2.1997, P- 1]
e Paris verteidigt Ausländerpolitik [Handelsblatt, 27.2.1997, p. 8]
f Grüne geraten unter Beschüß [Welt, 20.2.1997, p. 5]
g Premierminister Wim Kok erhält von seiner Partei Rückendeckung [Handelsblatt,
18.2.1997, p. 7]
h Schlagabtausch in Magdeburg [Welt, 28.2.1997, p. 2]

Va innanzitutto precisato che numerose espressioni non hanno un


corrispettivo che non sia metaforico: così ad esempio gli atti del
difendere la propria posizione e dell’attaccare quella degli altri non
possono che essere descritti dalle espressioni metaforiche con
verteidigen e angreifen.
È importante notare come ognuna di queste espressioni
metaforiche evochi la metafora concettuale ARGUMENT IS WAR
nella sua globalità, vale a dire fa riferimento all’intero scenario
della guerra. Questo aspetto emerge chiaramente quando abbiamo
una serie di parole strettamente imparentate (come ad esempio
Vormarsch ‘avanzata’, Vorstoß ‘puntata offensiva’ e Offensive
‘offensiva’). Il parlante conosce le differenze semantiche tra queste
parole ed è in grado di comprendere i rispettivi usi metaforici in
quanto tali differenze rimangono preservate anche in ambito
astratto. Vediamo qualche esempio:

(9) a Mobbing auf dem Vormarsch [Bild-Zeitung, 26.2.1997, p. 1]


b Vorstoß in die Luxusklasse [Kölner Stadtanzeiger, 20.2.1997, p. 37]
c Tschechische Offensive auf dem deutschen Biermarkt [Welt, 20.2.1997, p. 16]

La prima espressione si riferisce all’inarrestabile diffondersi del


fenomeno delle vessazioni sul luogo di lavoro (Mobbing), la seconda
alla presentazione di un’automobile di lusso da parte di un
produttore di solito dedito a vetture di massa, la la terza a un
disegno strategico mirante all’aumento di quote di mercato.

4.5.2. La metonimia

Nella linguistica cognitiva, non solo la metafora ma anche la


metonimia è considerata un fenomeno che va ben oltre la mera
figura retorica. Come la metafora, la metonimia è un procedimento
di estensione semantica profondamente ancorato nella nostra
lingua quotidiana. La differenza fondamentale consiste però nel
fatto che la metafora comporta un passaggio da un dominio
all’altro, mentre nel caso della metonimia si rimane entro i confini
di uno stesso ambito di esperienza.
Esistono due tipi di metonimia a seconda che essa si basi su un
rapporto di componenzialità o di contiguità. Siamo in presenza del
primo tipo quando un aspetto facile da percepire, da comprendere
o da ricordare sta a rappresentare una determinata entità nella sua
interezza (pars pro toto ‘la parte per il tutto’). Un esempio è dato
dalla frase Er darf meine Schwelle nicht mehr betreten, dove Schwelle
‘soglia’ sta per l’intera casa.
Nel secondo tipo di metonimia, una determinata entità rimanda
a una seconda entità con la quale si trova in un rapporto di
“contiguità” materiale, spaziale, temporale o logico-causale. Si
possono distinguere principalmente le seguenti forme di
metonimia:
- il contenitore per il contenuto: bere un bicchiere - ein Glas
trinken;
- la materia prima per il prodotto finito: portare la lana - Wolle
tragen;
- l’autore per l’opera: leggere Goethe - Goethe lesen;
- la causa per l’effetto: lavoro e Arbeit nel senso di ‘opera
compiuta’; il luogo per l’evento: Stalingrado è stata la svolta della
guerra - Stalingrad war die Wende des Krieges;
- il luogo per l’istituzione: la Casa Bianca non reagisce - das Weiße
Haus reagiert nicht;
- il responsabile per i sottoposti: Beckenbauer ha vinto i mondiali
del 1990 - Beckenbauer hat die Weltmeisterschaft 1990 gewonnen;
- l’organizzazione per i membri: il partito ha preso la decisione -
die Partei hat den Beschluss gefasst;
- l’oggetto per chi lo manovra: oggi scioperano gli autobus - heute
streiken die Busse;
- una sensazione fisica per l’emozione: mi viene la pelle d’oca - ich
bekomme Gänsehaut (nel senso di ‘avere paura’);
- la premessa per l’azione principale: andare al ristorante - ins
Restaurant gehen (‘cenare in un ristorante’).

4.6. La semantica dei prototipi

4.6.1. La categorizzazione del reale

Il mondo esterno, per l’uomo, non è un flusso indistinto di input


sensoriali ma una realtà strutturata sulla base di categorie.
Categorizzare vuol dire raggruppare un certo numero di entità
sulla base di criteri di appartenenza a un determinato tipo (cioè a
una determinata categoria). Così ad esempio tutti i numeri aventi
la caratteristica di essere divisibili per due formano la categoria dei
NUMERI PARI, i numeri che non lo sono la categoria dei NUMERI
DISPARI. Un altro esempio è dato dagli atleti che praticano il
pugilato, la lotta o il sollevamento pesi: essi sono suddivisi in
categorie a seconda del loro peso corporeo.
La categorizzazione negli esempi appena citati si basa su
caratteristiche necessarie e sufficienti: “necessarie” in quanto tutti
gli appartenenti a una determinata categoria devono
obbligatoriamente possedere tali proprietà; “sufficienti” in quanto
le proprietà in questione ci consentono di stabilire univocamente
se una determinata entità appartiene alla categoria o meno.
Non sempre, però, la categorizzazione è un’operazione così
semplice e “matematica”. Dovendo, ad esempio, stabilire se un
determinato animale appartenga alla categoria degli UCCELLI,
talvolta ci si può trovare in difficoltà. Lo struzzo è un uccello anche
se non sa volare? Il pinguino anche se non ha le piume? Il kiwi
anche se non ha le ali? In questi casi si assume che la
categorizzazione avvenga sulla base di prototipi. Il prototipo -
secondo il filone di studi iniziato dalla psicologa americana
Eleonore Rosch - è definito come il miglior rappresentante della
categoria in quanto riassume in sé tutte le caratteristiche rilevanti
per la categoria di appartenenza. Nel caso degli uccelli tali
caratteristiche possono essere:
[sa volare]
[ha piume]
[ha ali]
[ha un becco]
[depone uova]

Passeri, rondini e falchi - per fare qualche esempio - sono


certamente rappresentanti prototipici della categoria. Pinguini,
struzzi e kiwi sono, invece, membri atipici in quanto non
possiedono tutte le proprietà di un “tipico” uccello.
È pertanto evidente che non tutti i membri di una categoria a
struttura prototipica sono sullo stesso piano: vi sono membri
“centrali” e membri “periferici” a seconda del numero delle
caratteristiche condivise con il prototipo ideale della categoria. In
generale, i membri centrali di una categoria sono i primi in ordine
cronologico a essere appresi e i più frequenti a essere usati.
Chiedendo alle persone di indicare alcuni rappresentanti per una
determinata categoria, verranno nominati di preferenza membri
centrali: per la categoria GEMÜSE, ad esempio, Möhre o Kohl (e non
membri periferici come Tomate o Petersilie)’, per la categoria
SÜSSIGKEITEN Bonbon o Schokolade (e non Pudding o
Pfannkuchen)’, per la categoria KLEIDUNG Hemd o Hose (e non Slip
o Krawatte).
Una categorizzazione basata su prototipi è valida anche per
concetti astratti. Prendiamo l’esempio di LÜGE. Una “tipica” bugia
possiede le seguenti caratteristiche:
[falsità dell’affermazione]
[consapevolezza della falsità]
[intenzione di ingannare]
Una bugia atipica - come ad esempio un complimento non
veritiero - possiede invece solo una parte di tali caratteristiche.

??? Indicate bugie tipiche e atipiche nella nostra vita quotidiana! Su quale
meccanismo si basa la barzelletta “Was ist die erste Lüge eines kleinen Kindes”
-“Papi/”?
Vi sono numerose “spie” linguistiche che rivelano la presenza di
una categorizzazione in prototipi a livello concettuale. Un alto
grado di prototipicità di una determinata entità viene segnalato
mediante espressioni come le seguenti:

(10)ein typischer Vogel / ein Vogel par excellence / ein wahrer Vogel

Un basso grado di prototipicità viene invece attribuito mediante


espressioni segnalanti che l’entità in questione non rientra
perfettamente nella categoria presa in esame:

(11)eine Art Vogel / ein seltsamer Vogel / ein sonderbarer Vogel / ein Vogel im weiteren
Sinne

4.6.2. Prototipi e tratti semantici

La teoria dei prototipi non si pone come un’alternativa all’analisi in


tratti semantici (distintivi), ma come una sua integrazione,
fornendo una spiegazione del fatto che non sempre tutti i tratti di
un lessema risultano parimenti significativi. Prendendo infatti in
considerazione il fascio di tratti di un determinato lessema
possiamo ora distinguere tra tratti categoriali, validi per tutte le
entità a cui si può riferire un lessema, e tratti prototipici, validi
solamente per le entità più rappresentative della categoria.
Prendiamo come primo esempio la già analizzata categoria
UCCELLI. Come tratti categoriali, presenti in tutti gli uccelli,
possiamo individuare [ha un becco] e [depone uova], come tratti
prototipici [sa volare], [ha piume] e [ha ali].
Un altro esempio potrebbe essere la categoria JUNGGESELLE.
Tratti categoriali sono [+umano], [+maschile], [+adulto], [-sposato];
tratti prototipici forse [vive da solo], [sa cucinare] e [macho].
Consideriamo infine la categoria MUTTER. Tratti categoriali sono
[+femminile] e [aver partorito almeno un bambino]; tratti
prototipici, forse, [nutre e cresce il bambino], [amorevole], [sposata
al padre], [casalinga] ecc. Questi ultimi due esempi mostrano come i
tratti prototipici facciano parte del significato connotativo e
consistano nelle associazioni di idee solitamente collegate al
lessema in questione. Si tratta spesso di stereotipi, vale a dire di
idee preconcette ampiamente diffuse ma non necessariamente
corrispondenti a dati statistici reali.

4.7. La polisemia

Si parla di polisemia quando una determinata parola ha più di un


significato. Prendiamo come esempio la parola tedesca Tafel che, a
seconda del contesto, è usata con significati diversi:

(12)a Der Lehrer schreibt den Satz an die Tafel. (‘lavagna’)


b Es wurde eine Tafel angebracht, um der Toten zu gedenken. (‘iscrizione, targa’)
c Der Schüler musste die Tafel der Logarithmen lernen. (‘tabella’)
d Sie isst eine Tafel Schokolade. (‘tavoletta’)
e Die Tafel war festlich gedeckt. (‘tavola’)

Le entità a cui si riferisce Tafel sono accomunate dal fatto di essere


rettangolari e piatte, ma differiscono per materiale, dimensioni e
funzione: il materiale può essere ad es. metallo, pietra o legno; può
trattarsi di un oggetto piccolo o grande; di un supporto riscrivibile
o meno, e così via.
La polisemia è un fenomeno diffusissimo nella lingua
quotidiana in quanto rappresenta un meccanismo fondamentale
per il suo buon funzionamento. Sarebbe infatti antieconomico se
ogni significato venisse espresso mediante un significante diverso:
il nostro lessico consisterebbe allora in un numero troppo alto di
parole. La potenziale polisemia di ogni parola ci permette, invece,
di dare espressione linguistica a oggetti e concetti nuovi
utilizzando le parole esistenti, vale a dire parole che già possiedono
un significato in qualche modo simile a quello che ora si vuole
esprimere.
Sia detto per inciso che la polisemia è di solito virtuale in quanto
il significato attualizzato in un determinato contesto esclude tutti
gli altri possibili. La polisemia, quindi, non comporta ambiguità.
Così ad esempio nella prima frase presa in esame (12a), Tafel ha
l’esclusivo significato di ‘lavagna’ (gli altri significati essendo
irrilevanti).
Nei linguaggi tecnico-scientifici, in opposizione alla lingua
comune, le terminologie e le nomenclature sono tendenzialmente
costituite da parole monosemiche. L’assenza di polisemia e di
sinonimia, in questo ambito d’uso, porta a un rapporto biunivoco
tra significato e significante: un determinato significante
corrisponde a un solo significato, un determinato significato a un
solo significante.
Dalla polisemia va distinta l’omonimia: significati totalmente
diversi corrispondono - casualmente - a uno stesso significante.
Mutamenti fonetici avvenuti nel corso dell’evoluzione di una
lingua possono far sì che parole aventi in origine forme fonetiche
diverse si ritrovano con la stessa forma. Gli omonimi vengono
percepiti come parole diverse proprio perché hanno un’etimologia
diversa (così ad es. Bar come ‘unità di misura della pressione
atmosferica’ e Bar come ‘locale’). Vi sono inoltre alcuni aspetti
morfologici a segnalarci casi di omonimia: differenze di genere (der
Kiefer ‘mascella’, die Kiefer ‘pino silvestre’) e di plurale (Bank-
Banken ‘banche’ e Bank-Bänke ‘panchine’).
Ritorniamo alla polisemia. Aprendo un dizionario e leggendo le
voci di lessemi polisemici, può sembrare che le singole varianti di
significato costituiscano un assembramento più o meno casuale. In
realtà, si dà spesso il caso che i vari significati risultino collegati tra
loro in quanto aventi in comune uno o più tratti semantici. Così ad
esempio Tafel, in tutte le varianti considerate, possiede le
caratteristiche [rettangolare] e [piatto]. Consideriamo un altro
esempio in cui è possibile individuare un denominatore comune
per tutte le varianti. Al lessema Schule sono riconducibili almeno
quattro varianti principali (‘istituzione’, ‘edificio’, ‘insieme delle
attività’, ‘istituzione come principio’) esemplificate
rispettivamente dalle seguenti frasi:

(13)a Die Schule spendete einen größeren Betrag.


b Die Schule hat ein Flachdach.
c Die Schule macht ihm großen Spaß.
d Die Schule ist eine der Grundlagen der Zivilisation.
Il denominatore comune può essere identificato nell’elemento
astratto [concerne l’insegnamento o l’apprendimento].
In presenza di un alto grado di polisemia, però, diventa difficile
se non impossibile trovare caratteristiche condivise da tutti i vari
significati. Ciò che accomuna ad esempio i diversissimi usi del
verbo kommen in contesti come

(14)a Der Mann kommt nach Hause. ‘viene a casa’


b Der Mann kommt über die Mauer. ‘supera il muro’
c Der Mann kommt unter ein Auto. ‘finisce sotto la macchina’
d Der Mann kommt ins Krankenhaus. ‘viene portato in ospedale’

è l’idea di [movimento], ma è un nucleo comune talmente generale


da non avere più alcuna significativa validità operativa per
distinguere kommen da altri verbi di movimento del suo campo
semantico.
Anche i lessemi altamente polisemici sono però dotati, a ben
vedere, di una struttura organica in cui sussistono collegamenti
sistematici tra i vari usi. Tali collegamenti possono essere ben
descritti mediante un modello prototipico-reticolare che stabilisce
una gerarchia tra le varianti del lessema: non è vero che tutte le
varianti sono potenzialmente sullo stesso piano, ma esistono
varianti prototipiche centrali e varianti periferiche.
In sintesi, il modello prototipico applicato alla polisemia
prevede che dal centro prototipico dipartano le varianti più
periferiche lungo catene di estensioni semantiche. I settori estremi
di queste catene hanno poco o nulla in comune con il centro, ma
risultano nondimeno motivati in quanto progressivamente
derivati dal prototipo mediante procedimenti cognitivi di carattere
generale. Le analisi cognitiviste ci presentano quindi una “rete
semantica” a forma radiale in cui tutte le varianti del lessema sono
sistematicamente interconnesse.
Ritorniamo ai nostri esempi con il verbo kommen. Nella variante
prototipica (14a), l’uomo esegue il movimento in piena libertà così
come si conviene a un essere dotato di capacità di autolocomozione
e di intelligenza pianificatrice dei propri atti. Nella variante (b),
l’uomo deve fare i conti con una forza antagonista (il muro che
ostacola il suo movimento), ma riesce ad avere la meglio. Nella
variante (c), invece, l’uomo soccombe alla forza antagonista in
quanto perde il controllo del movimento. Nella variante (d), infine,
il movimento non è neanche più effettuato fisicamente dall’uomo
ma risulta in tutto e per tutto delegato ad altri. Confrontando
queste quattro varianti si vede, quindi, come l’uomo perda
progressivamente importanza nell’esecuzione e nella
pianificazione del movimento stesso.
Il modello prototipico permette, inoltre, di rendere
sistematicamente conto degli usi metaforici di un determinato
lessema, considerati periferici ma pur sempre collegati a quelli
centrali. Prendiamo i seguenti esempi:

(15)a Er ist zu großem Reichtum gekommen.


b Er ist an die Macht gekommen.
(16)a Er ist in eine peinliche Lage gekommen.
b Er ist in Rage gekommen.

In questi usi metaforici, lo svolgimento di una determinata attività


o l’evolversi degli eventi viene visto in chiave di movimento
concreto. Più precisamente, questi usi sono basati sulla metafora
concettuale secondo la quale un cambiamento di stato - vale a dire
il passaggio da uno stato A ad uno stato B - è categorizzato come
movimento avente inizio nel punto A e termine nel punto B.
Negli esempi con kommen, le due frasi (15a/b) sono
riconducibili a quegli usi nello spazio concreto in cui vi è il
superamento di un ostacolo (come über die Mauer kommen in 14b),
le due frasi (16a/b) agli usi caratterizzati da un movimento passivo
(come ins Krankenhaus kommen in 14d).

4.8. La semantica della frase

La semantica della frase non si occupa più del significato di singole


parole (semantica lessicale), ma del significato di sintagmi e di
frasi. Vengono studiati i meccanismi con cui i significati di unità
più piccole si combinano determinando il significato complessivo
di unità più grandi.
4.8.1. Rapporti tra parole nella frase

Fanno parte del significato di una determinata parola informazioni


riguardo al tipo di parole con cui essa si può combinare all’interno
di una frase (sono i cosiddetti “tratti sintattici” o “tratti di
selezione”). Prendiamo come esempio aggettivi relativi a colori.
Alcuni, come rot e braun, non sono soggetti a particolari restrizioni
nella loro combinabilità:

(17)a rotes Haar / rote Haut / rote Fahne / rote Schuhe …


b braunes Haar / braune Haut / braune Fahne / braune Schuhe …

Altri, come blond e blass, sono invece limitati in tal senso:

(18)a blondes Haar / *blonde Haut / *blonde Fahne / *blonde Schuhe …


b *blasses Haar / blasse Haut / *blasse Fahne / * blasse Schuhe …

Infatti, blond indica quasi esclusivamente il colore dei capelli, blass


si riferisce quasi esclusivamente alla carnagione.
Si ha un’anomalia semantica non solo quando i tratti semantici
di due parole risultano incompatibili (ein schwarzer Schimmel, dove
schwarz contrasta con [weiß] contenuto in Schimmel ‘cavallo
bianco’; eine kurze Ewigkeit, dove kurz contrasta con [endlos]
contenuto in Ewigkeit ‘eternità’), ma anche quando i tratti
coincidono totalmente. Si ha allora una tautologia,
un’affermazione sempre vera che proprio per questo ha perso il suo
valore informativo (ein weißer Schimmel-, eine endlose Ewigkeit).
Particolare rilievo, per la costruzione della frase, ha ovviamente
la semantica del verbo. Nel capitolo dedicato alla sintassi, abbiamo
già parlato della valenza, cioè della griglia di complementi richiesti
obbligatoriamente dalla struttura di un verbo (cfr..3.4.2).
Prendiamo l’esempio del verbo schenken:

(19)Der Mann schenkt der Frau etwas Besonderes.

Il verbo richiede come Soggetto/Agente un’entità che abbia la


caratteristica [+umano], altrimenti la frase risulta semanticamente
inaccettabile:
(20)a *Der Hund schenkt der Frau etwas Besonderes.
b *Der Baum schenkt der Frau etwas Besonderes.

Parimenti, anche l’Oggetto indiretto/Beneficiario deve essere


[+umano]:

(21)a ??Der Mann schenkt dem Hund einen Knochen.


b *Der Mann schenkt dem Baum eine Schleife.

Fondamentale per la corretta costruzione semantica della frase


risulta, oltre alla valenza, anche la cosiddetta “Aktionsart” del
verbo (la sua struttura temporale interna).Vi sono ad esempio verbi
indicanti un’attività o uno stato visti come immutati nel lasso di
tempo preso in considerazione (Aktionsart durativa):
schlafen, brüllen, schweigen

Altri verbi indicano invece la fase iniziale di un’attività o uno stato,


facendo quindi riferimento implicito a un mutamento in
precedenza avvenuto (Aktionsart incoativa):
einschlafen, losbrüllen, verstummen

Solo nel primo caso, il rispettivo verbo risulta compatibile con


un’espressione avverbiale indicante una durata:

(22)a Sie schläft drei Stunden lang / seit einer Stunde.


b *Sie schläft ein drei Stunden lang / seit einer Stunde.

4.8.2. Rapporti tra frasi

In precedenza abbiamo trattato, al punto 4.2., le relazioni


semantiche che si possono instaurare tra singole parole. Relazioni
semantiche analoghe sussistono anche tra frasi. La prima di queste
relazioni è la sinonimia (detta anche parafrasi) - due o più frasi
hanno lo stesso significato (denotativo):

(23)a Die Orange liegt auf dem Tisch.


b Die Apfelsine ist auf dem Tisch.
(24)a Karl hat aufgehört zu singen.
b Karl singt nicht mehr.

Da un punto di vista logico, si ha sinonimia quando - data la prima


frase vera - anche la seconda è vera e, viceversa, data la seconda
frase vera, anche la prima è vera. Oppure: data la prima frase falsa,
anche la seconda è falsa (e viceversa). Va infatti tenuto conto che le
relazioni semantiche tra due frasi sussistono indipendentemente
dal fatto che esse siano in sé vere o false. Pertanto, può esservi
sinonimia anche tra due frasi palesemente false:

(25)a Alle Vögel können fliegen.


b Kein Vogel kann nicht fliegen.

Una seconda relazione è la complementarità (contraddizione). Data


la prima frase vera, la seconda è necessariamente falsa e, data la
seconda frase vera, la prima è necessariamente falsa:

(26)a Karl hat aufgehört zu singen.


b Karl singt weiter.
(27)a Peter ist verheiratet.
b Peter ist unverheiratet.

In altre parole, solo una delle due frasi può essere vera: o Karl ha
smesso di cantare, oppure continua a cantare; o Peter è sposato,
oppure non lo è. Non esistono altre possibilità.
Un terzo tipo di relazione è costituito dall’inclusione (detta
anche implicazione). Data la prima frase vera, anche la seconda è
vera - ma non necessariamente il contrario (se la seconda è vera, la
prima può essere vera o falsa):

(28)a Katja hat einen schönen Pudel.


b Katja hat einen schönen Hund.
(29)a Sandra hat sich scheiden lassen.
b Sandra ist nicht mehr verheiratet.

Partendo dal presupposto che la seconda frase sia vera, la prima


può - come è stato appena detto - anche essere falsa: se Katja
possiede un bel cane, questo non è necessariamente un barboncino;
se Sandra non è più sposata, ciò non vuol dire necessariamente che
abbia divorziato (potrebbe anche aver perso il marito).
Esercizi

E 4-1: Significato connotativo


Delineate il significato connotativo delle seguenti parole!
Haupt, Fräulein, killen, verschwiegen, Säufer, Neger,
Heterogenität, Handtuch
E 4-2: Campo semantico
Trovate altri lessemi tedeschi che fanno parte del campo
semantico dei mezzi di locomozione, prestando particolare
attenzione a coppie o gruppi di lessemi che possono essere
considerati sinonimi!
E 4-3: Campo semantico
Analizzate il campo semantico dei sostantivi tedeschi denotanti
forme di retribuzione, applicando sistematicamente le prove di
sostituzione e distribuzione!
E 4-4: Tratti semantici
Analizzate il campo semantico dei sostantivi tedeschi denotanti
oggetti sui quali sedersi, applicando sistematicamente il
procedimento delle coppie oppositive per individuare i tratti
semantici rilevanti!
E 4-5: Metafore
Cercate nella stampa tedesca e italiana espressioni metaforiche
che abbiano come dominio di partenza la guerra. Quali sono i
principali domìni di arrivo?
E 4-6: Metafore
Cercate nella stampa tedesca e italiana espressioni metaforiche
che abbiano come dominio di arrivo lo sport. Quali sono i principali
domìni di partenza?
E 4-7: Polisemia
Discutete se esistono collegamenti sistematici tra le varianti di
significato dei seguenti lessemi polisemici!
Zeitung (‘Druckschrift’, ‘Redaktion’), Pferd (‘Haustier’,
‘Turngerät’, ‘Schachfigur’), Mutter (‘Frau mit Kind’, ‘Vorsteherin
eines Klosters’, ‘Tier mit Junge’, ‘Muttergesellschaft’)
E 4-8: Polisemia
Con l’ausilio di un dizionario, fate un elenco dei principali usi
del verbo altamente polisemico stehen, individuando possibili
collegamenti tra le numerose varianti di significato!
E 4-9: Semantica frasale
Quali relazioni semantiche sussistono tra le seguenti coppie di
frasi?
(a) Elke ist nicht tot. Elke ist lebendig.
(b) Alle Menschen sind böse. Einige Menschen sind böse.
(c) Kein Mensch ist böse. Alle Menschen sind böse.
E 4-10: Semantica frasale
Quali relazioni semantiche sussistono tra le seguenti coppie di
frasi?
(a) Elke ist nicht tot. Elke ist nicht lebendig.
(b) Hans besitzt einen Sportwagen. Hans besitzt ein Auto.
(c) Hans besitzt kein Auto. Hans besitzt keinen Sportwagen.

Bibliografia per approfondimenti

Brekle, Herbert (19823). Semantik. München: Fink.


Burger. Harald (20032). Phraseologie. Eine Einführung am Beispiel
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Wunderlich, Dieter (19912). Arbeitsbuch Semantik. Frankfurt
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5. PRAGMATICA

5.1. Il contesto situazionale

La pragmatica si occupa dei rapporti tra le espressioni linguistiche


(cioè gli enunciati) e i contesti situazionali in cui esse di volta in
volta si collocano. Ma che cosa si intende più precisamente per
“contesto situazionale”? Vediamo i principali fattori che possono
creare una situazione comunicativa:
(a) partecipanti alla comunicazione (parlante, ascoltatore);
(b) coordinate spazio-temporali della comunicazione (tempo di enunciazione, luogo
di enunciazione, tempo di ricezione, luogo di ricezione);
(c) spazio di percezione (spazio del parlante, spazio dell’ascoltatore, ipotesi del
parlante riguardo allo spazio dell’ascoltatore);
(d) sistema di conoscenze pregresse (conoscenze del parlante, conoscenze
dell’ascoltatore, ipotesi del parlante riguardo alle conoscenze dell’ascoltatore);
(e) rapporto tra parlante e ascoltatore (rapporto sociale, rapporto linguistico-
conversazionale);
(f) intenzione del parlante.

