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Teoria della mediazione

Il mediatore è colui che è capace di intervenire senza far riferimento alle parole, ma
riferendosi ai gesti, alle sensazioni e ai sentimenti quindi traducendo la cultura. La
mediazione si attiva nel momento in cui si attiva un contatto, che richiede sempre uno
scambio, tra di erenti elementi e di erenti contesti in una dimensione in cui la
componente individuale e quella sociale interagiscono. Ogni azione umana risulterebbe
dunque mediata da strumenti che sono socialmente costruiti e condivisi e che si
sviluppano ed evolvono nel tempo al succedersi delle generazioni: è quindi un processo
non lineare ma logico e molto complesso, esso può avvenire alla presenza di più parti per
la conclusione di un a are dove è presente un terzo ,in questo caso il mediatore stesso.
Questo processo è disamico e semiotico, infatti il mediatore si occupa anche di tradurre i
simboli. Il perimetro di azione della mediazione inizia nella pratica quotidiana all’interno
della propria famiglia, alle più piccole-medie e grandi imprese/istituzioni. Nella pratica
sociale: nel diritto, nella diplomazia, nella politica, nei masmedia ecc. Nella pratica
individuale dove ognuno è mediatore di se stesso. La mediazione NON è assimilabile a un
mero strumento con cui facilitare la comprensione, di recente invenzione e a cui si ricorre
in situazioni caratterizzate da emergenzialità e da con itto, MA è certamente un'attività,
un processo di ben più elevata complessità di straordinaria ricchezza e grandi potenzialità

Vi sono due grandi categorie di mediazione:

1) come processo di natura sociantropologica dove vi è un grande interesse e apertura


verso le altre culture

2) mediazione come processo linguistico o Inter linguistico che si attiva attraverso la


traduzione.

Numerosi loso quali Socrate, Platone, Aristotele, Zenone hanno a rontato questo tema
della comprensione, con idee a volte vicine altre contrastanti:

-Hegel: Mediazione come operazione astratta attraverso cui il soggetto acquisisce


conoscenza,

-Marx,Engels : mediazione come dimensione sociale,la sua funzione è quella di


facilitare le relazioni che si manifestano nella società.

-Vygotskiy: mediazione come sinonimo di interazione sociale,essa è la capacità e


abilità umana fondamentale nello sviluppo cognitivo degli individui. Una visione
quindi psicologica ed educativa.

-Anthony Pym: la mediazione per lui è tutto ciò che accade quando più lingue
entrano in contatto e si crea quell’impulso a comunicare.

-John Locke: problematicità della comprensione della parola umana come punto di
partenza delle sue ri essioni linguistiche

-Wittgenstein:

Comprendere inteso come padroneggiare una tecnica e come parte coessenziale


della vita di un segno. Continuità e discontinuità delle diverse modalità del
comprendere, Sensibilità del pensiero loso co per la problematicità del
comprendere linguistico.

-Da Platone e Aristotele alla nostra cultura contemporanea

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-Ambiguità come una caratteristica saliente dell’espressione letteraria e
poeticaMassima di coltà del comprendere > maggior tensione intellettuale di un
TESTO

un processo di elevata complessità,straordinaria ricchezza e grandi potenzialità.

Nomadic: termine che racchiude l’essenza vera della mediazione, una materia instabile e
in movimento che produce sempre nuovi risultati. Attraverso tali premesse arriviamo alla
conclusione che,senza la mediazione non c’è comprensione o ancora, quando c’è
incomprensione ci deve essere mediazione.

Grandi della mediazione

1º nazionalità,lingue,culture diverse

2º) stessa nazionalità ma lingue e culture diverse

3º) stessa nazionalità,stessa lingua e cultura

4º) stessa famiglia

5º) io stesso

La mediazione è un processo sociale e concreto ed il mediatore è un attore


sociale,coinvolto in qualsivoglia processo comunicativo.

La mediazione prende in considerazione sia la lingua che la cultura,ma anche altri


linguaggi è come un puzzle composto da:
negoziazione,comunicazione,manipolazione,relazione,interazione,condivisione.

Il suo oggetto di studio è la comprensione, argomento fondamentale del pensiero


loso co da sempre, in quanto i maggiori loso hanno a rontato questo tema attraverso
il ragionamento sul logos, ovvero la ragione, il pensiero,il discorso e la parola. Zenone
“ per questo abbiamo due orecchie e solo una bocca,perché sia possibile ascoltare di più
e parlare di meno”. Possiamo dunque sostenere che: PRIMA ANCORA DELLA
PRODUZIONE C’E LA RICEZIONE. Non si può parlare di comprensione linguistica come
se fosse un ‘continente sconosciuto’.

«La ricezione delle altrui parole, assai più che con la produzione, è la più primordiale delle
attività che l’intelligenza di una creatura umana impara a svolgere per sopravvivere nel
mondo» (De Mauro)

Di conseguenza:

-Ia comprensione linguistica è avvertita come problematica soltanto quando è


vistosamente tale e dunque in casi eccezionali. In sé e per sé essa ha meritato poca
attenzione.

-Questa disattenzione ha permesso che nella comunicazione linguistica ordinaria la


comprensione sia vista e pensata come il rovescio speculare e obbligato della
produzione.

I linguisti hanno preso in considerazione due di erenti fattori:

1) hanno lasciato ai margini dei loro interessi ri essioni ermeneutiche e loso che sulla
comprensione di enunziati, frasi, testi eccezionali.

2) La comprensione ordinaria, normale, non è stata presa in considerazione. È stata


considerata come qualcosa di banale e scontato.

In questo modo tramite il modello di comunicazione di Shannon-Weaver, risulta che la


comunicazione sia un azione del produttore che il ricevente non può altro che accogliere
passivamente, un mero rovesciamento speculare, ripetitivo della produzione, cioè un
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<<atto dovuto>>, un processo lineare consecutivo alla produzione. Questa idea che la
comunicazione sia un <atto dovuto> è un idea cardine che domina nella scolastica di
molti paesi, tra cui l’Italia. Questa modalità porta ad una cura estrema per il momento
della produzione, ma ad una non curanza nella comprensione oggettiva ed interpretativa
dei testi. Avviene così la crisi dell’atto dovuto, questa idea si rivela semplicistica in quanto
la comprensione dipende da diversi fattori tra cui il momento stesso in cui avviene la
ricezione e comprensione. Infatti la linearità può essere attribuita a tipi di comunicazione
molto elementari, la dinamica comunicativa è molto più complessa, la sua non linearità
dipende da diversi fatto chiamati secondo Gensini, ‘’correttivi’’.

-Il ruolo dell’utente: il quale assume la funzione sia di mittente che di ricevente, esso
svolge un compito assai complesso, ovvero quello di passare tra un piano dell’astrattezza
e uno della concretezza, tra dimensione del contesto e dimensione dell’espressione.
Ciascun segno viene manipolato dall’utente e se non si attiva un processo di mediazione
e negoziazione del senso si rischia di non comprendere.

-ruolo del contesto: un contesto è sempre diverso in ogni evento comunicativo e


continuamente soggetto a variazioni. Es: il modo di parlare con degli amici/professori

-codice: i codici linguistici sono si, fatti di regole e segni che bisogna padroneggiare, ma
sono governati anche dalla creatività non regolare. Ovvero quei meccanismi che permetto
al codice, ed agli utenti che lo usano di infrangere le regole e cambiarle nel momento
stesso della comunicazione e nonostante ciò di continuare a funzionare.

Per far funzionare la comunicazione è dunque necessaria la comprensione.

1)Saussure: La ricezione di un concreto atto di parole (fatto individuale rappresentato


dalle singole produzioni di ognuno: concretizzazione della ‘langue’) comporta che quando
il ricettore ne voglia ricostruire non già super cialmente, ma pienamente e profondamente
il senso di partenza, si proceda integrando l’enunziato nella ricostruzione del reticolo di
associazioni materiali, private e peculiari che accompagnano per ciascun singolo locutore
la produzione di ogni dizione.

-Centralità di una strategia dell’ascolto;

-Ogni ambito professionale: problematicità e inesauribile complessità della


comprensione, quale che sia l’elevatezza ed eccezionalità, o la semplicità e quotidianità
di ogni enunziato.

Inoltre determina il fatto secondo cui la comprensione è un processo complesso, L’idea


saussuriana è psicoanalitica, egli dice che ogni parola ha un valore determinato da:

-Rapporti sintagmatici, la collocazione nella frase (in presentia)

-Rapporti associativi, rapporti con le parole non presenti (in assentia)

Tali rapporti sono un insieme inde nibilmente aperto variabile in ragione alle diverse
conoscenze della lingua, diverse esperienze personali di ogni singolo.

2)Grazie alla leggibilità dei testi (anni ’30-’40) avviene una consapevolezza delle fratture
comunicative e linguistiche nelle società aperte, multirazziali e alto livello di complessità
produttiva e organizzativa. Studiosi come Umberto Eco e Roland Barthes cominciarono a
lavorare sulla comprensibilità di libri scolastici e sui livelli di alfabetizzazione funzionale.
Con l’avvento delle tesi GISCEL (1975) inizia l’attenzione alle capacità linguistiche legate
ad un buono sviluppo organico, da una buona alimentazione. Un bambino sradicato
dell’ambiente nativo, che veda poco o niente genitori e fratelli maggiori, che sia proiettato
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in un atteggiamento ostile verso i compagni e la società, che sia poco e male nutrito,
inevitabilmente legge, parla e scrive male.

3) Studi sulla percezione gra ca e uditiva. Strappata al suo co-testo verbale e al suo
contesto in cui si veri ca un atto comunicativo e fatta ascoltare fuori contesto a uditori
della stessa lingua, una sequenza sillabica anche ampia risulta inidenti cabile. La
percezione linguistica: «non un mero fatto sensoriale passivo ed esecutivo, ma un’attività,
un atto assai complesso della nostra intelligenza o ragione (mind), non separabile da
valutazioni di natura semantico-lessicale, sintattica, pragmatica. Un atto che non si
svolge linearmente, ma obbliga il ricettore a un andirivieni tra la progressiva percezione
del co-testo gra co e uditivo, le sue ipotesi sul senso di ciò che viene ascoltando o
leggendo».

Alfabetizzazione

Essere debolmente alfabetizzati implica la mancanza di una o più competenze previste


dalla progressione di competenze relative a:

o Capacità di saper leggere e comprendere semplici parole;

o Capacità di usare testi scritti per operare una ri essione critica e per comunicare in
maniera e cace;

o Capacità di usare la lingua scritta, sia in testi stampati che digitali, per realizzare i
compiti della vita di tutti i giorni, per accedere a risorse, servizi e sistemi (formali o non
formali) e per interagire in contesti sociali.

Pro li adulti debolmente alfabetizzati:

o Competenza orale e non scritta nella L1 (e lingua esogena) (basso livello di istruzione)

o Competenza orale nella L1, competenza scritta e orale nelle lingua esogena, livello di
istruzione variabile

o Competenza orale e scritta molto limitata nella L1, ma uso di altre forme di
comunicazione (gesti, simboli, ecc.)

Cosa propone la Linguistica educativa?

-Educare linguisticamente è né più né meno, che educare all’originalità (Lombardo


Radice, 1913:192), cioè educare alla creatività semiotica, intesa come la possibilità
dell’essere umano di dominare lingue diverse, la sua capacità di passare da una lingua ad
un’altra, di usare codici simbolici diversi, siano essi verbali o non verbali.

