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Introduzione
Roman Jakobson ritenne importante riprendere l'importanza del rapporto tra segno linguistico
e senso, e per questo Edoardo Vineis troverà in lui un punto di riferimento importante per i suoi
saggi, accompagnato dagli interventi di molti altri autori.
La ricorsività fonetica è diffusa nella tradizione poetica italiana, ed in Montale assume
particolare importanza.
Vediamo come a livello fonosimbolico, una realtà “aspra” o “dolce” viene evocata dal
significato di una parola, così come grazie ai fonemi che ne costituiscono il significante.
Maurice Grammont, linguista, dialettologo ed esperto di fonetica francese, ritiene che i suoini
abbiano un valore espressivo intrinseco per natura, capaci di trasmettere una certa
sensazione. Un idea grave sarà suscitata grazie a dei suoni gravi, un idea dolce per dei suoni
dolci. Le vocali chiare sono designate per esprimere idee leggere, dolci, graziose. Il valore
delle nasali “n” e “m” danno un'idea di dolcezza, morbidezza, così come le vocali nasali.
Riscontremo spesso in questa analisi una “ricorsività ossessiva”, una struttura tra suoni che si
presentano al lettore come in un reticolo ossessivo. Verranno prese in considerazione anche
traduzioni montaliane. Per Shakespeare la traduzione montaliana del sonetto 33°, “Full many a
glorious morning have i seen”, Montale ha saputo reggere il cuore del messaggio, e avere
come intento l'equilibrio del testo di partenza con una traduzione bilanciata che sa
conservarne tono, dignità e valore espressivo. Il testo shakespeariano è ricco di allitterazioni
(ripetizione spontanea o ricercata di lettere o sillabe, in una serie di due o più vocaboli) viene
reso con omologie sostanziali di consonanza: mattino/divine, fronte/onta, ciglio/impiglia, ecc.
Importante è la riproposizione dell'andamento ritmico giambico (fortemente accentato,
andamento a successione alternata di sillabe brevi e lunghe con frequenti accenti sulle sillabe
lunghe), sia delle molteplici infrazioni trocaiche (rottura che si sviluppa tra due sillabe, di cui
una lunga e l'altra breve, oppure rottura che avviene dopo 2 sillabe), capace di riprodurre al
meglio il procedere incalzante del testo originale.
Per Montale il rispetto della struttura formale del testo tradotto è un imperativo. Onnipresente
in Montale è il dinamismo ritmico, con variazioni sintattiche.
Il problema rimane dar conto di come questa tessitura fonica e timbrica e questa splendida
chiusura formale possano relazioni con il significato.
Nell'analisi di Vineis delle prime 3 raccolte montaliane, basilare è il rapporto tra corrispondenze
formali, tra fenomenologia testuale e significato. La “rilevanza” di alcuni particolari all'interno
del testo è decisiva.
L'analisi di Vineis parte da una ricognizione delle ricorsività foniche e da un confronto con le
parole tematiche più frequenti nel lessico montaliano. Tra le ricorsività più rilevanti all'interno
delle prime tre raccolte troviamo la coppia bifonematica /nt/ & /nd/, in parole frequenti
come: senza, vento, fondo, mondo, ecc. Stessa cosa per /mp/ & /mb/ in ombra, tempo,
sempre, ecc; /r/ nella serie ideale di ora, ancora, mare, cuore, sera, ecc.
Siamo di fronte ad un linguaggio compatto, carico di segni e di immagini precise e
inequivocabili.
Questa meravigliosa concretezza e unità di visione e di linguaggio son trasportati da
suggestioni sonore, mezzo attraverso cui si manifesta, con l'ambizione di dar resa a liricità,
narrazione e pensiero. Come abbiamo già detto, nell'analisi di Vineis scendiamo in profondità
e cogliamo questa estenuante circolarità: una visione materialistica del mondo che ha per
tema l'evento che si ripete, l'attesa del miracolo capace di infrangere la trama costrittiva
dell'esistenza, presentato in Montale come un inutile attesa di un prodigio destinato a fallire. Un
immobilismo di fondo che riassorbe ogni libertà. Tutto ritorna ciclicamente in Montale,
ossessivamente. Il ritorno ossessivo porta ad una sollecitazione memoriale costante. Troveremo
gli “attanti fonologici” (l’agente dell’azione indicata dal verbo, coincidente in genere con
quello che nella grammatica tradizionale è il soggetto della proposizione attiva) agiscono
attraverso i nessi bifonematici /nt/, /nd/, /mp/ e /mb/.