La persona del parlante (caratterizzata per età, sesso, professione


ecc.) è spesso determinante per il valore di un dato enunciato. Così
ad esempio una stessa frase (come Sarete tutti puniti!) dovrà essere
interpretata in maniera totalmente diversa a seconda che una
persona l’abbia pronunciata nella sua funzione di giudice,
sacerdote o insegnante di scuola. Una stessa espressione può avere
inoltre un risvolto diverso a seconda che il parlante sia un adulto o
un bambino, un uomo o una donna e così via.
Anche la persona dell‘ascoltatore ha notevole rilevanza. Una
stessa esortazione (Stai zitto!), pronunciata dalla stessa persona,
appare molto diversa se rivolta a un bambino dispettoso oppure a
un avversario politico nell’ambito di un dibattito parlamentare. A
volte, risulta inoltre utile distinguere tra ascoltatore-destinatario
(persona a cui è rivolto l’enunciato) e ascoltatore-spettatore
(persona che assiste alla comunicazione). Così ad esempio un
rimprovero fatto a una determinata persona ha un impatto diverso
se espresso in presenza di terzi.
Per l’importanza del tempo di enunciazione si possono portare
numerosi esempi. Così una stessa osservazione, pronunciata in un
consesso ufficiale, acquista una diversa lettura a seconda che sia
fatta all’interno del proprio turno di parola assegnato o si configuri
come un’intromissione indebita. Un altro esempio: una
dichiarazione di appartenenza politica può avere un valore diverso
se pronunciata prima o dopo le elezioni.
Per quanto riguarda il luogo di enunciazione, è evidente che
uno stesso enunciato da parte di uno stesso parlante, rivolto allo
stesso ascoltatore, può avere a seconda del contesto funzioni
notevolmente diverse (se ad esempio è prodotto in una sede
pubblica o in ambito privato).
Va ricordato brevemente che tempo e luogo di enunciazione
corrispondono al tempo e al luogo di ricezione solamente nella
conversazione faccia a faccia. In tutti gli altri casi vi può essere una
sfasatura spazio-temporale (per esempio se si spedisce una lettera).
Lo spazio di percezione dei partecipanti alla comunicazione
diventa un fattore rilevante quando le rispettive collocazioni di
parlante e ascoltatore non coincidono. Ciò avviene ad esempio se il
parlante fa riferimento a un oggetto che egli può vedere ma
l’ascoltatore no, oppure se parlante e ascoltatore hanno prospettive
opposte. Quest’ultimo caso si verifica quando essi si trovano
fisicamente uno di fronte all’altro: ciò che è “destra” per il parlante
sarà “sinistra” per l’ascoltatore e così via. Il parlante può quindi
scegliere di mantenere la sua prospettiva (e usare destra) oppure
assumere quella dell’ascoltatore (e usare sinistra).
Il bagaglio di conoscenze pregresse di parlante e ascoltatore è
un elemento fondamentale della situazione comunicativa. Infatti,
il parlante può dare per scontato solo ciò che anche l’ascoltatore sa
già. Così ad esempio nella frase È incredibile che Marco abbia parlato
alla sua amica solo oggi, l’ascoltatore deve sapere chi è il referente di
Marco (esistono infatti numerose persone con tale nome), chi è il
referente di amica di Marco e deve essere a conoscenza del fatto che
Marco dovesse parlarle. Se tali premesse non sono date,
l’ascoltatore sarà costretto a chiedere: Marco chi?, Quale sua amica?
ecc.
Il rapporto tra parlante e ascoltatore si configura su un duplice
piano:
a) un piano permanente, determinato dai rispettivi ruoli sociali
ricoperti dai partecipanti alla comunicazione; questi possono
essere tendenzialmente paritetici (due amici, due colleghi, due
fidanzati ecc.), oppure asimmetrico-gerar-chici (madre e bambino,
capoufficio e impiegato, professore e studente ecc.);
b) un piano temporaneo, basato sulla conversazione o sulle
conversazioni avute in precedenza; un enunciato è, infatti, quasi
sempre collegato a un contesto linguistico pregresso.
L’intenzione del parlante, infine, è un elemento fondamentale
per la corretta interpretazione di un enunciato. Così ad esempio la
domanda Dove sono i miei occhiali? può essere intesa dal parlante
come una semplice richiesta di informazioni oppure come
un’esortazione cortese a cercare gli occhiali. Gli obiettivi del
parlante, più in generale, possono essere molteplici: convincere
l’interlocutore, offenderlo, ingannarlo, aiutarlo, divertirlo ecc. È da
osservare che, ovviamente, all’intenzione non sempre corrisponde
l’effetto desiderato: si può ad esempio raccontare una barzelletta al
fine di divertire i presenti, ma annoiarli di fatto; si può fare un
complimento a una persona che però si sentirà indispettita, e così
via.

5.2. Gli atti linguistici: caratteristiche e tipologia

La teoria degli atti linguistici, che si basa sugli studi di John L.


Austin e John R. Searle, parte dal presupposto che il parlare sia
un’azione dettata da una precisa volontà da parte del parlante. In
che senso si può dire che «parlare è agire»? Il parlare, in effetti, ha
una serie di caratteristiche che lo accomunano a tutte le altre
azioni “concrete” (come ad esempio aiutare un’anziana ad
attraversare la strada, o spingere una persona sotto un treno): è un
atto intenzionale, produce un cambiamento nel nostro mondo e la
responsabilità dell’accaduto ricade su chi ha compiuto l’azione.
Prendiamo l’esempio dell’offesa e della calunnia. Tali atti
linguistici modificano i rapporti interpersonali tra il parlante e la
persona offesa o calunniata, la quale si sentirà lesa non
diversamente da colui che abbia subito un’aggressione fisica (un
pugno, uno schiaffo ecc.). Chi offende e chi calunnia deve inoltre
rendere conto della sua azione. Ad esempio, chi offende il suo
capoufficio rischia il licenziamento, chi calunnia un vicino rischia
di essere condannato a pagare un indennizzo.
Esistono numerosi atti linguistici: l’esortazione, la promessa, la
minaccia, il permesso, la scusa ecc. Come può l’ascoltatore
riconoscere il tipo di atto linguistico compiuto dal parlante? I
principali “indicatori” di un atto linguistico sono: i cosiddetti verbi
performativi, il tipo di frase (incluso il modo verbale e
l’intonazione), i verbi modali, determinati avverbi e verbi indicanti
un coinvolgimento del parlante, le particelle modali, nonché tutta
una serie di elementi paralinguistici (tono di voce, volume di voce,
gesti ecc.) che però qui non tratteremo.
I verbi performativi esplicitano l’atto linguistico che si sta
compiendo e sono usati nella prima persona singolare presente
dell’indicativo:

(1) a Ich verspreche dir (hiermit), immer pünktlich zu sein. [PROMESSA]


b Ich erlaube dir (hiermit), nach Hause zu gehen. [PERMESSO]

Anche il tipo di frase può essere indicativo dell’atto linguistico


compiuto:
frase dichiarativa: Er geht nach Hause. [ASSERZIONE]
frase interrogativa: Geht er nach Hause? [RICHIESTA DI INFORMAZIONE]
frase imperativa: Geh nach Hause! [ESORTAZIONE]
frase ottativa: Ginge er nach Hause! [DESIDERIO]

Non sempre, però, tipo di frase e atto linguistico corrispondono in


maniera biunivoca. Uno stesso tipo di frase può, infatti, essere
utilizzato per atti linguistici diversi (così ad esempio la frase
dichiarativa Du passt jetzt auf può essere asserzione ma anche
esortazione) e uno stesso atto linguistico può essere codificato
mediante tipi di frase diversi (ad es. l’esortazione attraverso una
frase imperativa come Pass jetzt auf!, dichiarativa Du passt jetzt auf,
interrogativa Passt du jetzt auf? ecc.).
Anche i verbi modali ci possono segnalare il rispettivo atto
linguistico. Si confronti la seguente coppia di esempi in cui la
prima frase indica un permesso, la seconda un’esortazione:

(2) a Du darfst jetzt nach Hause gehen. [PERMESSO]


b Du musst jetzt nach Hause gehen. [ESORTAZIONE]

Un ruolo importante è svolto inoltre da quegli avverbi e verbi che


esprimono un coinvolgimento emotivo del parlante:

(3) a Hoffentlich kommt der Zug bald. [DESIDERIO]


b Ich hoffe, dass der Zug bald kommt. [DESIDERIO]
(4) a Leider bin ich zu spät gekommen. [SCUSA]
b Es tut mir Leid, dass ich zu spät gekommen bin. [SCUSA]

Anche le particelle modali, infine, possono esplicitare l’atto


linguistico compiuto:

(5) a Fahr nach Hause! [ESORTAZIONE]


b Fahr bloß nach Hause! [MINACCIA]
c Fahr bitte nach Hause! [PREGHIERA]

Così l’aggiunta di bloß determina un rafforzamento


dell’esortazione e le conferisce un tono di minaccia; l’aggiunta di
bitte comporta invece un indebolimento e trasforma l’esortazione
in preghiera.

??? Qual è la rispettiva funzione delle particelle modali nei seguenti enunciati? Come
potrebbero essere appropriatamente tradotte in italiano?
Das ist doch blanker Unsinn. Das Leben ist halt hart. Lass doch den Hund in Ruhe. Reich
mir mal das Salz. Wärst du nur mitgekommen! Du bist vielleicht eine Flasche!

Ogni atto linguistico deve soddisfare alcune precondizioni per


essere accettato dall’interlocutore. Prendiamo come esempi
l’esortazione e la promessa. Per l’esortazione, le premesse
comunicative sono sostanzialmente due: (a) il parlante deve essere
autorizzato a impartire una data direttiva; (b) l’ascoltatore deve
essere in grado di eseguirla. Se tali premesse non ci sono,
l’ascoltatore può contestare l’atto linguistico del parlante. A una
esortazione come Fahr nach Hause! potrebbe ad esempio
rispondere:

(6) a Ich fahre, wann ich will’.


b Ich habe meinen Führerschein verloren!

L’atto linguistico della promessa si basa su un sistema di


precondizioni ancora più complesso. Vediamo di indicarne i
principali fattori:
(a) ciò che si promette riguarda il futuro;
(b) ciò che si promette è nell’interesse dell’ascoltatore (sarebbe
ad esempio assurdo promettere a qualcuno di andarlo a trovare se
questi non lo desidera);
(c) ciò che si promette è qualcosa che richiede un impegno
specifico da parte del parlante (non si può promettere a qualcuno di
andarlo a trovare se già lo si fa d’abitudine tutti i giorni);
(d) il parlante ha la sincera intenzione di compiere ciò che
promette (sarebbe privo di senso dire Ti prometto di venire domani,
ma non ho la minima intenzione di farlo);
(e) il parlante si sente obbligato nei confronti dell’ascoltatore a
compiere ciò che promette (sarebbe assurdo affermare Ti prometto
di venire domani, ma non ti aspettare la mia visita).
Problematica sembra la precondizione basata sulla sincerità del
parlante. Promesse non mantenute, infatti, fanno parte della
nostra esperienza quotidiana. Va però precisato che ciò che conta
non è tanto la reale intenzione del parlante di compiere l’azione,
ma la manifestazione di tale intenzione (il parlante deve far credere
di essere disposto ad agire nel senso prospettato).
Tradizionalmente, gli atti linguistici vengono raggruppati in
cinque classi: atti assertivi, direttivi, commissivi, espressivi e
declarativi. Gli atti assertivi condividono la caratteristica che il
parlante si impegna - in varia misura - circa la verità di una
determinata proposizione. Essi esprimono una convinzione del
parlante e sono codificati da verbi performativi del tipo feststellen,
behaupten, begründen, interpretieren, zitieren, bekräftigen,
bezweifeln, andeuten, annehmen, voraussagen, ecc.
Gli atti direttivi sono accomunati dal fatto che il parlante
intende portare l’ascoltatore a compiere una determinata azione
futura. Essi esprimono un desiderio del parlante e la sua
aspettativa di vederlo realizzato. Esempi sono gli atti del befehlen,
anordnen, vorschreiben, beauftragen, auffordern, verbieten, raten,
warnen, bitten, appellieren, ecc.
Gli atti commissivi sono caratterizzati dal fatto che è il parlante
stesso a impegnarsi a compiere un’azione futura. Essi esprimono
un’intenzione. Ne sono esempi gli atti del versprechen, geloben, sich
verpflichten, einwilligen, vereinbaren, anbieten, beteuern, garantieren,
wetten, drohen, ecc.
Gli atti espressivi servono a manifestare un determinato stato
psichico del parlante stesso. Esistono vari tipi di atti espressivi,
profondamente diversi: danken, entschuldigen, gratulieren,
kondolieren, willkommen heißen, loben, trösten, protestieren,
beschimpfen, verspotten, ecc.
Gli atti declarativi, infine, prescindono totalmente dallo stato
psichico del parlante (non esprimono né una convinzione, né un
desiderio, né un’intenzione, né altro stato d’animo) e vengono
attuati nel quadro di una determinata istituzione sociale quale ad
esempio la chiesa, il parlamento, il governo o l’amministrazione
pubblica. Esempi possono essere: exkommunizieren, taufen,
ernennen, ermächtigen, bekannt geben, bescheinigen, ratifizieren,
Krieg erklären, freisprechen, begnadigen, enterben, ecc.

??? Spiegate la seguente barzelletta che si basa sull’opposizione tra atto linguistico
apparente e atto effettivo!
Die kleine Monika will und will nicht schlafen gehen. “Soll ich dir ein Gutenachtliedchen
vorsingen”, fragt der Vater, “oder gehst du freiwillig ins Bett?”

Gli atti linguistici possono essere inoltre classificati secondo il


criterio del rapporto tra atto linguistico e realtà extralinguistica.
Esistono infatti due tipi di correlazioni:
a) l’atto linguistico trae la sua ragion d’essere da una realtà
esterna indipendente (atti assertivi e espressivi); l’atto
dell’affermazione, ad es., che Gianni si è sentito male ieri è basato su
un determinato dato di fatto (lo stato di salute di Gianni) e, nel
contempo, non influisice per nulla su tale realtà;
b) l’atto linguistico costituisce esso stesso una determinata
realtà (atti direttivi, commissivi, declarativi); per fare un esempio:
con l’atto di dichiarare guerra la guerra ha effettivamente inizio, per
cui è l’atto a condizionare la realtà esterna.

5.3. Atti linguistici diretti e indiretti

Accade di frequente che un enunciato, preso alla lettera,


corrisponde a un determinato atto linguistico, ma viene di regola
interpretato dall’ascoltatore come un atto linguistico di altro tipo.
Facciamo subito un esempio:

(7) Weißt du, wie spät es ist?

Letteralmente, si tratta di una richiesta di informazioni riguardo


allo stato delle conoscenze possedute dall’ascoltatore (se egli sa
l’ora o meno). È un’interrogativa totale, costruzione a cui si
dovrebbe rispondere con un sì o con un no. Se il parlante riceve
come risposta un no, sarà deluso dal diniego ma lo considererà una
risposta adeguata alla sua richiesta. Se invece il parlante si vede
rispondere di sì - e la risposta si esaurisce in questo - egli si sentirà
preso in giro. Infatti, la domanda era intesa come una (cortese)
forma di esortazione in luogo del più diretto Sag mir, wie spät es ist!.
La formulazione indiretta di tale atto linguistico è altamente
convenzionale, ragione appunto per cui il parlante resta sorpreso
da un semplice sì.
Un altro caso di atto linguistico indiretto è dato da
un’asserzione che funge da esortazione:

(8) Es ist kalt hier. (inteso come ‘chiudi la finestra’)

A differenza dell’esempio precedente, però, la formulazione


indiretta dell’atto linguistico non è convenzionalizzata e pertanto il
parlante non ha un’aspettativa così elevata. Se infatti l’ascoltatore
non reagisce nel senso voluto dal parlante, questi non rimarrà
eccessivamente deluso.
Questi due esempi chiariscono bene i motivi per i quali si usano
atti linguistici indiretti, convenzionalizzati e non: a) per una forma
di cortesia (formulando un ordine come domanda o asserzione si
evita di urtare la sensibilità dell’interlocutore); b) per il timore di
ricevere una risposta indesiderata (più indiretta è la formulazione,
meno il parlante è toccato da un eventuale rifiuto). In altre parole,
un atto linguistico indiretto ha la duplice funzione di
salvaguardare la faccia dell’ascoltatore e, nel contempo, di tutelare
quella del parlante stesso.
Sia detto per inciso che solamente in rari casi può esservi
incertezza circa il carattere diretto o indiretto di un determinato
atto linguistico. Immaginiamo che in un ambiente dove è vietato
fumare ci venga rivolta la domanda:

(9) Stört es Sie, wenn ich rauche?

Se interpreto tale domanda come un atto diretto, sarò “libero” di


rispondere sì o no a seconda che il fumo mi dia fastidio o meno. Se
invece lo classifico come atto indiretto (nel senso di ‘Le comunico
che sto per accendermi una sigaretta’), “dovrò” rispondere
unicamente con un no. Un’incomprensione può nascere quindi
nell’eventualità che l’interpretazione dell’ascoltatore non coincida
con l’intenzione del parlante.
È importante sottolineare come esistano molteplici forme per
graduare gli atti linguistici, diretti e indiretti. La seguente
esemplificazione farà riferimento all’atto dell’esortazione (in senso
lato), notoriamente molto delicato per i rapporti interpersonali. Si
possono a mio avviso distinguere quattro prospettive, associate
rispettivamente a una forza esortativa decrescente: la prospettiva
del tu, del noi, dell’/o e, infine, quella impersonale. All’interno di
ogni prospettiva sono poi possibili ulteriori gradazioni.
La prospettiva più diretta è ovviamente quella del tu, che si
rivolge esplicitamente all’interlocutore che dovrebbe compiere
l’azione richiesta. All’interno di tale prospettiva, il modo più forte
di formulare un’esortazione è dato dall’imperativo (la forma
morfologicamente deputata all’esortazione):

(10)a Kümmere dich um deine Angelegenheiten!


b Pass gut auf!

L’imperativo può essere ulteriormente rafforzato mediante l’uso


del pronome personale du (non obbligatorio sintatticamente),
oppure mediante un dativo etico che esprime il coinvolgimento del
parlante:
( 11) a Kümmere du dich um deine Angelegenheiten!
b Pass mir gut auf!

Ovviamente, la forza dell’imperativo può essere modulata da


particelle con funzione rafforzativa (gefälligst, bloß ecc.) o
attenuativa (mal, halt, schon ecc.). Una forma di esortazione
leggermente meno diretta dell’imperativo è la frase dichiarativa
(presente, futura o contenente un verbo modale di varia
“incisività”):

(12)a Du gehst jetzt!


b Du wirst jetzt gehen!
c Du musst / sollst / solltest /… jetzt gehen!

Decisamente più indiretta si configura una frase interrogativa:


(13) a Wann machst du das Fenster zu? b Machst du das Fenster
zu?
c Kannst du das Fenster zumachen?
Passiamo ora alla prospettiva del noi, che presenta
un’esortazione all’interlocutore come se fosse un richiamo a
un’azione congiunta, da compiere da entrambi i partecipanti alla
comunicazione (parlante e ascoltatore). Possiamo trovare una frase
dichiarativa semplice, una frase dichiarativa con richiesta di
conferma, oppure una frase interrogativa:

(14)a Wir gehen jetzt.


b Wir gehen jetzt, nicht wahr?
c Gehen wir jetzt?
La terza prospettiva, quella dell’io, non contiene più alcun esplicito
riferimento all’ascoltatore. Una prima formulazione prevede
l’identificazione con l’ascoltatore da parte del parlante. Il parlante
suggerisce all’ascoltatore ciò che egli farebbe al suo posto:

(15)a Ich würde jetzt nach Hause gehen.


b Das würde ich mal lieber sein lassen.

In una seconda formulazione, il parlante constata la soddisfazione


di un proprio bisogno, sottintendendo che sia proprio l’ascoltatore
la persona che vi provvederà. Così ad esempio al ristorante ci si può
rivolgere al cameriere con le parole:

(16)Ich bekomme eine Pizza und ein Bier.

La prospettiva impersonale, infine, non menziona alcuno dei due


partecipanti alla comunicazione. Un primo modo, un po’ più
diretto, consiste nell’usare una costruzione passiva, lasciando
all’interlocutore la conclusione che dovrebbe essere proprio lui a
compiere l’azione:

(17)a Jetzt wird geschlafen.


b Das Fenster ist zu öffnen.

Un secondo modo, estremamente indiretto, è dato da una


constatazione neutrale (cfr. il già citato esempio Es ist kalt hier nel
senso di ‘chiudi la finestra’). Questo atto linguistico rischia
seriamente di non essere più percepito dall’ascoltatore come
esortazione, tant’è che risultano possibili risposte come:

(18)a Das finde ich gar nicht.


b Warum holst du dir nicht einen Pullover?

Quale tipo di atto linguistico, diretto o indiretto, sia più


appropriato alla situazione dipenderà ovviamente da molteplici
fattori, in particolar modo dal rapporto sociale tra i due
interlocutori, dalla formalità della situazione e dalla disponibilità
dell’ascoltatore a collaborare.
5.4. Massime conversazionali e implicature conversazionali

Come è possibile che gli atti linguistici indiretti vengano quasi


sempre interpretati correttamente? Quali sono i meccanismi che ci
portano a scartare l’interpretazione letterale di un enunciato?
Secondo il filosofo inglese Paul Grice, premessa di ogni
comunicazione è il cosiddetto principio di cooperazione tra gli
interlocutori: il parlante, per comunicare con successo, è tenuto a
formulare il suo contributo alla conversazione come richiesto dallo
stadio della conversazione stessa, nonché dallo scopo e
dall’orientamento del suo discorso. Più in dettaglio, Grice individua
quattro “massime” che regolano la nostra conversazione. Tali
massime sono formulate a mo’ di istruzioni per l’uso:
1) massima di quantità: Dà un contributo che sia informativo
nella misura richiesta dagli scopi della conversazione!
2) massima di qualità: Tenta di dare un contributo vero, cioè di
non dire cose che ritieni false o per le quali non hai prove adeguate!
3) massima di rilevanza: Sii pertinente!
4) massima di modo: Sii perspicuo, cioè evita di essere oscuro,
ambiguo, prolisso o confuso!
È importante specificare che le massime conversazionali non
sono affatto intese come norme morali, bensì solamente come
norme che regolano un comportamento razionale dei parlanti. Si
tratta, in altre parole, di norme improntate a una comunicazione
efficiente. Per quanto riguarda ad esempio la massima di qualità, è
più razionale ed economico assumere - in prima istanza - che tutte
le affermazioni del proprio interlocutore siano vere piuttosto che
false.
I partecipanti alla conversazione hanno ben presenti tali
massime. Esse permettono all’ascoltatore di interpretare un
enunciato oltre il suo significato letterale. Le conclusioni logiche
che, a seconda del contesto, l’ascoltatore trae dall’enunciato sono
dette implicature conversazionali. Vediamo come esempio
un’implicatura che si fonda sulla massima conversazionale della
rilevanza:
(19)A: Können Sie mir helfen? Mir ist gerade das Superbenzin ausgegangen.
B: Gleich um die Ecke ist eine Tankstelle.
Implicatura: +> Die Tankstelle ist offen.
+> Die Tankstelle verkauft Superbenzin.

In questo dialogo, l’interlocutore A è rimasto senza benzina e


chiede aiuto all’interlocutore B; questi gli indica dove trovare un
distributore. Anche se B non si esprime esplicitamente in merito, A
trae dalle sue parole la conclusione che egli possa effettivamente
farvi benzina (vale a dire, che il distributore sia aperto e venda il
tipo di carburante richiesto).
Nelle nostre interazioni quotidiane incontriamo spesso
apparenti violazioni delle massime conversazionali. L’ascoltatore è
in grado di interpretare lo stesso questi enunciati poiché continua a
credere, a dispetto delle apparenze, nello spirito di cooperazione da
parte del parlante. Vediamo, rispettivamente, un esempio per
ciascuna delle quattro massime conversazionali. Per quanto
riguarda la massima di quantità, consideriamo il seguente dialogo:

(20)A (Sportjournalist): Wie war die Leistung des Mittelstürmers?


B (Fußballtrainer): Er hat sich sehr bemüht.
Implicatura: +> Er hat schlecht gespielt.

L’interlocutore B viola la massima conversazionale in questione in


quanto è troppo avaro di informazioni: menziona una premessa
per un buon rendimento (cioè l’impegno), ma non si esprime sul
rendimento stesso. L’interlocutore A interpreterà tale reticenza
come una forma di cortesia, vale a dire un modo elegante per non
parlare male della persona in questione.
Passiamo ora alla massima di qualità. Immaginiamo una
situazione in cui il parlante A offenda B:

(21)A: Du bist ein großer Idiot!


B: Und du bist ein wahrhaft höflicher Mensch!
Implicatura: +> Du bist keineswegs ein höflicher Mensch.

In un caso come questo di evidente ironia l’interlocutore dice


l’esatto contrario di ciò che pensa realmente. È il contesto
situazionale che ci permette di ricostruire facilmente la relativa
implicatura.
??? Per quale motivo, in enunciati ironici, compaiono spesso espressioni iperboliche
(Du bist ja super-pünktlich) o frasi esclamative (War das aufregend!)?

A volte, la massima di rilevanza sembra essere disattesa. Ciò accade


ad esempio quando un interlocutore cambia repentinamente
discorso:

(22)A: Wann gibst du mir das Geld zurück, das ich dir geliehen habe?
B: Wohin fährst du in den Sommerferien?
Implicatura: +> Ich möchte deine Frage nicht beantworten.

La reazione di B sembra a prima vista del tutto inappropriata; in


realtà, si può dedurre abbastanza facilmente che B vuole imprimere
alla conversazione una direzione radicalmente diversa per non
dover rispondere a una domanda per lui scomoda.
Consideriamo infine le apparenti violazioni della massima di
modo. Ciò avviene ad esempio quando un enunciato
appositamente e manifestamente oscuro, ambiguo, prolisso o
confuso viene usato per evitare di rispondere a una domanda
pressante (un imputato in tribunale, un politico in conferenza
stampa, ecc.). Un altro esempio è dato dalle profezie e dagli
oroscopi, che per loro stessa natura sono ambigui o vaghi.

??? Spiegate la seguente barzelletta che si basa su un’implicatura apparente, poi


negata!
“Stell dir vor, wer gestern bei mir angerufen hat: der Bundeskanzler persönlich!” “Ist ja
irre! Und was hat er gesagt?” “Falsch verbunden.”

Riassumendo, possiamo attribuire alle implicature conversazionali


le seguenti tre caratteristiche fondamentali:
- calcolabilità: Le implicature conversazionali sono ricostruibili
basandosi sul significato letterale dell’enunciato, sul principio di
cooperazione, sulle massime conversazionali, nonché sullo
specifico contesto in cui viene prodotto l’enunciato.
- variabilità: La presenza o meno di un’implicatura
conversazionale dipende dal contesto situazionale; uno stesso
enunciato può, infatti, dar luogo a un’implicatura conversazionale
in un determinato contesto, ma non in un altro (ciò è evidente per
gli enunciati ironici che lo sono unicamente in particolari
circostanze).
- cancellabilità: Un’implicatura può essere negata
esplicitamente nello stesso contesto d’uso senza che ciò comporti
una contraddizione logica (per esempio nella frase (19) una
risposta come Gleich um die Ecke ist eine Tankstelle, aber sie ist
geschlossen).
Questi tre criteri ci permettono di distinguere il significato
letterale di un enunciato (ciò che non deve essere ricostruito, ciò
che è costante nei diversi contesti, ciò che non può essere negato
senza cadere in contraddizione) dal significato pragmatico,
costituito appunto dalle implicature conversazionali.