-Educazione linguistica: non solo educare alle lingue e al loro apprendimento, ma


soprattutto educare ai codici, alle molteplici (in nite) forme simboliche di cui l’essere
umano può dotarsi: è in de nitiva una educazione al linguaggio (Simone R., 1976)

-«Se la nozione di educazione linguistica si fonda sul concetto di plurilinguismo in quanto


compresenza di sistemi semiotici, linguaggi, lingue e culture sono sinonimi: una lingua
storico- naturale è solo uno dei codici a disposizione di un utente, e anche altri codici
verbali (le L2) e non verbali concorrono nella creazione di senso»

Come insegnare l’italiano agli adulti debolmente alfabetizzati? «Per trovare la risposta
bisogna entrare nella foresta dei codici per trovare il luogo del linguaggio verbale, cioè del
linguaggio che gli esseri umani usano in prevalenza, e da questo dobbiamo passare alle
lingue, cioè alle concretizzazioni della facoltà simbolica generale, ai codici storico-
naturali» (Vedovelli, 2000:27) Verso un’educazione linguistica democratica:

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«La scuola tradizionale ha insegnato come si deve dire una cosa. La scuola democratica
insegnerà come si può dire una cosa, in quale fantastico in nito universo di modi distinti
di comunicare noi siamo proiettati nel momento in cui abbiamo da risolvere il problema di
dire una cosa. Possiamo dire una cosa disegnando, cantando, mimandola, recitando,
ammiccando, additando, e con parole; possiamo dirla in inglese, in cinese, in turco, in
francese, in greco, in piemontese, in siciliano, in viterbese, romanesco, trasteverino, e in
italiano [...] possiamo dirla tacendo, purché abbiamo veramente voglia di dirla e purché ce
la lascino dire (De Mauro 1981:136).

Bisogni linguistici, culturali e formativi:

-Necessità di apprendere la nuova lingua e inserirsi nella nuova realtà socioculturale

-Mantenere e sviluppare la lingua e cultura di origini.

Bisogni linguistici, culturali e formativi

Accoglienza e regolarizzazione

Lavoro

Abitazione

Salute e assistenza

Formazione

Socializzazione e tempo libero

Stili e metodi di apprendimento:

- Stile cinestetico: toccare gli oggetti e essere in

movimento. Essere coinvolti in varie attività

(Total Physical Response: TPR)

"Nel momento in cui l'insegnamento si fa

bisensoriale - come con l'audiovisivo - o anche, se

possibile, multisensoriale grazie alla

manipolazione-esplorazione degli oggetti e delle

cose, l'esperienza di apprendimento si fa più

completa e produttiva" Freddi (1990:30): Azione,

gioco, lingua, Padova, Liviana

Lo sport e l’apprendimento delle lingue:

Konrad Koch (1846-1911)

« La componente essenziale dell’educazione si trova sul campo di gioco, in quanto il


gioco o re un momento di estraniamento dalla vita di tutti i giorni e una convivenza
paci ca.

Il più apprezzato è il calcio, che ha il più alto valore educativo: oltre a cacciare i vizi e
l’egocentrismo e ad insegnare l’altruismo e il rispetto, a far ri ettere, a sviluppare
l’ingegno, a ra orzare e a far sfogare l’individuo, ha anche delle ricadute a livello sociale,
in quanto favorisce il contatto tra membri di classi diverse, annullando le di erenze che li
separano nella vita di tutti i giorni»

Insegnare la lingua italiana con il calcio

• Plurilinguismo

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- “compresenza sia di linguaggi di tipo diverso (verbale, gestuale, iconico, ecc.), cioè di
diversi tipi di semiosi, sia di idiomi diversi, sia di diverse norme di realizzazione d’un
medesimo idioma” (De Mauro, 1981:124).

• La classe

- come “universo della socialità” e “foresta dei codici”

(Vedovelli, 2000)

- “didattica all’aperto - outdoor learning”

- pro lo quadripolare: aula, terreno di gioco, risorse multimediali , apprendimento


autonomo.

• Educazione linguistica democratica

- apprendenti, lingue, codici e linguaggi, strumenti disponibili, risorse semiotiche (Tesi


Giscel)

La mediazione non è un fenomeno recente, non avviene solo in presenza di una terza
gura, è una pratica che si ritrova in ogni ambito della società, non solo nell’immigrazione;
e non si tratta di mediare solo in presenza di una lingua straniera ma anche con la propria
lingua. Come abbiamo detto la Comprensione è alla base del processo di comunicazione,
essa interviene per eliminare ogni incomprensione, è necessario dunque analizzare le
parole all’interno della loro sfera d’azione, nel contesto e nel co-testo. La mediazione
contiene in se molti concetti che possono essere riassunti in uno: il
TRANSLAGUANGING, quella pratica intesa come l'uso da parte dei parlanti dell'intero
repertorio linguistico «senza prestare attenzione ai con ni, socialmente e politicamente
de niti di una data lingua» Mediazione come interazione tra lingue, pratica ibrida di
languaging che contribuisce a rendere chiaro come non esistano con ni netti né tanto
meno barriere tra le lingue in essa coinvolte. Mediazione come processo dinamico e
potenzialmente in nito di usare la lingua per creare signi cati.

«Entro i con ni segnati dal plurilinguismo e dalla competenza linguistico - comunicativa è


posta l’attività di mediazione fra individui che non abbiano una lingua in comune. Si tratta
di mediazione nel senso che aiuta a far comunicare gli individui che si trovino in tale
condizione, e che non coincide con la traduzione intesa come una meccanica traslazione
di sensi da una lingua all’altra, ma lo sforzo di far entrare in contatto prospettive culturali,
modi di vita, modalità di interazione diverse» (Vedovelli 2010, 44).

«Un mediatore culturale è colui che facilita la comunicazione, la comprensione e


l’interazione tra individui o gruppi che si di erenziano per linguaggio e cultura. Il ruolo del
mediatore viene svolto interpretando le espressioni, le intenzioni, le percezioni e le
aspettative, di ogni gruppo culturale verso l’altro, vale a dire stabilendo e bilanciando la
comunicazione tra di loro. Per agire come tramite in questo senso, il mediatore deve
essere in grado di prendere parte in qualche misura ad entrambe le culture, un mediatore
deve dunque essere in un certo qual modo biculturale» (Taft, 1981:53)

LANGUAGING:

1) collaborative dialogue: interazione dialogica in ambito sociale.

2) Private speech: parlato interiore portato alla conoscenza tramite la mediazione


simbolica del languaging. Mediazione intermedia tra linguaggio interiore ed esteriore.

Per rivestire il ruolo di mediato bisogna essere in grado si attivare la:

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-Traduzione intralinguistica (riformulazione): traduzione di segni verbali per mezzo di altri
segni della stessa lingua.

-Traduzione interlinguistica (traduzione vera e propria): interpretazione di segni verbali per


mezzo di un altra lingua.

-Traduzione intersemiotica (trasmutazione): interpretazione di segni verbali per mezzo di


segni di sistemi semiotici diversi tra loro.

Inoltre un mediatore deve avere cognizioni pertinenti ad ogni cultura:

- conoscenza della società, della storia, del folklore, le abitudini, le usanze le tradizioni
per essere in grado di intervenire dal punto di vista del contesto.

- Avere doti comunicative: sia a livello scritto,orale e non verbale.

- Doti tecniche: NTIC

- Doti sociali: competenze a livello emotivo, conoscenza delle norme sociali che
regolano la realtà.

- Capacità di traduzione da una cultura all’altra saper percepire e comprendere.

L’obiettivo di un mediatore culturale sarà quello di variare il carico informativo del testo
della lingua di arrivo, tenendo presente quello del testo della lingua di partenza. La grande
dote del mediatore deve essere la capacità di orientarsi mentalmente tra le due culture e
non tradurre solo a livello lessico-grammaticale.

La mediazione inizia all’interno di ciascuno di noi, dai nostri ragionamenti ed ancora prima
dalla nostra educazione. Lo spazio linguistico Italiano venne considerato <<tripolare>>
(italiano, dialetti, minoranze linguistiche di antico inserimento) e poi <<quadripolare>> (+
lingua immigrate). Nella legge 482 del 1999 sono tutelate le lingue e le culture di diverse
nazionalità, ma sono escluse quelle immigrate pur essendo presenti nel territorio. L’italia
si può de nire sia prima che ultima, in quanto è il primo paese dell’Ue per indice di
diversità, ma è tra gli ultimi paesi con la più bassa percentuale di cittadini in grado di
parlare una lingua straniera.

-Meno di un terzo della popolazione italiana avrebbe i livelli di comprensione della


scrittura e del calcolo necessari per orientarsi nella vita di una società moderna

-All’interno del 30% degli alfabetizzati, solo una percentuale modesta ha una buona
conoscenza delle lingue straniere e di linguaggi tecnico-scienti ci.

-Si può ipotizzare che solo 10% della popolazione in età di lavoro capisce bene
tecnicismi e forestierismi.

Ma questa situazione sta migliorando grazie alle nuove generazioni, rispetto alla
situazione italiana vi sono due punti di vista riguardo il plurilinguismo:

1)Babele: Il plurilinguismo è punizione divina, intrinseca alla condizione umanai il timore di


non capire e non farsi capire: è il timore del con itto. Plurilinguismo come barriera.

2)Pentecoste: il plurilinguismo è un dono divino, segno di una ricomposizione, cioè di una


conquista ,è segno e condizione dell’attenzione alle ragioni degli altri.

L’italia è ancora sottoposta alla prima rivoluzione linguistica, avviatasi negli anni 50,
(‘’l’italianizzazione’’ italiano parlato comune e condiviso) ma allo stesso tempo vi è un
controbilanciamento dato dalla spinta della seconda rivoluzione: Il Neoplurilinguismo
dove troviamo le lingue immigrate vs le lingue dei migranti.

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Lingue immigrate: scarsa uttuazione,radicamento sociale e vitalità linguistica sul
territorio.

Lingue dei migranti: alto tasso di mobilità, uttuazione dei gruppi, e sradicamento dalla
lingua.

La mediazione nel QCER (quadro comune europeo di riferimento):

1) Interazione semiotica, laddove ognuno prima di tutto è mediatore di se stesso. La


mediazione avviene sia tra parlanti della stessa lingua che tra parlanti di lingue
diverse, perciò la mediazione non è solo una professione, ma una condizione del farsi
della semiosi.

2) Mediazione come nuova abilità linguistica. Questa visione equivale al ribaltamento del
fondamento teorico della prima visione che sosteneva che la mediazione fosse un
elemento intrinseco e naturale dello scambio semiotico. La mediazione viene attribuita
ad una terza persona e va coincidere con le azioni di traduzione ed interpretariato.

3) La mediazione copre due attività: La traduzione e l’interpretariato, ma vi è una terza


macrocategoria all’interno della quale si vanno a collocare le altre due attività. Traduzione
ed interpretariato sono viste come parte della mediazione.

Multiliguismo: presuppone una visione statica della compresenza e della convivenza delle
lingue e del loro apprendimento. Le lingue possono coesistere ma in modo separato ed
impermeabile. Prevede strutture ed insiemi niti e chiusi.

Plurilinguismo: Visione dinamica della compresenza di diverse lingue nello stesso


territorio. Prevede un sistema aperto composto dalle competenze ed esperienze
dell’individuo, il quale è sottoposto ad un continuo confronto dialettico.

