Dialogo come primo elemento. Socrate rimane colpito dalla campagna, dalla
seduzione sensuale della natura, però Socrate è più innamorato della polis, della
società ('sono gli uomini che sono i miei maestri, sono loro i veri esperti della
conoscenza (magari implicita, che si manifesta con l'arte della maieutica)). L'esperto
è l'interlocutore-intervistato, l'intervistatore sa di non sapere, e l'arte fondamentale è
quella maieutica, quella di tirare fuori il sapere esperto degli altri.
-dall'altra parte l'esperienza degli altri uomini, della polis, oggi diremo del mondo
della vita, della coscienza storica, di come la nostra coscienza si esmprime e si
esteriorizza nei monumenti e nei documenti, in storie di vita e spazi di vita (la città,
spazio e storia di vita, ma anche qualcosa che si da a vedere e a leggere. Rif. a
Ricoeur, la polisemia della metropoli, nei flussi delle esperienze irripetibili e
imprevedibili che si condensano in testi (monumenti) e documenti). Questi due tipi di
esperienza non sono però contrapposti in Socrate, la scienza molto deve al mondo
della vita quotidiana (secondo ....)
Ma mentre la scienza dell'esperimento può giungere ad una verità che può essere
conclusiva, l'esperienza è qualcosa più aperto, la verità dell'esperienza ha sempre
qualche riferimento a qualche altra esperienza, non c'è mai stasi, dogma, sintesi.
Con la durata dell'esperienza c'è costante apertura.
Socrate mentre dialoga (rif a Gaber, 'la strada su cui puoi contare') è sempre in
apertura.
L'intervista deve allora essere concepita come esperienza, come apertura costante
all'altro che ci comunica qualcosa, cosi come noi intervistatori comunichiamo.
Il problema di fondo è fino a che punto ci parliamo? Fino a che punto capisco
l'intervistato (nel faccia a faccia)? Fino a che punto l'altro è invece il muro? Fino a
che punto se usiamo lo stesso termine ci riferiamo allo stesso concetto?
Queste domande evocano il secondo racconto: la torre di babele.
Questa storia pone due grandi temi, che attraversano l'esperienza dell'uomo: da una
parte la differenza, dall'altra la traduzione.
Questo segna un pre-requisito della comprensione, cioè il fatto che c'è quclosa che
precede la comprensione di questo o quello, cioè questo orizzonte che ci da anche
la cassetta degli attrezzi per comprendere. C'è la pre-comprensione, condizione
indispensabile per ogni comprensione. La pre-comprensione è data dalla tradizione,
e siamo in grado di tradurre. Nell'esperienza ermeneutca è possibile tradurre l'altro
perchè è possibile comprendere l'altro perchè c'è precomprensione. Ma quella
separaizone originale resta e ci definisce in quanto differenti dagli altri (cosi come
comprendiamo parole perchè diverse dalle altre) che consente traduzione (non
come meccanica trasposizione). Il significato tradotto non è mai uguale al significato
originario, c'è sempre un tradimento.
L'esperienza ermeneutica è esperienza di questa triade: tradizione, traduzione,
tradimento. Tra- vuol dire che c'è qualcosa che sta in mezzo, mediazione,
aggiustamento mediativo e tradduttorio che però fa da tramite.
La traduzione non solo è tradimento, ma proprio perchè resta la differenza, è
sempre quaclosa di creativo. Allora tradurre l'altro non significa una traduzione
meccanica, non mi spoglio della mia soggettività, anzi la tengo. Ciò che sembra
ostacolo è in realtà condizione per poter agire.
Esperienza pregressa, pregiudizi come ponte per l'altro, mettere in gioco miei
pregiudizi come risorse ermeneutiche: ciò distanzia sideralmente l'approccio
ermeneutico dalla personalità. Nella traduzione si magnifica il linguaggio, sempre
mobile. Il linguaggio naturale grazie alla sua fliudità consente la traduzione.
Il linguaggio noaturale guarda con diffidenza il linguaggio formale, la pretesa di
tradurre tutto a un linguaggio astratto, smarrendo la creatività di un linguaggio, la
versatilità semiotica e semantica evocando il non detto facendolo lievitare intorno al
non-detto.