5.5. Le presupposizioni

Mentre l’implicatura conversazionale è una conclusione che si può


trarre da un determinato enunciato, la presupposizione costituisce
per così dire la sua imprescindibile premessa: essa consiste in ciò
che viene dato per scontato al momento dell’atto linguistico e che,
quindi, contribuisce a dare senso all’atto stesso. Prendiamo come
esempio il seguente enunciato:

(23)Der Bundespräsident hat die Rechtschreibreform kritisiert.


Presupposizione: >> Es gibt einen Bundespräsidenten.
>> Es gibt eine Rechtschreibreform.

Una caratteristica importante della presupposizione è la sua


costanza sotto negazione. Se neghiamo l’enunciato in questione, la
presupposizione rimane infatti inalterata:

(24)Der Bundespräsident hat die Rechtschreibreform nicht kritisiert.


Presupposizione: » Es gibt einen Bundespräsidenten.
» Es gibt eine Rechtschreibreform.

Si veda anche la seguente coppia di enunciati che hanno la stessa


presupposizione:

(25)a Alle wissen, dass der Bundesminister korrupt ist.


b Nicht alle wissen, dass der Bundesminister korrupt ist.
Presupposizione: >> Der Bundesminister ist korrupt.

La presupposizione rimane altresì conservata se la frase


dichiarativo Viene trasformata in interrogativa, imperativa o
ottativa:

(26)a Er kommt nach Hause.


b Kommt er nach Hause?
c Komm nach Hause!
d Käme er doch nach Hause!
Presupposizione: >> Er hat ein Zuhause.

L’importanza delle presupposizioni di un determinato enunciato


diventa particolarmente evidente nel caso di abusi e
manipolazioni. Immaginiamo che in un processo il pubblico
ministero rivolga all’imputato (che si è dichiarato innocente) una
delle seguenti domande:

(27)a Haben Sie Ihre Frau umgebracht?


b Warum haben Sie Ihre Frau umgebracht?
c Bereuen Sie, dass Sie Ihre Frau umgebracht haben?

Solo la prima formulazione del quesito è neutrale; le altre due


provocheranno sicuramente l’obiezione da parte dell’avvocato
difensore in quanto si dà per scontato proprio ciò che deve essere
appurato nel processo.
Mentre è piuttosto facile controbattere un’affermazione falsa
(del tipo «Sie haben Ihre Frau umgebracht.» - «Das stimmt nicht!»),
risulta piuttosto arduo ricusare una presupposizione errata. La
terza domanda (27c), ad esempio, porta l’imputato a rispondere o sì
o no (e con entrambe le risposte si autocondannerebbe di fatto). Per
contestare la presupposizione l’imputato dovrebbe compiere un
atto metalinguistico del tipo:

(28)a Ich kann nicht bereuen, was ich nicht getan habe.
b Sie unterstellen mir fälschlicherweise, meine Frau umgebracht zu haben.

Esistono vari tipi di presupposizioni, segnalati rispettivamente da


diversi indicatori nell’enunciato: presupposizioni esistenziali,
fattuali, non fattuali, lessicali, strutturali e controfattuali. Le
presupposizioni esistenziali sono segnalate principalmente da
nomi propri, da articoli {der, ein ecc.) e da quantificatori (alle, jeder
ecc.), presupponendo che esista una determinata entità:

(29)a Hans kommt nach Hause. >> Es gibt eine Person namens Hans.
b Der kleine Junge kommt nach Hause. >> Es gibt einen kleinen Jungen.
c Alle kleinen Jungen kommen nach Hause. >> Es gibt kleine Jungen.

Le presupposizioni fattuali sono indicate da verbi del tipo wissen,


bemerken, erkennen, einsehen, vergessen e del tipo bedauern, bereuen,
stolz sein, sich freuen che codificano rispettivamente un
atteggiamento intellettivo o emotivo da parte del parlante riguardo
a un fatto pregresso:

(30)Ich weiß / bedaure, dass ich zu spät gekommen bin.


Presupposizione: >> Ich bin zu spät gekommen.

Le presupposizioni non fattuali sono segnalate da verbi come


vorgeben, träumen, vorschweben, vorstellen; si dà per scontato che un
determinato fatto non sia vero o non si sia verificato:

(31)Sie gibt vor / träumt davon, Polizistin zu sein.


Presupposizione: >> Sie ist keine Polizistin.

Le presupposizioni lessicali sono connesse al significato letterale di


espressioni indicanti cambiamenti di stato (32), diverse fasi di uno
stesso processo o azione (33), oppure la ripetizione di un evento
(34):

(32)Er hat es geschafft, Pilot zu werden.


Presupposizione: >> Er hat versucht, Pilot zu werden.
(33)Trotz Magenkrämpfen läuft er weiter.
Presupposizione: >> Er ist gelaufen.
(34)Sie wiederholt die Prüfung.
Presupposizione: >> Sie hat sich bereits der Prüfung unterzogen.

Le presupposizioni strutturali sono legate a una determinata


costruzione sintattica. Un esempio è dato dalle interrogative
parziali che, riferendosi a una singola informazione della frase, ne
presuppongono tutte le restanti:

(35)Wo / wann / wie / warum ist die Frau umgebracht worden?


Presupposizione: >> Jemand hat die Frau umgebracht.
Le presupposizioni controfattuali, infine, sorgono nel periodo
ipotetico irreale e costituiscono l’esatto contrario del contenuto
della subordinata condizionale:

(36)Wenn ich reich wäre, würde ich mir einen Ferrari kaufen.
Presupposizione: >> Ich bin nicht reich.
(37)Wenn ich nicht reich wäre, würde ich mir einen Kleinwagen kaufen.
Presupposizione: >> Ich bin reich.

Va notato che esistono alcune forme convenzionalizzate di


enunciati in cui si dà apparentemente per scontato qualcosa che in
realtà non lo è. Prendiamo il seguente esempio che rappresenta una
domanda-tipo così come compare sui manifesti della polizia:

(38)Wer hat den schwarzen Porsche gesehen?


Presupposizione mancata: >/> Jemand hat den schwarzen Porsche gesehen.

Come contesto possiamo immaginare un incidente stradale in cui


le prove indiziarie ci indicano che la vettura in questione sia una
Porsche nera; la polizia è alla ricerca di testimoni oculari. La frase
quindi non presuppone, come di solito le interrogative con wer?,
l’esistenza di una persona che va solamente identificata.
L’interrogativa in questione non è altro che una formula
convenzionalizzata per chiedere Hat jemand den schwarzen Porsche
gesehen? Un altro esempio è dato da un’avvertenza che sovente si
legge nei negozi:

(39)Jeder Diebstahl wird angezeigt.


Presupposizione mancata:>/> Es gibt einen Diebstahl.

Non è infatti detto che un furto si sia già verificato. Anzi, il cartello
è concepito proprio come deterrente nel senso di ‘se si verificasse
un furto, verrebbe denunciato’. In entrambi questi ultimi casi la
presupposizione risulta pertanto molto simile:
[per frase 38] » Es besteht die Möglichkeit, dass jemand den Wagen gesehen hat.
[per frase 39] » Es besteht die Möglichkeit, dass jemand einen Diebstahl begeht.

Nei periodi composti da più frasi, infine, il contenuto della


secondaria è in generale presupposto. Prendiamo come esempio un
periodo causale:
(40)Weil das Wetter schön ist, geht er spazieren.
Presupposizione: >> Das Wetter ist schön.

In alcune costruzioni le presupposizioni possono essere anche


alquanto complesse. Così ad esempio nel periodo concessivo:

(41)Obwohl das Wetter schlecht ist, geht er spazieren.

In questo periodo non solo viene data per scontata la verità


dell’affermazione contenuta nella secondaria (Das Wetter ist
schlecht), ma si presuppone anche una norma generale del tipo
Wenn das Wetter schlecht ist, geht man nicht spazieren-, una norma
che viene sorprendentemente disattesa. Si sottintende infine anche
un motivo per cui tale norma non viene rispettata (ad esempio weil
er nicht zu Hause bleiben möchte, weil sein Sohn ihn überredet hat, weil
ihm der Arzt Bewegung verordnet hat ecc.).

5.6. La deissi

Sono definiti “deittici” quegli elementi di una lingua che servono a


mettere in rapporto l’enunciato con il contesto situazionale. Essi
stabiliscono le coordinate spazio-temporali dell’enunciato (come
ad esempio gli avverbi qui e lì oppure oggi e domani) e
contribuiscono a individuare i partecipanti alla comunicazione
(vedi i pronomi personali io, tu, noi ecc.).
Se l’ascoltatore ignora il contesto situazionale di riferimento, i
deittici risultano impossibili da interpretare. Immaginiamo di
trovare, dopo un’assenza da casa di alcuni giorni, il seguente
messaggio sulla segreteria telefonica da parte di una voce
sconosciuta:

(42)Hallo, ich bin’s! Können wir uns hier übermorgen treffen?

Non siamo in grado di associare il pronome personale ich a un


referente. Dato che non sappiamo dove l’autore della telefonata si
trovasse al momento di incidere il messaggio, risulta parimenti
impossibile collegare l’avverbio spaziale hier a un luogo preciso.
Non conoscendo infine il giorno della telefonata, non possiamo
ancorare l’avverbio temporale übermorgen. Un messaggio
pragmaticamente più appropriato sarebbe potuto essere ad
esempio il seguente:
(43) Hallo, hier ist Rechtsanwalt Meier! Können wir uns am 27.
Juli in meiner Praxis treffen?
Risulta pertanto evidente che ogni sistema deittico ha un suo
preciso punto di riferimento (detto origo): tale punto di regola
coincide con la posizione del parlante al momento
dell’enunciazione. Vediamo ora i principali tipi di deittici: spaziali,
temporali, personali e testuali. Approfondiremo soprattutto i
deittici spaziali che svolgono un ruolo cognitivo centrale,
limitandoci per i restanti tipi ad alcuni brevi cenni.
I deittici spaziali sono piuttosto numerosi. Possiamo
distinguere tre principali tipi, che qui propongo di chiamare
rispettivamente: deittici posizionali distanziali; deittici posizionali
prospettici; deittici direzionali. I deittici posizionali distanziali
indicano la localizzazione di un oggetto rispetto alla origo in
termini di distanza. Si tratta in primo luogo degli avverbi hier, da,
dort:

(44)Hier / da / dort gibt es eine Kneipe.

La regione dello spazio corrispondente a hier è vicina al parlante,


mentre da e dort si riferiscono a regioni più lontane. La differenza
fra questi ultimi due avverbi consiste nel fatto che da indica in
genere uno spazio direttamente collegabile al luogo del parlante (e
pertanto facilmente raggiungibile), mentre dort si riferisce a uno
spazio più difficilmente accessibile.

??? L’enunciato ich bin hier, a prima vista, sembra tautologico. Immaginate però un
contesto in cui risulta pragmaticamente appropriato!

I confini dello spazio indicato da hier possono notevolmente


variare a seconda del contesto. Prendiamo i seguenti due esempi in
cui si immagina il parlante seduto a casa sua in salone:
(45)a Ich kann den Zettel nicht lesen. Es ist hier zu dunkel.
b Ich kann den Rasen nicht mähen. Es ist hier zu dunkel.

Nel primo caso, hier codifica un’immediata vicinanza (nel senso di


‘dove sono seduto adesso’); nel secondo, si riferisce a una
prossimità (nel senso di ‘fuori nel mio giardino’). Hier può anche
segnare regioni molto più ampie:

(46)a Hier in Rom ist das Wetter schön.


b Hier in Italien lebt es sich gut.
c Hier in Europa herrscht Frieden.
d Hier auf der Welt sind wir nur auf Durchreise.

Altri elementi posizionali distanziali sono i pronomi dimostrativi


dieser e jener: il primo indica vicinanza, il secondo lontananza
rispetto al parlante.
Prendiamo ora in considerazione i deittici posizionali
prospettici. La semplice distanza tra parlante e oggetto non è più
rilevante, bensì la prospettiva che assume il parlante nell’osservare
l’oggetto. La centralità del punto di vista emerge chiaramente dal
seguente esempio con rechts e links in cui si tratta di stabilire la
posizione relativa di un’automobile (= oggetto localizzato) rispetto
a un chiosco di giornali (= oggetto localizzante):

Fig. 5.1. Deittici prospettici: rechts/links


Se il parlante assume la collocazione prospettica P1, potrà dire:

(47)Das Auto steht rechts vom Kiosk.

Dalla collocazione P2, invece, descriverà la scena in maniera


diversa (provate a capovolgere la pagina di questo libro!):
(48)Das Auto steht links vom Kiosk.

Non solo ‘destra’ e ‘sinistra’ sono deittici prospettici, ma anche le


coppie ‘davanti’/‘dietro’ e ‘sopra’/ ‘sotto’:

preposizioni avverbi
vor - hinter vorne - hinten
über - unter oben - unten

Fig. 5.2. Deittici prospettici: vor/hinter


X
PI
Il parlante descriverà alternativamente la scena con la prima o
con la seconda delle due frasi seguenti a seconda che egli si trovi in
P1 o P2:

(49)a Das Auto steht vor dem Baum, b Das Auto steht hinter dem Baum.

??? Sono deittiche le preposizioni auf, in, neben e zwischen?

È da notare che i deittici prospettici, in generale, possono ricevere


due interpretazioni diverse: una estrinseca (dal punto di vista
variabile del parlante) e una intrinseca (partendo dalle
caratteristiche dimensionali inerenti all’oggetto localizzante).
Consideriamo la seguente situazione in cui un istruttore di guida si
rivolge al suo allievo con le parole:

(50)Parken Sie vor dem gelben FIAT.


Nell’interpretazione estrinseca (quella considerata finora),
l’esortazione è quella di parcheggiare sul lato più vicino al parlante.
In questo caso, però, l’oggetto localizzante ha un orientamento
intrinseco (vale a dire un muso e una coda), per cui la preposizione
vor può essere anche interpretata come ‘sul lato anteriore della
vettura’.
L’interpretazione intrinseca è possibile quando l’oggetto
localizzante è asimmetrico e possiede una parte anteriore e
posteriore chiaramente identificabili. Sono in genere criteri
funzionali che stabiliscono quale sia la parte frontale: per un
edificio, ad esempio, l’ingresso principale; per una sedia o scrivania
la direzione in cui guarda l’utente, ecc.
Consideriamo, infine, i deittici direzionali. Si tratta in primo
luogo degli avverbi direzionali hin e her. Il primo indica un
movimento che si allontana rispetto alla origo deittica, her un
movimento che vi si avvicina. Così un parlante che si trova presso
un albergo potrà dire di una terza persona:

(51)a Er brachte das Gepäck hin. [‘dort zum Bahnhof’]


b Er brachte das Gepäck her. [‘hier ins Hotel’]

Si noti che hin e her possono concorrere a formare avverbi più


complessi, sia come primo elemento (herauf/hinauf,
herunter/hinunter ecc.) sia come secondo elemento (hierher,
dorthin, dahin ecc.). Non sempre però hin e her conservano la loro
rispettiva specificità; in alcuni contesti risultano, infatti,
liberamente intercambiabili:

(52)Er würgte die Tablette ohne Wasser herunter / hinunter.

??? In tedesco esiste la formazione hierhin che apparentemente contiene una


contraddizione logica tra i due elementi formativi. Cercate Alcuni usi sui dizionari e
tentate di spiegarli!

Un altro esempio di deittici direzionali è costituito dai verbi di


movimento kommen e gehen; il primo descrive un avvicinamento, il
secondo un allontanamento rispetto alla origo:

(53)a Komm sofort!


b Geh sofort!
Risulta interessante il fatto che in una serie di casi la origo non
coincida più con la collocazione attuale del parlante. Questi, infatti,
attua uno spostamento nello spazio mentale per identificarsi con
un luogo diverso da quello di enunciazione. Consideriamo i
seguenti due esempi:

(54)a Kommst du mich morgen besuchen? - Ja, morgen komme ich dich besuchen.
b Brigitte ist letzte Woche nach Rom gekommen, aber ich war leider in Urlaub.

Nel primo caso (54a), il parlante si identifica con la posizione


dell’ascoltatore; questa forma di trasposizione ha una sua evidente
origine in strategie di cortesia. Nel secondo caso (54b), il parlante si
identifica con la sua dimora, un luogo tanto importante nella sua
vita da costituire un punto di riferimento anche quando non vi è
presente.
Infine, in un racconto che non coinvolge direttamente alcuno
dei partecipanti alla comunicazione, il parlante-narratore sceglie
un punto di vista che in genere corrisponde al luogo dove accade
l’evento principale:

(55)Es war ein schönes Fest. Viele wichtige Gäste kamen. Nach einer Stunde gingen sie.

Vediamo ora qualche breve cenno sui restanti tipi di deittici.


Esempi di deittici temporali sono innanzitutto avverbi come heute,
gestern e morgen, la cui interpretazione dipende dalla conoscenza,
da parte dell’ascoltatore, del preciso momento di enunciazione.
Altri esempi sono espressioni come jetzt, bald, vor kurzem, nächste
Woche, ecc. È interessante notare che anche jetzt, come già hier, può
avere un’estensione variabile (piccola o grande):

(56)a Du musst jetzt die Notbremse ziehen!!


b Früher war das Tippen von Texten mühsam; jetzt gibt es zum Glück den Computer.

Anche i tempi verbali sono da considerarsi deittici in quanto


indicano contemporaneità, anteriorità o posteriorità a partire da
una determinata origo cronologica.
I deittici personali riguardano l’identità dei partecipanti alla
comunicazione. Solo il contesto d’uso ci permette di identificare, di
volta in volta, i referenti dei pronomi personali ich, du, wir, ihr, ecc.
Interessante è l’uso di wir che può essere inclusivo o esclusivo a
seconda che comprenda o meno l’interlocutore. Immaginiamo due
amici al bar:

(57)a (un amico all’altro): Was wollen wir trinken? [inclusivo]


b (il barista a uno dei due amici): Was wollen wir trinken? [esclusivo]

I pronomi du/Sie (sing.) e ihr/Sie (pl.) sono a volte considerati


deittici “sociali” in quanto indicativi dei rapporti interpersonali fra
i due interlocutori.
I deittici testuali, infine, sono utilizzati per evidenziare la
strutturazione e l’organizzazione del testo, nella fattispecie per
indicare elementi testuali precedenti o seguenti il punto attuale del
discorso. Si tratta di una forma di deissi derivata in quanto si usano
deittici spaziali (come oben e unten) e temporali (come soeben e
gleich). I primi vengono usati nei testi scritti, i secondi di preferenza
nei testi orali.

5.7. L’analisi conversazionale

L’analisi conversazionale descrive il funzionamento della


comunicazione faccia a faccia. Un punto di avvio è costituito dalla
teoria degli atti linguistici, che possono essere considerati unità
minime di ogni conversazione. In alcuni casi, infatti, un dialogo
consiste effettivamente nella sequenza di due atti linguistici ben
precisi: saluto e risposta (Guten Tag! - Guten Tag!), offerta e
accettazione/diniego (Möchtest du noch ein Glas Wein? - Ja
bitte!/Nein danke!), scusa e accettazione (Verzeihung! - Keine
Ursache!) e così via. Tali sequenze hanno un carattere altamente
convenzionalizzato: così, ad esempio, si è “obbligati” a rispondere a
un saluto oppure ad accettare delle scuse.
In generale, però, la conversazione quotidiana segue percorsi
più complessi e tortuosi. Innanzitutto, gli enunciati dei
partecipanti alla comunicazione non sempre corrispondono ad atti
linguistici ben identificabili. Inoltre, il lavoro dell’ascoltatore non
si limita alla ricostruzione dell’intenzione comunicativa del
parlante (e all’elaborazione di un’adeguata “risposta”).
L’ascoltatore svolge un ruolo prettamente attivo in quanto emette
numerosi segnali - verbali e non - che guidano l’esposizione del
parlante, principalmente attraverso indicazioni di avvenuta o
mancata comprensione. Sarà il parlante stesso a monitorare
continuamente le reazioni dell’ascoltatore per valutare il successo
della sua communicazione e, in genere, l’impatto delle sue parole.
Nella conversazione orale diventano assai rilevanti i cosiddetti
fattori prosodici: l’accento frasale, che serve a enfatizzare una
parte della frase rispetto ad altre; l’intonazione, spesso collegata al
tipo di frase (ad es. ascendente nelle interrogative e discendente
nelle dichiarative); la velocità di locuzione, che può avere diverse
funzioni (come ad es. segnalare la maggiore/minore importanza di
alcune porzioni del discorso); il volume di voce, indicatore
soprattutto del grado di cortesia/scortesia; le pause, con
diversissime funzioni come ad es. attirare l’attenzione, segnalare
esitazione, indicare un cambiamento di argomento. Anche se non
fa parte della prosodia in senso stretto, va menzionato inoltre il
tono di voce (ironico, emotivo, distaccato ecc.), che spesso è
determinante per l’interpretazione complessiva di un enunciato.
L’unità fondamentale della conversazione è il turno dei
rispettivi partecipanti alla comunicazione: nel momento in cui
finisce il contributo del parlante A, subentra il parlante B e così via,
con un’alternanza regolare fino al termine della conversazione
stessa. Vi sono regole ben precise per il passaggio del turno da un
parlante all’altro. Ogni enunciato è infatti composto da unità più
piccole (principalmente frasi o parti di frasi), alla fine delle quali vi
è rispettivamente un potenziale punto di transizione. In tedesco,
ciò avviene tipicamente con la rechte Satzklammer.
Arrivato a uno di questi punti, il parlante può cedere la parola
(ad es. tramite una domanda, una preghiera, un’allocuzione
diretta) o, se ciò non avviene, l’interlocutore sarà autorizzato a
prendere la parola di sua iniziativa. Nel caso che l’interlocutore non
faccia uso di questa sua prerogativa, il parlante potrà continuare il
suo discorso fino al prossimo potenziale punto di transizione.
Vediamo un esempio di conversazione autentica (un dialogo tra
medico e paziente):

Wär das möglich, Frau Schatt, dass Sie . in der


Chefarzt: (1)
Woche
einmal jetzt . am Anfang . einmal zu dem
(2)
Urologen in
Sodenhausen gehn? Wie weit is n das weg ? (3)
Patientin: Jà, das is schon weit weg. (4)
Chefarzt: Weit weg? (5)
Patientin: Jaa, weit is er nich weg. Jà. (6)
Chefarzt: H´m. Wie weit/wie lang müssen Se laufen? (7)
Patientin: Naja, viertel Stunde. (8)
Chefarzt: Viertel Stunde? Nà, das tät Ihnen gut. (9)
Patientin: Hmh`m. (10)

N.B. Il punto fermo in mezzo alla frase indica una breve pausa, l’accento acuto
un’intonazione ascendente, l’accento grave un’intonazione discendente, [adattato
da: Redder, Angelika / Ehlich, Konrad (a c. di) (1994). Gesprochene Sprache.
Transkripte und Tondokumente. Tübingen: Niemeyer, p. 315]

Dopo la prima domanda da parte del primario (rigo 3 della


trascrizione) potrebbe avvenire un passaggio di turno. La paziente,
messa un po’ in difficoltà dalla domanda, esita però a prendere la
parola (lo farà soltanto dopo la seconda domanda). In questo breve
dialogo vi sono mezzi linguistici sia per segnalare il punto in cui si è
disposti a cedere la parola (come fa la paziente rispettivamente con
jà al rigo 6 e hmh`m al rigo 10) sia per indicare il momento in cui ci
si accinge a iniziare il proprio turno, inserendosi nell’enunciato
dell’interlocutore (jaa al rigo 6, h´m al rigo 7 e naja al rigo 8).
Le regole della turnazione fanno parte del bagaglio di
conoscenze implicite posseduto da ogni parlante. Infatti, siamo
tutti molto sensibili verso il mancato rispetto di tali regole: ci
lamenteremmo, in tal caso, che il nostro interlocutore non ci lascia
mai prendere la parola, oppure che ci interrompe in continuazione.
Questo dialogo ci mostra inoltre un altro aspetto rilevante delle
conversazioni: i cosiddetti fenomeni di riparazione. Il parlante
modifica la sua produzione in corso d’opera, “correggendo” il tiro
(wie weit/wie lang al rigo 7). La riparazione è in genere spontanea,
vale a dire non sollecitata dall’interlocutore. Vediamo un altro
esempio:

(58)Denn Sie habens ja gerade selbst gesagt, mit, mm, . en Schulabschluss hat natürlich
bessere Chancen, ne.
[da: Redder/Ehlich (1994). p. 106]

Il parlante voleva originariamente continuare con le parole mit


einem Schulabschluss haben Sie natürlich bessere Chancen
(menzionando direttamente l’ascoltatore), ma poi ci ripensa e usa
una costruzione “impersonale”. Qui si vede come numerose
autocorrezioni nascano dal bisogno di mostrare cortesia nei
confronti dell’interlocutore.
Tipici indicatori per una riparazione sono particelle del tipo äh e
ähm, espressioni come oder, also, beziehungsweise, ich glaube,
nonché interruzioni a metà costruzione, rallentamenti e pause. Va
poi menzionata la possibilità, da parte dell’ascoltatore, di
richiedere al parlante una riparazione mediante particelle come
hm?, bitte?, altre espressioni interrogative o ripetizione della parte
dell’enunciato considerata “difettosa”.
Nella conversazione orale, gli enunciati sono caratterizzati da
una serie di proprietà sintattiche che li differenziano nettamente
da un tipico testo scritto: si tratta di caratteristiche inerenti
all’inizio della frase (elementi preposti al Vorfeld), alla fine della
frase (il Nachfeld), nonché ad alcune “irregolarità” strutturali.
Consideriamo dapprima l’inizio di frase, vale a dire ciò che si
trova prima del Vorfeld (il cosiddetto Vor-Vorfeld). Si tratta di
elementi che possiedono un notevole grado di autonomia e sono
pertanto solo debolmente collegati al resto della frase. Tipici
esempi sono le interiezioni (come hm, na, he), che servono a
esprimere il coinvolgimento emotivo del parlante oppure a
strutturare la conversazione. Nel seguente esempio, na segnala sia
disapprovazione sia l’inizio turno:

(59)Na, da wäre ich mir aber nicht so sicher.

Anche le forme allocutive (Sie, Sie da, du, du Idiot, Peter ecc.) si
collocano prima del Vorfeld. La loro principale funzione è quella di
suscitare l’attenzione dell’interlocutore. Le allocuzioni possono
inoltre aumentare o diminuire il livello di cortesia dell’enunciato:

(60)a Das durftest du nicht tun! [neutro]


b Peter, das durftest du nicht tun! [più cortese]
c Du da, das durftest du nicht tun! [meno cortese]

Qualsiasi tipo di costituente può essere spostato nel Vor-Vorfeld,


dandogli una posizione di particolare rilievo:

(61)a Die Gesundheitsreform, die ist wirklich umstritten.


b Die Gesundheitsreform, das ist wirklich umstritten.