L’attività del mediatore si lega al plurilinguismo. Il QCER considera le esperienze


linguistiche individuali nel loro contesto culturale; per cui tutte le lingue fanno parte del
repertorio linguistico di una persona a prescindere dalla competenza. Le lingue
interagiscono tra di loro e sono tutte utili. IL locatore può attingere a tutte le risorse a
disposizione per raggiungere una comunicazione e cace con la possibilità di passare da
una lingua/dialetto ad un’altra. Chi possiede un repertorio plurilingue ha dunque la
capacità di passare da una lingua all’altra,esprimersi in una lingua e comprendere un altro
che si esprime in una seconda lingua. A darsi alla conoscenza di più lingue per dare
senso al testo. In alcuni casi è di cile capire quale sia la lingua madre , come ad esempio
in africa dato che molte lingue sono solamente parlate e non scritte.

La mediazione in Francia: In Francia la mediazione è un concetto che trova una sua


collocazione Sina in ambito artistico culturale che migratorio. Emerge negli anni ’80
nell’ambito delle esperienze museali. La distinzione che viene operata in contesto
francese è quello fra interpretariato e femme e adulte relais, la prima gura legata al
rapporto con le istituzioni e la seconda con i vari interventi dei mediatori in campo.
L’interpretariato si sviluppa in Francia attraverso quattro attività destinate alla popolazione
immigrata: Servizi pubblici e privati di scrivano; informazioni per gli immigrati (in ambito
giuridico), traduzione ed interpretariato. L’attività delle femme relais <<donne di
quartiere>> è quella di accogliere, orientare, le donne ed i bambini attraverso sia servizi a
distanza che in presenza. L’obiettivo degli Adultes relais è quello di migliorare le relazioni
tra gli abitanti di alcuni quartieri a rischio e i servizi pubblici.

La mediazione in Belgio: L’attività di mediazione si è sviluppata soprattutto in ambito


sanitario. La comparsa della mediazione in campo scolastico risale agli anni ’90, quando
a seguito di episodi di violenza ed assenteismo negli istituti tecnici, quelli maggiormente
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frequentati da ragazzi di origine immigrata si è sentito il bisogno di prevenire tali episodi.
Così da contenere ed evitare episodi di violenza ed assenteismo, e favorire un clima di
ducia tra corpo insegnanti, l’allievo e la famiglia. Ci fu anche. l’esigenza di costituire un
personale ospedaliero preparato nei confronti dei pazienti stranieri, i quali si trovavano
spesso in di coltà ad attraversare interamente le barriere linguistiche. L’attività d
interpretariato in ambito ospedaliero si svolge attraverso due modalità: contatto diretto e
uso di strumenti tecnologici. Nel primo caso i mediatori si recano sicamente nelle
strutture, nel secondo si attivano numeri telefonici o video conferenze. Oggi in Belgio la
mediazione in ambito sanitario è un servizio a tutti gli e etti, regolamentato e nanziato.

La mediazione in Germania: La Germania guarda non tanto alla gura del mediatore, ma
quanto al processo di mediazione ed accoglienza in ogni u cio pubblico; ma comunque
esistono diverse gure che possono essere associate al ruolo di mediatore: Guide per la
mediazione che si occupano dell’accompagnamento individuale e del contatto con
sportelli o u ci di consulenza,I mediatori linguistici e culturali gure-ponte per agevolare
la comunicazione tra gli immigrati, le <<madri del vicinato>> donne migranti integrate che
hanno il compito di aiutare le altre donne in di coltà le quali aiutano anche i bambini ad
accedere ai servizi sanitari ed educativi, ed in ne le <<madri con lo zaino>> (proprio
perché portano uno zaino) svolgono attività di promozione del tedesco.

La mediazione nel Regno Unito: Nel regno unito vi è una rete di u ci che o rono
gratuitamente vari servizi ai cittadini in di coltà. Tali servizi si avvicinano alla mediazione
in ambito sociale,amministrativo o nei percorsi di accoglienza. L’attività di mediazione non
viene attivata soltanto nei confronti degli stranieri, ma di tutta la cittadinanza. In Gran
Bretagna vi è uno sta con competenze variegate e multietnico costituito da
professionisti i quali aumentano la qualità del servizio nel suo complesso. Nelle scuole
britanniche l’esigenza della mediazione è meno sentita ,si da infatti più importanza a
elementi come la lotta contro il razzismo favorendo relazioni paci che tra le varie culture
e comunità. Tra il corpo di insegnanti signi cativa è la presenza di un buon numero di
cittadini di orgine straniera.

Ambito sanitario:

Cosa dice la Costituzione?

Articolo 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo

Articolo 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali.

Articolo 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e


interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere
obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La
legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Cosa dice la normativa?

D.Lgs 286/1998 Legge Turco-Napoletano

Articolo 34: Assistenza obbligatoria agli stranieri regolarmente soggiornanti e iscritti al


SSN. Iscrizione volontaria SSN/altro ente assicurativo: stranieri titolari di permesso di
soggiorno per motivi di studio versando un contributo annuale forfettario.

Articolo 35: Ai cittadini stranieri irregolari sono assicurate, le cure ambulatoriali ed


ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorchè continuative, per malattia ed
infortunio. Tutela sociale gravidanza e maternità. Le prestazioni erogate senza oneri a
carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche su cienti, fatte salve le quote di
partecipazione alla spesa a parità con i cittadini italiani. L’accesso non può comportare
alcun tipo di segnalazione all'autorità.

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Articolo 43: codice regionale a sigla STP (Straniero Temporaneamente Presente). Accesso
a cure mediche urgenti, essenziali e continuative e ad alcuni servizi farmaceutici (DPR del
31 agosto 1999, n. 394 nell’articolo 43, comma 3)

DDL Sicurezza

Il 5 febbraio 2009, il Senato approvò l’emendamento del DDL sicurezza che imponeva ai
medici di denunciare gli immigrati irregolari negli ospedali. Dopo i vari passaggi
parlamentari, e soprattutto dopo le manifestazioni da parte di molte associazioni,
l’articolo che prevedeva l’abrogazione del divieto di segnalazione venne eliminato.

Conseguenze di tale emendamento?

- Paura di recarsi nelle strutture sanitarie;

- Immigrati irregolari comunque denunciati in alcune strutture sanitarie

Verso la ne degli anni ’70, quando il usso di stranieri in italiana ha cominciato a


prendere consistenza, la <<presenza visibile degli immigrati, ha innescato timori e
pregiudizi in campo sanitario, che u cialmente non conoscendo il tema alimentava
sospetti ed insicurezze.>>

In base ai servizi o erti e alla normativa (PSN 2006-08) gli stranieri che accedono alle
strutture sanitarie sono di 4 di erenti categorie: pazienti provvisti di permesso di
soggiorno, pazienti turisti , pazienti sprovvisti di permesso di soggiorno, e pazienti
provvisti di permesso di soggiorno per motivi di salute. Se gli stranieri regolari si a dano
senza problemi alle cure sanitarie, le atre categorie sono maggiormente esposte
all’incontro di barriere sia socioculturali che burocratiche. La presenza di stranieri non è in
alcun modo riconducibile all’aumento di frequenza di malattie infettive nel nostro paese,
anzi i cittadini stranieri godrebbero, in ogni fascia d’età, di migliori condizioni di salute
rispetto agli italiani. La popolazione straniera presente nel suolo italiano è maggiormente
colpita non da malattie infettive, ma da traumatismi, problemi all’apparato respiratorio e
all’apparato digerente; per quanto riguarda le donne invece a complicazioni riguardo la
gravidanza, parto e puerperio.

I fattori che condizionano la salute degli stranieri dopo l’arrivo in Italia sono diversi:

-e etto <<migrante sano>>: si riferisce al percorso di autoselezione avvenuto nel paese


d’origine e che fa ricadere la scelta dei candidati al progetto migratorio verso i soggetti
sicamente, psicologicamente e intellettualmente più idonei. Perciò chi arriva in Italia,
arriva con un patrimonio salutare integro.

-e etto <<salmone>> si riferisce al comportamento secondo il quale gli stranieri malati,


tornino a curarsi nel loro paese d’origine per a darsi alla loro medicina tradizionale. Un
altro fattore che li spinge a ritornare nel paese è la loro diversa percezione della salute, i
concetti di malattia, guarigione e dolore assumono diversi signi cati in base alla cultura
d’appartenenza. Ad esempio la malaria in paesi dell’africa Subsahariana è molto
frequente, come la gravidanza, se in Italia è un processo fortemente medicalizzato, in
africa non è interessato da tale processo. Per il concetto di guarigione in diversi paesi non
ci si a da alla gura del medico, ma molto più spesso ad una gura religiosa o
tradizionale.

-e etto <<migrante esausto>> si riferisce allo stato di saluto precario dello straniero e
all’esposizione a rischi presenti nel paese che lo ospita.

Tra i fattori di rischio troviamo il malessere psicologico, la mancanza di lavoro e di


reddito, il degrado abitativo e la mancanza di a etto. A ciò va ad aggiungersi l’incremento
degli infortuni sul lavoro il cui rischio è circa il doppio degli italiani.

L’esistenza di barriere per accedere alla sanità è innegabile ed il loro superamento


necessita non solo gure come il mediatore ma innanzitutto un adeguata conoscenza e
consapevolezza delle dinamiche che regolano l’incontro tra il personale sanitario e i
pazienti stranieri.

Vi sono diverse barriere in ambito comunicativo di tipo: prelinguistico, linguistico,


semiotico e socioculturale. Ad esempio le sensazioni interne non si possono indicare con
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un dito e non possono essere interpretate in modo convenzionale in quanto possono
variare da un paziente all’altro. E’ il caso del dolore, ad esempio come l’ansia che
potrebbe derivare dalla paura della morte, del dolore, da un inquietudine spirituale o
dall’incertezza , dall’infelicità. O la depressione, dovuta a problemi nanziare, familiari,
stanchezza, senso di abbandono. In questi casi vengono usate delle scale per
determinare l’intensità, la localizzazione e l’origine (numerica, verbale, visiva).

-Barriere linguistiche: Da alcune indagini ISTAT risulta che il 13% della popolazione
straniera ha di coltà con le pratiche burocratiche per accedere alle prestazioni sanitarie,
un altro 13% dice di aver di coltà nello spiegare i disturbi avvertiti, un 15% non riesce a
comprendere cosa dice il dottore. Sia il paziente straniero che il personale sanitario ha
problemi nell’approcciarsi con l’altro, da questa doppia di coltà derivano spesso errori di
comprensione.

-Barriere preliinguistiche: si riferiscono ai casi in cui si cerca di denotare oggetti non


ostensibili, ovvero oggetti che non si possono mostrare e far vedere. Le sensazioni
interne ad esempio non si possono indicare con un dito e non possono essere
interpretate in modo convenzionale in quanto possono variare da un organismo ad un
altro e da un paziente ad un altro. E’ il caso del dolore. Strumenti per localizzare il dolore:
Scala numerica,scala verbale, scala visiva.

-Barriere di tipo semiotico: Ovviamente anche nel linguaggio sanitario ogni elemento di
tipo fonico o gra co è arbitrariamente associato ad un determinato signi cato che però
può variare da lingua a lingua. Da esempio in somali ‘’reni’’ si riferisce alla parte
addominale laterale, mentre per ‘’reni’’ si intende l’are altero rachidea.

Barriere socio-culturali:

-Sindrome di General hospital, la percezione del paziente della medicina occidentale


come una totalità.

-Sindrome di Salgari, interesse e curiosità dei medici nelle patologie esotiche.

Anche la relazione medico-paziente è sottoposta a barriere di tipo socio-culturale.

Esotismo sanitario: Medico: sindrome di Salgari. Paziente: Sindrome da General Hospital.

Criticismo Sanitario: Laddove le aspettative vengono deluse, il medico suppone che il


paziente non presenti alcuna patologia ed il paziente crede di non essere curato bene per
la sua origine straniera.