Nella ricerca sociale il linguaggio della matematica ma ha una funzione ancillare e
non è mai la semantica a dover essere subordinata alla statistica ma il contrario.
----
Quante volte gli stralci di interviste sono mere appendici per decorare la ricerca e
appoggiare il suo discorso. non entrano in dialogo.
D&R
Il linguaggio come strumento non è contrapposto dal linguaggio in essere, sono due
piani distinti che hanno generato due modi di intendere l'ermeneutica. Quello come
strumento è l'ermeneutica esegetica.
Il linguaggio come essere, ambito ontologico, che ha generato un'ermeneutica
ontologica, le cui origini si intrecciano con quella esegetica. (Gadamer: verità e
metodo- non sono in contrapposizione. Esegesi e commento dei frammenti di
eraclito.) L'idea ontologica sostenuta da gadamer e heidegger non è in
contrapposizione con un'idea più metodologica dell'intervista.
Linguaggio dal punto di vista ontologico: noi siamo in quantor acconto, per dare
senso alla nostra biografia noi raccontiamo costantemente noi stessi. (noi siamo
tempo). Nel momento in cui mi rappresento agli altri mi racconto(?). Al mio racconto
sfuggono molte cose...
Nella pratica della ricerca e nel linguaggio comunemente usati i riferimenti sono
ancora protopositivisti. Nelle punte più avanzate delle scienze esatte c'è la
consapevolezza dell'importanza della sensibilità, perchè accanto ai requisiti teoretici
bisogna affiancare i requisiti meta-teoretici, la sensibilità, il sentire. Frequentare
l'ermeneutica ontologica (Heidegger)
Linguaggio dionisiaco e apollineo:.....
Significato di originario: quello di un testo è una domanda iniziale, l'interpretazione di
un testo che è intreccio costante e recicproco tra testo e lettore tra domanda e
risposta, inizia con una domanda.
Fasi dell'intervista: domanda iniziale, per modellare la risposta attingo a qualcosa di
precategoriale, poi faccio un discorso interiore, poi esteriorizzo questo discorso che
viene oggettivato, e poi viene interpretato. Qual'è lorigine? E' il substrato
precategoriale, senso che non è significato? il significato originario sta solo
nell'intenzione dell'intervistato, o ci sono altre intenzioni?
Le idee positiviste vengono trasmesse anche da manuali, dalla formazione, è
possibile scrivere qualcosa che parte da presutpoosti diversi?
L'idea di svincolare idea dalla presenza, verità mi da anche legittimazione,
Costruiire un maniale che dice che le cose sono più complesse sarebbe per 'palati
fini'
D&R
Passione: appassionante raccontare agli altri esperienza dell'intervista. Perchè? Il
racconto da senso (ci aiuta a selezionare, ordinare, organizzare i pensieri). Più che
legittimo dialogarlo con gruppo di ricerca, fra più attori si crea conoscenza,
Morin: racconta un clima interessante, ma anche pericoloso, cioè apparenti profonde
consonanze, clima dia ermeneutica, che da una parte conferma pensiero di
gadamer (universalità dell'iermeneutica), dall'altra il caveat che pone Vattimo,
'attenzione, il risciho è che ermeneutica da filosofia si trasformi in koine (dialetto
parlato da tutti ma nient'altro che un dialetto). Bisogna radicalizzare ermenautica
perchè mantenga la sua
Esperienza dei limit del linguaggio: esperienza fondamentale. Anche il confronto con
soggetti che comunicano in manitera diversa da me è la difficolt di una
comunicazione normale, è l'esperienza di limit del mio liguaggio: dimensione etica
(sottolinea i limiti, c'è incontro con il diverso, la trascendenza pura, il totalmente altro,
esperienza del mistico da rivalutare. 'Anche il silenzio ci interroga') Poeti sottolineano
i limit del pensiero che prendono forma attraverso il nostro linguaggio
Poeta come aiuto alla ricerca sociale (mette in luce i limiti del linguaggio)