Nel primo caso (dislocazione a sinistra), il costituente viene ripreso


da un pronome; nel secondo caso (tema libero), invece, manca tale
forma di congruenza e il rapporto tra il generico das e die
Gesundheitsreform si costituisce meramente sul piano del
contenuto.
Consideriamo ora le peculiarità del Nachfeld. Qualsiasi tipo di
costituente può essere spostato nel Nachfeld e fungere da aggiunta
chiarificante e precisante. Rispetto alla parte precedente della
frase, vi è una pausa che spezza l’integrazione intonatoria:

(62)a Ich habe es gekauft, das Haus des Bürgermeisters.


b Ich habe ein Haus gekauft, (übrigens) das Haus des Bürgermeisters.
c Ich habe ein Haus gekauft, (und zwar) ein großes.

Nel primo esempio (dislocazione a destra), il costituente del


Nachfeld riprende e specifica un pronome precedente (es). Ciò
avviene principalmente quando il parlante non è sicuro che
l’ascoltatore sia in grado di interpretare correttamente il pronome
in questione. Nel secondo esempio, das Haus des Bürgermeisters
rappresenta un’apposizione rispetto a ein Haus. Va ricordato che
non vi è necessariamente congruenza tra l’apposizione e il
sostantivo di riferimento. Nel terzo esempio, poi, l’aggiunta è
ellittica, vale a dire incompleta (ein großes sta per ein großes Haus).
Va rilevato, inoltre, che nel Nachfeld possono anche trovarsi
alcune particelle interrogative del tipo ne, nicht, nicht wahr, oder,
gell ecc., che hanno tutte la funzione di sollecitare una conferma di
avvenuta comprensione da parte dell’ascoltatore.
Consideriamo infine due tipi di “irregolarità” strutturali
particolarmente frequenti nelle conversazioni: ellissi e anacoluto.
Una costruzione ellittica manca di uno o più elementi
fondamentali, che devono essere ricostruiti dall’ascoltatore a
partire dalla struttura sintattica stessa (ellissi sintattica) o dal
contesto situazionale (ellissi contestuale). Un esempio di ellissi
sintattica è dato dalla soppressione di elementi del Vorfeld,
principalmente pronomi e avverbi:

(63)a [Ich] Bin sowieso zu müde.


b [Das] Bringt nichts.
c [Da/hier] Kann man nichts machen.

Un’ellissi contestuale, invece, non è interpretabile senza conoscere


la specifica situazione d’uso. L’esclamazione Das Handtuch!, ad es.,
può avere varie interpretazioni:

(64)a Da ist das Handtuch!


b Gib mir das Handtuch!
c Nimm dir das Handtuch!
d Wirf das Handtuch!

Sarà il contesto situazionale a determinare se l’esclamazione


ellittica è da intendersi nel senso della constatazione (64a) o nel
senso delle esortazioni (64b/c/d). Le ellissi sono innanzitutto una
conseguenza della massima di quantità che impone un’economia
del discorso: si tralascia tutto ciò che è conosciuto
dall’interlocutore o può essere inferito con facilità. L’ellissi è un
fenomeno particolarmente diffuso nella conversazione faccia a
faccia proprio perché le cose che si possono dare per scontate sono
numerose: più numerose che in un testo scritto, il quale possiede in
genere un ancoraggio situazionale meno forte.
Un altro fenomeno frequentemente attestato nelle
conversazioni è l’anacoluto, vale a dire una frattura nella
costruzione sintattica. A volte, il parlante interrompe una frase a
metà e l’ascoltatore deve “indovinare” la parte mancante:

(65)Entweder du hilfst mir jetzt oder -!

Il compito dell’ascoltatore in questo esempio è piuttosto facile.


Siamo, infatti, in presenza di una minaccia ed è ovvio che
l’alternativa inespressa consiste in qualcosa di sgradevole per
l’ascoltatore stesso.
In altri casi il parlante continua dopo la frattura, cambiando
deliberatamente la costruzione. Si tratta qui del fenomeno di
riparazione che abbiamo trattato sopra. Altre volte appare invece
una frattura senza pausa, dovuta alla contaminazione di due
costruzioni sintattiche diverse:

(66)Ja, dann würden Se da auch en bisschen mehr Geld kriegen. So sieben achthundert
Mark würden die zahlen, weil ja nur halbtags arbeiten, ne. [da: Redder/Ehlich (1994),
p. 103]

In questo esempio, le due costruzioni che vengono “confuse” sono:


weil ja nur halbtags gearbeitet wird e weil Sie ja nur halbtags arbeiten.

Esercizi

E 5-1: Atti linguistici


I seguenti esempi contengono tutti il verbo performativo
versprechen, ma rappresentano atti linguistici diversi. Indicate il
rispettivo tipo di atto linguistico! Se si tratta di un atto indiretto,
parafrasatelo con un corrispondente atto diretto!
(a) Ich verspreche dir, ich werde dich nie enttäuschen.
(b) Ich verspreche dir, ich werde es dir noch heimzahlen!
(c) Ich verspreche dir, ich war es wirklich nicht.
E 5-2: Atti linguistici
I seguenti esempi contengono tutti la congiunzione
condizionale wenn, ma rappresentano atti linguistici diversi.
Indicate il rispettivo tipo di atto linguistico! Se si tratta di un atto
indiretto, parafrasatelo con un corrispondente atto diretto!
(a) Wenn ich du wäre, würde ich diese Arbeit annehmen.
(b) Wenn du das Fenster zumachst, würde ich mich sehr freuen.
(c) Wenn du das Fenster zumachst, kannst du was erleben!
E 5-3: Atti linguistici
I seguenti esempi contengono tutti una forma verbale
all’imperativo, ma rappresentano atti linguistici diversi. Indicate il
rispettivo tipo di atto linguistico! Se si tratta di un atto indiretto,
parafrasatelo con un corrispondente atto diretto!
(a) Komm her!
(b) Komm her, und du kannst was erleben!
(c) Verlier deinen Pass im Ausland, und du hast eine Menge
Ärger!
E 5-4: Atti linguistici
I seguenti esempi consistono tutti in frasi interrogative, ma
rappresentano atti linguistici diversi. Indicate il rispettivo tipo di
atto linguistico! Se si tratta di un atto indiretto, parafrasatelo con
un corrispondente atto diretto!
(a) Hat sonst noch jemand Lust auf ein Eis?
(b) Hat sonst noch jemand Lust auf eine Abreibung?
(c) Hat sonst noch jemand Lust, mir beim Abwaschen zu helfen?
E 5-5: Implicatura
Immaginate di trovare un negozio chiuso, con il seguente
cartello in vetrina: Heute geschlossen. Per un mese intero, ogni
giorno, ripassate e trovate esattamente la stessa situazione. Per
quale motivo vi sentite presi in giro?
E 5-6: Implicatura
Confrontate i seguenti due giudizi che un datore di lavoro ha
formulato riguardo a due suoi dipendenti. Spiegate, passo dopo
passo, perché il secondo giudizio, apparentemente benevolo, è in
realtà altamente negativo!
(a) Herr Müller erledigte die ihm übertragenen Arbeiten stets zu unserer vollsten
Zufriedenheit. Er arbeitete mit größter Sorgfalt. Seine Arbeitsergebnisse erfüllten
stets höchste Ansprüche. Er zeigte eine herausragende Einsatzbereitschaft. Er kam
mit unseren Kunden stets gut zurecht. Er verfügt über ein exzellentes Fachwissen.
(b) Herr Meier führte die ihm übertragenen Aufgaben mit großem Fleiß und
Interesse durch. Er war stets um eine sorgfältige Arbeitsweise bemüht. Er suchte
nach Lösungen für die in seinen Arbeitsbereich fallenden Probleme. Seine Position
erforderte ein hohes Maß an Einsatzbereitschaft. Er strebte stets ein gutes
Verhältnis zu unseren Kunden an. Er war stets daran interessiert, seine fachlichen
Grundkenntnisse zu erweitern.

E 5-7: Implicatura o presupposizione?


Nelle seguenti coppie di frasi, la seconda frase rappresenta
rispettivamente un’implicatura conversazionale della prima.
Spiegate perché non si tratta di una presupposizione!
(al) Brigitte und Karl sind verheiratet.
(a2) Brigitte und Karl sind miteinander verheiratet.
(bl) Anja hört ein Kind schreien.
(b2) Das Kind ist nicht Anjas Kind.
(cl) Er war stets mit Interesse bei der Arbeit.
(c2) Er hat nichts verstanden und nichts geleistet.
(dl) Er hatte ein sehr gutes Verhältnis zu seinen Vorgesetzten.
(d2) Er hatte ein schlechtes Verhältnis zu seinen Kollegen.
E 5-8: Implicatura o presupposizione?
Nelle seguenti coppie di frasi, la seconda frase rappresenta
rispettivamente una presupposizione della prima. Spiegate perché
non si tratta di un’implicatura!
(al) Es war schwer für ihn, einen Studienplatz zu bekommen.
(a2) Er hat einen Studienplatz bekommen.
(bl) Sie ist fast pünktlich gekommen.
(b2) Sie ist nicht pünktlich gekommen.
(cl) Er arbeitete wie ein Polizist.
(c2) Er war kein Polizist.
(dl) Wäre ich krank, würde ich mich ins Bett legen. (d2) Ich bin
nicht krank.
E 5-9: Deissi
Identificate nel seguente dialogo tutti gli elementi deittici e
classificateli!
Ute: Hast du das gesehen? [zeigt auf ihren neuen Wagen, der einen Kratzer an der
Fahrerseite hat]
Michael: Das hast du mich schon gestern gefragt. Schau mal, hier ist inzwischen
noch ein Kratzer hinzugekommen. [zeigt auf die Beifahrerseite]
Ute: Das muss ich dir sagen: Taktgefühl hast du überhaupt nicht! Jedenfalls, nächste
Woche muss ich wohl den Wagen in die Werkstatt bringen.

E 5-10: Deissi
Un uomo legge, nella vetrina di un negozio, il cartello Morgen
alles zum halben Preis!. Ritorna l’indomani, ma trova i prezzi
invariati rispetto al giorno precedente. Alle sue proteste, il
commerciante risponde indicando il cartello che si trova in vetrina.
- In questa storiella, qual è il rispettivo punto di vista deittico del
cliente e del commerciante?

Bibliografia per approfondimenti

Austin, John L. (1972). Zur Theorie der Sprechakte. Stuttgart:


Reclam. [edizione originale: 1962. How to Do Things With Words.
Oxford: Oxford University Press]
Brinker, Klaus / Sager, Sven F. (20013). Linguistische
Gesprächsanalyse. Eine Einführung. Berlin: Schmidt.
Ehrich, Veronika (1992). Hier und Jetzt. Studien zur lokalen und
temporalen Deixis im Deutschen. Tübingen: Niemeyer.
Ernst, Peter (2002). Pragmalinguistik. Grundlagen - Anwendungen
- Probleme. Berlin/New York: de Gruyter.
Weigand, Edda (20032). Sprache als Dialog. Sprechakttaxonomie
und kommunikative Grammatik. Tübingen: Niemeyer.
Henne, Helmut / Rehbock, Helmut (20014). Einführung in die
Gesprächsanalyse. Berlin/New York: de Gruyter.
Hindelang, Götz (20003). Einführung in die Sprechakttheorie.
Tübingen: Niemeyer.
Levinson, Stephen C. (20003). Pragmatik. Tübingen: Niemeyer,
[edizione originale: 1983. Pragmatics. Cambridge: Cambridge
University Press]
Meibauer, Jörg (20012). Pragmatik. Tübingen: Stauffenburg.
Rolf, Eckard (a c. di) (1997). Pragmatik. Implikaturen und
Sprechakte. Opladen: Westdeutscher Verlag (= Linguistische Berichte,
Sonderheft 8/1997).
Rosengren, Inger (a c. di) (1992/1993). Satz und Illokution, 2
voll. Tübingen: Niemeyer.
Searle, John R. (1982). Ausdruck und Bedeutung. Untersuchungen
zur Sprechakttheorie. Frankfurt a.M.: Suhrkamp.
Uhmann, Susanne (1997). Grammatische Regeln und
konversationeile Strategien. Tübingen: Niemeyer.
Wagner, Klaus R. (2001). Pragmatik der deutschen Sprache.
Frankfurt a.M.: Lang.
6. LINGUISTICA TESTUALE

6.1. Verso una definizione di “testo”

Ogni parlante possiede ciò che si può chiamare una “competenza


testuale”: ha la capacità di interpretare un testo sulla base di regole
interiorizzate concernenti la strutturazione testuale. Egli sa
individuare, ad esempio, sin dalle prime righe il tipo di testo in
questione; sa riconoscere parti del testo rispetto all’unità del testo
complessivo; sa giudicare se il testo è completo o meno; sa infine
riassumere un testo, estrapolando le informazioni principali.
Facciamo un esempio e vediamo la seguente breve notizia apparsa
su un giornale tedesco:

Wurminfektion durch Hundestreicheln


London - Vorsicht, wenn Sie Ihren Hund streicheln: Nach neuen Erkenntnissen
nisten sich Spulwürmer im Fell von Hunden ein, so britische Tierärzte. Sind die Eier
reif genug, können sie auch Menschen infizieren. Werden sie über den Blutkreislauf
in die Augen transportiert, droht sogar Erblindung. Experten-Tipp: regelmäßig
entwurmen, nach Streicheln Hände waschen.
[Bild-Zeitung, 24.4.2003, p.1]

Il parlante individuerà, anche fuori da ogni contesto, questa


sequenza come un testo giornalistico (grazie all’indicazione
geografica iniziale London e formule come «so + SN» per indicare
una fonte di notizie). Riconoscerà subito tre parti distinte
(avvertimento, fino a streicheln; descrizione del fenomeno
pericoloso, fino a Erblindung; consigli per evitare il pericolo) e il filo
conduttore che le lega (il potenziale pericolo, appunto). Se manca la
parte centrale, il testo verrà giudicato incomprensibile:
Vorsicht, wenn Sie Ihren Hund streicheln. Experten-Tipp: regelmäßig entwurmen,
nach Streicheln Hände waschen.
Se manca invece la parte finale, il parlante si sentirà “defraudato”
della soluzione di un problema di cui è stato investito direttamente
mediante l’allocuzione iniziale:
Vorsicht, wenn Sie Ihren Hund streicheln: Nach neuen Erkenntnissen nisten sich
Spulwürmer im Fell von Hunden ein, so britische Tierärzte. Sind die Eier reif genug,
können sie auch Menschen infizieren. Werden sie über den Blutkreislauf in die
Augen transportiert, droht sogar Erblindung.

Le conoscenze testuali del parlante sono però in larga misura


implicite: così come un parlante “conosce” la grammatica della sua
lingua nativa ma non è necessariamente in grado di formulare
delle regole precise, così il parlante sa distinguere un “buon testo”
da un “cattivo testo”, ma avrà grandi difficoltà a formulare una
definizione stringente della nozione di “testo”.
In prima istanza, possiamo qui definire il testo come un insieme
di frasi che costituiscono una struttura unitaria dotata di un senso
compiuto. Le due caratteristiche principali di un testo sembrano
essere, quindi, unitarietà e completezza.
La maggiore difficoltà per una definizione consiste proprio nel
fatto che nella realtà quotidiana esiste una grandissima varietà di
testi. Alcuni testi sono immediatamente riconoscibili come tali e
risultano quindi classificabili come testi “tipici”. Altri testi, invece,
costituiscono casi più complessi e possono essere al massimo
considerati “atipici”. Vediamo quali caratteristiche ineriscono a un
testo “tipico”, menzionando ogni volta le relative “eccezioni”:
a) Il testo è tipicamente scritto. Gli esempi sono numerosi: un
articolo di giornale, un racconto, un romanzo, una favola, un
telegramma, una prescrizione del medico, un’istruzione per l’uso,
ecc. Esistono ovviamente anche testi orali; molto spesso però essi si
basano su un precedente testo scritto (ad es. un’omelia, un’arringa
o una lezione universitaria).
b) Il testo è tipicamente pianificato. Questo aspetto è evidente
per i testi scritti e per i testi orali con base scritta. I testi spontanei
sono invece relativamente rari (si tratta per lo più di testi orali
come ad es. uno sfogo o un’esclamazione).
c) Il testo è tipicamente composto da più di una frase. Vanno
però menzionati anche testi che consistono in una sola frase avente
un alto grado di autonomia: esclamazioni (Achtung!, Aua!, Scheiße!),
saluti (Guten Tag!, Guten Abend!, Grüß Gott!), proverbi (In der Kürze
liegt die Würze’, Besser spät als nie), avvisi (Rauchen verboten;
Betreten auf eigene Gefahr, Nicht hinauslehnen), famose citazioni
(Die Botschaft hör ich wohl, allein mir fehlt der Glaube [Goethe]; Der
werfe den ersten Stein’, Am Anfang war das Wort [Bibbia]; Ich kam,
sah und siegte [Giulio Cesare]), modi di dire (den Rubikon
überschreiten), titoli di film (Manche mögen’s heiß) o di canzoni
(Hoch auf dem gelben Wagen), slogan pubblicitari (Nicht immer, aber
immer öfter [Clausthaler alkoholfreies Bier]; Ich bin doch nicht blöd
[Media Markt]).
d) Il testo è tipicamente monologico. La pianificazione risulta
infatti più agevole se è svolta da un solo autore. Atipici possono
essere invece considerati i testi dialogici che si costituiscono
nell’interazione tra due partecipanti alla comunicazione (per es.
una telefonata o una conversazione faccia a faccia).
e) Il testo è tipicamente un costrutto linguistico “puro”. Atipici
sono invece i testi “misti” che presentano una contaminazione
plurimediale con altre forme di comunicazione (manifesti
elettorali, cartelli stradali, fumetti, vignette, inserzioni
pubblicitarie ecc.).
f) Il testo è tipicamente caratterizzato da una precisa funzione
comunicativa. Vi è un’idea di fondo che caratterizza l’intero testo
(così ad es. un’istruzione per l’uso di un elettrodomestico ha come
finalità quella di insegnare al cliente l’uso dell’oggetto in
questione). Nei testi delle conversazioni quotidiane accade, invece,
che si parla “del più e del meno” senza un’intenzione ben
individuabile.
g) Il testo rispetta tipicamente una sequenza logico-temporale.
Si veda il seguente esempio:

Shopping in Washingtoner City


US-IMMOBILIEN: Die Fondsgesellschaft KanAm hat das erste Gebäude für die US-
Version ihres offenen Immobilienfonds gekauft. Das Objekt für den in US-Dollar
geführten US-Grundinvest liegt in der Innenstadt von Washington D.C. Das Gebäude
1899 Pennsylvania Avenue wurde im Mai 2003 fertig gestellt. Es hat eine vermietete
Fläche von 17.000 Quadratmetern und 71 Tiefgaragenplätze.
[Der Fonds, 8/2003, p. 15]
Dapprima viene data notizia dell’acquisto di un immobile; poi viene
indicata la collocazione dell’immobile (al centro della città di
Washington); infine vengono fornite informazioni più dettagliate
(l’indirizzo esatto, l’anno di costruzione, la metratura ecc.).
Proviamo a invertire tale sequenza. Il risultato sarà un testo di più
difficile comprensione, assolutamente inappropriato come notizia
giornalistica:

Das Gebäude 1899 Pennsylvania Avenue wurde im Mai 2003 fertig gestellt. Es hat
eine vermietete Fläche von 17.000 Quadratmetern und 71 Tiefgaragenplätze. Das
Objekt für den in US-Dollar geführten US-Grundinvest liegt in der Innenstadt von
Washington D.C. Die Fondsgesellschaft KanAm hat das erste Gebäude für die US-
Version ihres offenen Immobilienfonds gekauft.

L’interazione linguistica tra i vari parlanti avviene per mezzo di


testi. Usando la terminologia del modello generale della
comunicazione, si parla di “emittente” quando una persona
produce un testo, di “ricevente” quando recepisce un testo. Questi
due termini risultano appropriati sia per un canale di
comunicazione orale (parlante/ascoltatore) sia per un canale
scritto (scrivente/lettore).

6.2. I sette requisiti del testo (1): coesione e coerenza

Gli studiosi Robert A. de Beaugrande e Wolfgang U. Dressler hanno


postulato sette criteri definitori per distinguere un testo da un
“non testo”: coesione, coerenza, intenzionalità, accettabilità,
informatività, situazionalità, intertestualità. Prenderemo
brevemente in considerazione ognuno di questi criteri,
soffermandoci dapprima sui due criteri che possono essere reputati
fondamentali: coesione e coerenza.
La coesione all’interno di un testo è data dai rapporti “visibili”
tra le parti del testo; tali rapporti sono di natura formale-
grammaticale. Tra due elementi del testo sussiste un rapporto di
coesione quando l’interpretazione di un elemento dipende
dall’interpretazione di un altro elemento. I mezzi di coesione più
importanti sono di natura sintattica quali i pronomi e i cosiddetti
connettori (congiunzioni, avverbi congiunzionali come deshalb o
also, ecc.), ma vanno considerati anche fenomeni morfologici e
fonologici.
Per la coesione sintattica, vediamo dapprima la funzione
testuale dei pronomi. Per l’interpretazione corretta di un pronome,
lo si deve mettere in relazione con il suo antecedente (l’elemento a
cui si riferisce):

(1) Vera hat angerufen. Sie kommt morgen zu Besuch.

In una sequenza di questo tipo, il pronome sie si riferisce all’unico


antecedente esplicito contenuto nel testo (qui: Vera). Capita però
spesso che in un testo vi siano più antecedenti teoricamente
riferibili a un determinato pronome:

(2) Vera hat mit ihrer Mutter gesprochen. Sie kommt morgen zu Besuch.

Qui l’ascoltatore può interpretare correttamente la referenza solo


conoscendo il contesto situazionale. Vediamo un esempio
leggermente diverso:

(3) Vera hat angerufen. Sie sagt, sie kommt morgen zu Besuch.

Nel testo compare un solo possibile antecedente, Vera. I due


pronomi possono riferirsi entrambi allo stesso antecedente (cioè
Vera) oppure a referenti distinti {Vera e un’altra persona ancora).
L’interpretazione corretta risulta possibile solo inserendo il testo in
un contesto linguistico più ampio, ad es. come risposta a una
domanda:

(4) a Hast du was von Vera gehört? - Vera hat angerufen. Sie sagt, sie kommt morgen zu
Besuch.
b Hast du was von Manuela gehört? - Vera hat angerufen. Sie sagt, sie kommt
morgen zu Besuch.

Nel primo caso, il pronome sie in questione si riferisce nuovamente


a Vera, nel secondo invece a Manuela. In altri casi, poi, la corretta
assegnazione dell’antecedente di un pronome avviene senza una
conoscenza supplementare della specifica situazione:
(5) a Petra ist mit ihrem Hund zum Tierarzt gegangen. Er hat ihn gebissen.
b Petra ist mit ihrem Hund zum Tierarzt gegangen. Er hat ihm geholfen.

In questi due esempi, è la nostra conoscenza del mondo a guidarci:


in genere, sono i cani a mordere gli uomini (e non viceversa), per
cui er in (5a) si riferisce a Hund; in genere, sono gli uomini ad
aiutare i cani malati (e non viceversa), per cui er in (5b) si riferisce a
Tierarzt. Consideriamo ora il seguente esempio:

(6) Hans hat einen neuen Krimi geschrieben. Er ist sehr spannend.

Qui l’antecedente non può che essere Krimi per motivi di


compatibilità lessicale: un aggettivo come spannend può solo essere
riferito a entità inanimate, mai a persone.

??? Il tedesco possiede tre generi grammaticali. Secondo voi ciò influisce sui
procedimenti di ripresa pronominale?

I pronomi hanno spesso - come negli esempi appena considerati -


antecedenti che sono nomi. Vediamo però le seguenti
concatenazioni di frasi:

(7) a Paul will fernsehen. Maria will das nicht.


b Christiane ist schön. Anja ist das nicht.
c Udo behauptet, dass Peter gestern spät zur Arbeit gekommen ist. Birgit glaubt das
nicht.

Qui il pronome das sostituisce rispettivamente un verbo, un


aggettivo o addirittura un’intera frase secondaria. Per tale motivo,
in linguistica, si parla piuttosto di “proforma” invece che di
semplice “pronome”.
Un pronome si riferisce, in genere, a qualcosa che è già stato
menzionato nel testo. Il pronome svolge quindi una funzione
anaforica (l’anafora è un rinvio all’indietro). In alcuni casi il
pronome ha invece una funzione cataforica (la catafora è un rinvio
in avanti). Tale procedimento serve principalmente ad attirare
l’attenzione dell’ascoltatore o a rafforzare l’enunciato:

(8) a Ich kann es nicht glauben: Der Tierarzt hat den Hund gebissen.
b Lass das sein, dieses ständige Schreien!
L’analisi dei pronomi ci porta a considerare un’aspetto più generale
della struttura testuale, quello della cosiddetta continuità
referenziale. Se un determinato referente appare più volte nello
stesso testo, vi sono vari modi di indicare le successive apparizioni.
Tutti questi procedimenti servono a garantire la coesione testuale.
Un primo modo, come abbiamo visto, è dato dalla ripresa
pronominale dell’antecedente; pronome e antecedente si
riferiscono alla stessa entità extralinguistica (si parla di co-
referenza). Esistono anche altre forme di ripresa:
- ripresa tramite la stessa parola:

(9) Vera hat angerufen. Vera kommt morgen zu Besuch.

- ripresa tramite un sinonimo (in senso lato):

(10)Schröder hat heute im Bundestag gesprochen. Der Kanzler hat betont, dass die
Außenpolitik erfolgreich sei. Als Regierungschef sehe er keine Schwierigkeiten.

- ripresa di un composto tramite un nome semplice:

(11)a Der Bundeskanzler hat gesprochen. Der Kanzler hat sich zuversichtlich geäußert.
b Der Polizeibeamte hat den Bankräuber festgenommen. Der Beamte wurde
befördert.

- ripresa con zero (ellissi sintattica):

(12)a Er bestellte drei Bier, und der Kellner brachte nur zwei [Bier].
b Renate spielt Handball und Helga [spielt] Tennis.

??? A volte, la ripetizione della stessa parola comporta una sequenza


grammaticalmente inaccettabile (*Schröder verteidigt Schröder, *Maria hat Maria eine
schöne Bluse gekauft, *Peter hat an Peter gedacht, ecc.). Quali sono le corrispondenti
frasi corrette? Quale caratteristica accomuna queste costruzioni?

Un secondo importante mezzo di coesione sintattica è dato dai


connettori (congiunzioni come aber, weil, obwohl, avverbi come
dann, zusammenfassend, abschließend ecc.). I connettori esplicitano
le relazioni tra porzioni di testo o anche tra singole frasi (per una
panoramica dei principali connettori subordinanti, si veda sopra
3.9). Sono possibili vari livelli di esplicitezza. Massimo è il livello di
un connettore causale (come daher), medio quello di un connettore
temporale (come danach):

(13)a Herr Müller hat seine Firma betrogen. Daher ist er entlassen worden.
b Herr Müller hat seine Firma betrogen. Danach ist er entlassen worden.