Scetticismo sanitario: Sia il medico che il paziente si pongono in termici critici, venendosi
entrambi incontro.

Triade DIS:

-Disease: Malattia interpretata dal medico, ovvero la diagnosi. Visione Scienti ca

-Illness: malattia vissuta e percepita dal paziente, derivante dalla sua cultura, dai suoi
sentimenti e emozioni. Visione Individuale

-Sickness: Malattia interpretata dalla società. Visione Sociale

La triade DIS si propone di interpretare a giusto titolo tutti i casi che emergono dalla
combinazione delle diverse concezioni di malattia fortemente in uenzati dalle di erenze
culturali.

Olismo: ‘’ visione olistica della malattia’’ il paziente rappresenta un universo all’interno del
quale si può evidenziare un a nità di micro sistemi, che danno origine ad un dinamico
intricarsi di ecosistemi, tutti collegati tra loro . Questo tipo di visione prevede il contatto e
la relazione dinamica tra medico e paziente, come due universi culturali come parte
integrante del percorso di cura. Es. Medico occidentale diagnostica la tubercolosi, questa
malattia per alcune culture è considerata come la malattia degli emarginati oppure lo
specchio della degradazione morale.

Ambito amministrativo:

Anche in ambito amministrativo è necessario che le pubbliche amministrazioni, i servizi


sociali, i diversi attori del contesto lavorativo si adoperino sul tema dell’accoglienza e
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dell’inclusione. Come risposta a tale esigenza sono stati creati degli sportelli per
immigrati, luoghi deputati alla gestione della comunicazione tra cittadino e pubblica
amministrazione. Il successo di questa strategia richiede sia il superamento della
discriminazione da parte di chi ospita sia il superamento di barriere linguistico culturali da
parte degli stranieri. Gli sportelli o rono servizi di informazione,assistenza, orientamento e
accompagnamento; sono istituiti presso strutture pubbliche come comuni, questure,
centri per l’impiego e all’interno di essi lavorano molti mediatori. Spesso gli sportelli di
occupano di procedure che regolano l’ingresso, il soggiorno, il rilascio e rinnovo del
permesso, iscrizione all’anagrafe, richiesta di cittadinanza, accesso ai servizi educativi e
ricerca di lavoro. Maggiori sono i servizi o erti ai migranti, maggiori sono le competenze
pluridisciplinari che vengono richieste ai mediatori. Gli interventi di mediazione si
svolgono attraverso la consulenza bidirezionale, spesso il mediatore si trova a rivolgersi
con due parti ( lo straniero e chi lo accompagna, il quale magari necessita informazioni).
In alcuni casi speci ci il mediatore svolge la funzione di accompagnatore in determinati
servizi.

Ambito lavorativo:

Lavorare prima di conoscere la lingua espone il lavoratore ad una serie di rischi e ad una
maggiore probabilità di eventi dannosi rispetto ad un lavoratore italiano, la lingua si
presenta come uno strumento di lotta per ridurre gli infortuni durante il lavoro. La
centralità della lingua implica la necessità di esaminare i bisogni linguistici, intesi come
requisiti imposti dal contesto di vita e di lavoro. Anche se alcune mansioni lavorative non
necessitano particolari opportunità comunicative, inducendo i lavoratori immigrati a
limitare sforzi e motivazioni linguistiche, impongono paradossalmente l’uso di macchinari,
talvolta complessi da usare e la cui non conoscenza può essere un’arma di distruzione
per il lavoratore immigrato stesso e i suoi colleghi; è quindi di fondamentale importanza
conoscere la dimensione culturale degli stranieri così che il datore di lavoro possa de nire
migliori strategie comunicative e di prevenzione sul luogo di lavoro. La costituzione
nell'art. 35-37 parla di tutela sul lavoro ma anche del riconoscimento al diritto di svolgere
mansioni.

ART. 35 la repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, cura la


formazione ed elevazione personale-professionale.

ART.37 parla di come il datore di lavoro deve garantire una formazione ad ogni lavoratore
non solo in materia di sicurezza e salute, ma anche a livello linguistico in riferimento ai
concetti di rischio,danno, prevenzione e protezione: la formazione del lavoratore deve
consentirgli di sviluppare conoscenze e competenze.

Il lavoratore diventa così, non solo braccia (forza lavoro), ma un cittadino a tutti gli e etti
con le sue necessità ed emozioni dato che la mancanza di lavoro in paesi ancora poco
sviluppati è una delle principali motivazioni per cui gli stranieri intraprendo il progetto
migratorio.

Fattori di rischio post-immigrazione:

-psicologici: lontananza dagli a etti, assenza di supporto, sradicamento culturale,


fallimento progetto migratorio.

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-lavorativi: disoccupazione, lavoro non tutelato e sotto pagato (oltre la metà degli stranieri
in Italia è in possesso di laure,la quale rischia una equali cazione) situazioni lavorative
rischiose.

-burocratici: barriere giuridico amministrative

-sociolinguistici: abitudini alimentari, degrado abitativo,povertà

Nel corso degli anni si è notato un incremento della mano d'opera e con essa gli infortuni
sul lavoro; questi infortuni avvengono in modo signi cativo nel settore indrustriale: 95%
degli infortuni e l'83% dei decessi, il rischio per gli immigrati è circa il doppio rispetto a
quello degli italiani.

Questi dati ci portano a pensare come la sicurezza linguistica è anche sicurezza sul lavoro
se ne trae quanto sia necessaria dunque un ottimale competenza linguistica per il
riconoscimento la messaggistica infortunistica, delle istruzioni di lavoro e di determinati
macchinario talvolta molto complessi da usare.

Cultura : “programma mentale collettivo che distingue i membri di un gruppo o di una


categoria da quelli di un altro”; Una sorta di software mentale “installato” nella mente di
ciascuno, discendente dai modelli di pensiero tramandati (dai genitori ai gli), insegnati
(dai docenti agli studenti) e condivisi (tra amici o colleghi) che prende forma nei
comportamenti di aziende e istituzioni.

L’impatto della provenienza geogra ca sulla rischiosità infortunistico-prevenzionale


dell’attività lavorativa condotto in chiave antropologico-psicosociale si basa sulle cinque
dimensioni della diversità culturale, così come proposte da Geert Hofstede (1991).Tali
dimensioni propongo uno schema sistematico per stabilire le di erenze comportamentali
dei lavoratori appartenenti a diverse culture nazionali.

1°dimensione: distanza dal potere, la misura in cui gli individui meno potenti accettano
che il potere sia distribuito. Una distanza elevata rispecchia un grande rispetto per le
autorità e lo stato (es.

Africa,Asia), mentre una distanza bassa rispecchia una forte autonomia dell'individuo
anche per via della grande partecipazione alla vita politica.

2°dimensione: Individualismo

-società legate alla collettività con gruppi coesi (Africa,Asia)

-società dove l'individuo deve badare a se stesso. (europa)

3°dimensione: mascolinità/femminilità

Si riferisce alla percezione del ruolo dell’uomo e della donna in una determinata società.
Quando la cultura femminile riveste un ruolo centrale i tende a utilizzare modelli più
cooperativi. All’opposto avremo situazioni in cui gli individui tendono ad interessarsi più al
loro salario ed alla loro carriera per avere accesso a migliori posizioni lavorative.

-competitività: posizioni gerarchiche,salario (usa,jp) (maschilismo)

-assertività, modestia: relazioni umane, qualità della vita. (svezia, danimarca)


(femminismo)

4°dimensione: ri uto dell'incertezza

-culture che ri utano l'incertezza, cercano di minimizzare il rischio.

-culture che accettano l'incertezza,meno rigide, con più tolleranza alle decisioni prese
dallo stato.

5°dimensione:orientamento a lungo termine

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-culture con orientamento a breve termine: tradizionaliste, vedono il tempo in visione
ciclica.

-culture con orientamento a lungo termine: dove il tempo è lineare e si pensa solamente
al futuro, cercando di raggiungere sempre nuovi risultati.

Mezzi per migliorare le condizioni di lavoro:

-Comunicazione adeguata: informazione, formazione, addestramento, consultazione.


Obiettivo: conoscere i rischi e le misure di prevenzione legate alla propria mansione;
migliorare la loro comprensione linguistica e colmare il gap culturale.

-Predisporre supporti didattici multilingue e segnaletica di lavoro tradotta in diverse


lingue. Corretto inserimento e coinvolgimento nell’organizzazione aziendale (no mobbing,
burn-out e razzismo)

-Mediatori culturali: per poter migliorare la fase di inserimento e permettere una maggiore
comprensibilità del lavoro, con l’obbiettivo di incidere sulla trasmissione dell’informazione
e l’attuazione dei singoli obblighi per il corretto recepimento delle norme di salute e
sicurezza.

-Inquadrare il livello e i fattori di rischio dei lavoratori stranieri in azienda: individuare le


variabili che contribuiscono alla vulnerabilità dei lavoratori stranieri. Le criticità possono
essere valutate attraverso un test di lingua, test sulle caratteristiche personali (tra cui il
livello di istruzione), test sulle capacità lavorative.

Focus sulla religione: <<modi ca il casco per il turbante multa ad un lavoratore sikh.>>
laddove il turbante è un simbolo religioso, il casco è un strumento di protezione. Toronto.
Il lavora denuncia l'avvenuto alle autorità e vince la causa contro la sua società.

Il caso dei lavoratori musulmani è molto rilevante nella società italiana, per via del digiuno
infatt )durante il ramadan) sono esposti ad un maggior rischio per la propria sicurezza e
salute, non sono in grado di svolgere mansioni faticose. Ma esistono diverse diverse
strategie per far si che il lavoratore possa lavorare durante questo periodo, ad esempio:
svolgere attività e compiti meno dispendiosi e faticosi, predisporre dei turni, riduzione
dell'orario di lavoro.

Ambito scolastico:

Riferimenti normativi.

- circolare ministeriale, 1981: primo riferimento normativo relativo all’inserimento dei gli
dei lavoratori stranieri provenienti dalla ex comunità europea nella scuola italiana.

- Circolare ministeriale, 1989: primo documento relativo a tutti gli alunni di origine
straniera, compresi i gli dei non comunitari. L’obiettivo è quello di garantire il diritto allo
studio, l’apprendimento della lingua italiana e la valorizzazione della lingua e della
cultura d’origine per consentire agli alunni di origine straniera di trovare stimoli
comunicativi.

- Circolare ministeriale,1990: Si tratta di educazione interculturale, introduce per la prima


volta il concetto di rapporto interattivo tra alunni autoctoni e alunni di origine straniera in
funzione del reciproco arricchimento.

- Circolare ministeriale, 1994: interviene sulle discipline ponendo una revisione dei
programmi scolastici in una prospettiva interculturale. Con libri bilingui e plurilingui.

- Legge sull’immigrazione, 1998: legge ‘’turco-napolitano’’ l’obiettivo è quello di


valorizzare le di erenze socio-culturali-linguistiche in un ambiente di interazione e
scambio.

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- Circolare ministeriale, 2006: tratta le linee guida. Per l’accoglienza e l’integrazione degli
alunni stranieri, ampliando il personale scolastico con personale di origine straniera in
grado di risolvere questioni linguistiche e culturali relative ai bambini di origine straniera.

- Documento ‘’la via italiana alla scuola interculturale’’ 2007: documento redatto da
esperti delle diverse discipline e da mediatori culturali, l’obiettivo è quello di proporre un
insegnamento volto all’interculturalità e all’integrazione. Dove tutti gli alunni sono
coinvolti in tutte le discipline attraverso speci che misure di accoglienza e di
apprendimento linguistico.