Il fonema /l/, ad esempio, nella lirica “L'anguilla”, è protagonista dell'intera composizione:
anguilla, capello, gorielli, ruscelli, scintilla, ecc. Il nesso bifonematico /nt/ è un nucleo rilevante
perchè compare in parole chiave molto significative.
(#) Il participio presente è fondamentale: modalità ambigua, tra funzione nominale e funzione
verbale, fra staticità contemplativa ed esplosione dinamica, esso è imprescindibile nella
grammatica montaliana. Essa esprime l'emblematica attesa dell'evento e al tempo stesso il
potenziale dischiudersi del prodigio. La fitta rete di soggiacenze subliminali crea
contaminazioni semantiche inesplorate e suggestive.
FORME E FUNZIONI DELLA RICORSIVITÀ FONICA NELL'AMBITO DELLA POESIA MONTALIANA
PARTE I. PRESUPPOSTI TEORICI
La degustazione di un testo poetico, affidata alla sensibilità individuale, è rivolta al piacere
della rivelazione, alla gioia della scoperta: una particolare coloritura sonora è il risvolto
immediato necessario di un particolare significato, la realtà “aspra” o “dolce” evocata da
una parola è in corrispondenza con le virtù espressive dei fonemi vocalici e consonantici che
ne costituiscono il significante, fino alle attribuzioni di caratteristiche evocatrici d'impronta
sensitiva. Si tratta di analizzare le corrispondenze, i 'parallelismi, le equivalenze di suono che si
costituiscono in una serie di rapporti, e costribuiscono a determinare un tipo di struttura che
grazie all'analisi siamo capaci di portare alla luce.
Più di chiunque altro, ritroviamo Montale nell'esperienza poetica del simbolismo non soltanto
francese. Intendiamo osservare la presenza di un fenomeno nel messaggio poetico
montaliano, essendo un suo elemento essenziale.
La rima è un processo di ricorsivitià fonica più diffuso, specialmente in Montale.
Oltre a ciò troviamo i parallelismi timbrici interni che costituiscono un sistema ideale di
equivalenze, contribuendo alla complessa configurazione ritmica .
I diversi ribadimenti fonici nella sua poesia, periodi e e prevedibili, appaiono al lettore in un
reticolo ossessivo. Essi imprimono una configurazione di circolarità al messaggio poetico,
assolvendo alla funzione di ribadimento memoriale. Tra i significanti esistono delle equivalenze
foniche risorsive che potenziano il senso generale, costringendo il lettore ad un attenzione
accentivata e spasmodica. I significanti fungono da organizzatori, determinando i significati
ad essi sottesi. Il senso delle parole in Montale, più che dai loro significati, è definito dalle
associazioni suggerite dai rapporti tra i significanti, mediante le equivalenze foniche. La parola
montaliana comunica con le altre parole dell'unità strofica, cui essa partiene. Il principio
costitutivo del discorso poetico montaliano è quindi l'interazione costante di suono e di senso.
L'equivalenza del suono implica un tipo di equivalenza semantica: la strutturazione del
messaggio poetico montaliano sembra intimamente accordarsi con questa affermazione. Ciò
contribuisce a conferire ai messaggi poetici montaliani quella caratteristica emblematica e
polisemica che è una delle loro costanti più appariscenti; la parola qui accresce il suo spazio
semantico. L'intessitura dei significanti propone altre equivalenze sul piano dei contenuti. La
dinamica dei significanti è in grado di attualizzare delle vere e proprie metafore.
Ci chiediamo: se le catene foniche simili mettono in relazione i corrispondenti significati, si
potrà allora ingenerare una sorta di processo di motivazione dei significati stessi. Forme
equivalenti motivano in poesia contenuti equivalenti. Le equivalenze che si dispongono sulle
catene foniche vengono ad essere degli ideali punti di riferimento nei confronti del lettore-
decriptatore del messaggio poetico. Le parole più diffuse nell'opera interagiscono, si
sovrappongono e si intersecano, apparentandosi mediante un'imprevedibile ricchezza di
significati collaterali.
Potremmo definire la struttura della poesia montaliana come una disperata presa di coscienza
della realtà come predeterminata connessione di anelli in una catena, illusoria e apparente
garanzia ed insieme, lucida e certa impossibilità di salvezza: il ripetersi dell'evento è fonte della
gioia e della condanna del poeta e della sua vita.