L’avverbio daher ci indica esplicitamente che la causa del


licenziamento è stata la disonestà dell’impiegato. Un connettore
come danach si riferisce solamente a una sequenza cronologica. È il
ricevente del testo che sarà portato ad assumere - attraverso
un’inferenza - che l’ordine temporale degli eventi rispecchi un
ordine causale (post hoc ergo propter hoc): la disonestà viene
interpretata come causa del successivo licenziamento.
Vediamo un’altra coppia di esempi in cui il primo connettore
(concessivo) è massimamente esplicito, il secondo (avversativo)
mediamente esplicito:

(14)a Monika hat die Pilze gegessen, obwohl sie giftig waren.
b Monika hat die Pilze gegessen, aber sie waren giftig.

Nel primo esempio, il connettore obwohl ci indica che Monika fosse


a conoscenza della velenosità dei funghi (e abbia deciso di
mangiarli ciononostante); nel secondo esempio, aber descrive
solamente un generico contrasto (senza coinvolgere
l’atteggiamento di Monika) ed è il ricevente, caso mai, a
interpretare la frase in tal senso. Possiamo quindi affermare che, in
generale, il grado di esplicitezza di un connettore è inversamente
proporzionale al lavoro di interpretazione testuale svolto poi dal
ricevente.
Consideriamo ora la coesione morfologica. Essa viene realizzata
soprattutto mediante la formazione di parole. Si tratta
essenzialmente di composti determinativi di carattere occasionale,
coniati sulla necessità del momento. La loro funzione testuale
primaria è quella di riallacciarsi alle frasi precedenti. Senza questo
co-testo, infatti, essi risultano di difficilissima interpretazione.
Vediamo due esempi in cui i rispettivi composti (Terror-Thesen e
Erinnerungskultur) riassumono rispettivamente l’informazione
principale del testo precedente. Il primo articolo critica duramente
i libri che propagano la teoria secondo la quale gli attentati dell‘11
settembre 2001 sarebbero stati inscenati dagli Stati Uniti stessi, il
secondo articolo discute il progetto di istituire a Berlino un museo
in memoria delle vittime di tutte le pulizie etniche del ventesimo
secolo:

Es gibt schon mehrere Dutzend Konspirationsbeiträge zu den Terrorattacken. […]


Dass viele der selbst ernannten Sachbuchautoren in der Belletristik besser
aufgehoben wären, scheint die Verlage nicht zu stören, schließlich geht es ums
Geschäft. Allein der frühere “taz”-Redakteur Mathias Bröckers hat von seinem ersten
Verschwörungsbuch zum 11. September bislang rund 100.000 Exemplare unters
Volk gebracht, die Fortsetzung seiner Terror-Thesen kam vergangene Woche
heraus.
[Spiegel, 32/2003, p. 32]

Erika Steinbach [gründete] im Jahr 2000 die Stiftung “Zentrum gegen


Vertreibungen”, um in der deutschen Hauptstadt eine Mahn- und Gedenkstätte für
die Opfer der gewaltsamen Völkerverschiebungen des 20. Jahrhunderts zu
errichten. […] Die Gegner scharen sich um den SPD-Bundestagsabgeordneten
Markus Meckel. Mehr als hundert Intellektuelle unterschrieben inzwischen ein von
Meckel initiiertes Manifest, welches die Steinbach-Pläne als “vorwiegend nationales
Projekt” kritisiert, das “Misstrauen der Nachbarn” hervorrufe. Mit der
Gegenforderung, Konzeption und Standort müssten “von Anfang an von
verschiedenen europäischen Partnern gemeinsam erarbeitet” werden, lösten Meckel
und Co. eine hitzige Debatte über nationale und europäische Erinnerungskultur aus.
[Spiegel, 32/2003, p. 36]

La coesione fonologica, infine, si costituisce soprattutto mediante


il ritmo e la rima. Questi due aspetti sono tipici della versificazione
presente nei testi poetici. Siano citati i seguenti due esempi:

Nachtgedanken (Heinrich Heine)


Denk ich an Deutschland in der Nacht,
Dann bin ich um den Schlaf gebracht,
Ich kann nicht mehr die Augen schließen.
Und meine heißen Tränen fließen.

Deutschlandlied (Hoffmann von Fallersleben)


Einigkeit und Recht und Freiheit
Für das deutsche Vaterland!
Danach laßt uns alle streben
Brüderlich mit Herz und Hand!
Einigkeit und Recht und Freiheit
sind des Glückes Unterpfand.
Blüh’ im Glänze dieses Glückes -
blühe deutsches Vaterland!

La coerenza, diversamente dalla coesione che è la struttura visibile


del testo, rappresenta la struttura invisibile, cioè la connessione tra
i contenuti presenti nel testo. La coerenza è ciò che garantisce la
continuità semantica del testo ed è costituita da una rete di
rapporti temporali, causali, finali, condizionali ecc. Tali rapporti
“profondi” - come abbiamo visto - possono essere esplicitati
tramite i vari fenomeni di coesione. Sussiste però anche la
possibilità di non esplicitarli. Vediamo il seguente esempio:

(15)Er hat seine Firma betrogen. Er ist entlassen worden.

In questo caso, il ricevente del testo deve ricostruire interamente i


legami tra le frasi compiendo innanzitutto un’inferenza di tipo
temporale: egli assume che l’emittente abbia rispettato, con
l’ordine delle frasi, l’ordine temporale degli eventi (quindi prima la
truffa, poi il licenziamento). Al seguente esempio, invece, verrà
attribuito un ordine cronologico inverso (prima il licenziamento,
poi la truffa):

(16)Er ist entlassen worden. Er hat seine Firma betrogen.

Abbiamo già visto che un ordine temporale viene spesso


interpretato poi in senso causale: nell’esempio (15), sarà probabile
che la truffa sia stata la ragione del licenziamento, nell’esempio
(16) che il licenziamento sia stata la causa scatenante della truffa.
Non esplicitare la coerenza grava di ulteriore lavoro il ricevente,
ma può essere di grande utilità per l’emittente: egli suggerisce
connessioni tra fatti senza impegnarsi circa la loro effettiva
veridicità.
Quando un testo appare totalmente sconnesso, il ricevente
tenterà di “ricostruire” un senso (basandosi sulla supposizione che
l’emittente sia stato ispirato, nonostante le apparenze, dal
principio pragmatico di cooperazione). Consideriamo il seguente
racconto:

(17)Heute habe ich den Zug verpasst. Beim Sport habe ich mir den Fuß verstaucht. Ich
habe meinen Hausschlüssel verloren.

Si tratta di tre eventi senza alcuna connessione apparente.


Ciononostante, per il ricevente sarà relativamente facile postulare
una premessa unificante del tipo “oggi è la mia giornata
sfortunata”.
6.3. I sette requisiti del testo (2): intenzionalità,
accettabilità, informatività, situazionalità, intertestualità

L‘intenzionalità è un criterio che riguarda l’atteggiamento


dell’emittente. L’emittente, quando produce un testo, ha l’intento
di comunicare informazioni oppure vuole perseguire un altro
scopo (imporre la propria volontà al ricevente, manipolarlo,
aiutarlo, mettersi in mostra, fare bella figura, creare confusione
ecc.). In genere, corriponde alla volontà dell’emittente l’intenzione
di produrre un testo coeso e coerente. Non sempre però ciò avviene.
Anzi, proprio quando un testo manca di una chiara coesione
formale, la sua inter-pretabilità dipende dal fatto se gli si può
attribuire una precisa intenzione comunicativa o meno. Prendiamo
come esempio la seguente risposta alla domanda Wo warst du
gestern abend?:

(18)Ja, wenn man es genau nimmt, du weißt doch, wie die Dinge so laufen…

Il testo è confuso e non contiene indicazioni utili; risulta


nondimeno interpretabile se si postula - sulla base delle massime
conversazionali - che la volontà dell’emittente sia proprio quella di
rimanere nel vago e non fornire informazioni.
L’accettabilità è un criterio che riguarda l’atteggiamento del
ricevente. Il ricevente si aspetta un testo che presenti elementi di
coesione o comunque si fondi su rapporti di coerenza e abbia
un’intenzione comunicativa chiaramente percepibile. Il ricevente
si aspetta un messaggio che possieda i requisiti fondamentali di un
testo e che gli sia di utilità.
Per essere accettato, un testo deve essere adatto al contesto
sociale e culturale, alla concreta situazione comunicativa e alla
persona del ricevente. Un testo deve quindi essere “stilisticamente”
adeguato. Prendiamo come esempio i seguenti quattro (brevi) testi
che rappresentano modi diversi di formulare la stessa richiesta,
rispettivamente concepiti per contesti situazionali diversi:

(19)a Könnten Sie bitte so freundlich sein und mir das Salz reichen?
b Können Sie mir bitte das Salz geben?
c Gibst du mir bitte das Salz?
d Gib endlich das Salz her!

??? Immaginate situazioni in cui questi testi risultano rispettivamente accettabili!

Ad ogni buon conto, va detto che alcuni tipi di testo (soprattutto


testi creativi, ad es. poesie o slogan pubblicitari) non risultano
accettabili agli occhi di tutti i riceventi. L’accettabilità, oltre a
essere un criterio relativo, è quindi anche un criterio soggettivo. Si
veda come esempio la seguente poesia:

Schweigen (Eugen Gomringer)


schweigen schweigen schweigen
schweigen schweigen schweigen
schweigen schweigen
schweigen schweigen schweigen
schweigen schweigen schweigen

L’informatività è un criterio che riguarda il grado di informazione


del testo, vale a dire la misura in cui esso contiene informazioni
nuove (fatti ignoti o inattesi). È normale che un testo contenga
qualcosa di nuovo (si pensi ad es. come risulta “noiosa” una
persona che racconta sempre la stessa storia o la stessa barzelletta).
Esistono testi con vari gradi di informatività. Una bassa
informatività caratterizza ad es. le frasi di circostanza che servono
solamente a stabilire un contatto comunicativo (per es.
l’osservazione Schönes Wetter heute!, detta in ascensore per evitare
un imbarazzante silenzio, oppure un complimento detto
unicamente per attaccare discorso con un’altra persona). In questi
casi, il testo poco informativo è perfettamente accettabile perché il
ricevente si aspetta proprio questo. Un’alta informatività è invece
tipica di altri tipi testuali: un testo scientifico, ad esempio, deve
essere assolutamente innovativo e dire cose nuove (altrimenti è
considerato inutile); un giornale non deve riportare notizie
“vecchie”; il monologo di un comico dovrebbe contenere battute
“nuove” e originali.
La situazionalità, come abbiamo già accennato, è un criterio
collegato all’accettabilità di un testo. Infatti. un testo risulta chiaro
e comprensibile solo se inserito in una determinata situazione.
Fattori determinanti sono principalmente il tempo, il luogo e la
persona dell’emittente. Prendiamo ad es. la seguente affermazione:

(20)Der islamische Terrorismus stellt eine große Gefahr für die Weltsicherheit dar.

Questo testo ha tutt’altro valore se è prodotto prima o dopo l‘11


settembre 2001, oppure se, a una stessa data, viene letto al Senato
statunitense o in occasione di una conferenza dei Paesi arabi.
Questo testo, inoltre, ha tutt’altra valenza se proviene ad es. dal
Presidente americano o da un noto leader pacifista e così via.
Il testo deve essere adeguato alla situazione non solo per livello
stilistico (vedi sopra), ma anche per lunghezza. I cartelli stradali, ad
es., per essere compresi dall’automobilista di passaggio devono
risultare necessariamente brevi: un cartello come SMOG (con la
scritta all’interno di un cerchio rosso) - collocato all’entrata di un
centro cittadino - è adeguato, un ipotetico messaggio del tipo
Verkehrsverbot bei einem von den örtlichen Behörden ausgerufenen
Smog-Alarm non lo è.
Ad altri tipi testuali, invece, si richiede una certa lunghezza. Ad
es. una lezione universitaria non dovrebbe essere più breve di 45
minuti (ma neanche più lunga!). Parimenti, un’omelia che durasse
2-3 minuti sarebbe percepita come inappropriata.
L’intertestualità è il rapporto tra il testo in questione e altri testi
momentaneamente assenti, ma ben presenti al destinatario del
testo. Si tratta innanzitutto di casi ovvi come ad es. una citazione,
una parodia o la voluta ricreazione di un determinato tipo testuale.
La seguente pubblicità per un fondo di investimento, ad es., riporta
la fotografia di due pugili e, parlando di fatti economici, rimanda al
linguaggio sportivo:
Nur die wenigsten können ihr Vermögen durch K.O. vermehren. Bessere
Gewinnchancen bietet der Templeton Growth Fund. Auch wenn die Börse mal in die
Knie geht, behält der Templeton Growth Fund die Oberhand und das schon seit 48
Jahren. Die weltweite Streuung der Aktienwerte macht ihn zu einem zuverlässigen
Sparringspartner. Und mit schlagkräftigen 11,5% p.a. seit 1954 sind nicht nur viele
herkömmlichen Anlageformen schnell ausgezählt.
[Der Fonds, 8/2003, p. 11]

L’intertestualità è però un fenomeno molto più diffuso. Non solo


abbiamo romanzi a puntate e serie di libri che presentano gli stessi
protagonisti. Sono soprattutto gli articoli di giornale a presupporre
conoscenze testuali pregresse: il lettore deve aver presenti gli
articoli comparsi nei giorni (o addirittura nelle settimane)
precedenti - o comunque deve essere informato dei fatti. Se ad
esempio torniamo da un lungo viaggio all’estero, ci accorgiamo
subito che abbiamo difficoltà a leggere il giornale “di casa” in
quanto ci mancano tutta una serie di informazioni.
Relazioni formali con altri testi sono particolarmente evidenti
nei titoli della stampa. Spesso si fa infatti riferimento a mini-testi
ben conosciuti dal grande pubblico. Si tratta di unità fisse che
possono essere: un modo di dire, un proverbio, uno slogan
pubblicitario, un verso di una poesia famosa, il titolo di un film, di
una canzone o di un’opera letteraria molto nota. L’unità fissa a cui
ci si ricollega può essere ripetuta letteralmente (2la) oppure subire
modificazioni (21b/c/d):

(21)a Wiedersehen macht Freude. Im nächsten Winter gibt’s ein großes Déjà-vu: Die
Modetrends der kommenden Saison sind alle schon mal da gewesen [Stern, 36/2003,
p. 70]
b Ferrari-Pferde in vollem Galopp - Braus und vorbei. Der Ferrari 575M Maranello
[auto motor und sport Testjahrbuch 2003, p. 54]
c Der Reis ist heiß! Das Geheimnis eines gelungenen Risotto [marie claire, 8/2003, p.
158]
d Gaby Köster - Rita allein zu Haus. Nach zehn Jahren soll Gatte Thomas Koller das
Weite gesucht haben [Bunte, 36/2003, p. 12]

I primi tre esempi fanno riferimento a modi di dire: in (2la) si ha


una citazione letterale ( Wiedersehen macht Freude), in (b) e (c) una
modificazione rispettivamente di aus und vorbei (‘definitivamente
finito/passato’) e der Preis ist heiß (‘il prezzo è altamente
conveniente’, titolo anche di una trasmissione televisiva).
L’esempio (d), infine, allude al film Kevin allein zu Haus (titolo
italiano: Mamma, ho perso l’aereo!), sostituendo il nome proprio
Kevin con Rita (nome del noto personaggio televisivo interpretato
dall’attrice Gaby Köster).
Tali modificazioni servono principalmente ad attirare
l’attenzione del lettore. Si ha infatti una deviazione dall’atteso e
quindi un momento di novità e sorpresa. Va però detto che la
sorpresa risulta sempre limitata e il lettore tedesco non avrà
difficoltà a riconoscere l’unità di partenza. Risulta frequente,
infatti, che una stessa unità fissa dia luogo a numerose “variazioni
sul tema”. Si vedano ad esempio i seguenti titoli che partono dal
detto Ich kam, sah und siegte (‘veni, vidi, vici’):

(22)a Kurth kam, sah und traf [www.sport.ard.de, 1.9.2003]


b Topic kam, sah und jubelte [www.berlinonline.de, 28.1.2002]
c Der Meister kam, sah und begeisterte [www.der-reporter.de, 11.6.2003]
d Robbie kam, sah und flirtete [www.abendblatt.de, 12.8.2003]
e Er kam, sah und grinste [www.oberpfalznetz.de, 15.7.2003]
f Sie kam, sah und leuchtete [www.bernerzeitung.ch, 1.9.2003]

Gli esempi (22a) e (b) si riferiscono a calciatori che hanno segnato


una rete decisiva; (c) e (d) a cantanti che hanno avuto successo con
un loro concerto (Guildo Horn, detto “der Meister”, e Robbie
Williams); (e) alla presenza di Arnold Schwarzenegger alla prima
del suo film “Terminator 3”; (f) alla carriera di una personalità
politica svizzera.

6.4. La struttura informazionale del testo: macrostruttura e


microstruttura

Le informazioni contenute in un testo possono essere classificate


secondo due criteri di fondo: 1) il grado di importanza della relativa
informazione (per l’emittente e il ricevente); 2) il grado di novità
dell’informazione (per il ricevente). In entrambi i casi, l’unità di
analisi di partenza è la proposizione (la frase dal punto di vista del
contenuto informazionale).

6.4.1. La macrostruttura

La macrostruttura di un testo è la sua ossatura informazionale


globale. Le informazioni contenute nel testo, infatti, non sono tutte
sullo stesso piano, ma costituiscono un insieme gerarchizzato che
si lascia riassumere in un diagramma ad albero:
In questo diagramma-tipo, P1, P2, P3 ecc. indicano proposizioni;
M1, M2, M3 ecc. macrostrutture dello stesso livello; Mn-2, Mn-1 e Mn
macrostrutture di livello via via superiore. Gruppi di proposizioni
(come P1, P2, P3) formano quindi un’unità semantica a un livello
superiore: una macrostruttura appunto (qui ad es. contrassegnata
con M1n-2). Gruppi di macrostrutture (M1n-2, M2n-2, M3n-2 ecc.)
formano a loro volta una macrostruttura di livello più alto (M1n-1) e
così via. La macrostruttura di livello più elevato (Mn) è detta anche
tema del testo (l’idea principale del testo, il suo concetto
fondamentale), le macrostrutture di livello inferiore sono sub-temi.
La macrostruttura è quindi l’astrazione e la concentrazione del
contenuto del testo, vale a dire la base semantico-tematica del testo
visto nella sua globalità.
Il tema (o sub-tema) è spesso menzionato nel testo - mediante
una frase centrale o una parola chiave - oppure viene addirittura
esplicitato tramite un titolo attribuito al testo stesso. Ciò aiuta in
maniera determinante il ricevente a cogliere i contenuti centrali di
un testo.
Come si fa concretamente a enucleare la macrostruttura di un
testo? I due procedimenti principali sono quelli che del resto
ispirano ogni buon riassunto: selezione e generalizzazione. La
selezione parte “dal basso” considerando le singole proposizioni e
valutando la relativa importanza delle informazioni in esse
contenute. Prendiamo ad es. la seguente proposizione:
(23)Plötzlich stand ein großer Mann in einer grünen Uniform vor der Tür.
(a) Ein Mann stand vor der Tür.
(b) Er war groß.
(c) Er trug eine Uniform.
(d) Die Uniform war grün.

L’informazione (a) è senz’altro indispensabile, mentre (b), (c) e (d)


possono - a seconda del racconto in cui la proposizione è inserita -
essere secondarie e quindi tralasciabili.
Verranno poi considerati gruppi di proposizioni, eliminando
quelle che risultano derivabili contenutisticamente da altre
proposizioni. Nel seguente esempio, le prime tre proposizioni sono
premesse della quarta e possono pertanto essere tralasciate:

(24)Er ging zum Bahnhof. Er ging auf den Bahnsteig. Er stieg in den Zug ein. Er fuhr mit
dem Zug nach Hamburg.

??? Immaginate invece un particolare racconto in cui le tre informazioni qui


eliminabili risultino fondamentali e facciano parte della macrostruttura del testo!

Vediamo infine il secondo procedimento, la generalizzazione:

(25)Der Kühlschrank war voll: Äpfel waren in einer Schale, Birnen auf einem Teller,
Pflaumen in einer Dose.

In questo caso, le informazioni possono essere condensate


trovando un iperonimo per Äpfel, Birnen e Pflaumen:

(26)Der Kühlschrank war voll mit Obst.

6.4.2. La microstruttura: le nozioni di tema e rema

La microstruttura informazionale riguarda il contenuto di singole


proposizioni o di proposizioni adiacenti. Dal punto di vista
informazionale, la frase è costituita da informazioni note e
informazioni nuove: le prime vengono chiamate “tema”, le seconde
“rema”. Il termine tema, in linguistica testuale, è quindi usato in
due accezioni completamente diverse: nel senso di tema del testo
(elemento della macrostruttura) e nel senso di tema della frase
(elemento della microstruttura). Per comprendere meglio le due
nozioni di tema e rema, prendiamo il seguente dialogo:

(27)A: Was macht Hans?


B: Hans arbeitet im Garten.

Nella frase pronunciata dall’interlocutore B, l’informazione nota è


Hans (personaggio conosciuto a entrambi gli interlocutori e figura
di cui A aveva chiesto esplicitamente notizie), l’informazione
nuova è arbeitet im Garten.
L’opposizione tra tema e rema si può descrivere in vari termini:
dato - nuovo; noto - ignoto; contestualmente definito -
contestualmente indefinito; ciò di cui si parla - ciò che si dice a
riguardo. La struttura tema-rema caratterizzante una frase è
determinata dal contesto linguistico in cui essa compare. Vediamo
il seguente dialogo in cui, a differenza del precedente esempio,
nella frase B il tema è Hans arbeitet e il rema è im Garten:

(28)A: Wo arbeitet Hans?


B: Hans arbeitet im Garten.

Per segnalare l’informazione nuova nella frase risulta importante,


come abbiamo visto, la sequenza lineare degli elementi: prima
viene il tema, poi il rema. Nella lingua parlata, inoltre, è da
considerare il ruolo della struttura accentuale. Infatti, l’elemento
rematico diventa portatore di accento:

(29)A: Wer arbeitet im Garten?


B: Hans arbeitet im Garten.
(30)A: Was macht Hans im Garten?
B: Hans arbeitet im Garten.
(31)A: Wo arbeitet Hans?
B: Hans arbeitet im Garten.

In questi tre casi, abbiamo la stessa sequenza lineare; il rema viene


rispettivamente segnalato dalla sola presenza dell’accento.
Ovviamente, la struttura tema-rema riguarda non solo risposte a
domande, ma interessa qualsiasi frase che sia preceduta da un’altra
frase:

(32)Ich fahre nach Hamburg, um Freunde zu besuchen. Ich nehme den Zug.
Nella seconda frase, l’elemento nuovo è den Zug. Pertanto, l’ordine
inverso den Zug nehme ich risulta inadeguato in questo contesto.
Va detto, infine, che non tutte le frasi hanno una struttura
tema-rema. Esistono infatti frasi interamente rematiche
(tipicamente la prima frase di un racconto) e frasi interamente
tematiche. Vediamo un esempio di quest’ultimo tipo, in cui
un’intera frase viene ripetuta (in questo caso per esprimere
stupore):

(33)A: Was macht Hans?


B: Hans arbeitet im Garten.
A: Hans arbeitet im Garten. Das hätte ich nie gedacht.

6.4.3. La microstruttura: la progressione tematica

In una sequenza di frasi, la struttura in tema e rema di una


determinata frase è strettamente collegata alla struttura
informazionale delle altre frasi. Il collegamento tra le varie frasi è
detto “progressione tematica” e costituisce uno dei meccanismi
centrali della coesione/coerenza testuale. Tradizionalmente, si
distinguono cinque tipi di progressione tematica:
1) progressione semplice lineare (il rema della prima frase
diventa il tema della seconda, il rema della seconda diventa il tema
della terza, e così via):

(34)Peter kauft ein Geschenk. Das Geschenk ist für Peters Mutter. Sie hat morgen
Geburtstag.

2) progressione a tema costante (il tema della prima frase diventa


il tema della seconda, della terza, e così via):

(35)Irene hat Urlaub. Sie fährt für zwei Wochen in die Karibik. Sie möchte die Sonne
genießen.

3) progressione a temi derivati da un iper-tema (dal tema generale


della prima frase è derivato il tema più specifico della seconda,
della terza, e così via):
(36)Köln ist eine interessante Stadt. Der gotische Dom ist eine große Attraktion. Am
Rhein kann man schön spazieren gehen. Viele Museen laden zu einem Besuch ein.

4) progressione a temi derivati da un iper-rema (dal rema


generale della prima frase è derivato il tema più specifico della
seconda, della terza, e così via):

(37)In ihrer Freizeit treibt Sonja viel Sport. Tennis kann man in vielen Clubs spielen. Bei
Golf gibt es jedoch nur wenige Trainingsmöglichkeiten.

5) progressione con salto tematico (la progressione presenta delle


interruzioni, per cui una frase può avere un tema non derivabile
dalla struttura informazionale delle frasi precedenti):

(38)Ein alter Mann ging über die Straße. Er wurde überfahren. Es regnete sehr stark.
Viele Unfälle passieren bei schlechtem Wetter.

In testi concreti, più che realizzazioni “pure” di un solo tipo di


progressione tematica, troviamo varie forme di combinazioni fra
tipi. Come esempio vediamo il seguente testo, in cui il tema delle
rispettive frasi è sottolineato:

Rentnerin in Kirche beraubt - 3 Jahre Haft


(39)Ein Kölner Richter schickte einen Handtaschenräuber für drei Jahre ins Gefängnis.
(66)Der Mann hatte einer Rentnerin in der Kirche aufgelauert, sie zu Boden gestoßen, ihr
die Tasche entrissen. Beute: 30 Mark. Seitdem träut sich die alte Frau nicht mehr aus
dem Haus. Der Richter: “In einer Kirche sollte niemand mit einem Angreifer rechnen
müssen. Alte Leute sollen wissen, daß die Justiz sie vor solchen Taten schützt”.
[Bild-Zeitung, 28.10.1998, p. 4]

Va infine considerato che spesso i testi, pur essendo lacunosi dal


punto di vista informativo, risultano perfettamente comprensibili
in quanto fanno riferimento a situazioni-tipo (chiamate in inglese
scripts o frames) che fanno stabilmente parte della nostra
conoscenza del mondo: viaggiare in treno, andare allo stadio,
mangiare al ristorante, ecc. Vediamo il seguente esempio:

(39)Er ging ins Restaurant. Er wartete lange auf das Essen. Er gab wenig Trinkgeld.

È facile per il ricevente del testo ricostruire le informazioni


mancanti (qui di seguito sottolineate):
(40)Er ging ins Restaurant. Er setzte sich an einen Tisch. Er bestellte das Essen. Er
wartete lange auf das Essen. Er aß das Essen. Er bat um die Rechnung. Der Kellner
brachte die Rechnung. Er gab wenig Trinkgeld.

6.5. La struttura referenziale del testo: tempi, luoghi,


persone/oggetti

La referenza, in generale, è il rinvio di espressioni linguistiche a


entità extralinguistiche (che fanno parte del mondo reale, di un
mondo possibile o anche di un mondo interamente immaginario).
Le singole istanze dei vari tipi di referenza (temporale, spaziale,
personale/oggettuale) costituiscono una rete di relazioni che
pervade l’intera organizzazione testuale.