- Circolare ministeriale, 2010: Integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana.
Introduce il tetto del 30% di alunni stranieri per classe, così da favorire un equilibrata
distribuzione degli alunni stranieri tra le scuole e tra le classi, con particolare attenzione
a coloro che sono di recente immigrazione.

- Circolare ministeriale 2014: introduce la diversità dei bisogni tra alunni con cittadinanza
non italiana nati in Italia o di recente immigrazione.

- Legge 2015, Riforma della scuola: La buona scuola, potenziamento dell’o erta
formativa, orientamento all’alfabetizzazione e perfezionamento dell’italiano come
seconda lingua attraverso corsi e laboratori per studenti di cittadinanza o di lingua non
italiana.

- Decreto ministeriale 2016: piano nazionale di formazione di docenti, dirigenti e


personale ATA. Con l’obiettivo di implementare e ra orzare le competenze del
personale in relazione alla multiculturalità.

- Nuova classe di concorso a23, nalizzato al reclutamento del personale docente per i
posti nell’organico.

La scuola in quanto luogo di formazione e di accoglienza è da considerarsi per eccellenza


un luogo di mediazione, il bisogno di mediazione di mediazione nelle scuole non è una
conseguenza all'immigrazione. La scuola è stato uno dei primi luoghi in italia dove si è
sviluppata la mediazione, però l'utilizzo di gure professionali è iniziato in ritardo in
quanto le prime ondate migratorie verso il nostro paese erano di stampo stagionale.

Negli ultimi 20 anni la presenza di alunni stranieri è aumentata del 10%, provenienti
soprattutto da Romania, Albania e Cina. Le esperienze e le loro conoscenze bilingue
dovrebbero essere adeguatamente valorizzate sia nell'ottica dell'apprendimento
dell'italiano, sia nello sviluppo della propria consapevolezza individuale.

Tra i vari tipi di alunni stranieri ricordiamo:

-MSNA

- gli di coppie miste

-minori arrivati per adozione intarnazionale.

-allievi con bisogni educativi speciali (disabili, disturbi evolutivi speci ci, alunni con
svantaggi socio-economici)

Nel sistema formativo italiano è signi cativa anche la presenza di adulti di origine
straniera, si tratta di un pubblico molto erogeneo,costituito da giovani adulti, nato o
cresciuti in italia con un percorso scolastico spesso parziale, interrotto a causa di
abbandoni precoci.

Nel contesto scolastico la caratteristica più rilevante è quindi il plurilinguismo; è


innegabile che a scuola oltre che i dialetti si parlino molte altre lingue dato che sono
presenti tantissime varietà seppur non siano entrate nello spazio linguistico italiano. Il
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plurilinguismo è visto in di erenti modi nella scuola italiana, come barriera, paura del
diverso e spesso anche apertura dato che l'apertura porta solo ed esclusivamente ad un
arricchimento da entrambe le parti.

I docenti ed i mediatori possono attivare diverse strategie:

-nomi scritti in diverse lingue/ giochi canzoni

-quaderni e libri utilizzati nei paesi d'origine

-far sviluppare una consapevolezza sulla cultura italiana agli alunni stranieri

E' chiaro che anche all'interno della scuola è necessario un ambiente di apertura volto ad
un buon apprendimento, i compagni autoctoni devono essere interessati.

Classi plurilingui e attività didattiche

-Cartelli di benvenuto in più lingue;

-Nomi degli alunni dell’intera classe scritti in diverse lingue (cinese, arabo, russo, ecc.)

-Avvisi plurilingui;

-Giochi, canzoni, storie in lingue diverse;

-Sca ali multiculturali ( abe e racconti stranieri, libri bilingui, ecc.);

-Alfabeti e scritture delle lingue straniere;

-Quaderni e libri di testo utilizzati dagli alunni di origine straniera nei loro paesi;

-Percezione del nuovo panorama linguistico italiano da parte degli alunni

Perché valorizzare le lingue immigrate a scuola?

E’ una questione di diritto e dovere linguistico perchè è la lingua degli a etti e di


educazione nel paese di origine inoltre non fa male imparare una nuova lingua e molto
spesso i compagni italiani dimostrano Interesse e questo può portarli solamente ad avere
vantaggi sociali, culturali ed economici.

Pro lo del mediatore linguistico-culturale a scuola

COMPITI NEI CONFRONTI DEGLI ALLIEVI:

Il mediatore ha il compito di conoscere bene il bambino, sapere quali sono le sue origini,
conoscere la storia della sua terra, il suo passato e la sua storia socio-scolastica. Inoltre
deve avere conoscenza dei membri della famiglia, sapere quali sono i suoi difetti e le sue
lacune per aiutarlo a valorizzare i suoi pregi e punti di forza così da perseguire il suo
sogno. Il mediatore deve diventare suo con dente e amico, così da essere una gura di
supporto quando si presenteranno momenti d’ansia collegati al disagio da sradicamento
sociale.

COMPITI NEI CONFRONTI DELLA FAMIGLIA:

Il mediatore deve disporre Informazioni riguardo al sistema scolastico italiano (se


necessario), rendersi disponibile per delle ripetizioni, ore di studio extracurriculari.
Informare la famiglia dell’andamento del bambino a scuola; iIntervenire al momento
dell’orientamento dell’allievo.

COMPITI NEI CONFRONTI DELLA SCUOLA:

Il mediatore deve de nire il protocollo di accoglienza, Partecipare alle attività della


commissione intercultura e accoglienza del collegio docenti, riportare un protocollo per
biogra a linguistica dell’alunno, costituire ed avvalersi dell’utilizzo di un laboratorio
linguistico L2. Predisporre materiali didattici ad hoc (schede sempli cate per comunicare
e per lo studio nelle diverse discipline, materiali multimediali, schede e strumenti analisi
competenze extralinguistiche ...) predisporre materiali plurilingui per iscrizione,
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certi cazioni sanitarie, moduli per accesso a servizi mensa, pre-scuola, ecc.. e tradurre la
documentazione destinata ai genitori: avvisi, circolari, ecc.

COMPITI NEI CONFRONTI DELLA CLASSE:

Il mediatore deve saper creare un ambiente scolastico simile ad una comunità, non fare
prevalere dinamiche individualistiche o competitive che possono essere sinonimo di
disagio per alcuni bambini. Evidenziare la diversità come ‘risorsa’ per l’intera classe
(lingue e culture) e Focalizzare l’attenzione sui punti in comune (età, materie, professori,
quartieri, contrade, ecc.).

Il mediatore non è:

-un insegnante, o perlomeno non lo sostituisce

-un immigrato, in Italia da diversi anni, che deve solo raccontare come si vive nel proprio
paese

-un tuttofare. Non è detto che risolva tutti i problemi dei bambini

- ancora chiaramente riconosciuto a livello giuridico

- ammesso nei consigli di classe

- Il suo intervento nei confronti dei bambini di origine straniera non deve essere
interpretato come un’attività con valenza assistenzialistica e vista a volte come una
barriera che impedisce di realizzare la programmazione didattica dell’intera classe.

Centri di accoglienza:

tra il 2015-2016 nel nostro paese come in tutta europa l'arrivo di un numero consistente
di immigrati ha creato una situazione emergenziale. Questa situazione richiede una
risposta strutturata e adeguata, l'allarmismo dei media però è ingiusti cato, poiché il
numero degli immigrati clandestini è nettamente inferiore ai regolari, e inoltre l'italia non è
tra i paesi che accoglie più migranti. Lo scenario migratorio è in continua evoluzione, è
necessario perciò rispondere in maniera rapida e preparata.

Con il decreto minniti (2017) si introducono nuove misure:

-la sempli cazione delle pratiche di richiesta di protezione

-l'iscrizione all'anagrafe

-la possibilità sotto richiesta di svolgere

attività di volontariato.

Le rotte che percorrono i migranti verso i vari paesi sono diverse, quella che porta in italia
attraversa il mar mediterraneo centrale, che conduce in sicilia attraverso la libia. In italia
solo nel 2015 sono arrivati 154.000 migranti, prevalentemente musulmani parlanti l'arabo,
il francese e varie lingue africane, maggiormente uomini; di questi molti hanno preseguito
il viaggio verso il nord europa, 80.000 sono rimasti in italia.

I migranti possono de nirsi in diversi modi:

profughi: lasciano il loro paese a causa di guerre o disastri

rifugiati: coloro che temono di essere perseguitati per motivi razziali, religiosi, politici e gli
viene riconosciuto lo status di rifugiato in base alla convenzione di ginevra.

Migranti:lascia volontariamente il proprio paese per motivi di lavoro alla ricerca di una vita
migliore

MSNA: minori stranieri non accompagnati

Il sistema di accogliena è molto articolato e di erenziato, è gestito infatti sia da enti


pubblici che privati. Articolato in 3 fasi:

1 soccorso e prima assistenza

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2 prima accoglienza

3 seconda accoglienza

Ciò avviene nei centri hotspot di pozzallo, porto empedocle, lampedusa etc.

Centri d'accoglienza per diversi tipi di immigrati:

CPSA: centri di primo soccorso e accoglienza, migranti appena sbarcati ricevono le prime
cure mediche necessarie, vengono fotosegnalati, possono richiedere la protezione

internazionale, successivamente vengono trasferiti presso le strutture di accoglienza di


primo livello.

CDA: centri di accoglienza. Garantiscono la prima accoglienza allo straniero per il tempo
necessario alla sua identi cazione.

CARA: centri di accoglienza per richiedenti asilo. Ospitano i richiedenti asilo in attesa
dell'esito della procedura di richiesta della protezione internazionale.

CPR: centri di permanenza per il rimpatrio. Riservati agli stranieri giunti in modo irregolare
in italia che non fanno richiesta di protezione internazionale o non ne hanno i requisiti.

L'analfabetismo è un fenomeno che riguarda la maggiorparte dei migranti nonostante il


fatto che molti di loro abbiano titolo di studio anche molto elevati; per orientarsi e
strutturare un lavoro d'insegnamento e mediazione.bisogna considerare diversi indicatori
come: competenze logiche, alfabetiche, orlai, mnemoniche.

In base ai vari dati si attiva il metodo casi dove il docente non dovrà usare i metodi
tradizionali, ma dovrà attingere alle risorse creative adeguate alle esigenze e passioni dei
corsisti.

Come obiettivi non bisogna avere solo quello delle competenze alfabetiche, ma perlopiù
la conquista dell'autonomia per lo svolgimento dei compiti sociali di ogni migrante.

Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale:

Sono composte da 4 membri di cui due appartenenti al ministero dell’Interno, un


rappresentante del sistema delle autonomie e un rappresentante dell’Alto commissariato
per i rifugiati delle Nazioni Unite (Acnur/UNHCR). All’audizione del richiedente asilo
partecipa anche un interprete,la commissione può riconoscere lo status di rifugiato:
rilascio permesso di soggiorno per asilo (durata di 5 anni ed è rinnovabile ad ogni
scadenza), può anche non riconoscere lo status di rifugiato e concedere la protezione
sussidiaria, se ritiene che sussista un rischio e ettivo di un grave danno in caso di rientro
nel Paese d’origine: Permesso di soggiorno per protezione sussidiaria (durata di 3 anni ed
è rinnovabile ad ogni scadenza) Se non può essere riconosciuto lo status di rifugiato,
tuttavia la Commissione può ritenere che sussistano gravi motivi di carattere umanitario e,
pertanto, chiede alla Questura che venga dato al richiedente un permesso di soggiorno
per motivi umanitari. La Commissione può non riconoscere lo status di rifugiato oppure
rigettare la domanda.