La ricorrenza fonetica può definirsi una spiccata costante formale del codice poetico.
Un esempio ne è l'alliterazione, la cui tipologia di fondo riunisce esperienze storicamente e
geograficamente lontane, come l'antica poesia germanica, quella celtica e quella latina. La
ricorrenza fonetica è uno dei tanti tipi di parallelismo cui la lingua è assogettata quando
assolva alla propria funzione poetica. Come esplicitò Jakobson: la funzione poetica proietta il
principio di equivalenza dall'asse della selezione su quello della combinazione, limitando le
scelte linguistiche attualizzabili nella catena sintagmatica.
Dalla formulazione jakobsiana derivano importanti conseguenze, vorremmo qui ricordarne le
principali ai fini della presente ricerca. Innanzitutto il messaggio poetico comunica con se
stesso, ancor prima che con l'ascoltatore o il lettore. La memoria è richiamata costantemente
in causa: il messaggio poetico si volge costantemente all'indietro, pretende il ricordo delle
equivalenze. La strutturazione dei significati si attua mediante una complessa gamma di
associazioni suggerite da omologie foniche presenti nei significanti: le ricorrenze fonetiche
generano rapporti tra i significati ad essi corrispondenti. Le ricorrenze fonetiche costituiscono i
centri propulsori attorno a cui ruota l'intera organizzazione dei contenuti.
Dovremmo interessarci al rapporto simbolico che una parola contrae con un'altra nella misura
in cui i rispettivi significanti contengano uno o più fonemi uguali. Sembra indiscutibile la
pertinenza in poesia delle ricorsività fonetiche.
I ricorsi fonici, oltre a contribuire ad un potenziamento dei contenuti, avrebbero rispecchiato la
dinamica dei ritorni uguali e necessari, struttura profonda tra le più caratterizzanti del
messaggio poetico montaliano. I ricorsi fonici continui apparivano il più vistoso risvolto dei
ritorni raggelanti e ossessivi. Le ricorsività foniche si manifestano in modo ricco e singolare in
Montale. Si tratta di intere serie di singoli fonemi o nessi bifonematici consonantici uguali.
(Ricordiamo la totale predilezione di Montale per il ricorso di tipo consonantico, ciò che si
oppone ad ogni valore di “Musicalità”, tradizionalmente legata al “cromatismo”).
La ricorsività fonica montaliana mostra la propria funzione primaria: essa è indipendente dai
contesti immediati o lontani in cui viene a situarsi. Si potrebbe dire che la similarità fonetica
costituitasi in quell'insieme di modalità il cui denominatore comune è definibile come rima, è
una “variante combinatoria” largamente sfruttata e imposta dal codice poetico: la posizione
ne determina la comparsa, che resta legata e condizionata da fattori ritmici; diversamente,
nella poesia montaliana, è dato assistere ad un processo che potremmo definire di
“Pertinentizzazione” delle omologie foniche.
Una perenne sollecitazione memoriale sarà imposta al lettore - decriptatore del messaggio
poetico.
Fra i più rilevanti all'interno delle prime tre raccolte montaliane si presenta il nesso
bifonematico /nt/ e la coppia bifonematica oppositiva /nt/-/nd/, cui può aggiungersi il
nesso /nts/, anch'esso responsabile di numerose catene associative. Basterà rifarsi alla tabella
delle prime cento parole tematiche del lessico montaliano per scongervi l'ideale diagramma
associativo: senza-vento-fondo-mondo-discendere-scendere-lento, ecc.
I participi passati sono fondamentali in Motale, poiché da lui utilizzati in funzione aggettivale e
con aspetto stativo. Troviamo /dz:/ in azzurro, parte delle prime cento parole-temi per la
presenza del fonema feminato /r:/. Poi troviamo /v/, fondamentale per via del suo valore di
morfema specifico dell'indiciativo imperfetto, modalità grammatica di un certo rilievo in
alcune sezioni della poesia montaliana: breve-imbeve-grava-scivola-scava-nasceva-
sbocciava, ecc.
Il fonema [ʃ] ha la capacità di organizzare sequenze, sia pure in misura limitata, può render
conto la sua presenza in voci quali discendere-scendere, parole-temi di alta frequenza e la cui
importanza abbiamo visto esaminando la coppia bifonematica oppositiva /nt/-/nd/.