6.5.1. Referenza temporale

Numerose lingue, tra cui anche il tedesco e l’italiano, esprimono -


in ogni frase che contiene un verbo finito - una referenza
temporale. Così ad es. nella frase

(41)Ich ging nach Hause.

la forma verbale al preterito indica che l’evento è da collocare al


passato. Non solo mezzi grammaticali come i tempi verbali
possono indicare relazioni temporali, ma anche mezzi lessicali
come ad es. gli avverbi temporali. I mezzi lessicali vengono usati in
aggiunta ai mezzi grammaticali (ich ging gestern nach Hause) o
possono da soli codificare la referenza temporale (ich gehe morgen
nach Hause).

??? In tedesco, alcuni tipi di frase non contengono un verbo finito (Alle mal herhören!,
Achtung!, Die Fahrkarten bitte!). Si può per questo dire che si tratta di frasi senza
ancoraggio temporale?
Per individuare le funzioni dei vari tempi verbali, sono rilevanti tre
momenti:

punto di
il momento stesso in cui viene prodotto
(I) enunciazione
l’enunciato (il nunc);
(N):
punto dell’evento il momento in cui accade l’evento in
(II)
(E): questione;
punto di il momento rispetto al quale si colloca
(III)
riferimento (R): tale evento.

Il rapporto tra questi tre momenti può essere di anteriorità,


posteriorità o contemporaneità. Tale sistema di rapporti si lascia
ben esemplificare dal tempo verbale del piuccheperfetto in tedesco:

(42)Gestern hatte sie bereits das Buch übersetzt.

Questa frase dice che l’evento E (la traduzione) in un momento del


passato R (ieri) è già concluso. Dato che R viene prima del momento
di enunciazione N (oggi), si può stabilire la seguente cronologia
relativa: prima E, poi R, poi N.
I tempi verbali, rispettivamente, codificano un diverso rapporto
tra questi tre punti. Consideriamo i sei tempi verbali
tradizionalmente individuati per il tedesco (presente, preterito,
perfetto, piuccheperfetto, futuro, futuro anteriore):
Ich gehe nach
presente: coincidenza di E, R, N
Hause.
Ich ging nach anteriorità di E e R rispetto a
preterito:
Hause. N
Ich bin nach Hause anteriorità di E rispetto a R e
perfetto:
gegangen. N
Ich war nach anteriorità di E rispetto a R, di
piuccheperf.:
Hause gegangen. R rispetto a N
Ich werde nach posteriorità di E e R rispetto a
futuro:
Hause gehen. N
Ich werde nach
anteriorità di E rispetto a R,
futuro ant.: Hause gegangen
posteriorità di E rispetto a N
sein.

Questa griglia ci permette una prima classificazione dei tempi


verbali in base alla tipologia dei rispettivi rapporti tra i tre fattori in
gioco:
(1) Il rapporto tra E e N. Si tratta della dimensione prettamente
deittica dei tempi verbali. Nel presente, l’evento E e il momento di
enunciazione N coincidono; nel preterito, perfetto e
piuccheperfetto E è anteriore rispetto a N; nel futuro e nel futuro
anteriore E è posteriore a N.
(2) Il rapporto tra E e R. Nei tempi presente, preterito e futuro
l’evento E coincide con il punto di riferimento R. In altre parole:
non vi è un punto di riferimento esterno all’evento stesso che possa
fungere da elemento di ancoraggio. Perfetto, piuccheperfetto e
futuro anteriore, invece, possiedono tale riferimento esterno. Per
tutti e tre i tempi, E è anteriore rispetto a R (per cui si tratta di
retrospettive).
(3) Il rapporto tra R e N. Nel presente e nel perfetto, il punto di
riferimento R e il momento di enunciazione N coincidono; nel
preterito e piuccheperfetto R è anteriore a N; nel futuro e nel futuro
anteriore R è posteriore a N.
??? Il tempo presente può essere usato anche per eventi futuri (Morgen gehe ich ins
Kino) e passati (Gestern war ich im Kino, plötzlich bricht ein Feuer aus). Che cosa
possiamo dedurre sulla natura del tempo presente?

6.5.2. Referenza spaziale

In tedesco, la referenza spaziale non è obbligatoria come quella


temporale e solo in rari casi risulta grammaticalizzata. Va distinta
la referenza locale (stato in luogo come Er sitzt in dem Zimmer) dalla
referenza direzionale (moto a luogo come Er läuft in das Zimmer e
moto da luogo come Er läuft aus dem Zimmer). I rapporti spaziali
vengono espressi in tedesco principalmente tramite un
complemento avverbiale o tramite verbi spaziali. Il complemento
avverbiale può avere la forma di un sintagma preposizionale, di un
avverbio o di una frase avverbiale:

(43)a Er wohnt gegenüber dem Rathaus.


b Er wohnt dort.
c Er wohnt, wo es ihm gefällt.

I verbi spaziali possono essere di posizione e di moto. Facciamo solo


qualche esempio:

verbi di posizione: stehen, liegen, sitzen, hängen, sich befinden, sein, wohnen
verbi di moto: stellen, legen, setzen, hängen, kommen, gehen

Alcune di queste espressioni spaziali hanno un carattere deittico


(come kommen e gehen), altre un carattere non deittico (come stellen
e legen).
Uno dei rari casi in cui la referenza spaziale raggiunge un certo
grado di grammaticalizzazione è l’alternativa di reggenza
(accusativo/dativo) dopo alcune preposizioni. Il dativo indica una
referenza locale: in altre parole, il rapporto tra oggetto localizzato e
oggetto localizzante rimane inalterato. Nel seguente esempio, la
persona in questione - nel lasso di tempo considerato - non si
muove rispetto alla scrivania:

(44)Sie sitzt an einem Schreibtisch.


Si può avere referenza locale anche quando una delle due entità è in
movimento:

(45)Sie läuft auf dem Marktplatz, (‘corre sulla piazza del mercato’)

Il rapporto tra oggetto localizzato e oggetto localizzante qui non


cambia in quanto il movimento rimane confinato alla piazza del
mercato. L’accusativo, invece, costituisce una referenza direzionale
(muta il rapporto tra oggetto localizzato e localizzante):

(46)Sie setzt sich an einen Schreibtisch.


(47)Sie läuft auf den Marktplatz. (‘corre fin sulla piazza del mercato’)

Nella prima frase la persona cambia la sua collocazione spaziale


rispetto alla scrivania. Anche nella seconda frase muta la
configurazione spaziale in quanto la persona, solo alla fine del suo
movimento, viene a trovarsi sulla piazza.
Va infine rilevato che, oltre alle nove preposizioni citate dalle
grammatiche (an, auf, hinter, in, neben, über, unter, vor, zwischen),
anche la preposizione/postposizione entlang mostra una doppia
reggenza che è ricollegabile all’opposizione tra referenza locale e
referenza direzionale:

(48)Die Häuser stehen entlang dem Fluss. [dativo]


(49)Sie läuft bis zur Brücke den Fluss entlang. [accusativo]

6.5.3. Referenza personale/oggettuale

Per riferirsi a persone o oggetti si usano quasi esclusivamente


sintagmi nominali. Due aspetti della referenza
personale/oggettuale sono rilevanti: la quantificazione e la
determinazione.
La quantificazione consiste nella specificazione del numero dei
referenti di una determinata espressione e avviene mediante
quantificatori che si aggiungono al nome del SN (principalmente:
ein, einige, alle, jeder):
(50)a Ein Mann geht nach Hause.
b Einige Männer gehen nach Hause.
c Alle Männer gehen nach Hause.

La determinazione consiste nella delimitazione/individuazione del


referente. Essa può verificarsi tramite l’articolo determinativo
(der), il pronome dimostrativo (dieser/jener) o il pronome
possessivo (mein/dein ecc.). La determinazione può essere
anaforica in senso stretto o in senso lato (a seconda che il
riferimento all’entità menzionata precedentemente sia diretto o
indiretto):

(51 ) a In dem Tal steht ein schönes Dorf. Das Dorf wurde vor 1000 Jahren
gegründet.
b In dem Tal steht ein schönes Dorf. Die Kirche wurde vor 1000 Jahren gebaut.

La determinazione può essere anche deittica. In questo caso


l’individuazione del referente avviene all’interno della situazione
comunicativa:

(52)Das Buch (hier) musst du lesen!

In altri casi, infine, la determinazione del referente è realizzata


fondandosi sulla nostra conoscenza del mondo. Viene usato
l’articolo determinativo. Il seguente esempio si basa sul
presupposto che tutti sappiano che la Germania ha un solo
ministro degli esteri:

(53)Der Bundesaußenminister ist nach Amerika gereist.

??? Quantificazione e determinazione possono essere combinate in una stessa


struttura?

6.6. La tipologia testuale

Abbiamo già visto, quando abbiamo discusso la nozione di testo,


che esiste una molteplicità di tipi testuali. Procediamo ora a una
classificazione più sistematica. I due criteri più importanti sono: la
situazione comunicativa generale e l’intenzione comunicativa
dell’emittente.

6.6.1. Classificazione secondo la situazione comunicativa generale

Una prima classificazione prende come punto di partenza la


situazione comunicativa in cui nasce un determinato testo. Questa
classificazione non considera quindi il testo come prodotto finito
(come risultato), ma si concentra sul processo di costituzione
testuale. Alcuni criteri riguardano i partecipanti alla
comunicazione (emittente e ricevente):
a) Presenza o meno del ricevente. Va distinto l’aspetto spaziale
da quello temporale. Contatto spaziale vi è ad es. in una
conversazione faccia a faccia, distacco spaziale per es. nel caso di
un fax. Coincidenza temporale (senza contatto spaziale) si ha per
es. in una conversazione telefonica, oppure nel caso di una notizia
letta alla televisione; distacco temporale con una lettera spedita per
posta.
b) Numero dei partecipanti alla comunicazione (emittenti e
riceventi). Una lettera ad es. può essere scritta da una persona o da
più persone. Una lettera indirizzata a un solo destinatario ha un
solo ricevente, una lettera circolare ne ha molti.
c) Carattere pubblico della comunicazione. Una lettera aperta è
pubblica, una lettera privata no.
d) Specificità dei partecipanti. I partecipanti possono
produrre/ricevere testi proprio in quanto appartenenti a
determinati gruppi sociali, professionali, ecc. Un esempio è dato
dai testi scientifici.
Altri criteri riguardano più specificamente il comportamento
comunicativo dei partecipanti alla comunicazione:
e) Monologico-dialogico. Un testo monologico è ad es. una
relazione scientifica tenuta a un convegno, un testo dialogico una
tavola rotonda.
f) Pianificato-spontaneo. Un testo pianificato è stato preparato
dal punto di vista del contenuto e della forma (le cose che si
vogliono dire e il modo in cui si vogliono dire), un testo spontaneo
no. Esempi sono rispettivamente una lettera ufficiale al Presidente
della Repubblica e una lettera scritta di getto a una persona con cui
si è in confidenza.
g) Orale-scritto. È pur vero che uno stesso testo può essere letto
ad alta voce o essere distribuito in forma scritta. Solitamente, però,
il testo orale è spontaneo, per cui il ricevente si trova in una
situazione particolare percependo contemporaneamente il vivo
processo di costituzione testuale e il suo risultato. Egli vede una
stretta connessione tra il produttore del testo (i suoi gesti, la
dizione, l’intonazione), la produzione del testo e il risultato di
questa produzione.

??? I tre criteri [±monologico], [±orale] e [±spontaneo] sono forse quelli


gerarchicamente più importanti. Provate a sviluppare una classificazione generale
trovando esempi per ogni combinazione di tratti!

6.6.2. Classificazione secondo la specifica intenzione comunicativa


dell’emittente

I testi pianificati possono essere classificati secondo lo scopo che si


prefigge l’emittente. Sia detto per inciso che la maggior parte dei
testi pianificati sono monologici (la pianificazione è più facile con
un solo emittente) e scritti (l’emittente ha più tempo per
un’accurata preparazione).
Una prima distinzione è quella tra testi letterari e non-letterari.
Mentre in passato i testi letterari si distinguevano dai testi “pratici”
per via di precise scelte stilistiche (per es. l’uso di un lessico aulico),
oggi la letterarietà di un testo consiste principalmente
nell’intenzione dell’emittente di creare un prodotto artistico. Una
classificazione dei testi letterari in generi (romanzo, novella,
sonetto ecc.) è molto antica. Solo recentemente, nell’ambito della
linguistica testuale, si è tentata una classificazione dei testi pratici.
Orientativamente, possiamo distinguere i seguenti tipi testuali:
1) I testi descrittivi hanno lo scopo di descrivere aspetti
caratterizzanti di un oggetto, di una persona, di un luogo o di una
situazione. Spesso non si tratta di testi autonomi, ma di brani
inseriti in altri tipi di testo (per es. la descrizione di un paesaggio
come parte di un resoconto di viaggio, oppure la descrizione di un
apparecchio tecnico nelle istruzioni per l’uso).
2) I testi narrativi si propongono di descrivere concatenazioni
di eventi o azioni, vale a dire di raccontare una storia che si è svolta
lungo un determinato arco di tempo (per es. un articolo di cronaca
che riporta la dinamica di una rapina in banca, oppure un libro che
narra la biografia di un personaggio famoso).
3) I testi informativi intendono fornire notizie utili al lettore su
uno o più argomenti specifici (per es. un’enciclopedia, un
dizionario, un manuale universitario o una guida turistica). Il
lettore li consulterà ogni qualvolta ne abbia bisogno.
4) I testi argomentativi hanno lo scopo di convincere il
ricevente ad accettare una determinata tesi. Il ragionamento
comprende l’esposizione degli argomenti a favore e la confutazione
di possibili obiezioni (ad es. l’articolo di fondo di un giornale,
l’arringa di un avvocato o il discorso di un politico in Parlamento a
sostegno di un determinato progetto di legge).
5) I testi regolativi contengono istruzioni per il ricevente che
possono essere vincolanti (una legge, una disposizione
ministeriale, un regolamento di condominio) o facoltative
(un’istruzione per l’uso, una ricetta di cucina).
I cinque tipi testuali appena trattati sono da considerarsi tipi
ideali. Infatti, nella realtà linguistica, incontriamo spesso “testi
misti” che presentano varie forme di integrazione fra tipi diversi.
Così ad esempio un articolo di cronaca che racconta il calvario di un
personaggio famoso ammalatosi gravemente può contenere parti
informative (una caratterizzazione della malattia in questione) e
parti regolative (considerazioni-consigli su come poter guarire).

Esercizi
E 6-1: Nozione di “testo”
Discutete le seguenti due definizioni di testo!
(Schriftlich fixierte) im Wortlaut festgelegte, inhaltlich zusammenhängende Folge
von Aussagen.
[DUDEN - Das große Wörterbuch der deutschen Sprache in 10 Bänden, p. 3891]
Folge von Sätzen, die miteinander in Verbindung stehen. [Langenscheidts
Großwörterbuch Deutsch als Fremdsprache, p. 963] Quali caratteristiche del testo
non vengono prese in considerazione? Vi sono tipi di testo a cui non si adatta la
rispettiva definizione?

E 6-2: Coesione sintattica


Quali sono i principali mezzi di coesione sintattica (forme di
ripresa e connettori) nel seguente testo?

Mietrecht: Der Vermieter tobte, als die Kinder ernteten


(29)Daniela R. fühlte sich richtig wohl in der neuen Mietwohnung am Stadtrand. Die
Räume waren schön hell, das Haus stand ruhig im Grünen und hatte einen
traumhaften Garten, in dem die Kinder ungestört spielen konnten. Dort standen
auch mehrere Apfel- und Pflaumenbäume. Als im Spätsommer dann die Früchte reif
wurden, freute sich die ganze Familie auf eine dicke Ernte. Auch andere Mietparteien
griffen dabei kräftig zu. Bald waren alle Mitbewohner des Hauses mit den Früchten
aus dem Garten versorgt. Das passte dem Vermieter überhaupt nicht. In seinen
Augen gehörten die Früchte in seinem Garten auch ihm. Als sich der Strèit nicht
beilegen ließ, traf man sich vor dem Amtsgericht Leverkusen. Die Richter stellten
sich in dem Verfahren eindeutig auf die Seite der Mieter. Wer eine Wohnung mit
Hausgarten angemietet habe, könne auch über das dort wachsende Obst verfügen,
urteilten sie.
[neuewoche, 31/2003, p. 48]

E 6-3: Pronomi
Individuate i pronomi nel seguente testo, indicando se si tratta
rispettivamente di rinvii anaforici o cataforici!

Fachchinesisch bleibt nicht hängen


Zum einen Ohr rein, zum anderen wieder raus: Bis zu 80 Prozent von dem, was die
Mediziner im Krankenhaus ihnen erklären, vergessen Patienten sofort wieder. Und
das, was im Gedächtnis hängen bleibt, ist zur Hälfte falsch. Zu diesem Ergebnis
kommt Dr. Roy Kessels von der niederländischen Universität Utrecht.
[Apotheken Umschau, 15.8.2003, p. 6]

E 6-4: Pronomi
Quali pronomi, nel seguente testo, si potrebbero riferire a più
antecedenti? Perché non sorgono malintesi?
Einst, nachdem er schon ein Jahr oder zwei unterwegs gewesen war, kam Goldmund
auf den Hof eines wohlhabenden Ritters mit zwei schönen jungen Töchtern. Es war
im Frühherbst, bald würden die Nächte kühl werden, im vergangenen Herbst und
Winter hatte er das gekostet, nicht ohne Sorge dachte er an die kommenden Monate,
im Winter war die Wanderschaft schwer. Er fragte um Essen und Nachtlager. Man
nahm ihn artig auf, und als der Ritter hörte, der Fremde habe studiert und könne
Griechisch, ließ er ihn vom Tisch der Dienstboten an den seinen herüberkommen
und behandelte ihn beinah wie seinesgleichen. Die beiden Töchter hielten die Augen
gesenkt, die Ältere war achtzehn, die kleine kaum sechzehn Jahre alt, Lydia und
Julie.
[Hermann Hesse, Narziß und Goldmund. Frankfurt a.M.: Suhrkamp, pp. 93-4]

E 6-5: Coesione morfo-fonologica


Indicate i mezzi di coesione morfo-fonologica nel seguente
testo!

Weihnachten (Joseph von Eichendorff)


Markt und Straßen stehn verlassen,
Still erleuchtet jedes Haus,
Sinnend geh’ ich durch die Gassen,
Alles sieht so festlich aus.

An den Fenstern haben Frauen


Buntes Spielzeug fromm geschmückt,
Tausend Kindlein stehn und schauen,
Sind so wunderstill beglückt.

Und ich wandre aus den Mauern


Bis hinaus ins freie Feld,
Hehres Glänzen, heil’ges Schauern!
Wie so weit und still die Welt!

E 6-6: Coerenza
I seguenti due testi difettano di meccanismi di coesione
testuale. Su che cosa si basa la coerenza di fondo del rispettivo testo
(una poesia e un’inserzione sul giornale)?
a)
Reklame (Ingeborg Bachmann)
Wohin aber gehen wir
ohne sorge sei ohne sorge
wenn es dunkel und wenn es kalt wird
sei ohne sorge
aber
mit musik
was sollen wir tun
heiter und mit musik
und denken
heiter
angesichts eines Endes
mit musik
und wohin tragen wir
am besten
unsere Fragen und den Schauer aller Jahre
in die Traumwäscherei ohne sorge sei ohne sorge
was aber geschieht
am besten
wenn Totenstille
eintritt
b)
Bellevue **** INSEL RÜGEN
exklusive Appartements am Strand, großzügige Balkone mit
traumhaftem Meerblick, Sauna, Lift
Herbstangebote, Supersparsaison ab 20. Okt. 03 - März 04
18609 Ostseebad Binz, Strandpromenade 29
[Die Zeit, 28.8.2003, p. 65]
E 6-7: Intertestualità
Indicate rispettivamente le espressioni fisse a cui si riferiscono i
seguenti titoli di giornale!
Und sie bewegt sich doch. Die US-Regierung braucht Hilfe im
Irak und tastet sich vorsichtig an die UN heran [Süddeutsche
Zeitung, 29.8.2003, p. 4]
Firmen des Tages: Münchner Rück, TUI - Mit wenn und aber (p.
23)
Unhappv Hour. Nach 22 Jahren schließt Charles Schumann
seine Bar (p. 35) Irak - Mission (Im)possible [Die Zeit, 28.8.2003, p. 1
]
Saddam und Gomorrha. Nach dem Anschlag auf das
Hauptquartier der UN im Irak fordern viele Staaten: mehr Macht
für die UN (p. 3)
Im Zweifel für die Meinungsfreiheit (p. 18)
Der alte Mann und die Maut. Verkehrsminister Manfred Stolpe
meidet Konflikte (p. 26)
Manche mögen’s kalt. Pro-Kopf-Verbrauch von Speiseeis in
Litern 2002 (p. 29)
Leidende Angestellte. Wenn der Arbeitsdruck wächst, nehmen
auch psychosomatische Erkrankungen zu (p. 31)
Unser täglich Gemüse. Zucchini wachsen so schnell, dass man
ihnen dabei zusehen kann (p. 59)
E 6-8: Progressione tematica
Ricostruite la progressione tematica del seguente testo!

Ältester Bankräuber der Welt nach Überfall gefasst


Dallas - Er ist der älteste Bankräuber der USA. Ein 91-Jähriger schob einem
Bankangestellten in Texas einen großen Umschlag mit der Aufschrift “Banküberfall”
zu. Der unbewaffnete Rentner erbeutete rund 2000 Dollar. Kurze Zeit später fasste
ihn die Polizei. Zeugen hatten das Kennzeichen des Fluchtautos notiert. Zuletzt
wurde der Mann im Alter von 87 Jahren nach einem Bankraub geschnappt und zu 3
Jahren Haft verurteilt. Jetzt drohen ihm bis zu 20 Jahren Haft. [Bild-Zeitung,
15.8.2003, p. 14]

E 6-9: Coreferenza
Nel seguente testo, indicate espressioni che hanno lo stesso
referente!

Chaos nach Stromausfall in Amerika


New York - Der größte Stromausfall in der Geschichte der USA hat das öffentliche
Leben in Nordamerika und Teilen Kanadas weitgehend lahm gelegt. Rund 20
Stunden nach Beginn des großflächigen Ausfalls herrschte am Freitag noch
Unklarheit darüber, wodurch das Desaster ausgelöst wurde. US-Präsident George W.
Bush nannte den Blackout eine “Lektion für unser Land”. Einen terroristischen
Hintergrund gebe es nicht, fügte Bush hinzu. [Kölner Stadtanzeiger, 16.8.2003, p. 1]

E 6-10: Referenza spaziale


Nelle seguenti coppie di esempi, accusativo e dativo indicano la
stessa oggettiva configurazione spaziale, ma differiscono nel modo
di rappresentarla. In che senso possiamo dire che accusativo e
dativo conservano rispettivamente il loro carattere dinamico e
statico?
(a) Sie kehrten in ein Gasthaus ein. Sie kehrten in einem Gasthaus ein.
(b) Sie ließ sich auf das Sofa nieder. Sie ließ sich auf dem Sofa nieder.
(c) Er schloss die Mappe in die Schublade ein. Er schloss die Mappe in der Schublade
ein.

Bibliografia per approfondimenti


Adamzik, Kirsten (a e. di) (2000). Textsorten. Reflexionen und
Analysen. Tübingen: Stauffenburg.
Antos, Gerd / Tietz, Heike (a c. di) (1997). Die Zukunft der
Textlinguistik. Traditionen, Transformationen, Trends. Tübingen:
Niemeyer.
Beaugrande, Robert-A. de / Dressler, Wolfgang U. (1981).
Einführung in die Textlinguistik. Tübingen: Niemeyer.
Brinker, Klaus (20015). Linguistische Textanalyse. Eine
Einführung in Grundbegriffe und Methoden. Berlin: Schmidt.
Brinker, Klaus et al. (a c. di) (2000). Text- und Gesprächslinguistik.
Ein internationales Handbuch zeitgenössischer Forschung. 2 voll.
Berlin/New York: de Gruyter.
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Grundlagen einer explikativen Semantik. Opladen: Westdeutscher
Verlag.
Coseriu, Eugenio (19943). Textlinguistik. Eine Einführung.
Tübingen: Francke.
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Textlinguistik und Stilistik für Einsteiger. Ein Lehr- und Arbeitsbuch.
Frankfurt a.M.: Lang.
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Textgrammatik. Wiesbaden: Westdeutscher Verlag.
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Textlinguistik. Eine Einführung. Tübingen: Niemeyer.
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Semiotische Strukturen, Modelle, Interpretationen. München: Fink.
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Textsortenvarianten. Frankfurt a.M.: Lang.
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Anfang war der Text. Zehn Jahre “Textgrammatik der deutschen
Sprache”. München: Iudicium.
Vater, Heinz (20013). Einführung in die Textlinguistik. München:
Fink.
APPARATO BIBLIOGRAFICO GENERALE

1. Lingua tedesca: opere di consultazione

1.1. Grammatiche linguistiche

Admoni, Wladimir G. (19824). Der deutsche Sprachbau. München:


Beck.
Brinkmann, Hennig (19712). Die deutsche Sprache. Gestalt und
Leistung. Düsseldorf: Schwann.
DUDEN - Grammatik der deutschen Gegenwartssprache (1998). A
cura di Peter Eisenberg et al. Mannheim: Dudenverlag.
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Grammatik. Form, Leistung und Gebrauch der Gegenwartssprache.
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Eisenberg, Peter (1998/19994). Grundriß der deutschen
Grammatik. Vol. 1 Das Wort, vol. 2 Der Satz; Stuttgart/Weimar:
Metzler.
Engel, Ulrich (19963). Deutsche Grammatik. Vollständige
Darstellung der deutschen Gegenwartssprache. Heidelberg: Groos.
Engel, Ulrich (2002). Kurze Grammatik der deutschen Sprache.
München: Iudicium.
Erben, Johannes (198012). Deutsche Grammatik. Ein Abriß.
München: Hueber.
Fläming, Walter (1991). Grammatik des Deutschen. Einführung in
Struktur- und Wirkungszusammenhänge. Berlin: Akademie.
Genzmer, Herbert (1995). Deutsche Grammatik. Frankfurt
a.M./Leipzig: Insel.
Götze, Lutz / Hess-Lüttich, Ernest W.B. (19993). Grammatik der
deutschen Sprache. Sprachsystem und Sprachgebrauch. Gütersloh:
Bertelsmann.
Heidolph, Karl Erich et al. (1981). Grundzüge einer deutschen
Grammatik. Berlin: Akademie.
Heibig, Gerhard (19994). Deutsche Grammatik. Grundfragen und
Abriß. München: Iudicium.
Hentschel, Elke / Weydt, Harald (20033). Handbuch der
deutschen Grammatik. Berlin/New York: de Gruyter.
Heringer, Hans-Jürgen (1997). Kleine deutsche Grammatik.
Sprachwissen, Stil, Rechtschreibung. Berlin: Cornelsen.
Kürschner, Wilfried (20 034). Grammatisches Kompendium.
Systematisches Verzeichnis grammatischer Grundbegriffe. Tübingen:
Francke.
Sommerfeldt, Karl-Ernst / Starke, Günter (19983). Einführung in
die Grammatik der deutschen Gegenwartssprache. Tübingen:
Niemeyer.
Weinrich, Harald (20032). Textgrammatik der deutschen Sprache.
Hildesheim: Olms.
Zifonun, Gisela / Hoffmann, Ludger / Strecker, Bruno (a c. di)
(1997). Grammatik der deutschen Sprache. Berlin/New York: de
Gruyter.