Mediazione in ambito sportivo (il caso del calcio):


Lo sport rappresenta sempre di più un fenomeno di grande rilievo che abbracci ala
dimensione sia sportiva/educativa che socioculturale. Gli stranieri che svolgono un’attività
calcistica in Italia si inseriscono in quattro contesti:

1) Campionatidelsettoregiovanilescolastico

2) Attivitàsportivenelleassociazionidegliimmigrati 3) Campionatiamatorialiedilettantistici

4) Campionatiprofessionistici

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Le associazioni degli immigrati sono rilevanti nel nostro paese nell’ottica dell’inclusione
sociale attraverso lo sport, confermando come lo sport possa essere strumento
d’integrazione. Esistono cinque motivi che legano l’associazionismo degli immigrati allo
sport (Siebetcheu, 2015): il patriottismo, l’aggregazione, la convivenza civile, la
bene cienza e la salute sica. Ma la vera novità nel calcio amatoriale sono i richiedenti
asilo, di prevalenza africana; per loro il campo da calcio costituisce un luogo di contatto e
di sfogo dallo stress e dai traumi subiti, aiutando lo sradicamento della “sindrome del
sopravvissuto”. Il calcio gli consente di relazionarsi e di ricostruire un’identità smarrita;
oltretutto, le trasferte gli permettono di conoscere meglio la società italiana e di cambiare
la percezione del viaggio, che diventa piacevole e privo di rischi. I giocatori stranieri
professionisti di Serie A sono aumentati, provengono da 69 Paesi e parlano
complessivamente 44 lingue. Il plurilinguismo in tale realtà è dunque elevato, e spesso
porta seri problemi legati alle barriere linguistiche nelle squadre di calcio, per questo la
mediazione può svolgere un ruolo importante.

Le barriere che ostacolano l’accesso degli stranieri in Italia sono legate anche a ragioni
burocratiche (dipendenti dal precario statuto giuridico di alcuni immigrati e dalle norme
federali sui non comunitari e i loro gli minorenni che sono tutelati però dal d.l. 242/1992),

linguistiche (casi di giocatori e dirigenti che si sono trovati in di coltà nel realizzare gli
obiettivi tecnico-calcistici), culturali (incomprensioni create da di erenza culturale,
abitudini climatiche, alimentari e religiose che sono state oggetto di discriminazione sia
negli spogliatoi sia negli stadi) e logistiche. Tutto ciò rappresenta il bisogno di attivare
percorsi di mediazione linguistico- culturale. In Italia la mediazione sportiva è associata a
due ambiti: risoluzione delle controversie (mediazione con valenza giuridica che prevede
l’uso di un terzo soggetto imparziale che aiuti le parti a trovare un accordo); risoluzione
dei con itti (mediazione mirata a risolvere i problemi creati sul terreno di gioco o che
in uenzano il loro rendimento; mediazione che necessita di competenze psicologiche,
pedagogiche e educative). Un terzo ambito di mediazione sportiva è legato alla gestione
delle dinamiche linguistiche e culturali nelle squadre di calcio. Il plurilinguismo per essere
ben gestito nei processi di mediazione deve prima di tutto essere conosciuto. Gli studio
condotti nell’ambito del progetto MultiSport (Siebetcheu, 2013) propongono e
sperimentano quattro modelli di rilevazione del plurilinguismo nel calcio:

1) ModelloTFAN:ispiratoalmodulo“AlberodiNatale”ealprogettoToscaneFavellepermette di
rilevare le prime 11 lingue usate in un campionato di calcio, partendo dalla nazionalità dei
giocatori stranieri; i dati si ottengono incrociando statistiche, linguistica e geogra a.
Fornisce una prima rappresentazione gra ca del plurilinguismo collettivo in un
determinato campionato di calcio.

2) Modello PC: “Pentecoste in campo”, permette di esplorare la dimensione individuale


del plurilinguismo nel calcio basandosi su interviste e sulla somministrazione di un
questionario sociolinguistico; il modello analizza il repertorio linguistico dei giocatori in
base a sei parametri legati alla loro esperienza individuale e professionale ( luogo di
nascita, paese d’origini, percorso formativo, ambito familiare, varie cittadinanze
acquisite). I dati raccolti permettono di analizzare lo spazio linguistico dei singoli giocatori
e aprono scenari di mediazione per le varie combinazioni linguistiche possibili tra
compagni di squadra- avversari-arbitri nelle partite.

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3) ModelloTTL:“TikiTakasportivo”,permettediesploraregrazieall’osservazionepartecipante
la quotidianità linguistica dei giocatori, rilevando l’utilizzo delle diverse lingue nei vari
contesti di interazione in cui essi sono coinvolti; permette di osservare quando e quanto
le lingue individuate dal modello TFAN, autovalutate e autodichiarate dai giocatori nel
modello PC, vengano utilizzate dai giocatori e da chi interagisce con loro; permette inoltre
l’analisi dei testi verbali ed iconici (es. striscioni), i segnali non verbali e le scelte
linguistiche dei giocatori per garantire la comprensione in campo e per creare presupposti
per vincere una partita (“una squadra vince solo se la comunicazione funziona”). Esse
devono essere oggetto costante di mediazione e possono essere determinate da vari
fattori (contesto d’uso, tipo di interlocutore, stato d’animo del calciatore ecc.).

4) ModelloZM:“ZonaMista”,oltreadessereunoschematatticoeanchel’areaincuigliatleti si
incontrano con i giornalisti al termine di una gara; è un’area di smistamento delle diverse
lingue utilizzate dai giocatori in campo e consente un’analisi delle funzioni e motivazioni
legate alle scelte linguistiche e ettuate. Si basa sull’osservazione partecipante e sulla
registrazione delle interazioni verbali durante le partite, per poi far riascoltare agli
informatori le registrazioni del loro parlato, chiedendone un commento (Self-confrontation
method). Può avere importanti implicazioni didattiche volte alla valorizzazione delle
diverse lingue utilizzate in campo o all’incremento dell’uso dell’italiano durante le
interazioni comunicative. Durante il corso di italiano i giocatori possono ascoltare/
guardare le diverse interviste e il docente può proporre una ri essione su espressioni di
diverso tipo.

Nicola porro <<il calcio ha cessato di rappresentare solo uno sport, un gioco. Nel tempo
della

globalizzazione,costituisce un vero e proprio sistema culturale.>>

Morani << il calcio è ormai un fenomeno di costume e di vasta popolarità, interagisce con
la

maggior parte dei settori della vita sociale >>

Il suo perimetro d’azione non è solamente lo stadio, ma lo <<stadio>> per De Mauro è un


contesto dove dialogano striscioni, e varie forme di semiosi come gesti, posture del
corpo, danza, musica, numerazioni, cifrazioni e calcoli. L'universo comunicativo del calcio
è composto da: arbitri, sponsor,giocatori, tifosi, allenatori e giornalisti.

La mediazione in ambito sportivo è divisa in:

-Didattica e plurilinguismo (vari bisogni linguistici dei giocatori che sono

diversi dai vari apprendenti, sono infatti necessarie diverse strategie per l'insegnamento).

-Turismo sportivo.

-Cittadinanza sportiva ( sport come elemento di sviluppo e integrazione).

Le squadre di calcio vengono considerate come comunità plurilingue nella quale entrano
in contatto lingue e culture totalmente diverse; in un indagine degli anni '80 sui giocatori
di serie A risultò una superdiversità, una provenienza dei giocatori da diverse parti del
mondo come il brasile, l'austria, i paesi bassi, l'argentina, la spagna etc. In un indagine
del 2020 risulta come la superdiversità dei giocatori si sia ampli cata,infatti provengono
da tutte le parti del mondo.

Analisi demogra ca:

-presenze: 366 giocatori

-origine: 73 nazionalità

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-dominanza: Spangolo

Strategie delle scelte linguistiche:

Scelte a ettive: <<processo di integrazione>> Imparare una lingua per una questione

sociale sentirsi inserito nella squadra, per avere un rapporto più solido con i

compagni, inteviste conferenze.

-Scelta demogra ca: scegliere una lingua in base al luogo in cui ci si trova.

-Scelta democratica: scegliere la lingua in base a quanti giocatori la parlano, es: PSG a
causa di un problema linguistico, alcuni giocatori francofoni (francesi) parlano di
discriminazione perchè

l'italiano è la lingua u ciale della squadra (9 italofoni) e perché "se sei francese hai meno
chance di giocare"

-Scelta tattica: Laddove ci sono molte lingue in una squadra se ne sceglie una principale
"tutti quelli che non sono russi hanno un interprete personale, ognuno della sua lingua:
quando l'allenatore deve spiegare un esercizio a volte entrano in campo in 6-7 tutti
insieme (mediatori)" (Samuel Eto)

-Scelta emotiva: L'uso del linguaggio corporeo richiede una grande padronanza anche
culturale ed

intelligenza emotiva, permette di esprimere i pensieri ,le intenzioni e li stato mentale con
gesti che

verranno capiti subito.

Il linguaggio degli arbitri presenta una complessa competenza comunicativa e in alcuni


casi sono

presenti più intermediari: arbitro-interprete-interprete-giocatore.