Molte parole di lunghezza media presenti nel testo montaliano contengono più di un fonema
o di un nucleo fonematico “pertinenti”: una stessa parola può appartenere a più sequenze,
confermando l'imprevedibile ricchezza e densità di rinvii interni offerti dal messaggio poetico
montaliano. C'è un'importante conclusione che possiamo trarre dall'analisi condotta. Se
l'analisi statistica del lessico conduce alla determinazione delle parole-temi, intese come le
parole più frequenti di un testo, non è affatto semplice l'individuazione delle parole-chiavi,
dirette responsabili della sua intera organizzazione strutturale.
Secondo i metodi della statistica linguistica, le parole-chiavi risulterebbero dallo scarto delle
parome-temi: l'ovvia difficoltà operativa sta nel determinare queste ultime. Ci sembra di poter
dire che le parole-chiavi si riconoscono, tra le parole-temi, come quelle contenenti un
determinato fonema o nucleo particolarmente produttivo, capace di generare il grosso del
settore lessicale di media, bassa o bassissima frequenza, compresi quegli “hapax”
estremamente caratteristici del testo poetico della poesia montaliana. Le parole-chiavi non si
identificheranno con la totalità delle parole-temi, dal momento che queste non per forza
contengono quei fonemi o gruppi capaci di svolgere i tipi di sequenze appena visti. Le parole-
chiavi così individuate saranno quelle il cui significante condiziona e motiva le scelte
linguistiche contestuali all'esplicitarsi del messaggio, materiali di base che sottostanno alla
globalità della strutturazione, e crea importanti ripercussioni semantiche.
L'EQUILIBRIO INTERTESTUALE. SU UNA TRADUZIONE MONTALIANA DA W.BLAKE
“La intraducibilità di una poesia è una verità statistica, una questione di percentuale, non una
verità metafisica”.
Il gioco di parole, o la paronomosia, regna nell'arte poetica. La poesia è intraducibile per
definizione. La traduzione poetica non sembra avere a tutt'ogi una tipologia ben definita, in
grado di evidenziarne le caratteristiche generali e pertinenti.
Consideriamo il controverso problema della fedeltà. Come trasporre nel testo d'arrivo la
strumentazione la strumentazione orientata, la costante interazione che entrambe le polarità
costituive di ogni segno linguistico esercitano all'interno del testo originale?
In sede di giudizio, la constatazione di una tensione al raggiungimento della fedeltà globale al
messagio d'origine, a quali generali criteri valutativi sottoporremo il rispecchiamento di
omologie e corrispondenze intratestuali? Che dire di due o più traduzioni egualmente
“poetiche” dello stesso testo di partenza? Quali i criteri oggettivi sottesi all'analisi comparativa?
La traduzione poetica intesa come transcodificazione integrale di tutti i rapporti che il
messaggio d'origine contrae con il codice linguistico e il sottocodice poetico, è un'operazione
“linguisticamente” impossibile.
Sarebbe legittimo argomentare che non può darsi traduzione poetica se non in presenza,
verificabile con strumenti analitici, di consimili equilibri intertestuali? Ogni risposta in tal senso
coinvolge il piano della valutazione estetica. C'è poi un altro tipo di equilibrio, ed è quello che
il testo di arrivo contrae con i materiali poetici propri del suo autore. Le scelte di determinati
significanti dimostreranno l'aggancio paradigmatico con lo specifico reticolo verbale che è
privilegio del traduttore in quanto egli stesso è autore di poesia.
Come campioni da sottoporre al bricolage contrastico prenderemo i due testi “To the Muses”
di W. Blake e la versione che ne ha dato Montale.
La macrostruttura dell'originale consta di quattro quartine, ciascuna composta di versi di otto
sillabe con ritmo iniziale discendente o ascendente – e con rima alternata di tipo ABAB, tranne
che nell'ultima quartina. I parallelismi dell'originale non si limitano alla rima, potendosi
individuare, importanti serie di alliterazioni coinvolgenti il testo nella sua interezza. La versione
montaliana appare all'insegna della disparità; Montale opera una dicotomia tra le prime due
quartine e le ultime due: le prime due risultano composte da un endecasillabo seguito da tre
novenari, e da due novenari che racchiudono due endecasillabi, mentre le ultime due
appaiono perfettamente corrispondenti, formate ciascuna da tre endecasillabi e un
settenario in una seconda posizione.