1.2. Grammatiche didattiche

1.2.1. Grammatiche per discenti stranieri in generale

Apelt, Mary L. et al. (1997). Grammatik à la carte! Das Übungsbuch


zur “Grundgrammatik Deutsch”. Vol. 1 Grundstufe, vol. 2 Mittelstufe.
In collaborazione Frankfurt a.M.: Diesterweg e Aarau: Sauerländer.
Barkowski, Hans (19924). Kommunikative Grammatik und
Deutschlernen mit ausländischen Arbeitern. Mainz: CM-Verlag.
Birkenfeld, Helmut / Jelkmann, Ursula (1999). Mittel stufen
grammatik mit Übungen zur Wortbildung der Substantive. Verben und
Adjektive. Köln: Armant.
Buscha, Joachim et al. (2002). Grammatik in Feldern. Ein Lehr-
und Übungsbuchfür Fortgeschrittene. Ismaning: Verlag für Deutsch.
Clamer, Friedrich / Heilmann, Erhard (2002). Übungsgrammatik
für die Grundstufe. Regeln - Listen - Übungen. Wiesbaum: Liebaug-
Dartmann.
Clamer, Friedrich / Heilmann, Erhard / Roller, Helmut (2002).
Übungsgrammatik für die Mittelstufe. Regeln - Listen - Übungen.
Erweiterte Fassung. Wiesbaum: Liebaug-Dartmann.
Dreyer, Hilke / Schmitt, Richard (2000). Lehr- und Übungsbuch
der deutschen Grammatik. Neubearbeitung. Ismaning: Verlag für
Deutsch.
Engel, Ulrich / Tertel, Rozemarie (1993). Kommunikative
Grammatik Deutsch als Fremdsprache. Die Regeln der deutschen
Gebrauchssprache in 30 gemeinverständlichen Kapiteln. Mit Texten
und Aufgaben. München: Iudi-cium.
Fandrych, Christian / Tallowitz, Ulrike (2000). Klipp und Klar.
Übungsgrammatik Grundstufe Deutsch. Stuttgart: Klett.
Frey, Evelyn (2000). Grammatik von A bis Z. Grundstufe Deutsch.
Stuttgart: Klett.
Gloyer, Henning (1998/1999). Das Grammatik-Karussell. Vol. 1
Einführung - Flexion, vol. 2 Syntax, vol. 3 Text und Kontext.
Ismaning: Verlag für Deutsch.
Griesbach, Heinz (1986). Neue deutsche Grammatik. Berlin:
Langenscheidt.
Hall, Karin / Scheiner. Barbara (2001). Übungsgrammatik DaF für
Fortgeschrittene. Ismaning: Verlag für Deutsch.
Heidermann, Werner (1997). Grammatik üben 1.
Grammatiktraining Grundstufe. Ismaning: Verlag für Deutsch.
Heibig, Gerhard / Buscha, Joachim (2000). Leitfaden der
deutschen Grammatik. Berlin/München: Langenscheidt.
Heibig, Gerhard / Buscha, Joachim (2000). Übungsgrammatik
Deutsch. Berlin/München: Langenscheidt.
Heibig, Gerhard / Buscha, Joachim (2001). Deutsche Grammatik.
Ein Handbuch für den Ausländerunterricht. Berlin/München:
Langenscheidt.
Hering, Axel / Matussek, Magdalena / Perlmann-Balme,
Michaela (2002). Em. Übungsgrammatik Deutsch als Fremdsprache.
Ismaning: Hueber.
Heringer, Hans-Jürgen (1988). Lesen lehren lernen. Eine rezeptive
Grammatik des Deutschen. Tübingen: Niemeyer.
Jentsch, Horst (2001). Grammatik zum Üben. Ein Arbeitsbuch mit
Regeln und Übungen. Vol. 1 Grundstufe, vol. 2 Mittelstufe. Köln:
Jentsch.
Kars, Jürgen / Häussermann, Ulrich (1997). Grundgrammatik
Deutsch. In collaborazione Frankfurt a.M.: Diesterweg e Aarau:
Sauerländer.
Latour, Bernd (1988). Mittelstufen-Grammatik für Deutsch als
Fremdsprache. Ismaning: Hueber.
Luscher, Renate (2000). Die CD-ROM Grammatik Deutsch für
Anfänger. Ismaning: Hueber.
Luscher, Renate (2001). Übungsgrammatik für Anfänger. Deutsch
als Fremdsprache. Ismaning: Verlag für Deutsch.
Luscher, Renate / Schäpers, Roland (1985). Grammatik der
modernen deutschen Umgangssprache. Ismaning: Hueber.
Nieder, Lorenz (1987). Lernergrammatik für Deutsch als
Fremdsprache. Ismaning: Hueber.
Reimann, Monika (2000). Grundstufen-Grammatik für Deutsch
als Fremdsprache. Ismaning: Hueber.
Rüg, Wolfgang / Tomaszewski, Andreas (2001). Grammatik mit
Sinn und Verstand. Übungsgrammatik für Mittel- und Oberstufe.
Neufassung. München: Klett.
Schade, Günter (2002). Einführung in die deutsche Sprache der
Wissenschaften. Ein Lehrbuch für Ausländer. Berlin: Schmidt.
Schulz, Dora / Griesbach, Heinz (1995). Grammatik der deutschen
Sprache. Ismaning: Hueber.
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Antwort. Deutsch. Eine Übungsgrammatik für Anfänger und
Fortgeschrittene. Berlin/München: Langenscheidt.
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Übungen. Berlin/München: Langenscheidt.
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kurz und schmerzlos / German Grommar in a Nutshell.
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Lernhilfen - Regeln. Stuttgart: Klett.
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Mittelstufe. Ismaning: Verlag für Deutsch.

1.2.2. Grammatiche per discenti italiani

Ahrenholz, Bernt (1994). Grammatica tedesca per principianti.


Fasano: Schena.
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Grammatica di riferimento per lo studio della lingua tedesca. Torino:
Il Capitello.
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deutschen Grammatik. Grammatica tedesca di livello medio-avanzato
finalizzata all’espressione scritta. Torino: Petrini.
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esercizi. Milano: Mondadori.
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klar - ein grammatisches Übungsbuch. Milano: Principato.
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esercizi. Nuova edizione. Tradotta e rielaborata da Simonetta
Guarini e Luciana Ziglio. Ismaning: Verlag für Deutsch.
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Confronti / Vergleiche: Aspetti contrastivi del tedesco rispetto
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Firenze: Sansoni.
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tedesco contemporaneo. Tradotta e rielaborata da M. Cristina
Quarantelli-Colajanni. München: Hueber.
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sintattico-grammaticale ali ‘apprendimento della lingua tedesca con
spiegazioni, esempi spiegati ed esercizi con chiave spiegata. Seregno:
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Weerning, Marion / Mondello, Mariano (2000). Dies und Das.
Grammatica di tedesco con esercizi■ Genova: Cideb.

1.3. Dizionari monolingui

1.3.1. Dizionari generali

Duden. Das große Wörterbuch der deutschen Sprache in zehn Bänden


(19993).
Mannheim: Dudenverlag. Duden. Deutsches Universalwörterbuch
(20 035). Mannheim: Dudenverlag. Hermann Paul. Deutsches
Wörterbuch (200210). Tübingen: Niemeyer. Langenscheidts
Großwörterbuch Deutsch als Fremdsprache (20033).
Berlin/München: Langenscheidt. Wahrig. Deutsches Wörterbuch
(20017). Gütersloh: Bertelsmann. Wörterbuch Deutsch als
Fremdsprache (2000). Berlin/New York: de Gruyter.

1.3.2. Dizionari specifici

DUDEN in 12 Bänden. Mannheim: Dudenverlag.


vol. 1: Die deutsche Rechtschreibung (200022).
vol. 2: Das Stilwörterbuch (20018).
vol. 3: Das Bildwörterbuch (19995).
vol. 4: Die Grammatik (19986).
vol. 5: Das Fremdwörterbuch (20017).
vol. 6: Das Aussprachewörterbuch (20004).
vol. 7: Das Herkunftswörterbuch (20013).
vol. 8: Die sinn- und sachverwandten Wörter (19972).
vol. 9: Richtiges und gutes Deutsch (19974).
vol. 10: Das Bedeutungswörterbuch (20 023).
vol. 11: Redewendungen (20022)
vol. 12: Zitate und Ansprüche (20022).
WAHRIG. Gütersloh: Bertelsmann.
vol. 1: Die deutsche Rechtschreibung (2002).
vol. 2: Fremdwörterlexikon (2002).
vol. 3: Synonymwörterbuch (2002).
vol. 4: Grammatik der deutschen Sprache (2002).
vol. 5: Fehlelfreies und gutes Deutsch (2003).
vol. 6: Herkunftswörterbuch (2002).

1.4. Dizionari bilingui

1.4.1. Dizionari generali

DIT. Il dizionario. Tedesco-italiano / italiano-tedesco (20033). In


collaborazione Torino: Paravia e Berlin/München: Langenscheidt.
Duden-Zanichelli. Dizionario illustrato tedesco e italiano.
Bildwörterbuch Deutsch und Italienisch (1993). In collaborazione
Mannheim: Dudenverlag e Bologna: Zanichelli.
Falsche Freunde auf der Lauer. Dizionario di false analogie e
ambigue affinità fra tedesco e italiano (1990). Bologna: Zanichelli.
Garzanti-Petrini. Dizionario di tedesco. Tedesco-italiano /Italiano-
tedesco (2002). Milano: Garzanti.
Il dizionario di tedesco con cd-rom per Windows. Dizionario
tedesco-italiano / italiano-tedesco (2001). In collaborazione Bologna:
Zanichelli e Stuttgart: Pons/Klett.
Paravia. Langenscheidts Handwörterbuch Deutsch-Italienisch
(1998). In collaborazione Berlin/München: Langenscheidt e Torino:
Paravia.
1.4.2. Dizionari tecnici

Dizionario del computer e delle tecnologie dell’informazione.


Wörterbuch der Computer- und Informationstechnologie. Tedesco-
italiano / italiano-tedesco (2002). Milano: Hoepli.
Dizionario delle telecomunicazioni. Wörterbuch der
Telekommunikation. Tedesco-italiano / italiano-tedesco (2002).
Milano: Hoepli.
Dizionario di tecnica e scienze applicate. Tedesco-italiano /
italiano-tedesco (1998/1999). 2 voli. In collaborazione Bologna:
Zanichelli e Berlin: Lan-genscheidt.
Dizionario giuridico ed economico. Wörterbuch der Rechts- und
Wirtschaftssprache. Italiano-tedesco / tedesco-italiano
5 6
(2001 /2003 ). 2 voll. In collaborazione Milano: Giuffrè e
München: Beck.
Gabler Wirtschaftswörterbuch. Deutsch-Italienisch / Italienisch-
Deutsch (2002). 2 voll. Wiesbaden: Gabler.
Grande dizionario tecnico tedesco. Das große Wörterbuch der
Technik. Tedesco-italiano / italiano-tedesco (20032). In
collaborazione Milano: Hoepli e Wiesbaden: Brandstetter.
Medizin. Medicina. Italienisch-Deutsch / Deutsch-Italienisch
(2002). Berlin/München: Langenscheidt.
Novissimo dizionario commerciale delle lingue italiano e tedesco
(19903). Brescia: Vannini.

2. Linguistica tedesca

2.1. Introduzioni alla linguistica tedesca

Albano Leoni, Federico / Morlicchio, Elda (1988). Introduzione allo


studio della lingua tedesca. Bologna: Il Mulino.
Bergmann, Rolf / Pauly, Peter / Stricker, Stefanie (20013).
Einführung in die deutsche Sprachwissenschaft. Heidelberg: Winter.
Brandt, Patrick et al. (1999). Sprachwissenschaft. Ein roter Faden
für das Studium. Köln: Böhlau.
Bünting, Karl Dieter (19787). Einführung in die Linguistik.
Kronberg: Athenäum.
Clément, Danièle (20002). Linguistisches Grundwissen. Eine
Einführung für zukünftige Deutschlehrer. Opladen: Westdeutscher
Verlag.
Dürr, Michael / Schlobinski, Peter (19942). Einführung in die
deskriptive Linguistik. Opladen: Westdeutscher Verlag.
Dürscheid, Christa / Kircher, Hartmut / Sowinski, Bernhard
(19952). Germanistik. Eine Einführung. Köln: Böhlau.
Fischer, Hans-Dieter / Uerpmann, Horst (1987). Einführung in
die deutsche Sprachwissenschaft. Ein Arbeitsbuch. München:
Ehrenwirth.
Fleischer, Wolfgang / Heibig, Gerhard / Lerchner, Gotthard (a c.
di) (2002). Kleine Enzyklopädie Deutsche Sprache. Frankfurt a.M.:
Lang.
Geier, Manfred (1998). Orientierung Linguistik. Was sie kann, was
sie will. Reinbek: Rowohlt.
Gross, Harro / Fischer, Klaus (19983). Einführung in die
germanistische Linguistik. München: Iudicium.
Handke, Jürgen / Intemann, Frauke (2000). Die interaktive
Einführung in die Linguistik. CD-ROM Version 2.0. Ismaning:
Hueber.
Linke, Angelika / Nussbaumer, Markus / Portmann, Paul R.
(20014). Studienbuch Linguistik. Tübingen: Niemeyer.
Löffler, Heinrich (19982). Linguistische Grundlagen. Eine
Einführung. Aarau: Sauerländer.
Lühr, Rosemarie (20006). Neuhochdeutsch. Eine Einführung in die
Sprachwissenschaft. München: Fink.
Meibauer, Jörg et al. (2002). Einführung in die germanistische
Linguistik. Stuttgart/Weimar: Metzler.
Müller, Horst M. (a c. di) (2002). Arbeitsbuch Linguistik.
Paderborn: Schöningh.
Pelz, Heidrun (20005). Linguistik. Eine Einführung. Hamburg:
Hoffmann und Campe.
Ponti, Donatella / Buzzo Margari, Renata / Costa, Marcella
(1997). Elementi di linguistica tedesca. Alessandria: Edizioni
dell’Orso.
Pörings, Ralf / Schmitz, Ulrich (20032). Sprache und
Sprachwissenschaft. Eine kognitiv orientierte Einführung. Tübingen:
Narr.
Spillmann, Hans Otto (2000). Einführung in die germanistische
Linguistik. Berlin: Langenscheidt.
Ulrich, Winfried (19956). Linguistik für den Deutschunterricht.
Aachen-Hahn: Hahner Verlagsgesellschaft.
Vater, Heinz (20024). Einführung in die Sprachwissenschaft.
München: Fink.
Volmert, Johannes (a c. di) (20004). Grundkurs
Sprachwissenschaft. München: Fink.

2.2. Dizionari terminologici

Bußmann, Hadumod (a c. di) (20023). Lexikon der


Sprachwissenschaft. Stuttgart: Kröner.
Glück, Helmut (a c. di) (20002). Metzler Lexikon Sprache.
Stuttgart/Weimar: Metzler.
Homberger, Dietrich (2000). Sachwörterbuch zur
Sprachwissenschaft. Stuttgart: Reclam.
Lewandowski, Theodor (19946). Linguistisches Wörterbuch.
Heidelberg: Quelle & Meyer.
Ulrich, Winfried (20025). Wörterbuch Linguistik. Grundbegriffe.
Stuttgart: Borntraeger.

2.3. Opere contrastive italiano/tedesco (opere generali)


Blasco Ferrer, Eduardo (1999). Italiano e tedesco. Un confronto
linguistico. Torino: Paravia.
Bosco Coletsos, Sandra (a c. di) (1997). Italiano e tedesco: un
confronto. Appunti morfo-sintattici, lessicali e fonetici. Alessandria:
Edizioni dell’Orso.
Gislimberti, Silvio (19932). Deutsch-Italienisch: Syntaktische und
semantische Untersuchungen. Wilhelmsfeld: Egert.
Putzer, Oskar (1994). Fehleranalyse und Sprachvergleich.
Linguistische Methoden im Fremdsprachenunterricht am Beispiel
Italienisch-Deutsch. Ismaning: Hueber.

Avviamento al lavoro scientifico

3.1. Introduzioni alla stesura di lavori scientifici (in tedesco)

Esselborn-Krumbiegel, Helga (2002). Von der Idee zum Text. Eine


Anleitung zum wissenschaftlichen Schreiben. Paderborn: Schöningh.
Göttert, Karl-Heinz (1999). Kleine Schreibschule für Studierende.
München: Fink.
Narr, Wolf-Dieter / Stary, Joachim (a c. di) (20002). Lust und Last
des wissenschaftlichen Schreibens. Hochschullehrerinnen und
Hochschullehrer geben Studierenden Tips. Frankfurt a.M.: Suhrkamp.
Niederhauser, Jörg (20003). Duden. Die schriftliche Arbeit.
Mannheim: Dudenverlag.

3.2. Repertori bibliografici

Eisenberg, Peter / Gusovius, Alexander (19882). Bibliographie zur


deutschen Grammatik. 1965-1986. Tübingen: Narr.
Eisenberg, Peter / Wiese, Bernd (19953). Bibliographie zur
deutschen Grammatik. 1984-1994. Tübingen: Stauffenburg.
Munske, Horst H. / Van der Eist, Gaston (19993). Erlanger
Bibliographie zur germanistischen Sprachwissenschaft. Erlangen:
Palm & Enke.
Kreuder, Hans-Dieter (19933). Studienbibliographie Linguistik.
Stuttgart: Steiner.
Groos Studienbibliographien (1990-2000) [www.ids-
mannheim.de/pub/studienbib] - attualmente 33 volumi sui
seguenti argomenti: (1) Negation; (2) Textverstehen und
Textverständlichkeit; (3) Sprachkritik; (4) Diskursforschung und
Kommunikation; (5) Wissenschaftssprache; (6) Orthographie; (7)
Textlinguistik; (8) Neurolinguistik; (9) Sprache im
Nationalsozialismus; (10) Deutsche Wortbildung; (11)
Interkulturelle Kommunikation; (12) Argumentation und
Argumentationstheorie; (13) Stil und Stilistik; (14) Schreiben; (15)
Sprache und Geschlecht; (16) Soziolinguistik; (17) Sprache und
Fernsehen; (18) Idiomatik/Phraseologie; (19) Nationale Varitäten
der deutschen Sprache; (20) Sprache und Recht; (21) Sprache in der
Werbung; (22) Lexikologie; (23) Neologismen; (24) Deutsch als
Fremdsprache; (25) Grammatik der gesprochenen Sprache; (26)
Fachsprachen und Fachkommunikation; (27) Sprichwörter /
Redensarten-Parömiologie; (28) Schriftspracherwerb; (29)
Jugendsprache; (30) Deutsche Sprache international; (31) Deutsche
Wortstellung; (32) Korpuslinguistik; (33) Sprachdidaktik Deutsch.
Sono da menzionare inoltre le seguenti opere bibliografiche,
aggiornate regolarmente:
Bibliographie der deutschen Sprach- und Literaturwissenschaft.
Frankfurt a.M.: Klostermann, [dal 1970]
Germanistik. Internationales Referatenorgan mit bibliographischen
Hinweisen. Tübingen: Niemeyer, [dal 1960]
MIA International Bibliography of Books and Articles of the Modern
Languages and Literatures. New York: The Modern Language
Association of America, [dal 1963 su CD-ROM]

Vanno infine citati i seguenti repertori bio-bibliografici di


germanistica:
Roggausch, Werner (1999). Germanistik an Hochschulen in
Deutschland. Verzeichnis der Hochschullehrerinnen und
Hochschullehrer. Bonn: DAAD.
Todini, Giuliana / Venuti, Roberto (20 034). Annuario dei docenti
di Lingua e Letteratura Tedesca nelle università italiane. Roma:
Istituto Italiano di Studi Germanici.

3.3. Riviste scientifiche

- linguistica (tedesca):
Deutsche Sprache (DS), dal 1973
Folia Linguistica, dal 1967
Germanistische Linguistik, dal 1969
Indogermanische Forschungen, dal 1892
Leuvense Bijdragen, dal 1896
Lingua, dal 1947 [dal 1997 anche versione on-line]
Linguistik Online, dal 1998 [solo versione on-line]
Linguistische Berichte (LB), dal 1969
Muttersprache (MS), dal 1886
Osnabrücker Beiträge zur Sprachtheorie (OBST), dal 1977
Sprachwissenschaft, dal 1976
Wirkendes Wort, dal 1950
Zeitschrift für Dialektologie und Linguistik. Neue Folge (ZDL),
dal 1969
Zeitschrift für germanistische Linguistik (ZGL), dal 1973 [dal
2001 anche versione on-line]
Zeitschrift für Sprachwissenschaft (ZS), dal 1982
- linguistica e letteratura:
Beiträge zur Geschichte der deutschen Sprache und Literatur
(PBB), dal 1874
Poetica, dal 1967
Sprache und Literatur, dal 1970
Studi Germanici (nuova serie), dal 1963
Zeitschrift für Literaturwissenschaft und Linguistik (LiLi), dal
1971
- didattica del tedesco:
daf-werkstatt, dal 2003
Der Deutschunterricht, dal 1948
Deutsch als Fremdsprache (DaF), dal 1964
Deutsch als Zweitsprache (DaZ), dal 2002
Didaktik Deutsch, dal 1996
Informationen zur Deutschdidaktik (ide), dal 1976
per voi, dal 2002
Praxis Deutsch, dal 1973
Zielsprache Deutsch, dal 1970 - annuari:
Jahrbuch Deutsch als Fremdsprache, dal 1975
Convivium. Germanistisches Jahrbuch Polen, dal 1993
Jahrbuch der ungarischen Germanistik, dal 1992 Jahrbuch des
Instituts für deutsche Sprache, dal 1965

3.4. Case editrici

Akademie-Verlag, Berlin www.akademie-verlag.de


Böhlau, Köln www.boehlau.de
Buske, Hamburg www.buske.de
de Gruyter. Berlin www.degruyter.com
Deutscher Universitäts Verlag,
www.duv.de
Wiesbaden
Dudenverlag, Mannheim www.duden.de
Iudicium, München www.iudicium.de
Lang, Frankfurt a.M. www.peterlang.com
lincom Europa, München www.lincom-europa.com
Metzler, Stuttgart www.metzlerverlag.de
Narr, Tübingen www.narr.de
Niemeyer, Tübingen www.niemeyer.de
Olms, Hildesheim www.olms.de
Olms, Hildesheim www.olms.de
www.erich-schmidt-
Schmidt, Berlin
verlag.de
Schöningh, Paderborn www.schoeningh.de
Stauifenburg, Tübingen www.stauffenburg.de
Uni-Taschenbücher, Stuttgart www.utb.de
Vandenhoeck & Ruprecht, www.vandenhoeck-
Göttingen ruprecht.de
Waxmann, Münster www.waxmann.com
Weidler, Berlin www.weidler-verlag.de
Westdeutscher Verlag, Wiesbaden www.westdeutschervlg.de
Winter, Heidelberg www.winter-verlag-hd.de
Wissenschaftliche
www.wbg-darmstadt.de
Buchgesellschaft, Darmstadt
Wissenschaftlicher Verlag Trier,
www.wvttrier.de
Trier
LINGUA E LINGUISTICA TEDESCA IN INTERNET: IL
WEB COME LUOGO DI APPRENDIMENTO E DI RICERCA
(A CURA DI EMMANUELA MEIWES)

Internet, particolarmente con la diffusione del protocollo www, sta


per diventare un luogo che riveste un’importanza fondamentale
per l’apprendimento e la ricerca. Per chi vuole approfondire le
proprie conoscenze, la rete oggi offre un facile accesso a
informazioni di vario tipo nonché a materiali per uno studio
individuale. I vantaggi della didattica e della ricerca on-line si
possono brevemente riassumere nei seguenti punti:
- per svolgere il lavoro di studio e di ricerca lo studente non è più
legato ai classici luoghi di apprendimento (l’aula) e di ricerca (la
biblioteca);
- il materiale di studio e le banche dati delle biblioteche vengono
aggiornati dai rispettivi operatori in tempo reale;
- il mondo didattico della rete si avvicina alla comunicazione
autentica e permette, grazie al supporto digitale, un
apprendimento multimediale integrato;
- la rete consente un alto livello di interattività, che si esprime
nella partecipazione dello studente a forum strutturati, chats o
altre forme di comunicazione sincrona o asincrona in rete; lo
studente diventa pertanto parte attiva di una learning-community.
Vanno però anche menzionati i limiti del web come luogo di
apprendimento e di ricerca:
- la varietà e quantità dell’offerta di documenti, fino a oggi poco
strutturati e di rado descritti adeguatamente, richiede da parte
dello studente un alto livello di autonomia nella scelta del percorso
della ricerca e nella valutazione della qualità del materiale didattico
in rete;
- l’accessibilità all’offerta didattica e alle banche dati risulta
limitata, sia dal punto di vista tecnico che da quello della
protezione delle pagine web attraverso password e user-name;
- in rete troviamo finora prevalentemente esercizi chiusi, cioè
forme di apprendimento con un basso livello di interattività e di
momenti di riflessione. Qui di seguito vogliamo dare alcune
informazioni sulle opportunità che la rete, allo stato attuale, offre
allo studente di tedesco per effettuare ricerche bibliografiche on-
line nelle biblioteche italiane e tedesche, per avviare
eventualmente un prestito interbibliotecario nazionale e/o
internazionale e, più in generale, per partecipare alla vita della
comunità scientifica. Nella seconda parte vogliamo dare invece
alcune indicazioni pratiche su come si può utilizzare la rete per
integrare individualmente l’apprendimento della lingua e cultura
tedesca avvenuto in aula.

1. La rete come luogo di ricerca

1.1. I cataloghi elettronici delle biblioteche italiane

La rete ci può innanzitutto essere utile per la ricerca bibliografica in


generale, ad es. per la stesura di una bibliografia aggiornata
riguardo a un determinato argomento di ricerca. Essa ci è inoltre
d’aiuto per risalire alla localizzazione di un libro o di una rivista
nelle biblioteche italiane e/o estere, chiedendo caso mai in seguito
un prestito interbibliotecario.
I più importanti strumenti per la ricerca in biblioteca sono i
cataloghi elettronici, detti Opac (On-line Public Access Catalog), che
gestiscono in maniera automatizzata le notizie bibliografiche e ne
consentono un accesso multiplo, attraverso più elementi di
interrogazione (vedi schema sotto). Gli Opac possono essere singoli
(di una sola biblioteca), oppure collettivi (di un insieme di
biblioteche tra loro consorziate). Per sapere quali sono i cataloghi
elettronici delle singole biblioteche liberamente consultabili in
Italia esistono, in linea, vari elenchi di Opac ad accesso pubblico.
Un esempio è il catalogo curato dall’Associazione Italiana
Biblioteche (AIB), disponibile in rete all’indirizzo
http://www.aib.it/aib/lis/opac 1.htm che comprende al momento
un repertorio di 180 Opac.
I due cataloghi collettivi maggiormente sviluppati in Italia sono
quelli del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), che costituisce il
principale archivio bibliografico in linea per le pubblicazioni
monografiche, e l’Archivio Collettivo Nazionale dei Periodici
(ACNP), il quale contiene descrizioni catalografiche di
pubblicazioni italiane e straniere possedute in molte biblioteche
d’Italia.
L’Opac SBN è consultabile via Web all’URL http://opac.sbn.it.
Riportiamo qui uno schema sintetico delle principali tappe in un
processo di ricerca nell’Opac SBN:

Ricerca base per


Autore
Titolo
Soggetto: (Lingua tedesca)
Classificazione: (classificazione Decimale Dewey (CDD), suddivisa in Numero e
Descrizione; ad es.: Classificazione 430 - Lingue germaniche [teutoniche])
Tutti i campi

Esame dei documenti recuperati


Visualizza tutto
Visualizza selezione - Localizzazioni
Raffinamento della ricerca base, ad es.: tipo di documento, lingua, biblioteca ecc.