Questa analisi rivela il dinamismo e la complessità inerenti alla gestione del plurilinguismo
nelle squadre, che rende appunto necessaria una gura o una competenza in grado di
rispondere alle esigenze di negoziazione del contesto. Esistono diverse gure che
operano per l’integrazione dei giocatori e degli allenatori nelle squadre che hanno grossa
disponibilità economica e possono investire sulla formazione linguistica dei propri
professionisti. Molte squadre hanno un responsabile linguistico (es. AS Roma) che
trasforma le attività comunicative in momenti di interazione plurilingue. Altre utilizzano i
giocatori più vecchi come interpreti tra sta e nuovi arrivati, ruolo che rientra nel
community interpreting e che risulta economico; il vantaggio è dato dalla conoscenza sul
calcio del soggetto, dal fatto che è sempre presente in allenamento e che conosce bene
la cultura del club e del paese. Questa gura funge anche da guida interculturale nella
squadra. Un’altra gura è il tutor (es. Udinese Calcio) il cui impiego si estende anche nella
vita quotidiana, aiutando i nuovi arrivati a trovare casa, comprare una macchina ecc.
questa gura ha un’adeguata competenza nella lingua e nella cultura dei giocatori o
allenatori che deve seguire. Anche il docente di lingua è molto utilizzato, che insegna la
lingua per la comunicazione e per il linguaggio tecnico calcistico che servirà al giocatore
per relazionarsi con la squadra, con i giornalisti, con gli avversari e con l’arbitro; spesso
viene utilizzato per formare lo sta della squadra in una o più lingue straniere e assume
spesso il ruolo di traduttore e interprete. Nel caso della Roma e dell’Udinese le lezioni di
lingua si svolgono nello stadio, mentre la Fiorentina mette a disposizione dei giocatori
stranieri dei docenti privati per lezioni di italiano. Anche istituzioni specializzate nella
didattica dell’italiano a stranieri possono essere coinvolte in questa attività (es.
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UNISTRASI ha organizzato corsi di italiano per calciatori stranieri del Siena Calcio). Anche
l’agente linguistico del giocatore ha un ruolo importante nella comunicazione calciatore-
società, infatti spesso spetta a tale gura fare da interprete durante le trattative di
acquisto del giocatore; questi agenti dovrebbero essere poliglotti per avere l’opportunità
di seguire giocatori stranieri di diversi paesi e diverse lingue; in molti casi il loro
plurilinguismo è dovuto ad esperienze personali oltre che a percorsi formativi e
professionali. anche in ambito sportivo è presente una forma di turismo dove la
mediazione linguistico- culturale porta esiti molto positivi. Il turismo sportivo rappresenta
un’estensione dello sport ad attività di vacanza, sia una necessità di sviluppare prodotti e
servizi complementari per fornire un’alternativa alla tradizionale vacanza. La prima
pubblicazione riguardo all’argomento risale al 1983 mentre la prima conferenza
organizzata dall’OMT (Organizzazione mondiale per il turismo) e dal CIO (Comitato
internazionale olimpico) risale al 2003. Questo turismo ha una triplice dimensione: nel
1999 il turismo sportivo viene associato a tutte le forme di coinvolgimento attivo e
passivo in attività sportive, svolte casualmente o in modo organizzato per motivi
commerciali e non, che richiedono di allontanarsi dalla propria residenza o dal luogo di
lavoro (Standeven-De Knop); nel 1998 questo turismo viene de nito come turismo che
consiste in viaggi basati sul tempo libero che portano gli individui temporaneamente fuori
dalle loro comunità di residenza per partecipare come spettatori di attività sportive o di
spettacoli basati su attività sportive (Gibson); nel 2002 il turismo sportivo viene
identi cato come quella frangia del turismo basata su un’attività che costituisce
un’esperienza culturale nell’ambito dello sport (Pigeassou). Questo tipo di turismo si può
articolare intorno a due macrocategorie: sport turismo (viaggiatori che condizionano la
meta del proprio viaggio in virtù della possibilità o meno di praticare sport) e turismo
sportivo in senso stretto che si suddivide in turismo sportivo/business (i professionisti
sono i soggetti attivi, i dirigenti e i dipendenti delle società sportive sono soggetti passivi),
turismo sportivo di loisir (riferito ai praticanti a livello amatoriale che si spostano per
partecipare alle gare, allenamenti ecc.) e turismo di spettacolo (ovvero il pubblico live
dello sport a livello amatoriale o professionistico). Il legame tra turismo sportivo e
mediazione si fonda sui servizi o erti. Il pro lo del turista sportivo si può riassumere in
capacità di spesa elevata e propensione a ricoprire lunghe distanze soggiornando con
tempi di permanenza lunghi rispetto ad altre categorie di turismo; questo turista è
motivato anche dalla scelta della destinazione: le bellezze del luogo, i momenti di relax,
svago e shopping. L’o erta di mediazione dovrebbe far attenzione agli sport invernali e
alle attrazioni turistiche in montagna garantendo buone competenze linguistiche; la
particolarità della mediazione in questo ambito è o erta alla rete di conoscenze del
turista, anche di tipo virtuale: fare da guida turistica e accogliere un turista sportivo
signi ca o rire lo stesso servizio ad una comunità di potenziali turisti che arriveranno in
seguito. Oggigiorno le società calcistiche sono delle vere aziende inserite nel mercato
globale: quelle italiane sono strumenti di promozione del made in Italy. Per attrarre più
turisti, tifosi e imprenditori molte squadre hanno tradotto i propri siti web in diverse lingue
(la squadra più poliglotta è il Milan, seguita da Juventus e Inter); oltre ai siti u ciali molte
squadre sono presenti anche sui social con account in lingue straniere: strumenti che
aprono alle squadre italiane l’internazionalizzazione che passa attraverso il plurilinguismo
e internet. Molte squadre italiane investono all’estero in camps per trasmettere la loso a
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e la cultura calcistica delle squadre e i programmi prevedono anche pacchetti “calcio e
lingua inglese”; sono presenti anche attività culturali, escursioni nelle città che ospitano i
camps e visite guidate in stadi e musei delle squadre che ospitano i ragazzi. Molte
squadre straniere sono presenti in Italia con i loro camps. È opportuno attuare progetti
che attirino i giovani calciatori stranieri per imparare la lingua italiana (il calcio è un
prodotto culturale che spinge molti tifosi a studiare l’italiano, Sibetcheu, 2013). L’o erta
turistica calcistica si dovrebbe quindi rivolgere ai turisti sportivi stranieri appassionati di
calcio italiano che vogliono partecipare ai camps, assistere a eventi calcistici in Italia,
visitare gli stadi e i vari musei di calcio: durante le visite guidate non si può escludere la
mediazione. Va abbracciato il trinomio sport-turismo- lingua per costruire opportunità di
internazionalizzazione e innovazione delle società sportive: dotarsi del mediatore
linguistico-culturale per il turismo sportivo consentirebbe uno sviluppo di tale dimensione
attraverso promozione e organizzazione dei camps, delle vacanze e degli eventi sportivi in
Italia e all’estero.

Il linguaggio dei giocatori: comunicazione non verbale (55%) paraverbale (38%) verbale
(7%)

Molti allenatori sostengono che non sia di cile allenare, ma trasmettere i concetti e le
emozioni.

I bisogni linguistici del calciatori:

-imparare velocemente (50% un mese)

-lezioni molto brevi (50% 30 min)

-lezioni individuali a casa (75%)

-privilegiare la conversazione (100%)

-preferenze per gli strumenti audio-visivi ed online (50%)

Ambito giudiziario-penitenziario:
Uno dei temi caldi della disciplina, la presenza sempre più stabile di stranieri in Italia è di
grande rilevanza per gli aspetti giudiziari. Bouchard (2002) notava che il rapporto
giudiziario verso gli stranieri era molto più complesso rispetto a quello riservato ai cittadini
italiani; riteneva dunque che solamente un mediatore interculturale potesse garantire la
neutralità allo straniero all’interno di un iter giudiziario. Questo tipo di mediazione si
svolge prevalentemente in aula, presso lo studio dell’avvocato e durante le inchieste
preliminari e si attiva nel momento in cui uno straniero non riesce a comunicare in modo
adeguato in sua difesa, è fondamentale invece esprimersi in modo chiaro e preciso in
tribunale, per evitare sentenze ingiuste, come spesso purtroppo capita.

Nella direttiva del 2015 si impone che alla persona o esa vengano fornite in una lingua a
lei comprensibile tutte le informazioni legate al suo status, e che venga nominato un
interprete se quest’ultimo non conosce la lingua italiana.

Quindi mediazione viene usata in ambito penale al ne di superare le di coltà nei rapporti
con i

detenuti provenienti da paesi stranieri, la crescente presenza degli stranieri nelle carceri
rende

necessaria la presenza di mediatori linguistici - culturali quali cati per migliorare le


di coltà nei

rapporti tra stranieri ed autorità giudiziarie. Secondo i dati Istat del 2015 risulta sbagliata

l'equazione <<IMMIGRAZIONE = CRIMINALITA'>> E' vero che un terzo della popolazione

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carceraria è di origine straniera ma un attenta analisi dimostra che non è vero che i
cittadini di

origine straniera delinquono più degli italiani. La mediazione può essere attuata in campo

giudiziario, negli studi degli avvocati, nei penitenziari e nelle carceri.

Pro lo detenuto straniero: Maschio giovane, ha meno di 35 anni, proviene dal Marocco,
tunisia,

Albania e Nigeria, è incriminato per pene brevi e reati poco gravi ( furti, scippi, spaccio di
droghe

leggere) il 96% dei carcerati stranieri è iscritto a corsi di riabilitazione ed alfabetizzazione

I fattori di rischio sono: tentato suicidio, autolesionismo, sciopero della fame, aggressività
e

isolamento. Il percorso di mediazione si divide in: prima del carcere, durante e dopo. Nel
primo

caso il mediatore deve occuparsi di avere i primi contatti con il detenuto, coinvolgerlo
negli aspetti

burocratici e amministrativi, ed essergli da accompagnatore nelle sedi giuridiche e


istituzionali.

Durante il carcere il mediatore si occuperà di dirigere le attività rieducative, culturali e


ricreative e di mediare il contatto con medici, docenti, psicologi e famiglia.

Dopo il carcere:mantenere i rapporti con il detenuto e la famiglia, informare e creare reti di

accoglienza ed inclusione sociale.

Ambito turistico imprenditoriale:

GUIDA (MEDIATORE) INTERCULTURALE

Agevolare la comunicazione e la comprensione tra i turisti stessi e tra i turisti e


l'organizzazione turistica,Traduzione, intermediazione e consulenza culturale, Analizzare e
risolvere le richieste dei turisti: alimentazione, clima,ecc.Consulenza durante l'iter
burocratico, Accompagnare i turisti nel corso delle visite programmate

Progetto migrantour: Gli accompagnatori non sono guide turistiche professionali con
patentino ma accompagnatori interculturali selezionati e formati per gestire itinerari di tipo
didattico-formativo sul tema dell'Intercultura. Gli itinerari dei migranti portano alla
scoperta di quartieri interculturali e cosmopoliti, svelando ai turisti storie, curiosità che
neppure chi vi è nato conosce così bene.

Forma di turismo responsabile a kilometro zero che vede come protagonisti concittadini
provenienti anche da vari paesi del mondo.Nasce in Italia nel 2010 con il primo corso per
“accompagnatori interculturali” Principali destinatari: alunni delle scuole secondarie, ma
anche cittadini curiosi, turisti stranieri, residenti dei quartieri, gruppi e associazioni. Rete
europea: “MygranTour: a European network of migrant driven intercultural routes to
understand cultural diversity” (Italia, Francia, Portogallo, Spagna.

Obiettivo: favorire l’integrazione dei cittadini di origine straniera nelle città coinvolte
favorendo la comprensione e il rispetto reciproci.

I maggiori turisti in Italia provengono da: Germania, USA, Francia e Cina. I maggiori luoghi
di

interesse sono le città storiche ed artistiche (52%), località marine (19%), località
montane (10%),

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località lacuali (10%), località termali (3,5%) e luoghi collinari e di interesse vario (4,7%).
Le

principali mete turistiche sono: Roma, Venezia e Milano.

Il mediatore nel caso del turismo si riveste del ruolo di Guida interculturale.

La guida agevola la comunicazione e la comprensione dei turisti risolvendo le loro


richieste,

riguardo l'alimentazione, il clima, i siti archeologici e nel corso delle visite programmate.

Competenze base: Conoscenza di almeno due lingue.

Competenze tecnico-professionali: conoscenza delle culture, conoscenza delle civiltà


dell'area di

riferimento dei turisti, capacità di traduzione sia scritta che orale simultanea e
conoscenza delle

terminologie speci che.

Competenze trasversali: ottime capacità relazionali, capacità organizzative e di


coordinamento,

essibilità ed orientamento, precisione ed a dabilità.

Ambito economico aziendale:

In questo contesto i percorsi di mediazione possono essere utilmente a dati a gure che
sappiano interpretarne dli elementi più utili, decisivi ai ni dello sviluppo economico e
della vita stessa delle imprese che ne sono protagoniste. Dopo la crisi economico-
nanziaria che del 2007 ha colpito tutto il pianeta, anche l’Italia sta vedendo timidi segnali
di ripresa, in tale processo gli scambi commerciali con l’estero giocano un ruolo decisivo.
Le imprese all’estero controllate da multinazionali italiane nel 2015 erano 22.000, presenti
in più di 160 paesi. I primi paesi verso i quali il nostro paese esporta sono: Germania,
Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, svizzera, Belgio, Polonia, Cina e Turchia. Le
merci ed i servizi che importiamo di più provengono da : Germania, Francia, Cina, Paesi
Bassi, Spagna, Belgio, Russia; Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito. Il plurilinguismo gioca
quindi un ruolo cruciale in questo ambito, infatti le carenze linguistiche sono uno dei
fattori che ostacola più le imprese italiane nei processi di internazionalizzazione; il
plurilinguismo è invece garanzia per il progresso economico. Risulta dunque che
un’azienda italiana su cinque ha problemi di comunicazione con i paesi stranieri, problemi
legati alle di erenze linguistico-culturali. Le aziende che inseriscono delle strategie basate
su nuove lingue dichiarano una crescita del 25% sui propri a ari, le vendite sono
aumentate grazie ad alcune misure quali ad esempio la localizzazione del proprio sito
internet in più lingue.Investire nelle lingue, sfruttare le risorse linguistiche del personale,
favorire i rapporti con il settore educativo, sviluppare strategie di management linguistico:
sono queste le buone pratiche per l’internazionalizzazione delle PMI.