Quali sono i mezzi per recuperare l'unità dell'originale?
Un complesso reticolo di corrispondenze interstrofiche operate attraverso la sistematica
ricorsività di elementi del significante, secondo una modalità largamente sfruttata dalla poesia
montaliana. Si osservi, come “l'armoniosi” in chiusura della della seconda strofa ne attui
l'immediato collegamento con la prima mediante l'assonanza con il coupling rimico
“ombrosa-riposa” che caratterizza il parallelismo tra il primo ed il quarto verso di quest'ultima;
come anche la terza strofa contragga rapporti con la prima atraverso l'elemento finale del
secondo verso, “mare”, in consonanza con la coppia rimica “Aurora-ora” mediante cui
interagiscono il secondo ed il terzo verso di quest'ultima, oltre che in forza della sequenza
“vaganti-canti”, ove il gruppo bifonematico /nt/ riattualizza in consonanza la serie “fronte-
antica-venti”. Nel tessuto unitario delle omologie dei significanti in traduzione sembra
riequilibrarsi l'aspetto montaliano della ripetizione della stessa misura sillabica e la sistematicità
della rima alternata, caratteristica anche di Blake. La frequente ricorrenza degli stessi fonemi
permette di riequilibrare le dissociazioni rimiche e le divaricazioni versali del testo tradotto.
Il piano semantico consente qualche altra considerazione importante. Si vedano le modalità
di recupero del rapporto di associazione fra “melody” del quarto verso e l'omoradicale
“Melodious” dell'otttavo: perduto nella traduzione (melodia vs. armoniosi), esso può riproporsi
solo che si pensi all'aggancio fonetico mediante cui “armoniosi” si ricollega a “riposa” e
pertanto a “melodia”, suggerendo così quel “meliodiosi” che una corrispondenza intertestuale
biunivoca presupporrebbe come nostra attesa ideale; e il recupero è potenziato se si riflette
ai legami virtuali instaurantisi fra i due sintagmi “antica melodia” e “venti armoniosi” mediante
il nesso /nt/ precedentemente evidenziato: posta l'intima associazione fra sostantivo e
aggettivo. Un'equivalenza esistenzw fra i primi elementi di ciascuno dei due sintagmi
suggerisce un'equivalenza fra i loro secondi elementi, col risultato che “melodia” slitta su
“armoniosi”. Un altro caso: il parallelismo che nell'originale lega “ancient melody” della prima
strofa con “ancient love” dell'ultima, apparentemente perduto nella diversificata scelta
lessicale (antica melodia vs. vecchio fuoco) può ristabilirsi se riconosciamo in “fuoco” la
presenza di una figura fonica, il fonema /k/, responsabile di un aggancio appunto con
“antica”; ecco ricolmarsi lo iato semantico esistente nel codice linguistico tra “vecchio” ed
“antico”. La divaricazione semantica si annulla, mediante il riconquistato equilibrio imposto
dalle equivalenze fonetiche e riflesso. L'impronta montaliana, la corrispondenza tra le
ricorrenze fonetiche nella traduzione e quelle che caratterizzano la produzione poetica del
suo autore, propagginate da determinati significanti, responsabili di specifiche scelte lessicali
ad essi accordate, non ha bisogno di essere dimostrata. Per i gruppi bifonematici /nt/ e /nd/,
fra i più rilevanti all'interno della poesia montaliana, osserviamo le serie fronte-antica-venti-
vaganti-canti, e rispettivamente, bionde-mondo-d'onde, mentre dell'alta frequenza nel
nesso /mb(r)/ farà fede il coupling ombrosa-grembo. Analoghe osservazioni per le sequenze
dai fonemi /r/: Aurora-ora-oppure-mare, e /s/: ombrosa-riposa-armoniosi. Per la serie del
nesso /rd/: verdi-perdute-bardi-tarde-corde- non si potrà non ricordare Dora Markus II e Il
ventaglio, mentre all'interno della sequenza organizzata dal fonema /k/: antica-fuoco-fioche-
poche, dove la coppia fuoco-poco fa parte delle prime cento parole-temi del Montale più
classico; la scelta lessicale “fuoco” è significativa e accresce lo spessore semantico del “love”
nell'originale di Blake.