Il catalogo dell’ACNP, consultabile all’indirizzo


http://acnp.cib.unibo.it. riunisce invece le descrizioni
bibliografiche delle riviste di qualsiasi campo scientifico, presenti
in circa 1900 biblioteche italiane. All’interno dell’Opac dell’ACNP è
possibile ricercare una rivista, identificarla, sapere in quali
biblioteche italiane è localizzata e, per ognuna di esse, qual è la
reale consistenza, cioè l’insieme delle annate possedute.
Inoltre, per alcuni periodici l’utente può accedere subito -
attraverso un apposito link - all’archivio degli spogli, contenente
l’indice degli articoli di ogni singolo numero, a partire da una certa
annata in avanti.
Sarebbe però illusorio credere che tutto sia reperibile in rete.
Infatti, nella maggior parte degli Opac è al momento possibile
recuperare i dati riguardo a materiale piuttosto recente, vale a dire
quello acquisito negli ultimi dieci/vent’anni. Di contro, la quota di
patrimonio entrata in biblioteca in precedenza risulta unicamente
all’interno dello schedario cartaceo. Le biblioteche italiane si
trovano a tutt’oggi in piena fase transitoria per quanto riguarda il
trasferimento dei dati informativi bibliografici nel catalogo
elettronico.

1.2. I cataloghi elettronici delle biblioteche tedesche

1.2.1. L’Opac del Goethe-Institut

Il catalogo globale dell’Istituto permette di effettuare ricerche sul


patrimonio mediale dei Goethe-Institute di tutto il mondo,
all’indirizzo http://buch.goethe.de. Le sedi del Goethe-Institut in
Italia si trovano a Roma, Napoli, Palermo, Genova, Milano, Trieste e
Torino.

1.2.2. Metaopac delle biblioteche tedesche

Il metaopac è un catalogo che permette l’interrogazione


contestuale di diversi cataloghi elettronici. Per accedere alla
Digitale Bibliothek, un metaopac delle biblioteche tedesche, si può
utilizzare il seguente indirizzo della Ruhr-Universität-Bochum:
http://www.ub.rub.de/digibib/digibib-nrw.htm
Nel “Karlsruher Virtueller Katalog” (KVK) all’indirizzo
http://www.ubka.uni-karlsruhe.de/kvk.html si possono invece
interrogare contestualmente 14 opac di biblioteche di lingua
tedesca, fino a 9 opac di biblioteche di lingua straniera e fino a 5
cataloghi comprendenti elenchi dei libri in commercio.

1.2.3. Servizio interbibliotecario Subito


Per ordinare copie degli articoli di riviste tedesche ci si può
rivolgere al servizio interbibliotecario Subito che può essere
attivato tramite le biblioteche dei Goethe-Institute in Italia.
Informazioni sul servizio di fornitura documenti via internet
(‘Subito‘) si trovano sul sito del Goethe-Institut:
http://www.goethe.de/it/rom/biblioth/itsuforn.htm
Ulteriori indicazioni su questo servizio di consegna di
documenti delle biblioteche tedesche si trovano all’indirizzo
http://www.subito-doc.de.

1.3. La biblioteca digitale

Oggi si possono già trovare versioni elettroniche di testi e articoli


cartacei, resi così direttamente leggibili in rete. Allo stato attuale
sono in fase di studio e realizzazione vari progetti che prevedono
l’inserimento del testo pieno e completo di numerosi documenti.
Esempi sono il progetto Gutenberg http: //proj ekt. gutenberg. de.
che rende già consultabile molte opere della cultura mondiale,
oppure il progetto Manuzio
http://www.liberliber.it/biblioteca/s/index.htm focalizzato sui
grandi classici della letteratura italiana.
Uno stadio intermedio di questo processo di digitalizzazione dei
documenti è costituito dal servizio di abstract solitamente
disponibile all’interno di banche dati specializzate. Tali banche
offrono sempre più spesso, in particolare per la produzione
scientifica periodica, non solo un sintetico riassunto ma anche il
testo completo degli articoli (vedi anche la lista delle riviste di
linguistica indicate al punto 3.3. dell’apparato bibliografico).

1.4. I corpora dell’IDS-Mannheim-on-line

L’Institut für deutsche Sprache (IDS) di Mannheim, con il programma


COSMAS II (Corpus Search, Management and Analysis System),
offre agli studiosi un sistema di ricerca e di analisi in linea delle
proprie raccolte di materiale testuale digitalizzato. Attraverso
un’interfaccia, il computer client si collega, dopo una semplice
registrazione, al server dell’IDS potendo in questo modo accedere a
diversi archivi - tra cui l’archivio dei corpora di testi scritti,
l’archivio dei corpora storici, l’archivio dei corpora annotati
secondo criteri morfosintattici e l’archivio dei corpora di testi di
lingua parlata - per poi interrogarli secondo varie tipologie di
criteri di ricerca come ad es. criteri semantici, morfosintattici,
logici e/o formali. I risultati della ricerca vengono visualizzati e
presentati in diverse modalità e possono essere esportati sul
computer client.
L’interrogazione di corpora di testi scritti e/o orali rappresenta
un’indispensabile tappa di ricerca per lo studioso che vuole
descrivere e analizzare fenomeni linguistici. COSMAS II può essere
scaricato gratuitamente all’indirizzo http://www.ids-
mannheim.de.

1.5. Siti di linguistica (selezione)

Per trovare informazioni utili, si rimanda innanzitutto al


Linguistik-Server Essen (“Linse”) all’indirizzo http://www.linse.uni-
essen.de. Esso contiene un elenco di oltre 1200 links selezionati e
commentati nonché riferimenti a riviste, nuove pubblicazioni e
convegni nel campo della linguistica (tedesca). Meritano inoltre
menzione i seguenti siti:
http://www.linguistlist.org - The Linguist List dell’Eastern
Michigan University / Wayne State University
Il sito rappresenta la più grande risorsa on-line di linguistica.
Esso è di libero accesso e offre su oltre duemila pagine
informazioni di molteplice tipo: i vari ambiti della ricerca
linguistica; persone e organizzazioni di rilievo; conferenze di
linguistica in tutto il mondo; nuove pubblicazioni nel campo della
linguistica; fatti legati alle più varie lingue del mondo. Nel sito si
trova inoltre un’area di tools per la ricerca linguistica, come ad es.
corpora, bibliografie on-line, oppure fonts di caratteri speciali (in
particolare i fonts IPA). http://www.ids-mannheim.de - Institut für
deutsche Sprache di Mannheim (IDS)
L’IDS è la più importante struttura extrauniversitaria per la
ricerca e la documentazione della lingua tedesca contemporanea.
L’istituto ha attivato diversi progetti di ricerca a lungo termine.
Agli studiosi esterni mette a disposizione la biblioteca, gli archivi,
le documentazioni, le raccolte di testi digitali e le banche dati di
materiale linguistico.
http://www.dgfs.de - Deutsche Gesellschaft für
Sprachwissenschaft (DGfS) La DGfS è un’organizzazione che sostiene
la ricerca scientifica e l’insegnamento della linguistica in
Germania. Sul sito troviamo vari links a Dipartimenti universitari
dove si insegna linguistica generale e tedesca. http://www.gal-
ev.de - Gesellschaft für Angewandte Linguistik e.V. (GAL)
Questo sito è utile a chi vuole informarsi sui diversi ambiti della
linguistica applicata, come ad es. la psicolinguistica, la linguistica
contrastiva e interculturale, oppure scienze della traduzione e
dell’interpretariato. http://www.germanistenverband.de -
Deutscher Germanistenverband (DGV) Il DGV offre, in collaborazione
con il DAAD (Deutscher Akademischer Austauschdienst), un elenco
on-line dei germanisti universitari in Germania. Il sito fornisce
inoltre informazioni su progetti di ricerca e rispettive
pubblicazioni (anche a livello internazionale).
http://www.gfds.de - Gesellschaft für deutsche Sprache (GfdS)
È un sito non rivolto specificamente a studiosi di linguistica
tedesca, ma a tutti coloro che si interessano alla lingua tedesca
contemporanea in generale. Viene offerto, a pagamento, un
servizio di consulenza riguardo all’uso della lingua tedesca nei suoi
vari aspetti (ortografia, grammatica, stile ecc.).

Esercizi:

1. Controllate, attraverso l’interrogazione dell’Opac del SBN, in


quali biblioteche italiane è disponibile il titolo Helbig, Gerhard /
Buscha, Joachim (2001). Deutsche Grammatik. Ein Handbuch für den
Ausländerunterricht. Berlin/München: Langenscheidt indicato nella
bibliografia scientifica.
2. Controllate, attraverso l’interrogazione dell’Opac del ACNP, in
quali biblioteche italiane è disponibile la rivista scientifica
Zeitschrift für germanistische Linguistik.
3. Cercate il testo Traumnovelle di Arthur Schnitzler nel progetto
Gutenberg.
4. Cercate attraverso il programma COSMAS II esempi per
l’utilizzo diffuso, ma non accettato dalle grammatiche normative,
della preposizione wegen con il dativo maschile e neutro (wegen
dem) e della preposizione gegenüber con il genitivo maschile e
neutro (gegenüber des).

2. La rete come luogo di apprendimento

Prima di descrivere l’offerta di materiale didattico in rete è


opportuno soffermarsi brevemente sulle funzionalità e
potenzialità diverse dei due supporti utilizzati per la diffusione di
materiale didattico in formato digitale: il CD-ROM e le tecnologie di
rete. La memoria ottica del CD-ROM consente di memorizzare una
gran quantità di informazioni. Ciò consente una gestione ottimale
della multimedialità e della navigazione all’interno dell’ipertesto
costituito dai documenti digitali contenuti sul CD-ROM.
Interattività significa in questo contesto la possibilità di
navigazione individuale e non lineare del materiale multimediale.
Su CD-ROM si trovano perciò prevalentemente corsi integrati di
lingua strutturati in generale come un libro di testo multimediale.
Essi sostituiscono come tali il libro di testo e hanno il vantaggio di
una multimedialità integrata (testi, foto, filmati, animazioni, suoni
e musica).
Ma allo stato attuale, il CD-ROM di regola non dà né la possibilità
di aggiornare in tempo reale il materiale presente sul supporto
stesso né di gestire i flussi informativi dal fruitore del materiale
didattico al produttore della comunicazione. Sono proprio queste
ultime caratteristiche che costituiscono il plusvalore delle
tecnologie in rete, invitando l’utente a una interazione
comunicativa attraverso il web. Possiamo, per esempio, ascoltare
giornalmente sul sito dell’emittente radiofonica Deutsche Welle
http://www.dw-world.de le notizie del giornale radio delle ore 10
lette lentamente per discenti di lingua tedesca, oppure, studiando
un modulo didattico della propria università on-line, si può entrare
direttamente in contatto con il proprio tutor didattico.
Va inoltre tenuta presente la possibilità di scaricare esercizi e
unità didattiche memorizzando il materiale su CD-ROM oppure su
dischetto (ad es. nei centri linguistici) per lavorare poi in modalità
off-line.
Va infine considerato che qualsiasi persona - senza alcuna
garanzia di qualità - può mettere materiale didattico in rete.
Riteniamo pertanto utile presentare gli editori/autori più
importanti per lo studio della lingua tedesca online: università,
case editrici nonché organizzazioni pubbliche e private che si
occupano della diffusione della lingua tedesca.

2.1. Portali per il tedesco come lingua straniera

I portali per la lingua tedesca sono pagine web indirizzate a


qualsiasi persona che si interessi alla lingua tedesca come lingua
straniera (DaF Deutsch als Fremdsprache). Nei portali si trovano ad
es. riferimenti a banche dati per la ricerca di materiale didattico on-
line o stampabile su carta, descrizioni di attività culturali in
generale, indicazioni per borse di studio in Germania, spazi per la
ricerca di posti di lavoro in Germania (Jobbörse), informazioni per
insegnanti di lingua tedesca e links a riviste scientifiche per
l’insegnamento del tedesco come lingua straniera e così via.
Esistono portali di istituzioni pubbliche come ad es. quello del
Goethe-Institut, dell’ Institut für internationale Kommunikation (IIK)
di Düsseldorf, dell’ Institut für deutsche Sprache nonché di strutture
e persone private come il sito Deutsch-On-line di J.M. Haunschmid
oppure il DaF-Portai.
Per la gran quantità di informazioni, le pagine di questi portali
spesso non sono di facile e immediata comprensione per il discente
straniero. Qui di seguito alcuni dei siti più significativi:
http://www.deutsch-als-fremdsprache.de/lernen - IIK
Düsseldorf (in collaborazione con la Heinrich-Heine-Universität
Düsseldorf); banca esercizi: http://www.deutsch-als-
fremdsprache.de/daf-uebungen/; elenco link:
http://www.deutsch-als-fremdsprache.de/daf-
links/linksammlung/index.php3 http://www.ids-
mannheim.de/quellen/kurse.html - Institut für Deutsche Sprache;
elenco link; grammatiche del tedesco per principianti:
http://hypermedia.ids-mannheim.de/grammis/; grammatiche per
progrediti: http://hypermedia.ids-mannheim.de/programm/
http://www.goethe.de/r/daf/ddeu2.htm - raccolta materiale
per l’insegnamento e apprendimento del tedesco come lingua
straniera (DaF) http://www.daf-portal.de/material/index.php
(privato) - raccolta materiale per l’insegnamento e apprendimento
del tedesco come lingua straniera (DaF)
http://www.interdeutsche.de (Dr. Claudia Popov) - anche per
principianti http://www.deutsch-on-line.com (J.M. Haunschmid)
http://www.ualberta.ca/~german/resource.htm (University of
Alberta, Canada) - la pagina è fondamentalmente un elenco di links
per la lingua tedesca strutturato per ambiti di interesse.

2.2. Placement tests

Utili sono i test di verifica del livello di conoscenza della lingua


straniera: http://www.goethe.de/i/deitest.htm
http://www.deutsch-als-
fremdsprache.de/ctest/ctestallg.txt.php3
vedi anche: http://www.daf-portal.de/uebungen/index.php -
esercizi e test da stampare
http://www.sprachunterricht.ch/forms/placement_e.html

2.3. Siti per principianti con diverse tipologie di esercizi


Questi siti si rivolgono a studenti di tedesco con poca conoscenza
della lingua. Sono strutturati in maniera chiara e risultano
comprensibili anche per principianti:
http://www.interdeutsch.de/studienl.htm
http://www.skolinternet.telia.se
http://www.sint-lodewijkscollege.be/duits/

2.4. Esercizi per diversi ambiti di competenza linguistica

2.4.1. Esercizi d’ascolto

http://www.dw-world.de - notizie del giornale-radio delle ore 10


lette lentamente
http://www.skolinternet.telia.se/tis/tyska/right.htm - testi
d’ascolto con esercizi http://www.deutsch-online.com - testi
d’ascolto pubblicitari con esercizi
http://www.goethe.de/z/jetzt/deindex.htm - testi d’ascolto con
esercizi - alcuni testi con video
Inoltre il prestigioso settimanale Die Zeit offre in rete i testi della
prima pagina in versione audio: http://www.zeit.de

2.4.2. Esercizi di lettura

http://www.goethe.de/z/jetzt/deindex.htm - Deutsch lernen mit


jetzt: testi di attualità, in collaborazione con la Süddeutsche Zeitung;
con esercizi (per principianti del livello A2)
http://www.goethe.de/gr/dub/schule/dearbb.htm - Dubliner
Arbeitsblüuer On-line: per progrediti
http://www.goethe.de/z/50/alltag/deindex.htm - Kaleidoskop:
testi sulla vita quotidiana tedesca
http://www.deutschlern.net - testi di lettura con esercizi
Inoltre si possono trovare in rete la maggior parte delle riviste e
dei quotidiani tedeschi in versione on-line. Un elenco degli organi
di stampa più importanti si trova ad es. all’indirizzo:
http://www.zeitungen.de

2.4.3. Esercizi di grammatica per principianti e progrediti

http://www.sint-lodewijkscollege.be/duits/credits.htm
http://www.skolinternet.telia.se/tis/tvska/right.htm
http://www.deutsch-als-fremdsprache.de/lernen/ - banca
esercizi
http://www.spz.tu-damstadt.de/imss/deutsch/m2/index.html
- per principianti
http://www.deutsch-on-line.com - per progrediti

2.4.4. Landeskunde

http://www.destatis.de/ - pubblicazioni del Statistisches Bundesamt


Deutschland (Istituto federale di statistica)
http://www.goethe.de/z/50/alltag/deindex.htm - Kaleidoskop:
testi di lettura e di ascolto con diverse tematiche
http://www.ids-mannheim.de/quellen/kurse.html - Texthaus:
testi di stampa elaborati (20 lezioni con 112 esercizi), con chiavi di
soluzione oppure con correzione via e-mail (a pagamento)
http://www.uncg.edu/~lixlpurc/netzspiegel/netzspiegel.html -
Netzspiegel: testi ed esercizi sulla vita quotidiana e culturale della
Germania http://www.deutschlern.net - deutschlernreise: un
progetto di apprendimento on-line per progrediti

2.4.5. Esercizi di scrittura


In generale, ogni testo di lettura o di ascolto può diventare un
compito di scrittura. Il problema è dato evidentemente dalla
correzione del testo scritto che non può essere automatizzata.
Alcuni siti offrono una correzione via e-mail: http://www.deutsch-
on-line.com - con video ed esercizi

2.4.6. Percorsi didattici in rete

Le cosiddette Netzaufgaben sono invece veri e propri percorsi di


apprendimento da seguire in rete. Esse sono adatte a studenti
progrediti e offrono la possibilità di entrare nei siti (ad es. quello
delle ferrovie tedesche) che non hanno più un interesse didattico in
quanto si rivolgono in generale a un pubblico madrelingua. Questi
esercizi (ovvero compiti) sono simulazioni di una ricerca reale e si
trovano ai seguenti indirizzi:
Themenorientierte Netzaufgaben per esercitare diverse
competenze linguistiche, con compiti da risolvere in rete:
http://www.deutsch-on-line.com - per progrediti quiz/indagini
on-line: http://www.deutsch-on-line.com
http://www.skolinternet.telia.se/tis/tyska/right.htm - Lernnetz

2.4.7. Esercizi di lessico

http://www.ids-mannheim.de/quellen/kurse.html – TransWord
http://www.goethe-verlag.com/tests/id/idt003.htm - esercizi
da generare
http://www.skolinternet.telia.se/tis/tyska/schatz/kreuzwort/

2.5. Informazioni sull’ortografia

http://www.goethe.de/r/daf/ddeu2.htm - la nuova ortografia


http://www.ids-mannheim.de
2.6. Esercizi riferiti ai più diffusi libri di testo

Spesso le case editrici offrono in rete materiale on-line come


supporto ai libri di testo. Un elenco di questo materiale si trova al
seguente indirizzo: http://www.daf-
portal.de/uebungen/index.php

2.7. Corsi di lingua on-line

Come esposto sopra, i corsi di lingua completi preferiscono


supporti ottici per via della loro maggiore qualità tecnica. Tuttavia
troviamo in rete alcuni corsi, soprattutto per i linguaggi speciali,
come ad es. il tedesco tecnico o economico (Wirtschaftsdeutsch):
http://www.goethe.de/z/50/linaleo/ http://www.dw-
world.de/german - diversi livelli
http://www.redaktion-d.de - un corso di lingua tedesca
multimediale del Goethe-Institut InterNationes (a pagamento)

2.8. Radio, riviste e giornali

http://www.dradio.de - Deutschlandradio (emittente radiofonica


nazionale)
http://www.juma.de - rivista in lingua tedesca per discenti
stranieri
http://www.zeitungen.de - riviste e quotidiani tedeschi e
internazionali
GLOSSARIO ITALIANO-TEDESCO (TERMINI LINGUISTICI)

Il glossario comprende esclusivamente i termini usati nel presente


manuale e si prefigge di fornire un aiuto per la lettura di
corrispondenti testi scientifici in lingua tedesca. Sono esclusi
perciò tutti quei termini italiani il cui corrispettivo tedesco
presenta la stessa etimologia greco-latina (come ad es. nel caso di
morfologia/Morphologie, numero/Numerus o semantica/Semantik).
Sono invece inclusi quei termini italiani per i quali la
corrispondenza è solamente parziale (tratto semantico/semantisches
Merkmal, vocale arrotondata/gerundeter Vokal ecc.) o per i quali
esiste più di un corrispettivo (come ad es. linguistica/Linguistik,
Sprachwissenschaft).

Italiano Tedesco
abbreviazione Abkürzung
allocuzione Anrede
apofonia Ablaut
articolazione, luogo di Artikulationsort
articolazione, modo di Artikulationsart
ascoltatore Hörer
atto linguistico Sprechakt
calco Lehnprägung
calco semantico Lehnbedeutung
calco traduzione Lehnübersetzung
Bedeutungsfeld, Wortfeld,
campo semantico/lessicale
lexikalisches Feld
campo sintattico (Satz-)Feld
cancellazione, prova di Tilgung, Weglassprobe
caso Kasus, Fall
Komparation, Steigerung,
comparazione
Graduierung
complemento
Ergänzung
(obbligatorio)
composizione Komposition, Zusammensetzung
composto di reggenza Rektionskompositum
composto: modificatore Bestimmungswort
composto: testa Kopf, Grundwort
coniugazione/declinazione:
schwache Konjugation/Deklination
debole
coniugazione/declinazione:
starke Konjugation/Deklination
forte
conversazione: analisi Konversationsanalyse,
conversazionale Gesprächsanalyse
conversazione: punto di
übergaberelevante Stelle
transizione
conversazione: turno Redebeitrag
coppia minima Minimalpaar
coppia oppositiva Oppositionspaar, Gegensatzpaar
corde vocali Stimmbänder
dativo libero freier Dativ
derivazione Derivation, Ableitung
desinenza Endung
desonorizzazione finale Auslautverhärtung
diagramma ad albero Baumdiagramm
dislocazione a destra Rechtsversetzung
dislocazione a sinistra Linksversetzung
dittongo ascendente steigender Diphthong
dittongo ascendente steigender Diphthong
dittongo discendente fallender Diphthong
emittente Sender
enunciato Äußerung
enunciazione, luogo di Sprechort
enunciazione, tempo di Sprechzeit
fono Phon, Sprachlaut
frase Satz
frase dichiarativa Deklarativsatz, Aussagesatz
frase interrogativa Fragesatz
Ergänzungsfrage, Wortfrage,
frase interrogativa parziale
Konstituentenfrage
Entscheidungsfrage, Satzfrage, Ja-
frase interrogativa totale
nein-Frage
frase principale Hauptsatz
nicht-
frase relativa appositiva restriktiver/explikativer/appositiver
Relativsatz
frase relativa restriktiver/einschränkender
determinativa Relativsatz
frase secondaria Nebensatz
frase sovraordinata übergeordneter Satz
frase subordinata untergeordneter Satz
frase, costruzione della Satzbau
genere/tipo testuale Textsorte
glottodidattica Sprachlehrforschung
interlocutore Gesprächspartner
lessico Wortschatz, Lexik
lettera (dell’alfabeto) Buchstabe
lingua colloquiale Umgangssprache
lingua colloquiale Umgangssprache
lingua standard Standardsprache, Hochsprache
lingua, apprendimento
Spracherwerb
della
lingua, mutamento della Sprachwandel
linguaggio settoriale Fachsprache
linguistica Linguistik, Sprachwissenschaft
deutsche Sprachwissenschaft,
linguistica tedesca
germanistische Linguistik
metafonia Umlaut
modo di dire Redensart
morfema di raccordo Fugenmorphem
morfema legato gebundenes Morphem
morfema libero freies Morphem
morfema zero Nullmorphem
nodo (sintattico) (syntaktischer) Knoten
organi fonatori Sprechwerkzeuge
ortografia Orthographie, Rechtschreibung
parentesi frasale Satzklammer
parlante Sprecher
parola Wort
parola composta Zusammensetzung
parola: base Stamm
parola: classe di parole Wortart
parola: formazione delle
Wortbildung
parole
parola: gioco di parole Wortspiel
parola: ordine delle parole Wortstellung
parola: radice Wurzel
partecipante alla
partecipante alla
Kommunikationsteilnehmer
comunicazione
periodo Satzgefüge
Konditionalgefüge,
periodo ipotetico
Bedingungsgefüge
permutazione, prova di Permutation, Verschiebeprobe
prestito integrato Lehnwort
prestito non integrato Fremdwort
pronuncia Aussprache
proposizione attributiva Attributsatz
proposizione avverbiale Adverbialsatz
proposizione oggettiva Objektsatz
proposizione soggettiva Subjektsatz
reggenza Rektion
ricevente Empfänger
ruolo semantico/tematico semantische/thematische Rolle
significato Bedeutung
significato letterale wörtliche Bedeutung
significato situazionale situative Bedeutung
sillaba aperta offene Silbe
sillaba chiusa geschlossene Silbe
sillaba: incipit Ansatz
sillaba: nucleo Nukleus, Silbenkern, Silbengipfel
sintagma (nominale,
Nominalphrase, Verbalphrase usw.
verbale ecc.)
sintagma facoltativo (freie) Angabe
sintagma: testa Kopf
sostituzione, prova di Substitution, Ersatzprobe
strategia di cortesia Höflichkeitsstrategie
strategia di cortesia Höflichkeitsstrategie
suono Laut
suono: continuo dauernd
suono: occlusivo Plosivlaut, Verschlusslaut
suono: sonoro stimmhaft
suono: sordo stimmlos
suono: teso gespannt
tratto Merkmal
tratto distintivo distinktives Merkmal
tratto semantico semantisches Merkmal
tratto: fascio di tratti Merkmalbündel
verbo ausiliare Hilfsverb
verbo debole schwaches Verb, regelmäßiges Verb
verbo forte starkes Verb, unregelmäßiges Verb
verbo principale Vollverb
verbo separabile trennbares Verb
vocale alta hoher Vokal
vocale anteriore vorderer Vokal
vocale aperta offener Vokal
vocale arrotondata gerundeter Vokal
vocale bassa tiefer Vokal
vocale breve kurzer Vokal
vocale chiusa geschlossener Vokal
vocale indistinta Murmelvokal
vocale lunga langer Vokal
vocale posteriore hinterer Vokal
vocale: semivocale Semivokal, Halbvokal
vocale: triangolo vocalico Vokaldreieck


Stampa “Grafiche Tevere” - Coordinamento
tecnico Centro Stampa di Meucci Roberto - Città
di Castello (PG)



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