Un esempio emblematico di plurilinguismo è la città di Londra; la pluralità linguistica


caratterizza questa città come valore culturale e al tempo stesso economico. IL regno
unità potrà in futuro risparmiare investimenti sui corsi di laurea in traduzione, mediazione
ed interpretariato perchè saranno le persone stesse ad avere capacità plurilingue. La
situazione italiana si presenta, purtroppo, molto diversa. Manca la consapevolezza da
parte delle imprese italiane del fatto che la carenza di competenza nelle lingue stranieri
limita la possibilità di internazionalizzazione in un mercato sempre più globale. La maggior
parte delle aziende italiane tende a pubblicizzare i propri prodotti solo in lingua italiana e
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molto spesso al mancanza di personale esperto in lingue non viene nemmeno colmata. E’
invece di rilevante importanza assumere un personale capace di interagire in più lingue,
sia per comunicare con i lavoratori stranieri sia per comunicare con le aziende straniere.
Nel mondo è vero che l’inglese è la lingua più frequentemente usata ma da sola non
basta. Un modo per a rontare e cacemente la problematica linguistica delle aziende
italiane potrebbe essere rappresentato dalla localizzazione, ossia il processo di
traduzione e adattamento di un prodotto software, come anche la traduzione di siti web.
E’ un percorso non semplice composto da costruzione, ricostruzione, negoziazione e
mediazione di senso. Localizzare un sito equivale infatti a modi care un prodotto per uno
speci co target locale, rendendolo accessibile, fruibile e culturalmente adatto ai relativi
gusti. Al localizzatore/mediatore si richiede dunque la conoscenza della cultura entro la
quale i testi nascono e divengono comprensibili e gestibili.

Progetto lsecon dell’università per straniero stranieri di Siena:

-individuazione bisogni di formazione linguistica

-formazione linguistica in loco

-creazione prototipo di materiali didattici

-internazionalizzazione PMI toscane

Fase1: mappatura geo-economica-linguistica, una vera e propria analisi quantitativa


presso le camere di commercio toscane e la realizzazione di mappe.

Dai dati ricavati dalle analisi risulta ce la toscana ha intensi scambi con la Cina,
soprattutto Taiwan ed Hong Kong, vengono esportati oggetti in pelle e capi
d’abbigliamento, ma tra queste spicca Massa Carrara con l’export di marmo. Risulta
anche un un marcato scambio con paesi Arabofoni, con export ed import di prodotti
chimici e petroli ci, prodotti di marmo, prodotti ora e agroalimentari.

Fase2: individuazione bisogni di formazione linguistica, in questa fase ci si rende conto


dell’importanza non solo della traduzione in lingua straniera ma anche adattare il proprio
business ai bisogni locali, modi care quindi un prodotto per uno speci co target locale.
Localizzare un prodotto signi ca adattare gli aspetti linguistico-culturali di un contenuto
per uno speci co target straniero, quindi localizzare totalmente dei software o dei siti
web. Sebbene ora tutti o quasi conoscano l’inglese, è confermato che le persone siano
più attratte da testi scritti nella propria lingua. Le persone li considerano più a dabili e
dunque saranno potenzialmente più interessati a comprare il prodotto/servizio. Secondo
una ricerca, più della metà delle persone fanno acquisti online solo quando le
informazioni più importanti sono tradotte nella propria lingua.

Tre livelli di localizzazione:

1) siti parzialmente localizzati: dove si trova la traduzione dei contenuti essenziali e delle
parti che possono interessare ad occhio gli stranieri.

2) Siti localizzati: dove tutti i contenuti sono disponibili in più lingue.

3) Siti localizzati ed adattati: che oltre alla traduzione dei contenuti in diverse lingue,
prevedono anche delle modi che in base alle condizioni e alle speci che convenzioni
di un paese straniero, come la scelta di immagini, layout di testo e l’organizzazione
della barra degli strumenti Es: FENDI (cinese) sito totalmente localizzato,nella versione
italiana la barra di navigazione è a sinistra dello schermo mentre nella versione cinese
si trova in alto, i modelli occidentali sono presenti anche nella versione cinese per
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soddisfare il pubblico che preferisce la bellezza occidentale. Il sito conserva il colori
originali, ed i prodotti sono gli stessi sia per italiani che per cinesi

PRIMA CONFERENZA:

Bisogni linguistico culturali degli adulti debolmente alfabetizzati:

Secondo l'OCSE non bisogna legare 'analfabetismo solo all'immigrazione ma bisogna


considerare

l'italia in se. Le tre forme di analfabetismo sono (De Mauro)

1) Analfabetismo strumentale: incapacità di saper leggere e scrivere

2) Analfabetismo funzionale: incapacità di decifrare di comprendere

3) Analfabetismo di ritorno: perdita delle già acquisite conoscenze di lettura e scrittura per

mancanza di esercitazione.

In italia sono oltre 5milioni gli immigrati i quali hanno bisogni linguistici e culturali,
Vedovelli ci da

delle de nizioni:

Alfabetizzazione: sviluppo linguisti, espressivo, comunicativo, culturale degli individui e


della

societa.

Analfabetismo: insieme di limiti, ostacoli, obiettivi non raggiunti per lo sviluppo linguistico

comunicativo.

Per il consiglio di Europa, essere debolmente alfabetizzati indica la mancanza di una o più

competenze prevista dalla progressione di competenze relative a:

-Capacità di saper leggere, di usare testi scritti, di usare la lingua scritta

Pro li adulti debolmente alfabetizzati:

1) competenza orale e non scritta della L1

2)Competenza orale nella L1, competenza scritta o orale nella lingua esogena, livello di

istruzione variabile

3) Competenza orale e scritta molto limitate nella L1 ma uso di altre forme di


comunicazione.

(Gesti, simboli, etc)

La linguistica educativa propone l'educazione alla creatività semiotica, (dominare lingue


diverse.)

educare ai codici ed alle in nite forme simboliche (entrare nella foresta dei codici per
trovare il

luogo del linguaggio verbale).

Importante è andare verso un educazione linguistica democratica: includere tutti


a rontando

qualsiasi problema. I bisogni linguistici culturali e formativi riguardano:

1) la necessità di apprendere la nuova lingua e inserirsi nella nuova realtà socioculturale.

2) Mantenere e sviluppare la lingua e cultura di origine.

PRIMA CONFERENZA:

Bisogni linguistico culturali degli adulti debolmente alfabetizzati:

Secondo l'OCSE non bisogna legare 'analfabetismo solo all'immigrazione ma bisogna


considerare

l'italia in sè. Le tre forme di analfabetismo sono (De Mauro)

1) Analfabetismo strumentale: incapacità di saper leggere e scrivere

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2) Analfabetismo funzionale: incapacità di decifrare, di comprendere

mancanza di esercitazione.

3) Analfabetismo di ritorno: perdita delle già acquisite conoscenze di lettura e scrittura per

delle de nizioni:

In italia sono oltre 5milioni gli immigrati i quali hanno bisogni linguistici e culturali,
Vedovelli ci da

Alfabetizzazione: sviluppo linguisti, espressivo, comunicativo, culturale degli individui e


della

società .

Analfabetismo: insieme di limiti, ostacoli, obiettivi non raggiunti per lo sviluppo linguistico
comunicativo

Per il consiglio di Europa, essere debolmente alfabetizzati indica la mancanza di una o piu

competenze prevista dalla progressione di competenze relative a:

-Capacità di saper leggere, di usare testi scritti, di usare la lingua scritta

Pro li adulti debolmente alfabetizzati:

1)Competenza orale e non scritta della L1

2)Competenza orale nella L1, competenza scritta o orale nella lingua esogena, livello di

istruzione variabile

3)Competenza orale e scritta molto limitate nella L1 ma uso di altre forme di


comunicazione.

(Gesti, simboli, etc)

La linguistica educativa propone l'educazione alla creatività semiotica, (dominare lingue


diverse.)

educare ai codici ed alle In nite forme simboliche (entrare nella foresta dei codici per
trovare il

luogo del linguaggio verbale).

Importante e andare verso un educazione linguistica democratica: includere tutti


a rontando

qualsiasi problema. I bisogni linguistici culturali e formativi riguardano:

1) La necessita di apprendere la nuova lingua e inserirsi nella nuova realtà socioculturale.

2) Mantenere e sviluppare la lingua e cultura di origine.

CONFERENZA TRANSLANGUAGING:
Concetto di bilinguismo: " in crisi ottica monolinguistica" -De Mauro Dalla visione
monoglossica il

bilinguismo è considerato come due competenze distinte. Per poi passare alla visione

eteroglossica che vede il bilinguismo come un interazione, un contatto.

Bloom eld: controllo nativo di due o più lingue

Haugen: parlante che produce frasi signi cative in più lingue

Weinreich: luogo di contatto linguistico e analisi interferenzialeGrossean: persona con


unica con gurazione linguistica, lui critica lo studio degli e etti del

bilinguismo con orientamento alla norma. Con lui abbiamo il principio di


complementarietà e domini

d'uso: in ogni dominio si usano in modo alternato lingue diverse.

Cummins:con lui abbiamo il modello dell'iceberg che dice che due lingue in super cie
sono

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separate e diverse come due punte emerse di due iceberg rotto sotto la super cie, però i
due

iceberg in realtà si fondono.

Ophelia Garcia: Le competenze si muovono e si intrecciano non distinguendosi l'una


dall'altra

Repertorio: set di verità linguistiche.

Ecologia linguistica: parte della sociolinguistica che studia i vari repertori in base ai diritti
linguistici

dei parlanti.

Superdiversità: condizione sociale

Languaging: processo linguistico ( motore cognitivo) creare e manipolare i signi cati

Multimodalità: utilizzo di modalità diverse per esprimersi, importante soprattutto nelle


scuole

La pedagogia del translanguaging è multimodale:

1 )livello linguistico, pratiche discorsive multiple, i parlanti creano e danno signi cati ed
entrambe le lingue/varietà.

2) livello educativo, termine origina trawssiethu

Varie de nizioni: Williams 1994, pratica didattica in Galles in cui un contenuto disciplinare

proposto in una lingua può essere rielaborato in un altra, le lingue lavorano insieme.

Garcia 2009: approccio pedagogico che legittima e struttura queste pratiche in classe in

prospettiva democratica e inclusiva. Egli scrive testi accademici utilizzando il


translanguagin tra

spagnolo e inglese.

Progetto Cuny- Nysieb con supervisor Garcia: coinvolge scuole con studenti con
background

migratorio per integrare le loro lingue nella didattica con bene ci sull'apprendimento
generale.

Come inserire questo progetto?

1) Stance " tutti nella scuola devono credere nel bilinguismo come risorsa. La scuola deve
creare

un ambiente multilingue ecologico.

2) piani cazione didattica: confronto con docente per integrare pratiche nella didattica
ordinaria.

3) cambio di prospettiva: richiede anni.

Concetti chiave della translanguaging:

Explorar

Presentar,progetti in cui si vede la messa in pratica delle lingue

Implementar, progetti implementati quando risultano ben strutturati.


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