VARIANTISTICA E PAROLE-CHIAVI:
ACCERTAMENTI MONTALIANI
Un esemplare lavoro di Luigi Rosiello, “Analisi statistica della funzione poetica nella poesia
montaliana” riproponeva il problema dell'individuazione delle parole-chiavi di un poeta
attraverso la linguistica strutturale e quantitativa. Una volta reperite le specifiche parole-temi di
Montale, intese come le prime cento parole in ordine decrescente di frequenza, le parole-
chiavi sarebbero quelle parole-temi la cui frequenza presenta uno scarto caratteristico rispetto
alla frequenza normale”, quella cioè riscontrabile nell'uso quotidiano della lingua. Ogni sorta
di campionatura, che voglia porsi come rappresentativa della lingua comune, non può mai
prescindere da un margine di arbitrarietà. Le parole chiavi possono essere intese come quelle
contenenti un determinato fonema o un particolare nucleo bifonematico (in qualche caso
anche trifonematico) oltremodo produttivi, capaci di generare il grosso del lessico.
Le parole-chiavi sono quelle i quali significanti condizionano e motivano le scelte linguistiche. I
segmenti fonetici sono i diretti responsabili di larga parte del messaggio poetico. Essi portano a
determinate scelte lessicali, creando importanti ripercussioni semantiche, una serie di sensi
indotti. Le parole-chiavi appaiono come i veri centri propulsori che attorno a sé organizzano la
complessa testura del messaggio montaliano.
Diverse scelte prioritarie di significanti, e non di significati, e significanti associati tra loro per
omologia fonica, di conseguenza producono associazioni nei significati di cui sono portatori.
L'intera organizzazione del testo può dirsi ruotare attorno a quegli elementi, una continua
sollecitazione memoriale. Considerando le prime tre raccolte montaliane, e considerando i
nuclei fonematici spesso presenti come /nt/, /nd/ e /nts/, possiamo dire quasi certamente che
tra le parole temi specifiche di Eugenio Montale ci sono senza-vento-fondo-mondo-
discendere-scendere-lento-grande-onda. Consideriamo anche le diffusissime desinenze del
participio presente e del gerundio, veri e propri morfemi-chiavi della poesia montaliana.
Il participio presente è fondamentale...(#).
“Hapax” fortemente caratterizzanti sul piano espressivo come aliando-amaranto-
ammonimento-arpeggiante-assentimento-attendamenti-candente-candisce-commovimenti-
concitamento-assentimento-attendamenti-candente-candisce-commovimenti-
concitamento-conterìe-Coribanti-disfacimento-disfrenamento, ecc. Un'altra ricorrenza
decisamente ossessiva, quella del fonema /r/ in posizione intervocalica, costante allusione
all'infinito verbale – anch'esso morfema-chiave della poesia montaliana, fortemente
connotato dal gerundio e dal participio presente – al tempo stesso emblema ricorsivo di voci
quali ora (avv.), ora (sost.), ancora-mare-cuore-sera-muro-pure-oscuro-nero. Un'altra serie di
termini che recano anch'essi l'impronta del lessico montaliano sono alare-alloro-arsura-astore-
basura-cangiare-cappelliera, ecc. L'attrazione esercitata dalle parole-chiavi contenenti i nessi
bifonematici /nt/, /nd/ e /nts/ trova un preciso riscontro in Upupa, ilare uccello calunniato. In
merito al Carnevale di Gerti, il v.52, originariamente “eterni sulle cose dolci e vane?” viene in
seguito riformulato come “trepidi delle tue prode lontane?”, dove non sarà difficile
riconoscere che lontane ben si inserisce e si giustifica nella serie filanti-trascorrenti-ponte-
conduce-mondo-entro-tentò-istante-quando, ecc. Importanti varianti delle “Stanze”
sembrano ulteriormente confermare il nostro discorso: al v.12 il “ricorda” della minuta originaria
cede il passo a “rammenta”, che pienamente s'accorda all'intessitura della sequenza punto-
onde-presente-senti-silenzio, ecc. Anche “La bufera e altro” non sembra sottrarsi all'intessitura
che prevede una disseminazione continua di significanti propagginati dai nuclei fonematici di
pertinenza delle parole-chiavi.
ANCORA SULL'EQUILIBRIO INTERTESTUALE.
UNGARETTI, MONTALE
E LA TRADUZIONE
DEL SONETTO XXXIII DI W.SHAKESPEARE